Il Lupo.

di Neera Everdeen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** ANNUNCIO ESTREMAMENTE IMPORTANTE! ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


La donna quasi non respirava. Aveva paura e non tentava nemmeno di nasconderlo.
Se ne stava lì, in piedi, con le scarpe affondate nella neve morbida e talmente candida da far sembrare il bosco illuminato a giorno.
Aspettava. Tremava. Controllava la luna piena. Aspettava.
Quella tortura durava da almeno un’ora buona.
E lei aveva lasciato a casa la sua bambina.
Si sentiva una stupida. Poteva trovarla ed ucciderla mentre lei se ne stava lì come una poveraccia in mezzo alla neve ad aspettare l’assassino del proprio uomo.
Non era stupida. Era disperata. E quando si è disperati si gioca il tutto e per tutto.
Si sentiva male, oltre che stupida. Stava anche perdendo la pazienza.
Poi, come apparso da nulla, se lo trovò davanti. Gli occhi scuri, scintillanti e mostruosi, erano l’unica cosa che si notava oltre al mento ed alle labbra. Era infatti nascosto non solo dal largo cappuccio della mantella nera, ma anche da una maschera quasi grottesca. Deglutì.
- Allora?- chiese l’uomo con una voce gutturale e ringhiante, simile ad un branco di lupi affamati.
- Ti ha visto. Sa che volto hai.- rispose lei con un sospiro. Prima che l’interlocutore potesse replicare lei alzò la mano per zittirlo.
- Propongo un accordo.- disse con un tono che non ammetteva repliche.
L’uomo annuì con una smorfia.
- Io cancello la memoria alla bambina se tu la lasci in pace. Niente ritorsioni, incidenti o altro. Se vuoi uno scontro dovrai aspettare la sua maturazione in ambito fisico e a livello di Cacciatrice. Credo sia abbastanza equo, visto quanto tieni al tuo anonimato.-
- Potrei ucciderla. Lo sai, vero?-
- Certo che lo so. Ma so anche non potresti comunque.-
- Centinaia di uomini, anche tra i più valorosi, si sono fatti avanti e io li ho abbattuti uno per uno. Credi che una ragazzina possa fermarmi?- chiese con una risata fiacca e nervosa.
- Lei è diversa.- rispose lei con uno sguardo fermo e determinato- E lo hai visto anche tu.-
L’uomo si fermò ma non ribatté. Certo che lo aveva visto. Lo aveva visto nell’attimo stesso in cui se l’era trovata davanti.
Rimasero a fissarsi come si osservano due cavalieri durante uno scontro. Soppesavano ognuno i punti deboli dell’altro, pensando dove colpire. E la donna, rispetto al suo avversario, era in vantaggio. Conosceva le leggende e le storie che il marito le tramandava fin da quando erano dei bambini. Lui non sapeva nulla di lei.
L’uomo stava pensando. Se ne stava lì a scrutare l’avversaria con aria pensosa e lievemente spaventata. Si sentiva minacciato e non era mai capitato prima. Lui che aveva paura di una bambina? Ma per favore. Eppure anche il peggior assassino sa che i bambini non tacciono mai, che sono la bocca della verità. A malincuore le tese la mano. Nonostante tutto gli era andata bene e la situazione sarebbe stata divertente. Avrebbe atteso, paziente come ogni placido ed anziano assassino, e avrebbe teso la sua sottile trappola.
La donna gli strinse la mano, agguantando un guanto di pelle nera che nascondeva una mano grande almeno il triplo della sua.
- Ha sofferto?- chiese deglutendo e cacciando indietro le lacrime.
- No, ho fatto in modo che non sentisse niente. Ti amava molto. Mi ha detto di dirti, nel caso in cui ci saremmo incontrati, di dirtelo. Che ti avrebbe amata sempre.- rispose l'uomo socchiudendo gli occhi. Rispettava quel Cacciatore, aveva un gran fegato.
La donna si girò di scatto verso la Luna e dando le spalle all’uomo che aveva tolto la vita al proprio marito. Tutti quegli anni, i bisticci da bambini, da adolescenti e da adulti. Il primo figlio, poi il secondo ed infine il terzo; tutti con gli occhi del padre.
“Ti amo anche io, Hans.” pensò mentre una lacrima le rigava una guancia.
L’assassino, impunito, tornò da dove era venuto.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


- Rayane!-
Mi volto, stringendo tra le mani il paniere con le focacce per la nonna. Mio padre mi raggiunge portandomi un paio di guanti di pelle di capretto.
- Fa freddo. E stai attenta.- mi sussurra preoccupato guardando oltre le mie spalle, verso il bosco ghiacciato. Mi chino allacciando la stringa dello stivale e mettendo a posto i pantaloni di velluto marrone scuro. Infilo rapidamente i guanti e controllo se l’ascia è fissata alla cintura. È di buona fattura, dalla lama affilata da poco e il manico lucido, in condizioni perfette.
Rivolgo un sorriso dolce a mio padre. Sa che so difendermi dalle bestie feroci che vagano nei boschi durante l’inverno, affamate e bramose di carne.
 Orsi e branchi di lupi silenziosi pronti ad uccidere qualsiasi cosa che possa essere considerata una preda.
“Non perdere mai la strada maestra. Guardati sempre alle spalle e non abbassare mai la guardia. Un lupo può arrivare alle tue spalle senza fare rumore e morderti alla gola senza sforzo, mentre un orso saprà correre sempre più veloce di te; ma se trovi riparo su una quercia e riesci a seminarlo sei salva.”
Recito mentalmente i consigli che mi ha insegnato mio padre negli anni.  Alzo il cappuccio della mantella rossa, quella che mi ha fatto guadagnare il soprannome di Cappuccetto Rosso. La mantella è abbastanza lunga da coprirmi ma abbastanza corta da non intralciare il cammino, ed è fatta con un tessuto liscio e morbido. Oltre all’ascia mi sono portata dietro anche uno stiletto, ben nascosto sotto alla maglia di flanella e la giacchetta di velluto scuro. È un coltello dalla lama sottile e molto affilata, che mio nonno definiva “ottima per un delitto inaspettato. Se vuoi uccidere un uomo di sorpresa uno stiletto è l’arma ideale. Piccolo, facile da nascondere e affilato.” Mi mancano le nostre chiacchierate in giro per i boschi a parlare di armi, battute di Caccia e Cacciatori.
Il ghiaccio scricchiola sotto gli stivali di cuoio, mentre la neve posata sugli alberi cade o spezza i rami. Ragnatele di ghiaccio formano dei merletti sui cespugli spinosi ai lati del sentiero. “Solo una curva” penso, mentre sento qualcosa spezzarsi. Mi fermo e prendo in mano il coltello, estraendolo lentamente dalla manica. Lo sento.
Un lupo.
Comincio a correre tenendo stretto il coltello in mano e inciampando sui miei passi, ma so che si sta avvicinando. 
Alla mia sinistra sento altri rumori e so che un secondo lupo, evidente compare del primo, mi sta chiudendo il sentiero. Mi sposto verso destra per provare a seminarli, ma un terzo lupo mi blocca il passaggio. In trappola. Sono in trappola.
Mi stanno alle calcagna e so che si stanno avvicinando. Comincio ad essere stanca, la neve non aiuta di certo. Uno dei lupi, credo quello dietro di me, spicca un balzo. Con un ultimo, disperato, scatto  riesco a non farmi sbranare
Una curva, una sola curva.
La casa di pietra compare davanti a me come un miraggio fatto di speranze futili e disperazione concreta.
È una casa grande, fatta di pietra e legno scuro, con un enorme portone di legno di quercia ben intarsiato. Apro la porta e mi fiondo dentro chiudendola con un tonfo. Davanti al camino una donna coperta da uno scialle grigio e dai capelli scuri, un misto tra grigio cupo e nero, si alza da una sedia a dondolo sorridendomi sorpresa. Appena vede la mia espressione il sorriso le muore sulle labbra trasformandosi in una smorfia colma di preoccupazione
- Un lupo?- mi chiede, con la solita voce imperiosa e secca. Stringe forte il medaglione portafortuna del marito, uno dei migliori Cacciatori delle montagne. Buon sangue non mente.
- Mi hanno seguita dal villaggio.- le spiego, ansimando. Stringo ancora il coltello tra le mani e guardo le dita avvolte nel guanto, irrigidite attorno all’impugnatura di pelle. La nonna mi stacca pian piano le dita dalla morsa e prende con delicatezza il paniere. L’ululato che arriva da fuori mi fa ghiacciare il sangue nelle vene.
- Resterai qui stanotte.-  mi ordina girandosi e dirigendosi verso la cucina. Dalle travi pendono fiori secchi che mandano un profumo dolce e delicato.
Cerco di ribattere, in fondo sono una Cacciatrice Alfa e so come fare per seminare un paio di lupi.
- Non ribattere. Quelle bestie non sono come le altre.-  mi precede parlando dalla cucina, dove sta tagliando le focacce e pestando qualcosa con il mortaio. Un altro ululato mi convince a restare, facendomi acconsentire con un sospiro. Mia nonna è una delle sciamane del villaggio, predicendo il futuro dalle interiora delle prede uccise dai lupi o ricavando informazioni dai sogni. Mi dice sempre che quello che vede glielo dicono gli spiriti dei morti e sostiene di vedere ogni notte il fantasma del marito, ucciso da un orso in una delle battute di Caccia nei boschi. Quel giorno dovevo esserci anche io, ma i ricordi sono vaghi per colpa della febbre che mi impedì di andare con lui incontro alla morte. Secondo lei e mio padre ho lo stesso temperamento del nonno: ribelle, testardo e che non sa mai dire di no a mia nonna. Mi fa sedere su una poltrona e mi porge una tazza piena di un liquido dorato che manda un forte odore di miele. Comincio a berla, sentendomi meglio. La bevanda calda mi riscalda la gola e le membra irrigidite dal freddo, che stanno pian piano tornando alla temperatura normale. Tolgo la mantella e la stendo davanti al camino, slacciando la giacchetta corta e marrone di velluto pesante.  Sotto porto una maglia di flanella a maniche lunghe e di un bianco quasi immacolato. Porto le mani davanti al fuoco, mentre l’Anziana si siede accanto a me sulla vecchia sedia a dondolo intagliata.
- L’ho sognato.- mi sussurra e non riesco ad ignorare l’intonazione della voce visibilmente preoccupata.
- Il nonno?- le chiedo, cercando di sembrare calma. Lei non è mai preoccupata.
- Il Lupo. Sta arrivando, me lo dico i sogni e le ossa.- mi risponde quasi profetica stringendo le labbra pallide.
Un ultimo ululato, più a valle, mi fa venire un brivido dietro la schiena.
Intanto  mia nonna recita il ritornello di una piccola filastrocca per intimorire i bambini disobbedienti.
- “Arriva, arriva il Lupo. Arriva il lupo, chi ha paura?”-

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


I nostri antenati uccidevano orsi, lupi e creature malefiche per puro istinto di sopravvivenza. Ben presto , però, alcuni prevalsero su altri per la loro forza, il loro coraggio o la loro astuzia, diventando così Cacciatori. Ogni Cacciatore divenne un punto di riferimento della propria comunità, visti come una specie di protettori dei deboli e degli indifesi. Ma anche in quel caso alcuni Cacciatori vennero distinti dalla massa: i migliori, i più spietati, i più forti, i più coraggiosi, i più generosi. Di generazione in generazione le famiglie acquistarono importanza e potere, diventando figure di spicco e creando delle Stirpi. Divennero quasi dei capi e , come tali, i più esperti divennero gli Anziani, figure che hanno il solo scopo di poter diventare degli elementi fissi e capi villaggio oppure tribù.
Io non piaccio ai nostri Anziani. Non mi hanno mai sopportato, anche se sono obbligati. Non amano come mi vesto, come combatto, come mi comporto. Non sopportano di vedere una Cacciatrice.
All’inizio, quando ancora non vi erano tutte queste divisioni, le donne non erano così rare nei panni di guerriere o come accompagnatrici durante le battute di caccia. Alcune erano sciamane, altre guaritici che aiutavano i feriti, alcune semplici donne che volevano soltanto dare la caccia al Male. Il Male. Leggende, miti o terribili segreti che si sono dispersi nelle pieghe del tempo. Noi dovremmo sconfiggerlo, il Male. Se solo si facesse vivo. Con il tempo persino il Male si è piegato alla forza dei Cacciatori. E loro videro le Cacciatrici come una specie di zavorra. Chi sono, un gruppo di donne, per poter compiere una simile sfida? Chi sono loro per poter combattere, o persino sconfiggere, il Male? È per questo che io , una delle discendenti delle più grandi Stirpi che siano mai esistite, creo tutto questo scandalo. Una donna che sceglie di rifiutare fin dalla più tenera età la vita protetta di madre e donna di casa per diventare una spietata assassina. Devo ammettere che è abbastanza strano, ma se credono che mi interessi qualcosa della loro opinione sbagliano di grosso. Io non sono mai stata una bambina normale. Non mi sono mai piaciuti i bei vestiti, le bambole, pettinarmi i capelli e adornarli con ghirlande di fiori oppure parlare di ragazzi lavando i panni al fiume. Mi piace arrampicarmi sugli alberi, cacciare, allenarmi e andare a zonzo per i boschi con gli altri , pochi, Cacciatori del mio villaggio. Perlopiù siamo contadini e pastori che vivono in pace con il mondo esterno. Gli Anziani si sono rammolliti e solo mia nonna, unica donna ad avere indosso la Toga Nera, sembra aver pieno controllo degli abitanti. Sono l’unica che ha veramente voglia di inseguire lo scopo iniziale dei Cacciatori, ciò per cui sono stati creati. Ma non so nemmeno dove trovare il nemico, quindi per ora mi limito ad aspettarlo. Sono la migliore Cacciatrice nei dintorni, riuscendo persino a battere alcuni maschi più grandi e creandomi invidie da parte loro. Mio nonno mi ha allenato fin da piccola a diventare ciò che sono ora, senza di lui non credo che sarei mai riuscita ad arrivare a questo livello. È morto quando ero piccola per colpa di un orso e non me lo perdonerò mai. Dovevo andare con lui quel giorno, ma una febbre mi obbligò a stare a casa bloccata nel letto. Io potevo salvarlo, se solo mi fossi trovata lì. Ma non c’ero.
Mi insegnò lui le leggende che circolano tra i Cacciatori, dalla Strega di Tenebra al Lupo. Il Lupo è quello che noi stiamo inseguendo dalla notte dei tempi.
Il lupo non era una persona malvagia, inizialmente. Era un uomo comune, un umile pastore che viveva tra le nostre montagne con una moglie e un figlio piccolo che amava come se fossero la sua stessa vita. lavorava, anche se con una misera paga, per un nobile signorotto che viveva più a valle e che aveva bisogno di pastori per i propri greggi. Un giorno, mentre portava uno di questi su per i pascoli alti, incontrò una vecchia signora seduta sul lato del sentiero. Dopo averlo scrutato lei lo ammonì, dicendogli di scappare lontano con la propria famiglia e di rifarsi una vita, perché vedeva che qualcuno di molto vicino a loro stava per fare qualcosa di terribile.
“Su di te aleggia la morte, pastore.” Gli disse puntandogli contro un dito ossuto e scheletrico.
Lui non le diede retta e continuò la vita di sempre, portando le pecore in luoghi sempre più lontani e impervi. Un giorno, tornando da una giornata faticosa, trovò la casa completamente distrutta ed in fiamme. Qualche fuocherello ancora ardeva sulle poche macerie rimaste e la loro luce permise all’uomo di vedere il proprio figlio accasciato sulla neve, colpito alla schiena da una pugnalata. Il pastore, caricato il figlio in spalla, lo portò dalla vecchia e le chiese due favori: curare il figlio e avere la possibilità di vendicarsi.
“Sei davvero sicuro, pastore?” chiese la donna guardando l’uomo con un ghigno.
L’uomo annuì. E fu l’inizio della fine.
C’è chi dice che l’incantesimo della vecchia fosse antico, antichissimo, e tramandato delle più vecchie megere da centinaia di anni. C’è chi dice che venisse usato da alcuni popoli per poter vincere nelle battaglie più terribili. C’è chi dice che usò due formule e che la rabbia e la sete di vendetta lo fecero diventare persino più potente di qualsiasi altro suo predecessore. Ciò che sappiamo è che diventò l’ombra di se stesso e la reincarnazione del Male.
Trasformò l’uomo nel primo Lupo.
Il Lupo, non me la sento di chiamarlo ancora uomo, uscì dalla capanna e corse verso valle tra terribili spasmi e urla di dolore. Dicono che chi le sentì impazzì ,e chi lo vide giurò di aver visto l’inferno in un paio d’occhi rossi di rabbia e neri di vendetta. Arrivò al castello ed entrò con la forza , facendosi largo tra le guardie attonite e terrorizzate. Arrivato nella camera da letto trovò il giovane che , con un agile balzo, prese in ostaggio la moglie del Lupo, provando a schernirlo. Disse che la “povera sgualdrina” era stata violentata, torturata, minacciata di morte. Non servirono molte prove per credergli, perché la poveretta era ricoperta di ferite e lividi.
Non si sa come ma , forse un movimento del giovane o della ragazza, permisero al Lupo di attaccare. Sbranò il nobile, ormai sotto forma di grosso lupo feroce e spaventoso. Le guardie entrarono e credendo la povera donna una strega, la gettarono dalla finestra. Questa si affacciava su un dirupo e la poveretta precipitò nel vuoto. Il Lupo la seguì, cercò di salvarla, ma senza successo. Non morì come lei. non riuscì a sottrarsi alla maledizione come lei. Era un condannato. Peggio della morte c’è solo la non-morte.
Divenne uno spietato assassino, creò un esercito e un regno tutto suo da qualche parte ed indisturbato. I Cacciatori cercarono di ucciderlo senza successo. Solo i Predestinati possono ucciderlo, ma non se ne hanno traccia da molto tempo.
Se tornasse come faremmo a sconfiggerlo?

ANGOLO AUTRICE:
Voglio scusarmi per il disagio, ma la scuola mi tiene abbastanza occupata.
Cosa ne pensate della nuova storia' Vi piace? Beh, spero davvero di sì.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Il Lupo entra nello stretto corridoio di marmo bianco, con in mano la torcia che ha trovato all’entrata. Le pareti sono umide, viscide e trasudano goccioline d’acqua che rendono l’ambiente freddo e maledettamente soffocante. Per un attimo una strana paura gli striscia nel petto. Deve obbedire al Capo, ma sa che può arrivare ben presto al potere e sostituirsi a quella figura secolare. È furbo e sa come prenderlo. Ha imparato bene come sopravvivere in quel mondo di cani. Per un Lupo è difficile vivere tra le persone comuni, sentire il loro odore, i loro cuori pulsanti e il loro calore e non poter cibarsene, ma i patti sono stati chiari fin dalla loro nascita: solo carne animale. eppure tante volte ha ceduto, quei bambini erano troppi belli, troppo dolci per restarsene soltanto a guardare.
Non ha mai avuto seriamente paura del Lupo Immortale, lo trova rammollito e fiacco, facile da manovrare. Ma non può agire di fretta, ha dei nemici che bramano ai suoi stessi piani. Il potere supremo. Il trono di legno e ossa che decreta potenza sull’esercito di Lupi e sui possedimenti del padrone. Deve aspettare, lavorarselo bene prima di agire e usurpargli il trono. Eppure qualcosa lo mette in agitazione di fronte a quella maschera a forma di animale e a quegli occhi color pece e iniettati di sangue.
Deve solo portare pazienza ed attendere il momento giusto.
In fondo al corridoio vi è una porta ben ricamata, di legno dorato e dai battenti ben elaborati di ferro nero. Appoggia la mano sulla maniglia, respira profondamente. Ha davvero il coraggio necessario? Oppure non è nient’altro che la maschera che usano gli stolti per sopravvivere?
Apre la porta, entrando in una stanza illuminata solo da quattro candelabri posizionati negli angoli, con le candele in cera d’api che rendono l’atmosfera tetra e poco invitante. Un tavolo lungo ,di legno scuro, è stato posizionato al centro della sala, dove due persone sono sedute in apparente calma. Sono una donna dai capelli scuri e un uomo coperto da un grande cappuccio scuro. Solo la fine di una lunga cicatrice si nota verso il mento.
- Immagino che lei sia il Lupo.- constata la donna con un sorriso suadente. Il Lupo non ha mai visto una donna di quella bellezza. Gli occhi scuri sembrano brillare di una luce stranamente sinistra, mentre le labbra sono tinte di un rosso vivo simile al sangue.
- E lei deve essere la Contessa Nera.- ribatte il Lupo con una specie di ghigno sardonico.
- Lo chiamavano perspicace.- lo prende in giro l’Uomo Nero alzando gli occhi al cielo.
- Uomo Nero- dice il Lupo al proprio compare- deve ammettere che la Contessa Nera sa meglio di lei come ci si dovrebbe comportare in simili occasioni. Il piacere direi che è solo mio.-
- Esattamente.- risponde gelido l’altro , senza mascherare nessuna emozione o impressione.
Una porta nascosta si apre con un leggero sibilo, facendo entrare il Capo.
Si ammutoliscono tutti immediatamente.
- Vedo che ci siamo tutti.- ghigna, osservando i propri adepti con un sorriso soddisfatto. Li ha cercati in lungo ed in largo, scartando elementi e cercandone altri, trovandoli dopo secoli di ricerche. L’Uomo Nero è il suo braccio destro da parecchi anni, la Contessa Nera ha un potere unico nel proprio genere, mentre il Lupo è il nuovo arrivato. È stato facile trovarlo, anche perché è stato lui stesso a venire loro incontro con una proposta. Il potere in cambio dei suoi servigi. È un uomo furbo e Lui lo sa bene. Lo ha osservato, lo ha messo alla prova.
- Come sapete, è rimasto un solo nemico. L’ultimo Predestinato. Due dei miei segugi l’hanno trovato.-
- Andiamo a prenderlo allora. Non credo che sia un problema dopo tutti quelli che abbiamo trovato e mandato all’altro mondo. Potremmo creare un Demone Invincibile.- propone l’Uomo Nero con un tono quasi arrogante. Non si fida del nuovo arrivato, lo osserva mentre a sua volta sta osservando la Contessa Nera con uno sguardo a dir poco equivoco.
- Non essere precipitoso. Non è un Predestinato comune. O dovremmo chiamarla Predestinata.-
- Una donna?- chiede allibita la Contessa con la bocca socchiusa dallo shock. È la prima volta che una donna riceve un simile dono.
- Una ragazzina, una Cacciatrice.- sussurra il Lupo Immortale con un ringhio rabbioso- E’ più forte di quanto sembri, ma non sa a cosa sta andando in contro.-
- Una preda facile, però. In fondo si tratta di una ragazzina.- dice il Lupo sovrappensiero toccandosi il mento.
- Non hai idea della sua potenza, Lupo.- sussurra nervoso il Lupo Immortale come se qualcosa lo avesse punto in pieno petto- Ma ho un piano. Di lei non ne rimarrà nemmeno memoria, e io diventerò il padrone incontrastato. Ci sono obbiezioni?-
Nessuno osò proferire parola.


ANGOLO AUTRICE:
Volevo chiedere scusa se il capitolo lascia un pochino a desiderare, ma tra la scuola e gli allenamenti faccio fatica.
Che ne pensate?

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Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***


Resto ferma sulla sedia a dondolo, cercando di non appisolarmi di fronte al calore del fuoco e alla pancia piena di carne e focaccia.
- I lupi sono sempre di più.- mi avvisa mia nonna porgendomi un profumato e colorato digestivo alle erbe. Alle narici mi arriva un forte odore di menta e altre piante selvatiche dei boschi, che fanno sembrare il liquido di un color sangue.
- Non ci avevo fatto caso.- rispondo, sfregandomi il mento con la mano sinistra, mentre la destra regge una specie di bicchiere in legno di noce.
- Sono arrivati da pochi giorni, ma sono tanti. Ho quasi paura quando devo andare al villaggio da tuo padre o da Keine per portarle qualche libro di Arte Magica.- mi sussurra con una certa ansia- Sono alla ricerca di qualcosa che per loro rappresenta una minaccia.-
- Cioè?- chiedo, incuriosita dalla faccenda. Di solito mio nonno entrava cominciando a parlare di varie leggende o superstizioni popolari, si sedeva su una specie di poltrona imbottita di pelo di animale e restava ad ipnotizzarmi con le sue storie mentre mia nonna preparava le erbe o il materiale per il giorno dopo.
- Qualcosa di molto potente, ormai più unico che raro. Un Predestinato.- mi sussurra, colma d’ansia. Non riesco a fare altro che scoppiare a ridere, appoggiando il digestivo su un tavolino per non farlo cadere e sporcare ovunque.
- Nonna, i Predestinati non esistono esattamente come il Lupo. Sono solo leggende che vengono usate per i bambini disobbedienti, lo sanno tutti.- la prendo in giro con una risata. Eppure non riesco ad ignorare il brivido che mi sale lungo la spina dorsale.
- Bambina mia, cosa credi di sapere sui Predestinati?- mi chiede con una smorfia che non riesco ad identificare.
- Quello che dicono le leggende.- rispondo io con una certa sorpresa. De certo non sono la persona più adatta per rispondere a questa domanda.
Si alza senza dire altro, avvicinandosi ad una libreria piena zeppa di libri erosi dal tempo e pieni di cose di cui non ci interessiamo più da decenni: leggende, le origini delle Stirpi, o cose del genere.
- Ecco qua.- dice, porgendomi un grosso volume di pelle rossa rilegata da alcuni nastri dello stesso materiale. Sono degli intrecci intrigati , a formare un disegno che non riconosco. Alcuni simboli magici di protezione sono disegnati o attaccati alla pelle come pendenti.
- Cos’è?- chiedo, aprendo lentamente il libro con una certa cautela. La pergamena è fragile ed ingiallita. Ci sono disegni, annotazioni scritte in un inchiostro ingrigito e vecchio. Bozzetti di Lupi, di Cacciatori e Cacciatrici, nomi sconosciuti e rappresentazioni di armi e scene di Caccia.
- Il libro dei Predestinati. Il libro dei Cacciatori più antico e dettagliato che esista, ed è degli Jäger da generazioni. Ci sono tutte le informazioni che ti servono per sapere cosa sta accadendo.-
La guardo smarrita, mentre decine di domande si affollano nella mia mente. Cosa sta accadendo? Chi è l’ultimo Predestinato? E perché non ci capisco nulla di tutto questo?
Osservo e soppeso il libro che ho tra le mani. Deve avere almeno un centinaio di anni e deve esser passato di generazione in generazione.
- L’ultima profezia è chiara: l’ultimo Predestinato ha due destini. O morire e far crollare il mondo nel Caos, oppure sconfiggere il Lupo e liberare tutti dal Male Supremo.-
- Insomma, speriamo non sia un incapace.- ironizzo io cercando di ignorare il tuffo al cuore che sento mentre pronuncia quelle parole. D’istinto è come se sentissi la stanza crollare nel freddo e nel buio.
Mia nonna sorride, sentendo che il mio carattere deriva tutto dalla mia Stirpe. Noi Jäger siamo bellicosi, sarcastici e piuttosto irascibili. Basta davvero poco per far partire al massacro un’intera famiglia della nostra Stirpe per la minima cosa. Un anno mi ricordo che mio padre fece rissa con un orso perché aveva ferito una delle sue pecore, rischiando di fargli amputare la zampa. La sua pelliccia è comoda però, camminarci sopra è la cosa più vicina che ci sia sul camminare sulle nuvole.
Mio padre è uno dei meno peggio. I peggiori sono i nostri cugini nomadi di una delle tribù più temute, un clan di rissosi oltre ogni limite, oltre che un branco di Cacciatori degni di nota e fama.
Le tribù Nomadi si assomigliano più o mano tutte,eccetto una: la tribù dei Krieg, la nostra più grande alleata. Tra loro c’è anche Hinder, quello che posso considerare il mio migliore amico da sempre. Nonostante le piccole rivalità degli inizi io e lui legammo presto, diventando quasi inseparabili durante i loro appostamenti nella valle vicina. Spesso accampano le tende vicino al nostro villaggio per essere più comodi con le battute di Caccia o semplicemente per organizzare grandi feste e farci sentire tutti più uniti. Siamo una grande famiglia di pericolosi assassini. Niente male, in effetti.
Dopo aver sfogliato il libro per un po’ sgattaiolo in camera, dove guardo fuori dalla finestra per un po’. Sotto di me tre grossi lupi stanno osservando la casa e , dopo avermi vista, ululano insistentemente alla luna.
Qualsiasi cosa stia accadendo non è di certo a mio favore.

ANGOLO AUTRICE:
Buona sera a tutti!
Come state?
Chiedo ancora perdono per la lentezza con cui pubblico i capitoli, ma ripartire da zero non è facile come credevo.
Cosa ne pensate? Siete Pro o contro la nuova versione?

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Addento con forza una delle focaccelle della nonna, coperta da uno strato di marmellata e burro fatto in casa. Guardo mia nonna girare in lungo e in largo per la stanza , pestando in un mortaio qualche sale assieme ad acqua o qualche polvere colorata.
- Lavati la faccia e indossa la mantellina , per piacere.- mi chiede con un tono che non ammette repliche. Lavo la faccia con il rubinetto a manovella e indosso la mantella rossa come se fosse un gesto sacro.
Si tinge un polpastrello con la pasta che ha formato nel mortaio e me la spalma sulla fronte, facendomi il solletico, ma mi trattengo dal ridere. Qualsiasi cosa stia facendo deve essere importante.
Comincia a sussurrare formule a bassa voce, per poi incendiare un rametto di rosmarino e far fluttuare il fumo tutto intorno a noi.
- Sta arrivando.- mi sussurra, come in trance- Dobbiamo tenerci pronti.-
Non rispondo, tanto sono presa dalle peggiori ipotesi: il Predestinato è un idiota, oppure è già morto, o peggio ancora il Lupo lo ha trovato e l’ha catturato per ucciderlo alla pubblica piazza.
Dopo essersi ripresa da una specie di trance da sensitiva ed essermi accertata che la nostra matriarca sia in salute, vado in camera a vestirmi, per poi aspettare mio padre in salotto, armata e pronta a combattere tutti i lupi del mondo se necessario.
Arriva dopo poco, allegro e frizzante come una mattinata di primavera. Dopo aver salutato la madre e aver chiacchierato della nuova nascita di tre piccole caprette, decidiamo di partire.
- Allora cucciola- comincia mio padre con un tono che preannuncia un interrogatorio in piena regola- Enzinne mi ha mandato un messaggio tramite Ryaktos. Cosa è successo con quei lupi?-
Ryaktos era il falco da caccia di mio nonno che, dopo la morte del proprietario, è rimasto come postino alla moglie, che lo utilizza perlopiù per comunicare con il resto del villaggio quando non può recarcisi di persona. È un falchetto docile ed affettuoso, ben addomesticato e bravo nel proprio compito di messaggero.
- Niente di che- rispondo io , cercando di far passare la cosa come qualcosa di poco conto- tre lupi mi hanno seguita nel bosco. A volte capita, devono aver sentito che portavo con me della carne nel paniere, assieme al resto del cibo.-
- Quei lupi non ti hanno solo seguita per la carne , Rayane. Sono rimasti sotto la casa per tutta la notte.- mi avvisa, pronto ad esplodere nel bel mezzo del bosco.
Alzo le mani, preferendo dargliela vinta piuttosto che lanciarmi in una discussione senza nessun senso logico.
- Hai ragione. Devo stargli antipatica. In effetti se fossi un lupo non proverei a non attaccare una ragazzina armata di ascia.-
Lo vedo sorridere alzando gli occhi al cielo.
- Sei proprio come mio padre. Sbrighiamoci, dobbiamo tornare a casa in fretta.- mi avvisa, accelerando il passo. Io , una ragazzina alta appena un metro e sessantacinque, posso solo arrancare accanto ad un uomo alto almeno mezzo metro in più di me e le gambe lunghe circa il triplo delle mie.
Scocciata, lo seguo cercando di stargli , con poco successo devo ammettere, al passo.
Il bosco è incredibilmente calmo e noi continuiamo a camminare e chiacchierare come se non sapessimo dei lupi o di qualsiasi altra minaccia che possa gravarci addosso. Quando entriamo nella nostra vallata, però, capiamo immediatamente che qualcosa non quadra.
Un capannello di persone è radunato attorno al retro della nostra stalla, e mi sembra una folla piuttosto agitata. Dopo aver guardato mio padre, ed essermi armata di ascia ,comincio a correre verso la nostra casa. È mio zio Lucas a vedermi per primo e avvicinarsi con passi lenti e misurati, come se non sapesse bene cosa fare.
- Rayane!- esclama, con un’espressione di sgomento dipinta sul viso- Allontanati immediatamente!-
Cerca di bloccarmi la visuale con il proprio corpo, ma nonostante tutto riesco a vedere cosa sta mettendo in agitazione i miei compaesani.
Il mio nome marchiato sul muro con sangue fresco.

ANGOLO AUTRICE:
Devo ammettere che ci ho messo più tempo del solito per questo capitolo, soprattutto perchè ero indecisa tra due possibilità. Ho deciso però di seguire lo schema originale che alcuni di voi avranno già visto nella vecchia versione, ovviamente con alcun modifiche. Vecchi fans, cosa ne pensate delle modifiche? E nuovi lettori, vi piace il capitolo?

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Zio Lucas ha i vestiti che profumano di limone e sapone fatti in casa. La giacchetta di cuoio, però, ha un leggero profumo di fieno per niente sgradevole. Mi stringe tra le braccia mentre la folla, attonita, pone domande che non avranno alcuna risposta.
- Lucas.- sussurra mio padre avvicinandosi lentamente a mio zio- Lucas, lasciala andare. Ormai ha visto.-
Mio zio all’inizio non ha alcuna reazione. Resta fermo , immobile, come se non avesse nemmeno sentito la preghiera del fratello. Quando mio padre rinnova la richiesta mi lascia andare. Mi districo dalle braccia possenti mentre mia zia si avvicina al marito e lo abbraccia da dietro, baciandogli i capelli scuri per rassicurarlo. Zia Keine è giovane, bella e dai fiammeggianti capelli color rame. Non un rosso carico come quello del cognato, ma più delicato e meno evidente, pur essendo comunque un colore abbastanza notevole.
- Qualsiasi cosa sia ti prometto che la prenderemo. Nessuno può minacciare uno della nostra famiglia senza avere delle conseguenze.- mi promette Lucas stringendomi la spalla.
I miei zii non hanno mai avuto figli. Ci hanno provato, Keine è rimasta incinta più di una volta, ma non è stato un successo. Tra aborti e feti morti in poco tempo, capirono ben presto che non avevano alcuna possibilità di diventare genitori. È per questo che mi trattano come se fossi figlia loro.
Zio Lucas non assomiglia molto a mio padre. Se Markus è spiccicato al padre Hans, Lucas è identico alla madre Enzinne.
Mi avvicino lentamente alla stalla. Il sangue è in parte secco ed in parte ancora liquido, facendo colare alcune righe color rubino sulla porta marrone.
- Dovevate dirglielo!- muggisce Igor contro i miei famigliari. Nonostante sia l’Anziano più autorevole è piccolo, magrolino e dalla folta barba bianca lunga fino alle ginocchia. Nonostante tutto è il più grande bastardo che potesse capitarci come capo villaggio.
- Non osare fiatare ,Igor!- gli sibila contro mio padre, facendo segno a Keine di portarmi via.
- Lucas. Markus. Vi aspetto alla Casa Del Consiglio tra meno di mezz’ora.- sibila di rimando il capo villaggio con un tono talmente tagliente da far comparire sulla faccia dei due fratelli un’espressione di leggero panico. Mia zia mi circonda le spalle con un braccio, accompagnandomi verso la loro casa. È piccola, appena fuori dal villaggio e vicina alla Casa Del Consiglio. Mi piace la casa degli zii. È accogliente, hanno una bella collezione di armi e una stanza colma di libri sulla magia molto più interessanti di quelli della nonna.
Keine mi fa sedere sulla lettiga per i malati, stringendomi la mano.
- Stai bene?- mi chiede, scrutarmi con occhio critico. Sto per rispondere che sì, sto bene, ma poi decido di essere sincera.
- Ti sembra che io stia bene?- rispondo, un po’ troppo brusca- Qualcuno ha scritto il mio nome con del sangue. Su una stalla!-
Lei soffoca un sorriso di fronte a una scena che in altre circostanze potrebbe essere quasi comica.
La guardo prendere in mano un ricamo su cui sta lavorando da qualche tempo, prendere l’ago e tirare un punto con la mano tremante. Dopo aver tirato appena un paio di punti si ferma, per poi osservare fuori dalla finestra.
- Tanti anni fa- comincia – dopo che il Lupo venne creato, venne creato anche il primo Cacciatore.  Il Cacciatore conosceva le arti della medicina, della Magia Bianca e della Magia Oscura, sapeva combattere come il più spietato dei guerrieri. Non fu solo una selezione tra le prime Sette Tribù,  la sua comparsa fece nascere un nuovo fuoco tra quelli che erano solo un gruppo di semplici nomadi. Alcuni lo seguirono, altri rimasero dov’erano, ma ebbe nonostante tutto molti seguaci. Pian piano però dovette sfoltire i propri adepti, sottoponendoli a prove di forza, intelligenza ed astuzia. Quelli che rimasero divennero ufficialmente dei Cacciatori a tutti gli effetti. Ebbero figli, crearono le proprie Stirpi, ma quella del loro capo era la più potente. La tua Stirpe , Rayane.
Il Primo Cacciatore però conosceva ben altro oltre quello per cui era stato addestrato. Conosceva le profezie, sapeva che lui sarebbe stato il primo a doversi fronteggiare contro il Lupo. Contro il proprio stesso padre.-
Mi tiro su un gomito, sentendo il cuore balzarmi in gola.
Fuori dalla finestra il sole viene coperto da nuvole di tempesta, mentre il belato di una pecora spezza la calma che si era creata.
Mentre prendo coscienza di quello che mi è appena stato rivelato, sento come se una fitta mi lacerasse la testa.
Il Primo Cacciatore è il figlio del Lupo.
Nelle mie vene scorre il sangue del nemico.

ANGOLO AUTRICE:
Ed eco a voi un nuovo capitolo! Questo è stato un capitolo abbastanza impulsivo.
Vi piace?

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Keine si ferma,continuando a guardare fuori.
La sua ombra è prioettata contro al muro, e i capelli formano dei piccoli merletti. La polvere volteggia nel cono di luce, facendola sembrare uno dei personaggi di quelle favole che si raccontano intorno al fuoco quando fuori fa freddo e non si vuole uscire.
- Io..- comincio, non sapendo bene come continuare.
- Ora sai perché il villaggio è nel panico. Tu sei una discendente del Lupo.- mi spiega, come se lo stesse spiegando ad una bimba piccola. Non me lo aveva mai detto chiaramente nessuno, ma poco a poco capisco perché sono tutti così fin troppo referenziali verso i membri della mia famiglia. Non è solo rispetto, ma vero e proprio timore. Ecco anche perché gli Anziani non si sono mai opposti alle scelte di mio padre nonostante fossero evidentemente contrari: la paura era persino più forte della libertà di parola.
- Sì, ma era ancora umano quando nacque il figlio.- ribatto io, cercando un modo per aggirare quella piaga.
- Non importa. Non sappiamo cosa accadde quando si trovò di fronte il figlio, sempre che lui si sia deciso a provare a fare fuori il padre.-
La neve comincia a cadere lentamente, ricominciando a coprire ogni cosa. Gli allevatori corrono fuori sbrigandosi a rimettere in fretta gli animali nelle stalle e il nostro vicino, Rufus, prende anche il nostro gregge. Una delle pecore più piccole viene portata all’interno della stalla dal figlio più piccolo, che la tiene sulle spalle come se non pesasse niente, nonostante lui abbia appena sei anni.
- Ma la Prima Profezia..- provo a contestare debolmente, ricevendo però un’occhiataccia brusca.
- Non sappiamo come si concluse. Può darsi che il figlio abbia lasciato agli altri Predestinati di fare il lavoro al posto suo, oppure che sia morto nella lotta.- mi risponde, anticipando velocemente la domanda.
Riappoggio la testa al cuscino, sentendo il fresco profumo di lavanda avvolgermi assieme a quello di bucato lavato da poco al fiume e di cibo che sta cuocendo nella pentola sul fuoco. Lascio che gli odori mi entrino nelle narici: l’odore di erbe seccate durante l’estate raccolte in barattoli di vetro o appese alle mensole delle cucina, profumo di panni stesi ad asciugare vicino al camino, quello di pelli appese ai muri come trofeo o come tappeti stesi per terra. Tutti odori familiari. Eppure è come se mi sentissi un’estranea nella mia stessa famiglia.
Lucas entra in casa, portandosi con sé una ventata di aria gelida.
Si siede su una delle sedie della cucina, appoggiando le braccia al tavolo di legno grezzo.
- Igor è un grandissimo bastardo.- sibila, guardando il tavolo come se potesse incenerirlo da un momento all’altro. I capelli scuri sono lunghi fin quasi alle spalle, che di solito tiene legati perché non gli cadano sugli occhi. La barba è folta ma regolare, sempre ben curata. Da piccola mi faceva ridere quando si infilava della paglia tra la barba, imitando Igor e i suoi modi di fare da capo dell’universo.
- Questo lo sapevamo già da tempo. Altre novità?- chiedo, cercando di farlo ridere.
Sorride appena, come se avesse capito che non è niente di grave. Almeno per ora.
Ha un bel sorriso lo zio, dai denti bianchi e dritti.
- Vuole una riunione al consiglio. Dobbiamo armarci contro i lupi e organizzarci per l’arrivo della tribù di Shantar. Arriveranno domani al massimo.-
- Perfetto.- commento io sfregandomi le mani e prendendo in mano una ciotola di stufato. La carne di cervo è saporita e il brodo è grasso ma nutriente. Ottimo per le giornate d’inverno come questa. Mio zio mastica per un po’ prima di guardarmi con occhio esperto.
- Devo farti vedere una cosa.- mi dice, per poi ingurgitare il brodo in un millesimo di secondo.
Mi lancia la mantella , che mi ero tolta per il troppo caldo nella stanza.
La infilo in fretta e furia, prima di seguire  mio zio tra le strade del villaggio ed arrivare di fronte a casa mia. Mio padre ancora non è tornato.
Entriamo, per poi dirigerci velocemente ad una delle cassapanche in camera di mio padre. È una stanza molto maschile: pelli alle pareti e sul letto, mobili rudi e grezzi, armi appese accanto all’armadio e grandi finestre dalle spesse tende.
Dopo aver scostato alcuni vestiti mi mostra una elaborata ascia di ferro. Me la porge e resto allibita nello scoprire da quanto è pesante.
- Tuo padre fece il rito di Iniziazione. Ti sorprenderesti nello scoprire quanto è bravo con le asce e con le lance.- mi svela con un sorriso obliquo.
Io lo fisso a bocca spalancata.
- Perché non ha continuato?- chiedo, deglutendo a fatica.
- Perché ha più testa sulle spalle di molte altre persone. Visse assieme a Shantar per qualche tempo, ma non gli piacque la vita da Cacciatore. Mi disse che essere pastori era molto, molto meglio, così scelse quella strada.-
Mi siedo accanto a lui.
- So che per te non è facile. Hai già scelto?- mi chiede, con un certo imbarazzo.
A sedici anni le ragazze che hanno cominciato il percorso sono obbligate a scegliere, per protocollo, se diventare a tutti gli effetti Cacciatrici e compiere il rito di iniziazione, oppure abbandonare tutto per una vita da moglie e madre di tanti rognosi bambini.
Alzo un sopracciglio mentre un sorriso si fa largo sul viso pallido.
- Immagino che tu sappia già la risposta.- gli rispondo con una risata.
E quando vedo i suoi occhi brillare d’orgoglio capisco che va tutto bene.

ANGOLO AUTRICE:
Ed ecco a voi un nuovo capitolo-lampo, signori e signore!
Spero che il capitolo vi piaccia e che la storia non stia deludendo le vostre aspettative.
In questi giorni mi sono venute un paio di idee che appariranno in seguito e che spero vi garbino. Sono bozzetti che avevo messo da parte nella prima "stesura" (mi sento un po' Alessandro Manzoni, ma ok, tutto normale).
Sono perlopiù sui personaggi e sull'ambientazione , ma qualche sorpresuccia ci sarà.
Spero vi piaccia, buon proseguimento!

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Capitolo 9
*** ANNUNCIO ESTREMAMENTE IMPORTANTE! ***


HO UN ANNUNCIO VERAMENTE IMPORTANTE, VITALE.
Ho spostato la storia su Wattpad, il nome è stato cambiato il "La Profezia Del Lupo", ma il mio nome account non è stato modificato.
NEERA è SBARCATA SU WATTPAD, BITCHES!
E niente, se volete farci una capatina, giusto per saziare la vostra curiosità, ne sarò decisamente contenta.
Ah, ho anche un'altra storia, una chicca, che sto scrivendo da poco.
Spero vi piacciano e chiedo perdono per essere "sparita" così misteriosamente.
 

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