Un amore di testimone

di Lanyze
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La notizia ***
Capitolo 2: *** Tempismo ***



Capitolo 1
*** La notizia ***


UN AMORE DI TESTIMONE
Note: La storia è ispirata al film omonime con quel figo di Patrick Dempsey. Quando l'ho visto ho pensato a loro. E' nata come OS, ma poi è diventata un po' lunghetta, così ho deciso di dividerla in due capitoli. E' una cosa leggera, anche per testare la mia capacità nello scrivere commedie, quindi critiche e commenti sono ben accetti! Buona lettura!

Sasuke Uchiha.
Sì, proprio lui. State tremando? Lo so che lo state facendo. E anche lui lo sa. Perché il suddetto soggetto, ormai, ci ha fatto l'abitudine. Perché non c'è città, stato o continente in cui qualsiasi ragazza, o ragazzo, non si volti a guardarlo al suo passaggio. Perché Sasuke Uchiha è bello, divinamente bello, come se Madre Natura quel giorno avesse deciso di fare un favore a noi poveri mortali, ed è ricco, schifosamente ricco. E come ogni ricco che si rispetti, non si sa specificamente perché. Sasuke Uchiha è un americano, ascendente giapponese, bastardo, acuto, sadico e bisessuale. Un concentrato di lussuria e ormoni che farebbero diventare gay anche il più etero del mondo. Sto esagerando? Forse. Fatto sta che la sua fama lo precede. È sempre stato così, dai 13 agli attuali 30 anni, non ha mai avuto un due di picche. Mai, tranne una volta. E quella fu l'inizio della fine. Solo che lui non lo sapeva.
 
Novembre, 2005. College.
"Aspettami in camera, 445B"
Peccato che non era una singola e peccato che l'acuto Uchiha abbia sbagliato bersaglio, sovrastando, senza accendere la luce, quella figura stesa sul letto.
"Ma che cazzo fai?"
"Tu non sei Suigetsu!"
"Ma tu sei lo stesso una testa di cazzo, togliti!"
Davvero un bel colpo Uchiha.
Saltò giù dal letto, senza vedere uno zaino e cadde pesantemente, non senza sbattere la testa vicino alla scrivania. Davvero poco Uchiha.
"Ben ti sta!" Disse quel ragazzo, ancora non ben definito, che si alzò, finalmente, per accendere la luce e cercare in qualche modo di aiutare il suo assalitore.
"Non volevo spaventarti, scusa, ho sbagliato persona. O forse camera, non lo so, ma la stanza gira?"
"Sicuramente vodka e cultura non sono una bella squadra!" - diceva il ragazzo biondo intento a premere qualcosa di freddo sulla testa del moro - "Comunque non hai sbagliato, Suigetsu è il mio compagno di stanza. Probabilmente mi avrà anche mandato un messaggio per lasciargliela, ma stavo già dormendo". In quel momento la porta si spalancò con un trafelato Suigetsu intento a correre in bagno e sbattersi la porta alle spalle. Versi gutturali e lamenti, oltre ad una serie di gentili imprecazioni, spinsero i due ragazzi ad uscire.
"Vuoi scopartelo lo stesso?"
"Mi sa che per stasera passo. Non ne risentirò. Ma... posso sapere il tuo nome?"
"Ah-ah, non ci provare Uchiha, io non ho intenzione di cadere nella tua trappola, né tanto meno essere il tuo ripiego, anzi le persone come te non le sopporto!"
"Quale trappola? Voglio solo conoscere il mio salvatore! Non mi stereotipare!"
"Conosco il tuo nome proprio perché sei uno stereotipo: bello, probabilmente anche ricco, qualche complimento qua, qualche sfioramento di là, ed ecco la magia! Sasuke Uchiha, bisessuale, stronzo convinto!"
"Fatto sta che tu ora sia qui, a parlare con me, accompagnandomi nella mia camera!"
"Solo perché quella che hai sulla testa è una birra ghiacciata avvolta nella mia maglietta! Una di quelle che preferisco tra l'altro, e la rivoglio!"   
"Giuro che non ho intenzione di fare niente, anche perché... cavolo!"
Perché il pavimento si muove? Questo si chiedeva Sasuke mentre stava di nuovo per cadere, prima che due mani lo afferrassero prontamente.
"Aah... mi chiamo Naruto e adesso cerca di non vomitarmi addosso, altrimenti ti lego al letto imbavagliato!"
"Mmh... che giochino interessante!"
E fu così che Sasuke, da quel momento teme, conobbe il suo migliore amico, generosamente soprannominato dobe, Naruto Uzumaki. Biondo, occhi azzurri, appassionato di arte e gay, genuinamente gay. E anche carino, molto carino.
 
Settembre, 2016. New York.
"Che ne dici se stasera facciamo un sesto round?"
"Mi dispiace tesoro, ma le cose belle non durano. Magari...mai ok? - disse il giovane, lasciando con un piccolo e casto bacio, decisamente il contrario di quello che avevano fatto per tutta la notte, una bella ragazza, ancora nuda, sul letto di casa sua. "Ragazze, ho fatto sesso con un tipo da urlo stanotte!". Questo recitava il suo messaggio non appena Sasuke uscì dalla sua vita. Rapido, e divino. Una notte. E basta.
New York era affollata, tremendamente affollata. Che senso ha avere una Mercedes laccata se non la si può far sfrecciare sull'asfalto?! L'avrebbe cambiata, magari con una moto, probabilmente chiedendola al fratello per Natale.
Dopo aver parcheggiato in maniera alquanto discutibile, si fiondò in un bar ordinando un caffè amaro e un muffin al caramello con panna! Dove mettesse tutto quel grasso il dobe, rimaneva un mistero. Pagò e si diresse al bancone per ritirare, quando un giovane ragazzo accanto a lui gli lanciò un'occhiata eloquente che l'Uchiha ricambiò molto volentieri.
"Ops, scusa! Credo di aver preso il tuo per sbaglio!"- gli disse con un tono dannatamente finto!
"Oh, questo allora dev'essere la tua ordinazione! Ecco tieni!"
E si allontanarono, non prima di essersi mangiati con gli occhi, ognuno per la propria strada. Se non che, una volta in macchina, un bigliettino con un numero e un nome cadde dalla busta, rigirandosi sul sediolino dell'auto.
"Michael eh!? Mi libererò per stasera."
Mise in moto e partì, diretto al museo centrale della città.
In quegli undici anni non era cambiato. Anzi. Si può dire che fosse peggiorato, o migliorato, dipende dai punti di vista! Aveva i suoi compagni, quelli delle partite a basket e delle bevute e aveva il suo migliore amico, quello che lo conosceva meglio di chiunque altro, quello che lavorava alla ristrutturazione di quadri d'autore, con una passione per gli oggetti d'antiquariato che, senza sapere come, ha trasmesso anche a lui, e quello su cui sapeva di poter contare, sempre e comunque. Perché lo aveva accettato anche se lo considerava uno stronzo bastardo, ma continuava a stargli vicino con la scusa di poter essere l'unico a controllarlo e salvarlo se un giorno tutti i suoi amanti decidessero di vendicarsi.  
Erano completamente diversi, questo è certo. Ma avevano imparato a capirsi, ad apprezzarsi e a fidarsi, trascorrendo intere giornate insieme e fermandosi ogni tanto a progettare qualche pazzia o piano folle per conquistare il mondo. Perché Naruto e Sasuke erano cresciuti, avevano un lavoro stabile, anche se quello del teme ancora non definito, e una spalla su cui appoggiarsi, tutte le volte che erano troppo stanchi per andare avanti da soli. Tuttavia si permettevano di essere ancora un po' bambini ogni tanto, facendo scherzi agli sconosciuti, architettando piani per rovinare la vita del povero Suigetsu (sì il compagno di stanza) e, perché no, anche per diventare i padroni del mondo.                    
Entrò nell'immensa sala di ristrutturazione, ritrovandosi di fronte un enorme quadro ritraente un uomo nudo e la testa bionda del suo amico proprio in mezzo alle gambe, in una scena alquanto equivoca e divertente agli occhi. Prese il cellulare dalla tasca e scattò una foto tanto per ricordo e poi si avvicinò porgendogli la colazione.
"Muffin al caramello con panna come da lei richiesto signore!"
"Grazie Sas'ke, scusami. Ma ho fatto e tardi e ho dimenticato di fare colazione e -un brontolio proveniente dal suo stomaco lo interruppe - come vedi, sto morendo di fame! Spero di non averti interrotto!" -concluse lanciandogli uno sguardo e un sorrisetto beffardo, poggiando il pennello sul tavolo e lasciando un attimo il suo lavoro.                  
"Non c'è niente da interrompere alle dieci di mattina. Ci vediamo a pranzo?"
"Sì, tu cosa farai?"
"Forse andrò da Itachi, si sposa tra un mese e vuole che gli dia un consiglio sulle promesse. Sai che mi accompagnerai al matrimonio vero?"
"Tu? Aiutare con le promesse? Al massimo potrai controllare gli errori di grammatica! E no! Non mi fingerò di nuovo il tuo compagno!"
"Andiamo dobe, conosci Ino e Sakura! Sicuramente avranno preparato un piano per conquistarmi e tu non vuoi che finisca nelle loro mani perverse e maniache vero?"
"Ammesso che esista qualcuno più perverso di te e comunque è la quarta volta che si sposa! Dici che questa è quella giusta?"
"Non credo, quella giusta non la sposerà!"
"Aah... gli Uchiha! Chi li capisce è bravo! Ora smamma che devo lavorare teme!"
"A dopo!"
 
Itachi Uchiha. Sì, il fratello di Sasuke e sì, la genetica non mente. Ma a differenza del minore, Itachi era molto più professionale ed elegante. Anche lui ha avuto tante amanti, ma tante, solo che qualcuna l'ha anche sposata. All'età di 40 anni aveva già affrontato, a detta sua, quattro matrimoni. Perché? Un po' si divertiva, gli piaceva organizzarli. La cerimonia, il ricevimento, i regali e lo champagne, soprattutto lo champagne. E poi le feste degli Uchiha avevano sempre qualcosa di particolare e grandioso: a volte la famiglia affittava un intero albergo per tutta la notte e, spesso anche per la mezza giornata successiva, giusto per riprendersi.
Sasuke non capiva. Infondo suo fratello era l'unico che a quoziente intellettivo lo superava (anche se dopo Nara, ma questo non l'avrebbe mai detto ad alta voce), però andava bene così. Infondo le sue "mogli" erano tutte stupide ereditiere, ricche e superficiali. A volte erano proprio loro a chiedere il divorzio, altre volte si disperavano e piangevano, ma nulla che una grande villa non potesse sistemare. Ma il senso? Glielo aveva chiesto una volta, ricevendo come risposta un "Mi annoio". E finì lì. Non aveva insistito, accontentandosi di quello confidando che pochi sanno chi è il vero Itachi Uchiha e sempre così sarà.
All’interno della villa più lussuosa del quartiere più lussuoso di New York, Sasuke incrociò immediatamente l'avvocato personale del fratello, intento, come al solito, a contrattare al telefono con l'oggetto della discussione seduto di fronte a lui a suggerirgli cosa dire.
"No, la casa a Londra no. È importante per il signor Uchiha, non se ne parla! Sa, i Natali passati e- quella alle Maldive?"
Itachi si bloccò per un attimo, il tempo che i suoi infiniti neuroni collegassero tutti i fili e...
"No, vada per la casa a Londra! Quella alle Maldive la teniamo noi... sì, per il resto ci accorderemo domani, sì, a risentirla! Salve... Cazzo, Itachi, non cambiare idea trenta volte al minuto!"
"Scusa Dei, ma la casa alle Maldive è il posto migliore per divertirsi! Non posso concedergliela così!"
"Sono gli accordi prematrimoniali?" Li interruppe il giovane, accomodandosi al grande tavolo in mogano al centro del salone con un bicchiere di whisky del Tennessee, probabilmente il migliore in circolazione. Senza probabilmente. "Otouto è necessario progettare tutto fin nei minimi particolari e poi agire! Ricordalo sempre!"
"Non ricordo se questa è la quarta o la quinta."
"Deidara?"
"È la quinta Itachi! Almeno questo potresti ricordartelo ogni tanto. Ora scusatemi, ma devo andare a preparare i documenti per la separazione dei beni. Mi raccomando Itachi, cerca di farlo durare almeno un anno questo qui!"
"Lo dici tutte le volte Dei!"
"Sperando che almeno una di queste tu mi stia a sentire! Ciao Sasuke!"
Quando Deidara, amico di Itachi, nonché miglior avvocato divorzista in circolazione (in gran parte grazie alle cause di Itachi), lasciò la villa, chiudendosi la porta alle spalle, Sasuke si alzò, dirigendosi verso la finestra. Tutto il loro rapporto era incentrato sulla fiducia e sul sostegno reciproco, lo dimostravano le mille fotografie piazzate per casa, la presenza perenne del maggiore nella vita del più piccolo senza mai sfociare nell'invadenza, e il desiderio di difenderlo sempre da ogni dolore. Ricordava ancora quanto aveva sofferto dopo la separazione dei genitori, le domande che solo un bambino triste e speranzoso poteva porre per cercare di comprendere, di capire perché i suoi coetanei tornavano a casa tenendo le mani a entrambi i genitori e lui invece poteva stare solo con mamma o solo con papà. Era stato Itachi l'unico punto fisso della sua infanzia, la stabilità e la sicurezza di cui necessita un ragazzino e, seppur il suo orgoglio gli impedisse di farlo apertamente, Sasuke era immensamente grato al fratello per avergli permesso di assaporare quel piccolo stralcio di famiglia che gli era rimasto.
"Allora? Porterai Naruto anche stavolta?"
"Ovvio, non ho intenzione di diventare una preda facile!"
"Quando la finirai di accampare scuse?"
"Scuse? Non capisco di cosa parli!"
 Era da un po' di tempo in realtà che il fratello era ambiguo. Quando, in un modo o in un altro Naruto entrava a fare parte del discorso, Itachi cominciava a parlare di cose senza senso, di 'occasioni mancate' e 'anime inconsapevoli'. Che si fosse rincitrullito con l'età?
"Allora, queste promesse?"
 
 Scattate le 13.00 Naruto era già fuori dal museo, privo del camice, indossava jeans stretti e t-shirt altrettanto aderente, in modo da mettere in risalto i mesi in palestra che da un po' di tempo trascorreva col teme, anzi era stata una sua idea. "Vedrai che può soltanto farti bene"- diceva. Peccato che il biondo abbia sempre preferito un bel divano al tapis roulant e poi aveva anche un lavoro, lui, che, seppur non richiedesse alcuno sforzo fisico, era stancante. Ma doveva ammettere che quel sacrificio portava i suoi frutti e non mancava di vantarsene ogni mattina di fronte allo specchio. Per non parlare delle occhiate che le ragazze gli lanciavano per strada! Peccato che non fossero il suo genere. Letteralmente. Ma ogni tanto attirava anche lo sguardo di uomini carini. Ma Naruto non era sicuramente come il compagno. Anzi. Sasuke era bastardo, Naruto gentile. Il teme ne cambiava una a notte, il dobe al massimo uno ogni sei mesi. Non era fatto per quel tipo di cose. Preferiva di gran lunga conoscerle, le persone, prima di instaurare qualsiasi tipo di rapporto e poi cercare di far funzionare le cose. Non si aspettava durasse per sempre, ma preferiva l'intesa mentale prima di quella fisica. E adesso, alla veneranda età di 30 anni, sperava, in cuor suo, di poter trovare qualcuno con cui restare. Qualcuno che potesse amarlo davvero e magari sposarsi, costruire, nonostante tutte le difficoltà che il suo orientamento comporta, una famiglia e condurre una vita tranquilla, al fianco di chi non smette mai, attraverso i piccoli gesti quotidiani, di dimostrarti l'amore.
E Sasuke lo sapeva, ma non condivideva. Non era in programma il matrimonio nella sua vita e nemmeno rimanere con la stessa persona per troppo tempo. Ma gli sarebbe piaciuto avere un figlio... no! Forse era meglio un cane! Infondo li adorava. Spesso, mentre camminava per strada e ne incrociava uno, non si impediva di accarezzarlo e fargli qualche coccola. Pensava fossero animali fedeli, compagni di vita, i migliori coinquilini se ben addestrati. "Dovresti mostrare anche ai tuoi amanti questo affetto teme!" - gli ripeteva Naruto ogni volta che si ritrovava a parlare da solo perché il suo amico si era fermato a fare le coccole ad un cane.
 
"...E ti ha chiesto di rifarlo? E tu cosa le hai detto?"
"Che non se ne parla proprio! Due volte di seguito no, forse tra qualche mese..."
"Teme sei incredibile! Dovresti dar loro un libretto delle istruzioni!"
"Già... ehi, questo no! È pieno di spezie e tu sei allergico al pepe!"
"Cavolo, davvero? Grazie Sas'ke e tu smettila di mangiare tutti quei gamberi, ti sentirai male!"
"Ma a me piacciono! Aggiungi questo ristorante alla lista! Ci torneremo!"
"Va bene, allora vai col gusto del gelato!"
"Mmh... Stamattina hai preso il caramello con panna, e molto probabilmente hai una gran voglia di gusti dolci oggi, direi... vaniglia, vaniglia, senza panna, e spruzzata di cannella!"
"Come ci riesci tutte le volte?"
"Esattamente come ci riesci tu con il liquore... dai, spara!"
"Se sei andato da Itachi di sicuro hai preso quel whisky che ti piace tanto, quindi lo escludiamo. Hai preso i gamberi, quindi qualcosa per aggiustare la bocca sarebbe l’ideale...mmh... limoncello! Limoncello italiano!"
"Stai scoprendo tutti i miei muri compare, mi conosci troppo bene! Devo cominciare a nasconderti qualcosa!"
"È inutile capirei lo stesso!"
Tre volte a settimana pranzavano insieme, ogni volta in un ristorante diverso, straniero e facevano quel gioco. Si divertivano ad indovinare cosa avrebbe preso l'altro, senza aiuti e imbrogli, riuscendoci, a volte, al primo tentativo, altre dopo qualcuno in più, e altre volte ancora permettevano a uno di decidere per l'altro. Lo facevano per ingannare l'attesa e approfittarne per discutere dei più svariati argomenti partendo proprio da un semplice gusto di gelato, raccontandosi aneddoti di quando erano piccoli o, nel caso di Sasuke, la storia di un particolare liquore prodotto chissà dove con chissà quali qualità. Ma di certo Naruto non si annoiava, nessuno dei due lo faceva. Quel giorno, dopo il pranzo, si diressero nel parco. Il tiepido calore del sole d'autunno, l'odore di foglie ormai non più verdi e le urla e le risate dei bambini, erano un piacevole sottofondo per una passeggiata all'aperto, per rilassarsi, per parlare di qualcosa di importante.
"Sasuke devo partire tra una settimana."
"Come? Partire?"
"Sì, mi hanno chiesto di revisionare delle opere in Scozia, e starò via per un bel po'"
"In Europa? Per quanto tempo?"
"Non lo so... Credo tre settimane o qualcosa in più."
"No.. Ti prego, non partire. Io non ce la faccio a stare senza di te, non avranno senso le mie giornate!" - disse mettendosi una mano sul cuore e stringendo quella dell'altro, guardandolo negli occhi con un tono palesemente ironico-
"Almeno sforzati di fingere meglio idiota! Ahahahaha!"
Lasciò la sua mano e si appoggiò al corrimano del ponticello su cui si trovavano in quel momento. Respirò l'aria di quella stagione, avvertendo i passi dell'amico avvicinarsi a lui e fare lo stesso. Naruto amava l'aria aperta, preferiva di gran lunga il campetto esterno quando organizzavano le partite di basket coi ragazzi e spesso Sasuke si era ritrovato a cercarlo in lungo e largo per poi scoprirlo a sonnecchiare sotto ad un albero.
"Non perderti, mi raccomando! E non andare con i tipi sospetti, non mi fido dei popoli nordici! E non sparire perché col cavolo che vengo a cercarti in Scozia!"
"È il tuo modo per dire 'sta attento e mi mancherai?' Come siamo gentili..." - concluse, poggiando il capo sulla spalla e puntellandolo con il gomito.
"Potrebbe essere! Ma quanto costano le chiamate all'estero?"
"Ci informeremo teme, e, anche se non me lo dici, lo so che mi chiamerai tutti i giorni con una scusa stupida solo per sentire la mia voce!"
"Tu sogni troppo dobe! Al massimo sarai tu a chiamare me!"
Ed effettivamente così fu! Naruto cedette per primo. La Scozia era bella, doveva ammetterlo, ma se ci fosse stato anche Sasuke con lui sarebbe stato meglio. Un po' ci sperava, che abbandonasse tutto e partisse con lui, ma poi accantonò l'idea e se ne dimenticò. Il problema era che la Scozia era anche molto lontana e caso volle che in quel periodo il tempo non fosse nemmeno dei migliori. Quindi le telefonate tra i due amici erano molto disturbate. Riuscivano a malapena a sentire la voce dell'altro, ma con parole e suoni sconnessi. Così quelle tre settimane passarono senza parlare, non per bene almeno e il fuso orario di certo non aiutava. Ma ciò che a Sasuke occupò la maggior parte del tempo erano i suoi pensieri. "Come sta?" "Cosa starà facendo?" "Se la cava con la lingua?" E la cosa che più non riusciva a spiegarsi era la strana sensazione di vuoto che provava ogni giorno che avrebbe dovuto passare con lui. Tentò di rimpiazzarlo, uscendo anche con la stessa ragazza per un po' (cinque giorni), ma non era la stessa cosa. Gli mancava il dobe. La leggerezza che provava in sua presenza, l'impressione del trascorrere del tempo più veloce del solito, la sua risata e il suo modo spontaneo e contemporaneamente devastante di rompere le barriere, di scoprire i lati più nascosti dell'Uchiha stupendo anche se stesso. E sembrava quasi ridicolo a provare a chiamare praticamente ogni giorno o notte, sperando ogni volta che la linea non fosse disturbata e di non doversi accontentare di suoni lontani, ovattati e spezzati. L'unico luogo in cui riusciva a calmare e a sfogare quella frustrazione, perché così cominciò a definirla, era il campo da basket e le partite con i suoi compagni.
"È dura la mogliettina eh Shika?"
"È una seccatura, tornassi indietro non mi sposerei!"
"Sì, ci credo! Stravedi per Tem. È l'unica ragazza che hai definito 'interessante'… Non la lasceresti mai".
Cominciavano sempre così. Con qualche battutina per punzecchiare Shikamaru, sì, quello col quoziente intellettivo superiore all'Uchiha e proprio per questo soggetto perennemente scocciato. Pigro. Mai inopportuno. E sempre un passo avanti a tutti. Hidan e Suigetsu tentavano in ogni modo di disturbare la sua pace, a volte anche semplicemente parlando o svegliandolo a prima mattina, ma tutte le volte riusciva a vendicarsi, ovviamente senza sforzarsi mai troppo. Hidan era invece un pazzo, ma complessivamente un buon amico. Era la cosiddetta "anima del gruppo", sempre allegro, divertente, ma poco fine. Decisamente poco fine. E patito di chissà quale setta religiosa cultrice del dio Jashin; aveva addirittura un piccolo santuario improvvisato nella sua stanza, presso cui pregava ritualmente ogni notte. Era meglio non indagare molto sulla sua vita. Meglio limitarsi a sapere quello che lui racconta e non andare mai oltre.
Chiudeva il cerchio Suigetsu, l'ex compagno di college di Naruto. Alla fine aveva scopato con Sasuke, ma per il legame che condivideva con il biondo, non smisero di vedersi dopo quella notte. Anzi, dopo che il dobe li aveva sorpresi nel bel mezzo dell’atto, diventarono buoni amici, archiviando il tutto come semplice divertimento ed esperienza personale. Hidan, dopo aver chiuso la discussione con Shika sulla moglie, si rivolse a Sasuke. Era un po' di tempo che sembrava strano e di certo non lo aveva notato solo lui, ma conoscevano l'Uchiha e sapevano che bisognava aspettare. Aspettare che lui si aprisse, e manifestasse, anche se riluttante, le sue emozioni e i suoi pensieri perché infondo lo aveva imparato: "Tutti necessitiamo di qualcuno, di una parola, di un gesto, che possa aiutarci ad andare avanti. Bada bene Otouto, l'uomo è un animale sociale!" Ed era ovvio che il fratello ne sapeva sempre una più del diavolo sotto forma di citazione e lo costringesse a riflettere, per poi capire che sbagliava e infine rimediare.
"Lo so, mi dispiace se vi sto facendo preoccupare. Non guardatemi così, ma... beh, credo che, insomma..." mentre cercava di scegliere le parole giuste, continuava a palleggiare, osservando quel pallone grande e pesante, un po' come la sua testa in quel momento, senza sollevare mai gli occhi verso i suoi amici. Non sapeva che molto probabilmente avevano già capito e lui era l'unico a non averci fatto ancora caso.
"È che, credo che il rapporto che ho con Naruto non mi basti più. Ecco. Forse dovrei...non lo so..."
"Va bene, basta torturarti, abbiamo capito Sasuke e molto tempo fa anche! Shika, i tuoi 20 dollari!"
"Avevate scommesso?! Luridi bastardi..."
"Senti Sasuke -disse Sui poggiando una mano sulla spalla, sfidando la morte per le occhiate di fuoco del compagno- non che fosse palese, solo che il tuo attaccamento stava andando un po' oltre il semplice rapporto 'miglior amico'. Parli spesso di lui, lo cerchi con gli occhi quando non c'è e guardati adesso! Sei preoccupato manco fossi la sua mamma!"
"Già, mamma anatra!" - a quanto pare Hidan non teneva alla sua vita, probabilmente sperava di incontrare Jashin prima del tempo.
"No....non è quello! È qualcosa di meno morboso e più passionale, non scende nella routine, né tanto meno nell'abitudine di passare il tempo insieme. Tu sei sempre stato particolarmente... mmh... vivo, rilassato, spontaneo con Naruto. Sec.."
"Ok, ok, ho capito Shikamaru non c'è bisogno che fai una radiografia delle mie emozioni! E poi guarda... Hidan sta per addormentarsi!"
Non avrebbe mai pensato di dirlo ad alta voce, ma sicuramente si riteneva davvero fortunato ad avere dei compagni come loro. Si conoscevano da tempi immemori ormai, ma il loro rapporto non era come quello che aveva con Naruto. Non saprebbe spiegare se fosse qualcosa di più profondo o superficiale e del resto non è nemmeno da lui farsi tutte quelle elucubrazioni mentali come Shika, ma si era affezionato davvero e in quel momento fu davvero grato a tutti loro, non solo per averlo sopportato durante l'assenza del dobe, ma anche per aver compreso, in silenzio e senza parole.
"Quindi aspetto che torni e lo invierò ad uscire, mi ci fidanzerò seriamente e staremo insieme!"- disse, prendendo la palla, da Suigetsu e correndo verso il canestro, prima di saltare e segnare.
 
Purtroppo Naruto era rimasto in Scozia per un'altra settimana e non appena tornò a New York, subito chiamò il compagno per chiedergli di vedersi, anche perché aveva in serbo per lui una notizia importante. Sasuke si preparò al meglio per quella sera, una cena in un ristorante elegante, già prenotato e avrebbe offerto lui, chiaramente. Giacca e camicia, senza cravatta. Formale, ma non troppo. Si avviò verso il ristorante quasi saltellando, fermandosi ogni tanto a pensare a cosa dire, come dirlo e quando. Poi riprendeva il suo cammino, cambiando totalmente versione fino a ritrovarsi davanti alle porte del locale. Entrò e lo vide, seduto al bancone, di spalle, intento a parlare con un uomo a fianco a lui. Era sempre stato un tipo socievole e ci metteva poco a fare amicizia, anche con gli estranei, e sorrise pensando a quanto fosse spontaneo a differenza sua. Avanzò verso di lui mentre il biondo si voltava, incrociando felice il suo sguardo e lanciandosi letteralmente tra le braccia del suo migliore amico, stringendolo forte. Entrambi, in quei pochi secondi, respirarono totalmente il profumo familiare dell'altro, si sentivano nel posto giusto al momento giusto, tranquilli e rilassati. A casa. Prima che Sasuke però potesse aprire bocca, Naruto lo bloccò con la sua voce, allegra e pimpante.
"Sas'ke, sai quanto tu sia importante per me no? E sai quanto io tenga al fatto che tu sia sempre presente nei momenti più belli della mia vita..."
La sua voce, per l'Uchiha sembrava più lontana, lo seguiva, ma contemporaneamente pensava che forse non era l'unico ad essere stato così male durante la sua assenza, forse non solo lui si era accorto dei sentimenti che legavano entrambi, forse non sarebbe stato così difficile.
"…Così come io voglio essere sempre presente per te e per questo vorrei che tu... ecco"
In quel momento l'uomo che prima sedeva accanto al biondo avanzò verso di loro, sorridendo e prendendo la mano di Naruto che gli rivolse uno sguardo dolce per poi dire-
"Ti va di essere il mio testimone?"
Sasuke sbattè le palpebre confuso, ancora stava cercando di fare una semplice operazione nella sua testa per trovare il senso di quella domanda: dobe, uomo sospetto, mani intrecciate, testimone.
"T-ti sposi?"
"Lui è Gaara, ci siamo conosciuti in Scozia... e lo so che ho sempre detto che il colpo di fulm..."
Naruto parlava e Sasuke non respirava, come se quella molecola composta di ossigeno essenziale all'essere umano per vivere, avesse deciso di non entrare più nel suo naso, abbandonandolo al suo destino infame. La cosa stava diventando seria, davvero. 'Aria, aria, aria' era tutto quello che a Sasuke serviva, ma a cui in realtà non pensava, bloccato alle parole del compagno. Lo guardava intensamente fino a che non si sentì davvero mancare. Indietreggiò per aggrapparsi a qualcosa, un misero brandello di un qualsiasi cosa che purtroppo, fu la manica del cameriere che malauguratamente si trovò a passargli alle spalle, tirandolo rovinosamente per terra, con un vassoio di vari piatti, pieni, rovesciati completamente su entrambi. E Sasuke si ritrovò, bagnato, sporco e al profumo di roastbeef appena sfornato. Ma l'unica cosa che uscì dalla sua bocca fu:
"Non ti azzardare a ridere dobe o ti ammazzo".
E Naruto dovette fare appello a tutta la sua forza interiore per non scoppiare di fronte a quello spettacolo, trattenendosi con una mano premuta sulla bocca e gli occhi quasi liquidi per le lacrime. 

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Capitolo 2
*** Tempismo ***


Note: Per tutti quelli che hanno visto il film, devo avvisare che questa parte è sicuramente quella che vi si discosta di più. Volevo rendere le cose leggermente più piccanti e quindi mi sono lasciata andare alla fantasia qua e là, infatti è presente una SCENA ESPLICITA, non adatta a tutti, ma non so come alzare il rating: devo ancora prenderci la mano, perdonatemi. Inoltre, rileggendola, ho notato che la mia vena melodrammatica a un certo punto ha preso il sopravvento per qualche riga. Spero non si discosti molto dallo stile complessivo della storia. E infine la dinamicità delle scene è dovuta, ribadisco, al fatto che è nata come One-shot. Spero di non deludere le aspettative! Ringrazio la mia beta N. per la pazienza e i consigli.
Ps. Mi sono informata: in Scozia alcune Chiese celebrano matrimoni omosessuali.
 
"Cavolo, quindi è vero? Si sposa?"
"Già, con un principe tra l'altro!"
"Oh, ha anche il sangue blu? Forte!"
"Stronzo ma da che parte stai?"
"Scusa, scusa, dalla tua è ovvio, ma sai... non è una cosa che si vede tutti i giorni!"
Sasuke era con i suoi soliti amici, seduto sugli spalti, dopo una breve partita in cui non era riuscito a smettere di pensare a quel fottuto matrimonio. Perché oltre ad avere l'onore di fare il testimone, avrebbe anche dovuto aiutare il fortunato sposo ad organizzare tutto. Certo, gli era andata bene perché non essendoci una donna vestita di bianco, c'erano molti meno gingilli, fiori, abbinamenti e cose varie a cui pensare, ma cavolo, voleva chiedergli di uscire fino a tre giorni fa! Che situazione di ...
"Merda! Sei nella merda amico!"
"Sei sempre così di conforto Sui, davvero. Proprio come l'iceberg per il Titanic!"
"Ragazzi qui c'è poco da scherzare -intervenne Shika- credo ci sia un'unica cosa che tu possa fare Sasuke! Stagli vicino in questo periodo, informati sui matrimoni gay e tutto ciò che concerne e dimostrati l'uomo che tutti vorrebbero avere accanto. Stupiscilo. Mostragli lati di te che non crederebbe mai esistano e fagli capire cosa si perde. Noi intanto cerchiamo i punti deboli di questo Gamara!"
"È Gaara!"
"Gamara, Gaara, che differenza fa poi!?"
"Grazie! Ci proverò!"
 
E così fece. Il suo appartamento era diventato una perfetta agenzia di consulenza matrimoniale. C'erano foto, DvD, giornali di ogni genere, elenchi, menù, manuali per la damigella perfetta... tutto! Tanto valeva tentare davvero. Era Sasuke Uchiha, cavolo! Non poteva farsi battere così da un... un... principe. "Ma con tutta la popolazione scozzese, proprio con quel coglione doveva scontrarsi? Manco fosse in una favola... Salvato col cavallo bianco da una tempesta poi... cazzo!"
Questo era quello che si diceva, come un mantra, da quando aveva iniziato a studiare. Da quando aveva preso quella cosa come una sfida in cui la posta in gioco era troppo alta per perdere. Anche se Naruto sembrava felice, molto felice. Aveva notato quella particolare luce negli occhi e quell'entusiasmo così... luminoso. Tutto intorno a lui era luminoso e se non lo era, lo diventava. Quel Gaara sarebbe stato fortunato, e il suo amico sereno... Era giusto quello che stava per fare? Se fosse riuscito nel piano di Shikamaru (cosa probabile perché vi era l'1% di possibilità che potesse fallire considerati i precedenti) allora Naruto sarebbe stato confuso, pieno di dubbi, magari avrebbe anche sofferto perché non saprebbe come comportarsi, manderebbe all'aria tutto per lui... E se si fosse mostrato scostante? Se non fosse all'altezza di quel Gaara? Avrebbe mai potuto dargli più di quanto il principe avrebbe fatto?
Il cellulare lo distrasse da quei pensieri e come se avessero semplicemente preso vita, il biondo gli stava urlando maledizioni dall'altro lato della cornetta perché era tardi e lo stava aspettando al bar da 15 minuti.
 
"Non dovreste sceglierli insieme i menù?"
"In realtà già abbiamo un menù, sai famiglia tradizionalista... però Gaara mi ha detto di prepararne anche un altro in modo da accontentare tutti, nel caso ci fosse qualcuno restio alla cucina scozzese e mi ha dato carta bianca!" "Premuroso!" Naruto non si lasciò sfuggire il tono sarcastico e stizzito del compagno, ma credendo di averlo immaginato preferì non approfondire. E rimase non poco sorpreso dai consigli di Sasuke, che non solo sembrava davvero preparato sull'argomento cibo e matrimoni, ma ogni tanto proponeva presentazioni e abbinamenti anche con riguardo al servizio di piatti. Non c'è che dire, aveva fatto la scelta giusta scegliendolo come collaboratore personale.
"Senti Sas'ke, non è che mi accompagneresti anche a comprare la biancheria per la prima notte?"
"Come? Guarda che non c'è questa grande scelta..."
"Lo so, ma non voglio prendere qualcosa di banale e vorrei essere abbastanza sexy per l'occasione!"
Chi cazzo me lo ha fatto fare di venire qui? 10 parole tonde tonde vorticavano nella testa dell’Uchiha, che dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non cedere di fronte a quel corpo, ambrato, asciutto, piatto, tonico... cavolo sembrava uno di quei bagnini di Baywatch! Avrebbe anche potuto sentire la musica di sottofondo ad accompagnare le sue sfilate se non fosse stato troppo impegnato a non guardare dove non doveva. Certo, andavano in palestra insieme, si erano visti in piscina e spesso avevano passato le giornate intere a casa del moro con solo i boxer addosso. Ma era prima di aver raggiunto quella consapevolezza perversa di volerci fare di tutto con quel corpo, prima di desiderare di toccarlo, annusarlo e assaggiarlo... Graffiare quelle spalle ampie, tracciare i suoi addominali scolpiti al punto giusto, seguire con i pollici quelle fossette pronunciate che si perdevano chissà dove e quel sedere, piccolo, tondo, sodo sedere che poche volte aveva avuto così voglia di scopare. Naruto stava infliggendo la più grande tortura al suo migliore amico ignorando genuinamente la cosa, indossando mutande che lasciavano ben poco all'immaginazione e prendendo ogni tanto un frustino per scherzare e giocare. Di nuovo a Sasuke mancava aria, continuava a sventolare quella rivista con la scusa di condizionatori malfunzionanti e rimanendo, questa volta, seduto, evitando qualsiasi rischio di trovarsi abbracciato al pavimento come l'ultima volta. Ma fosse quello il problema! Qualcosa, che ultimamente era a riposo, causa 'matrimoni inattesi', stava rendendo quei jeans dannatamente stretti, ancora più stretti, e di certo sapere che il principe che ha svegliato la principessa era nudo a pochi metri da lui di certo non aiutava.
"Naruto, vado un attimo in bagno!"
"Va bene, quando ho finito vado in cassa, ci vediamo lì!"
Sasuke Uchiha non aveva mai avuto la necessità di toccarsi, se non a 12 anni quando i suoi ormoni si sono all'improvviso scatenati; di conseguenza nei 20 anni precedenti c'era sempre qualcuno, o anche più di uno, si intende, a prendersi cura di lui. Adesso era lì, da solo, in quel bagno chiuso a chiave con una strana sensazione, davanti alla sua asta, alta e turgida bisognosa di affetto. Con estrema lentezza, promettendosi che sarebbe stata l'ultima volta, portò le sue mani intorno al membro caldo. Si accasciò sulla porta, chiuse gli occhi e cominciò ad andare su e giù, vezzeggiando il glande con il pollice e aumentando con sempre maggior insistenza il movimento. Nella sua mente comparve il viso di Naruto, poi il suo petto ampio, il ventre piatto e modellato, la schiena inarcata, davanti a lui e quei glutei ferrei attorno alla sua virilità. Si mordeva le labbra cercando in tutti i modi di non emettere suoni, di non far trapelare nulla da quella stanza in cui stringeva, muoveva e spingeva, lasciandosi trasportare dalle sensazioni, dal desiderio, su e giù fino a strizzare i testicoli per poi venire, anche copiosamente, contro le piastrelle del bagno, scosso da tremiti e dal pensiero di quello che aveva appena fatto.
Dopo essersi dato una veloce ripulita, uscì dirigendosi alla cassa e congedandosi con la scusa di aver avuto una telefonata importante per poi scappare via, lontano dal luogo incriminato e dal colpevole dal viso innocente.
 
I giorni passarono e i preparativi procedevano per il meglio. Ovviamente Sasuke non mancava di mostrarsi il migliore in tutto, ma Naruto, dopo i menù, aveva smesso di farci caso, troppo preso dall'ansia dell'imminente data delle nozze. E mentre l'Uchiha cercava di far capitolare il dobe, la squadra si occupò di scoprire i più reconditi segreti del misterioso Gaara che, dopo aver dimostrato all'inizio di essere abbastanza scarso in campo, riuscì a recuperare terreno nel secondo tempo portando anche la vittoria.
"Carino, elegante, ricco, simpatico e anche veloce nell’apprendimento... è un osso duro!" - pensava Shikamaru, a poco a poco consapevole che proprio quella volta corrispondesse all'1% di probabilità di fallimento dei suoi piani geniali.
Una settimana prima del matrimonio partirono tutti per la Scozia insieme a Karin, cugina dello sposo e co-fondatrice del club ufficiale di Sasuke, nonostante fosse stata anch'ella sedotta e abbandonata. Di sicuro il paese era bello, i laghi, le montagne e i tramonti. Probabilmente erano proprio quelli ad aver fatto innamorare Naruto, forse era per quelle sfumature arancio rosate che aveva deciso di lasciare New York, del resto nelle grandi città è quasi impossibile poter assistere ad uno spettacolo come quello che si presentava agli dell'Uchiha nella traversata per giungere al castello. Sul ponte dello scafo vi era anche un cane, di media stazza, bianco e nero a cui si avvicinò cominciando affettuosamente ad accarezzarlo.
"Perché non ne prendi uno?" - gli domandò il biondo avvicinandosi.
"Probabilmente lo farò, molto presto ci sarà un vuoto da colmare!"
Avevano affrontato quella discussione qualche giorno prima, quando Naruto aveva deciso di raccontare all'amico della sua intenzione di trasferirsi. Certo Gaara non avrebbe potuto ottemperare ai suoi doveri da lontano e ad un certo punto ha ritenuto anche superfluo parlarne. Tuttavia ci sono molto spesso cose che, seppur palesi, non si vogliono vedere. Cose che si sentono, ma non si ha il coraggio di ascoltare finché non le si pronunciano ad alta voce. E Naruto lo sapeva, si era immedesimato nei panni dell'amico ed era convinto che lui avrebbe voluto sentirselo dire. Ed era stato difficile, molto. Lo stesso Sasuke aveva cercato di mascherare la tristezza e il dolore che quella notizia gli aveva arrecato, ma il loro legame era abbastanza profondo da permettere al biondo di percepirlo, di capire e di pensare, anche solo per un momento, un fugace istante, di star facendo la cosa sbagliata. Anche il sarcasmo sottile e la leggera freddezza di Sasuke nei giorni successivi avevano contribuito a riempire di dubbi e domande la sua testa, probabilmente il moro non se ne accorgeva nemmeno oppure cercava di nasconderlo bene, ma dimenticava quanto fosse semplice per lui capire anche il minimo cambiamento. L'avrebbero superato? Quanto sarebbe stata rilevante la distanza nel loro rapporto?
E così, da quel momento, Sasuke decise di lasciar perdere, di mostrarsi, per quanto possibile, felice per il compagno e di sostenerlo fino alla fine, sperando che il suo disappunto passasse inosservato. Tuttavia sentiva il bisogno di qualcuno accanto a sé, che potesse stargli vicino, ascoltarlo senza che dovesse parlare, tendergli una mano per andare avanti e l'unico in grado di riuscirci, insieme a Naruto, era Itachi. Così, la sera prima di partire, decise di recarsi dal fratello con la scusa di volerlo salutare e fargli gli auguri per il viaggio di nozze che gli aveva impedito di partecipare al matrimonio del biondino.
Tutte le volte che necessitava di una spalla sedeva su quella poltrona, accanto alla finestra, con il solito whisky, guardando il camino già acceso per quell'insolito freddo di inizio novembre.
"E così tra una settimana è il grande giorno..." - disse Itachi accomodandosi sul divano di fronte al fratellino, ondeggiando il liquido nel bicchiere di vetro con la mano
"Mh..."
"Sai Sasuke quando avevo sedici anni feci amicizia con una ragazza, tu avevi sei anni, probabilmente non la ricordi nemmeno!"
"Infatti. Come si chiamava?"
"Non ha più importanza ormai" - rispose abbassando lo sguardo anche lui verso il fuoco scoppiettante.
"Divenne molto importante per me, fino a quando non capii di amarla. Ero giovane, è vero, ma ti assicuro che non era una semplice cotta adolescenziale. Lei era diversa, era una stronza, mi teneva testa come nessuna è mai riuscita a fare ed era lei a raccogliere i pezzi tutte le volte che credevo di non farcela, con mamma, con papà, con te...".
Si fermò alzando lo sguardo sul fratello che al contrario non si era mosso, consapevole di quanto dovesse essere stato difficile per Itachi fare la parte di quello forte davanti a lui, sorridergli e dirgli che sarebbe andato tutto bene anche se era una bugia.
"Non aveva origini americane. Si era trasferita qui all'età di dieci anni dall'India con la sua famiglia, legata ancora alle tradizioni più conservatrici. Scoprii troppo tardi che lei era già stata promessa in sposa ad un'altra grande famiglia indiana, me lo disse suo padre, dopo avermi visto uscire di nascosto dalla sua camera. Avevo 22 anni quando smisi di andarla a cercare, quando cambiai numero di telefono e andai a stare da papà a Los Angeles per un po'"
"Sì, mi ricordo di quella partenza, ma di lei non riesco proprio a..."
"È ovvio, vi siete visti una volta sola. Sparii dalla sua vita e la lasciai andare, sperando di recarle così meno dolore, facendomi odiare e permettendole di essere felice, almeno per quanto avrebbe potuto"
"Mi dispiace Itachi... ma come mai me lo dici ora?"
"Perché tu possa ricavarne la tua morale! Perché tu possa imparare dai miei errori e non smettere mai di lottare per la persona che ami Sasuke. Prenditela, anche perché ragazzi come lui in giro ce ne sono pochi, soprattutto che riescano a sopportarti!"
"Tsk... Stronzo!"
Prima che Sasuke potesse andare via, Itachi lo abbracciò sapendo che ne aveva bisogno, ma che non l'avrebbe mai chiesto e lui lo lasciò fare, nonostante fosse restio alle manifestazioni d'amore fraterno, assaporando il tepore di quella stretta, crogiolandosi nel calore che solo il suo fratellone poteva trasmettergli. "Grazie"
 Si allontanò dal cane quando lo scafo aveva già approdato, e si ritrovò ai piedi di un enorme castello in pietra grigia, con tanto di torri e bandierine. Entrarono nell'immenso atrio dove i genitori di Gaara e alcuni parenti dello stesso, li accolsero con un sorriso che sembrava davvero troppo finto. Fecero un giro per la dimora, tra quadri e oggetti antichi abbastanza strani e più volte Sasuke e Naruto si trovarono a lanciarsi occhiate eloquenti per commentare in silenzio le mille 'particolarità' della casa e la vista del padre di famiglia che parlava di giochi virili indossando la tipica gonnella scozzese. Ora dite ciò che volete, ma a chi non è del posto, la cosa risulta comunque bizzarra. Ed era proprio a partecipare a quei giochi che Sasuke era stato gentilmente e provocatoriamente invitato dal principino, che molto probabilmente voleva farla pagare a tutti per averlo messo in difficoltà col basket. Sollevare un tronco, lanciare un giavellotto e tirare la corda con tanto di panchetto rialzato per il pubblico femminile. Inutile dire che fu apprezzato solo l'impegno e la grossa somma offerta dall'Uchiha per ripagare l'auto sfracellatasi sotto il tronco.
Stanco e affaticato, si ritrovò a cena seduto ad una lunga tavolata in quella che gli avevano spiegato esser la sala più grande del castello, circondato da visi in gran parte sconosciuti perché i suoi meravigliosi compagni avevano pensato bene di rimanere in camera a dormire, lasciandolo solo in pasto ai leoni. Si era accomodato di fronte a Naruto e Gaara, cercando in tutti i modi di non guardarli a lungo e fare facce strane (per non dire schifate) di fronte al loro comportamento da dolci innamorati. Gli vennero in mente le volte in cui solevano andare a pranzo insieme, era da prima che il dobe partisse che non lo facevano, gli sembrava così tanto tempo... Notò di aver scelto lo stesso primo piatto di Gaara e la cosa gli diede non poco fastidio. Inoltre vide il biondo tentare di assaggiare la portata del compagno come faceva sempre con lui, ma Gaara lo aveva guardato in modo strano, per poi impedirglielo chiamando il cameriere per ordinare un'altra porzione e scambiarla. Naruto era rimasto sorpreso da quell'atteggiamento. Non voleva un piatto diverso, solo assaggiare l'altro, per questo fermò il cameriere dicendogli di lasciar perdere e che c'era stato un errore. E Sasuke, che non si era perso un secondo di quella patetica scenetta, non riuscì proprio a non fare una smorfia, per poi buttare con aria innocente una delle quattro forchette a sua disposizione sotto il tavolo e lanciare uno sguardo al biondo, facendogli cenno di seguirlo. Senza farsi notare Sasuke portò con sé un assaggio della sua porzione, conducendola direttamente in bocca al compagno sotto il tavolo. "Non commentare!" - gli aveva detto Naruto, stroncando sul nascere ciò che l'altro stava per dire e alzandosi immediatamente per tornare al suo posto. "Stai facendo un grosso sbaglio amico" - sospirò Sasuke, ormai solo prima di alzarsi e abbandonare definitivamente quella cena fingendosi stanco. Al diavolo l'educazione.
 
Il giorno successivo, dopo essere passato a salutare Naruto e aver a stento trattenuto le risate di fronte al completo tradizionale scozzese con cui avrebbe dovuto sposarsi, Sasuke si allontanò verso il lago, percorrendo il pontile e respirando a pieni polmoni quell'aria fresca, sperando di svuotare la mente e smettere di pensare a quegli occhi azzurri che non sarebbero mai stati suoi.
"Ti stai godendo il panorama?" - non si stupì del fatto che le sue speranze fossero state non solo vane, ma anche del tutto inascoltate quando il biondo comparve alle sue spalle, da solo, ancora libero da tutti quei doveri aristocratici a cui dovrà presto abituarsi.
"Si sta davvero bene qui, non sono mai stato in un posto così tranquillo."
"Già..." - asserì, con un sospiro e un tono di voce velatamente preoccupato che Sasuke non si lasciò sfuggire.
"Cosa c'è?"
"Le promesse... dobbiamo scriverle di nostro pugno e io non so da dove cominciare!"
"Non lo conosco bene quanto te, non saprei come aiutarti!"
"Lo so... se sapessi cosa mi scrive lui probabilmente mi sbloccherei!"
"Tu dici? Beh io non posso sapere cosa ti scriverebbe Gaara, ma..."
"Ma...?"
Esitò. E poi: "So cosa ti scriverei io, voglio dire... se ci fossi io al suo posto, so cosa vorrei dirti all'altare."
"E allora perché non me lo dici Sas'ke?" - disse, avvicinandosi a lui sempre di più e sedendoglisi accanto sul pontile, senza mai smettere di guardarlo negli occhi e sentendo una strana sensazione smuoverlo all'altezza del petto. Si diceva di poter trarne qualche idea utile, ma era spinto soprattutto dal forte desiderio di voler sapere cosa il suo amico provasse per lui, di ascoltarlo e magari prendergli le mani e poggiare la testa sulla sua spalla. Si limitò ad osservarlo, aspettando che cominciasse a parlare. Anche Sasuke si voltò verso di lui, puntando le iridi nelle sue. Se qualcuno avesse potuto fare caso a quegli occhi, a quelli di entrambi, di sicuro non avrebbe mai potuto negare che ci fosse qualcosa tra di loro, qualcosa che va ben oltre la semplice amicizia, ben oltre lo stesso amore. Infondo cosa sono se non parole convenzionali scelte per le emozioni? No, non lo si poteva descrivere a pieno quel sentimento. Molto probabilmente neanche la vita con tutti i suoi ostacoli avrebbe potuto farci qualcosa, perché in un modo o in un altro quei due sarebbero stati insieme: se non si fossero incontrati in quel college, si sarebbero scontrati a Times Square, oppure fuori a quel bar che ad entrambi piaceva tanto. Ci sarebbe comunque stato quel filo a legarli, quel filo a tenerli uniti e a far sentire a uno la presenza dell'altro. Se qualcuno avesse potuto fare caso a quegli occhi, non avrebbe mai pensato che stavano invece per separarsi, forse per sempre, forse solo per un'ora, ma di sicuro non sarebbe stato qualche kilometro a spegnere quelle emozioni così vive. Se qualcuno avesse potuto fare caso a quegli occhi, avrebbe scommesso col destino in persona che quei due avrebbero vinto insieme.
"Se adesso io fossi con te su quell'altare ti direi che non esiste giorno nella mia vita più felice di questo, se non forse quello in cui ti ho incontrato e assalito. Ti direi che mi hai totalmente stravolto l'esistenza, che mi hai insegnato a guardare le cose da un'altra prospettiva, a ridere spesso, ad avvicinarmi alle emozioni e non solo al... piacere del corpo! Ti ringrazierei per non avermi mai abbandonato, per avermi urlato in faccia che sbagliavo, per avermi preso a pugni e per avermi sfidato praticamente in tutto facendomi sentire più vivo che mai. Che ormai sei diventato parte di me e che ti seguirò in capo al mondo appoggiandoti in ogni scelta che farai, perché tu fai sempre la cosa giusta, tu sei la cosa più giusta che potesse mai capitarmi nella vita. E poi penso che ti direi ti amo e tutta quella roba lì" – concluse distrattamente, distogliendo apposta lo sguardo e puntandolo verso un punto indefinito oltre il lago.
"Anche io", rispose invece Naruto di getto, senza neanche rifletterci. L'aveva detto spontaneamente, non rendendosene conto, continuando ad osservarlo con attenzione e sentendo crescere sempre di più la voglia di baciarlo.
"Come?" Sasuke si voltò di scatto, convinto di aver capito male, mentre il suo cuore batteva più forte, fino a far quasi male.
"Eh…? Sì, anche io... ti direi... le stesse cose, se fossi tu lì... insomma, se noi due... "
"Narutooo! Ma che stai facendo lì, vieni, dobbiamo andare!"
 Karin li aveva interrotti sul più bello si potrebbe dire. Con molte probabilità il discorso non si sarebbe concluso lì e la vicinanza avrebbe fatto il resto. Entrambi si guardarono per l'ultima volta prima che Naruto si alzasse e si dirigesse verso la cugina, ringraziando debolmente il moro e concentrandosi per pensare ad altro. Gli aveva risposto 'anche io' e sapeva perfettamente in relazione a cosa l'aveva detto, sapeva perfettamente quali parole l'avessero spinto a reagire così. Diede la colpa allo stress, alla frustrazione e all'ansia, ma non smise di pensare a quell'episodio nemmeno un attimo, anche nei giorni successivi in cui lui e Sasuke si erano a stento salutati.
 
La sera prima delle nozze, Karin e gli altri portarono il biondo a divertirsi, per festeggiare il suo addio al nubilato. In Scozia c'era una strana tradizione a cui Gaara e alcuni familiari acquisiti avevano fatto riferimento: la sposa o lo sposo avrebbe dovuto girare un intero locale con una strana anfora tra le mani, raccogliendo monete in cambio di un bacio. Fu portato in un osteria, alquanto rustica e caratteristica, molto probabilmente frequentata da omosessuali e bisessuali con musica dal vivo e vino, tanto vino e birra. Un po' ubriaco e un po' impacciato, con un cappello e un mantello, cominciò a danzare e avvicinarsi ad ogni cliente ricevendo monete e scambiando baci casti e leggeri sulle labbra. Si sentiva libero e felice, un po' trasgressivo per l'alcool, e aveva baciato più persone quella sera che in tutta la sua vita. Aveva quasi fatto il giro del locale, arrivando in un angolo buio e appartato, dove incrociò lo sguardo scuro di Sasuke. Senza pensare troppo, avvicinò l'anfora al suo petto seguendo con gli occhi il braccio dell'altro posarvi una moneta, per poi sollevarli e puntarli direttamente di fronte a sé. Si guardavano consapevoli, facendosi sempre più vicini spinti da una forza intrinseca che sembrava non volerli più separare e si incontrarono. Le loro labbra si accarezzarono, prima dolcemente e poi con più passione, si inglobavano e si inghiottivano nella bocca dell'altro. Si staccarono il tempo di poggiare lì accanto l'anfora per potersi anche sfiorare, sentire anche col tatto il corpo dell'altro e poi riprendere e approfondire quel bacio, stavolta più umido, fresco e travolgente, con le lingue che si incrociavano, scioglievano e lottavano. Di nuovo quella sensazione di essere nel posto giusto al momento giusto. A casa. E mai quanto in quel momento a Sasuke non importò nulla della ennesima mancanza di ossigeno, della necessità di respirare. Nulla lo avrebbe volontariamente allontanato da quelle labbra che cominciarono a diventare rosse e gonfie, invitanti da mordere e assaggiare. Vino, saliva e anche il sapore ferroso del sangue invasero l'antro di entrambi, che di tacito accordo si spinsero ancora più nel buio di quelle pareti, incavate e strette, lontano dalla folla e da occhi indiscreti, per andare oltre, per non fermarsi, per seguire quello che l'istinto e il cuore dicevano loro di fare, senza riflettere e senza rimorsi. Sorridevano e ansimavano sulla bocca dell'altro, iniziando a sfiorare con le dita lembi di pelle lasciati fuori dalle vesti, attraversando il petto e la schiena, stringendo le natiche sode e avvicinandosi con le loro virilità ormai eccitate, strusciandole tra loro con foga. Dalla bocca Sasuke si spostò alla mandibola, poi all'orecchio, fino a scendere sul collo, succhiando e leccando il pomo e poi l'incavo e la clavicola. Spinse l'altro contro il muro continuando a baciare, mordere, leccare, annusare e saggiare tutto ciò che poteva, fissandolo nella mente, imprimendolo nei suoi sensi, colpevole e peccatore, consapevolmente condannato a doversi accontentare. I movimenti diventavano sempre più energici, le erezioni sfregavano tra di loro con enfasi e ritmo, le lingue, le labbra, le dita, i respiri strozzati e le mani a cercarsi, a stringersi, a incrociarsi. Si allontanarono di pochi centimetri, senza smettere di guardarsi negli occhi, senza lasciarsi scappare quel lampo che li aveva attraversati, facendo crollare sulle loro spalle il peso di ciò che era successo, ma quello che più preoccupò Naruto era che non gli era dispiaciuto, avrebbe continuato, certo che l'avrebbe fatto.
Gli era piaciuto, tanto, troppo e questo lo spaventò come nulla in vita sua. Uscì dal locale senza dire nulla, con un erezione tra le gambe e un vortice di pensieri per la testa che avevano scelto il momento peggiore per comparire e iniziare a girare, sentendo emozioni che con la loro potenza stavano mettendo in dubbio certezze su cui non aveva mai rimuginato. Il giorno dopo avrebbe dovuto sposarsi e la consapevolezza che fosse qualcosa di dannatamente sbagliato non accennava ad abbandonarlo, collegando i fili di sensazioni e istinti che aveva percepito da qualche tempo: il desiderio che Sasuke partisse con lui, la serenità dell'abbraccio scambiatosi al suo ritorno, la leggerezza dei momenti passati insieme, la sorpresa mista ad un po' di amarezza nel constatare quanto si stesse impegnando affinché quel matrimonio fosse perfetto durante i preparativi, l'allontanamento di Sasuke dopo l'annuncio della partenza e infine la chiacchierata di quella mattina, le parole pronunciate senza fermarsi a riflettere, quelle più sincere, legate all'istinto, alla spontaneità che con Gaara aveva quasi perduto. Dubbi, dubbi e ancora dubbi che entro quella sera avrebbe dovuto assolutamente risolvere.
“Sasuke dov'è Naruto? Dobbia..-oh" - fu Shikamaru a chiamarlo assistendo alla scena di un Sasuke che si accostava con la testa alla parete osservando un punto indefinito sul pavimento. Sentì il dolore del compagno e percepì l'angoscia di quella scena. Si avvicinò con un mano sulla sua spalla e lo aiutò a farsi forza. Non chiese nulla, non disse nulla. Semplicemente lo accompagnò fuori all'aria aperta e gli offrì una sigaretta, lasciandosi cullare dalla brezza invernale di quel luogo e dal silenzio della notte. Alla fine, quello che Sasuke temeva si era realizzato e non osava nemmeno immaginare quanto potesse essere confuso Naruto in quel momento.
Tornato a casa, decise di fare le valige e andare via. Non ce l'avrebbe ad assistere a quel sì, non ce l'avrebbe fatta a vedere la persona che amava scegliere un altro, non ce l'avrebbe fatta a rimanere indifferente. Probabilmente era egoistico da parte sua, ma sarebbe egoistico anche, da parte di Naruto, pretendere che restasse, facendosi del male. Stava poggiando il bagaglio per terra dopo averlo preparato a dovere, quando Karin, ancora ubriaca per la serata appena trascorsa, approfittò della porta socchiusa per infilarsi nella sua stanza, sbatterlo sul letto urlando qualcosa come "Sasuke, ti voglio ora... fammi tua... un'ultima volta, dai" e a poco valsero i tentativi del moro di liberarsi di quella piattola che si era già tolta la maglietta e aveva cominciato a baciargli il collo, strusciandosi su di lui. E dato che la vita non si stanca mai di fare sorprese sempre alle stesse persone, Naruto era diretto proprio nella stanza del compagno per poter avere delle spiegazioni, far luce sui suoi sentimenti e magari fare un passo indietro prima che sia troppo tardi. E quello che vide fece calare immediatamente un'ombra su quei lapislazzuli azzurri che si ritrovava negli occhi. Erano diamanti, pietre preziose che brillavano per qualsiasi emozione rispecchiasse il suo stato d'animo senza mai essere indifferenti a Sasuke, che, infatti, nemmeno quella sera, nonostante il continuo dimenarsi di Karin sopra di lui, poté evitare di incrociare. Si guardarono per secondi che sembrarono anni, prima che il biondo fuggisse via, senza dire una parola.
A quel punto non ci vide più, scaraventò la ragazza senza poca eleganze sul pavimento e si fiondò all'inseguimento del compagno con la speranza di poter spiegare, di dar sollievo a quel nodo che gli stava stringendo lo stomaco e logorando da dentro da troppo tempo. Purtroppo arrivò davanti alla stanza di Naruto quando la porta era già stata sbattuta e chiusa.
"Naruto, fammi entrare per favore, ho bisogno di parlarti!"
"No, vattene! Non voglio ascoltare!"
"Naruto non è quello che sembra! Ascoltami cazzo, ti stai facendo un'idea sbagliata!"
"Un'idea sbagliata? E dimmi cosa dovrei pensare? Ti conosco... purtroppo! Credevo che tu... che noi..."
"Sì, esatto dobe! È quello che devi credere, non al resto, non a quello che hai visto perché non è quello a cui stai pensando adesso! Ti prego... apri questa porta e guardami negli occhi Naruto."
"Non posso farlo, non voglio farlo. Ho paura... ho paura di quello che potrei vedere."- disse Naruto, la voce spezzata. Stava per piangere, Sasuke lo sapeva, lo aveva visto tante volte, e altrettante aveva dato una lezione a chi ne era stato la causa. Non aveva mai messo in conto che un giorno sarebbe stato lui a far soffrire una delle poche cose davvero belle che gli fossero capitate nella vita. La cosa più vera, leale e sincera. Entrambi si erano accasciati sul pavimento lasciandosi scivolare lungo la porta, uno singhiozzava con la testa tra le braccia e le ginocchia, l'altro guardava di fronte a se, lo sguardo perso, infliggendosi il dolore del suono di quel pianto. Non replicò più, lasciò perdere. Semplicemente perché aveva capito, tutti e due avevano capito quanto potesse essere devastante quel sentimento. Quanto potesse essere forte e contemporaneamente destabilizzante, totale e distruttivo. Era la fiducia a mancare e questo faceva male a Sasuke, che non poteva far altro che prendersi le sue responsabilità e cercare almeno di far in modo che l'altro riuscisse ad avere il suo lieto fine, la sua persona speciale da amare e che lo amasse senza mai ferirlo. Era un sentimento che non reggeva il confronto con la paura, con la prospettiva della sofferenza, finendo per darla vinta a quest'ultima. Nessuno dei due provò a combattere, nessuno dei due aprì quella porta, troppo indecisi, troppo consapevoli. E così la mattina dopo, alle prime luci dell'alba, Sasuke se ne andò, voltandosi un'ultima volta verso la sua finestra, osservandola dal basso e incrociando quegli occhi che lo stavano seguendo, sapendo di non avere altre occasioni per farlo. C'erano interi discorsi in quello sguardo, parole non dette, ma percepite, la dissoluzione di un futuro insieme, ma il ricordo indelebile di un legame che non passerà mai.
Fu Sasuke a distoglierlo per primo, fu Naruto a guardare la macchina allontanarsi anche quando era ormai sparita nell'orizzonte. Fu Sasuke a versare una lacrima, senza voltarsi verso il castello, fu Naruto ad asciugarsela prima di affrontare la giornata più importante della sua vita. Durante il viaggio, gli vennero in mente le parole di Itachi, come non le avesse messe in pratica e come reagirà quando lo vedrà tornare a casa da solo.
 
Era giunto nei pressi del lago, quando quel cane, lo stesso che aveva visto il primo giorno, gli andò incontro, accucciandosi ai suoi piedi, con lo sguardo implorante di coccole. "Ciao cucciolone, ti sei affezionato a quanto pare..."
'Sas'ke... mi stai ascoltando? Ma cosa... Tu e questa fissa per i cani, mi lasci sempre a parlare da solo!'
 'Lo so che il cane è il migliore amico dell'uomo, ma non credi che anche io abbia fatto la mia parte nella tua vita e meriti un po' di attenzione in più?'
Tanti ricordi cominciarono ad emergere nella sua testa, la voce di Naruto gli rimbombava nelle orecchie, i suoi occhi gli apparvero fissi nella mente, il suo profumo, il suo sapore... 'Sas'ke un giorno dovremo vestirci da cosplayer!'
'Io, il grande Naruto Uzumaki, prometto di salvarti dalla futura vendetta dei tuoi amanti impazziti!'
'Ti conosco proprio perché sei uno stereotipo… Sasuke Uchiha, bisessuale, stronzo convinto!
No. Non ce l'avrebbe fatta. Era un uragano. Come cazzo avrebbe continuato la sua vita senza di lui? Come sarebbe andato avanti senza neanche averci provato fino all'ultimo? Si guardò in giro, ma il taxi era andato via. Di fronte a sé c'era solo il lago e un uomo che si adoperava a bordo del battello che lo avrebbe accompagnato dall'altra parte. Doveva tornare indietro e anche velocemente. Vide un uomo a cavallo avvicinarsi alla sponda, probabilmente per scambiare qualche parola con l'addetto ai trasporti e quando quel destriero, nero e imponente, gli passò davanti, un lampo lo colpì, consapevole di ciò che avrebbe fatto. Si avvicinò all'uomo, sceso dall'animale e gli chiese senza risparmiarsi, un passaggio al castello.
"La pagherò, ma ho bisogno di fermare un matrimonio, la prego..."
"Ma non ci penso nemmeno! Sai quanto vale uno stallone del genere?!"
"Hey Nick... guardalo bene, osserva i suoi occhi! Non lo vedi?"
"Cosa dovrei vedere scusa?"
"Ha la stessa luce che hai tu quando parli o pensi a tua moglie Lucy! E poi ho sentito che è ricco sfondato!"
"Già... i soldi non sono problema, ma quel matrimonio invece..."
"E va bene, va bene! Prendilo, ma non farmene pentire ragazzo! Se non te la prendi mi pagherai il doppio!"
"Ehm... sì okk, grazie mille!". Decise di soprassedere al pronome evitando di spiegare che fosse un lui e non una lei, salì sul cavallo e partì alla volta della cappella del castello.
Sasuke Uchiha era bello, dannatamente bello, ed era ricco, schifosamente ricco. Aveva fatto un sacco di cose nella sua vita, dal lancio col paracadute a scalare una montagna, ma non aveva mai cavalcato. E ne stava pagando le conseguenze.
 
Naruto era a metà della navata, diretto verso l'altare dove avrebbe tra pochi istanti promesso di condividere tutto con la persona che amava, con Gaara, sostenendolo nella buona e nella cattiva sorte, salute e malattia, e tutta quella roba lì, ma non più sicuro che quella fosse la felicità. Era vicino al suo futuro sposo, si stavano guardando e il biondo sperava che venisse a piovere e lo colpisse un fulmine perché non doveva sposarsi. Sperava che la terra tremasse e crollasse la Chiesa perché non amava Gaara. Sperava che un'onda anomala colpisse la Scozia perché amava Sasuke e non stava sposando lui. Ok, forse le speranze erano un po' catastrofiche, ma non riusciva ad immaginare a nulla di più forte che potesse interrompere la cerimonia, a nulla di più efficace per far dimenticare a tutti che Naruto non voleva dire "lo vo-", finché Sasuke non decise di atterrare proprio in mezzo alla navata, sfondando le porte chiuse e ritrovandosi nuovamente con la faccia appiccicata al pavimento, compagno ormai di mille avventure.
"Oh grazie a Dio!"- sospirò Naruto senza farsi sentire correndo verso il compagno per rilevare segni di vita. "Sasuke?!" - nulla.
"Sasuke?!" - nulla.
"Mmh…"
"Sasuke!" - lo riprese il biondo dandogli un leggero schiaffo sulla nuca, accorgendosi che stava solo fingendo di essere svenuto, probabilmente per non guardare in faccia tutti coloro che avevano assistito alla figura dell'idiota caduto da cavallo, che tra l'altro brulicava tranquillo poco lontano dalla Chiesa.
"La stanza gira?"
"Ci siamo già passati Sasuke! Smettila!"
Sasuke si sollevò sulle ginocchia, si voltò verso di lui, tenendogli la mano, e si perse. Seriamente. Non ricordava cosa dovesse dire. Ma poi vide il suo riflesso nel blu che aveva di fronte, vide il luccichio negli occhi del compagno 'Ha gli stessi occhi che hai tu quando parli di tua moglie Lucy'. Sentì nella sua testa la voce di quell'uomo non ancora identificato e parlò:
"Naruto io.. io sento qualcosa per te! È forte, così forte che mi sta uccidendo. Ho provato a passarci sopra, a non pensarci, a negarla, ma non ci riesco. Non potevo andarmene. Non potevo farlo senza prima dirti che ho bisogno di te, che non posso accontentarmi dei ricordi. E non ti voglio promettere cose che non so nemmeno se accadranno, ma, ora come ora, so che per te farei qualsiasi cosa, che attraverserei l'inferno pur di ottenere almeno una possibilità - si avvicinò a lui, poggiando la fronte sulla sua - non chiedermi di rinunciare a te perché abbiamo paura. Non mi interessa, la supereremo insieme. Ce la vivremo insieme. Ti prego Naruto."
"Ti amo Sasuke" - rispose lui, ad occhi chiusi, sussurrando queste tre parole sulle labbra dell'altro. Non lo baciò. Era rimasto lucido e consapevole del luogo in cui si trovavano e di quello che stava avvenendo prima di quella provvidenziale interruzione. A fatica si alzò, allontanandosi da Sasuke, affrontando tutti gli sguardi che si sentiva puntati addosso.
Avanzò verso la folla formatasi davanti a loro per poi fermarsi davanti a Gaara, il quale non disse nulla. Non accennò a nulla che non fosse risentimento e amarezza. Caricò senza troppe cerimonie un gancio destro sullo zigomo del biondo e poi su quello del compagno che cadde nuovamente, ancora scosso dalla botta precedente.
"Beh, me lo meritavo! Scusa Gaara, non volevo farti soffrire. Sono solo troppo stupido anche solo per capire me stesso!"
"Sono d'accordo con te!"
"Grazie, per tutto quello che hai fatto. Per avermi fatto conoscere il meglio di te e per avermi aperto il tuo mondo. Mi dispiace solo di non poterci entrare perché non è il posto che mi appartiene."
"Già... passerà Naruto! Me ne farò una ragione, credo. Sii felice."
L’ex futuro sposo sorrise e poi si voltò per caricarsi quell'impiastro del suo fidanzato, credo che possiamo definirlo così adesso, e andarsene da lì per non tornarci più.
 
31Dicembre 2016
New York era affollata, molto affollata. Le strade brulicavano di ragazzi e famiglie diretti verso Times Square per il conto alla rovescia dell’anno nuovo. Le luci della città danzavano illuminando la notte e rendendo invisibili le stelle accanto alla luna piena. Le voci, gli odori di patatine fritte e hot dog e un mix di altri cibi vari, veloci, da poter gustare in piedi di fronte al grande schermo mentre gli ultimi preparativi del Ball Drop si accingevano a terminare, riempivano la piazza di vita, gioia e speranze per l’anno che verrà.
'Come ho fatto a farne a meno per 11 anni?'
'Perché quando mi hai conosciuto sei stato troppo tempo a giudicarmi invece di approfittare!'
Poche persone restavano a casa la notte di Capodanno a New York, quasi nessuno voleva perdersi uno dei riti più famosi del mondo quando avveniva proprio sotto casa. E Naruto e Sasuke erano fra queste. Erano stesi a letto, avevano appena cenato a lume di candela, ma non erano riusciti ad aspettare la mezzanotte per… per fare anche il resto. Da quando erano tornati dalla Scozia, non si erano lasciati un attimo per recuperare il tempo perso e tutto quello che si erano preclusi in passato. E Naruto non aveva mai rimpianto così tanto una delle sue scelte. C’era davvero un motivo se tutti volevano passare una notte con Sasuke Uchiha e lui ci avrebbe passato tutte quelle della sua vita.
E così adesso erano lì, Naruto che stringeva la schiena di Sasuke sopra di lui e quest’ultimo che lo guardava coi gomiti puntati ai lati del suo viso:
'Mancano cinque secondi.' Stava dicendo mentre si abbassava lentamente verso il biondo.
'4, 3, 2…'
'1'. E le loro labbra si incontrarono, piano, dolcemente perché adesso avevano tutto il tempo del mondo.
I fuochi sovrastavano la città in tante scintille colorate, coronavano la Statua della Libertà riflettendosi sul mare in uno spettacolo che ogni anno faceva sempre venire i brividi a chi vi assisteva dal vivo.
Ma quella notte Naruto e Sasuke avrebbero tremato per altri motivi, avrebbero sentito il cuore battere forte per altre ragioni, avrebbero trattenuto il respiro per qualcosa di completamente diverso.
'Sasuke sei insaziabile!'
'Ma come, non sai come si dice? Chi fa sesso a Capodanno, fa sesso tutto l’anno!'
 

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