Remember Me

di SkyFullOfStars_
(/viewuser.php?uid=250356)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Avete mai provato la sensazione di sentirvi morire?

Se la vostra risposta è si allora sapete benissimo come ci si sente.

Ma se la vostra risposta è no, temo non potrete mai capire cosa significhi sentire il cuore che si frantuma in mille pezzi.

A me è capitato quando ho capito che non avrei mai più avuto indietro la persona che amavo.

Ma lasciate che vi spieghi tutto dall'inizio...o dalla fine.

 

 

 



Sembrava la terza guerra mondiale.

La scuola di magia e stregoneria tanto amata dai giovani maghi era stata attaccata da dei nuovi mangiamorte, seguaci del defunto Voldemort, che si erano introdotti qui con strani incantesimi diabolici che neanche la sicurezza di Hogwarts era riuscita a svelare.

Ma Harry si.

Si era accorto subito che qualcosa non andava. E così aveva radunato tutta la scuola nel punto di raccolta per farli stare al sicuro...Era convinto di farcela.

-Harry, non ti permetterò di andare da solo!-

Ero furioso.

Non poteva affrontare quei sudici mangiamorte tutto da solo.

Sarei andato con lui.

Ma neppure io sarei riuscito a convincerlo...Lo conoscevo bene, e mi avrebbe fatto restare insieme agli altri anche in mio dissenso.

Mi prese il viso tra le mani.

-Draco, devo farlo...Tornerò, te lo prometto.-

Annuii forzatamente, con la paura che mi travolgeva al solo pensiero di perdere l'unica cosa a cui tenevo nella mia vita.

Le sue labbra mi baciarono dolcemente, come se volesse dirmi qualcosa che non poteva essere tradotto a parole.

Incontrai i suoi occhi ancora una volta, e poi il suo solito sorriso ingenuo.

-Torna da me.-

Harry sorrise ancora.

-Sempre.-

Lo osservai allontanarsi da me e dirigersi verso il cortile della scuola, con in mano la sua fedele bacchetta ed i suoi occhiali che traballavano sul naso.

 

 

 

 

 

 

 

Gridai.

Gridai non appena le mie orecchie captarono un urlo che non mi piacque affatto.

Urlai più forte che potevo, tirando fuori tutto il fiato dai miei polmoni impegnati a correre verso il corpo di Harry che, fragilmente, cadeva sul freddo cortile di Hogwarts.

I miei pensieri si fecero caotici, come se ci fossero mille persone che urlassero tutte insieme frasi diverse, parole diverse...Ma un unico nome.

-Harry!- gridai ancora con tutta la mia forza.

Mi accostai a lui in tempo in tempo per vederlo crollare tra le mie braccia, stremato dal dolore e ricoperto di sangue.

-C-ce l'ho fatta...Hai vis-sto, Draco?..-

-Si,- dissi tremante con un sorriso, stringendolo tra le mie braccia,- sei stato bravissimo...-

Lo vidi sorridere man mano che le sue palpebre diventavano sempre più visibili.

Così cercai di tenerlo sveglio mentre intorno a me Hermione e Ron accorrevano spaventati.

-No, no, no, no, ehi, ehi, Harry, Harry guardami...-

Lo fissai in quegli occhi celestiali che mi avevano fatto innamorare la prima volta che li vidi, quando ancora eravamo dei semplici ragazzini che si odiavano a morte.

Vidi la prima volta che mi salvò la vita e quando ammise di aver rubato il mio profumo solo per farsi un'idea su cosa regalarmi per il mio compleanno...In quello specchio dei suoi occhi c'era un filmato che si ripeteva continuamente non appena il mio sguardo incontrava il suo.

Gli carezzai la guancia.

Era fredda.

Ben presto le lacrime raggiunsero i miei occhi....Sapevo cosa stesse accadendo, ma non volevo accettarlo.

Ed anche Harry lo sapeva.

C'era qualcosa che doveva dirmi, lo sentivo, ma non riusciva a parlare...Le ferite erano troppo gravi.

I suoi occhi si diressero verso Hermione...La guardarono in modo strano mentre i miei singhiozzi si dileguavano per tutto il cortile.

La ragazza, con aria triste, si avvicinò a me ed accostò una strana bottiglietta alla guancia di Harry, raccogliendo un paio delle sue lacrime. Chiuse la piccola ampolla e me la poggiò su una mano, richiudendola con uan stretta.

-Che significa?-

Nè Ron nè Hermione mi risposero.

Non capivo.

Continuai a piangere avvertendo il dolore e la confusione che s'infiltrava furtivo nel mio petto...Avrei preferito essere al suo posto pur di non fargli patire quell'inferno.

-Draco...Sap-sappiamo entrambi cosa s-sta succedendo...-

-No, Harry, ti prego non lasciarmi...Non posso vivere senza di te...Io non posso...-

Osservai il suo viso quasi rassegnato.

Avevo l'impressione che stesse per fare qualcosa che non voleva fare, ma che fosse costretto...Forse mi sbagliavo.

Era successo tutto così in fretta.

Gli baciai la fronte e poi le labbra...Lui ricambiò, ma pian piano avvertii le sue forze scivolare via, come fossero gocce di pioggia su un vetro ghiacciato.

Lo strinsi ancora più forte a me mentre fissavo i suoi occhi con la paura che si chiudessero all'improvviso senza che me ne accorgessi.

-Mi dispiace, Draco.-

Gli sentii alzare faticosamente una mano verso la mia tempia...E con un ultimo sussurro, le sue labbra pronunciarono "Oblivium".

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***







Non mi ero mai sentito così disperso come allora.

Giacevo lì, con il corpo inesistente di un ragazzo che mi sembrava di non conoscere.

Che diavolo ci faceva lì? E che ci facevo io lì? Perché i miei occhi erano bagnati dalle lacrime?

 

Un vuoto.

 

Mi sentivo confuso, perso, come se fossi appena stato in un luogo sconosciuto, dove avevo la massima certezza che mi sarei perduto tra le oscure nubi di ricordi che non sapevo avere e che ora circondavano la mia mente come macchie che non vogliono sparire.

Guardai di nuovo le palpebre chiuse del ragazzo...Non riuscivo a capire chi era.

Eppure mi sentivo il cuore in mille pezzi, frantumato da qualcosa di cui ignoravo l'esistenza e che forse, almeno così pensavo, era la causa delle mie lacrime.

Poi mi accorsi delle persone intorno a me.

-Draco...-mi sussurrò una ragazza dai lunghi capelli castani. Era in piedi di fronte a me e la sua voce era rotta, rotta dalla malinconia e da quella carica sfumatura di tristezza. Era Hermione ed era in lacrime.

La fissai con gli occhi pietrificati di chi non riesce a captare nessun segno proveniente dal mondo intorno a lui: riconobbi Ron accanto a lei, la teneva per le spalle in un abbraccio e sembrava osservare la terra senza saper staccare gli occhi da lì.

C'erano altre persone intorno a me che mi fissavano, forse sperando in una mia imminente reazione...Ma di cosa? Non sapevo cos'era appena successo...O almeno non lo ricordavo più.

Era alquanto strano essere l'oggetto dell'attenzione in quel momento, ma tutta quella pesantezza sparì non appena mi accorsi di un rivolo caldo di sangue che mi colava dal naso.

Lo tastai e cercai di asciugarlo con il dorso della mano.

Hermione mi si era fatta vicina.

I suoi bellissimi occhi erano ancora bagnati e qualche lacrima furtiva scorreva sul suo viso, creando varchi che probabilmente non si sarebbero mai fermati.

-L'ha fatto alla fine, non è vero?- sussurrò piano, quasi stesse parlando con se stessa.

Io non capivo.

-Chi?-

La castana mi guardò e poi spostò lo sguardo sul ragazzo che giaceva ancora tra le mie braccia.

Quando rivolsi gli occhi di nuovo sul suo viso mi accorsi che si era fatto pallido.

Mi ricordo che mi sforzai profondamente di riconoscere quel viso...Con tutto me stesso provai a concentrarmi su ogni singola parte: bocca, occhi, fronte...Ma niente. Io non lo conoscevo quel ragazzo.

Ed ogni volta che arrivavo a quella conclusione mi sentivo strano, come sconfitto da un nemico invisibile.

La ragazza mi accarezzò una guancia e mi strinse la mano.

-Mi dispiace tanto. Ma sappi che l'ha fatto per te. Per non farti soffrire.-

Cercai di sorriderle ma non ci riuscii.

-Hermione...Chi era?-

Alla mia domanda la ragazza sembrò sussultare per un attimo, come se quelle parole l'avessero infilzata a fondo nell'anima. Dalla sua espressione capivo che soffriva.

Avrei dovuto farlo anch'io?

-Non posso dirtelo, Draco. Gliel'ho giurato.-

Quando tornai nella mia stanza ero distrutto.

Aprii la porta con lentezza, come se ogni gesto che facevo mi sarebbe costato un respiro.

Mi sedetti sul mio letto guardando fuori la finestra.

Il corpo del ragazzo era ancora lì. Non capivo perché non l'avessero già portato via ma forse Hermione non gliel'aveva permesso.

Vedevo Ron che l'abbracciava e la teneva stretta e provai una gran tristezza nel scorgerli così.

Non li avevo mai visti piangere.

Andai nel bagno e mi lavai le mani un po' sporche del sangue che mi era colato dal naso...All'improvviso scoppiai i lacrime.

Non so spiegarvi il perché. Mi venne voglia di distruggere qualsiasi cosa mi fosse capitata sottomano e fu proprio quello che feci, poiché non riuscii a trattenermi.

Lasciai che la mia ira inspiegabile si rivoltasse su libri, vestiti, mobili e qualunque oggetto ci fosse nella stanza, sul letto, per poco non sfondai il vetro della finestra.

Ma mi fermai. Il mio sguardo si concentrò sul riflesso del vetro e fui istantaneamente rapito da una scatola che non conoscevo.

Mi voltai, la vidi per terra, rivoltata su un lato.

Mi asciugai le lacrime che erano fuoriuscite da sole e mi piegai per afferarla.

Era leggera, ma non appena la scossi avvertii che c'era qualcosa lì dentro. Ed era più di una.

Ero ancora turbato da quello che era successo poco fa e non volevo aprire quella dannata scatola...Anche se sembrava urlarmi contro non appena mi allontanavo.

Era notte fonda quando mi decisi ad aprirla.

Era accovacciato sul letto, le ginocchia strette al petto, gli occhi fissi sulla scatola davanti ai miei piedi, illuminata dalla mia solita lampada da studio.

 

 

La stanza era silenziosa. 

Fuori il ticchettio della pioggia mi trasmetteva un'insolita sensazione di relax.

Guardai la finestra.

Non riuscivo a togliermi dalla testa il viso di quel ragazzo.

Un brivido mi accarezzò la schiena non appena pensai a lui.

Poi posai la scatola sulle ginocchia e l'aprii.

Da quello che potevo vedere con la fioca luce della lampada, la scatola era piena zeppa di pezzi di carta.

Per un istante fui tentato di richiuderla, ma poi mi accorsi che non erano semplici pezzi di carta scarabocchiati...Erano lettere.

Rivoltai la scatola: erano tutte impacchettate insieme con un fiocco verde scuro, il mio colore preferito.

Non ce n'erano tante, ma di certo non potevano definirsi troppo poche, anche se erano ripiegate su se stesse almeno tre volte.

Tolsi il fiocco con un semplice gesto e presi la prima lettera tra le mani.

La carta era semiruvida, un po' vecchia, ma l'inchiostro non era rovinato e tutto pareva leggibile.

Le lettere erano scritte in entrambe le facce, in corsivo, con una calligrafia molto simile alla mia.

Quando riuscii a prendere coraggio cominciai a leggere.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***





 2 Settembre 2009

 

 

Credevo che Hogwarts fosse più inquietante ed oscura di quello che pensavo.

Era il 1997. Settembre, probabilmente.

Il treno delle nove e tre quarti aveva appena fatto fermata in mezzo ad una radura verdeggiante. Temevo cui avessero portato nel bel mezzo di un bosco e fatti divorare dagli animali selvatici. Dio, quant'ero stupido all'epoca.

Non appena le porte si aprirono, la radura fu invasa da migliaia di vecchi studenti e di piccoli marmocchi che si guardavano intorno disorientati.

Tra quel gruppetto c'ero anch'io. Draco Malfoy.

Dio, quanto tempo è passato.

Fu lì che vidi per la prima volta tutti i miei odierni amici: Ron, la piccola Hermione, già saputella allora, i gemelli Weasley, Ginny...Ed il famoso Harry Potter.

Ricordo ancora quando lo vidi scendere dalle scalette del treno: meravigliato, con il suo splendido sorriso stampato sulla faccia, sorriso che avrei baciato e ribaciato più volte nel corso della mia vita.

Mi sembra che tutto questo sia successo ieri. E' così vivido nei miei ricordi.

Mi ricordo che ci scambiammo uno sguardo. Uno solo, rapido e fuggente...Ma mi bastò quello per capire di chi mi sarei innamorato nel corso dell'anno scolastico.

Rimasi pietrificato per un istante, finché Tiger non mi diede uno spintone invitandomi ad uscire dal treno ed io lo insultai.

In pochi secondi ci fecero salire su delle barche traballanti ed attraversammo il bacino d'acqua che raccoglieva le pietre della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

Più mi avvicinavo e più mi sentivo inondato da una strana sensazione di eccitazione di cui avevo ignorato l'esistenza mesi prima.

In pochi minuti ci fecero scendere dalle barche ed io ed i miei amici, Tiger e Goyle, seguimmo un paio di studenti-guida che ci condussero su delle enormi scale in pietra, poco prima di entrare nella grande sala da pranzo del castello.

Avevo una fame da urlo.

Fu proprio dopo che ci fummo sorbiti un austero benvenuto da parte della Professoressa MCGranitt per darci il benvenuto nella scuola che rividi Harry.

Ron ed Hermione gli stavano ai lati e tutti e tre sembravano silenziosi.

Non so bene cosa mi spinse ad aprire bocca, probabilmente volevo vantarmi di chissà che cosa, lo facevo spesso a quei tempi e mi ricordo che mi si poteva definire molto strafottente con gli altri. Con chiunque in realtà.

-E' vero allora,- mormorai con voce antipatica,- quello che dicevano sul treno.-

Harry si voltò verso di me.

Dio se era bello.

-Harry Potter è venuto ad Hogwarts.- e gli lanciai uno dei miei soliti sguardi da sfida. Per che cosa poi, ancora devo riuscire a capirlo. Ero solo un viziatello.

Mi presentai avvicinandomi dopo aver introdotto i miei due amici con superficialità.

Quello che mi interessava era che puntasse l'attenzione su di me.

Mi ricordo che provai a farlo passare dalla mia parte, in fondo sospettavo già dei suoi incredibili poteri...Ero convinto che insieme avremmo potuto fare qualcosa di davvero malefico ed avremmo potuto conquistare tutti e passare al lato oscuro forse.

Harry mi respinse in pochi secondi.

Mi allontanai da lui non appena la MCGranitt mi picchiettò sulla spalla ma non smisi di guardarlo.

Ero appena stato ossessionato da Harry Potter.

 

 

 

 

Quando lo rividi fu in biblioteca, in uno di quei noiosi pomeriggi passati a studiare.

Non c'era quasi nessuno a quell'ora, non ricordo precisamente l'orario, ma si avvicinava la cena.

Ero stufo di quella lettura di biologia che stavo intraprendendo su un libro grosso quanto la mia faccia.

Tutte cose inutili che non mi sarebbero servite a nulla, pensavo.

Chiusi il libro con un tonfo così forte che alcuni studenti i voltarono per capire cosa fosse stato.

Al diavolo il silenzio,al diavolo le lezioni.

Volevo divertirmi un po', e ovviamente la mia idea di svago all'epoca non era altro che dare fastidio a qualcuno. E chi meglio del ragazzo che mi aveva stregato pochi giorni prima?

Mi ricordo che mi alzai dal tavolo al quale ero seduto ed iniziai a cercarlo.

Feci un giro intero nella biblioteca prima di riuscire a trovarlo; nel frattempo avevo già buttato i libri a terra a qualcuno e dato spintoni a chi neanche conoscevo.

Lo vidi intento a leggere su una montagna di libri aperti intorno a lui; ancora ho l'immagine davanti di lui accovacciato nel bel mezzo di due scaffali.

Lo osservai per qualche secondo con l'attenzione con cui si studia un'opera d'arte: con l'accortezza di non guardarla troppo a lungo per non rovinarla. Dopotutto era un'immagine meravigliosa.

All'improvviso si accorse di me e sussultò per lo spavento.

-Fifa, Potter?- ghignai con la spalla su uno scaffale. In fondo era carino quando si agitava, ma di certo non glielo avrei mai detto. Draco Malfoy non diceva cose carine a nessuno. Neanche a se stesso.

Ricordo il silenzio con cui Harry riportò lo sguardo sui libri: mi fece parecchio arrabbiare, in fondo non ero abituato a non avere una risposta.

Stavo proprio per riprenderlo con le mie solite frecciatine quando mi disse qualcosa che mi avrebbe cambiato per il resto della mia vita.

-Lo so che non sei come gli altri. Ti mostri più forte e cattivo solo perché sei incredibilmente debole ed hai paura di essere abbattuto da chiunque. Perché sai che non riusciresti ad alzarti senza l'aiuto di qualcuno. Perché sai di non avere un sostegno, di non avere nessuno accanto a te.-

Poi si alzò e scavalcò la montagna di libri che lo circondava. Si avvicinò a me e mi prese una mano, la strinse tra le mie dita.

-So chi sei. So che vuol dire essere solo. Ma non vuol dire che tu debba continuare ad esserlo necessariamente.-

Mi sorrise. Dio, me lo ricordo ancora quello splendido sorriso. E' proprio qui accanto a me, lo sento a pochi centimetri dalle mie labbra...E come quella volta ho ancora i brividi.

Nessuno mi aveva mai gettato addosso quelle parole. Quelle parole che sembravano così vere e dolorose allo stesso tempo. Nemmeno i miei genitori erano riusciti a scavare così in fondo dentro di me.

Eppure Harry Potter c'era riuscito.

Ero ancora allibito da tutta quella scarica di verità che mi era stata rivoltata addosso. Provai a mormorare qualcosa, ma suoi occhi mi distrassero. Mi sentivo così vulnerabile che sarei potuto scoppiare a piangere in qualsiasi momento.

Harry si accorse che il mio sguardo era cambiato, forse in meglio, forse in peggio...Forse è grazie a quella specie di ramanzina che oggi sono quel che sono.

-Nel caso avessi bisogno di un amico, e non di un avversario, sai dove trovarmi. Harry Potter è venuto ad Hogwarts, ricordi?- e se ne andò raccogliendo i libri.

Una volta che se ne fu andato mi guardai la mano che era rimasta nella sua per tutto il tempo.

Sorrisi. Forse per la prima volta in vita mia.

 

 

 

                                                           *

 

(*tutti i diritti riservati all'autore della fanart presentata)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


4 Settembre 2009

 

 

Passavano gli anni, intanto io ed Harry crescevamo in mezzo ai pericoli che ancora Hogwarts a quei tempi ospitava.

Il caro Albus Silente cercava di proteggere tutti i suoi studenti, ma anche con l'aiuto di Harry era piuttosto difficile. Nessuno poteva immaginare ciò che in seguito successe.

Ci avvicinavamo ai venti anni quando io ed Harry iniziamo davvero a piacerci.

Dal nostro primo incontro avevamo continuato a bisticciare come sempre, ma più lo vedevo più sentivo di cambiare ad ogni suo sguardo. Stavo come rinascendo. Forse in meglio.

Ricordo il suo sorriso nei corridoi della scuol, il sorriso a pranzo, la sua espressione seria mentre leggeva o lo trovavo intento a studiare. Per me era tutto.

E' buffo come io provi la stessa identica attrazione ancora oggi.

Una volta eravamo ad una partita di Quiddich, era una importante, tutti erano emozionati.

Giocavamo Serpeverde contro Grifondoro. Io poi ero ancora più agitato: dopotutto sapevo di avere lo stesso ruolo di cacciatore come Harry, ma sapevo anche che fosse molto più abile di me in quel gioco.

Non volevo di certo fare la figura dell'idiota e farmi battere da quel Potter...Ma non avevo intenzione di buttarlo giù dalla scopa o roba simile. Non più.

La partita stava per iniziare ed io e i miei compagni uscimmo fuori nel campo insieme ai Grifondoro.

La folla esultava come non mai quel giorno. Il pubblico sapeva che co due casate come quelle in campo ci sarebbe stato da divertirsi.

Mi sudavano le mani, me lo ricordo ancora .Il cuore mi batteva esageratamente forte, non mi era capitato.

Goyle mi chiese se mi sentivo bene, io lo zittii con un cenno del capo alquanto nervoso.

Conoscevo la ragione di quell'esagerata emozione. Ed il suo nome era Harry Potter.

Lo vidi con gli occhi chiusi a respirare profondamente l'aria dolce dei giardini di Hogwarts.

Per un istante sognai di essere io quell'aria, così avrei potuto inebriarlo con tutto me stesso di una dolcezza che non sapevo neanche io di possedere.

Presto il fischio di inizio arrivò alle nostre orecchie e noi giocatori cominciammo a giocare.

AQ metà partita Grifondoro era già in testa al punteggio. Si, stavamo perdendo miseramente.

In parte era anche colpa mia, non riuscivo mai a rubare la palla a Potter, era più veloce di una saetta. Ma la verità è che non volevo poi così tanto quel boccino.

Non mi interessava vincere una partita contro di lui se non riuscivo neanche a vincere contro i miei sentimenti per lui.

Mi fermai a mezz'aria guardandolo svolazzare a grande velocità alla rincorsa del boccino. Lo prese.

Avevamo perso. Grandioso.

Sorrisi, Ero felice a dirla tutta. Vederlo sorridere mi rendeva contento.

Ma per quello che successe dopo capii che ero l'unico a non essere invidioso.

Tiger, il compagno della mia stessa casa, riuscì ad acchiappare un bolide; lo prese tra le braccia possenti e guardò ferocemente Potter.

Avevo capito esattamente cosa avesse in mente.

Il bolide fu lanciato ed io non aspettai un secondo a saettare in direzione dell'ignaro, gridando: -Harry, attento!-

A quanto pare feci appena in tempo a posizionarmi davanti a lui, poiché tutto quello che ricordo fu un grande scossone al petto che mi fece perdere i sensi.

 

 

Mi ricordo che feci un sogno.

Era strano, ma sentivo come dei colpi sul petto, come se qualcuno stesse spingendomi per farmi svegliare.

Poi c'era Harry. Era inginocchiato accanto a me, il suo viso era bellissimo, solare ma indossava un'aria preoccupata.

All'improvviso mi baciò.

Sapevo che fosse solo uno splendido sogno, ma era così reale, così vivido che quasi potevo sentire le sue labbra lambire la mia bocca. E fu pura estasi.

Se quello era davvero un sogno, non volevo svegliarmi mai più.

 

 

Con mia sfortuna mi risvegliai in infermeria con la compagnia di una terrificante fitta su tutto il busto.

Capii che non potevo muovermi, probabilmente mi ero rotto qualche costola e mi era andata anche bene.

L'ultima cosa che ricordavo era quel dannato bolide che mi picchiava in petto. Poi il buio.

Fui piuttosto sorpreso di vedere Harry mezzo addormentato sulla sedia accanto al mio letto.

Era ancora più bello con gli occhi chiusi: le palpebre morbide, le labbra socchiuse, i capelli un po' trasandati per chissà quale motivo. A quanto pare pareva combattere con la stanchezza, poiché cercò di scuotersi dalla tentazione del sonno poco dopo.

-I nostri occhi si incrociarono finalmente.

-Sei sveglio.- mormorò.

-Tu ancora per poco.- scherzai.

Assunse un'espressione quasi colpevole e poi mi sorrise.

Ragazzi, il sorriso più bello direttamente dal paradiso.

-Come ti senti?- mi chiese.

-Immobilizzato. Cosa mi sono rotto?-

-Tutte le costole, ma la Professoressa Sprite ha preparato un miscuglio di erbe adatto alla tua condizione. Starai meglio, devi solo riposare.-

Ci fu qualche minuto di imbarazzante silenzio.

-Dovrei ringraziarti per quello che hai fatto, alla partita. Sapevi che quel bolide era indirizzato a me.-

Ovviamente non poteva lasciarglielo credere anche se era la verità.Mi avrebbe fatto apparire come se tenessi a lui.

-Ti sbagli, è stato un caso.-

-Draco, ti ho visto. Ti sei fermato proprio davanti a me e mi hai anche urlato di stare attento poco prima.-

Dannazione, avevo dimenticato quel particolare. Avevo preso proprio una bella botta.

Scostai gli occhi dal suo sguardo e solo allora mi accorsi che il suo pugno destro presentava dei grossi lividi.

-Cos'hai fatto lì?-

-Cosa? Oh, non è niente...Ehm, sono...Sono caduto dalle...scale.-

Sembrava piuttosto incerto e sfuggiva al mio sguardo.

Ci passai sopra, dopotutto magari era vero.

Fu dopo pochi istanti che vidi entrare Tiger nell'infermeria.

Harry si voltò e i due si guardarono in silenzio per un attimo.

-E'...è meglio che vada ora. Risposati, mi raccomando.- C-Ci vediamo, Draco.-

Prima che potessi dire qualcosa lo vidi andarsene verso l'entrata della sala.

-Ehi, amico, tutto a posto?,- Tiger si sedette sulla sedia rimasta vuota.-

-Mi dispiace per il bolide, non era per te, io...-

-Che hai fatto all'occhio?- gli dissi, indicando con sforzo l'occhio sinistro, tappezzato da un grosso livido violaceo.

-N-Niente...-

-Tiger? Lo sai che non sei bravo con le bugie. Parla.-

Il ragazzo sbuffò.

-Potter si è voluto vendicare.- sussurrò. -Da una parte aveva anche ragione, ma la cosa strana è che non si è arrabbiato perché ho quasi colpito lui...ma perché ho colpito te.-

Il mio cuore sembrò sussultare per un attimo.

Aveva picchiato il mio amico per...me? Per proteggere me?

La cosa non mi faceva arrabbiare: ero dispiaciuto per Tiger, ma in fondo se lo meritava.

Fu la prima volta che qualcuno mi fece sentire importante.

Guardai l'entrata dell'infermeria. Harry era ancora lì, voltato verso di me.

Gli sorrisi ma lui non ricambiò. Si limitò a farmi l'occhiolino e poi fuggì via.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


9 Settembre 2009




Ci volle un po’ più del previsto per rimettermi completamente in sesto a causa di quell’incidente sulla scopa.
Persi molte lezioni, le quali dovetti poi recuperare con l’aiuto di qualche professore di sostegno che si era gentilmente prestato ad assistermi.
Vidi molto spesso Harry, ma nessuno di noi due riusciva mai ad aprire una sincera, anche se piccola, conversazione.
Alla fine arrivò Natale.
Hogwarts si era fatta più fredda del solito, la neve era giunta e moltissimi gufi arrivavano qui notte e giorno per trasportare pacchetti e pacchettini, lettere e quant’altro per tutti gli studenti.
Non ero abituato a ricevere regali. Secondo mio padre lo scambiarsi i regali in quel periodo dell’anno era soltanto una stupidaggine da babbani.
Ammetto però, di aver sempre voluto ricevere un regale, giusto per sapere che qualcuno teneva a me.
Ricordo la prima giornata di neve. Posso quasi riavvertire quella gelida sensazione che mi fa arricciare il naso.
Era tardo pomeriggio quando parecchi maghi e streghette di Hogwarts decisero che era l’ora di una bella battaglia a palle di neve.
Tutte le case si divertivano a spalmarsi quelle palline ovunque, in faccia, sui vestiti, addirittura sui capelli.
Io lo guardavo dall’alto di un albero, come un narratore guarda la sua storia svolgersi sotto le sue parole.
Ero triste; alcuni dei miei più “fidati” amici di Serpeverde erano sotto di me ma, diciamocelo, mi sentivo veramente solo. Anche con tutti quei tipetti che mi seguivano nei corridoi della scuola, a lezione, ovunque andassi mi sentivo sempre solo. La mia maschera di crudeltà era tutta scena.
Poi lo vidi.
Harry Potter stava lanciando palle di neve a quel Ron Weasley.
Quanto avrei voluto essere al posto di quel roscietto.
Insomma, non mi era mai capitato di desiderare di essere nei panni di uno sfigato, come chiamavo quel poveretto all’epoca, ma in quel caso era diverso. Avrei fatto qualunque cosa pur di farmi notare da Potter.
Li guardavo divertirsi tra un sorriso e l’altro mentre alcuni studenti si radunavano intorno a loro per fare il tifo per Harry.
Anch’io sarei voluto scendere da quell’albero ed immergermi in quella piccola folla, giusto per sentirmi come gli altri.
Invece no, rimasi lì sopra, con la mia sciarpa verdognola, tappezzata di serpentelli che sembrava stritolarmi non appena mi venivano in mente scappatoie del genere.
Distolsi lo sguardo verso il bacino quasi ghiacciato di Hogwarts.
Ero un Malfoy. E non dovevo avere debolezze.










Quando tutti gli studenti se ne furono andati via dal giardino ghiacciato, io scesi dall’albero.
I miei amici fuggirono nelle loro stanze, dissi che li avrei raggiunti tra poco ma che prima volevo prendermi gioco di qualche studente del primo anno, perché era questo il mio passatempo dopotutto.
Balle, volevo solamente stare un po’ da solo sotto la neve.
Non appena li vidi sparire nei corridoi di Hogwarts, sospirai.
Mi avventurai sotto la neve e cominciai ad osservare ogni piccolo fiocco che svolazzava leggero qua e là.
Desiderai di essere come loro per un istante, libero di andare dove mi pareva, senza pesantezze sulle spalle, senza oscuri pensieri nella mente.
Presi una di quelle meraviglie nel palmo della mano e l’accarezzai, guardandola sciogliersi non appena la toccai con il dito.
Mi venne da piangere, non so ancora bene il perché. Forse mi sentivo solamente toccato profondamente da quel pezzettino di tanta felicità a cui non ero abituato. Forse sarei svanito proprio come quel minuscolo fiocco di neve…E nessuno se ne sarebbe accorto.
Sobbalzai non appena sentii dei passi nella neve.
Mi voltai di scatto e vidi il viso di Harry che mi sorrideva.
-Che ci fai ancora qui? Prenderai un raffreddore.-
-Fatti gli affari tuoi, Potter.-
Lui mi guardò stupito da quella brusca risposta.
-Wow…Beh, prego per il pensiero.-
Mi pentii di essere stato così sgarbato non appena terminai quella frase.
-Scusami…Non volevo. E’ che sono nervoso…sai, per l’esame di pozioni della prossima settimana.-
Una balla più grossa non avrei potuto dirla.
Di certo non potevo confessargli che diventavo nervoso e scontroso non appena lui mi si avvicinava.
Harry sembrò passare sopra quella strana scusa e mi si avvicinò.
-Stupenda la neve, eh? Non l’avevo mai vista così bella prima.-
-Neanche io- sussurrai. –E’bellissima.- continuai senza staccare gli occhi dal viso di Harry.
Non sapevo più a cosa mi stavo riferendo: alla neve o al dannato sorriso di quel…Potter?
Harry rise divertito non appena si accorse della mia espressione da ebete: probabilmente era davvero divertente vedermi assumere un’altra faccia alla solita espressione burbera che indossavo ogni giorno.
Ci guardammo per qualche secondo in cui mi parve di non respirare…Poi qualcosa scricchiolò sopra le nostre teste.
-Vischio.- sorrise Harry con l’azzurro dei suoi occhi puntati su quella piccola piantina cresciuta dal nulla.
Andai nel panico.
Cominciai a sentire caldo anche sotto quella neve gelida, il che mi procurò ansia e terrore sotto i dolci occhi di quel Potter.
Mi si avvicinò ancora di più. Probabilmente si era accorto della mia insicurezza.
-Sarebbe un peccato non esaudire il desiderio di quel vischio.-
Lo guardai, a lungo. Controllai intorno a noi che non ci fosse nessuno a sbirciare.
Presi coraggio e mi feci più vicino a lui.
Il suo profumo era esattamente come me lo ero immaginato nei miei sogni.
-Porta sfortuna non esaudirlo, giusto?- mormorai.
Harry sorrise.
Gli tolsi gli occhiali respirando agitando.
Da vicino i suoi occhi brillavano ancora di più.
Lo baciai. Era il mio primo bacio in assoluto e non appena poggiai le mie labbra sulla sua bocca fredda capii perché “non si scordava mai”.
Ricordo come Harry mi strinse a sé aggrappandosi alla mia sciarpa e come io riuscii coraggiosamente ad intrufolare le mie mani nella sua chioma di capelli.
Come dimenticare la splendida sensazione della sua bocca che mi faceva sentire unico, importante…amato.
Mi lasciai guidare dall’istinto, riversando tutto il tempo atteso e tutta la frenesia accumulata negli anni proprio in quel bacio. Il respiro mi si fece pesante e poi leggera, poi il cuore saltò e le gambe mi tremarono.
Ci godemmo quel piccolo momento di felicità sotto la neve, la quale ci copriva come un manto quasi invisibile che ci faceva sentire fuori dal mondo, soltanto con la compagnia delle nostre vogliose labbra.
Quello fu il mio primo vero regalo di Natale.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


 
 
12 Settembre 2009
 

 
 
Il torneo Tre Maghi era iniziato da un po’ ormai.
I quattro campioni avevano già superato la prova del drago ed io, con ansia, avevo assistito alla fuga di quello spinato con Harry, insieme agli altri studenti delle case.
Mi ricordo quando Harry ed il drago sparirono dal campo del torneo e lottarono sulle torri di Hogwarts. Tutti guardavano rapiti e spaventati quella scena da lontano…Ricordo che il cuore mi batteva forte, così forte da farmi sobbalzare.
Non ero mai stato così spaventato in vita mia, ma solo non appena vidi precipitare lo spinato ed Harry dal ponte cominciai a non respirare più.
Poi lo vidi tornare ad afferare l’uovo acclamato dalla folla e saltai sollevato con un bel sorriso stampato in faccia.
Non so se Tiger, Goyle o gli altri compagni della mia casa mi avessero visto, ma non mi importava.
Harry era vivo, ed io ero felice.
Dopo la prima gara del torneo Tre Maghi, in questo caso quattro, tornammo ad Hogwarts.
Era quasi ora di cena.
Tutti erano ancora sconvolti dal quarto partecipante, Potter, e tutti gli davano dell’impostore e del bugiardo per aver messo il suo nome nel calice di fuoco.
Balle.
Io sapevo che qualcun’altro lo aveva messo nei guai. Io gli credevo.
In fondo avrei creduto a qualsiasi cosa mia avessero detto quei bellissimi occhi.
Harry mi diede appuntamento nel corridoio dietro la classe di Pozioni per far si che mi congratulassi con lui senza occhi pettegoli. Dovete sapere che nessuno ancora era al corrente della nostra nuova relazione…Era una cosa nuova anche per noi ed avevamo deciso di non smuovere troppo le acque e cercare di essere il più discreti possibile.
Aspettavo impaziente con la schiena al muro di una colonna quando lo vidi.
Aveva il polso un po’ fasciato, ma per il resto era bello come al solito.
Mi sorrise. Gli corsi incontro e lo abbracciai forte a me.
-Mi hai fatto prendere un colpo, idiota.-
-Ma allora ci tieni a me.- scherzò lui vicino al mio orecchio.
-Certo che ci tengo, stupido.-
Lo baciai dolcemente sulle labbra e la malizia del momento mi spinse a farlo indietreggiare verso il muro, cosicché potessi osare un po’ di più col suo corpo.
-Mi sei mancato.- bisbigliai. –Temevo di non rivederti mai più.-
Harry si morse il labbro inferiore e mi afferrò i capelli con una luce del tutto nuova nei suoi occhi.
-Non ti libererai così facilmente di me, Malfoy.-
All’improvviso mi ricordo che sentimmo un tonfo, pensammo che fosse Piton che si aggirava per i corridoi e così Harry mi prese la mano e scappammo via correndo.
Mi guidò in quella faticosa corsa fino ad arrivare in un bagno che non avevo mai visto al settimo piano, se la memoria non m’inganna.
Harry entrò ed io chiusi il portone alle mie spalle, respirando affannosamente.
-Dove diavolo siamo?- sussurrai non appena mi resi conto della grande vasca che mi dava il benvenuto.
Guardai fuori la finestra e solo allora mi accorsi della splendida sirena dai mille colori che mi guardava sorridendo sulla vetrata.
Sorrisi non appena Harry fece scorrere l’acqua nella vasca: dai dieci rubinetti scorreva acqua di tutti i colori e sfumature, cosa che mi lasciò piacevolmente sorpreso.
Tutto questo spettacolo mi distolse dal piccolo spogliarello che Harry stava intraprendendo.
-Cos-cosa stai facendo?-
-Un esperimento. Cedric mi ha dato un indizio su come aprire l’uovo.-
Dalla sua borsa, che tra l’altro non avevo neanche notato, tirò fuori l’uovo d’oro e lo strinse al petto, cercando di reggersi mentre metteva piede nella vasca colorata.
Allora mi ricordai che eravamo in ritardo per la cena.
Harrys’immerse completamente fino al collo e si sedette vicino al bordo della vasca con l’uovo sull’addome.
Poi mi guardò.
-Vuoi unirti a me?-
Sobbalzai. All’improvviso ero terribilmente imbarazzato.
-Scordatelo.-
Ero in piedi, a braccia incrociate e tutto quello che vidi fu Harry che nuotava verso di me con l’uovo ancora in grembo.
Portò il labbro inferiore in basso in una dolce curva, pregandomi con un’espressione da cane bastonato.
-Al diavolo, mi farai espellere.-
Raggiunsi il sorriso soddisfatto di Harry immergendomi in quell’arcobaleno di riflessi.
Alla fine scoprimmo che Cedric aveva ragione sull’uovo.
Restammo lì per almeno venti minuti, prendendoci tutto il tempo di baciarci e di osservare il corpo dell’altro con le nostre vogliose mani.
Harry mi abbracciò e mi strinse sul petto. Ci guardammo. Fu solo allora che capii che quella sera sarebbe stata speciale. Che proprio quella sera mi avrebbe fatto suo per sempre.
Mi fece salire sul suo addome e mi baciò il collo con le sue morbide labbra; da tempo avevo aspettato quel momento, aspettavo quei baci, quelle carezze, quei piccoli morsi sul collo e sulla bocca che mi facevano impazzire.
Quando fu dentro di me mi sentii finalmente completo.
Era come se avessi trovato il mio pezzo mancante alla fine; ricordo ancora i suoi gemiti, le sue mani tutte intorno al mio corpo, ricordo le sue mani tra i miei capelli e ricordo anche la piacevole sensazione di paradiso che provocavano le sue spinte dentro di me.
Quasi mi sembra di riaverlo qui, adesso, tra le mie braccia, proprio mentre scrivo queste lettere.
Condividemmo tutto l’uno dell’altro quella notte, come lo facemmo le altri notti a venire, quando io sgattaiolavo nella sua stanza, o viceversa, oppure quando riuscimmo ad averci alla fine del ballo del Ceppo.
Ebbene si, ci piaceva avventurarci in pazzie simili.
 
 


 
 
Restammo in quella vasca colorata per altri dieci minuti.
Mi sentivo al sicuro tra le braccia di Harry e niente avrebbe potuto farmi credere il contrario.
Eravamo così giovani e così ignari di quello che avremmo passato, del dolore che ci aspettava e delle sfide che ci avrebbero atteso in agguato.
Harry mi accarezzò i capelli bagnati e me li tirò tutti indietro.
-Ti senti bene?-
Era l’unico a preoccuparsi sempre del mio stato.
-Bene. Anzi, direi molto bene.-
-Questo vuol dire che la mia performance è stata soddisfacente, Signor Malfoy?- mormorò baciandomi il collo.
Sorrisi a pochi millimetri dalle sue labbra.
-Decisamente.-
Lo baciai, facendo fuoriuscire appena appena la mia lingua, spinto da quella minuscola scintilla di eroticità rimasta nell’aria. Lo sentii gemere sotto il mio corpo. Era il suono più bello che avessi mai sentito.
Poi lo abbracciai di nuovo.
-Non mi lascerai mai, vero?- gli sussurrai fissando la sirena che pettinava i suoi lunghi capelli sulla vetrata.
-Mai.- e mi baciò di nuovo.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


14 Settembre 2009

 

 

Poi arrivò la battaglia. La lotta contro Voldemort era giunta nella nostra scuola.

I miei occhi ricordano ancora tutto il dolore, i corpi inermi degli studenti che giacevano per terra...Il sangue era poco, ma la distruzione della guerra sembrava non fermarsi mai.

La mia bacchetta ed io eravamo in piedi nel giardino di quel poco che ne era rimasto di Hogwarts; la maggior parte dei muri erano crollati, i quadri erano in frantumi, c'era oscurità dietro ogni angolo.

Mi sentivo così in colpa per aver fatto entrare i mangiamorte nella scuola...Harry non me l'aveva perdonato, era così arrabbiato con me, forse me lo meritavo in fondo.

Non intendo giustificare quello che ho fatto ,ma se solo avesse saputo che non avevo avuto scelta...Se solo avesse saputo che se non l'avessi fatto lui sarebbe morto.

Non seppe mai il motivo di quell'atto, preferii non rivelarglielo. Anche il Signore Oscuro conosceva il mio punto debole.

Ormai i feriti erano tanti, i morti innumerevoli, decidemmo di radunarci nel cortile principale e fu lì che vidi l'oscura figura di Voldemort varcare la soglia di Hogwarts.

Poi ci accorgemmo di Harry nelle braccia di Hagrid. Dio solo sa quanto mi si spezzò il cuore.

Harry era morto.

Tutte le nostre speranze svanirono nel vento. Eravamo perduti senza di lui. Io ero perduto senza di lui.

Gridai con un urlo straziante il nome di Harry e tentai di correre con la bacchetta pronta verso quel mostro che me l'aveva portato via. Neville mi fermò stringendomi tra le braccia.

Mi piegai in ginocchio, il dolore mi sovrastava.

Dopo pochi minuti i miei genitori mi avevano costretto a schierarmi dalla parte di quei mangiamorte.

Ero assente, fissavo il pavimento scrostato del cortile e me ne stavo in silenzio con le lacrime agli occhi.

Non sopportavo più quel dolore lancinante al petto. Volevo morire.

Poi ecco il colpo di scena: Harry balzò giù dalle braccia di Hagrid e puntò la bacchetta su Voldemort, schierandosi dalla parte dei suoi amici.

Gli erano sempre piaciuti i gran finali.

Sorrisi tra le lacrime e gli corsi incontro accarezzando le mie labbra con il suo nome ancora una volta.

Il destino ci concedette giusto l'istante di un abbraccio; poi gli diedi la mia bacchetta, lui mi nascose alle sue palle e la fine del Signore Oscuro cominciò.

 

 

 

 

 

 

Penso che tutti sappiate come andò a finire quello storico giorno ad Hogwarts. 

Maghi o babbani che siate, tutti conoscono la storia del ragazzo che salvò il mondo.

Dopo la battaglia io ed Harry ci cercammo a vicenda.

Ero scorso all'interno della sala grande per dare aiuto ai feriti mentre Harry spezzava la bacchetta di sambuco e la gettava via una volta per tutte.

Corsi fuori di nuovo; la polvere delle macerie tempestava l'aria di un sapore amaro che rimaneva attaccato alla gola fino a far tossire.

Alla fine vidi Harry in lontananza, sul ponte.

Cominciammo a correre più veloci del vento stesso finché i nostri petti non si toccarono di nuovo.

-Mi dispiace tanto...- singhiozzai sulla sula spalla.

-Shh, va tutto bene. E' finita ora.-

Restammo uno nelle braccia dell'altro abbastanza a lungo da rifocillarci dalla battaglia appena compiutasi.

-Ho avuto così paura...- dissi, accarezzandogli il labbro sanguinante.

Sentii la sua mano tra i miei capelli e capii di essere di nuovo a casa.

Poi mi baciò.

Mi ricordo che quello fu un bacio diverso. Un bacio sperato, un bacio tanto atteso e per poco perso per sempre.

Se chiudo gli occhi posso ancora sentirlo respirare sulla mia bocca. Posso ancora abbracciarlo senza che sia soltanto uno scherzo della mia immaginazione.

Mi manca tanto, sai?

Il profumo, gli occhi ed il suo splendido sono le uniche cose che ricordo maggiormente.

A volte la sua mancanza è così vivida e straziante che mi sembra di soffocare nei ricordi.

Se solo qualcuno potesse portarmi di nuovo all'inizio di tutto, in cui eravamo solo degli ometti ingenui che passavano il tempo a tirarsi frecciatine spiacevoli ed a tormentarsi fino ad esplodere in grosse risse.

Se solo potessi tornare indietro.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


16 Settembre 2009

 

 

 

Ora è il momento della verità.

Ti ho raccontato tutto ciò semplicemente per farti ricordare ogni emozione, ogni momento ed ogni sorriso che io ed Harry abbiamo condiviso.

Ma ora siamo arrivati alla fine. Tutto quello che c'era da sapere ( o meglio, da ricordare) ora è scritto sulla tua mente e sul tuo cuore e niente più potrà portartelo via.

C'è solo un'altra cosa che dovresti sapere prima di bruciare definitivamente queste lettere e stavolta non riguarda tu ed Harry, ma solamente te stesso.

Hai sofferto di depressione.

Hai anche tentato di ucciderti parecchie volte dopo quello che Voldemort ti ha fatto, ma Harry è sempre riuscito a salvarti.

La prima volta è stato appena dopo la sconfitta del Signore Oscuro: eri nella tua vecchia camera da studente, o almeno quello che ne rimaneva all'epoca, hai preso una sedia, una grossa corda ed hai tentato invano di impiccarti. Volevi solamente che i demoni della coscienza ti lasciassero in pace.

Ci stavi quasi per riuscire se Harry non avesse spalancato la porta violentemente e non ti avesse tirato giù da lì con un incantesimo.

Gli avevi promesso di non provarci mai più, ma hai fallito.

La seconda volta è stata nel bagno dei ragazzi, il giorno del tuo ventiquattresimo compleanno.

Neanche quella specie di lama aguzza è riuscita a portarti via, perché Harry aveva già sospettato che tu stessi chiuso lì dentro per riprovarci.

Gli hai ripromesso di non tentare di nuovo...Ed hai mantenuto al promessa. Almeno fino adesso.

Se un giorno dovesse spuntare fuori quel desiderio di toglierti di mezzo, sappi che Harry è accanto a te. Ti ha salvato la vita due volte, non esiterebbe a farlo di nuovo.

Vuoi sapere il perché?

Perché ti ama, idiota. E tu ami lui così tanto da volerlo liberare dal peso che porta sulle spalle...Ovvero, te stesso.

Sappi che non ti lascerà mai andare, a meno che non se ne vada prima lui.

Ma è forte, non ti abbandonerà.

Però se stai leggendo questa lettera vuol dire che il peggio è successo.

Sei rimasto solo. Alla fine Harry, la tua ancora, ti ha lasciato frantumandoti il cuore con la sua morte.

Ora, ascoltami bene, se è veramente come penso allora Harry non c'è più e questo vuol dire che tu avevi dimenticato ogni cosa sulla vostra storia.

Ma, grazie a queste tue lettere, ora ricordi tutto e non riesci a sopportare l'idea che lui se ne sia andato prima di te e che tu sia ancora qui, sulla Terra, vivo e vegeto.

Io appartengo al passato, non posso sapere cosa sia veramente accaduto...Non posso dirti cosa fare.

Ma ti conosco meglio di chiunque altro e so che tenterai di nuovo a suicidarti per la disperazione...Non sei mai stato bravo a tenere il dolore.

So che il rimorso di non essere riuscito a salvarlo come lui ha fatto con te ti sta divorando sin dentro lo straccio di anima che ti è rimasta.

So che se ti dessi la possibilità di scegliere tu ti uccideresti. Anche se non lo volessi. Non avresti altra scelta.

Ma se c'è ancora un briciolo di quello che Harry ti ha dato, e ti ha dato così tanto, allora devi starmi a sentire e mollare quel coltello che scommetto stai stringendo nella mano in questo esatto momento.

Mollalo e ascoltami.

C'è un modo per capire cosa fare evitando errori.

C'è una stanza magica. La stessa stanza di cui ti parlò Harry molto tempo fa, che è in grado di farci vedere ciò che desideriamo di più al mondo.

Sai esattamente di cosa sto parlando, non è vero?

Harry è riuscito a recuperarla in qualche modo anche dopo l'incendio, ed ora si trova dov'è sempre stata. Si mostra solo a chi ne ha davvero bisogno e, se ho veramente ragione, tu ne hai disperatamente bisogno.

Si trova al settimo piano, davanti all'arazzo di "Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll".

Sai bene che per far si che appaia bisogna passarci per tre volte davanti pensando alla propria "necessità" più intensamente che si può.

Non farti seguire da nessuno, dovrai arrivarci da solo.

Spero solo che non sia troppo tardi e che tu non abbia davvero usato quel coltello. Harry non l'avrebbe voluto.

Qui si conclude la mia storia, la storia di me ed Harry...Ma adesso inizia la tua, Draco.

E' ora che tu ricominci a vivere e ad essere felice, proprio come quando eri con Harry.

Allora non ti mancava il sorriso, i tuoi occhi erano più belli che mai anche se la tua forza era legata a quell'ancora che ora è andata a fondo.

Ma non vuol dire che debba affondare anche tu.

Ricordati tutto quello che hai passato con Harry e fa' in modo di mantenere quei ricordi dentro di te, nascondili all'invidia ed alla malvagità, proteggili come fossero di cristallo, custodiscili come un tesoro dal valore inestimabile, perché è quello il valore che posseggono.

Sei l'unica persona a sapere di queste lettere. Ti prego di bruciarle non appena avrai letto l'ultima parola.

Buona fortuna, Draco del futuro.


Draco Malfoy

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Non ero mai arrivato al settimo piano. Era inaccessibile a tutti gli studenti, ma anche una volta graduato non avrei mai osato avventurarmi lì.

Ora però la mia necessità era più forte della mia volontà. Era qualcosa che mi spingeva ad agire e che partiva direttamente dal cuore.

Avevo gli occhi gonfi, le gambe stanche come se avessi fatto una corsa infinita nel passato ed il cuore distrutto dalla tristezza e dalla solitudine. Stavo riprovando quel senso di vuoto con il quale avevo sempre vissuto la mai vita prima di incontrare Harry.

Il pensiero di farla finita era grande, ma il mio amore per Harry ancora di più.

Alla fine avevo portato il coltello con me: in caso avessi fallito, l'avrei veramente fatta finita.

Trovai l'arazzo. Me ne aveva parlato spesso Harry, di quante volte ci era passato davanti per poi entrare nella stanza dove lui e gli altri per nascondersi da Piton.

Mi ricordai di quando usai quel passaggio per condurre i Mangiamorte nella Stanza delle Cose Nascoste.

Mi sentivo in colpa solo ripensandoci.

Passai davanti all'arazzo per tre volte e pensai fortemente ad Harry. Era lui la mia necessità.

Non desideravo altro che rivederlo un'ultima volta e magari chiedergli scusa per non essere riuscito a salvarlo. Scusarmi per tutto quello che ero.

Chiusi gli occhi e feci passare nella mia mente tutti i momenti più belli che avevo condiviso con l'amore della mia vita per tutto quel tempo; sorrisi mentre ricordavo il nostro primo incontro, il primo sorriso che mi rivolse, la prima volta che posò le labbra su di me, la sera che facemmo l'amore ed anche la prima volta che danzammo insieme.

Le sentivo vivide quelle immagini, come se in quell'istante stessero fiorendo dentro di me un'altra volta, come se tutta la mia vita con Harry si stesse svolgendo una seconda volta.

Aprii gli occhi. Ero dentro la Stanza delle Necessità.

 



 

L'aria era fredda, silenziosa.

 Alcune mezze colonne pendevano dall'alto soffitto.

La stanza era completamente vuota.

Cominciai a pensare che il mio bisogno non meritava di essere esaudito visto tutto il male che avevo fatto anni fa, ma una figura che iniziava a comparire in fondo alla stanza mi fece cambiare idea.

Respiravo a fatica. Avevo paura che fosse qualcosa di oscuro, magari era tutta una trappola, magari le lettere che avevo letto erano una farsa da parte di qualcuno che si spacciava per me ed io...ed io ci ero cascato in pieno.

Strinsi il coltello tra le mani e poi mi voltai, se proprio dovevo morire non volevo scoprire chi fosse il mio assassino.

Chiusi gli occhi rimanendo in piedi in mezzo alla stanza.

All'improvviso qualcosa di caldo mi cinse la vita, sembravano due braccia che tentavano di abbracciarmi.

-Ciao Draco.-

Sussultai non appena appresi che conoscevo benissimo quella voce.

Mi voltai con una mano sulla bocca per non urlare dall'istantaneo dolore che sentivo al petto, fin dentro al cuore.

Era Harry. Camminava verso di me vestito di bianco.

Glielo avevo sempre detto che quel colore gli stava bene, ma non mi aveva mai creduto.

Non riuscivo a parlare, né a muovermi, singhiozzavo e basta.

Per l'emozione le gambe non mi ressero, così caddi in ginocchio da quel misto di sofferenza e gratitudine che mi era piombato addosso tutto insieme, lasciandomi senza respiro per qualche secondo.

La figura mi raccolse tra le sue braccia.

Mi sentii di nuovo al sicuro; strinsi gli occhi ancora più forte e pregai che quello non fosse un sogno o soltanto la mia stupida immaginazione.

Alla fine fu l'abbraccio di Harry a farmi lasciare il coltello. La lama andò a ticchettare per terra e rimbombò nel silenzio della stanza. Anche questa volta mi aveva salvato.

-M-mi dispiace, Harry. Mi dispiace così t-tanto.- singhiozzai.

-Shh, sono qui con te, non piangere. Non è stata colpa tua.- lo sentivo rassicurarmi nell'orecchio, quasi avesse preso le sembianze di una vocina interiore al mio corpo.

Con una mano mi accarezzò i capelli e li strinse tra le sue dita. Inspirai a fondo il suo profumo, potevo sentirlo penetrare nei miei polmoni e regalarmi una dolce sensazione di sicurezza.

Ci staccammo dall'abbraccio e ci guardammo negli occhi. Mi sorrise.

Eccola lì, eccola lì quella deliziosa scintilla che ritrovavo ogni volta nel suo sorriso.

-Scusa per l'incantesimo. Volevo soltanto proteggerti.- mi disse, preoccupandosi di asciugarmi una lacrima con il dorso della mano.

Gliela baciai. Lo sapevo che l'aveva fatto per me. Ma a questo punto avrei preferito non aver mai trovato le mie lettere...Solo per smetterla di soffrire come stavo soffrendo in quel momento.

-Non puoi lasciarmi, Harry...Ho bisogno di te.-

Mi mise una mano sulla guancia.

-Io sarò sempre con te. Qui.- mi toccò il petto con l'altra mano.

-Quindi questo è...un addio?-

-Un arrivederci. Lo sai che non ti lascerei mai veramente, Draco.-

Mi asciugò un'altra lacrima che scorreva sul mio viso.

-Mi sono innamorato del ragazzo delle scelte sbagliate alla fine.-

Lo vidi avvicinarsi a me e baciarmi.

Da secoli mi pareva di non assaporare le sue labbra ed averle lì tutte per me, anche se per poco tempo, fungeva da benedizione. Mi sentii ristorato, quasi rinato.

Ricambiai il bacio facendogli capire quanto mi dispiaceva e quanto mi sentivo in colpa per non essere riuscito a salvarlo in qualche modo.

Non so se vi sia mai capitata una cosa del genere, ma è una forza che ti lacera l'anima e poi ne getta il resto a terra, calpestandola. Persino la persona più cattiva del mondo non si meriterebbe un rimorso del genere.

Mi lasciai accarezzare ancora le labbra da Harry, poi lui mi sorrise e mi mise una mano tra i capelli, avvicinando la sua fronte alla mia.

Sparì tra le mie braccia, proprio come se ne andò la prima volta.

La stanza divenne vuota di nuovo.

Il silenzio riprese il suo posto.

Guardai il soffitto.

-Arrivederci.-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Non dimenticai mai più Harry dall’episodio della Stanza delle Necessità.
Era con me nei miei pensieri per tutto il tempo: lo ritrovavo nel sorriso degli studenti, nel buongiorno dei professori, nei miei sogni durante la notte.
Era con me in qualsiasi momento.
Che dire, avete ascoltato la mia storia fin qui, ora vorrete sapere come va a finire, giusto?
Ebbene, dovete sapere che organizzai un bel funerale per Harry.
Allora non avevo molti soldi in tasca, ma Hermione e tutti quelli che Harry aveva aiutato o conosciuto, e fidatevi che erano tanti, mi hanno sostenuto nelle spese. In fondo quel Potter era diventato un modello per tutti.
Il funerale si svolse in primavera, pochi giorni dopo la morte di Harry…Avevo dei grossi dubbi sul mio stato: la paura di ricadere in quella specie di depressione del passato mi ossessionava, eppure mi sentivo costantemente avvolto in una nube invisibile, che mi trasmetteva fiducia e sicurezza.
Alla fine avvenne ad Hogwarts, vicino al bacino d’acqua che circondava il castello.
Piansi in silenzio. Svuotai le ceneri nell’acqua e le vidi galleggiare fino a dissolversi del tutto.
Hermione e Ron mi si fecero vicino. Mi posarono una mano sulle spalle ciascuno. Poi ci abbracciammo.
Fu proprio in quel momento che le ceneri riemersero dall’acqua ed iniziarono a svolazzare libere nell’aria, danzando allegramente come per salutarci un’ultima volta.
Sorrisi. Ad Harry erano sempre piaciuti i gran finali.






Oramai sono vecchio, ho trascorso la mia vita ad Hogwarts in veste di rinomato professore della difesa contro le arti oscure. Chi l’avrebbe mai detto, eh?
Harry è sempre con me: mi viene a trovare nei sogni, lo vedo nei sorrisi degli studenti, negli incantesimi di difesa, persino nei corridoi e nella biblioteca, che alla fine è rimasta sempre la stessa.
Mi ricordo che nell’ultimo mio anno di insegnamento ad Hogwarts ebbi in una mia lezione due strani studenti: uno piccoletto, grifondoro, caschetto castano ed occhiali tondi. L’altro, serpe verde, sorrisetto carico di furbizia, capelli biancastri.
Due fotocopie di me ed Harry.
Li guardavo spesso bisticciare, a volte arrivavano anche alle mani.
In un certo senso era buffo: che il destino mi avesse voluto fare uno scherzo? Possibile che quei due tipini fossero uguali a noi? E che si scontravano in continuazione come facevamo noi?
Beh, il caso è strano.
Prima di ritirarmi dalla scuola ho saputo che quei due ragazzi si sono sposati.
Magari hanno avuto la scelta che avevamo perso io ed Harry.








Sono felice ora.
Ho quasi quarant’anni e sono felice.
Chi l’avrebbe mai detto che avrei potuto parlare di nuovo di un soggetto in apparenza irraggiungibile come la felicità?
Non mi sono sposato, in verità ho preferito rimanere solo per evitare di affezionarmi a qualcun altro che avrei potuto perdere facilmente. Stupido, lo so, ma non ho potuto farci niente.
Eppure qui, seduto sulla mia scrivania in noce nella mia accogliente casetta di campagna, mi sembra di aver vissuto due vite: una con Harry, una con i ricordi di Harry.
E’ buffo come io sia riuscito a raggirare quel potente incantesimo. Forse, in fondo, gli incantesimi così forti possono essere sciolti soltanto con emozioni forti ed attraverso quelle mie vecchie lettere io le ho riprovate tutte.
Ecco qui, non ho più niente da raccontarvi ora. La mia storia è finita.
Chissà se quando non ci sarò più qualcuno troverà queste mie lettere sulle quali giace tutta la vera storia di un Potter ed un Malfoy, il prescelto ed il ragazzo delle scelte sbagliate, che si sono innamorati ed hanno condiviso un sacco di prime volte insieme.
Chissà se i miei pensieri andranno persi invano…Magari c’è un piccolo Malfoy dentro ognuno di noi che prenderà esempio dalla mia storia e che si lascerà andare alle emozioni della vita e le accoglierà come non ho fatto io.
E allora si che sarà finalmente il ragazzo delle scelte giuste.










Oh, un’ultima cosa.
Hermione e Ron non hanno mai saputo come sono riuscito a sciogliere l’incantesimo di Harry.
Caro lettore, tu che sei rimasto, sei l’unico a saperlo.

 

Draco Malfoy, 2015



 


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3513785