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IchigoKurosaki
lo sapeva che gli rimaneva poco da vivere, tre mesi, quattro al massimo se non avessero trovato in fretta un cuore per lui sarebbe stata la
fine.
Non aveva detto a nessuno della sua malattia, non voleva la
compassione della gente, non sopportava quando le persone gli dicevano
“poverino”, “mi dispiace”, era una cosa che proprio non riusciva a sopportare
gli venivano i nervi solo sentendo pronunciare quelle parole.
Aveva deciso anche di non approfittare del suo stato di salute per far aumentare la popolarità del suo gruppo,
gli “Shinigami” di cui era il vocalist e fondatore. Non lo trovava giusto,
avvantaggiare le vendite dei singoli e degli album a discapito degli altri
gruppi, soprattutto per, Grimmjow Jeagerjaques, un cantante da sempre loro
rivale, probabilmente non gli avrebbe perdonato mai
una cosa simile.
Qualsiasi persona forse avrebbe approfittato, ma lui non era come gli altri.
Avrebbe vissuto quei pochi mesi che gli restavano facendo
l’unica cosa che realmente amava, il canto ed il suo complesso.
Note
L’idea mi è venuta
ieri pomeriggio ed ho subito pensato di battere il prologo, appena posso
inizierò a scrivere la storia ma sono davvero presa da “Sangue d’amore” quindi forse andrò a rilento
Ho abbozzato la trama,
devo solo sperare di ricucirla a seguirla bene T__T
Ovviamente per ora
metto avvertimento OOC perché non so se riuscirò a rimanere nei loro caratteri
Spero comunque che vi
piaccia. Sucsate per il titolo ma non sono brava con l'inglese
Si era appena svegliato in un letto che sembrava scomodo
molto più del suo. Voleva guardarsi intorno ma la vista era offuscata e per
focalizzare meglio le immagini e capire dose si trovasse
Ichigo dovette strofinarsi gli occhi.
Quella non era la sua camera, aveva
tutta l’aria di essere un ospedale o qualcosa di simile. Com’era finito in un
posto simile? Cercò di ricordarsi esattamente cosa fosse
successo.
Il giorno precedente si era sentito male durante
l’esibizione, era riuscito a cantare una sola canzone “Anime” ed appena era
partita la musica di “Pensieri”* iniziò a sentire un
forte dolore al petto.
Negli ultimi tempi gli attacchi erano sempre più frequenti
ma mai avrebbe immaginato che gli potessero venire
proprio durante un concerto. Prima di salire sul parco n’aveva avuto uno più
leggero ed aveva prese le sue pillole, le portava sempre con se dovunque andava
ma sul parco non era riuscito a prenderle e così doveva avere avuto un
collasso.
«Posso entrare Kurosaki-kun?» chiese una voce maschile che
conosceva fin troppo bene
Era quella del suo cardiologo ,
Kurokawa Shinichi, un uomo sulla cinquantina con i capelli brizzolati e occhi
neri.
Lo conosceva da cinque anni, da quando il suo precedente medico
era partito per l’America. Kurokawa era sempre stato un bravo chirurgo, forse
il migliore del Giappone, n’aveva sempre sentito parlare bene, infatti gli era stato consigliato dal vecchio cardiologo.
Era chiaro e per nulla confuso, spiegava sempre tutto con una facilità immensa
anche se ormai conosceva tutti i rischi che poteva
portare il suo cuore.
«Certo!» disse Ichigo
La porta si aprì e il medico entrò.
Indossava un camice bianco sotto al quale s’intravedeva una
camicia azzurra, un pantalone nero.
In mano vide la cartella clinica e guardandola sembrò
assumere un’aria preoccupata aveva la sensazione che le cose si stessero complicando.
«Come ti senti in questi giorni?»
«Gli attacchi stanno diventando sempre più frequenti e
aumenta anche il dolore»
«Capisco… ti terremo per un paio di giorni nella mia clinica
per i controlli poi ti faremmo sapere»
«capisco» Sospirò
Ichigo ormai si era rassegnato, sapeva la fine che avrebbe
dovuto fare se non avessero trovato in tempo un cuore
«Non avevi detto a nessuno di stare male vero?» non ottenne
risposta alla domanda«Avrai avuto le tue ragioni, com’era preoccupato il tuo
amico con i capelli azzurri, mi pare si chiami Jeagerjaques, è persino venuto qui con l’autoambulanza»
“Cosa?!”Pensò
Ichigo stupito «Sensei* è sicuro che si trattasse
proprio di lui?»
Annuì «Se vuoi lo faccio entrare, è rimasto tutta la notte sveglio ad aspettarti»
Era completamente impossibile, lui e Grimmjow non erano mai stati così in confidenza, come poteva essere
preoccupato per lui ed era anche rimasto tutta la notte nella clinica?
«… si, ho una cosa da chiederli»
Il giorno precedente era sicuro di averlo visto al Pub, ma
non pensava che avesse fatto qualcosa per lui , non
erano nemmeno amici a parte la loro rivalità non c’era nulla che li legasse.
Qualcosa non gli tornava.
Sabato 13 Novembre, Pub KarakuraMosterore
22:30
Tutto era pronto per l’esibizione degli Shinigami, gli
strumenti erano tutti sul palcoscenico ed erano anche accordati, mancavo solo
l’entrata in scena del vocalist.
«Ma quando arriva quel deficiente
d’Ichigo!» disse una ragazza dai corti capelli neri con una vena pulsante sulla
tempia. «Gli faccio vedere io!! Se pensa che
stiamo qui a fare i comodi suoi si sbaglia di grosso! Appena arriverà qui gli darò una bella lezione!»
«Calmati Rukia, pensa a suonare la chitarra» disse il
bassista degli Shinigami, Renji Abarai.
La ragazza si volto verso l’altro,
notando che era calmissimo, come anche il batterista dietro di lui. Solo lei si
arrabbiava per i ritardi del vocalist? Forse gli altri due non capivano che se
Ichigo avrebbe continuato così la loro reputazione
sarebbe finita.
«Renji, perché sei così calmo?» domandò infine
Renji era un suo
coetaneo, aveva lunghi capelli rossi che portava sempre legati, le sopracciglia
allungata grazie a dei tatuaggi che Rukia definiva di
pessimo gusto.
Il batterista si chiamava Byakuya Kuchiki, era ed era il
fratello adottivo di Rukia. Aveva dei lunghi capelli neri e occhi scuri dello
stesso colore. Era sempre freddo e distaccato dagli altri, ma a modo suo voleva
bene alle persone soprattutto alla sorella.
«Vedrai che fra poco arriverà e si metterà a cantare, è fato
così Ichigo, e poi non gridare altrimenti i nostri fan inizieranno ad agitarsi»
«Anche tu la pensi così Nii-sama*?»
«Si» rispose freddamente il batterista.
Rukia sospirò. Il perché sia l’amico che
il fratello erano sempre così accondiscendenti con Ichigo non l’avrebbe mai
capito. I ragazzi parevano vivere in un mondo tutto loro
Con lo sguardo verso la porta del bagno la
ragazza intravide la chioma arancione del cantante.
“Ecco dov’era quel
deficiente” pensò la ragazza “era in bagno…” diventò tutta rossa. Aveva pensato cosa stesse facendo dentro quella stanza, e l’idea era
troppo imbarazzante, forse per lui doveva essere una specie di rituale. “Ma a cavolo sto pensando!!!”
scacciò via quei pensieri, erano indecenti.
Ichigo raggiunse velocemente il palcoscenico, andando alla
sua postazione.
Appena il ragazzo salì, lefan iniziamo a gridare a squarciagola i nomi
dei componenti.
«Scusate il ritardo…»
«Muoviti » disse Renji. «Altrimenti questi fan inizieranno
davvero a romperci i timpani»
« Iniziamo con “Anime”
E poi con “Pensierisiete d’accordo?”» propose Ichigo impugnando
l’asta col microfono e prendendolo
Tutti annuirono.
Le luci si spensero completamente
lasciando la sala completamente al buio. Dopo un paio di secondi
iniziarono gli effetti speciali e la musica partì.
«Le anime sono
astratte, Le anime sono in tutti, Nessuno può vederle, Nessuno può sentirle» Ichigo
«Le anime sono in noi,
Le anime sono in voi, Nessuno può percepirle, Nessuno può avvertirle» Ichigo
«Le anime
s’incontrano, Fra loro, Le anime s’innamorarono,Fra
loro» Ichigo e Rukia
«Noi tutti
c’innamoriamo, Di un’anima compatibile con la nostra, No tutti c’innamoriamo,
Di un’anima che ci
completi» Ichigo e Rukia
«Le anime
s’incontrano, Fra loro, Le anime s’innamorarono,Fra
loro» Ichigo e Rukia
«Le anime sono
astratte, Le anime sono in tutti, Nessuno può vederle, Nessuno può sentirle» Ichigo
«Ma sai che prima o poi, Anche tu troverai l’anima, Che più si addice,
Al tuo modo di essere» Ichigo
Per tutta la durata della canzone, le ragazze non avevano
fatto altro che gridare come oche per farsi notare dai tre membri di sesso
maschile, mentre i ragazzi avevano fischiato verso Rukia per attirare la sua
attenzione.
Alcuni avevano anche lanciato degli oggetti, ai suoi piedi
il vocalist aveva trovato un peluche raffigurante se
stesso. Sorrise, qualcuno era così bravo da sapere realizzare una sua
caricatura in una maniera tanto graziosa, lo lasciò sul suolo, lo avrebbe preso
appena sarebbe finito il concerto
Iniziò a guardarsi intorno per vedere se riusciva a trovare
chi l’aveva buttato ma nulla, c’erano troppe ragazze.
Mentre osservava in giro vide una
chioma azzurra tirata su con quello che sembrava essere un litro di gel. Stava
ridendo sotto i baffi, quanto odiava quando quel tipo assumeva
quell’espressione. Poi cosa ci faceva in quel locale? Era sicuro che la loro
fosse l’ultima esibizione, molto probabilmente era andato solo per deriderlo.
Grimmjow Jeagerjaques era solo un rivale, da tanti anni
ormai, già dai tempi delle superiori quando aveva fondato insieme a dei suoi
compagni il complesso.–A quei tempi non
c’era Byakuya poiché era occupata da un altro compagno che si trasferì–
andavano allo stesso istituto ed erano sempre stati in competizioni,
soprattutto nei festival scolastici. Odiava il sorriso che alcune volte vedeva
sul volto dell’altro, odiava il modo in cui lo guardava, sembrava quasi che lo
volesse deridere e farlo passare per un patetico-
Doveva smetterla di provare quell’odio, al suo cuore quel
sentimento negativo non faceva affatto bene, specialmente in quel momento che
stava avendo una terribile fitta e non poteva prendere le pillole. Non riuscì a
farlo in tempo, crollò sul palcoscenico senza che potesse
fare altro.
« Ichigo?!» disse Rukia avvicinandosi all’amico
«cosa ti prende?! Qualcuno chiami un’ambulanza Ichigo
sta male» disse al microfono del ragazzo.
Grimmjow appena aveva sentito la notizia dalla voce amplificata
di Rukia andò dal suo rivale.
«Jeagerjaques? Cosa ci fai qui?»
disse Rukia stupita.
«Zitta!!»
Da un po’ di tempo Grimmjow aveva notato che Ichigo di
nascosto prendeva sempre strane pillole, inizialmente pensava potesse trattarsi
di droghe, ma non credeva che fosse tipo da fare qualcosa di simile. Si ricordò
che una volta l’aveva visto entrare nella clinica di un Cardiologo, aveva
pensato che fosse andato a trovare qualche suo parente, non immaginava minamene
invece che invece fosse lui l’ammalato.
Sentiva una strana sensazione dentro, un
vuoto immenso, cosa sarebbe stato per lui la vita senza Ichigo? Non
riusciva ad immaginarlo e non voleva nemmeno che una cosa simile le potesse
accadere. Doveva fare qualcosa per lui e l’unica cosa che gli veniva in mente
era un massaggio cardiaco.
«Vieni qui!!» ordinò il cantante a
Rukia «Dobbiamo sbrigarci a fare un massaggio cardiaco e la respirazione bocca
a bocca»
«Co…Co…cosa…»
disse la chitarrista Imbarazzata «Re…spi…respirazione»
Rukia non aveva il coraggio di farlo, era troppo
imbarazzante baciare qualcuno davanti ai loro fan, avrebbero
pensato sicuramente che fra loro due ci fosse qualcosa ma a lei quella testa
arancione non sarebbe mai piaciuto.
Grimmjow vendo l’esitazione della ragazza
la prese con forza per il braccio portala vicino alla bocca di Ichigo
«Muoviti!!! Al mio tre apri la sua bocca . Uno… Due…
Tre…»
Rukia cercò di fare del suo meglio, come anche Grimmjow .
Il cantante non pensava di poter essere geloso di quella tappetta,
avrebbe voluto essere al posto di quella ragazza, appoggiare le labbra su
quelle di Ichigo e aiutarlo a respirare, ma era meglio
che non si faceva prendere dagli strani pensieri che gli giravano per la testa.
I medici entrarono bruscamente nel Pub,
tutti i ragazzi fecero spazio per farli passare. Portarono la barella
sul palcoscenico dove trovarono i tre membri degli Shinigami più Grimmjow.
«È lui il paziente?» domandò uno dei dottori
Rukia annui
Spostarono Ichigo e guardarono i ragazzi in volto.
«Cosa gli è successo?» domandò un medico
«Non lo sappiamo, improvvisamente si è
accasciato a terra» disse Renji «Gli hanno fatto un massaggio cardiaco»
«Il polso è un po’ irregolare, dobbiamo potarlo subito in
Ospedale» disse l’altro
«Kurokawa… forse è meglio portarlo alla clinica Kurokawa…»
disse Grimmjow « Una volta l’ho visto entrare in quell’edificio… penso che
abbia seri problemi cardiaci…l’ho anche visto delle volte prendere dei farmaci»
I tre ragazzi guardarono il cantante quasi con aria
sospetta. Come faceva a sapere cos’avesse Ichigo, a
loro non aveva parlato di nulla nemmeno una volta. Era impossibile che avesse
detto qualcosa a Grimmjow fra di loro non c’era mai
stato un rapporto di confidenza.
«Ok, uno di voi può venire con
noi? Così ci aiuterà anche a rintracciare i suoi parenti»
Rukia avrebbe voluto andare lei,
voleva chiedere informazioni ad Ichigo, ma fu preceduta da Grimmjow.
«Verrò io...» disse avviandosi coi
medici alla clinica.
NOTE
*Kurokawa si dovrebbe scrivere con gli ideogrammi di Nero+Fiume,
penso dovrebbe significare Fiume nero.
* “Anime” e “Pensieri” le ho scritte appositamente per la storia
*Professore/maestro
ma so che viene usato anche per i dottori.
*Nii
significa fratello Sama è una forma onorifica in
questo caso indica il rispetto che Rukia nutre verso il fratello
Ecco il primo
capitolo.
Spero che vi piaccia, ultimamente ho molte difficoltà nel scrivere fan
fiction ogni volta che mi viene qualche idea dopo due o tre righi finisce per
annoiarmi. Per questa per ora non è mai successo T__T e spero che non accadrà mai
Ho voluto iniziare la
storia in un modo particolare, la prima parte è il presente, mentre la seconda
è un grande flash back.
Allora come ho detto
le canzoni le sto scrivendo, qui potete leggerne una
ma sto pensando di raccoglierle tutte insieme.
Alla fine ho deciso
anche di aggiungere anche la coppia RenjiXByakuyaU.U
Il dottore aveva lasciato la stanza appena Grimmjow oltrepassò al porta.
«Jeagerjaques» disse Ichigo osservando il cantante
«Kurosaki»
Ichigo era rimasto sorpreso nel vedere l’altro con le
evidenti occhiaie sotto gli occhi, doveva essere davvero preoccupato per lui se
era rimasto sveglio tutta la notte.
Aveva sempre immaginato al cantante come ad un rivale, fin
da quando erano ragazzi.
Ricordò che la loro rivalità iniziò proprio quando insieme a
dei suoi compagni fondarono il gruppo, e anche Grimmjow a quei tempi iniziò a
cantare, avevano sempre cercato di attirare più fan
possibili, era una vera competizione, almeno era l’impressione che aveva
Ichigo.
«Come ti senti?» domandò Grimmjow
«Come dovrei sentirmi secondo te?»
«…Non… lo so…»
«È meglio che tu non lo sappia…»
«… se non vuoi parlare me ne vado…
ma ricorda non si può sopravvivere da soli…» disse uscendo dalla porta.
Le parole di Grimmjow stranamente lo ferirono, ma dicevano
la verità, si rese conto che aveva fatto male a non dire a nessuno della sua
malattia, forse le persone l’avrebbero aiutato a superare
quel periodo difficile, i suoi amici e forse anche lo stesso cantante, ma poco
ci sperava, anzi la cosa lo faceva piuttosto ridere.
Si guardò un attimo attorno, la giacca di pelle che
indossava al concerto era appesa nell’armadio che si trovava quasi vicino alla
finestra. Al suo interno intravide un piccolo foglietto di carta.
L’estrasse lentamente, era curioso di leggere quello che
c’era scritto, perché non ricordava di aver inserito nulla al suo interno.
Non credeva ai suoi occhi , cercò
di leggere più volte bene quell’unica parola scritta in ideogrammi occidentali,
“Aishiteru”, qualcuno era innamorato di lui ma non
poteva immaginare chi potesse essere stato. Durante il concerto era svenuto e
gli unici che l’avevano soccorso erano i medici, i suoi compagni e Grimmjow.
Doveva essere stato per forza uno di loro, ma non era un
scrittura che conosceva quindi escluse i tre membri degli Shinigami.
Domenica 14 Novembre, Casa Jeagerjaques
ore 12:30
Dopo aver lasciato la clinica Grimmjow tornò a casa, dove
sapeva l’aspettava l’ennesima litigata con la madre.
«Sono tornato!»
«Screanzato! Dove cazzo sei stato!»
disse la madre uscendo dalla cucina!»
«… in ospedale…»
«che hai combinato?! Non dirmi hai
investito qualcuno?! Devi imparare a guidare più lentamente!»
«Ma che cavolo dici? La mai auto ti
sei scordata è dal meccanico»
«… sono solo scuse!»
«… vado in camera mia…»
«io non ho ancora finito»
« Oka-san*! Non sono più un bambino… ho la mia vita…»
«Allora vattene da questa casa!»
«Bene, appena diverrò famoso me ne andrò
a vivere a Tokyo»
«Bene!»
Quei litigi erano all’ordine del giorno, era un po’ il modo
in cui dimostravano il loro affetto.
Sua madre l’aveva cresciuto da solo, non conosceva suo padre
perché a come sapeva l’aveva abbandonata appena seppe della sua gravidanza, e i
suoi nonni morirono quando lui aveva pochi mesi. Quindi l’unica persona che gli rimaneva era suo figlio. Non
voleva che anche Grimmjow provasse la stessa sofferenza che aveva provato lei, avrebbe voluto aiutarlo in qualche modo, ma non sembrava
voler parlare mai.
Aveva capito che il suo bambino, ormai cresciuto, si era
innamorato di Ichigo, aveva visto il suo sguardo
quando lo guardava, sembrava che per lui non esistesse nessun altro, bastava
vedere quante riviste musicali locali aveva comprato ogni volta che vedeva in
copertina il Vocalist. sapeva che Grimmjow in fondo
non fosse tanto felice per quei sentimenti, avrebbe voluto davvero aiutarlo, ma
non parlava mai con lui.
Il figlio era andato nella sua camera,
decise di non disturbarlo, aveva notato la stanchezza solo guardarlo in
viso. Era meglio se lo lasciava riposare
Domenica 14 Novembre, Casa Jeagerjaques
ore 13:00
Aveva cercato di addormentarsi ma non riusciva a prendere
sonno. Dentro provava una sofferenza, sapere che Ichigo rischiava di morire era
stata la notizia più brutta che potesse ricevere. Era
innamorato da toppo tempo ormai di quel ragazzo che non aveva mai immaginato
una vita senza di esso, e la sua musica.
Si sentiva male anche per la frase che aveva detto, sentiva
di essere stato un po’ troppo duro, sperava di non averlo offeso in qualche
modo e che potesse accettare il suo supporto, anche
grazie ai sentimenti che provava per lui. Gli aveva lasciato quel biglietto con
scritto quello che in realtà nutriva, sperava che lo potesse aiutare almeno un
po’.
Aprì il cassetto del comodino dove all’interno c’erano solo fotografie del vocalist degli Shinigami. Ne prese
una, Ichigo stava cantando ed aveva lo sguardo proprio
verso la fotocamera, ricordava benissimo quell’esibizione, era stato l’anno
prima durante un Contest estivo, erano in gara entrambi ma che non vinsero.
Grimmjow sentiva gli occhi annebbiati da un liquido, erano
le lacrime che facevano fatica a scendere, dovette chiudere fortemente gli
occhi per far si che iniziassero a scendere.
Non era mai stato un tipo dalla lacrima facile, non aveva
pianto quasi mai nemmeno da bambino e ora piangeva per l’amore che provava per
quello che lo considerava soltanto un rivale.
Doveva fare qualcosa in più per lui,
piangere non serviva a nulla. Decise di provare con la cosa che sapeva
fare meglio al mondo, cantare. Sentiva di dovergli scrivere una canzone. Prese
un foglio e lasciò che i suoi sentimenti prendessero il sopravvento.
Passò l’intera giornata a comporre la base, l’aveva provata e riprovata più volte ma non riusciva mai ad
eguagliare quello che immaginava nella testa. Stava quasi per abbandonare
l’idea della canzone, ma appena rimise lo sguardo verso la fotografia del vocalist l’ispirazione tornò.
Non aveva il coraggio d’incidere il tutto nella sua casa
discografica, pensò che fosse meglio fare qualcosa di amatoriale
solo per Ichigo con il suo computer.
Finito il lavoro crollò a letto.
Note
Ecco il nuovo
capitolo, sono stata un po’ sbrigativa… ma con il prossimo capitolo mi impegnerò di più.
Aisa91: tutto quello che è successero serve per far andare Ichigo
fra le braccia di Grimmjow e solo lui si era accorto
delle medicine perché lui lo “osserva” sempre.
Renji ricordava
perfettamente il giorno in cui aveva conosciuto Byakuya, l'esatto
momento in cui Rukia lo invitò nella loro band.
Veniva da una città
lontana, aveva sentito che si era trasferito pochi anni prima ma che
era ritornato da poco dalla sorella.
Era rimasto subito
affascinato dalla sua bellezza, non aveva mai visto un uomo come lui,
provò subito una forte attrazione nei suoi confronti che con
il passare del tempo divenne Amore.
Aveva sempre notato nel suo
amato uno sguardo freddo e distante, non era mai riuscito a capirne
il motivo. Sentiva la sensazione che Byakuya volesse essere isolato,
come se attorno a lui avesse eretto una specie di barriera e non
avrebbe permesso a nessuno di rompere.
Venne a sapere che era stato
sposato con la sorella biologica della sua amica, Hisana. Era venuta
a trovarla dopo averla rintracciata e frequentando la sua casa lei e
Byakuya si erano innamorati fino a sposarsi, ma lei cinque anni dopo
morì.
Da allora molte cose gli
furono più chiare e capì che mai avrebbe potuto
prendere il posto di Hisana, perché pensava sempre
all'ex-moglie
Domenica
14 novembre, Casa Abarai ore 13:30
Renji si trovava sotto la
doccia e stava ascoltando e la canzone che aveva dedicato qualche
anno prima per Byakuya, “Pensieri”
Non era stato a lui a
proporla per la band, almeno non del tutto. Aveva intenzione di
presentare un'altra canzone che doveva portare alle prove e per
sbaglio invece di prendere quella vera aveva portato con se una delle
tante che aveva scritto per il batterista.
Quando si rese conto
dell'errore era troppo tardi, ormai avevano già deciso di
produrre quel brano. Nessuno chiese a Renji a chi fosse dedicata la
canzone, tranne Rukia.
“Renji, a chi hai
dedicato questa canzone? Mica a me?” disse l'amica scherzando
“Non sono fatti tuoi!”
cercò di non far accorgere a nessuno l'imbarazzo che provava.
Con la coda dell'occhio non
poté fare al meno di guardare Byakuya, era rimasto impassibile
come al solito, chissà quale sarebbe stata la sua reazione se
avesse saputo i sentimenti che nutriva per lui.
“Se fossi una donna
forse sarebbe più semplice” pensò
mentre l'acqua cadeva sui suoi lunghi capelli rossi
Il bassista non riuscì
a sentire ma il suo cellulare stava squillando.
Domenica
14 novembre, Casa Kuchiki ore 13:30
« Quel bastardo di
Renji! Non risponde! » disse Rukia con una vena pulsante «
Volevo chiedergli se veniva con noi da Ichigo, starà ancora
poltrendo!»
« Devo portagli
qualcosa secondo te Nii-Sama? »
« mmm... prova con un
romanzo, credo che sia noioso stare senza far nulla in una clinica »
« Un romanzo... che
genere potrebbero piacergli? ? Horror? D'amore? » si domandò
fra se e se «Nii-Sama vado a vedere, nella mia stanza se trovo
qualcosa che gli possa piacere»
Byakuya aveva visto
crescere la sorella adottiva, era chiaro che la ragazza provava
qualcosa per il vocalista. La sua famiglia l'aveva adottata quando
lei era poco più di una bambina e ora erano rimasti solo loro,
tutti erano morti, i loro genitori ed anche l'unica donna alla quale
aveva donato il suo cuore, Hisana, la sorella maggiore di Rukia.
Era morta cinque anni dopo
il suo matrimonio, erano stati felici assieme per quel poco tempo.
Ricordava con nostalgia quei giorni anche se a volte sentiva una gran
mancanza di quell'affetto che solo la moglie riusciva a dargli.
Volto lo sguardo verso la
fotografia che aveva incorniciato, ritraeva loro tre assieme, Rukia,
lui e Hisana. Nessuno avrebbe fatto fatica nel dire quelle due erano
sorelle, si somigliavano molto fisicamente.
A volte per Byakuya era
difficile vivere con Rukia, non che non le volesse bene ma davvero la
somiglianza Hisana gli faceva sempre pensare a lei e al dolore che
provò dal giorno della sua morte.
Pochi mesi dopo anche i suoi
genitori per un incidente erano morti così dovette tornare
dalla sorella adottiva.
Il cellulare che la
chitarrista aveva lasciato sul tavolino in soggiorno iniziò a
squillare, inizialmente non voleva rispondere ma visto l'insistenza
lo prese in mano non guardando nemmeno il display e rispose.
« Rukia si può
sapere per quale cavolo di motivo mi hai chiamato?! Ero sotto la
doccia!”» quella era la voce di Renji non c'era dubbio.
« Ehm... Renji...
Rukia è nella sua stanza, se vuoi te la passao»
« G..grazie Byakya-san
»
Domenica
14 novembre, Casa Abarai ore 13:40
« Renji... aspetta...
che vado da lei.»
Renji stava morendo per
l'imbarazzo, aveva fatto una bruttissima figura con Byakuya, perché
cavolo aveva risposo così, sarebbe anche potuto morire per
l'imbarazzo che provando,
« Renji! Finalmente »
disse la ragazza
« Cosa c'è
Rukia? Prima non avevo sentito il cellulare...» disse ancora
teso
« … Vuoi venire
anche tu con me e Nii-Sama? Andiamo da Ichigo!
« Viene anche lui?»
chiese un po' teso ripensando alla figuraccia che aveva fatto poco
prima.
« Certo, do siamo gli
Shinigami, dobbiamo stare vicino a Ichigo.»
« Hai ragione ...
allora ci vediamo più tardi!»
« Ok, a dopo Renji »
disse la ragazza staccando la chiamata.
Dentro di lui sentiva solo
un enorme disagio ed un senso di vuoto. Erano le sensazioni che
provava ogni volta che pensava a Byakuya dopo aver fatto una brutta
figura. Non poteva vivere per sempre così, doveva riuscire a
dimenticarlo ma ogni suo sforzo era inutile.
Aveva provato a frequentare
ragazze, ma nessuna era riuscito a fargli dimenticare il batterista,
anzi il suo amore nei suoi confronti non faceva altro che diventare
più profondo. Aveva capito che quella strategia era inutile, e
dovette imparare a convivere con i suoi sentimenti. Non era affatto
soddisfatto perché in realtà lui desiderava che almeno
in parte essere ricambiato ma era impossibile.
Doveva far qualcosa per non
pensare a lui, il suo stomacò brontolò. Non aveva
ancora pranzato e nemmeno fatto colazione ma non aveva voglia di
cucinare, quindi opto per tramezzini e una lattina di birra.
Viveva da solo in quel
piccolo appartamento, anche lui non aveva più i genitori,
sapeva che erano morti quando lui era piccolo, doveva aver avuto due
o tre anni non ricordava più nulla. Era cresciuto in un
piccolo orfanotrofio fino a quando non raggiunse la maggior età
e andò a vivere per conto suo con i soldi che aveva guadagnato
con piccoli lavori.
Si arrangiava con quello che
riusciva a racimolare con il complesso e facendo lavoretti par-time
quando aveva tempo. Invidiava spesso Rukia, almeno la famiglia di
Byakuya era ricca e non aveva problemi con le spese.
Dopo aver mangiato si
distese sul divano sorseggiando lentamente la birra, gustando
quell'amarezza che dava al suo corpo un po' di sollievo quando
pensato al suo amato.
Lentamente chiuse gli occhi,
addormentandosi sul divano.
“Byakuya-san...
ti amo!”
“Mi dispiace
Renji... ma per me esiste solo Hisana” Erano parole dure
quelle che sentì pronunciare, il tono era freddo e glaciale e
pieno di disprezzo.
Si accasciò
lentamente a terra, le gambe non lo riuscivano più a reggere.
Alzò lo sguardo verso quello di Byakuya riuscì solo ad
intravedere le sue spalle allontanarsi vero quella che sembrava un
ombra nera.
Renji si
svegliò in un mare di sudore con il volto rigato di lacrime.
Possibile
che ogni volta che si addormentava faceva lo stesso sogno? Ormai
anche il suo subconscio aveva capito la situazione, non c'era
speranza e quella disicuro sarebbe stata la reazione che avrebbe
avuto.
NOTE
Vi ho
fatto attendere, scusate ho avuto poca ispirazione e poca voglia di
scrivere.
Prima
di tornare a parlare di Ichigo voglio dedicarmi un po' a Byakuya e
Renji.
Intanto
ho deciso come finirà questa storia, ma non ve lo dico ora
dovrete leggere ed aspettare il finale.
Il
capitolo non è un granché, non sono convinta della
storia ma non ho trovato idee migliori.
Intanto
vi anticipo che ci sarà un altra canzone di Renji... potete
leggerla fra un po'.
Chiedo
scusa per la formattazione, ma quando salvo il il file con OpenOffice
tramite il file HTML non mi fa salvare il corsivo.
RINGRAZIAMENTI
Visto
che mi sono dimenticata di farlo nei capitoli precedenti, ma ne
approfitto ora e ringrazio, scorpioncina90
per aver inserito la
storia nei preferiti, asia94,
bleach88, fay96, Flame Drago del Fuoco, Julia Urahara, Narsu VIII,
NemuChan, Selvy SherryKyuubuNoYoko
per aver inserito la storia nelle seguite.
Renji dava un ultima occhiata all'ultima canzone che aveva dedicato al batterista, osservandolo con la sua aria triste, la stessa con cui l'aveva scritta. Senza rendesi nemmeno conto la mise nella tasca dei suoi Jeans.Pochi secondi prima il campanello della casa dove abitava Renji iniziò a suonare. Potevano essere solo Rukia e Byakuya.
Un vuoto doloroso cresceva dentro dentro il suo petto, rinfacciandogli ancora una volta i suoi sentimenti per il batterista. Per quale motivo l'amore anche se faceva provare emozioni così belle ed intense a lui invece causavano solo dolore?
Chiuse gli occhi respirando lentamente, doveva controllarsi di fronte ai due, sopratutto non voleva che Byakuya scoprisse quello che in realtà nutriva almeno non grazie alle sue reazioni, prima di poterlo fare doveva essere pronto pronto.
«Finalmente Renji!» disse Rukia con un una vena pulsante vicino alla testa «Che combinavi?»
«Dormivo...»
«A quest'ora di pomeriggio? Sei tornato a fare la bella vita?» chiese l'amica
«La bella vita? Ma chi razza credi che sia?»
«Allora per quale motivo domi di pomeriggio se non sei andato con delle donne?»
« Ho scritto canzoni!»«Canzoni... eh... voglio leggerle!» disse quasi esultante dall'idea di leggere i nuovi testi del bassista.
“Non ci voleva” pensò il ragazzo pensando cosa avrebbe detto Rukia se avesse letto le ultime canzoni, sopratutto l'ultima che aveva scritto per suo fratello non ricordando di averla messa in tasca.
Doveva impedirle di leggere ma quando la ragazza era così entusiasta per qualcosa era impossibile farle cambiare idea, doveva convincerla in qualche modo.
«Byakuya-san ci sta aspettando no?» domandò più per impedire alla ragazza di leggere la canzone che gli aveva dedicato che per altri motivi.
«È andato a fare il pieno del carburante»
«Quanto tempo ci impiegherà?» Il suo tono era impaziente ma la ragazza non sembrò farci troppo caso.
Anche se Rukia non si accorse esattamente il motivo della domanda Renji delle volte mostrava contraddizioni nei suoi comportamenti. Lui desiderava vedere il batterista anche se era insopportabile preferiva di gran lunga annegare in quel dolore piuttosto che stargli lontano e soffrire per la sua mancanza. Delle si sentiva come un masochista che godeva nel provare dolore, infatti lui lo era, pur di non pensare al batterista era ricorso al dolore causatogli dagli aghi per farsi quei tatuaggi sul tutto il corpo.
«Che vuoi che ne sappia, la prima che troverà aperta forse? Sai che oggi è domenica no? Verrà a prenderci più tardi»
«E vabbe» disse rassegnato Doveva forse essere meno accondiscendente con Rukia, doveva riuscire a dirle una volta “no” ma invece era solo capace di dargliela vinta.
Renji dovette accompagnare l'amica fino nella sua stanza, non era la prima volta che la ragazza ci fosse andata anzi erano spesso solito a visitare l'una dell'altro ma in confronto a quella dei Kuchiki sembrava solo lo sgabuzzino.
La sua camera in particolare aveva lo spazio solamente per un letto con armadio a ponte e una piccolissima scrivania, dove in genere scriveva le sue canzoni, sotto c'era il suo basso attaccato ad un piccolo amplificatore.
Non aveva altri mobili, lo spazio non c'era e poi era inutile comprare cose che non gli servivano, sopratutto per chi come lui faticava per permettersi una casa come quella non come i Kuchiki che avevano praticamente una reggia e un'auto che nemmeno riusciva a sognare di notte.
«Dove sono i testi?» chiese la ragazza guardando l'unico spazio libero dove il ragazzo potesse messere i fogli.
C'erano circa una decina ad occhio e croce, la chitarrista non stava nella pelle, doveva leggerle subito e se le sarebbero piaciute le avrebbe cantate o con Ichigo o da sola, visto che era anche la seconda voce del gruppo.
«Non ti preoccupare te li porto io!»
Rukia guardò il bassista con occhi sospetti, più che modi da gentiluomo sembrava quasi una scusa detta per impedire di mettere le mani nelle canzoni. Erano per il gruppo poi, quindi che bisogna c'era di comportarsi in quel modo? Forse non voleva fargli leggere qualcosa, era più che certa che era proprio quello il motivo. Potevano forse essere dedicate alla stessa ragazza alla quale aveva dedicato “Pensieri?” dopo essere arrivata a quella conclusione i comportamenti di Renji gli sembravano più ragionevoli, forse le voleva tenere per se. fortuna quelle canzoni non parlavano di qualcosa in particolare
Da quanti anni conoscevano? Non lo ricordava esattamente, ma erano più di dieci anni visto che si erano conosciti alle medie. Anche se erano buoni amici fra i due non c'era mai stata una confidenza troppo intima, Renji pareva non riuscire ad esternare alcuni tipi di sentimenti, come quelli che riguardavano l'amore, era un ottimo amico le era sempre stato accanto nei momenti difficili.
“Mica è innamorato di me” pensò alla fine
Arrivata al quel ragionamento la ragazza rimase un po' perplessa, non immaginava che potesse essere lei la ragazza amata da Renji, lei l'aveva visto sempre e solo come un amico e non poteva vedere in nessun altro modo.
«Ecco i fogli» disse il batterista porgendogli alla chitarrista.
La ragazza prese i fogli iniziandoli a leggere, per fortuna quelle canzoni non parlavano d'amore ma erano tutte su fatti di vita quotidiani, come bere il caffè, la gioia di un pranzo, il te, cani, gatti, bambini.
Non s'intravedevano sensazioni articolari, aveva quasi il sentore che l'amico le avesse scritte tanto per farle, come se volesse tenere per se quelle vere e il timore che fossero per lei s'insinuava sempre di più dentro di se.
«Mediocri, sono testi mediocri sai fare di meglio Renji!»
«Come puoi dire che sono mediocri? Ci ho lavorato per tutta la sera!»
«Ma non sento emozioni nelle parole, sembrano quasi che tu abbia voluto solo riempire questi fogli di parole solo per poterlo fare.» disse quasi rimproverandolo «Non hai altri testi?»
«...no...» mentì, non poteva rischiare di fargli leggere quelle che aveva dedicato per Byakuya.
I sospetti di Rukia crescevano sempre era difficile per lei realizzare di essere al centro dei suoi desideri, non le piaceva Renji non in quel modo almeno era solo un buon amico, fra di loro non ci sarebbe potuto essere nulla.
«Allora non hai trovato nulla? Possiamo andare?»
Renji non si accorse ma dalla tasca cadde la canzone che stava leggendo pochi minuti prima. Rukia d'impulso lo prese e senza farsi accorgere aprì il foglio Non ci credeva, non ci voleva credere quella canzone era dedicata ad un uomo! L'aveva capito leggendo quello che sembrava essere il ritornello Lo so che non potrai mai amarmi... "Almeno non se pensi ancora a quella donna... Io non potrò mai essere come “lei”...Io non potrò mai essere “lei” Diede un'ultima occhiata veloce prima di capire esattamente che quella canzone era per il suo Nii-Sama. Pensava che quello che Renji nutriva per Byakuya fosse solo una forte ammirazione ma era chiaro che non era così, sotto c'era qualcosa che non era mai riuscita a comprendere. Tutti i comportamenti di Renji ora era molto più chiari, non parlava perché credeva che si sarebbe rovinata l'amicizia, o addirittura lei l'avrebbe odiato scoprendo la verità, ma non l'avrebbe mai fatto, si ci era rimasta stupita ma la loro amicizia non sarebbe finita solo perché il bassista era omosessuale, eppure lui la conosceva, sapeva che lei non era una ragazza così superficiale «Renji...» la ragazza non riuscì a finire la sua frase visto che aveva sentito il clacson di suo fratello «È arrivato Byakuya!! Andiamo!» disse prendendolo per un braccio e trascinarlo di peso, non che ci riuscisse l'amico era più alto e forte di lei. L'auto del batterista si trovava proprio al lato della mia di fronte alla casa di Renji, i due andarono velocemente. Era una Lexus LFA grigia metallizzata da 560cvalli* Rukia com'era suo solito si sedette dietro al posto del guidatore, ormai per lei era un'abitudine che non riusciva proprio ad eliminare. Si era reso solo in quell'istante che a Renji la cosa creava un netto disagio. Era bastato osservandolo, visto la tensione che sembrava vibrare attorno al corpo dell'amico. Forse stava anche soffrendo molto, anche il bassista doveva essere reso conto dell'amore che Byakuya continuava a nutrire per sua sorella maggiore, doveva vivere in una situazione davvero difficile e molto dolorosa, sapendo quanto fosse legato all'ex-moglie. Forse era il caso di alleggerire un po' da tensione, ma in che modo non aveva idea doveva improvvisare, anche si cosa inutili, bastava che non facessero sentire in quel modo Renji, forse aveva trovato qualcosa di cui poteva parlare, una cosa qualsiasi ma aveva completamente la testa vuota. Guardando il manifesto del locale dove erano solito esibirsi, la sua espressione divenne triste, aveva quasi dimenticato di stare andando a trovare Ichigo, ma ora che gli era tornata in mente quel senso di disagio era impossibile da cencellare. «Nii-sama, Renji, credete che Ichigo stia bene?» Entrambi notarono lo stato d'animo della ragazza che contagiò anche il loro. Tutti e tre erano ormai legati alla vita di Ichigo e sapere che era ricoverato non poteva far altro che crescere in loro una terribile sensazione di dolore. «Non c'è dubbio Rukia! Ichigo sta benissimo...vedrai non devi preoccuparti!» cercò di sdrammatizzare, anche se tutti sapevano che non era così. «... lo spero...» Arrivarono presso la clinica Kurokawa, Byakuya parcheggiò all'interno dell'edificio non si fidava proprio lasciarla in mezzo alla strada, aveva bisogno di un luogo sicuro e quella pareva esserlo.Rukia scese prendendo con se una piccola busta con alcuni romanzi che aveva preso dalla sua libreria, sperava avrebbero tenuto compagnia al vocalist. Tutti e tre con aria triste entrarono sperando di riuscire a vedere Ichigo.
*Byakuya può permettersi auto di questo tipo di auto.
NOTE
Ho deciso che non pubblicherò più storie a capitoli, ultimamente sto trovando molta difficoltà negli aggiornamenti, e quindi prima di pubblicarli scriverò tutti e aggiornerò periodicamente.
Dovete portare un po' di pazienza, tanto riuscirò a concludere tutte le storie che ho in progetto di fare.
Per quanto riguarda questo capitolo, ho voluto dedicarmi anche un po' a Rukia, perché in genere nelle storie Yaoi e Shounen ai i personaggi femminili sono poco usati in grossi ruoli, io pensi che ogni personaggio deve avere un giusto ruolo in una storia per questo rendere Rukia elemento di contorno non mi è sembrato giusto e credo di utilizzare ancora questo personaggio.
Il caitolo in brutta l'ho sritto domenica scorsa, scusate se sono riuscita a batterlo solo oggi ma ho avuto un terribile raffreddore e non mi sentivo in vena di scrivere.
Buona lettura e ai pprossimi capitoli (spero di finire presto questa storia)
Intanto rigrazio tutte le persone che hanno inserito la storia nelle preferite, nelle seguite.
Grimmjow aveva appena finito di
prepararsi, voleva sul andare a trovare il vocalist e soprattutto desiderava
lasciargli quel cd, ma una parte di lui sentiva che
quello non era ne il momento ne il modo giusto per far conoscere all'altro i
suoi sentimenti. Avvertiva uno strano timore, quello che Ichigo l’avrebbe
respinto e odiato ancora di più se avesse saputo quello che provava. Voleva
vincere quella paura, forse l'unica soluzione era proprio andare in ospedale e
aprire il suo cuore, probabilmente non sarebbe stato neanche così terrificante
e difficile.
La madre di Grimmjow
si trovava in cucina intenta a decidere cosa preparare per quella fredda
giornata di novembre. Aveva visto al telegiornale locale cos'era successo a
Ichigo. Sapeva quello che il figlio provava per il ragazzo, era bastato vedere
soltanto il modo in cui lo guardava, gli occhi gli brillavano in un modo che
non aveva visto e dal modo in un cui era certo l’osservare riusciva ad
intravedere che per lui il vocalist era il più bello del pianeta.
Aveva sbagliato a
trattarlo in quel modo, non sapendo nemmeno dove fosse stato, ma il fatto di
non averlo visto tornare l’aveva fatta preoccupare mentre lui l’aveva
accompagnato in ospedale. Doveva essere stata dura per lui, voleva fare
qualcosa per aiutarlo a sentirsi meglio, anche se forse non sarebbe stato
sufficiente.
Decise di preparare
lo Shabu Shabu*, ricordandosi che quando era piccolo
andava davvero matto per quel piatto e i ricordi di quanto lui l’aiutava a
cucinare, le tornarono tutti a mente, anche se alla fine combinava solo
pasticci, facendo cadere terra gli ingredienti o rompendo piatti e utensili.
I bambini crescevano
così tanto, fino a qualche anno fa le sembrava così piccolo e indifeso, mentre
ora era quasi un giovane uomo.
Avrebbe preferito che
il figlio non soffrisse tanto, era stato troppo doloroso per lei quando il suo
ragazzo sparì dalla sua vita da un giorno all'altro, quindi un po' capiva
quello che sentiva.
Lei non aveva avuto
nessuno per superare il suo sconforto,ma voleva far capire a Grimmjow di esserci sempre per lui.
La donna guardò il
grande orologio in cucina, era ancora presto per l’ora di pranzo, ma non
riusciva a restarsene con le mani in mano, indossò il grembiule, acconciandosi
i lunghi capelli castani in una coda, in modo che non fossero d'intralcio.
Adorava cucinare per gli altri, aveva sempre amato che le persone mangiavano
cose che lei aveva preparato con affetto.
Avrebbe tanto voluto
avere un ristorante tutto suo, almeno questo era il suo sogno che non poté
realizzare visto l'arrivo del figlio, ma anche il solo cucinare per lui le era sufficiente.
Domenica
14 novembre, Clinica Kurokawa ore 09.00
Da quante ore era
sveglio? Non sapeva dirlo con certezza,un’infermiera già verso le sette era andata a misurare la pressione e la
temperatura, ma lui sapeva di aver già aperto gli occhi da più di mezzora
prima.
Subito la visita dopo
aveva dovuto fare anche delle nuove analisi al sangue e un elettrocardiogramma,
erano i soliti controlli che faceva ogni volti che andava in visita alla
clinica, circa una o due volte a mese, a volte restava anche per più giorni
come stava succedendo in quel momento.
Era nella sua stanza
con lo sguardo rivolto vicino alla finestra, la sua stanza si affacciava vicino
l'entrata principale. Non avendo nulla da fare, osservava i passati entrare e
uscire, era noioso da morire avrebbe voluto poter cantare, ma il Sensei
gliel’aveva proibito, visto la sua situazione critica, doveva restare
assolutamente a riposo, lo capiva ma nonostante tutto odiava il fatto di non
poter fare l’unica cosa che realmente amava.
Riprese in mano il
foglio cercando di esaminare attentamente la scrittura ma non riusciva a riconoscerla,
non sembrava di nessuna sua conoscenza. Cercò d'immaginare la ragazza che
aspetto potesse avere, la forma dei suoi occhi e colore, così come il taglio
dei capelli, il fisico, l'altezza, e sopratutto il suo nome. Una bella e dolce
fanciulla sui diciassette anni, con un caschetto castano e una voce leggera e
graziosa. Almeno quello che aveva immaginato nella sua mente ma non aveva la
minima idea che quello in realtà fosse di Grimmjow.
Ichigo incominciò ad
avvertire dei passi fuori alla stanza avvicinarsi sempre di più alla porta,
erano senza dubbio quelli di due persone. Forse erano due infermiere per
sottoporlo ad altre visite.
“Posso entrare?”
disse una voce maschile, era quella di Kurokawa.
“Faccia pure,
Sensei.”
L'uomo aprì la porta
entrando lentamente con un'espressione preoccupata, Ichigo notando capì che
l'uomo non portava belle notizie.
Assieme a lui c'era
quella che sembrava un’infermiera che non aveva mai visto prima, almeno
nell'edificio, era certa di averla intravista qualche volta al KarakuraMoster
durante i suoi live.
“Ohayo Gozaimasu*.”
disse Kurokawa “Come ti senti Kurosaki-kun?”
“Va un po’ meglio.”
rispose Ichigo
“I valori si sono
normalizzati un po'. Se resterai un altro po' sotto controllo credo che la
situazione possa stabilizzarsi.”
“Quanti giorni dovrò
restare?” chiese il ragazzo
“Circa una settimana,
se starai bene potrai anche tornare a casa, ma…”
Quel ma non lo
convinceva affatto, sentiva che Kurokawa stava per dire qualcosa, ormai
conosceva bene quel tono dell'uomo, lo usava spesso sopratutto quando doveva
dire qualcosa di negativo sul suo stato di salute.
“È molto grave sensei?”
“Non proprio… Kurosaki-kun tu sai benissimo che per risolvere il
tuo problema occorre un trapianto… Se non lo troviamo
al più presto… per te…”
“…Capisco.”
“Kurosaki-kun…
vuoi sottoporti a questo intervento?”
“…non
lo so… posso pensarci un po' su?”
“Ne hai tutto il
diritto, ma fammi sapere al più presto la tua decisione.”
“Ok .”
“. Sayonara* Kurosaki-kun,.” disse
rivolgendosi al ragazzo Shirayama-kun* andiamo.”
“Certo…
certo Sensei.” disse timidamente la ragazza seguendo l'uomo.
Ichigo osservò i due
allontanarsi, era più che certo quella ragazza frequentava quel locale, a
occhio e croce doveva avere sui ventitre anni.
Aveva un corpo
minuto, dove essere alta intorno sul 1,40 centimetri in meno, portava i capelli
con un caschetto frangiato di colore castano scuro, non intravide il colore
degli occhi visto che tenne sempre lo sguardo abbassato. Addosso indossava un
camice simile a quello di Kurokawa.
Di sicuro doveva
essere stata assunta da poco tempo, non l'aveva mai vista prima, ora che ci
pensava l’assistente di Kurokawa era partita per il viaggio di nozze, forse lei
era la sua sostituta, ma non ne poteva essere certo e non gli importava molto,
però incominciò a pensare che potesse essere proprio lei la ragazza del
messaggio.
Domenica
14 novembre, Casa Jaegerjaques ore 13:30
Grimmjow anche se era pronto da
diverse ore, non era ancora andato alla clinica, aveva deciso che prima di
andarci avrebbe preso l'auto dal meccanico visto che l’aveva informato che
fosse pronta, in quel modo così avrebbe raggiunto in meno tempo il luogo dove
si trovava Ichigo.
Il pranzo era pronto da poco, il
ragazzo era sceso dalla sua camera andando a mangiare solo per non far
preoccupare la madre, perché il suo stomaco proprio non voleva nulla.
La donna appena lo vide scendere
guardando l'espressione del figlio avvertì una terribile fitta al petto,
riusciva ad intravedere la disperazione che sentiva dentro, tutto il dolore che
provava sapendo delle condizioni di salute del ragazzo del quale era
innamorato.
“Grimmjow…”
“Che c’è?”chiese il figlio prendendo le bacchette e
iniziando a mangiare controvoglia.
Fra di loro si creò una strana
tensione, Grimmjow mangiava senza parlare, non voleva far lasciare intravedere
quello che provava, sentiva che nessuno compreso sua madre potesse comprenderlo.
“Grimmjow, c’è qualcosa che vuoi
dirmi?”
“Non mi va di parlare.” disse
bruscamente il figlio.
“Con me puoi sfogarti.”
“Non
puoi capire…”
“Non posso capire? Credi che io
non riesca a capirti? Ti ho cresciuto per tutto questi anni, pensi che non
riesca a capire mio figliò?” S’infuriò la donna alzando la voce.
“…Tu
non sai un bel niente di quello che mi succede!” disse il figlio facendo lo
stesso.
“Sono tua madre, ti
ho cresciuto! E so benissimo quello che stai provando adesso! Stai soffrendo
per Ichigo-kun vero?”
Grimmjow stava per
allontanarsi ma appena sentì dalla madre pronunciare il suo nome non poté
andarsene.Sua madre era a conoscenza
del ricovero di Ichigo? E sopratutto come faceva a sapere che lui stava
soffrendo? Come poteva esserne a conoscenza?
“Come…
come lo sai?” fece lui.
“Ho subito capito che
provavi qualcosa per lui, mi è bastato vedere lo sguardo che assumi quando lo incontri…”
“Quindi lo sapevi?”
“Sì.”
“… ti faccio schifo?”
chiese il ragazzo rivolto alla madre.
La donna rimase
scioccata e una rabbia incominciò a ribollirle dentro, come poteva farle quella
domanda? Come poteva sua figlio,sangue del suo sangue, pensare quelle cose solo
perché lui amava un ragazzo? La cosa non l’aveva mai infastidita. Lui poteva
innamorarsi di chi voleva, l’unica cosa che desidera in fondo è che i suoi
sentimenti non fossero dolorosi come lo erano stati i suoi.
“Sono tua madre
Grimmjow, credi che potrei disprezzarti solo per questo?”
“Ci sono molti
genitori che cacciano via i loro figli per questo.”
“Baka*!”
Disse la donna dando un pugno sulla testa del cantante. “Ora non mi va di
discutere su questa cretinata. Non vuoi dirmi quello che è successo ieri?
“Kurokawa-Senseimi ha parlato del suo stato di salute…
ha detto che la sua è una situazione gravissima, solo un trapianto potrebbe risolverlo… altrimenti fra qualche mese potrebbe anche…” Non riuscì a dire l’ultima parola, immaginare la
vita senza Ichigo era terribilmente doloroso.
“Grimmjow…”
“Okaa-san
scusa, ma voglio restare un po’ da solo.”
“…Grimmjow!”
disse la madre abbracciando il figlio. “Ti voglio bene!”
Sentiva di
doverglielo dire, doveva sapere che famiglia esisteva per confortare e lei era
pronta ad aiutare il suo bambino.
“Anche io Okaa-san.” disse il cantante uscendo dalla cucina.
La donna vedendo il
figlio andare via, appena richiuse la porta scoppiò a piangere, come fece anche
quando suo padre la lasciò.
“Perché sta succedendo questo? Volevo che fosse felice. Ti prego
fa che vada tutto bene, lui non merita di soffrire in questo modo.”
*Buon
Giorno
* Arrivederci
* si scrive 白山(bianco+montagna)non so se questo cognome esista in Giappone
Il suo nome è Yuki, ゆき
Avendo diverso materiale a
diposizione ho deciso di aggiornare questa storia, non ricordo esattamente
quando ho scritto originalmente questo capitolo ma l’ho modificato un po’ e cercato
di correggere degli errori, non so se li abbia visti tutti..
Ichigo
aveva continuato a passare la serata disteso su letto d'ospedale, sempre se
poteva essere definito tale, era così scomodo che sembrava fatto quasi di
pietre.
Aveva pranzato
poche ore prima, il cibo era completamente insapore, ma ormai era abituato a
mangiare cibi insipidi, per la sua malattia era costretto sempre a consumare
cibi genuini in modo d non aggravare in qualche modo la sua salute, ma quello
davvero non sapeva proprio di nulla.
Era sul
punto di appisolarsi quando avvertì passi provenire da fuori alla stanza e
quando sentì bussare capì che cercavano lui, si alzò andando ad aprire la porta
«Avanti.»
disse il vocalist …
Si
trattava di Shirayama la ragazza che aveva visto
poche ore prima.
«Scusi… il disturbo» disse entrando con una cartella in
mano. «Kurokawa-sensei non è potuto venire quindi
come tirocinante ha mandato me.»
«Cosa
c'è?» Chiese il ragazzo.
«Nulla,
sono arrivatiti i risultati dell'elettrocardiogramma.»
«Ah… » fece lui.
«Ci sono
ottimi miglioramenti rispetto al precedente, ma… »
Quel “ma”
fece aumentare in lui la preoccupazione, anche l'espressione di quella ragazza
non l'aiutava poi molto.
«Dovrebbe
restare alla clinica anche per altri gironi, vorremo controllare meglio la
situazione, se migliorerà ancora potrà tornare a casa.»
«Ho
capito.» disse quasi felice della prospettiva di poter dormire sul suo letto,
proprio non riusciva a riposare su quelli della clinica.
«Si
ricordi di risposarsi e di non sforzarsi.» Fece per andarsene quando il camice
s'impigliò nella porta facendo strappare. Dalla tasca cadde qualcosa, da
lontano sembrava un cd.
Ichigo lo
raccolse per darlo alla ragazza quando si accorse che si trattava del singolo
degli “Shinigami”.
«quello è… »
«oh…sì…io…
» notò subito un forte imbarazzo sul volto della ragazza, fino a poco prima
sembrava sicura. «Sono una fan.» disse timidamente. «Una vostra grande fan.»
Faceva
sempre piacere ad Ichigo incontrare una sua fan.
«Vuole un
autografo?» chiese alla ragazza.
«… deve
riposarsi!»
«Un solo
autografo non peggiorerà la situazione» disse Ichigo
«Ma… non fa nulla davvero… » fece
una pausa «se per lei non è un fastidio.»
«Shirayama?» domandò lui per sicurezza
«Si. Shira come bianco e Yama come
montagna, e il nome Yuki è scritto in Hiragana.»
«Tenga»
disse il ragazzo.
«Grazie
mille e scusi per disturbo, alla prossima.»
«Arrivederci.»
L'infermiera
uscì dalla stanza, tenendo stretto il CD al petto.
Grimmjow era
appena arrivato alla clinica con la sua auto una Mazda decappottabile, l'aveva
comprata solo nel 2006. aveva lavorato duramente per potersela comprare, solo
che da qualche mese mostrava spesso problemi e spesso doveva portarla dal
meccanico, ormai non ne poteva più tutti i soldi che guadagnava li consumava
per mantenere quella vecchia automobile. Stava cercando di risparmiare un po'
per comprarsene una nuova, sperando magari che quest'ultima avesse meno
problemi.
Prima di
entrare nell'edificio controllò se avesse portato tutto con se, il cd era in
tasca, mentre lui in mano portavo il cesto con un po' di frutta che aveva
preparato sua madre, lei diceva sempre quando si faceva visita a qualcun non
bisognava mai presentarsi a mani vuote.
Si era
chiesto più volte durante il tragitto come mai avesse preparato personalmente
il pacco, sua madre nemmeno conosceva di persona il vocalist, quindi proprio
non riusciva a spigarsi come mai di quella sua idea,
però era un buon pretesto per poter avvicinarsi a lui, cosa che gli era sempre
stata difficile da fare.
Fece un
lungo sospiro per calmarsi e incoraggiarsi ad entrare, sperava di riuscire ad
esternare facilmente i suoi sentimenti come aveva fatto con sua madre, ma non
sarebbe stato poi così facile, lei la conosceva da una vita, l'aveva cresciuto
ed accudito, mentre con Ichigo la situazione era ben diversa, era sempre stato
così ostile nei suoi confronti che aveva avuto sempre difficoltà ad interagire
seriamente col Vocalist.
Una volta
entrato,andò ad informarsi, anche perché avrebbe voluto in fondo fargli
compagnia per tutto il tempo, immaginava già che forse l'avrebbe caccio via.
«Mi
scusi, posso farle una domanda?» chiese a una giovane ragazza alla reception.
«Mi dica»
«Quando
inizia l'orario di visita?»
«dalle 15:00
fino alle 18:00» rispose.
«ArigatouGozaimashita*»
«chi deve
far visita? Le potrei dire la stanza.» chiese la donna sorridendo.
«Kurosaki Ichigo»
«si trova
alla stanza 15, si trova al secondo piano»
«grazie
ancora,»
In realtà
già lo sapeva, c'era stato già poco prima, ma era stata gentile a darle
l'indicazione, ragazze come lei stavano scomparendo dalla terra.
Per tutta
la notte era rimasto fuori dalla stanza, nonostante tutti i membri dell'equipe
gli avessero più volte detto di andarsene, ma lui non si era mosso di un
millimetro, alla fine Kurokawa-sensei aveva in
qualche modo acconsentito a patto che fosse stato buono finché Ichigo non si
sarebbe ristabilito.
Guardò
l'orologio sul suo cellulare, erano solo le 16:00, un po' si sentì felice
avrebbe potuto restare col suo amato più di due ore.
Si
diresse al secondo piano con un ascensore, l'avrebbe raggiunta più in fretta,
voleva davvero cogliere quell'occasione per restare con lui tutto il tempo
possibile.
Una volta
arrivato iniziò a leggere i numeri delle stanza, fin quando non si trovò
davanti quella di dov'era ricoverato il Vocalist.
Restò un
po' fuori, cercando di farsi coraggio, e ci voleva tanto poi a fare una
semplice visita.
Rimase un
po' sbalordito appena vide uscire quella ragazza, non era molto alta e coi
capelli scuri in qualche modo le ricordò Rukia.
«Riuscirò
a conquistare Kurosaki-sama!*» sentì borbottare dalla
ragazza mentre andava via stringendo a se quello che gli sembrò il singolo del
gruppo di Iichigo.
“Conquistarlo”?
Pensò Grimmjow lanciandole uno sguardo storto.
Non
sopportava in genere le ragazze, sopratutto quando ci provavano col ragazzo che
amava. Non poteva farci nulla se quella sua gelosia gli faceva sentire ostilità
verso tutte le ragazzi che si avvicinavano al vocalist, avrebbe voluto essere
lui il solo e unico ad avere il diritto di restare al suo fianco, ma tutto
quello era impossibile.
Doveva
controllarsi, Ichigo nemmeno sapeva dei sentimenti che nutriva per lui, la
prospettiva di una scenata avrebbe fatto aumentare ancora di più l'odio nei
suoi confronti.
Prima di
entrare respirò profondamente cacciando tutta l'aria fuori con estrema
lentezza, doveva recuperare la lucidità e quello era l'unico modo che l'aiutava
in quella situazione.
«Posso entrare?!»
chiese il cantante una volta ripreso il pieno controllo
Il
ragazzo aveva riconosciuto subito la voce del rivale. Non credeva che sarebbe
venuto ancora, fra di loro non c'era mai stata confidenza quindi non riusciva a
spiegarsi cos'avesse all'improvviso.
«Sì… » rispose per essere cortese.
Non
sapeva cosa volesse ma una volta che era arrivato fino alla clinica non poteva
mandarlo via, gli sembrava una cosa scortese visto che era stato anche lui in
fondo ad aiutarlo il giorno precedente
«… Konnichi ha.»* lo salutò Grimmjow
«Konnichi ha.» ricambiò il saluto.
Grimmjow
si avvicinò prendendo una seria che c'era nei paraggi, si tolse il giubbotto di
pelle nera che indossava sopra una maglia a maniche corte bianca, aderentissima
che mostrava in risalto i suoi muscoli, che non credeva fossero così marcati.
Ichigo
non riusciva a credere a come fosse possibile che il rivale indossasse solo una
T-shirt, con l'avvicinarsi del freddo che era sempre più alle porte.
Poggiò la
giacca dietro lo schienale per poi mettersi a sedere quasi appiccicato al
letto, Il vocalist incredulo osservò il volto del cantante che aveva qualcosa
di starano, ora ne era assolutamente certo.
«Che hai
da fissare?» domandò
«Nulla.»
«Ku…Kurosaki» non aveva idea di
cosa doveva dirgli esattamente, da dove doveva cominciare? Qualsiasi cosa
andava bene, anche una semplice scusa anche un “Come ti senti?” voleva solo in
fondo dire una qualsiasi frase, ma ogni cosa sembrava così pensate.
«Cosa
c'è?» chiese il ragazzo
«Tieni!»
gli porse il cesto di frutta, doveva essersene accorto, era abbastanza vistoso
alla fine.
«Grazie… » cercò di sorridere il più naturale possibile. Il
fatto è che proprio non si aspettava che proprio Grimmjow gli avrebbe portato
qualcosa.
In
effetti Ichigo aveva ancora fame, oltre ad essere insapore, il cibo era stato
anche insufficiente a saziarlo, un po' di frutta non gli avrebbe di certo fatto
male.
«Prendine
anche tu» disse offrendone uno.
Grimmjow
prese il mandarino con la buccia più arancione che ci fosse, era diventato così
naturale mangiare per lui osservare i capelli del vocalist che a poco a poco
era diventato quasi dipende di quel colore da non rendesi conto nemmeno che
aveva iniziato ad essere dipendente in qualche modo, tanto da mangiare
qualsiasi cosa avesse la stessa tonalità di arancio, era una cosa inconscia.
Lo
sbucciò lentamente con le mani mangiandolo assieme a quello che aveva preso
Ichigo, rimase quasi incantato mentre lo vedeva mangiare, quelle sue labbra era
così invitati da volerle assaporare con un bacio.
«Buono.»
«Già.»
“Ma le tua labbra lo saranno ancora di più.”
Nessuno
dei due riuscì a dire null'altro, non sapevano come iniziare un vero discorso,
non erano mai stati amici e ora si ritrovano a mangiare mandarini assieme,
sembrava la cosa più assurdo vista dagli occhi di Ichigo, anche se ammetteva
che la compagnia di Grimmjow non gli era dispiaciuta poi tanto, s'era trovato
un po' a disagio ma non l'aveva detestato come credeva, in fondo lo conosceva
solo di vista.
Anche al
cantate era piaciuta quella giornata, anche se in fondo desiderava qualcosa di
più dal vocalist, voleva farglielo sapere ma quello non era il momento giusto
per dichiararsi, ora che ci pensava l'idea che del cd era stata un po'
esagerata ed impulsiva, decise di non consegnarglielo, almeno non in quel
momento, doveva far si che lo conoscesse meglio e dopo dichiararsi.
«Cosa
c'è?» chiese Ichigo appena vide che il rivale l'aveva iniziato a guardare di
nuovo con quell'odioso sguardo, non sapeva perché ma quegli occhi lo
inquietavano sempre molto, in fondo aveva sempre desiderato sapere cos'avesse
quando lo osservava in quel modo, era sempre stato uno sguardo troppo strano,
sembrava che in fondo l'odiasse.
Prima che
Grimmjow potesse dire una qualsiasi cosa entrò Rukia
seguita da Renji e Byakuya.
«Ragazzi!» disse Ichigo sorpreso
per la visita, non si aspettava che venissero a trovarlo.
Il cantate si alzò dalla sedia,
prendendo il suo cappotto, non la sa sentiva di stare nella stessa stanza con
quella ragazza, la gelosia gli avrebbe potuto far compiere qualcosa di cui
avrebbe potuto pentirsene.
«Ci vediamo!» disse mentre usciva
dalla stanza «Kuchiki…Abarai…
»
la ragazza fu stupita di trovare
proprio Grimmjow quel pomeriggio, lei non riusciva proprio a farselo piacere
sentiva sempre sguardi ostili da parte dell'altro che non sopportava di
ricevere. Non era mai riuscita a spiegarsi coma mai era così infastidita dalla
sue occhiate, pareva quasi che l'altro provava per lei una sorta di odio che
lei non poteva far altro che ricambiare.
*grazie mille
* I fan spesso usano il sama.
*Significa
Ciao e Ha si legge wa
Note
Ho una cattiva notizia, ho perso i
capitoli successivi, sicuramente saranno da qualche parte sull'HD esterno, ma
mi ci vorrà una vita per ritrovarli visto che è una giungla con tutte le storie
e bozze di trame che ho preparato e questo era l'unico che avevo sul PC assieme
ai vecchi capitoli.
Non è successo praticamente nulla e
non succederà null'altro per ora fra i due, nei successivi capitoli la loro
relazione non è avanzata di niente, ma un po' di più quella di Byakuya e Renji ha fatto qualche
passo avanti, però non anticipo nulla.
Il cantate aveva deciso di
andarsene, sentiva di essere fuori luogo in quel momento, quei tre erano amici
di Ichigo, di sicuro avrebbe preferito la loro compagnia piuttosto che la sua,
era solo un estraneo per lui alla fine, nonostante desiderasse con tutte se
stesso conoscerlo più a fondo.
Invidiava i tre, erano così tanto
vicini al Vocalist, potevano passare con lui intere giornate, mentre per lui
era così solo difficile anche il solo avvicinarlo, era già tanto se si fosse
diretto lì quel giorno.
Sospirò prendendo il mano il cd che
aveva preparato con lui, osservandolo con un'aria quasi malinconica, non era
riuscito a darglielo alla fine, meglio così forse Ichigo non l'avrebbe mai
potuto ricambiare.
“Non posso compere con Rukia vero?” pensò Grimmjow.
Appena l'aveva vista poco prima la
sua gelosia aveva preso il sopravvento, non poteva farci nulla ogni volta che
vedeva quella ragazza gli era impossibile non provare quel sentimento ostile.
Voleva essere al suo posto, avere
la loro stessa affinità che c'era fra lei e Ichigo. I due amici da così tanto
tempo che avevano un legame così forte e indissolubile che si chiedeva sempre
se fra loro ci fosse qualcosa in più.
Il solo pensiero della chitarrista
fra le braccia del vocalist lo irritava a dir poco e per questo motivo non
poteva fare al meno di lanciarle occhiate di disprezzo, era più forte di lui,
non l'odia in fondo ma non sopportava l'idea di vederli assieme, voleva essere
il solo ad amare il ragazzo.
“Sono ridicolo” pensò andandosene
via.
…
Domenica 14 novembre, Clinica Kurokawa ore 16:30
«Cosa ci faceva Jaegerjaques?»
chiese la ragazza sorpresa. Grimmjow era l'ultima persona che si aspettava di
vedere in compagnia di Ichigo.
A lei quel ragazzo non era mai
piaciuto, avvertiva sempre una forte ostilità nel cantante era come se l'altro
la odiasse e lei non poteva fare al meno di essere infastidita dai suoi sguardi
non capendo nemmeno quale fosse la causa per cui ce l'avesse così tanto con
lei.
«Era una visita di cortesia
presumo.» disse il vocalist, non sapendo neanche lui esattamente il motivo per
cui era tornato quel pomeriggio.
Gli aveva portato della frutta che
avevano mangiato assieme, era stato strano, insolito, ma in fondo s'era sentito
abbastanza bene in sua compagnia, almeno fino al quando non assunse quello
sguardo odioso, si sentiva dannatamente a disagio quanto lo guardava sembrava
quasi volerlo uccidere solo con gli occhi.
«A proposito tu come stai?» chiese
la chitarrista preoccupata per la sorte del compagno.
«Bene, non vi preoccupate, è tutto
a posto.» cercò di sorridere il più naturalmente possibile.
Rukia che
ormai conosceva bene Ichigo, sapeva che quando l'amico sorridesse in quel modo
cercava di non far preoccupare i suoi compagni. Era una difesa, sapeva che
Ichigo non volesse addolorarli, ma in quel momento il comportamento del ragazzo
l'infastidiva molto.
«Ichigo, cosa ti sta succedendo?
Sei malato? .» domandò a ragazza
«…No sto
bene davvero.» continuò a sorridere
«Ichigo! Dimmi la verità? Che hai?
Sei malato a cuore vero?» chiese all'amico.
«Sì.» disse infine il vocalist.
«Perché non ci hai detto nulla
Ichigo?» chiese infuriandosi la ragazza
Non aveva intenzione di dire ai tre
la verità, non osava immaginare cos'avrebbe fatto se avesse saputo che lui non
voleva la loro compassione, se avessero saputo qualcosa sulle suoi condizioni
di salute gli avrebbero impedito di cantare e lui senza canto proprio non
viveva. Per questo motivo aveva nascosto a loro le sue condizioni di salute, semplicemente
perché per lui cantare era la cosa più importante del mondo.
«Ichigo? Rispondi? Diamine siamo
tuoi amici, per chi cavolo ci prendi? Baka*! Baka! Baka! Baka!»
disse arrabbiandosi «Perché soffri in questo modo da solo? Noi non siano i tuoi
amici? Non esistiamo per questo?» i suoi occhi iniziarono a diventare lucidi
«BAKA! Ci siamo preoccupati da matti per te sai? E tu ora non ci vuoi dire
nemmeno perché non ci hai mai detto nulla. Quando fai così sei solo un BAKA!»
La ragazza non poteva credere alla
stupidità del compagno, per chi li aveva presi, era sua amica, così come Renji e suo fratello. Poteva contare su di loro, non erano
di certo estranei.
«Almeno…Ichigo…è
molto grave?» chiese dopo essersi calmata un po'
«Sembra che mi resti solo un mese
di vita.»
«“Solo un mese”?» disse arrabbiata
la ragazza «Ti resta solo un mese di vita e non ci hai detto nulla?» Rukia s'infuriò, la sua sopportazione era al limite.
D'impulso lanciò la busta con i libri che caddero ai piedi del letto.
«Rukia
Calmati! Siamo in una clinica» disse il fratello.
«Dicci perché! Dicci perché non ci
hai mai detto nulla.» I suoi occhi non riuscivano quasi più a trattenere le
lacrime causate dalla rabbia e la tristezza che provava in quel momento.
Il vocalist non aveva mai visto la
ragazza in quello stato, non si era mai arrabbiata così tanto da piangere, non
voleva di certo che Rukia soffrisse così per colpa
sua. Non riusciva a vedere la chitarrista in quello stato, era colpa sua se
fosse così infuriata, forse era meglio dire la verità.
«Mi…avreste
cacciato dal gruppo.»
«Cosa? E solo quello il motivo?
BAKA!» disse la ragazza scappando dalla stanza.
«Vado a cercarla!» disse Renji iniziando a correre dietro l'amica..
Nella stanza ormai erano rimasti sollo loro due, Byakuya e Ichigo.
«Ichigo, cerca di perdonarla, lei
in fondo ti vuole bene.»
«Sono io che mi dovrei scusare con
tutti voi.» disse il ragazzo posando lo sguardo fuori alla finestra
intravedendo la figura la chioma azzurra di Grimmjow uscire via.
Domenica 14 novembre, parco ore 16:45
Iniziò a correre senza sapere dove
andasse, non le importava dove arrivasse voleva stare solo stare lontana lontana da quel Baka di amico che
si ritrovava.
Arrivò fino in un parco poco
distante, i bambini ancora non erano nei paraggi, con quel freddo dubitava che
giocassero all'aperto, quindi si sedette sopra una delle altalene che c'erano
in diro.
Possibile che per lui era più
importate il canto che la sua salute, non poteva credere che fosse quello il
motivo non aveva rivelato le sue condizioni di salute.
Talmente forte era la rabbia e il
rancore miste a quella terribile delusione e amarezza che Rukia
non riusciva a trattenere le lacrime. Le gocce che scendevano dai suoi occhi si
depositavano sopra il terreno, lasciando piccole macchie che inumidivano il
terreno.
“è tutta colpa sua…se ci avesse detto prima…se
avesse palato prima con noi” si asciugò gli occhi, inzuppando i polsini
della camicia bianca che portava sotto il giubbotto.
Rukia
iniziò a dondolare, sperava che in quel modo che il suo terribile umore sarebbe
completamente sparito.
«Rukia!»
era la voce di Renji «Ti ho trovata.»
Si sedette vicino all'amica,
cercando di poterla confortare.
«Renji…secondote…perché non ci ha detto niente?» domandò la ragazza
dopo aver smesso di piangere, non voleva che che
l'altro la vedesse in quello stato.
«Ichigo? Sai com'è fatto, è sempre
stato troppo orgoglioso, voleva sembrare forte e probabilmente non ci voleva
far preoccupare.» disse il ragazzo.
«Ma hai sentito cos'ha detto? Si preoccupa
più della carriera che della salute..»
«Io credo che mi sarei comportato
come lui.»
«Cosa?» chiese stupita
«Se una malattia m'impedisse di
suonare, dubito che avrei dato retta ai medici e continuerei senz'altro a far
parte del gruppo.»
«Ma è da pazzi!»
«Cerca di capire Ichigo per lui il
canto è tutto. Tu l'avessi fatto cantare?»
«Certo che no! È malato.»
«Però…se
noi gli impediamo di cantare lui come si sentirebbe?»
«Non lo so.»
«Vuoto, non saprebbe dare un senso
alla vita, ma quando canta si sente pieno, soddisfatto e non gli importa se è
malato, lui vuole cantare.»
Rukia non
riusciva a capire il ragionamento di Renji, il loro
amico era malato, e da come gli aveva appena detto aveva solo un mese di vita,
quindi come faceva a cantare? Per lei era più importate pensare a loro stessi e
poi al lavoro. Non gli era mai saltato in mente che qualcuno potesse pensarla
diversamente.
«Ma così finirà solo con
l'uccidersi.»
«E se il canto fosse la sua ancora
di salvezza?»
«“Ancora di salvezza?” Che intendi
dire?»
«Già…pensa
se Ichigo canta proprio per lottare contro la malattia? Tu impediresti ancora
di farlo?»
«Io…se
lui è malato…credo comunque che non dovrebbe cantare…Tu cosa avresti fatto? Lo faresti cantare anche
sapendo le gravi condizioni di salute?»
«Se lui vorrebbe farlo sì, è una
sua decisione e noi dovremmo appoggiarlo, siamo un gruppo no?»
Aveva capito cosa voleva dirle Renji, però era dello stesso parere che non doveva più
cantare, doveva restare al riposo fare qualcosa che non avrebbe causato un
aggravamento della sua salute. Non voleva che un suo amico potesse morire,
almeno per non far soffrire la sua famiglia, lei sapeva cosa significava
perdere qualcuno, i suoi genitori adottivi erano morti così giovani, c'erano
giorni in cui le mancavano incredibilmente tanto e avrebbe voluto averli al suo
fianco.
Anche sua sorella maggiore era
morta, anche se l'aveva conosciuta solo per un breve periodo, visto che lei e Byakuya s'erano sposati, contro il volere della sua
famiglia, si era affezionato a lei in un modo incredibile, forse perché a
differenza del fratello adottivo con lei aveva un vero legame di sangue e
nonostante non fossero cresciute assieme aveva sofferto davvero tanto quand'era
morta.
«Ho capito…però
mi fa davvero male nel sapere che non si confida con noi…siamo
suoi amici dopotutto.»
«Si, lui ha sbagliato…loso…ma non dobbiamo comportaci male con lui, dobbiamo
stargli vicino in questo poco tempo che gli rimane.»
«Hai ragione, però…sapere
che una persona a cui tengo fra poco morirà, io non posso fare al meno di
sentire un dolore al petto.» disse la ragazza ripensando ancora una volta ai
suoi gentirori e Hisana.
«Sei innamorata di lui per caso?»
«No!» disse la ragazza «Solo che
penso ai suoi familiari, proveranno lo stesso dolore che sentiamo io e.» Non
riuscì a dire il nome di suo fratello, all'improvviso si era resa conto che
anche per Renji doveva essere brutto, visto che era Byakuya era ancora innamorato della defunta moglie. «…Come ti è venuta una domanda simile?» cambiò discorso
sperando che non avesse fatto soffrire troppo l'amico.
«Era già da parecchio che avevo
quest'impressione.»
«Ti sei sbagliato, io considero sia
Ichigo che te solo come miei amici.»
Era la rima volta che parlavano di
cose come l'amore, e non riusciva a credere che ci fossero arrivati così
facilmente. Pensava che era impossibile parlare con lui di certi argomenti, ma
evidentemente era solo lei che lo pensava. Se era così allora doveva farlo
sfogare, anche lui ne aveva bisogno come aveva appena fatto lei. Doveva far
uscire dalla bocca di Renji tutto quello che nutriva
per il fratello.
«Renji.»
«Si?»
«Tu…hai
scritto una canzone?»
«Lei hai lette già.»
«Non sto parlando di quelle
sciocche e mediocri, ma della canzone che hai scritto per Nii-Sama.»
Renji per
poco non cadde dall'altalena, era rimasto di stucco, era sicuro di aver tolto
tutte le canzoni che gli aveva dedicato prima di darle all'amica. Quindi era
impossibile che Rukia avesse letto quelle che aveva
per suo fratello, quindi com'era possibile che si fosse accorta della cosa?
Alla fine si ricordò di quella che
involontariamente aveva inserito nelle tasche dei suoi jeans.
“No! L'ho persa!” pensò il ragazzo
“deve essermi caduta prima. Oh no! L'ha tetta?.. Cavolo.”
«Cosa provi per lui? Lo ami?»
«Sì, sono innamorato di Byakuya-san.» ormai che l'aveva scoperto non se la sentiva
di tacere. «Mi odi per questo?»
Rukia si
alzo bruscamente dall'altalena, in pochi istanti Renji
se la trovò dietro e l'unica cosa che sentì fu solo il calcio della ragazza che
gli arrivò sul sedere, per poco non si rompeva il viso andando a sbattere per
terra.
«Ma sei pazza Rukia?
Baka! Ci mancava poco che mi cambiassi i connotati!»
disse sfiorandosi il sedere dolorante dal colpo appena Ricevuto.
«Oh scusa Renji
ma sei tu il Baka qui!»
«Eh?»
«Come ti è solo venuto in mente che
avrei potuto odiarti solamente perché sei innamorato di Byakuya.
Tu sei un mio amico qualunque sia il tuo orientamento sessuale, Renji rimarrai sempre lo stesso, nessuno potrà mai
cambiarti nonostante il fatto che tu sia innamorato di un uomo.»
Il bassista non riusciva a credere
alle suo orecchie, forse era così impaurito dalla cosa da non rendersi conto
che le sue paure fossero infondate doveva immaginarlo in fondo che l'amica
avesse accettato la cosa.
«Renji
non posso credete che tu abbia pensato una cosa simile su di me…mi hai deluso assai, siamo o siamo amici?» si avvicinò
tendendogli la mano per farlo alzare.
«Scusa.»
«Dimmi, stai male? Stai soffrendo?»
chiese Rukia
Ci fu un incredibile istante di
silenzio da parte del Bassista, e prima di parlare tirò un secco respiro per
far scacciare l'ansia «…Come vuoi che mi senta scusa?
Ci sono giorni in cui sto davvero male. So che lui non mi ricambierà mai e
questo mi uccide.» i suoi occhi mostravano all'amica tutta la sofferenza che
provava, erano talmente disperati da farle provare un senso di angoscia nel
profondo del petto.
Non immaginava che Renji potesse soffrire in questo modo, doveva cercare di
aiutarlo come farebbe una buona amica.
«Non devi dire così, se ti arrendi
ora avrai già perso in partenza. Credi in te stesso! Credi nei tuoi sentimenti!
Credi nel tuo amore! E vedrai che sarai ripagato in qualche modo»
«Ma Byakuya-san
è ancora innamorato di tua sorella.»
«E allora? Se tu parti già con
questa idea cosa credi che succeda? Non arriverai ma da nessuna parte. Bisogna
sempre credere nei propri sentimenti anche se pensi non siano corrisposti al
momento vedrai che in futuro potrebbero cambiare.»
«…Se
avessi il coraggio…forse…hopaura…chelui…mi respinga.»
«Combattila allora! Se hai paura
allora vincila. Se credi di non farcela prova e riprova finché non sarai in
grado di dichiarati e se ti respinge almeno ci avrai tentato.»
Le parole di Rukia
lo gli avevano dato forza, quella che a lui mancava per farsi avanti con Byakuya. Era proprio quello che aveva bisogno di sentirsi
dire. Si chiedeva perché non aveva avuto prima il coraggio di parlare con la
chitarrista, era stato un idiota a credere che la ragazza l'avrebbe odiato
quando invece dove immaginare che l'avrebbe aiutato e dato speranza.
Era stato solo uno stupido e ora ne
era consapevole, aveva proprio sbagliato a dubitare dell'amica.
Sentiva che prima o poi sarebbe
riuscito a dichiararsi al bassista e se l'avrebbe respinto, sapeva che sarebbe
stato doloroso ma doveva fargli sapere ad ogni costo l'amore che nutriva per
lui.
* stupido/idiota
NOTE
Ecco il settimo capito della mai
fan fiction, ho riscritto un po' di cose poiché non mi convincevano e ho
cercato di renderle meglio, ma mi sembra peggio di prima XDXD
Rukia era un po'
tesa in quel momento, stava per tornare all'interno della clinica e le mancava
il coraggio per andare all'amico.
« Renji... non voglio tornate da Ichigo... non dopo quello ho
detto... lui... non credo... »
« Sta
tranquilla Rukia... non credo che Ichigo sia in grado
di provare rancore, almeno non verso i suoi più cari amici come lo siamo noi. »
«
Do...avrei scusarmi secondo te? » chiese leggermente insicura.
« Beh
sì... ma lui ti perdonerà, sai com'è fatto.»
Rukia sospirò « Non
sono brava in queste cose... cosa... dovrei dirgli esattamente? » chiese
all'amico insicura.
« Quello
che senti... »
Non
credeva alle parole che l'amica aveva detto, sembrava palese che fosse
innamorata di Ichigo, forse non riusciva a rendersene conto, oppure era lui ad
aver frainteso la ragazza, ma in fondo si sentiva un po' sollevato, non in
senso che non voleva che fra i due ci fosse qualcosa, semplicemente visto
quello che stava succedendo era preoccupato che alla chitarrista potesse
rimanere il cuore spezzato.
I due
iniziarono ad attraversare la porta principale della clinica, quando il
cellulare del batterista cominciò a squillare.
« Rukia... vai da sola?»
« Ok! »
fece lei entrando
Si
allontanò un po' dall'edificio, il tanto che bastasse per non creare
interferenze con i macchinari, era pur sempre una clinica di cardiologia alla
fine.
Era un
Iphone3, gli era stato regalato lo scorso compleanno da Rukia
e Byakuya per sostituire quello vecchio che ormai era
diventato talmente vecchio da essere inutilizzabile, l cosa ce lo infastidiva
di più era lo schermo distrutto e non riusciva più a vedere nulla, così i due
fratelli gli regalare l'ultimo ritrovato della tecnologia.
Preferiva
l'altro, era più semplice da usare, questo lo definiva “Akuma*”
per lui era un vero demonio. Chi l'aveva inventato il touchscreen
gli aveva rovinato l'esistenza, era impossibile per lui usarlo, sbagliava di
continuo, voleva per esempio ascoltare musica, e per sbaglio andava su
internet, voleva guardare dei video e per sbaglio finiva per cancellava, voleva
inviare un SMS a Rukia, e invece lo inviava a Byakuya. Gli ci erano voluti mesi per imparare ad usarlo
più decentemente, ma gli errori gli capitavano ancora spesso. Lo schermo di
quel telefono era troppo delicato, e non riusciva ad abituarsi.
Però non
si lamentava, o almeno cercava di non farlo davanti ai suoi amici, quel
cellulare gli era stato regalato ugualmente dai Kuchiki,
in parte quello era anche un regalo di Byakuya quindi
per lui era un tesoro prezioso.
Prima di
rispondere guardò sul display non c'era scritto nessun numero cioè era
riservato.
Cosa
volevano da lui? Era insolito che qualcuno lo chiamasse.
“Forse è
uno scherzo telefonico di qualcuno.” pensò. “Provare a rispondere non guasta.”
« Renji ci sei? » disse la voce del batterista.
“Byakuya?!!!” pensò il ragazzo “Che sia preoccupato per Rukia? Non mi chiarirebbe mai...”
Sapeva
che si preoccupava per Rukia, d'altronde era sempre
sua sorella. Chiunque guardando il batterista avrebbe detto il contrario, ma
lui era in grado di riconoscere i cambiamenti delle sue espressioni, forse
anche Rukia e Ichigo ma gli altri che non lo
conoscevano bene come loro, non avrebbero mai potuto capire cosa si celasse
dietro a sua maschera di freddezza.
Era
agitato, anche se immaginava il motivo della chiamata, era comunque in ansia.
Ogni volta che l'altro lo chiamava, era raro che lo facesse, si sentiva sempre
nella stessa maniera, troppo teso per l'emozione.
« Hai
trovato Rukia? » chiese l'uomo.
La voce
di Byakuya anche se era come sempre fredda e
distaccata come sempre, il ragazzo riuscì a scorgerci un velo di
preoccupazione. Allora non sie era sbagliato, l'aveva
chiamato solo per sapere della sorella, non che gli desse fastidio, affatto, ma
avrebbe voluto almeno una volta ricevere una chiamata normale chiacchierare con
lui normalmente, ma questo era solo un sogno irrealizzabile.
« Sì. »
« Meno
male » il tono era molto più sollevato « Non ho molto tempo... sto usando il
telefono dell'ospedale, ora dove siete? »
« Io sono
nel parcheggio della clinica, Rukia l'ho lasciata
all'entrata, dovrebbe star ritornando da Ichigo.»
« Ah...
eccola è appena arrivata... »
Dall'altra
parte della cornetta non avvertiva più la sua voce, probabilmente stava per
chiudere la chiamata.
« Renji ci sei ancora? » Chiese il batterista dopo un po'
« Cer... certo.»
«
Possiamo parlare? Devo chiederti una cosa »
Per un
breve istante istante, Renjicredette di sognare. Era impossibile che Byakuya volesse dirgli qualcosa così improvvisamente. Rukia gli aveva detto qualcosa su quel che provava? No, era
più che certo che l'amica non avrebbe parlato con qualcun altro di quel che
avevano discusso poco prima, quindi forse Byakuya
aveva intenzione di dirgli qualcosa?
Era
agitato ed eccitato allo stesso momento, peggio di un bambino che era agitato
per un qualsiasi nuovo evento.
« Renji? Ci sei ancora? »
« Sì sì... ti aspetto vicino alla tua auto? »
« Perfetto.
»
Fu il
bassista a interrompere la chiamata riponendo il cellulare nella tasca del
piumino nero.
Si guardò
in torno cercando l'auto del batterista appena la vide si avvicinò alla Lexus.
Quella
vettura non faceva altro che testimoniare la differenza di classe sociale che
c'erano tra di loro, lui non se se la sarebbe mai potuto permettere. Renji si arrangiava come poteva mente l'altro viveva nel
lusso circondato da cose costose che nemmeno vincendo qualche premio avrebbe
potuto comprare.
A volte
si chiedeva come mai Byakuya non avesse seguito le
orme dei genitori, che erano stati due dei più grandi avvocati di tutto il
Giappone. Non aveva mai osato chiedere il motivo per cui avesse lasciato il suo
lavoro solo per suonare con il loro gruppo. Gli sembrava impossibile che uno
come lui avesse scelto la musica ad una carriera che di sicuro con il suo nome
gli avrebbe potato una vita benestante, invece quella che aveva scelto era una
continua lotta e non era detto che avrebbe avuto successo con i loro album. Avevo
dei fan affezionati e la loro notorietà cresceva di giorno in giorno, ma non
era ancora detto che la loro fama sarebbe cresciuta in tutta la Naazione, il perché della scelta dell'uomo gli restava un
mistero.
Con la
coda dell'occhio scorse la figura del batterista, aveva appena voltato nella
direzione on cui si trovava.
Il
portamento dell'uomo così fiero e vigoroso ai suoi occhi lo facevano sembrare
magnifico, come sempre. L'aria attorno a lui sembrava vibrare per la sua
bellezza quasi divina. Quei lunghi capelli neri che gli scendevano sulle
spalle, quelli occhi scuri così freddi e glaciali che sembravano quasi
intimorire le persone ma allo stesso tempo affascinarle e toglierle il fiato,
anche Renji era fra quelle.
La sola
vista dell'uomo lo lasciava sempre senza fiato, quasi con la bocca spalancata,
era davvero l'uomo più bello che esistesse, con nessun'altra persona provava
tutte quelle sensazioni, era lui e solo lui a fargli avvertire tutto quello
solo osservandolo. Il cuore gli batteva velocemente come ogni volta e sembrava
sempre volergli scappare via, ma subito tornavano anche le fitte di dolore, lui
aveva occhi solo per sua defunta moglie.
« Renji? » la voce fredda dell'uomo lo chiamo.
“Quel
tono... è ancora preoccupato...” pensò il ragazzo guardo l'uomo più grande
avvicinarsi sempre di più fino a raggiungerlo..
Con un
gesto quasi invisibile agli occhi di Renji, Byakuya prese le chiavi dell'auto aprendola e fece un cenno
per farlo accomodare dentro.
Si
sentiva enormemente a disagio, era la prima volta che si trovava all'interno
della vettura con il batterista senza la sua amica.
Il
silenzio opprimeva l'aria, il bassista non aveva il coraggio di intervenire per
primo, il batterista invece non sapeva come iniziare il discorso che avrebbe
voluto intraprendere.
« Bya... Byakuya-san... volevi
parlarmi? » disse il ragazzo dopo un silenzio interminabile.
« Si... Rukia... Credo che sia innamorata di Ichigo... » disse Byakuya.
«Anche io
pensavo che l'amasse... » forse era meglio dirgli quello che si erano detti,
magari un confronto con il fratello dell'amica avrebbe potuto essere più utile
« ...ma mi ha detto che lei lo considera come un amico... »
«L'ha
detto lei? » chiese lei.
« Sì!
Gliel'ho chiesto poco fa, ma alla fine mi ha detto che è solo un amico... »
«
Capisco. » l'uomo sospirò.
Era la
prima volta che vedeva l'uomo fare quel gesto.
« Non
vorrei che lo capisse troppo tardi, sempre se lei n'è innamorata. Non vorrei
essere pessimista ma se succederà qualcosa ad Ichigo,non vorrei che lei
passasse quello che ho passato io. »
“...Quello
che ho passato io?...” ripetette nella mente il
bassista “...Non mi vorrà mica parlare di sua moglie?” si domandò il ragazzo.
« Renji... » fece una lunga pausa prima di riprendere il
discorso « sai è difficile quando la persona che ami non potrà esserto più vicino, io ci sono passato e non vorrei che
provasse le stesse cose che sento tutt'ora...»
“Lo
sapevo!” L'aveva immaginato, ecco che stava parlando di sua moglie, era la
prima volta che si confidava in quel modo, n'era felice in fondo anche se la
sofferenza in lui non faceva altro che crescere. Non importava quante parole le
avesse detto Rukia prima, lui sapeva che Byakuya avrebbe sempre avuto una sola donna nel suo cuore,
era inutile insistere, non l'avrebbe mai amato.
« Mi...
mi di spiace, dev'essere stato difficile... »
«
Molto... senza Hisana è stato davvero insopportabile,
sai era come se una parte di me fosse morta con lei. Non avevo nessuno al mio
fianco dopo la sua morte, i miei genitori dovevano tornare a lavore e Rukia doveva andare a
scuola, andava ancora alle elementari, quindi dopo il Shiju-kunichi* restai nella casa dei genitori adottivi di Hisana. Loro cercarono di essermi vicini, ma era inutile,
mi sentivo vuoto. Aumenti il lavoro, ero convinto che seguendo le orme dei miei
genitori avrei potuto essere felice, ma fu inutile, non era quello di cui avevo
bisogno. Per poco non entrai in una brutta depressione, nessuno riusciva a
darmi il supporto di cui avevo bisogno. Più di una volta avevo pensato anche al
suicidio.»
«
Sui...Suicido? » chiese il rosso sconvolto.
Renji era stato
buono senza dire una parola fino al quel momento, non aveva mai immaginato di
ascoltare qualcosa di simile dall'amato. La sofferenza che provava era più
profonda di quello che immaginasse. Non aveva mai creduto che avesse anche
potuto pensare di togliersi la vita, non lui che non amava mostrare in giro le
proprie emozioni agli altri.
« Però...
non ci sono mai riuscito fino in fondo, pensavo “se lei mi vedesse, non mi
perdonerebbe mai” lei era, beh era tutto per me e senza di lei non riuscivo a
vivere. »
Il petto
del bassista gli doleva, oltre alla sua sofferenza avvertiva anche quelle che
traspiravano dalla bocca dell'altro e diventava sempre più insopportabile.
« Dopo la
morte dei miei genitori, dovetti tornare a Karakura
per ricevere l'eredità dai miei. Un giorno rovistando fra le cose in casa
ritrovai la mia batteria, quando frequentavo le medie entrai in un complesso
rock, forse ti sembrerà strano, ma a quei tempi volevo fare il musicista, ero
un po' ribelle a qui tempi sai? » rise ai ricordi della sua adolescenza
“ Un po'
ribelle?” non credeva alle sue orecchie, provò ad immaginarsi il batterista
adolescente, ma la sola idea di Byakuya che si ribellava
alla famiglia gli sembrava impossibile.
« Provai
a suonarla di nuovo e mi sentii subito meglio, così quando Rukia
me lo propose decisi di entrare nel vostro gruppo.»
Non
riusciva a staccare gli occhi da dosso a Byakuya, non
l'aveva mai visto con un espressione simile, gli occhi strazianti carichi di
angoscia, erano disperati, di coloro che avevano perso definitamente
la persona amata.
« Io ora
grazie alla musica, mi sento meglio, la musica è stata la mia forza e salvezza,
senza di lei ora non saprei dove fossi. » Anche la voce dell'uomo aveva
cambiato tono, aveva un suono struggente, anche se rimase ancora molto fredda.
Aveva
capito più o meno il discorso dell'uomo, era lo stesso che aveva fatto
all'amica nel parco, quindi riusciva a comprendere finalmente come mai avesse
scelto quella carriera. Avrebbe dovuto immaginarlo, era un po' come lui che si
era fatto tutti quei tatuaggi solo per sentire qualcosa di più doloroso del suo
amore non corrisposto.
Perché
gli aveva parlato di tutto quello? Non sembrava il tipo da condividere il
proprio dolore con gli altri.
« Non
vorrei che anche Rukia... che anche lei non avesse
nessuno al suo fianco. Renji... qualsiasi cosa
succede potresti restare al suo fianco? »
“Eh?”
fece mentalmente il ragazzo “Mi sta chiedendo di Mettermi con Rukia?” pensò
Tutto ma
non quello, poteva chiedergli tutto ma non di fidanzarsi con lei. Quella
richiesta lo fece entrare nello sconforto più totale.
«Mi
dispiace, ma... io... io non posso mettermi con lei, anche se a chiedermelo sei
tu.» La parte della ragione in lui non c'era più non riusciva più a pensare a
cosa dire ne a cosa fare, il suo corpo incominciò a muoversi tanto da
avvicinare il suo volto a quello del batterista.
I loro
occhi erano l'uno di fronte.
« i miei
sentimenti non contano vero? Per te conti solo tu e basta, a me non pensi? Ogni
giorno... ogni giorno soffro... e tu... mi rifacci
questo... non l'accetto, non potrò mai fare una cosa simile »
Renji era
incosciente di quello che aveva detto e stava per fare, i suoi sentimenti
avevano preso il sopravvento tanto da non riuscire più a rendersi conto a cosa
lo stessero portando.
Solo
quando le sue labbra toccarono quelle dell'uomo che lo guardava con occhi
spalancati, quasi come se fosse rimasto shockato. Fu quello sguardo a farlo
tornare in se.
“ Cos'ho
fatto” pensò sconvolto quasi quanto, o forse di più, dello stesso Byakuya.
Non
poteva credere di aver perso il controllo così facilmente, era sicuro di avere
un forte autocontrollo e non pensava assolutamente che sarebbe bastato solo
quella richiesta per spiazzare tutte le sue difese.
« Renji... »
Renji ebbe la
sensazione di quello che stesse per dire, aveva, infatti, sognato quella scena
infinite volte e ora era certo che l'avrebbe vissuta per davvero.
“ No! Non
dirle!” penso nel profondo del cuore “ Non dire che per te esiste solo Hisana... non farmi stare peggio di come mi senta già...”
« Scusa Byakuya-san io... » non sapeva cosa dire al momento
«Lo so Renji. » disse Byakuya « Credevi
che non me fossi accorto? »
« Co..
cosa? » chiese imbarazzato.
« Si vede
lontano un miglio. »
« Cosa? »
richiese
Sospirò «
Mi ami? Vero? » domandò retoricamente.
« Ehh? » fece il ragazzo “Lo sa?” « Co... come lo... sai? »
chiese balbettando.
« Credevi
che non si capisse? L'avrebbe capito persino un bambino. » disse sempre con
quell'aria fredda « Mi hai sempre guardato, lo so, ti ho visto spesso mentre mi
osservavi. Sembra quasi che per te esista solo io. »
Non
sapeva cos'altro dire, era rimasto un po' sconvolto dal fatto che Byakuya sapesse tutto, davvero era sempre stato certo che
non avesse mai saputo dell'amore che provava per lui e sapere che n'era a già a
conoscenza l'aveva shoccato.
« So
anche che la canzone che ho scritto era per me, l'ho capito leggendo il testo.
»
“Sa anche
questo?” si chiese il ragazzo.«Sì... l'ho scritta proprio... per te...» disse
imbarazzato.
Doveva
sentirsi sollevato, il batterista sapeva già quali fossero i suoi sentimenti,
invece, avvertiva una pesantezza dentro, il cuore era avvolto da un alone scuro
e opprimente, quasi come i suoi sensi di colpa.
« Mi
dispiace » disse l'uomo « Mi dispiace davvero Renji..
sapevo tutto, ma nonostante questo ti ho parlato di mia moglie. »
Aveva
sentito bene? Erano davvero quelle le parole che aveva appena udito? Si sul
serio scusato con lui? Non sembrava il Byakuya che
conosceva, forse c'erano cose su di lui che ancora non comprendeva.
«Però
credo che tu abbia frainteso le mie parole, ti ho chiesto di restare vicino a Rukia come amico. Io non avevo nessuno quando è morta Hisana, da soli è difficile superarlo, se dovesse morire
Ichigo, resta al suo fianco, lei ha bisogno di uno come te. »
« Ah... »
Non
riuscì a dire nient'altro il ragazzo, non sapeva come comportarsi d'innanzi a
quel grosso ed enorme equivoco che s'era creato quel pomeriggio.
Domenica 14 novembre, clinica Kurokawa ore 17:05
Da quanti
minuti si trovava nella stanza di Ichigo non sapeva dirlo con certezza,
entrambi si osservavano in volto senza trovare il coraggio si scusarsi.
Era
difficile per loro due pronunciare quella piccola parola, avevano come il
timore che non bastasse per farsi perdonare.
Rukia si avvicinò
lentamente alla letto dove l'amico era coricato dopo assere
stata diversi minuti vicino alla porta. Si adagiò sulla stessa sedia dove poche
ora prima si era seduto il cantate. Riusciva avvertire l'acqua di colonia
dell'uomo che si era impressa sopra, stranamente era la stessa che utilizzava
l'amico, doveva essere comunque solo una coincidenza.
«
Ichigo... »
« Rukia... »
«...
Scusami! » dissero contemporaneamente.
I due
amici si guardarono negli occhi, non si aspettavano di ricevere le scuse
dell'altro, erano certi entrambi che nessuno dei due avrebbero avuto il
coraggio di fare la prima mossa.
«Ho
sbagliato, avrei dovuto parlarvene... »
«La mia
reazione è stata esagerata... » disse guardando i libri che ora si trovavamo
sul comodino, suo fratello doveva averli messi apposto «...non avrei dovuto
lanciarteli addosso. »
« Non ti
preoccupare. »
« Allora?
Cosa ne pensi? »
« Shakespeare*... »
«Pensavo
che ti potessero piacere »
« Certo,
vanno benissimo... ehm... eh... gra.. grazie Rukia. »
«
Figurati... »
Regalarli
a Ichigo era stata una buona cosa, leggendoli non avrebbe forse sofferto troppo
la solitudine e avrebbe passato molto più velocemente quelle terribili
giornate.
Domenica 14 novembre, presso casa Jaegerjaques
ore 17:20
Grimmjow
aveva appena fermato la sua macchina nel parcheggio poco distante da casa sua.
Mentre
tornava a casa sua avvertiva uno strano sguardo addosso, lo stesso che provava
ogni volta che i giornalisti di riviste locali gli stavano alle calcagna.
Odiava da morire quel genere d'uomo a caccia solo di scanali vari, ma comunque
sapeva che questa volta volevano intervistarlo solo per le condizioni della
salute di Ichigo, d'altronde era lui che l'avevo quasi salvato da morte certa.
Accelerò
il passo, non voleva parlare con i paparazzi per diversi motivi. Uno, lui non
aveva nessun diritto di dire cose della vita privata di Ichigo. Due, non sapeva
poi molto sulle reali condizioni del ragazzo. Tre non avrebbe mai svelato nulla
anche se avesse conosciuto Ichigo come le tasche dei suoi Jeans.
Come
aveva sospettato, c'erano nascosti alcuni di loro dietro a degli alberi,
riusciva a vederli con la coda degli occhi. Iniziò a guardare i tipi con uno
sguardo infuriato, tanto da far accorgere a quei tizi che che
con con lui era meglio non avere a che fare.
Tutti
andarono via, tranne una donna che impavidamente si avvicinò il tanto che
bastasse assieme al cameraman che era rimasto impaurito da quello sguardo.
« Jaegerjaques-san!! » gridò la giornalista sperando di
attirare l'attenzione del cantante « Si fermi!!! »
« Matsumoto-senpai!* Non gridi in quel modo! » sapeva che era
inutile, quando la sua collega si fissava su qualcosa niente e nessuno poteva
farle cambiare idea. Aveva deciso di intervistare tutte le persona che
conoscevano Ichigo per accettarsi delle sue saluti e scoprire qualcosa di più
sulla sua vita privata, visto che non si sapeva praticamente nulla.
Il
cantate si ritrovò davanti questa donna, i suoi occhi finirono
involontariamente sull'enorme petto della donna. La camicia sbottonata o
metteva ancora più in risalto.
“Ma
cos'ha in testa questa?” pensò il ragazzo che non aveva mai visto dei soni così
enormi, non era interessato comunque alla cosa alla fine, a lui le ragazza non
erano mai interessate più di tanto.
Una
reporter, comunque, non si sarebbe mai vestita in quel modo appariscente,
doveva essere una di quelle donne che per fare carriera era pronta a tutto o
almeno così la pensava lui. In genere tutte quelle che aveva visto, indossavano
abiti sobri che non mettevano in risalto il proprio corpo, forse il programma
dove lavorava cercava di attirare spettatori solo per la presenza della donna.
Grimmjow
aveva accelerato ancora il passo, davvero non aveva intenzione di dire nulla ma
quella giornalista non gli lascio il tempo per tornare nella sua abitazione,
correndo riuscì a raggiungerlo.
« Jaegerjaques-san, come faceva a sapere che Ichigo era
malato di cuore? » domandò la donna
“I
paparazzi non hanno niente di meglio da fare che cercare scoop sulla vita
privata?” Questa era una delle poche cose della notorietà che detestava.
« Cosa
l'ha spinto a tenerlo nascosto? Forse è stato lui a chiederglielo? Vorrebbe
dire che noi tutti sbagliamo a vedervi come rivali? Siete amici? Se si da
quando? Vorrebbe dire qualcosa in proposito? »
Mentre la
giornalista continuava a fare domande su domande senza ricevere nessuna
risposta, il cantante rientrò nella sua abitazione a forza.
La donna
si posizionò davanti alla casa, guardando la telecamera posizionata poco
distante da lei.
« Salve a
tutti! Sono MatsumotoRangiku,
mi trovo davanti alla casa di Jaegerjaques Grimmjow,
il cantante che ha salvato la vita al vocalist degli Shinigami.
L'unico a conoscenza dei problemi di salute di Kurosaki
Ichigo. Non sappiamo cosa sappia esattamente, non ha voluto lasciare nessuna
dichiarazione. Ora andremo dalla famiglia di Kurosaki,
sperando di conoscere qualcosa in più! Continuata a seguire Karakura-News!
Vi aspetto al prossimo servizio.»
La donna
chiuse la linea, mente il giovane cameraman dai capelli bianchi s'avvicinò alla
donna.
« Matsumoto-senpai! La deve smettere d'essere così diretta. »
disse il ragazzo osservando la formosa donna.
« Su Toshiro-kun » disse la donna scompigliando i capelli del
ragazzo « Questo è il lavoro di una giornalista! »
« Hitsugaya! » disse arrabbiato « Sono Hitsugaya
per lei! »
« Hahaha, dai lavoriamo da due anni assieme! Lasciato
chiamare per nome! »
Sbuffò il
ragazzo, non gli piaceva quando le persone lo trattavano come un bambino, non
capiva come farsi iniziare a rispettare dalle persone, forse era la sua bassa
statura che non mostrava la sua età effettiva.
« No! Hitsugaya! » disse infine « Mi dica, senpai,
comunque cosa vuole scoprire? Non mi pare che quel ragazzo sappia poi molto. »
« Qui
gatta ci cova! Hitsugaya guarda sì vede lontano un
miglio che Jaegerjaques-san sappia qualcosa ed io MatsumotoRangiku giuro che
scoprirò tutto quello che c'è da sapere su questa cosa.! Costi quel che costi!
»
*demone
*ho fatto una
ricerca dei funerali in Giappone, non sono in grado di spiegare tutto in poche
parole, è complessa la cosa e non ricordo neanche il nome del sito dove ho
trovato la cosa >.< ma sono passati mesi, forse anni da quando ho scritto
originalmente il capitolo.
*nel primo volume
di Bleach c'è scritto che Ichigo rispetta Shakespeare
quindi ho pensato che i suoi libri gli sarebbero potuti piacere come regalo da
parte di Rukia
*consenpai ci riferisce ad uno studente che frequenta un corso
superiore, o da chi a lavoro è da più tempo di te.
NOTE
Ho avuto problemi al PC che si è
spento senza che salvassi il capitolo e l'ho ripristinato automaticamente,
quindi è probabile che gli errori che ho corretto non siano stati modificati e
non mi va di rileggere tutto per l'ennesima volta.
Il capitolo l'ho modificato
parecchio, ma guardando in generale ci sono tutte le cose che ho aggiustato,
innanzi tutto la parte di Byakuya e Renji all'inizio era molto diversa, ma ho pensato di
scriverla così perché non mi piaceva quella di prima, comunque mi sono bloccata
un po' con loro, visto che trovo difficile utilizzare Byakuya
come personaggio, non riesco a farlo agire come vorrei, già per questo ho avuto
difficoltà enormi comunque spero di far evolver il rapporto fra i due, cercherò
di non farlo velocemente, ma con naturalezza (anche se mi risulterà difficile
visto che tendo sempre a forzare le cose)
Per Rangiku
ed Hitsugaya, all'inizio non avevo pensato di
utilizzare questi due personaggi, ma mentre rileggevo nella parte della
giornalista ci ho visto proprio lei e nel cameraman modificandolo poi ho deciso
di utilizzare proprio Hitsugaya. Penso comunque che
saranno personaggi importanti nella storia, infatti pensavo di utilizzarli
ancora.
Tengo a precisare che l'audio track 09 sarà l'ultima che pubblicherò al momento, lo farò
fra un po', mi occorre tempo per sistemare tutte le modifiche che ho fatto ai
vari capitoli prima di pubblicarli, non so quanto ci metterò, ma visto che ho
intenzione di scrivere il secondo capitolo di un'altra mia storia ci vorrà un
po' di tempo presumo (non so quanto)
Mi piacerebbe ricevere dei vostri
pareri su questo capitolo e scusate è davvero lungo.
Era
da due giorni che non chiudeva occhio e il sonno era così
forte che
se non si sarebbe disteso subito sarebbe crollato sul pavimento,
doveva assolutamente stendersi sul suo amato letto, chiudere gli
occhi ed avere un meraviglioso sogno in cui lui e Ichigo erano
felici assieme e sopratutto dove il suo amato non fosse in punto di
morte.
Aveva
intenzione di avvertire sua madre che quella sera non avrebbe cenato
e che sarebbe andato direttamente in camera sua. Sicuramente come
ogni pomeriggio la donna stava guardando quei noiosi ed insulsi
dorama così smielati e stucchevoli da fargli venire la
nausea, con
quei finali scontati e a lieto fine così dannatamente
irritanti.
Non
aveva mai amato quelle serie televisive, erano così diversi
dalla
vita reale, le persone non morivano, non soffrivano per la perdita
dei loro amati e sopratutto esisteva sempre un “vissero
felici e contenti” che,
come
stava testando sulla propria pelle, era solo un illusione, usata per
ammaliare quegli stupidi ed ignoranti telespettatori.
«Okaa-san...»
disse il ragazzo entrando in cucina rimanendo paralizzato osservando
le immagini che passavano nel televisore.
Avrebbe
riconosciuto quella clinica fra milioni, era la stessa dove Ichigo
era ricoverato e dal quale sarebbe anche non potuto uscire
più, per
colpa di quel cuore che invece di fargli prore amore lo stava
lentamente consumando, facendogli provare un dolore talmente intenso
e profondo che prima o poi l'avrebbe ucciso.
“Kurokawa-Sensei,
come sono le condizioni di Kurosaki Ichigo?”Chiese
una giornalista al cardiologo.
“Non
posso parlare” rispose cercando di
allontanarsi il più
possibile da quei paparazzi che non facevano che tormentare il
pover'uomo, stressandolo con domande alle quali per motivi di
privacy non avrebbe potuto rispondere.
“Ma
il ragazzo? Sopravvivrà?”
“Sul
serio non posso parlare.”
Ecco
un altro dei motivi per cui i giornalisti gli stavano sulle scatole.
Com'era possibile che questi ultimi non capissero quando esageravano?
Se Kurokawa aveva detto di non poter parlare, non avevano nessun
diritto di stargli addosso in quel modo facendo aumentare lo stress
dell'uomo che stava facendo di tutto per allungargli la vita, se
fosse stato al suo posto avrebbe fatto prendere loro uno spavento
così forte che sarebbero scappati via dalla paura.
«Okaa-san…»
«Grimmjow...»
la donna d'impulso spense il televisore appena sentì la voce
del
figlio.
Vedeva
chiaramente il dolore sul suo volto, stava soffrendo più di
quanto
potesse immaginare e la cosa la distruggeva. In quanto sua madre
desiderava che fosse felice, che vivesse una vita piena di speranza e
che sopratutto l'amore che nutriva fosse ricambiato. Osservare quel
volto così provato, la distruggeva completamente.
“Oh,
Grimmjow, quanto vorrei che fosse tutto più semplice per
te.”
pensò abbracciando il suo bambino,
perché nonostante ormai
avesse superato i vent'anni in fondo rimaneva sempre quel dolce ed
ingenuo fanciullo che giocava con le costruzioni mentre lei cucinava
deliziose cene per lui. Le circostanze avevano eliminato la
spensieratezza infantile del ragazzo che stringeva fra le sue
braccia.
«Okaa-san...»
«Scusami
Grimmjow, io non volevo...»
Si
perse fra le braccia della donna lasciandosi confortare dall'unica
persona che in quel momenti riusciva a dargli quel poco di amore che
aveva bisogno per riuscire ad andare avanti.
«Vedrai,
riusciranno a trovare un cuore per Ichigo.»
Nessuna
madre desiderava che il proprio figlio soffrisse, tanto meno lei.
Voleva aiutarlo, se avesse potuto avrebbe eliminato lei stessa quella
sofferenza, ma l'unica cosa che poteva fare era porgergli la spalla
sulla quale piangere aumentando in lui le speranze, perché
era
questo il compito di una madre e lei voleva compiere a pieno il suo
dovere di genitore.
«Lui
guarirà.»
«Io...
lo...» non riuscì a parlare, le lacrime non
smettevano di uscire
dai suoi occhi finendo per inzuppare la pesante maglia indossata
dalla madre, avrebbe voluto trattenerle ma era inutile non riusciva a
controllarle. Non desiderava che qualcuno lo vedesse in quel modo,
sopratutto non dalla donna che si era preso cura di lei rinunciando a
tutto per crescerlo.
Non
seppe dire per quanto Grimmjow fosse stato lì con quella
disperazione che tormentava il suo animo, non era riuscita a contare
il trascorrere del tempo, sapeva solo che alla fine quando si
calmò
lo vide andare via senza dire una parola.
«Grimmjow...»
Appoggiò una mano sul volto asciugandosi le lacrime che
aveva
trattenuto fino a quell'istante.
Domenica
14 novembre, casa Kurosaki ore 18:30
La
voglia di cucinare quella sera era praticamente nulla, eppure Yuzu
nonostante questo era lì ad affettare verdure come faceva
ogni
giorno da quando sua madre li aveva abbandonati.
Dal
giorno in cui era morta, non aveva fatto altro che preparare la cena
per gli altri tre membri della sua famiglia, tutte le sere, senza
fermarsi mai, anche quand'era ammalata, stanca o piena di compiti, la
sua priorità era che avessero un pasto caldo e gustoso da
consumare
assieme a suo padre, suo fratello e sua sorella.
Però
quella volta non sarebbe stato lo stesso, Ichigo non avrebbe potuto
condividere con loro quei manicaretti tanto apprezzati, era
ricoverato e sul punto di morire e questo faceva crescere nella alla
ragazza un profondo dolore, che aveva provato solo il giorno in cui
loro la loro amata mamma morì
«Okaa-san...»
disse rivolta verso il cielo, dov'era certa si trovasse l'anima della
donna, troppo piccoli allora ma già in grado di comprendere
quello
che avevano perso. «Ti prego, veglia su Onii-chan*.»
Quanto
avrebbe voluto avere la sua mamma al suo fianco, in quel momento
aveva bisogno di essere confortata, abbracciata e sentirsi dire che
il suo adorato fratello sarebbe sopravvissuto.
Domenica
14 novembre, clinica Kurokawa ore 18:30
Le
giornate in quelle stanze passavano con una lentezza quasi
estenuante, non si lamentava per i servizi, gli infermieri e i medici
erano sempre gentili e disposti a dare una mano, bastava chiamarli e
correvano in un attimo pronti ad ascoltare e servire gli ammalati.
Ichigo
capiva che certe cose non si possano usare in un luogo come quello,
ma avrebbe dato di tutto per ascoltare un po' di sana musica che in
situazioni come quelle era la sola cosa che potesse aiutarlo e non
pensare a quello che gli stava accadendo.
Fortuna
che Rukia gli aveva dato quei libri di Shakespeare, almeno leggere
avrebbe potuto sollevarlo per qualche ora trasportandolo in quel
mondo che tanto amava.
Non
ricordava quante volte avesse letto i suo lavori, ormai li conosceva
a memoria, ma nonostante questo riusciva sempre a trovare qualcosa di
nuovo, dettagli che non aveva notato le volte precedenti, quindi li
rileggeva più che volentieri.
Guardando
l'orologio si era accorto che ormai fosse giunta l'ora della cena e
da lì a poco sarebbe arrivato il servizio in camera ed era
schifato
al solo pensiero, il cibo in quell'edificio era davvero insapore, non
è che in genere fosse abituato a mangiare cose
chissà quanto
condite, per via della sua malattia doveva seguire sempre una dieta
specifica, ma i pranzi alla clinica non sapevano di nulla, sembrava
solo acqua bollita.
Come
aveva immaginato uno degli inservienti portò dei vassoi con
quei che
apparenza sembravano verdure e pesce bolliti.
«Arigatou
gozaimasu*» s'inchinò prendendo la sua porzione.
Non
aveva poi così tanta fame, in genere era abituato a mangiare
ad
altri orari, ma si doveva abituare a quelli della clinica per i giorni
in cui sarebbe stato ricoverato, ma non avrebbe mai potuto
sopportar quelle pietanze.
Era
inutile non si sarebbe mai abituato a quel dal sapore praticamente
nullo, ogni boccone era un vero tormento per il suo palato abituato
ad altri tipi di cibi. Avrebbe
voluto tornare a casa il più presto possibile o che Yuzu gli
portasse uno dei suoi gustosi manicaretti che pur essendo poco salati
erano comunque squisiti.
Mentre
mangiava gli
occhi del ragazzo si poggiarono sulla sedia dove poche ore prima era
seduto Grimmjow e non poté fare a meno di ripensare alle sue
parole
“Se non vuoi parlare me ne vado… ma ricorda non si
può
sopravvivere da soli…” Perché
qualcuno che non l'aveva mai sopportato gli aveva detto una frase del
genere? Se l'era chiesto per tutto il giorno senza darsi un risposta.
Non
erano mai andati particolarmente d'accordo, nemmeno quando nei tre
anni in cui avevano frequentato il liceo di Karakura, dei quali
nell'ultimo erano stati addirittura vicini di banco. C'erano stati
diversi contrasti fra i due in quegli anni, alcuni dei quali li
avevano costretti a diverse punizioni.
Una
frase del genere nessuno l'avrebbe pronunciata davanti a qualcuno con
il quale non vi si trovasse, ed era anche per questo che trovava
strana la cosa, sopratutto perché in quegli anni non avevano
mai
avuto dei veri rapporti amichevoli, rimanevano semplici ex compagno
di scuola, rivali sì, ma oltre quello non c'era mai stato
nulla.
Allora perché di quell'interessamento improvviso?
Non
avrebbe mai capito quel ragazzo e senza dubbio sentiva di non poterlo
mai comprendere.
Lunedì
15 novembre, Clinica Kurokawa ore 03.00
A
quell'ora tutti speravano di dormire per recuperare tutte le energie
versate nell'arco della giornata, rigenerandosi e svegliandosi piene
di energie per vivere un nuovo giorno.
Questo
però non valeva per Ichigo, che in quel momento era
intrappolato nel
ricordo più terribile della sua vita, quello in cui perse il
suo
punto di riferimento, la donna più importante di tutte,
quella che
diete da sua vita per salvare il suo più grande tesoro.
Rivedeva
come sempre le immagini della sua amata madre, erano così
nitide che
gli sembrava ti trovarsi di nuovo lì davanti il suo corpo
senza
vita, investita da quell'auto che sbandò che
sbandò per colpa
dell'insistente pioggia colpendo Masaki che per difendere il proprio
bambino venne colpita a pieno.
Il
richiamo disperato di quell'ingenuo e gracile fanciullo, che chiamava
la madre ancora ignaro della gravità della situazione,
quello stesso
ragazzino che dopo aver preso coscienza della morte della donna alla
vista di tutto quel sangue subì uno shock talmente profondo
da
segnarlo per tutta la vita.
Quell'incubo
non era così frequente, ma tutte lo aveva, qualcosa in lui
finiva
per spezzarsi ogni volta.
*fiction
giapponesi
*fratello
*grazie
NOTE
Chiedo
venia, non ammazzatemi vi scongiuro, non mi sono scordata di questa
storia semplicemente l'avevo persa nel labirinto dove ho tutte le mie
fanfiction e storie originali e finalmente dopo averlo cercato
è
saltato fuori il file dove avevo completato questo capitolo
Lo
ammetto l'ho completamente riscritto, all'inizio volevo solo fare una
rilettura per correggere gli errori di battitura, ma alla fine l'ho
adattato al mio nuovo stile, non voglio vantarmi del mio
(pseudo)miglioramento, semplicemente ho pensato che per una storia
del genere fosse più adatto in quanto più
dettagliato, prima le
descrizioni mi sembravano alquanto superficiali e per alcune sene mi
sembravano troppo scialbe.
Comunque
ho allungato qualche parte, tagliando altre e non ho inserito
l'ultima perché in questo capitolo mi stonava e
l'aggiungerò nel
prossimo che non so quando posterò perché non
l'ho ancora
completato e non lo scriverò per ora, visto che ho
intenzione di
dedicarmi ad altri progetti.
È
molto probabile che alla fine decida riscriva completamente la
storia, ma non ne sono certa.
I
ricordi dell’incidente erano troppo vividi nella mente
di Ichigo e per
tutta la notte il giovane non
era riuscito a
riprendere sonno tormentato da quelle immagini atroci.
Perché
dopo tutti quegli anni n’era
ancora perseguitato? Cercava di darsi una spiegazione ma
era inutile, per
quanto tempo passasse mai
era riuscito a dimenticarsi di quel
lontano e tragico giorno. Suo padre e le sue sorelle gli erano
stati vicini
aiutandolo a
superare quei momenti in cui
credeva di sprofondate una
disperazione senza fondo, ma lui non
era mai stato il tipo da
condividere il proprio dolore con gli altri e mai prima
di all’ora era riuscito ad aprirsi completamente con loro. Non
voleva assolutamente
che i tre notassero quei
momenti di debolezza, non voleva ferirli più di quanto non
avesse già
fatto fino a quell’istante, per questo motivo preferiva
tenere
tutte le sue angosce dentro di sé anche
se alla
lunga andare avrebbero finito con il devastarlo sempre di
più.
«Ichigo-kun è permesso?»
Il
vocalist quasi sussultò: in
quell’istante era troppo perso in quei
ricordi che continuavano
a straziare la sua mente e il suo debole cuore.
«Kurosawa-sensei entri
pure»
«Ti
senti meglio oggi?»
Ichigo riusciva
a vedere la preoccupazione negli occhi del suo medico, non era la
prima volte che si mostrava così allarmato
per lui, si conoscevano da così tanti anni che erano finiti con
l’affezionarsi l'uno all'altro.
«Mi
sento molto meglio Sensei.» Non
è che non si sentisse bene, in effetti da
quand’era stato ricoverato sentiva un netto
miglioramento fisico, ma
era la sua psiche a non essere nella forma migliore e non
se la sentiva di parlarne con
il medico, non voleva farlo
agitare di
più di
quanto già non fosse.
“Se
non vuoi parlare me ne vado… ma ricordanon
si può sopravvivere da soli”
Perché
quelle parole dovevano ancora ritornargli in
mente? La voce
di Grimmjow gli
risuonava in
testa come una delle orribili canzoni che rimangano
impresse risuonando
all’infinito nella testa.
In
fondo sapeva che le parole
di Jaegerjaques avessero
un fondo di verità: non
poteva andare avanti senza fidarsi
di più delle persone che lo circondavano e
doveva incominciare proprio dal chi gli
era stato più
vicine in quegli anni, compreso l’uomo che gli si trovava di
fronte
che aveva fatto davvero tanto per lui.
Lunedì15
novembre, CasaKurosakiore
16:00
Era
la prima volta in vita loro che le due adolescenti andavano
a trovare il fratello senza che il padre potesse loro
accompagnarle, non
era che non volessero farlo ma il genitore era
sempre stato un
po’ troppo apprensivo trattandole
ancora come
se fossero
belle bambine indifese, ma era arrivato il
tempo di mostrargli
quanto fossero
diventate mature e
responsabili.
Dovevano
ammettere che non vedevano l’ora di rivedere
loro fratello: la
loro presenza avrebbe fatto bene ad Ichigo che
sarebbe rimasto
chiuso per troppo giorni
e sicuramente delle facce
familiari avrebbe fatto
bene al maggiore.
Le
due sapevano che il fratello sarebbe rimasto chiuso per troppi giorni
in quella clinica, proprio per questo motivo stavano
portando al ragazzo
un po’ di vestiti di ricambio che gli sarebbero stati
indispensabili, oltre al fatto che avessero intenzione di
recapitargli anche la sua vecchia amica, la sua prima chitarra che
aveva comprato con i soldi del suo par-time.
«Papà
noi andiamo!»
«Fate
attenzione agli conosciuti»
Perché quel
vecchio doveva preoccuparsi così
tanto? Erano
quelli i pensieri che giravano nella mente di Karin che irritata
guardò l’uomo con
un’occhiataccia, di quelle che sembravano voler fulminare le
persone con gli
occhi.
«Non
siamo più bambine:
abbiamo sedici anni non cinque!»
Non
avrebbe mai capito quell’uomo, sì erano loro
figlie ma ormai quel
comportamento iperprotettivo
sembrava agli occhi della ragazza una
cosa totalmente ridicola.
Era
vero che avevano perso loro madre e che le
condizioni di Ichigo fossero
troppo gravi, ma incominciava
seriamente ad esagerare.
«Voi
resterete per sempre le mie bambine!»
Quel
bambine era di troppo, la mora proprio non riusciva a sopportare quel
lato del genitore e
prese la mano della gemella andando via
prima che fosse troppo tardi.
«Ciao
papà »
«Ci vediamo
vecchio!»
«Non
date retta agli sconosciuti e
guardate prima di attraversare»
Karin e Yuzu mai
sarebbero state in grado di capire
quanto temesse per
loro, gli erano rimaste solo loro assieme al primogenito che
si
trovava in una situazione talmente critica da
fargli temere che da un giorno all’altro sarebbe potuto
morire.
Isshin sapeva benissimo
che Karin e Yuzu mai sarebbero
state in grado di capire quanto
si preoccupasse per loro
due, alla fine erano le uniche donne della famiglia che gli fossero
rimaste e non avrebbe mai voluto che succedesse qualcosa
alle sue adorate gemelle. Era
vero che forse stava esagerando, ma temeva sul
serio per la
loro sorte, almeno non dopo tutto
quello che era successo a sua moglie e Ichigo,
che sarebbe potuto morire
da un giorno all'altro.
Grazie
alle sue conoscenze, era riuscito a trovare il miglior
cardiochirurgo dell’intera asia e aveva
addirittura perso il conto
di quanti soldi avesse speso per la
salute del figlio,
ma erano stati l'unico compromesso per permettergli di
vivere il più a lungo possibile, ma ormai la situazione
era sempre più cripta da
fargli temere che potesse non
farcela a superare quell'anno.
Il solo pensiero di perderlo gli procurava delle
ferite che nessuno avrebbe potuto capire se non Masaki che
da lassù vegliava sul suo bambino.
«I
nostri figli stanno diventando davvero grandi» Come sempre
non
riusciva a distogliere gli occhi dall’enorme poster che
irradiava quella cucina rendendo quel luogo uno
dei più caldi e
accoglienti di tutta l'abitazione «Scommetto
che sei fiera di loro.»
Era
orgoglioso di Karin e Yuzu che
si prendevano cura
di lui e del fratello nonostante la loro giovane età, e
soprattutto
lo era dello stesso Ichigo che
aveva lottato duramente per lunghi anni arrivando fino a quel
giorno e sperava che
avrebbe continuato a lottare contro la
sua patologia «Ti prego Masaki veglia
su di loro»
Isshin non
riuscì a trattenere le lacrime in quell’istante,
tutto era così
duro aveva già perso la moglie provando un dolore straziante
e non
voleva perdere anche il figlio che avrebbe finito per lacerare
ancora più a fondo quella ferita che mai si era rimarginata.
NOTE
Dopo
anni finalmente sono riuscita a correggere la
prima parte del decimo capitolo che ho decido di dividere a
metà
come sempre, era l’ultimo che mi mancava e non l’ho
più continuata per definire alcuni dettagli.