Una seconda chance

di ___Darkrose___
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una sorpresa inaspettata ***
Capitolo 2: *** Due splendide notizie ***
Capitolo 3: *** Terrore e felicità ***
Capitolo 4: *** In pericolo ***
Capitolo 5: *** Per sempre ***
Capitolo 6: *** Due ***
Capitolo 7: *** Callie e Toshio ***
Capitolo 8: *** Il matrimonio ***
Capitolo 9: *** Il passato ritorna ***
Capitolo 10: *** Sotto attacco ***
Capitolo 11: *** In fuga ***
Capitolo 12: *** Un nuovo avversario ***
Capitolo 13: *** Dimenticare ***
Capitolo 14: *** Confusione ***
Capitolo 15: *** Bacio sbagliato ***



Capitolo 1
*** Una sorpresa inaspettata ***


Era passato molto tempo da quando ero tornata nell’epoca Sengoku per vivere per sempre con Inuyasha. Per l’esatteza sette mesi, sette meravigliosi mesi.
Facevo una fatica tremenda ad abituarmi a non avere più le comodità del mio secolo, ma piano piano mi stavo abituando.
Avevo detto ad Inuyasha che avrei smesso di mettermi in mezzo nelle battaglie tra demoni, anche perché ormai mi divertivo a farmi insegnare dalla vecchia Kaede ad usare le erbe medicinali e mi sarebbe piaciuto diventare un dottore in quell’epoca, anche se ero una donna. Spesso aiutavo anche Rin, le insegnavo a scrivere e a leggere e le parlavo del mio mondo, ormai era diventata una sorella minore.
Sango e Miroku si erano sposati ormai da un anno, ma quando ero tornata avevano deciso di celebrare nuovamente la cerimonia per farmela vedere ed ero stata la damigella d’onore di Sango.
Inuyasha ancora non mi aveva fatto la grande proposta, ma a me andava bene così. Come ragazza “vissuta” nel ventunesimo secolo volevo avere prima un periodo di convivenza, peccato che Inuyasha ci mettesse più del previsto a costruire la nostra nuova casa, anche perché avevamo accordato di averne una abbastanza grande per poter avere ospiti. Lui non era d’accordo all’inizio, ma io gli avevo detto che era una tradizione del mio secolo…tutte cavolate ovviamente, avevo solo sempre sognato di vivere in una specie di villa, quindi i lavori procedevano a rilento.
Nel frattempo, Sango e Miroku erano ben contenti di ospitarci con loro, anche perché quando erano a caccia di demoni toccava a noi occuparci della casa.
Per il mio compagno l’unico problema era cercare di tenermi ferma. Volevo sempre fare qualcosa e tornavo a casa sempre distrutta. In poche parole, anche senza demoni, la nostra vita era ormai frenetica.
Al villaggio tutti pensavano che io fossi una sacerdotessa e io glielo lasciavo credere, dopo la battaglia gli unici poteri che mi erano rimasti erano quelli simili a quelli di una sacerdotessa. Ci avevo provato a lungo a cercare di evocarli di nuovo, ma niente. Quell’unico frammento della Sfera non mi dava abbastanza potere per riaverli, ma forse era meglio così. Se fosse ancora esistita sarei stata di nuovo in pericolo e non era proprio quello che volevo. Una vita pacifica era proprio quello che mi ci voleva dopo tutte le disavventure che avevamo avuto.
Quel pomeriggio ero in giro per il villaggio alla ricerca di stoffa per crearmi dei vestiti. Non riuscivo proprio ad abituarmi a quegli scomodi kimono e avevo imparato a cucire per creare dei vestiti il più simile possibile a quelli della mia epoca.
Inuyasha non era molto felice, diceva che attiravo troppi sguardi in quel modo.
Rin mi veniva dietro, mostrando fiera la treccia che le avevo appena fatto e rideva felice.
Io le sorrisi. – Tra poco tornerà Sesshomaru, lo sai? – le dissi; ogni mese il demone veniva puntualmente a farle visita e io cercavo sempre di mettere pace tra i due fratelli, ma tutto sfociava puntualmente in una lite.
La ragazzina sorrise allegra. – Sì! Non vedo l’ora di fargli vedere la mia treccia! – esclamò.
Non avevo ancora parlato con Inuyasha dell’idea di avere dei figli, mi sentivo ancora giovane. Sango invece non vedeva l’ora di avere dei bambini, ma faceva fatica ad avere figli. Avevano aspettato fino al mio ritorno per mettere su famiglia e ora sembrava che non ci fosse la possibilità. La divina Kaede diceva che non ci provavano nei periodi lunari giusti, così c’erano sere prestabilite in cui io ed Inuyasha ci allontanavamo per potergli lasciare la loro privacy.
Effettivamente era strano che io ed Inuyasha non avessimo ancora avuto figli e spesso mi chiedevo se non fosse a causa della mia natura di spirito. Ma ci avrei pensato al momento opportuno, ora avevo molte altre cose a cui pensare.
Comprammo la stoffa e tornammo a casa a cucire, dovevo finire un paio di brache che avevo cucito con del tessuto.
Inuyasha entrò in casa con una cesta di pesci per la cena. – Se è un’altra gonna giuro che stavolta la distruggo! – si lamentò.
Alzai gli occhi al cielo. – Stai un po’ tranquillo? Sono dei pantaloni e poi ti ho promesso che la gonna la metterò solo quando ci sei tu -.
Le abitudini dell’epoca Sengoku erano dure a morire.
Sango e Miroku rientrarono stravolti da un’altra battuta di caccia.
Miroku si buttò a sedere, appoggiando la testa al muro, tutto sporco di sangue. – La prossima volta dimmelo prima di colpire il demone – commentò il monaco.
- Via con la veste sporca dal pavimento! Dannazione ogni volta devo pulire per ore! – lo rimproverò Sango, prendendolo per un orecchio e facendolo uscire di casa. – Fila a farti un bagno, svelto! -.
- Vieni con me? – chiese lui ironicamente e l’unica risposta che ottenne fu uno schiaffo sulla nuca.
Rin rise divertita e anche io sorrisi.
Le preparai la roba per fare un viaggio di due giorni con Sesshomaru, chissà dove voleva portarla.
La ragazzina era emozionata e continuava a toccarsi i capelli e a chiedere a tutti se stava bene.
Le diedi la borsa e mi diressi verso la porta per accompagnarla al limitare del bosco.
- Ehm ehm – disse Inuyasha. – Dove pensi di andare? – mi domandò.
Mi guardai e mi resi conto che portavo il vestito a fiori che lui odiava che portassi in pubblico. – Se non la pianti con questa storia ti prendo a sberle! – sbottai. – E poi sono già uscita questa mattina vestita così -.
Lo sguardo del mio mezzodemone si fece esterrefatto. – Sam! Me lo avevi promesso! Torna qui dai! -.
- A cuccia! -.
Eh sì, anche quelle abitudini erano dure a morire.
Era il tramonto quando Sesshomaru arrivò a prendere Rin e se la portò via. Con me aveva quasi un bel rapporto, ma questo si limitava ad un cordiale “ciao” e “arrivederci”. La sua era più che altro gratitudine per essermi sempre presa cura di Rin.
Guardai la luna sbucare nel cielo e poco tempo dopo Inuyasha mi raggiunse esasperato.
- Miroku mi ha fatto una testa così sul fatto che deve stare solo con Sango stasera, quindi dormiamo fuori – sospirò.
Io gli sorrisi avvicinandomi  a lui in modo ammiccante. – Vuol dire che saremo soli soletti per stasera -.
Inuyasha sorrise. – Finalmente! -.
Ogni volta che i nostri due amici dovevano avere quegli incontri noi dormivamo sotto il Goshinboku e la maggior parte delle notti facevamo l’amore.
Quella notte non sembrava fare differenza.
Inuyasha cominciò a baciarmi il collo e il suo respiro caldo mi fece rabbrividire e strinsi il viso tra le spalle.
Mi fece stendere sull’erba e mi guardò con aria famelica. – Beh, dopottutto non è così male stare soli io e te – mi sussurrò a fior di labbra.
Io arrossii, nonostante mi avesse già vista tante volte alcune volte ancora mi vergognavo davanti a lui e mi misi di fianco per potermi accoccolare meglio a lui. – Dai smettila – gli dissi.
Lui mi baciò e mi strinse al suo petto. – Ammetto che questo vestito però mi piace, anche se in questo momento è un po’ ingombrante -.
- Dai Inuyasha! -, era uno strano periodo, avevo degli sbalzi d’uomore improvvisi, ma la divina Kaede diceva che era dovuto al fatto che mi ero trasferita in un’altra epoca per sempre, era normale che fosse così.
Il ragazzo abbassò le orecchie. – Scusami, non volevo metterti in imbarazzo -.
Lo baciai e lo strinsi forte a me. – Non importa amore, non importa -.
Lui rimase perplesso e mi guardò stranito. – Sono parecchi giorni che non so come comportarmi con te, c’è qualcosa che non va? – mi chiese. – Sei arrabbiata perché non ho ancora finito la casa? -.
Scrollai il capo. – No, no davvero! È solo che mi sento un po’ strana, devo ancora abituarmi a vivere qui -.
Inuyasha mi sorrise e mi baciò la fronte. – Vuoi che ti lasci dormire? -.
Lo baciai intensamente, cominciando a scostargli la veste. – Tu cosa pensi? – sussurrai divertita.
Ricambiò il mio sorriso saltandomi quasi addosso. I suoi baci sulle mie labbra si fecero roventi e cominciò a scendere lungo il mio collo e le mie spalle.
Mi levò il vestito e rimasi a farmi osservare da lui arrossendo. Lui mi accarezzò il viso divertito. – Sei ancora timida dopo tutto questo tempo? -.
Io abbassai lo sguardo. – Beh siamo comunque in mezzo ad un bosco, ci potrebbe vedere chiunque – risposi divertita.
Lui mi baciò ogni centimetro della pelle. – Non verrà nessuno – mormorò, mentre io cominciavo ad annaspare di piacere.
Dopo aver pronunciato quelle fatidiche parole sentimmo dei rumori che ci spaventarono. Mi rannicchiai dietro di lui cercando di infilarmi il vestito il più in fretta possibile, poi davanti a noi sbucò una figura minuta e veloce.
- Samantha-chan? -.
Era la voce del piccolo Shippo, doveva esserci venuti a cercare.
- Tu guarda questo piccolo… -, prima che Inuyasha finisse di ringhiare lo fermai.
Mi avvicinai al cucciolo. – Come mai non sei dalla vecchia Kaede? – gli domandai.
Il cucciolo abbassò lo sguardo. –Sta russando e non riesco a dormire e non posso andare da Sango e Miroku -.
Inuyasha diventò rosso dalla rabbia. – E ti è sembrata una buona idea venire da noi?! Guarda che anche noi stavamo… -.
- A CUCCIA! – gridai prima che potesse andare avanti. – Non davanti al bambino – sibilai.
Shippo diventò rosso a sua volta, ma per la vergogna. – Oh mamma scusata! – esclamò. – Torno dalla divina Kaede – rispose e in meno di due secondi svanì nel nulla.
Inuyasha era ancora piantato a terra. – Dannazione, ma perché non potevi solo dirmi di stare zitto? -.
Lo guardai divertita. – Così recepisci meglio il messaggio -.
Mi stesi sopra di lui e cominciai a baciargli il petto e massaggiargli le orecchie, sapendo che questo lo faceva impazzire. Nel frattempo lui passava le mani su ogni centimetro del mio corpo rendendomi completamente succube delle sue carezze.
Ogni notte con lui era passione e amore.
Quando raggiungemmo il piacere entrambi, ci accasciammo a terra.
Mi accoccolai sul suo petto, mentre lui baciava e leccava il simbolo che avevo dietro il collo, facendomi vibrare di nuovo di piacere.
Mi scostai leggermente per poterlo guardare negli occhi. – Non credi che per stasera basti? – gli sussurrai vicino alle orecchie facendolo rabbrividire.
Lui mi strinse ancora di più facendo aderire i nostri corpi. – Se avessi la possibilità non mi fermerei mai – mormorò a pochi centimetri dalle mie labbra.
Dopo esserci stuzzicati ancora per parecchio tempo ci addormentammo coperti dalla sua veste e scaldati dal calore dei nostri stessi corpi.

Il mattino dopo mi svegliai completamente avvolta nel suo caldo abbraccio. Inuyasha era già sveglio e mi guardava sorridente.
- Buongiorno – mi disse, baciandomi la punta del naso.
Io sbadigliai stiracchiandomi. – Dormito bene? – gli domandai, senza sciogliere il nostro abbraccio.
- Meravigliosamente -.
Dovevo ammettere che il fatto che Sango e Miroku avessero bisogno di quelle notti ci faceva davvero comodo. Avevamo una scusa per sparire senza essere notati troppo e amavo quelle sere, anche se nei giorni che trascorrevamo dai nostri amici la voglia di lui in certi momenti diventava insaziabile ed era difficile aspettare.
Ci rivestimmo, nonostante lui provasse a trattenermi per rimanere ancora un po’ nel bosco, ma quel giorno avevo promesso alla divina Kaede di aiutarla con le sue erbe medicinali.
Ci stavamo dirigendo al villaggio, quando un turbine di vento che conoscevo troppo bene ci investì.
Quando la nube di polvere che si era alzata si diradò, davanti a me trovai il volto di Koga, che era montato sopra alla schiena di Inuyasha.
- Samantha – disse sorridente. – E’ un piacere rivederti -.
- Levati di dosso lupastro! – ringhiò Inuyasha.
Lui lo guardò perplesso. – Oh scusa, non ti avevo notato – disse, scendendo dalla schiena del mio povero mezzodemone.
Inuyasha si parò davanti a me. – Quante volte devi ripeterti che lei è mia?! – sbraitò. Ormai avevo imparato che i demoni cane erano molto protettivi nei confronti della loro compagna e che raramente lasciavano avvicinare degli estranei o degli altri demoni.
Koga lo guardò spazientito. – Calmati cagnaccio, volevo solo parlare da solo con Samantha -.
Il viso del mezzodemone si fece purpureo per la rabbia. – Ma non ci pensare neanche, hai capito bene?! È M-I-A! -.
Alzai gli occhi esasperata. – Dai calmati, il caro Koga ormai sa che io sono la tua donna -.
- Caro? – sibilò Inuyasha.
Lo allontanai. – Vai a finire di costruire la casa, forza! -, i miei occhi dolci lo convinsero, anche se continuò ad osservarci fino a quando non sparì dalla nostra vista.
Koga mi invitò a sedermi sull’erba davanti a lui, mentre continuava a muovere la coda nervoso. – Devo chiederti una cosa importante – mi disse imbarazzato.
Lo guardai perplesso. – Dimmi pure -, ormai eravamo diventati quasi amici, nonostante spesso continuasse a fare allusioni al fatto che sarei diventata la sua donna un giorno.
Lui arrossì. – Come si fa a chiedere ad una donna di sposarla? -.
Rimasi allibita da quella domanda. – Oh Koga, ma tu lo sai che ormai io sono la donna di Inuyasha e che ho donato il mio cuore a lui… -.
Fu in quel momento che Inuyasha tornò indietro, doveva essere rimasto nei paraggi a sentire il discorso. – Sono io che un giorno le chiederò di sposarmi tu non azzardarti a provarci, chiaro?! -.
- A CUCCIA! – sbottai, in modo che cadesse proprio sul povero Koga, che rimase schiacciato dal suo peso.
Aiutai Koga a rialzarsi e lui mi guardò imbarazzato. – Sai che per molto tempo ho nutrito importanti sentimenti nei tuoi confronti, ma non era a te che volevo fare questa proposta -.
Il viso di Inuyasha sembrò rilassarsi e anche io tirai un sospiro di sollievo, ero davvero felice che quella storia fosse finalmente finita.
Sorrisi dolcemente. – Beh e chi è la fortunata? – domandai.
- Vorrai dire sfortunata – commentò Inuyasha, che in tutta risposta ricevette una gomitata da parte mia.
Koga lo fulminò con lo sguardo. – Taci! – sbottò. – Comunque si chiama Ayame, fa parte della mia tribù e vorrei che diventasse la mia sposa. In questo periodo mi ha molto colpito e vorrei chiederle ufficialmente la sua mano, ma volevo domandarti come potevo chiederglielo. Sei l’unica donna di cui mi fidi -.
Mi sentii lusingata, ma io davvero non sapevo come si potesse fare una proposta del genere, dato che non ne avevo mai ricevuta una. Non avevo neanche mai pensato a cosa mi sarebbe piaciuto ricevere.
Cominciai a pensare. – Beh, magari con un mazzo di fiori oppure con un annello – risposi, anche se sapevo bene che erano tutte idee scontate, ma davvero non sapevo cosa consigliargli.
Koga arricciò le labbra pensieroso. – Un anello…mhh – commentò. – Non ci avevo pensato -.
Mi stupii che ancora non avesse avuto quell’idea, ma forse avevo anticipato un po’ i tempi, forse nella loro epoca non era ancora in uso donare anelli per il matrimonio. Nonostante questo il demone mi sorrise contento e mi prese le mani, suscitando un nuovo ringhio da parte di Inuyasha.
- Grazie mille Samantha, sei una ragazza davvero speciale – mi disse sorridendomi. – Ci terrei molto se tu fossi presente al matrimonio -.
Inuyasha sbuffò. – Certo come no -.
- Non stavo parlando con te botolo ringhioso! -.
- Ripetilo se hai il coraggio! -.
- Ragazzi basta – esclamai esasperata. – Sicuramente verrò non appena mi dirai la data, sarei molto felice di partecipare e non mancherò di certo a un evento così felice! -.
Il demone sembrò contento dell amia risposta e dopo avermi salutato cordialmente, scomparve in un turbine di polvere.
Inuyasha si rilassò. – Finalmente smetterà di farti la corte quel lupastro -.
Lo guardai con occhi imploranti. – Ma perché devi sempre fare il geloso? -.
Tornammo al villaggio discutendo se fosse giusto o no che si mettesse sempre in mezzo a quelle cose e io mi infilai nella capanna della divina Kaede, mentre lui si dirigeva verso il limitare del villaggio per finire la nostra casa.
Si dava davvero da fare per casa nostra, tagliava la legna, montava le travi, organizzava le stanze e avrebbe costruito anche i mobili che ci servivano. Era davvero fantastico e non avevo nulla di cui lamentarmi. Mi dispiaceva solo che ci volesse così tanto e sarebbe stato bello avere le comodità della mia epoca per poter finire i lavori più in fretta.
Entrai dentro la capanna e la vecchia Kaede mi aspettava già con le erbe pronte. – Buongiorno, dormito all’aperto stanotte? – chiese.
In quel momento notai che avevo qualche ciuffo di erba tra i capelli e li scrollai alla svelta, quel pomeriggio mi sarei dovuta fare un bagno.
Mi misi d’impegno per cominciare a fare quelle erbe, fino a quando non sentii una forte nausea. Era diventata molto più sensibile agli odori in quel periodo e fui costretta ad uscire a causa dei forti conati di vomito.
- Tutto bene? – mi chiese la donna, avvicinandosi a me e toccandomi la fronte per sentire se avevo la febbre.
Io scossi il capo. – Non proprio, sono parecchi giorni che sento tutti gli odori e ho forti mal di testa al mattino -.
L’anziana donna mi osservò per parecchio tempo, poi mi invitò a stendermi sul futon. – Potresti per favore scoprirti il grembo? – mi domandò.
La guardai perplessa, ma feci come mi aveva detto. Cominciò a schiacciarmi il basso ventre con forza, facendomi quasi male e strinsi i denti per evitare di mugugnare.
Poi, dopo aver finito di contrallarmi mi disse di coprirmi e di alzarmi in piedi.
Mi osservò attentamente. – In questo periodo hai messo su qualche chilo -.
Arrosii visibilmente. – Mi scusi, ma non credo sia una cosa carina da dire! Sarà perché sono più ferma – mormorai.
Lei scosse il capo. – Rispetto alla tua epoca e a quello che eri abituata a mangiare avresti dovuto perdere almeno un minimo di peso, invece in questo periodo ne hai acquisito -.
Abbassai il capo. Me ne ero resa conto anche io, ma ero molto sensibile sull’argomento.
- Quando hai avuto per l’ultima volta il sangue? – mi domandò.
Quella domanda mi lasciò di sasso. – Beh non me lo ricordo…forse più di un mes… -, fu in quel momento che capii di cosa stava parlando, ma io ancora non volevo crederci.
La guardai disperata, ma le sue parole arrivarono come una secchiata di acqua gelida.
- Sì, sei incinta -.

 




Rieccomi!
Eh già, sono tornata per raccontare cosa succede ai nostri amici dopo l’uccisione di Naraku.
Spero che questa storia vi possa piacere e spero che mi direte cosa ne pensate.
A presto :*

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Capitolo 2
*** Due splendide notizie ***


- INCINTA?! – gridai in faccia all’anziana donna con aria disperata.
Kaede rimasi impietrita. – Sì…non è una bella notizia? – domandò.
La guardai come se avesse appena detto che la terra era piatta. – No che non lo è! – esclamai. – Non abbiamo una casa, non siamo sposati! E se il pianto del bambino gli desse fastidio alle orecchie? Sono molto sensibili lo sa?! E se lo tagliasse a causa degli artigli? Non sa quante volte è capito con me figuriamoci con un neonato! E poi…e poi…avrò un bambino con le orecchie da cane?! -.
Kaede sorrise divertita. – Oh, voi madri fate tutte le stesse scene! – disse. – Tutte piene di paranoie, ma devi stare tranquilla. Sai benissimo anche tu che Inuyasha sarebbe un ottimo padre e che non persiste nessuno di questi problemi -.
Le sue parole non mi calmarono per niente. Ora capivo perché avessi preso tutti quei chili e perché avevo quegli sbalzi d’umore; l’unica cosa positiva era che ancora non avevo le nausee mattutine.
Poi lo sguardo della donna si fece preoccupato. – Un momento…Inuyasha è un demone-cane, quindi il periodo di gestazione sarà più corto di quello umano -.
Io la squadrai con aria folle. – Quanto più corto? – mormorai.
- Quattro mesi più o meno -.
Spalancai gli occhi. – Partorirò tra cinque mesi?! -.
Scosse il capo. – No, tra quattro mesi -.
- COSA?! -.
Il mio urlo si era sentito fin da fuori dalla capanna, tanto che il piccolo Shippo era sbucato dalla finestra guardandomi preoccupato. – Samantha-chan tutto bene? – chiese. – Devo andare a chiamare Inuyasha? -.
- No! – gridai. – Inuyasha proprio no! -.
Dalla mia reazione fui costretta a spiegargli tutto quanto e gli occhi del cucciolo si fecero grandi per la sorpresa e cominciò a muovere la coda emozionato. – Non ci credo! Davvero avrai un cucciolo? Che cosa meravigliosa! -.
Perché erano tutti così contenti tranne me? Eppure avere un figlio era una cosa fantastica e avevo sempre sognato di avere una famiglia con il mio Inuyasha, però ora che stava tutto diventando reale mi sentivo completamente inadatta alla situazione. Io non mi vedevo ancora come madre, nonostante tutti dicessero che con i bambini ci sapevo fare dato  che il mio comportamento con Rin era fantastico. Eppure continuavo ad avere paura e avevo sempre meno tempo per abituarmi alla situazione. E poi lui come avrebbe reagito? Era da un sacco che non parlavamo più di bambini e dovevamo ancora imparare a convivere tra noi due, come avrei fatto?
Sospirai rassegnata. – Sei sicura Kaede? – domandai.
Lei annuì convinta. – Sì, il tuo ventre si è indurito, segno che la placenta si sta già formando -.
Ero terrorizzata, non sapevo davvero che cosa fare.
Costrinsi Shippo e Kaede a tenere il segreto, ancora non voleva che lo sapesse, volevo essere io a dirglielo.
Andai verso il luogo dove Inuyasha stava costruendo la nostra casa e lo guardai mentre, aiutato da Miroku, sistemava le travi. Ora che ci pensavo non avevamo neanche adibito una stanza per il bambino. C’era la stanza degli ospiti, che ovviamente sarebbe diventata la sua.
Mi toccai la pancia e mi sembrò di sentire un movimento dentro di essa, era veramente successo o me l’ero immaginata?
Da quello che aveva detto Kaede ero gia alla quarta settimana, non mancava tantissimo. Era ovvio che quel cucciolo si sarebbe formato più velocemente di un bambino umano, ma era possibile che già scalciasse?
Questa volta sentii distintamente un calcio e mi piegai su me stessa ed emisi un mugolio, che il mio mezzodemone avvertii subito e venne in mio soccorso.
- Stai bene? – mi chiese, aiutandomi ad alzarmi.
Lo guardai confusa. Averlo accanto mi metteva ancora più paura, come avrei fatto a confessargli tutto? Lui già si era accorto del cambiamento del  mio odore e tra poco il mio ventre gonfio avrebbe annunciato l’arrivo di quel cucciolo così inaspettato.
- Sì, tutto bene. Era solo un capogiro…vado da Sango ad aiutarla a…a sistemare la casa – dissi, allontanandomi alla svelta.
In realtà andai a prendere Rin che stava tornando e fu quando la vidi che capii tutto. Avevo cresciuto quella ragazzina come una figlia, perché non sarei dovuta riuscire a custodire un figlio tutto mio?
Sesshomaru mi vide immediatamente e mi guardò intensamente. – Samantha, vieni qui – mi disse in modo glaciale.
Deglutii a fatica e mi avvicinai. Il demone cominciò ad annusare l’aria attorno a me e poi mi sorrise compiaciuto. – Allora non mi sbagliavo, tu sei incinta -.
In quel momento sbiancai. – Come fai a saperlo?! -.
Lui rise. – Riconosco l’odore di cucciolo, ho sentito quello di Inuyasha quando era ancora in grembo. Molto preso avrò un nipotino -, disse quell’ultima frase quasi con disprezzo.
Istintivamente portai una mano alla pancia come per proteggerlo. – Non dirlo ad Inuyasha -.
- Il cucciolo indifeso ancora non lo sa? – disse divertito. – Perché non hai voluto dirglielo? -.
Rimasi in silenzio. – Io…io non sono sicura che sia il  momento per un figlio -.
Improvvisamente mi afferrò per un braccio, suscitando la mia ansia e quella di Rin. – Non ti azzardare a liberartene – mi minacciò. – Nonostante il figlio sia di Inuyasha, dentro di loro scorre anche il sangue di mio padre -.
Mi liberai dalla sua presa. – Sei impazzito? Non gli farei mai del male! – sbraitai. – E’ solo che non so se sarò in grado di prendermene cura, come farò? -.
Lui si diresse verso Ah Un. – Questo non è un mio problema, ma con Rin hai fatto un buon lavoro. Prendila come una sfida, sarai in grado di gestire un figlio con la stessa stupidità di mio fratello? -.
Poi svanì nel nulla, lasciandomi con Rin.
La ragazzina mi corse incontro e appoggiò il viso sulla mia pancia. – Sorellona Samantha, avrò un nipotino? -.
Io la guardai scioccata. – Rin, anche tu così felice? -.
Lei mi guardò sorridente. – Sì! Me ne prenderò cura promesso -.
- Rin, ma non è come avere un cane -, rimasi leggermente perplessa dopo aver pronunciato quelle parole, dopotutto Inuyasha era un demone cane.
La ragazzina mi guardò allegra. – Lo so! Ma sarei emozionata! Sarebbe come vedere il Signor Sesshomaru quando era piccolo! -.
- Ma no, Sesshomaru è un demone completo, non sarebbe la stessa cosa -.
Sembrò un po’ delusa, ma poi riprese a sorridere. – Allora vedrò Inuyasha da cucciolo -.
Provai a vedere la faccenda con i suoi occhi. Avere un piccolo tra le braccia che mi guarda e mi chiama mamma, che mi riconosce e mi ama. Avrebbe potuto avere ciò che io non ho mai avuto sul serio, una vera famiglia.
Nonostante tutto decisi di non parlarne ancora con Inuyasha, avevo ancora bisogno di tempo per metabolizzare la notizia.
Mi accucciai vicino al viso della piccola. – Promettimi che non dirai ancora niente ad Inuyasha, va bene? – le dissi.
Lei sembrò perplessa. – Come mai non vuoi che lo sappia? – mi chiese.
Diventai paonazza. – Ecco, queste sono cose da adulti – tagliai corto.
La riportai al villaggio da Sango, che già stava cucinando qualcosa per pranzo.
Mi accolse con un grandissimo sorriso, tutta contenta. – Ciao Samantha-chan, tutto bene? -.
Le sorrisi a mia volta, cercando di essere convincente. – Certo! Come mai tutta questa felicita? – le chiesi perplessa.
Rin, nel frattempo, rimaneva in disparte e mi guardava preoccupata il ventre. Dopo che gliel’avevo detto aveva il terrore che mi facessi male. Doveva tenerci davvero al pensiero di avere una specie di nipote.
Aiutai Sango ad apparecchiare la tavola, fino a quando non parlò estasiata. – Ho un ritardo di venti giorni! – esclamò la ragazza, con gli occhi che le brillavano per la gioiai.
- Anche tu?! -, in quel momento mi resi conto di quello che avevo appena detto e mi tappai la bocca con una mano.
Sango mi guardò interessata. – In che senso anche io? -.
Cominciai a mordermi le labbra innervosita. – No ecco intendevo…anche tu lo hai avuto, a me è successo qualche tempo fa, ma non era nulla -.
Così non solo avevo inventato una scusa penosa, ma avevo anche distrutto le speranze di Sango.
- Oh… - mormorò. – Allora forse non è niente -.
Rin, per fortuna, salvò la situazione. – Ma no Sango-chan, Samantha è diversa lo sappiamo – provò a consolarla. – Lei è uno spirito, non sa bene quello di cui parla -.
Le lanciai uno sguardo di fuoco, quella ragazzina cominciava a crescere fin troppo in fretta e a parlare troppo di queste cose, così cercai di intervenire.
Mi avvicinai a Sango. – Mi dispiace, ma davvero hai un ritardo? Miroku lo sa? – le domandai, cercando di sembrare il più contenta possibile, ma il pensiero di essere incinta mi stava mandando al manicomio.
La ragazza tornò fortunatamente a sorridere. – Ancora non lo sa, glielo voglio dire appena torna – mi disse. – Però ora che hai detto così ho paura che sia solo un falso allarme – aggiunse.
- Ma non dirlo neanche per scherzo! – esclamai. – Sono sicura che non è così, sei andata dalla vecchia Kaede a farti controllare? -.
Scosse il capo. – Ho fatto il calcolo solo oggi -.
Parlò per tutto il tempo della sua felicità al pensiero di poter essere madre e di quanta gioia le desse questo pensiero. Io non capivo come facesse ad essere così tranquilla, come mai non aveva tutti quei dubbi? Forse perché erano sette mesi che ci pensava?
In effetti da quando ero tornata aveva deciso di provare insistentemente e ogni volta era una delusione quando non riusciva a raggiungere il suo obbiettivo. Quella gioia diventò contagiosa, tanto che parlammo per ore senza renderci conto che l’ora di pranzo era già passata e che i ragazzi ancora non erano tornati.
Shippo arrivò felice, aspettava di mangiare, ma a suon di fare di quei discorsi ci eravamo completamente dimenticate del riso che stava cuocendo, facendolo quasi bruciare.
Sango gli raccontò del suo ritardo e Shippo cominciò ad annusarla. – Hai l’odore che aveva la mia mamma poco dopo avermi dato alla luce, penso che possa essere vero che aspetti un bambino – disse il cucciolo, muovendo la coda allegro. – Farà compagnia al cucciolo di Samantha-chan! -.
Gli lanciai uno sguardo di fuoco. – Shippo – sibilai.
Lo sguardo della mia amica mi cadde addosso esterrefatto, mentre Rin si mise una mano sulla fronte esasperata.
Rimasi in silenzio a guardare la mia amica senza dire una parola, fino a quando non fu lei a buttarmi le braccia al collo felice. – E perché non me lo hai detto subito? – esclamò. – Pensi che sia un maschio o una femmina? Che nome vuoi dargli? Avrà anche lui le orecchie? Inuyasha cosa ha detto? -.
Mi fece così tante domande che non sapevo neanche a quale rispondere per prima. – Beh…anche io l’ho saputo solo oggi. Vedi io sono ancora così confusa, per me è molto diverso. Io non lo desideravo così tanto come te e ora non so davvero cosa fare – risposi.
Lei mi guardò perplessa. – Pensi che Inuyasha non sarà un buon padre? – mi domandò.
- Assolutamente no! – risposi prontamente. – Solo che non so se sarò io in grado di fargli da madre -.
Rin si avvicinò a me. – Ma tu sei fantastica sorellona – esclamò. – Mi hai insegnato tante cose e poi ci sarò anche io a darti una mano! Sarai bravissima vedrai -.
Erano tutti così estasiati all’idea, ma io la trovavo una cosa assurda. Decisi di chiudere lì il discorso, non volevo parlare della mia gravidanza, piuttosto preferivo parlare con Sango di come si sentisse.
- Sono al settimo cielo – mi disse, mentre metteva il cibo nei piatti. Miroku e Inuyasha sarebbero rimasti ancora un po’ a mettere in ordine la nostra casa e non sarebbero tornati prima di cena. – Non vedo l’ora che arrivi, spero che prenda gli occhi da Miroku -, il suo sorriso era così raggiante, quelli che dicevano che le donne incinte erano più belle avevano davvero ragione.
- Speriamo che non diventi un maniaco come lui però – commentò Shippo.
Rin lo guardò male. – Shippo-chan, non parlare così del signor Miroku, ormai è cambiato -.
Fu a quel punto che scoppiamo a ridere, Miroku poteva anche essere un ottimo marito, ma certe sue abitudini erano davvero dure a morire.
Nel pomeriggio portai Rin a fare il bagno, mentre la vedevo giocare nell’acqua non potevo fare a meno di sorridere e cominciai a toccarmi la pancia e ad accarezzarla.
Avevo una paura folle di quello che sarebbe potuto succedere, ma allo stesso tempo non potevo non essere contenta. Ora che avevo visto la sicurezza di Sango, molti dei miei dubbi erano come spariti, tanto che presi una decisione.
Presi Rin e la feci asciugare, poi la presi in spalla per arrivare più velocemente al villaggio. La lasciai a Sango e poi con il sorriso sulle labbra corsi dal mio amato.
Era a torso nudo che finiva di sistemare la casa, sempre insieme a Miroku.
- Inuyasha! – lo chiamai. – Devo parlarti, vieni qui ti prego! -.
Al mio richiamo lasciò la trave che stava trasportando, lasciando tutto il peso su Miroku che cadde a terra. – Ehi! Ti sembra il modo! – sbottò.
- Oh scusa – disse imbarazzato. – Non volevo -.
Mi raggiunse preoccupato. – Va tutto bene? Mi sembri strana – commentò.
Gli sorrisi e gli presi le mani. – Forse è il caso che tu ti sieda – gli dissi.
Il suo sguardo si fece sempre più ansioso. – Sam, mi fai paura mi vuoi dire cosa è successo? -.
Presi un lungo respiro e cacciai tutto d’un fiato. – Ti dovrò chiamare papà d’ora in poi -.
Lui mi guardò perplesso. – E’ uno strano modo della tua epoca per dare nomignoli? -.
- Inuyasha sei un idiota! – sbraitai furiosa, possibile che non capisse?
Miroku arrivò vicino a lui e gli diede una pacca sulla spalla. – Intende che è in arrivo una sorpresa speciale -.
Guardò prima me e poi il monaco con aria da cucciolo impaurito. – Voi due mi spaventate, che diavolo state dicendo? -.
- Un bambino Inuyasha, un bambino! – gridammo in coro io e Miroku.
- Dov’è questo bambino? -.
- Nella mia pancia santo cielo! Inuyasha sono incinta! – gridai.
Mi guardò come se non potesse crederci e poi tornò a guardare Miroku. – Co-cosa? -.
Il monaco scoppiò a ridere. – Beh cosa pensavi? Prima o poi sarebbe successo anche a te, i miei complimenti! -.
Tornò a guardare a me tirando indietro le orecchie. – Un bambino? -.
Gli sorrisi e mi accucciai vicino a lui. – Credo che dovrai finire la casa in fretta amore mio, tra poco più di tre mesi sarai padre -.
A quel punto che cadde a terra privo di sensi.
Miroku mi guardò divertito - Beh, direi che l’ha presa bene, non credi? -.

Miroku ci lasciò da soli, mentre io tenevo la testa del mio mezzodemone sulle mie gambe e lo cullavo, aspettando che si riprendesse, mentre il tramonto cominciava ad illuminarci.
Si svegliò stordito e mi guardò perplesso. – Oh Sam, ho fatto uno strano sogno -.
- Bello o brutto? – gli chiesi.
Cominciò a pensare, continuando a muovere le orecchie. – Bellissimo -.
Sorrisi divertita. – Beh allora ti do una bella notizia, non era un sogno amore mio -.
Le sue orecchie non la smettevano più di vibrare e voltò il viso verso la mia pancia, cominciando ad annusarla. – Allora per questo che hai cambiato odore e sei ingrassata? -.
Lo fulminai sullo sguardo. – Ti sembra il caso di dirmi una cosa del genere?! -.
- Scusa, scusa non volevo! – disse tremante.
Si alzò e mi accarezzò il viso, guardandomi con un sorriso pieno di gioia e amore. Nei suoi occhi non lessi la paura che avevo avuto io in un primo momento, ma solo trepidazione per vedere il cucciolo che portavo nella pancia.
Si accucciò e mi baciò il grembo. – Ciao, sono tuo papà -.
Cominciai a ridere. – Sì, so che pensi la stessa cosa che sto pensando io -.
Il mio mezzodemone mi guardò perplesso. – Cosa? -.
- Che sei un po’ tonto per non averlo capito – dissi, mentre mi accarezzavo il grembo. – Tuo zio se ne è accorto subito! -.
- Di chi stai parlando? – domandò.
Io continuavo ad accarezzarmi la pancia. – Di Sesshomaru -.
Diventò rosso per la rabbia. – Non definirlo zio! – esclamò. – Quello non terrà mai in braccio mio figlio! -.
Alzai gli occhi al cielo esasperata. – Quando la finirete di litigare voi due? -.
- Mai! -.
Lo baciai e lo guardai negli occhi felice. – Ci pensi? Tra qualche tempo saremo genitori – sussurrai. – Sei felice? -.
Mi guardò come se gli avessi fatto una domanda assurda. – Felice? Sono estasiato! Io non vedo l’ora di vederlo! -.
- Non dovrai aspettare tanto, tre mesi e qualcosa e lo vedrai! – esclamai.
Mi prese in braccio cominciando a stringermi e a riempirmi di baci. – Oddio questo è meraviglioso! Ti amo, ti amo, ti amo! -.
- Ssssh! Piantala di gridare scemo – dissi ridendo.
- Perché dovrei? Ho di nuovo te e tra poco avremo un bambino! -.
Appena mi rimise a terra abbassai lo sguardo. – Tu non hai paura? Insomma…chi lo sa se andrà tutto a buon fine, se saremo dei bravi genitori e soprattutto se sarà sano! – esclamai, colta da nuove preoccupazioni. – Oddio in questa epoca non c’è possibilità di fare test prenatali e nemmeno di vedere come stanno! In questa settimana potrei averlo danneggiato in qualche modo! Come facciamo? -.
Mi guardò divertito. – Non cominciare, sai che andrà tutto al meglio -.
Forse aveva ragione, ma era veramente terribile non poter sapere se stavano bene oppure no.
Mi toccai la pancia nervosamente e sentii di nuovo dei calci. – Inuyasha senti! – gridai. – Si sta muovendo, si sta muovendo! -.
Lui tornò subito vicino a me e mi toccò il grembo e appena lo sentii mosse le orecchie estasiato. I suoi occhi brillavano di gioia e non la smetteva di balbettare frasi senza senso.
- Ehi piccolino, fai piano che se no la mamma si fa male – disse.
Lo guardai in modo scontroso. – Chi ti dice che sarò un maschio? – gli dissi.
- Beh io spero che lo sia – rispose.
Io appoggiai la mia mano sulla sua, mentre essa era sulla mia pancia. – Io vorrei una femmina – sussurrai.
Si avvicinò a me e mi diede un bacio. – Per me l’importante è che sia sano e felice, che sia maschio o femmina non mi importa – mi sussurrò. – Ma se è femmina ti impedirò di metterle vestiti come quelli che porti, o mi toccherà seguirla dovunque vada se sarà bella come te! -.
- Piccola mia, mi sa che dovrai sperare ti poterlo madare a terra anche tu, se no non farai mai vita -.
Mi guardò storto. – Se prenderai esempio da tua madre potrò anche uccidermi -.
Non voleva neanche tornare dagli altri e mi portò di nuovo sotto il Goshinboku dove avevamo concepito il nostro piccolo. Rimase per tutto il tempo appoggiato con la testa sulla mia pancia, baciandola e accarezzandola e parlando con il nostro futuro bambino.
Mi veniva da ridere per il solletico a causa di tutti quei suoi baci. – Spero che avrai più equilibrio di tua madre, perché la prima volta che ci siamo visti l’ho dovuta afferrare prima che cadesse da un albero – lo guardai storto, ma continuò a parlare. – Però spero che avrai il suo stesso gancio destro -.
Cominciai a ridere divertita. – E spero che avrai gli stessi occhi del tuo papà – sussurrai.
Il suo sguardo si posò su di me e il suo sorriso mi fece sciogliere. Si avvicinò a me e mi strinse al suo petto. – Essere incinta ti rende più dolce – disse. – Dovresti farlo più spesso -.
Mi allontanai fissandolo ad occhi sgranati. – Ma non ci pensare neanche! – esclamai, cominciando a fargli il solletico.
Mi guardò divertito e mi strinse tra le braccia per bloccarmi. – E adesso? Cosa pensi di fare? -.
Sorrisi malignamente, non avrei mancato quella sfida. Allungai il collo e comincia a baciargli le orecchie, sentendolo fremere.
Piano, piano la sua stretta si allentò e si stese sopra di me, mentre le nostre labbra rimanevano incollate.
Mi ero resa conto che il mio corpo era diventato veramente sensibile a causa della gravidanza e ogni suo tocco era rovente sul mio corpo.
Non volevo fermarmi per nessun motivo, ma mi resi conto che avrei potuto nuocere al bambino in qualche modo se fossimo arrivati fino in fondo.
Lo fermai, rimettendomi seduta. – Inuyasha, rischiamo di infastidire il piccolo – dissi, risistemandomi le spalline del vestito che erano scese lungo le mie spalle.
Abbassò le orecchie deluso. – Cominciamo bene – commentò.
Lo guardai allibita. – Solo per questo già non lo vuoi più? – dissi, mentre sentivo le lacrime che mi scendevano lungo il viso.
Lui si avvicinò spaventato. – No, no! – esclamò. – Stavo scherzando, ti prego smetti di piangere -.
Purtroppo non ci riuscivo, oltre ai chili di troppo erano arrivati anche gli sbalzi d’umore, speravo che essere incinta fosse meno faticoso. Piansi per mezz’ora senza un motivo preciso, mentre Inuyasha cercava di calmarmi in qualsiasi maniera.
Gli dissi che volevo tornare da Sango e gli altri perché volevo stare in compagnia, neanche io riuscivo a sopportarmi in quelle condizioni e non volevo immaginarmi come si potesse sentire il mio mezzodemone. Mi sentivo un peso in quelle condizioni e volevo solo andare a dormire su un comodo futon.
Appena arrivammo dai nostri amici trovammo Miroku intento a bere sakè per festeggiare l’arrivo dei suoi figli, mentre Sango cercava di portare via la bottiglia per non farlo ubriacare.
- Inuyasha – biascicò il monaco. – Bevi con me, saremo genitori faaaantastici -.
Shippo e Sango lo guardavano demoralizzati. – Non cambierà mai – mormorarono.
Continuarono a bere sakè fino a quando le loro gote non diventarono rosse per il troppo alcool. Fortunatamente Rin dormiva dalla vecchia Kaede, non volevo che li vedesse in quelle condizioni.
Sango era andata dall’anziana donna, che le aveva confermato i suoi sospetti. Era piacevole poter condividere quell’esperienza con lei.
- Quindi la tua gravidanza durerà molto meno, che fortuna – disse Sango, osservando la mia pancia. – Io dovrò ancora aspettare ben nove mesi per vedere il mio bambino -.
Sospirai. – Mica tanto – commentai. – Avrò meno tempo per abituarmi ai cambiamenti del mio corpo -.
- Beh in effetti Inuyasha è un demone cane, è normale che la gravidanza duri così poco – commentò Shippo. – E dovrai smetterla di comportarti come un botolo ringhioso adesso! -.
Inuyasha barcollò. – Attento a quello che dici, cuccioletto – commentò.
Io sorrisi divertita. – Beh probabilmente hai ragione -.
Miroku diede una pacca sulla spalla di Inuyasha. – Sei fortunato amico, più figli in meno tempo e anche più… -
- MIROKU! – gridammo Sango ed io, mentre coprivamo le orecchie del piccolo Shippo.
Lui ci guardò con gli occhi lucidi. – Dicevo solo la verità -.
- Zitto bonzo – biascicò Inuyasha cercando di colpirlo, ma finendo con il viso stampato per terra.
Il giovane monaco rise. – Visto? Sono invincibile! – esclamò. – Se saranno maschi, insegnerò a mio figlio e al mio nipotino acquisito tutto quello che so sulle donne! -.
Sango lo fulminò. – Non farai dei nostri figli dei maniaci! -.
Miroku provò ad alzarsi per andarle incontro, ma finì con la faccia a terra proprio come Inuyasha. In meno di due secondi i due erano crollati dal sonno e toccò a  me e Sango ripulire la casa. Anche Shippo ormai era crollato, anche perché si era fatto veramente tardi.
- Guarda te, noi siamo quelle che hanno bisogno di risposo e quelli dormono – commentai sorridente.
Sango si fermò per un momento. – Adesso che aspetto questo bambino dovrò fermarmi dal mio lavoro di sterminatrice e non so quando potrò riprendere…mi mancherà farlo – disse dispiaciuta.
- Non dire così, vedrai che in poco tempo potrai riprendere a farlo, e poi se ci sarà bisogno starò io con il piccolo – dissi.
Lei si mise seduta a terra. – Sì, ma non voglio che perda i genitori come è successo a me. Il lavoro mio e di Miroku ci frutta bene, ma se dovesse succederci qualcosa? Non posso permettere che cresca senza un padre o una madre, dobbiamo smettere -.
Mi avvicinai a lei per consolarla, cingendola in un abbraccio amichevole. – Vedrai che andrà tutto bene, tu e Miroku potrete imparare a fare altro. Troverete un altro genere di lavoro, hai ancora tempo per pensarci -.
Le mie parole sembrarono consolarla e sul suo viso tornò il sorriso.
Aiutai Inuyasha a tornare a letto e mi misi seduta vicino a lui accarezzandogli il viso. Avrei avuto due bambini a cui badare, perché lui ancora non era cresciuto, era sempre un cucciolo. Era proprio per questo che lo amavo, grazie al suo modo tutto speciale di rendere ogni mia giornata più leggera.
Mi addormentai appoggiata al muro, stringendogli la mano.

 

 

SALVE!
Eh sì, ho fatto due aggiornamenti in un giorno solo, ma solo perché il prossimo capitolo arriverà l’anno prossimo, quindi volevo che almeno poteste vedere la reazione di Inuyasha alla notizia.
Direi che comunque l’ha presa abbastanza bene ^^
Ringrazio Sesshomaru_sama e BluTsunami per le loro recensioni e spero di risentirle presto.
All’anno prossimo e mi auguro che passerete un bel Capodanno ;)

P.S. Ne approfitto per fare un po’ di pubblicità alla storia originale che sto scrivendo, l’Occhio del Fato. Se avete voglia di leggere una storia fantasy ditemi cosa ne pensate. A presto :D

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Capitolo 3
*** Terrore e felicità ***


Quando il mattino dopo mi svegliai, tutti dormivano ancora. Inuyasha stringeva ancora la mia mano e aveva il viso di un angelo. Io mi ero svegliata così presto a causa dei crampi allo stomaco. Da quando lo sapevo notavo molto di più tutte quelle cose e volevo fare molta attenzione.
Lasciai la mano al mezzodemone e mi alzai cercando di non fare rumore. L’aria del mattino era freschissima e il sole era appena sorto dalle montagne. Quel panorama era meraviglioso e ogni volta che lo vedevo mi ricordavo del primo giorno in cui ero stata catapultata nell’epoca Sengoku. Tutto era così nuovo per me e ogni cosa era spettacolare ed emozionante. Assaporai l’odore di terra bagnata e dell’erba mischiata alla rugiada.
Mi diressi verso il luogo dove stavamo costruendo la nostra casa e rimasi stupita di quanto Inuyasha si fosse dato da fare. Il recinto era già stato costruito e aveva deciso di lasciarmi una parte del giardino per piantare le mie erbe medicinali.
Oltrepassai lo steccato e guardai il porticato che era già quasi pronto e toccai il legno del quale era fatto. Si era dato davvero da fare per darmi ciò che volevo, da quando ero tornata aveva cercato di tenermi al sicuro con qualsiasi mezzo. All’inizio mi andava bene smettere di combattere i demoni, ma ora mi sentivo impotente. I miei poteri erano visibilmente diminuiti e non sarei più riuscita a difendermi da sola; capivo molto bene cosa provava Sango. Se ci pensavo bene, quella vita piena di avventure mi mancava ogni tanto.
Comincia ad aggirarmi per la casa, fino a quando una trave che già era instabile non si staccò, dirigendosi verso di me. Presa dallo spavento mi rannicchiai su me stessa, posando subito le braccia attorno alla pancia per proteggerla.
Rimasi immobile fino a quando non mi resi conto che non stava accadendo proprio nulla.
Aprii gli occhi e guardai davanti a me e quello che vidi mi lasciò senza fiato.
Nuovi rami erano sbucati dal terreno e stavano trattenendo la trave che altrimenti mi avrebbe schiacciata.
Mi alzai in piedi stremata, rendendomi conto che ero stata di nuovo io ad evocarli.
Rimasi immobile, non potevo credere a quello che era appena successo.
Se io ero riuscita ad evocare di nuovo i miei poteri significava che la Sfera era tornata di nuovo.
Fui colta dall’ansia, non potevo più aspettare, dovevo andare a cercare delle risposte alla svelta.
Senza ragionare corsi di nuovo alla capanna di Sango e Miroku, dove tutti ancora dormivano. Kirara era fuori che giocava con un gomitolo e non appena mi vide miagolò contenta.
- Kirara devi portarmi da Totosai adesso! Hai capito?! – esclamai con il fiatone per la corsa.
La piccola demone mi guardò perplessa, ma mi obbedì. Si trasformò e le montai in groppa e ci dirigemmo a tuta velocità verso la caverna del vecchio Totosai.
Quel demone era l’unico che poteva darmi delle risposte e io le avrei cercate fino in capo al mondo. Non volevo credere che proprio ora che ero così felice il passato stesse tornando a darmi il tormento. Io volevo vivere in pace e serenità e non con lo spettro di quel maledetto oggetto magico che mi aveva perseguitata fin dalla mia nascita.
Le lacrime mi rigavano il viso e Kirara cercava di farmi forza sfregando ogni tanto il muso contro di me. Mi toccavo convulsamente il ventre e ogni secondo di più cominciavo a temere per la vita del mio piccolo. Se fosse stato in pericolo anche lui a causa della mia natura non me lo sarei mai perdonato. Era la cosa più importante che avevo, non avrei permesso che gli accadesse qualcosa.
Kirara doveva aver avvertito la mia paura e in meno di un giorno arrivammo fin dal vecchio Totosai.
Non appena scesi dalla sua schiena lei tornò una piccola gattina, ormai stremata dallo sforzo. La presi in braccio e la portai con me nella caverna.
L’anziano demone dormiva ancora e fui io a svegliarlo.
- Chi è? Chi mi disturba? – mormorò ancora assonato.
Io provai a sorridere. – Si ricorda di me? -.
Totosai mi osservò attentamente. – Mmmh…ah sì, sei la compagna di Inuyasha! – esclamò. – Quello che rovina sempre la mia povera Tessaiga -.
Il mio sguardo si fece carico di delusione. – Sì…proprio io -.
Mi invitò a sedermi. – Cosa sei venuta a cercare? Hai bisogno di una spada? Sei riuscita a rompere anche tu la katana che ti ho dato come quello stupido del tuo uomo? -.
Gli lanciai un pugno sulla testa. – No affatto!  - sbottai. – Sono venuta qui per chiederti delle informazioni -.
Il vecchio demone si grattò la testa perplesso. – Bene, di cosa si tratta? -.
Posai a terra Kirara che ormai si era addormentata e gli spiegai la situazione. – Da quando la Sfera si era distrutta i miei poteri dovevano svanire con essa. Grazie a questo frammento mi era rimasta solo poca energia per creare la barriera che mi protegge. – cominciai. – Ma oggi i miei poteri sono ricomparsi, significa che la Sfera dei Quattro Spiriti è tornata di nuovo? -.
Totosai rimase in silenzio per qualche secondo, poi scoppiò in una fragorosa risata che mi lasciò senza parole. – Tu credevi davvero che i poteri svanissero? Tu e quell’altro siete fatti l’uno per l’altra, stesso grado di stupidità! -.
Un nuovo pugno si riversò sulla sua testa. – Piantala di darci degli stupidi! -.
Il vecchio si rimise a sedere sbuffando. – Sei incinta vero? – domandò.
Io arrosii visibilmente. – Si vede così tanto che sono ingrassata? – dissi, mentre cominciavo a piangere.
- Nono! Accidenti calmati ragazzina! – esclamò. – L’ho capito solo perché i tuoi poteri si erano assopiti e si sarebbe risvegliati solo in presenza di una grande paura e di forti emozioni, e chi prova più emozioni di una donna incinta? -.
Finalmente mi calmai. – Sul serio? -.
Lui annuì. – Certo! Il tuo corpo si sta organizzando per proteggere il piccolo che porti in grembo, solo per questo hai di nuovo dei poteri -.
Tirai su con il naso. – Quindi la Sfera non esiste più? -.
- Ancora?! – esclamò. – Ti ho detto di no! -.
Mi sentii improvvisamente rilassata e tranquilla e tornai a sorridere, tanto che buttai le braccia al collo del vecchio demone. – Oh grazie, grazie, grazie! -.
- SAMANTHA! -.
Quella voce fece rabbrividire entrambi. Ero stata così presa dalla mie preoccupazioni che non avevo neanche pensato di avvertire Inuyasha della mia partenza. Sbucò dentro la caverna con il fiatone e il viso gonfio per la rabbia.
Arrivò verso di noi come un carrarmato. – Oh sì certo! Vai pure a fare un giro lontana chilometri e chilometri senza dirmi nulla! Mi è venuto un colpo brutta scema! -.
- Ehi! Non darmi della scema, stupido! – sbottai.
Continuò a guardarmi furioso. – Hai preso Kirara e sei andata via, cosa dovevo pensare?! Pensavo che fossi scappata per non tornare, sei proprio scema! -.
-  A CUCCIA! A CUCCIA! A CUCCIA! -, urlai così forte da costringere Totosai a coprirsi le orecchie, mentre Inuyasha sprofondava sempre di più al suolo.
Poi mi misi seduta a terra e di nuovo cominciai a piangere. – Non ne posso più! – singhiozzai. – Odio essere incinta -, ma perché le cose sugli sbalzi d’umore dovevano essere vere? Un secondo prima ero furiosa e ora cominciavo di nuovo a piangere, di questo passo sarei morta disidratata.
Inuyasha si rialzò e provò ad avvicinarsi titubante, con la paura che potessi rispedirlo di nuovo a terra. – Sam, Sam? – mi chiamò. – Vuoi andare a casa? -.
Mi voltai verso di lui con gli occhi gonfi. – S-sì -.
Totosai sbuffò, poi però guardò Inuyasha interessato. – Ragazzo – cominciò. – Mi presteresti di nuovo uno dei tuoi denti? -.
Il terzo pugno della giornata si riversò sulla testa del povero demone. – Scordatelo! -.
Tornammo verso casa, questa volta fu Inuyasha a portarmi in spalla, la povera Kirara era troppo stanca. Anche io ero stanchissima e facevo fatica a tenere gli occhi aperti.
- Oh no, non ci provare! – esclamò Inuyasha scrollandomi, mentre tornavamo al villaggio. – Tu rimani sveglia e mi dici perché sei scappata in questo modo! -.
Le palpebre mi cascavano dalla stanchezza. – Mmmh…dormo due minuti e ti spiego – biascicai.
Lo sentii ringhiare. – Sei una grandissima testona – borbottò.
Io non lo ascoltai e mi addormentai sulla sua schiena, mentre mi portava indietro.
Non appena arrivammo trovammo Sango e gli altri ad attenderci con trepidazione. Anche loro si erano preoccupati quando quella mattina non mi avevano vista.
Inuyasha mi mise a terra e poi entrò sbuffando. – La sua è una mania! -, si mise a sedere vicino a Miroku. – Ormai ho perso il conto di tutte le volte che ha preso e se ne è andata! -.
Sango cominciò a ridere. – E noi di tutte le volte che hai dato di matto, ormai conosci Samantha-chan, alla fine torna! -.
- Anche se dopo due anni alle volte – borbottò Shippo con la bocca piena di cibo.
- Tzè, la prossima volta che sparisce per due anni e torna mi sente! – sbuffò Inuyasha.
Io lo fulminai con lo sguardo. – Guarda che sono qui e ti sento! E in quel caso non è stata proprio una scelta volontaria su! -.
Miroku mi diede un piatto e cominciò a parlare. – Comunque tra poco avrai anche dei figli, dobbiamo solo sperare che non abbiano le stesse manie di Samantha, se no chi ti sente a te! -.
- Ehi! – sbottò Inuyasha.
Cominciai a ridere. – Dai su! Non offenderti, Miroku scherza -.
- Comunque, come mai sei andata via? – domandò Sango, mentre serviva il cibo anche a noi.
Mi resi conto che stava per servire il thè e la fermai, sarebbe stato più facile mostrare il perché della mia improvvisa fuga. Presi di nuovo il controllo dell’acqua con tale facilità che mi sembrò di non aver mai smesso di usare i miei poteri. Lo sguardo di tutti si fece livido di paura, mentre la bevanda si versava nei loro bicchieri.
La mia non era stata una mossa azzeccatissima, dato che tutti cominciarono a diventare lividi di paura.
Inuyasha cominciò a sbraitare. – Dannazione! Quella dannata cosa è ancora in giro! -.
- Non ti agitare – provai a dirgli.
- Non agitarti?! Tu mi dici di non agitarmi?! -.
Ci volle tantissimo tempo per calmarlo e quando finalmente riuscii a raccontare tutta la storia tutti si rilassarono e ripresero a mangiare per mia grande fortuna. Ad Inuyasha stava per venire un esaurimento nervoso.
Sango tirò un sospiro di sollievo. – Meno male, avevo paura di ricominciare tutto di nuovo -.
Scrollai il capo. – No, non c’è alcuna possibilità che la Sfera torni. È solo un modo per proteggere il mio piccolo – risposi, accarezzandomi il grembo mentre Inuyasha faceva lo stesso.
- La vecchia Kaede sarà contenta, almeno potrai far nascere più in fretta le erbe che le servono – commentò Miroku.
Lo guardai storto. – Non sono mica un giardiniere! -, poi mi voltai verso Sango. – Hai deciso che nomi dargli? – mi chiese.
Alzò le spalle. – Ancora non lo so, ci penserò durante la gravidanza. Tu invece? -.
- Neanche io ci ho pensato – risposi. – Deciderò sul momento, prima voglio vedere se sarà maschio o femmina -.
Inuyasha sbuffò. – So già che se sarà femmina mi farete diventare pazzo -.
Miroku rise. – Le donne, la felicità e la dannazione di ogni uomo -.
- Speriamo che in ogni caso prendano dalle madri – commentò Shippo.
- COSA INTENDI DIRE?! – urlarono i due ragazzi, cercando di acchiappare Shippo, che nel frattempo era corso fuori di casa.
Sango ed io scoppiammo a ridere come matte, certe cose non sarebbero mai cambiate.
- Sesshomaru come l’ha presa? – mi domandò, mentre l’aiutavo a ripulire.
Scrollai le spalle. – Non ho capito la sua reazione, sembrava contento se così si può dire, ma allo stesso tempo era il solito e freddo Sesshomaru -.
Sango spense il fuoco. – Da lui non ci si può aspettare più di così – rispose. – In compenso credo che lui voglia fare la grande proposta a Rin -.
La guardai allibita. – Ma ha solo dodici anni! – esclamai. – Cosa pensa di fare quel pazzo?! Se ci prova lo elimino! -.
Sango rise. – Ma no! Ogni volta che la vede le porta molti kimono, è una specie di promessa. Credo che quando sarà abbastanza grande le farà la proposta – disse.
Mi rilassai. – Sarà meglio per lui -.
- Diciamo tanto di Inuyasha, ma anche tu sei parecchio protettiva Samantha-chan – commentò.
Diventai rossa. – Sì, ma solo perché è piccola, anche se so che Sesshomaru non le farebbe mai mancare nulla, spero solo che l’arrivo di questo bambino porti un po’ di pace tra lui ed Inuyasha -.
- Questo sì che è impossibile! -.
Miroku e Inuyasha rimasero da soli a fare “discorsi da uomini”, mentre Sango si addormentò immediatamente cullando il piccolo Shippo. Io continuavo a giocare con il fuoco che era ancora acceso sospirando. Mi continuavo a chiedere cosa sarebbe potuto venire fuori dall’unione tra un demone e uno spirito, speravo solo che i piccoli fossero sani. Desideravo davvero poter andare nella mia dimensione per vedere cosa stava succedendo ai miei piccoli, avrei voluto essere sicura che fossero in salute.
Sospirai, non c’era possibilità di tornare indietro, avevo preso la mia decisione e dopo quel momento il portale che si trovava sul dio albero si era richiuso per sempre.
Inuyasha tornò indietro a tarda notte con Miroku e io ero ancora sveglia che giocavo con quelle fiammelle.
- Ancora in piedi? – mi chiese a bassa voce. – Smettila di giocare rischi di farti male -.
Alzai gli occhi al cielo. – Non sono una bambina santo cielo! -.
Guardai Miroku andare nell’altra stanza per stendersi vicino a Sango, così andai con lui per prendere Shippo, quei due avevano bisogno di stare soli.
- Pensi sempre a lasciare gli altri soli, ma noi due mai eh? – sbuffò Inuyasha.
Io sorrisi. – Dai, lasciamolo dalla divina Kaede insieme a Rin e poi andiamo in un posto – gli dissi.
Inuyasha lasciò Shippo nella capanna, avevo fatto andare lui perché sicuramente sarebbe stato mille volte più silenzioso di me. Lo presi per mano e lo portai vicino al fiume, proprio dove avevamo fatto l’amore la prima volta.
Si levò la parte sopra della sua veste rossa e mi coprì per non farmi prendere freddo, per poi farmi appoggiare con la schiena al suo petto.
- Devo sbrigarmi a finire quella casa, arriverà l’inverno tra poco e non posso certo farti stare al freddo come facevamo di solito – disse, mentre ciocava con i miei capelli.
Annuii. – Sì hai ragione, d’ora in poi ti darò una mano anche io – dissi.
Mi guardò come se fossi pazza. – Ci tieni proprio a rischiare la vita e quella del bambino vero? – esclamò basito.
Sbuffai innervosita. – Dai Inuyasha non fare il bambino, lo sai che posso farcela! I miei poteri vi torneranno di sicuro utili, ci metteremo molto bene e non saremmo più costretti a dormire fuori come i cani! -.
Il suo sguardo contrariato mi fece capire che la mia battuta doveva averlo offesso, ma capì che non era stata mia intenzione, ma solo un modo per spiegare la situazione in cui ci trovavamo. Mi sembrava di essere diventata grande di colpo. Dormire fuori come i ragazzini senza curarsi della salute era stato bello, ma ora c’era una nuova persona nella nostra vita che aveva bisogno di molta protezione. Strinse le braccia attorno alla mia vita e cominciò ad accarezzarmi il ventre. Però dovevo ammettere che era bello dormire sotto le stelle ed essere cullati dalla brezza della sera.
- Sai Sam, forse dovremmo sposarci – disse.
Io mi voltai a guardarlo triste. – Questa sarebbe una proposta? – risposi mettendo il broncio. – Non voglio che tu debba essere costretto, nella mia epoca si può vivere insieme e avere un figlio anche senza essere sposati. Voglio che tu me lo chieda nel momento giusto…non così -.
- Tu pensi che solo perché te lo sto dicendo in questo modo non voglia davvero sposarti? – esclamò.
Alzai gli occhi al cielo esasperato. – In questo Koga è di gran lunga più romantico di te -.
- Ritira quello che hai detto sai! -.
- No! -.
- Ritiralo! -.
- A CUCCIA! -.
Mi guardò innervosito. – Dannata -.
Gli feci una linguaccia. – Ne abbiamo già parlato una volta, la proposta me la dovrai fare quando ti sentirai pronto e poi eri tu che avevi detto che doveva essere qualcosa in grande -.
Si rimise a terra e continuò a muovere le orecchie senza proferire parola, solo dopo parecchi minuti parlò. – Ma io ti amo – mormorò.
Io sorrisi. – Stanno già accadendo abbastanza cose tutte insieme, è normale che ancora non hai idea di come chiederlo, ma io so aspettare. – sussurrai.
- Sì, ma io voglio davvero sposarti! -.
- Non accetterò finchè non vedro una proposta come si deve e chiudiamo qui il discorso -, mi alzai e andai via.
Era proprio testardo. Fin da quando ero tornata gli avevo detto che l’unica cosa che desideravo veramente era una proposta come si deve. Ero addirittura più disposta ad avere una casa più piccola, ma su quello non volevo discutere e lui era stato ben contento di assecondarmi. Sapevo che aveva molte cose a cui pensare, ma per i bambini c’era tempo, aveva ancora qualche mese per decidere come chiedermelo e la cosa che mi dava ancora più fastidio era che ancora non aveva proprio pensato a come chiedermelo.
Tornai imbronciata dalla divina Kaede e dormii lì. Questa volta ero veramente arrabbiata. Non mi voleva mai ascoltare. Da adesso non gliel’avrei più fatta passare liscia.
Il mattino dopo mi venne a prendere, ma io mi alzai e portai Rin a cercare qualcosa per il pranzo. Lei notava che ero molto nervosa e decise di rimanere in un religioso silenzio. Comprai quello che ci serviva e tornai dalla divina Kaede per cucinare. Non parlai per tutto il giorno, ma questa volta ero sicura di avere ragione. Mi aveva chiesto di sposarlo come se fosse costretto e io non desideravo che fosse così. Mi sentivo addirittura in colpa per il bambino, mi sembrava che fosse solo per il fatto che fossi incinta che avesse deciso di sposarmi. Prima non mi dava così fastidio il fatto che non pensasse al matrimonio, ma ora mi rendevo conto che a lui il pensiero proprio non lo aveva mai sfiorato. Invidiai tantissimo Sango, che aveva ricevuto una proposta con i fiocchi e perfetta.
La sera dormii di nuovo dalla divina Kaede, che non fece assolutamente storie, anzi uscì a dire ad Inuyasha che forse era meglio se non mi parlava ancora per un po’.
Il mattino dopo venni svegliata dalla piccola Rin, che voleva andare a fare una passeggiata nei boschi per prendere dei fiori. Sesshomaru sarebbe venuto quella sera e lei voleva assolutamente avere una collana di fiori per lui. Mi stupivo di quanto Rin fosse contenta di costruire quella collanina, nonostante Sesshomaru non mostrasse mai i suoi sentimenti. Lei aveva sicuramente più sensibilità di Inuyasha.
Passammo davanti alla casa in costruzione e mi stupii di quanto i lavori fossero andati avanti in soli due giorni, anche perché a quanto pare Inuyasha lavorava giorno e notte, sfiancando anche il povero Miroku. Quando passai lui tirò indietro le orecchie e mi guardò con occhi pieni di tristezza, sembrava intenzionato a venirmi a parlare ma il mio sguardo lo bloccò.
Rin cominciò a saltellare per il prato felice e raccolse quanti più fiori poteva, poi si mise seduta vicino a me e cominciò ad intrecciarli.
- Tu credi che il Signor Sesshomaru un giorno mi costruirà una casa per viverci insieme come con Inuyasha e te? – mi chiese.
Mi riscossi dai miei pensieri. – Forse un giorno sì, ma adesso sei piccola per pensarci – risposi. – Tu cosa pensi di lui? -.
Lei sorrise contenta. – E’ dolce -.
Quella risposta mi lasciò senza parole, di Sesshomaru si potevano dire tante cose e “dolce” non rientrava negli aggettivi più comuni. – Davvero lo pensi? -.
Annuii convinta. – Inuyasha come ti ha chiesto di sposarlo? -.
Dalla faccia che feci dovette capire che aveva fatto una domanda difficile, ma decisi di fare finta di niente, non era colpa sua. – No, ancora non me lo ha chiesto -.
- E come vorresti che lo facesse? – mi chiese sorridente.
Quegli occhioni color cioccolato erano troppo dolci per non rispondere. – Beh, mi piacerebbe che preparasse la cena a lume di candela, che mi portasse delle rose e poi che mi facesse una vera dichiarazione d’amore e mi presentasse un anello. Non mi interesserebbe nulla che l’anello sia preazioso o no, mi importerebbe delle parole che mi uscirebbero dalla sua bocca, quelle sarebbero il vero tesoro -.
Rin sorrise. – Però, sorellona Samantha, non so quanto sia prudente far cucinare la cena ad Inuyasha, rischi di avvelenare qualcuno -.
Cominciai a ridere.  – Forse hai ragione -.
La riportai a casa, poi la divina Kaede la accompagnò di nuovo da Sesshomaru. Si mise il kimono che gli aveva regalato e saltellò fuori tutta allegra. Io rimasi in casa e cominciai a pulire un po’.
Dopo qualche ora Sango arrivò da me e si infilò in casa. – Cercavo la vecchia Kaede, ho bisogno di qualche erba. La nausea non mi da tregua -.
Mi diressi verso i vasi dove teneva le erbe medicinali e ne fasciai un po’ in delle stoffa. –Prendi pure, sicuramente ti farà stare meglio – le risposi.
- Puoi accompagnarmi un attimo a prendere delle erbe che mi servono? Sono vicino al bosco e mi servono per aromatizzare il pesce di stasera -.
La accompagnai fuori, ma improvvisamente mi bendò gli occhi, facendomi prendere un colpo. – Sango che diavolo fai?! -.
- Scusa Samantha-chan, una sorpresa, ci vediamo più tardi! – esclamò e sentii i suoi passi sparire.
Provai a levarmi la benda, ma delle mani mi bloccarono, prendendomi in braccio. Riconoscevo molto bene chi era e cominciai a scalciare.
- Inuyasha mettimi giù subito! – sbraitai.
Lui scosse il capo. – No – rispose secco. – Prima vieni con me -.
Rinunciai al mio tentativo di scappare, neanche io volevo continuare a litigare e tenergli il broncio era davvero difficile. Mi rilassai e rimasi appoggiata al suo petto, mentre mi trasportava verso qualche posto che non potevo vedere.
Dopo neanche cinque minuti mi mise a terra. – Adesso prendi un bel respiro, ed ecco qua! -.
Mi levò la benda e quello che mi trovai davanti fu stupendo. La nostra casa era pronta. Il giardino era curatissimo e le pareti erano perfette. Tutto era a posto. Entrai correndo e salendo le piccole scale a due a due. Aprii la porta e davanti a me trovai una piccola cucina già completamente attrezzata e sul tavolino basso la cena già pronta. Non riuscivo a parlare. Mi muovevo per le stanze e continuavo ad andare avanti e indietro per tutta la casa. Il bagno aveva una vasca con l’acqua calda e c’erano anche due camere da letto, una delle quali era già attrezzata per il bambino. Rimasi sulla soglia della camera del piccolo in arrivo e mi appoggiai una mano sulla pancia. Le lacrime mi scendevano senza che potessi fare nulla per fermarle. Ero troppo felice per parlare.
Mi voltai verso Inuyasha e lui mi asciugò le lacrime con un bacio, neanche lui parlava. Mi prese per mano e mi portò in cucina, dove mi fece vedere sui cuscini che erano sistemati a terra.
Il profumo del ramen che aveva preparato era squisito e lo guardai sorpresa. – Sei riuscito a cucinare? – gli domandai.
Il mezzodemone diventò rosso. – Beh…ammetto che è stata Sango ad aiutarmi – mormorò.
Io gli presi la mano. – Non importa, è tutto bellissimo -.
Ero veramente commosso e non sapevo davvero cosa dire. Ero felicissima e non la smettevo di guardarmi intorno stupita. In così poco tempo aveva fatto tutto questo solo per vedermi sorridere. Lui era davvero meraviglioso e mi sentivo in colpa per avergli tenuto il muso per tutto quel tempo.
Mangiammo tutto quanto, Sango era davvero una cuoca fantastica e mi resi conto che questa era proprio il tipo di cena di cui avevo parlato a Rin.
Sorrisi e guardai il mio mezzodemone. – E’ Rin a dirti tutto vero? -.
Diventò rosso quanto la sua veste e a quel punto si alzò e si inginocchiò vicino a me. – Mi prometti di lasciarmi finire senza interrompermi? – mi domandò.
Feci finta di pensarci su, ma il suo continuo movimento delle orecchie mi fece capire che non era il momento di mettersi a scherzare, così annuii.
Inuyasha prese un lungo respiro. – Sì, Rin mi ha detto quello che desideravi, perché io volevo che fosse tutto perfetto. Ho lavorato giorno e notte solo per potertelo chiedere nella nostra nuova casa. Voglio che questo sia il luogo dove cresceremo il nostro bambino in armonia. – i suoi occhi erano seri e sorridenti e io facevo veramente fatica a non riempirlo di baci, era davvero il ragazzo migliore del mondo. – Comunque tu sei unica. Il primo giorno che ti ho vista non avevo capito quanto saresti diventata fondamentale nella mia vita. Ti guardavo da lontano come uno stupido e ogni tanto fantasticavo e mi chiedevo se provavi le stesse cose che provavo io. Insomma, quando ci siamo dati quel bacio ormai quasi tre anni fa, mi sono sentito sollevare da terra. Era vero, avevo avuto dei dubbi, ma quando ho provato il terrore di perderti per sempre ho capito che tu eri l’unica. Sei entrata nel mio cuore senza che me ne accorgessi e questo è l’unico posto dove voglio che tu rimanga per sempre, non mi pento di nulla di quello che ho fatto fino ad ora perché mi ha portato te, il regalo più bello che potessi ricevere. Non sono perfetto, ci ho messo tanto per capire quanto per te fosse importante questa proposta e per questo motivo ti chiedo scusa -.
- Non c’è bisogno di scuse – mormorai, ma lui mi fece cenno di farlo continuare.
Prese un altro respiro. – Sei una donna meravigliosa. Sei testarda e irrascibile, ma mi hai fatto capire quanto sia importante continuare a sorridere, che c’è sempre un motivo per cui andare avanti. Per questo ti ho aspettata per due anni e se ce ne fosse stato bisogno ti avrei aspettato tutta la vita. Ora che ti ho qui e che starai finalmente per sempre con me, voglio chiederti una cosa -.
Dalla sua veste tirò fuori un piccolo cofanetto di legno e lo aprii, mostrandomi un gioiello bellissimo. Non era un anello, ma una collana con una gemma al centro. Era un diamante, ne ero sicura.
Me la mise al collo e io quasi tremavo per l’emozione. Non riuscivo a spiccicare mezza parole e riuscivo solo a guardarlo, mentre gli occhi si inumidivano per le lacrime.
- So che non è un anello, ma per me questo è più importante. È la gemma che mio padre regalò a mia madre per la mia nascita e che mia madre mi ha donato. Ha detto che avrei dovuto regalarla ad una persona veramente importante per me, e quella persona sei tu. Samantha, mi vuoi sposare? -.
Ero paralizzata.  Quella era la cosa più bella che lui avrebbe potuto fare per me e quasi stentavo a crederci.
Gli buttai le braccia al collo. – Sì! Sì io voglio sposarti ed essere tua per sempre amore mio! -.
Mi sembrava di toccare il cielo con un dito. La mia felicità sembrava volermi esplodere dal cuore e affondai il viso nei suoi capelli. Non riuscivo a dirgli altro, ma sapevo che anche lui capiva cosa provavo. Ora era tutto più perfetto di quanto non fosse mai stato. Lui era l’unica persona a cui non avrei mai rinunciato. Sentivo che ero venuta al mondo solo per stare con lui, non per essere la Sfera dei Quattro Spiriti. Ero nata per essere la sua compagnia, ero nata per amarlo.
Rimanemmo davanti al fuoco fino al mattino, beandoci della felicità che avevamo atteso per tutta la vita.

 




Salve!
BUON ANNO A TUTTI!
Inauguriamo questo 2015 con una bella proposta di matrimonio per Samantha-chan! Magari esistessero ragazzi che fanno di queste proposte >.<
Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto e che il vostro nuovo anno sia meraviglioso!
A presto :*

 

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Capitolo 4
*** In pericolo ***


Il mattino dopo mi svegliai nella nostra camera da letto, stesa nel nostro futon. Inuyasha non c’era, ma il profumo che proveniva dalla cucina mi fece capire che mi stava preparando qualcosa per la colazione. Indugiai ancora un po’ nel letto, mentre mi rigiravo tra le mani la collana che mi aveva regalato. La felicità che provavo era davvero indescrivibile. Quando ero stata creata credevo che la mia vita sarebbe stata fatta solo di angoscia e costrizioni, invece la vita mi aveva riservato il regalo più bello che potessi desiderare,  Inuyasha. Lui era davvero meraviglioso ed ero sicura che fosse stato il destino a farci incontrare, in modo che potessimo completarci. Ormai non mi importava della sofferenza che avevo provato, ogni lacrima e ogni dolore mi avevano preparato per questa felicità che non mi sarei fatta portare via per nulla al mondo.
Inuyasha arrivò nella stanza, mi aveva portato il thè e la frutta, ormai sapeva benissimo i miei gusti. Dalla finestra entrava una luce tiepida che mi scaldava e rendeva l’atmosfera quasi magica.
Si infilò sotto le coperte con me, mentre mangiavamo. Nessuno dei due parlava, eravamo troppo contenti di bearci dell’allegria di quella mattina.
Fui io ad interrompere il silenzio mentre sorseggiavo del thè caldo. – Hai una data precisa in mente per sposarci? – gli chiesi.
- Non lo so, dipende da che tipo di cerimonia vuoi. Ora come ora ammetto di essere distrutto, non riuscirei ad organizzare in poco tempo una vera cerimonia – disse con un sorriso.
Lo capivo benissimo, per finire di costruire la casa in tempo doveva avere lavorato come un pazzo e si meritava un po’ di riposo.
Appoggiai il vassoio della colazione a terra e lo feci appoggiare con la testa sulle mie gambe e gli massaggiai le orecchie. – Facciamo una cosa, organizziamolo dopo la nascita dei bambini, così non rischio di andare all’altare con il pancione. Non sopporterei di rischiare di non riuscire a mettere il vestito – dissi scherzando.
Lui rispose annuendo, dato che continuava a bearsi della sensazione di quelle carezze, tanto che si addormentò sul mio grembo. Mi alzai piano e lo misi sotto le coperte.
Andai nel bagno per preparargli un bagno caldo. Si era ricordato che odiavo l’acqua gelida e aveva fatto in modo che potessimo avere l’acqua calda in casa. Riempii la vasca da bagno anche con dei sali, in modo che potesse rilassarsi completamente.
Tornai in camera e lo svegliai con un bacio sulla punta del naso. Aprì gli occhi ed erano lucidi per il sonno, ma mi sorrise comunque. – Spero di svegliarmi così tutte le mattine – mi sussurrò.
Gli sorrisi a mia volta. – Tra qualche mese ti sveglierai anche con il pianto di tuo figlio – dissi scherzando.
Lo condussi nel bagno e lo feci infilare nella vasca. Si appoggiò al bordo con la schiena e cominciai a massaggiargli le spalle.
Emise dei mugolii simili a fusa. – Se continui così mi vizi troppo – scherzò.
Gli baciai le orecchie. – Te lo meriti dopo lo splendido regalo che mi hai fatto -.
Si voltò e mi baciò con passione. – Ti farò sorprese più spesso allora -.
- Non ti ci abituare troppo però – risposi, schizzandolo con l’acqua.
Lui mi prese e mi buttò nella vasca con lui, facendomi bagnare anche tutti i vestiti.
- Sei impazzito?! – gridai. – Il resto dei miei vestiti sono ancora da Sango e Miroku, adesso come faccio? -.
- Non esattamente, ho già portato qui tutta la nostra roba – rispose, abbracciandosi a me.
Lo guardai seria. – Se nel portare qui la roba mi hai fatto sparire le gonne giuro che ti affogo -.
Cominciò a grattarsi la nuca guardando altrove. – Forse qualcuna è sparita durante il viaggio… -.
- Io ti uccido! – esclamai, cercando di mandarlo con la testa sott’acqua. – Sai quanto ci ho messo a cucirle?! -.
Cominciammo a giocare nell’acqua e alla fine mi spogliai anche io rimanendo abbracciata a lui nella vasca, mentre mi teneva appoggiata alla sua schiena e mi massaggiava la pancia. Il piccolo quella mattina era particolarmente tranquillo. Scalciava solo quando mi allontanavo o ero arrabbiata con Inuyasha, forse sentiva anche lui quello che provavo e reagiva alle mie emozioni.
- Mamma e papà hanno smesso di litigare, sei felice? – gli chiesi, mentre mi accoccolavo meglio contro il petto del mio compagnio.
Inuyasha si avvicinò al mio grembo. – La mamma è una testona vero? -.
Lo fulminai con lo sguardo. – E tuo padre le donne le capisce davvero poco -.
Sentimmo dei rumori provenire dalla finestra e quando alzammo lo sguardo per guardare chi era sbiancammo, anzi lui sbiancò, io diventai viola per l’imbarazzo.
Un demone lupo di nostra conoscenza ci era venuti a chiamare e probabilmente non sapendo che eravamo nella vasca si era sporto dalla finestra per chiamarci ed era rimasto pietrificato per l’imbarazzo.
Cacciai un urlo e mi infilai sott’acqua per non farmi vedere. Inuyasha prese la sua veste e mi coprì con la giacca rossa. Non volevo neanche uscire di casa tanto mi vergognavo. Koga si era ritirato dalla finestra e sentii bussare alla porta.
Inuyasha corse fuori come un matto gridando. – Io lo ammazzo! -.
Rimasi con la sua veste che mi copriva di poco sotto la coscia e corsi fuori con lui per impedirgli di ammazzarlo.
Quando aprì si lanciò su Koga. – Te li strappo quegli occhi! Farai meglio a dimenticare quello che hai visto lupastro! -.
- Non mi ha fatto per niente piacere vederlo! Se non ci fossi stato tu sarebbe stato un altro discorso! -.
- Ritira quello che hai detto idiota! -.
Mi buttai in mezzo per dividerli. – Voi due vi volete dare una cazzo di calmata?! -.
Sentii un forte calcio, così forte che mi venne da vomitare e dovetti uscire di corsa dallo steccato di casa per rimettere. Quel bambino era proprio il figlio di Inuyasha, avevano la stessa forza.
Inuyasha corse verso di me seguito da Koga. – Stai bene? Devo prenderti qualcosa? -.
Scossi la testa e cercai di tirarmi in piedi. – Sto abbastanza bene – mormorai.
Koga si avvicinò a me ancora rosso. – Mi dispiace, non era mia intenzione spiare -.
- Ti voglio a venti metri di distanza capito?! – sbraitò Inuyasha.
- A cuccia! -.
Sbattè con il viso per terra e io andai in bagno a sciaquarmi la bocca. Dopo qualche altro litigio finalmente potei far entrare Koga. Mi misi di nuovo i vestiti che Inuyasha aveva portato via da casa di Sango e andai in cucina e servii il thè che era rimasto a Koga.
Inuyasha stava dall’altro lato della stanza a gambe incrociate e le bracciai conserte ancora furioso.
Mi misi seduta di fronte a Koga, mentre cercavo di trattenere la nausea che mi aveva invasa. – Come mai sei venuto? – gli domandai, cercando di trattenere l’imbarazzo.
Anche lui continuava a fissare la tazzina ancora turbato. – Ecco, sono venuto ad annunciarti la data delle nozze – disse. – Sarà tra un mese esatto, verrai? -.
Sorrisi felice. – Ovviamente! Ti avevo promesso che sarei venuta e non vedo l’ora di conoscere questa Ayame! -.
Inuyasha blaterò qualcosa di scortese e io lo fulminai con lo sguardo rimettendolo a tacere.
Il demone mi sorrise contento. – Sono felice, se vuoi potrai portare anche i tuoi amici -, poi si voltò verso Inuyasha. – E solo per te farò venire anche il botolo ringhioso -.
- Tanto non l’avrei lasciata venire da te senza di me! Chissà che non ti venga qualche ripensamento! – sbottò.
Alzai gli occhi al cielo. – Sapete cosa potreste fare se mi volete bene davvero? Piantarla di litigare, potete farlo per me? – implorai cercando di fare lo sguardo da cucciolo bastonato.
I due abbassarono lo sguardo e balbettarono un “promesso” a mezza voce.
Sorrisi contenta. – Finalmete! – esclamai. – Posso offrirti qualcosa Koga? – gli chiesi sorridente.
- No grazie, sono corso qui per darti la notizia, adesso torno indietro. Ho tante cose da organizzare -, stava per uscire di casa, quando improvvisamente si bloccò e mi osservò meglio annusando l’aria. – Scusa la domanda impertinente Samantha, ma tu sei incinta? -.
Rimasi interdetta, ma poi annuii. – Sì, aspetto un bambino – risposi contenta.
Koga rimase perplesso. – Beh spero che ti somiglieranno, se prenderanno da te sarà sicuramente splendido! -.
- Ehi lupastro se non la smetti ti gonfio! – sbraitò il mezzodemone.
- Inuyasha! – lo rimproverai.
- Ha cominciato lui! -.
Koga mi salutò cordialmente e poi se ne andò, lasciando me ed Inuyasha di nuovo soli.
Andai a mettere via le tazze che avevamo lasciato in camera, ma quando tornai in cucina Inuyasha mi prese in braccio riportandomi in bagno. – Dobbiamo finire una cosa io e te! – scherzò.
Rimanemmo a giocare e coccolarci nell’acqua come due bambini, premurandoci questa volta di sprangare la finestra.

Il giorno prima eravamo rimasti per tutto il giorno in casa a coccolarci e goderci il nostro nido d’amore. Era stata una giornata perfetta. Ero felice come non lo ero mai stata e mi sembrava che le cose non sarebbero potute andare meglio di così per noi.
Quando tornai nella nostra camera cominciai a guardare la mia pancia allo specchio. C’era una piccola protuberanza e in quel momento desideravo tantissimo che si vedesse di più. Avevo sempre trovato le donne con il pancione dolcissime. Mi rassegnai, dovevo aspettare, in fondo era solo un mese che ero incinta.
Mi buttai sul letto e rimasi stesa lì, mentre Inuyasha era andato a pesca. Non avevo proprio voglia di fare nulla, ero stanchissima anche se in quei giorni non avevo quasi fatto nulla. In quel momento mi resi conto che sarei dovuta andare a cercare un kimono adatto per il matrimonio di Koga dato che ancora non ne avevo uno e non sarei riuscita a cucirlo in così poco tempo.
Mi costrinsi ad alzarmi e mi diressi da Sango. La trovai intenta a bere delle erbe per la nausea e me ne offrì un po’ anche a me. Nel frattempo le raccontai del matrimonio di Koga e che eravamo tutti invitati.
- Non mi sarei mai aspettata che Koga riuscisse a sposarsi, credevo che non avrebbe mai rinunciato a te – mi disse scherzando.
Alzai le spalle. – Mi sa che dovrà rassegnarsi, anche perché ormai Inuyasha mi ha fatto la proposta – risposi.
Sango era contenta quasi quanto me, anche lei aveva partecipato nell’organizzare tutto e non vedeva l’ora che mi sposassi. Non appena le dissi che volevo aspettare che il bambino fosse nato rimase delusa, fremeva già all’idea di organizzare tutto.
- Tanto adesso io devo cercare un kimono adatto per l’occasione, in un mese non riuscirò a cucirlo, sono ancora troppo imbranata – dissi.
Sango cominciò a riflettere. – In un villaggio poco lontano ci sono dei sarti che sanno cucire dei kimono stupendi! Potremmo andare lì! – esclamò.
Accettai subito l’idea. Saremmo state via solo due giorni e speravo che Inuyasha non facesse storie. Tanto sapevo che doveva accompagnare Miroku a fare alcuni esorcismi e quindi anche lui sarebbe dovuto partire e non avevo voglia di stare a casa da sola.
Andai a cercarlo al fiume e lo trovai insieme a Miroku a pescare.
Vidi che era già su di giri e sbiancai al pensiero di doverglielo chiedere, odiava che mi allontanassi senza di lui.
- Questi dannati pesci! Dove diavolo sono andati in vacanza?! Non siamo riusciti a prenderne neanche uno! – sbottò il mezzodemone, lanciando la canna da pesca in terra.
Miroku lo guardò divertito. – Non dovrebbe essere Samantha quella con gli sbalzi d’umore? -.
Arrivai proprio mentre diceva quella frase e lo fulminai con lo sguardo. – Non scherzarci troppo su queste cose, tra poco toccherà anche a Sango e ti consiglio di nascondere hiraikotsu -.
Il monaco sbiancò al solo pensiero e tornò a concentrarsi sulla pesca.
- Inuyasha – lo chiamai, mentre ancora si dannava con la canna da pesca. – Io e Sango voremmo andare a prendere un kimono – dissi.
Lui mi guardò perplesso. – Va bene che problema c’è? Ci vediamo per cena? – mi chiese.
Io abbassai lo sguardo e cominciai a dondolarmi sui piedi come un bambino che ha appena combinato un disastro. – Sì, tra due giorni a cena -.
Cominciò a ridere divertito. – No – rispose secco.
Io lo fulminai con lo sguardo. – Io non mi lascerò impedire di fare quello che voglio! Sono grande e vaccinata e posso fare quello che voglio! Punto e basta! -.
Inuyasha mi seguiva e continuava a parlare. – Samantha dai lo sai che mi preoccupo! E poi con il bambino, c’è pieno di demoni in giro! -.
- Oh guarda notizia dell’ultimo minuto, mi sto per sposare con un demone! – sbuffai.
Miroku ci osservava divertito. – Veramente mezzodemone per la precisione – commentò.
- Stai zitto! – gridammo Inuyasha ed io a tempo.
Tornai a guardare il mezzodemone. – Io faccio quello che voglio quando voglio, punto e basta! Ci vediamo tra due giorni! -, stavo per controbattere ma io fui più veloce. – A CUCCIA! -.
Cadde a terra sbattendo il viso. – Sam, ti prego mi preoccupo. Rimani qui tempo che torni e poi ti accompagno promesso -.
- Mi sembrava di averti detto a cuccia! – sbraitai. Mi avvicinai a lui tutta sorridente e mentre era ancora bloccato a terra lo baciai sulla fronte. – Ti amo tanto e ci vediamo tra due giorni -.
- SAM! -.

Neanche un’ora dopo io Sango, Shippo e Kirara eravamo in viaggio. Era da un sacco di tempo che non lasciavo il villaggio ed ero felice di andare in un posto nuovo. Mi godevo l’aria fresca e i colori autunnali del bosco sotto di me, era una giornata soleggiata e ogni cosa mi sembrava perfetta.
Anche Sango era sorridente e Shippo si abbracciava al pelo di Kirara ancora assonnato. A metà pomeriggio eravamo arrivate al villaggio e ci fiondammo dentro il negozio di cui Sango mi aveva parlato.
Non appena entrammo fui sommersa da una marea di colori e stoffe bellissime. A servirci c’era un signore anziano con una lunga barba bianca. Ci accolse con un grandissimo sorriso e cominciò a mostrarci tutti i kimono possibili, mentre Shippo e Kirara ci osservavano curiosi.
- Non so davvero cosa scegliere – commentai, mentre guardavo in giro.
Sango prese un kimono blu con dei ricami d’orati, sembrava quasi un cielo stellato. – Ti piace? – mi chiese.
Annuii. – Ti starebbe benissimo secondo me – risposi contenta.
Se lo provò e stava davvero benissimo, era stupenda. Lo comprò subito. Io continuavo a girare per il negozio seguita dal piccolo Shippo.
- Non capisco perché ci mettiate tanto – commentò. – Ne prendete uno e siete a posto -.
Sbuffai. – Sei ancora piccolo non capisci queste cose -.
- So solo che non vi accompagnerò mai più – rispose.
Da una parte lo capivo, era un cucciolo e credo che stare a guardare vestiti sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe voluto fare. Alla fine andò fuori a giocare con Kirara, almeno si sarebbe divertito sicuramente di più.
Anche Sango e il povero negoziante non sapevano più cosa dirmi. Io trovavo tutto troppo strano rispetto ai vestiti che ero abituata ad indossare e cominciavo veramente ad essere seccata.
Improvvisamente il volto del negoziante si illuminò. – Forse so cosa potrebbe piacerle signorina – mi disse.
Andò nel retro e lo sentii spostare un sacco di cose alla ricerca di quello che pensava sarebbe stato il vestito perfetto per me. Effettivamente ci azzeccò subito.
Mi portò un kimono nero con un ricamo rosso che disegnava un dragone su un lato. Sull’altro aveva uno spacco che arrivava fino a poco sopra il ginocchio. Appena lo vidi mi innamorai subito e decisi che sarebbe stato quello che avrei indossato.
Il negoziante sembrò sollevato, probabilmente non ne poteva più di vedermi girare senza prendere nulla. Ci ringraziò e ci fece anche un buon prezzo.
Uscimmo dal negozio contente e sollevate. Decidemmo di dormire nel bosco, in quel momento avere Miroku con noi ci avrebbe fatto comodo. Ormai era tarda sera e cucinammo del pesce allo spiedo.
- Mi ricorda i giorni in cui viaggiavamo sempre – disse Sango, mentre faceva girare gli spiedini.
Io mi gustavo il cibo, ero affamatissima e dovevo mangiare per due. – E’ vero, ammetto che mi manca un po’ di azione – dissi.
Shippo mi guardò stranito. – Credo che se Inuyasha ti sentisse darebbe di matto -.
- Fortuna che non è qui allora, e tu non dirai niente – dissi.
Sango sembrò d’accordo. – E non dirgli neanche quanto abbiamo speso, Miroku è un vero taccagno certe volte -.
Ci addormentammo scaldati dal fuoco. Io tenevo stretto Shippo e mi immaginavo che fosse il mio bambino appena nato. Sarebbe stato bellissimo poterlo vedere un giorno.
Ci fu un rumore diverso dagli altri che mi fece insospettire. C’era troppo silenzio in giro e anche Kirara sembrava essersene accorta, tanto che si trasformò svegliando Sango.
- Cosa succede Kirara? – chiese.
Sbucò un demone, un gigantesco millepiedi dal corpo  di donna che ci attaccò, lanciandosi verso di noi.
Acchiappai Shippo nel giro di due secondi e lo portai via prima che entrambi venissimo colpiti. Sango provò a lanciare hiraikotsu ma il demone si nascose sottoterra.
- Dov’è andato? – balbetto Shippo, mentre tremante si avvinghiava alla mia spalla.
Sbucò proprio sotto i nostri piedi. – Dammi la Sfera! – gridava.
Io rimasi paralizzata nel sentire quelle parole. – La Sfera non c’è più! – sbraitai, cercando di scappare per non essere colpita.
Commisi un grande errore voltandomi per proteggere Shippo. I denti del demone si conficcarono nella mia carne, ferendomi alla schiena e al ventre. Mi alzò da terra mentre mi teneva ancora tra le sue fauci e il pensiero volò subito al mio bambino. Fu solo un attimo. Il mio corpo prese a bruciare a tal punto che il demone prese fuoco e morì tra atroci urla di dolore.
Mi lasciò cadere a terra e non appena vidi tutto quel sangue cominciai a tremare. – Il mio bambino – sussurrai.
Sango corse in mio soccorso. – Samantha-chan dobbiamo tornare al villaggio per farti curare -.
Montammo in groppa a Kirara e tornammo al villaggio dove avevamo preso i kimono dato che era molto vicino.
Il medico del villaggio ci accolse subito in casa e cominciò a guardare la ferita.
- Sono incinta! – gridai subito disperata. – Il mio bambino, il mio bambino -.
I miei vestiti grondavano sangue e la ferita era davvero profonda. Ero terrorizzata e disperata e non la smettevo di piangere e tremare.
Il dottore era scioccato. – E’ stato un demone? – mi chiese.
Sango rispose per me a tutte le sue domande, io ero troppo sconvolta. Guardavo il mio ventre disperata e continuavo a pregare che il mio piccolo resistesse e che fosse forte. Non volevo neanche pensare di poterlo perdere.
Caddi in un sonno profondo popolato da incubi.

Il mattino dopo mi trovai bendata e con la ferita ormai pulita. Sango e Shippo dormivano ancora accanto a me.
Il medico si stava pulendo le mani dal sangue.
Cercai di alzarmi, ma lui mi fermò. – Non deve muoversi per almeno qualche giorno, il bambino non è ancora fuori pericolo -.
Mi crollò il mondo addosso. Rischiavo di perdere la cosa più importante della mia vita e scoppiai in un nuovo pianto. – La prego mi dica che è vivo -.
L’uomo sospirò. – Per ora è vivo, ma se non si riposa e sta ferma rischia di perderlo -.
Dopo quelle parole non mossi più un muscolo. Passai tutto il giorno immobile senza muovermi da quella posizione. Fissavo le assi di legno del soffitto e mi sembrava di impazzire. Non riuscivo neanche a parlare. Sango sarebbe voluta andare a chiamare Inuyasha, ma non sapeva dove si trovasse il villaggio in cui era andato con Miroku.
Il dottore mi passò un intruglio di erbe sulla ferita due volte quel giorno e dovette ridare dei punti perché si erano tolti.
Non volli prendere anestetici perché rischiavo di nuocere alla salute del mio bambino. Il dolore dell’ago nella carne era insopportabile e Sango mi fece mordere un lenzuolo arrotolato per aiutarmi a non gridare.
La notte non dormii, ero troppo preoccupata di potermi muovere e quindi di aprire i punti e perdere altro sangue. Continuavo a cercare segnali di movimento sul mio grembo, ma il bambino non si muoveva. Non sapevo più cosa fare.
Piansi in silenzio. – Ti prego piccino resisti, mi dispiace di non averti protetto scusami, io non volevo davvero. Scusami -.
Cominciai a pregare davvero per la prima volta in vita mia. Pregai che si salvasse, avrei dato un braccio o una gamba, l’importante era che lui continuasse a vivere e che non gli succedesse nulla.
Dopo due giorni il futon aveva preso la mia forma e io non avevo ne dormito ne mi ero mossa da quella posizione.
Il secondo giorno il dottore controllò la ferita e sembrò sollevato. – Si è rimarginata in meno tempo di quanto pensassi, è stata fortunata -, poi mi guardò con aria triste. – Però non dovrà compiere sforzi, il bambino è sopravvissuto dato che non ci sono perdite di sangue che indicano un aborto spontaneo -.
Non potevo senitre notizie migliori. Ormai non avevo più lacrime tanto avevo pianto in quei due giorni per la disperazione. Alzai gli occhi al cielo e ringraziai la buona stella che lo aveva protetto.
Sango mi prese la mano e la strinse, anche lei aveva il viso tirato per la preoccupazione. – Dormi un po’ Samantha-chan, appena ti sveglierai torneremo a casa -.
Finalmente potei dormire e sognai il mio bambino che mi sorrideva e mi diceva che mi voleva bene e io lo stringevo tra le mie braccia, promettendogli che nessuno gli avrebbe mai più fatto del male.

 

 

Rieccomi!
Ricominciano i guai per i nostri eroi! Saranno abbastanza forti per affrontarli?
Tutto nel prossimo episodio XD
Grazie mille a tutti quelli che leggono o recensiscono la mia storia!
Un bacione a tutti, a presto :*

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Capitolo 5
*** Per sempre ***


Sango non voleva che viaggiassi su Kirara, gli sbalzi del demone erano troppo forti e avrei potuto rischiare di riaprire i punti. Non sapevamo cosa fare, ma il destino ci venne incontro.
Mentre eravamo fuori sentii una voce che mi chiamava.
- Sorellona Samantha! -, era la voce di Rin che mi venivano incontro.
Voleva saltarmi in braccio ma fui costretta a fermarla. – Non posso mi dispiace, c’è stato un brutto incidente e il bambino potrebbe farsi male -.
- Che tipo di incidente? –, la voce glaciale di Sesshomaru ci raggiunse. Il suo sguardo imperturbabile riusciva sempre a mettermi un po’ in soggezione, ma gli raccontammo ugualmente la storia.
Ascoltò la storia molto attentamente. – E quell’imbecille di mio fratello dov’era? -.
- Non è stata colpa sua! – sbottai. – Sono io che sono voluta andare da sola, lui non c’entra nulla! -.
- Tzè, non avrebbe dovuto lasciarti andare e basta – rispose secco, poi si avvicinò a me. – Ti porterò io indietro, sono molto più delicato di quel felino nel viaggio, Sango sarà incaricata di riportare indietro Rin -.
Mi stupii della gentilezza di Sesshomaru, tanto che spalancai la bocca per l’incredulità.
Si voltò a guardarmi innervosito. – Non fare quella faccia, e cerca di non sporcarmi di sangue -.
Mi prese in braccio e partimmo.
Non mi piaceva stare così vicina a lui. Avevo quasi paura di quel demone così glaciale e silenzioso e non sapevo neanche cosa dirgli.
- Grazie – mormorai, mentre ci dirigevamo al villaggio.
Posò il sua sguardo su di me e mi guardò dall’alto in basso. – Non lo faccio per te o per quell’idiota di mio fratello, lo faccio solo per Rin. Sei una persona importante per lei e non voglio che soffra, ha già perso abbastanza cari in vita sua -.
Abbassai lo sguardo e cominciai a fissarmi le mani. – Quindi, tu non hai mai voluto provare a riconciliarti con Inuyasha? -.
Il suo sguardò diventò più gelido di quanto già non fosse. – Non sperarci neanche ragazzina, io non ho alcun interesse di avere rapporti con quel patetico mezzodemone che ho avuto la sfortuna di ritrovarmi come fratello -.
Questa volta fui io a fulminarlo con lo sguardo. – Sei davvero un’idiota! -.
Credo che nessuno si fosse mai permesso di trattarlo in quel modo e la cosa lo lasciò così sorpreso che gli feci addirittura cambiare espressione. Questa volta, però, non avrei sopportato oltre.
- Siete due testardi! – sbottai. – Condividete lo stesso padre e pensate veramente che lui avrebbe voluto questo? Se tutti e due ci tenete tanto ad onorare la sua memoria dovreste piantarla di litigare e basta! -.
- Stai zitta! –, il suo grido mi ammutolii e mi fece cominciare a battere il cuore in una maniera inimmaginabile, tanto che addirittura il bambino scalciò. – Tu non sai nulla di mio padre quindi non osare neanche nominarlo o giuro che per un attimo mi dimenticherò l’affetto di Rin per te e ti lascerò cadere! -.
Non proferii più parola, ero andata veramente oltre. Mi ero presa una confidenza che con lui non avevo e questo lo aveva reso furibondo. Dovevo smetterla di cercare di mettere pace tra loro, certe cose semplicemente non sarebbero mai potute cambiare. Rimasi in silenzio per tutto il viaggio e Sesshomaru velocizzò il passo. Probabilmente non vedeva l’ora di mollarmi al villaggio. In due secondi avevo distrutto quel briciolo di “rapporto” che si era creato tra noi due.
Mi mollò poco prima del villaggio, non mi accompagnò neanche a casa e non mi salutò. Probabilmente stava tornando da Rin per salutarla, ma allo stesso tempo non vedeva l’ora di sbarazzarsi della mia compagnia.
Idugiai per qualche secondo davanti alla soglia di casa. Sapevo che Inuyasha era dentro e quando avrebbe scoperto cosa era successo sarebbe andato su tutte le furie e questa volta anche con ragione.
Presi un profondo respiro, ma ancora prima di poter aprire lui era già davanti a me.
- Odori di sangue, cosa è successo? – esclamò con gli occhi disperati.
Abbassai lo sguardo e fissai il pavimento, ma lui non attese neanche una mia risposta. Scostò la mia maglia e trovò le bende ancora macchiate di sangue. A nulla servii provare a dargli delle spiegazioni, la sua rabbia si riversò come un fiume in piena.
- Sei un’incosciente! – cominciò. – Sei andata e hai fatto di testa tua e guarda cosa è successo?! Potevi morire, anzi potevate morire tutti e due! Cos’è per te la vita del bambino non conta nulla?! Vuoi sbarazzartene? -.
Non riuscii a pensare al gesto che avevo compiuto, alzai solo la mano e gli tirai uno schiaffo. Quella frase era stata davvero troppo dura e crudele. Come poteva pensare una cosa del genere di me.
Lui rimase immobile a fissarmi ad occhi sgranati, mentre io lo guardavo con rabbia. Non volevo neanche entrare in casa, ma sapevo che non potevo fare troppi sforzi. Gli lanciai uno sguardo sprezzante e lo spinsi via dall’uscio della porta. Mi chiusi in camera e mi stesi sul futon a piangere come una fontana.
Cosa gli era saltato in mente? Capivo la frustrazione e la rabbia per non avergli dato retta, ma quello che aveva detto mi aveva ferita nel profondo. Mi sembrava che la felicità di prima fosse svanita ed era rimasto solo il dolore.
Sapevo che si sarebbe arrabbiato, ma speravo anche che avrebbe capito come mi ero sentita in quei giorni e il terrore che avevo provato. Mi ero sentita sola e lui non era vicino a me, avevo affrontato tutto nella più completa solitudine.
Cominciai ad accarezzarmi la pancia mentre continuavo a singhiozzare. – Non ascoltare quello che ha detto il tuo papà, io non vorrei mai sbarazzarmi di te, sei la cosa più bella che ho e non permetterò più che ti accada qualcosa lo giuro, nessuno si avvicinerà più a te, nessuno! -, con quel nessuno mi sembrava di includere anche Inuyasha. Facendomi innervosire in quel modo rischiava di peggiorare la mia situazione e io non lo volevo. Decisi che per il suo bene avrei represso quello che provavo e avrei cercato di essere calma.
Uscii dalla stanza solo per mangiare e trovai Inuyasha seduto in cucina che fissava il tavolo. Alzò lo sguardo e provò a dire qualcosa, ma io me ne andai subito dopo aver preso qualche cosa dalla dispensa. Ero ancora furiosa.
Mangiai da sola e per un giorno non uscii da quella stanza. Non volevo vedere nessuno e mi cambiavo le bende e mi mettevo gli unguenti da sola. Inuyasha provava a bussare per entrare, ma io lo mandavo via. Per due notti dormii da sola e lui sui cuscini della cucina.
Una sera ero seduta con la schiena appoggiata al muro e guardavo il cielo stellato fuori dalla finestra e pensavo a quello che era successo. Sapevo bene che le sue parole erano dettate solo dalla rabbia e dalla preoccupazione, ma mi avevano comunque ferita nel profondo.
Cominciai ad accarezzarmi il ventre e canticchiai la mia canzone preferita al bambino.
Inuyasha entrò senza bussare e si inginocchiò davanti a me e fu una delle poche volte che lo vidi con le lacrime agli occhi. Ora che lo vedevo così vicino era veramente distrutto. Sembrava che non dormisse da giorni e mi prese il viso tra le mani con disperazione.
- Perdonami – mormorò, mentre cercava di trattenere le lacrime. – Non mi rendevo conto di quello che dicevo. Eri sparita, non sapevo dove venirti a cercare e ne tu ne Sango tornavate. Ero sull’orlo della pazzia e quando ho sentito l’odore di sangue mi è sembrato di morire. Ti prego non allontanarti da me e non solo in senso fisico. Non tenermi a distanza, io voglio solo essere l’uomo che tu desideri -.
Non sapevo cosa dire, ero senza parole. Mi sembrava impossibile riuscire a perdonarlo, ma sapevo anche che le sue scuse erano sincere e che non pensava davvero le cose che mi aveva detto.
Voltai lo sguardo e fissai la parete di fianco a me. – Mi hai ferita veramente con le tue parole, come potevi pensare una cosa del genere? -.
Sentii le sue lacrime bagnarmi le mani e mi voltai a guardarlo, teneva il volto basso e i capelli gli coprivano il viso, ma le lacrime scendevano copiose.
Mi si strinse il cuore a vederlo così, ma le sue parole mi risuonavano in mente e continuavano a ferirmi lo stesso.
- Io non so come farmi perdonare – mormorò. – Non penso assolutamente quello che ho detto lo giuro. Samantha, tu e il bambino siete la cosa più importante della mia vita e non sai quanto avrei voluto proteggerti o starti vicino. Senza di voi nulla avrebbe senso e non voglio perdervi. Dovrei fare in modo che nessuno ti faccia del male e sono stato il primo a ferirti. Se vuoi me ne andrò e non mi vedrai più. Dopo quello che ho fatto lo capirei -.
Improvvisamente mi immaginai la mia vita senza di lui. Non era assolutamente quello che volevo. In quella storia avevamo sbagliato in due. Entrambi avevamo detto o fatto cose avvenantate senza pensarci e avevamo rischiato di perderci per degli stupidi sbagli.
Ora ero pronta a perdonarlo perché sapevo che era pentito ed ero davvero convinta che lui non pensasse quelle cose.
Lo costrinsi a guardarmi negli occhi. – Senza di me tu non vai da nessuna parte, sei una parte di me e io una parte di te, non andrò mai via -.
Mi baciò quasi con disperazione e io lo strinsi a me nello stesso modo. – Ho avuto tanta paura Inuyasha, credevo di perderlo, mi sembrava di impazzire non ce la facevo più – bisbigliai tra le lacrime.
Lui fece affondare il mio viso nel suo collo senza lasciarmi andare. – Mi dispiace di non essere stato lì a farti forza, l’importante e che stiate bene entrambi. Ora nessuno vi farà più del male, dovranno passare sul mio cadavere prima di avvicinarsi a voi -.
Mi sentivo completa quando ero vicina a lui e gli perdonai definitivamente quello che aveva detto, anche perché ero fermamente convinta che lui non lo pensasse.
Mi prese in braccio e mi portò con lui nel nostro letto, tenendomi tra le braccia e accarezzandomi i capelli.
- Cosa stavi cantando prima che entrassi? – mi domandò, mentre teneva il viso appoggiato alla mia pancia.
Io gli accarezzavo le orecchie e lo guardavo finalmente di nuovo col sorriso. – La mia canzone preferita dell’epoca in cui mi trovavo – risposi. – Speravo che fosse una bella ninna-nanna per il  bambino -.
Mi guardò con aria dolce e da cucciolo. – Ti va di cantarmela? -.
Annuii.
Lui chiuse gli occhi e si accoccolò meglio alla mia pancia mentre mi baciava il ventre e leccava la ferita per farla rimarginare meglio.
- Allegramente cadiamo oltre il limtie, cadrei ovunque se sono con te. Oscillando sotto la piaggia conticchio questa melodia.
Per sempre è un tempo lunghissimo, ma non ci penserò se lo passerò al tuo fianco. Con attenzione abbiamo scelto il nostro destino. Tu sei arrivato e hai preso questo cuore e lo hai liberato. Ogni parola che scrivi o canti è cosi calorosa per me.
Per sempre è un tempo lunghissimo, ma non ci penserò se lo passerò al tuo fianco, io non ho più paura, non ho paura. Tu mi conosci così bene e mi pizzichi leggermente e mi sembra di non riuscire a respirare. Dimmi che ogni giorno mi sveglierò con questo sorriso e non mi importerà, no non mi importerà
-.
Più cantavo più mi rendevo conto di quanto queste parole ci rispecchiassero. Ci era voluto così poco per farmi tornare felice e questa era la dimostrazione che insieme saremmo riusciti ad affrontare qualsiasi cosa. Eravamo la roccia l’uno dell’altra e solo da soli eravamo deboli, insieme nessuno sarebbe riuscito ad abbatterci.
Si addormentò cullato dalla mia voce e io mi addormentai scaldata dal suo respiro.

Il mattino dopo fui svegliata da Inuyasha che mi chiamava. – Devi cambiarti la benda – mi sussurrò, aiutandomi a mettermi seduta.
Le ferite si rimarginavano in fretta grazie alla mia natura, ma lui era così preoccupato che si era svegliato prestissimo per andare a prendere le erbe che mi avrebbero aiutata.
Mi levò con delicatezza la benda e mi spalmò la crema sul ventre e sulla schiena facendo molta attenzione.
Non appena finì corse in cucina a prepararmi da mangiare.
- Potevo alzarmi, non c’era bisogno di fare tutto questo – dissi, mentre mangiavo della frutta secca.
Mi guardò allibito. – Tu ora non ti muovi da qui – sentenziò. – Questa volta mi darai retta, non voglio assolutamente che tu faccia sforzi. Qualsiasi cosa ti serva la prenderò io, tu non devi pensare assolutamente a nulla, voglio che tu possa riposarti per tutto il tempo necessario -, provai a contrabattere ma lui non volle sentire nulla. – Adesso aspettiamo che le erbe si asciughino e poi ti preparo un bel bagno caldo -.
Si alzò e andò a prepararmi il bagno mentre io finivo di fare colazione. Era noioso stare per tutto quel tempo da sola a fissare il soffito, così presi ago e filo e cominciai a cucire qualcosa. All’inzio non sapevo cosa, poi senza rendermene conto avevo cominciato a cucire un piccolo vestito per il nostro bambino.
Inuyasha tornò indietro e mi portò a fare il bagno. Era così preoccupato che a malapena mi sfiorava, faceva tutto con una tale delicatezza che sembrava fossi diventata di porcellana.
Mi voltai e lo baciai, cercando di tirarlo nella vasca con me, ma lui mi fermò. – Fino a quando non nascerà il bambino e sarete fuori pericolo devi stare completamente a riposo -.
Sbuffai, ma sapevo che lo faceva per me. – Va bene, però un bacio me lo dai lo stesso? -.
Sorrise. – Quanti ne vuoi -.
Mi riportò a letto e mi fece poi stendere di nuovo, dicendomi che avrebbe chiamato Sango per farmi un po’ di compagnia mentre lui andava ad aiutare i contadini e poi avrebbe accompagnato Miroku a fare un altro esorcismo.
La ragazza arrivò da me ancora prima che Inuyasha se ne fosse andato, non voleva che rimanessi sola neanche per un secondo, tanto che la poveretta fu costretta a trasferirsi da noi, ma a lei non sembrò dispiacere per niente, neanche a lei faceva piacere rimanere sola mentre Miroku andava via per lavoro.
Non appena sentii la porta chiudersi mi buttai fuori dal letto e andai in cucina a preparare qualcosa con Sango che mi correva dietro.
- Samantha-chan, Inuyasha mi ha detto di non farti alzare! – esclamò.
Io la guardai sorridente. – Ormai la ferita è del tutto guarita e muovermi per farci qualcosa da mangiare non potrà farmi male, anzi credo che il piccolo sarà felice di mettere qualcosa sotto i denti che non sia cucinato da suo padre – risposi. – Inuyasha ha tante buone qualità, ma cucinare non è una di queste -.
Sango mi aiutò a preparare il riso con il pesce. Mi disse che Shippo era andato via per sostenere l’esame per diventare un demone maggiore. In quel periodo anche lui era spesso via e rimanevamo al villaggio solo Sango, Rin ed io. La ragazzina, però, rimaneva sempre ad aiutare la divina Kaede che essendo così anziana aveva spesso bisogno di aiuto.
Mentre pulivamo il pesce e lo tagliavamo Sango si voltò verso di me preoccupata. – C’è un pensiero che mi tormenta però – disse. – Perché il demone ti ha detto di consegnarli la Sfera? -.
Mi bloccai con il coltello in mano a fissare gli occhi vacui del pesce che stavo pulendo e probabilmente avevamo fatto la stessa faccia. Mi ridestai cercando di riprendermi, ricordandomi le parole di Totosai, la Sfera non poteva assolutamente tornare.
Mi voltai verso di lei sicura. – Sicuramente si riferiva alla mia natura di spirito, è ovvio che emani la stessa aura della Sfera, soprattutto ora che aspetto un bambino. Totosai ha detto che stava reagendo a questa nuova situazione e quindi mi sono tornati i poteri -.
Diedi quella spiegazione più a me stessa che a Sango. Era impossibile che fosse tornata. Me ne sarei accorta in qualche modo, io ero libera. Non volevo neanche pensarci. In quel momento avrei voluto che Izuko fosse ancora viva, lei sicuramente avrebbe potuto darmi qualche risposta.
Mi rassicurai, ne avrei sentito la presenza se fosse tornata e non provavo alcuna strana sensazione. Solo altra nausea. Mi sentii male a tal punto da dover correre in bagno.
Sango per fortuna si era premunita di erbe da mettere nell’acqua calda per far passare il mal di stomaco. Ci mettemo a sedere mentre il pesce finiva di cuocere.
Mangiammo e poi, prese da una strana frenesia, cominciammo a guardarci la pancia allo specchio per vedere chi ne aveva di più.
- Che bello la tua si vede già un po’ Samantha-chan – mi disse Sango osservandomi.
Sorrisi contenta. – C’è da dire che la mia gravidanza durerà anche meno, anche tu sei al primo mese se non sbaglio -.
Lei annuii. – Sì, nove mesi mi sembrano eterni. Vorrei già averlo qui e vederlo, chissà da chi prenderà -, mentre parlava continuava a guardarsi e accarezzarsi il ventre.
- Se prenderà la tua forza sarà sicuramente un bambino fantastico, e se avrà il senso degli affari di Miroku credo che vivrà nel lusso – scherzai.
- Speriamo che non prenda anche la stessa propensione a correre dietro alle ragazze -.
Scoppiammo a ridere, cominciando a ricordare tutte le volte che avevamo ripreso Miroku prima che si sposasse. Era spassoso ripensare a tutti quei momenti.
- Ti ricordi quando ha usato Shippo mentre ero in università per attirare le ragazze? – dissi.
Lei cominciò a ridere. – Sì, quella è stata una delle sue trovate più geniali! -.
- E la faccia di Inuyasha? Era impagabile! – aggiunsi.
Sango cominciò a ridere di gusto. – Mi ricordo quando lo hai lasciato fuori a prendere la pioggia; non te lo avevamo detto, ma aveva cominciato a gridarci contro di farlo entrare e la sua espressione era fantastica! Credo di non essermi mai divertita tanto! -.
- E Shippo che mi aveva rotto il microonde? -.
- Credevo che lo avresti ucciso! -.
Parlammo fino a notte tarda di tutto quello che era accaduto, fino ad addormentarci sul tavolo della cucina davanti alla tazza di thè ancora calda.

Il giorno dopo fummo svegliate da Inuyasha e Miroku. Avevamo parlato praticamente fino all’alba e avevamo dormito fino all’ora di pranzo.
Lo sguardo di Inuyasha era particolarmente contrariato. – Non mi darai mai retta vero? -.
Misi su una faccia da schiaffi e lo abbracciai. – Bentornato! -.
Miroku rise. – Le donne, sanno sempre cambiare argomento -.
Improvvisamente Sango ed io fummo colte dalla stessa nausea, ma lei raggiunse il bagno prima di me chiudendosi dentro.
- Dannazione fino a prova contraria è casa mia! – cominciai a gridare.
Sentii provenire solo dei mugolii in risposta, così corsi fuori alla velocità della luce, seguita dai rimproveri di Inuyasha. – Ti avevo detto di stare a letto! -.
Vomitai nuovamente in giardino e non ammettevo che nessuno assistesse a quella scena. Rimandai Inuyasha dentro.
- Non capisco perché faccia tutte queste storie, non mi da fastidio starle vicino – commentò il mezzodemone.
Il monaco alzò le spalle. – A te va già meglio, a me tra poco volano in testa i mobili -.
Inuyasha lo guardò perplesso. – Solo perché vuole stare da sola in bagno? -.
Miroku cominciò a ridere. – No Inuyasha, quando provo…insomma sai anche tu di cosa sto parlando! -.
Sango arrivò in quel momento fulminandolo. – Miiiirokuuu! – sbottò. – Parla ancora della nostra vita privata e ti faccio ingoiare la lingua! -.
- ANDATE A LITIGARE DENTRO! – sbraitai.
Quando mi fui sciaquata la bocca tornai in casa e mi misi a sedere, ancora non avevamo fame e sia io che Sango guardammo gli altri due mangiare.
- Abbiamo guadagnato due sacchi di riso, uno a testa – disse Miroku fiero.
Inuyasha lo guardò storto. – Hai chiesto fin troppo, abbiamo praticamente scacciato un insetto invece di un demone -.
- Tanto sai anche tu che ci fanno comodo – aggiunsi. – Se il bambino avrà il tuo stomaco credo che non ci basterà tutto il riso del Giappone -.
Sango era particolarmente silenziosa e squadrava male Miroku, ancora non le era andata giù la storia che lui parlasse così apertamente della loro vita privata.
Il monaco provò ad avvicinarsi, ma lei lo fulminò. – Te lo spezzo quel braccio -.
Il poveretto sbiancò e si tenne per tutto il pranzo ad una lunga distanza da Sango. Li accompagnai sull’uscio della porta e fui sollevata nel vederli tornare indietro per mano. Come coppie eravamo molto simili.
- Ehm ehm -, sentii Inuyasha dietro di me e mi voltai mentre chiudevo la porta. – Tu non dovresti essere a letto? -.
Mi avvicinai in modo ammiccante. – Mi ci porti tu? -.
Adoravo quando diventava così rosso, sembrava proprio un cucciolo. – Perché invece non mi fai vedere il kimono che ti sei presa? -.
- Certo! -.
Andammo in camera e mi cambiai davanti a lui che, nonostante ormai mi avesse vista una marea di volte, continuava a tenere lo sguardo puntato a terra.
- Finalmente avrai un vestito che non ti scopra tropp…SAM! -, non appena me l’ero infilata la prima cosa che aveva visto ero lo spacco laterale e la parte della schiena che era scoperta.
Alzai gli occhi al cielo. – Ti prego! Non fare così! – lo supplicai.
Cominciò a muovere le orecchie nervoso. – Levatelo -.
- No! -.
- Ho detto levatelo! -.
- Ho detto di no! -.
- Bene te lo levo io! -.
Cominciai a correre per casa inseguita da lui. – Sbaglio o ti avevano detto di stare a letto, demente! Vieni qui! -.
- Non prendo ordini! – sbuffai, mentre mi nascondevo in bagno.
Lo sentii bussare. – Per favore amore mio, potresti scegliere un altro vestito che ti copra un po’ di più e poi potresti gentilmente infilarti a letto così sarò tranquillo? -.
Sorrisi tra me e me. – No grazie -.
- SAMANTHA! -.
- A CUCCIA! -.
Dopo parecchio tempo uscii dal bagno e lo guardai, mentre era ancora steso a terra.
- Accetterò il fatto di stare a riposo e di non fare più la testarda se tu la pianterai di lamentarti dei vestiti, andata? – chiesi, allungandogli la mano.
Lui mi osservò spazientito. – Questo è un ricatto – borbottò.
Sorrisi malignamente. – Forse, accetti? -.
Allungò la mano e la strinse. – Va bene…ma adesso te lo levi! -.
Lo trascinai in camera con me e poi lo guardai negli occhi in modo sognante. – Hai detto che me lo avresti levato tu – sussurrai.
Ormai era quasi sera ed era notte di luna nuova e assistetti alla sua trasformazione in essere umano. Solo la prima volta che avevamo fatto l’amore lui era umano e non so perché la cosa mi mandò su di giri. Era da un po’ che i miei ormoni da donna incinta mi facevano impazzire, tanto che dormirgli accanto mi faceva sognare cose impronunciabili.
Lui diventò tutto rosso. – Sam dai…hai detto tu che era meglio per il bambino – mormorò, mentre io continuavo a baciargli il collo.
Lo guardai con aria supplichevole. – Amore qualche coccola, per favore -.
Sentivo che continuava a muoversi nervosamente, mentre io gli facevo appoggiare le mani sui bottoni che tenevano il kimono ancora sul mio corpo.
- Mi hai promesso che saresti stata a riposo – disse alla fine secco, accarezzandomi il viso.
Di nuovo quei dannati sbalzi d’uomore, così cominciai a piangere e mi buttai a letto. Prima mi levai il kimono da sola e mi infilai il piagiama. Dormii dall’altro lato del letto, tenendomi lontana da lui.
Inuyasha si avvicinò e mi spostò i capelli dal viso. – Amore non piangere – sussurrò. – Non immagini neanche quanto io ti voglia! Non vedo l’ora di poterti riavere ancora e ancora, ti desidero più di quanto tu possa pensare -.
Continuai comunque a piangere senza fermarmi e lui capì che era tutto dovuto agli ormoni senza che avessi bisogno di spiegarglielo. Mi prese tra le sue braccia e mi baciò dietro il collo, proprio dove aveva impresso il simbolo del suo amore.
Di nuovo mi salii una voglia tremeda di averlo, così mi buttai praticamente su di lui cominciando a baciarlo.
Mi guardò esterrefatto. – Sam, ti prego! Non resisto quasi più – ansimò.
- Nemmeno io -.
Neanche lui riuscì più a controllarsi e passammo il resto della notte a stuzzicarci senza però fare l’amore per non nuocere al piccolo. Scoprimmo che potevamo raggiungere il piacere in molti altri modi e il mattino ci accolse sudati e sfiniti.
Mi accoccolai al suo petto nudo e lo baciai. – Adesso giuro che faccio la brava e mi risposo -.
Lui si ritrasformò in un mezzodemone e sorrise. – Sarà meglio – disse serio. – Adesso dormi, io vado a prepararti da mangiare -.
- No dai rimani qui perfavore, ho voglia di dormire abbracciati – sussurrai.
Non se lo fece ripetere due volte, mi strinse e si addormentò appoggiato alla mia nuca.

 

Eccoci!
Inuyasha certe volte è un po’ insensibile non credete? Quanta pazienza u.u
La cazone si chiama "I wouldn't mind", in inglese è molto più bella XD ve la consiglio è davvero bellissima *.*
Comunque tra poco ricominceranno i guai e le sorprese per i nostri eroi, continuate a seguirmi e ringrazio tutti quelli che mi recensiscono (come sempre XD)
A presto :*

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Capitolo 6
*** Due ***


Passò un mese. Praticamente potevo solo muovermi dal letto alla cucina o dal letto allo studio dove preparavo gli impacchi medicinali con la divina Kaede. Ogni volta che doveva andare via Inuyasha mandava o Sango o Rin a tenermi compagnia. Io continuavo a ripetergli che anche Sango aveva bisogno di riposo dato che aspettava anche lei un figlio, ma neanche la ragazza aveva voglia di stare a casa da sola e quindi veniva con piacere.
Quando c’era lei passavamo le giornate rilassandoci e godendoci gli ultimi raggi caldi del sole, dato che l’inverno era ormai alle porte. Con Rin, invece, giocavo tutto il giorno e oppure mi aiutava a cucire i vestiti per i bambini. Mi dispiaceva non avere più la vita frenetica di prima, ma nel frattempo la mia pancia era aumentata e questo mi rendeva molto fiera.
Quel giorno sia Sango che Rin erano da me, dato che quella sera ci sarebbe stato il matrimonio di Koga e Ayame.
Rin continuava ad aiutare Sango ad aggiustarsi il vestito, dato che cominciava a mettere su qualche chilo e dato che il kimono era molto aderente faceva fatica a metterlo. Io ancora non me lo ero provata, rimandavo la cosa al più tardi possibile.
Mentre Sango si osservava soddisfatta allo specchio e poi tornò in camera a cambiarsi.
Rin mi guardava la pancia ormai molto gonfia tutta contenta. – Sorellona Samantha pesa tanto portarla in giro? – mi domandò.
- No per niente, forse a fine gravidanza comincerà a darmi dei problemi – risposi, mentre le pettinavo i lunghi capelli corvini.
Sango tornò da noi. – Partorirai più o meno a Gennaio, giusto? – mi domandò Sango.
Io annuii. – Sì…è un peccato, non potranno festeggiare il Natale -.
Le due mi guardarono perplesse. – Cos’è il Natale? -.
Ora era veramente dura spiegargli cosa fosse. – Ecco…è una festa dove arriva lo spirito di un signore col vestito rosso e la barba bianca lunga e porta tanti doni a tutti i bambini buoni -, raccontavo la storia senza dire che era tutta finzione solo per fare contenta Rin, che mi guardava tutta emozionata.
- Davvero? – esclamò estasiata.
Sango, invece, era precchio perplessa. – E perché lo farebbe? -.
- Ehm…perché è un uomo molto buono e gli piace vedere i bambini contenti – risposi.
Sango diventò ancora più dubbiosa. – Ma perché non li porta anche agli adulti? -.
Era tremendo di cercare di rispondere a tutte quelle domande, ma venni salvata da qualcuno che bussava alla porta.
Mi defilai subito per andare ad aprire e davanti a me trovai Sesshomaru. Era dal giorno in cui mi aveva riportata a casa che non ci vedevamo.
Il suo sguardò finì subito sul mio ventre ormai molto gonfio. – Allora il coso si è salvato -.
Era diventato ancora più cattivo e freddo nei miei confronti dopo la litigata, ma mio figlio non lo doveva neanche nominare. Ero così arrabbiata che il mio corpo cominciò di nuovo a bruciare. – Prenditela con me, ma non ti azzardare a parlare di mio figlio – sibilai a pochi centimetri dal suo viso.
La sua espressione rimase imperturbabile. – Calmati – disse serio. – Non ho intenzione di fargli del male e neanche a te, anzi colgo l’occasione perché devo parlarti -.
Rimasi esterrefatta e il fuoco che mi avvolgeva si spense immediatamente. – Entra pure – dissi, scostandomi per farlo passare.
Rin gli corse incontro tutta felice. – Signor Sesshomaru! Pensavo venisse tra qualche giorno! – esclamò felice.
Solo con lei il suo sguardo prendeva una piega quasi dolce, ma forse neanche se ne accorgeva. – Rin, vai con la sterminatrice a prendere le tue cose, devo parlare con Samantha -.
La piccola rimase delusa. – Ma c’era il matrimonio di Koga, speravo di poterci andare -.
- Ne parliamo dopo Rin, adesso vai – tagliò corto il demone.
La piccola non provò neanche a discutere, prese Sango per mano e se ne andò.
Io rimasi sulla soglia di casa, come se volessi essere pronta per scappare, non avevo mai avuto così paura di quel demone.
Sesshomaru cominciò a girare per casa e a tastare le assi portanti. – Si è dato un bel da fare, ha fatto quasi un ottimo lavoro – commentò.
- Facciamola breve, perché avevi bisogno di parlarmi? – domandai.
Si mise seduto al tavolo e mi guardò. – Una brava donna di casa non serve qualcosa agli ospiti? -.
- Non sono una delle tue serve – risposi secca. – Hai bisogno di qualcosa? -.
Lui sospirò e si versò da solo in una tazza il thè che era già sul tavolo. – Sono venuto qui per vedere se stavi bene. Non voglio dire che mi dispiaccia, ma non è stato…carino lasciarti così lontano nelle tue condizioni -.
Rimasi a bocca aperta. Quelle erano forse delle scuse? Ero forse impazzita?
Continuai a fissarlo senza riuscire a spiccicare neanche mezza parola.
- Non guardarmi così – disse quasi con rabbia. – Credevo che anche tu avessi notato che non sono il mostro che tutti credono -.
Effettivamente aveva ragione, in tutto quel tempo ero stata l’unica a dargli fiducia e a trattarlo quasi con affetto. Solo Rin ed io lo avevamo fatto, gli altri erano sempre diffidenti nei suoi confronti.
Mi misi seduta davanti a lui. – Quindi…sei venuto qui per scusarti? -.
- Io non mi scuso! -, il suo tono di voce si era alzato. – Non voglio che il mio comportamento possa cambiare il tuo nei confronti di Rin -.
Lo guardai esterrefatta.  – Non sei l’unico a volerle bene, non smetterei di prendermi cura di lei solo per causa di quello che è successo! -.
Lui sembrava soddisfatto e si alzò. – Benissimo, allora posso anche andare -.
Stava per uscire, ma io lo fermai. – Inuyasha ed io ci sposeremo, a Rin farebbe piacere partecipare…per quanto mi riguarda sei il benvenuto -.
Sembrava stupito dal mio comportamento, ma continuò a guardarmi in modo freddo. – Lei può anche partecipare, ma non sperare che formeremo una grande famiglia felice – disse sprezzante, ma prima di uscire si fermò e tornò a guardarmi. – Ad ogni
modo…quando nascerà mio nipote mi farebbe piacere vederlo -.
Rimasi ancora una volta impietrita. Quando Sesshomaru aveva quegli atteggiamenti somigliava davvero a suo fratello, credeo che quello fosse il lato del carattere che entrambi avevano erditato dal padre.
Provai a sorridergli. – Solo se ti farai chiamare zio -.
Sembrò quasi divertito da quella mia battuta. – Ciao Samantha -, come era arrivato sparì e io tornai a prepararmi.

Mi stavo provando a sistemare il kimono per il matrimonio di Koga, ma la mia pancia in crescita mi impediva di chiuderlo bene e cominciai quasi a piangere, tanto che le mie lamentele attirarono Inuyasha dentro la stanza.
- Che succede? – mi chiese.
Io mi voltai verso di lui disperata. – Non si chiude bene sulla schiena – cominciai a piagnucolare. – Sono diventata grassa! Come farò? -.
Lui sorrise e mi portò fin dalla divina Kaede, che mi aiutò a sistemare il vestito in maniera impeccabile. Sistemò un fiocco che nascondeva il punto dove il kimono rimaneva aperto e diventò ancora più bello di prima. Mi finii di preparare da lei, dove mi misi del carboncino nero sull’occhio in modo che sembrasse matita per gli occhi e il rossetto rosso sulle labbra. Acconciai i capelli con due bacchette. Sembravo davvero una donna di quel secolo in quel momento. Inuyasha era fuori che mi aspettava e appena mi vide il suo voltò si allargò in un grandissimo sorriso.
- Sei meravigliosa – mi sussurrò, accarezzandomi il viso.
Io abbassai lo sguardo. – Non sembro grassa vero? –
Lui cominciò a ridere. – Assolutamente no! Sei un incanto, sono quasi geloso di portarti al matrimonio, ruberai la scena alla sposa -.
Gli sorrisi, menomale che c’era lui a consolarmi, se no avrei finito per cominciare a strappare il vestito e non sarei neanche andata quel giorno.
Il luogo non era molto lontano, così io e gli altri andammo a piedi fino al luogo dell’incontro.
Ginta e Hakkaku ci accolsero per scortarci, Koga a quanto pare non voleva che mi succedesse qualcosa durante il viaggio, nonostante tutto era rimasto premuroso nei miei confronti.
- Tzè, come se io non fossi capace di proteggerti in caso di pericolo – commentò Inuyasha.
Effettivamente quei due non erano un granchè come guardie del corpo, però apprezzai molto il suo gesto.
- Sorella Samantha – disse Ginta con un sorriso. – Allora è vero, aspettate un bambino -.
Hakkaku si avvicinò alla mia pancia. -  Posso sentire se scalcia? -.
- Prova ad avvicinarti e ti faccio a fette! – sbottò Inuyasha, parandosi davanti a me.
I due poveretti sbiancarono e cominciarono a treamare.
Appoggiai una mano sulla sua spalla guardandolo con rimprovero. – Inuyasha, non essere così aggressivo! Certo che puoi, anzi ha cominciato ad agitarsi proprio in questo momento -.
I due si fiondarono a sentire il piccolo che scalciava, mentre il mio compagno rimaneva dietro la mia schiena ringhiando. Era diventato molto possessivo e non sopportava la presenza di nessuno vicino a me, tanto che convincerlo ad andare al matrimonio era diventata una vera impresa.
Mi dispiace che Rin non fosse venuta con noi, avrebbe tanto voluto vedere il matrimonio. Purtroppo Sesshomaru era venuta a prenderla proprio in quei giorni e lui non era il tipo da cerimonie.
Dopo neanche mezz’ora di cammino ero già stanca e Inuyasha decise di prendermi in braccio, ma con il kimono non potevo sicuramente salirgli in spalla, così prese tra le braccia e mi portò così fino all’arrivo. Quel pancione era davvero ingombrante ed era difficile stare comoda mentre camminavamo.
Arrivammo e davanti a me trovai una marea di componenti della tribù Yoro seduti a terra a gambe incrociate. Non avevo valutato la possibilità di dover stare seduta a terra, con quella pancia sarebbe stato difficile, così mi appoggiai alla schiena di Inuyasha e distesi le gambe.
Sango si mise vicino a noi insieme a Miroku. – Tutto bene Samantha-chan? Ti serve qualcosa? -.
- No tranquilla, solo che ho già fame – brontolai, quel piccolo era davvero insaziabile.
Miroku sorrise divertito. – Beh, questa sera ci sarà più da bere per noi eh Inuyasha? Le nostre due donne non possono bere -.
Sango lo prese per un orecchio. – E tu rimarrai sobrio con me -.
- Sempre il solito – commentò Shippo.
La sposa fece il suo ingresso e dovevo ammettere che era davvero stupenda. Aveva un lunghissimo kiomono bianco a fiori rosa e un velo sulla testa. Il vestito era di una seta finissima e i suoi capelli lunghi le scendevano quasi fino ai fianchi. Davanti all’altare, che era una corona di fiori, Koga la aspettava trepidante, con uno sguardo contento e fiero.
- Sono bellissimi – sussurrai a Sango.
Lei annuì. – Sì, hai proprio ragione -.
- Tzè, con questo puzzo di lupo è difficile godersi il momento – si lamentò Inuyasha, attirando su di se milioni di occhiate di rimprovero.
Gli diedi una gomitata. – Vuoi farci pestare? Sai vorrei che il mio bambino non imparasse subito a fare rissa -.
- Al massimo imparerebbe dal migliore – mi rispose il mezzodemone.
Ginta e Hakkaku ci fecero segno di rimanere in silenzio e io fulminai Inuyasha con lo sguardo, che tirò indietro le orecchie dispiaciuto.
In quelle notti non avevo quasi dormito, il pancione era difficile da gestire e in quella posizione stavo particolarmente comoda, tanto che senza neanche accorgermi mi addormentai.

- EVVIVA GLI SPOSI! -.
Quell’urlo mi svegliò di soprassalto, facendomi tirare una forte gomitata nello stomaco del povero mezzodemone, che si piegò su se stesso per il dolore.
Mi voltai verso di lui, alzandomi in piedi a fatica. – Mi dispiace, non volevo -.
Shippo cominciò a ridere. – Inuyasha ti ha dovuto tenere la bocca chiusa per non far sentire che russavi -.
Io diventai viola e il cucciolo si beccò un pugno sulla testa.  – Non essere impertinente – sbottò il mezzodemone.
I lupi del branco ululavano come segno di augurio agli sposi e tutti saltavano e lanciavano riso. Era una scena bellissima e i due sembravano davvero innamorati. Nei loro occhi leggevo tanta felicità e amore e si tenevano mano nella mano, mentre attraversavano i membri della tribù per salutarli.
Arrivarono anche da noi e Koga mi osservò contento. – Sono feliche tu sia venuta alla fine Samantha, piaciuta la cerimonia? -.
Ayame mi squadrò da capo a piedi. – Allora è lei Samantha – esclamò e io mi sentii avvampare, che mi odiasse a causa della vecchia cotta di Koga per me? – Non mi avevi detto che era così grassa -.
Per poco non mi lancia su di lei per prenderla a pugni. – Sono incinta – sibilai tra i denti.
Koga sbiancò. – Vieni Ayame, andiamo a salutare gli altri -, e la trascinò via.
Gli altri mi guardavano spaventati, dovevo sembrare un mostro dato che ero veramente fuori di me dalla rabbia. Ma quanto poteva essere stupida?
- Credevo che l’avresti uccisa – commentò Miroku.
Mi voltai verso Inuyasha furiosa. – Tu mi avevi detto che non sembravo grassa! Bugiardo! – cominciai a sbraitare.
Presi Sango sottobraccio e cominciai ad andare via insieme a lei.
Shippo si avvicinò ad Inuyasha. – Ti è andata ancora bene – sussurrò.
Arrivammo al luogo dove si teneva il banchetto e c’era cibo ovunque. Praticamente Sango ed io avevamo fatto fuori metà delle cose e i tre ragazzi ci guardavano a bocca spalancata senza riuscire a dire una parola.
- Che c’è? – borbottammo a tempo con la bocca colma di cibo.
I tre alzarono le braccia. – Niente! -.
Finita la cena ci furono canti e balli e io mi sentivo molto a disagio ad alzarmi per andare a ballare. Mi sentivo goffa e poco aggrazziata e lasciai andare Inuyasha a ballare con Miroku, mentre Sango danzava con il piccolo Shippo.
Koga arrivò da me e mi sorrise. – Come mai non balli? -.
Lo guardai con disappunto. – A causa di questa – dissi indicando la mia pancia. – Sembro un barile -.
- Non ascoltare quello che ha detto Ayame – mi disse. – Lei non sapeva che fossi incinta -.
Alla fine mi portò a ballare, nonostante mi sentissi particolarmente a disagio. Fu una splendida serata e ce la ricordammo tutti per molto tempo.
Improvvisamente fummo scossi da un sonoro tonfo, Miroku si era ubriacato ed era caduto su un tavolo.
Sango lo riacchiappò per un orecchio. – Dannazione cosa ti avevo detto?! –, prima che potesse dirgli altro, Miroku si era messo a scappare rincorso dalla ragazza. – Vieni qui dannato monaco! -.
Ayame si avvicinò a me continuando a guardarli perplessa. – Fanno sempre così? -.
- Ogni tanto – mormorai divertita.
Mi voltai e trovai un paio di rappresentanti della tribù che fissavano intensamente il mio Inuyasha, che, non rendendosi conto delle loro intenzioni, chiacchierava allegramente.
Mi diressi spedita come un razzo verso di loro. – Amore! – gridai con troppa enfasi. – Hai visto? Ho messo la collana che mi hai regalato per il matrimonio! -, stavo praticamente gridando, mentre le ragazze mi fissavano innervosite.
Inuyasha era parecchio perplesso. – Beh…non la metti tutti i giorni? – mi domandò.
Sorrisi amabilmente. – Sì, perché me l’hai regalata tu per il MATRIMONIO! -.
- Sei diventata scema? Hai bevuto? – chiese esterrefatto, suscitando l’iralità di quelle galline.
- A cuccia! -.
Koga ci guardava divertito, con Ayame che lo stringeva forte e lui l’abbracciava a sua volta. – E’ bello vedere che certe cose non sono cambiate -.
I festeggiamenti andarono avanti fino all’alba e tutti erano stanchi e un po’ brilli a causa del sakè.
Inuyasha era andato ad aiutare Miroku, che le aveva prese di santa ragione da Sango.
- Te l’avevo detto di non bere – commentò il mezzodemone.
Miroku si teneva la testa. – Parla piano – mormorò.
Sango si era addormentata su un tavolo, mentre io aiutavo Ayame a sbrogliarsi il velo dai capelli.
- Quindi non sei grassa, sei incinta – commentò.
Io alzai gli occhi al cielo e mi morsi le labbra per non prenderla a calci. – Sì, esatto -.
- Non è che il padre è Koga? Perché mi aveva detto che prima provava qualcosa per te… - mormorò.
Era una domanda veramente stupida, ma capivo le sue perplessità, dopotutto quando ero appena tornata lui veniva a trovarmi spessissimo e lei doveva averlo notato.
Le sorrisi cercando di trattenere lo stupore. – No tranquilla, il padre è sicuramente Inuyasha -.
Tirò un sospiro di sollievo. – Menomale! -.
Come fa a stare con una così fusa? pensai, mentre andavo a svegliare Sango.
- Sai dov’è Shippo? – le chiesi, mentre lei si alzava.
Scosse il capo. – Non ne ho idea -.
Lo cercammo per tutto il tempo e lo trovammo a giocare con una bambina che faceva parte della tribù. Parlavano e scherzavano allegramente e insieme erano tenerissimi. Scondizolavano contenti e si passavano i loro giochi.
- Visto? Ho fatto bene ad insegnarli dei trucchetti – commentò Miroku. – Tranquillo Inuyasha, li insegnerò anche ai nostri figli! -.
Inuyasha lo fulminò con lo sguardo. – Provaci e ti strappo la lingua -.
Riprendemmo Shippo e tornammo a casa.
Il cucciolo aveva gli occhi sognanti e felici. – Nizumi – bisbigliò, continuando a saltellare contento.
Il piccolo con la sua prima cotta era davvero bellissimo. – Andrai a trovarla? – gli domandai.
Lui annuì. – Quando sarò un demone maggiore! -.
- Tzè, allora dovrai aspettare molto tempo – commentò Inuyasha.
Il piccolo demone volpe lo fulminò. – Zitto botolo ringhioso! -.
- Stai imparando troppe cose da Koga! – sbraitò. – Ora fai il bravo e lasciati pestare! -.
- SAMANTHA-CHAN AIUTO! -.
Alzai gli occhi al cielo, non sarebbero mai andati d’accordo quei due.
- Non credo che farò mai fare da baby-sitter ad Inuyasha – commentò Sango.
Miroku sorrise. – No tranquilla, finchè non imparerà a parlare saremo salvi -.

Passò un altro mese e arrivò finalmente in Natale. La mia pancia arrivava nelle stanze prima di me e anche quella di Sango cominciava a farsi vedere, anche se di poco.
Lei girava per il villaggio tutta fiera e si metteva i kimono più stretti solo per poterla far vedere. Miroku era diventato anche lui molto protettivo e si allontanava sempre meno dal villaggio.
Io preparavo le erbe che ormai si erano seccate per i rimedi che servivano alla gente del villaggio e loro ci ripagavano con grandi quantità di cibo.
Kaede faceva controlli regolari sia a me che a Sango.
Le cicatrici sul mio ventre erano ormai praticamente sparite e la paura di perdere il bambino era un lontano ricordo, anche se Inuyasha mi impediva di sforzarmi troppo. Ormai aveva quasi imparato a cucinare tanto si era dato da fare.
La sera di Natale decisi di organizzare un cenone a casa mia insieme alla piccola Rin, che era tanto curiosa di vedere Babbo Natale. Rimase in piedi fino a tarda notte, ma io mi ero già organizzata. Avevo cucito il costume e la barba per far mascherare Inuyasha, ma quando Rin si fu addormentata e arrivò il momento di farglielo indossare cominciarono le liti.
- Ti ho già detto che non andrò in giro con quel coso! – sbuffò. – E non mi riempirai la pancia di vestiti per farmi sembrare grasso! -.
Io lo fulminai. – Tu adesso te lo metti e basta! -.
- Ma scusa quella con il pancione sei tu, farà più figura su di te! – esclamò.
Sango e Miroku impallidirono, capendo che aveva detto proprio la frase sbagliata.
Trattenni la calma quel tanto che bastava per trascinarlo fuori di casa, se avessi fatto quello che volevo fare in casa avrei sicuramente rischiato di rompere le assi di legno.
Lo portai fuori in giardino e poi lo guardai furiosa. – Adesso ho un regalo per te – sibilai.
Il mezzodemone cominciò a tremare. – No aspetta… -.
- A CUCCIA! A CUCCIA! A CUCCIA! A CUCCIA! A CUCCIA! A CUCCIAAAAAAA! -.
Lo spedii così tante volte a terra che scavò un solco nel terreno.
- Mi sa che questa volta te la sei cercata – disse Miroku divertito.
Ovviamente la sorpresa non era solo per Rin, anche Shippo era curioso di vedere quell’uomo col pancione di cui gli avevo tanto parlato durante quel mese.
Ormai distrutto, Inuyasha si fece infilare il costume e i vestiti e gli consegnai il sacco con i regali per i due bambini.
Sango, Miroku ed io ci avvicinammo ai due. – Svegliatevi, Babbo Natale è arrivato! -.
I due si alzarono subito in piedi, mentre io e gli altri cercavamo di trattenere le risate. Inuyasha con quel costume era davvero buffo.
- Oh-oh! – esclamò il mezzodemone, cercando di fare la voce più profonda possibile. – Buon Nasale! -.
Mi buttai le mani tra i capelli, si era già quasi tradito!
I due bambino lo guardarono perplesso. – Nasale? -.
- Sì! – esclamai cercando di salvare la situazione. – Da dove viene Babbo Natale lo dicono così -.
Sango e Miroku tirarono un sospiro di sollievo.
- Sì…apunto – mormorò il mezzodemone visibilmente a disagio. – Ho dei regali per voi che siete stati buoni! -.
Rin si guardò intorno. – Dov’è il fratellone Inuyasha? -.
Sango si inventò prontamente una scusa. – Lui non è stato buono…quindi non può stare qui! -.
- Ehi! – sbraitò Inuyasha. – Lui è stato molto bravo quest’anno! Quindi spero che Samantha gli farà un bel regalo da parte mia, vero? -.
Lo fulminai. – Non credo, ha fatto un po’ troppi commenti sulla mia pancia quest’anno -.
Miroku riusciva a malapena a trattenere le risate, così come Sango.
Inuyasha sbuffò, ma prese i regali dal grande sacco e li porse ai bambini che li scartarono contenti. Per Rin, Sango ed io avevamo comprato un kiomono lilla, sapevamo che ne desiderava uno da tanto tempo ed era anche l’unico colore che Sesshomaru ancora non le aveva portato. In più c’era una spazzola e uno specchio.
Per Shippo c’erano dei giochi nuovi.
I due cuccioli si buttarono su Babbo Natale tutti esaltati per i regali. – Grazie, grazie, grazie! – gridavano in coro.
Fu davvero una serata piacevole, poi Inuyasha fece finta di dover tornare al Polo Nord per dare gli altri regali e ricomparve qualche tempo dopo.
- Ti sei perso Babbo Natale – commentò Miroku divertito.
Inuyasha si mise seduto a terra scocciato. – Tzè, un buffone grasso… -.
- Ecco perché non ti ha portato regali – disse Shippo a mezza voce.
Inuyasha lo afferrò per la coda. – Non doveva portarne neanche a te a quanto pare piccolo impertinente! -.

Un altro mese passò. Ero ormai al termine della mia gravidanza e camminare era davvero difficile. Nonostante questo, non ne potevo più di stare così tanto ferma. Contro ogni ordine di Inuyasha, quando non c’era, facevo lunghissime passeggiate con Rin e Sango.
Quel giorno andai a lavare i panni con la mia amica, che mi osservava contenta.
- Potrebbe nascere da un momento all’altro ormai – mi disse.
Io ero veramente nervosa, ormai la scadenza era prossima. All’inzio mi era sembrato che il tempo non passasse mai, ora mi sembrava che fosse fin troppo presto.
- Speriamo che non mi faccia delle sorprese –mormorai.
Ovviamente, non fu così.
Ero al fiume con Sango a lavare i panni, quando improvvisamente un dolore atroce mi prese al basso ventre e mi sentii bagnata. Mi si erano rotte le acque!
Sango mi guardò preoccupata. – Samantha-chan, va tutto bene? – mi domandò.
Mi stesi a terra cominciando a respirare affannosamente. – Vai a chiamare Inuyasha, ti prego corri! -.
La mia amica si mise a correre e dopo pochi minuti tornò con Inuyasha. Ormai le contrazioni erano diventate fortissime e sudavo e cercavo di trattenere le urla.
- Samantha, stai bene vero? – mi chiese preoccupato.
Lo guardai disperata. – Ti sembra che stia bene?! – sbraitai.
- Vuoi partorire in acqua? – mi chiese Miroku, che era arrivato con Sango.
- Col cazzo! -  gridai. – Portatemi da Kaaaaaa -, una nuova contrazione mi aveva presa allo stomaco e annaspai in cerca di aria.
Inuyasha mi prese in braccio e in meno di due secondi eravamo dall’anziana donna, che mi accolse con delle erbe medicinali per lenire il dolore.
- Vai fuori – disse l’anziana donna.
Inuyasha la guardò storto. – Assolutamente no, voglio stare con lei –
- VAI FUORI SUBITO! – gridai.
Scappò come se lo avessi appena preso a sberle.
Le contrazioni erano fortissime e mi sembrava che mi stessero prendendo a calci nello stomaco.
Kaede mi passò una pezza bagnata sulla fronte. – Respira e spingi, andrà tutto bene – mi sussurrò.
Io provavo a spingere, ma ogni volta era una nuova coltellata nello stomaco.
Il piccolo venne alla luce dopo mezz’ora e sentii i suoi primi vagiti, riempendomi il cuore di una gioia assoluta.
L’anziana donna lo posò in una piccola culla che Inuyasha aveva costruito. – Non abbiamo ancora finito – mi disse sorridente. – Arriva il secondo -.
- DUE?! – esclamai, in preda al dolore.
Il secondo ci mise ben un’ora per uscire e alla fine mi sentii spompata e distrutta, tanto che svenni per lo sforzo.


Eh sì! Due piccoli!
A chi somiglieranno? E staranno bene? Che sorprese avranno i due?
Al prossimo capitolo e ringrazio chiunque mi recensisca 
A presto :*

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Capitolo 7
*** Callie e Toshio ***


Quando mi svegliai davanti a me trovai la cosa più bella che avessi mai potuto vedere in tutta la mia vita.
Inuyasha teneva tra le braccia due piccoli che si accoccolavano al suo petto e stringevano con le manine la sua veste.
Si accorse subito che ero sveglia e mi sorrise. Si vedeva che aveva pianto e in quel momento anche a me scesero delle lacrime di gioia lungo il viso. Si avvicinò a me e le asciugò con un bacio.
Presi in braccio i due piccoli e li guardai. Erano bellissimi. Gli occhi erano ancora chiusi e non potevo vedere i colori, ma uno aveva i capelli argentei come quelli di Inuyasha, mentre l’altro li aveva neri come i miei. Sulla testa avevano un paio di meravigliose orecchie da cane e non appena li tenni tra le braccia cominciarono a muoversi.
- Credo che abbiano fame – fu l’unica cosa che riuscii a dire.
Ne diedi uno ad Inuyasha e cominciai ad allattare il primo. Era una sensazione stranissima averli tra le braccia. Erano la cosa più bella che avessi mai visto.
Inuyasha si strinse a me e osservò la scena con fare protettivo.
- Sono un maschio e una femmina – mi sussurrò. – In braccio hai la nostra bambina -.
Aveva i capelli come i miei e la osservai con amore. – Quello della femmina posso sceglierlo io? – gli domandai, mentre sentivo un groppo crescermi in gola.
Lui mi baciò la fronte. – Certo amore mio -.
Accarezzai il viso della mia bambina e le sussurrai il suo nome. – Ti chiamerai Callie – sussurrai. – Come la zia che non  hai mai conosciuto, è merito suo se tu sei qui, perché ha riportato la mamma dal tuo papà -.
Inuyasha mi accarezzò i capelli e strinse me e i cuccioli in un caldo abbraccio. Subito dopo Callie fu il turno del mio bambino.
Guardai il mio mezzodemone e sorrisi. – Decidi tu il suo nome – sussurrai felice.
Inuyasha nel frattempo cullava Callie per farle fare il ruttino. – Ti piace Toshio? -.
Io sorrisi. – Tantissimo -, guardai il mio bambino e lo baciai sulla fronte. – Ti chiamerai Toshio piccolino -.
Mi sembrava impossibile, davanti a me avevo veramente i miei bambini. Era successo tutto così in fretta e ancora non potevo crederci. Rimanemmo in silenzio per tutto il tempo, fino a quando i due cuccioli non si addormentarono nella culla.
Guardai il mio Inuyasha e mi strinsi a lui. – Due bambini, te lo saresti mai aspettato? – domandai.
Lui mi sorrise, stringendomi al petto. – No, ma questo mi rende doppiamente felice – mi sussurrò. – Callie è identica a te -.
Lo guardai baciandolo sulle labbra. – E Toshio uguale a te -.
Erano i nostri bambini quelli e ancora non potevo crederci. Improvvisamente tutti i miei dubbi erano spariti, ora mi sentivo pronta a fare la mamma e a crescere quei due splendidi bambini. Non potevo ancora credere di essere riuscita a creare una cosa così bella.
- Inuyasha, sono così felice – sussurrai, stringendomi forte a lui. – Guarda cosa abbiamo fatto -.
Lo sentii trattenere le lacrime. – Lo so, ancora non riesco a crederci -.
Qualche tempo fa non avrei mai pensato ad una famiglia alla mia età, i miei progetti erano completamente diversi. Ora che li avevo davanti, però, non avrei mai potuto desiderare di meglio. Loro erano la cosa più bella che mi potesse capitare. Erano dei bambini meravigliosi e i più dolci che avessi mai visto. Mi avvicinai e gli baciai lo fronte e le loro orecchie vibrarono contente.
Inuyasha li coprì con la sua veste per non fargli prendere freddo, poi mi strinse tra le sue braccia per scaldare me.
- Credo che questa sia la cosa più bella che potesse succedermi – mi disse, mentre si sistemava tra le mie braccia e si metteva sul mio petto.
Io gli baciai le orecchie. – Avere dei figli? -.
Si spostò quel tanto che bastava per guardarmi. – Avere dei figli con te -.
Quella notte oltre ai bambini, cullai anche lui tra le mie braccia.

Il mattino seguente fui svegliata dai vagiti dei bambini che si erano svegliati all’alba. Inuyasha voleva alzarsi, ma lo fermai. – Lascia faccio io, vogliono mangiare – mormorai ancora assonnata.
Quei bambini saranno anche stati bellissimi e una delle cose migliori della mia vita, ma quando piangevano sapevano veramente diventare insopportabili. In questo erano proprio uguali a loro padre.
Li allattai uno per uno e li osservai più attentamente. Mi stupii nel vedere che avevano già aperto gli occhi e che mi guardavano in modo così dolce e innocente che li avrei tenuti tra le mie braccia per sempre. Callie aveva rubato gli occhi ad Inuyasha, mentre Toshio li aveva neri e profondi come i miei. Era come se le nostre caratteristiche si fossero scambiate, quanto era strano il destino.
Dopo che ebbero digerito li rimisi nella culla e mi sistemai vicino a loro. – Ciao sussurrai. – Sapete che siete la cosa più bella che mi sia capitata? Il vostro papà ed io siamo felicissimi di avervi qui con noi e se mi avete sentita quando ho scoperto di aspettarvi, cancellate tutto quello che ho detto. Io non avrei desiderato nulla di diverso e vostro padre vi proteggerà fino a quando non sarete grandi e forti. Sapete, io e papà ci abbiamo messo così tanto a ritrovarci e voi siete la conclusione del sogno più bello che potessi fare -.
Non mi ero resa conto che Inuyasha aveva sentito tutto e si avvicinò a me abbracciandomi da dietro e appoggiando il mento sulla mia spalla. – Vostra madre mi ha fatto dannare quando ci siamo conosciuti, non mi dava mai retta. Non fate come lei capito? -.
Io gli tirai una gomitata. – E cercate di non prendere il caratteraccio di vostro padre -.
I due piccoli cominciarono a fare dei versi simili a delle risate e si addormentarono cullati dalle nostre voci.
Subito dopo mi presi qualche momento per me. Mi alzai e mi guardai allo specchio. La pancia era già sgonfia e il kimono che avevo addosso mi stava larghissimo. Da una parte mi mancava sentire il piccoli dentro di me. Era una bellissima sensazione averli così vicini e sentire ogni loro piccolo movimento. Inuyasha si era rimesso a dormire. Non era neanche andato a letto, si era addormentato di fronte alla culla dei piccoli, con la testa appoggiata alle sbarre.
Sorrisi e gli posai una coperta sulle spalle per tenerlo al caldo. Andai poi a preparare un bagno caldo sia per me che per Inuyasha. Ne avevamo bisogno entrambi.
Mi preparai ancora qualcosa da mangiare e portai la colazione anche ad Inuyasha, che si stava per svegliare.
Mentre mangiava osservava i bambini con aria felice. – Amore, hai fatto un capolavoro – mi sussurrò. – Mi hai reso la persona più felice di questa terra -.
Lo abbracciai forte. – E tu mi hai resa la donna più fortunata del mondo -.
I due piccoli muovevano le orecchie mentre parlavamo, come se cercassero di registrare le nostre voci. Li toccai dietro le orecchie come facevo con Inuyasha e i lori visi diventarono rilassati e beati.
Mi strinse forte a se, mentre mi continuova ad accarezzare il viso. – Ti prometto che non vi mancherà mai nulla, avrete sempre tutto ciò di cui avrete bisogno -.
Mi accoccolai meglio vicino a lui. – Sarai un padre fantastico -.
I piccoli avevano già mangiato, così andammo a goderci il nostro bagno ristoratore in completo relax.
Eravamo così stanchi che a malapena ci sfioravamo, rimanevamo a mollo nell’acqua calda. Io, poi, ero particolarmente attenta e cercavo di sentire ogni minimo rumore, nel caso in cui i due piccoli si fossero svegliati e avessero bisogno di mangiare.
Mi voltai verso il mio mezzodemone che mi guardava imbronciato. – Cattiva – mi sussurrò.
Lo guardai perplessa. – Cosa ho fatto? -.
- Non mi consideri – rispose, incrociando le braccia sul petto.
Sorrisi divertita. – Sei geloso? -.
- Assolutamente! – esclamò. – Solo che…sono quattro mesi che però sto aspettando una cosa -.
Lo guardai ad occhi spalancati. – Oh no eh! Già rischiare di rimanere incinta già adesso proprio no! -.
Cominciò a ridere divertito. – La divina Kaede dice che è praticamente impossibile rimanere incinta subito dopo il parto -.
Abbassai lo sguardo, effettivamente avevo una voglia pazzesca di lui.
Come se avesse recepito quello a cui stavo pensando, mi arrivò addoso e mi cominciò a baciare il collo. Le sue mani mi accarezzavano e mi sembrava di impazzire.
Continuavo a mordermi le labbra per trattenermi fino a quando non riuscii più a resistere e cominciai a baciarlo fino a perdere ancora di più il fiato. Ormai non era più l’acqua della vasca a tenerci caldo quanto il nostro calore reciproco.
Quando ormai eravamo al culmine di quelle carezze, il pianto dei bambini mi fece scappare fuori dalla vasca come se fosse elettrificata.
Mi coprii con l’asciugamano e corsi fuori, ma ero ancora bagnata e scivolai per terra come un salame.
Non mi scoraggiai, cominciai di nuovo a correre verso la camera e arrivai dai due cuccioli che erano già in lacrime e con il viso rosso.
Li presi tutti e due in braccio e cominciai a cullarli.
Nei loro confronti ero iperprotettiva, non appena li sentivo piangere correvo come se ci fosse in pericolo la mia stessa vita.
- Tranquilli la mamma è qui – sussurrai, mentre continuavo a cullarli.
Inuyasha arrivò subito dopo, anche lui preoccupato. – Stanno bene? – mi chiese.
Ci eravamo preoccupati tutti e due per niente, avevano solo bisogno di essere cambiati. Sembrava che fossimo nati per giocare con quei due pargoletti.
Li rimisi a dormire, ma il piccolo Toshio non sembrava intenzionato a lasciarmi andare e si appendeva con forza al mio accappatoio.
Inuyasha cominciò a toccargli le orecchie. – Lascia andare la mamma piccino – sussurrò.
Il cucciolo riuscì finalmente a rilassarsi e si fece sistemare nella culla vicino alla sorella, che sembrava osservarci divertita. Effettivamente avevamo un aspetto proprio buffo; i nostri capelli erano sparsi ovunque e ancora bagnati e avevamo i volti arrossati per il calore della vasca e non solo.
Inuyasha, infatti, non si era dimenticato di quello che stavamo per fare e cominciò ad accarezzarmi e le sue mani si avvicinarono al mio seno.
Fu in quel momento che assistetti ad una scena che mi sarei ricordata per tuta la vita.
I piccoli avevano visto quel gesto come un invasione del loro territorio per rubare il loro cibo e cominciarono a muoversi nella culla emettendo strani versi simili a dei ringhi, ma le loro voci da bambini erano troppo flebili per riuscirci.
Inuyasha ed io li guardammo basiti e non appena lui si allontanò i piccoli tornarono tranquilli.
- Guarda te! – esclamò. – Messo in riga da dei mocciosi -.
Cominciai a ridere senza riuscire a fermarmi, suscitando un broncio vistoso da parte di Inuyasha, che continuava a muovere le orecchie innervosito.
Lo abbracciai forte e lo baciai sulla punta del naso come facevo sempre per intenerirlo. – Hanno preso da te amore mio – gli dissi.
Sorrise a sua volta e mi prese in braccio, trascinandomi in camera e buttandomi sul letto. – Ora i due piccoli dormono di nuovo, e tu sei tutta mia – mi sussurrò, quasi come un ringhio.
Mi lasciai andare e finalmente potemmo fare l’amore sul serio e mi sembrò come la prima volta. Era tutto perfetto. Ora avevamo una famiglia e nulla me l’avrebbe portata via, loro erano l’unica cosa che per me contava davvero. Finchè sarei stata in grado di tenermi vicino tutti loro, non avrei mai potuto chiedere di meglio.
Mi sembrava di essere stata catapultata in Paradiso e nulla mi poteva più spaventare. Sentivo che quello era veramente il luogo dove sarei dovuta essere, sentivo di aver trovato il mio posto nel mondo e la luce che avevo visto il giorno che ero uscita dalla Sfera non poteva essere più splendente.

Il mattino dopo Sango era arrivata a casa con Miroku, Shippo e Rin. Tutti erano intorno ai piccoli che ancora dormivano e li guardavano inteneriti.
- Hanno le orecchie come il fratellone Inuyasha! – esclamò Rin.
Sango mi guardò felice. – Posso prenderli in braccio? – mi chiese.
Io ero appoggiata alla spalla di Inuyasha e annuii. – Dopo tutto sei la sua zia adottiva – risposi sorridente, mentre Inuyasha stringeva il braccio attorno alla mia vita.
La ragazza stava per prendere i piccoli, ma questi cominciarono a piangere e ringhiare, tanto che fu costretta ad allontanarsi.
Mi voltai verso Inuyasha preoccupata. – Che succede? -.
Il mezzodemone guardò i piccoli contrariato. – Sono nostri amici, non dovete fare così! -.
Solo quando li prendemmo in braccio cominciarono a calmarsi, ma continuarono a guardare gli altri con nervosismo e disappunto.
Inuyasha stringeva la piccola Callie e improvvisamente capì quello che stava succedendo. – Essendo mezzidemone sono molto sensibili agli odori e riescono a riconoscere solo il nostro – rispose.
Lo guardai esterrefatta. – E adesso come facciamo? -.
- Basterà farli abituare – mi disse. – Così guarda -.
Si avvicinò a Rin ancora con la piccola in braccio, continuando a cullarla. La cucciola sembrava impaurita, ma alla fine cominciò ad annusare la ragazzina e dopo qualche minuto si lasciò toccare.
Feci la stessa cosa con Toshio, che annusò Sango fino a quando non si sentì al sicuro e a quel punto si lasciò prendere in braccio. Ripetemmo gli stessi gesti con tutti i nostri amici, fino a quando i piccoli non si abituarono ai loro odori. Quando si furono tranquillizzati, cominciarono a ridere e giocare con ognuno di loro, erano molto socievoli alla fine.
- Mi sa che questa dolcezza l’hanno presa dalla mamma – commentò Shippo, mentre osservava da dietro la spalla di Miroku la piccola Callie.
Inuyasha lo fulminò. – Cosa vorresti dire pulce? -.
- Dai non litighiamo ragazzi – commentai, mentre stavo vicino a Sango che giocava con Toshio. Nonostante mi fidassi di lei al cento per cento, era difficile staccarmi dal mio piccolo.
Le nostre risate e chicchiere furono interrotte da qualcuno che bussava alla porta.
Mentre avevo ancora il piccolo in braccio andai ad aprire e rimasi impietrita.
Era arrivato Sesshomaru.
Mi guardò in modo freddo e poi il suo sguardo si posò sul piccolo che tenevo in braccio.
Contro ogni mia aspettativa Toshio cominciò ad osservare lo sconosciuto e senza che facessi nulla allungò le piccole manine verso di lui.
Rimasi esterrefatta, ma poi capii che probabilmente lo faceva perché lui ed Inuyasha avevano odori molto simili e quindi non lo percepiva come un pericolo.
Il demone rimase in silenzio. – Così sono nati – commentò. – Credevo ci mettessero molto di più -.
Istintivamente strinsi di più il mio piccolo, anche se sapevo che lui non era un pericolo. – Vuoi entrare? -, la mia voce era solo un sussurro, ma non riuscivo a parlare più forte. Forse non tanto per paura del demone, ma per paura della reazione di Inuyasha. Mi ero completamente dimenticata di dirgli che Sesshomaru voleva vedere i piccoli non appena fossero nati.
- Samantha-chan chi…oh cavolo -, Miroku era arrivato nella stanza ed era rimasto basito nel trovarsi davanti quel glaciale demone.
Inuyasha, riconoscendo l’odore del fratello, si era messo a correre verso di me e si era parato davanti a noi. – Cosa vuoi da noi, maledetto? -.
Consegnai il piccolo Toshio a Sango, anche se il cucciolo sembrava parecchio contrariato dato che voleva anche mangiare.
- Sono venuto qui per vedere i miei nipoti, ci vedi qualcosa di male? – rispose freddamente, senza neanche scomporsi.
- Tu non li toccherai neanche con un dito! -.
Mi misi davanti ad Inuyasha. – Sono stata io a dirgli che poteva vederli -.
Lo sguardo di Inuyasha si fece furioso. – E TU GLI DAI IL PERMESSO SENZA DIRMI NULLA?! -.
Dato l’urlo di Inuyasha i due piccoli cominciarono a piangere, così fui costretta a correre in loro soccorso, cominciando ad allattarli.
- Se non fate silenzio – sibilai, mentre li tenevo in braccio. – Giuro che rimpiangerete di essere nati, avete capito?! -.
Le mie minacce non scalfirono il demone, ma riuscirono a farli rimanere in silenzio quel tanto che bastava perché i piccoli si calmassero. Rin, nel frattempo, portò fuori Sesshomaru per giocare. Riportai i piccoli che dormivano nella culla e Sango, Miroku e Shippo capirono che era il caso di andare via, sarebbero tornati più tardi, quando le acque si sarebbero calmate.
Quando chiusi la camera dei piccoli, mi ritrovai davanti Inuyasha e sobbalzai. – Mi hai fatto prendere un colpo! – sussurrai per non svegliarli.
Il suo sguardo era furioso. – Ora tu mi dici, come hai fatto a dimenticarti di dirmi che quello non solo è venuto qui, ma ha anche avanzato pretese sui nostri figli! -.
Abbassai lo sguardo. – E’ che non la reputavo una cosa così brutta, è tuo fratello Inuyasha, non potete litigare per sempre -.
Mi fulminò con lo sguardo, facendomi sentire piccolissima. – Io non lo considererò mai come un fratello! Se vuoi fargli vedere i piccoli fai pure sono anche figli tuoi, ma io vado a farmi un giro, non riesco a stare qui -.
Provai a fermarlo, ma lui era già uscito dalla finestra della nostra camera ed era andato via. Mi appoggiai al muro e sospirai, avevo combinato un bel guaio. Inuyasha non mi avrebbe perdonato facilmente quella mia intromissione tra lui e suo fratello. Io lo avevo fatto solo per il loro bene, ma a quanto pare quei due più stavano lontani meglio era.
Cominciai a dirigermi verso la porta per dire a Sesshomaru che poteva entrare, ma lui mi aveva anticipato.
Il suo sguardo aveva perso la sua solita freddezza e mi continuava a guardare nervoso. – Possso...vederli tutti e due? -.
Rimasi impietrita, non sapevo se mantenere la parola o fare un regalo ad Inuyasha e dirgli che sarebbe stato meglio farlo un’altra volta.
Alla fine mi resi conto che ai due piccoli sarebbe piaciuto vedere il loro zio, la reazione di Toshio era stata molto chiara.
Abbozzai un sorriso e lo condussi nella loro camera. Il demone entrò facendo il minor rumore possibile e cominciò ad osservarli attentamente, quasi studiandoli.
- Vi somigliano molto -, fu l’unica frase che disse. Non voleva provare a prenderli in braccio e si limitava a stare affacciato alla culla guardandoli.
Io non sapevo bene cosa fare, era quasi una scena comica vederlo così. Quanto avrei voluto che Inuyasha potesse vederlo in quel momento, forse avrebbe capito che lui non era così cattivo come pensava.
Callie si svegliò all’improvviso e cominciò ad osservare lo zio incuriosita. Annussò attentamente l’aria e poi allungò la piccola mano verso una ciocca dei capelli del demone, tirandola forte.
Quasi svenni. Avevo il terrore che si sarebbe infuriato e l’avrebbe fatta a pezzi, tanto che corsi verso la bambina e la tirai via da Sesshomaru prendendola in braccio.
- Non si fa -, la rimproverai a bassa voce.
Ancora oggi, non riesco a credere alla reazione che ebbe Sesshomaru in quel momento.
Le sue labbra si allargarono in un sorriso divertito. – Combattiva la piccola, difende il territorio -.
Mi alzai guardandolo perplessa ed esterrefatta allo stesso tempo.
Allungò le braccia per prendere la bambina e, anche se titubante, gliela posai tra le braccia. A differenza di Toshio lei era molto diffidente nei confronti del demone.
- Recepisce i sentimenti di Inuyasha, è una specie di modo infantile per dirmi di andare via – sussurrò, mentre cercava di cullare la piccola che muoveva le orecchie indispettita. – Ha lo stesso sguardo di Inuyasha la prima volta che mi ha visto -.
Mi avvicinai a lui, grattando Callie dietro le orecchie per calmarla. – Tu c’eri quando è nato? -.
Sesshomaru cominciò a guardarsi intorno, come per essere sicuro che nessuno lo stesse ascoltando. – Sì – sussurrò. – Mio padre era morto, toccò a me andare ad avvertire sua madre della sua morte. Tra lui e me nacque subito l’ostilità che c’è ancora oggi -.
Callie sembrò calmarsi quando mi ebbe più vicina e si accoccolò nella pelliccia che Sesshomaru portava addosso.
- Perché non provate a chiarirvi? Si vede che stai cercando di creare un rapporto con lui, se no non saresti qui – sussurrai.
Sembrava sconvolto da quella mia affermazione. – Io non sono qui per creare un rapporto con lui, ma per te -.
Rimasi sconvolta e quasi mi cedettero le gambe. – Come per me? -.
Rimise Callie nella sua culla e prese tra le braccia Toshio. – Tu e Rin siete gli unici esseri  umani che per qualche motivo hanno visto qualcosa di più in me di un semplice demone sanguinario; non voglio deludere le vostre aspettative. Questi figli non sono solo di Inuyasha, sono anche tuoi. Tra me e lui le cose non cambieranno mai, ma grazie a Rin ho scoperto quanto sia bello avere qualcuno da cui tornare. – sussurrò. – Io ti vedo come la sua sorella maggiore, ti sei sempre presa cura di lei. Per questo quando Rin sarà abbastanza grande, desidero la tua approvazione e soltanto la tua, per poterla sposare -.
Quelle erano davvero troppe emozioni tutte insieme. Presi la sedia che c’era nella stanza e mi misi seduta, senza staccare gli occhi dal demone che a sua volta guardava il mio bambino.
- Sesshomaru, perché mi dici tutto questo solo ora? – domandai.
Alzò lo sguardo e mi guardò di nuovo. – Perché solo tu puoi comprendermi – disse serio. – Le uniche persone con cui posso essere ciò che sono siete tu e Rin, con gli altri non potrò mai esserlo e non mi interessa neanche farlo. Quindi desidero che entrambe abbiate una vita serena. Con questa famiglia tu hai trovato la felicità e volevo essere partecipe dei tuoi sentimenti e voglio che tu sappia che al momento giusto voglio donare a Rin la stessa cosa -.
Ora mi rendevo conto di quello che stava succedendo. Sesshomaru stava cercando la mia approvazione. Ero l’unica persona a cui Rin era così legata ed ero anche l’unica a cui lui avrebbe potuto chiedere la sua mano. In tutto quel tempo aveva cercato di dimostrarsi per come era solo per farmi capire che non le farà mai mancare nulla, che avrebbe fatto il possibile per renderla felice. Mi sentivo quasi lusingata; non succedeva tutti i giorni che un demone come lui cercasse di compiacermi.
Quasi mi rilassai. – Voglio sperare che tu ti renda conto di quanto sia giovane adesso -.
- Credi che sia così stupido? -, ecco di nuovo la sua solita freddezza. – E’ poco più di una bambina, voglio solo sapere se quando sarà il momento giusto mi reputerai alla sua altezza -.
Rimasi in silenzio guardandolo. Era ovvio che pensassi che Sesshomaru avrebbe fatto qualsiasi cosa per Rin e non mi stupiva neanche che lei provasse un grande affetto per lui. Gli avrei dato la mia approvazione già in quel momento, ma mi divertivo a tenerlo sulla corda, era la prima volta che potevo dire di avere tanto potere su un demone.
Rimise Toshio nella culla e tornò a guardarmi.
- Sai, credo che sia presto per parlare di questo – risposi alzandomi e accompagnandolo verso la porta. – Quando sarà il momento giusto ne riparleremo -.
- Bene -, la sua voce era un sibilo e il suo sguardo mi mise i brividi.
Stava uscendo quando lo fermai. – E comunque – mormorai. – Non credo che ci potrebbe essere qualcun altro a cui Rin donerebbe il suo cuore -.
Lo sguardo del demone sembrò illuminarsi, ma rimase glaciale. – Con questo cosa vorresti dire? -.
Sorrisi. – Te lo spiegherò quando lei sarà grande -.
Chiusi la porta e mi appoggiai ad essa; ora rimaneva solo un problema.
Riportare quel mezzodemone scorbutico a casa.


Salve Salve!
Ecco qui, Callie e Toshio si sono uniti al gruppo!
Che ne pensate?
Spero che vi sia piaciuto e ringrazio chiunque recensisca, legga o segua la mia storia!
Grazie mille a tutti quanti!
A presto :*

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Capitolo 8
*** Il matrimonio ***


~~Rimasi con Callie e Toshio ad aspettare Inuyasha e i due piccoli sembravano essersi accorti dell’assenza del loro padre, tanto che erano agitatissimi e continuavano a piangere e niente sembrava calmarli.
Anche io ero molto preoccupata, era già tarda sera e Inuyasha ancora non era tornato. Feci davvero molta fatica per farli addormentare, ma con molti sforzi ci riuscii.
Cominciai a vagare per casa come uno spettro, chiedendomi dove fosse finito, continuando a toccare il ciondolo che avevo al collo, quello che mi aveva regalato Inuyasha.
A quello era attaccato anche il frammento della Sfera che era stata proprio Callie a donarmi e non so perché cominciai a provare una paura infinita, proprio come quella che avevo provato tempo prima quando ero stata imprigionata di nuovo.
Corsi in camera e gettai il frammento dentro un cofanetto dove tenevo le cose per i capelli e qualche bracciale. Non volevo averlo vicino in quel momento, neanche per un secondo.
Tornai in cucina e mi misi seduta al tavolo, proprio non riuscivo a mangiare. Avevo preparato la cena per due, ma lui non tornava.
Stavo quasi per crollare dal sonno sul tavolo, quando mi voltai e davanti a me trovai il mio amato mezzodemone.
Mi guardava ancora innervosito. – Come mai sei ancora sveglia? -.
Gli andai subito incontro e lo abbraccia anche se lui non ricambiava la mia stretta. – Non volevo farti arrabbiare, ma era un suo diritto. Toshio appena lo ha visto lo ha riconosciuto come un suo simile – sussurrai. – Non possiamo impedirgli di conoscere chi fa parte della loro famiglia, nonostante tutti gli attriti che ci possano essere -.
Inuyasha mi allontanò. – E’ tardi, andiamo a dormire -.
Dovevo lasciargli sbollire la rabbia ancora per un po’, ma ero già felice che fosse tornato a casa.
Mi accoccolai a lui mentre ci mettevamo a letto e a quel punto lui sembrò sciogliersi. – So che non capisci quello che provo, ma io faccio davvero fatica a perdonargli l’odio che ha sempre provato nei miei confronti. Le cose tra noi non cambieranno, ma se il desiderio tuo e dei bambini è quello di poterlo conoscere non ve lo impedirò perché è giusto. L’amore che provo per voi è mille volte più grande dell’odio che provo per lui -.
Lo strinsi così forte che quasi lo soffocai. – Sei la persona migliore che abbia mai conosciuto, ricordalo sempre -.
Ero felice che le cose si fossero chiarite e in cuor mio speravo che un giorno sarei riuscita a riappacificare quei due. Per ora, però, ero felice che nella mia famiglia ci fossero Callie, Toshio e Inuyasha.

Il tempo sembrava volare e ogni giorno quei due piccoli erano una scoperta nuova. Sembravano capire tutto quello che gli dicevamo e avevano imparato a familiarizzare con tutti quanti e i nostri amici si erano subito affezionati a quei due pargoli.
Nel frattempo Inuyasha ed io avevamo cominciato i preparativi per il nostro matrimonio. Avevamo deciso che si sarebbe svolto sotto il Goshinboku e che sarebbe stata una cerimonia semplice. Avevo invitato tutti quanti: Sango, Miroku, Kaede, Shippo, Rin, Koga, Ayame, Ginta, Hakkaku, tutta la gente del villaggio e anche Sesshomaru. Convincere Inuyasha era stato difficile, ma entrambi sapevamo che non sarebbe mai venuto.
Con tutta quella gente era difficile riuscire ad organizzare una cerimonia semplice come volevamo, ma alla fine per me non era importante come sarebbe stato, ma che all’altare ad aspettarmi ci fosse Inuyasha.
Sango sarebbe stata la mia damigella insieme a Rin e avevo permesso alle due di scegliere il kimono che più poteva piacergli, ma io non avrei messo un kimono tradizionale al mio matrimonio, avevo una precisa idea di come sarebbe dovuto essere il vestito.
Avevo cominciato a cucirlo già da tempo e farlo mi portava via tantissimo tempo. Per prendermi cura di quello e anche dei bambini quasi non uscivo di casa e praticamente vivevo solo con i miei piccoli.
Quando cucivo mi mettevo nella loro stanza e gli raccontavo di come ci fossimo conosciuti il loro papà ed io e loro mi ascoltavano rapiti e contenti, muovendo le orecchie.
- All’inizio proprio non ci sopportavamo – dissi, mentre cucivo. – Litigavamo sempre in ogni momento, però alla fine abbiamo imparato a volerci bene, è così che nasce l’amore piccoli miei – gli spiegavo, osservando i loro occhioni che tanto mi ricordavano quelli di suo padre e i miei. – Vostro padre è uno zuccone, ma no ditegli che ve l’ho detto, se no si offenderà e chi lo sente poi! -.
“Zuccone!”.
Quella che sentii nella mia mente era la voce di una bambina molto piccola e rimasi imbambolata a fissare Callie, aspettando che muovesse le labbra. Era troppo piccola per parlare ed ero sicura che non avesse ancora detto nulla, non aveva parlato!
“Papà è un po’ zuccone!”-
Questa, invece, era lo voce di un bambino, ma neanche Toshio aveva parlato, così rimasi ancora in silenzio a fissarli ad occhi sgranati. Ero veramente esterrefatta, non sapevo più cosa pensare.
Rimasi con l’ago a mezz’aria e con la bocca mezza aperta.
- Avete parlato? – chiesi stupita.
I due piccoli sorrisero e di nuovo due vocine piccole e tenere mi arrivarono nella mente “Sì mamma”.
Caddi dalla sedia e Inuyasha, che era appena entrato in casa, sentii il tonfo e corse nella mia stanza.
- Sam! Ma che stai combinando? – esclamò fissandomi perplesso.
Io indicai i bambini quasi tremando. – Loro hanno parlato! -.
Rimase in silenzio per qualche secondo, poi scoppiò a ridere come un pazzo. – Va bene che crescono in fretta, ma non credo fino a questo punto amore! -.
“Ma noi parliamo”
Questa volta la voce arrivò anche ad Inuyasha, perché sbiancò improvvisamente e cominciò a guardare prima i cuccioli e poi me. Nessuno dei due poteva credere a quello che avevamo appena sentito, o meglio a quello che la nostra mente aveva recepito.
Ci fiondammo vicino alla culla fissando i nostri piccoli come se si fossero appena messi a volare per la stanza. Non poteva ancora credere che avessero veramente detto qualcosa.
“Papà è uno zuccone!” esclamò Callie, mettendo su un sorriso tenero e furbetto allo stesso tempo.
Inuyasha si voltò verso di me innervosito. – Questo sicuramente non l’ha imparato da sola -.
Mi grattai dietro la nuca guardando altrove. – Bella giornato oggi vero? -.
- Samantha! –
“Mamma”
- Inuyasha! -.
“Papà!”
Le voci si accavallavano e non capivo più cosa stesse succedendo. Ero veramente sconvolta da tutto questo.
- Sei tu il demone qui, mi spieghi cosa sta succedendo? – domandai preoccupata, come se i miei piccoli fossero affetti da qualche strana malattia, anche se era bello sentire le loro voci.
Inuyasha sembrò illuminarsi improvvisamente. – E’ un modo per i cuccioli di demone-cane per comunicare con i loro genitori! Io non ho mai potuto farlo perché mia madre non riusciva a comprendermi. Però è strano, di solito dovrebbe capirlo solo chi è un demone della stessa specie, perché li senti anche tu? -.
Tornai a guardare i miei piccoli e fui come folgorata, proprio come era successo ad Inuyasga qualche secondo prima. – Nonostante la Sfera sia scomparsa io sono sempre uno spirito, è probabile che essendolo in parte anche loro possano comunicare con me -.
Inuyasha prese in braccio  la piccola tenendola in alto. – Di ciao a papà! -.
“Ciao zuccone!”
Il danno era fatto, il primo aggettivo che i piccoli avrebbero imparato su loro padre sarebbe stato quello.
Il mezzodemone mi lanciò uno sguardo di fuoco. – Dannata -.
Misi su la mia solita faccia da schiaffi, mentre prendevo in braccio Toshio. – Dai non te la prendere, smetteranno di chiamarti così presto -.
“Mamma non gonna corta! Mamma non gonna corta!” cominciò a ridere Toshio.
Inuyasha rimase paralizzato, mentre io rimettevo Toshio nella culla e subito dopo prendevo Callie dalle sue braccia e la facevo accomodare vicino al fratello.
- Inuyasha – sibilai. – A cuccia! -.
“Papà a cuccia, papà a cuccia!”.

La scoperta che i piccoli sapevano comunicare con noi in questo modo ci aveva lasciati di sasso, ma allo stesso tempo era bellissimo sentire le loro tenere voci e poter parlare con loro e non vedevo l’ora di poterlo dire a tutti i nostri amici.
Ora, però, era difficile farli stare in silenzio. Da quando avevano cominciato a “parlare” non erano stati un attimo zitti. Avevo passato tutta la giornata a chiacchierare con loro e a rispondere ad una marea delle loro domande. Era strano potergli parlare anche se ancora non riuscivano a camminare.
Finalmente si erano addormentati e potevo continuare a cucire il mio vestito, mentre Inuyasha mi preparava la cena. Non gli permettevo di entrare per il semplice fatto che non volevo che vedesse l’abito prima delle nozze ed ero irremovibile su quell’argomento.
- Sam! – mi chiamò. – Muoviti se no diventa freddo! -.
Corsi in cucina e mangiai voracemente, ero davvero affamata.
Inuyasha mi guardava stupito nel vedermi mangiare con quella voracità.
- Fai piano, se no va a finire che ti strozzi! – esclamò.
Io lo guardai con fare rabbioso. – Zitto, o insegno ai piccoli a dirti a cuccia -.
Non riuscii a finire di mangiare, perché cominciammo a rincorrerci per casa come se fossimo dei bambini. Correvamo da una stanza all’altra ridendo e urlando, come se niente fosse cambiato da quando ci eravamo conosciuti. Nulla avrebbe potuto rendere la mia vita più bella di come era, perché io avevo Inuyasha e finchè avevo lui, sarei stata felice per sempre.

Il giorno del matrimonio arrivò prima di quanto mi immaginassi e fortunatamente io mi ero dovuta occupare solo del vestito, era stato Inuyasha ad occuparsi di tutto il resto e la cerimonia sarbebe stata una sorpresa per me.
Sango mi aveva aiutato a domare le onde dei miei capelli e ora erano lisci e talmente lunghi da scendere di un bel pezzo sotto i fianchi. Mi aveva truccato ed era tanto che non vedevo il mio viso così in ordine. Inuyasha diceva che ero sempre bellissima, ma così sembravo davvero un’altra ragazza.
Rin attendeva con ansia di vedere il mio abito e neanche io riuscivo a credere di quanto mi fosse venuto bene, era una delle mie migliori creazioni. Era bianco con uno strascico abbastanza lungo. La schiena era aperta e le maniche erano lunghe. Era molto stretto sul busto e si allargava un pochino sotto le ginocchia. Non avevo voluto veli, mi piaceva così e poi i miei capelli erano troppo lunghi per metterlo. Decisi di legarli in una crocchia alta se no avrebbero coperto l’apertura della schiena, li avrei sciolti dopo la cerimonia.
- Sorellona sei bellissima! – esclamò Rin con gli occhi che le brillavano. – Quando sarò grande mi farei un abito così? -.
Le sorrisi e mi accucciai vicino a lei, accarezzandole il viso. – Quando sarai grande ti farò un abito ancora più bello -.
La piccola mi abbracciò forte e dietro la sua schiena vidi Sango che aveva le lacrime agli occhi.
Le andai incontro preoccupata. – Va tutto bene? -.
Si voltò, odiava farsi vedere così. – E’ solo che due anni fa non pensavo che sarebbero mai arrivati giorni così felici, e ora siamo qui e tutto è diventato perfetto -.
Aveva ragione e a quelle parole anche io cominciai a piangere.
- Nono! – gridarono le due. – Se no rovini il trucco! -.
I piccoli erano nella stessa stanza e cominciarono ad agitarsi “No mamma! Mamma bella! Mamma non piange!”.
Li presi in braccio e baciai entrambi sulla fronte. – Piango perché sono felice, e saremo felici per sempre -.
Sango e Rin presero Callie e Toshio e mi consegnarono i fiori che Inuyasha aveva scelto. In mezzo c’era anche qualche fiori viola, proprio quelli che io avevo fatto nascere.
Mi diressi quasi correndo verso il Goshinboku, tanto che che Rin e Sango dovettero chiamarmi più volte per farmi rallentare.
Quando arrivai vicino le due mi precedettero, dicendomi di aspettare il loro segnale per partire.
Mentre ero lì ad aspettare continuavo a sistemare nervosamente il vestito con le mani. Avevo paura di quel momento, ma non sapevo neanche io perché. Continuavo a muovermi sulle gambe e mi toccavo i capelli per controllare che fossero in ordine. Ero nervosa e non vedevo l’ora di essere vicino ad Inuyasha. Toccavo anche il ciondolo che avevo al collo, quello che era appartenuto a suo madre e provai una forte nostalgia. Avrei tanto voluto che i miei genitori, o meglio l’emanazioni che io avevo creato, potessero assistere a quel giorno. Erano una parte di me e in un certo senso loro c’erano, ma niente avrebbe mai potuto spiegare quanto mi mancassero sia loro che la mia amica Callie. Era una fitta allo stomaco rievocare quei ricordi, ma meritivano di rivivere almeno nei miei pensieri, perché io non li avrei mai potuti dimenticare.
Sentii una musica di flauti suonare e capii che era arrivato il momento di andare.
Presi un lungo respiro e mi mossi verso l’altare con passo lento e con gli occhi bassi. Sentivo dei bisbigli che seguivano il mio passaggio e alzai lo sguardo, ma non vidi nessuno se non Inuyasha.
Mi aspettava sotto il nostro albero, mi sorrideva e mi sembrò di potermi vedere coi suoi occhi e mi sentii improvvisamente sicura di me. Quel viaggio e quella vita mi avevano portata a lui e ad avere i miei bambini. Niente mi avrebbe mai fatto cambiare idea perché mi rendevo conto che preferivo aver vissuto intrappolata in quella Sfera per secoli, piuttosto che non incontrarlo mai. Avrei voluto mettermi a correre verso di lui, ma dovevo avanzare lentamente, mentre sul mio viso si allargava un sorriso felice.
Inuyasha respirava profondamente e forse anche lui era nervoso.
Quando mi trovai davanti a lui rimasi a fissarlo e avrei voluto potermi buttare subito tra le sue braccia senza frapporre indugio, sentivo il bisogno di stringerlo fino a perdere il fiato, ma dovevo aspettare e quell’attesa mi sembrava eterna.
Mi chiedevo cosa stesse pensando e quel silenzio mi uccideva. In realtà la divina Kaede stava facendo un lungo discorso sull’importanza di questa unione, ma io mi perdevo negli occhi del mio mezzodemone e il mondo mi sembrava improvvisamente silenzioso.
Kaede ci prese le mani  e unii i nostri polsi con un nastro rosso, mentre entrambi stringevamo una coppa con dentro dell’acqua.
- Bevete dalla fonte di questa vita, diventate una cosa sola e unite i vostri spiriti come come questo nastro unisce le vostre mani – disse Kaede.
Era il momento, bevvi prima io dalla coppa e poi toccò a lui. Ora eravamo ufficialmente una cosa sola, ora ero ufficialmente solo sua e non c’era niente che mi riempisse di più di gioia.
Ancora silenzio. Tutti attendevano il nostro bacio, ma io volevo godermi ancora quella sensazione, volevo ancora poterlo guardare e imprimere quello sguardo nella mia mente, volevo aspettare ancora qualche secondo e anche lui sembrava voler fare lo stesso. Ci guardavamo e i suoi occhi mi sorridevano, mentre i miei si inumidivano.
Di colpo mi sembrava di nuovo quella notte in cui ci eravamo dichiarati, in cui è nata questa storia che sarebbe andata avanti per secoli e che non ci avrebbe mai più divisi.
- Prometto di amarti fino a quando le stelle non si staccheranno dal cielo – sussurrai a pochi millimetri dalle sue labbra.
Mi prese per i fianchi e mi baciò togliendomi il respiro e mi sembrò che il mondo intorno a noi sparisse. Non sentivo gli applausi ma solo il battito del suo cuore che tamburellava al pari del mio e ora le nostre anime erano una sola.
Il mondo non mi avrebbe mai più spaventata, il futuro non mi faceva paura perché al mio fianco c’era lui a proteggermi. Mi aveva promesso che sarebbe arrivato il giorno in cui avrei potuto smettere di combattere per sempre e quel giorno era arrivato e io non potevo ancora crederci.
Il nostro bacio durò a lungo, tanto che le urla dei nostri amici si facevano sempre più forti e quando ci staccammo respiravamo tutti e due a fatica. Cominciarono a lanciare riso e a radunarsi intorno a noi per farci gli auguri e i nostri piccoli praticamente si lanciarono contro di noi per stringerci forte, gridando anche loro di gioia.
Loro due avrebbero avuto la famiglia che sia io che Inuyasha non avevamo potuto avere, e quello era il regalo più bello che avrei mai potuto fargli, non lasciare mai nessuno di loro.

Dopo la cerimonia ci dirigemmo al centro del villaggio, dove era stato organizzato un ricevimento con i fiocchi per tutti noi. C’era cibo e da bere in quantità e le risate si mischiavano alle urla in un coro di gioia e allegria.
Ero seduta al fianco di Inuyasha, che mi cingeva le spalle con un braccio, mentre osservavamo i nostri amici ballare sorridenti e i nostri piccoli che dormivano appoggiati a Rin, che li cullava con un sorriso dolce in volto.
- Hai una sposa bellissima botolo, trattala con rispetto – commentò Koga ridendo, mentre Ayame gli stava appiccicata.
Inuyasha lo guardò innervosito, ma la felicità di quel giorno era troppa per litigare, così si stampò un sorriso in volto. – Grazie lupastro, farò in modo di renderla felice ogni giorno della mia esistenza -.
Strinsi forte la sua mano guardandolo con dolcezza, gli ero grata per non essersi messo a litigare subito. – Ti ringrazio Koga, ti auguro tanta felicità – dissi al mio amico, rivolgendo anche a lui un sorriso dolce.
Si avvicinò a me e mi baciò il dorso della mano. – Ora devo andare, è mia moglie ad essere stanca questa sera e voglio riportarla al villaggio prima che sia troppo tardi. È stata una cerimonia meravigliosa, spero di rivederti presto -.
Salutai entrambi calorosamente e li guardai sparire all’orizzonte.
Mi voltai a guardare Miroku e Sango, che ballavano dolcemente e si guardavano negli occhi pieni di amore, mentre il monaco gli accarezzava dolcemente il ventre.
- Sono sicuro che il nostro bambino sarà bello come te e avrà la tua forza – le disse, lo potevo vedere dal movimento delle sue labbra.
Sango trattenne le lacrime e si strinse ancora di più a lui, per quanto il suo pancione glielo potesse permettere.
Inuyasha ed io non avevamo ballato, sapevo quanto si sentisse a disagio perché non era così bravo e avevo deciso di non chiederglielo, aveva già fatto tantissimo per me quel giorno.
- Balliamo? -.
La sua domanda mi colse di sorpresa e lo guardai spiazzata. – Davvero? Sei sicuro? – mormorai.
Sorrise amabilmente. – Non posso lasciare seduta la sposa più bella del mondo -.
Presi la sua mano e mi lasciai guidare sulla pista, mentre il sole del tramonto ci illuminava e la musica dei flauti rallentava e si faceva più dolce e soave.
Mi prese la mano destra e con l’altra mi cinse un fianco, facendomi abbracciare a lui.
Lo guardai esterrefatta. – Hai imparato a ballare? -.
- Per te qualsiasi cosa amore mio -.
Ballammo lentamente, senza staccare gli occhi l’uno dall’altra e mi sembrava che quel momento non dovesse mai finire.
- Sei bellissima – mi sussurrò. – Sei sempre stata la cosa più bella che avessi mai visto, ma oggi quando ti ho vista camminare verso di me mi è sembrato di vederti di nuovo per la prima volta. Sei il sole che illumina i miei giorni e la luna che risplende nel mio cielo. Con i tuoi occhi hai illuminato la mia vita e mi hai reso felice come non lo ero mai stato, come nessuna donna è mai riuscita a fare. Meriti il mio cuore e anche più di quello che posso offrirti. Non posso credere che una creautura così perfetta abbia scelto proprio me -.
Lo fermai con un bacio e lo guardai con un sorriso. – Non sono perfetta amore e neanche tu lo sei. Siamo perfetti solo insieme -.
Da soli non eravamo nulla, solo insieme eravamo invincibili e nulla ci avrebbe più separati, neanche il tempo o la maledizione che mi aveva condannata per così tanti anni.
- Inuyasha! – si mise a chiamarlo Shippo. – Tratta bene Samantha-chan e i piccoli mentre sarò via, mi raccomando! -.
Miroku sorrise. – Ha ragione, una fortuna così a uno zuccone come te capita solo una volta nella vita -.
Inuyasha li fulminò tutti e due con lo sguardo e questa volta non si trattenne e si mise a correre per inseguirli. – Vi uccido a tutti e due! -.
Sango ed io cominciammo a ridere. – Bellissima festa Samantha-chan e voi due siete bellissimi -.
Strinsi in un caldo abbraccio la mia amica. – Ti voglio bene Sango -.
- Anche io e so che anche tu avresti voluto la tua famiglia qui oggi, perché ho provato la stessa cosa. Ma ti prometto che saremo noi la tua famiglia, per sempre -.
Dopo quel discorso toccante mi venne ancora di più da piangere e mi ritirai per trattenermi, naturalmente dopo averla ringraziata.
Ero vicino al bosco, quando davanti a me vidi sbucare Sesshomaru che mi guardava perplesso, alla fine era venuto anche se nessuno se lo sarebbe aspettato.
- A questo tipo di cerimonia voi umani non dovreste essere felici? – chiese.
Lo guardai divertita. – Esistono anche lacrime di gioia, non solo di dolore -.
Annuì, anche se decisamente poco convinto. – Rin mi aveva detto che avevi delle grandi doti di sarta, aveva ragione -.
Forse quello era un suo modo per dirmi che il vestito mi donava, non potevo sicuramente chiedergli di più, avevo imparato a conoscerlo molto bene. – Lo concedi un ballo alla tua cognatina? -.
Mi guardò quasi sconvolto. – Se usi ancora una volta quel termine giuro che… -.
Prima che finisse la frase lo avevo trascinato in mezzo alla gente e non appena Inuyasha lo vide quasi gli venne un colpo, però dal mio sguardo capì che andava tutto bene. Era ovviamente nervoso all’idea di vedermi con il suo tanto odiato fratello, ma aveva promesso di non arrabbiarsi mai più per il rapporto che c’era tra noi e aveva intenzione di mantenere la promessa. In quel momento lo amai ancora di più, se mai fosse stato possibile.
Sesshomaru era visibilmente a disagio ed era bello vederlo quasi umano per una volta. – Sai ballare? – gli chiesi.
Mi stupii tantissimo quando fu lui a condurre il ballo per tutto il tempo. – Ti basta come risposta? – disse, mentre ancora stavamo ballando.
Abbassai lo sguardo nervosa. – Sì – mormorai. – Sono felice che tu sia venuto, so che Rin ne sarà sicuramente molto felice -.
Il volto del demone si spostò sulla piccola, che teneva i piccoli in braccio e lo guardava sorridente e felice.
- Sì – mormorò lui. – Posso chiederti una cosa? -.
Lo guardai sorridente. – Certo -.
- Credo che stasera tu ed Inuyasha avreste piacere di stare soli, anche se avete già consumato la vostra prima notte -.
Diventai purpurea a quell’affermazione e questo fece apparire sul volto di Sesshomaru un sorriso compiaciuto, gli era sempre piaciuto mettermi in difficoltà.
- Comunque – continuò. – Se ti fidi vorrei aiutarvi tenendo io i cuccioli, insieme a Rin ovviamente -.
Non sapevo se fidarmi o no e dal mio sguardo probabilmente lui doveva averlo capito.
- Non li porterò fuori dal villaggio, rimarremmo dalla vecchia Kaede… prendilo come un secondo regalo di nozze -.
Lo guardai perplessa. – Secondo? -.
Si staccò da me per prendere dalla sua tunica qualcosa di fasciato dentro un pezzo di stoffa. – Tu sei una madre, e chi meglio di una madre combatte per i propri figli -.
Lo aprii e dentro trovai una bellissima katana finemente intagliata e con il manico argenteo. Era molto leggera, più di quelle che avevo trovato fino a quel momento e il fodero era di legno scuro.
- Spero che tu non debba usarla ora che la guerra è finita, ma mi sembrava adatta. Non ti conosco e l’unica cosa a cui ho pensato è stato questo. E poi non ne potevo più di vedere quel vecchio pezzo di metallo mezzo arrugginito che avevi preso da Totosai anni orsono. Non ha poteri speciali come Tessaiga o Tenseiga, ma spero che… -.
Venne bloccato dal mio scatto impulsivo nell’abbracciarlo e addirittura la musica smise di suonare, nessuno credeva a quello che avevo appena fatto, nemmeno io.
Il demone non mi toccò neanche, rimase fermo e imbambolato e in quel momento arrivò Inuyasha al mio fianco per riprendermi tra le sue braccia, quasi come se fosse geloso.
- Grazie, è stato un bel regalo, fratello -, pronunciò l’ultima parola con disgusto, ma da una parte capivo che era pur sempre Inuyasha e quello era pur sempre Sesshomaru.
Il demone lo guardò per un po’ inespressivo, poi gli poggiò una mano sulla spalla. – E’ una bella femmina, fratellastro -.
Se ne andò verso Rin e la musica riprese a suonare.
Inuyasha lo guardava innervosito. – Il solito stronzo, neanche un complimento decente sa fare -.
Sorrisi e gli presi la mano. – Non essere così scontroso, è stato quasi carino -.
- Tzè, come un pugno nei denti -.
- Ora non esagerare Inuyasha! -.

I festeggiamenti andarono avanti fino a notte inoltrata e quando diedi ad Inuyasha la notizia che i bambini sarebbero rimasti con Sesshomaru quasi non gli prese un colpo.
- Quanto sakè hai bevuto? Sei diventata completamente scema?! – esclamò. – Ma ti rendi conto a chi hai lasciato i miei figli?! -.
Lo guardai innervosita. – Sono anche figli miei e sono sicura che andrà tutto bene, se comunicano con te riusciranno a farlo anche con lui, almeno se avranno bisogno di qualcosa potranno dirglielo -.
Sbuffò poco convinto, ma si lasciò guidare da me.
Lo portai vicino al fiume, la luna piena ci illuminava e io assaporavo l’aria serale.
Mi guardava perplesso, mentre mi avvicinavo all’acqua. – Cosa stai facendo? -.
Sorrisi. – Non ti prende mai la voglia di tornare bambino per un attimo? -.
Non appena dissi quella frase mi lanciai nel fiume ancora con il vestito da sposa e lasciai che l’acqua fredda lavasse via il trucco e sciogliesse i miei capelli dalla crocchia disordinata.
Inuyasha mi guardava a bocca spalancata. – Ti prenderai un malanno! Esci subito! -.
Lo guardai con aria di sfida e mulinai le mani in aria, creando una bolla d’acqua proprio sopra la sua testa, mentre lui mi guardava spaventato. – Non oserai, Sam! -.
- La prendo come una sfida! -.
Lasciai cadere la bolla d’acqua e lui fu trascinato fino alla sponda del fiume, dove io lo aspettavo ancora in acqua con un sorriso furbetto.
- Allora musone, entri? – gli chiesi divertita.
Mi guardò innervosito. – Sempre la solita! – sbuffò, mentre io gli lanciavo un altro getto d’acqua addosso. – Dannata, vieni qui! -.
Si tuffò in acqua e nuotammo e ci schizzammo per un tempo infinito, fino a quando non mi acchiappò, trascinandomi sotto la superfice e lì mi baciò.
Quando riemersi cominciavo ad avere freddo e le sue braccia mi stringevano forte e mi tenevano a galla. – Vuoi andare a casa a scaldarti? – mi chiese, spostandomi una ciocca bagnata dal viso.
Annuii quasi come se fossi in trance, il suo sguardo aveva la capacità di incantarmi.
Andammo verso casa correndo e ridendo, mentre il freddo quasi ci congelava le ossa, ma c’erano i nostri sorrisi a scaldarci il cuore.
Quando fummo sulla soglia lui mi prese in braccio, facendomi varcare la soglia. – E’ una tradizione del tuo mondo giusto? – mi chiese sorridente.
Sorrisi a mia volta. – Sì -.
Mi portò in camera da letto e quasi non me ne accorsi.
Mi mise a terra e io non smettevo di guardarlo negli occhi, neanche mentre ci spogliavamo dei nostri vestiti bagnati a vicenda.
Rimasi in silenzio a guardare quegli occhi che avrei ricordato anche dopo morta, perché erano la cosa più preziosa che potessi portare nel cuore.
I nostri capelli gocciolavano sul pavimento e quello era l’unico rumore che si sentiva oltre a quello dei nostri respiri.
Non resistevo ed eliminai la distanza che ci separava in meno di due secondi, mentre lui mi faceva stendere sul letto con una dolcezza infinita.
- Ti amo – mi sussurrò. – Non smetterò mai di dirlo, ti amo -.
Lo guardai, mentre all’acqua sul viso si confondevano le lacrime. – Sei tutto ciò che voglio al mondo Inuyasha -.
Mi sembrò di nuovo come la prima volta. Non c’era la fretta del desiderio dei nostri corpi come era capitato qualche volta, c’era di nuovo solo l’amore. Ci prendevamo il nostro tempo, riscoprivamo i corpi che già conoscevamo bene. Ci accarezzavamo e baciavamo e ingannavamo l’attesa dell’arrivo del piacere con dolcezza. Le sue labbra non mi abbandonarono neanche per un secondo e il sole ci accolse ancora avvinghiati l’uno all’altra.
Quando finimmo lo strinsi forte a me e lo feci appoggiare sul mio seno, baciandogli la nuca mentre lui mi baciava il ventre.
- Tra poco dobbiamo andare dai piccoli – gli dissi. – Avranno fame -.
Alzò il viso e mi guardò sorridente. – Va bene amore – mi sussurrò. – Ormai sei la mia ragione di vita insieme ai cuccioli -.

 

Salve, salve!
Rieccomi dopo praticamente un mese senza scrivere! Chiedo scusa a chi seguiva la mia storia, ma sono stata straimpegnata, spero di riuscire ad aggiornare più in fretta d’ora in poi 
Comunque spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ditemi cosa ne pensate!
A presto un bacione :*

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Capitolo 9
*** Il passato ritorna ***


Ci vestimmo con calma e io misi fuori ad asciugare il mio povero vestito da sposa che si era sporcato tutto di terra durante la nostra folle corsa verso casa. Ero felice come mai lo ero mai stata e il sole di quel giorno mi scaldava il viso e il cuore.
Inuyasha mi raggiunse fuori con un balzo, cogliendomi di sorpresa e baciandomi sulla fronte. – Allora, andiamo? – mi chiese agitato, come se ora che ero sua moglie fosse animato da una nuova frenesia.
Sorrisi più di quanto non facessi prima e salii in braccio a lui. – Andiamo subito -.
Era stato bello vivere di nuovo una notte da ragazzini, ma era bellissimo comunque tornare dai miei piccoli.
Arrivammo davanti alla capanna della divina Kaede e decidemmo che dopo aver ripreso i cuccioli saremmo andati a chiamare Sango e Miroku per farli venire a pranzo da noi. In realtà Inuyasha voleva stare solo coi bambini, ma lo convinsi a farlo nei prossimi giorni per portarli a fare una gita.
L’anziana donna era fuori che trasportava un cesto pieno di erbe e le corsi incontro per aiutarla. – Buongiorno – esclamai sorridente. – Come sta questa mattina? -.
La donna mi guardò perplessa. – Non bene quanto voi due a quanto pare -.
Inuyasha sembrava voler muoversi ad entrare e ora capivo perché fosse voluto andare con tutta quella fretta; era preoccupato quando non aveva vicino i cuccioli e soprattutto perché stavano con Sesshomaru.
Mi avvicinai a lui divertito. – Entra, mamma chioccia -.
Il suo sguardò diventò innervosito. – Piantala! -.
“Mamma e papà sono arrivati!”, le voci dei bambini mi avevano raggiunta, probabilmente avevano sentito il nostro odore da fuori dalla capanna.
Corsi dentro insieme ad Inuyasha e rimasi di sasso quando trovai quella scena.
Callie era praticamente arrampicata sulla testa di Sesshomaru, mentre Toshio gli tirava i capelli tutto contento. Rin, invece, si godeva la scena e rideva.
Non sapevo cosa fare, avevo paura che Sesshomaru li facesse fuori per quell’affronto e rimasi sulla soglia immobile.
Quando Inuyasha entrò impallidì. – Nono! Giù di lì! -, corse da piccoli e prese prima Callie e poi Toshio, che però sembrava poco contento di staccarsi dai capelli dello zio.
“Rin fatto trecce allo zio! Anche io voglio fare trecce!” urlò il piccolo.
Inuyasha ed io guardammo il demone, ma io non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere, mentre mi immaginavo come potesse essere Sesshomaru con le trecce.
Rin mi guardava immusonita. – E’ da quando sono arrivati che si parlano e io non capisco nulla, cosa hanno detto? – chiese.
Sesshomaru guardò Rin di sbieco. – Niente -.
- Rispondi sempre così! – si lamentò.
Lo sguardo del demone la zittì, ma subito dopo le accarezzò i capelli. – Non fare quella faccia -.
Mi ripresi asciugandomi le lacrime che mi erano scese per le risate. – Scusa Sesshomaru, ti andarebbe di venire a pranzo da noi? Per ripagarti di aver tenuto i bambini -.
- Sì la prego Signor Sesshomaru! – esclamò Rin. – Prometto che dopo mi preparerò in fretta e partiremo! -.
Il demone sembrava parecchio a disagio ma alla fine annuì. – Tanto Jaken sarebe arrivato nel pomeriggio – mormorò.
Inuyasha mi prese per un braccio trascinandomi fuori. – Samantha! – sibilò. – Cosa ti salta in mente? Non stiamo giocando! Parliamo di Sesshomaru, Se-ssho-ma-ru, ti viene in mente?! -.
Alzai gli occhi al cielo, mentre Toshio si arrampicava sulla mia spalla. – Dai lo sai che sto cercando di migliorare i rapporti tra voi e avevi promesso di fare il bravo -.
Callie cominciava a tirare i capelli di Inuyasha e rideva. “Preferisco capelli di papà!”.
Lo guardai con aria furba. – Visto? Preferiscono te, quindi non devi temere tuo fratello -.
- Tzè, io non lo temo, i figli sono miei – commentò.
“Zio dice che mamma furba e che però papà non impara da mamma” disse Toshio e mi sentii morire.
- Io giuro che lo ammazzo – sibilò consengandomi Callie e correndo come una furia verso casa.
- Inuyasha, fermo! Stop! A cuccia! –.

Tornammo a casa con tutti i nostri amici, anche se Inuyasha stringeva gelosamente i piccoli mentre tornavamo indietro e non faceva avvicinare Sesshomaru.
Ora che eravamo in tanti aveva di nuovo il suo solito sguardo freddo e mentre Sango ed io cucinavamo e gli altri parlavano al tavolo, lui rimaneva seduto sul davanzale della finestra e guardava fuori.
- Come mai hai tutta questa fiducia in Sesshomaru? – mi chiese Sango sussurrando.
Alzai le spalle. – Credo che dietro ogni comportamento così freddo ci sia qualcosa – risposi. – Guarda Inuyasha, all’inizio eravamo agli opposti e ora siamo sposati e abbiamo due bellissimi bambini. Secondo me loro due si somigliano di più di quanto vogliano far credere -.
Sango sorrise. – Forse hai ragione, anche se io avrei avuto paura a lasciarlo con mio figlio -.
Sesshomaru sembrò rendersi conto che stavamo parlando di lui e mi guardò di sbieco, come ad intimarmi di piantarla. Tornai a preparare il riso e il pesce che Sango mi aveva aiutato a spellare.
Misi tutto in tavola e solo a quel punto il demone si mise seduto con noi e il silenziò regnò soovrano per buona parte del tempo.
- Allora Inuyasha, dato alla pazza gioia ieri notte? – lo imbeccò Miroku.
Implalidii. Noi eravamo abituati a quel genere di commenti da parte sua, ma Sesshomaru non sembrava gradire quel genere di ironia e lo guardò malissimo.
- C’è una ragazzina al tavolo con noi se non te ne sei reso conto e anche i miei nipoti, non devono sentire certi discorsi – lo freddò il demone, zittendolo per la prima volta da quando lo conoscevo. Solo Sango ci era riuscita fino a quel momento.
Inuyasha sorrise. – Per una volta hai detto una cosa giusta -.
Sesshomaru lo guardò di sbieco. – Io dico sempre cose giuste, tu sei solo troppo ottuso per capirle -.
- Ripeti se hai il coraggio! – sbraitò Inuyasha.
- Ottuso – disse Sesshomaru in tono glaciale.
Quei due stavano di nuovo per azzuffarsi e avrei potuto spedire a cuccia Inuyasha tutte le volte che volevo, ma tanto si sarebbe rialzato e avrebbe comunque piantato una scenata e mi misi le mani nei capelli, mentre gli altri quasi ridevano.
- Adesso la piantate! -, la voce di Rin tuonò per la stanza, questa volta era davvero arrabbiata e non l’avevo mai vista così. – Mi avevi promesso che non avresti litigato con il fratellone Inuyasha perché mi volevi bene, lo hai detto ieri sera! Allora perché continui? Sei cattivo con loro e loro sono sempre stati buoni con me e questo non lo accetto -.
Quella ragazzina era riuscita a metterlo in riga e mi ricordò tantissimo le scene che succedevano spesso tra me e Inuyasha.
Si alzò e mi fece un piccolo inchino. – Grazie del pranzo sorellona, ma ora preferisco andare a casa dalla divina Kaede e mi dispiace Signor Sesshomaru, ma per questa volta credo che rimarrò con lei. Ha bisogno del mio aiuto. Arrivederci. -.
Sesshomaru era impietrito, tanto da non seguirla neanche quando si fece accompagnare da Sango e Miroku fuori di casa. Io rimasi immobile seduta, mentre Inuyasha era ancora in piedi che guardava la porta, anche lui era rimasto basito dalla cena.
Il demone riprese il controllo su se stesso e prese un lungo respiro, tornando ad assumere uno sguardo glaciale. – Scusate, ora è meglio che vada. Vi ringrazio per l’ospitalità -.
Quando uscii dalla finestra quasi mi sembrò di rivedere Inuyasha qualche tempo prima. I piccoli che fino a quel momento dormivano si svegliarono e cominciarono a piangere e reclamare cibo e fu solo quello che riuscii a far muovere Inuyasha e me, se no dopo quella scena saremmo rimasti imbambolati almeno fino a sera.

Durante la notte allattai ancora i piccoli, mentre Inuyasha mi teneva appoggiato alla sua schiena e mi accarezzava. Avevamo deciso di tenere la culla in camera perché i piccoli in quel periodo erano parecchio agitati e si svegliavano spesso di notte.
- Dicono di non ricordare cosa sognano ma che hanno paura – sussurrai, mentre li cullavo tra le mie braccia. – Sono preoccupata -.
Inuyasha mi baciò il collo. – Non ti preoccupare, tutti i bambini fanno degli incubi -.
Sospirai e mi alzai per metterli nella culla, dato che ormai si erano completamente addormentati.
Tornai a letto e Inuyasha mi fece appoggiare la testa sul suo petto, mentre continuava ad accarezzarmi i capelli.
Improvvisamente lo sentii ridere piano e alzai la testa per guardarlo. – Perché ridi? -.
- Ripensavo alla scena di oggi, ammettilo che è stato esilerante. Rin è stata fantastica – disse, mentre cercava di ridere piano per non svegliare i cuccioli.
Lo guardai torva. – Dai piantala, vorrei ricordarti che anche tu spesso ti sei ritrovato in quella situazione con me -.
- Ma io non ti ho mai fatto penare in questo modo – rispose.
Questa volta fui io a ridere, rischiando quasi di svegliare i piccoli. – Certo, certo. Dopo questa posso mettermi a dormire – e mi voltai su un fianco.
Lui cominciò a punzecchiarmi. – Guarda che è sempre stata colpa tua, io dicevo solo quello che pensavo -.
Mi voltai puntandogli il dito contro. – Non costringermi a spedirti a cuccia! -.
Fortunatamente il materesso e il pavimento erano resistenti, se no li avrebbe fatti crollare a causa del tonfo.
- Dannata -.

Erano passati pochi mesi eppure quei due pargoli erano cresciuti in pochissimo tempo. Inuyasha diceva che era normale, i demoni cane crescevano ad una velocità sbalorditiva, ma dopo qualche tempo si stabilizzavano.
Nonostante avessero pochi mesi quei due sapevano già gattonare e qualche volta provavano anche a mettersi in piedi. Addirittura cominciavano già le prime liti tra fratelli.
Toshio aveva il mio carattere e rischiava sempre di cacciarsi in qualche guaio, mentre Callie era irrascibile e testarda quanto il padre.
Rin e Shippo giocavano spesso con loro e si divertivano un mondo insieme. Ero felice che avessero altri bambini con cui giocare. Nel frattempo Sango aveva quasi terminato la gravidanza e il suo pancione arrivava nelle stanze prima di lei. Miroku era molto premuroso nei suoi confronti.
Un giorno portai i due piccoli al fiume per fargli fare un bagno, dato che ormai era primavera inoltrata e l’acqua era abbastanza calda. Mi voltai per due secondi, quando vidi una cosa che mi lasciò sbalordita.
Toshio stava controllando l’acqua mentre la sorellina era distratta e si apprestava a farle cascare la bolla sulla testa. Rimasi paralizzata e non ebbi il tempo di fermarlo, perché in meno di due secondi la piccola Callie era ormai fradicia. Mi avvicinai a Toshio per rimproverarlo, ma la bambina aveva già evocato una folata di vento che fece cadere il fratello a terra, sbucciandogli un ginocchio.
“Mamma” gridò Toshio. “Callie mi ha fatto bua”
La sorella lo guardò rabbiosa, era proprio identica a suo padre quando aveva quell’espressione. “Non è vero è lui che ha bagnata tutta! Guarda” si lamentò.
- Non dovete farvi i dispetti, avete capito? Comportatevi da bravi fratelli – li rimproverai. – Comunque, da quando avete imparato a fare queste cose? – gli domandai stupita da quello che era appena successo. Credevo che dato che ero parte della Sfera potessi essere l’unica ad usare quei poteri, com’era possibile?
Callie mi guardò sorridente. “Da qualche giorno! So anche giocare con fuoco” disse tutta contenta.
La guardai con gli occhi fuori dalle orbite. – Non lo devi fare! Rischi di farti male, hai capito? -.
La bambina abbassò le orecchie e il viso.  “Scusa mamma”
Mi voltai verso Toshio, che come me aveva una predilezione per gli scherzi. – E tu non fare più queste cose a tua sorella hai capito? – gli dissi seria. – E non voglio che usiate queste facoltà in mia assenza è chiaro? Sono pericolose -.
Toshio mi tirò per la veste. “Perché mamma?”.
Lo guardai sorridendo, ecco che veniva fuori la mia curiosità, ma perché non potevano essere tutti e due come Inuyasha?
Li feci sedere sulle mie ginocchia e gli raccontai. – Un po’ di tempo fa anche io li sapevo usare, solo che usavo tutti e quattro gli elementi; acqua, terra, aria e fuoco – gli spiegai. –Adesso non c’è bisogno che li usi, vanno usati solo in caso di estrema necessità -.
Callie mi guardò con gli occhi sgranati e interessatissimi. “Mamma, ma davvero lo sapevi fare? Insegni?”.
Le passai una mano tra i capelli. – Quando sarai più grande lo farò, promesso -.
“Ma papà insegna ad usare artigli” si lamentò Toshio.
- Cosa fa vostro padre? – esclamai a bocca spalancata.
Callie tirò una pacca dietro la testa del fratello. “Papà detto di non dirlo a mamma, dannato!”.
Inuyasha, mannaggia a te! sibilai mentalmente.
Gli feci fare il bagno al fiume e li portai dalla divina Kaede, dove Shippo e Rin mi stavano aspettando. Li lasciai con loro e andai a cercare Inuyasha, dovevo raccontargli di quello che era appena successo. Senza la Sfera non avrebbero dovuto saper usare quei poteri, era impossibile. Sicuramente non poteva essere l’influsso del mio frammento, perché a malapena bastava per me stessa e per di più da quando avevo avuto quella strana sensazione lo tenevo chiuso nella scatola.
Lo trovai intento a pescare e prendere qualche pesce per la cena.
Non appena mi vide sul suo volto apparve un grandissimo sorriso e io gli corsi incontro.
Non appena lo vidi lo fulminai. – A cuccia! -.
Volò a terra facendo cadere anche la canna da pesca, mentre i contadini che passavano ci guardavano scrollando la testa, ormai erano abituati a quelle scene.
Mi guardò stupito. – Non ho neanche parlato -.
Gli tirai una delle orecchie. – Quando avevi intenzione di dirmi che insegni ai nostri figli ad usare gli artigli? Porca miseria Callie ormai parla come te! -.
Cominciò a digrignare i denti. – Quei due, gli avevo detto di stare zitti – sibilò.
- A cuccia! -.
Dopo aver chiarito il fatto che se provava ad insegnare di nuovo ai piccoli ad usare gli artigli lo avrei ucciso, lo feci sedere vicino a me mentre gli tenevo la mano, insicura su come dirgli quello che avevo appena scoperto.
Mi prese stringendomi a lui. – C’è qualcosa che ti preoccupa? – mi domandò.
Presi un lungo respiro. – Callie e Toshio sanno usare gli elementi, ho paura Inuyasha -.
Anche lui sembrò visiblmente preoccupato e mi strinse ancora più forte. – Com’è possibile? -.
- Non lo so…sono davvero preoccupata – risposi. – Sai, molto tempo fa ho lasciato il frammento in una scatola perché mi sono sentita impaurita…secondo te può significare qualcosa? -.
Inuyasha cominciò a muovere le orecchie davvero preoccupato. – Io credo che possano essere ereditari, magari sono come la mia natura di mezzodemone, dopotutto sei uno spirito no? -.
Mi rilassai improvvisamente. – Sì hai ragione, è sicuramente così -.
Il mio sguardo sembrò convincerlo e sul suo volto tornò il sorriso, ma io ero comunue preoccupata, ma cercai comunque di calmarmi.
La sera andammo a casa e Inuyasha dormì profondamente, mentre io rimasi sveglia a fissare il soffitto, mentre accarezzavo le orecchie del mio mezzodemone.
Improvvisamente il lamento di Toshio mi svegliò e andai verso la culla.
- Cosa succede piccino? – gli domandai in un sussurro.
Il piccolo mi guardò, ma non sembrava neanche lui. – Torna dove tutto è inziato Shikon no Tama, torna -.
Non era stato il mio bambino a parlare, non era stato Toshio. Quella voce io la conoscevo e quasi mi sentii morire. Era la voce di Midoriko.
Rimisi il piccolo nella culla, che sembrava essersi riaddormentato, mentre il mio cuore sembrava essersi fermato. Andai a prendere il frammento che era nello scrigno e brillava di una luce che sembrava volermi segnalare un pericolo ed ebbi un tuffo al cuore.
Mi voltai verso Inuyasha, che si stava per svegliare. Lo rimisi nel cofanetto e corsi a letto.
- Sam, tutto bene? – mi chiese ancora mezzo assonnato.
Sapevo che avevo promesso di dirgli sempre tutto, ma questa volta era una cosa troppo grande, se lo avesse saputo sarebbe morto, se avesse rischiato di perdermi di nuovo non lo avrebbe mai accettato.  Lo baciai sulla fronte e sorrisi cercando di essere il più credibile possibile. – Sì amore, tutto bene -.
Il buio riuscii a non fargli notare la mia espressione e si rimise a dormire. Quando fui certa che dormiva scrissi una lettere dove gli dicevo che ero andata a consegnare una medicina per una donna e che sarei tornata nel pomeriggio. Sapevo che era stanco e che avrebbe dormito fino a tardi. I piccoli stavano già cominciando ad essere svezzati e non richiedevano quasi più latte da me, tranne quando volevano fare i capricci, quindi non ci sarebbero stati problemi.
Presi il frammento e corsi fuori di casa, anche se era ancora notte inoltrata.
Arrivai alla capanna della vecchia Kaede e trovai anche Rin e Sesshomaru che dormivano. Svegliai la donna, alla quale prese quasi un colpo quando mi vide così spaventata. – Devo andare da sola questa volta – le dissi. – Inuyasha non deve sapere dove sto andando -.
L’anziana donna sembrò capire e disse che mi avrebbe coperta, ma che dovevo assolutamente spiegarle cosa stesse succedendo appena avessi saputo qualcosa.
Stavo uscendo dalla capanna per prendere Kirara, ma una mano si posò sulla mia spalla e fui io a sobbalzare questa volta.
Quando mi voltai e trovai Sesshomaru mi sentii morire.
Mi guardava quasi furioso. – Ora mi spieghi dove stai andando, pensi di abbandonare mio fratello? -.
Lo guardai allibita. – Pensi davvero che lo farei? Lo sto solo proteggendo, devo scoprire cosa sta succedendo da sola -.
Prese il mio polso e mi costrinse a salirgli in spalla. – Io verrò con te, ti tengo d’occhio -.
Provai a dimenarmi per essere lasciata andare, ma lui non mi lasciava scappare. – Ti accompagnerò alla tomba della sacerdotessa Midoriko e non farai storie, sono stato chiaro? -.
Ora ero furiosa e il frammento che tenevo appoggiato al mio polso cominciò a pulsare e una folata di vento ci divise, i miei poteri erano tornati più forti che mai e avevano spiazzato il demone.
Mi sentivo come non ero mai stata prima, così potente non mi ero mai sentita. Lo fulminai con lo sguardo. – Tu non mi puoi costringere – sibilai. – Tu rimarrai qui e non osare toccarmi -.
Sesshomaru estrasse la spada. – Samantha, calmati, guarda cosa stai facendo -.
Mi resi conto che intorno a me si stavano formando enormi cerchi di fuoco e si dirigevano quasi verso il villaggio. Ritirai il fuoco tra le mie mani e lo spensi, mentre mi accasciavo a terra.
- Sta riprendendo il controllo Sesshomaru, è qualcosa che in una vita passata ho già provato, la Sfera è tornata da qualche parte. Devo allontanarmi, i miei figli sono un’altra parte di me, se mi stanno vicini rischiano di essere rinchiusi insieme a me, finchè non saprò cosa sta succedendo devo stare lontana, ecco perché dovevo andare da sola – sussurrai, mentre sentivo le lacrime rigarmi il volto e mi stringevo le braccia al petto.
Il demone si avvicinò a me e mi costrinse ad alzarmi. – Piangere non servirà, verrò con te e ti riporterò indietro, almeno la bugia che hai raccontato ad Inuyasha sembrerà vera e non darà di matto come suo solito -.
Lui mi voleva aiutare ed ero molto contenta che alla fine ci fosse qualcuno con me in quell’avventura, anche se forse avrei voltuo avere al mio fianco il mio Inuyasha. Lui era stato con me la prima volta che ero entrata in quel luogo e ora che provavo quella paura avevo bisogno di lui più che mai. Purtroppo, il mio cuore mi diceva che sottoporlo di nuovo a quello strazio avrebbe solo potuto buttarlo a terra e i ai piccoli serviva che almeno uno dei due genitori fosse sereno, era sia per loro che per Inuyasha.
Sesshomaru mi prese sulle sue spalle e in meno di due secondi eravamo in quel luogo. Ero stata circondata da una luce e ora ero davanti alla grotta dove avevo incontrato lo spirito di Midoriko per la prima volta, il luogo in cui io ero nata.
Rimasi immobile davanti all’entrata con il cuore che palpitava. Sesshomaru provò a precedermi ma io lo bloccai.
- Tu non puoi entrare, solo chi fa parte della Sfera può – sussurrai.
Mi guardò quasi arrabbiato, ma alla fine si calmò. – Stai attenta e cerca di non essere testarda – rispose secco.
- Perché dici così? – chiesi, anche se forse quella domanda mi serviva solo per temporeggiare, avevo davvero paura di entrare.
Sorrise quasi divertito. – Ti dimentichi che ti ho allenata -.
Anche a me scappò un sorriso e quasi rincuorata, decisi di entrare.
Per qualche strano motivo mi sentii a casa, ero quasi felice di essere in quel luogo. Creai una fiamma sulla mia mano e mi resi conto che ormai riuscivo a creare gli elementi e mi chiedevo se fosse l’influenza di quel luogo a rendermi così potente.
Mi feci luce per il lungo e buio corridoio della caverna fino alla tomba della sacerdotessa, che quasi potevo considerare mia madre. Dopotutto io ero nata proprio dal suo corpo.
Mi inginocchiai di fronte a quell’enorme ammasso di pietra che avvolgeva il suo corpo e abbassai lo sguardo. – Midoriko mi hai chiamata e io sono qui, perché? -.
La mia voce rimbombava per i corridoi e provai un lungo brivido passarmi per tutto il corpo. Ora quel luogo non mi sembrava più così familiare, senza la presenza della sacerdotessa era davvero inquietante e lugubre.
Aspettai a lungo l’arrivo della donna e quando si presentò davanti a me il suo viso non era sereno come l’ultima volta che l’avevo visto, ero quasi adirata.
- Shikon no Tama, cosa hai fatto – sibilò, mentre mi guardava dall’alto in basso e fermando il suo sguardo sul mio ventre.
Mi sentii rabbrividire e improvvisamente provai una grande paura per i miei piccoli e mi posai una mano sul ventre. – Sei tu che per tutti questi mesi hai tormentato i miei figli con degli incubi? -.
- Era l’unico modo -, la sua voce era un sussurro adirato. – Ti avevo detto tempo fa che dovevi assolvere il tuo compito, che dovevi tornare al tuo stato originale! Tu hai deciso di distruggerla e poi sei rimasta al di fuori di essa, credevi che non sarebbe stato così per sempre?! -, ora stava quasi gridando e mi alzai indietreggiando. – Hai intaccato l’equilibrio delle cose, gli spiriti non possono vivere sulla terra! Gli spiriti non hanno una progenie! Capisci quello che stai creando?! -.
Puntai il mio sguardo nel suo disperata. – Cosa significa? -.
- Hai commesso un grave errore! Solo la tua presenza sta riportando in vita molte anime oscure che sono riuscite a fuggire nel momento in cui tu sei rimasta in vita! Non puoi vivere sulla terra! Quando sei uscita dalla Sfera al richiamo del mezzodemone di nome Inuyasha non hai permesso solo al tuo spirito di uscire, ma anche ad altri. Con l’avvento di una progenie gli hai dato più forza, e ora alcuni spiriti malvagi sono liberi! -.
Le parole mi trapassavano come lame, ma io ormai ero abituata a quelle secchiata d’acqua gelida, da quando avevo preso di nuovo consapevolezza di me stessa avevo dovuto accettare troppe cose per avere paura. – Se tornassi nella Sfera, potrei cambiare qualcosa? -.
Scrollò il capo. – Ormai non serve più, non lo capisci?! Alcuni spiriti sono scappati! Quanti demoni sono di nuovo sulla terra, quante anime disperate e arrabbiate! Se uno spirito può vivere sulla terra, perché gli altri non possono? -.
- Cosa posso fare? –, il mio era un urlo disperato.
Alzò lo sguardo su di me. – Per ricacciare completamente gli spiriti dovreste tornare nella Sfera tutti quanti! Solo a quel punto perderebbero forza, e non sarebbero più capaci di vivere sulla terra -.
Questa volta il mondo mi crollò addosso, come potevo condannare i miei figli a quel supplizio. – Non puoi chiedermi questo…ci deve essere un altro modo! Tornerò io nella Sfera, non cercherò mai più di scappare! -.
- No Shikon no Tama, non servirebbe a nulla. O i tuoi figli o patirai sofferenze mai provate, io lo so! – eslcamò. – Se non li rimanderai nella Sfera e li renderai nuovi custodi, patirai una grande sofferenza e dovrai affrontare grandi difficoltà. Se sacrificherai la tua progenie sarai salva dal dolore per sempre -.
Ora ero io ad essere furiosa. – E condannare un figlio ad un simile dolore non è un dolore già abbastanza grande? Condannarli ad un’esistenza di puro male non è una sofferenza peggiore della morte? Preferisco soffrire, piuttosto che fargli del male! -.
Midoriko tornò ad assumere un’aria quasi serena, anche se il fuoco della rabbia bruciava ancora nei suoi occhi. – Non potrai più venirmi a chiamare, io sacrificherò me stessa per chiudere per sempre il passaggio. Se vorrai ricacciare indietro gli spiriti, sai cosa devi fare -.
Non riuscii a chiederle altro, la donna sparì dalla mia vista in pochi attimi e mi ritrovai di nuovo sola. Non potevo farle domande, non potevo chiederle cosa mi aspettava. Sarebbe cambiato qualcosa se avessi distrutto la Sfera? No, non potevo. Se i miei figli erano legati ad essa come me avrei condannato a morte sia loro che me. Allora cosa potevo fare? Quali spiriti avevo liberato?
Il volto di Naraku mi tornò alla mente come un fulmine a ciel sereno e mi buttai a terra priva di forze. Preferivo morire per mano sua piuttosto che perdere i miei bambini.
Una mano si posò sulla mia spalla e quando mi voltai rimasi scioccata nel trovare Sesshomaru vicino a me.
- La barriera è caduta e il sole è sorto da un pezzo, cosa è successo? – esclamò.
Io rimasi esterrefatta. Era ovvio che la barriera fosse caduta, Midoriko era scomparsa e con essa anche il luogo di protezione della sua tomba. Solo che non mi ero resa conto che fosse passato tutto quel tempo. Dovevo essere rimasta ad attendere il suo arrivo per più tempo del previsto. Quel luogo era capace di incrinare il tempo e pochi secondi in realtà erano pari ad ore.
Mi tirai in piedi aiutata dal demone e quasi mi sembrava di non essere viva, forse davvero non avrei voluto esserlo. Avrei voluto che tutto questo fosse stato un incubo  e non la realtà. Ora che la mia realtà sembrava perfetta, il passato tornava a tormentarmi.
Sapevo che cosa dovevo fare, però, per poter salvare i miei figli, anche se sarebbe stato rischioso.
Lo guardai seria. – Ora non riesco a spiegarlo e non chiedermi di farlo -, la mia voce era gelida e quasi non sembrava la mia. – Ora tu mi porti di nuovo al villaggio, davanti alla capanna di Sango e poi in qualche modo porterai Inuyasha fuori di casa e lo terrai fuori per un bel po’, hai capito bene? -.
Mi guardò con aria severa. – Pensi di potermi dare ordini? -.
- Sesshomaru, ti prego -, avevo quasi le lacrime, ma stavo cercando di trattenermi.
Alla fine fu lui ad abbassare lo sguardo. – Andiamo -.

Ero sola con i miei piccoli, che mi guardavano preoccupati mentre stringevo la lama del pugnale di cristallo bianco e la avvicinavo a loro.
“Mamma” mi chiamavano mentre piangevano. “Brucia, brucia mamma”.
Io piangevo più di loro perché stavano soffrendo, ma era necessario. – Piccini ancora poco, so cosa sta per succedere -, in realtà anche io stavo soffrendo, quella pietra faceva male anche a me. Per fortuna Sango aveva tenuto il pungale dopo tutti quegli anni. Mi ero intrufolata in casa sua e lo avevo rubato.
Piangevo, ma in quel momento finalmente vidi quello che stavo cercando. Sulle loro fronti spuntavano rispettivamente le due metà della Sfera e mi venne un colpo al cuore.
- Piccini, è l’ultima volta che parlerete con la mamma. Ma io sarò comunque qui. Potrete sempre comunicare con papà per dirmi qualcosa, va bene? Però lo faccio per voi, va bene? -.
I piccoli piangevano, ma loro mi sentivano e vidi che annuivano, anche se ancora spaventati.
Il dolore che provarono fu anche il mio, perché quando estrassi i frammenti dalla loro fronte sapevo che gli avrebbe fatto male. Quello, però, era l’unico modo per rompere il legame con quel dannatto oggetto che mi stava rovinando la vita. I pezzi caddero a terra e io mi sentii di nuovo legata, chiusa. Ero di nuovo l’unico spirito della Sfera. Ero di nuovo la Shikon no Tama.
Con loro potevo tagliare il legame solo perché avevano anche una natura demoniaca, senza quella sarebbero morti e io non avrei mai potuto farlo perché quella era l’unica parte di me.
I miei piccoli continuavano a piangere, mentre una piccola goccia di sangue macchiava le rispettive fronti e io li presi in braccio piangendo insieme a loro.
- Piccoli è finita, è tutto finito. Ora state bene, starete sempre bene. Mi avete capito? -.
Questa volta non avertii nessuna risposta da parte loro, anche se dai loro sguardi capivo che stavano cercando di parlarmi. Ora loro non erano più spiriti, erano solo mezzidemone, e io non potevo essere più felice. Li baciai asciugando il sangue dalle loro fronti e sentendomi ancora più sollevata quando mi resi conto che i tagli erano spariti.
Li continuai a baciare e stringere fino a quando non si addormentarono, quell’esperienza doveva averli stremati.
- La mamma è qui e vi proteggerà sempre. Io sono qui per voi, vi salverò da qualsiasi cosa e non piangete per i vostri poteri persi; non essere più legati a questa maledizione può solo farvi del bene ve lo giuro. Ora siete salvi -.
Ero sollevata per loro, ma ora c’era un altro problema all’orizzonte.
Quanto sarei riuscita a nasconderlo ad Inuyasha e soprattutto…quanto era al sicuro la nostra famiglia?


Eccomi!
Ci sono nuovi problemi all’orizzonte, ma purtroppo questa è solo la punta dell’icerberg!
A presto e grazie a chiunque legga o recensisca la mia storia :)

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Capitolo 10
*** Sotto attacco ***


Li rimisi a dormire e presi i pezzi della Sfera che erano caduti a terra. Ero spaventata a tenerli vicino a me, avevo il terrore di essere risucchiata di nuovo all’interno di essa. Unii le due metà e mi resi conto che mancava solo un piccolo frammento, proprio quello che mi aveva lasciato Callie. Se non avessi distrutto la Sfera e fossi rimasta al mio posto forse tutto questo non sarebbe mai successo. Li rimisi tutti insieme, ora dovevo solo trovare un posto dove nasconderli, o sarebbero stati guai.
La porta di casa mi fece sobbalzare e la Sfera mi cadde dalle mani rotolando a terra. Corsi a prenderla e la nascosi dentro il cofanetto, poi avrei cercato un posto migliore dove tenerla nascosta.
Inuyasha arrivò in camera con qualche livido. – Quel demente – si lamentò, mentre si sistemava la veste. – Tanto lo sa che alla fine gli faccio il culo -.
Abbozzai un sorriso. – Sesshomaru? -.
Sapevo che era una testa calda quel demone, però poteva mandarmelo a casa un po’ meno malconcio, poverino.
Lo sguardo di Inuyasha si puntò nel mio, terrorizzato. – Sam…la Sfera – bisbigliò. – Sento di nuovo la sua presenza ne sono sicuro -.
Rimasi impietrita. Mi ero dimenticata che i demoni ne avvertono la presenza quando è completa e che un’aura così potente non sarebbe mai potuta sfuggirgli.
Venne verso di me stringendomi, come se volesse proteggermi. – Samantha cosa facciamo? Tu  non la senti? Io sono sicuro che sia qui da qualche parte! Devo portare via te e i cuccioli, devo farlo! Non siete al sicuro -.
Cominciai a piangere e lui pensò che fosse perché avevo paura e cominciò a cullarmi per tranquillizzarmi, ma io lo allontanai.
- No Inuyasha, dobbiamo parlare – singhiozzai. – Ci sono cose che non sai -.
Mi asciugò le lacrime dal viso. – Samantha parlami ti prego, dimmi cosa è successo – mi sussurrò. – Ti sarò sempre vicino e lo sai -.
Lo sguardo di Inuyasha si puntò vicino alla culla dei bambini e mi resi conto di essermi dimenticata di nascondere il pugnale di cristallo bianco, che era rimasto poco lontano dal nostro letto.
Lo guardai con disperazione e lui si fece spaventato, anzi forse la sua era principalmente disperazione. – Samantha ti prego dimmelo, cosa sta succedendo -.
Lo feci sedere a letto e gli presi le mani. – Stanotte Midoriko ha parlato attraverso Toshio. L’ho raggiunta fino alla sua tomba e mi ha detto che…che i nostri figli erano condannati al mio stesso destino, così ho fatto quello che dovevo. Li ho separati dalla sfera, ho tagliato il loro legame. Sapevo che non gli sarebbe successo nulla perché loro sono anche mezzidemone, sono legati a questo mondo. Ora non sono più spiriti e per questo io non riesco più a comunicare con loro e non hanno più poteri, io li ho salvati -.
Inuyasha rimase in silenzio e guardò i nostri piccoli e poi me. – E ora…tu? -.
Abbassai lo sguardo, non riuscivo a guardarlo negli occhi, non volevo voedere la sua espressione a quella notizia. – Ora…io… - era difficile dirglielo, era anche difficile dire ad alta voce quello che era successo in così pochi attimi. – Sono di nuovo la Shikon no Tama -.
Silenzio.
Regnò il silenzio per un tempo indescrivibile e io non riusivo a guardarlo. Rimanevo in silenzio e non dicevo nulla, ero preoccupata e quando vidi le lenzuola bagnarsi di lacrime che non erano mie e alzai lo sguardo.
Inuyasha aveva il capo chino e stava piangendo silenziosamente stringendo i pugni. Sentivo la sua rabbia e il suo dolore ed era proprio questo che avrei voluto evitare. Avrei voluto potergli evitare quel dolore e quella paura, ma non ci ero riuscita. Forse non sarebbe stato neanche giusto non dirgli nulla.
Lo presi e lo strinsi a me lasciandolo sfogare. Aveva più bisogno di me di essere consolato perché alla fine chi soffriva davvero non era chi se ne andava, ma chi rimaneva. Se mi fosse successo qualcosa sarebbe rimasto solo e avrebbe dovuto prendersi cura della nostra famiglia senza di me e quel pensiero doveva essere davvero doloroso.
- Inuyasha – gli sussurrai. – Ti prego, dobbiamo essere forti, risolveremo tutto anche questa volta, ce la faremo -.
Il suo sguardo si posò su di me perplesso e con gli occhi gonfi. – Come hai fatto ad andare e tornare in così poco tempo? Chi ti ha accompagnata -.
Rimasi in silenzio per qualche istante, poi risposi in un sussurro. – Sesshomaru -.
Ancora silenzio, ancora nessuna risposta da parte sua. Non disse assolutamente nulla, si alzò in piedi e se ne andò, lasciandomi completamente sola.
Non mi arrabbiai per quella sua reazione, lo avevo escluso da una decisione che avremmo dovuto prendere insieme da marito e moglie, e avevo rivelato tutto prima a suo fratello.
Tornai verso il cofanetto e strinsi la Sfera tre le mani. Ora ero di nuovo legata a quell’oggetto, ero di nuovo rinchiusa in quella trappola. Dovevo nasconderla e l’unico luogo dove sarebbe stata al sicuro era proprio il mio corpo.
La nascosi all’interno della mia spalla destra, dove era stata per così tanto tempo. Sentii tornare le mie antiche forze, quelle che mi avevano pervasa il giorno della battaglia contro Naraku. Nonostante quella potenza, però, ero come un leone in gabbia.
- Samantha-chan? – mi chiamò la voce di Sango dalla cucina. – Sei in casa? -.
Andai in cucina lentamente, ma non volevo parlare. Lei vide il mio sguardo e mi arrivò vicino. – Cosa è successo? -.
Scostai la veste e le mostrai la Sfera incastonata sulla mia spalla e sul suo sguardo comparve lo stesso terrore di Inuyasha.
- No – bisbigliò.
A quel punto piansi tra le sue braccia e non smisi per parecchio tempo.

Sango non mi disse nulla, mi lasciò piangere e corse lei a cullare i bambini quando si svegliarono. Preferivo che non mi vedessero in quello stato, sapevo che avrebbero capito che c’era qualcosa che non andava e io volevo che fossero sereni, avevano già dovuto passarne tante quel giorno.
La mia amica tornò da me e mi strinse di nuovo a sé, mentre continuavo a piangere senza riuscire a smettere.
Quando riuscii a calmarmi lei mi asciugò le lacrime dal viso. – Te la senti di raccontarmi quello che è successo? -.
Annuii piano e cominciai a parlare e dirle tutto quello che era successo e più parlavo più mi rendevo conto di quanto le cose fossero di nuovo disperate. Non potevo andare via per non lasciare i miei piccoli soli, ma avevo paura che rimanendo avrei potuto mettere in pericolo tutti quanti. Le cose erano più complicate di quanto non fossero mai state.
Sango si passò una mano sul ventre. – Capisco cosa tu stia provando…però hai avuto una grande forza, sei riuscita a salvare i piccoli da loro stessi. Ora loro sono al sicuro, dobbiamo solo trovare il modo di proteggere te e lo faremo insieme -.
Io la fermai. – No Sango, questa volta non posso mettere in mezzo anche voi. Dovete pensare alla vostra famiglia e proteggerla, non vi coinvolgerò di nuovo in questa storia -.
Sango puntò il suo sguardo nel mio seria. – Tu fai parte della nostra famiglia, hai solo noi a cui appoggiarti e non abbiamo te, non ti abbandoneremo Samantha, noi siamo qui -.
La strinsi forte a me e piansi ancora. – Grazie Sango -.
Rimase con me fino al tramonto, mentre pensavamo a trovare un modo per risolvere quella situazione. Totosai purtroppo non poteva aiutarci, non era così esperto in fatto di spiriti, però Sango diceva di conoscere un’aziana maga che poteva metterci in contatto con lo spirito della sacerdotessa Izuko, al termine della sua gravidanza avremmo fatto in modo di trovarla.
Quando andò via mi resi conto che non potevo descrivere a parole quanto bene le volessi, sia a lei che a tutti gli altri e quanto dovessi loro. Mi resi conto di quanto Inuyasha dovesse aver sofferto, perché lo avevo eliminato dalla mia vita senza dargli la possibilità di aiutarmi. Lo avevo protetto come un bambino, quando sapevo benissimo quanto potesse essere uomo e quanta forza avesse nel suo animo. Era vero, avrebbe sofferto, ma mi sarebbe stato comunque vicino.
Stavo per tornare dai piccoli, ma sentii bussare alla porta e davanti a me trovai Sesshomaru, che in spalla teneva Inuyasha svenuto. Praticamente lo lanciò dentro casa e io quasi non lo presi a botte.
- Sesshomaru! – gridai. – Perché lo hai picchiato?! Sei diventato matto?! -.
Il demone era freddo come il ghiaccio e capii che doveva essere successo qualcosa. – Dì a quel demente di piantarla di dire certe idiozie. Ho dovuto addormentarlo per farlo calmare e riportarlo qui – sibilò. Voltò le spalle e prima di andare via si voltò verso di me. – Che sia chiaro, io non sono innamorato di te -.
Quella frase mi lasciò impietrita. – Sesshomaru…nemmeno io…non capisco come… -.
Mi bloccò. – Rispetterò la gentile richiesta di mio fratello, non ti incontrerò se non in sua presenza e non offrirò il mio aiuto a meno che non sia tu a chiedermelo. Arrivederci Samantha -, dopo aver detto quelle parole se ne andò lasciandomi a bocca spalancata.
Ecco cosa aveva sconvolto Inuyasha. Aveva interpretato quel rapporto tra me e Sesshomaru come amore, non come amicizia.
Avrei voluto prenderlo in braccio e portarlo a letto, ma per me era troppo pesante, così mi accucciai a terra e gli feci appoggiare la testa sulle mie gambe, accarezzandogli la fronte.
- Che stupido – sussurrai. – Ti ho sposato pochi mesi fa, dopo averti aspettato per secoli e dopo aver attraversato più di mille anni per tornare da te, secondo te potrei volerti lasciare andare? -.
Mosse le orecchie e lentamente aprii gli occhi, anche se era ancora molto intontito. – Sam…promettimi che qualsiasi cosa accada non smetterai di amarmi, tu sei tutto ciò che ho -.
Lo strinsi forte e lo baciai. – Non potrei neanche se volessi -.
Mi raccontò che appena gli avevo dato la notizia era sconvolto, che non riusciva neanche a ragionare e che continuava a chiedersi perché non avessi voluto parlarne con lui. Nella disperazione del momento aveva addirittura pensato che avessi cominciato a provare qualcosa per suo fratello e che il mio sentimento fosse ricambiato. Così lo aveva minacciato e alla fine si era ritrovato da me.
Eravamo ancora seduti sul pavimento e io sorridevo. – Sei proprio scemo -.
Il mezzodemone continuavo a muovere le orecchie. – Io ti amo, ho solo paura di perderti…in questo momento più che mai -.
Piombarono di nuovo le paure. Il pensiero della Sfera tornò a martellarmi come qualche minuto prima e il mio cuore cominciò a battere forte.
Toccai la mia spalla e sentii il piccolo pezzo di cristallo che vi era incastonato. Inuyasha appoggià la sua mano sulla mia e mi guardò negli occhi preoccupato. Dovevamo di nuovo combattere quella maledizione insieme, ma finchè lui era al mio fianco io non avrei mai avuto paura di nulla e di quello ero certa.
- Troveremo un modo per distruggerla per sempre e per liberarti – mi sussurrò. – Non possiamo dividerti da essa come hai fatto coi piccoli? -.
Scossi il capo. – No Inuyasha. Io sono solo spirito, svanirei per sempre. Io sono legata ad essa -.
Il mezzodemone abbassò le orecchie, ma nel suo sguardo leggevo la determinazione di salvarmi. – Se non possiamo dividerti dalla Sfera, faremo in modo che tu possa vivere con essa per sempre. Se nessuno saprà che esiste, nessuno la cercherà e tu sarai al sicuro. Finchè è nel tuo corpo nessuno può avvertirne la presenza e siamo salvi -.
Aveva ragione, all’interno del mio corpo si univa al mio spirito e non era possibile ritrovarla. Dovevamo solo fare in modo che nessun demone potesse usarla. Se io non vi tornavo all’interno, era solo uno strumento privo di potere ed era quella la nostra forza, solo noi lo sapevamo.
Lo strinsi forte. – Sarà dura portare questo peso, ma fino a quando non scomparirò da questo mondo, la Sfera rimarrà con me…forse dovrei solo… -.
Mi bloccò subito con un bacio. – Non pensarci neanche! – bisbigliò. – Tu non ti toglierai di nuovo la vita, non te ne andrai di nuovo. I piccoli ed io abbiamo bisogno di te -.
Nonostante le sue parole lo guardai seria. – Inuyasha devi giurarmi una cosa – gli dissi con tono freddo. – Devi giurarmi che se un giorno dovessi morire… -.
- Non dirlo neanche! – sbottò.
- Devo farlo! Non lo capisci? Esiste la possibilità che io un giorno sia costretta ad andarmene, e mi devi giurare che andrai avanti per i nostri piccoli, promettimelo Inuyasha, ti prego -, era doloroso parlarne, ma io avevo davvero paura di andarmene prima del tempo e di non vederli crescere e c’era davvero il rischio che questo accadesse. Non avrei voluto pensarci, ma purtroppo era necessario.
Continuava a muovere le orecchie dispiaciuto, ma alla fine annuì. – Te lo prometto, ma ti giuro che non accadrà. Ti avevo promesso che dopo la morte di Naraku avresti smesso di combattere e non l’ho dimenticato. Tu non dovrai mai più lottare  -.
Lo strinsi forte a me e avrei tanto voluto credergli, ma qualcosa nel mio cuore mi diceva che la battaglia era appena cominciata.

Passarono altri giorni e il pensiero della Sfera martellava tutti quanti. L’ansia era palpabile nell’aria e quasi mi sembrava di impazzire quando rimanevo sveglia la notte.
Non potevo più comunicare coi piccoli, ma loro si rendevano conto che c’era qualcosa che tormentava me ed Inuyasha. Avrei voluto poter fare di più per rassicurarli, ma anche il mio animo era inquieto e questo rendeva tutto ancora più difficile.
Un giorno dei tanti passati a preparare le erbe con la divina Kaede in assenza di Rin, Miroku entrò affannato dentro la stanza.
- Kaede sta nascendo! – esclamò. – Sta nascendo vieni ti prego! -.
Il suo sguardo era spaventato ed estasiato allo stesso tempo e doveva aver corso fin lì ad una velocità folle.
Chiamai Inuyasha perché portasse l’anziana donna il più velocemente possibile a casa di Sango e lasciammo Shippo con i cuccioli perché li tenesse d’occhio.
Corsi fino da Sango e quando arrivai la divina Kaede la stava già aiutando, passandole una pezza bagnata sulla fronte.
- Hai preso le erbe? – mi chiese Kaede, mentre teneva la testa di Sango e le faceva cenno di respirare profondamente.
Annuii e cominciai a sbriciolarle e metterle dentro l’acqua calda perché si sciogliessero.
Mi avvicinai alla mia amica e la aiutai a bere. – Ti faranno bene, faranno diminuire un po’ il dolore -.
Sango mi guardò con aria sofferente. – Tu non sai quello che sto passando! -.
Le lanciai uno sguardo ironico. – Dici sul serio? -.
- Vedo la testa! – esclamò la donna.
Gli occhi di Sango si fecero grandi per lo stupore e cominciò ad annaspare.
- Spingi ancora un po’ ci sei quasi – le sussurrai.
Ci vollero ancora parecchi minuti, ma alla fine venne alla luce una splendida bambina dai capelli scuri e bellissimi.
Lo sguardo della mia amica si riempì di una gioiai indescrivibile, la stessa che aveva inondato i miei la prima volta che avevo visto i volti di Callie e Toshio. È un’emozione indescrivibile stringere tra le braccia la creatura che hai portato in grembo per così tanto tempo e vedere che sta bene ed è sana, sapere che è una parte di te che vedrai crescere. Avre un figlio è quasi un modo per ripercorrere di nuovo la tua vita, impedirgli errori e sofferenze che sono toccate a te e vedere la vita da un punto di vista tutto nuovo.
Prese tra le braccia la sua bambina e cominciò a cullarla nonostante fosse stremata dalla fatica.
- La mia  bambina – mormorò tra le lacrime, mentre la teneva stretta a sé.
Kaede mi fece cenno di andare a chiamare Miroku, che ci stava aspettando fuori con ansia e paura, mentre Inuyasha lo guardava andare avanti e indietro innervosito.
- Piantala bonzo, mi fai venire il mal di mare! – esclamò.
Miroku lo bastonò. – Zitto! Tu eri peggio di me quando Samantha-chan doveva partorire! -.
Gli appoggiai una mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione, ma era talmente teso che fece un balzo e cacciò un urlo.
- Calmati Miroku! Stanno bene, è nata – gli dissi sorridendo. – E’ una bellissima bambina -.
Non mi degnò neanche di una risposta, corse dentro a vedere come stava la sua piccola.
Sorrisi, mentre Inuyasha mi cingeva la vita. – Mi ricorda noi qualche mese fa – disse. – Vorrei tanto avere altri bambini -.
Abbassai lo sguardo. – Ti è mai venuto in mente che io sia riuscita a concepire Toshio e Callie solo per volere della Sfera? Dopotutto io sono uno spirito Inuyasha…non potrei avere figli. L’unico motivo per cui sono nati è per riportarla indietro -.
Inuyasha mi guardò quasi adirato. – Loro non sono nati solo per quello! Sono nati per essere i nostri figli e per essere amati per sempre. E anche se non potessimo averne altri io sono felice così, questo è molto più di quanto avrei mai potuto desiderare -.
Lo strinsi forte a me e lo presi per mano per entrare.
Sango e Miroku erano abbracciati e Kaede stava andando via e mi resi conto che era meglio lasciarli soli.
- Posso solo sapere come l’hai chiamata? – le domandai.
Mi sorrise allegra. – Si chiama Eri -.
Rimasi ancora qualche secondo a guardare quella dolce scena e poi mi ritirai con Inuyasha verso casa, colma di nuova speranza nel cuore e pregando che i giorni di dolore fossero ancora lontani.

Passò un mese e la piccola Eri era di una dolcezza infinita. Aveva gli stessi occhi di Miroku e il sorriso dolce della madre. Callie e Toshio erano molto curiosi di conoscere la nuova arrivata e si godevano la vista della piccola. Inuyasha spiegava loro che era la loro cuginetta, anche se Sango ed io scherzavamo spesso sul fatto che un giorno Eri e Toshio avrebbero potuto diventare una coppia.
Miroku non era molto d’accordo, diceva sempre che se Toshio avesse fatto penare sua figlia come Inuyasha con me non gliel’avrebbe mai concessa in moglie. Ovviamente tutto sfociava puntualmente in una lite e i tre piccoli guardavano i loro rispettivi padri perplessi.
Erano giorni così tranquilli che quasi mi ero completamente dimenticata della Sfera e mi sembrava che le nuvole che avevo visto all’orizzonte non potessero essere più lontane.
Giocavamo spesso a casa di Sango e le insegnavo come fare per calmare la piccola, dato che io avevo avuto a che fare con dei neonati molto prima di lei.
Callie e Toshio erano quasi gelosi di Eri, ma tutte le volte che mettevano il broncio io li cullavo e stringevo, facendogli tornare il sorriso. Mi mancava moltissimo poter parlare con loro, ma fortunatamente sembravano quasi cominciare ad emettere i primi suoni e non vedevo l’ora che cominciassero a chiamarmi “mamma”.
Quel giorno Sango era venuta a casa mia per parlare un po’ e bere un thè insieme ai piccoli, quando dei rumori in lontananza ci spaventarono.
Strinsi a me i piccoli e la stessa cosa fece Sango con Eri e ci avvicinammo alla finestra che dava verso il villaggio e sentimmo urla e grida provenirvi e anche una grande nube di fumo scuro.
- Inuyasha e Miroku sono laggiù – bisbigliai preoccupata e stringendo con ansia i miei piccoli.
Sango era spaventata quanto me e cominciò a cullare Eri che aveva iniziato a piangere a causa del rumore. – Non possiamo andare, come facciamo coi piccoli? -.
Qualcuno entrò in casa nostra quasi sfondando la porta e quando mi voltai verso di essa, trovai Inuyasha e Miroku.
- Samantha devi rimanere in casa! – mi gridò il mezzodemone. – Stanno attaccando il villaggio, dobbiamo proteggere i piccoli -.
- Inuyasha ha ragione, anche tu devi rimanere con lei Sango! – aggiunse Miroku.
Noi non sapevamo cosa fare, perché in meno di tre secondi erano andati fuori.
- Inuyasha! – gridai correndo fuori dalla porta. – Pensi di andare da solo?! Torna qui dannazione! -.
Si voltò verso di me serio. – Se ti vedo uscire da quella porta ancora una volta e per di più con i bambini giuro che mi arrabbio sul serio -.
Non osai replicare perché non potevo mettere a rischio la vita di Callie e Toshio, così tornai in casa e sbarrai la porta. Ero terrorizzata e continuavo a muovermi da una parte all’altra della casa, mentre i piccoli erano nella culla insieme ad Eri, per fortuna eravamo riusciti a farli addormentare.
- Secondo te chi sta attaccando? – chiese Sango, mentre scostava leggermente la tenda dalla finestra per vedere cosa stava succedendo.
- Non lo so – sussurrai.
Sentivo quelle urla e avrei voluto fare qualcosa, ma non potevo lasciare i miei piccoli da soli. La nostra casa era fuori dal villaggio, ma eravamo comunque troppo vicini alla battaglia.
Ci fu un forte colpo alla porta e mi sentii morire. C’era qualcuno lì fuori che stava picchiando contro la porta con insistenza.
- Aprite! -.
Era la voce di un uomo e cominciai a spaventarmi. Corsi insieme a Sango nella mia camera da letto e chiudemmo la porta, rendendoci conto che eravamo in trappola come non lo eravamo mai state prima.
- Suikotsu, trova lo spirito della Sfera, io torno dagli altri. Tanto tu e Ginkotsu potete cavarvela da soli -, quella era una voce quasi femminile e non era molto lontana, così eressi la barriera per proteggerci.
Sango si parò davanti alla culla, anche se nel suo sguardo potevo leggere il terrore che provava.
I piccoli, però, cominciarono a piangere, rivelando la nostra posizione.
La porta venne sfondata e davanti a noi trovammo un uomo dal sorriso malvagio e delle grandi lame di ferro sulle mani.
- Ecco i topolini che stanno cercando di scappare – sibilò ghignando. – Se tu la Shikon no Tama ragazzina? -.
Lo guardai con odio. – Non toccherai i miei figli – sibilai.
Si lanciò contro di me, ma venne bloccato dalla barriera che respingeva i suoi violenti attacchi.
Per ora eravamo salvi, ma era più difficile del solito mantenere la barriera così a lungo.
- Piccola stupida – sibilò. – Da dove credi che prende ancora più energia? Più tu usi la barriera, più io assorbo energia da te. È in questo modo che siamo tornati in vita! -.
Mi sentii gelare il sangue. Quelli erano gli spiriti di cui Midoriko mi aveva parlato, erano venuti a prendermi e non mi avrebbero lasciata andare così facilmente. Ecco cosa il mio ritorno aveva evocato.
Cercai di concentrare più energia possibile, ma mi sembrava che mi venisse risucchiata via sempre più velocemente.
Lo spirito di nome Suikotsu continuava a colpire la barriera con le sue lame e mi sembrava di sentire arrivare quei colpi proprio sul mio corpo.
-  Sango prendi i piccoli e scappa presto! Io non so quanto riuscirò a trattenerlo! – gridai disperata.
Non sembrava convinta a volermi lasciare sola, ma alla fine prese i tre piccoli e li portò fuori attraverso la finestra. Sapevo che Kirara non era molto lontana e che appena l’avesse vista arrivare li avrebbe portati via il più alla svelta possibile.
Sorrise e quel ghigno aveva il potere di gelarmi il sangue nelle vene. – E adesso cosa pensi di fare? Sei sola e indifesa -, ci fu un altro colpo da parte sua e la barriera crollò. – E ora sei anche senza protezione -.
Si lanciò contro di me, ma mi abbassai passandogli sotto le gambe e cominciai a correre, trovandomi fuori di casa in pochi secondi. Corsi più che potevo, trovandomi con il suo fiato sul collo molto presto.
Non usavo i miei poteri da molto tempo e ricominciare così di colpo era quasi impossibile, ma mi impegnai al meglio delle mie possibilità. Con grande sforzo evocai dei rami che imprigionarono il demone e continuai a correre sempre più velocemente verso il villaggio; dovevo chiamare Inuyasha e Miroku e dirgli che Sango e i piccoli erano scappati e che dovevamo trovarli per proteggerli.
Quando arrivai al villaggio, però, mi trovai davanti uno scenario simile a quello di una guerra. Sentivo forti spari e il fuoco innondava le case. Le donne e i bambini scappavano, mentre gli uomini andavano a dare man forte a Inuyasha e Miroku che continuavano a combattere contro qualcosa di enorme che era nascosto dalla polvere.
Non riuscii neanche ad avvicinarmi perché uno dei tanti razzi che era stato lanciato arrivò nella mia direzione ed esplose poco lontano da me.
Non ebbi neanche il tempo di creare una barriera, fui sbalzata lontano e caddi a terra picchiando la testa contro il muro di legno di una cappana.
Riuscivo a sentire solo un sibilo che mi perforava il cervello e un forte dolore a tutto il corpo. Mi mancava il fiato e le cose erano sfocate e prive di consistenza. Facevo di tutto per tirarmi in piedi, ma le mie mani scivolavano su qualcosa di viscoso e quando alzai lo sguardo per vedere cosa fosse mi resi conto che era sangue di alcuni corpi mutilati che erano poco distanti da me.
Avrei voluto poter gridare, ma non ci riuscivo. Inuyasha non poteva vedermi perché era impegnato nella battaglia e la gente che scappava credeva che fossi morta. Ero pervasa dal terrore che da un momento all’altro arrivasse di nuovo Suikotsu e che mi portasse via la Sfera.
Ci volle un grande sforzo per alzarmi e quando ci riuscii continuavo a barcollare e mi dovevo tenere a qualcosa per muovermi in direzione del mezzodemone e di Miroku.
Volevo chiamarli, ma non ci riuscivo. Caddi di nuovo in ginocchio e provai a rialzarmi, ma le mie gambe mi avevano abbandonata. Non mi ero mai sentita così inerme.
Venni presa e fatta alzare da una donna che non riuscii a vedere in faccia e che mi sussurava qualcosa. – Vieni con me, ti porto via io di qui -.
Cercavo di dirle che dovevo chiamare Inuyasha, ma la mia voce non usciva. Con una forza incredibile per la sua corporatura mi prese e mi portò via in spalla, dirigendosi verso il bosco.
Arrivammo abbastanza lontane dalla battaglia e mi fece stendere a terra. Ora che eravamo lontano cominciavo a sentire di nuovo le forze e cercai di mettermi a sedere, appoggiandomi ad un albero.
- Stai bene? – mi chiese la donna.
Alzai lo sguardo e la vidi. Non l’avevo mai notata nel villaggio; indossava la stessa veste della divina Kaede e aveva un viso pallido che risaltava ancora di più dati i suoi capelli scuri e lunghi.
Annuii piano. – Devo andare da Inuyasha – sussurrai. – I piccoli sono in pericolo -.
Il suo viso non era dolce e il suo sorriso lo rese ancora più inquietante. – Non sono gli unici ad essere in pericolo -.
La guardai perplessa. – Di cosa stai parlando? -.
Si alzò in piedi, puntando l’arco contro di me. – Non ti ha parlato di me? – sussurrò. – Sono la donna a cui Inuyasha ha donato il suo cuore molto tempo prima di incontrare te, maledetta -.
Sbarrai gli occhi e mi tornò in mente tutto quello che Inuyasha mi aveva raccontato molto tempo prima e della confessione che mi aveva fatto quel giorno nel bosco vicino a casa mia.
- Kikyo! -.
Non fui io a pronunciare quel nome, ma Sesshomaru.
Mi voltai e vidi che era arrivato insieme a Rin, erano arrivati appena in tempo, poco prima che Kikyo potesse scagliare la sua freccia contro di me.
La donna lo guardò sorridente. – Da quando ti unisci agli umani, Sesshomaru? -.
Il demone la guardò con freddezza. – Non ti permetterò di ucciderla, non voglio sentire i piagnistei di mio fratello -.
Lo sguardo della sacerdotessa era freddo come non mai e mi prese per i capelli costringendomi ad alzarmi e bloccandomi, mentre puntava con una mano la freccia contro il mio cuore. – Vogliamo scoprire quante lacrime può versare un mezzodemone? -.
Provavo a dimenarmi, ma la sua presa era salda su di me e non mi lasciava andare.
Sesshomaru estrasse la spada, mentre Rin spariva nel bosco. Io cominciai a pregare che si fosse messa in salvo e che non fosse corsa verso il villaggio o avrebbe rischiato di morire.
- Lasciala andare, subito – sibilò ancora il demone.
Con la coda dell’occhio vidi che Rin si stava lanciando verso di me per salvarmi, ma non fui l’unica a vederla.
Lei non aveva mai combattuto, non sapeva come sbucare alle spalle dell’avversario e Kikyo non era una stupida.
Mi buttò a terra e incoccò la freccia e il tempo sembrò rallentare improvvisamente.
Io cadevo a terra e nel frattempo Sesshomaru si lanciava contro la bambina, ma era troppo vicina all’arco.
La freccia si piantò nel suo petto, proprio sul suo cuore e mi sembrò che anche il mio andasse in pezzi in quel preciso istante.
Non soffrì, il colpo era stato troppo preciso e l’aveva trapassata.
Il suo corpo si riversò a terra come se non avesse consistenza e in meno di due secondi anni di vita erano stati distrutti.
Sesshomaru rimase immobile e come me era senza fiato. Eravamo così sconvolti che lasciammo che Kikyo scappasse e restammo a fissare il corpo inerme di Rin.
Le corsi incontro e la presi in braccio. – Ti prego Rin rispondi – sussurrai tra le lacrime. – Torna, torna! -.
La piccola non rispondeva, sul suo viso c’erano solo le lacrime che aveva versato pochi secondi prima della sua morte.
Mi voltai verso Sesshomaru. – Usa Tenseiga! Salvala! Salvala! -, gridavo con tutto il fiato che avevo in corpo e avrei voluto che il demone facesse qualcosa.
Si accasciò sulle ginocchia e per la prima volta, vidi una lacrima che scendeva sul suo viso. – L’ho già usata una volta per riportarla indietro…non posso fare nulla – bisbigliò, la sua voce era colma di dolore. – Rin è morta -.
Mi sembrò di non sentire neanche quelle parole, ero troppo sconvolta e l’unica cosa che uscì dalla mio bocca fu un grido disperato.




Salve!
Non so bene cosa dire, questo capitolo è davvero triste :(
Comunque grazie mille a tutti quelli che recensiscono la mia storia (sì, lo scrivo tutto le volte, ma perché è giusto ringraziare chi ha la pazienza di recensire, quindi grazie :*)
Al prossimo capitolo!
Un bacione a tutti quanti :*

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Capitolo 11
*** In fuga ***


Era così giovane e così pura per quel mondo. Troppo buona e troppo dolce, con quel sorriso così gentile e solare. Le volevo così bene e ora giaceva tra le mie braccia e sembrava che quasi dormisse. Il suo corpo era ancora caldo, ma si stava raffreddando.
Fisicamente la morte era un processo così veloce; il cuore smetteva di battere e il sangue di scorrere, il respiro si bloccava. Il dolore, invece, era qualcosa che logorava chi rimaneva, che lo rendeva inerme e vulnerabile e io mi sentivo come se il mondo avesse perso tutti i suoi colori.
Sesshomaru non si avvicinava, aveva lo sguardo fisso nel vuoto e sembrava non respirasse neanche. Sembrava volersi lasciare morire insieme a lei, mentre io forse ero già morta.
Avevo perso tutto il fiato che avevo in gola a causa delle urla di disperazione che erano uscite dalla mia bocca e il viso della ragazzina erano coperte anche dalle mie labbra.
Sentii arrivare qualcuno, ma non mi voltai neanche, continuavo a stringerla convulsamente come se da un momento all’altro si dovesse svegliare. L’avevo cresciuta come una sorella piccola e avevo perso di nuovo una persona della mia famiglia. Era troppo doloroso pensarci e mi sentivo completamente svuotata da ogni emozione.
- Rin -.
La voce di Inuyasha mi raggiunse, ma io non mi voltai, strinsi solo di più il corpo di Rin come se in quel modo potessi salvarla.
Sesshomaru si alzò e si avvicinò al corpo della ragazzina e mi cacciò via quasi con disprezzo.
- Stalle lontana – sibilò. – Tu distruggi tutto ciò che tocchi -.
Prese il corpo della ragazzina e si allontanò e le lacrime si versarono ancora più copiosamente sul mio viso.
- Sei ricoperta di sangue – mi disse Inuyasha, cercando di farmi tirare in piedi, ma io non mi alzavo. – E non è solo tuo…perché sei venuta al villaggio? -.
Miroku si avvicinò a lui e gli fece cenno di stare calmo. – Inuyasha, non mi sembra il momento -.
Infatti io non volevo parlare, volevo rimanere lì, mentre la scena che avevo appena visto continuava a passarmi davanti agli occhi come un film che non riuscivo a spegnere.
Al dolore si sostituì alla rabbia e di nuovo presi a gridare battendo i pugni a terra. – Quella maledetta! Che sia dannata! Era una bambina, solo una bambina! -.
Inuyasha mi prese per impedirmi di farmi del male, proprio come il giorno in cui avevo visto mia madre morirmi tra le braccia. Sesshomaru aveva ragione, tutto ciò che toccavo finiva per distruggersi e rovinarsi. Starmi vicino era una condanna e questo mi rese ancora più furiosa.
- Chi è stato Samantha? – mi chiese Miroku, mentre cercava di trattenermi insieme ad Inuyasha, ma io li colpivo entrambi.
Mi liberai dalla loro presa perché il mio corpo diventò incandescente e la terra cominciò a tremare, ma io non riuscivo a frenare quella rabbia. Lei era morta per sua mano e io l’avrei uccisa a qualsiasi costo.
Cominciai a correre anche se la terra tremava, sospinta dal vento che mi dava velocità. Gli alberi sembravano essersi animati di nuova vita e sembravano mani che si muovevano verso di me sotto il mio controllo.
- Vieni fuori Kikyo! – gridavo. – Dannata bastarda! Hai il coraggio per uccidere una bambina,  allora vieni fuori! -.
Nonostante tutto Inuyasha riuscì a raggiungermi e si bruciò le mani nel tentativo di trattenermi. – Samantha guardami! Fermati! -.
Non appena lo guardai mi tornarono in mente i miei bambini, se avessi scatenato tutta la mia furia avrei rischiato di ferire anche loro e non potevo farlo.
Ripresi il controllo e tutto sembrò fermarsi.
Vidi gli occhi di Inuyasha e mi resi conto che il suo volto si era fatto livido. – Hai detto che…Kikyo l’ha uccisa? – mi domandò.
Mi resi conto cosa il ritorno di quella donna poteva aver provocato nel suo cuore e cosa significasse per lui scoprire che era diventata un’assassina. Avevo provato le stesse cose quando avevo scoperto che in realtà Chris era Naraku.
In quel momento, però, anche lui si rese conto che non era il momento di parlare di lei, avevamo appena perso Rin per sempre e non riuscivo a pensare ad altro.
Miroku ci raggiunse. – Dove sono Sango ed Eri? – mi chiese spaventato.
- Sono al sicuro, sento il loro odore insieme a quello dei cuccioli, stanno bene – rispose Inuyasha e lo sguardo di Miroku si fece un po’ più sollevato.
Un’idea mi illuminò e il mio cuore cominciò a battere. – Inuyasha io sono la Shikon! – gridai. – Posso portare indietro Rin, posso farlo! Sesshomaru deve solo esprimere questo desiderio! -.
Il mezzodemone mi fermò. – No Sam! Se lo fai rivelerai che la Sfera esiste di nuovo ai demoni, sprigionare dell’energia in quel modo e non posso permettere che ti metta a rischio in questo modo! -.
Lo guardai quasi con odio. – Non mi impedirai di salvarla – sibilai. – E poi ci hanno già scoperti! Hai visto cosa hanno fatto al villaggio? Ti rendi conto di quello che sta succedendo? Dannazione Inuyasha! -.
Miroku si avvicinò a lui appoggiandogli una mano sulla spalla. – Ci attaccheranno in ogni caso, che lei usi il suo potere oppure no, ormai non siamo più al sicuro –.
Inuyasha mi guardò spaventato. – Sam…ho paura. Ho paura per te, per i nostri piccoli, ti prego pensaci -.
Mi allontanai dalla sua presa. – Scusa amore mio, ma non posso permettere che muoia per colpa mia -, non ero mai stata così seria e convinta di quello che dicevo. Rin era come una sorella e non avrei permesso che ci lasciasse.
Inuyasha abbassò lo sguardo. – Ti porterò da Sesshomaru, ma poi devi farmi una promessa, andremo via di qui e farai quello che ti dico, va bene? -.
Lo guardai piena di speranza. – Te lo prometto -.
Mi portò ad una velocità spaventosa fin da Sesshomaru, che si era inoltrato nel folto della foresta.
Il demone era steso sotto ad un albero e accarezzava la fronte della bambina. Aveva levato la freccia dal suo corpo e la teneva stretta. Il suo sguardo era privo d’espressione, ma appena mi vide si riempì di odio.
- Devi starle lontana! – gridò, mentre i suoi occhi si facevano quasi rossi.
Lo fermai e mi avvicinai a lui. – La posso portare indietro! -.
- No che non puoi! – gridò. – Cosa pensi di fare?! -.
Inuyasha lo fermò prima che andasse via di nuovo. – Ascoltala Sesshomaru, lei può salvarla. È la Sfera dei Quattro Spiriti, devi solo esprimere un desiderio -.
Il demone sembrò calmarsi e si voltò verso di me, mentre gli porgevo il pezzo di cristallo tra le mani, quasi sorridendo. – Esprimi il desiderio -.
Lo prese e cominciò a guardarmi stranito. – Ti rendi conto che in questo modo i demoni sapranno che sei qui? -.
Annuii. – Lo so, ma lei non merita di morire per colpa mia, preferiso salvarla -.
Sesshomaru strinse forte il pezzo di cristallo e quasi sorrise quando pronunciò quella frase. – Shikon no Tama, desidero che tu riporti alla vita Rin -.
Esprimere un desiderio mi riempiva di una sensazione di onnipotenza e sia io che la Sfera ci illuminammo di una luce violacea, riempendo il bosco di una luce accecante.
Mi sembrò di vedere l’anima di Rin aleggiare sopra di me e la presi per mano riportandola nel suo corpo.
Quando la luce svanì mi inginocchiai a terra stremata. Riportarla indietro era stato uno sforzo immenso, ma non potevo essere più felice di averlo compiuto.
La piccola cominciò a tossire tra le braccia del demone e sbarrò gli occhi. Sul mio viso si formarono nuove lacrime di gioia e un grande sorriso.
Sesshomaru la strinse forte e la cullò. – La prossima volta che ti dico di scappare, devi farlo hai capito? -.
La piccola annuì tra le sue braccia in lacrime, mentre io le accarezzavo la schiena. – Sei di nuovo a casa Rin, sei ancora qui -.

Incontrammo Sango a metà strada verso il villaggio e appena vidi i miei piccoli gli corsi incontro stringendoli, mentre Inuyasha cingeva tutti in un abbraccio.
- La mamma e il papà stanno bene, dovete stare tranquilli – disse Inuyasha, probabilmente gli stavano parlando.
Callie cominciò a muovere le braccia cercando di dirmi qualcosa e io mi voltai verso Inuyasha perplessa.
- Dice che sei stata forte, che la barriera era potente e che avrebbe voluto imparare anche lei – mi disse, quasi sorridendo.
La guardai con disappunto. – E’ meglio per voi non aver mai dovuto imparare queste cose -.
Miroku strinse Eri e Sango baciandole entrambe, mentre Kirara si strusciava sulle gambe della sua padrona.
Tornammo tutti al villaggio, ma appena arrivati fummo costretti a coprire gli occhi dei piccoli, anche se Callie e Toshio riconoscevano l’odore del sangue a causa del loro olfatto.
Mi voltai verso Inuyasha. – Tu portali via, non possono assistere a questo spettacolo. Recupererò delle erbe anche per le tue ferite – sussurrai.
Inuyasha non era molto convinto, ma ormai l’attacco era cessato e non c’era quasi più pericolo. Sango volle venire con me e lasciò Eri con Miroku e i due si ritirarono con i bambini.
Ci dirigemmo verso la capanna della divina Kaede, ma era quasi impossibile orientarsi nel villaggio semi-distrutto. Sentivamo i lamenti delle persone seppellite sotto le macerie e di chi era stato ferito e i pianti disperati dei bambini.
- Quale mostro è capace di fare questo? – mi domandò, mentre ci coprivamo la bocca per il disgusto e l’orrore di quelle scene.
Cercai di non guardare i corpi dilaniati, ma era quasi impossibile, il rosso del sangue risaltava sul verde e il marrone della terra e quegli occhi sembravano incolparmi e accusarmi di non averli protetti. – Non lo so, non sono riuscita a vederlo -.
Trovammo la divina Kaede intenta a curare alcuni degli uomini che erano feriti e quando mi avvicinai vidi alcuni di loro puntarmi con sguardo furioso.
- Non ti vogliamo qui, dannata! – gridò uno degli uomini.
- Già! Tu e quei mostri dei tuoi figli dovete andare via! -.
- Via di qui! -.
Cominciarono a lanciarmi addosso oggetti e Sango si parò davanti a me per proteggermi. – Siete tutti impazziti? Questa è la stessa ragazza che vi ha curato con affetto in questi mesi e dovete a lei la vostra vita! Se tempo fa non avesse quasi sacrificato la sua vita ora non sareste qui, ma soggiogati da Naraku! -.
L’uomo che aveva istigato la folla si parò davanti alla ragazza. – E’ colpa sua se quel mostro ha ridotto così il nostro villaggio! Deve andare via adesso! -.
Kaede lo fermò. – Torna ad aiutare i tuoi compagni invece di dire certe idiozie! -.
- No Kaede hanno ragione – sussurrai, suscitando lo stupore delle due donne. – Inuyasha ed io andremo via, ti chiedo solo delle erbe per curare le sue ferite – mormorai.
Sango mi guardò allibita. – No Samantha-chan, non è giusto! -.
- E’ l’unico modo per proteggere tutti – risposi. – Devo andarmene da qui -.
Non volli sentire repliche, mi feci dare le erbe e tornai verso il bosco. Non passai neanche da casa, non me la sentivo. Sapevo che quei maledetti dovevano averla fatta praticamente a pezzi e non volevo vedere ancora devastazione.
Arrivai e trovai Inuyasha e Miroku che giocavano con i piccoli continuando a sorridere.
Anche io sorrisi e mi avvicinai a loro. Scostai la veste di Inuyasha, rendendomi conto di quanto fossero profonde e lo guardai allibita.
- Inuyasha! – esclamai. – Le tue ferite sono profonde! Ma come diavolo è possibile? -.
Il mezzodemone tirò indietro le orecchie, mentre Miroku faceva voltare i piccoli per non fargli vedere le condizioni del loro padre. – Quel Ginkotsu ci ha dato davvero del filo da torcere. Era qualcosa che non avevo mai visto prima, era pazzesco -.
Osservai le sue ferite e rimasi scioccata nel vedere che c’erano segni di spari e di proiettili che lo avevano quasi trapassato. – Inuyasha quello spirito ha armi quasi moderne…com’è possibile? -.
Miroku si voltò verso di noi. – Nei viaggi di questi mesi ho visto che da poco in battaglia sono in uso armi chiamati fucili, sparano proiettili a grande velocità e uccidono un uomo in un colpo solo. Sono molto usati in guerra di questi tempi -.
Rimasi scioccata, quelle armi avrebbero anche potuto ucciderli. – Non devi più combattere contro di lui hai capito? Lascialo a me la prossima volta -.
Mi fulminò con lo sguardo. – Sbaglio o avevi promesso di ascoltarmi d’ora in poi? -.
- Sì, ma non posso permetterti di ucciderti – risposi secca.
Le sue orecchie cominciarono a vibrare, ma alla fine si fermarono. – Sam…ma davvero è stata Kikyo ad uccidere Rin? Sei sicura che fosse lei? -.
Smisi improvvisamente di curargli le ferite guardandolo fisso negli occhi. – Perché sei così agitato all’idea del suo ritorno? -.
Quella domanda lo lasciò spiazzato e smise di guardarmi. – Niente… - rispose.
- No! – sbraitai. – No Inuyasha! Adesso parliamo di quella dannata bastarda! -.
Mi piantò uno sguardo gelido dritto negli occhi. – C’è stato qualcosa che l’ha cambiata! Non si sarebbe mai comportata così in passato! -.
Sentirlo difenderla in quel modo mi mandò su tutte le furie, tanto che gli lanciai addosso gli impacchi di erbe e mi alzai, prendendo i piccoli che erano in braccio a Miroku, poi mi voltai verso di lui incenerendolo con lo sguardo. – Tempo fa hai detto di sapere per chi volevi combattere…ne eri davvero sicuro? -.
Il fatto che esitasse a rispondere mi fece ancora più male, così non gli diedi il tempo di dirmi nulla e me ne andai con i piccoli. Avevo deciso che lo avrei lasciato da solo, non potevo sopportare l’idea che difendesse la donna che aveva cercato di uccidermi e che mi aveva quasi portato via Rin. Aveva detto di amarmi e avevamo una famiglia, ma ora che Kikyo era tornata sembrava che le cose fossero diventate ancora più complicate.
Cercavo di trattenere le lacrime per i piccoli, ma era molto difficile, così piansi in silenzio mentre mi incamminavo chissà dove. Si stava facendo buio e avevo paura che potessero tornare ad attaccarci, così mi fermai e accesi un fuoco per illuminare la radura dove mi ero fermata con i piccoli.
Coprii con la mia felpa i piccoli e io mi scaldai vicino al fuoco e quando alzai lo sguardo mi ritrovai davanti ad Inuyasha.
Ero furiosa e non volevo neanche starlo a sentire, così mi voltai.
- Sam mi devi ascoltare – mi sussurrò.
Lo fulminai con lo sguardo. – No Inuyasha, hai esitato a rispondere e adesso ti chiederò una cosa…se io e lei fossimo state entrambe vive…chi avresti scelto? -.
Con quella domanda lo spiazzai e rimase in silenzio per parecchio tempo. Più tempo stava zitto, più il dolore che provavo nel petto aumentava.
- Se te ne devi andare da lei fallo adesso, ma i bambini rimarranno con me. Tu non li avrai, fanne con quella maledetta che ha cercato di uccidermi! Io andrò avanti senza di te e non mi importa… -, fui sommersa dal suo abbraccio, ma io mi rifiutai di ricambiarlo, cercando di staccarlo da me.
- Sam non te ne andare – sussurrò. – Io avrei scelto sempre te e lo sai -.
- No che non lo so -.
- Sì, nel profondo del tuo cuore lo sai. Cosa conta Kikyo ormai? È un ricordo del passato, qualcosa a cui magari penso con nostalgia alle volte, ma io amo solo te, non cambierei nulla. Se vi avessi incontrate entrambe nello stesso momento avrei scelto te; lei non è mai riuscita a suscitare in me quello che mi hai fatto provare tu. Mi hai lasciato senza fiato dal primo giorno che ti ho vista. Hai aperto il mio cuore al mondo, lei questo non lo ha mai potuto fare. Per questo avrei scelto te, perché mi hai amato così tanto da dirmi che la tua felicità era rendermi libero, lei non lo avrebbe saputo fare. E non c’è amore più puro del tuo e io ti amo così tanto…tu non puoi neanche immaginarlo. Per questo sono rimasto in silenzio, per questo ho esitato. Come puoi pensare che non avrei scelto te? -.
Fui io a rimanere il silenzio questa volta. Era vero, sapevo che alla fine quello che c’era tra me e lui non era nulla in confronto a quello che c’era stato con Kikyo. Per scalfire il loro rapporto ci era voluto così poco, mentre nonostante tutte le inconprensioni, la lontananza di anni e le avversità noi eravamo rimasti insieme. Nonostante fossi scomparsa per così tanti anni lui mi aveva attesa e lo avrebbe fatto ancora, anche se ci fosse stata Kikyo ad aspettarlo.
A quel punto lo strinsi. – Inuyasha…ti amo -.
- Io ti amo più di ogni cosa al mondo e nessuno mi dividerà da te, men che meno Kikyo! – sussurrò. – Solo che…io ricordo la sacerdotessa che amava i bambini, è quello che mi ha sconvolto. Lei viveva per i piccoli del villaggio e oggi ha ucciso Rin…mi chiedevo solo cosa l’avesse spinta ad un tale gesto -.
- Non lo so Inuyasha…però lo ha fatto e io non posso perdonarla e non lo farò, per me ora lei è il nemico – gli dissi.
Mi accarezzò il viso. – Ti capisco Sam. E ora che so che ha provato ad ucciderti e ha fatto del male a Rin non posso perdonarla e se proverà a farti del male io… -.
Lo fermai. – No, non dovrai essere tu ad ucciderla, non ti sottoporrei mai ad un simile dolore -.
- Il più grande dolore che potrei provare è perdere te -.
Ci baciammo a lungo e dopo così tanto tempo facemmo di nuovo l’amore, nonostante tutto io e lui eravamo una cosa sola e questo non sarebbe mai cambiato.

Il mattino dopo andammo a salutare Sango e Miroku, sapevamo di non poter tornare al villaggio e Inuyasha era andato a prendere la nostra roba a casa. Aveva detto che non era così mal ridotta e che un giorno saremmo anche potuti tornarci. Fino a quel momento la vecchia Kaede l’avrebbe custodita per noi.
Appena avevamo dato la notizia a quei due, quasi erano impazziti. – Ma non ci pensare neanche! – gridava Sango. – Tu non ti schiodi di qui o ti lego ad un albero insieme a questo testone! Anche tu cosa la assecondi?! -.
Sango era furiosa e puntava l’indice contro Inuyasha che tirava indietro le orecchie spaventato. – Veramente io… -.
- Tu un corno! – gridava. – Miroku, vai a prendere la nostra roba, noi andiamo con loro! -.
La bloccai subito. – Ma non ci pensare neanche, Miroku fermati subito! -.
- No ho detto vai! -.
- E io dico che rimane qui! -.
Miroku si voltò verso Inuyasha. – Non so di chi delle due avere più paura – bisbigliò.
- Di me! – gridammo a tempo.
Dopo parecchi minuti di discussione, Sango aveva già preso la sua roba, mentre mi aveva procurato una specie di zaino dove poter trasportare i miei piccoli in spalla.
Eravamo tutte e due in groppa a Kirara e neanche ci guardavamo. – Sei una testona! – sbuffavo.
- E tu stai prendendo gli stessi comportamenti di Inuyasha! Diamine sono una sterminatrice, ti sembra con sappia difendermi? E il primo che si avvicina ad Eri lo uccido! – sbraitò.
Miroku e Inuyasha ci seguivano e alzarono gli occhi al cielo. – Donne…non puoi mai stare tranquillo con loro – sospirarono i due.
Avremmo voluto viaggiare anche durante la notte, ma i piccoli erano troppo stanchi e avevamo paura che prendessero freddo. La nostra idea era di dirigerci dalla tribù Yoro, nonostante Inuyasha non fosse d’accordo. Quel luogo, però, era il più sicuro. Più vicino eravamo a degli alleati, meglio sarebbe stato per tutti noi.
C’era un unico luogo dove potersi fermare lungo la strada e appena spiegammo la situazione, il padrone di casa non fu molto contento di averci in casa.
- Siete pazzi! – sbraitava Totosai. – Io non mi metto in casa gente come voi, rischiate di farmi uccidere! -.
Inuyasha colpì il povero vecchio demone sulla nuca con un pugno. – Ci serve un posto caldo dove stare al sicuro e questo era l’unico sulla strada, se no non sarei certo venuto qui se ci fosse stato di meglio! -.
Totosai ci squadrò male. – Sei proprio impertinente ragazzino! L’essere padre non ti ha cambiato proprio per niente! -.
Ci accampammo dentro la caverna e mettemmo i piccoli sotto una coperta calda vicino al fuoco.
Osservavo i miei bambini dormire tranquilli e mi piangeva il cuore vederli sballottati avanti e indietro. Chissà se casa loro gli mancava tanto o se si rendevano conto che quello era l’unico modo per proteggerli. Toshio strinse la sorellina come per proteggerla e mi ricordò molto suo padre in quel momento e gli stampai un bacio sulla fronte. Mosse le orecchie felice.
Sango cullava Eri e la allattava, mentre Miroku rimaneva dietro di loro ad osservarle con un sorriso.
Li guardai e sorrisi. – Io non volevo sradicarvi da casa, è colpa mia – mormorai.
Miroku mi guardò con aria serena. – In fondo ci mancava la vita avventurosa, e non vi avremmo mai lasciati soli -.
Inuyasha appoggiò una mano sulla spalla del monaco. – Grazie Miroku, sei un vero amico -.
Era bello sapere che avevamo accanto persone come loro e sorridemmo contenti.
Inuyasha si avvicinò a me sorridente. – Raggiungerò Koga per primo, così potrò portare qualcuno per scortarvi, le montagne sono troppo pericolose per andare da soli -.
Lo guardai preoccupata. – Voglio venire con te, non puoi andare da solo -.
Mi baciò sulla fronte. – Stai tranquilla, Miroku si è già offerto di venire con me -.
Guardai il monaco che salutava la sua donna e si allontanava con Inuyasha e sospirai. Era terribile non poter fare nulla per aiutarlo, ormai il mio compito era occuparmi dei bambini e per quanto questo mi rendesse felice, avrei voluto poter fare di più.
Sango si avvicinò a me, mentre Totosai aumentava il fuoco. – Come stai? -.
Alzai le spalle. – Non lo so, sono molto preoccupata. Il ritorno di Kikyo mi ha sconvolta, e ha sconvolto anche Inuyasha -.
Totosai si voltò verso di noi. – Non mi è mai piaciuta quella sacerdotessa – sbuffò. – Giusto pochi giorni fa è venuto a cercarmi, chiedendomi dove si trovasse lo spirito custode della Sfera e come ucciderlo. Ovviamente da quando sei sparita da questo mondo la miniera di cristallo bianco è andata distrutta e l’unico frammento rimasto è quello del tuo pugnale. Non c’è più modo di distruggere la Shikon no Tama -.
Sango ed io cominciammo ad urlare. – E ce lo dici solo adesso?! -.
Per fortuna la ragazza si era portata via il pugnale prima di partire e ordinammo al vecchio demone di distruggerlo.
- Sei proprio un demone demente – mormorò Sango, mentre guardavamo l’arma distruggersi nel fuoco incandescente.
Totosai sbuffò fuoco. – Tengo solo molto alla mia vita, tutto qui -.
Io ero molto nervosa. Non sapevo che il cristallo bianco si fosse distrutto nello stesso momento in cui io ero sparita da quel mondo e il pensiero che ora era impossibile distruggere quell’oggetto mi preoccupava. Era stato meglio distruggere il pugnale, se fosse caduto nelle mani di altri spiriti sarebbe stato un problema. La mia unica paura era che la Sfera si legasse di nuovo ai miei piccoli e che a quel punto sarebbe stato impossibile rompere il legame con essa.



Salveeee!
Dopo mesi e mesi sono tornata!
Chiedo scusa a tutti per l'enorme ritardo, ma purtroppo tra maturità e stanchezza e mancancanza di idee non sono più riuscita ad aggionare. Spero vivamente che mi seguiate tutti ancora nonostante l'enorme ritardo :( ancora mille scuse!
Comunque da qui in poi i misteri che legano l'arrivo della Squadra dei Sette alla Sfera verranno svelati! Non perdetevi il prossimo episodio...sperando di continuare ad aggionare velocemente!
A presto, un bacione a tutti :*

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Capitolo 12
*** Un nuovo avversario ***


Passai la notte sveglia a cullare i piccoli, ero troppo preoccupata per Inuyasha per poter riuscire a dormire. Infilai i piccoli sotto le coperte e uscii a guardare l’alba sorgere, mentre mi stringevo nel maglione per il freddo.
- Samantha – mi chiamò una voce che conoscevo.
Mi voltai a vicino a me trovai Rin accompagnata da Sesshomaru. La piccola mi corse incontro e io la strinsi forte a me prendendola in braccio e scoppiai in lacrime. Non avevo neanche potuto salutarla quando ero andata via, forse perché dopo quello che aveva detto il demone non volevo rischiare di poterla ferire ancora.
Anche Rin piangeva. – Non volevo che andassi via, io ti voglio bene! -.
La misi a terra e le pulii il viso dalle lacrime. – Piccola – mormorai. – Non puoi più starmi accanto, non adesso. Forse un giorno tornerò, ma non voglio mettere di nuovo a rischio la tua vita. Devi rimanere con Sesshomaru, lui potrà proteggerti per sempre -.
Mi guardò triste. – E chi proteggerà te? -.
Sorrisi. – C’è Inuyasha con me, anche Sango e Miroku. Andrà tutto bene e un giorno ti prometto che tornerò, ma ora tu devi andare -.
Sesshomaru si avvicinò. – Voleva venirti a salutare per forza -, abbassò lo sguardo. -  E comunque ti sei dimenticata la tua spada quando sei andata via -.
Mi porse la spada che lui stesso mi aveva fatto forgiare da Totosai per il mio matrimonio.
Sorrisi mentre i due andavano via e continuai a guardare la mia spada. Avevo sperato che le battaglie fossero finite per sempre, ma purtroppo il passato era tornato a tormentarmi.
Guardai la Sfera sulla mia spalla. Avrei voluto distruggerla, anche con il rischio di uccidermi per sempre, perché non c’era nulla che valesse più della vita dei miei figli.
Mi stesi sull’erba e guardai la luna che sbucava tra le nuvole e continuai a chiedermi per quanto ancora sarei potuta rimanere legata a quel mondo. Forse Midoriko aveva ragione, il mondo degli uomini non era posto per gli spiriti come me.

Il mattino dopo Koga e parte della sua tribù erano già arrivati per scortarci tra le montagne. Presi i piccoli in spalla e a mia volta salì in groppa a Kirara.
Sango ed io eravamo tenute al centro del gruppo. Koga apriva la strada, mentre Inuyasha e Miroku chiudevano il gruppo. Una folla di demoni lupo e lupi ci stavano intorno per fornirci protezione e mi sentii terribilmente in colpa a mettere a rischio la loro vita.
Per fortuna Toshio e Callie dormivano, nemmeno loro, come il padre, sopportavano l’odore di lupo.
Mi voltai e poco lontano vidi Inuyasha, aveva lo sguardo basso e sembrava parecchio pensieroso. Mi domandavo se pensasse ancora a Kikyo e strinsi forte i pugni. Il pensiero di quella dannata mi mandava in bestia. La odiavo prima di tutto perché aveva fatto del male alla piccola Rin e anche perché era stata la donna di Inuyasha prima di me. Quella gelosia era davvero stupida, ma non riuscivo a farne a meno.
Arrivati era già sera, ci era voluto molto per arrivare e i piccoli cominciavano ad essere affamati.
In quei due giorni non avevo più mangiato e il mio latte non era molto nutriente, ma per fortuna Koga gli aveva portato del cibo.
- Mi dispiace per tutto Samantha, ti meritavi tutta la gioia del mondo e invece… - disse Koga, cercando di abbozzare un sorriso.
Inuyasha lo guardò di sbieco. – Grazie lupastro -, sapevo che odiava ringraziarlo e stava facendo un enorme sforzo a farmi proteggere anche da lui.
Eravamo tutti insieme nella grotta e io mi stringevo al mio mezzodemone che continuava a baciarmi la fronte e accarezzarmi i capelli.
- Ti prometto che ti proteggerò amore mio, proteggerò te e i bambini fino a quando avrò fiato in corpo, nessuno potrà mai portarvi via da me. Nemmenno… - ebbe un momento di titubanza, non riusciva a dire il suo nome.
Rimasi in silenzio e trattenni le lacrime. Nonostante quello che mi aveva detto non riuscivo a non pensare che lui la vedesse come più di un semplice ricordo, ma cercai di ricacciare quei sentimenti, ora l’importante era tenere al sicuro lui e i miei bambini.
Rimasi abbracciata a lui tutta la notte, tenendolo stretto come si fa con i sogni.

Fui svegliata da un rumore insolito, rumore di spari. La terra tremava tremendamente e fuori si sentiva ululati e grida di dolore. Inuyasha si era già alzato e brandiva Tessaiga.
- Tu e i piccoli rimanete qui, crea la barriera attorno alla grotta e se ti azzardi ad uscire giuro che la prossima volta ti lego da qualche parte! -.
Uscì senza che io potessi dirgli nulla, mentre avevo il cuore in gola per la paura.
Strinsi Callie e Toshio che continuavano a piangere.
Sango aveva addosso le sue vesti da sterminatrice ed era pronta a combattere. – Questa volta tocca a te tenera al sicuro Eri, Samantha-chan – mi sussurrò.
- No ti prego, non andare! – la supplicai.
Non mi ascoltò, uscì dalla caverna e andò in aiuto dei nostri compagni. Rimasi in silenzio, mentre creavo la barriera. Sapevo che se mai fossero arrivati non avrei potuto proteggere i cuccioli solo con quella e sapevo anche di essere il vero obbiettivo di quei maledetti.
Cominciai a guardarmi intorno mentre cercavo di osservare un buon posto per nasconderli.
Trovai un apertura nella roccia abbastanza grande per poter nascondere i piccoli. Li infilai lì dentro, mentre tutti e tre piangevano.
- Callie, Toshio, siete i più grandi, tenete al sicuro Eri, io tornerò al più presto – sussurrai.
I due sembrarono capire e trattennero le lacrime che sgorgavano dai loro occhi.
Feci crescere attorno all’apertura dell’edera abbastanza rigida da poterli tenere al sicuro. Guardai da lontano il mio operato e cercai di rassicurarmi pensando che se qualcuno fosse entrato non avrebbe mai notato quella piccola apertura.
Legai i capelli e strinsi forte la spada di Sesshomaru, ora tornavo a combattere sul serio. Nessuno si sarebbe più avvicinato alla mia famiglia.

Fuori era di nuovo il caos. Questa volta non c’era solo Ginkotsu ad attaccare la tribù, c’era anche un ragazzo che portava una bandana e sputava fuoco dalla bocca.
- Sorella Samantha allontanati! -.
Era la voce di Ginta e quando mi voltai vidi crollare al suolo un mostruoso gigante, doveva far parte dei nostri nemici e non appena morì svanì in una nuvola di polvere, lasciando a terra solo con le sue ossa.
Rimasi pietrificata, l’odore di sangue era ovunque e lupi e demoni erano stesi al suolo ricoprendolo di un colore vermiglio.
Non mi sarei allontanata dalla grotta, dovevo rimanere abbastanza vicino per poter proteggere i cuccioli.
Inuyasha, Miroku e Sango stavano disperatamente cercando di distruggere Ginkotsu e mi mossi in loro aiuto, ma una fiamma quasi mi bruciò quando provai a muovermi.
Il ragazzo con la bandana scosse il capo e sorrise malignamente. – Tu combatti con me ragazzina – disse continuando ad osservarmi. – Sono Renkotsu, e nessuno sfugge alle mie fiamme -.
Lo guardai con odio, ma allo stesso tempo cominciai a ridere anche io. – Credi davvero ti potermi nuocere con gli elementi che fanno parte del mio essere? -.
Catturai le fiamme residue che erano a terra, riducendole a tante palle infuocate.
Ero di nuovo potente e sentivo la forza scorrermi di nuovo tra le dita e in tutto il mio corpo, ma sentivo anche quanto poco ci volesse per perderne il controllo. I poteri completi della Sfera li avevo usati solo una volta nella battaglia contro Naraku, il mio corpo umano era debole.
Lanciai il mio attacco, ma lui riusciva a schiavarli con grandissima agilità, saltando tra le rocce e nascondesi dietro di esse.
Ero frustarata, i poteri sembravano andare sempre più fuori controllo. Cominciai a dover usare la barriera per proteggermi. Fui costretta a ritirarmi, ormai sapevo che la mia barriera non poteva essere usata contro altri spiriti; ricordavo cosa era successo con Suikotsu e anche con Callie anni prima.
Ero disperata, non sapevo più cosa fare. Mi ero esposta e ora sapevano che ero lì e pretendevano di avere la Sfera. Non potevo lasciarla in mano loro, dovevo trovare una soluzione.
Mi ricordai che anni prima, quando ero venuta in quel luogo, non molto lontano c’era un fiume che scorreva tra due gole. Corsi in quella direzione, mentre Renkotsu mi seguiva gridandomi di fermarmi. Dovevo cercare di ucciderlo, uno di quegli spiriti era morto, e se riuscivo a dividerli sarei riuscito a dare agli altri un minimo di vantaggio.
Qualcuno, però, mi afferrò per un braccio. Era Koga che mi aveva bloccata, cercando di tirarmi di nuovo dentro alla grotta.
Sentii di nuovo i poteri fluire dentro di me e senza neanche volerlo bruciai la mano del demone lupo, costrigendolo a lasciarmi andare.
Capii che dovevo allontanarmi per il semplice fatto che anche la terra ormai tremava e per non mettere a rischio la vita di nessuno dovevo attuare il piano che avevo ideato.
Renkotsu continuava ad inseguirmi, cercando di colpirmi con le fiamme che riusciva a sputare dalla bocca, ma a me il fuoco non spaventava, era come una carezza sulla pelle. Mi resi conto che ormai andavo davvero completamente a fuoco, il mio corpo era incandescente e ricoperto da fiamme che guizzavano.
Arrivai al pendio sulla gola. Renkotsu era davanti a me.
-Non hai via di scampo, devi arrenderti Shikon – sogghignò.
Capii che non bastava farlo precipitare, dovevo farlo cadere trascinato dall’acqua del fiume, così che non potesse avere scampo. Prima di precipitare una folata di vento sarebbe riuscita a trasportarmi sulla roccia opposta salvandomi.
L’acqua sotto di me stava risalendo lungo le pareti; l’avrei imprigionato per sempre in quella tomba d’acqua e Inuyasha e gli altri avrebbero sconfitto l’ultimo demone, così da non lasciare altro pericolo se non Kikyo.
Finsi di avere paura, di essere terrorizzata e staccai la sfera dalla mia spalla. – Prendila, ma non fare del male a me o ai miei figli -.
Renkotsu non sembrava convinto, ma si avvicinò lo stesso a me, quel tanto che bastava perché venisse imprigionato dai miei rami, senza dargli via di scampo. La Sfera tornò dentro il mio corpo e l’acqua ormai ci stava sovvrastando.
-Maledetta strega! Lasciamo andare, bastarda! – gridava infuriato, cercando di bruciarmi.
I poteri stavano consumando le mie energie, dovevo sbrigarmi o non sarei riuscita a sopravvivere. Tesi la mano nel tentativo di far salire ancora l’acqua, per poi farla ricadere solo nel momento esatto in cui sarei riuscita ad allontanarmi.
Inuyasha arrivò proprio in quel momento ricoperto di sague. – Sam, no! Ferma non farlo! –
Si stava lanciando verso di me. Non aveva capito il mio piano, non aveva capito che lo avrei intrappolato, credeva che volessi togliermi la vita.
Lo dovetti far allontanare con una raffica di vento, ma persi il controllo sulla muraglia d’acqua che ormai mi sovvrastava.  Provai a lanciarmi indietro, sperando di riuscire a evocare dei rami a cui appendermi, ma era troppo tardi. Venni catturata dalla cascata d’acqua e trascinata a fondo insieme a Renkotsu, mentre Inuyasha gridava invano il mio nome.
Già una volta mi ero ritorvata a cadere nel vuoto, ma questa volta l’acqua che mi stava trascinando a fondo mi impediva di concentrarmi e caddi sempre più giù, fino a rendermi conto che ormai ero nel fiume che mi trascinava fino alla cascate.
Non sapevo dove fosse finito l’altro spirito, non mi rendevo conto di niente. I vestiti mi trascinavano sempre più a fondo e non riuscivo a prendere fiato. Cercavo di richiamare a me i poteri della Sfera, ma il mio corpo umano era debole, non riuscivo a prenderne il controllo.
I polmoni bruciavano e la mia bocca si aprì istintivamente alla ricerca d’aria, ma l’unica cosa che inghiottii fu altra acqua. Pensai ai miei bambini e ad Inuyasha e pregai che almeno loro si salvassero e che dopo la mia morte riuscissero a vivere un’esistenza serena, senza più l’ombra oscura della Sfera sulle loro vite.
Chiusi gli occhi e mi lasciai andare a fondo, ormai per me era finita.


Eccomi di nuovo!
Spero che anche questo capitolo possa piacervi, a presto :)

 

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Capitolo 13
*** Dimenticare ***


Inuyasha mi aveva tirata fuori dal fiume appena in tempo. I suoi capelli gocciolavano e continuava a stringermi forte.
Quando mi vide aprire gli occhi tirò un sospiro di sollievo. – Samantha! Grazie al cielo sei viva, ma perché lo hai fatto? – gridò.
Era ancora difficile respirare, ma con calma riuscii a far uscire le parole dalla mia bocca. – Cercavo di far cadere Renkotsu nel fiume, non volevo uccidermi – mormorai.
Inuyasha continuava a stringermi. – Devi riaprire il portale – sussurrò.
Lo guardai allibita. – Io non me ne vado! – gridai. – Io rimango qui a combattere insieme a te! -.
Inuyasha mi baciò facendomi tacere. – Non hai capito – bisbigliò. – Io voglio solo mettere i nostri figli al sicuro. Dobbiamo mandarli nella tua epoca, non possiamo tenerli qui, è troppo pericoloso – mormorò.
Sapevo che aveva ragione, ma non riuscivo proprio a sopportare l’idea di doverli lasciare andare, ma gli scontri erano sempre più violenti e non sapevo se saremmo stati abbastanza forti da proteggerli.
L’unica cosa che sapevo è che loro meritavano di vivere, meritavano un mondo in cui non sarebbero stati perseguitati dai demoni.
- Hai ragione – risposi. – Dobbiamo pensare prima a loro -.
Tornammo verso il villaggio della somma Kaede con la morte nel cuore. Sango e lei sarebbero andati con i bambini, mentre io, Inuyasha, Miroku e Sesshomaru saremmo rimasti a combattere. Avevamo ormai capito che Kikyo e la Squadra dei Sette lavoravano insieme e che l’unico modo per salvare ciò che avevamo di più caro era distruggere tutti loro.
Vi prometto che torneremo a prendervi e cercai di ripetermelo per tutto il viaggio l’unica cosa che ci rimaneva era la speranza.
 
 
Ormai non avevamo scelta, mi faceva male dover lasciare andare Callie e Toshio, ma quel posto era troppo pericoloso per loro. Sapevo che sarebbero state in buone mani perché Rin, Sango e la divina Kaede sarebbero andate con loro, ma vederli così tristi mi spezzava il cuore.
Inuyasha si avvicinò a me e mi strinse. – Forse tu dovresti andare con loro, qui per te non è sicuro -.
Io mi voltai a guardarlo seria. – Sai perfettamente anche tu che io non posso andare via, sono io la causa di tutto e solo io posso risolvere questa situazione, devo rimanere qui insieme a te -.
Anche Sango sarebbe voluta rimanere con noi, ma Eri era troppo piccola per essere lasciata da sola ed era ancora troppo presto per poterla svezzare. Quella tra lei e Miroku fu una scena commovente. Tutti e tre si stringevano e le lacrime scorrevano sul viso di Sango, mentre Miroku cercava di ricacciarle indietro.
- Fai in modo di tornare – gli disse la sterminatrice.
Miroku le accarezzò il viso dolcemente e le sorrise. – Ti prometto che tornerò da voi due -.
Tutti quanti sapevamo che il vortice che aveva sulla mano destra era una maledizione, ma che lo aveva salvato anche in innumerevoli occasioni e in quel momento credo che non avrebbe disdegnato poterlo ancora usare.
Sesshomaru era ovviamente serio come sempre e non lasciava trasparire nessuna emozione, mentre Rin gli sorrideva allegra raccomandandogli di non dare troppo fastidio ad Inuyasha e di comportarsi bene.
Io ancora tenevo Callie e Toshio tra le mie braccia e non avrei mai voluto farli andare via, ma non potevo piangere, Inuyasha ed io dovevamo essere forti per i nostri bambini, perché purtroppo nessuno dei due poteva rimanere con loro. Avevo provato a convincere Inuyasha a rimanere con i bambini, ma lui non aveva voluto sentire ragioni. Sapeva bene che erano molto più al sicuro di me.
Li stringemmo ancora una volta e Inuyasha sorrise. – State tranquilli, torneremo tra pochi giorni piccoli miei, e ricordate sempre che la mamma e il papà vi vogliono davvero molto bene -.
I cuccioli si strinsero ancora più forte a noi con le loro piccole manine. Io non riuscivo a parlare, avrei voluto farlo ma sapevo che mi sarei messa a piangere.
Li diedi in braccio alla divina Kaede e aprii il portale. Sapevo che sarebbero stati al sicuro e che avrebbero avuto una casa e qualcuno a proteggerli. Gli spiriti che avevo lasciato in quel mondo li avrebbero protetti e avrebbero avuto una casa e anche di cosa sfamarsi. Nella mia vecchia vita avevo molti soldi e Sango aveva già vissuto in quel mondo e avrebbe saputo cosa fare. Speravo solo che non avrebbero combinato troppi disastri. Shippo era il più triste di tutti a doverci lasciare, perché sapeva perfettamente come si sarebbe dovuto camuffare per non essere notato.
Prima che attraversassero il portale mi buttai verso di loro e prima che scomparissero gridai. – La mamma vi ama! Non vi dimenticate mai di noi! -, dopo quella frase sparirono dai miei occhi e io fui veloce a richiudere il portale. Volevo essere sicura che nessuno li potesse seguire per fargli del male.
Eravamo rimasti solo noi quattro e c’era uno tremenda tristezza che aleggiava su ognuno di noi. Avevamo tutti lasciato andare ciò che avevamo di più caro e la mia unica consolazione era che con me avevo ancora Inuyasha.
L’unico problema in quel momento era trovare la Squadra dei Sette e Kikyo, se avessimo debellato il loro flagello il mondo degli spiriti si sarebbe richiuso e la nostra vita sarebbe potuta tornare alla normalità. Io ero l’unica che avrebbe potuto ricacciare gli spiriti indietro una volta che sarebbero stati dovutamente indeboliti e per questo avevo bisogno dell’aiuto di tutti loro, da sola non ero abbastanza potente. Gli spiriti potevano attraversare la mia barriera e io, nonostante tutto il tempo passato a convivere con i miei poteri, non ero ancora in grado di controllarli appieno.
Sesshomaru si voltò verso di noi e con il suo solito tono gelido ci disse. – Bene, è il momento di muoversi, non credete? Prima troveremo quei bastardi, prima potremmo riportare a casa tutti quanti -.
L’idea di essere così lontano da Rin non doveva piacere neanche a lui, per quanto cercasse di nascondere i suoi sentimenti sotto quello strato di gelo che aveva portato con sé da quando era nato.
Miroku sembrò improvvisamente riprendersi e si stampò in faccia il suo solito sorriso allegro. – Potremmo andare verso nord, l’ultima volta li abbiamo visti lì -.
Non riuscivo davvero a capire come facesse ad essere così allegro. Io ero praticamente disperata all’idea di dover incontrare di nuovo quei balordi.
- Non ci sarà bisogno di venirci a cercare -.
Quella voce mi fece gelare il sangue e allo stesso tempo mi fece montare una rabbia ceca.
Kikyo era proprio dietro di noi e ci guardava con il suo solito sorriso malvagio; ogni volta che le vedevo quell’espressione in volto avrei voluto poterle strappare la pelle dal viso.
Inuyasha fu costretto ad allontanarsi da me perché il mio corpo stava cominciando a bruciare ardentemente, quasi quanto la rabbia che sentivo crescere dentro di me.
Sorrisi anche io, ormai convinta che non ci sarebbe voluto molto per eliminarla. – Non sai con chi hai a che fare, io ti ucciderò e ti rimanderò indietro -.
Dietro di lei sbucarono tre membri della Squadra, tra cui Renkotsu, ancora sfregiato dal segno che gli avevo lasciato sul volto quando lo avevo fatto cadere dal burrone.
Inuyasha sguainò la spada e anche Miroku e Sesshomaru si preparano a combattere.
Insieme a Renkotsu c’erano Ginkotsu e Jakotsu, che già smaniava alla vista del mio Inuyasha.
Sesshomaru avanzò sicuro davanti a noi. – Io mi occuperò di quello di metallo, voi fragili esseri non avreste alcuna speranza contro di lui -.
Jakotsu si parò prontamente di fronte ad Inuyasha. – Allora io posso prendermi lui per una volta! -.
Io stavo ribollendo di rabbia, quell’essere era davvero disgustoso e vidi una goccia di sudore scendere lungo la fronte di tutti quanti. Non riuscivo davvero a capire come mai si comportasse a quel modo.
Renkotsu avrebbe voluto combattere contro di me, dato il torto che gli avevo arrecato, ma fu bloccato da Kikyo. – Tu ti occuperai del monaco, lascia la Shikon a me. –
Renkotsu non sembrava per niente convinto. – Io non prendo ordini da te, il mio capo è uno e mi basta! -.
Kikyo lo guardò con un’espressione talmente glaciale da fare quasi invidia a Sesshomaru. – Il tuo capo risponde a me, quindi vedi bene di non deludermi o sarà proprio lui a darti la punizione che meriti -, il fatto che Kikyo fosse stata una sacerdotessa gli dava parecchio potere sugli spiriti maligni, proprio perché poteva (nonostante tutto) ricacciarli da dove erano venuti a suo piacimento.
La battaglia cominciò nell’esatto momento in cui Ginkotsu sparò il primo colpo di cannone dal suo corpo metallico. Doveva essere un piano ben studiato, perché nonostante il suo avversario fosse Sesshomaru, puntò direttamente su di me.
Fortunatamente la barriera mi protesse, ma il colpo mi spostò comunque lontano, facendomi cadere rovinosamente a terra.
- Sam, no! – gridò Inuyasha cercando di venirmi incontro, ma fu ferito dalla lama di Jakotsu.
- Il tuo avversario sono solo io! – gridò rabbioso.
Avrei voluto poter correre in suo soccorso, ma Kikyo si parò davanti a me. – Vediamo cosa sai fare, Sfera dei Quattro Spiriti -.
Doveva divertirsi molto, poiché sapeva quanto io odiassi essere ricondotta solo alla Sfera. Il mio corpo prese di nuovo a bruciare e la guardai con tutto il disprezzo che potevo provare. – Io non sono solo uno spirito, io sono Samantha e nessuno potrà mai portarmi via ciò che ho guadagnato con tanta fatica -.
Kikyo continuava a non levarsi quel maledetto ghigno dal viso. – Io sono molto più forte di te – disse – Avanti, scatena tutto il tuo potere, ti dimostrerò quanto l’odio, sia più forte dell’amore! -.
Finita quella frase scagliò tutta l’energia spirituale che aveva contro di me. A nulla servì la barriera, il colpo fu devastante. I suoi poteri da sacerdotessa colpivano la parte malvagia del mio animo e la indebolivano. Essere una sacerdotessa le dava molto vantaggio.
Cominciai a boccheggiare e cercai di riprendere fiato, ma lei mi era già addosso e mi aveva presa per il collo, stringendo con tutte le forze che aveva.
- Ti farò provare il dolore che ho provato io, il dolore che si prova quando tutto ciò che ami ti viene portato via! Tutto ciò che io amavo mi è stato portato via da te! Un dannato oggetto che mi ha portata alla tomba e mi ha strappato l’unica persona che io avessi mai amato! -.
La sua energia spirituale si propagava nel mio corpo come una scarica elettrica e cominciai a gridare con tutta la forza che avevo in corpo. Non riuscivo a trattenermi, il dolore era davvero troppo forte.
- Samantha-chan no! – gridava Miroku, ma nessuno di noi riusciva ad avvinarsi a me poiché erano trattenuti.
Con le ultime forze che mi rimaneva afferrai con le mie mani il suo braccio e la bruciai con il poco potere che mi era rimasto. Il dolore la costrinse a lasciare la presa e io evocai appena in tempo una gabbia di rami che mi potesse proteggere, così da poter riprendere fiato.
Kikyo prese l’arco, pronta a scagliare una delle sue frecce contro di me. – Dannata bastarda, io ti distruggerò! -.
La sua freccia si dirigeva verso di me, ma il vento che avevo evocato ne deviò la traiettoria, in modo che non arrivasse a colpirmi.
Ad ogni mio tentativo di proteggermi, sentivo di diventare sempre più debole e sapevo perfettamente che non sarei riuscita a resistere a lungo.
Sesshomaru era l’unico che sembrava avere la meglio e infine riuscì a distruggere Ginkotsu grazie alla sua Tokijin. Uno degli spiriti era sconfitto e speravo che andasse in soccorso di Inuyasha. Invece rimase immobile, come se gli importasse solo di aver sconfitto il suo nemico.
- Sesshomaru! – gridò Inuyasha. – Aiuta Samantha, sbrigati! -.
Il demone si voltò verso di lui con aria sprezzante. – Ho promesso a Rin di non farti del male, ma non significa che io prenda ordini da un dannato mezzo demone! -.
Fui io a gridare questa volta. – Sesshomaru ti prego, aiutami! -.
Solo in quel momento mi resi conto di quanto mi sentissi debole, la mia voce era solo un sussurro e Kikyo, invece, sembrava sempre più forte. Quella forza era data dall’odio che provava verso di me, l’odio che aveva covato da quando era morta, l’odio che provava nel vedermi proprio insieme all’umo che aveva amato. Potevo davvero biasimarla per tutto quel risentimento? Se fossi stata nella sua stessa situazione sarei stata diversa?
Sesshomaru mi portò via poco prima che un nuovo attacco di Kikyo potesse colpirmi, ormai ero davvero sfinita.
Si mise tra Jakotsu ed Inuyasha e mi consegnò tra le sue braccia. – Prenditi cura della tua donna, io penserò al resto -.
Non riuscivo quasi a parlare e mi limitai a stringere forte Inuyasha. – Devi darmi la Sfera, senza sono debole – mormorai.
Inuyasha non era convinto, durante il viaggio gli avevo consegnato la Sfera, dicendogli che ero spaventa all’idea che qualcuno di loro potesse esprimere un desiderio attraverso di me.
Allo stesso tempo, però, sapeva che senza ero molto più vulnerabile e l’unico modo per potermi far combattere era ridarmela.
Non appena la sentii di nuovo dentro il mio corpo mi sembrò di sentire una boccata di aria fresca, ma quella sensazione duro molto poco.
Un’ondata di energia spirituale investì tutti quanti, compresi i membri della Squadra dei Sette che caddero a terra insieme a noi.
Gli Shinidamachu di Kikyo si avvinghiarono al mio corpo e mi sollevarono da terra, portandomi verso di lei.
Inuyasha cercò di rialzarsi. – Kikyo, ti prego, lasciala andare, lei non ha fatto nulla di male -.
La donna sembrò adirarsi ancora di più. – Non ha fatto nulla di male? – la sua voce era un grido acuto ora. – E’ solo colpa sua se io sono morta, se tu sei rimasto imprigionato! È colpa della Sfera se non abbiamo potuto avere la vita che tanto desideravamo. -.
Miroku provava a muoversi, ma anche per lui era difficile. – Divina Kikyo ascoltatemi, Samantha non è come pensate, lei è costretta a fare quello che le si chiede, è proprio per non fare più del male che è scappata in un’altra dimensione, se noi non la fossimo andata a cercare lei non sarebbe mai tornata -.
A quelle parole lo sguardo di Kikyo sembrò illuminarsi. – Inuyasha, adesso ti pongo una domanda, se ci avessi incontrate entrambe nello stesso momento, a chi sarebbe appartenuto il tuo cuore? -.
Quella era la domanda che nemmeno io avevo mai avuto il coraggio di porgli, perché avevo troppa paura della sua risposta. Gli occhi del mio mezzo demone si posarono su di me quasi con paura, ma più mi guardava, più la sua risposta si faceva chiara nei suoi occhi.
Puntò poi i suoi occhi in quelli della sacerdotessa. – Kikyo, tu sei la prima donna a cui io abbia mai voluto bene e una piccola parte del mio cuore ti apparterrà sempre, questo è innegabile. Sei la prima donna che mi ha fatto capire che esisteva un’altra vita oltre a quella del demone che volevo essere -, il suo sguardo poi si puntò nel mio. – Anche io per un momento ho provato odio verso Samantha, ma poi ho capito che proprio per evitare dolore lei era voluta andare via, perché nonostante si rendesse conto di quello che faceva, non poteva impedirlo. È stato in quel momento che ho capito che c’era molto di più in lei, molto di più di quello che tu mi hai donato -, i pugni di Kikyo si stringevano sempre di più. – Mi ha aperto gli occhi su un mondo che non avevo mai visto, un mondo dove io potevo essere padre e marito, ma anche demone. Potevo essere ciò che volevo e in ogni caso lei mi avrebbe amato. Tu volevi che cambiassi, che diventassi uomo, lei mi ha amato per quello che ero, demone o meno -.
- Io ti avrei amato anche da demone! Cercavo solo un modo per eliminare per sempre la Sfera! -, sembrava quasi che ormai stesse per piangere. – E comunque non hai ancora risposto alla domanda che ti ho posto! -.
Inuyasha abbassò lo sguardo. – Mi dispiace Kikyo -, poi puntò i suoi occhi in quelli di lei – Avrei comunque scelto Samantha -.
Nonostante la felicità immensa che provavo per la sua risposta, non riuscivo a non essere inquietata dal sorriso di Kikyo, sembrava quasi contenta della risposta che lui aveva dato.
- Bene – mormorò – se proprio credi che sia così, ti permetterò di rifare tutto da capo -.
Si voltò verso di me con uno sguardo maligno. – Vedremo se si innamorerà di nuovo di te, o se tornerà dalla donna che ha sempre amato -.
Capii solo in quel momento le intenzioni di Kikyo. – Inuyasha prendi la Sfera, presto! – gridai.
Ormai era troppo tardi, lei stava per esprimere il suo desiderio.
- Shikon no Tama –
Inuyasha si stava lanciando verso di me.
- Desidero –
Ormai era vicino, forse sarebbe riuscito a portarla via prima che esprimesse il desiderio.
- Che dimentichiate tutto quello che è successo prima di incontrare te -.
Fui costretta ad esprimere il suo desiderio e l’unico cosa che sentii prima di cadere nell’oblio furono le labbra di Inuyasha che sussurravano una frase che speravo di risentire presto.
- Samantha, ti amo -.
 
 
Ciao a tutti!
Sì lo so, continuo ad aggiornare sempre più raramente e capisco che ormai quasi nessuno avrà voglia di leggere questa storia pubblicata a casaccio. Ormai credo di pubblicarla solo per piacere personale.
Comunque se per caso la leggerete ringrazio tutti, in particolare BluTsunami che nonostante tutto ha continuato a recensire sempre la mia storia.
Spero di regalarvi una buona lettura e che il capitolo vi piaccia.
Un bacione a tutti!
___Darkrose___

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Capitolo 14
*** Confusione ***


Ero molto confusa. Mi faceva malissimo la testa.
Ma dove mi trovavo? Perché non ero a casa mia? Mi guardai intorno e come un in film mi passarono varie scene davanti agli occhi.
Epoca Sengoku, demoni che mi cercavano, genitori spariti. Sfera dei Quattro spiriti.
Mi presi la testa tra le mani e cominciai a sentire un dolore atroce. Stavo ricordando troppe cose in un unico momento, la mia testa era come stretta in una morsa.
Cominciai a guardarmi intorno per cercare di capire cosa fosse successo fino a quel momento. Sapevo perfettamente di trovarmi nel periodo Sengoku, ma non avevo idea di come diavolo ci fossi arrivata e soprattutto con chi. Intorno a me sembrava che la terra fosse bruciata, come se ci fosse stato un violento scontro…forse…Naraku?!
Sentii un brividi di paura scendermi lunga la schiena e cominciai a tremare. Poi ricordai di nuovo.
Non poteva essere, Naraku era morto, anche se non mi ricordavo come. Era colpa sua se mi trovavo in quel luogo.
Forse lo avevo sconfitto e a causa dello scontro non mi ricordavo più nulla, anche se mi sembrava parecchio improbabile. Se lo avevo sconfitto qualcuno doveva avermi aiutata, ma chi?
Mi alzai in piedi, l’unica cosa che illuminava quel bosco erano la luce della luna e delle stelle. Ero davvero frustrata, perché oltre a tutto quello che a quanto pare mi era già capitato dovevo perdere anche la memoria?
Rimasi immobile e continuai a guardarmi intorno, fino a quando il freddo non cominciò a gelarmi le ossa, dovevo assolutamente trovare un posto dove ripararmi o non sarei sopravvissuta alla notte. Mi sentivo molto debole e solo a quel punto guardai il mio corpo. Avevo lividi e ferite su quasi tutto il corpo. Non avevo alcuno dubbio, doveva esserci stato uno scontro in quel luogo.
Cominciai a temere che il demone con cui avevo combattuto potesse ancora trovarsi nei paraggi e sobbalzai. Senza neanche rendermene conto mi ero già messa in cammino, anche se non sapevo esattamente dove mi sarei potuta dirigere. Mi muovevo a rilento e cercavo disperatamente un indizio o qualcosa che potesse portarmi a ricordare il mio passato.
Ero davvero in pensiero per la mia sorte e terrorizzata all’idea di perdermi.
Fortunatamente le mie forze stavano tornando e la debolezza stava via, via svanendo.
Accelerai il passo, non era sicuro per me rimanere nel bosco da sola; ricordavo che c’erano parecchi demoni malvagi che potevano attaccarmi e uccidermi.
Sapevo parecchie cose del mio passato, ma altrettante mi erano oscure.
Ora, però, la cosa davvero importante era trovare un luogo sicuro dove ripararmi e poi avrei pensato a tutto il resto.
Camminai per parecchie ore, ma il sole sembrava non voler ancora sorgere.
Stavo ormai per perdere le speranze, quando davanti a me delle luci riaccesero la speranza nel mio cuore. Era un piccolo villaggio, probabilmente di pescatori dato che era situato vicino ad un lago.
Tutti dormivano e quindi non c’era nessuno che potessi fermare per chiedere aiuto e fui costretta ad entrare in una capanna. Dentro c’erano due giovani donne, forse sorelle, che dormivano placidamente.
Mi dispiaceva svegliarle, ma era necessario.
Mi avvicinai alla ragazza più vicina e cercai di svegliarla nel modo più dolce possibile. – Scusa…mi sono persa…avete per caso un posto dove farmi stare? -.
La vidi aprire lentamente gli occhi, che erano ancora lucidi per il sonno.
Non appena mi vide sgranò gli occhi e indietreggiò spaventata.
- No, ti prego! – la implorai. – Non voglio farti del male, ho solo bisogno di un posto dove passare la notte! -.
La giovane svegliò immediatamente quella che mi sembrava sua sorella. – Yumi, svegliati! – gridò.
Anche lei ebbe la stessa reazione della prima ragazza. Cominciavo ad essere parecchio innervosita dal loro comportamento, dopotutto ero solo una ragazza sperduta che chiedeva aiuto, quale problema potevo creare?
Le sentii bisbigliare riguardo ad un monaco appena arrivato e ad presagio di sventura. Mentre parlavano continuavano a tenere gli occhi puntanti su di me.
Non penseranno che io centri qualcosa con questa storia?! Pensai innervosita. Ma che cosa assurda! Ero un’umana santo cielo, sarò anche stata vestita in modo strano, ma nel mio aspetto non c’era altro che potesse fargli pensare una cosa simile.
Le due corsero fuori lasciandomi lì dentro. Non sapevo neanche io se fosse il caso di seguirle, oppure se rimanere lì a godermi il calore del fuoco.
La risposta ai miei dubbi non tardò ad arrivare. In pochi minuti mi ritrovai accerchiata da parecchi uomini del villaggio che mi afferrano in modo sgarbato e mi legarono.
- E questa sarebbe la vostra ospitalità? – gridavo furiosa. – Siete dei barbari! Dannazione lasciatemi subito andare! -.
- Ehi quanto chiasso! – sbraitò uno degli uomini. – Dobbiamo portarti dal monaco per sapere se sei un pericolo o no! -.
Venni trascinata fino a una grande casa padronale, probabilmente di proprietà del capo del villaggio. Uno degli uomini si mise a parlare con le guardie, che dopo avermi osservata per qualche secondo, corsero subito dentro.
- Allora?! – sbuffai. – Dov’è questo monaco? Devo aspettare ancora molto?! –
Quello che sembrava essere il capo della combricola si voltò verso di me adirato. – Taci, dannata! -, stava per colpirmi, quando la sua mano fu bloccata da quella di un altro ragazzo.
- Vi sembra questo il modo di trattare una fanciulla? – disse.
Da come era vestita e dal modo in cui era trattato, capii che doveva trattarsi del monaco di cui avevano parlato poco prima.
Anche il signore di quella reggia era arrivato e mi scrutava con aria impaurita. – Venerabile monaco, ma se si trattasse di un demone? -.
In quel momento i suoi occhi si posarono su di me; ero sicura di averlo già visto da qualche parte. Che somigliasse a qualcuno del mio mondo? No, non era sicuramente possibile.
Si voltò verso il capo villaggio. – Credo che dovrei conferire in privato con questa probabile entità maligna, così da tenere tutti al sicuro e in caso fosse un pericolo. In quel caso, sarò io stesso ad esorcizzarla -.
Non ero molto felice all’idea di essere lasciata da sola con lui, ma dato che mi sembrava di conoscerlo era sempre meglio che rimanere con quegli incivili che mi avevano legata come un salame.
Fui scortata dalle guardie fino ad una stanza al limitare della casa, e vi fui lanciata dentro in malo modo.
Il capo villaggio si voltò verso il ragazzo. – Monaco Miroku, siete davvero convinto di non avere bisogno di aiuto? –
Il ragazzo annuì. – Non dovete temere, sarò in grado di fronteggiare il pericolo -.
Il monaco, che a quanto pare si chiamava Miroku, mi slegò e cominciò a guardarmi, fino a quando non posizionò un fuda sulla mia fronte.
- Ehi! – esclamai – Ma che diavolo stai combinando? –
Il monaco mi guardò per qualche altro secondo e poi levò il foglio di carta dalla mia fronte. – Al contatto con il fuda avreste dovuto contorcervi a causa del dolore, questo può solo significare che non siete un demone malvagio -.
Cominciai a sbuffare. – Sai che novità! È da quando sono arrivata che cerco di spiegarlo! -.
Il monaco mi liberò dalle corde e subito dopo cominciò ad essere molto cortese nei miei confronti.
- I vostri abiti mi sono in qualche modo familiare, ci siamo già conosciuti graziosa fanciulla? – mi domandò, guardandomi con occhi lascivi.
Io mi allontani un pochino, continuano a sorseggiare il thè che mi aveva gentilmente offerto. – Volevo chiedervi la stessa cosa – mormorai, ero sicura di averlo già visto da qualche parte.
Lui mi prese improvvisamente le mani. – Oh, allora anche voi provate il mio stesso sentimento – esclamò. – Non appena vi ho guardata ho capito che c’era qualcosa di speciale in voi! Graziosa fanciulla, vorreste concedermi l’onore di un figlio? – e subito dopo aver pronunciato quelle parole cominciò a palparmi il sedere.
Fu in quel momento che gli tirai un ceffono e poi in pochi secondi ricordai tutto.
- Miroku! – gridai e gli buttai le braccia al collo. – Sei proprio tu! Oddio sono troppo felice di rivederti! -.
Ora ricordavo tutto, lo avevo incontrato nella mia epoca, era il monaco depravato! Eppure mi sembrava di non ricordarmi tutto quello che dovevo su di lui, era come se una parte di tutto quello che avevamo vissuto insieme si fosse cancellato. Ma ora non mi importava, avevo finalmente ritrovato qualcuno che conoscevo.
Lui rimase per qualche secondo a fissarmi, poi sembrò improvvisamente ricordarsi e sorrise felice. – Samantha-chan siete proprio voi! – esclamò felice. – Ma un momento…come ci siamo conosciuti? Io so di conoscervi, ma c’è qualcosa che mi sfugge -.
Sorrisi gioiosa. – Ora non importa, piano piano ricorderemo ogni cosa. La cosa importante è aver finalmente ritrovato qualcuno che conosco. Anche tu ti sei svegliato nel bosco sena sapere come ci sei arrivato? -.
Lui annuì. – Sì, mi sono svegliato nel folte del uno bosco insieme ad Inuyasha, ma non ho idea di dove sia finita Sango -.
Io rimasi perplessa. – Inuyasha? – chiesi confusa, quei due nomi non facevano venire in mente proprio nulla.
- Come? Non vi ricordate di loro due? Sono miei compagni di viaggio e sono sicura che li abbiate conosciuti – disse.
Io scossi la testa. – Non credo, questi nomi non mi fanno venire in mente proprio nulla -.
Fummo lasciati tranquilli, le sue ferite erano già state medicate e mi feci portare delle erbe medicinali da potermi mettere sulle ferite alle braccia e al viso.
Dopo essermi medicata, Miroku chiese al signore se potevano portarmi da mangiare in modo da potermi rimettere in forze.
Il capo del villaggio, visibilmente imbarazzato dal malinteso che si era creato mi fece portare molte prelibatezze e io le gustai felice. Ero davvero affamata e stanca ed aver finalmente ritrovato un amico mi faceva sentire molto meglio.
- Questo Inuyasha di cui mi hai parlato – cominciai, mentre continuavo ad ingozzarmi. – Dove si trova ora? – domandai.
Miroku smise di sorseggiare la sua bevanda. – E’ uscito a cercare Naraku, quel ragazzo non si darà mai per vinto -.
Lo scrutai attentamente. – Non vi ricordate? – esclamai. – Naraku è già morto -.
Il monaco sbiancò e subito dopo si guardò la mano. – Il…il vortice… - mormorò. – E’ sparito -.
Ero quasi scioccata, come era possibile che fino a quel momento non si fosse ancora reso conto che la maledizione fosse sparita? Forse convivendoci da tanti anni era un’abitudine avere quel sigillo sulla mano.
Sembrò improvvisamente ricordare tutto. – Sì…è stato Inuyasha ad uccidere Naraku, ora ricordo -.
Di nuovo quel nome non mi suonava familiare e non ricordavo comunque nulla della morte di quel demone malvagio.
Fummo improvvisamente interrotti da dei rumori provenienti da fuori dalla lussuosa villa. Le urla di tutto il villaggio si propagavano per la vallata.
Il signore anziano proprietario della villa si catapultò nella nostra stanza e si mise a gridare disperato. – Monaco, due demoni si stanno affrontando vicino al villaggio! Dovete fermarli prima che lo distruggano! –
Il poveretto aveva il fiatone e sembrava davvero fuori di sé.
Miroku ed io ci alzammo e andammo fuori di corsa e ci ritrovammo davanti due demoni dai capelli grigi che si davano furiosamente battaglia gridandosi i peggiori improperi.
Rimasi sbalordita dalla bellezza e dall’eleganza dei movimenti di uno dei due e immediatamente mi sembrò di aver già visto quel fascinoso demone. Aveva gli occhi freddi come il ghiaccio e un’espressione seria e tranquilla anche durante quel terribile scontro.
Miroku cercò di tirarmi indietro, ma io rimasi immobile a fissarlo. – Chi sono quei due? -  domandai perplessa.
Il monaco mi guardò come se non potesse credere che non li riconoscessi. – Samantha-chan, lui è Inuyasha, il mezzo demone di cui le ho parlato -.
Inuyasha pensai. Quel nome proprio non mi suonava familiare e più lo guardavo più sembrava antipatico. Quell’aria rabbiosa nello scontro e la ferocia con cui attaccava mi faceva quasi paura. Eppure ero quasi sicura che quegli occhi color ambra nascondessero una strana dolcezza. Quando però lo sentii nuovamente imprecare, persi ogni speranza che quel ragazzo potesse avere in sé anche un briciolo di dolcezza.
- E il demone bello chi è? – domandai, anche se subito dopo mi pentii di aver usato quell’appellativo proprio di fronte a lui.
Miroku quasi scoppiò a ridere. – Ehm…lui è Sesshomaru, il fratellastro di Inuyasha -.
Fratellastro? Pensai quasi scioccata. Quei due, tranne per l’aspetto fisico, non si somigliavano per niente. Erano davvero diversi.
Quando lo sguardo del demone si poggiò su di me mi sentii rabbrividire. Sarà stato anche bello, ma il suo sguardo era capace di congelarti l’anima.
Miroku si mise seduto. – Non ci rimane che aspettare, quei due continueranno così per parecchio tempo – disse.
Io lo guardai perplessa. – Ma come? Non dovremmo intervenire in aiuto della gente del villaggio? O almeno del tuo amico -.
Lui per tutta risposta alzò gli occhi al cielo. – Oh ingenua Samantha, voi non li conoscete. Continueranno a battibeccare fino a quando uno dei due non si farà parecchio male e poi Sesshomaru se ne andrà come sempre. I demoni cane sono parecchio testardi -.
Sospirai. – Qualcuno dovrebbe mandare quei due a cuccia -, non appena pronunciai quella frase, il ragazzo di nome Inuyasha cadde a terra, sfracellandosi al suolo. Solo in quel momento sembrò accorgersi della mia presenza e quegli occhi color ambra quasi mi entrarono dentro l’anima. Avevo una strana sensazione vicino a lui e non mi piaceva. C’era qualcosa che mi mandava in tilt, come se il suo sguardo mi leggesse dentro.
Mi voltai per non guardarlo, ma lo sguardo di Miroku era altrettanto strano, dato che mi guardava sbalordito. – Samantha, voi sapete far funzionare il rosario! Dovete per forza essere una sacerdotessa molto potente! - esclamò.
- No, sono sicura di non esserlo -, quella risposta mi era balzata alla mente come un fulmine, eppure nemmeno io sapevo perché. Ero solo sicura di non essere una sacerdotessa, anzi il pensiero delle sacerdotesse quasi mi inquietava, chissà poi perché.
Improvvisamente mi ritrovai Inuyasha alle spalle che sbraitava. – Ehi ragazzina! Ma come diavolo ti permetti di intrometterti, dannata! -.
Cercavo disperatamente di evitare il suo sguardo, nonostante fossi furiosa, e per qualche strano motivo anche lui faceva lo stesso. Cominciai comunque a puntare l’indice contro il suo petto e gli risposi per le rime. – Ehi! Bada a come parli e poi io mica l’ho fatto apposta! Sei davvero rude e maleducato! -.
Quando mi voltai per andarmene mi ritrovai improvvisamente il viso di Sesshomaru incollato al mio. – Hai detto di chiamarti, Samantha? – domandò.
Io rimasi pietrificata, era davvero ancora più bello visto da vicino. – Ehm…sì – mormorai.
Continuò a fissarmi per parecchi minuti, fino a quando non si voltò verso Inuyasha. – Credo che mi unirò a voi nel vostro viaggio -.
Mi sentii lusingata perché aveva preso quella decisione subito dopo avermi guardata e arrossii. Miroku se ne accorso e si trattenne nuovamente dal ridere.
- COSA?! – sbraitò Inuyasha. – Non ci pensare neanche dannato bastardo! Non posso sopportare la tua vicinanza! – gridai.
Sesshomaru lo fulminò. – La mia non era una richiesta, cuccioletto -.
Stavano per rimettersi a litigare, ma Miroku si mise di mezzo. – Allora fatemi capire, anche voi non vi ricordate molto di quello che è successo? – domandò.
I due scossero la testa.
- Bene – continuò. – E immagino che nessuno dei due si ricordi di Samantha-chan – e mi indicò. I due scossero nuovamente la testa. – Allora mi sembra chiaro che è capitata la stessa cosa a tutti noi -.
- Cosa? – domandammo tutti quanti in coro.
- Non ne ho idea – rispose.
Inuyasha gli si avventò addosso. – Dannato bonzo ma è possibile che tu non sappia mai darci una risposta sensata?! -.
Sesshomaru si avvicinò a me. – Mi sembri la più normale di tutti loro, anche se dall’odore mi sembri altro che un’inutile essere umano -.
Lo guardai con disprezzo. – No, non sono umana! -, di nuovo la risposta era uscita dalla mia bocca con una sicurezza che non credevo fosse possibile, ma ero quasi tranquilla. Stavo escludendo sempre più possibilità sulla mia natura, ora rimaneva da capire se ero un demone, un mezzo demone o chissà che altro.
Mi guardò di nuovo e il suo sguardo gelido si incrinò per un istante in un’espressione di stupore. – E allora cosa sei? –
Magari lo sapessi pensai, abbassando lo sguardo e cominciando a fissare le mie scarpe da ginnastica logore. Chissà da quanto tempo le avevo. Sembravano vecchissime, chissà da quanto tempo mi trovavo in quel posto.
Dopo che Inuyasha e Miroku smisero di litigare feci la mia proposta. – Sentite, che ne dite di tornare nel luogo dove mi sono svegliata? In quel luogo sembrava essersi svolta una battaglia e magari troveremo qualche risposta -.
Sembrarono tutti d’accordo e ci incamminammo. Sesshomaru stava davanti a noi, mentre io chiudevo la fila.
Non riuscivo proprio a mandare giù il comportamento di Inuyasha, era davvero troppo burbero, anche se sicuramente suo fratello non era molto diverso.
Continuavo a guardarmi intorno stringendomi le braccia intorno al petto. Ero sempre più preoccupata eppure rilassata. Mentre continuavo a passarmi le mani sulle braccia sentii qualcosa sulla mia spalla.
Mi fermai dietro ad un albero per potermi spogliare e guardai. Proprio lì vidi una piccola sfera di cristallo rosa incastonata nella mia spalla e fu proprio in quel momento che ebbi un tremendo flashback di tutto.
Mi accasciai a terra e cominciai a gridare per il dolore. Ero la Sfera, ero la Sfera. Uno spirito che rischiava di rimanere imprigionato lì dentro. Provai un profondo terrore, ma allo stesso tempo un grande sollievo. Ora sapevo chi ero, anche se sapevo che il mio destino era orribile.
Di nuovo mi sembrò che il mio cervello stesse per esplodere.
Vidi le figure sfocate dei miei compagni avvicinarsi, attirati dalle mie urla.
Fui costretta a chiudere gli occhi e caddi in un sonno profondo.
 
Quando mi svegliai ero nella radura dove ero rinvenuta poche ore prima. I miei tre compagni avevano acceso un fuoco e io ero lì vicina. Coperta dalla veste rossa di Inuyasha. Quell’odore mi era davvero familiare e quasi mi beai di quella sensazione.
Quando si accorsero che mi ero svegliata cominciarono con le domande. – Ti sei ricordato qualcosa? – domandò Miroku.
Non sapevo se potergli rivelare il mio segreto, così decisi di omettere tutto almeno per qualche tempo. – No…solo un forte dolore. Forse è dovuto da qualche colpo che ho ricevuto in precedenza -.
Inuyasha si voltò verso il monaco. – Forse dovremmo portarla dalla divina Kaede, magari Sango si trova lì – disse il mezzo demone.
Miroku rimase per qualche istante a riflette, ma poi scosse il capo. – Sango sarà sicuramente in grado di trovarci grazie al fiuto di Kirara, ma se perdiamo la traccia che tu e Sesshomaru avete fiutato non avremo modo di ritrovare chi ci ha fatto questo. E poi magari, dato che Naraku è ormai morto, è tornata al suo villaggio a pregare sulla tomba dei suoi cari – rispose.
Inuyasha sembrò convinto dalla sua risposta e poi si voltò verso di me. – Te la senti di riprendere il cammino? O sei ancora troppo debole? -.
- No, va tutto bene, posso continuare -, quando i nostri sguardi si incontravano io mi sentivo sempre a disagio e quindi mi voltai dall’altra parte. Non riuscivo a sostenere quei bellissimi occhi.
Ma a cosa diavolo pensavo? Non era il momento di pensare agli uomini! C’erano cose molto più importanti da capire!
Ci alzammo in piedi, ma improvvisamente Inuyasha sembrò vedere qualcosa che lo fece impallidire. Era come pietrificato e istintivamente tutti ci voltammo nella direzione del suo sguardo.
Vidi di fronte a noi una figura quasi eterea, circondata da degli spiriti a forma di serpenti. Qualcosa in quella figura mi metteva molta inquietudine e rabbia e qualcosa dentro di me mi diceva di eliminarla subito.
La donna rimaneva immobile e ci guardava con uno sguardo accigliato, poi spostò il suo sguardo su Inuyasha e gli sorrise. Quel piccolo gesto di affetto in qualche strano modo mi irritò e non potei sopportare oltre quella scena e scostai il mio sguardo da quello della donna.
Le labbra di Inuyasha si mossero ed emisero un flebile sussurro.
- Kikyo -.
 
Eccomi di nuovo!
Ci tengo a ringraziare chiunque abbia letto la mia storia in questi giorni. Finalmente la mia vena creativa è tornata!
Spero che la storia vi piaccia e che valga la pena continuare a scriverla e spero che mi lascerete una piccola recensione di incoraggiamento.
Un bacio!

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Capitolo 15
*** Bacio sbagliato ***


Quel nome mi fece gelare il sangue nelle vene. Non mi piaceva essere così vicino a quella donna. C’era qualcosa che mi turbava nel profondo, come se sapessi che presto mi avrebbe potuto fare del male.
Cercavo di incontrare lo sguardo di qualcuno dei ragazzi per fargli capire che volevo andare via, ma nessuno di loro sembrava interessato a quello che stavo provando in quel momento.
Fui quindi costretta a rimanere in quel luogo con lei. Ero quasi paralizzata dalla paura e non avevo il coraggio di fare un passo. Ma perché ero l’unica che sentiva quelle sensazioni? Perché gli altri erano così tranquilli nel vederla?
Kikyo si avvicinò incedendo lentamente verso di noi, quasi come se stesse fluttuando sul terreno e andò dritta verso Inuyasha.
Lui sembrava quasi sconvolto dall’averla vista. – Ma…ma non è possibile – mormorò - tu sei morta -.
Lei scosse il capo. – Ci sono tante cose che devo dirti, ma non posso ancora – rispose. – Devo per forza andarmene, sono molto debole. Devo trovare ciò che mi rende così debole e distruggerlo e tu mi devi aiutare -.
Inuyasha la trattenne a sé e la abbracciò. – No! No tu non puoi andare via, io ti ho ritrovata e ora che sei viva io non posso permettere che tu vada via. Devi sapere di Naraku, del tranello che ci ha teso e… -
Kikyo gli poggiò un dito sulle labbra per farlo rimanere in silenzio. – So tutto, amore mio -, quelle parole mi fecero andare su tutte le furie a tal punto che non riuscii più rimanere lì.
Presi e me ne andai furibonda. Non volevo stare vicino a quei due un minuto di più.
Mi sentivo quasi gelosa di Inuyasha, come se lo ritenessi soltanto mio. Il contatto dei loro corpi era stato come una stilettata dritta al cuore.
La cosa peggiore era che non capivo come mai tutto questo mi desse così fastidio. Era terribile non sapere, non potersi ricordare.
L’unica cosa di cui mi rendevo conto era l’odio per quella donna. Che lei mi avesse fatto del male nella parte di vita che mi ero dimenticata?
No, era quasi impossibile. Se lo avesse fatto Inuyasha o Miroku mi avrebbero fatta allontanare, quindi dovevano essere solo strane sensazioni. Probabilmente mi ricordava qualche demone donna o che so io.
Mi convinsi che probabilmente ero solo gelosa della sue bellezza e del fatto che in qualche modo avesse portato via le attenzioni da me.
Eppure non avevo mai provato quelle emozioni, e nella mia epoca avevo visto ragazze di gran lunga più belle di me.
Decisi di chiudere quel capitolo e mi stesi a terra in mezzo al bosco a guardare le stelle.
Almeno mi ricordavo chi ero e io e Miroku avevamo appurato in precedenza che il demone che temevamo che ci avesse fatto questo era morto.
Naraku.
Quel nome suscitava in me ancora molta paura, ma mai quanto Kikyo.
Assaporai la sensazione dell’erba che mi accarezzava dolcemente le gambe e del vento che mi soffiava sul viso.
Alla fine quell’epoca non era così terribile. Nel mio mondo non avevo mai visto un panorama come quello. Le stelle erano così belle e l’aria così pura. In quel luogo ogni cosa mi sembrava davvero stupenda.
Cercai di calmarmi e di rimettere in sesto la mia mente frastornata. Provavo a fare mente locale su tutto quello che era successo. Prima parlavano di seguire una traccia di qualche demone. Se avessimo trovato i demoni di cui parlavano avremmo potuto farci spiegare tutta quella situazione così assurda. Finito quel compito avrei ritrovato il mio posto in quel mondo e sarei potuta tornare finalmente a casa.
Un nuovo dubbio si insinuò nella mia mente; io avevo una casa?
Scacciai il pensiero, dovevo per forza avere una casa o non si spiegava la mia sopravvivenza.
Poco dopo arrivarono Miroku e Sesshomaru, ma di Inuyasha non c’era traccia.
Mi alzai e li guardai. – L’altro dov’è finito? -.
- Sta parlando con Kikyo, dopotutto lui ha pensato di averla persa per così tanto tempo – mi rispose il monaco.
Non ero certa che quei due si stessero parlando e basta, ma vedere arrivare Inuyasha subito dopo mi rincuorò.
- Ha detto che c’è qualcosa che la sta indebolendo – disse il mezzo demone. – Non può materializzarsi per molto tempo qui con noi. Crede che sia tutta colpa della Squadra dei Sette se è ridotta in questo modo e a quanto pare sono gli stessi spiriti che ci hanno attaccato e ci hanno fatto perdere la memoria -.
La Squadra dei Sette, un altro nome familiare.
Era frustrante sentire quella sensazione di oblio e ricordarsi le cose solo a spizzichi e bocconi.
Senza neanche volere risposi subito con acidità. – Beh, allora corri a salvare la tua bella – risposi sprezzante.
Inuyasha mi guardò quasi con rabbia. – Si può sapere cosa ti ho fatto? Non mi ricordo neanche chi sei e se a questo punto non ci siamo ancora ricordati l’uno dell’altra probabilmente non eravamo così importanti all’interno delle nostre vite -, sentirlo dire quelle cose mi feriva in una maniera terribile e continuavo a non capirne il motivo. – Quindi, perché non te ne vai? -.
Più stavo male, più sentivo una strana sensazione invadermi, come un grande potere che si irradiava dentro di me e quelle ultime parole mi fecero esplodere.
Solo quando vidi gli altri allontanarsi mi resi conto che stavo completamente andando a fuoco.
Rimasi immobile per qualche secondo e poi cominciai a rotolarmi in terra. – Aiuto! Vado a fuoco! – gridavo.
- Samantha-chan stia ferma! – esclamò Miroku.
Tutto quello che avevo intorno cominciava a bruciare e provavo una paura infinita.
- Qualcuno la spenga dannazione! Manderà a fuoco anche noi! – gridava Inuyasha.
Cominciai a correre avanti e indietro fino a quando non scappai nel folto della foresta.
Più mi allontanavo, più le voci dei miei compagni si facevano lontane. Le cose intorno a me bruciavano. Mi accorsi poi che ormai le fiamme che lambivano il mio corpo si erano spente e che il problema era un altro. Ero completamente circondata dal fuoco e non avevo più alcuna via di fuga.
Le fiamme mi circondava e sentivo sempre più caldo. Non riuscivo più a respirare e cominciai a tossire, i miei polmoni non potevano sopportare tutto quel fumo.
Quando ormai credevo di non avere più speranze, sentii delle braccia cingermi la vita e credendomi in salvo, chiusi gli occhi e caddi in un sonno profondo.
 
Mi svegliai all’improvviso, ritrovandomi con i polsi e le gambe legate. Ero vicino ad un fiume e un ragazzo dalla lunga treccia scura si stava lavando il viso.
Ero sicura di non averlo mai visto in vita mia e cominciai a pensare che fosse un brigante che mi aveva rapita per chiedere un qualche riscatto. – Ehi – mormorai. – Io non ho soldi, quindi ti prego lasciami andare -.
Il ragazzo si voltò verso di me perplesso. – Quindi è vero, tu non ti ricordi più nulla -.
A quanto pare lui mi conosceva. – Aspetta, io ti conosco? -.
Si alzò in piedi e quando vidi l’enorme alabarda che brandiva mi sentii gelare. – Non ci siamo mai conosciuti personalmente, ma sei famosa in questo modo. Dopotutto molti demoni e uomini malvagi bramano la Sfera -.
Di nuovo mi sentivo in trappola e questa volta nessuno avrebbe potuto salvarmi. – Ascoltami, io voglio solo andare a casa mia, non voglio fare del male a nessuno quindi ti prego lasciami andare -.
Si accucciò vicino a me e mi guardò. – Mi dispiace ragazzina, non posso davvero. Ho avuto degli ordini e se voglio rimanere vivo devo per forza tenerti lontano da Inuyasha e il suo gruppo di amici -.
Ero davvero così pericolosa? Perché sarei dovuta rimanere lontana da loro. – Perché mi fai questo? Ti ho per caso fatto del male? -.
Rimase ancora una volta perplesso, mi sembrava parecchio imbranato nell’esprimersi. – Beh diciamo che in qualche modo non lo hai fatto tu, ma molti ti hanno sfruttata per scopi malvagi. Quindi se sparirai da questo mondo non sarà un problema -.
Sapevo perfettamente cosa avevo fatto nel mio passato, sapevo che i miei poteri erano stati sfruttati per atti orribili e mi dispiaceva, ne soffrivo moltissimo.
- Non ho scelto io di essere un mostro – mormorai, quasi con le lacrime.
Per un attimo mi sembrò di intravedere quasi un barlume di pietà nei suoi occhi e mi prese il viso costringendomi a guardarlo negli occhi. – E’ il mondo che ci rende dei mostri, pensi che io sia diventato un assassino per scelta? No bambolina, lo sono diventato perché al mondo o sei forte o vieni schiacciato. Quindi vedi di tirare fuori il carattere, o soccomberai -.
In qualche modo c’era della saggezza nelle sue parole e quello che mi aveva detto mi rincuorò, così ricacciai indietro le lacrime.
- Grazie – bisbigliai.
Il ragazzo scoppiò in una fragorosa risata. – Sei proprio strana, da quando in qua si ringrazia il proprio rapitore? -.
Effettivamente il mio era un comportamento parecchio strano, ma mi sembrava di potermi fidare di lui. – Lo so, ma sei la prima persona che in qualche modo è stata gentile con me da quando mi trovo qui, come ti chiami? -.
Il ragazzo appoggiò la sua alabarda a terra. – Bankotsu – rispose. – E se mi prometti di fare la brava, slegherò le corde. Non vogliamo rovinare questa pelle candida, no? – domandò.
Annuii e lasciai che mi slegasse, dopotutto neanche io volevo scappare. Quell’alabarda mi incuteva talmente tanto timore che sarei rimasta ferma e immobile anche se mi fossi trovata davanti ad un orco.
Quando mi slegò si mise seduto vicino a me e si appoggiò al tronco dell’albero. – Senti, dato che teoricamente vivi da molti anni, sai dirmi se c’è un senso nella vita? -.
Ma che razza di domande erano quelle? Certo che non lo sapevo, mica ero vecchia quanto il mondo.
- Guarda che mica sono così vecchia, a malapena so perché io sono qui – risposi.
Bankotsu mi guardò ancora per qualche secondo prima di parlare. – Sei completamente diversa da come ti aveva descritta, sei molto più…umana – rispose.
Lo guardai dubbiosa. – Chi ti ha parlato di me? –
- Mi dispiace, ora stai esagerando, questo non te lo posso dire -, il suo tono si era fatto molto serio. – A proposito, dove tieni la Sfera? Sei il suo spirito e quindi immagino che l’avrai tu -.
Per la prima volta da quando lo avevo incontrato cominciai a temere per la mia sorte. – Perché vuoi saperlo? – domandai.
- Mi sembra ovvio! – esclamò. – Io sono già morto, e voglio sfruttare il suo potere per tornare in vita -.
Solo in quel momento mi resi conto di chi era. Lui doveva far parte della Squadra dei Sette, gli spiriti malvagi che già una volta avevano attaccato me e gli altri.
Cominciai a capire che dietro quella faccia da ragazzino ingenuo, ci doveva essere una belva pronta ad attaccare.
 
Nel frattempo Inuyasha…
- Samantha-chan! – gridava Miroku.
Quella stupida ragazzina era scappata di nuovo. Quella bellissima ragazzina…
Ah ma che diavolo mi passava per la testa? Kikyo era di nuovo con me e io potevo finalmente riabbracciarla, anche se era ancora solo uno spirito.
Eppure il mio istinto mi aveva detto di seguire Samantha quando era andata via. Qualcosa nel mio cuore mi aveva detto di andare da lei perché aveva bisogno di me. Eppure ero sicuro di non averla mai vista prima. Il suo viso era bello, non potevo negarlo, ma anche se cercavo di scavare nel profondo dei miei ricordi lei non c’era.
Non riuscivo a togliermi quegli occhi scuri dalla testa. Quegli occhi che mi avevano spinto a non seguire l’odore di Kikyo.
In quel momento non riuscivo neanche ad avvertire il suo odore. Il fumo provocato dall’incendio lo aveva nascosto e quel testone di Sesshomaru non ci aveva accompagnato. Per quanto lo odiassi dovevo ammettere che il suo olfatto era molto più sviluppato del mio.
La situazione in cui noi tutti ci eravamo trovati era insostenibile. Come potevamo non aver ancora recuperato alcun ricordo di tutto quello che era successo? Avevamo anche ucciso Naraku ne ero certo, ma non mi ricordavo ne come ne quando.
In quel momento, però, l’unica cosa che volevo scoprire era da dove provenisse quella strana ragazza di nome Samantha.
Cercavo disperatamente nei meandri più oscuri della mia memoria, ma niente. Non riuscivo davvero a sopportare quella situazione. Non riuscivo a concentrarmi neanche sul fatto che Kikyo fosse ancora viva. Erano accadute troppe cose tutte in una volta sola. Avrei solo voluto trovare un modo per ricordare…per ricordarmi chi fosse quella splendida ragazza dagli occhi color della notte.
 
- Allora, vuoi dirmi dov’è la Sfera o te lo devo chiedere con le cattive? – esclamò; Bankotsu stava cominciando a spazientirsi.
Non sapevo cosa fare e come prima il mio corpo prese a bruciare. Ogni volta che provavo una paura o un dolore incontrollabile i miei poteri si sprigionavano e in quel momento mi resi conto che ero in grado di controllarli.
Il mio corpo ardeva e questa volta non mi spaventai, sapevo bene che tutto questo faceva parte dei poteri che mi erano stati donati dalla Sfera; non potevo temere una parte del mio stesso essere. Capii che l’unico modo per scappare era sfruttare quella forza che avevo finalmente ritrovato.
- Bankotsu, lasciami andare e ti prometto che non ti farò del male – dissi, mentre mi allontanavo.
Lui mi guardava allibito. – Stiamo per combattere e tu pensi davvero che ti lascerò andare? Non mi tiro mai indietro di fronte ad uno scontro -.
Provai a convincerlo di nuovo. – Ascoltami, tu hai detto che è il mondo che ci rende malvagi, non devi farmi del male perché nemmeno io voglio fartene, ti prego ascoltami -.
Si scagliò contro di me con l’enorme alabarda. La barriera che mi era familiare si formò attorno a me, ma purtroppo non lo bloccò del tutto e la sua lama si fermò a pochi centimetri dal mio viso.
- Io non voglio tornare nel buio – sibilò – Per quanto io non provi nessun piacere nel doverti tenere segregata qui con me, sono disposto a fare qualunque cosa per poter sopravvivere e non saranno le tue belle parole a fermarmi! -.
Stava per caricare di nuovo il colpo e non sarei stata abbastanza veloce da schivarlo. Chiusi gli occhi e pregai.
Qualcuno sarebbe arrivato a salvarmi, io lo sapevo. C’era sempre stato qualcuno che mi aveva protetta.
Il colpo che stavo aspettando non arrivò, sentii soltanto il tonfo di un corpo che cadeva a terra e poi qualcuno che mi afferrava e mi portava via velocemente.
Quando aprii gli occhi vidi dei capelli argentei volteggiare nell’aria e dietro di loro c’era Bankotsu riverso a terra.
Quando cercai di capire chi era il mio salvatore mi resi conto che era Sesshomaru. Quel demone così glaciale era venuto a cercarmi. Non potevo credere a quello che avevo appena visto.
Quando ci fummo allontanati abbastanza mi posò a terra. Ci trovavamo in una radura, ma non sapevo quanto effettivamente ci fossimo mossi dal punto in cui ci trovavamo. Quel demone era davvero molto veloce.
Quando si fermò mi fece praticamente cadere a terra. – Ehi! – sbraitai. – Un po’ di delicatezza non sarebbe sgradita! –
Lui rimase a fissarmi per qualche secondo, poi si allontanò e si mise seduto vicino ad un albero, mentre sembrava contemplare il nulla in silenzio.
Io mi misi dal lato opposto della radura, ma i miei occhi cadevano costantemente su quello sguardo perso e serio. C’era qualcosa che mi faceva venir voglia di parlare con lui, ero sicura che sotto quel gelo ci fosse un cuore caldo. Lui, però, non sembrava esserne consapevole, o forse soltanto non voleva dimostrarlo.
Non parlammo per parecchio tempo, fino a quando non riuscii più a resistere e ruppi il silenzio. – Perché mi hai salvata? – domandai. – Per te sono solo un’inutile umana -.
Sesshomaru continuò a guardare nel vuoto quando parlò. – C’è qualcosa – mormorò. – Qualcosa che non capisco neanche io, qualcosa che mi ha spinto a cercarti e a proteggerti, come se lo avessi promesso a qualcuno -.
La sua risposta mi lasciava spaesata. A chi avrebbe dovuto fare una promessa del genere? E se lo avesse promesso proprio a me?
Decisi di non pensarci e di cambiare discorso. – Il ragazzo da cui mi hai salvato prima faceva parte della Squadra dei sette – dissi.
Sesshomaru annuì. – Lo so -.
Ero irritata dalla sua continua supponenza. – E diceva anche che per qualche motivo doveva tenermi lontano da voi -, poi mi ricordai anche di quello che aveva detto, che io ero pericolosa. – A quanto pare essere la Sfera… - mi diedi della stupida subito dopo aver pronunciato quella frase.
Con un balzo lui mi addosso e mi fissò. – Cosa sai tu della Sfera? -.
Ormai avevo praticamente scoperto le mie carte. – Devi promettermi che non lo dirai a nessuno -.
Il demone sembrò quasi ghignare. – Perché dovrei prometterti qualcosa? Cosa mi darai in cambio? -.
Abbassai lo sguardo. – Non ho nulla da offrire, però io non voglio che si sappia, io voglio solo poter vivere in pace non appena questa storia sarà finita -.
Intravidi una scintilla di pietà nei suoi occhi e alla fine annuì. – Tanto non andrei sicuramente a dirlo al monaco o a quel dannato mezzo sangue -.
Sospirai e alla fine gli mostrai la mia spalla, nella quale brillava di una luce intensa la Sfera.
Lui era colpito da quella rivelazione e puntò il suo sguardo nel mio alla ricerca di una spiegazione.
- Io sono uno spirito –, era strano ripetere quella storia, anche a me sembrava ancora assurda. – Faccio parte della Sfera, sono parte di lei e lei è parte di me. Non possiamo separarci, siamo legate da un vincolo indissolubile. So perfettamente che a causa di ciò sono stata costretta ad aiutare persone malvage a compiere atti orribili, ma so anche che sono scappata, che ero andata via proprio per non dover mai più vivere in questo modo. Io non voglio essere costretta a fare qualcosa che non voglio io…non sono un mostro – mormorai con le lacrime agli occhi.
Sesshomaru asciugò il mio viso con le sue dita e mi costrinse a guardarlo. – Stento a credere a quello che mi hai detto, ma sono certo che non sei umana dato quello che hai fatto solo poche ore fa. Ora però smettila di commiserarti, se hai deciso di redimerti fallo e basta -.
Il suo tono serio sembrava incrinato da una nota di dolcezza, quasi come se nei miei confronti provasse affetto. Il suo sguardo mi incatenava e mi rendeva vulnerabile.
Quanto odiavo non poter ricordare. Quanto odiavo non poter sapere cosa stava succedendo.
Sapevo solo che il mio cuore batteva sempre più forte.
 
Inuyasha
Mi svegliai improvvisamente. Miroku ancora dormiva e non mancava molto al sorgere del sole. Era ormai un giorno intero che cercavamo Samantha e ancora non avevamo trovato nessuna traccia di lei.
Ero preoccupato, preoccupato da morire. Eppure non sapevo perché. A me non importava di lei, io volevo solo rivedere Kikyo.
Come richiamata dal mio cuore, lei si presentò vicino a me.
Mi bastò uno sguardo per capire che voleva che la seguissi.
Quando arrivai vicino a lei la abbracciai immediatamente. Il suo corpo ormai era freddo, era solo uno spirito che vagava in quel mondo. Se fosse stato necessario io l’avrei seguita nella morte…o forse no…i miei pensieri non erano lucidi. Non era quello il corpo che dovevo abbracciare, il corpo che bramavo era caldo.
- Inuyasha, tutto bene? – mi domandò.
Quando la guardai mi sembrò quasi di non riconoscerla come la donna che amavo, c’era qualcosa di sbagliato in quello che stava succedendo tra noi.
- Sì, sono solo preoccupato. Non ritroviamo più ne Samantha ne Sesshomaru – risposi.
Il suo sguardo sembrò incupirsi. – Quindi…quella donna per te è più importante di me? -.
Non so perché ma non riuscii a dirle di no. – E’ tutto così strano, tu sei di nuovo qui e a me sembra ancora impossibile e non mi ricordo nulla di quello che è successo in tutto questo tempo – cominciai – Poi questi nuovi nemici, la scomparsa di Sango…io non so davvero cosa pensare Kikyo -.
Lei mi accarezzò la guancia. – Non preoccuparti non è colpa tua se non ricordi, è colpa di quei maledetti e… - sembrò interrompersi, come se non volesse dirmi qualcosa.
- Ti prego Kikyo, parla –
Abbassò lo sguardo. – E dello spirito che possiede la Sfera -.
La guardai perplessa. – Cosa intendi con spirito? –
- Esiste uno spirito che dimora nella Sfera e vuole la mia scomparsa perché io sono l’unica che può purificarla e distruggerla. Mi dispiace di non avertelo detto prima, ma non volevo gravarti di questo nuovo peso – mormorò.
Io la strinsi di nuovo a me. – Non ti preoccupare Kikyo, io sarò qui con te e nessuno ti farà del male, nessuno -.
Mi strinse anche lei. – Non so che forma abbia, ma dobbiamo scoprirlo, io non sono abbastanza forte da percepirlo, per questo mi devo nascondere -.
Le accarezzai dolcemente i capelli, quell’odore di terra non era per niente familiare e mi sentivo quasi a disagio a tenerla lì con me, come se stessi facendo un torto ad una persona a cui volevo molto bene. – Lo troveremo e lo sconfiggeremo. Così io riavrò i miei ricordi e tu sarai finalmente libera -.
Le nostre labbra si incontrarono per un breve istante, ma non riuscii a godermi quel bacio che avevo aspetto per così tanto tempo.
Subito dopo lei era sparita e l’unica cosa che mi era rimasta di lei era il suo odore.
Tornai da Miroku quando ormai il sole stava sorgendo, con la sensazione di quel corpo gelido tra le mie braccia. C’era qualcosa che mi impediva di dire a Kikyo che l’amavo.
Perché non potevo ricordare? Cosa mi sfuggiva?
Guardai il sole sorgere, mentre quel calore mi ricordava qualcosa che amavo e che speravo di riuscire a ritrovare.
 
Sesshomaru ed io eravamo rimasti nella radura per un giorno. Diceva che doveva riflettere su quella situazione da solo e che la presenza di Inuyasha gli dava sui nervi.
Anche io per tutto quel tempo provai a riflettere. Il demone mi aveva portato della frutta da mangiare ed ero tornata in forze. Ero molto stanca e stressata.
Perché la Squadra dei Sette avrebbe voluto farci perdere i nostri ricordi? Tutta questa storia non quadrava e più ci pensavo, più tutto mi sembrava confuso.
Bankotsu sembrava quasi scioccato nel sapere che non ricordavo nulla del mio passato, quindi lui non era presente durante il nostro scontro. Ma allora perché non mi voleva dire chi gli aveva parlato di me? Cosa doveva nascondere?
Quella notte non riuscii a dormire, tra i pensieri che avevo e il freddo non riuscivo proprio a prendere sonno.
Sesshomaru sembrò accorgersi del fatto che ero infreddolita e senza dire nulla mi cinse le spalle con il suo braccio per scaldarmi.
Mi sentivo bene, per la prima volta dopo tanto tempo. Ero quasi serena, perché sapevo di essere con qualcuno che mi avrebbe protetta, anche se nemmeno lui sapeva il perché.
E se nel nostro passato ci fosse stato qualcosa? Se ci fossimo amati un tempo?
Nello stesso momento ci ritrovammo a guardarci negli occhi, ero sicura che entrambi avevamo fatto gli stessi pensieri ed entrambi avevamo bisogno di capire.
Mi ricordai delle favole di quando ero bambina, di quelle fandonie sul bacio del vero amore ecc…ma se non fossero state tutte sciocchezze? Se ci fosse stato qualcosa di vero in quelle storie?
Ero talmente disperata e confusa che decisi di tentare e in un impeto di coraggio presi il suo viso e lo baciai.
Quel bacio non era come me lo immaginavo, Sesshomaru aveva ricambiato subito. Il suo bacio era carnale e feroce, come quello di un animale. In un certo senso mi eccitava, ma nell’altro lo trovavo del tutto sbagliato.
Un nuovo flash si propagò nella mia mente. Ricordavo un bacio, ma non era il suo. Quello che c’era nei miei ricordi era dolce, gentile e così casto.
Mi staccai all’improvviso ormai convinta delle conclusioni che avevo tratto.
Eravamo entrambi imbarazzanti ed eravamo arrivati allo stesso risultato, sicuramente non ci eravamo mai amati ne avevamo mai provato qualcosa l’uno per l’altra.
Mi sentivo così in colpa per quel gesto così impulsivo e sciocco.
Non sapevo come si sentisse lui in quel momento, ma io sarei voluta sprofondare sotto terra.
Effettivamente però le favole in qualcosa avevano ragione, con un bacio si può capire se è amore e quello tra noi sicuramente era tutto fuorché amore.
 
 
Ciao a tutti!
Inuyasha e Samantha ancora non riescono a ricordarsi l’uno dell’altra e Kikyo cerca di incastrare la nostra eroina.
Vorrei ringraziare BluTsnuami e Eclipse94 per le loro recensioni e le ringrazio anche qui ^^.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, a presto!
___Darkrose___

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