Adesso ascoltami, non voglio perderti, però non voglio neanche illuderti...

di rossella93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** DICEMBRE ***
Capitolo 2: *** GENNAIO ***
Capitolo 3: *** FEBBRAIO ***
Capitolo 4: *** 11 FEBBRAIO-MARZO ***



Capitolo 1
*** DICEMBRE ***


INIZIO DICEMBRE 2015
 
Il telefono squillò e ancora una volta era l’amico del tizio con cui si era frequentata neanche un anno prima.
Non sapeva come comportarsi, non le interessava, ma d’altronde erano stati presentati e sarebbe stato scortese non rispondere.
“Ti va un caffè?” aveva scritto.
Un caffè?! Con lui?! E perché???? Erano le uniche domande che le balenavano.
“Qui bisogna mettere le cose in chiaro eh!” pensava.
Quindi rispose : “In amicizia per me va bene.”
E come lei aveva previsto l’amico del tizio iniziò a giustificarsi, dicendole che lo aveva frainteso e bla bla bla…però era disposto comunque ad incontrarla, se lei voleva…
Ma lei sapeva che lui sarebbe venuto meno, dopo quell’affermazione. Quindi accettò l’invito, lasciando che fosse lui a farsi sentire e a stabilire l’orario per l’incontro.
Ovviamente ciò non avvenne, come lei aveva previsto, e quasi tirò un sospiro di sollievo.
Qualche settimana dopo decise di andare con un’amica a un bar in cui non era mai stata, e che sapeva esser frequentato dal tizio con cui era uscita per un mese neanche un anno prima e con cui avrebbe scambiato volentieri due chiacchiere, se l’avesse incontrato.
Come previsto incontrò il tizio e, inaspettatamente, l’amico del tizio.
Lei non gli diede corda, quasi non lo notò, se non per il tremendo giubbotto di pelle plastificato che indossava.
Tuttavia, con la coda dell’occhio, vide che non era affatto come lo ricordava.
Il suo abbigliamento era sbarazzino, seppur non la entusiasmasse. E per quanto pensasse che fosse molto più grande dell'età che aveva, scoprì che altro non apparteneva alla classe 1983.
Ma fu l sua voce a colpirla maggiormente. Quelle rare volte in cui si inseriva nei discorsi lei notò che era virile, un po’ roca, il cui timbro sembrava conservare in parte quella strano tono che sviluppano i ragazzi durante la pubertà, ma che alle sue orecchie suonava quasi sensuale.
Eppure lui rimase lì, in disparte, a rubare noccioline e null’altro. Senza dare la minima impressione di avere un interesse per lei o un risentimento per l’appuntamento mancato.
Lei, al contrario, ben presto si dimenticò di lui e della sua voce sensuale, e si immerse in una delle tante  infinite conversazioni con il tizio con cui, per quanto l’interesse fosse scemato da tempo, aveva sempre piacere scambiare due chiacchiere.
L’amico del tizio decise di andare via e lei, nel salutarlo, notò la bassa statura e la magrezza a cui non aveva fatto mai caso.
Poco tempo dopo il tizio fece lo stesso e ognuno ritornò nelle proprie case.
Qualche giorno dopo, inaspettatamente, dopo mesi, il tizio le mandò un messaggio in tarda serata, ma poiché lei era stanca e assonnata, non aveva la minima intenzione di aprire una conversazione che sarebbe finita dio solo sa quando, quindi lo liquidò con una scusa banale e andò a dormire.
Da quel momento in poi il tizio non si fece sentire più…
 

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Capitolo 2
*** GENNAIO ***


GENNAIO
 
Al contrario, sempre inaspettatamente, l’amico del tizio a Capodanno le mandò un “ Buon anno dolcezza”e
con quel “dolcezza”, detto alla Fonzie di Happy Days, a lei quasi scappò un sorriso.
Poi, per qualche giorno, i due non si sentirono, se non prima del giorno dell’Epifania.
Lei aveva captato l’interesse di lui, ma ancora non le importava. Benché, dopo l’ultimo incontro, l’avesse rivalutato, l’interesse non era ancora nato.
Era in un periodo della sua vita in cui ogni cosa aveva perso d’interesse ai suoi occhi. Non voleva saperne di discoteche, di amiche e soprattutto di ragazzi.
Aveva conosciuto un tipo simpatico in palestra con cui era andata a prendere un caffè, ma si era rivelato essere il solito imbecille che, al primo appuntamento, portava una ragazza a bere un drink, sperando che si ubriacasse. 
Quindi voleva starsene sola a casa, senza nessuno, senza le amiche, senza ragazzi, senza discoteche, chiusa nel suo piccolo mondo fatto di noia e niente più.
Quando l’amico del tizio la contattò, lei rispose ancora una volta per gentilezza, ma la voglia di una conversazione scarseggiava.
Anche se doveva ammettere che lui non la intratteneva con conversazioni stupide  e prevedibili come erano soliti fare gli altri e scoprendo ben presto che era piacevole conversarvi.
Poi lui, senza un motivo apparente, le chiese se le piaceva un gruppo musicale e da lì in poi lei iniziò a messaggiare assiduamente, attendendo con ansia le risposte di lui, poiché la musica era ciò con cui era cresciuta, insieme ai libri, nella solitudine della sua adolescenza, e parlarne con qualcuno era sempre un piacere.
I giorni che seguirono i due si sentivano sempre più spesso. Lui le inviava canzoni e lei le accettava sempre volentieri. Ma non si può dire che fosse certo interessata. No. Era convinta che il piacere che provava nel conversare con lui fosse esclusivamente legato alla musica, unico interesse che li univa.
Lui, al contrario, seppur senza insistere, le chiedeva di incontrarsi. Invito che veniva puntualmente declinato da lei, a causa dell’avvicinarsi degli esami.
Ma dentro di sé, una piccola voglia di vederlo ce l’aveva. Desiderava dare un corpo a ciò che da una settimana a quella parte erano state solo parole.
Le piaceva conversare con lui, tutto qui…era ciò che si era detta.
E non appena l’esame fu dato, il giorno stesso, gli chiese un incontro nel pomeriggio.
L’ora stabilita si avvicinava e lei iniziava ad avere un po’ di ansia. Di cosa avrebbero parlato? Non si conoscevano per niente, e se dal vivo non avessero avuto la stessa compatibilità che avevano in chat?
Non badò molto al suo aspetto, poiché non era sua intenzione sedurlo. Quindi uscì di casa e si avviò nel suo viale aspettando che lui la raggiungesse.
Alle 17.00 in punto arrivò alla guida di una Mercedes grigio metallizzato, cosa che la lasciò alquanto esterrefatta.
Era sempre stata convinta che un uomo esprimesse la propria virilità  attraverso la propria auto e lui, in quel momento, lo stava facendo “a gran voce”.
Lui fu il primo a rompere il ghiaccio raccontandole un avvenimento di cronaca nera della zona che a lei interessava poco, ma che preferiva, al contrario di un silenzio imbarazzante.
Andarono in un bar e si sedettero ad un tavolino, iniziando a parlare tranquillamente e conoscendosi come due normalissime persone al primo appuntamento.
Ma loro non erano al primo appuntamento, poiché vi era stato una sorta di patto taciuto in cui apparentemente avrebbero dovuto comportarsi da amici.
Quindi lei si lasciò andare con tranquillità alla sua gran chiacchiera esponendo, di tanto in tanto, il tipo di uomo che le sarebbe piaciuto accanto.
Parlava di uomini alti, in camicia, dal petto villoso e la parlata acculturata. E più lei elencava queste peculiarità, più lui capiva di non essere il suo tipo.
Apparentemente, però, sembrava non importargliene e anzi, non perdeva occasione nel sottolineare quanto lui fosse diverso.
Lei quasi non vi badava, perché era sempre convinta che lui non era nel suo interesse, quindi continuava ad esporre fin troppo se stessa, parlando del suo carattere e di come non riuscisse a trovare un uomo che non si sentisse minacciato dalla sua sicurezza.
Durante il breve appuntamento numerosi furono gli argomenti trattati, lasciando di tanto in tanto lei stupita.
Poi lui parlò di andare al cinema, con gli amici si intende, a vedere un film che si assicurò anche lei non avesse visto.
Lei captò l’invito, seppur fatto timidamente. E dentro di se sorrise per quell’uomo che all’apparenza sembrava volesse sbranare il mondo intero, ma che era dotato a modo suo di una singolare dolcezza.
Durante il tragitto di ritorno i due continuavano a parlare e lui tentava a tutti i costi di convincerla che era molto più intelligente di quel che pensava, che aveva un ottimo posto di lavoro e che, per quanto sapesse di non piacere, a modo suo, aveva fascino.
Lei capì che stava cercando di piacerle e soprattutto capì che lui si sentiva totalmente estraneo al prototipo di uomo che aveva descritto al bar. Quindi tentò di tranquillizzarlo dicendogli di essere se stesso e non preoccuparsi, tanto con il tempo sarebbe stata in grado di capire che tipo di persona fosse, anche senza il suo aiuto.
Giunta a casa lui, dopo un po’, le inviò un messaggio dicendole che era una bella persona e tutt’altro la solita ragazzina che si aspettava.
Lei ne fu compiaciuta, ma era sempre più convinta a trattarlo come amico.
Nei giorni continuarono a sentirsi come di consueto e allo scoccar della mezzanotte lui le inviò i suoi auguri di buon compleanno che lei ricevette con piacere.
Il giorno seguente, come previsto, arrivò l’invito al cinema fatto velatamente pochi giorni prima.
“I miei amici non mi accompagnano più e mi chiedevo se volessi venire tu.” aveva detto.
Tuttavia quel comportamento cauto la infastidiva e , sfogandosi con l’amica diceva che accettava solo per il gusto di vedere fino a che punto volesse arrivare, ma che non gli importava assolutamente nulla di lui.
Quindi accettò.
Questa volta, però, lui la lasciò completamente a bocca aperta, presentandosi all’appuntamento con ben due scatole di cioccolatini, di cui lei ricordava avevano parlato in chat scherzando, ma mai pensava che davvero li avrebbe comprati.
E quel gesto semplice, che lei interpretò anche come romantico, da far invidia alle sue amiche, fu quel gesto a
farle cambiare completamente opinione su di lui…
Apparentemente ancora rifiutava che lui, così lontano dai suoi canoni, che aveva sempre ignorato, potesse piacergli. Però non poteva non ammettere che sentiva l’esigenza di vederlo e che, ogni volta lui le chiedeva di uscire, in cuor suo provava un piacere che non provava da tempo.
La mattina attendeva con ansia il suo buongiorno e, poiché le iniziali di A.R erano troppo simili a quelle dell’amica A.B, per evitare di creare confusione e che il suo cuore prendesse un volo inutile ogni volta che il i due nomi si presentavano sullo schermo decise di cambiarlo in un più confidenziale A.
 

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Capitolo 3
*** FEBBRAIO ***


FEBBRAIO
 
Il tempo passava e lui non agiva e lei si scoraggiava sempre di più.
Quando aveva un interesse, non era la tipa che si sbilanciava, anzi, si chiudeva in se stessa, non lasciando capire nulla all’altro e ne era consapevole. Sperava che fosse l’uomo a fare il primo passo, ma lui si stava rivelando essere più lento di un bradipo.
Era passato quasi un mese e, all’improvviso, per giorni, lui sparì, lasciando lei nella confusione e nella frustrazione.
Andò a ballare con degli amici, ma il suo unico pensiero era che lui doveva sapere che stava là. Che si stava divertendo. E che magari stava conoscendo altri ragazzi. Voleva farlo ingelosire.
Tuttavia il giorno seguente non resistette dal contattarlo e notò con piacere, che la sua prima preoccupazione, era stata sapere dove fosse andata a ballare.
I due quindi ripresero a parlare come di consueto, finchè, il giorno di carnevale, non si videro per un bar e, questa volta, desiderosa di stupirlo e di mostrargli che anche lei era una donna in grado di sedurre, optò per un abbigliamento più aggressivo.
Come si aspettava, non appena lui la vide, nel suo sguardo ci fu una scintilla diversa, quasi di caccia. E ovviamente  non mancò di battute che in bocca ad altri sarebbero state volgari, al contrario dette da lui le strapparono solo un sorriso.
Quella sera si punzecchiarono molto e lei lo studiava, così come studiava il suo corpo fasciato dalla camicia, che lui non voleva esporre. Sentiva che quel ragazzo le piaceva sempre di più e non sapeva perché, ma avrebbe voluto che se lo togliesse quel maledetto giubbotto e magari sentire il calore che emanava il suo corpo.
Lui le parlò di una ragazza che stava frequentando, e che, probabilmente, non avrebbe rivisto più. E lei sentì dentro di se come un moto di gelosia. Ma sapeva anche che lui la stava mettendo alla prova, per studiare una sua eventuale reazione, quindi decise di rimanere impassibile, come solo lei sapeva fare, e dargli addirittura dei consigli.
“Vedremo chi dei due è più furbo” pensò tra sé.
La serata quindi si concluse e, arrivati fuori casa di lei, lui fece una cosa che non si sarebbe mai aspettata.
Le chiese un bacio.
La richiesta fu fatta con tale violenza e con tale poco romanticismo, che lei rifiutò. Inoltre non le erano mai piaciuti quelli che “chiedevano” i baci. O lo davi o non lo davi. E in più si metteva la storia della tizia con cui non sapeva cosa c’era stato e se avesse troncato.
La sua razionalità la bloccò del tutto e decise che la serata avrebbe dovuto concludersi in amicizia, come tutte le altre.
Ben presto non mancarono le scuse di lui per quel gesto avventato e lei si infuriò ancora di più poiché, come al solito, lui stava ammettendo che da lei cercava solo amicizia.
Ma il pensiero che non potessero sentirsi più la spaventava, quindi fece di tutto per tranquillizzarlo e non interrompere il rapporto.
Il giorno seguente lui la contattò come sempre, anche se lei aveva  capito che lo fece solo per farle sembrare che non fosse successo nulla il giorno prima.
Non ne poteva più di quel rapporto a cui non riusciva a dare un nome e, senza pensarci due volte, il giorno seguente lo chiamò per un incontro.
“Non lo so, forse ho un impegno più tardi. Ti faccio sapere tra una mezz’oretta” fu la sua risposta, ma lei sapeva che meno di mezz’ora dopo l’avrebbe chiamata e avrebbe trovato del tempo per vederla.
Si piacevano e questo era chiaro ad entrambi. Bisognava solo trovare un punto d’incontro.
Si videro e parlarono con la stessa familiarità di sempre.
Poi arrivò il momento di andare via e lui, dopo una serie di telefonate, si dichiarò libero da ogni impegno.
Andarono a fare un giro in macchina e lei capì che lui stava prolungando il loro incontro per stare ancora qualche momento insieme.
Arrivati fuori alla macchina di lei lui le chiese di non scendere.
“Vorrei andare a mangiare qualcosa” disse “ ora chiamo il mio amico e  vedo se c’è.”
A lei quasi veniva da ridere, poiché sapeva che lo scopo di quel giro di parole era chiedere di andare a mangiare qualcosa con lei. E, come previsto, la proposta arrivò.
Lei accettò entusiasta, poiché in cuor suo in realtà non aspettava altro.
La serata fu la più bella che avevano trascorso fino a quel momento.
Forse perché per la prima volta giocavano a carte scoperte, forse perché invece di studiarsi decisero di scoprirsi.
E mentre continuava a parlare, lui la guardava come se fosse l’unica persona in quella sala.
Lei, dal canto suo, non lo sentiva più estraneo come qualche settimana prima, ma come un qualcosa che le apparteneva e di cui non poteva farne a meno.
Il tutto, poi, si concluse con il bacio tanto desiderato e che sembrava essere la chiusura perfetta per una serata perfetta.
 
 

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Capitolo 4
*** 11 FEBBRAIO-MARZO ***


 
11 FEBBRAIO
 
Erano ufficialmente fidanzati. Non potevano fare a meno di vedersi e ogni volta che si incontravano si baciavano come se non ci fosse un domani.
Le prime due settimane tutto andò a gonfie vele. Quando lei parlava del “suo” fidanzato, i suoi occhi si trasformavano in due cuori. Non poteva credere che una persona tanto lontana dal suo stereotipo, le avesse fatto quell’incantesimo, le avesse fatto scoprire di quanta dolcezza lei era capace.
Si sentiva tranquilla e leggera come non era mai stata con un ragazzo. Lei aveva provato l’ossessione, l’infatuazione, ma mai l’amore. Era sicura che con lui ci sarebbe riuscita, che l’amore presto sarebbe arrivato.
Come si poteva non amare una persona dolce e burbera allo stesso tempo come lui?
Ed era anche sicura che per lui fosse lo stesso.
Probabilmente fu proprio questo l’errore più grande.
Per quanto si fossero conosciuti durante il mese precedente in realtà lei non conosceva ancora niente di lui, se non ciò che lui aveva voluto farle conoscere.
E fu così che qualcosa si ruppe…
Dopo soli 14 giorni lui la lasciò una mattina con  un semplice “scusa ma non mi va di vederti più” come buongiorno.
Lei si vide per un attimo crollare tutto il mondo. Era stata lasciata per un motivo che non riusciva a trovare e si ritrovò per la prima volta a dover fare i conti con una persona che in realtà ancora non aveva conosciuto.
Il fatto di essere stata bloccata ovunque e non poter comunicare con lui la faceva impazzire e intanto le lacrime non smettevano di scendere copiose.
Ma cosa era successo???
Perché quella reazione così esagerata???
Cosa aveva fatto???
Poi, finalmente, lei riuscì a mettersi in contatto con lui trovandosi d’avanti una persona violenta, di cui non ne era mai stata a conoscenza.
Le urla e la violenza della voce di lui non la spaventarono, ci aveva convissuto sin da piccola, era abituata, ma la stupirono.
Non senza difficoltà riuscì a calmarlo e, nel corso della giornata, tutto parve ritornare alla normalità.
Nel pomeriggio, passato lo spavento e lo stupore, lei sentì crescere una rabbia tale da non rivolgergli la parola per l’intera serata e,  di conseguenza, i due ebbero un ulteriore litigio.
“io non sto bene con te” erano le parole di lui “ sei troppo piccola”.
Lei non diede peso a quelle parole, pensando che fossero dettate dalla rabbia, ma quelli non erano altro che campanelli che sarebbero sfociati ben presto in insoddisfazione.
 
MARZO
 
Il tempo passava e  lui si dimostrò essere l’uomo premuroso di sempre.
Lei, al contrario, si sentiva diversa. Qualcosa era cambiato.
Si sentiva sempre attratta, ma aveva perennemente la sensazione che qualcosa sarebbe successo. Che lui avrebbe fatto un’altra delle sue sfuriate e, peggior di tutti i mali, l’avrebbe lasciata ancora una volta così, su due piedi, senza una motivazione.
Non c’era sera che usciva e pensava “quando tornerò sarò ancora fidanzata?”
Col tempo la storia finì col trasformarsi, per lei, come una sorte di “amore malato”, morbosa ossessione. Sapeva che lui poteva distruggere tutto da un momento all’altro, ma non poteva starne senza…
Ed ecco che la sua ansia iniziava ad aumentare e il peso a diminuire. Stava perennemente male. La mattina, appena sveglia, era sempre stata felice e scherzosa. Da quando era fidanzata, al contrario, era sempre nervosa. Anche parlare con la famiglia, lo faceva malvolentieri.
Poi si avvicinava il momento in cui doveva vedere lui e il suo cuore, come la prima volta, aveva le palpitazioni. Un po’ per la gioia di vederlo, un po’ per la paura di perderlo.
Eppure, in tutto ciò, lei non si accorgeva della fragilità di lui. Non si accorgeva che dietro quella montagna c’era un uomo con le sue stesse paure, se non peggiori.
La fine che aveva temuto arrivò ben presto. E un’altra volta senza un motivo ben preciso.
Quella notte, per la prima volta nella sua vita, non dormì. Sentiva come un macigno nel petto e comprese la paura di innamorarsi di tante persone. Avevano paura di soffrire, come stava soffrendo lei quella sera.
Cercava di dare una spiegazione a quel comportamento così anomalo. Alle sue parole crudeli. “Io non mi sento innamorato” “ Non ti desidero”
Non riuscendo a prender sonno, iniziò a pensare a tutta la loro storia e a dove avesse sbagliato.
Ma l’unica cosa che le veniva in mente era la tenerezza del suo sguardo mentre l’aveva guardata, pochi giorni prima. Gli occhi sono lo specchio dell’anima, pensava, possibile che anche quelli mentissero?
Lui nel frattempo non ne voleva sapere e lei, per giorni, non fece altro che piangere e stare a letto.
“Sono innamorata di te” gli aveva detto.
“Lo dicono tutte” fu l’unica risposta che riuscì ad ottenere.
Cercò di reagire uscendo con gli amici, ma il pensiero andava sempre e solo in un’unica direzione.
Cosa ho sbagliato? continuava a chiedersi assiduamente.
Io so che ci tiene a me, ma perché fa cosi?

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