More than a fairytale, is our life.

di Cissy_Me
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il principe e la rosa. Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Home ***
Capitolo 4: *** The heart wants what it wants ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


- "Anne! Sono le 10! È ora di andare a dormire!"
- "Ma io non ho sonno nonna!"
- "Ah no?"
- "No! Voglio guardate papà alla televisione!"
- "E quale?"
- "Beh..non quello antipatico!" 
Jay scoppiò a ridere guardando l'espressione fin troppo familiare che aveva assunto sua nipote. 
- "Papà-non quello antipatico lo guardiamo domani, ora facciamo le bimbe brave e andiamo a nanna!"
- E se guardo anche papà Louis?
Jay scoppiò a ridere un'altra volta, mandando all'aria la credibilità del momento educativo..con i suoi figli era decisamente più facile rimanere ferma sulle sue posizioni! 
- "No monella! È tardi!" 
-  "L'ultimissimissimissimissima! Te lo giuro nonna!"
- "Anne! Per oggi basta con la TV ma possiamo metterci sotto le coperte e vedere quale storia ha lasciato stasera la Fata Memorella!"
Gli occhi della bambina si illuminarono all'istante,  un sorriso enorme le si dipinse sul volto e in un battibaleno Anne era già a metà del corridoio che portava alla sua stanza. 
- "I denti!" gridò Jay senza nemmeno guardare. La bambina, sbuffando, tornò indietro verso la porta del bagno e mugugnando sochiuse la porta dietro di sé. 
Questo diede il tempo alla nonna di recuperare carta e penna, scarabocchiare il titolo della favola di quella sera e poggiare il foglietto sul davanzale della finestra.
- "Nonna! Nonna! Nonna! È passata la fata Memorella?" chiese correndo dento la stanza Anne.
- "Mh..non lo so! Tu hai lavato i denti?"
- "Si nonna!"
- "Ma bene - bene - bene?"
- "Siii! Miii! Guarda!" rispose quasi offesa la bambina mostrando i denti in una smorfia.
- "Sei tutta tuo padre!"
- "Quale?"
- "Quello che stasera ti ha fatto arrabbiare!"
- "Allora no!" rispose la bambina incrociando le braccia e mettendo il broncio. 
- "Appunto!" disse fra sé e sé Jay "Dai patata! Vai a vedere cosa ha lasciato Memorella per te!" 
Nello stesso istante, il telefono di Jay cominciò a squillare.
- "Indovina chi è?" chiese alla bambina!
- "Papà! Papà! Papà!" cominciò a gridare Anne
- "Ciao genero! Puntualissimi stasera! Ci stavamo giusto mettendo a letto!"
- "Ciao Jay! Si, oggi il principino ci ha messo meno del solito a scegliere le Vans! Ahi! Louis guarda che sto parlando con tua madre..smettila o te la passo!" 
Jay sentì uno sbuffo dall'altra parte del telefono e posò gli occhi sulla nipote che con occhioni sognanti aspettava di poter parlare con i suoi papà. 
- "Anne è stata brava?" chiese Harry 
- "Che domande fai Harold?! Mia figlia è un angelo, è tutta suo padre!"
- "Si amore! È proprio questo che mi preoccupa!" scherzò Harry 
Johanna ormai era abituata a tutto quello, suo figlio era un testone permaloso e Anne aveva preso tutto da lui. Per fortuna c'era Harry a portare un po' di equilibrio nella dinamica familiare. 
- "È stata molto brava! Ha mangiato e adesso siamo pronte per la favola della buona notte! Vero amore? Tieni, di a papà cosa ci ha portato la fata stasera!" finì passando il telefonino alla nipote.
- "Ciaaao!" salutò la bambina
- "Ciao principessina mia! Ti stai divertendo dalla nonna?"
- "Si papà, ma adesso devo andare a dormire perché è arrivata la fata Memorella a portarmi la storia e allora io mi sono lavata anche i dentiti e la nonna ha detto che sono una bimba brava!"
- "Lo so amore mio che tu sei bravissima! Sai cosa ha appena detto papà Louis? Che sei un angelo!"
La bambina rimase un po' in silenzio.
- "Papà?" chiese bisbigliando come se, così, la nonna non potesse sentirla.
- "Dimmi" rispose allo stesso modo Harry.
- "Io mi sa che non sono più tanto arrabbiata con papà. Lui è ancora tanto  arrabbiato?" chiese ancora.
- "Non lo so!" - rispose Harry mentre guardava Louis sorridendo - "Adesso glielo chiedo".
- "Ok!" Acconsentì lei emozionata.
Alzando un po' la voce così che anche Anne potesse sentire disse:
- "Papà Louis, sei ancora arrabbiato con la mia principessina?"
- "Vorrai dire la mia principessa!! - ribattè immediatamente quell'alteo-"Dammi subito quel telefono! Amore di papà! Ciao!"
- "Ciao papà!!!" squillò felice la bambina portando la luce negli occhi e il cuore di Louis "Quando torni?"
- "Prestissimo amore mio! Tu adesso fai la nanna e domani mattina, quando riapri i tuoi occhioni belli, papà sarà li!" 
- "Ma io prima voglio ascoltare la storia della fata Memorella! Posso lo stesso papà?"
- "Certo che puoi! Che storia ti ha portato stasera?"
La bambina corse alla finestra, prese il bigliettino e lesse ad alta voce:
- "IL PRINCIPE E LA ROSA."
- "Oh è una delle mie preferite.. E anche di papà Harry!"
- "Davvero?"
- "Davvero! Davvero!"
- "Allora è anche la mia ho deciso! Si! Adesso però attacca papà, così domani mattina arriva più prima!"
- "Non si dice più prima!" intervenne Harry.
- "Si papà!" cantilenaro insieme Louis e Anne.
- "Notte! Notte!" augurò la bambina.
- "Sogni d'oro amore mio!" rispose Haz.
- "Ti voglio bene principessa!" concluse Louis. 
La bambina passò nuovamente il telefono alla nonna che rassicurando nuovamente i due genitori pose termine alla chiamata. 
- Allora! Sotto le coperte! Questa storia ti piacerà tantissimo!"
Anne si mise comoda fra le lenzuola di Frozen e attese che la nonna iniziasse a raccontare.
Louis stava ancora sorridendo quando Harry lo riportò alla realtà. 
- "Dai amore! Torniamo sul palco e poi filiamo all'aeroporto! Quando aprirai i tuoi occhi bellissimi, tua figlia starà saltando sul lettone!"
- "Sarà meglio per lei! O andrò io a saltare sul suo!"
- "Louis.."
- "Harold.." disse dolcemente "mamma oggi racconta 'Il principe e la rosa'" gli disse accarezzandogli il braccio.
- "Oh" soffiò lui di rimando
- "Eh già!" sussurrò Louis sorridendo dentro gli occhi di Harry "Andiamo! Così domani mattina arriva più prima!" e corse fuori dal backstage, dove le prima note di "Once In a Lifetime" già si disperdevano nell'atmosfera. 
- "Non si dice più prima Louis!" gridò esasperato Harry andandogli dietro. 

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Capitolo 2
*** Il principe e la rosa. Capitolo 1 ***


Vivevano una volta, nella grande terra di Bretagna, due principi bellissimi. Possedevano molti titoli e terreni ma ciò che faceva dei sovrani ineguagliabili era il cuore puro e generoso.
Il principe Harry, erede legittimo del Cheshire, era un giovane uomo di lettere. Amava l’arte e la letteratura in ogni sua forma e si potrebbe dire che egli stesso fosse uscito dalle sapienti mani del più rinomato scultore di corte.  Alto, marmoreo e delicato al tempo stesso, la sua figura slanciata e snella era volte di meraviglia ed ammirazione. Tuttavia, nulla poteva contrastare la bellezza smisurata del suo volto. Il principe Harry era stato abbastanza fortunato da ereditare gli stessi occhi di smeraldo e luce della Regina Anne , la bocca disegnata del nonno e capelli folti e ricci di suo padre, Re Desmond, i quali incorniciavano scomposti il suo viso diafano e liscio.
Nelle terre di Doncaster, invece, al confine settentrionale del Cheshire, abitava il principe Louis.  Egli rispondeva più fedelmente all’immagine del principe ereditario di tutte le favole. Bello ed algido, si dilettava negli sport e nella caccia, costantemente a cavallo del suo fedele destriero bianco, Kevin. Se uno scultore aveva prestato il suo talento per il principe Harry, è fuor di dubbio che un pittore di eguali capacità, avrebbe potuto dipingere su tela la figura di Louis, tanto fosse perfetto e quasi etereo. Sebbene più basso, ogni fibra del suo corpo era modellata ad arte: le gambe toniche, le braccia forti e muscolose.. ma ciò che rendeva davvero difficile rimanere in suo presenza, erano i diamanti incastonati nei suoi occhi, ultimo regalo della nonna Sophia.
Al contrario di quanto si possa pensare, però, i due principi vivevano vite incomplete e tormentate.  Il popolo li amava immensamente per il loro buon cuore e la totale abnegazione verso il regno, ma tutti i conti e marchesi che frequentavano la corte, un manipoli di pompati ed altezzosi lacché, non perdevano occasione per schernirli e screditarli, tacciandoli di inadeguatezza al rango.
Mentre il principe Louis, però, dotato di mente veloce e lingua assai svelta,  si divertiva a tenere testa a tutti loro, Harry preferiva la via della pace. Egli si limitava, quindi, a tacere e sorridere cordiale, lasciando gli uni affascinati e gli altri interdetti.
Avvenne proprio in quel tempo, che la regina Johanna di Doncaster diede alla luce la sua terza figlia, Felicité Grace. La gravidanza non era stata semplice e così, per festeggiare i favori del fato e la gioia immensa del lieto evento, venne proclamata festa in tutto il regno.
Le celebrazioni per la nascita della piccola Fizzie, durarono un’intera settimana e si conclusero con il ballo più suntuoso e atteso degli ultimi anni. Tutti i rappresentanti delle nobili casate britanniche e scozzesi vennero  invitati e quella sera, si può dire, il castello non era più solo una dimora ma un maestoso taetro di grazia, eleganza e magia.
Ogni sala, decorata per l’occasione, venne aperta agli ospiti. Meravigliosi drappi bianchi e verdi agghindavano porte e finestre e candidi centrotavola di ginestre o margherite decoravano i tavoli dei commensali, dove faceva sfoggio di se l’argenteria portata a lucido.
Nel salone principale, i Tomlinson al completo stavano accogliendo gli ospiti. In piedi, davanti al trono, c’erano la regina Johanna  e re Mark. La culla della piccola era stata posta in mezzo a loro. Louis e Lottie, la secondogenita, stavano sul gradino più basso, persuadendosi a vicenda all’idea di scappare per andare a giocare fuori nel parco della tenuta.  A poco a poco, il salone si era riempito di elegantissime figure, le quali, dopo essere passate al cospetto dei regnanti e aver lasciato i propri doni ai paggi, erano andate spargendosi in tutti gli angoli del locale, in attesa del banchetto e dei balli.
-“Miei cari familiari e amici!” – proruppe il re – “vorrei innanzitutto ringraziarvi, a nome mio e della mia bellissima regina, per essere intervenuti così numerosi e generosi stasera. Questo è tempo di gioia e speranza per tutti noi. La piccola Felicité Grace è bella e in salute e così gli altri miei figli, ormai grandi e pronti al futuro.” – ammiccò – “Ma non voglio approfittare ulteriormente della vostra pazienza. Si aprano le danze e che i festeggiamenti abbiano inizio!”
L’orchestra  cominciò quindi ad intonare le prime note di un walzer viennese e mentre i camerieri passavano versando nei calici pregiato vino rosso, una parte degli ospiti si riversò al centro della sala disponendosi in coppie, gli altri, i più affamati, si andarono ad accomodare al proprio tavolo.
- “Louis! Oh Louiis!” – si udì una voce all’improvviso, a cui seguì l’arrivo di una graziosa ragazza vestita di giallo canarino.
-“Ducessina Eleonor, ma quale incantevole sorpresa trovarvi qui! Mi avevano ras..assicurato che eravate in visita dai parenti parigini!” rispose sorpreso Louis, fulminando poi con lo sguardo il padre divertito.
- “Oh, questi erano i programmi invero! Ma quando è giunto il messaggero con l’invito per il ballo non ho avuto cuore di rifiutare. Quale affronto ed offesa avrei potuto arrecare alla vostra famiglia e a voi, mio caro!”
- “Davvero non mi merito tutto questo, Duchessina! Non dovevate!”
- “Non siate sciocco! Non mi è stato di nessun disturbo invero!” – ed aggiunse poi civettuola e decisamente troppo acuta per l’udito umano – “Ma che orchestra meravigliosa! Potete invitarmi a danzare se vi compiace!”
 
A questo punto delle favole, accade che l’anima gemella del principe assediato, entra silenziosa, smarrita ma assolutamente splendida nella sala, catturando l’attenzione di tutti gli presenti. Solitamente, accade che il principe, innamoratosi a prima vista di quella figura eterea, si allontana da qualsiasi interlocutore lo stia tenendo ancora lontano ed accorra al suo cospetto, senza presentarsi formalmente, prendendo la sua mano e suggellando con un ballo, il loro happy ever after. Per fortuna, però,  Vivian ha chiarito, a suo tempo, il concetto che questo cose accadono solo a “quella gran culo di Cenerentola” e, soprattutto, adesso, in quella sala, oltre le nostre due metà della mela, ci sono circa tre quarti della nobiltà inglese, il che rende davvero complesso ai due sguardi  riuscire ad incontrarsi tra la folla.  E così..
 
-“Sarebbe davvero un onore Duchessina!” – disse Louis  avvicinandosi impercettibilmente a sua sorella – “Ma si da il caso, purtroppo, che abbia promesso il primo carnet di balli alla povera Charlotte! Capite bene che questo è un momento delicato per lei! Non ancora in età da matrominio e vedutasi scalata dalle attenzioni incondizionate di nostra madre dall’avvento della piccola Felicité. Con permesso Duchessina!” – finì prendendo per mano Lottie.
- “Invero!” – ricalcò quest’ultima.
Si allontanarono da Eleonor, evitando di guardarsi per non scoppiare a ridere, ma arrivati sulla pista da ballo e presa la posizione, Lottie non si trattenne.
- “Me ne devi una fratellone!”
- “Domani Kevin è tutto tuo!”
- “E mi porterai fuori, alla prossima battuta di caccia con il Conte Devine!”
- “Nostro padre non acconsentirà mai alla vostra unione!”
- “Per allora mi dovrai un favore più grosso!”
Mentre i due fratelli si muovevano a tempo in mezzo agli altri ospiti, il principe Harry giunse finalmente al castello, accompagnato da sua sorella Gemma. Lasciati i soprabili all’entrata si recano immediatamente dai padroni di casa per porgere i loro ossequi.
-“Mia Lady, la gravidanza vi ha resa ancora più bella!” si inchinò il principe
-“Mio caro Harry! Siete sempre troppo gentile!” – rispose la regina lusingata – “Gemma, mia diletta! Come state?”
- “Molto bene, mia regina, vi ringrazio! I bambini crescono forti e con la prossima luna dovrebbero venire al mondo!”
- “Che notizia meravigliosa! Così cresceranno insieme alla mia Felicité e i nostri regni li uniranno ancora di più!”
-“Non vedo ostacoli a riguardo!” – concluse Gemma voltandosi verso il fratello il quale, ovviamente, era già chino sulla culla – “Fratello! Se non smetti di guardare la principessina, finirai per consumarla!”
- “Oh, perdonatemi! È talmente bella che è un peccato non riservarle ogni attenzione!”
- “Immagino siate impaziente al pensiero di diventare zio!”
- “Estremamente! Temo mia sorella si sia già arresa al fatto che vizierò quei bambini come fossero miei!”
- “Si..ma solo perché il suono della tua voce è l’unica cosa che li calma quando scalciano!”
- “Davvero cantate, principe Harry?” – si intromise finalmente re Mark.
- “Solo per diletto.” Rispose Harry
- “Vi prego, cantate qualcosa per noi!” – chiese allora la regina
-“ Mia Lady, non sono lontanamente degno di questo onore. Mia sorella esagera perché ha un cuore grande ed è accecata dall’affetto che mi porta”
- “Ma i bambini ancora non vi conoscono e loro apprezzano” si intromise Gemma
- “Non fatevi pregare ragazzo! Cantate per la mia piccola Charlotte!”
- “Se insistete! Con il vostro permesso, vado ad accordarmi con il Maestro d’Orchestra.”
 
Harry si stava avvicinando velocemente all’orchestra, odiava dover cantare davanti a tutte quelle persone. Non che si vergognasse si sé e della sua voce, ma ogni occasione diventava un pretesto per aggiungere un elemento alla lista di cose con cui, poi, quegli spocchiosi signorotti, avrebbe ricamato le argomentazioni per tacciarlo di inadeguatezza al rango. Così sovrappensiero, non si accorse della ragazza che stava volteggiando davanti a lui.
-“Ahi!” disse questa
-“Oh! Chiedo umilmente perdono madamoiselle! Ero incoscientemente sovrapensiero e non ho guardado dove i miei maldestri piedi stavano andando!”
- “Non siate troppo severo con voi stesso, mio signore. Non mi avete recato alcun male, dopotutto!”
- “Vi porgo ancora le mie scuse. E perdonate anche il mio dileguarmi così repentino madamoiselle.”
Detto questo, si perse nuovamente nella folla.
-“Lottie! Ma allora! Dov’eri finita?” sopraggiunse Louis d’improvviso.
- “Calmati fratello! Eleonor non tornerà a reclamarti!”
- “Sarebbe capace di tutto! Non ha esitato a ignorare tutte le regole della buona creanza prima, non se ne farà scrupolo una seconda volta. Tu piuttosto, che stavi facendo?”
- “Niente! Danzavo e il principe Harry mi è venuto addosso! Doveva essere preoccupato per qualcosa, perché è fuggito immediatamente!”
- “Chi è costui, di grazia?”
- “A volte, fratello, penso tu non sia fatto per questo mondo! La fama di Harry lo precede ovunque..ma non ti rovinerò a sorpresa. Lo scoprirai da solo, se lo vorrà il destino, chi sia il principe Harry di Chechire!”
Prima che Louis potesse ribattere per cercare di ottenere più risposte, suo padre chiese nuovamente la parola.  Immediatamente nella sala cadde il silenzio e, senza giri altisonanti o sprechi in ossequi, il re introdusse Harry ai suoi ospiti, invitandoli ad ascoltare la dedica che “il giovane principe del sud” aveva generosamente deciso di cantare a sua figlia.
Harry fece cenno al maestro d’orchestra e attese che la musica avvolgesse la stanza e con lei, se stesso. Chiuse gli occhi e cominciò, dimenticandosi di tutto ciò che respirava, si muoveva e bisbigliata intorno a sé.
 
 
Isn't she lovely
Isn't she wonderful
Isn't she precious
Less than one minute old
I never thought through love we'd be
Making one as lovely as she
But isn't she lovely made from love

Isn't she pretty
Truly the angel's best
Boy, I'm so happy
We have been heaven blessed
I can't believe what God has done
Through us he's given life to one
But isn't she lovely made from love
 
L’intera sala era caduta in un silenzio rapito e affascinato. Non più un movimento, non più una parola rubata al vicino. Solo innamorato ascolto, dedicata attenzione e palese meraviglia. La voce di Harry era arriva dalle orecchie ai cuori dei più scettici e sospettosi e li si era fermata, scaldando i pensieri con una affezione forse sopita. Ma quando venne il momento di godere dell’ultima parte della canzone, non una sola voce raggiunse i sensi dei presenti, bensì due: equilibrate fra loro, perfette all’unisono e reciprocamente valorizzanti. Quel momento di meraviglia già assoluta, si era trasformato in qualcosa che nessuno seppe spiegarsi per lungo tempo: non Harry che si era sentito accompagnare per la prima volta da una voce forte e gentile insieme, capace di guidarlo ad un’interpretazione più profonda e tantomeno Louis, che si era ritrovato a cantare insieme a quello sconosciuto, senza nemmeno rendersi conto di aver cominciato a camminare in sua direzione, fermandosi appena due passi di fronte a lui.
 
Isn't she lovely
Life and love are the same
Life is Aisha
The meaning of her name
Londie, it could have not been done
Without you who conceived the one
That's so very lovely made from love
 
Quando la musica terminò, nessuno proferì ancora parola tanta era ancora la meraviglia e lo stupore..o meglio..quasi nessuno.
-“Beh fratello, ti presento il principe del Chechire al quale, tecnicamente, hai appena rubato la scena!”
Louis era ancora senza parole. Non capiva cosa gli stesse succedendo. Perché non riusciva a distogliere lo sguardo da quell’uomo? Perché gli risultava così difficile allontanare gli occhi dai suoi occhi così verdi? E perché anche il principe non faceva nulla per toglierlo da quella scomoda situazione? Cosa guardava anche lui? Era forse rimasto offeso dal suo gesto? Ma non lo aveva fatto volontariamente..e adesso?
-“Louis, l’etichetta vorrebbe che tu dicessi qualcosa!” riprese divertita Lottie
- “Oops!” fu l’unica cosa che riuscì a proferire.
- “Hi!” rispose dopo un paio di secondi l’altro.
Ed eccola li, la magia! La più grande e la più potente di tutte. Quella che non conosce contro incantesimi né fattucherie lenitive. Eccoci qui, al cuore di questa favola moderna.
Occhi negli occhi.
Sorriso nel sorriso.
Silenzio nel silenzio.
Solo il vecchio e saggio maestro d’orchestra, che già molti lustri aveva vissuto nella magia della musica, riuscì ad intromettersi dolcemente, dando comando agli archi di intonare una breve Sol# in chiusura. Il pubblico, risvegliatosi, proruppe in un applauso che accompagnò Harry giù dai gradini del palchetto, fino alla figura che si era stagliata di fronte a lui.
-“Sono Harry!” disse allungando la mano.
-“..Louis!” rispose quasi in un sussurro quell’altro. Era fatta.
 
 
TO BE CONTINUED.
 

 
*Nella testa di Cissy* Buonasera a tutti! Sono tornata con il secondo capitolo! Ma prima di tutto, poiché io odio le postille, se siete arrivati fin qui, GRAZIE DI CUORE!! Dopo lunghe riflessioni, ho deciso di portarvi direttamente nella storia della piccola Anne..beh..la prima parte! C'è ancora molto da dover dire e da poter narrare! Per oggi l'intento è quello di farvi sognare, ma arriverà il pepe. RINGRAZIO ANCORA TANTISSIMO CHI MI HA REGALO PARTE DEL SUO TEMPO LEGGENDO E COMMENTANDO IL CAPITOLO PRECEDENTE. SIETE STATE TUTTE TROPPO CARINE! LOT OF LOVE!

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Capitolo 3
*** Home ***


Buongiorno a tutti..o buonasera, you know!!
Chiedo umilmente perdono per aver lasciato trascorrere tutto questo tempo dall'ultimo capitolo..ma questa storia è anarchica! Era nata per essere breve e coincisa..ma più vado avanti e più si formano idee e immagini che voglio assolutamente farvi vedere!
In questo capitolo, torniamo a casa, alla realtà..ma non temete per i principi, in serbo per loro ci sono grandi cose da favola! LET’S DO IT!
 




Erano quasi le 4 del mattino quando Harry aprì il portone di casa. Jay aveva lasciato accesa la piccola bajour nell’ingresso così da facilitare i movimenti ai ragazzi: Harry ormai era famoso per la quasi totale mancanza di equilibrio e l’ultima volta che aveva cercato di arrivare alla camera da letto a luci spente, era finito a terra portandosi dietro il mobile antico sul quale avevano posato il vaso della bisnonna Tomlinson. Con molta cautela, Harry aveva posato il borsone in un angolo e socchiuso la porta per Louis che era andato a parcheggiare l’auto. Si, avevano un sacco di autisti a loro disposizione ma tornare a casa era qualcosa che amavano fare da soli, era qualcosa che volevano condividere senza terzi, per assaporarne ogni singolo attimo liberamente: essere troppo stanchi anche solo per parlare, morire dalla voglia di rivedere il colore delle pareti o tutte le fotografie con cui Harry aveva riempito casa, riconoscere i negozi e le curve prima del loro palazzo  ma soprattutto, voler volare più veloci del vento o della luce per vedere Anne. Non c’era niente di più intimo, profondo e bello da vivere insieme.
- “Ci risiamo! Fa sempre di testa sua!” – constatò Louis entrando in casa e chiudendo piano la porta alle spalle.
- “Uhm! Uhm!” – rispose senza troppa convinzione Harry
- “Perché è così cocciuta?!”
- “Perché tu da qualcuno dovevi pur prendere! Ora, taci e vieni.”
- “È una proposta Styles? Con mia madre in salotto? Non avevi detto di aver chiuso con questa fase dopo che ci ha beccato contro la parete della sua camera da letto?”
Harry girò la testa di scatto, fulminando il marito: “Farò finta che tu non abbia avuto davvero il coraggio di tirare fuori questa storia Tomlinson!” – sentenziò – “E no! Non pensarci neanche a dire quello che sta pensando!”
- “Ma…”
- “No!”
- “Me le servi su un piatto d’argento..”
- “Louis..”
- “Tanto lo sai che poi dalle battute passiamo ai fatti” – lo sorprese Louis bisbigliandogli all’orecchio e, con una veloce pacca sul sedere di chiusura, insieme entrarono nel salone da cui arrivava il ronzio del televisore. Sul divano, come sempre, c’era Jay che si era addormentata mentre aspettava i ragazzi, cercando di recuperare i vecchi episodi di Downton Abbey che aveva memorizzato su MySky ma che troppo stanca non era ancora riuscita a finire.
- “Segnatelo! A Natale le regaliamo i cofanetti! Non ho più spazio per le partite dei Rovers!” – disse Louis
Harry alzò gli occhi al cielo.  Con un sospiro, mentre Louis si allontanava oltre il corridoio, si inginocchiò affianco alla suocera, scuotendola delicatamente.
- “Jay! Siamo tornati!” – disse piano. Johanna aprì gli occhi e vedendo il viso di Harry sorrise
- “Devo essermi addormentata..ma che ore sono?”
- “Le 4 passate, perché non sei andata a dormire in camera? Saresti stata più comoda!”
- “Non essere sciocco Harry! Piuttosto, quello screanzato di mio figlio è già di vedetta?” – chiese divertita Jay guardandosi intorno.
- “Puoi scommetterci!” – sorrise Harry
- “Ve bene allora! Io me ne vado a letto..tanto immagino che per stanotte non vi servirà.” E senza aspettare altra risposta, gli accarezzò la guancia, materna, e si ritirò. Harry attese qualche secondo nel silenzio rassicurante del salotto, poi si alzò e si incamminò verso la stanza di Anne dove lo aspettava la visione più spettacolare di tutte. Quella che si apriva davanti ai suoi occhi, quella mattina come, del resto, tutte le atre mattine della sua esistenza da quattro anni a quella parte, era l’istantanea del senso della sua vita. Potevano cambiare i colori e le forme con tempo..ma mai il cuore e la gioia immensa che si scatenava dentro di lui.
Poggiato a braccia conserte sullo stipite bianco, guardava le due figure addormentate ed abbracciate l’una all’altra sul lettino. Non aveva bisogno di immaginare cosa fosse successo. Seppur dispiaciuto di essersi perso quell’attimo di paradiso, poteva vederlo chiaramente nella mente: Louis che socchiude la porta della cameretta  (ovvio, solo dopo aver acceso la funzionale luce del ripostiglio angolato) e che con passo felpato si avvicina al letto della figlia, incantato dalla meraviglia di quella creaturina così serafica la notte quanto vivace e quasi incontenibile di giorno. Fermo, immobile, concentrato ad ascoltarne il suo respiro, in un misto di sollievo e gratitudine. E, adesso, poteva vederlo sedersi sul letto e sistemarsi negli spazi vuoti lasciati da Anne. E non importa quanto scomoda possa mai rivelarsi la posizione, Louis riesce a non muoversi per interi minuti, fatta eccezione per quella carezza delicata sulla testolina riccia e bionda della sua bambina. E rimane esattamente così, guardandola come se non esistesse niente di più bello e perfetto. Poi, quando finalmente si può ritenere soddisfatto.. o quando Anne comincia a muoversi, si lascia sopraffare dalla stanchezza ed è allora che si sdraia totalmente sul lettino, con le gambe piegate per poterci stare, una appoggiata al muro e l’altra abbandonata sul materasso: è qui che la magia si compie!
Quello era il momento preferito sia di Harry che di Louis, anche se quest’ultimo non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce. Anne, ancorata nei suoi sogni, aveva imparato a spostarsi e spalmarsi sul padre per ritrovare la posizione comoda che questo si ostinava a rubarle tutte le volte che tornava da qualche concerto o qualche serata. Lo faceva ormai senza svegliarsi e il più delle volte finiva con la schiena appoggiata sul fianco del padre, la gambette rannicchiate e le manine allungate come ad occupare il materasso rimasto. Ed Harry li aveva trovati esattamente in quella posizione, ancora una volta, incastrati l’uno all’altra a riposare: Louis ancora con i pantaloni della tuta con cui aveva viaggiato ma con la magliettona della notte e Anne nel suo pigiama monopezzo con la bandiera tricolore. Continuando a sorridere, si avvicinò al letto e lasciò un leggero bacio sulla fronte di entrambi.
- “Bastfacetimeconlirlandes..!” – mugugnò Louis in uno sbadiglio
- “Va bene! Ora dormi!” – sussurrò Harry divertito. Niall e Liam erano i migliori zii che Anne potesse avere. La viziavano e l’adoravano.. e Horan era abbastanza convinto di poterla plasmare a sua immagine e somiglia, per la gioia di Louis. Al momento Anne si proclamava tifosa dei Derby e quando sapeva che avrebbe visto lo zio su FaceTime andava a mettersi il pigiamino che le aveva regalato..e guai a chi glielo toccava! In aggiunta, Anne aveva deciso che, diventata grande, non avrebbe sposato uno dei suoi papà ma sempre lo zio Niall che la faceva sempre ridere e le comprava le caramelle.. capite che per Louis questo era un vero affronto! Un giorno era tornato a casa, convinto di poter obbligare i Rovers a cambiare il loro stemma con un qualche animale..magari un cervo..così da corrompere la figlia e la venerazione che aveva per quella pecora cornuta che avevano cucita sul petto quelli li! Mentre ripensava a quel folle pomeriggio di mediazione e compromessi (che, per la cronaca, era finito con tutti i peluches di Anna di forme vagamente caprine fuori dalla porta di casa) Harry era andato a sistemarsi sulla poltrona a dondolo nell’angolo vicino alla finestra. Quella era la sua sedia. Rimaneva li, raggomitolato fra i cuscini imbottiti, guardando gli altri due dormire e continuando a ripensare al tempo passato: a quando Anne era molto piccola e la stringeva sul petto, lasciando che il suo dondolare gentile l’addormentasse; a quando aveva cominciato a mettere i dentini e lui e Louis si davano il cambio per non lasciarla sola nemmeno un instante. A quando, nelle giornata piovose, faceva finta di leggere mentre spiava “l’ora del tea” di quei due, che finiva con Louis che si lamentava che un vero inglese non mette lo zucchero nel tea e con Anne che si offendeva e finiva per buttargliene almeno 3 zollette nella tazzina. Era con questi pensieri nel cuore che si addormentava ed era regolarmente così che Jay o sua madre, li ritrovavano la mattina dopo. La poltrona non era sicuramente un materasso ergonomico, ma avrebbe pagato tutti i chiropratici dell’occidente e tutti i curatori del levante, qualora fosse stato necessario, solo per poter continuare a vivere di quella gioia indescrivibile.
 
La mattina dopo, o meglio..4 ore di sonno più tardi..Louis si svegliò con un peso sul petto e due manine che gli impiastricciavano la faccia.
- “Papà!” –sussurrava impaziente – “Papà! Svegliati! Ho fame!”
- “È così che ci salutiamo?! Davvero?!”
Anne si fermò, osservò il padre per qualche secondo e poi, senza preavviso, gli si buttò addosso per dargli un bacino. Purtroppo, per la foga, non aveva preso bene le misure, e si ritrovò a tirare una testata in pieno mento a Louis. Rimasta shockata per un attimo, si riprese subito mentre Louis si massaggiava il mento cercando di non scoppiare a ridere in faccia alla bambina.
- “Qualcuno qui ha la testa dura!”
- “Io no!”
- “Tu si!”
- “Ioo noo!”
- “Tuu sii!!” e così dicendo catturò la figlia in un abbraccio pieno di basi sui capelli che, ben presto, si trasformò in un attacco di solletico. Anne gridava e rideva a crepapelle. I suoi occhi brillavano di felicità, così come quelli di Louis!
- “Hai visto papà?!”
- “Cosa amore?”
- “Io ho fatto la brava! Sono andata a dormire e stamattina è arrivata più presto!”
Ma mentre Louis stava per risponderle che aveva ragione, qualcun altro intervenne, con la voce acora impastata dal sonno.
- “Non si dice “più prima” nemmeno oggi!”
- “Si papà!” risposero in coro Anne e Louis. Harry aveva ancora gli occhi chiusi, appena li avrebbe aperti la figlia sarebbe corsa sulla sedia con lui e ormai era diventato un gioco per loro. Harry aspettava sempre qualche secondo prima di sollevare le palpebre: muoveva le sopracciglia, fingeva di accomodarmi meglio sulla sedia e continuare a dormire..ma poi cedeva..ovviamente..apriva gli occhi d’improvviso e si godeva la sua bambina saltare giù dal letto e correre da lui!
- “Ciao papà!”
- “Ciao a te!”
- “Ho fame!”
Harry scoppiò a ridere, guardando Louis alle spalle di Anne, che fintamente offeso lo indicata come a dire “figlia tua!”.
- “E di cosa hai fame?”
- “Copops!” rispose immediatamente la bambina con un sorriso enorme. Harry riservò un’ultima occhiata saputa a Louis e tornò a concentrarsi sulla figlia!
- “Va bene! Ma prima un bacio!”
- “E prendi bene le misure stavolta Anne!” aggiunse Louis
La bambina stampò un bacio lunghissimo e rumorossisimo sulla guancia del padre, poi scese dalle sue gambe e si mise a braccia conserte davanti la porta – “Copops!” – sentenziò.
Disarmati e divertiti, Louis ed Harry si alzarono a loro volta, spalancarono la porta e fecero uscire la bambina che, correndo, si fiondò in cucina.
- “Buongiorno amore!” – disse allora Harry, posando un bacio leggero sulle labbra di Louis
- “Tua figlia mi ha tirato una testata sul mento!” si lamentò subito lui
-“È sempre sorprendente la velocità con cui Anne torna ad essere anche foglia mia! Vieni qui Grumpy!” disse affettuoso posando un altro bacio casto sul mento del padre di sua figlia – “passato?”
- “Mh..insomma!” iniziò malizioso Louis ma, come da copione, una voce bella squillante arrivò dalla cucina:
- “PAAAAPAAA’! HO FFAMEE!!”
- “È decisamente figlia tua! Andiamo o comincerà ad arrampicarsi sui cassetti per cercare i ChocoPops!”
- “Tu li nascondi sempre!”
- “Tu te li mangi tutti! No! Non cominciare! Cucina. Subito. – Disse indicandogli la direzione da prendere- “Tu prepari il latte, io vi prendo i cereali” e con un ultimo bacio, un po’ più rumoroso, si diresse in cucina.
Questa volta, fu il turno di Louis di rimanere fermo, non c’era più silenzio in casa, ma le voci e le risa che provenivano dalla cucina erano rassicuranti in egual maniera, anzi, anche di più. 
 

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Capitolo 4
*** The heart wants what it wants ***


*Cissy*
Buongiorno!!! Sempre più imbarazzante nelle tempistiche sono tornata! Ci è voluto molto per ritrovare l'ispirazione ma eccomi! Siamo tornati nella favola e ci staremo per qualche tempo. Tanti discorsi (uno in particolare) devono essere affrontati e così do il tempo a Niall di arrivare a casa Tomlinson-Styles per scroccare la colazione e apprezzare il pigiamino irlandese di Anne! 

Come sempre, all the love.💕






Dalla sera della festa, erano passate ormai un paio di settimane durante le quali Louis si era occupato di tutti gli aspetti più noiosi e formali della vita di palazzo. Ogni tanto, il giovane tornava con la mente al momento in cui aveva conosciuto il principe Harry, ma le giornate erano fin troppo piene di ricevimenti e scartoffie per potersi soffermare a lungo sul quel pensiero. Per lo più, si domandava se non fosse il caso di stringere una più profonda amicizia con l'erede del Cheshire per il bene del regno. Gli Styles, infatti, erano una delle più ricche e importanti casate del paese e rafforzare l'alleanza che già li univa da generazioni, sarebbe stato ideale,soprattutto in quel momento di forte subbuglio dinastico. Lontani cugini dei Tomlinson, tra cui la stirpe dei Calder, erano pronti a voltare le spalle al ceppo originario della famiglia, per poter governare il regno. Se Louis non avesse acconsentito a sposare la contessina Eleanor, altri intrecci sarebbero stati orditi, a danno del futuro di tutti. Ecco spiegato l'annullamento repentino del viaggio a Parigi della contessina, al solo fine di presenziare al ricevimento per la piccola Felicitè e la ritrosia del principe a rimanere solo con lei. Se li avessero visti insieme, ballare in mezzo alla quasi totale rappresentanza delle casate reggenti di Bretagna, per Louis non ci sarebbe stato scampo alcuno. Le nozze sarebbero state presto indotte ed egli era tanto certo che Eleanor non facesse per lui, tanto quanto fosse inadatta per il paese. Al suo fianco e per il popolo, serviva un'anima forte e temprata, una presenza decisa, dai modi gentili e amabili, capace di prendere decisioni difficili e di sorreggerlo sempre, in pace e in guerra. Eleanor, evidentemente, non possedeva nessuno di questi requisiti. Nel tempo libero, infatti, ella si dilettava nella fattuccheria, insieme il sommo stregone Maxilium. I più suggestionabili fra i servi e gli stallieri di palazzo, vociferavano che entrambi trattassero di magia nera vera e propria..ma Louis era convinto che Eleanor non facesse altro che tentare nuovi elisir di bellezza o dubbie pozioni d'amore, per attrarlo nella sua rete. In entrambi i casi, i risultati erano stati palesemente molto scarsi. 

Quella mattina, Louis si stava dirigendo verso la sala Bordeaux nella quale si sarebbe riunito il Consiglio di Corte. Al suo fianco, il conte Devine, cugino di primo grado e suo unico, vero amico in mezzo a quella marmaglia di leccapiedi e adulatori. 
-"Più tardi ti va una cavalcata fino ai laghi, cugino?" chiese questi, pensando già al momento in cui sarebbero usciti da palazzo.
-"Faccio già sellare i cavalli! - fu la risposta inequivocabile dell''altro. Amava imparato ad amare e apprezzare il suo coinvolgimento politico. Era consapevole che per diventare un buon re, non bastava una corona d'oro e pietre incastonate o un trono a sorreggere le regali chiappe. Louis voleva conoscere il suo regno in ogni suo aspetto strutturale e dinamico: dalla definizione dei confini al ricambio stagionale delle colture a cui si dedicava il popolo. Non era sempre semplice e non era sempre divertente, come in questo caso, ma solo la fatica e la tenacia avrebbero portato buoni frutti.
-"Durerà molto?" chiese comunque a Josh.
-"Non penso. Dobbiamo solo confermare un paio di baronetti su al nord, adulare con astuzia i Calder per temporeggiare e ridefinire la questione dei confini con il Cheshire."
-"Il Cheshire?" 
-"Mh. Non ho ben capito cosa volesse Desmond, questione di dazi o simili. È l'unico punto più spinoso, se vogliamo, ma Des è un buon regnante e un diplomatico remarcabile! Sono davvero curioso di ascoltare la sua mozione. Sarà comunque istruttivo, cugino!"
Louis, a quel punto, stava ascoltando il giusto indispensabile per non farsi trovare impreparato. Sentito il nome del re, infatti, aveva perso parte del vivo interesse dimostrato poco prima. 
-"Beh, si! Immagino di sì!" rispose automaticamente il principe ereditario. Non avanzò domande riguardo gli accompagnatori del sovrano: la principessa Gemma faceva fatica a muoversi sulle lunghe tratte a quello stadio della gravidanza e Harry era ancora troppo giovane per coltivare l'interesse verso la politica e la diplomazia. Almeno pensava. Un vero peccato...per il regno, ovviamente. 
Preso posto lungo il tavolo rettangolare, di quercia bianca, Louis aveva salutato velocemente tutti i presenti per poi lasciare la parola a Josh. Questi, aveva aperto il Consiglio ragguagliando i nobili sulle questioni da affrontare e raccomandando collaborazione e spirito di giustizia. Louis dimostrava interesse e attenzione verso ogni singola questione portata al tavolo ma quando si permise di vagare con lo sguardo oltre i diretti interessati, si accorse di aver mancato il punto focale dell'intera situazione. 
-"L'ultimo pinto all'ordine del giorno, riguarda una mozione di cui si fa portavoce il sovrano dello Cheshire. - stava introducendo nello stesso momento Devine - Prego Desmond, hai la nostra completa attenzione."  
-"Ti ringrazio Josh, ma voglio che a parlare, quest'oggi, sia Harry. Il mio secondogenito. Sua, infatti, è la paternità della proposta, che io appoggio totalmente e che mi permetto di sottoporre all'attenzione di voi tutti."
-"Grazie padre. Miei cari amici e soprattutto voi, principe Louis, vorrei che ascoltasse per intero la mia trattazione, prima di consigliarmi e dibattere con me, con la saggezza e l'esperienza che vi compete. Conscio di essere ancora giovane e novizio alla vita politica ed economica del mio regno, ho ardito pensare una strategia mai percorsa prima, volta ad alleggerire il pesante carico che grava sulle spalle dei nostri fedeli sudditi, al fine di suscitare benevolenza e possibilità di commerci." - La voce del principe Styles era calma e controllata. In lui non vi era alcuna parvenza di nervosismo o timore. Fronteggiava, con delicate sicurezza e stabilità, la totalità dei presenti, ancora molto scettici davanti la giovane età del riccio ma assolutamente rapiti dai suoi modi e la sua grazia. - "La mia proposta è semplice: prenderci carico dei dazi doganali far i nostri confini e sollevare questo carico dalle tasche dei commercianti e gli agricoltori." 
Immediatamente, nella sala si levarono proteste e subbugli. Taluni parlottavano fra loro, altri si rivolgeranno a re Desmond domandandogli cosa gli fosse saltato in testa a lasciar libero spazio al ragazzo. 
-"Vi prego! - riprese risoluto Harry - Capisco che la questione possa risultarvi spinosa e irragionevole ad un primo accoglimento. Ma, ascoltate. Rinunciare ad una parte infinitesima delle entrate che imponiamo, altro non farà che cagionar migliorie. Ciò che sembra io vi stia togliendo, verrà pareggiato e duplicato grazie agli scambi delle merci che, oggi, si possono vendere solo nei mercati interni per il basso costo di partenza. Il mio mercante di Penrosizia, potrebbe venir fin qui, così come i vostri esperti argentieri, potrebbero raggiungere le vie del commercio della mia terra. - stava adesso parlando con convinzione e spirito forti - E se questo non fosse già motivo di domandar a voi stessi se la mia idea sia davvero buona, riflettete su questo: mostrarci benevoli e vicini alla fatica economica dei nostri sudditi, trarrebbe enorme giovamento anche al nostro regnar pacifico e prospero. Nessuno di loro vorrebbe altri sovrani, se non noi."
Harry aveva ormai concluso ma ben pochi stavano riflettendo davvero sulle sapienti parole udite. Per fortuna sua, Louis era fra questi. Egli, infatti, non aveva staccato gli occhi un solo istante dal riccio, ascoltando con attenzione e sete ogni parola. Aveva seguito con estremo interesse il percorso di senso di quella proposta che, nonostante il lamentarsi degli anziani, pareva esser ricolma di senso, furbizia e miglioramento per il paese.
-"Basta così! - intervenne allora - Principe Harry, ho ascoltato le tue parole e devo dirmi stupito e piacevolmente sorpreso del rischio che hai voluto correre, proponendo una soluzione sì tale alle orecchie di questo tavolo così dedito alla tradizione. Per oggi non esprimerò alcun giudizio ufficiale e né, tantomeno, il consiglio si esporrà a riguardo. Prendiamoci del tempo, perché il tumulto di una ragione scossa alle sue radici, non accechi il giudizio del domani. La seduta può considerarsi terminata. Vi auguro un lieto e riflessivo ritorno a casa, amici miei." Detto questo, si girò verso il cugino e, con un lampo di eccitazione negli occhi, lo mandò nelle scuderie a prendere i cavalli con la promessa di raggiungerlo subito. Una volta lasciato solo e scansati con regia maestria i nobili che si apprestavano a bloccarlo, Louis si avvicinò ad Harry. Il giovane principe era al fianco del padre e salutava con silenti cenni del capo ed educati sorrisi tutti coloro che passavano loro innanzi. Certo non potevano sfuggirgli le occhiate di stizza e malcelata sufficienza che ognuno di loro gli riservava, ma egli sembrava immune all'offesa e il biasimo. 
Louis era sempre più curioso e affascinato da quell'essere così speciale e temeva fortemente che una conoscenza più approfondita non avrebbe fatto altro che confermare e alimentare il suo desiderio di legarsi a lui, in amicizia.
Senza aspettare oltre, temendo che presto Re Desmond si sarebbe congedato, lo afferrò per il gomito e alzandosi sulle punte gli sussurrò all'orecchio: "Correte!" 
Senza lasciare la presa, Louis uscì nel corridoio e, stando bene attento, zigzagò fra le armature, fino a trovare il piccolo passaggio segreto che li avrebbe portati fuori dalla reggia senza ulteriori intralci. 
-"Devo dire che sapete sempre come entrare in scena!" proruppe Harry, ripreso fiato.
-"Anche le uscite, ammetterete, non sono tanto male!" rispose l'altro ammiccando
-"Decisamente, ve lo concedo! E non so a cosa devo tanto, ma vi ringrazio Principe Louis. Cominciavo a non poterne più davvero!"
-"È l'effetto che fanno le riunioni del Consiglio."
-"E io non ho sicuramente scelto il modo più indolore per entrarvi!" 
-"Sicuramente quello migliore per farvi ricordare!" 
-"Beh, allora di una cosa potrò rallegrarmi!" si concesse una piccola risata Harry
-"E sarebbe?"
-"Non mi dimenticherete!" rispose sorridendo. Innocente. Inconsapevole dell'effetto che poteva suscitare. 
-"Non avrei potuto comunque dopo il nostro primo incontro!"
-"Si, è stato piuttosto memorabile anche quello!" 
Louis avrebbe potuto ascoltare quella risata cristallina per ore e la gioia che ne ricavava sarebbe stata sempre la stessa, ne era sicuro. 
Mentre Harry si sincerava della salute della piccola Felicitè e ragguagliava Louis sui gemelli, i due principi si diressero verso le stalle dove Josh attendeva.
Arrivati, si accorsero, l'uno con gioia, l'altro rassegnato, che il conte Devine non era solo. A tenergli compagnia, infatti, c'era Lottie, vestita di tutto punto per andare a cavallo. 
-"Principe Harry, che piacevole sorpresa!"
-"La goia è tutta mia, principessa! Siete ogni giorno più bella!"
Un colpo di tosse alle spalle di Lottie ruppe il momento dei convenevoli. Non che Louis non avesse apprezzato l'intervento del cugino..ma adesso lo preoccupava tanto il pensiero che Josh si fosse ingelosito delle buone maniere del principe Harry, tanto quanto il leggero..anzi leggerissimo fastidio che aveva sentito alla bocca dello stomaco lui stesso.
-"Josh mi stava giusto raccontando delle vostre intenzioni, fratello." 
-"Ebbene?" 
-"Oh nulla, un'idea deliziosa...invero! - Lottie ricalcò quest'ultima parola solo per il gusto di infastidire il fratello. - Ma mi stavo chiedendo, con quale cavallo pensate di andare?
-"Con il mio, ovviamente!"
-"Allora è proprio un peccato che tu lo abbia promesso a me per averti salvato dalla duchessina innamorata!" 
Josh a quel punto non si trattenne e scoppiò a ridere scomposto. 
-"E proprio oggi vuoi reclamare la tua vittoria?"
-"Quale giorno migliore, fratello? - rispose con il tipico ghigno dei Tomlinson - Conte Devine, vogliamo andare?"
-"Non potrei mai lasciarvi sola per quelle strade impervie, non è così?"
-"Siete un gentiluomo!"
-"Sei un traditore!" digrignò fra i denti Louis, mentre i due partivano al galoppo con un colpo di sperone. 
-"Bel caratterino!" commentò Harry in una lieve risata 
-"Oh, potete ben dirlo!"
-"E l'essere innamorata di vostro cugino, noto con interesse, non la stia frenando dallo sfruttare ogni occasione." 
-"Si nota così tanto?" 
Un filo di preoccupazione faceva capolino negli occhi di Louis. 
-"Si, ma il suo amore è ricambiato. Potete stare tranquillo."
-"Josh non mi ha mai detto niente a riguardo.."
-"I suoi occhi parlano già abbastanza da soli, suppongo."
-"I suoi occhi?"
-"Non siete un grande osservatore, mio principe. - Louis adesso era decisamente in imbarazzo e scandagliava il terreno sotto i suoi piedi nello sforzo di alzare lo sguardo su Harry. Lo sapeva. Lo sentiva sulla pelle. Il principe lo stava guardando con i suoi occhi di smeraldo. Non era vero che Louis fosse un mediocre osservatore e, ovviamente, aveva intuito qualcosa riguardo i sentimenti del cugino. Continuava a ripetersi di voler rispettare i suoi tempi ma la realtà era ben diversa: una volta palesata la realtà, avrebbero dovuto affrontare le conseguenze di quel sentimento davanti ai loro genitori e davanti al regno intero. In uno spaventoso lampo di consapevolezza, si rese conto che quelle riflessioni valevano tanto per la sorella, quanto per lui e, incapace di potersi trattenere, finalmente alzò lo sguardo verso Harry. E si, il principe Styles lo stava effettivamente guardando, sorridendo per giunta. 
-"Le apparenze ingannano, principe. Ma se anche fossi un mediocre osservatore, il mio udito non tradisce mai le aspettative. Quale interesse suscita in voi una tale situazione?" 
Harry, di tutta risposta, ampliò il suo sorriso.
-"Potrebbe aver preso tutto dal fratello!" 
Louis si mise a ridere, di gusto e lusingato. Tutto questo, li avrebbe portati in terreni pericolosi ma, per fortuna, i principi nelle favole sono giovani impavidi e coraggiosi..e loro erano in due. 
-"Siete sfrontato, principe Harry."
-"Devo rischiare, se voglio vincere."
-"Ma io non sono un trofeo."
-"E io non sono un cavaliere da torneo. Sono sfrontato, lo riconosco. E potrei giurarvi che non è il mio comportamento abituale. Probabilmente non mi credereste. Ma l'altra sera, sono bastati pochi attimi per farmi capire che voi non siete per me uno fra i tanti. Un altro pezzo di questa nobile e altisonante scacchiera di vecchi egoisti o un altro giovane rampollo in cerca di un avventura che non troverà nel segreto delle mie stanze. E se non vi ho ancora sfiorato la mano, pelle contro pelle, è solo perché poi non avremmo più scampo e dovremmo semplicemente amarci. Fisicamente e per sempre, oltre i muri dell'impossibile entro i quali siamo prigionieri." 
Harry non si era avvicinato neanche di un passo, non era in procinto di rubare baci a suggello di un momenti catartici, ma Louis si sentiva già completamente suo. 
-"Il cuore vuole ciò che comanda." disse infine Harry, guardandolo dritto negli occhi. 
-"Io non so.."
-"Comandate, Louis!" 
-"Restate, Harry! Restate per sempre!"

Mentre i due principi rimanevano fermi, l'uno davanti all'altro, un astore planava sopra le loro teste. Era Syco, l'aquila di Maxilium. Tornato nella torre, si appoggiò al trespolo e aspettò, paziente, che lo stregone leggesse nella sua mente le immagini catturate. Con Maxilium, come sempre, c'era Eleanor. 
-"Lo sapevo! Lo sapevo! Maledetti Styles! Tutti! Maxilium, fate qualcosa! Subito!"
-"A quanto vedo, siamo già ben oltre i metodi classici. So che non vi farà piacere sentirlo, ma vedo vero amore. E sapete quanto questo potrebbe costarvi."
-"Maledizione!"
-"Ci sarebbe un modo.."
-"Agite allora!"
-"Se va male..perderete Louis. E intendo la sua più comune e mortale essenza." 
-"Ho detto agite! Se non posso averlo io, non lo avrà nessuno! Specialmente quel principe da strapazzo dai ricci crespi e le gambe di stambecco!" 
-"Beh..tanto crespi non sembrano!"
-"Tacete Maxilium! E agite! Abracadabra e Hoketi poketi!" 
-"Come desiderate!" concluse lo stregone, offeso della poca considerazione che quella ragazzina stava dimostrando per la sua arte. Pensava fosse uno scherzo? Uno strumento di comodo per i suoi capricci? Benissimo. Le avrebbe mostrato il grande potere della magia nera, al servizio di nessun altro che non di se stessa! 

Tre son le prove che dovrai affrontare
Mio giovane principe dal cuore regale
La forza, l'inganno e infine l'orgoglio 
Chiederanno teco uno sforzo profondo 
Avversa la via, mortale la sfida 
ma l'amore e la vita nasceran dalle grida.
Così io comando. Così io declino.
E che il gioco del fuoco compia il vostro destino.

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