1000 giorni senza di te

di BluCAstle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** lo scontro ***
Capitolo 3: *** rincontrarsi ***
Capitolo 4: *** ricordare ***
Capitolo 5: *** andarsene ***
Capitolo 6: *** la rabbia ***
Capitolo 7: *** affondare ***
Capitolo 8: *** il meglio era gia' stato ***
Capitolo 9: *** la follia di Rick ***
Capitolo 10: *** la tempesta ***
Capitolo 11: *** la famiglia e' tutto ***
Capitolo 12: *** non ne uscirò' mai ***
Capitolo 13: *** sogni ad occhi aperti ***
Capitolo 14: *** la festa e' finita ***
Capitolo 15: *** comprendere ***
Capitolo 16: *** la lunga strada verso casa ***
Capitolo 17: *** ritrovarsi ***
Capitolo 18: *** la magia ***
Capitolo 19: *** indimenticabile domenica ***
Capitolo 20: *** quotidiana felicita' ***
Capitolo 21: *** sogni che diventano realtà ***
Capitolo 22: *** giorni di sole ***



Capitolo 1
*** prologo ***


“Agente Speciale Beckett,lei e’ stata promossa Caposezione

E’ la piu’ giovane donna ad aver raggiunto questa posizione nella Squadra Speciale del Procuratore Federale”

 

“E’ un onore,Signore”

 

Impassibile,altera,irraggiungibile.

A guardarla da fuori era cosi’ che si mostrava al mondo Katherine Beckett.

E bellissima.

Non si poteva non  notare la sua bellezza.

Ma era una bellezza che spaventava.

Nessuno mai con lei aveva il coraggio di superare il fossato di cui si era circondata.

I lunghi capelli castani era raccolti in una coda ordinata,le labbra morbide atteggiate ad una linea netta,i lineamenti perfetti immobili e freddi.

I suoi colleghi non osavano andare oltre il guardare.Mai.

Come si guarda un bellissimo animale selvaggio,stupendo ma letale.

 

“Ho sentito che avra’ bisogno di alcuni giorni di permesso per gestire un problema personale” aggiunse il vice Procuratore Generale che l’aveva convocata nel suo ufficio per formalizzarle la promozione.

L’aveva selezionata lui.

L’aveva vista emergere come una luce nel buio

Ne era orgoglioso come se fosse opera sua.

In quasi tre anni aveva avuto gia’ due promozioni.

E aveva risolto i casi piu’ difficili che le erano passati tra le mani.

Kate Beckett  era un mix affascinante di determinazione,intuito,intelligenza e coraggio.

La sua migliore Agente.

Aveva grandi piani su di lei.

Eppure restava un mistero.

Nessuna relazione.

Pochissimi amici,ex colleghi del 12’ distretto dove era stata a lungo la piu’ brava Detective della Omicidi’

La sua sola famiglia il padre da cui sarebbe andata appena uscita da li.> Era al Presibiterian a causa di una crisi cardiaca acuta insorta all’improvviso mentre si trovava in Tribunale.

Lui sapeva tutto dei suoi agenti.

Doveva sapere tutto.

Eppure di lei gli sfuggiva l’essenza profonda.

Non riusciva a capirla davvero.

 

“Le concedo una settimana,Agente.

Poi ci metteremo al lavoro sul serio.

Avra’ un’intera sezione da gestire. E’ pronta?”

 

“Sono pronta,Signore.

E grazie”

 

Si congedo’ ed usci’ dalla porta con la stessa espressione seria di quando era entrata.

Impenetrabile,penso’ il suo superiore

 

Poi Katherine corse all’aeroporto.

Doveva tornare a New York da suo padre.

Non poteva perdere anche lui,si disse asciugandosi furtivamente una lacrima mentre era seduta nel taxi che correva verso il Dulles

Non poteva restare sola al mondo.

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Capitolo 2
*** lo scontro ***


Era a NY da quattro giorni.

Suo padre si stava lentamente riprendendo.

Il grumo di paura che le aveva pesato sul cuore da quando l’avevano chiamata per avvertirla che Jim era stato ricoverato d’urgenza al Presbiterian, si stava sciogliendo grazie alle ore trascorse a chiacchierare con lui o solo a guardarlo riposare.

Aveva rischiato di perdere anche lui.

Un brivido la scosse al solo pensiero.

 

La sera prima aveva cenato con Lenie e si era apparentemente rilassata sebbene avesse sempre la guardia alzata temendo che la sua amica finisse per affrontare argomenti di cui lei si rifiutava di parlare

Uno su tutti,Richard Castle e tutto cio’ che lo riguardava

Erano mesi che non vedeva Lenie e tutto voleva sentire tranne le ultime avventure amorose,o quel che erano,del suo ex

Ogni tanto le era capitato di leggere di lui a pagine 6 del Ledger ed era stato tutt’altro che edificante.

Aveva deciso di non sfogliare piu’ la pagina mondana di NY dopo averlo visto avviluppato ad una bionda siliconata sei mesi dopo la loro rottura

Aveva pianto.

Poi aveva deciso di non volerne piu’ sapere nulla.

E aveva chiesto ai suoi amici di non nominarlo neppure,in suo presenza.

Non era stato facile imporselo ma ne andava della sua sopravvivenza.

Erano ormai due anni che lui era diventato l’innominato.

E quasi mille giorni che non lo vedeva

Perche’ li contasse ancora era tutto un altro discorso.

Ma non lo avrebbe approfondito.

 

Immersa in questo turbinio insano di pensieri,usci’ dal reparto giocattoli di Macey’s con due buste di regali per i bambini di Ryan,diretta di nuovo all’ospedale. 

Sabato sarebbe stato il compleanno di Sarah Grace e lei non voleva arrivarci impreparata. 

Era molto legata alla piccola Sarah.

Ogni volta che le correva incontro felice chiamandola ‘zia Kate” lei si scioglieva.

Non era mai stata troppo attenta ai bambini,prima di Sarah.

Ma quando l’aveva vista nascere qualcosa dentro di lei si era sciolto.

Ricordava ancora lo sguardo che si erano scambiati quel giorno con Rick.

E il suo pensiero netto e luminoso:voleva un figlio con lui.

Avrebbe avuto i suoi stupendi occhi blu e sarebbe stato adorabile come suo padre.

 

“Basta Kate!”si rimprovero’ tra se’.

Era troppo facile precipitare in quel mondo troppo lontano ormai.

Quell’universo caldo,colorato,magico che lui aveva creato per lei prima che tutto andasse in pezzi.

Erano quasi tre anni che si censurava i pensieri.

E il prezzo era stata altissimo.

 

Totalmente immersa nella sua guerra interiore,perse un battito quando senti’ quella voce,che avrebbe riconosciuto tra mille,grIdare allarmata

 

“James!”

 

Lo shock di sentire la sua voce la paralizzo’ all’istante facendole balzare il cuore in gola.

L’urto che segui’ fu fisico e non capi’ subito cos’era successo.

Abbasso’ gli occhi confusa e vide un bambino biondo guardare con orrore il cono gelato  che si era appena spalmato sul suo immacolato impermeabile Burberry.

Al rallentatore noto’ gli occhi ,incredibilmente blu,del piccolo alzarsi verso di lei e riempirsi di lacrime.

Il pianto che ne segui’ la scosse dalla paralisi apparente in cui era caduta.

 

“Mio Dio,sono cosi’ dispiaciuto” si precipito’ da lei il padre del bambino

“James”

 

Poi le parole gli morirono in gola

 

“Kate…”

“Rick…”

 

 

 

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Capitolo 3
*** rincontrarsi ***


“Dio,mi dispiace Kate! Mi e’ sfuggito di mano e in un secondo era addosso a te”.

Lo diceva affannato senza smettere di fissarla come ipnotizzato.

 

Il pianto del bambino si alzo’ di livello e Kate fu la prima a riscuotersi da quel fissarsi insistente.

A fatica abbandono’ quegli occhi magnetici che la trascinavano indietro in mondi impossibili e si inginocchio’ davanti al piccino.

 

“Ehi,tesoro,e’ tutto ok” gli disse con una dolcezza che trafisse il cuore di Richard Castle come un pungolo affilato.

“Ora compriamo un nuovo gelato e l’universo torna a sorriderti.Va bene?”

Mentre gli parlava aveva allungato,senza pensarci, una mano ad asciugargli una lacrima dalla guancia paffuta.

Il bambino la osservo’ attentamente scrutandola a lungo poi si volto’ verso Castle e disse:

 

“Deddy,princesa!” indicandola col ditino e rivolgendole un sorriso sdentato.

 

Castle si riscosse e gli sorrise 

 

“Si James,hai ragione”

 

Kate guardo’ incantata quello scambio pieno di tenerezza tra padre e figlio e sprofondo’.

Era come cadere in un precipizio e non riuscire ad aggrapparsi a nulla.

Doveva avere al massimo un paio d’ anni,calcolo’.

Ed era la copia esatta di Castle.

Un lampo di memoria le attraverso’ il cervello e realizzo’ che James era di certo “la meravigliosa creatura che l’amore della mia vita mi ha regalato salvandomi”.

La dedica del suo primo libro di favole per bambini diceva piu’ o meno cosi’.

Quando,il primo Natale lontano da lui,aveva visto il suo nome sulla copertina colorata aveva fatto l’errore di sbirciare la prima pagina del libro e l’aveva richiusa di scatto ustionata da quelle parole che non aveva voluto analizzare.

 

Kate volse lo sguardo prima verso James poi su Castle e sorrise.

Un sorriso cosi’ triste che procuro’ un nodo allo stomaco dello scrittore.

 

“E’ bellissimo,Castle”

Rick aveva preso il piccolo in braccio e ora Kate aveva due paia di occhi blu identici che la fissavano intensamente.

 

“Adorabile”aggiunse prima di fare una carezza delicata sul viso del piccolo e di voltarsi per andarsene.

 

Richard Castle non era preparato a trovarsela davanti in quel modo.

Aveva immaginato mille volte(almeno una volta al giorno,penso’ stupidamente!) di incontrarla,di sorriderle,di riabbracciarla.

E di solito qui si fermavano le sue fantasie perche’ doveva sopravvivere e per farlo era necessario tenerla fuori dalla sua mente.

Se i sogni ad occhi aperti su di lei fossero stati una professione,Castle sarebbe diventato capo di quell’azienda nella piu’ veloce carriera della storia.

Ma si era dovuto licenziare due anni prima.

 

“Deddy” lo scosse James mettendogli le manine paffute e appiccicose ai lati del viso per attirare la sua attenzione.

 

“Deddy Princesa” ribadi’ il piccolo indicando con un ditino al cioccolato la direzione verso cui si era volatilizzata Kate.

Si riscosse.

E si lancio’ all’inseguimento facendo ridere il bambino deliziato da quella corsa improvvisa.

 

“Cosa fanno i Principi Azzurri, James? Cosa ti dice sempre Deddy?”

Il bimbo rispose serio:” Incorrono  le princese”

 

“Bravo, le rincorrono sempre. E’ il loro Destino.”

“Corriamo James!Non vorrai lasciarti scappare la nostra Principessa,vero?”

Il piccolo scosse serio la testa bionda mentre Rick si trascinava dietro il passeggino quasi rovesciandolo nella curva che sperava gli desse una visione d’insieme per trovare Kate.

Riuscì a vederla infilarsi nel corridoio che portava ai bagni del piano e tiro’ un sospiro di sollievo.

Il cuore gli batteva nel petto come se avesse corso i diecimila piani nello stadio di Citta’ del Messico.

Conquistata la posizione strategica davanti alla porta in cui lei si era infilata poso’ a terra James e si chino’ verso di lui per parlargli come ad un suo pari.

Lo faceva sempre e veniva costantemente rimproverato per questo da tutta la sua famiglia.

Dicevano che lo confondeva con tutti quei paroloni e quei concetti ‘da grande’.

Ma lui non se ne curava affatto.

 

“James,dobbiamo farci perdonare.Abbiamo macchiato il vestito della Principessa.

Va bene se l’aspettiamo qui fuori con un fiore per chiederle scusa?

Un Principe si fa sempre perdonare,vero tesoro?”

 

“Ti” disse James molto preso dal suo ruolo di piccolo Principe.

“Quetto” indico’ un iris azzurro cercando di sfilarlo dal bouquet che avevano comprato quella mattina per nonna Martha.

“Ottimo gusto,piccolo. E’ perfetto per Kate. Tieni”

 

Glielo mise in mano prendendolo di nuovo in braccio baciando quel visino delizioso facendolo ridere di nuovo. Poi si appoggio’ al muro aspettando che lei uscisse.

 

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Capitolo 4
*** ricordare ***


Kate era corsa verso il primo rifugio disponibile e si era chiusa nel bagno piu’ lontano dalla porta premendo il pugno contro la bocca per impedirsi di singhiozzare.

Allora era vero,lui aveva un bambino.

Un bambino delizioso che era la sua copia identica.

Un bambino bellissimo con gli occhi azzurri come quelli che avrebbe potuto avere il loro.

No!Doveva fermarsi.Doveva fermarsi subito.

Il dottor Burke le aveva insegnato come uscire da quelle nuvole minacciose che stavano minando il suo cielo tenuto attentamente sereno.

Doveva respirare e trovare un pensiero che la distraesse

 

‘Avra’ al massimo due anni’ si ripete’ a bassa voce.

‘Kate,quando i pensieri diventano troppo difficili deve trovarne uno positivo ed aggrapparcisi’

La voce del dottor Burke le risuonava nel cervello

Ma gli occhi del bambino erano piu’ forti del richiamo delle sirene

James…

Due anni…

Due anni come avrebbe avuto il loro piccolo angelo.

Lui aveva tra le braccia un bambino di circa due anni.

Sapeva quanto lo avesse desiderato.

Sapeva quanto lo avrebbe amato.

Negli anni limpidi del loro amore questa consapevolezza si era fatta largo nel suo cuore fino a convincerla che lui sarebbe stato l’unico uomo con cui avrebbe mai potuto fare un figlio.

Poi tutto era andato in pezzi.

Compresa lei.

Se li sentiva ancora sulla pelle quei giorni di assoluto dolore.

Neppure quando aveva perso sua madre si era sentita tanto smarrita.

Era il tempo in cui lei e Castle erano diventati inseparabili.

Vivevano praticamente  insieme senza dichiararselo ma non c’era  notte in cui riuscivano a dormire separati.

Fino a che aveva commesso l’imperdonabile errore di tenergli nascosto il viaggio a Washington per sostenere  il colloquio per una posizione di prestigio presso la task force federale del Procuratore Generale.

Se solo glielo avesse detto.

Aveva ripercorso quei due terribili giorni all’infinito.

Il caso della giovane laureata ad Harvard che si fingeva una prostituta

Quell’ultima cena a casa sua.

La carta d’imbarco scivolata a terra davanti ai piedi di Castle che aveva spostato la sua giacca per apparecchiare la tavola.

la sua rabbia a stento trattenuta.

La delusione nei suoi occhi.

La paralisi che davanti alla sua reazione forte le aveva impedito di trovare le parole per spiegarsi.

“Castle,no” aveva solo sussurrato  alle sue spalle mentre lui usciva ferito dal suo appartamento.

Da li in avanti c’era una nebbia spessa che Kate si impediva di diradare,solitamente.

Ma quel giorno volle affondare la lama fino in fondo e sanguinare.

 

Rick era uscito e lei aveva assaporato il vuoto che la assaliva quando lui non le era accanto.

Era un sapore acre che la nauseava.

Senza di lui la sua casa era gelida.

Senza di lui,il suo cuore smetteva di battere.

Quando si era trasformata da detective chiusa e scontrosa in donna morbida e innamorata?

Quando  l’aveva colonizzata al punto che era fisico il senso di vuoto che Rick  lasciava allontanandosi?

 

Aveva tentato di mettere ordine nel suo animo tormentato.

Poteva davvero rinunciare a lui per un lavoro che pure la appassionava?

Davvero non poteva averli entrambi?

Sospiro’ pesantemente e chiamo’ suo padre.

Aveva bisogno di parlare con qualcuno che sarebbe stato oggettivo e lucido.

Jim l’aveva spronata a parlare con Rick a cuore aperto.

Poi la chiamata dal distretto l’aveva costretta a concentrarsi sul lavoro.

Ma era nervosa ed arrabbiata con se stessa.

Xavier aveva scorto il suo sguardo affranto

“Cosa c’e’?”le aveva chiesto d’istinto

“Niente!” aveva ringhiato lei

“Dov’e’ Castle?”

 

Il dito dritto nella piaga

 

“Non lo so!”aveva risposto stizzita “Abbiamo litigato”

“Litigato come ?”

 

Lei aveva scosso la testa ma  l’amico aveva insistito

 

“Quanto pesantemente?”

“Molto!” Era stato quasi un sussurro il suo mentre sfogava la sua rabbia contro la tazza del caffe’.

“Kate…”

”No,Xavier,ti prego…”

 

Poi avevano risolto il caso.

Il suo ultimo caso.

Si perche’ intanto avevano chiamato da Washington per confermarle il  lavoro,se lo voleva.

Ed era scesa la notte.

Kate era rientrata a casa sentendosi a pezzi.

Aveva un mal di testa feroce.

E una nausea violenta le rovesciava lo stomaco.

L’attribui’ ai troppi caffe’ a digiuno di quel giorno terribile.

Si sedette al buio sul divano guardando fuori la notte scolorare verso un’alba che sarebbe stata livida e fredda.

La pioggia contro i vetri la riporto’ prepotentemente ad una notte di quasi un anno prima.

Anche allora pioveva e lei era a pezzi.

Ed era corsa da Rick per dirgli che aveva capito di volere solo lui.

In quel momento e per sempre.

 

Cos’era cambiato,un anno dopo,si chiese affranta.

 

“Nulla”si disse,riscuotendosi dall’apatia che l’aveva fatta affondare tra i cuscini avvolgenti del suo divano che troppe volte aveva diviso con Castle.

 

Era sempre lui quello che voleva piu’ di ogni altra cosa al mondo.

Si infilo’ le scarpe,prese le chiavi di casa e corse fuori.

Con orrore si ricordo’ di aver lasciato l’auto al distretto.

Xavier l’aveva lasciata davanti casa perche’ l’aveva vista troppo pallida e non aveva voluto sentire ragioni.

E Kate ora non voleva altro che correre dal suo folle adorabile scrittore.

Non poteva piu’ aspettare.

La luce pallida che precede l’alba la spinse a guardare in alto.

Diluviava.

Trovare un taxi con quel tempo a quell’ora del mattino sarebbe stato impossibile.

Comincio’ a correre.

Erano solo 5 isolati.

Poi sarebbe stata tra le sue braccia e avrebbero risolto tutto.

Correva e sorridendo assaporava il suo nome sulle labbra.

“Castle” , si ripeteva in una nenia rassicurante che la teneva in piedi.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** andarsene ***


Kate stava correva da Castle.

Non voleva altro che arrivare e rifugiarsi tra lue braccia per chiedergli di perdonarla

Era quasi all’angolo con il loft quando senti’ lo spostamento d’aria,prima di ogni altra cosa.

Le fece accapponare la pelle.

Era qualcosa che le stava arrivando addosso.

Lo percepiva con tutto il suo essere.

Anni di addestramento,istinto,senso del pericolo.

Eppure non pote’ opporsi.

La moto le scivolo’ contro in derapata libera sull’asfalto bagnato travolgendola prima che potesse pensare di fare qualcosa.

Un ultimo pensiero attonito prima dello schianto

“Castle!”.

Poi il buio.

Non seppe mai che qualcosa,a pochi metri da lei,aveva scossa Rick da un sonno alcolico e scomposto.

Era gettato di traverso sul divano di pelle nero e un gelo pesante che gli  stringeva il cuore in una morsa lo riscosse da quel sonno malato.

Si tiro’ su confuso col cuore in gola.

 

“Kate!” penso,come sempre quando apriva gli occhi

Poi si ricordo’ tutto.

La sua sconfitta annacquo’ la sensazione terribile che l’aveva svegliato.

In lontananza senti’ avvicinarsi un’ambulanza a sirene spiegate e rabbrividi’ nel profondo.

Si passo’ una mano sul viso cercando di scacciare quel senso di terrore che gli faceva sbattere il cuore contro le costole come dopo una lunga corsa.

Attribui’ tutto al dolore dovuto alla discussione con Kate.

La sirena era violentemente vicina.

Si alzo’ dirigendosi verso lo studio per affacciarsi a guardare.

Tutti correvano affannati intorno ad una moto fumante che si era schiantata contro il marciapiede.

Spero’ che l’incidente non fosse troppo grave  come invece sembrava dalla concitata confusione che regnava 5 piani piu’ sotto.

 

“Papa’?” Alexis emersa dal buio della stanza lo guardo’ assonnato.

 “Che succede?”

‘Non lo so,zucca,un incidente di moto,a quanto pare,quasi qui sotto,all’angolo con la Broadway”

“Sembra che la sirena sia qui dentro,mi ha spaventata”

“Si,tesoro,ha spaventato anche me.”

“Tutto bene ,papa?Sembri sconvolto”

“Non e’ niente,Alexis,torna a letto.Sono solo molto stanco.

“Va bene ,papa’,fai bei sogni”

“Anche tu tesoro” rispose Castle dandole un bacio sui capelli.

 

Intanto l’ambulanza era ripartita alla velocità della luce lacerando l’aria con il suo grido disperato allontanandosi insieme alla lucidita’ di Richard Castle,che si concesse un altro scotch doppio, dopo aver visto che nel suo telefono non c’erano ne’ chiamate ne’ messaggi.

“Maledizione!” esclamo’ ingoiando tutto lo scotch in un sorso che gli brucio’ la gola.

Se doveva affondare,tanto valeva farlo alla grande.

 

All’arrivo dell’ambulanza la situazione parve subito grave.

La donna a terra era esangue e aveva una brutta ferita alla testa.

Era incosciente e avevano dovuto stabilizzarla prima di poterla trasportare.

“Avete avvertito la famiglia?” chiese il medico che era occupato a tenerla in quel mondo.

“Abbiamo trovato un numero di emergenza sul suo cellulare.Suo padre.Sta arrivando di corsa in ospedale.

“Ci serve l’autorizzazione ad operarla.Secondo il segno di Babinski dovrebbe esserci un serio ematoma subdurale.

Se non interveniamo subito le conseguenze potrebbero essere disastrose per il suo organismo.”

 

Quell’alba era diventata giorno pieno  nella concitazione dell’intervento di urgenza a cui l’aveva sottoposta una brillante giovane neurochirurga buttata giu’ dal letto con furia.

Avevano compiuto un miracolo,si dissero i dottori quando dopo qualche ora avevano tentato di svegliarla dall’anestesia per capire se era in grado di capire o di parlare.

non c’era afasia,sembrava lucida  e presente.Sebbene molto agitata.

E la notizia che dovevano darle non avrebbe migliorato la situazione.

Ma era viva,era intera,doveva solo pensare a questo,le disse la dottoressa.

 

“Mi dispiace per il suo bambino,Kate” aveva aggiunto con tutto il tatto possibile.

Lo sguardo vacuo della paziente l’aveva fatta titubare.Forse non era poi cosi’ lucida come aveva pensato.

“Sapeva di essere incinta,Kate?”

Con gli occhi improvvisamente colmi di lacrime una Katherine Beckett completamente sconvolta scosse debolmente la testa.

Jim si mise un mano davanti agli occhi  mancando un respiro .

“Mi dispiace doverglielo dire in questo modo,mi creda.Ma era troppo piccolo.E abbiamo dovuto usare le maniere forti per riportarla indietro…”

“Di quante settimane ero?”sussurro’ con un filo di voce

“Apparentemente il feto aveva circa 8 settimane”

“8 settimane” il suo era un lamento straziato.

La dottoressa annui’ grave prima di tentare di consolarla dicendole che era giovane, che l’intervento era perfettamente riuscito e che nulla le avrebbe impedito di riprovarci da li a pochi mesi.

Sarebbe stata bene.

Le lacrime che le scorrevano lungo il viso convinsero la dottoressa a ritirarsi.

“Torno piu’ tardi a vederla” sussurro’ uscendo. 

 

Lei non rispose persa in un’immagine lontanissima dall’odore acre del disinfettante e dalle luci gialle dei neon dell’ospedale.

Due mesi prima aveva preso un paio di giorni di permesso per fare una sorpresa a Castle che era impegnato da settimane in uno stressante tour promozionale di Deadly Heat.

Lo aveva raggiunto ad Aspen e si era fatta trovare nella suite che dominava le montagne innevate molto poco vestita davanti al caminetto acceso mentre fuori dalla vetrata la neve scendeva lieve ad ammantare il mondo.

Lui aveva sussultato sorpreso poi le era corso incontro e senza una parola l’aveva baciata lasciandola senza fiato.

“Kate,che ci fai qui?”le aveva soffiato nell’orecchio tra un bacio e un altro.

“Aspettavi qualcun’altra?” scherzo lei per dissipare l’emozione che l’aveva improvvisamente sopraffatta tra le sue braccia.

“Certo,avevo ordinato un paio di gemelle per cena!”continuo’ lui sul suo collo.

“Avevo voglia di fare l’amore con te’ gli sussurro’ sulle labbra guardando i suoi occhi scurirsi di desiderio come amava veder accadere.

Dopo c’erano stati gemiti e carezze e sussurri e mani e pelle e sospiri.

Si erano amati per tutta la notte  alla luce delle fiamme che creavano ombre sui loro corpi intrecciati.

Era stata una notte magica.

Avevano sentito entrambi che non era stata una notte come le altre.

“Kate,non potrei amarti piu’ di cosi.Tu sei come quei fiocchi di nevi.Incantevoli e sempre diversi.Non posso piu’ vivere senza di te.

Se tu mi lasciassi ne morirei!”

“Rick,non dirlo nemmeno.

Non vado da nessuna parte,babe.

TI amo.” aggiunse allungandosi sul suo petto per baciarlo sopra al cuore 

“Ti amo,Kate.Per sempre.”

Era sdolcinato e perdutamente innamorato e non gli importava niente di sembrare sciocco e romantico.

Lei era tutto quello che voleva e glielo disse 

Non avrebbe mai voluto altro,aggiunse,lo sapeva con una lucidita’ che  colse di sorprese lui per primo.

Sorrise.

Non ci sarebbe mai stata un’altra donna tra le sue braccia a fargli battere il cuore come riusciva a farlo battere lei.

Glielo confesso’ accucciato contro il suo collo,quasi timido. 

“Kate tu mi emozioni,mi sorprendi,mi incuriosisci,mi ecciti e mi fai sentire vivo come mai prima.Sei tu.Non potrai che essere sempre e solo tu.”

Kate lo aveva stretto e lui aveva appoggiato il viso sul suo seno per sentire il cuore della donna che amava battere sereno.

Kate era cosi’ felice.

Penso’ che quella notte perfetta non l’avrebbe mai dimenticata.

La conclusero  seduti sulla panca davanti alla vetrata a veder sorgere il sole sotto una morbida coperta di casmire blu baciandosi con dolcezza mentre la neve continuava a cadere silenziosa.

Era stato quella notte.

Il loro bambino l’avevano  concepito in tutta quella magia

E ora lei lo aveva ucciso.

Sapeva con forza dentro di se che sarebbe stato un maschio.

Ma non sarebbe mai nato.

 

“Katie” allungo’ una mano verso di lei suo padre riportandola al presente.

“Chiamo Richard “

“No ,papa’,non chiamarlo ti prego” lo supplico’ con urgenza

“Non cosi’,papa’,non cosi…”

“Ma Katie,Richard deve stare qui,dovete affrontare questa cosa insieme.”

“Non cosi’,papa’,non cosi’” continuava a ripetere la sua bambina singhiozzando piano

“Promettimi che non lo chiamerai,promettimelo papa”.

Jim si costrinse a rispettare la sua scelta.

Il cellulare di Kate silenziato si accendeva ad intervalli regolari mostrando il viso dello scrittore che evidentemente stava cercando di rintracciarla.

Lei lo lasciava squillare senza mai rispondere.

I messaggi che lui continuava a mandarle li cancellava senza neppure leggerli.

Pianse per tutto il giorno rifiutandosi di parlare con ognuno di quelli che la stavano cercando.

Aveva scritto al Capitano Gates che avrebbe accettato il posto a Washington e che aveva bisogno di un pario di settimane per occuparsi del trasloco.

Aveva avvertito il Vice Procuratore Generale che avrebbe preso servizio il mese successivo come d’accordo.

Se ne sarebbe andata.

 

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Capitolo 6
*** la rabbia ***


“Deddy,liris per Kate?”

“Si tesoro,l’iris che hai scelto per Kate e’ perfetto”

“Deddy?”

“Eih,James,dimmi”

“Liris pofuma!” annui’ contento prima di infilare di nuovo il naso tra i petali blu ridendo felice

Quando riemerse dal fiore aveva la punta del naso cosparsa del polline  giallo che si era staccata dal pistillo.

“James!Cosa sei una piccola ape?’ scherzo’ Castle cercando invano di ripulirlo dalla tenace polverina dorata provocandogli delle adorabili risate argentine.

Rise di rimando.Era impossibile resisterà alla sua felicita’’

Per un terribile attimo penso’ a dove sarebbe finito se non avesse avuto il bambino.

Probabilmente sarebbe morto.

James l’aveva salvato.

Si ricordava bene la rabbia che lo aveva consumato prima di sapere di lui.

Era furibondo con Kate Beckett.

Per intere settimane si era rifiutata di rispondergli.

Al telefono.

Ai messaggi.

Alle videochat.

Non era a casa.

Non era da suo padre.

Non era al distretto

Non sapeva piu’ dove cercarla.

Alla fine titubanti i suoi amici gli avevano confessato che si era licenziata dal 12’ e che si era trasferita a Washington.

Perche’ era questo che Kate aveva voluto che credessero anche loro.

 

Era furioso.

Cieco di rabbia.

Folle di delusione.

E si era rifugiato nello scotch e nel sarcasmo.

Quando Xavier o Ryan lo chiamavano per sentire come stava diceva stizzito che aveva smarrito la sua fidanzata nella Capitale e che magari loro potevano aiutarlo,visto che facevano i detective!

E si versava un altro bicchiere dopo l’ennesima telefonata andata a vuoto.

Neppure sua madre era riuscita a scuoterlo.

Perdere Kate cosi’ all’improvviso era piu’ di quello che poteva sopportare.

Non sapeva come fare.

Come aveva potuto sbagliarsi cosi’ tanto?

Era convinto che Kate l’amasse quanto l’amava lui.

Una sera ad una festa una Lenie scherzosa e un po’ brilla gli aveva sussurrato ad un orecchio:

“Rick,trovami un uomo che mi ami come tu ami lei.”

“Cosi’ anche a me brilleranno le stelle negli occhi” aveva aggiunto indicandola dall’altra parte della stanza mentre ,elegante e bellissima,rivolgeva a Castle un sorriso scintillante che le illuminava gli occhi.

Lui aveva sorriso.

Era cosi’ felice con Kate.

Poi cos’era successo?

Avevano avuto la notte di Aspen che aveva messo un sigillo definitivo sul cuore dello scrittore.

Quando Kate era dovuta rientrare, la mattina dopo, guardandola andare via aveva pensato che doveva andare a comprarle un anello.

Non poteva piu’ aspettare.

Voleva che lei fosse sue per sempre

E aveva rincorso Kate per l‘ennesimo bacio.

Un paparazzo locale li aveva immortalati proprio in quel momento e Rick dopo aveva pagato duemila dollari per avere quelle foto in esclusiva 

Voleva tenere davanti agli occhi per sempre il momento in cui aveva deciso che avrebbero passato insieme il resto delle loro vite.

E invece lei,neppure due mesi dopo quell’incanto in cui si erano parlati a cuore aperto ,l’aveva preferito ad un lavoro.

E sembrava che non si meritasse neppure una spiegazione.

E lui stupido che la mattina dopo il loro litigio era uscito molto presto per andare a cercarla con il tasca l’anello che non trovava il coraggio di darle da settimane.

Che sciocco era stato.

Le aveva comprato quello piu’ prezioso e delicato perche’ questo era Kate per lui.

Con quella scatolina che gli bruciava in tasca era corso da lei.

Sarebbe andato lui a Washington se lei lo desiderava.

Gli importava solo di stare dove stava lei.

Ma Kate era sparita.

Continuava a non rispondergli al telefono.

Alla fine si costrinse a chiamare suo padre.

“Jim,sono Rick…”

“Eih figliolo”

“Scusa se ti importuno Jim ma devo trovare Kate,non mi risponde al telefono e magari tu sai come rintracciarla.Sembra sparita dalla faccia della terra ed io devo assolutamente parlarle…”

Era stata la telefonata piu’ imbarazzante della sua vita.

Jim Beckett aveva fatto un profondo sospiro prima di rispondergli

“Rick,se non ti risponde dalle tempo.Ti  rispondera’ ,vedrai.”

Jim era il primo che se lo augurava.Sua figlia era andata in pezzi davanti ai suoi occhi e non aveva potuto fare altro che tenerla stretta perché ‘ non si disperdesse al primo vento.

“Forse ha solo bisogno di un po’ di spazio…sai com’e’ fatta..”

Lui era rimasto in  silenzio per un lungo momento.

“E’ gia’ a Washington, non e’ vero?”

Era un ringhio sordo il suo.

Fino a quel momento non aveva voluto credere ne’ a Xavier ne’ a Ryan che con gli occhi bassi non riuscivano a guardarlo in viso.

Si sentiva tradito come mai prima in vita sua.

 

Jim guardo’ le ombre scure sotto gli occhi della sua bambina mortalmente pallida abbandonata nel sonno in quella tetra stanza di ospedale e resto’ in silenzio.

“Certo” ribadi’ Rick “Capisco”.

“Scusami Jim,scusa se ti ho coinvolto nei miei problemi,perdonami” sospiro’ prima di riagganciare.

Aveva riattaccato col cuore gonfio di disperazione.

Richard Castle quel giorno si era sentito morire.

Ed era scivolato in una spirale di disperazione e pena senza fine.

La manina delicata di James che gli accarezzava il viso per attirare la sua attenzione lo riscosse da quei pensieri tossici.

Forse stare li fuori era sbagliato.

Forse doveva semplicemente andarsene.

Ma voleva guardare solo un’altra volta dentro gli occhi di Kate,si giustifico’ con se stesso incapace di muoversi dalla sua postazione di guardia.

Solo un’ultima volta,si disse.

Ci sarebbe stato James ad impedirgli di fare sciocchezze.

 

 

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Capitolo 7
*** affondare ***


“Katie,devi reagire” le sussurro’  suo padre carezzandole i capelli.

“Papa’,e’ tutta colpa mia” singhiozzo’ di rimando lei.

“Se non fossi stata cosi’ vigliacca da non confidarmi con Rick ora il nostro bambino  sarebbe al sicuro dentro di me. Non mi perdonera’ mai.Mi odiera”.

“Katie,non essere sciocca,Rick non potrebbe mai odiarti.E’ stato un incidente.Stavi correndo da lui.”

“No,papa’,lui mi odiera’.E’ solo colpa mia!E’ meglio che mi odi perche’ pensa che l’ho abbandonato.Cosi’ potra’ farsi una nuova vita lontano da me,tra un po’. 

Io distruggo tutto quello che tocco.”

Era poco lucida nella sua disperazione e suo padre avrebbe voluto scuoterla per farla ragionare.

“Katie,stai delirando.Rick ti sta cercando come un pazzo,vuole stare con te,supererete tutti questo insieme.Vi amate.”

“Papa’,ti prego,ti prego papa’ lasciami sola”

 

La spirale era stata sempre piu’ avvolgente verso il basso.

Caduta verticale.

Pallida,l’ombra di se stessa e fredda come l’acciaio si era presentata a Washington un mese dopo per iniziare da capo lontano da tutti.

Lontano da lui che ossessionava le sue notti,colonizzava i suoi incubi,riempiva tutti i suoi pensieri.

E piu’ Rick era dentro di lei piu’ Kate diventava fredda e distante.

Il dolore per quel bambino mai nato e il senso di colpa l’avevano spezzata.

I giorni erano tutti uguali.

L’unica differenza era stata che ad un certo punto le telefonate di Richard Castle a cui lei non aveva mai risposto  erano cessate.

 

Rick si era dato al suo antico stile di vita dissoluto.

Era tornato a popolare le cronache mondane coi suoi colpi di testa,i suoi eccessi e le sue bionde al silicone.

Kate vedeva le sue foto alle feste dei vip di NY e piangeva.

Lo sguardo di Rick era vuoto in quelle foto,la camicia aperta,i capelli sudati,un sorriso alcolico che pensava di non vedere piu’ sul viso di qualcuno che amava.

E’ tornato alla sua vita,si ripeteva affondando il coltello dentro di se’ pensando nel suo intimo che era colpa sua anche quello.

Quando un titolo piu’ forte degli altri 

‘il playboy miliardario Richard Castle in una serata piccante con la nuova diva del pop americano stavolta fa sul serio?Accantonata la detective sexy e’ tempo della musicista bollente?’ l’aveva quasi soffocata ,aveva deciso di smetterla di torturarsi.

Non voleva sapere.

Quando si imbatteva nelle sue foto accartocciava il giornale con rabbia.

Kate Beckett,con l’ostinazione che l’aveva sempre caratterizzata nel bene e nel male,non venne mai meno al suo proposito di farsi odiare.

Neppure nelle notti infinite in cui voleva solo che un suo abbraccio mettesse fine a tutto quello strazio.

La mattina dopo,le occhiaie sempre piu’ accentuate,tornava ai suoi propositi folli.

Rick ormai doveva provare ardentemente quello che Kate provava piu’ di tutti per se stessa.

Odio per quello che era.

Odio per quello che aveva fatto.

Era colpa sua.

Aveva ucciso il loro bambino e ogni speranza di futuro per loro.

Non si meritava altro che buio.

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Capitolo 8
*** il meglio era gia' stato ***


Kate si guardo’ allo specchio.

Lo sguardo allucinato,il volto tirato.

Sembrava essere uscita  direttamente dai suoi incubi piu’ cupi.

Continuava a pensare agli occhi di quel bambino e non riusciva a smettere di immaginare che sarebbero stati uguali a quelli del loro angelo perduto.

Il loro bambino.

Il bambino che aveva ucciso con la sua stupidita’.

A guardarlo avrebbero avuto quasi la stessa eta’.

James era forse solo un po’ piu’ piccolo.

Il tempo di trovare una madre disponibile avrà pur richiesto qualche mese,commento’ acida davanti allo specchio.

Doveva aver fatto appena passare il tempo accettabile per trovarsi una sostituta.

In fondo era il playboy miliardario Richard Castle.

Tutte le donne cadevano ai suoi piedi.

Eppoi non era cosi’ che faceva di solito?

Quando lei lo faceva soffrire,nei loro primi difficili anni,lui non scappava a rifugiarsi tra le braccia della prima donna disponibile?

“Sei ingiusta” si disse in un dialogo assurdo con se stessa.

“Non stavamo insieme,all’epoca e io,tanto per cambiare,non riuscivo a dirgli quello che provavo”

Aveva cominciato anche a parlare da sola?

Penso’ che almeno stavolta doveva aver trovato quella giusta se aveva deciso di farci subito un figlio.

Forse era stato il suo modo di esorcizzarla.

Ancora quelle parole a lacerarle l’anima.

 

“AL MIO GRANDE AMORE CHE MI HA DONATO QUESTA CREATURA MERAVIGLIOSA VENUTA A SALVARMI”

 

Doveva essere felice per lui,penso’.

Non poteva che stare meglio senza di lei a complicargli sempre la vita.

Doveva uscire e tornare da suo padre e smettere immediatamente di pensare a Richard Castle,al suo bellissimo bambino e alla vita che non avrebbe mai avuto.

Non sapeva quanto tempo era rimasta chiusa in quel bagno persa nei suoi pensieri cupi.

Si asciugo’ le lacrime.

Si puli’ alla meglio il gelato dall’impermeabile con un sorriso sghembo ripensando a quegli occhietti deliziosi.

Recupero’ un’aria quasi umana  e usci’ dal bagno.

E se li trovo’ davanti.

 

“Princesa!” urlo’ felice ed eccitato il piccolo.

Castle ebbe un sussulto quando il bambino le si butto’ praticamente in braccio per offrirle il fiore ed un dolcissimo bacio appiccicoso.

Mentre Rick tentava di trattenerlo, James era a meta’ tra loro e Kate era paralizzata e decisamente sconvolta.

Castle dovette fare un passo verso di lei per evitare che il bambino cadesse visto che Kate sembrava incapace di reagire.

Avvicinandosi aveva invaso il suo spazio personale ed era stato travolto dal suo profumo.

Il solito profumo. Quello che lo inebriava nelle notti in cui le era concesso stringerla e ad averla addosso.

Per fortuna la vocina di James lo distolse dal pericoloso fissare le sue labbra come intontito.

“Liris?Piace?” disse tenero il piccolo carezzandola con un sorriso e spezzando l’incantesimo di loro due occhi negli occhi.

Il bambino era di una tenerezza disarmante.E la stava uccidendo.

 

“Kate,James voleva scusarsi per averti rovinato l’impermeabile” disse Castle improvvisamente insicuro e tirando il piccolo saldamente indietro tra le sue braccia.

“Deddy Princesa!” ribadi’ deciso il piccolo.

Lei sorrise con gli occhio per la prima volta

“Sei cosi dolce tesoro.Sei proprio un piccolo Principino.”

Lo sfioro’ con una carezza che era poesia.

Piena di amore e rimpianto.

Il meglio era gia’ stato,penso’ all’improvviso.

Ed era andato. 

 

“Possiamo occuparci di farti pulire il disastro che abbiamo combinato,Kate?”

disse Castle tentando di trattenerla mentre le vedeva negli occhi quella luce che veniva prima delle sue fughe precipitose a cui lo aveva abituato per anni.

Le ricordava bene.

Ricordava tutto,di lei.

 

“Non essere ridicolo,Castle!” disse con un tono certamente troppo brusco.

“Non serve’ aggiunse piu’ morbidamente

Continuava a guardare non lui ma James che le sorrideva incantato.

Era un bambino affettuoso e chiacchierone,aperto ed amichevole e stava filtrando con Kate coi suoi occhioni dolci.

Lei ne era incantata.

 

“Devo andare,Castle”

“Kate,fatti almeno offrire un caffe'’” rispose lui affannato cercando un modo per non vederla andare via.

“Rick…”

Eccola di nuovo la morbidezza del suo nome rotolarle tra i denti

“Kate,solo un caffe’.James deve fare il suo spuntino e a guardarti tu non mangi poi molto”

L’estrema magrezza l’aveva colpito molto insieme all’aria fragile e smarrita che leggeva dietro alle barriere alzate che gli stava contrapponendo.

Era uscita dal bagno come l’ombra di se stessa.

Se era lui a farle quell’effetto doveva sparire all’istante. 

Eppure lui si sentiva cosi’ felice ad averla davanti ai suoi occhi dopo mille giorni di assenza.

Kate come se non potesse trattenersi fece una nuova carezza tra i capelli di James che era deliziato dalla presenza di quella che lui chiamava “Deddy princesa”

Fose aveva ragione sua madre,gli aveva parlato troppo di Kate.

Il bambino spesso gli si sedeva in grembo mentre era alla scrivania col computer aperto  e prendendo in mano la foto che non aveva mai tolto dal suo posto d’onore,la foto di lui e Kate la mattina dopo la loro notte ad Aspen,gli chiedeva la storia del Principe e della Princesa.

Avrebbe dovuto smettere!

 

Lei fissava James che ricambiava il suo sguardo senza imbarazzi come solo i bambini sanno fare, sorridendole dolcissimo.

“Non e’ bellissimo,Kate?”

Kate sposto’ gli occhi da James a quelli splendenti di Richard Castle e prese fiato.

Come poteva sapere il male che le stava facendo mostrandole la felicita’ per il suo splendido bambino?”

 

“E’ il tuo ritratto, Castle”

“Appunto!” scherzo lui e il bagliore dell’antica scintilla accese per un attimo anche gli occhi di lei.

 

Lui era stato l’unico a comprenderla.

Ad entrarle dentro nonostante le barriere che lei avesse messo instancabilmente tra loro.

Lui le aveva toccato l’anima.

E lei aveva rovinato tutto.

 

La luce si spense.

Richard Castle,con l’estrema sensibilita’ che aveva sempre mostrato nel leggerla dentro come un libro aperto si accorse dell’avvicendarsi di tutte le emozioni che le erano scorse sul viso .

Si perse in quelle iridi verdi che tanto aveva amato sapendo che lei in un attimo sarebbe scomparsa.

 

“Non posso,Castle. Ma sono felice di averti visto.

E di aver conosciuto questo splendido principino” aggiunse stringendo la manina paffuta che James le aveva teso.

 

“Ciao Tesoro”

 

Per un attimo Castle si illuse sentendo quel vezzeggiativo che un tempo era stata riservato a lui e lui soltando.

Le fece un sorriso triste 

 

“ciao Kate”

“ciao Princesa” ripete’ James stringendosi improvvisamente timido al collo di Castle e sorridendole nascosto da li dietro.

 

Kate si volto’ in tempo per nascondere la prima lacrima e tentando di non correre.

Usci’ verso il rumore della citta’ che di nuovo le aveva frantumato il cuore.

 

 

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Capitolo 9
*** la follia di Rick ***


Richard Castle rimase immobile a guardarla andare via.

Ripenso’ a tutti quei giorni che si erano accavallati gli uni sugli altri senza Kate 

Quando senti’ il consueto nodo stringergli la gola,con orrore penso’ a tutto quello che aveva dovuto superare per arrivare li,in quel momento,in quel modo

I mesi dopo la sua scomparse erano stati inimmaginabili

Rick annegava ogni giorno di piu’.

Si permise di voltarsi un attimo indietro a quei giorni.

Sua figlia era tornata dal Costa Rica follemente innamorata del responsabile oceanografico di Greenpeace e aveva cominciato a seguirlo nelle sue ricerche cambiando indirizzo ai suoi studi e andando a studiare  biologia marina a Los Angeles.

In quei lunghissimi sei mesi si erano visti pochissimo,per fortuna.

Alexis aveva capito che con Kate era successo qualcosa di davvero brutto ma suo padre non sembrava intenzionato a parlarne  e lei era troppo felice per accorgersi della devastazione che stava attraversando il suo adorato genitore.

Era troppo lontana e sua nonna non voleva che lei lo vedesse in quello stato.

Troppe notti lo aveva guardato rientrare completamente ubriaco con qualche insulsa biondina alla ricerca di un po’ di fama grazie alla vicinanza col famoso scrittore.

Altre lo aveva visto smarrirsi in troppi bicchieri di scotch arrabbiato col mondo intero.

La goccia che aveva fatto traboccare il vaso della resistenza di Martha era stata la notte in cui lo aveva trovato svenuto in bagno con la bottiglia consumata accanto a se e un flacone di sonniferi pericolosamente vuoto.

Si era spaventata a morte.

Aveva tentato di svegliarlo ma non reagiva.

Aveva chiamato Lenie disperata e in preda al panico.

La dottoressa si era precipitata al loft e l’aveva fatto prima vomitare poi aveva chiamato un sua amico che aveva una clinica privata dove spesso finivano le celebrita’ per disintossicarsi da eccessi vari e gli aveva probabilmente salvato la vita.

Aveva subito una lavanda gastrica e un notevole colpo all’orgoglio gia’ ammaccato.

Per fortuna Lanie e il suo amico avevano fatto in modo che la notizia non trapelasse.

Quando Rick si era svegliato frastornato e affranto aveva guardato sua madre in lacrime

“Perdonami,mamma.

Perdonami,ti prego.

Ero cosi’ stanco.Volevo solo dormire.

Non ci riesco,mamma,senza di lei non ce la faccio”

Guardarlo cosi’ affranto e spaventato fece invecchiare Martha di dieci anni in un momento.

Il suo ragazzo aveva il cuore in pezzi ma lei non poteva permettergli di buttare via la sua vita.

“Richard,tesoro.

Lo so che stai male.

Lo so che ti sembra di impazzire senza di lei.

Ma devi smetterla di distruggerti.

Hai una figlia e delle responsabilita’.

Cosa le sarebbe successo se non ti avessi trovato?

Sei impazzito per caso?

Richard,ti prego.

Fallo almeno per Alexis.”

L’aveva abbracciato lasciandolo piangere tutto il suo dolore.

 

Poi era arrivata sua figlia.

Le avevano detto una verita’ annacquata.

Suo padre aveva esagerato coi sonniferi una sera e aveva dovuto essere ricoverato per dei controlli.

Lei aveva intuito il baratro dietro ai sorrisi stanchi di suo padre.

Di Kate non si poteva parlare.

E i suoi occhi sembravano una stanza vuota.

Alexis spero’ che quello che gli avrebbe detto lo avrebbe sollevato un po’ dandogli la spinta a reagire all’abbandono che sembrava schiacciarlo nell’intimo.

Sperava di avere in se’ la molla per farlo ricominciare a sperare.

 

“Papa’” disse seria quando rimasero soli.

“Tesoro,scusami,sono stato un po’ giu’ in questo periodo.Ti ho trascurata.Perdonami.Vedrai che d’ora in poi andra’ meglio.

“Oh papa’,sono sicura che andrà benissimo.Devo dirti una cosa molto bella.

Sono incinta,papa’!”

 

Rick la guardo’

Risplendeva.Come aveva fatto a non accorgersene?

Dov’era stato tutto quel tempo?

In qualche buco nero a torturarsi mentre sua figlia faceva le scelte piu’ importanti?

Era un completo idiota.

La sua zucca aspettava un bambino.

Erano gia’ 4 mesi.

Dio,un bambino.

Un maschio,aveva sorriso Alexis al settimo cielo.

Gli era mancato il fiato

Aveva pianto,questa volta di felicita’

L’aveva abbracciata e si erano commossi insieme.

Sarebbe stato meraviglioso.

Un nuovo membro della famiglia Castle.

Entro’ sua madre che lo guardo’ complice.

“Tu lo sapevi,non e’ vero?”

“Certo tesoro,ma Alexis voleva venire di persona a dirtelo”

Si erano stretti tutti e tre in un abbraccio tenero e li Richard Castle aveva ricominciato a vivere.

Si era permesso un ultimo pensiero sconsolato quando era rimasto solo.

Un bambino…

Lo aveva desiderato cosi’ tanto, con Kate.

Era sicuro che anche lei lo avesse desiderato ,quando stavano insieme.

Quella notte ad Aspen,quella notte magica e incantata era sicuro che avrebbero avuto una famiglia meravigliosa  e che un bambino presto avrebbe allietato

 la loro vita insieme.

Si era sbagliato cosi tanto,penso’.

Asciugo’ la lacrima solitaria che gli era scesa lungo il viso e decise che sarebbe cambiato tutto, d’ora in poi.

Smise di bere.

Comincio’ a prendersi cura di se’.

Nuotava tutte le mattine.

Mangiava sano.

Scriveva.

Scrisse una favola per bambini.

La storia di un Principe a cui una Principessa scomparsa ruba il cuore portandoselo via con se’.

Fu un successo.

 

“Kate,via?”lo riscosse James facendo eco ai suoi pensieri.

“Si,piccolo,Kate e’ andata via.”

Lei va sempre via,penso’ sarcastico

Ma lui aveva smesso do farsi spezzare il cuore per questo.

Non provava piu’ nulla.

L’aveva svuotato.E lui non era piu’ stato capace di sentire nulla per una donna.

C’erano state notti trascorse nel fumo di troppo alcol e sconosciute scelte a caso.

C’erano state voraci consolazioni silenziose.

Rabbiose soddisfazioni reciproche.

Prima che arrivasse James aveva tentato di cancellare il  sapore di Kate  confondendosi tra le braccia di donne senza valore.

Fino alla notte in cui era quasi morto.

Poi Richard Castle era cambiato.

Intorno al suo cuore ora c’era una sorta di vuoto incolmabile.

Martha aveva sperato che un qualche balsamo arrivasse a lenire quelle ferite ancora aperte.

Ma suo figlio sembrava non avere piu’ spazio per l’amore.

C’era James.C’erano Alexis e James.C’era Martha. E c’erano i suoi amici del 12esimo Xavier,Lenie,Ryan Jenny e i bambini.

Ma non c’era altro.

Dopo Kate non c’era mai stato altro.

Xavier aveva tentato di trascinarlo a qualche serata tra single dopo la nascita di James.

Ma Castle di limitava a sorridere distaccato declinando ogni invito.

Alla fine Xavier ci aveva rinunciato.

Poi Castle aveva visto Xavier avvicinarsi piano piano a Lenie fino a diventare una coppia felice e innamorata.

Ne era stato molto felice.

La stretta allo stomaco che aveva provato la sera che Esposito aveva mostrato a lui e Ryan l’anello comprato per Lenie l’aveva classificata sotto la voce RIMPIANTO.

E l’aveva rispedita indietro.

Si era concentrato con maggiore determinazione su James e sul suo lavoro.

Era stato quello il momento in cui James aveva cominciato a chiamarlo DEDDY imitando sua madre Alexis che lo chiamava DAD.

Era stato impossibile convincerlo a chiamarlo in un altro modo.

Passavano cosi’ tanto tempo insieme che spesso lo scambiavano per suo figlio,visto anche l’equivoco sul suo modo di chiamarlo.

Chissa’ cosa aveva pensato Kate a sentire suo nipote chiamarlo Deddy.

Il pensiero l’aveva preso a tradimento.

Si riscosse tornando alla realta’.

“Teppista,andiamo a fare uno spuntino?”

“PPuntino,Siii!”batte’ le mani deliziato il piccino.

Aveva un vocabolario incredibile per un bambino di appena due anni.

Ma suo nonno era uno scrittore, gli parlava come ad un adulto  e aveva scritto storie per lui.

Gliene aveva raccontata una diversa ogni sera,che fossero insieme o che si parlassero al telefono.

Alexis e suo marito Mark erano molto presi dalle loro ricerche.

Sua figlia si era laureata brillantemente in biologia marina e aveva iniziato a seguire sempre piu’ spesso Mark lungo le rotte delle balene attraverso il mondo.

E in quelle settimane il piccolo James veniva affidato a suo nonno Castle.

Per lui era stato un sollievo doversi occupare tanto di James.

Il fatto che lui lo avesse ribattezzato DEDDY lo divertiva e lo faceva sentire meno vecchio.

E meno triste.

 

Un bambino con Kate.

Ecco cosa aveva sempre sognato Richard Castle.

E quel sogno infranto era uno dei motivi che lo teneva lontano dal mondo.

 

Ora aveva James.Lo amava da impazzire.

Era il figlio della sua bambina e la sua nascita lo aveva salvato.

Non si illudeva.Non era suo figlio.Soprattutto non era il figlio di Kate.

E su questo pensiero si fermo’.

Era il limite che si era dato.

Il confine che sapeva di non poter superare.

La zona sicura che gli aveva impedito di impazzire.

 

“Birbante,che vuoi mangiare?’

“Flagole!”sorrise il bambino.

“Bene,fragole siano”

E con James stretto saldamente al suo’ collo si avvio’ nella direzione opposta a quella che aveva appena preso Kate.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** la tempesta ***


Kate era corsa da Lanie.

Sapeva che aveva il giorno libero e che era a casa,si erano sentite prima che entrasse da Macy’s.

E sapeva di avere poco tempo prima di crollare.

Lei era l’unica che aveva assistito ad uno dei suoi devastanti attacchi di panico che si erano succeduti dopo la perdita del bambino e l’allontanamento da Rick,l’unica a cui avesse permesso di avvicinarsi cosi’ tanto.

Kate aveva provato a svuotare la mente,mentre camminava.

Aveva respirato piano contando i dentro e fuori dell’aria come diceva il dottor Burke.

Aveva messo un piede davanti all’altro fino alla porta della sua migliore amica.

Poi era crollata.

Erano  mesi che non aveva un attacco cosi violento.

Lenie non pote’ che tenerla stretta sussurrandole di respirare accarezzandole ritmicamente la schiena per farla sentire al sicuro.

Kate tremava e faceva fatica a respirare.

Le sue lacrime bagnavano la t-shirt di Lanie che impotente assisteva al disfarsi della sua migliore amica.

Le parlava piano,con dolce determinazione provava a farla calmare incitandola a respirare.

Lentamente Kate si calmo’.

L’attacco di panico passo’.

Come un tornado lascio’ dietro di se macerie e distruzione.

Gli occhi di Kate erano un deserto senza vita.

La sua pelle era pallida e umida di sudore.

Tutto in lei gridava dolore.

Lenie guardandola penso’ che se avesse potuto le avrebbe strappato via quella pena a mani nude.

“Tesoro,che cosa e’ successo?” le chiese con delicatezza quando Kate sembro’ aver riacquistato un briciolo di autocontrollo.

“L’ho visto.Lui e il bambino”

Non c’era bisogno di chiedere chi fosse lui.

“Dove?”

“Da Macy’s”

“Hai visto com’e’ delizioso quel piccino?”scherzo’ Lenie cercando di alleggerire l’atmosfera.

“Lenie!”

“Che c’e’? E’ uguale a lui!”

“Ti prego ,Lenie,non ce la faccio.Non voglio sapere nulla!”

“Dio,Kate!Con questa storia del non volerne sentir parlare guarda come ti riduci la prima volta che lo incontri!

“Lenie..”Era quasi una preghiera,la sua.

Sembrava sfinita e persa.

“Va bene,Kate,va bene.Ma stai sbagliando tutto e lo sai!Sono tre anni che te lo ripeto.”

“Non me lo merito.Rick e’ piu’ felice senza di me.”

“Kate,non sai di che parli!”

“Lanie,no!”

“Va bene,Kate.Sei sempre la solita testa dura.”

Kate fece un sospiro profondo e sorrise alla sua amica,un sorriso stanco e rassegnato.

“Grazie,Lanie.Per fortuna sono potuta venire qui.Non so come avrei fatto se fosse successo da qualche altra parte.

Prima o poi doveva capitare che io lo rivedessi.

Sta bene.E’ piu’ magro,ha lo sguardo piu’ serio.

Ed e' sempre molto affascinante.La spruzzata di grigio sulle tempie gli dona.”

“Hai cominciato tu,io posso continuare?

“No,hai ragione.Scusa,cambiamo argomento.”

A Lanie non era sfuggito lo sguardo sognante di Kate mentre parlava di quanto fosse bello il suo ex fidanzato.

Sorrise tristemente.

I suoi amici erano due pazzi.

Dopo quasi tre anni erano ancora assolutamente coinvolti e incapaci di andare oltre.

Ma lei non sapeva come aiutarli.

Cambio’ volutamente argomento,tanto era inutile insistere con Kate.

“Hai trovato i regali per la festa di sabato da Macy’s?”

“Eccoli”disse lei indicando i sacchetti abbandonati sul divano di Lanie.

“Sara’ bello averti li mentre siamo tutti insieme.”

Kate annui’ distratta.

Non era molto lucida,penso’ Lenie.

Altrimenti avrebbe pensato alla possibilita’ che venisse anche Castle con James.

O forse pensava che lo avrebbe portato Alexis.

Non poteva immaginare l’enormita’ dell’equivoco in cui era caduta la usa amica.

Non parlare di Castle era un conto.

Ma che sua figlia avesse avuto quel delizioso bambino non poteva ignorarlo.

Ne avevano parlato anche i giornali.

Non le aveva mai chiesto che effetto le facesse saperlo nonno.

Non voleva forzarla.

Vederla cosi’ spezzata era stato troppo anche per Lenie.

Non voleva in alcun modo farla stare ancora peggio.

Se lei non voleva parlarne avrebbe rispettato la sua scelta.

Non era quello che stavano facendo tutti da tre anni ormai?

Ma non pote’ fare a meno di pensare che la sua amica aveva smarrito il cuore ad un indirizzo preciso.

Solo tornando in quella casa avrebbe potuto recuperarlo.

Ma si ostinava a non volerlo capire.

 

Poco distante,intanto,Rick era rientrato al Loft.

“Madre!”

“Richard!”

“Nonna!”

“James,tesoro,vieni ad abbracciare la nonna!”

“Deddy Princesa!Kate!”

“Prego?”sussulto’ Martha spalancando gli occhi.

“Kate Princesa”ripete’ James deliziato 

“Liris”

“Richard devi smettere di raccontare a questo bambino di Kate la principessa e di riempirgli la testa di idee assurde.

Non ha neppure due anni,santo cielo!”

“Calma mamma,James sta solo raccontandoti quello che ha visto”

“Che vuoi dire Richard?”

“Che abbiamo incontrato Kate oggi da Macy’s.O meglio,che ci siamo scontrati con lei.

Richard Castle fece una pausa ad effetto finche’ sua madre con un gesto imperioso della mano non lo invito’ a continuare.

“James mi e’ scappato di mano mentre mangiava il gelato ed e’ corso via finendo la sua breve corsa spiaccicato insieme al suo cono al cioccolato contro l’impermeabile chiaro di Kate!”

“Oh.Mio.Dio!”

Martha guardo’ suo figlio e noto’ il sorriso tirato e gli occhi spiritati.

“Tesoro! Com’e’ stato rivederla?”

“Oh madre” sospiro’ lui col peso del mondo sulle spalle.

“E’ stato meraviglioso.

Straziante.

Incantevole.

Terrorizzante.

Eccitante.
Spaventoso.

Triste.

Divertente.

Devastante

E' stato bellissimo.”

 

“Ho compreso il concetto tesoro,non serve che continui.

E tu come stai?”

Diretta e decisa come sempre,la sua meravigliosa madre.

“Come se mi avesse travolto un treno”

“Capisco Richard.E?”

“E niente.E’ scappata come al solito.Deve davvero detestarmi per desiderare di stare cosi velocemente distante da me.”

Era desolato,mentre lo diceva.

Affranto e spento.

Martha lo strinse in abbraccio affettuoso con James in mezzo a loro che baciava entrambi.

Rick Castle aveva bisogno della sua famiglia,ora piu’ che mai.

Guardandolo penso’ che quel suo incredibile,buffo,delicato,sbruffone,intelligente ragazzo era il figlio migliore che potesse aspettarsi.

Non era stato facile,per loro,all’inizio.

Avevano sempre dovuta cavarsela da soli.

Una madre single che faceva l’attrice ed un bambino solitario e sognatore.

Ma si erano stretti l’uno all’altra e avevano messo un piede davanti all’altro.

E anche adesso ce l’avrebbero fatta.

Insieme.

Detestava vederlo soffrire cosi.

Erano tre anni che suo figlio aveva smarrito il cuore.

E Martha sapeva che c’era un solo luogo dove avrebbe potuto ritrovarlo.

L’unico che sembrava essergli precluso:le braccia di Katherine Beckett.

Quando Kate era come evaporata da oggi a domani dalla vita di Richard aveva pensato che doveva esserci una ragione molto seria perche’ lei scegliesse di non farsi trovare.

Ma aveva anche creduto che prima o poi avrebbero appianato le loro difficolta’.

Aveva sempre pensato che quei due fossero fatti per stare insieme.

Si amavano davvero,e si completavano.

Vederli insieme era un piacere per gli occhi e per il cuore.

Non era mai riuscita a convincersi che fosse davvero finita.

Ma ad un certo punto aveva tentato di spingere Richard a reagire.

Non poteva continuare a buttare via la sua vita come aveva fatto troppo a lungo dopo la loro separazione.

E vederlo adesso con quello sguardo perso la fece preoccupare.

Sapeva quanto lui fosse ancora fragile sotto quell’aspetto.

“Usciamo a pranzo,Richard.Ti va?”

“No,mamma.Vorrei solo spegnermi per qualche ora per impedire al mio cuore di fare cosi’ male.

Sai,guardandola mentre faceva una carezza a James,ho immaginato per un attimo lei io e un nostro bambino a spasso per la citta’ in un giorno qualunque.

E’ sempre stato il mio sogno avere un altro figlio.

Ma averlo con lei e lei soltanto.

Fin da quando mi sono reso conto di amarla come mai mi era capitato prima.

Volevo un bambino con il suo sguardo serio e i nostri colori mescolati.

L’avrei amato con tutto il cuore.”

Tesoro,non torturati,ti prego”.

“Deddy bua cuore”

Il piccolino aveva colto il nocciolo della questione.

Richard e sua madre si guardarono sorridendo.

“Si,James,Deddy ha male al cuore.

Accidenti,e’ stato tuo padre ad insegnarti a dire bua,non e’ vero?”

“Richard!”lo riprese sua madre.

“Lascia in pace quel bambino.

Piuttosto alzati e preparaci il pranzo visto che non hai voglia di uscire.”

James si chino’ dalle braccia di sua nonna per posare un bacio appiccicoso all’altezza del cuore di Rick sorridendo soddisfatto.

“Dio,ti adoro James!”

Quel bambino era la creatura piu’ dolce del mondo.

Lo amava con una forza che lo spaventava.

Forse perche’ l’eta’ gli consentiva una maggiore consapevolezza e una maturita’ di sentimenti diversa rispetto a quando aveva avuto Alexis.

Eppoi non si diceva che essere nonni vuol dire amare il doppio i propri nipoti in quanto figli dei propri figli?

Per lui era terribilmente vero.

“Chi e’ il mio amore grande James?”

“Mamma Exis!”

“E chi e’ la meravigliosa creatura di Deddy?”

“James! batte’ le mani felice il piccolino.

Richard gli sorrise e penso’ che questo era tutto quello che gli serviva per essere felice.

O cosi’ almeno tentava di convincersi!

 

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Capitolo 11
*** la famiglia e' tutto ***


“Kate,devi mangiare qualcosa prima di tornare da tuo padre in ospedale”.

“Lenie,non ne ho voglia”.

“Kate!pesi due grammi bagnata.Sei troppo magra.Finirai per ammalarti”.

“Lanie,non mettertici anche tu!Per oggi ne ho abbastanza di commenti sulla mia magrezza”.

“Perche’,chi ti ha detto lo stesso oggi?”

“Castle!Voleva convincermi ad andare con loro visto che James doveva fare lo spuntino e che io sembro aver bisogno di mangiare!”

“Beh,come al solito capisce di te tutto al volo!”

“Lenie!!Sta’ zitta!”

Il fatto che reagisse alle suo provocazione era un buon segno.

Si stava riprendendo.

Certo i suoi occhi continuavano ad essere vuoti e le occhiaie le gettavano ombre di sfinimento sul viso austero.

“Ti accompagno da Jim”.

“Non c’e’bisogno,Lanie,e’ passata.E’ tutto ok ora.”

“Voglio solo salutarlo e vedere come sta,Kate,non controllarti”.

Un piccola bugia a scopo utilitaristico era meglio di una verità che faceva male,certe volte.

Si era spaventata a vederla di nuovo cosi’.

Erano mesi che non le succedeva piu’ e pensava che ormai quel problema fosse un brutto ricordo.

Ora capiva come la sua amica camminasse da troppo tempo sul bordo sottile di un precipizio.

Se non fosse stata attenta cadere sarebbe stato facilissimo.

 

Jim si accorse subito che la sua bambina aveva pianto.

“Katie,stai bene?”

“Certo papa’,non preoccuparti”

Distolse velocemente lo sguardo perche’ sapeva che suo padre poteva leggerci dentro tutta la sua pena.

Jim la osservo’ a lungo e lei si senti’ messa a nudo.

Gli ultimi 3 anni erano stati una lenta tortura per Jim Beckett.

Quando ormai sperava che sua figlia avesse trovato l’amore vero,quello che riempie il cuore e colma gli spazi vuoti,quello che ti fa sentire a casa tra le braccia della tua meta’ e che ti porta la pace nell’anima,quello che lui aveva sperimentato a lungo con la sua Johanna,tutto era precipitato.

Avrebbe tanto voluto farle capire a cosa stava rinunciando.

Kate aveva congelato il suo cuore in una morsa di dolore e non era quello che aveva immaginato per la sua bambina.

Penso’ a quante volte si era fermato con sua moglie,mano nella mano,a guardarla dormire da bambina.

E a tutti i sogni e le speranze che avevano condiviso su di lei nelle notti passate a parlare sottovoce vicini e felici.

Johanna e il suo sorriso cosi’ simile a quello di Kate.Se ora lei fosse stata qui avrebbe saputo trovare le parole per far capire a Katie l’errore enorme che stava facendo.

Lei diceva sempre che solo un cuore vivo rende degna la vita di essere vissuta.

Jim Beckett era stanco,mortalmente stanco.

Da quella sera di gennaio di tanti anni fa anche lui aveva rinunciato a vivere.

Come poteva chiedere ora a sua figlia di fare quello che lui per primo non era stato in grado di fare?

Si immalinconi’ e Kate ,che se ne accorse,penso’ che era colpa sua.

“Papa’,non preoccuparti per me,ti prego.Ho solo avuto una giornata movimentata.Ma niente che non possa essere sistemato.”

Lo guardo’ sorridendo dolcemente.

“Sono qui con te,ora.Andra’ tutto bene”

Jim chiuse gli occhi esausto.

Era ancora molto debole e si arrese alla lieve stretta della mano di Katie nella sua.

“Dormi papa’,sono qui con te”.

 

Lenie guardo ‘ la scena dall’angolo della stanza dove si era seduta dopo aver salutato il padre di Kate.

Era fuori pericolo ma ancora debole e debilitato.

Il suo cuore era a rischio.Anni di dolore stavano chiedendogli il conto.

La morte di sua moglie.

L’alcool e la lenta risalita in superficie.

Il ferimento di Kate.

La perdita del bambino di Kate e la sua rinuncia a vivere.

Era stato come andare sulle montagne russe senza mai poter scendere a riprendere fiato.

Alla fine il suo corpo aveva ceduto alla pressione.

I medici gli avevano consigliato di smettere di lavorare.

Certo avrebbe potuto farlo,rinunciare allo stress quotidiano del tribunale.

ma come avrebbe potuto smettere di preoccuparsi per la sua bambina testarda e frantumata?

Lenie penso’ che un padre non smette mai di prendersi cura dei propri figli fino al suo ultimo respiro.

E Jim sarebbe morto piuttosto che rinunciare ad aiutare Kate anche solo con la sua presenza silenziosa.

Erano una famiglia.
Spezzata,un po’ malandata.

Ma una famiglia.

 

 

 

“Ehi,famiglia!Il pranzo e’ servito.

Rick chiamo’ sua madre e questa si affaccio’ dalle scale con James in braccio.

“Pranzo!”ripete’ James felice 

Il bambino adorava mangiare.

In questo aveva preso da suo nonno.

Castle gli sorrise.

“Piccolo,sei una gioia per gli occhi”.

“Hai proprio ragione,nonnino!”

“Mamma!Non chiamarmi cosi!

Martha alzo’ gli occhi al cielo prendendolo in giro.

“Proprio tu che ti sei fatta chiamare Martha da Alexis fino alla sua maggiore eta’!” ribadi’ stando allo scherzo.

“Che cosa ha detto Kate del fatto che sei diventato nonno prima di poter diventare di nuovo papa’?” infieri’.

“Mamma!”

“Che c’e’? Non eri tu che ripetevi di continuo ad Alexis che non volevi diventare nonno prima di avere un figlio con Kate?

Ci avra’ pur pensato vedendoti con James!”

Richard sospiro’ pesantemente.

Era un argomento sempre molto spinoso per lui.

Sua madre lo sapeva e lo stava provocando volutamente.

Non sopportava piu’ quella sua quieta rassegnazione.

Era sempre stato allegro,divertente,vivace e spesso un po’ folle.

Credeva nella magia.

Ed ora tutto questo era sparito.

Era calmo e rassicurante.

Rassegnato.

Come se il fuoco dentro di lui si fosse spento.

E lei non ne poteva piu’ di vederlo cosi’.

Insistette.

“Allora,cosa ti ha detto?”

“Niente,mamma!”scatto’ Castle.

“Assolutamente niente.

E’ evidente che mi detesta.

Non vedeva l’ora di andarsene.

Con James e’ stata molto dolce,con me molto fredda.”

 

“Katherine che ti detesta?Oh tesoro!

Non ci credo,scusami.

Tu hai sempre fatto enormi errori di valutazione quando si tratta di lei e dei suoi sentimenti nei tuoi confronti.”

 

“Quali sentimenti mamma?

Mi ha lasciato 2 anni e 7 mesi fa,se n’e’ andata dalla mia vita senza una parola,senza una ragione e tu parli di sentimenti?

Ti prego,mamma!”.

La sua voce ora era ridotta ad un sussurro.

Automaticamente porto’ la forchetta colorata di James dentro al piatto mentre lui cercava di trascinare fuori la sua polpetta di verdure.Lo fece con calma,un gesto automatico dettato dall’abitudine.

 

“Richard sono 3 anni,anzi 2 anni e 7 mesi come hai sottolineato tu ,visto che stai contando i giorni,a quanto pare,che giri intorno agli stessi pensieri su Katherine.

Credi che non lo sappia?

Credi che non mi accorga quando all’improvviso il tuo sguardo si fa remoto e si perde dietro alle tue fantasie?

Quando insegui i tuoi pensieri proibiti?

So che non hai restituito l’anello che le avevi comprato.

Ti ho visto aprire il cassetto della scrivania dove lo conservi,mettere la scatola blu sul piano davanti a te e restare li a guardarla senza avere il coraggio di aprirla.

Tesoro,lo so quanto l’hai amata.

E quanto ancora lei faccia parte di te.

Probabilmente dietro a tutta la rabbia,la delusione,il dolore tu la ami ancora.

Ma non puoi rinunciare a vivere perché lei non ricambia i tuoi sentimenti.

Non puoi spezzarti di nuovo perché l’hai incontrata al centro commerciale.

Cosa farai il giorno in cui la vedrai con un altro uomo?”

 

Castle scosse la testa per scacciare il pensiero.

Quell’idea lo aveva tormentato per talmente tante notti tenendolo sveglio che rabbrividi’.

“Sai mamma,non ti ho mai detto un cosa”.

L’attenzione di Martha si sposto’ dal suo nipotino che aveva appena rovesciato il bicchiere d’acqua nel suo piatto a Richard che intanto era scattato in piedi per riparare all’ennesimo disastro di quel piccolo teppista.

Tornata la calma a tavola,Martha chiese al figlio di cosa si trattasse.

“Racconta Richard,sono tutta orecchie”.

 

“Sono andato a Washington una sera.

Dopo essere uscito dalla clinica.

Volevo vederla.

Volevo raccontarle di Alexis,del bambino.

Volevo supplicarla di parlarmi.

Volevo soprattutto essere stretto tra le sue braccia e rassicurato che tutto sarebbe andato bene.”

“E?”

“Mi sono seduto al bar davanti al suo ufficio.Ero agitato.Non riuscivo a fermare il tremito delle mani. 

Ho aspettato per oltre un’ora.

Poi lei e due suoi colleghi sono usciti.

Mi e’ salito il cuore in gola.

Sono scattato in piedi per raggiungerla quando, da un’auto in sosta parcheggiata nell’area riservata, e’ uscito un uomo alto biondo molto ben vestito che l’ha chiamata per nome.

Lei ha sollevato il viso verso di lui e ha sorriso.

Poi gli e’ andata incontro  e lui,appena possibile,l’ha stretta a se’ in un abbraccio fortissimo.

Ho pensato che io l’avrei abbracciata nello stesso modo.

E tutto si e’ fatto chiaro dentro di me.

Dovevo girarmi e andarmene.

Avevo l’anello dentro la giacca e ora mi bruciava la tasca.

Con l’ultimo bricioli di dignita’ intatta mi sono allontanato prima che lei potesse vedermi.

E’ stato il giorno prima di decidere impulsivamente di comprare la casa sulla spiaggia a Los Angeles.

Ti ricordi quel giorno?

Volevo solo andarmene il piu’ lontano possibile da lei e dall’idea di quell’uomo biondo che la portava  casa e poteva averla come io non potevo piu’.

Mi sembrava di impazzire.”

 

“Oh Richard,perche’ non me l’hai mai detto?”

“Mi vergognavo mamma.Ero cosi’ imbarazzato.

Lei non solo se n’era andata ma aveva gia’ trovato un sostituto.

Io non ero contato niente.

Tutte le mie insicurezze,il mio senso di abbandono,l’inadeguatezza di un tempo erano tornate cosi’ prepotenti che avevo paura di crollare di nuovo.

Cosi’ ho deciso di andarmene.

Di comprare la casa sulla spiaggia a Malibu’ cosicche’ Alexis potesse stare li con me negli ultimi mesi prima della nascita di James.

Mark era gia’ in Alaska per le sue ricerche e avrebbe fatto su e giu’ per Los Angeles appena possibile.

Io avrei avuto modo di stare con Alexis,prendermene cura e intanto curare me stesso.”

“Tesoro,mi dispiace.

Martha gli fece una carezza lieve sui capelli prima di tirare su James dal seggiolone.

“Tu ora vieni con me piccolo teppista.

Ci laviamo le mani,il musetto,leggiamo una favola e facciamo un riposino.

E lasciamo al tuo Deddy il tempo di riprendersi un po’.

Ha avuto un mattina difficile.”

 

“Dificile” tento’ di ripetere il bambino.

“Si pappagallino,difficile”

 

Castle sorrise al piccolo.

Poi guardo’ sua madre.

Lei c’era sempre.

E lui gliene era grato.

Non solo l’aveva salvato dall’autodistruzione.

Ma lo capiva.

Era facile per lui confidarsi.

Era sempre stato lo specchio in cui guardarsi per riflettere la giusta  immagine di se’.

“Grazie,mamma.”

“Di cosa,caro?”

“Di te”

Poi si alzo’ e ando' a chiudersi nello studio.

 

 

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Capitolo 12
*** non ne uscirò' mai ***


“Kate,si e’ addormentato.

Andiamo a prendere un caffè. C’e’ una cosa che voglio dirti”.

Lenie aveva voglia di fare un ultimo tentativo per scuoterla.Voleva vederla sorridere con gli occhi come faceva un tempo quando finalmente si era arresa ai suoi sentimenti per lo scrittore.

Lenie li aveva visti sbocciare quei sentimenti,crescere,essere soffocati e finalmente esplodere.

E per un attimo si era convinta che la sua migliore amica avesse sconfitto le ombre che da sempre la tormentavano.

Poi tutto era precipitato,lei era scappata e aveva rinunciato a se’.

Ora Kate Beckett non era che la pallida ombra della detective di un tempo.

Era sempre bella da togliere il fiato.

Ma di una bellezza fredda che la rendeva inavvicinabile.

Negli ultimi tre anni non c'erano stati altri uomini.

Dopo Castle aveva chiuso a chiave quel cassetto.

Era diventata impenetrabile.

Lenie aveva tentato qualche volta di trascinarla fuori a divertirsi,nelle rare occasioni in cui si erano viste.

Ma Kate aveva terrorizzato chiunque avesse tentato di avvicinarla.

“Kate,devi provare ad andare avanti.

O magari indietro,probabilmente.Ma devi muoverti da questo stallo”.

“Lanie,non ricominciare!”

“Kate!Lo hai visto tuo padre?Lui ti vede,Kate!E’ tuo padre.Sente il tuo dolore.

Sente te.E non gli fa bene quello che sente.

Come non fa bene a te quello che senti.

E’passato molto tempo,Kate.Troppo.

Sono tre anni che ti maceri in questa pena senza fine.”

“Sono 2 anni e 7 mesi e poco piu’!”

“Ah,be,allora e’diverso.

Sorvolero’ sul fatto che tu stia contando i giorni,praticamente.

Ma ora devi smetterla di nasconderti in quel pozzo nero.

Ti sei sepolta li dentro insieme alla tua pena.

Ma non sei morta!Devi smetterla di fingerti tale!”

Era stata molto dura,lo sapeva.Ma le buone maniere con Kate Beckett non servivano a nulla.

“Lanie,io non sono morta,e’ vero,ma il nostro bambino lo e’!”

La sferzata era stata improvvisa e violenta.

Il suo sguardo affilato come una lama.

Lenie non si fece impressionare

“Kate,smettila di ripeterlo.E’ stato un terribile incidente.Saresti potuta morire anche tu.Stavi correndo da Castle per dirgli che saresti rimasta se lui te lo avesse chiesto.

Che era lui quello che tu volevi di piu’.

E non devi continuare a crocifiggerti.

Dovresti andare da lui,piuttosto.

Correre di nuovo a casa sua e dirgli tutto,finalmente.

Mettere una fine a questa agonia.

E ricominciare da li.

Magari insieme a Castle.”

“Si,certo!Lui,io,il piccolo James e la sua mamma.Un’allegra famigliola allargata!” disse Kate con pesante sarcasmo.

“Dio,Kate!Sei cosi’ esasperante,cosi’ frustrante!” sbotto’  Lenie.

“Vado a casa.Ci vediamo piu’ tardi per cena,va bene?

No!Non pensarci nemmeno!Non provare a rimandare o a darmi buca!Non.Ci.Provare!!”

Lanie conosceva bene Kate.Sapeva che ora si sarebbe rifugiata nel suo angolo solitario a leccarsi le ferite tenendo tutti lontani.Ma lei si era stancata di stare a guardare.

“Pensa a quello che ti ho detto,Kate.

Stasera voglio vedere un cavolo di sorriso su quella faccia sempre tirata.

E non discutere con me!” Taglio’ corto Lenie quando Kate tento’ di ribattere.

Poi si alzo’ con grazia e la lascio’ attonita a guardarla scomparire.

“Maledizione!”batte’ il pugno sul tavolo Kate,facendo sussultare la signora anziana a due tavoli da lei.

“Mi scusi Signora” disse contrita.

Poi con un sospiro rassegnato lascio’ la caffetteria.

“Non ne usciro’ mai” disse tra se’.

E torno’ da suo padre.

Erano 996 giorni che non riusciva piu’ a respirare.

Oh,no,non ne sarebbe mai uscita.

 

 

“Non ne usciro’ mai” penso’ Richard  Castle mentre era steso sul divano del suo studio con le braccia dietro la testa a guardare il soffitto.

La sua mente vagava in luoghi che di solito si precludeva.

Kate e il loro primo bacio sotto copertura quando aveva assaporato per la prima volta il suo sapore.

Kate e i suoi occhi socchiusi la prima volta negli Hampton quando aveva visto la sua casa e si era intimidita.

Kate e il riflesso delle fiamme sulla sua pelle la notte ad Aspen quando avevano fatto l’amore davanti al caminetto acceso.

Kate e il loro bisbigliare nella notte quando lei non riusciva a dormire per un caso che l’aveva turbata e lui cercava di farla rilassare raccontandogli una storia.

Kate e il loro parlare per ore saltando da un argomento ad un altro senza mai stancarsi,meravigliati davanti al fiume di parole che sembrava non avere mai fine tra loro.

Kate e i suoi gemiti mentre le sue mani prendevano senza sosta tutto quello che lei era disposta a concedergli.

E c’era stato un periodo in cui Rick si era convinto che lei gli stesse concedendo tutto,di se’.

I baci,i sorrisi,le mani nelle mani mentre il piacere li travolgeva.

Gli occhi incatenati in una promessa che lui aveva scambiato per eternità’.

Come aveva potuto sbagliarsi tanto?

“Dio,Kate…”

Aveva continuato per un paio d’ore a girare il coltello nella piaga fino a sentirsi davvero esausto.

Doveva reagire.

Doveva cancellarla.

Doveva lasciarla scivolare via dalla sua pelle.

Ma come era possibile farlo se solo un fugace incontro lo precipitava in quella spirale di emozioni e ricordi.

Lei,era lei che voleva.

Da quando l’aveva incontrata non aveva mai voluto altro.

Si ricordava com’era stato vuoto il sesso nei mesi alcolici dopo il suo abbandono.

Toccare altre donne l’aveva reso triste.

Non c’era passione,non c'era complicità,non c'era quell’eccitazione che con lei lo accendeva con un solo sguardo,o una parola sussurrata all'orecchio .

Dopo l’incidente,semplicemente,aveva smesso.

Non sfiorava una donna da oltre due anni.

Se l’avesse raccontato di certo non gli avrebbero creduto.

Il famoso tombeur de femme Richard Castle,l’ex playboy famoso per le sue conquiste,non faceva sesso da due anni.

Era ridicolo solo pensarlo.

Ma ogni volta che provava ad avvicinarsi a qualcuna scattavano subito i paragoni e la sconfitta era sempre palese.

Non riusciva piu’ a fare finta.

Ora,dopo anni,sentiva una forza nuova stringergli lo stomaco.

Era stato vederla.

Aveva riacceso qualcosa dentro di lui sopito da tempo.

Penso’ che avrebbe dovuto alzarsi ed andare a cercarla.

Riprendersela.

Anche se c’era un altro.

Magari il biondo che aveva visto stringerla a Washington.

L’avrebbe fatto sparire e seppellito di notte.

Era o non era il il re del thriller?

Rise sarcastico a questa idea insana.

Il problema era solo uno.

Lei non lo voleva.

Richard Castle aveva smesso di odiarla per averlo abbandonato dopo che era nato James.

La prima volta che aveva stretto quell’esserino meraviglioso tra le braccia aveva pensato a lei .

E per la prima volta lo aveva fatto con tenerezza.

E aveva deciso di lasciar andare la rabbia per permettersi di guarire.

O almeno di stare in piedi.

Nei mesi dopo l’incidente,come aveva cominciato a chiamare la follia che aveva fatto quella notte maledetta e di cui si vergognava profondamente,si era trasferito a Los Angeles.

Era li che viveva Alexis ed era li che voleva stare lui,vicino a sua figlia.

Aveva comprato una magnifica villa contemporanea tutta bianca a Carbon Beach,a Malibu’ e l’aveva fatta sistemare per dividerla con Alexis.

Per lei e Mark quando era a LA aveva sistemato la guest house perché potessero essere liberi di vivere la loro vita senza averlo tra i piedi,nei pochi momenti in cui potevano vedersi.

Quei mesi con la sua bambina erano stati un balsamo per la sua anima.

La mattina si alzava col sole.

Lasciava le tende aperte perche’ la prima luce del mattino lo svegliasse.

Poi usciva e andava a nuotare.

La piscina era riscaldata ma spesso preferiva le acque gelide del Pacifico che lo facevano sentire vivo.

Camminava lungo la spiaggia spesso deserta a quell’ora  e tornava a casa in tempo per preparare la colazione ad Alexis.

Spesso Mark era su una barca ad inseguire le sue balene e lui poteva rendersi cura di sua figlia come gli era sempre piaciuto fare.

Alexis era bellissima.Radiosa.

La vita che cresceva dentro di lei la  illuminava.

Stare con lei lo calmava.

Passeggiavano,uscivano a comprare deliziosi completini per l’erede in arrivo e parlavano molto.

Di tutto tranne che di Kate.

Alexis sapeva che sua padre aveva il cuore spezzato.

La nonna le aveva accennato ai 6 mesi difficili che aveva attraversato dopo la rottura con Kate quando lui all’improvviso aveva deciso di trasferirsi a Los Angels in una nuova casa.

Ma neppure Martha aveva saputo spiegare ad Alexis cosa li aveva separati.

Nessuno sapeva cosa fosse successo tra loro.

E nessuno poteva chiederlo.

Quando Alexis ci aveva provato suo padre si era chiuso a riccio e aveva cambiato argomento.

Spesso vedeva suo padre in piedi davanti alla grande vetrata del suo studio che dava sull’oceano perso in pensieri lontanissimi.Poteva restare immobile per ore fissando il movimento dell’acqua.

Aveva un’aria cosi remota e triste che la atterriva.

Come avrebbe fatto a riavere indietro il suo folle meraviglioso padre?

Desiderava che il suo bambino conoscesse il nonno adorabile che sarebbe potuto essere e non quell’uomo serio e spesso distratto dietro a pensieri che lo tormentavano.

Alexis vedeva quanto si sforzava  di nascondere la sua pena.

Quando la scopriva ad osservarlo le sorrideva sempre ma quel sorriso raramente arrivava ad illuminargli gli occhi.

Il blu brillante di un tempo era ormai sbiadito.

 

Poi era nato James.

E suo padre,lentamente,era tornato a sorridere davvero.

Era sempre l’ombra dell’uomo che era stato un tempo.

Ma col bambino si trasformava.

E nelle ore che passavano insieme era come tornare alla sua infanzia incantata.

Alexis adorava vederli insieme.

Spesso quando aveva la possibilita’ di raggiungere Mark decideva di lasciare James con suo padre perche’ vedeva come lo rasserenava stare con suo nipote.

Era stato un padre meraviglioso.

Ed ora come nonno lo era ancora di piu’.

 

Lo squillo del telefono distolse Rick dai suoi pensieri cupi.

“Castle!”

“Eih,Xavier”

“Ciao amico,ho saputo che stamattina hai avuto uno scontro interessante”

Dritto al punto senza girarci troppo intorno.

“Decisamente Xavier!”

“E come sei messo?”

Il silenzio che segui’ la sua domanda era abbastanza esplicito

“Ok,amico.Vieni a cena con me allora.Birra e cheesburger e un po’ di sano relax tra maschi”

“E Lenie?”

Anche il silenzio di Esposito parlava.

“Ma certo,dovevo arrivarci da solo.Lei stasera e’ con Kate”.

“Dai amico,ti fara’ bene sfogarti un po’”

Castle ci penso’ su un attimo e capitolo’ abbastanza in fretta.

Dio solo sapeva se avesse bisogno di sfogarsi con qualcuno che conosceva tutta la storia.

“Va bene Xavier,vediamoci all’Old Hunt alle 8”.

 

Riattacco’ e sospiro’ profondamente.

Aveva sentito sua madre uscire con James.

Probabilmente lo aveva portato al parco per concedergli un po’ di tempo per se’.

Alexis sarebbe arrivata sabato insieme a Mark da Anchorage 

Sarebbe andato a prenderli all’aeroporto con Martha e James  e da li sarebbero andati insieme negli Hamptons per festeggiare il compleanno di Marc con la famiglia di lui che sarebbe arrivata dal North Carolina.

Non aveva voglia di festeggiare nulla in quel momento.

Voleva solo dormire e non pensare.

Perche ‘ ogni suo pensiero cosciente era continuamente assorbito da Kate Beckett.

erano 996 giorni che il suo cuore si era spezzato.

Oh no,non ne sarebbe mai uscito.

 

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Capitolo 13
*** sogni ad occhi aperti ***


Erano passati tre giorni. 

Kate era a casa di suo padre e si stava vestendo per raggiungere i suoi amici alla festa di Sarah Grace.

Era il suo ultimo giorno a New York.

La mattina dopo avrebbe preso il treno per Washington.

Amava il lento dondolare del treno.

Lei dentro al sicuro,immobile e tutto il resto fuori in rapido movimento.

Le dava l’illusione di star vivendo,di stare andando incontro al suo destino.

Suo padre la chiamo’ dal salotto.

“Katie,il tuo telefono sta squillando”

“Arrivo,papa’,un attimo”.

 

Lo avevano dimesso la mattina precedente,venerdi.

Un’infermiera privata era stata assunta da Kate perche’ si occupasse di controllarlo e di assisterlo nelle cose di base come prepararsi dei pasti salutari o assumere le medicine che gli erano state prescritte.

Si era rifiutato categoricamente di trasferirsi a Washington da Kate per qualche settimana in attesa di riprendere le forze.

Suo padre non aveva mai lasciato la casa dove lei era cresciuta.

E mai l’ avrebbe fatto.

Era tra quelle mura  che loro erano stati felici, lei suo padre e sua madre.

E Jim non avrebbe mai lasciato quel luogo.

Kate sapeva che il motivo era questo.

E lo capiva.

 

Ando’ a rispondere al telefono.

Era Lanie che l’avvertiva di essere quasi arrivata a prenderla insieme a Xavier.

Usci’ in strada ad aspettarli dopo aver salutato suo padre che seduto in poltrona sembrava stare meglio dei giorni passati.

Sospirando sali’ in macchina dopo aver abbracciato i suoi amici.

Lasciare suo padre era piu’ difficile del solito.

Sapere di dover tornare a Washington non la facevo stare serena.

I medici le avevano detto che Jim era fuori pericolo e che una vita sana e priva di stress gli avrebbe consentito una ripresa completa.

Ma lo spavento di averlo quasi perso la faceva ancora tremare.

Lanie si volto’ a guardarla

“Eih,Kate,cos’e’ quella faccia tirata?”

“Niente,Lanie,sono solo preoccupata per mio padre.

Lasciarlo in mano ad un’infermiera mi agita.

Mi agita dover ripartire domani.

Se fosse venuto a stare qualche settimana da me avrei potuto tenerlo sotto controllo,accorgermi se qualche cosa non andava.”

“Immagino ,Kate.Passeremo noi  a trovarlo due  o tre volte a settimana,stai tranquilla.

E tu puoi tornare nel week end.

Vedrai, andra' tutto bene.

Ora prova a rilassarti e godiamoci la festa di Sarah Grace”.

Kate chiuse gli occhi e sospiro’ di nuovo.

Era felice di rivedere la bambina.

Era felice di rivedere i suoi amici e di ritrovarli tutti insieme come un tempo succedeva spesso.

Finalmente sorrise mentre scendevano davanti al portone di Ryan

“Eih,Xavier,hai visto? Kate ha sorriso!Oggi sara’ una magnifica giornata,lo sento”

la prese dolcemente in giro Lanie dandole un colpetto sul braccio.

Kate socchiuse gli occhi e si concentro’ per escludere tutti i pensieri negativi e godersi la giornata.

Oggi,si disse,devi pensare solo ad oggi.

Qui ed ora.

Poi domani sarebbe tornata alla sua vita grigia e ordinata.

E il suo cuore avrebbe smesso di battere cosi’ forte dentro al suo petto.

 

Nei giorni passati aveva tentato di non pensare troppo a Rick ma non era stato facile.

Continuava a tornargli in mente un’immagine su tutte.

Richard Castle ,piu’ bello di come si ricordasse, con in braccio il suo bambino delizioso ed entrambi che la fissavano coi loro occhi azzurri identici.

Non riusciva a toglierseli dalla mente.

La notte prima aveva fatto un sogno.

Talmente vivido che si era svegliata convinta che la sua vita fosse meravigliosa.

Era in una grande casa sulla spiaggia.

La casa era bianca,moderna,piena di luce.

Grandi vetrate a tutta altezza incorniciavano il costante andare e venire delle onde.

Lei era seduta su una poltrona di lino bianco accogliente e ampia.

Leggeva un libro e di tanto in tanto alzava lo sguardo a guardare il sole tramontare.

Si sentiva in pace.

Il leggero vestito bianco le ricadeva ampio addosso facendola sentire leggera e libera.

“Mammina!”

Un piccolo ometto in calzoncini blu a righe bianche era entrato in salotto di corsa,scalzo e spettinato e cercava di attirare la sua attenzione.

Dietro di lui era entrato Castle,anche lui in pantaloncini da mare,scalzo spettinato e bellissimo,e aveva afferrato al volo il bambino sollevandolo in aria e facendolo ridere a crepapelle.

“Che ti avevo detto piccolo teppista?Lascia stare la mamma!La doccia la fai col papa’,la mamma deve riposarsi,lo sai.”

Lei aveva alzato lo sguardo e stava godendosi quell’immagine tenerissima dei suoi due uomini che ridevano e si divertivano insieme.

“Amore,scusa,mi e’ scappato!Pensavo stessi dormendo”.

“Stavo leggendo e non voglio stare qui a riposare senza di voi.

Mi siete mancati tutto il pomeriggio”.

Gli aveva fatto un cenno con la mano perche’ si avvicinassero.

Arrivati alle spalle della poltrona Rick si era chinato sul suo collo per darle un lieve bacio scostandole i capelli e il piccolino ne aveva approfittato per baciarla a casaccio dove riusciva ad arrivare.

Kate aveva riso deliziata.

“Tesoro!” aveva sussurrato a suo marito nell’orecchio stringendogli poi il lobo delicatamente tra i denti , “te l’ho gia’ detto che mi sei mancato oggi pomeriggio a letto?

Ecco perche’ mi sono alzata e sono venuta a rilassarmi in poltrona.Stare li senza di te era uno strazio”.

“Beh,Kate,se non fosse per questo teppista da due soldi che siamo costretti ad accudire avrei passato volentieri il pomeriggio sotto le lenzuola con te.

Di certo pero’ non ti avrei fatto riposare” aggiunse malizioso guardandola dritta negli occhi.

“Dico di abbandonare il nostro primogenito e darci alla fuga,tesoro.

Prima che arrivino questi altri due”.

Rise lei prima che Rick si chinasse a baciarle la pancia pronunciata.

Anche il piccino imitando suo padre bacio’ la pancia sorridendo.

“Ciao sorellina,ciao fratellino” disse convinto parlando alla pancia.

Kate aveva guardato quel gesto tenerissimo e aveva sorriso a Rick.

“Ti amo,scrittore.Grazie di tutto questo.

Senza di te non avrei mai conosciuto tutta questa felicita’ nella mia vita”

“Davvero, Senatrice Beckett?E come sarebbe stata la sua vita senza di me?”

“Sono sicura che sarebbe stata triste e solitaria,Rick”.

C’era una serietà inquieta in quelle parole che Richard Castle tento’ di dissipare.

“Impossibile.Una donna bella come te avrebbe avuto la fila davanti alla porta!”

Kate stette allo scherzo.

“Beh,certo,avrei potuto scegliere chiunque in quella fila ordinata.Forse avrei dovuto scegliere il filantropo miliardario Eric Vaughn.”

“Ahi,Rick!”

Il morso che le aveva dato all’orecchio era stato lievemente doloroso.

Sapeva che sua marito detestava Eric Vaught,da quando aveva tentato di corteggiarla durante un caso che avevano affrontato insieme.

Era molto geloso di lei,di lei ed  Eric piu’ che mai.

“Lo sai che scherzo,Castle! Se non ci fossi tu accanto a me non vorrei nessuno altro”

Sul bacio molto poco casto che suo marito le aveva dato nonostante avesse il loro bambino aggrappato al collo che rideva davanti alle loro smancerie si era svegliata.

Per un attimo non aveva capito dove fosse.

Ci aveva messo un po’ a realizzare che era solo un sogno e che quella sensazione di felicita’ e di pienezza le aveva solo immaginate.

Come il sapore delle labbra del suo scrittore.

Si era passata la lingua sul labbro inferiore come ad assaporare un contatto che in realta’ aveva solo desiderato cosi’ tanto da sognarlo.

Era stato un sogno cosi’ vivido.

Il cuore le batteva accelerato in gola e le immagini della casa bianca sulla  spiaggia e di lei incinta di due gemelli che baciava suo marito Richard Castle mentre un maschietto girava allegro per casa non riusciva a lasciarle andare.

 

“Ehi,Kate,ci sei?”

La voce di Lenie la riporto’ alla realtà bruscamente.

Sbatte gli occhi un paio di volte per scacciare quelle immagini che erano tornate prepotenti nella  sua mente e segui’ i suoi amici dentro casa di Ryan.

 

Non troppo lontano da li lo scrittore di favole per bambini e di gialli per adulti famoso nel mondo era appoggiato ad un mobile bar con un bicchiere di scotch in mano e fantasticava ad occhi aperti.

Erano tre giorni che non riusciva a smettere di farlo.

Esattamente da quando aveva rivisto Kate e il suo cuore congelato aveva ricominciato a pompare sangue ed ossigeno e la sua mente aveva ripreso a creare immagini che si sarebbero potute definire sogni ad occhi aperti.

Si vedeva tornare a casa,la casa sulla spiaggia che aveva comprato per scappare da Kate ma che aveva sempre segretamente immaginato di dividere con lei e i tre bambini che er convinto avrebbero avuto un giorno,e trovarla ad aspettarlo sorridente.

Lei lo baciava chiamandolo tesoro e lui nascondeva il viso nell’incavo del suo collo per un tempo infinito.

“Amore,che succede?”le chiedeva lei

“Niente,e’ che mi sei mancata tanto.Mi sembra di non vederti e di non stringerti da mesi”

Era ironico anche nei suoi sogni ad occhi aperti,bisognava riconoscergli delle qualita’,si disse sorridendo tra se’.

Un attimo ed era di nuovo in quel mondo parallelo.

Vedeva il mondo reale muoversi intorno a se ma non lo sentiva.

Il suo fantasticare aveva anche dei momenti bollenti che non erano adatti per il luogo in cui si trovava.

Sarebbe stato imbarazzante ed estremamente sconveniente.

Ma non poteva fare a meno di ripensare al suo odore riassaporato il giorno da Macy’s,incancellabile nella sua memoria olfattiva,per sentirsi un nodo di eccitazione scaldargli il basso ventre.

Sarebbe finito presto nei guai se continuava cosi’.

La confusione intorno a se’ era un mormorio distante.

Nella sua mente c’era solo Kate.

Kate e la sua pelle vellutata.

Kate e le sue gambe chilometriche nude tra le lenzuola sviluppate alle sue.

Kate e la curva del collo delicata ed elegante che lui non riusciva a smettere di baciare quando stavano insieme.

Kate e il suo sorriso malizioso le sere che dovevano stare in mezzo alla gente e lei lo provocava sapendo che lui alla fine avrebbe ceduto alla passione e l’avrebbe spinta da qualche perte per farle sentire l’effetto che aveva sempre su di lui.

Kate e le sue mani decise che gli provocavano brividi al solo sfiorargli la pelle.

 

“Castle! Che ci fai qui?Credevo fossi negli Hampton!” si senti’ chiedere all’improvviso 

Torno’ sulla terra sbattendo gli occhi per cancellare le immagini che fino ad un istante prima lo avevano cullato.

Ci mise più' del necessario a capire la domanda e ad essere in grado di rispondere.

 

“Ehi,Xavier!Sono qui perche’ Alexis e Mark hanno perso l’aereo e arrivano domani cosi’ ho pensato di portare James alla festa.”

Lo sguardo allibito che gli rivolse l’amico era tutto un programma.

Altro che magnifica giornata,penso’ il detective.

Sarebbe stata una catastrofe.

Doveva avvisare immediatamente Lenie che Castle era li.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** la festa e' finita ***


La festa era al culmine.

Bambini che correvano da tutte le parti,adulti indaffarati che tentavano di governarli ed un’allegra,colorata confusione.

Quando Kate riusci’ ad intercettare Sarah Grace la piccola le salto’ al collo gridando felice “zia Kate!”

“Tesoro,ma come sei cresciuta!E come sei bella con questo vestitino blu e oro!”

Kate era davvero deliziata.

Quella bambina che aveva praticamente visto nascere era la sua nipotina preferita.

“Tu sei piu’ bella,zia Kate.Da grande voglio essere bella come te”.

Jenny sorrise nel sentire le parole della sua bambina.

Strinse il braccio di Kate felice di averla li con loro.

Era bello stare tutti insieme dopo tanto tempo. 

Dopo aver aperto i regali che Kate le aveva portato Sarah Grace corse dalle sue amichette per far vedere loro le cose meravigliose che aveva ricevuto.

La sua risata argentina riempiva l’aria di allegria.

Kate rimase in un angolo ad osservare la vita andare avanti 

Osservo’ Ryan venirle incontro trafelato e abbracciarla felice.

“Agente Speciale Kate Beckett,che bello averti qui”le disse sorridendole

“Ryan,Sarah Grace diventa sempre piu’ bella.

E il piccolino dov’e’?

Ho una cosa anche per lui.”

“Kate,ma non dovevi disturbarti cosi!” le disse Jenny che aveva abbracciato il marito

“Quale disturbo!E’una tale gioia essere qui con tutti i miei amici piu’ cari.’

Kate colse lo strano sguardo che i coniugi Ryan si scambiarono dopo che Kevin  aveva sussurrato qualcosa all’orecchio di Jenny prima di riportare tutta la loro attenzione su Kate.

Penso’ ad uno scambio di tenerezze e sorrise.

 

“Allora,dov’e’ Nicholas?” insistette Kate.

“E’ di la con i nonni.Ora vado a chiamarli” disse rapido Kevin.

“Vengo con te” rispose Kate muovendo un passo.

Jenny le prese il braccio e la fermo’.

“Ma no,resta qui con me a chiacchierare un po’ mentre Kevin ci porta qui Nico.

Non ti vedo da una vita”

Erano strani quei due o era solo una sua impressione?

 

Ryan corse praticamente fuori dal salotto e ando’ a cercare Xavier che intercetto’ vicino proprio alla persona che in quel momento avrebbe voluto far sparire con un colpo di bacchetta magica:Richard Castle .

Non sapeva come uscirne.

Castle non sarebbe dovuto venire.

Ma ora non poteva mica buttarlo fuori di casa.

Perlomeno non senza attirare l’attenzione di Beckett che era in salotto non lontano dalla porta di entrata.

E non aveva una tenuta grande abbastanza per evitare che quei due si vedessero.

Certo,erano due adulti,si disse per rassicurarsi,e si sarebbero comportati come tali.

L’ansia gli sali’ in gola.

Xavier gli aveva raccontato quello che Castle gli aveva detto durante la cena la sera che aveva rivisto Kate.Ma anche quello che Lenie aveva saputo da Kate la stessa sera.

Sarebbe stato un disastro.

 

Intanto Lenie,ignara di tutto,raggiunse le altre donne con un bicchiere di martini in mano sorridente e rilassata.

“Ehi,Jenny,dov’e’ Ryan?Non l’ho ancora visto.E ho perso anche Xavier,

Quei due quando c’e’ da divertirsi sanno sempre come fare”.

Jenny cerco’ di essere disinvolta nel rispondere anche se tentava di comunicare qualcosa alla dottoressa con gli occhi.

Era tutto molto strano,secondo Kate.

“Kevin e’ andato a prendere Nicholas per farlo vedere a Kate” rispose tirata.

“Ma dev’essersi perso.Vado a vedere che fine ha fatto,aspettatemi qui!” aggiunse allontanandosi verso il retro della casa.

 

Sarebbe potuto andare tutto bene.

Xavier avrebbe potuto andare subito a cercare Lenie per trattenere Kate in casa mentre Ryan avrebbe spinto Castle a lasciare la festa dal retro per evitare un altro incontro/scontro tra i due.

Ma mentre tutti erano concentrati sui due protagonisti del possibile disastro nessuno aveva pensato a James.

Che trottorello’ di corsa in salotto e si trovo’ davanti Kate.

Il bambino la guardo’ per un attimo incuriosito coi suoi grandi occhi blu per poi di aprirsi in un sorriso enorme che Kate ricambio’ d’istinto prima che qualsiasi pensiero logico lo accompagnasse.

 

“Deddy Princesa!” esclamo’ James con la sua vocetta argentina correndole incontro.

Jenny appena rientrata nella stanza con Nicholas in braccio si blocco’ all’istante.

Lenie alzo’ il viso prima verso Kate e subito dopo su James rendendosi conto con orrore che se c’era James doveva necessariamente esserci anche Rick Castle.

Avvenne tutto in un attimo.

Nel sentire la voce acuta di suo nipote pronunciare distintamente quella frase Castle scatto’ verso la stanza da cui proveniva prima che uno dei suoi amici potesse fermarlo  e si trovo’ davanti Kate in tutta la sua irresistibile bellezza.

Il bambino lo guardo’ felice e battendo le manine con entusiasmo e dopo aver indicato Kate a suo nonno,aggiunse

“Deddy loves Kate” .

A quel punto un silenzio di tomba scese nella stanza dove erano entrati anche Xavier e Ryan al seguito di Castle.

Avevano smesso tutti di respirare.

Castle era paralizzato.

Fissava Kate sul cui viso stavano passando sentimenti contrastanti che lui riusciva a leggere come se fosse un libro che qualcuno gli stava sfogliando davanti.

Su tutti vinse la paura.

La vide arrivare nei suoi occhi che avevano continuato a fissarlo e farla scattare in piedi.

In un attimo si volto’ e corse fuori dalla stanza verso il corridoio.

James guardo’ confuso suo nonno 

“Deddy?”

“Ryan,guarda tu James “sussurro’ all’amico che gli era piu’ vicino prima di scattare all’inseguimento di Kate.

Anche Lenie aveva fatto lo stesso.

Sapeva cosa sarebbe successo e non voleva che accadesse in mezzo a tutti i loro amici.

La raggiunse sulle scale che portavano al piano di sopra e prendendola per un braccio la trascino’ nella prima stanza libera,la cameretta di Nicholas a quanto pareva.

Castle ,silenzioso e attento, era appena dietro di loro.

Kate era rivolta di spalle rispetto alla porta e non poteva vederlo per fortuna.

Aveva gli occhi chiusi,era piegata su se stessa e faticava a respirare.

 

“Kate,guardami” le disse Lanie mentre la sua amica boccheggiava.

Lo scrittore era sulla soglia della camera allibito dalla scena davanti a lui.

Lenie lo guardo’ scuotendo la testa e facendogli cenno di tacere.

Lui divenne una statua.

Kate continuava a tentare inutilmente di respirare.

Era evidente che stava malissimo.

Non riusciva a far entrare l’aria nei suoi polmoni.

 

“Kate,guardami.

Guardami Kate” ripete’ lentamente Lenie con tono rassicurante.

“Respira.

Conta con me.

Uno,dentro.

Due,fuori.

Respira Kate”

Aveva alzato un po’ la voce per tentare di catturare l’attenzione dell’amica che sembrava persa in un suo universo di pena e di paura.

 

Castle vide Kate tentare di respirare e perse l’aria insieme a lei.

Che cosa stava succedendo?

Guardo’ Lanie con gli occhi spalancati ma la sua amica gli fece di nuovo cenno di tacere.

Non oso’ avvicinarsi.

 

“Kate,va tutto bene.

Puoi respirare.

E’ solo un attacco di panico e tu lo sai.

Se qui con me,tesoro,sei al sicuro,respira”

Finalmente Kate prese un respiro e un suono strozzato le usci’ dalla gola.

Lenie guardo’ di nuovo Castle mentre Kate ad occhi chiusi cercava di respirare.

Gli fece cenno di uscire con la testa.

Lui fece un passo indietro.

Usci’ dalla stanza spostandosi nel corridoio ma rimase appoggiato alla parete accanto alla porta della stanza in cui era l’unica donna che avesse mai amato.

Le due amiche nella stanza non potevano vederlo ma lui sentiva Lenie che continuava a parlare con Kate in tono lento e rassicurante.

 

Era come una nenia ipnotica.

“Respira,Kate,respira”

 

Faceva male il petto anche a lui.

Che cosa era appena successo?

Che cosa stava succedendo a Kate?

Da quando aveva attacchi di panico di questa portata?

 

“Tesoro, guardami.

Apri gli occhi.

Siamo solo io e te.

Guardami Kate.”

 

Dopo minuti che sembrarono eterni col respiro di Kate che sembrava un suono strozzato e senza forza Rick senti’ Lenie spronare Kate a guardarla.

 

“Kate,e’ tutto ok,guardami” le ripete’ la dottoressa.

 

Poi,finalmente,Castle senti’ la sua voce.

Era piena di pianto.

 

“Scusami,Lenie,mi dispiace.

Scusami…”

 

“Tesoro,non scusarti,va tutto bene”

“Ho appena rovinato la festa di Sarah Grace” singhiozzo’ affranta 

“I bambini neppure si sono accorti di noi,Kate.

Non hai rovinato assolutamente nulla”

 

Castle dovette costringersi a non entrare per stringerla e rassicurarla che non aveva rovinato assolutamente nulla.

La sentiva piangere sommessamente e gli si stringeva il cuore.

 

“Devo andarmene ,Lenie.

Non posso stare qui mentre c’e’ anche lui col suo adorabile bambino.

Non posso ritrovarmeli davanti un'altra volta e sopravvivere.”

Parlava tra i singhiozzi con la voce roca e bassa.

 

Castle l’ascoltava sconvolto.

Che voleva dire?

Perche’ non poteva guardarlo con James?

 

“Kate,calmati,prima.

Poi ti accompagno a casa.

Ma devi calmarti.

Non sapevo che sarebbero venuti,Kate,scusami.

Xavier aveva parlato con lui e sarebbe dovuto partire per gli Hamptons questo pomeriggio dopo aver preso Alexis all’aeroporto.”

 

Kate respirava con affanno.

Respiri brevi e spezzati.

Sembrava distrutta.

Castle era affranto.

Cosi’ era lui a fargli quell’effetto.

Mio Dio,ma com’erano arrivati fin qui?

 

“Lanie,non e’ colpa tua.

E’ solo colpa mia.

Sono io che non riesco a stare nella stessa stanza con lui senza andare a pezzi”.

“Tesoro calmati.E’ tutto ok.

Ora ti riprendi,ti calmi e poi usciamo e ti porto a casa”.

 

“Voglio anticipare il treno,Lenie.

Puoi chiamare il tuo amico dell’agenzia e chiedergli di spostarmi la prenotazione sul treno di questa sera delle 23,05?

Passo la serata con papa’ poi vado in stazione.

Non voglio passare un’altra notte a NY.

Non posso,davvero non posso.”

 

“Va bene,Kate.

Ora chiamo Luke e gli dico di mandarci una mail col cambio di prenotazione.Tu ne sei sicura?”

 

“Oh Lenie,non lo vedi cosa succede?

Non posso di nuovo naufragare in quegli occhi blu.

Il bambino e’ cosi bello,Lenie,cosi’ bello.”

 

“Lo so ,Kate,lo so.

Il piccolo e’ adorabile.

E tu smettila di torturarti,ti prego.

Perche’ invece di scappare non parli con lui?

Quante volte devo ancora dirtelo?

Finche’ non parlerai con Castle di quello che è successo non riuscirai davvero a superarlo.

Non puoi continuare così, Kate.”

 

Di cosa stava parlando Lenie?

Cosa era successo di cui lei non gli aveva parlato?

E perché guardare il bambino la facevo andare in pezzi così?

 

“Deddy loves Kate…papino ama Kate…

Lo hai sentito anche tu Lenie,come posso sopportarlo?

Cos'è ,l’inferno questo, e io ci sono precipitata dentro a velocità supersonica?”

 

“Ho capito,Kate,ho capito,mi arrendo.

Adesso calmati e andiamo.”

 

Castle in silenzio si infilo' nella stanza accanto a quella da cui  sarebbero uscite le due donne.

Le senti’ scendere le scale e finalmente si permise di respirare.

Di cosa stavamo parlando Lenie?

Doveva assolutamente saperlo.

Erano le 18. 

Avrebbe portato James a casa da sua madre,le avrebbe spiegato che non poteva andare negli Hamptons con loro e poi sarebbe andato alla stazione.

C'era un treno che doveva prendere.

Non poteva più aspettare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** comprendere ***


Lenie e Kate erano in macchina davanti alla casa di Jim Beckett.

 

“Sei sicura di voler andare stasera Kate?”

“Si,Lenie.

Devo tornare a DC.

Li’ potro’ riprendere la mia vita monotona ma sicura.

Non posso avere un altro attacco di panico come quello di questi giorni e sopravvivere.

Tornerei al punto di partenza.

E non me lo posso permettere”.

 

Oh,Kate,se solo tu aprissi gli occhi,penso’ Lenie.

Aveva visto lo sguardo dei Castle mentre Kate boccheggiava in cerca d’aria.

Era amore la luce che aveva negli occhi mentre la guardava spaventato e preoccupato insieme.

Lenie aveva imparato a conoscere e a rispettare lo scrittore,negli ultimi due anni.

Quando lo aveva strappato al sonno da cui rischiava di non svegliarsi le prime parole che gli aveva sentito sussurrare erano state:’Perdonami,Kate,io ti amo,perdonami’.

Era convinto di morire e gli ultimi pensieri erano stati comunque un attestato d’amore per lei.

Dopo,quando aveva riaperto gli occhi,aveva letto la pena e la vergogna in quel blu ora sbiadito.

Lenie era convinta che non fosse cambiato nulla in questi ultimi 3 anni,anzi,2 anni e 7 mesi e poco piu’,come teneva tantissimo a sottolineare Kate!

Il giorno dopo il ricovero in clinica di Rick Lenie era andata a trovarlo,dopocena,quando sapeva che l’avrebbe trovato da solo.

Voleva accertarsi che fosse rinsavito.

L’aveva trovato stanco e smarrito.

 

“Castle…”

“Ehi,Lanie,vieni,entra.Sono felice di vederti”.

“Oh scrittore,non sai come lo sono io!”.

“Mi dispiace,Lenie,sono desolato”.

“Perche’,Rick,perche’ arrivare a tanto?”

Dopo un lungo sospiro le aveva risposto con un filo di voce

“Ero cosi stanco,Lenie.

Stanco di me,dei miei fallimenti,dei miei sbagli

Stanco dell’alcool,delle notti folli circondato da donne senza significato che mi facevano sentire sempre più solo.

Stanco soprattutto di stare senza di lei…”

“Rick,dovresti dirlo a Kate,tutto questo”.

“Lenie,come se lei fosse interessata a starmi a sentire.

L’ho chiamata per settimane,per mesi.

Continuamente.

Le ho scritto.

Mi sono accampato davanti alla sua porta.

Volevo solo che tornasse da me.

Lo sai che le avevo comprato un anello?

Quando abbiamo litigato lo portavo in tasca da giorni.

Cercavo di trovare il coraggio di darglielo.

E la mattina dopo che ci siamo scontrati per il lavoro col Procuratore Generale,sono uscito presto per andarla a cercare e dirle che sarei andato io a Washington,se per lei era importante.

Avrei fatto qualsiasi cosa per lei” sussurro’ trattenendo un singhiozzo.

Poi aveva pianto in silenzio mentre la sua amica Lenie Perrish lo abbracciava pensando quanto dolore ancora quei due volevano infliggersi prima di capire di non poter stare l’uno senza l’altra?

Gli aveva accarezzato la nuca con tenerezza.

 

“Castle,promettimi che non farai piu’ un gesto cosi stupido.

Vai da Kate a DC e parlale.

Dille tutto quello che hai detto a me.

Vedrai che ti ascoltera’,ne sono sicura”.

 

Erano state queste le parole che lo avevano spinto ad andare da Kate a Washington,appena si era rimesso in piedi.

Era pallido e magro.

Debole.

Smarrito.

E aveva paura.

Com’era andato l’incontro lo aveva ben impresso nella mente.

Ricordava le lacrime che lo avevano accompagnato nel viaggio di ritorno a NY.

Quando aveva chiamato Lenie per raccontarle quello che aveva visto la dottoressa era rimasta senza parole.

Aveva tentato di convincerlo che doveva essersi trattato di un equivoco ma lui era stato categorico

“Lenie,mi sono appena rimesso in piedi dopo la settimana piu’ brutta della mia vita.

E quella di oggi e’ stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso della mia capacita’ di sopportazione.

Cosi’ e’ troppo,Lanie.

Staro’ bene,davvero.

Ma tu non dirle nulla,promettimelo.

Ti prego.

Lasciami intatta l’ultima briciole di dignità”.

Se l’era fatto promettere.

 

Lenie si ricordava quella promessa e la sera che l’aveva fatta.

Non aveva resistito.

Voleva capire che storia fosse questa del biondo che abbracciava Kate fuori dell’ufficio come se non ci fosse un domani.

Aveva chiamato Kate per vederci chiaro.

La sua amica ogni volta che le si nominava un uomo si irrigidiva e diceva che non si sentiva pronta.

Lei ironica la chiamava suor Beckett.

“Ehi,Agente Speciale 001,come va laggiu’ nella capitale?

“Lenie!” Sembrava davvero felice di sentirla.

“Disturbo,Kate?Magari hai un bel agente segreto 002 ammanettato al letto e ti sto facendo perdere tempo!” scherzo’ la dottoressa.

“Oh,certo che disturbi.Ma in realtà ne ho due ammanettati al letto,002 e 003.

Quindi si faranno buona compagnia mentre io parlo un po’ con la mia migliore amica”

“Davvero,Kate,non hai novita’ piccanti per me?Lo sai che sono sempre estremamente interessata!”

“Lanie,smettila,non dire sciocchezze!Lo sai come mi sento in questo periodo.

Non ho voglia di complicazioni”

“E chi dice che deve essere complicato?

Secondo me ti sei dimenticata anche come si fa,suor Beckett!”

“Lenie!”

“Va bene,va bene,cambio argomento.

Com’e’ andata la tua giornata?

Avvenimenti degni di nota?”

“In effetto oggi un avvenimento degno di nota c’e’ stato.

Abbiamo effettuato un arresto e durante l’inseguimento del sospettato c’e’ stato un incidente e il mio partner si e’ beccato una pallottola ad una gamba.

Voleva che lo lasciassi li ma non ho potuto.

Rischiava di farsi ammazzare dai complici dell’inseguito che erano nascosti e me lo sono caricato in spalla lasciando che il fuggitivo si allontanasse.

Fortunatamente l’altra unita’ l’ha intercettato e fermato.

Ma il mio Capitano mi ha fatto un incredibile sermone perche’ non ho seguito il regolamento.”

 

“Il tuo partner Andy,quel gran figo che ti ho detto di portarti a letto la prima volta che l’ho visto?”

 

“Proprio lui!Che ti ricordo e’ gay e fidanzatissimo.”

“E il tuo Capitano ti ha ripreso formalmente perche’ hai salvato la vita al tuo partner?Wow!

Vivi in un mondo meraviglioso”.

 

“Davvero!Ma dovevi vedere la faccia di Max,il suo fidanzato.

Mi ha aspettato fuori dall’ufficio e quando sono uscita mi e’ corso incontro e mi ha stritolata in un abbraccio che non finiva più.

Continuava a ringraziarmi e io sarei voluta sparire.

Lo sai quanto io ami il comitato fisico!”

 

“DAVVERO?”

Disse Lenie con voce stridula

“E com’e questo tipo?Alto,bello,biondo?”

“Si,una cosa del genere,ma che cosa c’entra?

“Niente,Kate,niente.

E’ solo che certe volte la vita fa proprio schifo!”

“Che vuoi dire Lenie?”

“Niente di piu’ di quello che ho detto,tesoro.

Ora vai a riposarti.

Ti chiamo domani cosi mi aggiorni sui due bei gay,sul tuo stupido capitano e su di te.”

 

Aveva chiuso la telefonata con l’amaro in bocca.

Certe volte la vita davvero faceva schifo.

 

Mentre guardava la sua amica seduta in macchina accanto a lei ripenso’ alla promessa fatta quella sera a Castle.

E le venne voglia di infrangerla.

 

“Kate,posso raccontarti una cosa di Castle?”.

“Lanie,ma che ti viene in mente,lo sai che non voglio.

Ora piu’ che mai.”

“Kate,e’ importante.

Lascia che io ti dica solo questa ultima cosa”

Lo sguardo della sua amica era cosi’ determinato che Kate si limito’ ad annuire.

“Va bene,Lenie,racconta”

 

Lenie le prese la mano perche’ sapeva che per lei non sarebbe stato facile ascoltare.

“Mi prometti che smetterai di scappare,Kate?”

“Che cosa vuoi dire, Lanie?”

“Voglio dire quello che ho detto.Oggi sei di nuovo scappata davanti all’unico uomo che tu abbia mai veramente amato e che,sono sicura,ami ancora.”

“Lanie,lo sai che non posso.Se avessi solo immaginato di trovarmelo davanti non sarei venuta.

 Non sono in grado di reggere il suo sguardo senza pensare che ho distrutto tutto.”

“Lo so Kate.Nessuno di noi sapeva che sarebbe venuto. Doveva andare all’aereoporto a prendere Alexis e Mark e poi andare negli Hamptons per festeggiare il compleanno di Mark con tutta la famiglia.”

“Chi e’ Mark?”

“Come chi e’ Mark!E’ il marito di Alexis.”

“Wow,non sapevo fossero sposati.”

“Sono molte le cose che non sai,Kate”

“Che vuoi dire?”

“Voglio dire che stasera ho intenzione di infrangere una promessa.

Voglio farlo perche’ tu capisca che Castle e’ a pezzi quanto te.

E che dovreste smetterla entrambi di scappare”

 

“Di cosa parli,Lenie?”

La voce di Kate era ridotta ad un sussurro.

 

“Quando hai avuto l’incidente e hai impedito a tuo padre di chiamare Castle lui e’ quasi impazzito.

Ti ha cercata per settimane.Mesi.

Ti chiamava,andava a casa tua,ti scriveva,ti richiamava.”

 

“Lo so,Lanie,so che mi cercava.Lasciavo squillare il telefono finche’ non smetteva.

Cancellavo i suoi messaggi.

La signora della porta davanti alla mia mi ha chiesto ‘che cosa aveva fatto di male quel bel ragazzo che mi aveva aspettata tanto davanti alla mia porta per essere lasciato fuori’

Ma ero appena uscita dall’ospedale,avevo perso il nostro bambino e mi sentivo la donna peggiore del mondo.

Non potevo nemmeno immaginare di trovarmelo davanti e dovergli parlare di quello che avevo fatto guardandolo negli occhi”.

“Dio,Kate.Non sopporto piu’ di sentirti parlare come se avessi ucciso volontariamente una creatura che non sapevi neppure di aspettare” sbotto’ ad alta voce Lenie.

Le lacrime in attesa negli occhi di Kate rotolarono giu’ lungo il suo viso pallido ma Lenie non si fece intenerire.

“Quando abbiamo detto a Castle che ti eri gia trasferita a DC la sua reazione e’ stata rabbiosa.

Non so quante volte Xavier e’ dovuto andare a recuperarlo da qualche club alla moda completamente ubriaco incapace di guidare. Beveva e combinava guai.

Continuava a dire “se devo affogare che sia alla grande”.

Kate socchiuse gli occhi per un attimo. 

“Castle! Molto maturo da parte sua”.

”Kate!” Il tono di Lanie era grave e lei si zitti’ di colpo.

“Una notte, saranno state le tre, ci ha chiamato la centrale. 

Lo avevano arrestato. Aveva pestato a sangue un tipo di Wall Street”.
“Che cosa?”sbotto’ Kate.

“Quando siamo andati a tirarlo fuori di prigione e Xavier gli ha chiesto cos’era successo,Rick aveva risposto solo che quell’idiota lo aveva provocato.

Ryan,che aveva raccolto le testimonianze dei presenti,disse che Castle era esploso quando il tizio,ubriaco tanto quanto lui,gli aveva sibilato con scherno:’Allora,scrittore,la poliziotta sexy ti ha mollato! L’ho letto sul Ledger!Neppure tutti i tuoi milioni hanno potuto farla resistere vicino ad un perdente come te.Per una cosi’ ci vorrebbe uno infuocato come me a letto!’

Castle lo aveva colpito cosi’ tante volte che gli aveva rotto la mascella.

Se le guardie di sicurezza del locale non lo avessero fermato credo che l’avrebbe ucciso.”

“Mio Dio,Lenie. Perché mi  stai dicendo tutto questo proprio stasera?”.

“Perche’,Kate,sono stanca di vedere due delle persone a cui voglio piu’ bene distruggersi restando a distanza quando potrebbero essere felici insieme.

E voglio che stasera,mentre sei seduta sul tuo treno in corsa verso casa,tu pensi bene a quello che ho ancora da dire”.

Katie era precipitata in un silenzio attonito.

Lenie era feroce.

E non si sarebbe fermata.

“Dopo aver tentato di risolvere la questione grazie all’intervento della Gates e di un sostanzioso assegno che ha evitato che venisse trascinato in tribunale,Xavier ed io eravamo convinti che Castle avrebbe smesso di comportarsi come un pazzo.

Ci sbagliavamo alla grande.

Era ingestibile.

Alexis era lontana.

E Martha non riusciva a farlo ragionare.

Nessuno di noi ci riusciva.

Mesi di caos,alcool,donne senza importanza,articoli espliciti a pagina 6 in cui si celebravano i fasti del playboy tornato alla vecchia vita.

Era sempre peggio.

Xavier e Castle litigarono una sera all’Old Hunt,

Castle era ubriaco,tanto per cambiare,e non voleva andare a casa.

Xavier aveva insistito.

Castle l’aveva colpito a tradimento con un pugno al viso.

Esposito furioso l’aveva inchiodato a terra e stava per colpirlo a sua volta.

Si era fermato appena in tempo.

Quella sera era tornato a casa molto deluso.

Mi aveva detto che non c’era piu’ nulla che lui potesse fare per Rick.

Se Castle era deciso a distruggersi nessuno poteva impedirglielo.

E infatti poche notti dopo ci chiamo’ Martha.

Urlava che Richard sarebbe morto e che dovevamo aiutarla.

Non capivo cosa diceva,ma siamo corsi al Loft.

Rick era disteso nel bagno della sua camera.

Aveva una bottiglia di scotch vuota accanto.
E un flacone di sonniferi praticamente vuoto anche quello a terra vicino a lui

Era letargico e aveva lo sguardo appannato”.

Lenie aveva sempre tenuto lo sguardo fisso negli occhi pieni di lacrime di Kate.

La guardo’ mettersi una mano davanti alla bocca come a trattenere un singhiozzo.
Aveva il terrore negli occhi.

“Castle ha tentato di uccidersi,Lenie?”sussurro’

“Si,Kate.L’abbiamo salvato solo perche’ Martha ha avuto un presentimento ed e’ andata a cercarlo,quella sera.

L’ho fatto vomitare e poi portare immediatamente nella clinica di un mio caro amico dove ha subito una lavanda gastrica.La notizia e’ stata contenuta grazie ai suoi contatti e lentamente  Castle si e’ ripreso”.

“Mio Dio,Lenie”.

“Non dirlo,Kate!Non farlo o ti schiaffeggio!Non dire che e’ tutta colpa tua.Stai zitta ed ascoltami fino alla fine”.

Kate’ sussulto’ ma non oso’ aprire bocca

“La notte dopo sono stata da lui.Abbiamo parlato.Gli ho chiesto perche’ l’avesse fatto.

Mi ha detto che era stanco,stanco della sua vita senza te.Lo so che ti fa male,Kate,ma devi saperlo.Mi ha fatto promettere di non dirti nulla,mai.

Si vergognava di se’.

Gli ho detto di venire da te a dirtelo di persona.

Gli ho detto che tu l’avresti ascoltato.

Ed e’ venuto.

E’ stato il giorno in cui tu hai salvato il tuo partner,Andrew.

Rick era fuori dal tuo ufficio quando tu sei stata travolta dalla gratitudine del suo fidanzato.

Castle aveva appena saputo di Alexis e di James ed era venuto a dirti tutto.

Voleva solo che tu lo ascoltassi.

Poi ti ha visto tra le braccia di quell’adone biondo e ha creduto che  l’avessi gia’ sostituito.”

“Alexis e James?”chiese Kate 

“Voleva dirti che sua figlia era incinta.

Voleva dirti che non poteva vivere senza te.

Ma non e’ riuscito a disti nulla.

Se n’e’ andato convinto che tu stessi con un altro.”

“Alexis incinta?”

Lo sguardo perso di Kate e il suo ripetere il nome di Alexis stavano irritando Lenie.

Che non era famosa per la sua pazienza.

“Alexis ha un bambino?”

“Kate,cosa ti sei fumata?”

“Dov’e’ il bambino di Alexis? Castle e’ nonno?”

L’incredulita’ nella voce di Kate si rifletteva nello sguardo di Lenie.

“Kate,hai perso la capacita’ di fare uno piu’ uno?

Come dov’e’ il bambino di Alexis?Stai delirando!”

“Lenie,che vuoi dire?

Castle nonno!?”ripete’ con un mezzo sorriso.

Lenie capi’ all’improvviso il gigantesco equivoco la sua amica.

Sospiro’.

“Kate!James e’ figlio di Alexis!”

Lo stupore sul viso di Beckett le confermo’ tutto.

“Hai pensato che James fosse figlio di Castle!Ecco perche’ continuavi a ripetere che avreste fatto la felice famigliola allargata! Cazzo,Kate!”

“No,Lanie!Noo!Lui e’ suo nipote?Quell’adorabile piccolo Castle e’ figlio di Alexis?

Ma e’ uguale a lui!”.

“E’ suo nonno,Kate,certo che e’ uguale a lui.Succede,si chiama DNA’.

“Oh mio Dio!” Kate era senza parole.

Per la prima volta da quando l’aveva rivisto respiro’ davvero.

“Lenie,Castle e’ suo nonno?”

Un vero sorriso,finalmente.

“Quindi l’amore della mia vita della dedica sul libro di favole e’ Alexis” mormoro’ più a se stessa che a Lenie.

“Ma certo” sottolineo’ Lenie

“Avevi pensato che Castle avesse trovato la donna della sua vita giusto dietro l’angolo quando tu te n’eri appena andata e ci avesse fatto un figlio?

Ragazza,tu sei piu’ pazza del previsto!

Anzi,siete due pazzi.

E io sono stufa marcia di vuoi due e dei vostri segreti.

Vai a prendere la tua stupida valigia,saluta tuo padre e andiamo in stazione,voglio liberarmi di te”.

Lenie era davvero incazzata.

Non ne poteva piu’ di vedere quei due distruggersi annegando negli equivoci.

Kate scese dall’auto completamente frastornata.

Si giro’ verso Lenie che la guardava dal finestrino aperto

“Lenie,Castle e’ suo nonno..”

E le fece il piu’ bel sorriso del mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** la lunga strada verso casa ***


“Richard,smettila di andare avanti dietro in quel modo!

Finirai per consumare il parquet davanti a quella finestra”.

“Mamma,scusa,ma non riesco a fermarmi.

Devo andare da lei.

Lo capisci vero?

Non posso piu’ stare qui ad aspettare.

Devo parlarle.

Prendero’ il suo stesso treno.

Cosi’ almeno li sopra per oltre 3 ore non potra’ scappare da nessuna parte.

Ho gia’ prenotato uno scompartimento privato per due”

 

“Richard”

Il sospiro di sua madre tra le righe parlava di preoccupazione e ansia.

Suo figlio sembrava essere ricaduto nell’ossessione che l’aveva travolto e fatto gia’ a pezzi una volta.

“Domani ci aspetta tutta la famiglia di Mark negli Hampton.

Cosa gli diremo?

Non pensi che tuo genero ci rimarra’ male se non sei presente al suo compleanno dei 30 anni che tua figlia ha organizzato con tanta cura?”

“Mamma,farai tu gli onori di casa.

Eppoi Mark e’ l’ultimo che puo’ parlare di impegni mancati.

Credo di averlo sostituito talmente tante volte nei suoi impegni familiari con mia figlia e mio nipote che ho perso il conto.E James non ha neppure compiuto 2 anni”.

“Tesoro,sei sicuro di quello che vuoi fare?”.

“Mamma,non ho scelta.Non faccio che pensare a lei.

Avresti dovuto vederla.Era cosi’ sofferente,cosi’ smarrita e fragile.

Sono sicuro che se ci parlassimo potremo finalmente chiarire tante cose e ripartire da li.

Non mi illudo che potremo farlo insieme come se questi 1000 giorni non ci siano mai stati…”

“1000 giorni Richard?Hai davvero contato i giorni?”

Suo figlio abbasso’ lo sguardo imbarazzato.

“Veramente…” titubo'…

”Mille giorni saranno domani,saranno questa sera a mezzanotte…”

“Non voglio fare commenti perche’ rischierei di essere poco elegante,Richard!”

Martha lo fisso’ col suo sguardo intelligente che sapeva leggergli dentro e Castle le fece un sorriso che non vedeva da tempo.

Era un sorriso vero,la luce nei suoi occhi sembrava essersi riaccesa e il blu era di nuovo scintillante.

Martha peso’ che se questo era quello che ci voleva per far tornare quella luce negli occhi di suo figlio,beh,allora ne valeva la pena.

“Va bene,Richard. Parlero’ io con Alexis e le spieghero’ la situazione.

Tu vai a prendere quel treno”

“Grazie mamma” disse lui abbracciandola felice

Corse fuori e decise che gli restava da fare un'ultima cosa prima di andare

 

“Xavier?”

“Castle,che succede?”

“Ho bisogno di parlarti,amico.Adesso.Prima che mi scoppi la testa”

Esposito sospiro’.Sapeva che quella giornata non sarebbe mai finita.

Lenie era sparita con Kate e gli aveva mandato un sms per dirgli che sarebbe rientrata dopo averla accompagnata in stazione.

E ora Castle che avrebbe di sicuro voluto sapere quello che era successo a Kate alla festa.

Era uscito subito dopo Kate e Lenie per portare James a casa e di certo ora voleva parlare.

“Va bene,all’Old Hunt tra mezz’ora” disse il detective

Castle dopo aver prenotato il treno era caduto nella spirale dei dubbi.

E se seguendola sul treno le avesse fatto solo del male?

L’uomo impulsivo e testardo che era stato ora era nascosto dietro a dubbi e insicurezze che non lo lasciavano mai a

Trovo’ Castle che lo aspettava fuori dal locale passeggiando su e' giu' senza sosta.

Si vedeva che era nervoso lontano un miglio!Aveva il viso pallido e tirato.

“Castle!Calmati,sembri elettrico!Eppoi hai una faccia che fa paura!”

“Grazie Xavier,tu si che sai come sollevare un amico!

Ma adesso entriamo.Sono le 21.Ho un’ora prima di dover scappare.Vieni,sbrigati.

Parleremo davanti ad una birra.”

Castle ed Esposito avevano appianato le loro divergenze tanto tempo prima,Rick si era scusato per tutte la cazzate che aveva fatto sopportare all’amico detective ed ora tra loro c’era un rapporto di grande fiducia. Ed ora Castle lo chiamava ogni volta che aveva bisogno di un consiglio

Lo scrittore considerava lui e Ryan il piu’ bel regalo che gli avesse lasciato 'il tempo di Kate',come lo definiva tra se’

 

“Dove devi scappare,dal bambino?”chiese Esposito

Castle lo guardo’ con una faccia strana.

“Xavier,io scappo da lei!”

“In che senso,Castle?”

“Nel senso che voglio andare da Kate.Ma prima devi dirmi una cosa.Hai visto cosa e’ successo alla festa.Quando ho seguito Kate e Lanie di sopra le ho sentite parlare.

C’e’ qualcosa che e’ successo a Kate e che lei non mi ha mai detto.

Lenie insisteva nel dirle che avrebbe dovuto parlarmene.

Di cosa si tratta,Xavier,tu lo sai?Di cosa stavano parlando?"

 

L’amico lo guardo’ incerto.

Aveva gli occhi spiritati,il viso pallido ma emanava un’energia che da tempo non gli sentiva addosso.

Penso’ che non era compito suo dirgli questa cosa.

Non poteva tradire cosi’ Kate.

“Castle,non so di che parli”

“Xavier,non mentirmi ti prego.Lo so che tu e Lenie vi dite tutto.

So che sai di cosa parlavano!”

L’urgenza nella sua voce lo convinse a non continuare con la negazione.

“Senti,Castle,e’ vero,lo so.

Ma non posso essere io a dirtelo.

E’ Kate che deve decidere di parlartene.

Lo sa solo Lenie e le ho promesso che non lo avrei mai detto a nessuno,neppure a Ryan.

Non posso dirtelo,Castle,mi dispiace”

 

La frustrazione sul viso dello scrittore era pari alla sua impazienza.

“Va bene,Xavier!” sbotto’ passandosi una mano tra i capelli per l’ennesima volta e spettinandosi sempre di più.

“Dimmi almeno che se salgo anche io su quel treno stasera non la faccio stare ancora piu’ male.

Ho visto com’era ridotta a causa mia e se tu credi che vedermi la faccia crollare di nuovo devi dirmelo.

O se c’e’ qualcuno che l’aspetta a Washington e la fa felice,devi dirmelo perche’ allora io me ne vado a casa e la chiudo qui.

Ma se non c’e’,Xavier,devi dirmelo”

“Calmati,Castle.Respira.

Non c’e’ nessuno,Rick.

Lenie stasera al telefono mi ha detto che secondo lei siete due pazzi..”

 

“L’ho vista abbracciare un biondo molto bello e non sembravano amici…”

“Castle,devi aver frainteso,perche’ Lanie mi ha detto che non c’e’ e non c’e’ mai stato nessuno dopo di te.Ne abbiamo parlato molte volte da quando ci siamo fidanzati.

Ci siamo detti che era una follia starvi a guardare struggervi l’uno per l’altra ma a distanza , per tutto questo tempo”

 

La luce negli occhi di Richard Castle si riaccese di speranza.

Il blu era di nuovo intenso e vivo.

Il suo sorriso sembrava risorto da qualche luogo dentro di se’ sepolto troppo a lungo tra dolore e angoscia.

 

“Vado a riprendermela,Xavier!”

“Dio ti ringrazio” esclamo’ l’amico dandogli una pacca sulla spalla.

Richard Castle sorrise e corse fuori.

Erano quasi le 22.

Sarebbe arrivato in tempo per salire su quel treno.

 

Esposito mentre guardava Castle fermare un taxi e sparire verso il suo futuro  tiro’ fuori il telefono e chiamo’ Lenie che era seduta davanti alla casa di Jim Beckett ad aspettare che Kate uscisse per portarla in stazione.

 

“Va a Washington in treno,stasera!”

“Chi?” chiese la dottoressa all’affermazione del fidanzato.

“Castle! Ha detto che va a riprendersela!”

“Dio ti ringrazio!”esclamo’ Lenie con un sorriso

“Speriamo solo che smettano di scappare e si fermino a parlare davvero,finalmente”aggiunse la dottoressa.

“Forse e’ la volta giusta,Lenie”.

“Speriamo,Xavier!

Devo andare,Kate e’ appena uscita.Ci vediamo a casa tra poco,amore”

Poi la portiera dell’auto si apri’ e Kate Beckett sali’ con gli occhi arrossati di pianto.

 

“Ehi,che c’e’,qualcosa non va con Jim?”

“Era triste a vedermi andar via.

Gli ho detto che hanno chiamato dall’ufficio ma che sarei tornata presto,non volevo farlo agitare.

Ma ora mi sento uno schifo.

Non riesco mai a fare la cosa giusta per nessuno!”

“Non ricominciare Kate,ti prego!Vedrai che sarai di nuovo qui prima di quanto tu creda.

Eppoi nei prossimi giorni a turno io,Ryan e Xavier passeremo a dare un occhiata a tuo padre e ti faremo sapere,te lo prometto.”

 

Arrivarono alla Penn Station con il giusto anticipo e Lenie scese ad abbracciare la sua amica.

Guardo’ Kate con una tenerezza nuova.

Sperava che questo viaggio l’avrebbe ricondotta a casa.

L’unica casa che avrebbe mai potuto contenere il suo cuore,quella che aveva il viso del suo scrittore preferito.

Lo sperava con tutta se stessa.

“Ehi,Lenie,non sparisco,non stringermi cosi!Torno presto,davvero!”

“Kate,promettimi un cosa.” Le disse Lenie  guardandola dritta negli occhi.

“Cosa?”

“Promettimi di credere di nuovo nella magia”

Le parole di Lenie le tolsero il fiato.

La magia.

Lui era la sua magia.

Solo lui aveva saputo fargliela vivere.

Lui…

Per la prima volta da anni lascio’ che la tenerezza per l’idea di loro allagasse il suo cuore.

‘Rick’,penso’,

“nonno Rick’ con una dolcezza che era come una carezza.

 

“Lenie,stanotte saranno 1000 giorni che ho perso la mia magia...ma ti prometto che ci provero’”

Si abbracciarono ancora

Lenie si asciugo’ una lacrima mettere la guardava camminare verso il resto della sua vita.

‘In bocca al lupo,tesoro’ mormoro’ tra se’ guardandola camminare.

 

E poi lo vide.

Richard Castle nel suo scintillante ruolo da inseguitore.

Indossava un completo blu tagliato su misura sopra ad un collo alto dello stesso colore del vestito che metteva in risalto l’azzurro dei suoi occhi di nuovo luminosi.

Era alto,snello,sicuro di se a vederlo da fuori.

Non lo vedeva cosi’ da troppo tempo,penso’ la dottoressa.

Guardava Kate incanto e non si sarebbe accorto di nient’altro, tanto era preso da lei.

Lenie sorrise.

Forse la loro lunga strada verso casa era finalmente arrivata alla svolta decisiva.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** ritrovarsi ***


Il treno era appena uscito dall’area metropolitana di NY e sfrecciava veloce nella notte.

Le luci basse conciliavano il silenzio.

Lo scompartimento dov’era seduta Kate era tranquillo ad eccezione di un bambino di circa 4 anni che continuava a fare su e giu’ per il corridoio inseguito dalla madre esausta e nervosa.

Quando finalmente riusci’ a catturarlo tutto torno’ a quietarsi. 

Kate sorrise.

Per associazione penso’ ai dentini dietro al sorriso di James.

Per la prima volta il viso del bambino associato a quello di Castle non le diede la consueta stretta allo stomaco e non le fece pensare subito al loro piccolo perso tanto tempo fa in un’alba terribile di pioggia.

Sospiro’ forte.

Aveva promesso a se stessa,prima di salire in treno, una tregua dal dolore e dal senso di colpa.

Quel viaggio voleva viverlo come una pausa.

Stava tornando a casa.

E forse poteva anche tornare a se stessa.

Dentro al suo centro.

Quel luogo segreto e custodito con estrema attenzione dove aveva permesso al suo amore per Rick di rimanere intatto e incontaminato nonostante tutto.

Uno spazio nascosto tra le pieghe del suo cuore ferito dove lui non era mai andato via e dove lei aveva continuato a nutrire un amore che non si era mai spento.

Quel luogo magico dentro la sua anima dove Kate aveva sempre nascosto la speranza di  ritrovarlo e di non lasciarlo piu’ andare via.

Sospiro’ di nuovo per quei pensieri che non permetteva mai alla sua mente di formare censurandoli sempre sul nascere.

Rick Castle seduto nella penombra del sedile dietro al suo la sentiva sospirare trattenendo il fiato.

IL treno era abbastanza vuoto.

Aveva visto dove si era seduta poi era andato dal capotreno a farsi consegnare il suo scompartimento riservato come da procedura ed era tornato a cercarla per scivolare non visto nel sedile alle sue spalle.

Era cosi’ assorta nei suoi pensieri che non si era accorta di nulla.

E questo gli aveva dato la misura di come fosse sconvolta.

Era assente,lontana da quel luogo fisico,persa in pensieri che Castle avrebbe voluto anche solo immaginare.

Mentre la sentiva sospirare come se avesse il peso del mondo sulle spalle ripenso’ ai minuti in cui l’aveva seguita da davanti alla stazione fin dentro  al treno.

Dio com’era bella.

L’aveva osservata camminare alta e slanciata e aveva notato come calamitasse ogni sguardo degli uomini che si voltavano al suo passaggio.

Ignara,Kate Beckett sembrava non accorgersi di nulla di quanto la circondava.

La giacca grigio scuro le si avvitava addosso accarezzandole i fianchi stretti.

Le gambe lunghe erano fasciate dai pantaloni aderenti dello stesso colore della giacca e slanciate dai tacchi alti degli stivali di camoscio nero.

Il dolce vita scuro le incorniciava il viso pallido e la cornice dei capelli completava un quadro che sembrava composto per essere ammirato.

Forse era lui che vedeva tutto questo ma le sembrava piu’ bella del solito.

I ricci lasciati sciolti sulle spalle si muovevano con lo stesso ritmo del passo elastico e allenato e la morbida borsa di pelle nera che teneva con la mano guantata completava quell’immagine di raffinatezza ed eleganza.

Bellissima,pensava rievocando la sua immagine mentre era seduta cosi’ vicina che gli sarebbe bastato allungare una mano per sfiorarla.

Come aveva fatto a starle lontano cosi’ a lungo?

Come aveva potuto lasciare che se ne andasse dalla sua vita?

Come aveva resistito senza poterla guardare ogni giorno?

Richard Castle sorrise tra se’.

Ma lui l’aveva guardata ogni giorno.

La loro foto sulla scrivania era stato il suo ossigeno quotidiano.

L’aveva guardata ogni giorno sapendo di amarla e negandoselo per non impazzire.

Ma ora che era solo con se stesso poteva dirsi la verita’.

Lui l’amava.

L’aveva sempre amata.

E ora non gli importava piu’ il perche’,il come o il cosa.

Sapeva solo che gli importava di lei.

In questi ultimi due anni,dopo aver rischiato di morire,era venuto a patti con il suo dolore.

Aveva lasciato scivolare via la rabbia e permesso che l’amore covasse sotto la cenere del fuoco che erano stati.

Seduto dietro di lei,nella notte che portava il numero 1000 delle notti senza i suoi occhi nei propri,si permise di ricordare le cose belle che lei gli aveva dato.

Il loro amore aveva scintillato nel suo cielo rischiarandolo

e illuminando i suoi angoli bui.

Capi’ che era quella  luce che gli aveva fatto capire di se’ cose che non aveva mai saputo prima.

Negli anni in cui aveva imparato ad amarla si era spogliato della falsa immagine di se’ ed era diventato l’uomo che era destinato a diventare grazie a lei.

Aveva smarrito la strada per un po’ senza la sua luce a guidarlo.

Ma poi era tornato.

Lui ora era intero.

E lo era grazie all’amore che provava per lei e che non aveva mai smesso di provare.

Le avrebbe detto tutto questo.

E se anche lei non avesse voluto riprenderlo con se’,lui sarebbe rimasto intero.

Perche’ il suo amore finalmente era libero di stare alla luce del sole.

Lui non si sarebbe piu’ nascosto.

Il gelo si era sciolto.

Starle vicino aveva scaldato di nuovo il suo cuore.

E ora poteva sentirlo battere forte come un tempo.

Dio se l’amava.

E l’avrebbe sempre fatto.

Si ricordo’ di un libro che aveva letto in quei mesi di dolore assoluto senza di lei

“Fine di un amore” di Graham Greene,della frase che l’aveva colpito piu’ di tutti:

“L’amore non finisce solo perche’ non ci vediamo”.

Era proprio cosi’.

Lui l’aveva amata.

E il tempo senza di lei non aveva cambiato niente.

L’avrebbe amata per il resto della sua vita.

Era lei il suo Destino.

Non poteva piu’ combatterlo.

Che lei ci fosse o meno lui non poteva smettere di amarla.

Era cosi’ semplice.

Aveva provato ad odiarla.

Credeva di esserci riuscito .

Ma la verita’ era che aveva solo odiato se stesso per averla persa.

Lei l’aveva sempre e solo amata.

 

Smarrito nei suoi pensieri si accorse che Kate stava piangendo.

Sentiva il suo respiro rotto da lievi singhiozzi.

E senza pensarci le allungo’ un fazzoletto attraverso i sedili davanti a se’.

 

Kate guardo’ il fazzoletto bianco apparire da dietro e si rese conto che stava di nuovo dando spettacolo.

Credeva che nei sedili dietro a lei non ci fosse nessuno.

Poi noto’ le cifre ricamate sul bordo del fazzoletto.

Quelle tre cifre intrecciate che erano tutto il suo orizzonte.

E smise di respirare.

La mano che le porgeva il fazzoletto si appoggio’ sulla sua gamba facendole una carezza lenta.

Quelle dita lunghe dalle unghie curate sembravano una visione.

Si volto’ di scatto.

Lui era li.

I suoi occhi blu oceano fissavano i suoi nello spazio esiguo tra i due sedili di un treno lanciato nella notte. 

Il suo sorriso dolce la confuse.

“Kate…”

lascio’ il suono del suo nome sospeso tra di loro.

Lei sbatte’ gli occhi due volte convinta di avere le allucinazioni.

Lui lesse i suoi pensieri,come al solito.

“sono davvero qui,non te lo stai immaginando”

Poi,per smorzare la tensione,scherzo’ nel suo modo scanzonato

“Lo so che sono una visione,ti capisco!”

 

Un suono a meta’ tra un singhiozzo ed un sorriso usci’ dalle labbra di Kate.

Il tempo di un ulteriore sguardo e Richard Castle era in piedi davanti a lei e le tendeva la mano.

Kate la afferro’ prima che il cervello le ordinasse di non farlo.

Rick la tiro’ in piedi e con l’altra mano afferro’ la sua valigia prima di trascinarla lungo il corridoio.

In silenzio,la mano stretta a quella di lui,Kate lo segui’ fino alle carrozze panoramiche di 1’ classe come sospesa in una bolla.

Il suo cervello non riusciva a produrre pensieri coerenti.

Davanti ad uno scompartimento vuoto Rick si fermo’ ad aprire la porta.

La fece entrare e si volto’ a chiudere a chiave.

Non si erano detti nulla.

Il treno si muoveva nella notte autunnale avvolgendoli nel suo mistero.

Lui le stringeva sempre la mano.

La guardava con un’intensità che lo faceva sprofondare fin dentro  l’anima tormentata di lei.

Continuando a non dire nulla la tiro’ a se’ lentamente,sempre fissandola negli occhi,fino ad averla ad un soffio dal suo viso.

Poteva sentirne il respiro sulla pelle.

Con la mano libera sali’ con una carezza lungo il braccio fino al collo, prima e alle labbra, poi.

L’unico rumore oltre al ritmico andare del treno era quello dei loro cuori che battevano contro la gabbia toracica come impazziti.

Kate lo fissava incantata mentre la carezza di Rick era diventata ipnotica.

La mano di lui a coppa sulla sua guancia come a sostenerla,gli occhi di lei socchiusi prima di spostare il peso del capo verso quella mano che la teneva.

Ed ancora.

Le dita dello scrittore allargate sul suo viso ad accertarsi che lei fosse davvero li.

Le labbra di lei umide a baciare il suo palmo aperto.

Con la mano sempre stretta nella sua Rick la tiro’ ancora piu’ vicina fino a che lei gli si appoggio’ addosso nascondendogli il viso nel collo.

Respirandolo.

Assaporandolo.

Riconoscendolo.

Le mani di Rick erano sui suoi fianchi per incatenarla a lui.

E quelle di lei sul suo collo e tra i suoi capelli.

Kate alzo’ il viso verso quello di Rick.

In quella penombra silenziosa e in movimento,occhi negli occhi,si ritrovarono.

Incantati,persi nelle sensazioni totalizzanti che li aveva rapiti.

Il mondo intorno a loro era sparito.

Lei si morse il labbro in un gesto cosi’ familiare per lui che gli sembro’ di essere tornato a casa dopo essersi smarrito nel deserto.

Si chino’ verso le sue labbra sfiorandole con la delicatezza di una farfalla.

Lei rispose alla sua carezza con identica dolcezza.

Si sfiorarono le labbra cosi’ come si erano sfiorati l'anima poco prima.

Non una parola venne pronunciata per tutto il tempo del loro riconoscersi e ritrovarsi,

Il bacio divenne sempre piu’ profondo.

Affamato.Vorace.

Le mani cercavano la pelle sotto gli strati di vestiti.

Gli occhi erano persi nell’incanto dell’accarezzarsi.

Si scordarono di respirare persi in quel bacio che non finiva.

Quando uno si staccava per prendere aria l’altro andava a riprenderlo per riportarlo indietro.

Ancora e ancora.

 

Finche’ lui non parlo’

“Dio,Kate..”

Era stato piu’ un sospiro,quasi una preghiera.

“Rick..”

Fronte contro fronte si guardarono a lungo

“Mi sei mancata,Kate.

Tutto questo mi e’ mancato.

Mi sei mancata per tutto questo tempo.

Mille giorni,Kate,e mille notti senza di te..”

“Perdonami,babe..”sussurro’ lei sulle sue labbra

“Shhh,va tutto bene tesoro,sei qui adesso”

Aveva letto negli occhi di lei la paura e un’emozione diversa che non aveva saputo riconoscere

“Non avere paura,Kate,basta scappare,andra’ tutto bene”aggiunse lui

“No,Rick,non posso,io…no…”

“Shhhh,Kate,va bene,va tutto bene..”

Lei lascio’ che lui la stringesse ancora tra le braccia.

Era cosi bello stare tra le sue braccia.

Quel calore che solo lui sapeva darle era stata la cosa che piu’ le era mancata ogni notte in quei mille maledetti giorni senza lui.

“Rick…non posso…”

“Kate,non ti lascero’ andare via di nuovo”

“Rick,non capisci,io non mi merito questo.

Non puoi..”

“Kate,ma cosa dici?

Che vuol dire che non ti meriti questo?”

“Oh Rick,ci sono cose che non sai,cose che non vorrai sapere…”

“Kate!Non voglio rinunciare di nuovo a te.

Sono quasi morto senza di te.

Io ti amo,Kate.

Ti amo incondizionatamente.

Non voglio vivere senza di te”

 

Lei guardo’ quell’uomo che era sempre stato tutto il suo mondo,da quando lo aveva incontrato.

L’uomo che l’aveva riportata alla vita,che l’aveva inseguita,capita,cercata,voluta,aspettata,amata.

E pianse.

Pianse stretta a lui tutte le sue lacrime.

Pianse per loro,per il loro bambino mai nato,per tutto quello che avevano perso e per tutto quello che non erano stati.

Lui lascio’ che lei sciogliesse i suoi nodi tenendola stretta e sussurrandole che andava tutto bene,che sarebbero stati bene e che non c’era niente che non potessero affrontare e superare insieme.

Le lascio’ sfogare il suo dolore accarezzandola piano e stringendola e rassicurandola cosi’ a lungo che alla fine a lei sembro’ di essere senza piu’ lacrime da versare.

Quando si fu calmata la fece sedere sul divanetto  accanto a lui senza mai lasciarle la mano con la quale l’aveva portata fino li.

Il treno continuava la sua corsa nel buio del mondo scomparso.

 

“Rick…”la sua voce era un soffio

“C’e una cosa che devo dirti..”

La voce spezzata di Kate sembrava riemergere da un abisso lontano.

Gli occhi incatenati a quelli di lui gli racconto’ tutto,la mano di lui che teneva stretta la sua e le dava il coraggio di non fermarsi.

Gli disse della sua folle corsa nell’alba livida di pioggia,della sua decisione di correre a dirgli che era solo lui quello che voleva,che avrebbe accettato il lavoro a Washington solo se lui le fosse rimasto vicino,gli racconto’ dell’incidente,dell’operazione,del loro bambino.

Lo guardo’ assorbire le sue parole con le emozioni che gli scorrevano negli occhi.

Vide le lacrime scivolargli lungo il viso all’idea del loro bambino che non avrebbero mai conosciuto.Vide riflessa nei suoi occhi tutta la pena contenuta nei propri.

Lui non le lascio’ mai la mano.

 

Quando il fiume di parole che l’avevano travolto fini’ e lei rimase in silenzio fissandolo,Richard Castle ricambio’ a lungo il suo sguardo prima di stringerla forte a se’ e sussurrarle ad un orecchio:”Oh Kate,perche’ hai voluto portare questo peso tutto da sola?”

“Perche’ ho ucciso il nostro bambino,Rick.

E non merito di avere te.

Mi sono odiata cosi tanto che volevo che anche tu mi odiassi allo stesso modo.”

“Kate,come puoi pensare che io possa davvero odiarti?

E’ stato un tragico incidente,Kate.

Avresti dovuto chiamarmi.

Avresti dovuto appoggiarti a me.

Avremmo affrontato tutto insieme,amore mio”

 

“Perdonami,Rick,perdonami ti prego” singhiozzo’

Lui sospiro’ contro il suo collo

“Tesoro,io non devo perdonarti.

Io devo solo amarti”

 

Con lei stretta tra le sue braccia in un treno in corsa perso da qualche parte tra NY e Washington lui sentiva che avrebbe potuto superare tutto.

La sua fuga.I suoi errori.Il loro dolore.

Insieme ce l’avrebbero fatta.

Restarono stretti,abbracciati a scambiarsi tenerezze finche’ l’altoparlante non annuncio’ l’imminente arrivo nella stazione di Washington DC.

Kate si riscosse.

“Rick”

“Kate,non pensare che ti lascero’ uscire da sola da questo treno stanotte”

“Rick,sei sicuro di riuscire a perdonarmi?”

“Kate!”

La guardo’

Era cosi’ fragile,adesso.

Insicura.

Spaventata.

Faceva fatica a guardarlo negli occhi.

Il mondo era tornato tra loro e lei aveva di nuovo paura.

“Tesoro.Non c’e’ niente da perdonare,come devo dirtelo.

Sono qui per te.

E non voglio piu’ lasciarti andare via”

 

Lei alzo’ gli occhi verso i suoi e gli sorrise timidamente

“La magia” sussurro’ piano tra se’ e se’

“Cosa?” chiese lui ricambiando il suo sorriso

“Vuoi venire a casa con me,Rick?”

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** la magia ***


La magia.

Lenie le aveva fatto promettere  di credere ancora alla magia.

E quella notte era stata assolutamente magica.

Kate apri’ gli occhi credendo di aver sognato tutto invece lui era li,girato su un fianco,aggrappato a lei con un braccio a trattenerla per la vita.

Dormiva profondamente.

Kate gli fece una carezza lieve sul viso sereno.

Era cosi’ bello.

I suoi lineamenti l’avevano sempre attratta,le labbra piene arricciate nel sonno in un broncio adorabile,il taglio lungo degli occhi,il naso dritto e deciso.

Era dimagrito molto negli ultimi anni.

Il lenzuolo arrotolato intorno ai fianchi lasciava intravedere le costole e la pancetta che tanto adorava aveva lasciato spazio ad addominali in evidenza.

I muscoli delle braccia erano tonici e ben torniti.

Ricordava come come si era sentita fino a poche ore prima stretta tra quelle braccia forti e rassicuranti.

Richard Castle era un uomo per cui le donne si giravano in strada.

Ed era stretto a lei,nudo nel suo letto dopo una notte che dire magica sarebbe stato sminuilrla.

Chiuse gli occhi ripensando alle sue carezze appassionate.

In taxi non erano riusciti  a tenere le mani a posto.

Si erano guardati ed erano scoppiati  a ridere per quel loro comportamento da adolescenti.

Poi superata la soglia di casa non c’era stato più' neppure il tempo di una parola.

Si erano amati per tutto il resto della notte.

Prima con passione selvaggia,con furia,prendendosi senza sosta,graffiandosi,mordendosi,gli occhi chiusi dal troppo sentire,storditi dalle emozioni forti,i gemiti acuti,il piacere esploso tra loro all’improvviso.

Erano due naufraghi appena salvati dalla nave di passaggio.

Reduci da una guerra di solitudine e silenzio che ora veniva compensata con parole e carezze senza fine.

Poi avevano fatto l’amore lento ,ipnotico,i corpi sfiorati lievemente,i gemiti soffocati dai baci,gli occhi negli occhi,le parole non dette,la pelle sulla pelle dolcemente,senza fretta.

E poi ancora.

E ancora.

Non si bastavano mai.

Lui le sorrideva con occhi scintillanti mentre le baciava il viso e la gola e le mani e ovunque riuscisse a posare le labbra.

Lei gli si strusciava contro sensuale,il suo seno sul suo petto,le sue gambe intorno ai suoi fianchi,le mani intrecciate,i cuori all’unisono.

Quando lui era scivolato dentro di lei la prima volta,quella notte,lei aveva sentito le lacrime scorrergli lungo il viso.

Era stato come ritrovarsi.

Come ritornare in superficie dopo aver creduto di annegare.

Il ritmo era tornato armonico come se non avessero mai smesso di amarsi,come se non fossero state 1000 le notti di lontananza e solitudine.

Le mani conoscevano d’istinto la strada, le labbra sapevano trovare la curva e assaporare la pelle.

Scritto sul corpo avevano una mappa familiare e nota che ora sembrava risaltare nel buio di quella notte di magia.

Non era cambiato nulla dell’antica intesa

L’intensità,la complicita’,l’intimita’

Nulla tra loro era andato perso.

E la notte passata era stata la prova che il loro incanto era per sempre.

Mentre Rick le sussurrava ti amo sulla pelle Kate ricambiava sulle labbra.

Ora il mondo era di nuovo a colori.

Era bastato un suo abbraccio,un suo sguardo e Kate aveva ritrovato la sua interezza.

Nell’incavo del suo collo il suo rifugio e la sua pace.

Nella luce tenue del mattino,lei si sporse ad osservarlo incredula e felice.

Si sentiva a casa.

Lui era la sua casa.

Era sempre stato la sua casa.

La sua casa e il suo orizzonte.

“Tu sei il mio posto preferito al mondo” lei gli diceva sempre un tempo,quando aveva vinto le ritrosie e si era lasciata andare all’amore che da tempo provava per lui.

Le carezze lievi di Kate sul suo viso lo svegliarono.

“Ehi” le disse assonnato sorridendole.

“Ehi” rispose lei dolcemente.

“Non sei solo un sogno,vero?” scherzo’ lui ricordando la mattina della prima volta che si erano amati.

“Decisamente non sono un sogno” ribatte’ lei stando al gioco.

Rick la guardo’ per un attimo incantato

“Sei cosi bella,Kate”

“Tu lo sei”rise allegra “Ti ho lasciato morbido e rotondo e ti ritrovo atletico e scolpito”.

“Ti piace il prodotto?Perche’ c’e’ un'offerta in corso da non perdere.Lo prendi oggi per un bacio e lo puoi tenere per sempre!”

Lei si sporse per baciarlo e fissandolo negli occhi disse semplicemente”Preso!”

Prima che lui la travolgesse di nuovo con baci,carezze,sussurri senza fine.

Erano sempre loro.

O meglio,erano di nuovo loro,

Riuscivano a scherzare e a ridere nonostante tutto il male che si erano fatti.

 

“Rick”disse seria.

“Amore” rispose lui sorridendole.

“Perdonami,ti prego”

“Kate,basta chiedermelo,ti prego.

Non devo perdonarti nulla.

Ho capito.

Parleremo ancora.

Non perche’ ci sia qualcosa da perdonare.

Ma perche’ voglio che mi racconti cosa hai provato,cosa hai passato,dove sei stata.

Voglio sapere tutto.

Basta scusarti.Quello che e’ successo e’ stato un incidente.

E abbiamo fatto entrambi molti errori.

Dovremo imparare a parlarci sempre di tutto,tesoro.

Niente piu’ segreti,tra noi.

Di nessun genere.

Anche io devo dirti tante cose.

Ho fatto molti errori ,compiuto scelte discutibili

Voglio dividere tutto con te,Kate.”

“Ma ho fatto tutto a pezzi,Rick,il nostro bambino…” disse piano con la voce piena di pianto

“Amore,quell’anima delicata ci ha mandato un messaggero,non te ne sei accorta questa settimana?”

“Di che parli,babe?”

“James…ora capisco perche’ ha sempre avuto questa passione incredibile per te.

Deve essere stato il nostro piccino a mandarcelo perche’ potessimo ritrovarci.

Lo sai che e’ stato James che mi ha permesso di sopravvivere,tesoro?

Nostro figlio deve averci visto da lassu’ in grande difficolta’ e deve aver chiesto a James che stava per arrivare di avere particolare attenzione a noi due.

Prima ha tirato in piedi me.

Poi ci ha fatti rincontrare.

E ci ha permesso di ritrovarci.

Pensaci,Kate.

James ha solo pochi mesi in meno del nostro cucciolo.

Devono essersi parlati su nel limbo.

James fin da piccolissimo si attaccava alla tua foto che tengo sulla scrivania e sorrideva.

Quando piangeva e io non sapevo piu’ che fare per calmarlo lo portavo in studio,me lo accoccolavo addosso e lo lasciavo giocare con la tua foto.

Mia madre diceva che ero un pazzo.

E tutti a casa,da Alexis a Mark,dicevano che dovevo smettere di raccontargli di te,di noi..”

“Rick” Kate era commossa ed emozionata

“Nonno Rick” gli sussurro’ sul collo vicino all’orecchio

“Kate,ti avverto,non chiamarmi piu’ cosi!

Gia’ sara’ difficile spiegare a James perche’ i bambini che avremo dovranno essere i suoi zii!!!!!”

Lei emise uno sbuffo che era a meta’ tra un singhiozzo e una risata

“Rick!Non cominciare!”

“Veramente ho gia’ cominciato qualche ora fa,mi pare”le disse lui malizioso,la voce bassa e roca mordendole il labbro

Loro erano questo,sapevano ridere delle tragedie e nelle lacrime trovavano anche il modo di sorridere.

Sarebbero stati felici

E avrebbero fatto meglio perche avevano imparato la lezione.

“Siamo qui,tesoro,no?

Per parlare,per capire,per riparare avremo tutta la vita.

Perche’ ti avverto,Kate,d’ora in poi io staro’ dove stai tu.

Se tu sei a Washington,io staro’ qui.

Non mi importa dove.

Mi importa di te.

Non ho intenzione di perdere un altro giorno lontano dalle tue braccia,amore”

 

“Rick,ti amo”

Ti ho sempre amato”

“Anche io Kate,always”

 

“Rick?”

“Dimmi amore”

“Perche’ James mi chiama Deddy Princesa?”

Richard Castle scoppio’ a ridere.

“E’ una lunga storia,Kate”

“Ho tempo,oggi e’ domenica,non lavoro!”

Lui la strinse forte a se e respiro’ il suo profumo

Era a casa,finalmente.

 

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Capitolo 19
*** indimenticabile domenica ***


“Kate,sono un po’ affamato”

“Pensavo ti fossi saziato dopo una giornata come questa!”

Lo sguardo della donna era malizioso e il sorriso sul viso dello scrittore lasciava intendere che il doppio senso aveva colto nel segno.

“Agente Speciale Katherine Beckett!Questa e’ una battuta degna di me!”

“Hai visto,imparo in fretta!”

Era distesa supina di traverso sul letto,la testa appoggiata alla mano e lo fissava con un sorriso sghembo che era tutto un programma.

L’unico indumento che indossava era il lenzuolo che la copriva appena.

“Kate,se fai cosi’ da questa camera non usciremo piu!” le disse Rick prima di rotolarle addosso. 

Finirono per passare la domenica a letto,a parlare e a fare l’amore in ordine sparso.

Erano le 8 di sera quando riuscirono a guadagnare una posizione eretta comprensiva di vestiti

Avevano deciso di concedersi una cena romantica e il taxi li stava portando in un piccolo ristorante di Dupont Circe che Kate aveva frequentato qualche volta con Lenie quando veniva a trovarla in citta’.

Era intimo e accogliente,i tavoli ben distanziati,le tovaglie bianche di lino e le candele a scaldare l’atmosfera.

Seduti faccia a faccia non riuscivano a smettere di sorridere.

“Hai saltato la cena di compleanno di tuo genero,dunque,per seguirmi su quel treno?”

“Confesso,sono colpevole”

La faccia soddisfatta dello scrittore diceva ben altro.

Era rilassato e felice mentre teneva la mano di Kate sopra al tavolo.

“Lo conoscerai.Non e’ un tipo facile.

Non andiamo proprio cosi’ d'accordo.Per fortuna lo vedo poco.

E’ sempre su qualche nave ad inseguire balene in mezzo mondo.

Alexis con lui sembra felice.Ed ho imparato a non mettermi piu’ di mezzo quando si tratta delle sue scelte amorose.James e’ spesso con me proprio perché Alexis per vederlo lo insegue attraverso i suoi spostamenti.

Ultimamente ha iniziato a seguire un progetto con lui e sono stati due mesi in Alaska.

“E tu fai il nonno a tempo pieno!”

“Dai,Kate,se mi chiami nonno mi fai sentire vecchio.

Dobbiamo fare ancora almeno tre bambini insieme,Kate.

Non chiamarmi nonno!”

“Tre Castle?”

“Troppi?”

Kate rise davanti alla sua espressione sognante.Non riusciva a fare altro.

Lui le faceva questo effetto.

La faceva sentire leggera,spensierata,speranzosa.

Se c’era lui accanto a se’ niente le sembrava impossibile.

“Forse dovremmo cominciare con uno.Che ne dici,un passo alla volta?”

Io comincerei col dirmi di si”

“Dirti di si a cosa?”

A questo

Kate’ rimase senza fiato davanti alla scatolina blu che Richard le apri’ davanti 

“Sposami,Kate.

Mi porto dietro questo anello da quando sei partita da Aspen,tre anni fa.

Quella mattina lasciarti andare via fu difficilissimo.

Mentre ti guardavo andare pensavo che dovevo assolutamente comprarti un anello e convincerti a sposarti.

Sono andato in gioielleria subito dopo.

E per settimane mi sono portato dietro questa scatolina nascosta nella tasca.

Non trovavo mai il coraggio di dartela.

Anche la mattina dopo aver litigato per il colloquio a Washington ero uscito per venire a portartelo.

Non mi importava di niente.

Sarei venuto qui con te.

Bastava che mi dicessi si.

Se avessi saputo che tu eri in ospedale amore….

Ma ora non voglio piu’ aspettare.

Sposami,Kate.”

Glielo chiese inginocchiandosi davanti a lei che con gli occhi pieni di lacrime riusci' solo a sussurrargli un timido si prima che lui la stringesse forte a se’ baciandola dopo averle messo l’anello al dito

Tutto il ristorante si era fermato.

Alcuni avevano riconosciuto lo scrittore famoso e bisbigliavano il suo nome.

Ma Rick e Kate erano persi l’uno negli occhi dell’altro.

Il mondo intorno a loro era scomparso.

Solo dopo un tempo che non sarebbero riusciti a quantificare tornarono a sentire il rumore degli altri commensali,il rumore della bottiglia di champagne che Castle aveva chiesto al cameriere di preparare per l’evento che veniva aperta e la vita che scorreva di nuovo intorno a loro.

‘Ti amo,Kate”

“Ti amo,Rick”

“Non me lo aspettavo,babe!

Eppoi questo anello e’ enorme!”

“No,sono le tue dita ad essere incredibilmente sottili”

“Lo sai,Kate? Lo sai la prima volta che ho pensato che avrei potuto amarti?”

“Quando?”

“Ti ricordi il caso della donna congelata nel cantiere il primo anno che ci siamo conosciuti?

La sera che siamo andati a casa del padre di lei perche’ avevi capito che era stato lui ad uccidere suo genero?Eravamo seduti dentro la tua auto e io ti stavo dicendo che potevi lasciar perdere,che potevi lasciare le cose come stavano e tu invece,a malincuore,hai detto che la differenza tra uno dei miei romanzi e la vita vera era in quel gesto che ti apprestavi compiere.

Perche’ un poliziotto non puo’ decidere la fine della storia.

Quando sei scesa e ti ho visto camminare verso la casa di quelle persone,il bavero del cappotto alzato,i capelli corti,il viso illuminato dal lampione nella notte invernale,ho sentire il cuore battermi piu’ forte in petto e ho pensato che avrei potuto amarti davvero tanto.

Eri cosi bella e cosi fiera,amore.

Quella sera tornati al distretto mi hai raccontato dell'omicidio di tua madre,della discesa nell'inferno dell'alcool di tuo padre e mi hai spiegato perche’ portavi l’orologio e l’anello

Quando ci siamo augurati la buonanotte quella sera ti ho detto:a domani

tu mi hai chiesto perche non potevo dire “notte”…”

“Mi hai risposto che eri uno scrittore.Che ‘notte’ era noioso e che ‘a domani’ era piu’ speranzoso” fini’ lei per lui

“Te lo ricordi allora?”

“Rick,quella sera,andando a casa,ho pensato non eri piu’ solo il mio scrittore preferito.

Mi facevi battere forte il cuore ogni volta che comparivi al distretto o ad una scena del crimine

Poi pero’ andavi a letto con la tua ex moglie alla prima occasione e io pensavo che avvicinarmi a te sarebbe stato come salire su una giostra del luna park

Passaggi in punti alti e panoramici prima di discese vertiginose ed oscure

La tua vita scorreva a pagina 6 del Ledger ed io ero un semplice detective della omicidi.”

Mentre gli raccontava cose che non gli aveva mai detto lo guardava con una dolcezza nuova negli occhi.

Niente piu’ segreti,avevano detto.

“Per questo ci abbiamo messo tre anni?”

“Perche’ siamo stati due stupidi,Rick.

Io avevo paura di lasciarmi andare e negavo i miei sentimenti.

Demming e’ stato uno strumento per evitare di confessarmi che ero gia’ innamorata di te

Quando poi mi ero quasi arresa tu te ne sei uscito con la carta della tua ex seconda moglie.

A quel punto durante l’estate ho incontrato Josh e ho usato lui per convincermi che in realta’ non mi aveva ferito quello che era successo.

Dio quanto tempo sprecato,babe!”

“Kate,mi pare che ora finalmente abbiamo imboccato la strada giusta,no?

Io ci ho messo tre anni a trovare il coraggio di dirti che ti amavo e l’ho fatto quando eri mezza morta tra le mie braccia perche’ un cecchino ti aveva sparato.

E un altro anno per trovare di nuovo la forza di dirtelo mentre eri cosciente e in piedi davanti a me.Siamo stato davvero due stupidi.Ma ormai guardare indietro e’ inutile.

Anche questi quasi tre anni sprecati a soffrire distanti sono stati un enorme errore.

Ma non importa.

Perche tutto quello che ho fatto,tutte le scelte che ho fatto,ogni cosa tremenda e meravigliosa che mi sia mai capitata,tutto mi ha condotto qui,a questo momento con te.

E non c’e’ un altro luogo dove vorrei stare,ne’ un’altra persona con cui vorrei dividerlo.”

“Oh Rick,sei cosi’ dolce.Non vedo l’ora di sposarti.”

"Pensavo che dovremmo farlo prima possibile nella casa che abbiamo sulla spiaggia a Malibu’

Vedrai,ti piacera’ tantissimo.

Quando l’ho comprata pensavo a te e speravo che un giorno l’avremmo abitata insieme.

E ora potrebbe essere la cornice speciale per il nostro matrimonio

In primavera,che ne dici?

Ad aprile.Decidiamolo gia’ ora.”

Kate rise deliziata dal suo entusiasmo.

“Ad aprile a Malibu,eh?Perche’ no?sara’ sicuramente bellissimo’”

“Tu lo sei,Kate”

Lo aveva rivisto per caso grazie ad un bambino piovuto dal cielo e pochi giorni dopo era seduta al tavolo di un ristorante di Washington a discutere del suo matrimonio sulla spiaggia in primavera.Sembrava tutto un sogno.

“Cosa diremo ai nostri amici?” gli chiese Kate

“Che sono invitati ad un matrimonio,cos’altro!”

“Dai Rick,smettila di scherzare!”

“Ma non sto scherzando,Kate.

Anzi,chiamiamoli.Adesso.

Se lo meritano.

Ci hanno sopportato per tutti questi mesi,ci hanno raccolto da terra,ci hanno asciugato le lacrime.

Lenie mi ha salvato la vita,Kate ed Esposito mi hanno tirato fuori talmente tante volte dai guai che dovrei fargli un monumento.

Chiamiamoli!”

 E prima che lei potesse fare qualsiasi cosa per impedirglielo Castle aveva videochiamato Lenie che aveva risposto al secondo squillo.

“Castle!Dove siete finiti!Sono in ansia da ieri sera!”

La faccia sorridente dello scrittore parlava da sola.

E quando le si accosto' quella radiosa della sua amica Lenie mando’ un grido che scosse Xavier dal pisolino che stava facendo sul divano.

“Dio,guardatevi,sprizzate felicita’ da tutti pori!

Allora,voglio i dettagli.

Immagino che abbiate passato le scorse 20 ore in un letto,non e’ cosi suor Beckett?”

“Lenie,smettila!”

“Ferma un attimo,cos’e’ quell’enorme anello che porti al dito,Kate?!”

La sua amica arrossi’ immediatamente

“Castle,vuoi dirmelo tu?”

“Veramente Lenie vi abbiamo chiamato appunto per invitarvi al nostro matrimonio.

Siete i primi.E vorremmo che foste i nostri testimoni.

“Xavier!!!!!!Vieni qui!Hai sentito?Si sposano!”

Lenie saltellava davanti allo schermo al settimo cielo ed Esposito cercava di mantenere uno sguardo serio mentre in boxer e canottiera tentava di non farsi travolgere dall’entusiasmo della sua fidanzata.

Kate e Rick sorrisero felici ai loro amici

“Cena insieme sabato a NY?” suggerì lo scrittore

“Oh tesoro,e’ fantastico.

Non vedo l’ora.A tuo padre l’hai gia’ detto?Sara’ felicissimo.

Lui ha sempre fatto il tifo per Castle!”

“L’ho chiamato questa mattina per sentire come stava e gli ho detto che Rick mi aveva seguito sul treno e che era a casa con me.

Si e’ commosso,nel suo modo discreto ho sentito che ne era davvero felice.

Grazie Lenie,di tutto.”

Kate,smettila,altrimenti mi fai piangere.

Ora andatevene a casa e continuate a recuperare il tempo perduto.

Vi aspetto a NY.

Non vedo l’ora!”

Avevano chiuso dopo mille saluti e di nuovo soli si erano presi per mano in silenzio.

“Hai voglia di andare,Kate?”

“Con te ho voglia di andare ovunque,Rick”

“Andiamo allora”

Camminarono abbracciati nella notte tiepida della capitale,

un uomo e una donna alti,belli,innamorati.

Avevano ritrovato la strada di casa,finalmente.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 20
*** quotidiana felicita' ***


La settimana a Washington era volata.

La mattina Kate usciva conto la sua volontà dalle braccia di Rick,si vestiva e scappava in ufficio con lui che la seguiva fino alla porta per gli ultimi baci.

Spesso lo scrittore la raggiungeva vicino all’ufficio per un pranzo veloce e la sera cenavano sempre molto tardi perche’ sembrava quasi che non riuscissero a staccarsi l’uno dall’altro.

Finiva sempre che appena rientrava a casa Rick la trascinasse sul letto o sul divano o in qualunque altra parte della stanza sussurrandogli che non poteva piu’ aspettare e cha aveva pensato a lei per tutto il tempo.

Ridevano come bambini spensierati.

Kate era irriconoscibile.

La sua espressione austera era scomparsa e i colleghi in ufficio meravigliati si chiedevano cosa fosse successo nella sua vita.

Poi avevano notato il grosso diamante che portava all’anulare e tutto si era fatto chiaro.

Era innamorata.

E le si leggeva in viso.

Avevano visto l’uomo che qualche volta la aspettava fuori dall’ufficio.

La salutava sempre con un bacio mozzafiato e lei non sembrava mettere nessuna barriera.

Castle per primo era stupito dalla tranquilla disinvoltura con cui lo prendeva per mano mentre se ne andavano in giro per la citta’ la sera o il modo in cui gli si stringeva addosso senza nessuna remora.
Ne era piacevolmente colpito.

Questa volta non c’erano barriere di sorta tra loro.

Lei voleva quanto lui recuperare il tempo sprecato e la distanza che troppo a lungo avevano messa tra loro.

E ci stava riuscendo benissimo.

“Kate,vuoi che andiamo a NY venerdì sera o sabato?”

Erano abbracciati sul divano a guardare un vecchio film alla luce delle candele che Rick le aveva fatto trovare sparse per tutta la casa al suo rientro.

Avevano fatto l’amore, cenato, fatto di nuovo l’amore e si stavano rilassando prima di dormire.

“Penso di finire presto venerdì sera,potremmo prendere il treno delle 18 ed essere a casa per cena.” gli rispose Kate con un sorriso.

“E per casa intendi il loft?”

“Si..sbaglio?”

“Oh,amore,non sbagli per niente,adoro il modo in cui sei tornata nella mia vita!”

“Sono un po’ in ansia all’idea di rivedere la tua famiglia,tua madre e tua figlia saranno arrabbiate con me..” mentre lo diceva si torturava il labbro inferiore con i denti

“Kate,non dire stupidaggini!Mia madre ti adora e ha sempre pensato che avremmo risolto qualsiasi problema ci fossimo trovati davanti perche’ secondo lei siamo destinati a stare insieme.

E Alexis e’ cosi ‘presa della sua vita che non ha tempo per odiare nessuno!

Eppoi non vedo l’ora che tu conosca sul serio James,vedrai,lo adorerai!”

“Sono sicura di si.

Quando vi ho visti insieme quel primo giorno oltre al dolore tremendo che ho provato al pensiero che tu avessi fatto un figlio con un ‘altra che aveva piu’ o meno l’eta’ che avrebbe avuto il nostro,ho subito pensato che era delizioso.

Non vedo l’ora di passare del tempo con lui.”

“Kate,non avrei mai potuto amare un’altra come amo te tanto da farci un figlio.

E’ solo da te che ho desiderato averne fin dall’inizio.

E questo mio desiderio non e’ cambiato,lo sai vero?”

“Lo so,babe,anche per me e’ cosi.

“Kate,stai prendendo la pillola?”

“Veramente no,Rick,non c’e’ ne mai stato bisogno in tutti questi anni lontano da te..”

“Vuoi dire che non c’e’ stato nessun altro Kate?”

“Voglio dire proprio questo,Rick.

Non riuscivo ad immaginare le mani di qualcuno che non fossi tu su di me..”

“Kate!Dio,ti amo!”

“Tu invece signor scrittore mi pare che ti sia divertito parecchio!”

Kate voleva scherzare ed alleggerire l’atmosfera ma l’espressione ferita di Rick le fece capire che quello era un argomento spinoso.

Ma non si sottrasse.

Questa era la loro nuova regola.

“Kate,mi dispiace.Ho fatto un vero casino per 6 mesi.

MI sentivo ferito,abbandonato e cercavo rifugio nell’alcool

Poi quando ero ubriaco lasciavo che la ragazza di turno mi si avvicinasse e speravo di trovare un momento di sollievo dal dolore tra le sue braccia.

Invece poi mi sentivo uno schifo e ancora piu’ triste di prima.

MI dispiace.Kate.

Ho fatto davvero molti errori senza di te”

“Rick,non volevo colpevolizzarti,mi dispiace”

“No,Kate,va bene.

Va bene parlarne.Te l’ho detto,voglio dirti tutto di me,anche le cose di cui mi vergogno”

Le aveva gia’ parlato della notte dei sonniferi.

Lei lo aveva consolato e si erano asciugati le lacrime a vicenda.

Era tempo di guarire,ora.Insieme.

“Vieni qui,Rick” le disse abbracciandolo con dolcezza.

Era il tempo buono,questo.

Sarebbero riusciti ad andare oltre tutto il tempo sprecato,i dolori inferti,le ferite aperte.

Perche si amavano.

E si amavano davvero.

“Kate,se non prendi la pillola vuol dire che ogni volta potrebbe essere quella giusta per fare un bambino!”

“Si tesoro,e’ proprio cosi!”

 

 

Il viaggio verso casa era quasi finito.

Erano arrivati alla Penn station in orario e avevano deciso di andare direttamente al loft dove li aspettavano Marta,Alexis con Mark e James.

C’era anche Jim che stava molto meglio e nell’ultima settimana sembrava rinato sentendo la sua bambina tanto serena e felice.

Kate era molto nervosa,Rick lo sentiva,come sentiva ogni altro sentimento le passasse dentro al cuore.

La sua mano tremava nella sua mentre il taxi si fermava sotto casa.

“Stai tranquilla,Kate.Va tutto bene.

Siamo a casa amore”

“Lo so babe,lo so ma sono nervosa”

Ci pensera’ James a rendere tutto facile,vedrai”

E infatti era stato cosi’

Il bambino era corso addosso al nonno che l’aveva preso in braccio al volo e rideva deliziato mentre Castle lo sbaciucchiava.

“Jaime,hai visto chi ti ho portato?”gli disse Rick indicando Kate che nel frattempo era stata abbracciata con grande calore prima da Martha e poi da suo padre.

“Daddy Princesa!” affermo’ felice il piccino

“Ehi,James,sono felice di rivederti”disse lei accarezzandogli il viso paffuto.

Il piccolo le tese le braccine senza esitazione per farsi prendere in braccio.

Alexis e suo padre si guardarono come a dirsi:incredibile!

Kate lo prese in braccio emozionata e James le si strinse al collo come se non aspettasse altro.

Una lacrima di commozione scese lungo la gota della donna che lo scrittore prontamente asciugo’ con una carezza 

Poi avvolse nel suo abbraccio Kate e James sussurrando all’orecchio del bambino:

Deddy loves Kate,vero James?”

“Ti!”rispose convinto il bambino appoggiando un bacio appiccicoso sulle labbra del nonno.

Erano belli da vedere e Martha guardo’ Jim sperando che presto il desiderio di suo figlio di essere di nuovo padre si sarebbe realizzato.

L’atmosfera era rilassata.

Kate conobbe Mark e vide lo sguardo di Alexis quando lo guardava.

Era quello di una donna molto innamorata e fu felice per lei.

La cena fu piacevole e leggera,piena delle risate argentine di James che era seduto tra suo nonno e la sua principessa preferita.

A guardarli da fuori nessuno avrebbe pensato che questa famiglia si era persa per cosi’ tanto tempo.Erano tutti cosi’ felici.Forse perche’ consapevoli che la felicita’ si può perdere per un attimo,adesso avrebbero combattuto per tenersela stretta.

“Katie,sei luminosa”

“Oh papa’,sono stata una stupida.Ho pensato di poter vivere senza di lui e invece non ho fatto che trascinarmi in giro.Avrei dovuto ascoltarti.Ma ero cosi’ confusa e ferita.”

“Tesoro ora non torturarti.Siete qui.Siete insieme e nulla ora vi separera’ più.

Guarda avanti”

“Grazie papa’,di esserci sempre.”

 

Quando finalmente tutti se n’erano andati o si erano ritirati nelle loro stanze Kate e Rick poterono rifugiarsi nella loro stanza.

“Come stai amore,e’ stato difficile?”

“Non con te accanto.Grazie di essermi sempre stato vicino.

Eppoi avevi ragione,James e’ adorabile.

Quand’e’ che dovra’ restare di nuovo con te?

Potresti portarlo a Washington”

“Dici davvero?”Gli occhi di Rick scintillavano

“MI piacerebbe molto,babe,averlo per casa insieme a te”

“Kate,non sai quanto mi fai felice!”

“RIck,sei tu che fai felice me!”

Si guardarono e scoppiarono a ridere

“Siamo davvero stucchevoli,non trovi?”

Oh si agente speciale del mio cuore,ma non me ne importa niente.

Se il tuo ufficio dovesse intercettarci penserebbero che siamo due idioti innamorati come adolescenti ma non me ne importerebbe proprio.

Ti amo.E reclamo il diritto di essere scioccamente sdolcinato insieme a te!”

“Diritto accordato,soldato!”

“Stupida!”

“Oh no,stupido tu!”

Poi erano state carezze,baci,sospiri e il loro amore senza tempo.

 

“Deddy!”

La vocina acuta di James l’aveva ridestata di colpo.

Era paralizzata perche’ era nuda sotto il lenzuolo e Rick era addormentato addosso a lei con lo stesso abbigliamento inesistente.”

“Tesoro,buongiorno,Deddy sta dormendo,vuoi che lo svegliamo?”

Cercava di capire dove fosse l’adulto piu’ vicino che sicuramente si stava prendendo cura di lui ma non ce n’era traccia.

“Ti,Deddy gioca con Jaime a mattino”

“Posso giocare io con te?”

Il bambino l’aveva guardata serio e aveva annuito.

“Vai a prendere i tuoi giochi tesoro cosi ci mettiamo nello studio va bene?”

James aveva annuito ed era corso fuori dalla stanza.

Kate ne aveva approfittato per vestirsi di corsa con la camicia bianca di castle abbandonata sulla poltrona vicino a letto e i suoi boxer.

Molto meglio di niente.

Il bambino era tornato in un attimo trascinandosi dietro un coniglio bianco spelacchiato e un treno rosso.

Kate lo aveva scortato in studio chiudendo la porta per evitare di svegliare Rick e aveva guardato l’orologio:erano le 6 del mattino.

“James,dov’e’ la mamma?”

“Domme.Con Papa’.Jaime gioca con Deddy quando si sveglia”

“Capisco tesoro,questo dev’essere il vostro segreto.

A cosa giochiamo?”

Non si era accorta che mentre era seduta sul tappeto dello studio con James sulle ginocchia Castle si era appoggiato allo stipite della porta,con indosso solo un paio di boxer e li osservava incantato.

Pensava di non aver visto mai nulla di piu’ bello.

Era una delle immagini ricorrenti dei suoi sogni,Kate appena sveglia con l’aria assonnata che teneva in braccio un piccino e parlava con lui con quel tono tenero e dolcissimo.

Era un uomo fortunato.

Non c’era nulla che avrebbe potuto chiedere oltre questo.

I suoi sogni alla fine si stavano davvero realizzando e lui si sentiva felice come non lo era piu’ da tanto tempo.

“Ehi”Kate aveva avvertito la sua presenza e aveva alzato gli occhi ad incontrare i suoi.

“Ehi,voi due,siete bellissimi.Avevo dimenticato che questo teppista la mattina se ne va in giro per casa da solo e sa aprire le porte ormai.

Siete una visione!”

James lo guardava incuriosito mentre Kate gli accarezzava i capelli spettinati come quelli di suo nonno.

“Ti assomiglia davvero in maniera inquietante!

Sembra clonato questo piccino,vero Jaime?”

“Conato?”

“Si,piu’ o meno piccolo,clonato dal tuo Deddy”

Rick aveva in mano il cellulare e stava facendo una serie di foto che sarebbero finite tra le mille che aveva fatto a Kate in questi giorni.

“Castle!Smettila!”

“Catle,mettila!”

“Pappagallino,smettila tu!”

Si abbasso’per posare un bacio sulle labbra di Kate e James rise coprendosi gli occhi con le manine”

“Ehi,J, Deddy loves Kate cosi’ puo’ baciarla tutte le volte che vuole.”

Il bambino era divertito e allungo’ le braccia per farsi prendere in braccio da Rick.

“Facciamo vedere a Kate la foto che ti piace tanto?”

Si mise seduto alla scrivania col bambino stretto al collo.

Appena seduti James afferro’ la cornice bianca con la foto di Kate ad Aspen e gli diede un bacino.

Kate alzo’ un sopracciglio guardando Castle incuriosita.

“Devi sapere che Jamie ed io abbiamo passato molto tempo parlando della principessa Kate.

Lui era il miglior ascoltatore possibile.

Aveva pochi mesi quando ho iniziato a raccontargli la storia della principessa che mi aveva rubato il cuore e che aspettavo per riaverlo indietro.

Gli dicevo che se gli mandava un bacio ogni giorno forse sarebbe tornata presto da noi.

E’ grazie a questi baci quotidiani e al suo gelato che sei tornata,non e’ vero?”

Gli occhi dello scrittore erano luminosi,la felicita’ lo rendeva leggero e pieno di speranza.

“Babe,come ho fatto a starti lontana cosi tanto tempo?”

“Dovevi essere impazzita per lasciare solo uno scrittore dall’irresistibile rude fascino come me!” scherzo lui

“Si,dovevo aver battuto la testa!”

Rick si kise una mano davanti alla bocca spalancata!

“Wow,Kate,questa e’ una battuta cattivissima,davvero da me!”

Gli occhi della donna scintillavano di malizia

“Mi influenzi davvero in maniera pessima,Rick!” disse prima di passargli le labbra sul lobo dell’orecchio e sussurrandogli che l’avrebbe aspettato di la’

“Kate!

James,andiamo dalla mamma,devi fare colazione e vestirti,il tuo papa’ vorrà giocare un po’ con te!”

Kate rise mentre si avviava verso il letto.

Questa era una vita piena di sorrisi.

Non voleva niente di piu’.

Penso’ a sua madre e fu sicura che sarebbe stata felice per lei.

Avrebbe adorato Castle e la loro vita insieme.

Sorrise.

Sarebbe stato un altro giorno bellissimo.

 

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** sogni che diventano realtà ***


I mesi erano volati.

Kate e Rick non si erano lasciati un solo giorno.

Sembrava quasi che separarsi anche solo per una notte fosse troppo difficile per loro.

A Natale erano partiti per dieci giorni.

Avevano passato la vigilia e Natale in famiglia a Los Angeles con Martha, Jim, James e i suoi genitori, poi si erano regalati una settimana in Polinesia per Capodanno.

Rick aveva affittato una di quelle palafitte sull’acqua e avevano trascorso pigre giornata al sole senza pensare a nient’altro che alla loro voglia di stare insieme.

Si svegliavano uno addosso all’altra e passavano ore a parlare a fantasticare sul loro futuro e a riempirsi di coccole e tenerezza.

Facevano l’amore con un trasporto che i mesi non affievolivano e Kate torno’ da quel viaggio con la sensazione di essere incinta.

Non ne aveva ancora parlato a Rick perche’ non voleva deluderlo se non fosse stata sicura.

Aspetto’ fino a fine gennaio poi decise di parlargliene.

‘Rick’.

“Amore”.

“Ho un ritardo, Rick”.

“Lo so, tesoro”.

“Che vuol dire che lo sai?”.

“Vuol dire che me ne sono accorto, lo sai che mi accorgo delle tue cose”.

“Le mie cose, eh? Ma, Rick,allora perche’ non me ne hai parlato?”.

“Pensavo che dovessi aspettare che fossi tu pronta a farlo”.

“Dimentico sempre che sei capace di capire tutto di me”.

“Kate, ne sei felice?”.

“Sono terrorizzata, babe. Felice e terrorizzata insieme.

E se non fosse vero? E se succedesse qualcosa anche questa volta?”

Aveva gli occhi pieni di lacrime e lo scrittore corse ad abbracciarla.

“Tesoro andra’ tutto bene, stai tranquilla”.

“Rick, ho paura”.

“Kate, va bene. Va tutto bene”.

Erano rimasti un po’ cosi, abbracciati, a farsi coraggio a vicenda.

Finché Rick l’aveva di nuovo sorpresa.

“Vogliamo fare il test, piccola?”.

“Dobbiamo andare in farmacia a comprarlo, prima!”

Era andato nella stanza che aveva trasformato nel suo studio nella casa di Washington ed era tornato con quattro scatole di diversi colori.

“Per essere sicuri!”.

Kate era scoppiata a ridere e lui l’aveva imitata prima di abbracciarla di nuovo.

“Va bene, andiamo”aveva affermato decisa Kate.

Mezz’ora dopo erano ipnotizzati dai quattro bastoncini che dicevano tutti la stessa cosa: aspettavano un bambino.

Avrebbero avuto un bambino!

Erano storditi ed entusiasti.

“Kate, ti amo.Te l’ho gia’ detto oggi?

E amo gia’ immensamente la piccolina che e’ dentro di te”.

“La piccolina, Castle?”.

“Sento che e’ una piccola te, lo so, non chiedermi perche’’”.

Lei lo aveva guardato con uno sguardo strano prima di attirarlo tra le sue braccia e baciarlo con tutto l’amore che sentiva.

Non immaginava si potesse amare tanto un uomo.

Prima di Castle non le era mai successo di provare sentimenti cosi’ forti e complessi per qualcuno.

Era cambiata.

Aveva lasciato che questi sentimenti la ammorbidissero.

Era spesso sorridente, piu’ aperta, piu’ serena.

Si sentiva in pace, finalmente.

Aveva una luce intorno che la faceva brillare.

La sua bellezza, se possibile, ne era accresciuta.

“Kate, ti rendi conto? Avremo un bambino!”

Castle era al settimo cielo.

“Andiamo a festeggiare? Ceniamo al ristorante dove mi hai chiesto di sposati, ti va?

Mi pare il luogo migliore dove celebrare questa notizia!” accolse l’idea con entusiasmo Kate.

Era stata una serata strana.

Erano silenziosi.

Si guardavano attraverso il tavolo tenendosi per mano.

Le parole non servivano.

Erano oltre le parole.

Avevano fatto i conti.

Il bambino sarebbe nato all’inizio di ottobre.

Ad aprile per il matrimonio la gravidanza sarebbe stata evidente.

“Rick, vogliamo posticipare il matrimonio a dopo la nascita?”

“Scordatelo, Kate! Casomai possiamo anticiparlo.

Perche’ non ci sposiamo a san Valentino?”

“Rick, mancano due settimana a San Valentino!”.

“E allora?Chiamiamo il più bravo wedding planner di LA domani mattina, lo incontriamo, gli diciamo esattamente cosa vogliamo e come, e lasciamo fare tutto a lui insieme a mia madre.

Dai Kate, sara’ fantastico!”

Kate lo aveva guardato con gli occhi sognanti.

Un bambino, il matrimonio a San Valentino.

Quando era finita in Paradiso?

“Kate, dai!”

Sembrava un bambino la vigilia di Natale, in attesa di aprire i regali.

Alla fine l’idea le piaceva.

Le piaceva moltissimo.

“Perche’ no?!”.

Si ritrovo’ tra le braccia dello scrittore che la faceva volteggiare per la stanza davanti a tutti

“Rick,mettimi giu’, ci stanno guardando tutti!”.

Castle si era guardato intorno con un sorriso enorme e a voce alta aveva detto ”champagne per tutti, mi ha detto si, ci sposiamo a San Valentino, dobbiamo festeggiare!”.

Un fragoroso applauso era risuonato nella sala piena di avventori.

Che avevano tutti brindato al loro futuro insieme.

Kate, intimidita da tutta quell’attenzione, le si era stretta contro e gli aveva sussurrato: ”ti amo, Rick, always” all’orecchio prima di farsi baciare.

Era stata un’altra notte magica.

Quando la mattina dopo avevano avvertito amici e famiglia della novita’ erano tutti increduli.

Non capivano perche’ anticipare il matrimonio di due mesi.

Alexis gli aveva detto che sarebbe dovuta essere in Baja California per la nascita delle balene ad Ojo de Liebre, ma Rick era stato irremovibile.

“Se non riesci a trovare un paio di giorni per il matrimonio di tuo padre non c’e’ problema Alexis.

Pero’ ci terrei che ci fosse James. Vorrei che portasse lui le fedi”.

Alla fine Alexis aveva ceduto.

Suo padre era cambiato. Era diventato piu’ deciso e qualsiasi cosa riguardasse lui e Kate diventava una priorita’ assoluta.

Lo capiva, ma ne era lievemente infastidita.

Forse perche’ negli ultimi due anni, da quando era nato James, era abituata ad averlo sempre e solo per loro.

Ora invece era sempre con Kate.

Aveva portato James con lui due settimane a Washington a dicembre e di nuovo una settimana a gennaio quando lei aveva raggiunto Mark.

Sapeva di non poter decidere per suo padre, sopratutto perche’ le permetteva, prendendosi cura di suo figlio, di seguire suo marito e di seguire la sua carriera.

Ma, sentiva comunque un lieve fastidio dentro di se’.

 

Rick aveva messo in moto la macchina organizzativa alla velocita’ della luce, prenotato voli aerei, hotels, fiori e tutto quello che secondo lui sarebbe servito per rendere speciale quel loro giorno tanto atteso.

Dopo ventiquattro ore la casa sulla spiaggia era gia’ piena di gente che misurava, disegnava, ipotizzava e sistemava.

Non avevano detto a nessuno del bambino, ancora.

Volevano che fosse una sorpresa da condividere con tutti il giorno delle nozze.

Era cosi’ eccitato all’idea che finalmente Kate diventasse sua moglie.

E che presto avrebbero avuto un bambino tutto loro da amare e proteggere e coccolare.

Era tutto cosi’ perfetto.

Tanto perfetto che aveva paura.

Pensava che troppa felicita’ fosse pericolosa.

Ora aveva cosi’ tanto da perdere.

Aveva paura quando Kate usciva al mattino per andare al lavoro.

Non glielo aveva mai detto, ma era terrorizzato che potesse accaderle qualcosa.

Se avesse potuto l’avrebbe messa al sicuro e se ne sarebbe preso cura ogni giorno al meglio.

Questi pensieri paranoici lo stressavano e lo rendevano agitato.

Kate se n’era accorta e gli aveva chiesto cosa lo agitasse.

Alla fine Rick aveva confessato le sue paure.

E Kate lo aveva stupito ancora una volta.

“Sai, babe, succede anche a me di avere paura adesso che so che aspetto un bambino.

Volevo parlarti di una proposta che mi hanno fatto di recente.”

“Che proposta Kate?”.

“I democratici mi hanno contattata attraverso un lobbista per chiedermi se ero interessata a candidarmi come senatrice qui a DC”.

“Kate! Senatrice Beckett! Ma e’ magnifico!”.

“Credi,Castle?”.

“Ma certo, saresti perfetta. Ma solo se tu lo vuoi. Per la nostra famiglia in crescita sarebbe una cosa buona. Avresti piu’ tempo da passare col bambino ed orari flessibili. E potremmo vivere un po’ qui a Dc e un po’ dove vogliamo, tra New York, Los Angeles o gli Hamptons. O, magari, andarcene un mese in Italia con la bambina in primavera. Ci pensi? Non sarebbe fantastico?”.

Castle aveva messo in moto la sua sfrenata capacita’ immaginativa e stava gia’ sognando mondi idilliaci per loro tre.

Per la prima volta in vita sua Kate penso’ che non le sarebbe dispiaciuto vivere cosi’.

Occuparsi in politica delle cose a cui credeva, impegnarsi per migliorare la vita della gente ed occuparsi contemporaneamente della sua famiglia senza dover sempre rinunciare ad una parte di se’ per riuscire a fare tutto.

“Senatrice Beckett, sarebbe un onore seguirla e supportarla nella sua campagna politica, se lo lasci dire” scherzo’ Castle.

“Avere un brillante scrittore dalla mia parte sarebbe vantaggioso, potrei assumerti per scrivere i miei discorsi”.

“Solo se mi pagassi in natura!”.

Avevano riso divertiti.

Un bacio aveva suggellato quel momento.

Probabilmente le loro vite si sarebbero arricchite.

Stavano per sposarsi, avrebbero avuto un bambino.

Kate avrebbe tentato la via della politica.

Sarebbe stato tutto magnifico.

Il domani sembrava promettere il meglio per loro.

 

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Capitolo 22
*** giorni di sole ***


Avevano sistemato la culla da viaggio su due sedie accostate mentre facevano colazione sulla terrazza affacciata sul porto.

Gli altri ospiti dell’hotel, appeso sul porticciolo dell’Egeo nella piccola isola greca, potevano vedere le manine del neonato muoversi dentro la culla per afferrare le piccole api appese e che si muovevano al vento.

Rick guardava incantato sua moglie che si era sporta a controllare che la loro bambina stesse bene.

Da quando Lily era nata Kate si era trasformata.

Il suo senso materno era sbocciato come un fiore prezioso e Rick, se possibile, si era innamorato ancora di più di sua moglie.

“Ehi, le mie ragazze sono splendenti stamattina tutte vestite di bianco”.

“Anche tu non sei male, papa’ ”.

L’occhiata innamorata che si rivolsero lasciava tutto il mondo fuori.

Il loro era un cerchio magico che sembrava autoalimentarsi giorno dopo giorno.

Kate aveva deciso di non rientrare all’FBI dopo la maternita’.

Si era presa un anno sabbatico.

Aveva accettato di correre per il Senato l’anno successivo e avrebbe impiegato il suo tempo dividendosi tra la sua famiglia e il comitato politico che l’avrebbe supportata nella sua candidatura.

Ma, finche’ Lily non avesse compiuto sei mesi, si sarebbe dedicata solo a lei e suo marito.

Lily era nata quasi due mesi prima del previsto e li aveva fatti spaventare a morte.

Le si erano rotte le acque senza preavviso durante una giornata di lavoro particolarmente monotona ed era svenuta in ufficio.

Castle ricordava il terrore che l’aveva preso quando lo avevano chiamato per avvertirlo che sua moglie era stata portata via d’urgenza in ambulanza.

Era corso in taxi all’ospedale e aveva pregato per tutto il tempo che Kate e la bambina stessero bene.

Quando era arrivato Kate era gia’ in sala parto e l’avevano fatto entrare subito.

“Babe, sei qui”.

“Tesoro, certo che sono qui. Andra’ bene, stai tranquilla”.

“No, babe, e’ troppo presto. Ho paura per Lily”.

“Ehi, guardami, andra’ bene. Te lo prometto. Ora concentrati su te e su Lily. Io sono qui e non vi lascio, va bene?”.

 

L’ostetrica si era incantata a guardare quella coppia.

Ne vedeva tanti, di futuri genitori.

Ma, questi due avevano una luce speciale.

Si guardavano con un amore cosi’ grande che le vennero le lacrime agli occhi.

Avrebbe fatto del suo meglio per farli uscire da lì con la loro bambina sana e salva. Si parlavano con una dolcezza che aveva ammorbidito il suo vecchio cinico cuore.

Ore dopo finalmente pote’ tirare un sospiro di sollievo.

Era stata dura, ma la bambina era al sicuro tra le braccia di suo padre che sembrava incantato.

“Amore, la vedi? E’ bellissima, proprio come te”.

Il sorriso della donna, nonostante fosse sfinita per il parto, era incantevole.

“Spero abbia il colore dei tuoi occhi, babe!”.

“Oh, ed io spero che abbia il tuo. Ti amo Kate. Non pensavo avrei potuto amarti di piu’, ma e’ così. Non ti ho mai amato così tanto come ora che stringo tra le braccia nostra figlia”.

Glielo disse mentre le lacrime gli scivolavano silenziose lungo il viso.

Quando si chino’ su di lei per baciarla Lily emise un tenerissimo vagito e Kate sorrise tra le lacrime mentre era persa negli occhi di Rick.

Era tutto così perfetto.

“Always, Rick” gli sussurro’ piano.

Erano giorni di sole, per la famiglia Castle.

 

Anche il giorno del loro matrimonio, cinque mesi prima, era stato un giorno di sole.

Era stato romantico e pieno di poesia. I loro amici piu’ cari e le loro famiglie, in una giornata perfetta come solo Los Angeles sa regalare anche in febbraio.

I tulipani bianchi arrivati direttamente dall’Olanda avevano decorato la piccola cappella bianca montata sulla spiaggia e il percorso per arrivarci.

Al tramonto erano state accese le mille candele che Rick aveva voluto per ricordare a Kate che non c’era stato neppure un giorno in cui lei non era stata nel suo cuore.

La magia di quella giornata aveva contagiato tutti e lacrime di commozione erano state versate a fiumi quando il piccolo James, dopo aver portato le fedi, aveva voluto abbracciare prima suo nonno e poi la ‘Deddy princesa', prima di lasciare che sua madre lo prendesse in braccio per far continuare la cerimonia.

Unico assente ingiustificato era stato Mark

Non che Castle ne avesse sentito la mancanza.

Era un periodo strano per Alexis.

Il ritorno di Kate aveva cambiato gli equilibri di casa Castle e lei, ad essere onesta, non riusciva a capire come suo padre avesse potuto perdonarla così, senza nessun dubbio.

Lo aveva chiesto a Rick e lui, gelido, le aveva risposto che se non lo capiva da sola forse non c’era nulla che lui poteva dirle per farglielo capire.

Kate aveva avvertito la distanza che Alexis aveva messo tra loro e aveva cercato di non sottolinearla perché conosceva Rick e sapeva come questo lo ferisse.

Per fortuna c’era James e la necessita’ di Alexis che suo padre si occupasse di lui impediva che la distanza tra loro diventasse troppo grande.

Si era accorta di come Castle guardasse spesso sua figlia Alexis quando lei non se ne accorgeva.

Sapeva leggere nei suoi occhi e vi scorgeva il dolore di una distanza che non voleva.

Si era ripromessa di trovare il modo di aiutarlo, ma non riusciva a capire come, visto che Alexis si impegnava molto nell’evitare di restare sola con lei.

 

La sera prima del matrimonio Kate non riusciva a dormire ed era uscita in giardino a guardare l’oceano ruggire.

Amava quella casa sulla spiaggia, Castle aveva ragione nel dirle che le sarebbe piaciuta.

Se n’era innamorata subito.

Mentre stava immobile a fissare il mare, si era resa conto istintivamente di non essere sola e volgendo lo sguardo intorno aveva scorto Alexis seduta su una delle poltrone da esterno davanti alla piscina al buio.

“Alexis, mi hai spaventata”.

“Credevo che nulla riuscisse a spaventare l’agente speciale Katherine Beckett”.

C’era una nota di acredine nella sua voce, ma Kate si impose la calma.

“Ti sbagli, Alexis, ci sono molte cose che mi spaventano, invece”.

“Davvero? Per esempio?”.

Era di sfida e di sfiducia il tono con cui glielo chiese, ma Kate rispose con sincerità.

“Più di tutti mi spaventa perdere le persone che amo”.

“Ma non ti ha spaventato lasciare solo mio padre per quasi tre anni”.

“Ti sbagli, Alexis, non sai quanto mi abbia fatto soffrire stare lontana da lui per tutto quel tempo”.

“Lo sai cosa ha dovuto passare per colpa tua?”.

“Lo so, e non c’e’ giorno in cui io non me ne dispiaccia!”.

“Scusa, ma non ti credo!”.

“Alexis! Basta cosi!”.

La voce decisa di Castle intervenne mentre la sua figura emergeva dal buio senza che le due lo avessero sentito arrivare.

“Babe, va tutto bene” si affretto’ a rassicurarlo Kate mentre lui le si mise accanto con fare protettivo

“No tesoro, non va bene per niente. Alexis devi smetterla di comportarti come se Kate fosse il nemico qui”.

“Ti ricordo, papa’, che Kate e’ sparita una sera dalla tua vita e non si e’ fatta piu’ trovare e io ho dovuto guardare mio padre in un letto di ospedale quasi morto perche’ non poteva vivere senza!”.

“Alexis! Smettila immediatamente!”.

“Rick...” disse piano Kate mettendogli una mano sul braccio per calmarlo.

“Alexis, mi dispiace, davvero. Aver fatto soffrire tuo padre in quel modo e’ il piu’ grande rammarico della mia vita. Ma, avevo commesso un errore madornale e le conseguenze erano state così devastanti che non riuscivo a pensare che lui potesse perdonarmi. Per questo lo tenevo distante”.

Alexis sembrava non riuscire a fermarsi nella sua furia.

“Certo!Tu commetti un errore, Dio solo sa quale, e poi decidi che le conseguenze deve pagarle qualcun altro, non e’ vero?”.

“Alexis, ma cosa ti prende, mio Dio!” Castle non riusciva a riconoscere sua figlia.

Kate aveva cominciato a capire che c’era molto di più dietro alla rabbia della ragazza e le si avvicino’.

“Alexis, che succede?”.

La ragazza non era pronta alla dolcezza che Kate stava sfoderando con lei e scoppiò a piangere.

“Succede che siete tutti così bravi a lasciarvi indietro quello che non volete piu’! Un giorno siete qui e quello dopo sparite e non vi fate piu’ vedere!”.

Kate abbracciò la ragazza in lacrime cercando di consolarla.

Castle era confuso.

Che cosa stava succedendo esattamente?

Kate lo guardo’ da sopra la spalla di Alexis facendogli cenno di avvicinarsi a sua figlia.

“Tesoro che succede?” le chiese mettendogli una mano sotto al viso perche’ lei lo guardasse negli occhi.

“Mark se ne e’ andato papa’! Ha detto che la vita di famiglia non fa per lui, che lui e’ fatto per stare su una barca non in una casa da cui il mare si può solo guardare. Ho scoperto che ha un’altra, papa’!”.

“Oh tesoro, vieni qui”.

La strinse tra le braccia cullandola come quando era bambina e si svegliava nel cuore della notte per un incubo.

“Andra’ tutto bene tesoro, vedrai. Ci sono io”.

“Non e’ vero, anche tu te ne andrai ora che c’e’ Kate e la vostra nuova bambina in arrivo!”.

“Alexis, ma cosa dici. Tu sei e resterai sempre la mia bambina ed io non sto andando da nessuna parte tesoro, te lo prometto. Noi siamo una famiglia, Kate diglielo”.

“Alexis tuo padre ha ragione. Siamo un’unica grande famiglia e non andremo da nessuna parte senza te e James”.

“Chi ti ha detto che Kate e’ incinta, zucca?”.

“Vi ho sentito parlare l’altra sera sul divano. Mi dispiace, non volevo invadere la vostra privacy, ma non riuscivo a dormire così ero scesa per bere un bicchiere d’acqua e ti ho visto accarezzare la pancia di Kate e dirle che non vedevi l’ora di conoscere la piccolina che era lì dentro”.

“Alexis, avrai una sorella e James diventera’ suo nipote!” provo’ a scherzare Castle e suo malgrado la ragazza sorrise tra le lacrime.

“Ascoltami tesoro. Questo non cambierà nulla, anzi, ci rendera’ piu’ forti e piu’ uniti. James avra’ una compagna di giochi e tu potrai stare con noi se deciderai di lasciare il tuo lavoro sulle navi. Era per questo che non volevi venire al matrimonio? Per non allontanarti da Mark? Perche’ non me l’hai detto tesoro, sarei venuto io a prenderti. E a dare un pugno a quell’idiota di tuo marito!”.

“Papa’, mi sento una tale stupida. Tu me lo avevi detto ed io non ti ho voluto ascoltare. Come sei riuscito ad accettare il tradimento della mamma e a crescermi senza andare in pezzi, papa’? Io ho paura di non farcela da sola”.

“Alexis, tu non sei sola!” intervenne Kate d’istinto prendendole una mano.

“Kate, scusami, sono stata aggressiva e maleducata in questi mesi con te, perdonami”.

“Alexis, va tutto bene. Quando ne avrai voglia ti raccontero’ la storia che sta dietro al mio allontanamento, ci tengo a dividerla con te. Ma, ora vi lascio soli. Tu e tuo padre avete bisogno di stare un po’ insieme”.

Quella sera Richard Castle aveva consolato la sua bambina pensando che non sarebbe stato facile per lei superare quell’abbandono che richiamava alla mente quello di sua madre.

L’avrebbe protetta lui come era abituato a fare.

E, per fortuna, aveva accanto una donna davvero straordinaria che l’avrebbe supportato e sarebbe stata al suo fianco.

Non vedeva l’ora che arrivasse l’indomani per farla diventare sua moglie.

Sarebbero stati una grande famiglia felice.

 

E quando il momento era arrivato, si era sentito emozionato come mai prima in vita sua.

Gli tremavano le mani e non riusciva a stare fermo.

“Richard, calmati per l’amor del cielo” gli disse sua madre ridendo.

Vederlo così emozionato la rendeva felice.

Aveva visto le ombre scese tra lui e Alexis ritirarsi quella mattina e non poteva esserne piu’ felice.

“Papa’, la nonna ha ragione. Sei al terzo matrimonio, dovresti esserci abituato!” lo prese in giro sua figlia sorridendogli.

La sera prima avevano parlato a lungo e Castle si era sentito vicino ad Alexis come non gli succedeva da mesi.

Era triste per lei. Lui sapeva cosa significava essere traditi e abbandonati dalla persona che credi ti stara’ accanto per sempre.

Ma, la sua bambina era forte e ne sarebbe uscita.

Aveva James e aveva lui.

Non sarebbe mai stata sola.

“Alexis, vieni qui, abbracciami, ti prego, ho bisogno di conforto, mi sento svenire!”.

“Dai papa’ non scherzare!”.

“Dico sul serio, Zucca, sento che quando Kate apparira’ lungo quel viale pieno di tulipani bianchi sverro’ se non mi dai la mano”.

“Deddy I love you” disse il piccolo guardando suo nonno dal basso in alto e tentando di arrampicarsi sulla sua gamba.

“James, vieni in braccio al tuo Deddy, tu si che sai consolare un uomo sull’orlo di una crisi di nervi”.

Poi Kate era comparsa nel suo abito bianco di seta semplice e meraviglioso, come solo l’amore della sua vita sapeva essere.

Si erano guardati per tutto il cammino dalla casa fino alla cappella sulla spiaggia dove la stava aspettando con James in braccio.

Kate sorrise a quella vista.

Quel bambino era stata la causa del loro riavvicinamento e non c’era un altro posto dove doveva stare in quel momento.

Era il loro messaggero dal cielo.

L’aveva mandato il loro bambino per salvarli, prima individualmente poi come coppia.

Era la loro meraviglia.

Quando era arrivata davanti a Castle, James con naturalezza aveva teso le sua piccole braccia verso di lei che l’aveva abbracciato con slancio tirandoselo addosso.

La scena aveva commosso tutti i presenti.

Rick Castle per primo.

“Amore, ci siamo portati gia’ avanti, vedo!” scherzo’ Rick, sorridendole.

“Decisamente, uno in braccio e uno nella pancia” gli sussurro’ lei per far si che nessuno la sentisse.

“Ti amo Kate”.

“Ti amo Kate” ripete’ James con la sua vocetta sottile facendo sorridere tutti.

“Ti amo, Rick, ti amo tantissimo”.

“Tantissimo” ripete’ James sbaciucchiandola. 

A quel punto stavano tutti ridendo.

Alexis intervenne per recuperare il suo piccolo teppista dalle braccia di Kate e ne approfittò per baciarla a sua volta e sussurrarle ”grazie” a bassa voce, indicando con la testa suo padre.

Castle strinse tra le braccia sua figlia e suo nipote prima di lasciarli andare.

Ora era pronto per avere la sua perfetta giornata di matrimonio con la donna più bella del mondo.

“Pronti?” chiese il funzionario inviato dal sindaco.

“Pronti”.

Quando furono finalmente marito e moglie Castle la strinse a se’ togliendole il fiato.

“Sei mia per sempre, ormai!”.

“E tu sei mio per sempre, ormai!”.

Si baciarono dimenticandosi del mondo mentre un raggio di sole invernale li illuminava dall’alto.

 

Dopo il matrimonio si erano regalati un viaggio di nozze da favola in un’isola privata delle Seychelles, dove si erano preoccupati solo di amarsi, coccolarsi e stare insieme senza pensare a nient’altro.

Rientrati a Washington avevano invitato Alexis e James a raggiungerli perche’ la ragazza potesse contare su suo padre per superare il difficile momento che stava passando.

Erano stati giorni quieti, pieni dell’allegria di James e della tristezza che sua madre Alexis tentava di mascherare senza grandi risultati.

Kate le aveva raccontato, una sera che erano rimaste sole mentre Rick addormentava James, perche’ fosse scappata da suo padre e alla fine si erano ritrovate a piangere insieme quando le aveva detto del bambino perso che avrebbe avuto, piu’ o meno, l’eta’ di James.

Alexis le aveva raccontato della sua pena per Mark che li aveva tagliati fuori dalla sua vita e che non si preoccupava neppure di cercare suo figlio.

Castle soffriva molto per questa situazione, sapeva esattamente come si sentisse sua figlia.

Ma, erano tutti insieme e nessuno sarebbe stato lasciato solo.

Questa era la regola della famiglia Castle.

 

La nascita precipitosa di Lily li aveva spaventati e colti di sorpresa.

La aspettavano per fine settembre o primi di ottobre invece, a fine agosto, se l’erano trovata tra le braccia, piccolina ma forte e sana.

Erano tornati a Los Angeles per le prime settimane di adattamento, lì avevano piu’ spazio, il clima era perfetto per la bambina e avevano la spiaggia per le loro passeggiate a tre.

Spesso si univano anche Alexis e James.

Era tornata a vivere nella dependance della casa sulla spiaggia, dopo la separazione, e aveva accettato un lavoro di ricerca alla UCLA nel dipartimento di Biologia marina.

James aveva iniziato la scuola materna le prime settimane di settembre e sembrava gia’ un ometto nella sua divisa scolastica.

Erano giorni di sole per tutti i Castle.

James era innamorato della piccola Lily.

Passava molto tempo a guardarla dormire nella culla e Kate era intenerita da quell’atteggiamento naturalmente protettivo che il bambino aveva assunto non appena l’avevano portata  a casa.

Era delicato e restava spesso accanto alla sua culla a parlarle in quel suo linguaggio dolcissimo che gli aveva trasmesso suo nonno.

Sembravano davvero fratelli.

E come tali sarebbero cresciuti.

 

“Kate?”.

Sentiva la musica arrivare dal patio, ma non la vedeva.

“Ehi, Kate!”.

La musica le aveva impedito di sentirlo e la scena che si trovo’ davanti era cosi’ dolce da lasciarlo senza fiato.

Kate stava facendo yoga sul suo tappeto blu e accanto aveva Jack e Reece sui loro tappetini, che tentavano di imitarla.

Lei faceva figure perfette col suo corpo flessuoso, nonostante le due gravidanze di cui la seconda gemellare.

I due bambini nei loro pantaloncini corti e senza maglietta invece si intrecciavano tra di loro continuando a ridere e a capovolgersi.

Ad un certo punto Jack era scivolato sotto di lei che stava facendo la posizione del cane e Kate si era allungata a baciarlo mentre Lily, seduta nella posizione del loto a leggere, li guardava scuotendo la testa.

Davanti a lei James stava disegnando Lily che era la sua sorellina preferita, come la chiamava sempre.

Era meravigliosa la sua famiglia.

 

Kate alzo’ il viso, avvertendo la sua presenza come faceva sempre.

Gli sorrise da lontano con gli occhi scintillanti.

Era la sua senatrice, ora e lui ne era fiero come mai prima.

Aveva buone notizie.

Lei aspettava di sapere.

“Allora?”.

Lui fece di si con la testa e lei gli corse incontro.

“Bambini, papa’ ha avuto il suo Pulitzer! Venite a fare festa”.

Tutti e quattro i piccoli gli corsero incontro arrampicandoglisi addosso.

“Ehi, ehi, marmaglia! Sono troppo vecchio per riuscire a tenervi tutti e quattro!”.

Mentre lo diceva sorrideva perche’ Kate si era alzata sulle punte per baciarlo.

Era scalza e spettinata e a lui sembrava sempre la piu’ bella donna del mondo.

In quel giorno di sole incantevole non avrebbe saputo chiedere di piu’.

 

 

 

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Ed eccoci arrivati alla fine.

Questa storia e’ iniziata su una spiaggia di Malibù con un piccolo bambino biondo che mi e’ venuto addosso perche’ distratto dal suo gelato ed e’ finita sulla terrazza di una piccolissima isola delle Cicladi sospesa nell’azzurro dell’Egeo.

Mi ha fatto compagnia durante tutto questo tempo e mi ha consolato spesso nelle sere di solitudine quando ero lontana, per lavoro, da tutto quello che amo.

 

Spero che abbia fatto compagnia anche a voi e vi abbia fatto sorridere e stare meglio.

A presto.

Blu

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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