Per un ladro di anime e un artista del furto

di Generale Capo di Urano
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Passaggio ***
Capitolo 2: *** Lira ***
Capitolo 3: *** Bimbo ***



Capitolo 1
*** Passaggio ***



Passaggio


Il giovane volge appena lo sguardo dietro di sé, girando impercettibilmente la testa e sospirando, in modo forse eccessivo, come a voler enfatizzare un certo fastidio, quasi tenti di far capire al suo tedioso compare quanto gradisca la sua indesiderata compagnia.
Dal canto suo, il morettino, seduto sul bordo del carro, continua imperterrito a lasciar dondolare le gambe e a canticchiare una fastidiosa melodia, -“e anche piuttosto male”, aggiungerebbe il dio del Sole- ghignando rivolto all’amico contrariato, con sguardo quasi di sfida.
Ermes sa bene quanta poca pazienza abbia il caro Apollo, oh, se lo sa!       
Proprio per questo si diverte a stuzzicarlo in ogni modo possibile, portandolo al limite, come per testare quanto possa durare, prima di scoppiare.
-Mi spieghi cosa diamine staresti facendo?- suona quasi come un ringhio, la voce dell’arciere, un sibilo irritato, che il più piccolo non può che interpretare come un’altra, dolce vittoria; e ride, il mutaforma, lo prende in giro, scanzonato, godendo del suo piccolo trionfo.
-Eddai, vecchio, ti ho chiesto solo un passaggio- il messaggero sorride beffardo, portando le mani dietro la testa, rilassato e tranquillo.

È un attimo: una brusca sterzata, e il ragazzo è già sbalzato via dal carro, senza quasi avere il tempo di capire cosa sia successo; ora è il turno di Apollo di ghignare, soddisfatto, riprendendo poi il suo solito corso, incurante del fatto di aver appena fatto volare l’amico a centinaia di piedi d’altezza.
Eccolo, infatti, il ladruncolo dai piedi alati, spuntare nuovamente, un adorabile broncio dipinto sui lineamenti abbronzati, le sopracciglia aggrottate. -C’era davvero bisogno di questo?
È una risata sguaiata, quella che ora esce dalla bocca di Febo, un suono acuto e per nulla attraente, che non può che irritare ancor più il giovincello.
-Uff, sei cattivo, lo sai?
-È quello che ti meriti, caro mio!
Apollo, irrisorio, non vede il lampo malevolo baluginare negli occhi del compagno; l’urlo che emette è ben poco elegante, quando l’acaceto lo assale da dietro, ridendo.
-Hermes! Molla le redini, subito!
-Te lo scordi, vecchiaccio!
 



Gli abitanti della Grecia mai potrebbero capire come mai, ogni tanto, il Sole sembri danzare sulla volta celeste; udiranno le lontane risa di un giovine, attribuendole al vento, e mai scopriranno il perpetuo gioco delle due divinità, che continua a muovere l’astro e a rallegrare il cielo per l’intera durata del giorno.













Porzione di piano compresa tra due semirette aventi la stessa origine appartenente all'artefice della raccolta (?)
Wait...no, non ho nulla da dire.
Ah! Per chi non lo sapesse (ma probabilmente sono solo io che sono dovuta andarmelo a cercare^^"), acaceto è un epiteto rivolto ad Ermes e significa 
«incapace di fare il male». Non è adorabile? <3
Ciao ciao!

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Capitolo 2
*** Lira ***



Lira


“Sei un ladro, fratello”.
Gliel’aveva detto, una volta, Ermes, appoggiato con la testa sul suo petto, le piccole mani intente a giocherellare con la stoffa del chitone, mentre ascoltava estasiato la musica- divina, senza alcun dubbio- che le abili mani del musagete erano in grado di far uscire dal dolce strumento, e che nemmeno Euterpe avrebbe potuto eguagliare.
Sulle prime, Apollo non aveva capito il commento del bambino; punto sul vivo, aveva posato la lira, il bel volto adombrato da un’espressione offesa. “Senti chi parla” era stato il primo, tagliente commento.
Aveva guardato di traverso il fanciullo, passandosi una mano tra i riccioli dorati, gli occhi accesi da una luce orgogliosa e superba. “Ti ricordo, caro fratellino, che il nostro è stato uno scambio perfettamente equo. E che il primo a rubare è stato, se non sbaglio, qualcun altro”.
Ciò che l’oscuro non aveva potuto prevedere era stata la reazione del piccolo dio, che fino a quel momento se ne era rimasto zitto a passare le manine tra le pieghe dell’abito del maggiore, quasi lo stesse completamente ignorando.
L’aveva fissato sconcertato, mentre il giovane messaggero scoppiava in una sonora risata, per nulla turbato dalle parole del musico, le braccia al petto, cercando poi di riprendere fiato, per rivolgere un’ultima frase al dio perplesso: - Non hai capito niente, vecchio!
Febo non aveva neppure avuto il tempo di rendersi conto delle sue parole, che già il pargolo era corso via, ridendo, quasi a prendere in giro l’ingenuità del più grande.
 
 

“Sei un ladro, fratello”.
Ermes è straiato sull’erba, le braccia dietro la testa, gli occhi puntati sul giovane, seduto su una roccia, che con innata abilità pizzica le corde della lira, gli occhi socchiusi e un’espressione adorabilmente concentrata.
Apollo è un dio suscettibile, e tende a fraintendere le parole del minore; depone lo strumento, si lamenta, subendo imbronciato le prese in giro del mutaforma, distoglie lo sguardo, nel vano tentativo di ignorarlo.
L’acaceto lo fissa, con quei suoi occhi arguti e luminosi, lo prega di continuare; Apollo è un dio orgoglioso, e non può rifiutare le richieste di un pubblico tanto impaziente di ascoltarlo.
Ermes ama la musica di Febo. Per quanto non possa ammetterlo, sa che il più grande è molto più bravo di lui a suonare il suo stesso strumento, e ama ascoltarlo ogni volta che ciò gli è possibile.
 


Ed era grazie a quella musica che Apollo gli aveva rubato il cuore.
 
 














Angolino del ritardo cronico
Musageteepiteto di Apollo, significa "guida e capo delle Muse"
Euterpela musa della musica 
Non so se queste note servano davvero, ma preferisco metterle per sicurezza^^"
Mi dispiace se ci ho messo molto, ho scordato di avvertire che gli aggiornamenti potrebbero essere molto irregolari. Chiedo scusa^^"
Ringrazio ventimila volte Briciole_di_Biscotto e Milddail, che hanno recensito lo scorso capitolo, e mughetto nella neve che ha inserito la storia tra le seguite :3
Ciao!

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Capitolo 3
*** Bimbo ***



Bimbo


Ad Apollo non sono mai piaciuti i bambini.
O forse sarebbe meglio dire che non gli sono mai interessati; perché avrebbero dovuto? Non hanno nulla di particolare o intrigante. Sono solo dei minuscoli fagottini di carne che neppure sanno parlare – si limitano a versi e pianti fastidiosi. 
Non hanno nulla di bello o di notevole; neppure ucciderli dà soddisfazione – niente occhi sgranati e colmi di terrore, niente suppliche o urla strazianti. Noioso, monotono. A meno che non ci si metta in mezzo la madre o qualche parente, allora sì! perché no? Che soddisfazione sentire gli uomini implorare! 
Il musico storce il naso e dalle labbra socchiuse sfugge uno sbuffo esasperato. Anche suo fratello sarebbe in grado di pregare in quel modo? 
Pensa ciò, mentre con la bocca piegata in una smorfia stizzita e gli occhi furenti fissa quell’idiota giocherellare con quel nuovo marmocchio – in una scena talmente tranquilla e umana che lo disgusta – ridendo, quasi ci fosse qualcosa di divertente in tutto ciò.
Certo, ricorda ancora il tempo in cui Ermes era un ragazzino, ma non può che rammentare come fosse completamente diverso – quel mutaforma non era mai stato un vero bambino, era nato arguto e sveglio e bugiardo: nulla a che vedere con quelle creature minute con cui condivideva le membra deboli e infantili, di cui non si doveva preoccupare grazie a quella mente infida e acuta.
E ringhia, Febo, al suono cristallino dello strillo divertito di un neonato seguito della risata di un giovine; a pochi passi di distanza, l’acaceto tiene in braccio un pargoletto ignudo e paffuto – l’ultimo frutto della progenie bastarda di Zeus gioca con il maggiore dimenando le gambette e aprendo e chiudendo le dita delle manine. E no, il dio del Sole non lo chiamerà “fratello”, non finché non si sarà dimostrato degno di quel nome.
Ermes tiene un grappolo nella mano destra e scherzosamente lo avvicina e lo allontana dal bambino, in una sorta di innocente presa in giro. “Su, Dioniso, prendi l’uva!”, e il bambino che è nato due volte agita le braccine goffe e si allunga come può per raggiungere il frutto tanto ambito. 
Un ulteriore sibilo irritato, e quando il messaggero si gira Apollo si sta già allontanando e a nulla serve il cercare di richiamarlo – e neanche un “brontolone d’un vecchiaccio” bofonchiato a voce non abbastanza bassa da non farsi sentire riesce a infastidire il più grande tanto da farlo tornare sui suoi passi. Allora scrolla le spalle, il dio dei ladri, e con un sorriso torna a guardare il fratellino che nel frattempo ha approfittato della sua disattenzione per recuperare l’intero grappolo d’uva e mette in bocca due acini bianchi per volta – Ermes ride, e non può che commentare che sì, un giorno anche quel marmocchietto diventerà un grande dio.









Risultati immagini per ermes con dioniso
Angolino del ritardo
È incredibile, è più di un anno che non aggiorno - chiedo infinitamente perdono, ma la segretaria di Calliope che mi è stata affidata alias la mia musa è un tipetto molto volubile.
Spero comunque che questo capitoletto non risulti qualcosa di troppo orribile - personalmente mi è piaciuto molto pensare a Ermes che gioca con il piccolo Dioniso, è una cosa troppo dolce *w*
E tutti abbiamo bisogno di un Chibi!Dioniso nelle nostre vite.
Btw, ho il vago sospetto di star abusando un po' dell'epiteto "acaceto" in questa raccolta - ma non ci posso fare nulla, è troppo adorabile. 
Ciao ciao! - e ancora perdonoh çvç



 

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