What Love Can Do - Storia di un Gatto che ama le Polpette di riso di iaia_86 (/viewuser.php?uid=37108)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Primo. ***
Capitolo 3: *** Capitolo Secondo. ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Una
nuova storiaXDD Ha partecipato al contest Naruto&Fruits Basket
indetto da hotaru. Ringrazio tantissimo lei per averlo indetto e Shurei
per il bannerino stupendo. Inoltre faccio i complimenti anche a Shurei
e Kimly-Eden per il podio e sono veramente contenta del risultato
ottenuto in questo contestXD
Nick autore
: iaia(13d08c81).
Titolo
: What Love Can Do -Storia di un Gatto che ama le Polpette di riso-.
Rating
: Giallo.
Clan scelto
: Hyuuga.
Personaggi
: Neji Hyuuga, Hinata Hyuuga, Hanabi Hyuuga, Hiashi Hyuuga, Haku, Naruto Uzumaki.
Genere
: Commedia, Sovrannaturale, Sentimentale.
Avvertimenti
: Shonen-ai, What if...?, Spoiler!
Introduzione
: Nella
ridente cittadina di Konoha, uno dei più importanti Villaggi
segreti della Terra del Fuoco, viveva un Clan dannato. La famiglia
Hyuuga portava un enorme segreto sulle proprie spalle, la "Maledizione
dello Zodiaco". Nessuno ne era a conoscenza, a parte gli Hyuuga stessi.
Il loro segreto sarebbe dovuto rimanere tale ed essere seppellito nella
tomba insieme all'ultimo discendente di quella Casata.
Note dell’Autore : La
storia nasce dalla fusione delle vicende narrate in Fruits Basket e dei
personaggi di Naruto nel loro contesto. Ho cercato di mantenere tutti
IC nonostante i possibili cambiamenti dovuti alla presenza degli
spiriti degli animali nei loro corpi. Si svolge in un lasso di tempo
abbastanza breve (qualche giorno). Metto alla fine di ogni capitolo le
varie note e traduzioni di parole e frasi dal giapponese.
Piccoli appunti : Le informazioni sui caratteri che si trovano
nel prologo sono ripresi dalle descrizioni dei vari segni, come anche i
colori degli abiti sono quelli tipici dei vari animali.
Tutti i personaggi della Casata Principale degli Hyuuga hanno il nome
che inizia con la Ha-gyo (ha, hi, fu, he, ho), per questo motivo quando
ho dovuto trovare dei nomi per alcuni Hyuuga li ho inseriti con quelle
iniziali (tra l'altro, entrambi i nomi dei personaggi che ho
inventato significano 'persona irradiata di luce', perfetto per dei
Capo Clan!). L'Uchiha di cui avevo bisogno l'ho chiamato Toraku (dove
Tora sta per Tigre), ed il nome del Kami è Yuki, che vuol dire
neve, a causa di una sua particolarità fisica.
What Love Can Do
-Storia di un Gatto che ama le Polpette di riso-
Prologo.
Tanto tempo fa...
Kami-sama
disse agli animali:
- Vi
invito tutti alla mia festa di domani...desidero che non arriviate in
ritardo -
Il gatto
non aveva capito e chiese informazioni al topo.
Il topo,
malizioso, decise di ingannare il povero gatto dicendogli che la festa
si sarebbe tenuta non uno ma due giorni dopo.
Il
giorno seguente, in groppa al bue, il topo giunse per primo alla festa
e a seguire tutti gli altri animali.
E
così tutti si divertirono fino al mattino seguente, ad
eccezione del gatto ingannato.
[Fruits Basket, Prima Puntata]
Nella
ridente cittadina di Konoha, uno dei più importanti Villaggi
segreti della Terra del Fuoco, viveva un Clan dannato. La famiglia
Hyuuga portava un enorme segreto sulle proprie spalle, la "Maledizione
dello Zodiaco". Nessuno ne era a conoscenza, a parte gli Hyuuga stessi.
Il loro segreto sarebbe dovuto rimanere tale ed essere seppellito nella
tomba insieme all'ultimo discendente di quella Casata.
Onigiri.
Polpetta di riso bianco dalla forma triangolare con un ripieno di pesce, solitamente salmone.
Mi sono sempre piaciuti gli onigiri conditi con umeboshi, quel sapore dolce amaro che rimane sul palato.
Mi ricorda la neve, il terrore che ho provato e poi il rosso del sangue.
Ricordo anche che mia madre me li preparava quando ero piccolo, quando ancora eravamo una famiglia e ci volevamo bene.
Sono nato e vissuto fino ad ora nel Paese dell'Acqua, in un piccolo Villaggio periferico dove nevica in continuazione.
Tutto era bianco, sempre.
I colori abbaglianti della Terra del Fuoco mi piacciono, danno calore.
Era da tantissimo tempo che non mi sentivo così sereno, mamma. Sono sicuro che questo posto piacerà anche a te.
Onigiri.
Polpetta di riso bianco dalla forma triangolare con un ripieno di pesce, solitamente salmone.
Sinceramente, preferisco il ramen.
Però devo ammettere che, se qualcuno me ne offrisse, non li rifiuterei.
Forse quello è solo perché ho fame. Tanta fame e pensare agli onigiri non mi aiuta.
Sono orfano, non ho mai conosciuto i miei genitori ma l'Hokage mi ripete sempre che erano degli eroi.
Quello che mi chiedo è perché il figlio di un eroe venga
trattato come le persone del Villaggio della Foglia trattano me.
Passo tutte le mie giornate seduto su quest'altalena, aspettando che qualcuno si avvicini.
Da lontano vedo gli sguardi di odio e disprezzo che mi lanciano.
Il topo.
Meticoloso, intelligente, accorto. Affascinante, ambizioso, artistico.
Severo, ostinato, permaloso. Manipolatore, crudele, vendicativo.
Tutto questo solo per una stupida leggenda.
Il topo è geloso della bellezza del gatto, il topo è
cattivo, perfido. Forse è vero, dovrei per caso lasciarmi
sopraffare da tutto ciò? Sarebbe così dolce.
Riuscire finalmente ad ottenere quello che voglio, per cui ho lottato
anni ed anni nell'ombra. Riuscire a fare fuori il coniglio per divenire
guida per il mio clan. Riuscire a tenere a bada il gatto, perché
ricordi sempre qual'è il suo posto nella nostra famiglia.
Presto, diventerò l'unica erede della Casata Principale del Clan Hyuuga.
Il coniglio.
Sensibile, accorto, ben educato. Ospitale, modesto, diplomatico.
Indeciso, pettegolo, ipocondriaco. Semplice, timido, credulone.
Oserei dire che mi rispecchio in queste attitudini.
Non avrei mai voluto nascere coniglio, ma la maledizione che da secoli
incombe sulla mia famiglia vuole che in ogni momento vi siano sempre
tutti i rappresentanti dello zodiaco, il gatto ed il Kami. Se uno di
questi dovesse morire, lo spirito dell'animale si andrebbe ad incarnare
in un nuovo nascituro.
Mio cugino, il gatto, è membro della Casata Cadetta. Infatti, al
contrario degli altri animali, il gatto ed il Kami vengono sempre
scelti tra i discendenti di quella casata.
Voglio bene al gatto, anche se sembra impossibile, ma lui mi odia per
la mia debolezza ed odia il topo per la sua meschinità.
Il gatto.
Maledetto dal Kami per avergli mancato di rispetto.
Maledetto dalla famiglia perché causa dei loro guai.
Maledetto a causa di un topo e costretto ad una nascita sventurata.
Unico membro della Casata Cadetta con questo destino.
Odio il Kami,
anche se devo ringraziarlo ogni giorno per avermi permesso di vivere
come una persona normale e non come un mostro quale sono, e per avermi
donato parte della sua vita.
Odio il topo, perché mi ha ingannato e mi tratta con superiorità, appartenendo alla Casata Principale.
Odio il coniglio, che nonostante tutto mi vuole bene e cerca sempre di starmi vicino.
* Kami : Dio.
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Capitolo 2 *** Capitolo Primo. ***
Capitolo 1
Ecco il primo capitolo! Finalmente si entra nella storia. Spero che possa piacervi. Un bacione, iaia.
Capitolo Primo.
Sospirò,
decisamente scocciato dalla situazione che gli si presentava di fronte.
Un Naruto nell'immancabile tenuta arancione voleva costringerlo a
partecipare alla grandiosa Festa di Capodanno che aveva organizzato Ino
nella tenuta dei Nara.
Era a conoscenza del
fidanzamento ufficiale tra la ragazza e Shikamaru, ma non riusciva a
comprendere come quest'ultimo fosse riuscito a farsi abbindolare,
arrivando persino a concedere la propria casa per una festa.
- Non parteciperò, Naruto. C'è il banchetto della famiglia Hyuuga a Capodanno e non posso assolutamente mancare -
- Ma uffa! Dici
così tutti gli anni. E poi ti vedo sempre tutto solo sopra un
tetto della tua Villa a fissare il cielo. Non mi sembra un buon modo
per passare le prime ore del nuovo anno -
Sbuffò, ora
più deciso, e con uno strattone si liberò dalla presa del
biondo allontanandosi elegantemente verso il campo d'allenamento.
Sentì distintamente la voce del ragazzo seguirlo anche a
distanza ma non se ne curò.
- Neji, era ora che arrivassi -
- Scusatemi per il ritardo -
Osservò i suoi
compagni. RockLee sembrava in piena forma, così carico della sua
'giovinezza' da mettere quasi paura. TenTen invece sorrideva delicata
in sua direzione, mentre lucidava un'antica alabarda. Si chiese quando
ne fosse entrata in possesso, visto che non era un'arma convenzionale.
- Ti piace, Neji? Me l'ha regalata la nonna per l'arrivo dell'anno nuovo -
- Nh -
Invidiava il rapporto che l'amica aveva con la parente. Dopo la
morte dei suoi genitori, era stata la vecchia a prendersi cura di lei e
si vedeva da lontano che si volevano bene.
Il suo sguardo si rabbuiò, mentre si lasciava cadere seduto accanto alla ragazza.
- TenTen -
- Uhn* -
Pensò un attimo a cosa avrebbe potuto dire, ma poi decise di
lasciar perdere. Si alzò velocemente e si incamminò verso
casa.
- Ehi, Hyuuga. Dove stai andando? -
- A casa. Avvisate voi Maito-sensei da parte mia -
- Hai*! -
Passeggiava nervosamente per le vie del Villaggio, cercando di tenersi
distante dal suo compagno di squadra. Gli era sembrato strano per tutto
l'allenamento e aveva avuto la conferma che qualcosa non andasse quando
Kiba aveva cercato di abbracciarla. In quel momento era entrata nel
panico, non poteva permettergli di stringerla a sé, ma non
voleva neanche renderlo triste. Così era scappata velocemente
verso Villa Hyuuga.
Arrivata all'entrata, si era imbattuta in suo cugino, anch'egli
abbastanza scosso. Si erano fissati per un istante, in cui aveva
percepito perfettamente tutto l'astio che il ragazzo le riservava. Poi
lui si era girato precedendola nell'attraversare il portone.
- Neji-nii-san*... -
Il suo richiamo sembrava essersi rivelato inutile, poiché la
schiena dell'altro continuò ad allontanarsi, posata ed elegante
come al solito.
Questo almeno finché non lo vide imbattersi in Hanabi.
Il corpo snello si irrigidì ed un ronfo inquietante
lasciò le sue labbra. La ragazzina per tutta risposta sorrise
maliziosa e non perse tempo nel far notare al cugino la sua
inettitudine.
- Neji, togliti dalla mia strada; e tu Hinata, sbrigati a raggiungere nostro padre. Deve parlarti di una cosa importante -
Il suo tono gelido la fece tremare, mentre titubante si avviava all'interno della grande Villa.
- Arigatou*, Hanabi-nee-chan* -
- Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così, Hinata. Non
voglio avere niente a che fare con una debole come te, tanto meno con
feccia della sua specie - disse indicando Neji che, furente, cercava in tutti i modi di trattenersi.
- Hinata, finalmente sei arrivata -
La voce profonda e cupa di suo padre la fece voltare terrorizzata.
- Si, mi scusi per il ritardo, Otoo-sama* -
Lo sguardo abbassato, sentiva le guance andarle a fuoco mentre si piegava leggermente in un goffo inchino.
- Ho bisogno di parlarti riguardo la danza di inaugurazione del
banchetto. Spero ricorderai che quest'anno è compito tuo -
Sgranò gli occhi così chiari da risultare bianchi ed il
suo cuore accelerò il battito. Le emozioni contrastanti che si
stavano battendo nella sua mente così potenti da prendere il
sopravvento.
Con un sonoro 'puff' venne sommersa da una coltre imperscrutabile.
Avvertì distintamente l'uomo sbuffare. Poi, la voce di Neji la
raggiunse.
- Non c'è nulla che io possa fare qui, vado ad allenarmi -
I suoi passi si allontanarono velocemente, ora poteva distinguerli con facilità.
Quando la nebbia che l'aveva avvolta si diradò, si
ritrovò a fissare gli occhi colmi di derisione di sua sorella ed
il volto infuriato di suo padre dal basso verso l'alto. Odiava l'idea
di non riuscire a trattenere i suoi impulsi, anche mentre si allenava
era spesso costretta a scappare a gambe levate.
Si sentì sollevare da terra e si voltò di scatto per vedere il sorriso soddisfatto di Hanabi.
Tremava, e non riusciva ad impedirselo.
- Hanabi-nee... -
- Sai, Usagi*. Dovresti imparare a controllare i tuoi istinti animali -
- Hanabi, lascia andare tua sorella. E tu, muoviti. Yuki-sama vuole parlarti -
Un brivido scosse tutte le sue membra. Il Kami voleva parlarle? Una
paura irrazionale si impossessò di lei, mentre veniva nuovamente
poggiata a terra tra i suoi vestiti sparsi e si accingeva a seguire su
quattro zampe il padre.
Hinata Hyuuga, la portatrice dello spirito del Coniglio.
Segno distintivo, il suo trasformarsi in un grazioso e timido
coniglietto ogni qual volta uno stress troppo grande la sopraffacesse o
per un abbraccio da parte di un ragazzo.
Era inginocchiato sul tatami, davanti all'armadio, ed era intento a
sistemarne gli indumenti all'interno utilizzando una logica
particolare. Gli abiti da allenamento sul terzo ripiano dell'anta di
destra, dove erano più facili da afferrare. La divisa da Jonin
regolare era accantonata in un angolo in basso, inutilizzata. Vicino,
l'abito nero da lutto ed almeno tre paia di sandali di ricambio.
Osservò i kimono bianchi della divisa ufficiale della Casata
Principale degli Hyuuga e non poté evitarsi di sorridere. Anche
se non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, Hiashi-sama aveva infine
accettato Neji; lo si poteva capire dal fatto che l'uomo avesse
acconsentito alla sua richiesta di allenarlo e che gli permettesse di utilizzare la loro
uniforme.
Sentì distintamente dei passi avvicinarsi lungo il corridoio e
non faticò a riconoscerli. Percepì anche la strana
andatura che li contraddistingueva, il proprietario doveva essere
turbato. Si rivolse alla porta ed attese il suo ingresso.
Lo shoji* scivolò velocemente lungo le guide, prima di venire
completamente aperto e rivelare un Neji infuriato che tirò
violentemente l'uscio alle sue spalle richiudendolo. Si accorse di lui
solo dopo alcuni secondi. Evidentemente era così furente da non
aver notato la sua presenza.
Composto come suo solito, gli lanciò un'occhiata penetrante con
quegli occhi così magnetici. Non fece altro che sorridere
dolcemente ed alzarsi.
- Haku-san, puoi rimanere se vuoi -
Solo un lieve cenno affermativo prima di chiudere l'anta scorrevole
dell'armadio e tornare a sedersi con la schiena poggiata al muro.
Osservò i movimenti veloci del ragazzo, che nel frattempo stava
levando la maglia che indossava e lo vide lanciarla abilmente
all'interno della cesta al capo opposto della stanza.
Non riuscì a trattenere una risata, e notò il modo in cui
l'altro si voltò per scrutarlo. Tornò serio e decise di
chiedere il motivo del suo umore nero.
- Neji-kun, è forse accaduto qualcosa? -
Due iridi bianche lo fissarono intensamente, prima che questi sospirasse sedendoglisi accanto.
Avvertì la vicinanza dei loro corpi e come ogni volta lo
sentì ritrarsi leggermente. Avrebbe tanto voluto sapere cosa lo
rendeva così reticente ad avvicinarsi a qualcuno.
- Haku-san, tu pensi che voler rendere i propri famigliari orgogliosi
di sé sia qualcosa di cui andare fieri? Fin quando non ho
incontrato Naruto sono sempre stato convinto che il destino decidesse
il nostro futuro e che ci era impossibile poterlo cambiare. Lui mi ha
finalmente fatto capire che non è sempre così, ma ho
scoperto a mie spese che ci sono delle cose che non cambiano mai -
Lo osservò mentre il suo sguardo vagava senza meta nella stanza.
C'erano ancora troppe cose di quella famiglia che non sapeva, ma poteva
dire di riuscire a capire almeno un po' il carattere di Neji.
Probabilmente aveva avuto una discussione con un membro della Casata
Principale, era sempre e solo quello a farlo ricadere ogni volta nel
baratro della sua condizione anche se era sicuro che qualcosa di quella
particolare situazione gli sfuggisse.
Decise che sarebbe stato il più sincero possibile con quel
ragazzo, lo sentiva simile a sé anche se tra loro c'era una
distanza abissale. Ancora una volta, si ritrovava ad immaginarsi come
una polpetta di riso in mezzo ad un cesto di frutta, completamente
fuori luogo ma deciso a rendersi utile.
- Quando avevo cinque anni, mia madre mi raccontava sempre che noi
eravamo speciali e per questo dovevamo nasconderci dagli abitanti del
nostro Paese. Quando mio padre scoprì la nostra
diversità, la uccise barbaramente ed avrebbe fatto lo stesso
anche con me, se quel potere che tanto temeva non gli si fosse
ribellato contro. So per certo che lui ci amava, ma la paura era
diventata troppo grande. Ho passato molti anni a mendicare protezione
nelle mie terre, prima che Hiashi-sama mi trovasse. E' a lui che devo
il fatto di essere ancora in vita, di non aver permesso al mio passato
di farmi sprofondare. Un po' come è stato Naruto per te, ne*? -
Sentì improvviso il peso del capo di Neji che si posava sulle
sue gambe e rimase sorpreso da quel contatto che non si sarebbe mai
aspettato. La sua voce gli arrivò chiara alle orecchie.
- Non lo sapevo. Non mi hai mai parlato del tuo passato, Haku-san -
Lasciò che un lieve sorriso increspasse le sue labbra, prima di portare una mano tra i lunghi capelli scuri.
- Mia madre era una kunoichi con l'abilità innata di saper
fondere il chakra con le proprietà del vento e quello con le
proprietà dell'acqua nell'Arte del Ghiaccio. Mi ha trasmesso la
sua abilità, ma io non sapevo che non avrei dovuto mostrare il
mio potere -
- Sei una kunoichi? -
Ecco un problema che ancora non era riuscito a risolvere. Neji era
pienamente convinto che fosse una ragazza. Questo gli era già
successo molte volte, in effetti i suoi tratti estremamente delicati
potevano indurre in errore. Ma sembrava che il ragazzo fosse spaventato
dal sesso femminile e questo non aiutava minimamente il loro rapporto.
Sospirò lievemente, annotando nella sua mente che prima o poi
avrebbero dovuto chiarire la situazione.
- Hai, chotto*...Ma non mi alleno da molto tempo; Okaa-san* amava vedermi
combattere, diceva che la mia sembrava una danza gentile. Mi insegnava
anche quelle -
Sorrise al ricordo dei pomeriggi passati imparando tecniche e movimenti
leggiadri. Senza che lo volesse i suoi occhi si inumidirono
impercettibilmente e ringraziò il fatto che l'altro avesse lo
sguardo dritto avanti a sé invece che puntato su di lui.
- Le volevi molto bene? -
- Uhn -
- Se vuoi potrei chiedere ad Hinata-san se puoi prendere parte ad alcuni loro allenamenti -
Si ritrovò a pensare che avrebbe preferito allenarsi
direttamente con Neji, poiché conosceva la propria forza e non
aveva voglia di mostrarla alle discendenti del Casato Principale della
famiglia Hyuuga. Emise un respiro forzato e cercò di rispondere
con un tono neutro.
- Hai, mi farebbe molto piacere -
Il silenzio che li avvolse dopo quella frase era confortevole,
rigenerante. La mano continuava a lasciare lente carezze tra i
fili castani, così simili ai suoi anche se più chiari. Sentì distintamente un
verso simile a fusa fuoriuscire dalle labbra sottili e non poté
far altro che sorridere.
Seduto sotto l'engawa* che dava sul cortile degli allenamenti, osservava
le sue cugine riscaldarsi insieme ad Haku prima di iniziare a lavorare.
Teneva un libro tra le mani, ma sapeva che era perfettamente inutile;
in realtà si era fermato a scrutare le movenze pacate della
ragazza che solo ora aveva scoperto essere una ninja.
Da quando era entrata nella loro residenza, poco più di un anno
prima, si era sempre occupata solamente delle faccende di casa, bucato,
cucina e cose simili. In realtà si chiedeva ancora il motivo per
cui suo zio l'avesse portata a casa con sé, visti i vari
problemi e la maledizione che gravava sulle loro teste.
Però gliene era grato. Dal momento in cui aveva messo piede
lì dentro, le sue giornate erano leggermente migliorate. Quando
rincasava il senso d'oppressione non lo avvolgeva più
pesantemente come un tempo. Sapeva che sarebbe bastato cercare quegli
occhi dolci per far sbollire anche la rabbia più frustrante.
La sua condizione non gli sembrava più così deprecabile
come in passato, anche se la sua natura ancora lo spaventava.
Fu bruscamente riportato alla realtà dalla voce di Hanabi che parlava sprezzante.
- Allora, Hinata. Vogliamo iniziare l'allenamento? Facciamo vedere ad Haku di cosa siamo capaci -
- Ha...hai -
Come al solito, il topo aveva la mania di sopraffare gli altri. Rimase
comunque spiazzato dalla risposta decisa ma tranquilla della ragazza.
- Itsudemo* -
Fece in tempo a godere dei suoi movimenti lenti e precisi solo per
poco, ma gli fu sufficiente per comprendere che non si trattava
semplicemente di una persona che in tenera età era stata
istruita al ninjutsu ed al taijutsu, ma qualcuno in costante
allenamento e decisamente potente.
Questo lo preoccupò, c'erano ancora tantissime cose che non
conosceva di lei; non ebbe tempo di continuare le sue riflessioni
poiché Hiashi entrò nel porticato da una delle porte
delle camere degli ospiti, camminando velocemente verso di lui.
Quando gli fu vicino, si alzò e fece un lieve inchino.
- Hiashi-sama -
- C'è Uzumaki Naruto, vorrebbe parlarti -
Si domandò cosa volesse ancora, ma poi vide la sua capigliatura
dorata spuntare dallo shoji da cui era appena arrivato lo zio, mentre
si addentrava incerto nell'engawa.
Bastò un lieve cenno all'uomo perché si voltasse ritrovandosi ad osservare il ragazzo ora nervoso.
- Naruto, cosa ci fai qui? -
- Devo riuscire a convincerti, Hyuuga! -
Sbuffò irritato, pensando che sarebbe stato difficile fargli capire che non avrebbe potuto presenziare alla festa di
fine anno. Ma vennero distolti da un grido soffocato; si girarono
entrambi verso il cortile solo per osservare Haku scansare un colpo di
Hanabi, che perse l'equilibrio e precipitò pericolosamente verso
il suolo. Le braccia veloci della ragazza la afferrarono per la vita,
evitandole di cadere.
Quello che accadde poi fu uno shock per tutti. Hinata, preoccupata per
la salute di sua sorella aveva spiccato un balzo veloce verso le due e
senza rendersene conto si ritrovò addosso al corpo della mora, proprio nel momento in cui questa stringeva la più
piccola tra le braccia.
Con orrore sentì il familiare 'puff' che contraddistingueva le
loro trasformazioni, vide la lieve nebbiolina infittirsi intorno al
corpo di Haku e l'attimo successivo un topo correre velocemente fino a
nascondersi sotto il legno del porticato.
Hanabi Hyuuga, la portatrice dello Spirito del Topo.
Segno distintivo, meglio lasciar perdere. Non era in vena di lanciarsi
in sproloqui insensati quando un enorme problema si affacciava su di
loro.
Voltò leggermente lo sguardo verso Naruto, solo per vederlo con
gli occhi sgranati fissi al centro del cortile. Girandosi in
quella direzione, vide un Haku inginocchiato accanto a sua cugina,
evidentemente rimasta pietrificata dalla paura, che la
esaminava con espressione attenta. Trovò le iridi perlacee
di suo zio leggermente dilatate; sicuramente stava cercando un modo
veloce per risolvere il problema.
Fu a quel punto che una consapevolezza lo colpì prepotente.
Haku era riuscito a far trasformare le due ragazze e questo poteva
significare solamente una cosa.
Si avvicinò velocemente al centro dello spiazzo e gli si fermò di fronte.
Cercò di calmare il suo cuore che era come impazzito e lo
fissò gelidamente. Lo vide tremare impercettibilmente mentre
avvicinava una mano al kimono leggero, da combattimento, che indossava.
Il gesto fu veloce; afferrata la stoffa la strattonò verso il
basso facendola scivolare fino alla vita. Dalla maglia a collo alto che
aveva sotto, poteva distinguere perfettamente la linea dei pettorali
definiti, decisamente non la rotondità di seni femminili.
Tentò di mantenersi freddo davanti alla scoperta, che lo aveva
invece sconvolto. Si piegò lentamente fino ad appoggiare le
ginocchia al terreno e ringraziò il fatto di aver indossato
pantaloni neri invece della divisa Jonin.
Raccolse sua cugina, stringendola al petto e raccattò i vestiti che giacevano al suolo.
- Prendi i tuoi vestiti, Nezumi* -
Dicendo questo, lanciò gli abiti di Hanabi sotto le assi del
porticato. Poi voltò le spalle ai presenti e si dileguò
in una delle tante stanze che si affacciavano al cortile, incurante
delle ripercussioni che ciò avrebbe comportato.
Seduto a terra con le gambe piegate su cui giaceva immobile il
coniglio, non riusciva a credere a quello che avevano visto i suoi
occhi. La fanciulla stupenda con cui aveva condiviso le sue ore di
solitudine fino a quel momento era un uomo.
- E' così importante il suo sesso per te, Neji-nii-san? -
Non si aspettava di sentire la voce della cugina, visto che aveva
taciuto fino a quel momento. Soprattutto non si sarebbe aspettato una
simile domanda.
In realtà, non era sicuro della risposta che avrebbe dato e
questo lo gettava ancora di più in confusione. Stava per
risponderle che non erano affari suoi, perché nonostante tutto
non si sarebbe abbassato a rivelare i suoi sentimenti, quando la voce
tagliente di Hiashi-sama si fece strada nella sua mente. Era ovattata
dallo shoji che li separava, ma la distinse perfettamente.
- Haku-kun, Uzumaki-kun, devo chiedervi di seguirmi -
Hinata si agitò turbata. Sapeva dove l'uomo aveva intenzione di portarli e questo lo fece tremare.
- Non glielo permetterai, vero Neji? -
Registrò con una parte del cervello che la cugina l'aveva
chiamato per nome, senza suffissi, proprio come succedeva quando erano
bambini e pensavano che il loro fosse un sentimento destinato a durare
per sempre. Era bastato che la voce del loro avvicinamento giungesse a
Yuki-sama per fare in modo che tutto ciò che si era creato
finisse miseramente. Riusciva ancora a sentire il dolore dei colpi che
gli erano stati inflitti per convincerlo ad abbandonare la sua
risoluzione, il loro Kami era una creatura spietata e lo odiava
immensamente poiché incarnava lo spirito del gatto traditore.
Neji Hyuuga, il portatore dello Spirito del Gatto.
Segno distintivo, l'essere un mostro ed essere odiato dal dio dello
Zodiaco Cinese per essere mancato alla sua festa, a cui invece avevano
partecipato tutti gli animali e di questo doveva ringraziare il topo.
Corsero entrambi fuori, incuranti di ciò che li circondava, tesi
solamente a raggiungere il gruppo male assortito prima che varcasse quella
soglia. Con uno scatto rapido riuscì a portarsi davanti allo
zio, che vedendolo arrivare in quel modo riuscì solo ad alzare
un sopracciglio con fare interrogativo.
- Ve lo chiedo per favore, Hiashi-sama... -
Si fermò un istante a riprendere fiato, realizzando di aver
appena supplicato l'uomo. Abbassò lo sguardo, ferito,
accorgendosi che Hinata, ancora nella sua forma animale, era lì
con lui. In quel momento, sentì un violento 'puff' e la figura
di sua cugina venne avvolta dalla nebbia. Inorridì pensando a
ciò che sarebbe avvenuto.
Non appena intravide il corpo nudo della ragazza, tolse rapidamente il
sopra del suo kimono da combattimento e glielo lanciò, ponendosi
poi davanti a lei per schermarla da qualsiasi tipo di sguardo
indiscreto.
Riportando la sua attenzione ai tre, non poté evitare di
sorridere vedendo la faccia imbarazzata di Naruto, che si grattava
impacciato la testa e ad occhi bassi mormorava qualche scusa. Haku
aveva solo un lieve rossore sulle guance, mentre Hiashi-sama aveva
portato una mano davanti al volto, esasperato.
- Gomennasai* - sussurrò Hinata alzandosi velocemente.
- Vi prego, Otoo-sama. Non lasciate che gli venga cancellato il ricordo di noi -
Era riuscita a fare ciò in cui lui aveva fallito.
- Scusate se mi intrometto...ano*...non riesco a capire di cosa state parlando -
Osservò esterrefatto il volto del biondo sorridere
innocentemente, ignaro di ciò che sarebbe accaduto di lì
a qualche istante. Ciò che lo sorprese fu che suo zio prese
parola per spiegargli la situazione.
- Avete visto entrambi ciò che è accaduto qualche minuto fa -
- Hai...Hinata-chan ed Hanabi-chan hanno effettuato una tecnica di trasformazione per sfuggire all'attacco di Haku-chan -
Vide Haku tentare di trattenere una risata e si meravigliò nel
constatare quanto fosse bello, quanto ciò che provava nei suoi
confronti non fosse assolutamente mutato da quando aveva scoperto che
era un maschio.
- Uzumaki-kun, la tua ingenuità mi stupisce. Quella che hai
visto non era una tecnica, bensì una maledizione che colpisce il
nostro Clan ormai da centinaia di anni. E' un segreto che siamo sempre riusciti
a preservare, almeno fino a questo momento -
Mentre diceva quella frase, lanciò uno sguardo infuocato prima
in sua direzione e poi verso il ragazzo moro, che per tutta risposta si
inginocchiò prostrandosi in un inchino di scuse.
- Gomennasai, Hiashi-sama. Non avrei mai voluto contravvenire ai vostri
ordini. Immagino che la responsabilità sia mia, quindi
accetterò qualsiasi tipo di punizione vogliate infliggermi -
- Non capisci, Haku-san. Yuki-sama farà in modo che tutti i
ricordi che ti legano a questa famiglia, a questa casa, ti vengano
sottratti -
Non si era potuto evitare di farlo. Gli si era messo di fronte, con le
mani sulle sue spalle, e lo scuoteva energicamente. Non sapeva cosa
volesse dimostrare in quel modo, forse voleva solo riuscire a capire se
veramente era stato qualcosa di importante per quel ragazzo che, a
parte sua cugina, gli era stato accanto quando era solo, quando l'unica
compagna era la solitudine della sua esistenza maledetta.
Resosi conto di essersi esposto eccessivamente, voltò la testa
da un lato e si alzò velocemente incontrando però una
resistenza. Le dita candide del ragazzo avevano afferrato un pezzo
della stoffa dei suoi pantaloni.
Si voltò sorpreso e fissò le sue iridi perlacee in quelle
nocciola dell'altro. Questo prima che un leggero colpo di tosse facesse
terminare il contatto visivo.
- Andrò a parlare da solo con Yuki-sama, accompagnato da Hinata.
Gli spiegheremo la situazione e cercheremo una soluzione che vada bene
per tutti -
Notò la ragazza fremere a quella affermazione, ma annuire e seguire il padre fino a sparire dietro quella porta.
Ogni volta che si ritrovava in quella stanza buia, un brivido le
percorreva la schiena. Brutti ricordi si affacciavano alla sua memoria
impedendole di rimanere calma. Fortunatamente, accanto a lei c'era la
figura austera e rassicurante di Hiashi-sama. Entrambi erano in
ginocchio di fronte al piano rialzato su cui, di spalle, stava sdraiato
il Kami.
L'unica cosa che riusciva a scorgere, oltre al kimono rifinito e
riccamente decorato nei colori caldi del rosso, erano i corti capelli
argentei che gli ricadevano sul collo scoperto.
- Yuki-sama -
- Hiashi-kun, qual buon vento ti porta nuovamente qui, a così breve distanza di tempo? -
La voce melodica e sensuale, unita al tono tagliente le incutevano
terrore. Le parole strascicate ammaliavano chiunque le sentisse.
Tremò, incapace di fare altro, aspettando che suo padre
continuasse.
- E' insorta una complicazione. Haku-kun ed Uzumaki-kun, uno shinobi
del Villaggio, sono venuti a conoscenza del nostro segreto -
- Procedi con la cancellazione della loro memoria, allora -
- Haku-kun vive nella nostra Villa da oltre un anno e Naruto-kun
è il figlio del Quarto Hokage, penso che potremmo fidarci di
loro -
- Hiashi-kun, sai perfettamente che la nostra maledizione non deve essere svelata... -
- V-vi prego, Kami-sama. Vi scongiuro. Permettete che almeno loro
sappiano di noi, sono le uniche persone che si siano avvicinate
nonostante cercassimo costantemente di allontanarli ed io non posso
permettere che tutti i momenti passati insieme vengano cancellati. E'
semplicemente...t-troppo d-doloroso -
Si piegò sul tatami* in una preghiera muta, solo le lacrime che
lasciavano i suoi occhi come testimoni del suo stato d'animo.
Improvvisamente, si sentì strattonare i capelli verso l'alto e
fu costretta ad alzare il busto fino a ritrovarsi faccia a faccia con
il loro dio. Distolse lo sguardo, incapace di reggere quello tagliente
che le veniva rivolto.
- Cosa vuoi saperne tu del dolore? Non hai diritto di parlare -
La voce era mutata, sfiorando picchi acuti e aggiungendo una nota isterica alle parole.
Poi, improvvisamente come era arrivata, tutta l'ira del Kami
svanì, mentre un sorrisino sarcastico si formava sulle sue
labbra sottili.
- E sia, piccola Hinata. Accontenterò il tuo desiderio...ad un patto -
Deglutì, sicura che qualsiasi cosa gli avrebbe proposto
sarebbe stato qualcosa di perfido, difficile da poter accontentare.
- Entrambi i ragazzi dovranno venire a conoscenza dell'intera
maledizione, compresa la vera forma del portatore del gatto. Se
accetteranno la realtà dei fatti, allora gli permetterò
di rimanervi accanto -
Portò le mani alla bocca per soffocare il grido che avrebbe
voluto lasciare le sue labbra a quella rivelazione. Calde lacrime
sgorgarono dai suoi occhi al pensiero della reazione che avrebbe avuto
Neji alla notizia. Quasi non sentì le ultime parole che
Yuki-sama pronunciò.
- Al banchetto per Capodanno, li aspetto entrambi. E, mi raccomando, il
gatto non deve essere messo al corrente della situazione. Diciamo che
sarà una piccola sorpresa, per capire se si rende veramente
conto della sua posizione, o meno -
- Arigatou gozaimashita, Yuki-sama -
Era stato suo padre a parlare; dopo di che si era alzato e l'aveva
aiutata a fare altrettanto. Insieme, uscirono da quella stanza,
sconvolti, solo per trovare i tre ragazzi in una confusa attesa.
Quando incrociò lo sguardo di Naruto sorrise dolcemente, ma
quando spostò la sua attenzione sul cugino, non riuscì a
sostenere quello sguardo penetrante. Si voltò, correndo
velocemente verso la sua stanza.
* Uhn/Hai : Si.
* Nii-san : Fratello(in questo caso usato anche per un parente stretto).
* Arigatou (gozaimashita) : Grazie.
* Nee-chan : Sorellina.
* Otoo-sama : Padre (formale).
* Usagi : Coniglio.
* Shoji : Porta scorrevole in carta di riso con intelaiatura in legno.
* ne? : rafforzativo, tipo il nostro no? non pensi?
* Chotto : In questo caso, 'più o meno'.
* Okaa-san : Madre.
* Engawa: porticato tipico delle Ville in stile giapponese.
* Itsudemo : Quando volete, In ogni momento.
* Nezumi : Topo.
* Gomennasai : Scusa, Perdono.
* Ano : Intercalare, simile al nostro 'beh' o 'uhn'
* Tatami : Pavimento tipico giapponese di paglia di riso intrecciata pressata.
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Capitolo 3 *** Capitolo Secondo. ***
Capitolo 2
Ecco il secondo ed ultimo capitolo di questa storia, spero sia di vostro gradimento!
Ermellino: Grazie milleXD
Il Kami è un personaggio inventato, poiché purtroppo non
si conoscono molti personaggi della Famiglia Hyuuga oltre a quelli
citati.
valehina: Ti ringrazio
per i complimenti, ma è tutto merito della giudice (hotaru) se
è uscita questa storia che unisce Naruto e Fruits Basket!
hotaru: Ho già risposto sul forum a questa recensione splendida
e sì, probabilmente avrei potuto dire qualcosa in più su
Hiashi, ma poi sarebbe venuto fuori qualcosa di ancora più
lungo, che nella mia mente c'è tra l'altroXD Magari potrei fare
uno spin-offXDD
Un bacione, iaia.
Capitolo Secondo.
Era
arrivato il giorno della fine dell'anno. Quella sera ci sarebbe stato
il
Banchetto dello Zodiaco e Villa Hyuuga era in fermento. I preparativi
procedevano spediti ed ognuno cercava di organizzare al meglio le
ultime cose per l'imminente raduno.
Quell'anno, essendo l'anno del Coniglio, era Hinata a doversi occupare
della danza di apertura dell'evento. Per alcuni giorni aveva provato ad
aggiustare una coreografia degna di tale nome, aiutandosi anche con
le reminiscenze degli anni passati.
Purtroppo, ad un solo giorno dal banchetto, ancora non era riuscita a
trovare una musica che si addicesse ai pochi passi che aveva delineato.
Come se non fosse già abbastanza umiliante, sua sorella
aveva
scoperto il suo ritardo e si premurava di ricordarglielo ogni volta che
la incontrava.
Quando poi suo padre l'aveva fatta chiamare per chiederle notizie, il
suo cuore aveva iniziato a battere forte. Non voleva essere un peso per
l'uomo, ma proprio non sapeva come fare per sistemare la situazione. Si
era ritrovata nel cortile per gli allenamenti, con lo sguardo perso nel
vuoto e le lacrime che pungevano contro le palpebre per essere liberate.
Fu in quello stato che Haku la trovò. Si avvicinò
cautamente e le si sedette accanto, cercando di non disturbarla ed al
contempo di farle percepire la sua presenza.
- Haku-kun, non ti avevo sentito arrivare -
- Scusami se ti ho spaventato, Hinata-chan. Ti ho visto abbattuta e mi
stavo domandando il motivo -
Si voltò immediatamente ad osservare il ragazzo, senza
parlare.
Vide i lunghi capelli scuri leggermente smossi dal vento, le iridi
nocciola osservarla con uno sguardo dolce, tranquillo, e l'espressione
di sorridente serenità. Questo riuscì a calmarla
notevolmente. Si aprì in un sorriso di scuse e rispose alla
sua
domanda implicita.
- Entro questa sera devo avere pronta la coreografia della danza di
apertura del banchetto dello zodiaco, e non sono riuscita a combinare
nulla di buono -
- E' solo questo il problema? Se vuoi posso darti una mano. Con mia
madre danzavo spesso -
I suoi occhi si dilatarono nel momento in cui comprese la proposta di
aiuto che le era stata rivolta. Si affrettò a scuotere il
capo
in ringraziamento.
- Hai*, mi sarebbe di grande aiuto -
Era da quasi un'ora che si trovava sotto il porticato del cortile ad
osservare le movenze delicate delle due persone che vi si stavano
allenando. Una triste melodia cinese inondava lo spazio aperto con una
sinfonia di flauti di canna e percussioni lente.
Al centro dell'arena, Haku ed Hinata provavano quella che sarebbe
dovuta essere l'esibizione di sua cugina. Entrambi indossavano un
kimono femminile che serviva al moro per spiegare alla ragazza come
muoverne le maniche durante ogni passo.
I movimenti aggraziati che compivano li rendevano simili a
divinità eteree, e
non riuscì a scostare lo sguardo neanche un secondo da
quella
visione. Sorrise riflettendo sul fatto che i due fossero le uniche
persone a lui veramente care, oltre ovviamente a Naruto che reputava
suo unico amico.
Si ritrovò triste al pensiero che non avrebbe potuto
osservare
quello spettacolo la sera, quando sua cugina sarebbe stata bellissima,
calzata in un fine furisode* verde pallido dalle lunghe maniche con le
rifiniture color pesca. Invidiava coloro che se ne sarebbero beati.
Non si accorse di essere scrutato da due paia di occhi, almeno
finché la voce calda e serafica di Haku non raggiunse le sue
orecchie.
- Neji-kun, vorresti dare una tua opinione riguardo la danza che stiamo
provando? La coreografia è completa, quindi basta un'ultima
prova per memorizzare i movimenti ed Hinata-chan dovrebbe essere pronta
per la serata. Guarderai? -
Rimase interdetto, evidentemente il ragazzo si era accorto di lui
già da prima e solo ora lo aveva tirato in causa. Come
avrebbe
potuto rifiutare? Sbuffò leggermente, facendo un cenno
affermativo con la testa e si preparò ad osservare.
Il moro si avvicinò ai tre suonatori che nel frattempo non
avevano smesso di memorizzare le note scritte da lui stesso apposta per
l'occasione, e gli chiese se era possibile fare una prova
generale.
Dopo di che, si riportò accanto ad Hinata e le si
posizionò dietro.
Quando partì la musica, vide i due muoversi con una
fluidità ed una precisione strabiliante. Rimase ammaliato
dai
gesti fugaci alternati a quelli ampi delle maniche che sembravano avere
vita propria e danzavano accompagnandoli. I lunghi capelli di entrambi
volteggiavano insieme ai loro corpi creando degli effetti illusori di
luci ed ombre.
Non poté fare a meno di stupirsi per quello spettacolo
stupendo
a cui stava avendo la possibilità di assistere, e
ringraziò mentalmente sua cugina ed Haku per avergli fatto
quel
regalo in una giornata tutt'altro che positiva.
Quando la musica terminò, si ritrovò a pensare
che era
durata troppo poco e che avrebbe voluto vedere ancora i due
snodarsi in quella danza paradisiaca.
Di fronte allo sguardo indagatore del moro ed a quello speranzoso di
Hinata, Neji non poté far altro che sorridere debolmente ed
esporre quello che pensava.
- Magnifico, veramente. Hinata-san, non immaginavo che nascondessi
questa
grazia innata sotto la superficiale goffaggine che ti è
propria.
Sono sicuro che nessuno avrà alcunché da ridire
stasera -
La vide abbassare lo sguardo imbarazzata e poi annuire, più
convinta di prima.
- Arigatou*, Neji-nii-san*. Mi spiace veramente tanto che non potrai
partecipare al banchetto... -
Quella frase lo fece tendere inconsapevolmente, mentre tentava di
rispondere mantenendo la compostezza sua tipica.
- Purtroppo queste sono le regole, Hinata-san. Sono comunque contento,
perché ho potuto assistere ad uno spettacolo altrettanto
emozionante, con ben due divinità completamente e solo per
me.
Vi ringrazio infinitamente, entrambi. Ora vado, immagino di non essere
più il benvenuto in questi luoghi, almeno fino all'alba -
Si era già voltato per allontanarsi quando la voce insicura
di Hinata lo raggiunse.
- Neji-nii-san, mio padre non ti ha avvisato? -
- Di cosa avrebbe dovuto avvisarmi? -
Era in allerta. Il tono preoccupato della cugina non prospettava niente
di buono.
- Stasera non dovrai allontanarti dalla Villa. Sono ordini di Yuki-sama
-
Questa notizia gli fece scorrere nelle vene uno spiacevole brivido.
Quando il Kami* ordinava cose simili, era sempre perché
aveva
in
mente qualcosa di perfido. Lanciò uno sguardo ad Haku e si
voltò.
- Cercherò di tenerlo a mente -
Detto questo, sparì dietro una delle porte.
Aveva appena terminato di indossare l'abito elegante per il Banchetto,
un furisode a sfondo nero con ricami bianchi e rossi. Il grande obi
carminio lo andava a chiudere e due fermagli tra i capelli, di
cui uno con l'ideogramma del Topo, completavano l'acconciatura e
tenevano alzati sulla testa i capelli corvini.
Osservò la linea dura della mascella, al contempo delicata,
e
gli occhi chiari chiedendosi quale colore sarebbe stato bene sulla sua
pelle. Raccolse un cofanetto dalla toletta e l'aprì
delicatamente. Scelse un ombretto rosato e lo passò con
precisione sulla palpebra, poi prese il mascara ed allungò
le
ciglia. Voleva essere perfetta per il suo Kami e nulla glielo avrebbe
impedito.
Sospirò pesantemente prima di passare un lucida labbra
trasparente ed osservare il suo riflesso. Mai come in quel momento si
sentiva sola. Il peso dell'onore e del segreto degli Hyuuga la opprimeva
come un macigno sulla testa mentre si predisponeva ad abbandonare la
sua stanza per dirigersi nell'ala della Villa in cui si sarebbe svolta
la riunione.
Passò davanti alla porta socchiusa della stanza di sua
sorella,
e si fermò un istante ad osservare la sua timida bellezza.
In
quello stupendo kimono sembrava decisamente un'altra persona e
l'acconciatura elaborata che un Haku sorridente stava ultimando la
rendeva ancora più bella ai suoi occhi. La
invidiò,
perché lei aveva un amico come il ragazzo che ora la stava
aiutando a passare un leggero strato di trucco dai toni pesca che
riprendevano i ricami dell'abito; perché lei aveva avuto il
coraggio di amare suo cugino quando tutto il resto della famiglia lo
allontanava; perché, sebbene Hinata fosse la primogenita,
era su
di lei, Hanabi, che il padre riponeva tutte le speranze del Clan. E
quali speranze, dato che erano costretti a vivere sottostando ad una
maledizione? Che i loro caratteri venivano modificati in base
all'animale di cui erano portatori? Che a lei era capitata la tortura
di essere l'animale che aveva tradito la fiducia degli altri,
inimicandosi così Gatto e Bue? Quell'animale allo stesso
tempo
amato ed odiato dal loro Kami.
Si allontanò dall'uscio con l'inquietudine nel corpo. La
serata si prevedeva lunga e ricca di avvenimenti.
Si trovava sul tetto della zona Est della Villa, adorava quel luogo.
Sedersi rilassato sulle tegole marroni ed osservare ciò che
lo
circondava. Probabilmente questo suo amore nasceva a causa della sua
natura felina, ma non se ne preoccupava troppo.
Alzò la testa al cielo per osservare le prime stelle
dell'ultima
notte dell'anno che si affacciavano nel cielo scuro, in cui uno
spicchio di luna faceva la sua comparsa.
Sospirò, pensando che anche quest'anno sarebbe rimasto tutta
la
notte su quel tetto, sentendo i suoni del Banchetto che si svolgeva
all'interno.
Era maledettamente doloroso sapere di essere diverso da tutti loro,
sapere che mai sarebbe stato accettato dalla sua famiglia sebbene
grazie a Naruto avesse imparato a lottare per ottenere ciò
che
gli stava a cuore. Pensare al biondo gli fece venire in mente la festa
che sicuramente era già iniziata nella tenuta dei Nara.
Chiuse gli occhi, immaginando come sarebbe stato bello potervi
partecipare, invece di rimanere lì in un limbo di inezia.
Purtroppo, quest'anno Yuki-sama aveva espressamente richiesto la sua
presenza alla Villa durante quella notte, per cui anche volendo non
avrebbe potuto allontanarsi.
Un rumore alle sue spalle lo fece voltare. Quando vide l'espressione
dolce di Haku si rilassò e gli permise di avvicinarsi.
- Sembri pensieroso, Neji-kun -
- Non più del solito, Haku-san -
- Haku, solamente Haku per te -
Si voltò stupito in sua direzione, scontrandosi con un
sorriso
radioso che lo fece sussultare. Aveva capito perfettamente il
significato di quelle parole ed aveva paura delle ripercussioni che
avrebbero causato. Si voltò nuovamente verso la luna.
- Siediti, Haku. Non rimanere lì in piedi -
Il tempo che impiegò per sistemarglisi accanto gli parve
immensamente lungo ed, allo stesso tempo, atteso. Nel momento in cui le
loro spalle si sfiorarono, rabbrividì, conscio finalmente
della
vicinanza tra il loro corpi.
- Sei preoccupato, Neji? -
- Non proprio, o almeno spero non ce ne sia bisogno -
Con la coda dell'occhio lo vide osservarlo attentamente, per registrare
ogni piccolo segnale di menzogna.
- Sai che con me puoi aprirti, vero? -
- Non mi serve qualcuno con cui aprirmi -
- Ma qualcuno che ti ami, non è così? -
Sussultò violentemente, ma tentò di mantenere una
facciata impassibile, pur sapendo che con Haku non sarebbe servita a
molto.
- Non ne ho bisogno -
- Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci ami -
Tacque, senza sapere come ribattere. Si sentiva solo, da tutta la vita.
Con il tempo aveva conosciuto persone che gli erano rimaste accanto.
RockLee e TenTen prima, Naruto, Sakura e quella banda di scalmanati dei
Team 8 e 10 in seguito. Aveva imparato con difficoltà a
relazionarsi con loro nella giusta maniera, con Hinata ad aiutarlo
indirettamente e Naruto a dargli la forza di andare avanti.
Con il moro era stato diverso. Da subito si era creato tra loro un
rapporto speciale, così amava definirlo. Non c'era bisogno
di
parole, poiché Haku intuiva ogni suo desiderio solo
osservandolo
e faceva di tutto per soddisfarlo.
- Haku, ti sei mai sentito solo? -
- Hai...devi sapere che prima di essere trovato da tuo zio, vagavo per
il Paese dell'Acqua senza una meta, vagabondo; litigavo con gli animali
per accaparrarmi il cibo necessario a sopravvivere e proprio quello
è stato il periodo in cui mi sono sentito più
solo.
Hiashi-sama è stato come un raggio di sole nella mia vita.
Mi ha
ridato la speranza che avevo smarrito in seguito alla morte dei miei genitori,
regalandomi una vita che ero già sicuro di aver perduto -
Si sentì osservato, così si voltò solo
per trovarsi con il viso del compagno a pochi centimetri dal suo.
- Non dovresti sentirti solo, Neji. Tu hai Hinata che ti ama come un
fratello se non di più, Naruto che è un ottimo
amico ed
io non ti lascerò tanto facilmente -
- Di questo non ne sarei troppo convinto - sussurrò
preoccupato,
prima di girarsi dall'altra parte, interrompendo il contatto visivo.
Era sicuro che anche lui, se avesse visto la sua vera natura, lo
avrebbe allontanato disgustato. Nessuno gli resisteva accanto dopo aver
visto. Persino sua madre era morta prematuramente dallo strazio di
avere un figlio del genere.
Si sentiva in colpa, ed arrabbiato con il suo Clan e con quella dannata
maledizione che non permetteva a nessun membro dello Zodiaco di vivere
una vita felice.
Tornò col pensiero al motivo scatenante di quella
situazione.
Suo padre gliene aveva parlato quando era ancora piccolo, per
spiegargli il motivo della sua condizione.
Erano
tempi molto lontani, quando ancora Konoha non era stata creata, quando
ancora lo Sharingan non esisteva ed il Byakugan era l'unica arte
oculare degna di nota, dato che i possessori del Rinnegan vivevano
perseguitati per le loro doti che si dicessero essere divine.
Fu proprio un possessore
di questo potere mostruoso a gettare la maledizione sul Clan Hyuuga.
All'epoca,
Capo Clan della famiglia era il famoso Hiro Hyuuga, conosciuto per la
sua magnanimità e benevolenza. Ovviamente, come tutti gli
individui pii, era soggetto a raggiri.
Tutto avvenne la notte di
Capodanno di moltissimi anni prima.
Un Uchiha, tale Toraku,
bussò al cancello principale della Tenuta Hyuuga, la stessa
in cui ancora adesso risiedevano.
Chiedeva asilo per la
notte e la promessa di una ricompensa.
Il Capo Clan, sicuro
della buona fede dell'uomo, acconsentì a lasciarlo restare
per la notte.
A
quei tempi, si parlava di un eremita che risiedeva in una valle poco
distante, quella che in seguito si sarebbe trasformata nella Valle
dell'Epilogo, in possesso del Rinnegan. Nessuno ci credeva veramente,
poiché tutti ritenevano che fosse solo una legenda priva di
significato.
Per
capire il motivo della maledizione, bisognava andare ancora
più
indietro nel tempo, al giorno in cui di fronte ad un possessore di
Rinnegan, l'allora Capo Clan della famiglia Hyuuga, Hiroshi,
giurò solennemente che mai il segreto della loro
capacità
oculare sarebbe stato rivelato ad anima alcuna. Era una loro
capacità innata e solo loro doveva rimanere. Da
lì nacque
il marchio di appartenenza alla Casata Cadetta, per evitare che i
nemici si impossessassero del loro segreto.
Tornando
all'infausta notte sopra citata, con un abile raggiro, l'Uchiha
riuscì ad estorcere parte del segreto del Byakugan ad Hiro,
che
ignaro di aver appena trasgredito ad un giuramento continuò
a
conversare allegramente con l'altro uomo. Questo almeno fin quando dal
nulla videro apparire l'eremita del Rinnegan, oltraggiato dalla
mancanza di fede al patto. Con i suoi poteri immensi decise di punire i
trasgressori con una punizione equa alla colpa di cui si erano
macchiati. Preannunciò uno sterminio del Clan che aveva
rubato i
saperi dell' 'occhio bianco' trasformandolo in scarlatto come segno
distintivo, ed a coloro che si erano lasciati raggirare
lanciò
la Maledizione dello Zodiaco. In ogni periodo, si sarebbero sempre
avuti un rappresentante per lo spirito di ogni animale dello zodiaco, i
quali si sarebbero trasformati nei suddetti animali se abbracciati
da persone del sesso opposto, causando così
l'impossibilità per coloro che ne venivano colpiti di poter
essere amati. La sorte peggiore era però quella del Kami,
costretto a diminuire la sua durata di vita per accollarsi parte delle
colpe degli animali, e del Gatto, costretto a nascere con sembianze
deformi e ad essere odiato da tutti per il suo tradimento nei confronti
del Kami.
Da
quel momento, per gli Hyuuga, iniziò un periodo di
rinnegamento
del problema, che causò sanguinose lotte interne e
convinse il Capo Clan a dare il destino più crudele a membri
della Casata Cadetta.
Le parole di Hizashi risuonavano ancora nella sua mente, insieme alla
consapevolezza di essere uno dei membri del Clan con il destino
più triste della storia.
Sentì gli occhi inumidirsi e decise di frenare
l'emotività che lo stava sopraffacendo, solo per non dover
mostrare la sua parte più debole ad Haku.
Uno strano ragionamento lo portò a pensare che quel ragazzo
aveva lo stesso nome del loro occhio maledetto. Bianco.
Tornò a volgere il viso in sua direzione, solo per trovarsi
con
le labbra del ragazzo sulle sue, che scostò immediatamente.
Dal
giorno della scoperta della maledizione, aveva cercato razionalmente di
capire i sentimenti che provava per lui, ma ogni discorso finiva sempre
con l'impossibilità per loro di vivere una storia. Ora
invece si
era ritrovato ad essere baciato proprio dalla persona che voleva
allontanare per paura di una sua reazione negativa alla scoperta della
verità.
Non era pronto per rivelare il suo vero aspetto ad Haku, ma ugualmente
non voleva prenderlo in giro.
Si rese conto di essere rimasto immobile sotto lo sguardo preoccupato
dell'altro, che subito prese parola.
- Scusami se ti ho spaventato. Avevo notato la tristezza sul tuo volto
ed avrei solamente voluto alleviarla un poco. Mi spiace averti irritato
con il mio gesto -
- Gomenne*, Haku. Io non credo di essere pronto ad affrontare tutto
quello che sto provando. Ho...paura -
Improvviso, arrivò l'abbraccio caldo del moro. Lo aveva
stretto
tra le braccia e passava lente carezze sulla sua schiena e sui capelli.
- Non devi giustificarti, Neji. Arriverà il momento in cui
ti
sentirai pronto ad affrontare, ed io sarò lì -
Il dolce sorriso che gli regalò lo fece fremere, prima che
una risata imbarazzata raggiungesse le sue orecchie.
- Scusatemi, credo di aver interrotto qualcosa -
La voce di Naruto era inconfondibile. In quel momento ed a quella
velata provocazione, non riuscì a fare nulla di meglio che
staccarsi rapidamente, ma composto, da Haku e voltare lo sguardo verso
di lui, realizzando con sollievo di non essere arrossito.
- Naruto-kun, cosa ci fai qui? -
Lo vide passarsi una mano nervosamente tra i capelli della nuca e
sorridere in maniera ebete prima di rispondere.
- Beh, ti ho detto che ogni anno ti vedo festeggiare il Capodanno da
solo su questo tetto. Ho solo pensato di venire a passarlo con te -
- E la festa dai Nara? -
- Magari possiamo passare da loro domattina, sono sicuro che faranno
baldoria per almeno un paio di giorni, sempre che Tsunade-obaa-chan*
non
decida di mandarci tutti in missione proprio il primo giorno dell'anno.
Ti immagini che brutto che sarebbe? -
Il biondo si stava nuovamente perdendo in una prolissa narrazione delle
reazioni che l'Hokage avrebbe avuto sapendo della mega festa a cui non
era stata invitata.
Sentì la musica dall'interno della Villa affievolirsi, segno
che
la Danza di Apertura del Banchetto stava terminando. Si chiese se fosse
andato tutto bene e se Hinata fosse riuscita a dare il meglio, come
aveva fatto durante la prova. La festa sarebbe durata fino all'alba,
tanto valeva andare a prendere qualcosa da mangiare per sé
ed il
suoi amici.
- Aspettatemi qui, vado a prendere un vassoio con del cibo. E' ora di
cena ed è giusto che anche noi festeggiamo -
Vide i due ragazzi annuire, così scese agilmente dal tetto e
si
diresse con passo elegante e deciso verso le cucine, sperando che
qualcuno avesse pensato a preparare un po' di scorte.
Era ormai quasi passata mezz'ora da quando Neji si era allontanato dal
tetto ed iniziava a preoccuparsi. Le parole che Hiashi-sama aveva
rivolto a lui e Naruto gli tornarono in mente prepotentemente. Gli
aveva raccomandato per il loro bene di non allontanarsi mai troppo da
suo nipote durante quella sera.
Un brivido di presentimento scorse lungo la sua spina dorsale. Si volse
in direzione del biondo, solo per vederlo annuire ed alzarsi
velocemente. Mentre percorrevano i corridoi della Villa non
poté fare a meno di porgli una domanda.
- Anche dopo aver scoperto della trasformazione di Hinata, vuoi
continuare a starle accanto ed amarla? -
Lo sguardo basito dell'altro lo fece sorridere.
- Sono molto attento agli atteggiamenti delle persone e si vede da
lontano che ne sei innamorato -
Lo vide arrossire, prima di fare un cenno affermativo con la testa e
spiegarsi.
- Non mi interessa. E' una stranezza sulla quale posso tranquillamente
passare sopra. L'unica cosa negativa è che non
sarò in grado di abbracciarla nella sua forma umana, ma
potrò sempre farlo quando è un coniglio - disse
ridendo piano.
- Tu non hai neanche questo problema, Haku-san. Neji-kun è
del tuo stesso sesso, potete abbracciarvi quanto volete -
Sussultò a quelle parole, prima di rivolgergli uno sguardo
sereno. Aveva pienamente ragione, ma sentiva che ancora qualcosa
sfuggiva completamente al suo controllo, qualcosa di molto importante.
Stava ancora facendo quelle riflessioni quando giunsero d'innanzi alla
porta della cucina.
La sua attenzione fu immediatamente attirata da una voce melliflua e
leziosa, che lo fece fremere. Si sforzò di ascoltare le
parole che venivano dette con un tono elegante, che nascondeva una vena
di sadismo prepotente.
- Neji-kun, questo è stato veramente un incontro fortuito,
non credi? Non abbiamo mai molte occasioni per incontrarci e parlare -
Non percepì la risposta a quella provocazione, probabilmente
Neji aveva abbassato il volume, fino ad un lieve sussurro. Questo
accadeva solamente con qualcuno che gli incuteva una violenta paura. Si
chiese chi mai potesse essere il suo interlocutore per assoggettare il
forte ed orgoglioso Neji Hyuuga in quel modo.
- Lasciatemi andare -
Quella frase squarciò il silenzio precedente, era stata
gridata con disperazione. Non attese oltre, dopo aver scambiato un
lieve cenno d'intesa con Naruto, spalancò l'uscio, rimanendo
immobile di fronte allo spettacolo che si ritrovarono ad osservare.
Una persona alta, sicuramente uno Hyuuga, era in piedi di fronte a
loro. I corti capelli argentati gli lambivano le spalle nude,
poiché il sontuoso kimono che indossava era leggermente
calato. Gli occhi sembravano avere la stessa tonalità della
folta capigliatura e sulla sua fronte svettava il simbolo della Casata
Cadetta.
Una mano pallida ed affusolata era stretta attorno al collo diafano di
Neji, che respirava a fatica ed aveva gli occhi socchiusi e la bocca
contratta in una smorfia di patimento.
Vide quello sguardo gelido posarsi su di loro, prima che un ghigno si
aprisse sulle labbra vermiglie.
- Ma bene, gli ospiti d'onore sono finalmente giunti. Possiamo
procedere -
Mentre terminava la frase, portò la mano al polso inerme di
Neji, incidendo con un'unghia la pelle delicata e lasciando colare
alcune gocce del suo sangue. Velocemente ne raccolse qualche stilla con
il polpastrello dell'indice e lo portò alla sua fronte
libera dal coprifronte,
disegnando con precisione il kanji del rilascio, 放.
Ciò che accadde in seguito lo fece star male. Vide Neji
dimenarsi in preda ad un dolore che sembrava eccessivo da sopportare.
Una smorfia deformò il suo volto ed un urlo strozzato
lasciò la sua gola, trasformandosi presto in un ustolio
tormentato.
La pelle del corpo andava piano aggrinzendosi e ricoprendosi di
sporadici peli marroni. Il naso si stava schiacciando fino a prendere
la colorazione e la forma di uno animale e le labbra si assottigliarono
visibilmente. Quello superiore si divise esattamente a metà
e
venne ricoperto da ispidi baffi, mentre nulla rimaneva dei lunghi
capelli del ragazzo, ora sparsi al suolo.
Sulla testa due deformi escrescenze, simili ad orecchie, mentre il viso
si allungava in avanti, trasformandosi in un muso. Nel momento
in cui quell'essere, che stentava a convincersi essere Neji, si
voltò in sua direzione, si rese conto della cosa
più
spaventosa. Al centro dei suoi occhi bianchi, ora più
piccoli ed
affilati, sorgeva una pupilla allungata.
Portò una mano alla bocca, cercando di trattenere il pianto
che
cercava di impossessarsi del suo corpo. Cosa avevano fatto al suo Neji?
Percepì lontano il sussurro del ragazzo che amava, ora
più simile ad un miagolio.
- Mirenai* -
Vide quella creatura iniziare a correre veloce, allontanandosi da loro,
ma non riuscì a muovere un passo per seguirla. Rimase
immobile,
lo sguardo fisso sul pavimento e gli occhi umidi.
- Quella è l'altra natura, segreta, di chi nasce Gatto. Solo
il
possessore dello Spirito del Gatto assume quella forma mostruosa. Vi ha
disgustato, vero? Io l'ho trovata rivoltante, la prima volta in cui
l'ho vista -
Una risata alta e maligna perforò le sue orecchie e come
risvegliatosi da un'illusione, tornò a percepire
ciò che
lo circondava. Naruto accasciato a terra, non era riuscito a trattenere
un conato di vomito.
- Chi sei tu? -
- Non si da del tu ad un dio,piccolo insolente! -
Lo schiaffo lo raggiunse inaspettato, ma servì a farlo
tornare completamente in sé.
- Così voi siete Yuki-sama, il capo dello Zodiaco -
- Sei un ragazzo intelligente, spero che ora avrai capito che devi
lasciare in pace questa famiglia. Siamo dannati, non abbiamo bisogno di
falso amore per vivere -
Senza rispondergli, si accucciò accanto al biondo,
sorreggendo la sua fronte e aiutandolo a rialzarsi.
- Naruto, ce la fai a correre? -
Lo vide annuire energicamente, per quanto permesso. Si voltò
in
direzione del Kami e sputò fredde parole al suo indirizzo.
- Siete veramente convinto che basti una cosa del genere per far
scemare i sentimenti che ci legano a Neji? Ed ora, con permesso,
abbiamo un amico da aiutare -
Lo lasciarono lì, troppo sorpreso per ribattere ed uscirono
da quella casa alla ricerca dell'altro.
Correva velocemente, un solo pensiero nella testa.
'Mi ha visto, Haku mi ha
visto. E' finita, ormai è tutto finito'.
Si lasciò andare ad un urlo frustrato, incapace di reggere
ancora il peso della sua condizione. Distruggeva tutto ciò
che
intralciava il suo passaggio, mentre cercava di allontanarsi dalla
tenuta degli Hyuuga il più velocemente possibile. Nella sua
testa risuonavano le parole che tanto odiava sentire.
Quel ragazzino non ha nemmeno
pianto al funerale.
E' colpa sua! E' perché è il portatore dello
Spirito del Gatto che sua madre è impazzita, lasciandolo
solo.
Povera donna! Anche io
avrei avuto la stessa reazione con un abominio del genere come figlio.
-
Zitti! Tacete! Non è stata colpa mia, non è stata
colpa mia!! -
-
Lo so. E' per questo che ho deciso di allevarti, anche se non potrai
dimenticare il rancore che ti logora per la morte di tuo padre, ed io
non potrò prendere le sue veci per colpa delle stupide
regole di
questo Clan. Però ti sarò accanto, Neji e
cercherò
di proteggerti da te stesso e dalla Maledizione. Lo faccio soprattutto
per mio fratello, Hizashi -
Tremò
al ricordo di quella frase, suo zio da quel momento non gli aveva fatto
mancare nulla, tranne l'amore di una famiglia. Ma si era già
rassegnato a quel dato di fatto, nessuno avrebbe mai amato veramente un
mostro come lui, o almeno non la sua forma reale. Si era illuso che
probabilmente con Haku e Naruto sarebbe potuto essere diverso. Quanto
aveva sbagliato. Gli ritornava in mente l'espressione sul volto del
moro nel momento in cui l'aveva osservato e sentì lacrime
amare
solcargli la pelle ruvida, felina.
- Neji... -
Solo un sussurrò, ma lo udì perfettamente. Si
voltò rapido nella direzione da cui aveva avvertito
provenire la
voce, solo per ritrovarsi un Haku affannato a qualche metro di
distanza. Il suo sguardo faceva male, molto più di un kunai
conficcato nel petto. Non avrebbe saputo dirne il motivo, ma non
riusciva a catalogare la sua espressione.
- Neji, perché sei scappato così prima? Ho dovuto
correre per raggiungerti -
Il tono della sua voce aveva qualcosa di innaturale, somigliava troppo
ai complimenti che gli riservava sua madre, divisa tra l'amore per un
figlio ed il timore per ciò che questo era.
- Vai via, Haku! Non voglio più vederti. Sparisci! -
L'ultima parola uscì come un ronfo violento.
Percepì la presenza di qualcuno alle sue spalle,
così si
voltò velocemente solo per ritrovarsi ad osservare un Naruto
con
lo sguardo triste ma deciso, un sorriso lieve sulle labbra.
- Noi non ti lasciamo, Neji -
Il respiro accelerò, faceva paura quella sensazione che si
stava
facendo largo dentro di lui. Decise di fare la cosa più
sicura,
fuggire da quelle emozioni che lo stavano distruggendo.
Spiccò un salto, ma sentì qualcosa di pesante
immobilizzarlo al terreno. Naruto l'aveva afferrato per la vita e lo
teneva stretto in un abbracciò.
Sguainò un kunai per allontanarlo, ma non ebbe l'effetto
sperato.
- Credi veramente che fuggendo si sistemerà tutto? Sei
convinto che continuando a vivere in solitudine sarai felice? -
Quello del biondo era un urlo violento e carico di aspettativa. La sua
domanda faceva male, perché era proprio ciò che
stava
facendo, fuggire. Cercare di ripararsi dalla paura e dal dolore.
- Avanti Haku, diglielo. Digli la verità, digli cosa pensi
di lui -
Puntò i suoi occhi felini sul moro, che fino ad allora era
rimasto immobile. Lo vide muovere i primi passi stentatamente, poi con
la sua solita grazia gli arrivò accanto e fece una cosa che
mai
si sarebbe aspettato.
Sorrise, un sorriso vero e dolce, solo per lui.
Solo una lacrima solcò il suo viso, mentre le parole del
ragazzo gli trapanavano la mente con una potenza inaudita.
- Neji, ti amo. Non mi interessa quale sia il tuo reale aspetto fisico,
né se tu sia bello o brutto. Mi sono innamorato dei piccoli
gesti, del tuo orgoglio, del calore che emana il tuo corpo e che
è lo stesso che sento provenire da te anche ora. Amo la tua
onestà, il modo in cui arrossisci compostamente, cercando di
non
darlo a vedere ed anche il modo in cui provochi sottilmente le persone
per avere una reazione che ti soddisfi. Pensavi veramente che ti avrei
abbandonato per una sciocchezza simile? Credo che allora tu non mi
conosca ancora bene -
Gli si inginocchiò accanto, e senza preavviso
catturò le
sue labbra in un bacio semplice, di cui sentì tutto
l'affetto.
Socchiuse gli occhi e si abbandonò tra le braccia di Naruto,
che
ancora lo teneva stretto ed ora sorrideva, il suo solito sorriso
spensierato.
Sentì in lontananza il conosciuto 'puff' che segnava la sua
trasformazione in gatto. Evidentemente era stata una serata stancante,
ma non se ne preoccupò. Era sicuro che Haku e Naruto si
sarebbero presi cura di lui.
Onigiri.
Polpetta di riso bianco dalla forma triangolare con un ripieno di
pesce, solitamente salmone.
Adoro il salmone, forse per la mia natura di Gatto.
Ho scoperto che essere un onigiri non è male.
Certo, ti senti diverso se vieni inserito in un cesto di Frutta, ma
insieme ai miei simili è tutto più facile.
Ho avuto la fortuna di incontrare altre polpette di riso disposte ad
aiutarmi, ed ora sono felice.
Non c'è maledizione che tenga, quando la persona che amo mi
è accanto e mi sostiene, quando ho degli amici fidati ed il
rapporto con le mie cugine è tornato quasi normale.
Dico quasi, perché sebbene abbia tranquillamente
ricominciato a
parlare con Hinata, che a breve sposerà Naruto, con Hanabi
c'è ancora qualche attrito.
Quei testoni sono persino riusciti a far cambiare Yuki-sama, con cui
ora si possono avere conversazioni quasi normali.
Io comunque stringo i denti e non mi do per vinto.
Arriverà il giorno in cui la Maledizione dello Zodiaco non
condizionerà più le vite dei membri della
famiglia Hyuuga.
Aspetto fiducioso che quel momento arrivi e nel frattempo ho imparato a
convivere con me stesso.
Di questo devo ringraziare soprattutto Haku.
* Hai : Si.
* Furisode : Kimono usato dalle donne nubili con lunghe maniche.
* Arigatou : Grazie.
* Nii-san : Fratello.
* Kami : Dio.
* Gomenne : Perdonami.
* Obaa-chan : Nonna.
* Mirenai : Non guardarmi.
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