Di scienziati pazzi e assistenti tsundere.

di Class Of 13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Saccenza. ***
Capitolo 2: *** Curiosità. ***
Capitolo 3: *** Tsundere. ***
Capitolo 4: *** Genio. ***
Capitolo 5: *** Compagna. ***
Capitolo 6: *** Scienziato Pazzo. ***
Capitolo 7: *** Teoria Della Relatività. ***
Capitolo 8: *** Oltre lo Steins;Gate. ***
Capitolo 9: *** Extra - Realizzazione. ***
Capitolo 10: *** Extra - Decisione. ***
Capitolo 11: *** Extra - Affidamento. ***
Capitolo 12: *** Extra - Filo Rosso ***
Capitolo 13: *** Extra - Realtà. ***



Capitolo 1
*** Saccenza. ***


 


 
 
Aveva intuito che quella giornata sarebbe andata male già dal momento in cui una vampata di aria rovente lo aveva investito nell'istante in cui aveva messo piede fuori dal laboratorio, e le cose erano peggiorate nel momento in cui si era lasciato convincere da Shiina Mayuri a cederle un Upa di metallo che successivamente aveva scoperto avere un valore d'asta di anche diecimila yen. L'unica speranza di recuperare quella giornata era riposta nella conferenza del professor Nakabachi sulla possibilità di eseguire viaggi nel tempo, ma, dopotutto, l'Organizzazione non poteva non essere in agguato in presenza della sua figura, Hōōin Kyōma.
Si era accomodato nell'ultima fila di banchi con un sospiro, godendo di quella magra consolazione che era la frescura dell'aria condizionata, e aveva cominciato a sfogliare con aria annoiata le dispense poste sul banco, venendo assalito da un incredibile senso di dejà-vu.
Era seguita un'accesa discussione su come le teorie di Nakabachi non fossero altro che la brutta copia di quelle di John Titor, un famoso viaggiatore del tempo proveniente dal 2036, e la situazione sarebbe degenerata se non fosse intervenuta lei.
 Quando si era sentito tirare per la manica del camice si era voltato quasi di riflesso. Notò subito i capelli scarlatti e gli occhi azzurri circondati da folte ciglia e aveva quasi pensato che fosse carina, ma il pensiero fu brutalmente stroncato sul nascere quando fu trascinato fuori dall'aula senza alcuna possibilità di appello.
Kurisu Makise, ecco chi era. Non ci voleva un genio del suo calibro per riconoscere quella che era considerata una ragazza prodigio da tutta la comunità scientifica, anche se ovviamente non poteva competere con un quoziente intellettivo come il suo. Con il senno di poi avrebbe considerato quella sua prima conversazione con lei, avvenuta in una linea di universo differente, una delle più strane e al contempo più importanti della sua vita. Le teorie di John Titor avevano sempre suscitato il suo interesse, aveva letto un'infinità di libri su di esse, stupendosi di quanto il concetto di tempo potesse affascinarlo, e mai avrebbe pensato che, con  tono un po' troppo saccente, una ragazza della sua età potesse smontare quelle teorie con una tale facilità. Noiosa e so-tutto-io fu la prima impressione che gli aveva lasciato, ma, con gli avvenimenti futuri, avrebbe presto capito che quello che era finito con le spalle al muro era proprio lui.

[392 parole]

 

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Capitolo 2
*** Curiosità. ***



 

 

Essere uno scienziato pazzo era un lavoro a tempo pieno, trascorreva le sue giornate in laboratorio, lavorando su quei gadget che avrebbero dovuto "distruggere la struttura di controllo del mondo". Era un lavoro che non pagava, che lo costringeva ad andare avanti a ramen istantaneo e nottate trascorse su un divano ormai piccolo per i suoi centimetri di troppo, eppure, per qualche motivo, sentiva di non potere né tantomeno volere rinunciare a quella vita. Non si sarebbe mai aspettato, dopo l'ennesima banana trasformata in orribile gelatina verde e dopo aver visto il suo corpo in una pozza di sangue, di veder comparire Kurisu Makise sulla soglia del laboratorio, convinta più che mai di voler capire il funzionamento di quello strano microonde. Non riusciva proprio a capire come potesse interessarsi ad un'invenzione che all'apparenza era fallimentare, anche se, in realtà, aveva cominciato a fare le sue ipotesi già dal momento in cui, con un coraggio piuttosto inaspettato, aveva assaggiato quella gelatina viscida e insapore che erano le banagel senza fare una piega.
 «Tu! Non avevi detto di chiamarti Christina?».
«Non l'ho mai detto», lo interruppe con disappunto.
«Per conoscere i segreti di questo oggetto devi sottostare a delle condizioni. Primo: dovrai diventare a tutti gli effetti un membro del nostro gruppo di ricerca di gadget futuristici».
La vide pensarci seriamente per qualche istante. Una persona qualunque avrebbe rifiutato su due piedi, ma Kurisu Makise era una ragazza prodigio dalla curiosità insaziabile, non una persona qualunque. «Diventare un membro di questo laboratorio di ricerca, ho capito bene?Mmm... Però vedi, il fatto è che ad agosto ho in programma di fare ritorno in America, non so se-».
«Andrà bene fino ad allora. E secondo...», cominciò mentre un sorriso poco rassicurante gli si stampava in faccia. « Dovrai dimenticare tutte le molestie sessuali subite dal sottoscritto. Ecco, è tutto». Okabe non poté fare a meno di sorridere vittorioso: almeno adesso, dopo la sua magra figura dell'ultima volta, erano pari e poco gli importava che Daru affermasse che la sua dubbia morale di uomo lo rendesse degno di ammirazione ai suoi occhi.
Avevano continuato a battibeccare serratamente per altri dieci minuti cercando di portare l'altro ad ammettere di avere una mente perversa, fino a che non erano giunti alla conclusione che non ci sarebbe stata una conclusione se avessero continuato così.
«E va bene!», sbottò infine Kurisu. «Se tu smetti di darmi della pervertita io la smetto di darti del maniaco sessuale».
«Affare fatto!», concluse vittorioso. «D'ora in poi sarai il membro numero 004 di questo laboratorio. Benvenuta a bordo, Assistente».
«Ehi, io non sono l'assistente di nessuno!».
Aveva l'impressione che quell'estate si sarebbe divertito un mondo e che, nonostante tutto, la cara Christina sarebbe stata un valido assetto per le sue ricerche.
Nella calura di quel giorno di metà luglio, tra banagel e litigi stupidi, un nuovo membro era entrato nel loro gruppo. Il laboratorio si era allargato e, forse, anche un po' il suo cuore.

[492 Parole]


 
~Welcome To The Jungle

Ebbene sì, dopo mesi di assenza torno a pubblicare qualcosina su Efp. Steins;Gate è un anime che ho visto di recente e di cui mi sono follemente innamorata, per non parlare di quei due tontoloni di Kurisu e Okabe che sono entrati di prepotenza nella top list dei miei OTP, oltre ad essere meravigliosamente canon. Non so quanti capitoli avrà questa raccolta, probabilmente sulla decina più qualche piccolo extra, ma è una cosa senza pretese, perché sono così arrugginita con l'introspezione che non so se sarò ancora capace di rendere al meglio questi personaggi che nell'anime erano così ben caratterizzati. Spero abbiate la pazienza di seguirmi! Al prossimo aggiornamento!

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Capitolo 3
*** Tsundere. ***


 


 
Le conseguenze di avere Shiina Mayuri, Urushibara Ruka e Makise Kurisu ai fornelli insieme per la prima volta erano state un quasi-incendio, un laboratorio puzzolente e che faceva -letteralmente- acqua da tutte le parti e, dulcis in fundo, un blackout. Da quando la vita in laboratorio era diventata così (piacevolmente?) movimentata? Essere circondati da persone era una sensazione strana, ma non per questo negativa.
«Attenti a dove mettete i piedi», intimò Daru un istante prima che un tonfo sordo e un lamento di dolore annunciassero che Christina aveva stretto conoscenza con il polveroso pavimento del laboratorio. Una risata sommessa risuonò nel buio accanto a lui. La sua Assistente che rideva? Probabilmente doveva aver urtato la testa durante la caduta.
«Cosa c'è», domandò brusco.
«No, scusami», la sentì mormorare con il riso ancora nella voce. «È che il centro di ricerca dove lavoro in America è un covo di cervelloni provenienti da ogni parte del mondo. Sono tutti così spietati e pieni di sé che al confronto il tuo laboratorio è infantile, ma è piacevole farne parte».
C'era qualcosa di strano nel tono di voce che la sua assistente aveva assunto in quel momento. In quei giorni trascorsi insieme a lei aveva iniziato, tra le tante cose, a farsi qualche teoria su che genere di persona Kurisu Makise fosse realmente. Una spia dell'Organizzazione? Una diciottenne un po' troppo saccente e sicura di sé? Nessuna di queste descrizioni gli sembrava più appropriata delle altre e tra una mail nel passato e l'altra aveva cominciato ad osservarla, cercando di capire.
«N-non ti stavo facendo un complimento, sia chiaro, era solo una cosa che mi è balenata in testa e che poi ti ho detto».
Tsundere. Daru aveva ragione nel dire che probabilmente non sarebbe mai esistito un aggettivo che avrebbe decritto meglio quell'aspetto della personalità di Kurisu. Chissà perché, a quel pensiero gli venne da sorridere e parlò senza pensare troppo a cosa dire.  
«Forse volevo soltanto degli amici».
La sentì sussultare. «Io ti considero un compagno...». Ancora quella voce. «Voglio dire, l'altro giorno sei stato tu a dire di considerarci preziosi compagni, e devo dire che, insomma... Mi ha resa felice sentirlo».
No, Kurisu Makise non era solo una diciottenne prodigio con grandi difficoltà nell'essere onesta con sé stessa, ma in effetti neanche lui avrebbe saputo dare un giudizio accurato in quel campo. Dopotutto Hōōin Kyōma, lo scienziato pazzo, non sapeva davvero cosa rispondere davanti ad una simile dichiarazione di affetto. Avrebbe dovuto consultare Okabe Rintarō, il diciottenne che aveva accudito Shiina Mayuri come se fosse sua sorella sin da bambini, ma Okabe Rintarō, in quel momento, non era raggiungibile.
«Hai per caso la febbre?».
«Ma no! Stupido di un Okabe, proprio ora che stavo cominciando a rivalutarti!».
Ed eccola di nuovo lì, la sua Assistente Tsundere: Hōōin Kyōma tirò un sospiro di sollievo, perché i sentimenti delle persone erano una cosa difficile da capire, più difficile di una complicata equazione differenziale o di quel misterioso microonde che stava ancora imparando a padroneggiare. Quando la luce si riaccese, l'istante in cui il suo viso e quello di Kurisu Makise furono separati solo da pochi centimetri, sembrò dilatarsi all'infinito, e, in quel momento, né Okabe Rintarō né tantomeno Hōōin Kyōma seppero dare una spiegazione scientifica a quel fenomeno. Il tempo era davvero una cosa curiosa.

[552 parole]

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Capitolo 4
*** Genio. ***



 
 
Nonostante sia calata la sera, l’aria del laboratorio rimane comunque irrespirabile: senti il bisogno di aria fresca per liberarti dal peso che sembra opprimerti il petto anche se sai che non andrà via così facilmente. Una macchina per i salti temporali. Se tuo padre lo venisse a sapere diventerebbe pazzo di rabbia, e questo, più che spaventarti, ti rattrista infinitamente. Non neghi a te stessa che sono state numerose le volte in cui avresti voluto essere solo Kurisu, e non Makise Kurisu, la geniale neuroscienziata di soli diciott’anni. Avrebbe significato avere ancora un padre, pensi con amarezza, una famiglia unita, un’adolescenza normale.
Senti una voce familiare chiamarti, e nell’alzare lo sguardo noti che il laboratorio sembra come immerso in una bolla fluttuante, dai contorni sfocati così come il viso di Okabe Rintarō che ti osserva nel tentativo di capire cosa ti passa per la mente. “Arrivati a questo punto non serve più nasconderlo”, ti ritrovi a pensare ricordando come ti aveva scoperta in lacrime al telefono il giorno prima.

La scena cambia improvvisamente. Sei in un luogo buio, riesci a malapena a scorgere il luccichio della liscia superficie metallica di uno scivolo illuminato dalla fioca luce della luna. Non vedi Okabe, ma, per qualche motivo a te incognito, senti con certezza che è lì da qualche parte.
«Bene, allora possiamo dare inizio all’Operation Verthandi!», lo senti esclamare. Le parole sembrano quasi essere un’eco proveniente dalla tua mente, ma non ci fai caso, perché un forte senso di delusione ti assale. Sai di esserti confidata con lui un po’ perché non avevi scelta un po’ perché speravi che avrebbe saputo consolarti, anche se odi ammetterlo, ma Okabe
Rintarō non sembra prestare attenzione ad altro se non alle sue solite manie da sindrome adolescenziale.
«Non avrei dovuto dirti nulla».
Quelle parole ti escono con un tono più deluso di quanto ti aspetteresti e la cosa ti spaventa, perché significa che, in fondo, speravi davvero che ti consolasse, che prestasse attenzione solo a te, anche se per un attimo. Le parole che pronuncia in seguito, però, smuovono qualcosa nel tuo petto a cui non sai ancora dare un nome. Andare da tuo padre ad Aomori insieme e sfruttare l’atmosfera del momento? Era un delirio tipico di Okabe, ma non puoi impedirti di sorridere.
«Allora è deciso, ti porterò con me... che tu lo voglia o meno».

 
§
 
La stanza dell’hotel è ancora immersa nella penombra, quando ti risvegli. Respiri piano mentre cerchi di capire cosa è successo. Sei distesa sul letto della tua camera d’albergo in una sperduta cittadina del Nevada, probabilmente ti sei addormentata leggendo i resoconti dell’ultimo test. Guardi la data sull’orologio a led posto sul comodino accanto al letto: le 3.45 del 12 Giugno 2011.
«Era... un sogno?».

[458 parole]

 

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Capitolo 5
*** Compagna. ***


 

 
 
Nonostante fosse ormai il tramonto il caldo torrido che teneva Akihabara e l'intero distretto di Chiyoda nella sua morsa infernale sembrava non accennare a diminuire. In un certo senso si sentiva delusa ma nello stesso tempo straordinariamente sollevata, perché, per quanto l'idea di aver creato una macchina che permetteva di controllare il tempo pronta per essere sperimentata facesse bruciare di curiosità scientifica ogni singola fibra del suo essere, non riusciva a non concordare con Okabe sul fatto che si fossero spinti troppo in là, in quel dominio di cose che erano sotto la giurisdizione di Dio o di qualsivoglia essere superiore, ammesso che ne esistesse uno. Adesso che avevano deciso di rendere pubblici i loro successi ciò che la angustiava maggiormente era la situazione irrisolta con suo padre, colui che sarebbe impazzito di rabbia alla notizia della sua scoperta.
«I problemi dei LabMem sono anche i miei problemi», aveva detto Okabe, e lei, molto scherzosamente, aveva controbattuto che in realtà quelle parole non erano altro che una scusa per spronarla a sgobbare come sua assistente.

«È perché sei una preziosa compagna».

Quella risposta inaspettatamente seria e sentita era l'ultima cosa che si sarebbe mai aspettata, perché no, lei non poteva avere tutta quella importanza per qualcuno, lei era una "ragazza geniale amante degli esperimenti", un'assistente, ma niente di più per quell'immaturo di un chūnibyō.
«Ah... g-grazie».
Era rimasta sorpresa lei stessa dalla sua reazione: insomma, avvampare in quel modo come una ragazzina protagonista di uno shōjo manga non era affatto da lei e anche Okabe era diventato rosso come un pomodoro mentre le si avvicinava pericolosamente e--
«E-ehi! Cosa stai facendo?», borbottò mentre il ragazzo le toccava la fronte con ben poca delicatezza.
«Stai dicendo cose non appropriate per un'assistente!».
Non appropriate. Era così tipico di quello stupido vedere come inappropriata ogni sua manifestazione di affetto, sempre se così lo si poteva chiamare: in fondo lo sapeva, c'era ben poco da fare quando si trattava di Okabe, visto che ogni passo avanti nel loro rapporto era seguito da due indietro. Quel ragazzo era proprio un idiota, anzi, il re degli idioti, ma lei... Lei nei suoi confronti... Era meglio non pensarci.
«Ma... Ma... N-non è che fossi riconoscente nei tuoi confronti. Il mio era... Come dire... Un ringraziamento formale».
Sentì il bisogno impellente di schiaffeggiarsi, ma si trattenne, perché compiere un simile gesto davanti ad Okabe sarebbe stato come ammettere che avesse ragione a darle della tsundere. Perché lei non lo era nel più assoluto dei modi. Affatto. E di certo se il suo cuore aveva perso un battito nel sapere di essere così importante per lui al punto da non sperimentare con la Time Leap Machine per evitare di deteriorare ulteriormente il rapporto con suo padre, era per colpa di un malore dovuto all'eccessiva calura e al conseguente abbassamento della pressione sanguigna, non perché provava qualcosa nei suoi confronti o qualcosa del genere.

Stupido di un Okabe, a volte sei proprio un bravo ragazzo...

[495 parole]


 

~ Welcome To The Jungle

E siamo più o meno a metà di questa raccolta. Ammetto di aggiornare piuttosto irregolarmente, ma visti i mille impegni è difficile avere l'ispirazione, il tempo e la voglia di fare le cose nello stesso istante. Comunque sia, se non lo aveste riconosciuto, questo è quel momento di pura tsunderanza tra Okabe e Kurisu che precede il mega plot twist dell'episodio 12 *inserire l'autrice che piange disperatamente al pensiero qui*. Comunque ho voluto, dopo lo scorso capitolo, dare un tono meno serio a questa storia, puntando quasi più sulla commedia che altro, ma dal prossimo capitolo beh... Preparatevi, non potrò andarci piano con i feels nemmeno volendo e se avete visto la serie capirete perché. Ah, inoltre ho deciso di scrivere due piccoli extra: uno tratterà di una scena di Babel Of Grieved Maze (il Drama CD Alpha di Steins;Gate che si concentra su alcune vicende della serie viste dagli occhi di Kurisu dando anche uno sguardo al suo passato) e una scena di Steins;Gate Zero - chiamata Riunione nell'Attrattore Alpha - che non è particolarmente spoiler se uno non conosce la trama della Visual Novel ma che miete vittime per via dell'alto contenuto di feels. Al prossimo capitolo! Ja ne~

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Capitolo 6
*** Scienziato Pazzo. ***




Chi sono?
Okabe Rintarō.
Dove mi trovo?
Akihabara, distretto di Chiyoda, Tokyo, Giappone.
 Che giorno è oggi?

Il 13 di Agosto.
Da quanto tempo...  È il 13 Agosto?


Nulla sembra avere più senso, in quel loop temporale senza fine. Per quanto ti sforzi, per quanto ci provi, per quanto pensi e lotti con tutte le tue forze, la crudele volontà dell'universo sembra essere inevitabile, impossibile da cambiare. Mayuri è destinata a morire ancora e ancora e, nonostante tutto, nonostante tu sia andato oltre i tuoi stessi limiti, non c'è nulla che tu possa fare per impedirlo. Vorresti urlare, disperarti, ma una voce familiare interrompe il tuo monologo.
«Kurisu...».
Lei  è lì, ti osserva con il suo solito cipiglio scontroso, i capelli ramati illuminati dalla luce del sole morente e le sue parole taglienti. Le è bastata una parola, quella parola, perché comprendesse la situazione, perché avesse conferma che c'è decisamente qualcosa che non va in te, nel mondo, e tanto basta perché tu ceda finalmente alle lacrime senza vergogna, senza riuscire a scorgere la preoccupazione in quegli occhi azzurri che non si scostano nemmeno per un attimo dalla tua figura.
Lei non dice nulla, non ti incolpa, non ti dà dell'incosciente o dell'assassino, ti ascolta in silenzio fino alla fine, mentre il sole si abbassa inesorabilmente dietro la linea dell'orizzonte.
«Voglio diventare la tua forza».
La senti pronunciare quelle parole con la calma e la lucidità che l'hanno sempre contraddistinta mentre espone la sua volontà di aiutarti a salvare quell'amica che per te è così cara e preziosa. Il tuo sguardo incontra finalmente il suo e per un lungo istante non sai che dire o fare, riesci solo a guardarla quasi come se fosse la materializzazione della dea Izanami in persona.
«Insomma, che fine ha fatto lo scienziato pazzo che conoscevo? Non volevi cambiare la struttura di controllo del mondo o qualcosa del genere?», nonostante le parole taglienti la sua voce e il suo sguardo sono così gentili. «Naturalmente! Fuahahahahah!».
Il suo il suo sguardo si fa inaspettatamente serio mentre, quasi come se volesse ricordarti chi sei veramente, imita quella posa che era sempre stata il tuo marchio di fabbrica. Le sue guance si tingono di rosso mentre una risata imbarazzata le sfugge dalle labbra e più di ogni altra cosa pensi che sia meravigliosa quando, con quel suo sorriso timido, lascia che la tua mano, con esitazione, si ritrovi stretta tra le sue dita sottili.
Puoi ancora sovvertire la volontà dell'universo, se lei è con te.

[417 parole]
 

n.d.a: Izanami, moglie di Izanagi, è la dea della creazione nella mitologia Giapponese.
 

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Capitolo 7
*** Teoria Della Relatività. ***


 

 

La pioggia scrosciava inarrestabile oltre la finestra, ma Kurisu non vi dava peso. C'era qualcosa di molto più importante di cui doveva occuparsi, una missione che non le era permesso di fallire. Era giunta al Laboratorio giusto in tempo per trattenere Okabe dall'effettuare un nuovo - l'ennesimo - salto temporale.
Quella storia doveva finire: dietro quegli occhi stanchi riusciva chiaramente ad osservare un cuore ormai in frantumi, provato da tutti i sacrifici che l'universo stesso gli aveva imposto. Era una vista che non riusciva a sopportare, che la lacerava dentro assieme al senso di colpa. Se Okabe stava esitando la colpa era sua. Il vero peso era lei, lei che era l'ultimo ostacolo che si frapponeva tra lui e la salvezza di Mayuri, lei che, proprio per questo, aveva compreso che il momento di farsi da parte una volta e per tutte era giunto.
Andava bene così, in fondo nemmeno suo padre aveva mai gradito la sua esistenza, se fosse sparita sarebbe stato un bene per Mayuri, per Okabe, per tutti. Eppure, nonostante razionalmente avesse realizzato che la sua morte era l'unica soluzione plausibile a tutti i problemi, una parte di lei si rifiutava di sparire. Che senso avrebbero avuto quei diciott'anni che aveva vissuto se di lei non sarebbe rimasto neanche il ricordo? Mai come in quel momento le era stato chiaro come le persone esistessero in gran parte attraverso gli altri. Ma alla fine andava bene che tutti la dimenticassero, purché una sola semplice, egoistica richiesta le fosse accordata.
«Okabe, tu... Mi ricorderai?».
Aveva parlato piano, con voce sottile, e la risposta che seguì la colpì con la forza di un treno in piena corsa. Che ironia della sorte. Scoprire che Okabe, che ormai sapeva di amare irrimediabilmente, ricambiava i suoi sentimenti proprio prima di sparire. Il destino era crudele, avrebbe desiderato dire che per lei era lo stesso, che anche lei lo amava, ma il tempo invidioso era giunto allo scadere e le sussurrava che non avrebbe fatto altro che rendergli tutto più difficile, rivelandogli la verità. Eppure non poté fare a meno di sperare con tutta se stessa che il suo ricordo non andasse perduto e che, in un angolo del suo cuore, Okabe avrebbe portato con sé il ricordo di quel bacio impacciato rubatogli a tradimento, delle sue mani sul suo camice, del calore del suo abbraccio e delle loro labbra che si toccavano ancora e ancora. Avrebbe voluto che quegli istanti si dilatassero all'infinito, mentre Okabe la guardava con quello sguardo che non faceva altro che ripetere quanto in realtà la amasse e non volesse perderla, ma il tempo del mondo, in quel momento, non era più dalla sua parte.
«La teoria della relatività è così romantica, ma anche... Così triste».

[457 Parole]


 

~Welcome To The Jungle
Ebbene ormai siamo quasi alla fine di questa raccolta su Steins;Gate... O quasi. In realtà manca una sola flashfic e avrò finito di ripercorrere i momenti salienti tra Okabe e Kurisu nell'anime, ma, come vi avevo preannunciato, ci saranno sicuramente due extra, di cui uno preso da Steins;Gate Zero che però potrebbero aumentare di numero a seconda di come va la mia ispirazione. Detto questo spero che questa flasfic a metà tra il romantico e l'angstoso (?) vi sia piaciuta, è uno dei momenti più belli della serie e ci tenevo in modo particolare a renderlo bene, perciò lasciate una recensione, se vi va, non mordo!
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 8
*** Oltre lo Steins;Gate. ***


 

È una calda giornata estiva come altre, ad Akihabara. Migliaia di persone popolano vivacemente la grande strada della stazione, ignare di tutto quello che è successo, ignare di trovarsi nella linea temporale per cui tu hai lottato così disperatamente sia in passato e sia in un futuro che non hai vissuto e che, probabilmente, non vivrai mai. Nonostante sai bene che Kurisu Makise non ricorderà nulla delle tre importanti settimane trascorse assieme, il senso di perdita è decisamente minore rispetto a quello che ti saresti aspettato. Perché è vero, sarete sconosciuti i cui sentieri, come linee tangenti, si sono incontrati solo una volta in quel misterioso flusso che è il tempo, per poi dividersi per sempre. Chissà dove sarà, adesso. Molto probabilmente avrà già fatto ritorno in America, pensi, con il cuore e la mente rapiti da qualcuna delle sue tanto incredibili quanto affascinanti teorie. Di te, Okabe Rintarō, non sarà rimasto che il vago ricordo di uno studentello con manie di grandezza senza nemmeno un'ombra vaga di quei giorni che ormai ti sembrano passati da un'eternità in cui credevate di avere tutto il tempo del mondo nel palmo di una mano.
Ma poco importa, alla fine dei conti. Ciò che ti importa sapere è che lei è viva, parla, pensa, sorride con tutte le sue forze. Siete sotto lo stesso cielo, in una linea temporale in cui il futuro non è che una pagina bianca tutta da scrivere, e, anche se le vostre strade non si incontreranno mai più, ti basta sapere che, in quella singola realtà tra le infinite possibilità delle linee di universo, lei esiste e continuerà a farlo, anche se tu non sei accanto a lei.

La gente continua a camminare imperterrita lungo quella grande via affollata di Akihabara e, in un istante, senza ricorrere a strane abilità o marchingegni, il tempo sembra rallentare improvvisamente fino a quasi fermarsi. Una chioma scarlatta tanto amata quanto familiare fluttua nel vento, passandoti accanto, per poi fermarsi improvvisamente.
Quasi non ci credi, hai smesso di credere nel destino nel momento stesso in cui hai visto la vita di Mayuri spegnersi per la prima volta, ma lei è lì, davanti a te, le lacrime che premono per uscire  e un incondizionato stupore dipinto sul suo volto, mentre, con quella tenerezza che aveva sempre cercato di nascondere, ti ringrazia per averle salvato la vita.
Lottando contro l'imbarazzo e il desiderio folle di stringerla tra le braccia, ti porti il telefono all'orecchio, lasciando che gli strani modi di fare di Hōōin Kyōma siano ancora una volta il tuo biglietto da visita.
«Benvenuta, mia nuova assistente, Kurisu Makise, anzi, Christina», commenti con un sorriso mentre le porgi quella spilla che pensavi non avrebbe mai raggiunto il suo destinatario.
«Senti, ti ho già detto che non mi chiamo Christina e che non sono la tua assisten- Oh».
E se il destino non esiste, quell'incontro, forse, non può che essere la scelta di Steins;Gate.
 
[489 parole]



 

~Welcome To The Jungle

Ogni volta che comincio una raccolta mi preparo mentalmente ad avere un rapporto conflittuale con essa: ci sono quei momenti in cui vorresti davvero scrivere ma l'ispirazione ti odia, e poi ci sono quei momenti di ispirazione folle che ti colgono negli attimi meno opportuni. Sinceramente, quando ho cominciato questa raccolta, non mi sarei mai aspettata di arrivare fino a questo punto e, adesso che sono arrivata alla fine, sono stata colta da un grosso attacco di nostalgia, perché avevo cominciato a scrivere poco dopo aver visto Steins;Gate per la prima volta, e mai avrei immaginato che l'amore per questo anime sarebbe cresciuto al punto da spingermi ad informarmi, leggere manga e spin-off, per giungere poi a finire questa raccolta. Con questo fatidico incontro nello Steins;Gate si chiude l'arco narrativo legato alla serie animata e alla Visual Novel, ma, essendomi affezionata a questi due idioti così poco onesti con se stessi, ho intavolato cinque extra, alcuni dei quali già pronti per essere pubblicati, che, essendo tratti da Spin-Off, approfondiscono alcuni momenti della trama principale... E non solo. Il primo di questi, che pubblicherò a brevissimo, è tratto da Babel Of Grieved maze, il manga del drama CD Alpha, e avrà come protagonista un'importante realizzazione da parte di Kurisu.
Giunta a questo punto di svolta, se così lo si può definire, di questa raccolta, non posso che ringraziare tutti i miei amici roleplayer, che piano piano mi hanno aiutata sempre più a calarmi nella mente di Okabe e Kurisu, e un grazie di cuore va anche alla pagina Open The Steins;Gate Italia, che, spesso e volentieri, mi permette di pubblicizzare, con parole anche troppo lusinghiere, questa raccolta. Infine un grazie speciale va a tutti coloro che hanno speso 10 minuti della loro vita per leggere questi miei parti, spero con tutto il cuore che vi siano piaciuti e che, almeno un po' vi abbiano fatti emozionare.

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Capitolo 9
*** Extra - Realizzazione. ***


 


 
Il Laboratorio era deserto. Regnava una calma irreale che, di primo acchito, non avrebbe mai pensato di poter associare ad un posto solitamente così movimentato. La lavagna, un tempo ornata da un diagramma di Venn, era ora piena di frasi disordinate scritte con la sua calligrafia. Aveva dato fondo a tutta la logica, a tutte le conoscenze di cui era in possesso, ma non c'era soluzione diversa da quella già individuata: per salvare Mayuri la prima D-Mail doveva essere cancellata e la sua esistenza, l'esistenza di Kurisu Makise, doveva essere cancellata.
Rimise il pennarello a posto con un sospiro sedendosi sul vecchio divano con aria composta.
«Uno scienziato deve saper accettare le soluzioni trovate», mormorò abbandonando la testa contro la spalliera.
Non avrebbe lasciato che la sua determinazione vacillasse in un momento simile, era pronta a sacrificarsi se questo significava poter salvare quell'amica che in così poco tempo era diventata tanto importante per lei e che, soprattutto, era così preziosa per lui. Non voleva più essere un peso, eppure, in un angolo del suo cuore, in quella parte così fragile di sé che non aveva mai mostrato a nessuno, qualcosa la tratteneva dall'accettare realmente quella soluzione, anche se questo significava mettere in discussione l'incrollabile logica di quest'ultima. E, nel momento in cui per la prima volta si domandò cosa fosse ciò che la tratteneva al punto da farla esitare, il volto di Okabe fu la prima cosa che le attraversò la mente.

Si alzò di scatto, il camice bianco che ondeggiava ad ogni suo movimento. «Ma insomma, ti sembra il modo di comportarsi adatto ad un adulto?! Mi vergogno anche solo a camminarti accanto!», sbottò quasi come se si stesse rivolgendo al diretto interessato. «E poi cosa sono quei pantaloni? Sembra che ci sia cresciuto sopra del muschio, non ti vergogni? Accidenti... Un tizio che non sa nemmeno leggere l'atmosfera non potrebbe mai essere il mio tipo!».
Le ultime parole vennero fuori con la voce strozzata di chi stava trattenendo le lacrime con tutta la disperazione di cui era capace. Fu in quel momento che quel volto e quelle parole riecheggiarono nella sua mente, vividi come se quella persona fosse davanti a lei in quel preciso istante.

«Se lo faccio è perché sei una... Preziosa compagna».

Era come se qualcosa in lei si fosse spezzato. Mentre si accasciava a terra, col volto rigato da quelle lacrime che non aveva sentito arrivare, la realizzazione giunse con la forza di un colpo al plesso solare, mozzandole il fiato. La soluzione era così semplice, eppure, sciocca com'era, non aveva voluto vederla, credendo che con raziocinio si sarebbe trattenuta, l'aveva ignorata fino a che i suoi sentimenti non erano traboccati, il corpo scosso dai singulti mentre finalmente dava un nome a quella morsa dolce e dolorosa che le stringeva il petto.

 Ormai... Lo ammetto. Di Okabe Rintarō io sono... Innamorata.

[476 Parole]


 
~ Welcome To The Jungle

Il mio concetto di "a brevissimo" a volte sa sorprendere perfino me, devo ammettere. Avevo questo extra pronto da un bel po' di tempo e alla fine non ho saputo resistere alla tentazione di pubblicarlo improvvisamente, tanto per il gusto di essere autrice di un plot twist (?). Il momento, narrato solo nel manga Spin-Off "Babel Of Grieved Maze" narra di come Kurisu realizzi, in un momento di improvvisa onestà con se stessa derivante dalla situazione ormai tragica (è al corrente di doversi sacrificare per salvare Mayuri) di essere innamorata di Okabe. Nella scena - che ho dovuto tradurre dal giapponese - Kurisu scoppia in lacrime per questa sua realizzazione, proprio perché cosciente che non potrà dare voce a quello che prova, in quanto renderebbe ancora più difficile ad Okabe il compito di "abbandonarla" in quella linea di universo.
Un ringraziamento speciale va alla mia amica Kurigohan, che è stata così gentile da fornirmi le scan del manga (da cui oltretutto è preso il bannerino per questa storia).

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Capitolo 10
*** Extra - Decisione. ***


 
Il tunnel dell'LHC è illuminato dalla luce quasi accecante delle lampade al neon, quando riprendi i sensi. Stranamente, a differenza delle tue aspettative, non senti dolore e sembra che la raffica di proiettili, il cui rumore rimbomba ancora nelle tue orecchie, come se fosse opera di un miracolo in cui non avresti mai sperato, non ti abbia nemmeno sfiorata.

Una voce stanca e disperata chiama il tuo nome e finalmente torni del tutto alla realtà. La figura di Okabe Rintarō, sanguinante e sfinita, copre il tuo esile corpo giacendo per terra. Il tepore di un sentimento a cui non sai dare un nome ti infiamma il petto nel momento in cui ti rendi conto che Okabe ti ha fatto da scudo col suo corpo, pur di mantenerti al sicuro, ma non puoi impedire che la dolcezza di quel sentimento venga brutalmente stroncata dalla realtà dei fatti.

 È in quel momento che realizzi che Hiiragi Akiko e il SERN avevano sempre avuto ragione: gli Attrattori, la convergenza delle linee di universo e l'alterazione della causalità... Era tutto crudelmente reale, e, se Okabe era ancora vivo, lo doveva alla malata volontà dell'universo che aveva decretato che altri quindici lunghi anni di sofferenza erano il prezzo da pagare per aver pensato di poter sovvertire le sue leggi.

«Rimarrò qui».

Eppure qualcosa ti impedisce di arrenderti del tutto mentre, con calma e delicatezza, ti liberi dalla protettiva stretta che ti circonda e ti dirigi verso la donna che ti osserva con un sorriso crudele, le spalle dritte e una gran determinazione nello sguardo. In realtà vorresti piangere, disperarti per la sorte crudele che vi è toccata, ma non puoi permetterti di farlo. Devi essere forte anche per Okabe che, impotente, ti osserva protendendo, con le ultime forze che gli sono rimaste, una mano verso di te. Sai bene che voltarti sarebbe stata la mossa sbagliata, perché il cuore ti duole troppo nel vedere quella persona così importante per te guardarti con il dolore, la disperazione e la paura di perderti per sempre dipinti nello sguardo ambrato. Senti le lacrime premere per uscire ma, forzando un sorriso, riesci finalmente a parlare.

«Ehi, Okabe...», sussurri piano con voce rotta. «Ciò che Amane-san ha osservato non sono che frammenti e pezzi del futuro. Tra il presente e quel futuro che lei ha visto non c'è che il bianco più totale, perciò nulla ci impedisce di cambiarlo».
Distogli il tuo sguardo come se osservare la figura di quel ragazzo per un altro istante possa far vacillare la tua determinazione.
«Ho rinunciato alla logica e alle teorie perché voglio credere in te, voglio credere in ciò che mi hai detto». La tua postura si fa decisa, il tuo sguardo è fiero nel nascondere le lacrime che ti annebbiano la vista. «Rimarrò qui di mia spontanea volontà, perciò... ».
I tuoi passi riecheggiano distinti nel silenzio irreale mentre Hiiragi Akiko ti accoglie con quel suo sorriso che ti fa raggelare il sangue nelle vene.
«Vieni a prendermi, un giorno».


Addio, Okabe...

[500 parole]
 
~Welcome To The Jungle

Ed
 eccoci qui con il secondo extra di questa raccolta. Essendo tratto da un'opera che probabilmente molti non conoscono, mi sentivo in dovere di dare qualche spiegazione. Questo capitolo racconta una delle scene finali della Visual Novel spin-off di Steins;Gate chiamata The Distant Valhalla, alla cui traduzione italiana ho avuto il piacere di collaborare assieme alla pagina Open The Steins;Gate. La LN racconta degli avvenimenti che seguono il raid dei Rounders in cui Mayuri perde la vita il 13 agosto 2010. La storia è ambientata un anno dopo e si svolge nell'attrattore Alpha: qui Okabe, Daru e Kurisu sono tenuti prigionieri dal SERN al fine di lavorare alla costruzione della macchina del tempo e verificare la teoria della convergenza delle linee di universo, questo fino a che Daru non progetta un piano di fuga che comprende anche il salvare Kurisu, che, pur essendo rinchiusa nella medesima struttura, non vede gli altri da un anno intero. Senza farvi grandi spoiler sul finale, Kurisu alla fine decide di rimaere con il SERN ma non perché si è arresa: crede in Okabe e spera che un giorno lui venga a salvarla, sovvertendo quel futuro che Suzuha aveva osservato, anche se le possibilità di sfuggire alla volontà dell'Attrattore sono pressoché inesistenti. Per quanto riguarda il personaggio di Hiiragi Akiko, sappiate che è una collaboratrice del SERN e per ulteriori informazioni vi consiglio di leggere la LN (sono 40 pagine in PDF, è una lettura breve), perché vorrei evitare di rovinarvi la lettura con ulteriori spoiler.
Detto questo, grazie per aver letto, al prossimo capitolo~


 
 

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Capitolo 11
*** Extra - Affidamento. ***



 

Il cielo che fino a qualche ora prima risplendeva della luce delle stelle è ormai lattiginoso, oscurato da quelle nubi che, nel tempo gelido di Dicembre, annunciano a gran voce l'arrivo della prima neve dell'anno. Quasi non ti rendi conto dei fiocchi gelidi che si poggiano sui tuoi abiti scuri. Sei lì, inghiottito dalla folla di quel grande viale di Akihabara, senza dare alcuna importanza alla tua destinazione.
Ti sei sentito sperduto, in quel lungo inverno. In qualche modo lei era ancora lì, Kurisu era lì, ti aveva osservato con lo sguardo con cui si osserva uno sconosciuto, attraverso lo schermo di un PC, attraverso il display di un cellulare. Aveva imparato a conoscerti come tu avevi imparato a conoscerla nuovamente.
È qualcosa di insopportabile. Lei è lì ma non è lì allo stesso tempo. È così doloroso da mozzarti il respiro, mentre fiumi di ricordi ti attraversano la mente. I suoi sguardi, il suo sorriso, la sua espressione imbarazzata, il suo calore e quella dolcezza che tanto si impegnava a nascondere.
"Voglio incontrarti".
È questo ciò che una parte del tuo cuore, ancora così dolorosamente attaccato ad un passato che non è più tale, ti sussurra mentre quelle immagini che avresti voluto, che avresti dovuto dimenticare scorrono nella tua testa come un film.
"Non possiamo incontrarci".
È ciò che pensi mentre osservi il tuo riflesso sulla superficie increspata dell'acqua di una fontana. Quasi non ti riconosci, con le guance scavate e gli occhi affossati. Il volto di un uomo distrutto, di un uomo per cui tutto ha smesso di avere senso da quanto lei non c'è più. Eppure, se solo volessi parlarci, potresti farlo in qualunque momento, ti basterebbe accendere il tuo cellulare e avviare un'applicazione. Ma ormai sei stanco di scappare, di rifugiarti nell'illusione di poter andare avanti in questo modo, lasciando che siano gli altri a pagare le conseguenze del tuo dolore.
Non è rimasta nemmeno una traccia di esitazione in te. Non scapperai più. Aprirai il Gate Of Zero, aprirai quella porta che conduce a lei, e, anche se lo Steins;Gate non dovesse esistere,  stravolgerai lo spazio e il tempo pur di rincontrarla.
Una folata di vento gelido ti riscuote dai tuoi pensieri, e quasi ti sembra di sentire la sua voce che, con tono imperioso, ti incita a darti una mossa. Il tempo non aspetta nessuno, ma tu hai il potere di controllarlo. Anche se dovessero volerci vite intere, la lunga epigrafe giungerà ad una fine, giungerà il giorno in cui il passato sarà riscritto e un nuovo futuro avrà inizio.
Il suo sorriso è con te. L'hai sempre portata nel tuo cuore, dopotutto, e se lei è accanto a te anche cambiare il mondo ti sembra possibile.

Aspettami, Kurisu. Fino al giorno in cui potremo incontrarci ancora una volta.

[465 Parole]



 
~Welcome To The Jungle
 
Ed ecco qui un nuovo extra che avevo pronto da un po', scritto di getto dopo aver letto il testo di Reliance, una insert song del CD Hacking To The Gate cantata dalla grandissima Kanako Ito (la cantante della sigla dell'anime, per intenderci). E' ambientata durante Steins;Gate 0 - se non sapete cos'è... Correte ad informarvi, non sapete cosa vi state perdendo! - e parla di un ipotetico momento in cui Okabe affronta finalmente se stesso e le proprie paure, smettendo di fare affidamento su di esse e su dei ricordi che lo tengono ancorato al suo passato nelle altre linee di universo. Comunque sia, in S;G 0 Kurisu non è presente, o, almeno, non lo è fisicamente. Al suo posto vi è Amadeus, un'intelligenza artificiale che conserva i suoi ricordi (tutti antecedenti al suo incontro con Okabe), quindi immaginate la sofferenza del povero Okabe, costretto a vedere attraverso uno schermo il suo primo -e probabilmente ultimo - amore senza però poterlo abbracciare, avendo oltretutto la consapevolezza di aver ucciso Kurisu, seppur non intenzionalmente. Sigh. Mi viene il magone solo a pensarci.
Al prossimo capi- sob- tolo. Vi sfido ad indovinare su cosa potrebbe essere il prossimo extra ~

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Capitolo 12
*** Extra - Filo Rosso ***


 

Aveva capito che c'era qualcosa che non andava dal modo in cui la guardava. Aveva lo sguardo di qualcuno che aveva appena visto un fantasma e lei era piuttosto sicura di non esserne uno. E poi l'aveva abbracciata all'improvviso, l'aveva stretta con forza, così vicino da poter sentire il battito furioso del suo cuore mentre cedeva alle lacrime, ripetendo il suo nome come un mantra.
Non poté fare a meno di ricambiare quel suo abbraccio, cercando di porre fine a quelle dolorose lacrime mentre la sua mano gli accarezzava con delicatezza la schiena, sussurrandogli parole di conforto.

«È tutto ok... Va tutto bene, adesso...».

Capiva fin troppo bene come si stesse sentendo, il senso di colpa che opprimeva i loro cuori nel loro disperato tentativo di andare avanti. Ma era anche cosciente del fatto che l'Okabe davanti a lei non era lo stesso che era stato costretto a rinunciare a Mayuri pur di salvare lei. A giudicare dal modo in cui la guardava poteva affermare che venisse da un altro mondo in cui aveva fatto la scelta giusta, la scelta di lasciarla indietro così che Mayuri potesse finalmente vivere felice. Dopotutto vederla sorridere era ciò che entrambi desideravano.

Semplicemente guardandolo avrebbe potuto dire cosa gli passava per la testa, era come un libro aperto per lei, dopo tutto il tempo speso assieme, ma, anche se per lei significava una condanna a morte, non poteva permettere che le cose andassero avanti così. Non poteva sopportare la visione dello sguardo di Okabe che la fissava in un misto tra amore e dolore indicibili, perché lei sapeva che, in un modo o nell'altro, lui stava soffrendo a causa sua.

Nel momento in cui premette il tasto "invio" sul suo cellulare sentì le lacrime inumidirle gli occhi. Ma non poteva piangere in un momento simile, avrebbe significato rendere le cose difficili ancora una volta ed era l'ultima cosa che lei desiderava. Doveva credere in lui, nel suo amato Hōōin Kyōma, e, mettendo ancora una volta la scienza da parte, doveva credere in quel filo rosso che li legava strettamente.

«Okabe... Che tu possa avere una buona giornata al tuo risveglio!».


§


"Per quanto ancora intendi comportarti in modo così ostinato, senza ammettere i tuoi sentimenti nemmeno a te stessa?"

Le parole che Amane Suzuha le aveva rivolto riecheggiavano nella sua testa mentre la figura in qualche modo minacciosa della macchina del tempo, quella che portava il suo nome, l'unica speranza che aveva di riportare Okabe nella linea temporale dello Steins;Gate.

Diverse cose assurde erano accadute durante quel lungo, lungo anno dal momento in cui aveva incontrato per la prima volta Okabe Rintarō al palazzo di Radio Kaikan. C'erano stati quegli strani sogni troppo vividi, troppo reali per essere soltanto una conseguenza della riorganizzazione dei ricordi operata dal suo cervello.

 E poi, quando le parlò delle linee di universo e dei viaggi nel tempo, si sentì come se una strana sensazione stesse cercando di attirare la sua attenzione in un angolo della sua testa, quasi come una voce che la incitava a ricordare, la stessa voce che l'aveva spinta a correre fuori dalla sua stanza d'albergo, sussurrandole: "Non potrei dimenticarti nemmeno se lo volessi, idiota di un Okabe!". E, nel momento in cui le lacrime le avevano rigato il viso nel vederlo sparire in quel modo, quasi non fosse mai esistito, ricordi di altre linee di universo si erano susseguiti nella sua mentre come un film mentre finalmente prendeva una decisione.

"Non c'è linea di universo, né luogo, né tempo in cui io non ti abbia amata".

Fece un passo all'interno della macchina. Desiderava così tanto vederlo. Doveva credere in se stessa, doveva credere in lui, doveva credere in quel filo rosso che li legava strettamente.


 
~Welcome To The Jungle

Ed eccomi qui, dopo più di un mese di assenza, con il penultimo extra, nonché penultimo capitolo, di questa raccolta. Non credevo sarei arrivata fino in fondo, sinceramente, ma mi risparmio i discorsi strappalacrime per il prossimo capitolo. Bando alle ciance e ciancio alle bande (?) sono sicura che molti di voi avranno un grosso punto interrogativo stampato in faccia dopo aver letto questa One-Shot. Sì, purtroppo non sono riuscita a rientrare nel limite delle 500 parole, poiché la lingua incui avevo scritto originariamente è l'inglese che, come penso sia risaputo, è una lingua molto sintetica. Comunque sia, questo capitolo è ambientato per metà in Steins;Gate 0 e per metà poco prima del finale del film Fuuka No Ryouiki No Deja Vu ed ha come protagonista due versioni differenti (o forse no?) di Kurisu. Per la precisione la prima scena è ambientata nel capitolo Antinomical Dual (ne trovate la traduzione in italiano - a cui ho lavorato anche io - sul canale YT della pagina Open The Steins;Gate) e vede Okabe alle prese con un incontro reale con Kurisu per la prima volta dopo mesi dalla sua morte: Kurisu comprende subito di non avere davanti l'Okabe dell'attrattore Alpha (anche se i due, come capirete, si sono comportati quasi allo stesso modo) e per facilitare il nuovo doloroso ma necessario addio tra lei Okabe, suggerisce a quest'ultimo di pensare al loro incontro come ad un sogno (da qui la frase conclusiva della prima parte). Nell'attrattore Alpha, dove è ambientata la prima scena, Okabe ha deciso di salvare Kurisu anziché Mayuri, ma rimarrà tormentato, così come la scienziata, dal senso di colpa, cosa che avviene anche nell' attrattore Beta, dove a morire invece è stata proprio Kurisu. Immagino che questo capitolo possa essere considerato spoiler su 0, ma il gioco se non erro uscirà - si spera - agli inizi del mese prossimo e la scena in sè non spoilera nulla di eclatante sulla trama (che, ve lo assicuro, ne ha di plot twist e avvenimenti assolutamente mindfuck). Per il resto... Buona lettura, buoni feels e... Al prossimo capitolo!

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Capitolo 13
*** Extra - Realtà. ***



 
Il sole tramonta basso sull'orizzonte di fuoco del deserto californiano, mentre Okabe ti osserva come se fossi l'unica cosa di cui avesse mai avuto bisogno.
La tua mente non sa che pensare. Tutto ciò che ti è successo, tutto ciò che ti è stato raccontato ti sembra troppo fuori da questo mondo per essere accaduto realmente. Eppure, quando Okabe pronuncia quelle parole, il formicolio leggero che avverti sulla tua pelle, il battito accelerato del tuo cuore, e le immagini sfocate di un passato che ora ti appare più tangibile che mai, sembrano sussurrarti che tutto ciò a cui sempre faticato a credere è la realtà.

Uno scivolo illuminato dalla debole luce della luna e la promessa di andare ad Aomori assieme. La disperazione nel voler salvare Mayuri ad ogni costo. Il desiderio di sparire solo per poter porre fine all'angoscia di dover scegliere. Le lacrime versate da sola in quel laboratorio nel dare finalmente un nome a quel sentimento così doloroso. Delle parole rivolte al futuro. Un incontro che sembra voluto dal destino.

È accaduto per davvero.

Un refolo di vento tiepido passa tra i tuoi capelli mentre il sole muore dietro le dune di sabbia rovente. Per quanto cerchi di negarla con le tue teorie, non puoi eludere la verità.

«Voglio saperlo. Cosa provi nei miei confronti?».

Non puoi dimenticare tutto ciò che avete passato assieme.

Non è mai stato un sogno.

«Lo vuoi sapere? Allora...».

Non puoi eludere lo sguardo ambrato di Okabe che si perde nel tuo.

«Chiudi gli occhi».

Non è mai stato un sogno. Questa è la realtà.


~Welcome To The Jungle

Sono ben cosciente che si tratta di poco più di 250 parole, ma scrivere il capitolo finale di una storia, così come quello di una raccolta, è sempre un po' difficile per l'autore, perché ogni storia è un po' come se fosse una figlia che hai visto nascere e crescere, per poi prendere il volo per la sua strada. Ho pensato a lungo a che genere di finale volessi dare a questa raccolta e mi sono crucciata non poco, perché non riuscivo a trovare una scena che mi convincesse del tutto, ma, alla fine, grazie all'aiuto della mia preziosa sorellina Eli aka Sky Observer, ho deciso di focalizzarmi sul momento finale dell'OVA, anche se alla fine il risultato è stato nettamente diverso da quello che pensavo all'inizio. 
E siamo giunti alla fine. E proprio perché è la fine, ci tenevo a ringraziare in particolare alcune persone che, nel bene o nel male, nonostante tutto, mi hanno sempre spronata, dimostrandosi anche fin troppo gentili nei confonti di quello che scrivevo. perciò GRAZIE Eli, Fang, Bahamut, Darkri. Un grazie va anche a tutti gli amici di Open The Steins;Gate Italia e a tutti coloro che mi hanno seguita/recensita/messa nei preferiti/ricordati. Siete meravigliosi.



 

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