Quel sentimento chiamato amore che pugnala alle spalle

di ma89vi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: il rimorso di una partenza improvvisa. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Un incontro inaspettato - parte prima. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Un incontro inaspettato – parte seconda. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Un incontro inaspettato – parte terza. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Cresci ragazzina! ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Un gesto non previsto. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Domande a cui non posso rispondere. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Pensando a te. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Per un attimo, solo noi. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: Non potrò mai dimenticarti. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11: Voglio che tu sia mia... ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12: confessioni. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13: tra finzione e realtà. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14: Le verità nascoste. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15: Sentimenti contrastanti. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16: Diciamo tutto a Seiya! ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17: l'inizio. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18: La tempesta. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Quel sentimento chiamato amore che pugnala alle spalle

 

Prologo

 

Mi tornano quasi sempre come flashback i momenti vissuti con colei che credevo fosse una ragazza onesta e gentile e che invece si è rivelata il più grande sbaglio della mia vita.

L’ho, come dire, molto sopravvalutata. Mi si era presentata così diversa dalle altre e invece alla prima crisi mi ha tradito. Non con un estraneo, bensì con il mio migliore amico.

Amico mio, perché mi hai pugnalato alle spalle? Io te l’avevo affidata. Volevo solo che la controllassi per un po’, visto il mio lungo soggiorno in America per lavoro. Stavo incidendo un cd dedicato interamente a lei. Ormai nemmeno quella musica ha più senso.

Tu me l’hai portata via, approfittando di una mia debolezza.

Amore mio perché mi hai fatto tutto questo? Mi hai preso in giro e umiliato raccontandomi bugie di continuo. Io ti amavo davvero. Ti amo ancora davvero. Perché Usagi mi hai raccontato stupidaggini in tutti questi mesi?

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: il rimorso di una partenza improvvisa. ***


Capitolo 1: il rimorso di una partenza improvvisa.

Un anno prima.

Beep, beep!

Un telefono cellulare squillò nella profondità della notte.

 “Chi cavolo è che chiama a quest’ora?”, disse Usagi, una ragazza dai buffi codini biondi, mentre cercava l’apparecchio nel buio della sua stanza. Solo il leggero bagliore della luna piena la illuminava.

“Pronto?”

“Pronto amore! Sono io... Seiya!”

“Seiya?”

La giovane aveva la voce impastata dal sonno e stava accennando un leggero sbadiglio.

“Seiya sei impazzito? Sono le 4 del mattino! Cosa vuoi? Altro che amore!”, gli urlò contro, scocciata.

“Scusami Usa-chan, ma è troppo importante ciò che sto per dirti! Non potevo aspettare domani!”

“Dai, dimmi questa cosa così importante da avermi fatto svegliare nel cuore della notte!”

“Usa, mi hanno preso! Inciderò un disco con un’importante casa discografica inglese, la Moonlight! Ricordi che io e i miei fratelli avevamo partecipato al concorso per nuovi talenti indetto da loro? Beh, abbiamo vinto!”

A quelle parole, la ragazza sbiancò. Non se lo aspettava. Tremava.

“Ma è una notizia fantastica! Sono davvero contenta per voi!”

Una lacrima scese sul suo volto. Si sentiva in colpa, Usagi.

Non voleva che partisse. Non almeno in quel momento dove non erano chiari i suoi sentimenti per lui. Lei amava davvero Seiya? L’aveva mai amato? O gli voleva semplicemente bene? Erano circa due settimane che se lo ripeteva.

Da quando era comparso quel ragazzo antipatico nella sua vita.

Il migliore amico di Seiya.

Era sicura di detestarlo perché era arrogante e permaloso.

Ma non faceva altro che pensare a lui.

Perché? Lei aveva un fidanzato adorabile, che l’amava! Come era possibile tutto questo?

Come poteva fare chiarezza ora che il suo ragazzo sarebbe partito per Londra e lei non l’avrebbe visto per un anno o forse anche di più?

Cosa avrebbe dovuto fare per capirlo?

Restò in silenzio per un paio di secondi.

Poi si fece coraggio.

“Quando parti?”, gli disse.

“Tra un’ora, Usagi. Ci vogliono lì il prima possibile.”

Seiya aveva una voce cupa. Avrebbe tanto voluto dirle di seguirlo, ma non poteva obbligarla a lasciare il suo lavoro, la sua famiglia, i suoi amici per lui. Non poteva sapere che lei forse non lo amava più.

“Sei in aeroporto adesso, vero?”

“Sì, ma...”

“Aspettami. Arrivo!”

Scese dal letto. Si tolse il più veloce possibile la camicia da notte di seta bianca che indossava per dormire e si infilò un paio di jeans e una maglietta nera a maniche corte, con sopra una felpa viola. Anche se era estate, la mattina presto faceva freddo.

Uscì di casa e salì sulla sua moto Honda.

Il vento accarezzava dolcemente i pochi capelli che uscivano fuori dal casco che stava indossando.

Aveva gli occhi lucidi, ma doveva essere forte.

Doveva capire da sola cosa provava davvero per lui.

Doveva almeno salutarlo, perché non l’avrebbe visto per parecchio tempo.

Arrivata in aeroporto, parcheggiò la moto e gli andò incontrò.

Seiya era lì all’ingresso che la salutava vivacemente con la mano.

Gli occhi neri brillavano mentre la guardava e i suoi capelli corvini, legati in un codino, sembravano danzare al ritmo del vento che soffiava dolcemente.

Era un momento magico.

Le si avvicinò lentamente, sfoggiando un sorriso pieno d’amore.

“Odango...”, le disse, accarezzandole la guancia con un dito.

Al contatto, Usagi strabuzzò gli occhi. Non aveva provato nemmeno un brivido al suo tocco. Iniziava a sentirsi male.

“Quante volte ti devo dire che mi devi chiamare con il mio nome? Io mi chiamo Usagi!”

Mentre la ragazza pronunciava queste parole quasi sussurrandole, Seiya le mise le mani sulle spalle, la tirò a sé e la baciò delicatamente.

“Ti amo, Usagi!”, le disse, tirando fuori una scatoletta blu dalla tasca dei suoi pantaloni.

“E’ per te, Usa! Per te che sei la persona più importante della mia vita! Aprilo, ti prego!”

Usagi era sbalordita. Era confusa. Non riusciva a capire più niente. Era rimasta lì immobile, con in mano il regalo di Seiya.

Decise di aprirlo.

“Wow, ma è bellissimo! Grazie Seiya!”, gli disse con le lacrime agli occhi, esasperata.

Un bellissimo anello d’oro bianco con un diamantino le veniva messo sull’anulare sinistro dal suo ragazzo.

“Questo è il mio pegno d’amore per te. Anche se non ci vedremo per un po’, sarai sempre l’unica per me. Ora devo andare Odango-chan. A presto, amore mio.”

Le si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte. Poi si allontanò velocemente per non vedere le lacrime di lei che sgorgavano prepotentemente, ma la osservava comunque con la coda dell’occhio.

“Usagi cosa fai? Accetti un anello dall’uomo che non sei sicura di amare?”, si disse, piangendo, la ragazza una volta rimasta sola.

Si sentiva sporca dentro. Sentiva di averlo tradito, anche solamente accettando il suo regalo.

Non poteva però fargli affrontare un viaggio dicendogli la verità. Doveva capire da sola. Forse il distacco da lui le avrebbe permesso di comprendere quali fossero i suoi veri sentimenti.

In quel momento voleva solo tornare a casa e farsi un bagno caldo.

Mentre la ragazza saliva in sella alla sua moto, Seiya la stava ancora fissando da quando poco prima le si era allontanato.

Era straziante lasciarla, ma doveva farlo.

Era il suo sogno. Non poteva lasciarsi sfuggire una simile occasione.

Lo faceva anche per lei. Il cd era dedicato a lei.

Mentre il ragazzo si dirigeva verso il check-in, gli si avvicinò un uomo a lui familiare.

“Mamo...”, gli disse con aria affranta. Meno male che era venuto.

Il suo migliore amico. Quel ragazzo dai capelli neri come la pece che considerava quasi un fratello maggiore.

“Seiya, buon viaggio. Sono venuto a salutarti non appena ho letto il messaggio che mi hai lasciato.”

“Grazie Mamoru. Ascoltami, controlla Usagi per me. L’hai conosciuta, hai visto come è bella. Non vorrei che qualche scocciatore le ronzi attorno. Promettimelo, ti prego. A nome della nostra amicizia.”, lo supplicò il cantante.

“Anche se la tua è una richiesta assurda, lo farò.”

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Un incontro inaspettato - parte prima. ***


Capitolo 2: Un incontro inaspettato - Parte prima.

Due settimane prima della partenza di Seiya.

“Trallalà... Trallalà...”, cantava Usagi mentre passeggiava lungo la strada cittadina.

Era una bella e fresca giornata d’estate. Si sentiva l’odore della salsedine nell’aria, nonostante fosse a Tokyo. Una leggera brezza le accarezzava i fluenti capelli raccolti in due strani odango. Indossava un vestitino leggero color fucsia e dei comodi sandali per camminare nella maniera più pratica possibile.

Era appena uscita dal lavoro. Gestiva, infatti, un negozio di animali con i genitori.

Il sogno di Usagi era, però, quello di diventare una famosa giornalista. Amava ascoltare in tv le notizie più disparate: passava dalla cronaca nera al gossip fino ad arrivare alle notizie sportive, in particolare le piaceva la moto Gp.

Era per questo che si era comprata anche una moto con cui scarrozzava in lungo e in largo per la città.

Frequentava anche l’università, ma era all’ultimo anno: ben presto si sarebbe laureata e avrebbe potuto tentare l’ammissione alla scuola di giornalismo più famosa di Tokyo.

Aveva anche un ragazzo, Seiya. Assieme ai suoi due fratelli, faceva parte di un complesso musicale, i Three Lights, dove lui era il cantante principale.

Erano ancora una band emergente, ma avevano già avuto molto successo in ambito locale.

Avevano anche tentato l’ammissione a un concorso e presto o tardi avrebbero saputo il risultato.

Insomma, la vita di Usagi era a dir poco perfetta e a lei piaceva molto fantasticare su di essa.

Le piaceva così tanto che non si accorgeva nemmeno dove metteva i piedi. Era completamente con la testa tra le nuvole.

“Ahi!”, urlò Usagi, cadendo a terra.

Aveva sbattuto contro qualcosa, anzi contro qualcuno. Non riusciva ancora a vedere bene chi ci fosse davanti a lei.

Mentre si massaggiava la testa, visibilmente dolorante esclamò con furia:

“Ehi tu! Vuoi stare più attento a dove metti i piedi? Mi sei venuto letteralmente addosso!”

“Guarda che sei tu quella distratta, che non guarda mentre cammina!”, le rispose a tono un ragazzo, che l’aiutò a rimettersi in piedi.

Una volta alzata, alzò lo sguardo e vide un giovane bellissimo davanti a lei.

Capelli neri e occhi blu: un binomio che riuscivano a farla impazzire.

Per non parlare del fisico! Nella sua tenuta da jogging si potevano notare addominali più che scolpiti.

Non riuscì a non arrossire.

“Ehi testa bernoccoluta! Pretendo le tue scuse!”, insinuò il bel sconosciuto.

Quelle parole riuscirono a farla riprendere dal torpore in cui era finita. Anche se era bellissimo, era anche un cafone, antipatico ed arrogante!

“Guarda che sei tu quello che mi ha travolto! Tu devi chiedermi scusa, non il contrario!”, gli rispose, stizzita.

“Forse non ti è chiaro il concetto, testa di odango! Io stavo facendo jogging, a quanto puoi vedere. La distratta sei tu, testolina tra le nuvole!”

“Ah! Sei un tipo odioso! Non ti chiederò mai scusa! E ora vai via che ho da fare!”

“Strano che una testa di rapa come te abbia da fare, visto che va girovagando senza una meta!”

E così dicendo, il malcapitato vide recapitarsi un forte ceffone in faccia.

“Ben ti sta, antipatico! A mai più rivederci!”, concluse Usagi, allontanandosi velocemente ancora molto infuriata.

“Ahi! Mi ha fatto male! Che tipa rozza!”, pensò Mamoru, mentre si masaggiava il viso dolorante.

“Spero di non rivederla veramente più!”

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Un incontro inaspettato – parte seconda. ***


Capitolo 3: Un incontro inaspettato – parte seconda.

“Spero di non rivederla veramente più!”

Tokyo. Zona est. Due settimane prima della partenza di Seiya.

“Mamma che giornata oggi!”, esclamò un Mamoru sudato mentre si fermava sul ciglio della strada per riprendere fiato.

“Certo, ho avuto a che fare pure con una pazza! Il suo schiaffo mi fa ancora male!”

Continuava a massaggiarsi la guancia, ancora un po’ gonfia. Quel ceffone gli faceva pensare a Lei.

Mamoru non aveva mai incontrato una ragazza come Usagi in vita sua.

Ne aveva frequentate alcune, ma nessuna aveva un caratterino come quello di quella buffa testa bernoccoluta. Erano tutte molto più dolci e delicate.

Invece, l’Odango era proprio una grezza.

“Se ha un ragazzo, lo farà sicuramente martire! Poverino, non lo invidio proprio!”, pensava ad alta voce camminando lentamente, stanco per la troppa corsa praticata.

Certo, era carina quella ragazza. Bionda, snella, occhi azzurri... sarebbe stata il sogno di ogni uomo! Anche il suo... se solo fosse stata gentile, un pensierino su di lei l’avrebbe fatto.

“Beh, meglio così! Non ho tempo per le donne... è inutile pensarci!”

Veramente non aveva tempo di frequentare una ragazza.

Il lavoro in ospedale gli richiedeva più forze del previsto.

Anche se era ancora uno specializzando, lavorava incessantemente per realizzare il suo desiderio più grande: diventare un ottimo medico e salvare più vite umani possibili. Aveva perso i genitori quando era ancora molto piccolo e, il giorno dei funerali, aveva promesso loro che sarebbe diventato il dottore più bravo del mondo.

E Mamoru in gamba lo era davvero.

Giovanissimo, era stato ammesso alla più prestigiosa università di Londra, laureandosi con il massimo dei voti. Aveva cominciato a lavorare in un piccolo ospedale vicino la capitale, guadagnandosi la stima di tutto il presidio ospedaliero, in particolare del Direttore Generale, che contento del suo operato, anche se a malincuore, aveva accettato il suo trasferimento per l’Ospedale Civile di Tokyo. Avrebbe concluso la sua preparazione da specializzando in chirurgia nella sua città natale. In fondo, gli mancava solo un anno.

Aveva voglia di rivedere i suoi amici più cari e passare un po’ di tempo con loro. Per questo aveva optato per tornare nella capitale giapponese.

Era tornato da appena 2 giorni, ma non avendo un minuto libero, non era stato in grado di andarli a trovare.

“Quasi quasi vado al Crown dal mio amico Motoki!”, decise all’ultimo minuto.

Il ragazzo biondo del Game Crown era uno dei suoi migliori amici, assieme a Seiya. Stavano sempre insieme da piccoli e, nonostante si vedessero poco, si consideravano fratelli. Tra i 3 c’era un’amicizia profonda, che in molti invidiavano.

Ma era tra lui e Seiya che il rapporto si faceva ancora più stretto. Anche se quest’ultimo aveva già 2 fratelli più grandi, considerava il bel dottore ancora più importante dei legami di sangue.

Mamoru era un esempio per lui. Gli voleva un bene dell’anima.

Quante volte l’aveva consolato quando veniva scaricato da una ragazza! E succedeva spesso, perché il cantante era davvero troppo ingenuo. Si faceva sempre fregare dalle ragazze più arriviste!

Mamoru era un fratello maggiore per Seiya.

Seiya era il fratello minore che Mamoru non aveva mai avuto.

Con il pensiero dei suoi compagni di tante avventure passate, avanzò verso il locale di ritrovo di numerosi ragazzi, che conciliavano il divertimento dei videogiochi con deliziose consumazioni di cibo e bibite.

Eccolo, il Crown era lì davanti a lui. Non era cambiato di una virgola.

Anche se non era vestito in modo consono, sorrise e agguantò la maniglia della porta che l’avrebbe condotto da Motoki. Chissà se avrebbe trovato anche Seiya.

Aprì la porta e notò l’amico al bancone, che serviva alcuni clienti, tra i quali anche Seiya.

“Chi non muore si rivede!”, esclamò Mamoru, euforico.

All’udire quelle parole, entrambi gli amici alzarono lo sguardo e lo videro.

Motoki ammutolì e Seiya si stava strozzando con la bevanda che stava bevendo.

“M-Mamo? Sei proprio tu?”, disse Seiya, con le lacrime agli occhi.

“Sei Mamo o sto avendo un’allucinazione?”, si chiese Motoki, strabuzzando gli occhi.

Il giovane specializzando non ebbe tempo di rispondere perché Seiya gli si era fiondato al collo, quasi soffocandolo.

“Ehi, vacci piano amico!”, cercò di dire.

“Mamo, mi sei mancato tanto! Quando sei tornato? Potevi avvertrci! Così ci farai morire di crepacuore!”, aggiunse il cantante con la dolcezza di un bambino.

Mamoru gli accarezzò i capelli, facendolo arrossire. Poi andò a salutare Motoki, abbracciandolo.

“Bentornato, amico!”, gli disse Motoki, visibilmente contento di rivederlo.

Il dottore gli sorrise e si sedette al bancone, raggiunto da Seiya subito dopo.

“Allora Mamo, come hai avuto il trasferimento?”, gli domandò il gestore del locale.

“Beh, il Direttore dell’ospedale in cui lavoravo come specializzando mi ha concesso di completare il mio apprendistato qui a Tokyo. A malincuore, però ha capito le mie motivazioni”, concluse Mamoru, velocemente.

“Voi piuttosto che mi dite di bello?”

Offrendogli una birra, Motoki rispose:

“Beh, qui è tutto come l’hai lasciato tu 11 anni fa. Anche se alcune cose sono cambiate. Per esempio io mi sono sposato con Makoto, ma questo lo sai già.”

Makoto era la giovane moglie di Motoki. Una bella ragazza mora, con gli occhi verdi come smeraldi e un fisico da modella. Era la chef di un ristorante famoso del centro di Tokyo. Nel tempo libero, aiutava il marito al locale.

Makoto era anche la migliore amica di Usagi, la fidanzata di Seiya. Era grazie a lei che i due si erano conosciuti e messi insieme.

“Dovrò ringraziare a vita tua moglie, Motoki!”, esclamò Seiya, sicuro di sé.

“Perché, amico?”, chiese Mamoru, curioso.

“Come perché? Ricordi che per telefono ti avevo accennato che mi ero fidanzato? Beh, la mia Usagi è la migliore amica di Mako-chan! Me l’ha presentata lei! Devi assolutamente conoscerla, Mamo! È una ragazza bellissima! È un po’ pasticciona, è vero, ma è dolcissima!”

“Ah, mi fa piacere per te! Te la meriti una ragazza così! Non vedo l’ora di conoscerla e farle i miei complimenti per la scelta che ha fatto!”

Dicendo questo, Mamoru arruffò i capelli di Seiya, che disse:

“Dai, ora provo a chiamarla! Così la faccio venire al Crown se può!”

Agguantò il cellulare e compose il numero.

Tu..Tu..Tu..

“Non risponde. Forse avrà da fare.”, si preoccupò il cantante.

“Dai, non rimanerci male. Starà sicuramente impegnata! Riprova più tardi.”, lo consolò Mamo, come sempre.

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Un incontro inaspettato – parte terza. ***


Capitolo 4: Un incontro inaspettato – parte terza.

Tokyo. Zona ovest. Due settimane prima della partenza di Seiya.

Beep, Beep, Beep, Beep...

Il telefono cellulare di Usagi squillava incessantemente senza che lei rispondesse.

La ragazza camminava velocemente per il centro cittadino visibilmente agitata e a tratti isterica.

“Argh! Cosa vuole Seiya ora?”, urlò attirandosi gli sguardi sconvolti delle persone che le passavano accanto.

Aveva appena letto il nome del suo ragazzo che compariva sul display del suo cellulare, ma non aveva nessuna voglia di rispondergli visto lo stato in cui si trovava.

“Seiya, chiami sempre nei momenti meno opportuni!”, pensò, seccata.

Seiya. Il suo ragazzo. Erano quasi 6 mesi che stava assieme a lui. Gliel’aveva presentato la sua cara amica Makoto a una festa di beneficienza organizzata dal ristorante in cui lavorava.

Non era stato un colpo di fulmine per Usagi, però quel ragazzo con il codino attraverso la sua dolcezza, la sua ingenuità e generosità l’aveva conquistata.

Poi era anche un bellissimo ragazzo, sempre circondato da numerose ammiratrici, ma che aveva scelto lei come compagna di vita. Si sentiva molto lusingata da ciò!

L’unica cosa che non le piaceva di Seiya è sentir parlare in continuazione del suo grande amico Mamoru. Si era stufata abbastanza.

Non aveva niente contro il futuro medico. Solo che per lei non era tutto questo eroe come lo dipingeva Seiya. Cosa ci trovava di così eclatante in lui? La scelta di andare all’estero era stata dettata da una grande vocazione per la medicina e da una promessa fatta sulla tomba dei genitori, ma addirittura prenderlo come un modello di vita era esagerato per lei.

In più, non l’aveva mai visto ed era curiosa di conoscerlo. Ne sentiva sempre parlare, ma non l’aveva visto nemmeno in foto. Seiya le ripeteva sempre che a Mamoru non piaceva essere fotografato. Voleva anche appurare se realmente fosse un bel ragazzo oppure no. Così se fosse stata una persona interessante, avrebbe fatto le sue scuse a Seiya, ma se invece fosse stato un flop colossale, glielo avrebbe rinfacciato a vita.

Bip, bip! Bip,bip!

Le era arrivato un sms.

Era di Seiya e diceva:

“Ciao amore. Sono al Crown. Perché non mi raggiungi? Ho una sorpresa per te!”

“Una sorpresa per me? E che sarà mai? Beh, se questo può farmi dimenticare l’episodio spiacevole di oggi con quel buzzurro, allora ci vado!”

Già, il ragazzo che le aveva fatto perdere le staffe. Era carino, ma che cafone! Chiamarla addirittura testa bernoccoluta! Che rabbia aveva! Gli avrebbe spaccato volentieri la faccia!

Decise di rispondere a Seiya.

“D’accordo. Tra 20 minuti sarò lì da te. Il tempo di arrivare. Baci!”

Aveva proprio bisogno di essere consolata dal suo ragazzo! Certo, magari anche da una bella coppa grande del delizioso gelato di Motoki.

Stava diventando quasi una necessità per lei! Anche perché la rabbia non accennava a diminuire!

Detestava dal profondo quel tipo che l’aveva resa ridicola! Ma chi si credeva di essere quel bellimbusto! Meno male che non l’avrebbe rivisto più!

Era talmente furiosa che arrivò al Crown in un battibaleno.

Arrivò lì davanti con il fiatone, aprì la porta e...

 

Crown.

Poco prima dell’arrivo di Usagi.

“Strano, Usagi continua a non rispondermi. Forse ha davvero da fare.”, disse un Seiya, un po’ abbacchiato.

“Mandale un messaggio, no? Così appena ha un minuto libero, lo legge.”, gli suggerì Mamoru.

Detto fatto. Il ragazzo dal lungo codino le scrisse un sms.

“Ciao amore. Sono al Crown. Perché non mi raggiungi? Ho una sorpresa per te!”

“Sarei io la sorpresa, eh Seiya?”, domandò lo specializzando, che aveva letto di nascosto il messaggio che l’amico aveva mandato alla sua ragazza.

“Che fai, leggi i miei sms? Curiosone!”,esordì il cantante, facendogli la linguaccia.

“Mi è solo caduto l’occhio, insomma!”, disse Mamoru, sogghignando.

Scoppiarono tutti in una grossa risata.

“Sapete ragazzi, mi sembra di essere tornato ai vecchi tempi!”, esclamò Motoki, in preda ai ricordi.

Era emozionante essere di nuovo lì tutti insieme.

D’un tratto il suono di un cellulare li destò dal torpore i cui erano finiti.

“È il mio!” -disse Seiya- “È di Usagi! Dice che mi raggiungerà il prima possibile. Beh, meglio così!”

“Wow, avrò l’onore di conoscere la famosa Usagi! Chissà che tipo è!”, si domandò Mamoru, rivolgendosi all’amico con uno sguardo malizioso.

“Allora, lei è mia! Perciò non puoi fartela piacere! Anzi è ora che ti trovi una ragazza tutta per te!”, puntualizzò il cantante.

“Per carità! Non la voglio una ragazza e poi non avrei nemmeno tempo a causa del lavoro. Poi se mi capita una come quella che ho conosciuto poche ore fa, preferisco di gran lunga essere single a vita!”, disse Mamoru, scocciato.

“Hai conosciuto una ragazza e non ci dici niente? Allora che tipo è?”, mise il dito nella piaga Motoki.

“Ebbene sì. Ho conosciuto una tipa rozza. Mi è praticamente venuta addosso perché aveva la testa tra le nuvole. Figuratevi, non mi ha nemmeno chiesto scusa. Allora ho iniziato ad insultarla e lei per vendicarsi mi ha tirato un ceffone. Sì, era carina, ma che grezza! Non la auguro a nessuno una così.”, concluse, finendo di sorseggiare la birra offerta da Motoki in precedenza.

“Non ci posso credere! Sei sempre il solito scorbutico! Non potevi essere gentile? Cosa ti costava? Guarda, se continui così non troverai mai una donna che ti sopporti!”, esclamò Seiya scuotendo la testa.

“Per il momento non voglio pensarci.”, rispose il ragazzo.

Poi rivolgendosi a Motoki, chiese:

“Il bagno è sempre in fondo a destra, vero?”

Motoki gli fece un cenno con il capo e il giovane avanzò verso la toilette.

 

Crown

Mentre Mamoru è in bagno.

“Buongiorno a tutti!”, esclamò Usagi, entrando al Crown, ancora leggermente inviperita.

“Ciao amore mio!”, gli sussurrò Seiya, dandole un dolce bacio sulle labbra.

“Perché non rispondevi al cellulare, Usa-chan? Il nostro Seiya si è preoccupato!”, chiese Motoki, facendo l’occhiolino all’amico che arrossiva leggermente.

“Guarda, lasciamo proprio perdere! Oggi non è proprio la mia giornata. Non ne voglio parlare assolutamente! Non vedete come sto? Anzi, a proposito Seiya, quale è la sorpresa di cui mi hai scritto?”, domandò curiosa.

“Ricordi quando ti ho raccontato del mio amico Mamoru? Beh, lui adesso si è trasferito a Tokyo ed è qui al locale. Adesso è andato un attimo in bagno.”, rispose Seiya, entusiasta del fatto che la sua Usagi avrebbe conosciuto il suo più caro amico.

“Ecco, me lo sentivo io che non si trattava di una bella sorpresa! Vabbè, almeno conoscerò questo Mamoru finalmente!”

E mentre Usagi pensava a ciò, sbucò Mamoru dal bagno.

“Eccomi!”, urlò.

“Ah, eccoti Mamoru! Lei è Usagi.”, esclamò fiero Seiya.

Alla vista di Usagi, Mamoru impallidì.

Alla vista di Mamoru, Usagi sbiancò.

“AAAAAAAAAAAAAAAh!”, gridarono in coro i due ragazzi, spiazzando completamente Seiya e Motoki che ora si guardavano con fare interrogativo.

“O mio Dio! La grezza è Usagi!”, disse Mamoru, agitato, indicando la stessa.

“Non ci posso credere! Il buzzurro è Mamoru!”, esclamò Usagi, sconvolta.

“Seiya, se mi permetti hai un pessimo gusto. Come ti fa a piacere questa testa bernoccoluta?”, cominciò il dottore rivolgendosi al cantante.

“Ma come ti permetti? Sei un cafone senza cervello!”, si difese la ragazza.

“Basta, smettetela!”, intervenne Seiya, anche perché i clienti del locale iniziavano ad infastidirsi.

“Usagi! Mamoru! Volete spiegarmi?”

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Cresci ragazzina! ***


Capitolo 5: Cresci ragazzina!

“Allora? Volete spiegarmi?”, ribadì Seiya, seccato.

Come era possibile che la sua Usagi conoscesse già Mamo?

“Non c’è molto da spiegare, amore! Questo qui mi è venuto addosso oggi perché era distratto e al posto di chiedermi scusa, mi ha insultata!”, spiegò la ragazza, facendo gli occhioni tristi a Seiya che ogni volta si scioglieva.

“Veramente è il contrario. Sei tu quella che mi ha travolto perché aveva la testa tra le nuvole!”, aggiunse Mamoru a sua difesa, incrociando le braccia.

“Ok, ho capito la dinamica dei fatti. Mamoru perdona Usagi: lei è un po’ pasticciona. Amore perdona Mamoru: lui è molto scontroso.”, esordì il cantante, per fare in modo che i due si chiarissero.

“D’accordo, amico. Ma lo faccio solo perché ti voglio bene. Scusami, Usagi per come ti ho trattato.”, disse il medico, porgendo la mano alla ragazza, che la rifiutò malamente.

Mamoru rimase attonito dal gesto della donna del suo amico. Era una ragazza molto forte e testarda, non c’è che dire. Proprio come piacevano a lui. Era chiaro che lei in quel momento lo odiasse più di qualsiasi cosa e che volesse vincere la guerra che era nata tra loro.

“Non le voglio le tue scuse false. Ti devono uscire dal cuore! Non lo devi fare solo perché vuoi bene a Seiya.”, urlò inviperita.

“E poi tu, amore mio, perché mi dai della pasticciona? La colpa è esclusivamente sua!”, aggiunse la ragazza sull’orlo di una crisi di nervi.

Stava per scoppiare a piangere, Usagi. Il suo ragazzo aveva scelto proprio il più sbagliato dei modi per difenderla. Le aveva dato della goffa. Certo era vero, però faceva male sentirselo dire dal proprio uomo.

“Ma dai, Usa! Cercavo di salvare la situazione! Mettiti un po’ nei miei panni! Darti della maldestra è stata la prima cosa che mi è venuta in mente!”, cercò di giustificarsi il ragazzo.

Certo che Usagi era davvero una tipa difficile da gestire. Era egoista, isterica e capricciosa. Eppure il cantante l’amava follemente. Amava tutti i suoi difetti. L’amava dal primo giorno in cui l’aveva vista.

Anche Usagi era innamorata di lui. Solo che glielo faceva capire nei modi sbagliati. Negli ultimi tempi il suo sentimento si era un po’ affievolito perché lui non faceva altro che parlare delle gesta del suo grande amico Mamoru, ma comunque provava qualcosa di forte per lui. Era sempre amore o almeno così credeva.

Adesso però si sentiva tradita da lui.

“Ti odio Seiya!”, disse, urlando.

Le parole di Usa trafissero Seiya come un fulmine a ciel sereno. La sua Usa-chan lo odiava. Solo perché voleva che il suo migliore amico e la donna che amava più al mondo si chiarissero.

“Ti prego Usa...”, sussurrò disperato il ragazzo.

“No, niente ti prego Usa! Mi hai ferita!”, incalzò la ragazza, sbuffando e dandogli le spalle.

In quel momento, Mamoru non sapeva se ridere o piangere. Non poteva sopportare Seiya disperarsi in quel modo solo perché l’aveva difeso. Andava contro tutti i suoi principi. Quella ragazza con gli odango in testa si era permessa i trattare male il suo più caro amico. Non ci vide più dalla rabbia.

Sciaff!

Un ceffone colpì Usagi in pieno volto. Era stato Mamoru a tirarlo.

“Ragazzina ti ho chiesto scusa e non l’ho fatto solo perché tengo a Seiya. Non lo vedi come sta male? L’hai trattato come il peggiore degli uomini solo perché ha cercato di mettere la pace tra noi. Non vedi come si è umiliato? Lui ti ama veramente! Tu invece è così che gli dimostri il tuo amore? Chi ti credi di essere, ragazzina? Sei solo una egoista. Vedi di crescere!”, disse Mamoru, sconvolgendo tutti i presenti.

Il locale si era quasi svuotato. Nell’aria si sentiva un clima assai pesante.

Seiya fissava Mamoru visibilmente sconvolto. Il suo amico aveva davvero oltrepassato il limite, ma ancora una volta l’aveva difeso. Non si sentiva di condannarlo per il suo gesto.

“Seiya, perdonami se ho colpito la tua ragazza, ma ho perso la testa.”, si scusò il bel dottore, confuso.

Poi si rivolse ad Usagi, che intanto era caduta a terra a causa delle gambe che le tremavano.

“Scusami, Usagi.”, le sussurrò, aiutandola ad alzarsi.

Al toccare la sua mano, il medico ebbe un tuffo al cuore. Lei era lì, adesso così indifesa, così pentita, che lo guardava con le lacrime agli occhi, mentre si massaggiava il viso. Se non fosse stata la ragazza del suo migliore amico, l’avrebbe già baciata.

Ma cosa gli saltava in mente? Sicuramente era stanco. Quel giorno era stato davvero troppo affaticante per lui.

La mano di Mamoru era calda. Usagi lo percepiva chiaramente. Arrossì quando lui gliela prese. Ebbe una strana sensazione. Non aveva mai conosciuto un uomo così vitale, così appassionato. Per la prima volta, la sua vita aveva avuto un tocco di brio.

Andò da Seiya, sorreggendosi la guancia e gli disse:

“Perdonami, amore mio. Mamoru ha ragione: sono stata una vera stupida. Attaccarmi a una parola che hai pronunciato solo per farci riappacificare! Sono una stupida orgogliosa. Perdonami!”

A quelle parole il ragazzo si sentì quasi male. Non amava vedere Usagi così triste.

“Sei perdonata!”, le susurrò all’orecchio, abbracciandola.

Lei si sentì sollevata e gli diede un bacio appassionato, che rese Seiya completamente vulnerabile.

La vista di quel bacio fece male a Mamoru. E non capiva il perché.

“La solitudine fa brutti scherzi!”, si disse tra sé e sé.

Ad un certo punto, Usagi si avvicinò a Motoki per chiedergli scusa visto che aveva fatto scappare tutti i clienti.

“Non c’è problema.”, gli rispose Motoki, sorridendo.

Lei lo ringraziò e, intimidita, si avvicinò a Mamoru, porgendogli quella mano che poco prima aveva rifiutato di stringere la sua.

“Scusami, Mamoru. Ho imparato la lezione. Aveva ragione Seiya... tu sei speciale!”, gli disse, regalandogli uno dei suoi sorrisi più belli.

Il bel dottore le strinse la mano e le disse:

“Ora è tutto risolto. L’importante è che non ti arrabbi più con Seiya per colpe che non ha.”

Annuì e gli promise che non l’avrebbe più fatto.

“Ora devo andare. Ciao, ragazzi. Ci vediamo domani, se posso.”, comunicò loro Mamoru.

Se ne andò dal Crown, lasciando un Motoki contento per aver visto chiarire gli amici, un Seiya che ringraziava il cielo di avere un amico prezioso come lui e una Usagi che lo guardava intensamente mentre si allontanava, perdendosi nei pensieri ancora una volta.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Un gesto non previsto. ***


Capitolo 6: Un gesto non previsto.

Mattina. Tre giorni dopo.

Erano passati già 3 giorni dall’episodio accaduto al Crown.

Un uccellino faceva capolino sul balcone della stanza di Usagi. La ragazza dormiva ancora profondamente, anche se i raggi del sole le illuminavano il viso candido. Avvolta nelle sue coperte color panna, si sentiva protetta ed emanava un sentimento di serenità.

Quando si svegliò, il suo sguardo finì su quell’uccellino che cinguettava beatamente. Si alzò e andò verso la porta-finestra del suo balcone per guardarlo. Era davvero molto bello.

La aprì per osservarlo meglio, ma quello si dileguò immediatamente.

Dispiaciuta, la ragazza si sedette sul suo letto. Il suo pensiero andò a Mamoru.

Da quando era successa la loro litigata, non si era più fatto vivo con i suoi migliori amici. Addirittura neanche con Seiya.

Forse era troppo impegnato con il lavoro.

Sospirò, allungandosi sopra il piumone del letto. La guancia faceva ancora male. Si sfiorò il viso con il palmo della mano, ripensando alle parole di Mamoru.

C’era andato giù pesante davvero, ma se l’era meritato. Prendersela così tanto con il suo ragazzo era stato meschino da parte sua.

Già, Seiya! Doveva augurargli il buongiorno con un messaggio. Le era passato di mente.

Si mise in piedi e prese il cellulare dal vicino comodino.

Buongiorno amore! Buona giornata! Ti amo tanto! Usagi.”, inviò a Seiya, titubante.

Quel ti amo la spaventava molto. Non era più così sicura di amare il suo ragazzo.

Certo, teneva tantissimo a lui, gli voleva un bene dell’anima, ma non erano più chiari i sentimenti che provava. Forse non l’aveva mai amato? Non riusciva a rispondersi.

Era confusa. All’inizio era tutto semplice perché ancora si conoscevano bene. Lui era sempre stato dolce e paziente con lei. Forse troppo. Le dava sempre ragione in tutto. Certo, vincere sempre ed essere viziata per lei era comodo, ma a lungo andare si era un po’ scocciata. Così come si era stufata di sentir parlare sempre delle meravigliose gesta di Mamoru.

Da quando era comparso quell’amico fraterno di Seiya, la situazione era andata ancora peggio.

Non faceva altro che pensare a lui.

In quei tre giorni aveva riflettuto su come l’avesse trattata. L’aveva umiliata, sminuita, insultata, picchiata e aiutata in così poche ore. Era riuscito a farla sentire viva.

Chiudeva gli occhi e pensava al suo sguardo, a come l’aveva guardata. Quegli occhi blu così profondi e sinceri, l’avevano ipnotizzata. Non poteva dimenticare l’espressività del suo viso. Lui l’aveva osservata con disprezzo, con sincerità, con pietà.

Il cuore le batteva forte. Il viso era incandescente.

Cosa le stava capitando?

Voleva addirittura rivederlo, anche se non era sicura di volerlo affrontare. Lui però era scomparso. Perché non si faceva vivo con Seiya?

Lo squillo del suo cellulare la distolse dai suoi pensieri.

Le era arrivato un messaggio di Seiya.

“Buongiorno a te, amore mio. Oggi sono impegnato tutto il primo pomeriggio con i miei fratelli perché dobbiamo provare. Ti prometto che dalle 18 in poi sarò tutto tuo. Ti amo tanto, non dimenticarlo mai!”, così le aveva scritto.

All’improvviso la chiamò la madre dalla cucina.

“Usagi, ti sei alzata? Devi farmi un favore! Scendi!”, le urlò.

“Arrivo mamma! Il tempo di lavarmi e vestirmi”, le rispose prontamente la ragazza.

Entrò in bagno e si fece una doccia veloce. Asciugò immediatamente i capelli e si fece i soliti odango. Poi si truccò leggermente.

Aprì l’armadio color pesca e tirò fuori una camicetta rosa pallido e un paio di jeans scuri.

Li indossò e si diresse in cucina, correndo.

“Allora cosa c’è, mamma?”, chiese Usagi affannata.

“Usa-chan, stamattina visto che il nostro negozio è chiuso e non sei in università, vai a fare la spesa!”, le ordinò la madre.

“Ecco a te la lista. Fai subito perché avremo ospiti a pranzo. Viene il capo di tuo padre perché ha in mente di promuoverlo!”

“D’accordo mamma! Cercherò di sbrigarmi il prima possibile!”, promise la biondina.

Uscì di casa e si diresse verso il supermercato più vicino. Sarebbe andata a piedi a fare spese. Non avrebbe scomodato la sua fantastica Honda per quei pochi passi che doveva fare. Poi il tempo era anche nuvoloso! Sarebbe piovuto sicuramente di lì a poco.

Camminò verso il piccolo market per pochi metri, quando vide un ragazzo a lei familiare, che camminava a passo spedito.

Siccome c’era un po’ di nebbia, non si accorse subito di chi fosse. Quando lo riconobbe, ebbe quasi un attacco di cuore. Era Mamoru! Caspita come era bello! Indossava uno smoking nero che metteva in risalto il suo fisico perfetto. Aveva tutta l’aria di essere tranquillo.

“Cavolo, ma è Mamoru! Non ho nessuna voglia di incontrarlo adesso!”, pensò, infilandosi velocemente all’interno del supermercato.

“Speriamo non mi abbia vista!”, sperò la ragazza, affaticata.

Si avviò tra i reparti ed iniziò a prendere tutto ciò che serviva alla madre, sospirando.

“Certo che Mamoru è proprio strano! Se ne va in giro così serenamente e poi non si fa sentire con i suoi amici? È proprio odioso! Dall’altra parte, però, è così affascinante.. così forte! Oddio Usagi, ma che pensieri fai! Tu dovresti pensare solo a Seiya. Perché non ci riesci allora?”, sbuffò amareggiata, riuscendo a completare la spesa in poco tempo.

Si indirizzò allora alla cassa per pagare. Ne aveva presa di roba! La cassiera le aveva riempito due buste non proprio leggere.

“Mamma mia quanto pesano! Non riuscirò mai ad arrivare a casa intera!”.

Mentre sbraitava, una busta le stava per cadere.

“Dà qua!”, le disse una voce che avrebbe volentieri fatto a meno di sentire.

Mamoru le aveva tolto i sacchetti dalle mani, portandoli lui stesso. L’aveva vista entrare correndo nel supermercato e aveva deciso di aspettarla finché non fosse uscita. Così, senza motivo.

“Testa bernoccoluta, come puoi pensare di riuscire a portare questi bustoni tutta sola? Sei proprio una testa di rapa!”, la insultò il giovane.

“Argh! Ti odio! Rimani sempre il solito cafone anche se mi aiuti!”, urlò infuriata Usagi.

“Dai scherzavo, Usako! Mi piace solo farti arrabbiare! Mi diverto un sacco!”, le confessò sorridendole.

“U-Usako? Mi ha chiamata davvero Usako?”, pensò la ragazza, arrossendo visibilmente. Le gambe le tremavano. Perché quel dottore le faceva questo strano effetto? Non vedeva l’ora di tornare a casa per togliersi di dosso quelle sensazioni ambivalenti che stava provando avendolo vicino.

“Abiti lontano da qui, Usako?”, le chiese Mamoru, facendola tornare alla realtà.

“Mi ha chiamata ancora Usako...”, rimuginò nuovamente. Poi disse:

“Siamo quasi arrivati. Non dirmi che già sei stanco!”, lo provocò la ragazza.

“Ah, ah. Sono sicuro che ti piacerebbe, ma mi spiace per te!”, le rispose fissandola negli occhi. Alla vista degli occhioni azzurri di Usagi, il bel dottore ebbe una fitta in fondo al cuore.

“Che ti succede Mamoru?”, si chiese tra sé e sé.

Non riusciva a capire perché si stesse comportando così con lei.

Perché era rimasto ad aspettarla all’entrata del supermercato?

Solo per prenderla in giro, rispondendo alle sue frecciatine?

Allora perché si era sentito così vivo, incrociando il suo sguardo?

Perché quella ragazza bernoccoluta gli provocava strane sensazioni al cuore?

Quella fitta al cuore che stava provando sembrava non finire mai.

Anche Usagi gli sembrava molto nervosa. Possibile che provasse quelle inconsuete percezioni anche lei?

“Eccoci, siamo arrivati.”, gli disse la biondina, indicandogli casa sua. La ragazza aprì il cancello della sua villetta ed entrò con Mamoru dietro.

“Caspita, che bel giardino!”, le ammise il ragazzo, affascinato dalle meravigliose rose rosse che crescevano su tutto quel verde.

Usagi gli sorrise. Guardava quei fiori come un bambino.

Si affrettò ad aprire la porta di casa e fece appoggiare le buste della spesa sul pavimento del corridoio.

Poi accompagnò il dottore all’uscita.

“Beh, Mamoru grazie per avermi accompagnata. Non ce l’avrei mai fatta senza di te! Alla fine, anche se sei un grezzo, buzzurro e cafone, sei stato gentile con me!”, le rivelò la giovane.

“Ti ringrazio per tutti i complimenti, Usako.”, le disse, facendo una smorfia.

“Usako... ancora Usako...”, pensò Usagi, arrossendo per l’ennesima volta.

Mamoru notò il suo rossore. Come era bella quando arrossiva! Chissà per quale motivo era diventata tutta rossa.

La guardò negli occhi. Il silenzio regnava sovrano tra i due.

Tink!

Quella fitta al cuore che non l’aveva ancora abbandonato era sempre più forte. Era troppo forte. La vista di quella ragazza stava diventando quasi paradisiaca.

Era forse impazzito? Il corpo sembrava non rispondere ai comandi.

Non doveva fissarla così. Si sarebbe fatto male.

Proprio lui che era così impulsivo, stava cercando di trattenersi. Non ci riuscì.

Le accarezzò la guancia, stupendola. Era così liscia la sua pelle. Poi passò un dito sulle sue labbra. Come erano morbide! Si avvicinò con il viso verso quello acceso della ragazza e le donò un tenero bacio.

Fu un bacio rapido, che donò loro un mix di emozioni nuove.

Si staccò velocemente, visibilmente turbato.

“S-scusa Usako! Non so cosa mi sia preso! Dimenticalo, ti prego!”, le disse, iniziando a correre.

“Ci vediamo!”, aggiunse.

 “Che cavolo hai fatto Mamoru! Lei è la ragazza di Seiya! Il tuo migliore amico! Tuo fratello!”, pensò , fermandosi per riprendere fiato. Aveva corso troppo velocemente.

“Come ti è venuto in mente?”.

Intanto Usagi era rimasta davanti il cancello di casa immobile, paralizzata.

Le gambe le tremavano vistosamente e ben presto le ginocchia le cedettero. Finì a terra. Si portò le mani sulle guancie. Il suo viso era bollente!

Non poteva crederci! Mamoru l’aveva baciata!

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: Domande a cui non posso rispondere. ***


Capitolo 7: Domande a cui non posso rispondere.

“Non ci posso credere! Mamoru mi ha baciata!”, ripeteva Usagi continuamente, mentre era ancora a terra.

“Mi ha baciata! Baciata!”, insisteva la ragazza, sfiorandosi le labbra con le dita. Erano ancora calde.

Ci passò la lingua sopra. Riusciva a sentire il sapore di Mamoru.

Ma perché le aveva rubato un bacio? Non comprendeva il suo comportamento. Dopotutto lei era anche la ragazza di Seiya, il suo più grande amico.

“Usagi! Usagi!”, si sentì chiamare da dietro. Non riuscì a capire di chi fosse quella voce perché non si era ancora ripresa dallo shock che le aveva provocato Mamoru.

Fissava il pavimento, facendosi mille domande.

“Usagi!”, le urlò Seiya, mettendosi di fronte a lei. La sua ragazza aveva lo sguardo nel vuoto.

Percependo una presenza davanti, alzò gli occhi e lo vide.

“Seiya... che ci fai qui?”, gli disse con un filo di voce.

Cosa ci faceva là? Possibile che avesse assistito alla scena di pochi minuti prima?

“Usagi stai bene? Perché sei a terra? Sei caduta mentre rientravi? Io sono passato a farti un salutino prima di andare a provare con i miei fratelli!”, le disse il cantante, abbastanza preoccupato.

“Io... no, non sono caduta. Ho avuto un capogiro e mi hanno ceduto le gambe.”, mentì Usagi, facendo un sospiro di sollievo. Meno male che il suo ragazzo non aveva visto nulla.

“In verità, il tuo caro amico/fratello Mamoru mi ha baciata senza un motivo!”, pensò la giovane, un tantino irritata. Avrebbe quasi voluto rivelarglielo.

“Sei sicura di stare bene adesso?”, le domandò Seiya, aiutandola a rimettersi in piedi.

“Sì, credo di sì.”, gli rispose poco convinta.

E no che non stava bene! Un ragazzo quasi estraneo l’aveva baciata poco tempo prima, sapendo per di più che lei era fidanzata non con uno sconosciuto, ma con Seiya, il suo più caro amico!

“Vuoi che chiami Mamoru? Potrebbe visitarti lui!”, aggiunse il ragazzo.

“No!”, rispose francamente Usagi. Per un attimo al suo cuore mancò un battito.

“Cioè, non ce n’è bisogno. Ora mi sento molto meglio, grazie. Devo solo riposarmi. Sai, oggi è stata una giornata faticosa per me.”, concluse la ragazza, abbozzando una risata amara.

Solo Mamoru ci mancava in quel momento. Era lui che aveva iniziato l’opera. Era lui la causa del suo “malessere”. Peccato che il povero Seiya era all’oscuro di tutto questo. Ma non avrebbe dovuto sapere. Non voleva che soffrisse inutilmente. Teneva comunque a lui. E poi tanto il bacio di Mamoru era stato solo uno sbaglio. O almeno credeva.

“D’accordo amore. Come vuoi tu.”, le disse il giovane, regalandole un dolce sorriso che fece sentire in colpa la povera malcapitata. Lo guardava con occhi tutt’altro che innocenti. Peccato che Seiya fosse talmente innamorato di lei da non accorgersene.

Era così buono con lei. Così premuroso. Anche lei non voleva essere da meno. Pure se non era convinta di amarlo fino in fondo.

“Seiya, ascolta. Stamani ho incontrato Mamoru al supermercato. Mi ha confidato di aver avuto molto da fare con il lavoro, ma credo che oggi sia libero. Dovresti provare a chiamarlo.”, gli confessò la ragazza sinceramente. Sapeva quanto il suo uomo tenesse a lui.

“Ah davvero, Usa? Sono contento! Mica vi siete insultati per caso?”, le domandò, divertito.

“Solo un pochino!”, gli rispose Usagi molto allegramente.

“Ah ah! Lo sapevo! Sei unica, amore mio!”

Dopo aver pronunciato ciò, il ragazzo con il codino la strinse forte a sé.

Ah, come l’amava! Quanto era necessaria la presenza di lei nella sua vita!

“Usa, ti amo tanto! Non posso vivere senza di te! Non lasciarmi mai! Dimmelo, ti prego!”, esternò con un filo di voce, romanticamente.

In quello stesso istante la ragazza si sentì morire dentro. Certo, era piacevole ricevere dichiarazioni d’amore da Seiya ogni giorno perché la faceva sentire importante, ma in quel preciso momento si sentiva impotente.

Non poteva promettergli una cosa del genere. Almeno non dopo essere stata baciata da un altro.

“Mannaggia a te, Seiya! Sei sempre così fuori luogo!”, pensò, sospirando a lungo.

“Sei ripetitivo amore! Uhm... direi che... non te lo dico!”, gli rispose staccandosi dal suo abbraccio  e facendogli una pernacchia.

“Ah, brutta birbante!”, cominciò a dire il cantante, incuriosito dal comportamento di lei.

Usagi aveva iniziato a correre e lui la stava inseguendo per acciuffarla e fargliela pagare cara.

“Meno male che riesco sempre a cavarmela! Meno male che ha abboccato alla mia provocazione!”, rimuginò esausta.

“Presa!”, gridò lui.

“Dai Seiya non vale! Sono stanca!”, disse lei, cercando di divincolarsi invano dalla sua tenuta.

Il ragazzo la manteneva ferma, abbracciandola da dietro, con le braccia sul collo di lei che prontamente cominciò a baciare.

“Dai Seiya, potrebbero vederci i miei!”, supplicò la donna.

“Non mi importa!”, rispose lui. Aveva troppo desiderio di lei.

La girò e ben presto la ragazza si ritrovò faccia a faccia con il suo fidanzato.

Iniziò a baciarla appassionatamente, facendole girare vistosamente la testa.

Lei era costretta a rispondere al bacio per non soffocare, anche se non ne aveva nessuna voglia.

Chiuse gli occhi cercando di concentrarsi.

Non l’avesse mai fatto. Le compariva l’immagine di Mamoru che la baciava.

Seiya la stava baciando avidamente e lei pensava al migliore amico di lui.

Sentiva il calore della sua mano sfiorargli la guancia e poi il dito che le disegnava il contorno delle labbra. Sentiva il suo sapore sulla bocca.

Non riusciva più a sopportare i baci asfissianti del suo ragazzo. Si staccò violentemente.

“Scusami amore, ma mi stavi soffocando! Sei stato troppo brutale!”, gli disse facendogli l’occhiolino.

Ovviamente Seiya bevve la sua bugia.

“Hai ragione, amore mio. Il fatto è che non riesco proprio a resisterti!”, le confessò baciandole l’orecchio.

“Adesso devo andare, Usa-chan. Le prove mi aspettano! Verrò a prenderti alle 18!”.

Così dicendo, la salutò e si avviò verso il garage di casa sua, dove lo aspettavano i fratelli.

La ragazza finalmente poté entrare nella propria abitazione. Consegnò le buste della spesa, precedentemente appoggiate per terra, alla madre e salì in camera sua.

Emise un sospiro di sollievo buttandosi sul letto.

“Che ho fatto di male per meritarmi tanta tachicardia? Se continuo così non c’arrivo a 30 anni!”, si disse tra sé e sé.

Prima Mamoru che l’aveva baciata, poi Seiya che era comparso così all’improvviso.

Volevano proprio farla morire.

Ok, Seiya era il suo ragazzo e il suo atteggiamento era plausibile!

Ma Mamoru invece? Perché si era comportato a quel modo?

Sentiva il cuore battere alla velocità della luce. Strinse il cuscino tra le mani, pensando al bacio che l’uomo le aveva rubato.

Ogni volta che chiudeva gli occhi, lo riviveva.

“Ah, come vorrei che non fosse mai accaduto!”, si diceva, disperata.

Purtroppo sentiva di provare una forte attrazione per il dottore.

Pensava ai suoi occhi profondi, ai suoi capelli arruffati, al suo fisico scolpito nello smoking... che spettacolo per la sua vista!

Si mise il cuscino sulla faccia per evitare pensieri sconci.

Peccato, però, che la sua non era solo una attrazione fisica. Quel ragazzo la prendeva anche caratterialmente.

“Basta! Non devo pensarci! Tanto io ho Seiya e sto benissimo con lui!”, mentiva a sé stessa.

Forse era meglio non rimuginare oltre.

Si allungò meglio sul letto, mettendosi comoda, e si addormentò.

La stanchezza emotiva che aveva subito quel giorno aveva prevalso.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: Pensando a te. ***


Capitolo 8: Pensando a te.

Primo pomeriggio.

Appartamento di Mamoru.

“Che hai fatto Mamoru Chiba?”, si chiedeva affannato il ragazzo una volta entrato nella sua abitazione. Aveva corso per tutto il tragitto e ora se ne stava con la schiena appoggiata sulla porta di casa.

“Che ho fatto? Come mi è saltato in mente di baciare la ragazza di Seiya?”, si malediceva il medico, avanzando verso il bagno.

Una volta entrato, si sciacquò il viso con l’acqua gelata per schiarirsi le idee. Si guardò allo specchio, bagnato. Gocce d’acqua miste a gocce di sudore cadevano silenziosamente nel lavandino.

“Usako mi attrae... mi attrae pericolosamente! Devo stare attento a lei... non posso comportarmi come un quattordicenne alla prima cotta. Usako, Usako! Che colpe hai tu? Nessuna! Forse solo quella di essere la ragazza di Seiya. Già Seiya! Come ho fatto a non pensare a lui! Con il mio comportamento, rischio di porre fine alla nostra amicizia. E non voglio! Sono sicuro però che Usako non gli dirà nulla della mia azione impulsiva. Forse dovrei trattarla come se fosse mia sorella! Già, devo provare a fare così. Anche se dubito di poterci riuscire, ma non posso più tradire Seiya come ho fatto oggi!”, pensò con un velo di amarezza, asciugandosi il viso con l’asciugamano color lavanda.

Come avrebbe fatto a trattare Usagi come una sorella? Solo ad immaginarla, provava un brivido lungo la schiena.

Si buttò di peso sul divano in pelle nero che si trovava in soggiorno. Sperava di addormentarsi. Forse non ci sarebbe riuscito, perché ogni volta che chiudeva gli occhi gli compariva lei prepotentemente.

Era così bella, Usako. Anche se aveva quel caratterino difficile, lo faceva impazzire ugualmente. Il bacio che le aveva dato poi era stato sublime! Gli era sembrato di toccare il cielo con un dito.

“Basta, Mamoru! Devi smetterla di pensare a lei!”, si disse, schiaffeggiandosi il viso violentemente.

Stava forse diventando matto? Non gli era mai capitata una cosa del genere prima d’ora.

Si alzò dal suo amato sofà e andò ad accendere lo stereo. Forse un po’ di buona musica l’avrebbe aiutato.

Sulla stazione radio stava passando il brano di Adele, Someone like you.

Che dolce melodia aveva quella canzone. Chiuse gli occhi per assaporarne ogni nota.

Ma ancora una volta, ecco Usagi apparirgli davanti. Sorrideva, gli parlava, lo insultava, arrossiva. Come un flash, gli compariva l’istante in cui le aveva toccato il viso. Che labbra morbide aveva! Mamoru le stava disegnando per aria, immaginando che fosse lì con lui. E poi il bacio. Quel piccolo innocente gesto che gli aveva fatto battere fortemente il cuore.

“Perché mi sto facendo del male inutilmente? Sei uno stupido Mamoru!”, si ripeté per l’ennesima volta.

Pensare alla ragazza del cantante stava diventando un’agonia per lui. Poi era sbagliato per principio. Le ragazze dei propri amici sono intoccabili. In tutti i sensi.

Doveva levarsela dalla testa a tutti i costi.

A un certo punto, il suo cellulare squillò.

Non aveva nessuna voglia di alzarsi dal divano per rispondere. Decise di farlo, alla fine. Spense lo stereo e rispose.

“Pronto?”

“Pronto, Mamo? Sono Seiya!”, gli disse la voce dall’altra parte.

“Ciao Seiya! come stai?”, rispose Mamoru con una voce sconsolata.

Seiya era l’ultima persona che volesse sentire in quel momento.

“Mamma che fiacca che hai! Si vede che lavori tanto sul serio! Usa-chan aveva ragione!”

Usagi? Cosa c’entrava Usagi in quel momento?

“Sai, prima sono passato da lei e mi ha detto che vi eravate incontrati al supermercato. Mi ha confessato che non ti sei fatto vivo in questi giorni perché eri molto occupato con il lavoro. Ma una tiratina di orecchie appena ti vedo te la faccio!”, gli rivelò il cantante.

Mamoru ascoltava silenzioso.

“Non ti ha detto nient’altro, Usako?”, gli chiese lucidamente.

“No perché cos’altro avrebbe dovuto dirmi?”, domandò stupito Seiya.

“Ah ah! No, niente! Solo che l’ho aiutata a portare le buste visto che stava precipitando con tutta la spesa! È proprio una pasticciona la tua ragazza!”, aggiunse, salvandosi in corner.

“Ma è proprio per questo che io l’adoro! Lei è unica nel suo genere!”

Quelle parole dette così sinceramente dal cantante, gli pizzicarono il cuore.

Sorrise. Anche se lui provava una specie di colpo di fulmine per la sua ragazza, era contento che lui fosse felice con lei.

“Sai, mi fa piacere che tu abbia trovato una fidanzata splendida come Usako. Te la meriti proprio!”, gli confessò, invidiandolo non poco.

“Grazie Mamo! Sono sollevato nel constatare che avete sotterrato l’ascia di guerra! Ora la chiami addirittura Usako!, gli fece notare l’amico, soddisfatto.

“Diciamo che un po’ ci siamo insultati oggi, ma leggermente! Comunque credo che ben presto diventeremo ottimi amici!”

Già amici. Chissà se era possibile per lui e Usagi.

“Senti, Mamo. Stasera hai da fare?”, gli chiese all’improvviso Seiya.

“No perché?”

“Beh, pensavo potessi passare al mio garage e assistere alle prove che dobbiamo fare io e i miei fratelli. Che ne dici di venire verso le 20?”

“Dico che va bene! Sarò lì puntuale!”, gli promise il ragazzo.

“A stasera allora!”, gli confermò il cantante, riattaccando la cornetta.

Mamoru emise un sospiro di sollievo. Usagi era stata corretta. Non aveva rivelato il suo passo falso a Seiya.

Questo la rendeva ancora più adorabile! Come avrebbe voluto abbracciarla in quell’istante! Se solo fosse stata lì con lui!

“Basta pensare alle ragazze degli altri! Concentrati su qualche altra cosa, Mamoru!”, si diceva, esasperato, tirandosi i pugni in testa.

Alla fine optò per una doccia. Forse l’acqua gli avrebbe permesso di rilassarsi e dimenticarsi momentaneamente di lei.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: Per un attimo, solo noi. ***


Capitolo 9: Per un attimo, solo noi.

Casa di Usagi.

Drin Drin!

“Oh, no. Seiya è già arrivato!”, esclamò agitata Usagi, non essendo ancora pronta.

“Usagiiiiii!”, le urlò la madre dal piano di sotto.

“Seiya è arrivato!”

“5 minuti e scendo!”, le rispose la ragazza, da sopra.

“Scusala Seiya! Mia figlia è sempre così lenta! Prego, accomodati pure”, si giustificò la signora Ikuko Tsukino, facendolo entrare in sala.

“Non si preoccupi. La aspetterò qui.”, le disse, sedendosi su uno dei divanetti presenti nella stanza.

Non dovette aspettare molto.

“Eccomi!”, gli urlò Usagi, mentre scendeva le scale, quasi cadendo.

Indossava uno dei suoi soliti vestitini di cotone leggero, color viola chiaro con a piedi un paio di ballerine bianche. Aveva anche un copri spalla dello stesso colore delle scarpe.

Seiya rimase colpito dall’immensa bellezza della sua donna. Per essere una pasticciona, aveva un elegante portamento. Sembrava quasi una regina.

Le si avvicinò dandole un leggero bacio sulla guancia.

“Finalmente possiamo andare, amore. Dove ti porto, mia principessa?”, le chiese il bel cantante, vestito con una T-shirt nera e un paio di jeans.

Usagi lo guardava, ammaliata. Doveva ammetterlo, il suo ragazzo era decisamente carino. Non aveva nulla di meno di Mamoru.

Mamoru! Perché le veniva in mente ancora una volta? Scosse la testa violentemente.

“Ehi, Usa! Tutto apposto? Mi sembri strana!”, le fece notare il ragazzo.

“Che? No, tutto ok amore! Dai, andiamo in centro! Facciamoci un giro per i negozi!”, gli disse la biondina per scagionarsi, prendendolo per mano.

“Quel Mamoru finirà per farmi impazzire!”, pensò mentre varcavano la porta di casa, dopo aver salutato Ikuko, indaffarata a vedere la sua soap opera preferita in TV.

Avanzarono, abbracciati, per il centro della strada cittadina. Erano circondati da un mare di negozi. Usagi teneva la testa verso il basso. La imbarazzava guardare Seiya negli occhi, perché si sentiva sporca. Dopotutto poche ore prima aveva baciato il suo amico. Lui invece sembrava sereno e rilassato. Ogni tanto alzava lo sguardo e lo fissava. Era davvero molto attraente. Allora perché, dopo 6 mesi, pur dicendogli che lo amasse, non sentiva per lui lo stesso trasporto che credeva di provare per Mamoru, che era per lei quasi uno sconosciuto? Era così confusa! Si strinse ancor di più a lui.

“Amore sicura di stare bene? Ti vedo un po’ pallida.”, le disse il cantante, preoccupato, mentre le accarezzava i capelli sciolti dolcemente.

“Avevo solo voglia di sentirti più vicino a me.”, gli rispose, timidamente.

Il giovane le sorrise. Gli piaceva quando la sua Usagi gli parlava in quel modo. Sembrava una bambina in cerca di coccole. E lui amava accontentarla.

“Guarda Seiya!”, gli disse all’improvviso, indicandogli un negozio di antiquariato.

Impazziva alla vista degli oggetti antichi. Le brillavano gli occhi dall’emozione.

“Dai, entriamo!”, esclamò strattonando il ragazzo ed entrando all’interno dell’esercizio commerciale.

C’era di tutto lì dentro. Mobili, vasi, scrivanie, librerie, libri, opere d’arte, soprammobili, carillon. Tutto sapeva di vissuto.

“È stupendo, non trovi?”, disse Usagi, entusiasta.

“Se lo dici tu, amore! Sai, io non vado matto per questa roba!”, gli rivelò il cantante.

“Lo so, testone! Se vuoi, puoi andare nel negozio di musica qui di fronte. Sento che smani dalla voglia di entrarci!”, lo stupì la biondina.

“Ti adoro!”, le sussurrò il ragazzo, dandole un soffice bacio.

“Ci vediamo tra poco!”, continuò.

Ora avrebbe potuto dedicarsi all’ammirazione di quegli articoli stupendi in santa pace.

Che belli quei mobili in legno mogano! E che dire di quelle sedie in noce e palissandro! Anche quelle scrivanie in olmo non erano niente male.

Bellissimi i vasi in terra cotta e le sculture in marmo antico.

Come erano magnifici quei libri dalle pagine ingiallite! Si chiedeva a chi fossero appartenuti.

A un tratto, fu catturata da uno strano carillon a forma di stella, legato a una catenina.

Sembrava meno antico degli altri.

“Quello è un portafortuna, signorina. Una antica leggenda dice che conduca verso il vero amore e che, una volta trovato, duri per sempre.”, le spiegò la commessa del negozio.

“OOOOh!”, riuscì a pronunciare Usagi.

Lei amava quel genere di cose legate all’amore.

“Ho deciso! Lo prendo!”, esclamò, felicissima del suo acquisto.

Poi uscì dal negozio di antiquariato e raggiunse Seiya nel locale di fronte.

Il suo ragazzo era circondato da una serie di fan depravate che lo toccavano da tutte le parti.

Alla vista di quella scena, la biondina sbuffò. Certo, che alcune ragazze non avevano il benché minimo rispetto. Non appena si accorse di lei, il cantante le fece cenno di aiutarlo.

La ragazza, con fare deciso si fece spazio tra la folla prepotentemente, lanciando anche gomitate qualora fu necessario e si riprese il suo fidanzato.

“Lui è mio!”, disse, rivolgendo loro un sorriso di soddisfazione. Le sostenitrici di Seiya la maledissero, inviperite.

“Ce ne hai messo di tempo, Usa-chan! Credevo di morire!”, la rimproverò il ragazzo con il codino che ormai era sciolto.

“Mica è colpa mia se hai delle ammiratrici fuori di testa!”, gli rispose a tono la giovane.

Si allontanarono velocemente dal negozio di musica e Seiya, per farsi perdonare dalla sua amata per averla sgridata, le offrì un gelato panna e cioccolato.

Camminarono per un bel po’ in lungo e in largo, visitando i vari locali che la città offriva loro.

Il tempo passò rapidamente e ben presto si fece buio. Ora si trovavano nei pressi del garage di Seiya, dove lui provava sempre con i fratelli.

“Ma che ore sono?”, disse ad un tratto il ragazzo.

“Sono le 19:45, amore!”, lo informò Usagi.

“Cavolo, è tardi! Mamo viene alle 20 al mio garage e lui solitamente è molto puntuale! Devo anche accompagnarti a casa... non farò mai in tempo in questo modo!”, si disperò il cantante.

“Idea! Perché non vieni anche tu con me? Potremmo mangiare qualcosa così tutti assieme. E non appena Mamoru se ne andrà ti accompagnerei a casa!”, le propose, soddisfatto di aver trovato una soluzione brillante.

Cosa? Stare con Mamoru e Seiya nella stessa stanza? Le sarebbe stato impossibile stare tranquilla, sapendo che il dottore era affianco a lei. Seiya si sarebbe accorto che lei non era affatto immune al fascino dell’amico. E sarebbe stata una catastrofe! Non poteva rischiare.

“Ehm, amore. Non ti preoccupare per me. Io torno da sola a casa. Tanto non è ancora buio pesto. (Bugia!) Non posso rimanere, perché la mamma ha già preparato la cena per stasera e se non ci sono poi mi rimprovera. (Bugia!) Mi spiace non poter essere lì con voi. (Bugia!) Sarà per la prossima volta!”, gli disse fermamente.

“D’accordo, amore mio. Ti capisco, le mamme sono tutte delle grandi pignole. Mi raccomando, stai attenta ora che percorri la strada del ritorno. Come arrivi a casa, avvisami. Così non sto in pensiero!”, si assicurò il ragazzo.

Si avvicinò e la baciò appassionatamente. Poi l’abbracciò, sussurrandole:

“Ti amo Usagi! Aspetto con ansia il momento in cui sarai completamente mia!”

Usagi avvampò per la vergogna. Come gli venivano in mente certe cose in quel momento?

“Dai scherzavo, amore!”, la rassicurò il cantante.

“A domani, Seiya.”, lo salutò lei, ancora sconvolta.

Dopotutto negli scherzi c’era sempre un fondo di verità. Già, ormai erano sei mesi che erano fidanzati e lei non si era ancora concessa a lui. Ma non era colpa sua se non si sentiva pronta ad affrontare quel passo importante.

Poi, dopo la comparsa di Mamoru, la voglia le era passata completamente.

Mentre camminava per tornare a casa, i suoi pensieri erano dedicati ancora al bel medico.

Forse era già arrivato da Seiya.

Chissà se durante il giorno avesse pensato al bacio che le aveva rubato quella mattina.

Chissà quando l’avrebbe rivisto.

“Che ti frega, Usagi! È molto meglio se non lo vedi!”, rimuginava tra sé e sé.

All’improvviso una goccia le cadde sul viso. Poi un’altra e tante altre ancora.

Si era messo a piovere e lei era senza ombrello!

Cominciò a correre perché la pioggia si stava facendo sempre più battente.

Si mise, per evitare di bagnarsi i capelli, la borsa sopra la testa.

“Mannaggia come sono sfortunata!”, urlò a sé stessa, aumentando la velocità della corsa.

Siccome aveva lo sguardo rivolto a terra, per proteggersi il viso dall’acqua, non riusciva a vedere davanti a sé.

Tonk!

Cadde sul suolo asfaltato. Aveva sbattuto contro qualcosa. O contro qualcuno, non le interessava. Ormai era bagnata fradicia. Si sarebbe ammalata sicuramente. Il carillon a forma di stella, che aveva messo in tasca, le era caduto senza che se ne fosse accorta.

“Non è possibile!”, le disse una voce di fronte.

“Testolina buffa!”

Alzò lo sguardo e lo vide. Mamoru era di fronte a lei e stava tendendole la mano per aiutarla ad alzarsi. Per poco non rischiò l’infarto.

Il ragazzo era lì, completamente bagnato, che le faceva mozzare il fiato in gola.

Non indossava più lo smoking, ma una camicia bianca con un paio di jeans. Insomma, come un ragazzo normale.

Usagi arrossì all’improvviso, notando che la camicia di Mamoru con l’acqua era diventata trasparente, mettendo in risalto tutte le sue qualità fisiche.

Il medico dal canto suo, guardava con occhi profondi quella ragazza che gli stava facendo battere il cuore ad una velocità spaventosa. Era completamente zuppa e così indifesa. Così sexy.

“Mamoru, ricorda che lei è come se fosse tua sorella! Trattala come tale!”, si ripeteva mentalmente il ragazzo.

“Usako, ma mi vieni sempre addosso! Sta diventando un vizio il tuo!”, la provocò.

“Scusa, n-non ti ho visto...”, balbettò Usagi, visibilmente imbarazzata. La presenza di quell’uomo la faceva sentire quasi un’inetta.

I loro cuori battevano all’unisono, ma nessuno dei due voleva ammettere che tra loro era nato qualcosa. Entrambi respingevano ogni sensazione per il bene di Seiya.

A un certo punto, si udì un boato terribile. Era appena caduto un fulmine.

“AAAAAAH!”, urlò la donna, buttandosi tra le braccia del dottore.

Mamoru si irrigidì a quel contatto. Quella piccola creatura aveva paura dei tuoni.

Cominciò ad accarezzarle la testa, sussurrandole:

“Tranquilla, Usako! Ci sono io con te!”

La ragazza, sconvolta, non si era resa conto del gesto che aveva compiuto.

Mamoru la strinse ancora di più a sé. La pioggia scendeva ininterrottamente sui loro corpi, ma a lui non interessava.

Voleva assaporare quell’unico momento con lei, fino alla fine. Poi, sarebbe pure morto volentieri.

Usagi, dal canto suo, si sentiva protetta e spaventata allo stesso tempo.

“Cosa mi stai facendo Usako!”, gli confessò.

A quelle parole, la ragazza strabuzzò gli occhi, non credendo alle proprie orecchie.

L’uomo cominciò a sospirare affannosamente: si sarebbe sentito male se non l’avesse baciata immediatamente.

In quell’istante non gli importava di nulla. Né di Motoki, né di Seiya, né di nessun’altro. In quell’attimo esistevano solo lui e Usagi.

La spinse leggermente lontano da lui e la baciò. Non un bacio semplice. Un bacio carico di amore e desiderio. Desiderava Usagi più di ogni altra cosa al mondo. Con quel bacio voleva illudersi che lei fosse sua. Che sarebbe stata sua solo per un attimo.

Usagi rispose per un istante a quel contatto con la stessa passione. Poi il senso di colpevolezza la divorò. Lei era la ragazza di Seiya. Una ragazza traditrice ed egoista. Non poteva fargli questo.

Gli morse il labbro e si staccò bruscamente.

Era rossa come un peperone. Mamoru stava sanguinando. Ma che importava! Era colpa sua! Era tutta colpa sua!

“Perché? Perché lo fai? Perché mi hai baciata di nuovo? Perché fai questo a Seiya?”, gli rinfacciò duramente.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10: Non potrò mai dimenticarti. ***


Capitolo 10: Non potrò mai dimenticarti.

La pioggia continuava a scendere copiosa.

Usagi e Mamoru la accoglievano sui loro corpi freddi.

“Perché fai questo a Seiya?”, continuò a dire la biondina con voce flebile, con il viso ancora acceso dall’emozione poco prima subita.

“Ahi, ma sei matta? A momenti, mi staccavi un labbro!”, gli urlò, dolorante il bel medico.

“Ben ti sta, traditore di amici!”, gli gridò, stizzita la donna.

“Guarda che le cose si fanno in due!”, le fece notare il ragazzo, mentre si tamponava la ferita con un fazzoletto.

“Io non ho fatto proprio niente, mio caro! Sei tu che mi hai baciata!”, si giustificò lei.

“Dimmi solo perché l’hai fatto nuovamente!”

Il silenzio cadde tra i due. Il vento accarezzata i loro capelli fradici.

“Usako... vedi io tengo moltissimo all’amicizia con Seiya e non lo tradirei mai per nessuna ragione. Ma da quando ti ho conosciuta, dal primo istante in cui ti ho guardata negli occhi non faccio altro che pensare a te. Puoi farmene una colpa, se vuoi. Non so dirti cosa mi prende, ma quando ti vedo, quando mi parli, mi insulti, quando ti comporti da stupida, da egocentrica e pasticciona, io non capisco più niente! Mi comincia a martellare forte il cuore e la ragione mi sfugge di mano! Mi piaci Usako! Non solo fisicamente, visto che sei una bellissima ragazza. Questo tuo carattere forte e testardo mi affascina ancora di più. Per questo, dopo il bacio di stamani, avevo intenzione di evitarti. Ma per quanto voglia, ci si mette pure il destino a farsi beffa di me, facendomi incontrare te. Io sono attratto da te, Usa-chan. Ho voglia di baciare il tuo viso tutte le notti, di toccarti. So che non devo fare questo tipo di pensieri su di te. Perché tu appartieni a Seiya, sei sua. Non voglio illudermi di farti mia perché è impossibile. Però prima, quando ti sei buttata tra le mie braccia per lo spavento del tuono, ho voluto assaporare le tue labbra per l’ultima volta. Sono un’egoista, lo so! Non si ripeterà mai più una cosa del genere in futuro, sappilo! Sei troppo preziosa per il mio amico. Anche se sono innamorato di te, non ti recherò più fastidio. Cercherò di scordarmi di te, testa bernoccoluta. Proverò a trattarti come un’amica, anche se sarà difficilissimo!”, le confessò Mamoru, con la sua solita aria da duro.

Era complicato per lui esternare i suoi sentimenti, ma in quel momento, forse a causa dell’atmosfera calda che si era creata tra i due, ci era riuscito.

Usagi lo guardava lì, incredula.

Certo, le dava fastidio sentirsi dire stupida, egocentrica e pasticciona! Allo stesso tempo, però, non poteva essere che felice.

All’improvviso le gambe le cedettero e cadde sulle ginocchia.

Mamoru era innamorato di lei! Non riusciva ancora a crederci!

Si toccò il viso. Era incandescente e il cuore sembrava che stesse per uscirle dal petto per quanto batteva forte.

“N-non ci posso credere! S-sei davvero innamorato di me?, domandò, balbettando.

Mamoru la stava studiando con lo sguardo. Era un po’ imbarazzato per essersi dichiarato. Non capiva, però, l’atteggiamento della ragazza. Per lui, era strano il comportamento di Usagi.

“Te l’ho detto, testa di rapa! Sono innamorato di te!”, le rispose, inginocchiandosi davanti a lei e prendendole il mento con la mano.

A quel tocco, Usagi si sentì vicina all’attacco di cuore. I suoi occhi si riflettevano in quelli del ragazzo.

“Ma tu sei davvero innamorata di Seiya?”, le chiese Mamoru, spiazzandola.

Cos’era ora questa domanda? Come poteva rispondergli di sì se nemmeno lei ne era più così sicura?

“Lasciami! Non toccarmi!”,gli urlò, scacciandolo.

“Che domande fai!Certo che lo amo!”, gli mentì, alzandosi in piedi.

“Scusa. Volevo solo sentirtelo dire, per mettermi definitivamente il cuore in pace!”, borbottò l’uomo.

“Senti!”, cominciò Usagi, “Non dirò nulla di quello che è successo a Seiya. ci rimarrebbe troppo male. Fai anche tu lo stesso, se non vuoi perderlo. Ora me ne vado. Ho beccato pure troppa pioggia a causa tua! Ci vediamo Mamoru!”

Lo salutò e corse via, lontano da lui, il più velocemente possibile.

Il medico rimase lì, ad osservarla mentre si allontanava. Fece un sorriso malizioso.

“Usako, Usako. Chi vuoi prendere in giro? Se fossi stata davvero innamorata del tuo ragazzo, non ti saresti comportata in questo modo adesso! Possibile che tu sia già cotta di me? Mah, anche se fosse, ormai ti ho già detto addio. Non posso proprio amare la ragazza del mio grande amico! Non posso rischiare di perdere un fratello! Piuttosto preferirei morire!”

Le sue parole erano un misto di gioia e di amarezza. Decise di non pensarci più, incamminandosi lentamente verso il garage di Seiya.

A un certo punto, il suo piede urtò qualcosa.

“Che cos’è?”, disse il giovane, abbassando lo sguardo a terra.

Uno strano ciondolo era lì. Lo raccolse e si accorse che si trattava di un carillon a forma di stella.

Chissà di chi era. Forse, di Usako?

“Ma sì, è sicuramente di quella svampita!”, pensò, sorridendo.

Lo aprì. Che musica dolce emanava quello strumento! Romantica e triste allo stesso tempo. Sembrava parlasse di un amore perduto e mai dimenticato. Un po’ come la situazione che si stava creando tra lui e Usagi.

Decise di tenerselo. Non l’avrebbe restituito alla sua padrona.

“Usako..”, pronunciò, baciando l’oggetto che ora stava stringendo con amore.

Era sicuro che non l’avrebbe mai dimenticata.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11: Voglio che tu sia mia... ***


Capitolo 11: Voglio che tu sia mia...

N.B. Salve a tutti! Ho modificato il titolo e la fine del capitolo che non mi soddisfacevano prima. Buona lettura!:)

Anf, anf!

Non aveva più fiato, Usagi. Aveva corso talmente velocemente che il respiro le era diventato più concitato del solito. E non solo a causa dello sforzo fatto.

Era talmente sfinita, che una volta arrivata davanti casa, prima di entrarvi, dovette aggrapparsi al cancello per non cadere.

La pioggia continuava a scendere copiosa, bagnando la ragazza ancor più vistosamente di quello che già era.

“Seiya... ho bisogno di te...”, riusciva a sussurrare tra gli affanni, con gli occhi lucidi.

“Ho bisogno di te...”, continuava a ripetere nel buio della sera.

Poteva varcare il cancello, tornare a casa e dimenticare tutto con un bel bagno caldo.

Poteva entrare, salutare i suoi parenti e mangiare gelato fino a scoppiare.

Ma a cosa sarebbe servito? Mamoru sarebbe ricomparso prepotentemente nei suoi pensieri. Era riuscito a mandarla in confusione per l’ennesima volta in quei pochi giorni.

L’aveva baciata di nuovo. Pochi minuti prima di tornare nella sua villetta. Pochi minuti dopo che aveva salutato il suo ragazzo.

Lei non aveva fatto niente per evitarlo. Anzi in qualche modo l’aveva permesso quando si era buttata involontariamente tra le sue braccia.

Era sicura di provare qualcosa per lui. Qualcosa che era più forte di lei, a cui non riusciva a sottrarsi. E questo la faceva stare male perché non voleva ammetterlo al suo cuore. Si sentiva terribilmente in colpa nei confronti di Seiya. Avrebbe voluto che lui fosse lì con lei in quell’ istante. Avrebbe potuto aiutarla a dimenticare il comportamento di Mamoru.

In quel momento, per quanto si sforzasse, le tornavano in mente gli attimi con lui. Quando le loro labbra si erano incontrate avrebbe voluto che il tempo si fermasse per sempre. Quando la teneva stretta a sé sperava che durasse per l’eternità.

Era paurosamente felice di sapere che lui l’amasse. Le sembrava di toccare il cielo con un dito.

“Ma cosa dici Usa? Non puoi.. non puoi innamorarti di lui!”, bisbigliò, in un mix di disperazione e turbamento.

Non poteva permetterselo!

Prese istintivamente il cellulare dalla borsa e compose il numero di Seiya.

 

Garage di casa Kou.

“Uffa Mamo è in ritardo!”, sbuffò il ragazzo col codino, stanco di aspettare l’amico.

Era arrivato in garage prima del solito proprio per non far aspettare l’amico.

“Strano.. lui è sempre così puntuale...”, si chiedeva cercando di attirare l’attenzione dei due fratelli, intenti a scrivere una canzone sul vecchio tavolo di legno in mezzo alla stanza. Se ne stavano in piedi perché le sedie non c’erano e il confortevole divano color avorio era troppo in là rispetto alla loro posizione.

“A me non interessa nulla.”, esordì Yaten, con la solita aria di sufficienza e di freddezza che caratterizzava il suo sguardo di ghiaccio. Anche lui portava i capelli color argento raccolti in un codino.

“Concentriamoci sulle cose serie come questa canzone!”, continuò Taiki con calma e dedizione, che diversamente da Yaten, aveva i capelli castani anziché argentei, sempre raccolti in un codino. Era un tipo sofisticato, lui.

“Grazie per le vostre uscite! Siete sempre così d’aiuto voi due!”, esclamò il cantante, scocciato, avvicinandosi alla sua chitarra nera.

Erano le 20.35 e del dottore nemmeno l’ombra.

“Forse avrà avuto un urgenza in ospedale!”, pensò cominciando a suonare qualche accordo.

Ci teneva che venisse a sentire le prove delle sue canzoni. Tra queste, ce ne era una dedicata in particolar modo alla sua ragazza e gli sarebbe piaciuto sentire il suo parere. Conosceva Mamoru, non l’avrebbe mai illuso: se la composizione non l’avesse soddisfatto glielo avrebbe detto chiaramente.

Oltre ciò, era anche contento di passare qualche ora con il suo vecchio amico come ai vecchi tempi, bevendo qualche birra e parlando di ragazze.

“Chissà se frequenta qualcuno...”, si domandava curioso. Di solito Mamoru era molto restio a parlare della sua vita privata, ma magari gli avrebbe confessato qualcosa riguardo qualche bella giovane.

Drin, drin! Drinnnnnnnnn!

“Ecco forse è Mamoru che mi dirà che non potrà più venire!”, disse Seiya prendendo il suo telefono cellulare dalla tasca dei pantaloni che stava indossando.

Una volta estratto, lesse il display. Non era Mamoru.

“Usagi?”, si chiese sorpreso di ricevere una sua chiamata così presto. Si erano lasciati pochi minuti prima.

“Pronto amore! Cosa c’è? Va tutto bene?”, le domandò preoccupato.

A quelle parole, seguirono attimi di silenzio.

“Usagi ci sei? Pronto?”, continuò il ragazzo.

La biondina non sapeva che cosa dire. Poi cominciò:

“Sì, ciao Seiya. Sei in garage vero? Io invece sono davanti casa completamente zuppa... e non voglio entrare conciata in questo modo. In realtà, vorrei stare ancora un po’ sola con te, se non ti dispiace vorrei conoscere il posto in cui componi le tue fantastiche canzoni.”, gli disse molto timidamente. Voleva la sua compagnia per non pensare a Mamoru.

Il ragazzo sorrise. Erano rari i momenti in cui veniva fuori una Usagi così coccolona.

“Amore vorrei tanto, ma aspetto Mamo. Ricordi che sarebbe passato da me stasera?”, le ricordò lui.

“Dai amore, disdici tutto! Voglio stare in intimità con te... ho voglia di te!”, si azzardò a pronunciare la ragazza.

A quelle parole, dette così sensualmente, il cantante col codino non riuscì a resistere. Sentiva un forte calore riscaldargli il corpo: la voleva con tutto sé stesso.

“D’accordo amore. Aspettami sotto casa tua. Verrò a prenderti in un baleno!”, le disse con un filo di voce.

“Ti aspetto. Fai presto!”, concluse lei, tirando un sospiro di sollievo. Era necessario chiamarlo. Voleva sentire un po’ il suo amore per lei. L’avrebbe aiutata a non concentrarsi sulla dichiarazione d’amore del dottore.

“Ragazzi, sparite!”, urlò Seiya ai fratelli.

“Che ti prende adesso?”, gli dissero in coro.

“Mi prende che adesso la mia ragazza ha bisogno di me e io ho avuto la brillante idea di portarla qui e stare con lei da soli. Quindi voi due levatevi di torno!”, spiegò il ragazzo.

“Uuh, uuh... da soooli! Seiya, mi raccomando non farci diventare zii! Siamo ancora giovani!”, lo prese in giro Yaten.

“Ma cosa dici, maniaco?”, lo rimproverò Seiya, avvampando.

“Ma guardalo... è diventato tutto rosso! Dai, Yaten stava scherzando! Lo sappiamo che tu sei una persona seria. Sbaglio o questa è la prima volta che fai venire Usagi al garage?”, gli domandò un pacato Taiki.

“Già... diciamo che è la prima volta che ci vediamo in una stanza chiusa, da soli. Non so cosa potrebbe accadere...”, si limitò a pronunciare il ragazzo di Usagi, visibilmente imbarazzato.

“Non farle male, mi raccomando!”, continuò a scherzare il ragazzo dai capelli color dell’argento.

“Naaa... smettila Yaten! La tua è tutta invidia. Seiya, non temere, andrà tutto bene. In fondo, vi amate ed è giusto che iniziate a stare un pò in intimità. Questo non vuol dire che dobbiate far l’amore stasera! Anche se secondo me, dopo 6 mesi che state insieme, qualcosa accadrà...”, lo confortò il saggio Taiki.

“Oh, Taiki! Tu sì che mi sai capire!”, gli confessò il fratello con lacrime di gioia agli occhi. “Adesso però andatevene! Devo sbrigarmi a sistemare che tra qualche minuto devo andare a prendere la mia fantastica ragazza!”

Sorridenti, i fratelli presero le sue parole alla lettera e uscirono dal box, lasciando Seiya intento a mettere in ordine.

Mentre erano per strada Yaten disse:

“Secondo te lo faranno?”

“Non lo so! Ma non sono affari nostri. Sei sempre il solito!”, lo ammonì Taiki.

“Eddai, voglio solo divertirmi un po’... sai quanto amo prendere in giro tuo fratello!”, ammise il ragazzo col codino argento, facendogli l’occhiolino.

“Ehi, guarda. C’è Mamoru!”, continuò.

“Ciao ragazzi! Da quanto tempo!”, li salutò il bel medico.

“Sono contento di rivedervi dopo tutto questo tempo!”

“Anche noi lo siamo! Bentornato!”, esclamò Taiki, abbracciandolo, seguito a ruota dal fratello.

“Cosa ci fate qua? Non dovreste essere in garage a provare? E Seiya non è con voi? Mi ha detto lui di passare stasera. Ho fatto un po’ di ritardo però.”, confessò Mamoru.

“Beh, il nostro romantico fratellino ha ricevuto una chiamata dalla sua adorabile fidanzatina che gli chiedeva di stare un po’ da soli... capisci cosa intendo, no?”, gli disse Yaten, malizioso.

“Veramente no.”, rispose uno spiazzato Mamoru.

“Vedi, loro sono 6 mesi che stanno insieme e non sono mai stati da soli né in una casa né in luogo dove potessero essere intimi. Oggi è la prima volta per loro.”, continuò Taiki.

“Ok, e allora? Non è una cosa eclatante, no?”, cercò di auto convincersi il dottore.

“Mamo sei un po’ tonto! Non l’hanno mai fatto... sesso, dico. Stasera potrebbe essere la loro prima volta in tutti i sensi!”, concluse il ragazzo col codino marrone.

Dopo quelle confessioni, a Mamoru si gelò il sangue. Sapeva che Seiya non aveva ancora toccato Usagi, ma non avrebbe mai pensato che potesse accadere così presto. Certo, alla fine, era legittimo che lui volesse far l’amore con lei. In fondo, erano fidanzati.

“Perché Usa vuoi stare in intimità con Seiya proprio adesso?”, si stava chiedendo, con il cuore a pezzi.

Non possiamo fare questo a Seiya!: le parole della ragazza gli piombarono in testa violentemente. Adesso era tutto chiaro.

Lei voleva stare con Seiya per non pensare a lui. Evidentemente dopo il bacio e la dichiarazione d’amore che le aveva fatto, era andata ancor di più in confusione.

“Allora è vero che è innamorata di me...”, pensò amaramente il bel dottore.

Era disposta a stare con un ragazzo che non amava piuttosto che spezzargli il cuore e fargli perdere l’amicizia con il suo migliore amico.

Questi pensieri gli martellavano la testa ormai da qualche minuto. Non si era nemmeno accorto che i due amici con cui si era fermato lo stessero chiamando.

“Mamo tutto ok? Sei un po’ pallido!”, gli disse Yaten.

“Ehm..sì, scusatemi. Ora devo andare. A presto!”

Detto questo si allontanò velocemente. Cominciò a correre più rapidamente possibile. Voleva tornare a casa e mettersi a dormire profondamente.

Quella sera la ragazza che amava forse si sarebbe concessa al suo amico. E questo lo faceva impazzire di dolore e gelosia.

Ad ogni passo pensava alla sua testolina buffa. Pensava a quanto fosse una persona nobile e soprattutto corretta. Lui, invece, si era comportato in modo irrispettoso con il suo migliore amico. Si odiava per questo.

Ma non poteva sopportare il pensiero di Usagi tra le braccia di Seiya, mentre facevano l’amore. Non poteva accettarlo. Eppure non poteva fare nulla per impedirlo.

 

Casa di Usagi.

“Uffa Seiya quanto tempo ci stai mettendo!”, esclamò Usagi scocciata.

Erano già 15 minuti che lo stava aspettando. Non vedeva l’ora che arrivasse da lei. Avrebbe conosciuto il suo amato garage e, chissà, forse sarebbe accaduto qualcosa tra loro. D’altronde non erano mai stati soli in quel modo. Arrossì e pensò a Mamoru, sospirando.

“Mi dispiace, ma tra noi non potrà mai esserci nulla!”, si disse tra sé e sé, malinconica, mentre Seiya la salutava da lontano con la mano.

Alla sua vista, la ragazza decise di buttarsi tra le sue braccia, lasciando il cantante basito e felice allo stesso tempo.

“Finalmente sei arrivato, amore mio!”, gli disse.

“Oggi sei diversa dal solito, piccola... ma mi piaci tanto quando fai così!”, le confessò il ragazzo, dandole un dolce bacio sulle labbra.

“Adesso sbrighiamoci ad andare che sei bagnatissima!”, continuò, prendendola per mano.

Arrivarono al garage in pochi minuti. Mentre erano in viaggio, ad Usagi batteva forte il cuore e guardava sempre con la coda dell’occhio il suo ragazzo. Stranamente gli sembrava più uomo del solito. Forse perché dopo quella sera forse sarebbe cambiato per sempre il loro rapporto.

“Prego entra pure!”, la invitò Seiya ad accomodarsi, dopo aver aperto la porta del box.

Era piccolino, ma accogliente. C’era un vecchio tavolo al centro, circondato dai loro strumenti musicali, con un divano vicino al muro. A destra dell’ambiente c’era una porta: sicuramente portava al bagno.

“Allora ti piace?”, chiese curioso il ragazzo, che osservava le forme della giovane, che erano ancor più evidenti a causa dei vestiti bagnati.

“Sì, mi piace molto!”, gli rispose Usagi, ridestandolo dai suoi pensieri poco puri.

“Mi fa piacere. Adesso asciugati, altrimenti ti prenderai un malanno.”, le disse, porgendole un asciugamano preso prima di uscire.

In quell’attimo i loro occhi si incrociarono. Usagi avvampò: non aveva mai visto il suo ragazzo così serio.

Dal canto suo Seiya la desiderava più di ogni altra cosa al mondo. Istintivamente la prese tra le braccia e cominciò a baciarla.

La ragazza era travolta dalla sua passione così forte, che quasi la intontiva.

“E’ davvero questa la cosa giusta da fare?” pensò.

Quando il ragazzo si staccò dalle sue labbra, le sussurrò, ansimando:

“Usa.. ti voglio... non riesco a resisterti...”

Non aspettò nessuna risposta da lei. Cominciò a baciarle il collo e a toccarle il seno. La prese in braccio e la adagiò sul divano.

Si sfilò la maglietta che indossava e si coricò sopra di lei. Le abbassò il vestito e le baciò il petto.

“Mi fai impazzire...”, continuò a dire Seiya, non più lucido e visibilmente eccitato.

“Voglio che tu sia mia...”, le ripeteva senza sosta.

Usagi non riusciva a credere di fargli quell’effetto così inebriante. Non lo immaginava così deciso.

Seiya che le baciava il viso, le labbra, il seno così voracemente la stava quasi disgustando. Perché? Lui era pur sempre il suo ragazzo... era normale fare “quelle cose”. Non capiva. Era in preda a un mix di emozioni che contrastanti la stavano divorando.

La verità è che non si sentiva a pronta a compiere quell’importante passo. Non almeno per un motivo così banale, come quello di non pensare a Mamoru.

Forse era troppo tardi per rivelarlo a Seiya?

“S-Seiya...”, cominciò a dire, senza ottenere successo. Il ragazzo era troppo concentrato a leccargli la base del mento.

“Seiya ti prego...”, continuava imperterrita con un filo di voce, ma il giovane non le rispondeva.

“Seiya!”, prese ad urlare agitata la biondina.

“Fermati! Non voglio!”, concluse facendo rimanere di sasso il ragazzo che ora la guardava con fare stupito ed interrogativo.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12: confessioni. ***


Capitolo 12: confessioni.

“Tutto ok Usa? Ho fatto qualcosa di sbagliato?”

Seiya osservava la sua ragazza sorpreso della sua reazione. Non credeva ai suoi occhi. Lei l’aveva appena rifiutato. Anzi, disprezzato. Leggeva una sorta di disgusto nei suoi occhi.

“No non sei tu il problema... sono io! Non ci riesco scusami.”, gli confessò la biondina rivestendosi velocemente. Si vergognava peggio di una ladra. Era stato sbagliato comportarsi in quel modo.

“Ma Usagi... me l’hai praticamente suggerito tu di provarci!”, si giustificò il ragazzo col codino, mentre indossava la maglia tolta precedentemente.

Usagi lo guardava come un cagnolino bastonato. Si sentiva in colpa perché oltre ad illudere lui si era presa gioco anche di sé stessa. Aveva pensato a Mamoru anche in “quei” momenti con Seiya e questo era un problema.

La situazione le stava sfuggendo di mano.

“Hai ragione, ma non sono ancora pronta.”, gli disse sbuffando. L’aria che tirava nella stanza era davvero pesante e lei stava iniziando ad innervosirsi.

“Tranquilla Usa! Ci riproveremo quanto sarà giunto il momento giusto!”, la consolò Seiya, rasserenandola.

“Ora ti accompagno a casa!”, concluse, con uno dei suoi sorrisi migliori, facendo arrossire la giovane.

“Usagi sei una stupida! Come puoi rifiutare un ragazzo così dolce e comprensivo? Sei una stupida, stupida, stupida! Perché pensi a Mamoru? Seiya ha tutto in più di lui!”, continuava a ripetersi mentalmente, maledicendosi.

“Grazie Seiya!”, gli pronunciò con gratitudine per volerla accompagnare a casa nonostante tutto. Gli diede un bacio e si avviarono.

Il tragitto per arrivare alla abitazione dei Tsukino sembrava essere infinito: entrambi i ragazzi erano imbarazzati e il silenzio creava una situazione ancora più tesa.

“Devo fare qualcosa per rompere il ghiaccio!”, pensò Usagi, ma mentre si apprestava a dire una qualsiasi cosa, Seiya la precedette.

“Usa ti aspetterò per sempre!”, le disse con la solita genuinità che lo contraddistingueva.

Le sue parole scaldarono il cuore alla biondina. Lo abbracciò teneramente.

“Lo so Seiya!”, gli sussurrò dolcemente, facendolo arrossire.

“Grazie per avermi accompagnata!”, continuò non appena arrivarono davanti la sua villetta. Lo salutò con un bacio sulla guancia ed entrò velocemente in casa.

“Così non va!”, gridò istericamente. “Devo parlarne con qualcuno!”

Alzò la cornetta del telefono e compose un numero.

“Pronto Mako? Sono io.”

 

Strade di Tokyo.

Qualcuno camminava nel buio della sera. Mamoru era lì che lentamente si trascinava verso il suo appartamento. Aveva gli occhi nel vuoto e pensava alla sua Usagi nelle braccia del suo migliore amico.

Certo era normale perché dopotutto LORO erano fidanzati.

Non c’era nulla da fare. Era così e lui doveva farsene una ragione. Sospirò facendosi cullare dal vento. Chiuse gli occhi per assaporare ogni singola sensazione che quella brezza gli stava donando. Era talmente concentrato a lasciarsi cullare da quell’atmosfera che non si accorse che una voce lo stava chiamando.

“Mamo? Cosa stai facendo?”, gli domandò il suo caro amico Motoki, sorridendogli appena.

“Ehi ciao Motoki! Che sorpresa vederti. Io.. beh stavo tornando a casa!”, gli rispose sofferente.

“Hai una brutta cera, amico! Sicuro di stare bene?”, continuò il ragazzo della sala giochi, toccandogli la fronte.

“Sì... no...in realtà non lo so...”, confessò il bel medico che emanava un aura negativa.

“Senti, vieni a casa mia... ti faccio preparare qualcosa di caldo da Mako e mi racconti cosa ti preoccupa. Guarda che ti conosco come le mie tasche!”, gli disse facendogli l’occhiolino e dandogli una pacca amichevole sulla spalla.

Mamoru lo ringraziò, accettando il suo invito. Aveva proprio bisogno di confidarsi con qualcuno. E Motoki era la persona più indicata.

 

Casa di Motoki e Makoto.

“Pronto Mako?”, disse una voce dall’altra parte della cornetta.

“Ciao Usa! Come stai?, le rispose Makoto mentre preparava la cena per il suo Motoki. Si trovava nella piccola ma confortevole cucina del loro appartamento. I mobili erano color rosa antico, donando un tocco di eleganza al piccolo ambiente.

“Bene, ma ho un problema. E anche grosso.”, gli sparò subito la biondina.

“Come hai un problema? Sei incinta per caso?”, le rispose la mora, prendendola in giro.

“Ma cosa vai a pensare! Ma se io e Seiya ancora lo facciamo! Pensa che oggi ci abbiamo provato, ma...”

“Come ci avete provato? E quindi?”, la interruppe Mako, curiosa di sapere i dettagli.

“E quindi niente! Non ce l’ho fatta.”, le confessò francamente.

“Ma come? Che stupida che sei! Seiya è così un bel ragazzo!”, la ammonì l’amica.

“Lo so, sono consapevole. Il problema è che ultimamente sto pensando a un'altra persona.”, disse la biondina respirando profondamente e pronta a svuotare il sacco.

“Come un’altra persona? Ma sei pazza Usa? Cosa ti viene in mente???”, la sgridò arrabbiata Makoto.

“Non dipende da me cara!”, si cercò di giustificare la ragazza con i codini.

“Insomma si può sapere chi è costui che ti manda così in crisi?”, la stuzzicò la mora.

“Beh... si tratta di Mamoru.”, la buttò lì Usagi.

Ci furono pochi secondi di silenzio. Poi Makoto riprese, sussurrando:

“Forse ho capito male.”

“No hai capito benissimo, credimi.”, le confermò l’amica.

“Usagi ma...ma... ma sei uscita completamente fuori di senno, vero? Dico, ma sei impazzita? Sai chi è Mamoru? È il migliore amico di Seiya! Ti rendi conto che è una catastrofe?”, le urlò, spaccandole quasi i timpani.

“Lo so Mako. Ma che ci posso fare? Mi attrae e non solo fisicamente.”, le confidò, sospirando.

“Usagi, ma ti sei innamorata di lui?”, le chiese preoccupata la ragazza con la coda di cavallo ,mentre pelava una patata.

“Non lo so Mako. Fatto sta che sto cercando in tutti i modi di non pensarci. Ci tengo tantissimo a Seiya e non voglio farlo soffrire.”

“Giusta osservazione!”, esclamò Makoto che intanto metteva a bollire le patate per il timballo che aveva in mente di preparare.

“Solo che è complicato non pensare a Mamoru. Dico, ma l’hai visto?”

“Sì, certo. Lo conosco da prima di te. È un figo pazzesco, lo so. Certo, il mio Motoki è meglio, ma Mamoru non scherza mica. Ma scusa cosa significa? Anche Seiya è bellissimo.”

“Hai ragione, ma vedi Mamoru...”

“E basta Usa! Dacci un taglio!”, la fermò la ragazza dagli occhi verdi, leggermente infastidita.

“Tu stai con Seiya. S-E-I-Y-A! Hai compreso?”, le fece ricordare.

“Lo so, ma dal giorno della dichiarazione e anche da prima, Mamoru non fa che comparirmi nella mente! Non lo faccio apposta...”

“Altolà, riavvolgi il nastro! Chi ti ha dichiarato cosa?”, chiese la donna, mettendosi seduta per non svenire.

“Beh, Mamoru non solo mi ha confessato di essersi innamorato di me, ma ci siamo anche baciati due volte!”

A quelle parole, Makoto impallidì.

“C-c-cosa?”

“Ti prego Mako non fare così!”, le disse una Usagi disperata, avendo inteso lo stato in cui doveva trovarsi l’amica.

“USAAAAAAAAAA!!!”, urlò nuovamente Makoto sconvolta.

“M-ma non può essere! Mamoru è impazzito! Non può fare questo a Seiya! Non per qualcosa, ma non si fanno queste cose! Oddio Usa!”, le disse tutto d’un fiato, non riuscendo a fermarsi.

“Calmati Mako, ti prego! Hai ragione tu, ma è successo! Pensa a me.. che dovrei fare? Come mi dovrò comportare con Mamoru d’ora in poi? E con Seiya? Non sai come mi sento in colpa nei suoi confronti!”

“Ti capisco Usa, ma la cosa che mi hai appena rivelato mi ha sconvolto... secondo me devi....”

Dlin dlon!

“Scusa un attimo Usa! Hanno suonato alla porta! Sarà Motoki!”, le disse, mettendola in attesa, avanzando verso la porta di casa non proprio in condizioni ottimali. Mamoru innamorato di Usagi, Usagi forse innamorata di Mamoru e in mezzo il povero Seiya, fidanzato di lei e amico di lui. Era davvero un bel guaio!

Mentre la ragazza rifletteva su ciò, aprì la porta e quasi non le venne un colpo!

“Buonasera Makoto!”, la salutò cortesemente Mamoru.

“Scusa amore se ho suonato, ma non trovavo le chiavi di casa. Per fortuna ho trovato il portone aperto! Comunque, ho incontrato Mamoru e l’ho invitato a cena da noi, se non ti dispiace!”, le disse Motoki, baciandola dolcemente.

“No figurati. Prego Mamoru accomodati.”, lo invitò Makoto, ancora sotto shock. Ora lo era ancor di più. Non poteva reggere quelle emozioni tutte insieme.

“Vi preparo subito qualcosa! Andate in soggiorno intanto!”, continuò avanzando di corsa in cucina, dove aveva lasciato Usagi in attesa dall’altra parte del telefono.

“Usa! C’è Mamoru!”

“Come Mamoru?”, chiese conferma la ragazza, dopo che il suo cuore smise di fare le capriole senza che lei potesse controllarlo.

“Sì proprio lui! Pare che Motoki l’abbia incontrato per caso e abbia deciso di farlo venire a cena da noi!”, le spiegò la cuoca.

“Tienilo d’occhio Mako!”, si raccomandò la biondina.

“Certo, ma non lo faccio perché me lo dici tu! Tu devi pensare a Seiya! Ora vado a cercare di continuare a cucinare... se ci riesco! Mannaggia a te Usa-chan! Ti richiamo!”, concluse la mora, riattaccando.

 

Soggiorno di casa di Mako e Motoki.

“Prego Mamo, fai come se fossi a casa tua!”, gli disse Motoki, con i suoi soliti modi gentili.

“Grazie Motoki!”, rispose cordialmente Mamoru rapito dalla bellezza del luogo. I comodi e accoglienti divani color pelle facevano da contorno a un ambiente circondato da mobili color nocciola, una tv ultima generazione e a pareti contorniate di tele suggestive.

“È molto bello qui. Complimenti!”

“Mi fa piacere che sia di tuo gradimento, Mamo!”

Motoki era contento di avere Mamoru a cena quella sera da loro. Non si erano visti per tanto tempo. Forse troppo. E questa era l’occasione giusta per stare insieme. Soprattutto, se l’amico avesse avuto qualche problema, l’avrebbe aiutato volentieri.

“Allora Mamo cosa ti attanaglia?, gli chiese il biondo.

“Ehm... forse è meglio se ci sediamo prima.”, gli disse il dottore. Quello che gli stava per rivelare l’avrebbe scioccato. E non poco.

Motoki era visibilmente preoccupato.

“Dai non fare quella faccia!”, esclamò Mamoru, cercando in qualche modo di rassicurare il ragazzo.

“Beh, se mi dici di sedermi con quel tono è ovvio che mi metto pensiero! Allora vuoi spiegarmi?”, chiese curioso il ragazzo della sala giochi.

“La cosa che ti voglio confessare è molto semplice: mi sono innamorato di una ragazza.”

A quelle parole, Motoki sorrise.

“Che bella notizia, Mamo! Di cosa ti tormenti allora?”, domandò stupito.

Beh, doveva dirgli che la ragazza in questione era Usagi. Magari glielo avrebbe detto dopo. O glielo avrebbe fatto capire. Per non sconvolgerlo, si intende. Motoki era molto sensibile, d’altronde.

“Il problema è che lei è fidanzata con una persona che conosco. Se penso che in questo momento si sta concedendo a lui per la prima volta mi sento male!”, gli rivelò tutto d’un fiato.

Motoki sembrava non seguirlo.

“Scusa Mamo, come fai a sapere tutte queste cose di questa ragazza?”, domandò interrogativo.

“Lo so perché conosco, anzi conosciamo il suo fidanzato!”

“Cosa significa conosciamo...?”

Motoki stava impallidendo. Forse iniziava a focalizzare chi fosse la persona in questione.

“Mamo...”

Si fermò un attimo.

“Mamo... non sarà mica...”

“Beh è inutile girarci intorno. Sì, hai capito bene! Mi sono innamorato di Usagi!”, continuò il medico freddamente.

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAh!!!!!!!!!!!!!!!!”, urlò il biondo cadendo dal divano e facendo piombare di corsa in soggiorno una Makoto spaventata.

“Mamoru! Che è successo?”, domandò la ragazza all’uomo.

“Niente Mako, tranquilla! Torna pure in cucina...qua ci penso io!”, le disse, convincendola poco, ma rasserenandola.

Tirò un sospiro di sollievo quando la vide ritornare in cucina.

“Mamo ma sei pazzo? È la ragazza di Seiya!”, cominciò a dire Motoki, ripresosi un poco e alzandosi da terra.

“Lo so, ma io la amo! Dal primo momento che l’ho vista, non faccio altro che pensare a lei! Ho perso la testa Motoki! Glielo ho pure confessato e addirittura l’ho baciata per ben due volte!”, continuava Mamoru mettendosi in piedi e iniziando a camminare nervosamente.

Motoki era rimasto senza parole. Per un attimo aveva perso lucidità.

“Cosa hai intenzione di fare?”, chiese arrivando dritto al punto.

“Non lo so, amico. Me lo sono ripetuto almeno un centinaio di volte. So di fare del male a Seiya e mi maledico per questo. Sto male sapendo di poterlo ferire. Ma non riesco a non pensare a lei. Non riesco a non amarla.”, rivelò il dottore.

Motoki ascoltò attento l’amico.

Poi gli consigliò:

“Devi dimenticarla, Mamo. Per il suo, per il tuo e soprattutto per il bene di Seiya.”

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13: tra finzione e realtà. ***


Capitolo 13: tra finzione e realtà.

 

“Fosse facile...”, sussurrò disperato Mamoru mentre sentiva pronunciare le giuste parole dell’amico.

Dimenticarsi di Usagi... come ci sarebbe riuscito? Non ce l’avrebbe mai fatta. Era più semplice morire che cancellare quella pasticciona dal cuore.

Motoki lo guardava in modo duro, ma dispiaciuto. Non avrebbe mai voluto ferirlo, ma era stato necessario.

Per un attimo, lo sguardo di Mamoru si era perso nel vuoto.

Il ragazzo del Crown aveva maledettamente ragione. Che razza di uomo è colui che si innamora della donna di un amico? Non poteva proprio andare avanti in quel modo insensato... amare la ragazza di Seiya, comportarsi da codardo nei confronti del suo migliore amico non era nel suo stile. Anche confessare tutto a Motoki era stata proprio una mossa sbagliata!

Se solo la sua parte razionale l’avesse aiutato a spazzare via il sentimento che avvertiva dentro, non si sarebbe trovato in quella assurda situazione!

Si sentiva uno schifo, uno schifo unico, una persona orribile, ma nonostante tutto era felice, felice di amare lei, felice di aver sfiorato le sue labbra, di aver sentito il suo sapore, di aver toccato la sua pelle, accarezzato i suoi capelli...

Anche a mente lucida non ci riusciva. Non poteva continuare a fingere che Usagi non esistesse. Non poteva ignorare le emozioni che gli regalava il solo pensiero di lei. Anche se questo l’avesse ferito più di mille coltellate. Perché avrebbe sofferto per lei, anche solo vedendola camminare affianco a Seiya. Ne era consapevole, ma nonostante tutto era pronto. D’altronde a causa del passato che aveva, gli sembrava impossibile non provare dolore per qualcosa. Ma in questo caso l’avrebbe fatto con piacere. Perché lui l’amava e non poteva fermare un sentimento così meraviglioso. Né l’avrebbe portata via a Seiya: il cantante non aveva nessuna colpa se lui si era innamorato della sua ragazza. Non avrebbe dovuto pagare per un suo “errore”, se così poteva chiamarsi.

“Mamo, dì qualcosa...”, pronunciò flebile Motoki nel vedere che l’amico non aveva proferito nemmeno una sillaba dopo le sue parole.

“Scusa..”, rispose il dottore guardandolo negli occhi, come se volesse sfidarlo.

“Cosa vuol dire scusa?”, chiese impaurito il ragazzo. Non aveva mai visto Mamoru così determinato.

“Non posso. Non posso dimenticarmi di lei. Io la amo.”, chiarì in modo schietto il coraggioso medico. Non poteva rinunciare al suo amore.

“Mamo, non scherzare! Stai giocando con il fuoco! Ti scotterai!”

“Se è per questo, già mi sono scottato. E pure tanto. Ad ogni modo, non preoccuparti. Non ho intenzione di compiere nessuna altra azione sconsiderata. Non bacerò Usagi né le farò più dichiarazioni d’amore. Non farò soffrire Seiya. Semplicemente amerò la sua ragazza da lontano. E lui non saprà mai nulla. Anche perché tu non glielo dirai.”, gli disse francamente, ammutolendolo.

“Ma così ti farai solo del male! Come credi di affrontare i momenti in cui Seiya bacerà Usagi, l’abbraccerà o altro? Ti farà morire dentro! Devi lasciar perdere finché sei in tempo!”.

Motoki cercava di dissuaderlo in tutti i modi nel suo intento. Sapeva che Mamoru era un tipo che si sacrificava per gli altri, ma quello che stava facendo a Seiya era sì sbagliato perché non avrebbe mai dovuto innamorarsi della sua ragazza, ma era altresì corretto perché sapeva che non avrebbe mai permesso a nulla di farlo soffrire. Nemmeno a un amore forte e prepotente come quello che stava provando per Usagi.

“Ormai è troppo tardi per tirarsi indietro. Cosa faresti tu se io ti dicessi di rinunciare a Makoto?”, gli domandò Mamoru, sicuro di ricevere la risposta che voleva sentire da lui.

“Non ci riuscirei mai perché la amo più della mia vita!”, rispose il biondo riuscendo a mettersi nei panni dell’amico.

“Ecco, anche per me è così. Solo che tu sei stato più fortunato di me perché lei sta con te, è tua moglie. Usagi, invece, forse non sarà mai mia e anche se mi ama, non lascerà in nessun caso Seiya perché non permetterebbe mai che la mia amicizia con lui venga rovinata per colpa sua.”, concluse Mamoru, sfinito, buttandosi di peso sul divano.

Motoki ammirava la forza che il giovane possedeva. Se fosse stato al suo posto, non ce l’avrebbe fatta sicuro.

“Come puoi affermare che lei ti ami?”, chiese, assalito dai dubbi e dalla tanta sicurezza con cui l’amico l’aveva pronunciato.

“Lo sento semplicemente. E poi me l’ha anche dimostrato con le azioni che ha intrapreso come per esempio decidere di concedersi a Seiya...”, rispose amaramente il dottore, mentre il suo cuore sanguinava al solo pensiero di Usagi sfiorata dalle mani dell’amico.

“Lo vedi che ti fai del male, Mamo?”, disse Motoki, dandogli una pacca sulla schiena.

“Lo so.”, si limitò a pronunciare il ragazzo. Una lacrima gli scivolò sul viso inaspettatamente. Il ragazzo del Crown se ne accorse.

“Ti aiuterò io Mamo, tranquillo!”, lo incoraggiò.

“Grazie, Motoki. Sei un amico. Non so perché ti ho confidato questo mio malessere, ma mi fido di te. Ti prego di non farne parola con nessuno e...”

Si bloccò. Un rumore lo fermò.

Makoto aveva aperto la porta della cucina con il volto rigato dal pianto.

Alla sua vista, i due ragazzi si spaventarono.

“Amore che hai? Perché stai piangendo?”, chiese un disperato Motoki nel veder sua moglie così disperata.

“Hai sentito tutto, vero?”, le chiese il medico con dolcezza.

“No, sono state le cipolle che stavo tagliando...”, disse poco convinta la mora.

“In realtà, ho ascoltato ogni singola parola. Mamo, deve essere terribile quello che provi!!!”, continuò frignando ancor più forte.

In fondo, era cosa ben nota la passione di Makoto per le storie strappalacrime.

Su consiglio di Usagi, aveva tenuto d’occhio Mamoru. O meglio, aveva origliato la sua conversazione stando vicinissima alla porta della cucina. Ed era così venuta a conoscenza di un segreto che l’aveva colpita dritta al cuore. Forse troppo.

“Mako Mako, su calmati!”, provò a consolarla Mamoru, alzandosi dalla poltrona e abbracciandola.

“Ma come faccio a non piangere Mamo! È ammirevole la tua forza d’animo! Diglielo anche tu, amore”, disse guardando il marito per avere un incoraggiamento da lui che non arrivò. Motoki la guardava perplesso.

Makoto si sentiva male perché conosceva anche i sentimenti della sua amica. Pur non volendoglielo ammettere che fosse innamorata di Mamoru, lei l’aveva intuito benissimo. Purtroppo c’era Seiya in mezzo a loro due ed era sbagliato anche un loro singolo avvicinamento.

“Senti amica mia, non dire mai niente a nessuno di quello che hai udito. Soprattutto ad Usagi. Non voglio che si faccia problemi a causa mia.”, si fece promettere il medico. La sua odango non avrebbe dovuto sapere. Sarebbe stato troppo umiliante per lui.

“D’accordo, Mamo. Farò come dici. Ora però venite a tavola. È pronta la cena.”, concluse allontanandosi in cucina seguita a ruota dai due ragazzi.

 

Casa Kou.

Dopo aver accompagnato la sua Usagi a casa, Seiya era di corsa tornato nella sua abitazione.

Non sapeva perché avesse corso.

Forse per non pensare al rifiuto della sua ragazza. Forse per dimenticare i suoi occhi colmi di lacrime. O forse per scordarsi delle sue mani che lo respingevano.

Quella che sarebbe dovuta essere la serata più memorabile della sua vita, si era presto trasformata in quella più sbagliata.

Lei non era pronta. Come aveva potuto credere il contrario? Beh, in fondo era stata lei a suggerirglielo, ma alla fine cosa significava? Aveva preso un abbaglio!

Era vero però che dopo sei mesi di fidanzamento una cosa normale come il fare l’amore era più che logico. Perché allora lei non ci riusciva?

Forse non l’amava abbastanza? Ma no, questo era impossibile.

“Ehi, bentornato fratellino!”, lo salutò Yaten con un sorriso malizioso, non appena il ragazzo varcò la porta d’ingresso.

“Ciao Seiya!”, gli disse Taiki, più pacatamente del fratello.

“Ciao.”, si limitò a pronunciare il cantante, scocciato. Quei due erano gli ultimi che avrebbe voluto vedere. L’avrebbero tempestato di domande e lui non aveva nessuna voglia di rispondere.

“Lasciatemi in pace.”, tuonò subito, andando in camera sua.

“Ahi, ahi. Deve essere andata male con Usagi!”, esclamò Yaten guardando Taiki che stava componendo una canzone aiutandosi con il pianoforte.

Entrambi i ragazzi raggiunsero Seiya nella sua stanza.

“Su fratellino, raccontaci!”, lo stuzzicò il ragazzo dai capelli color dell’argento.

“Cosa ti dovrei dire?”, gli rispose, tirandogli un cuscino in pieno viso.

“Dai Seiya! lo sai che Yaten fa il duro, ma in realtà si preoccupa per te!”, lo rimproverò Taiki.

“Scusa,fratello. Anzi scusatemi entrambi. È solo che questa serata è stata un disastro! All’inizio sembrava tutto perfetto, ma poi lei mi ha letteralmente rifiutato! Dice che si era sbagliata, che non era affatto pronta.”, rivelò loro il cantante.

“Cosa?”, dissero in coro i due ragazzi, osservandolo con occhi stupiti.

“Proprio così. Non guardatemi in quel modo...non me lo aspettavo neanche io!”, continuò sconsolato.

“Dai, tranquillo Seiya. Sai come sono le ragazze... sono strane! La prossima volta andrà meglio!”, lo consolò Taiki, accarezzandogli i capelli.

“Mamma che fragatura quella Usagi!”, pronunciò Yaten senza pensare.

“Grazie Yaten. Tu sì che hai tatto!”, lo fulminò il ragazzo dai capelli castani. Non sopportava quando il fratello metteva il dito nella piaga.

“Ignoralo, Seiya.”

Il ragazzo lo guardava tra l’arrabbiato e il divertito. Poi aggiunse:

“E’ tutta la vita che non tengo peso delle sue parole e quindi...”

Drin drin drin!

“Adesso vai a rispondere tu, Yaten! Almeno fai qualcosa di utile!”, lo prese in giro il ragazzo col codino nero, ripresosi dal suo malessere iniziale.

“Ah, ah sei molto simpatico Seiya!”, gli rispose, avvicinandosi alla cornetta.

“Sì, pronto? Chi parla?”

“Casa Kou?”, dissero dall’altra parte in lingua inglese.

“Sì, sono Yaten Kou.”, rispose il ragazzo, guardando interrogativo i due fratelli che ascoltavano in silenzio e si chiedevano perché stava utilizzando la lingua anglosassone.

“Siamo della Moonlight. Lei e i suoi fratelli verrete ad incidere un cd qui da noi a Londra.”

 

Casa Tsukino.

Usagi camminava avanti e indietro nella sua stanza aspettando una chiamata di Makoto che non arrivava.

“Uffa, Mako-chan avevi detto che mi avresti richiamata!”, borbottò lasciandosi cadere sul letto. Fissava il soffitto e ripensava alle parole dell’amica.

“Tu devi pensare a Seiya!”

Già, Makoto aveva ragione. Lei doveva occupare tutto il suo tempo a pensare al suo ragazzo, a vivere il suo ragazzo... ad amarlo. Rabbrividì a quel pensiero.

Perché si stava comportando da stupida? Seiya era così premuroso con lei. Ogni volta la faceva sentire una principessa e soprattutto l’amava.

Allora perché non riusciva a sentirsi completa insieme a lui?

Era davvero colpa di Mamoru? Quel suo amico venuto da Londra l’aveva stregata. Si era intromesso così prepotentemente nella sua mente!

Andiamo, non era più un’adolescente alla sua prima cotta! Era ormai una donna di 23 anni. Era grande abbastanza per non farsi abbindolare da certe cose.

Allora perché non faceva altro che rimuginare sul dottore? Era anche così antipatico con lei... chiamarla addirittura testa bernoccoluta! D’altra parte era anche stato così impulsivo, così dolce.

Sorrise, abbracciando il peluche a forma di coniglio che teneva sul letto. Assomigliava un po' a Mamoru.

Improvvisamente si ridestò da quel torpore. Non poteva paragonare Mamoru ad un coniglio. Lui non lo era stato. Le aveva subito rivelato i suoi sentimenti. Si era subito fatto da parte per il bene dell’amico.

Invece lei cosa stava facendo per Seiya? Lo stava forse illudendo? No, a voler bene gli voleva bene. Ma era davvero amore il suo? Non ne era più sicura.

Non era più convinta di nulla. Ogni azione che compieva sembrava inutile.

Aveva addirittura respinto il suo ragazzo.

Era stata proprio una bambina. L’aveva ferito perché non c’era riuscita. Non era riuscita a far l’amore con lui.

Perché pensava a Mamoru, al suo amico, quasi un fratello.

Mamoru, Mamoru... ora si trovava a casa di Mako. Chissà se avesse deciso di rivelare ogni cosa a Motoki. Chissà se Makoto avesse scoperto qualcosa di nuovo.

Sospirava, con la mente sconnessa.

Basta, non doveva più rifletterci. Era giunto il momento di dormirci su.

Si infilò nelle morbide coperte e chiuse gli occhi. Voleva estraniarsi dalla realtà, voleva azzerare i pensieri nella sua testa.

Ma non ci riusciva. L’immagine di Mamoru gli scorreva nella mente come se fosse un film.

“Maledetto Mamoru! Anche nel sonno non mi lasci in pace!”, urlò stizzita.

Già, maledetto. Come il giorno in cui era tornato in Giappone. Come il giorno in cui si erano incontrati. Come il giorno in cui aveva capito di amarlo.

Si mise seduta improvvisamente, con le guance che bruciavano.

Amarlo? Come le veniva in mente! Non poteva provare amore per quel tipo.

Non poteva perché avrebbe provocato un casino allucinante.

Non poteva perché questo avrebbe messo fine alla amicizia tra lui e Seiya. Non poteva proprio permetterlo. E poi il suo ragazzo non avrebbe dovuto stare male per un suo “errore”.

Già, Mamoru era semplicemente una parentesi, uno sbaglio.

Cercava di trovare pace autoconvincendosi che fosse così. Con il tempo, sarebbe riuscita a dimenticarsi di lui. Soprattutto con l’aiuto di Seiya. D’ora in poi sarebbero stati maggior tempo insieme.

In questo modo Mamoru sarebbe stato solo un brutto e affascinante ricordo.

La ragazza non sapeva ancora, però, che presto il suo ragazzo sarebbe partito per un lungo viaggio, lasciandola lì con dubbi e paure.

 

Ore 4.30 casa Chiba.

Mamoru si girava e rigirava nel letto senza riuscire a prendere sonno.

Era inevitabile: la cena di Makoto era stata buonissima, ma pesante. La ragazza presa dall’euforia del momento aveva cucinato di tutto e di più: timballo di patate, pollo al curry, stufato di maiale, verdure grigliate e pesce al vapore. In più la torta di mele e il tiramisù avevano completato l’opera.

Sorrise. Era davvero tanto tempo che non mangiava così bene circondato dall’amore dei suoi amici. Gli erano stati molto vicini quella sera.

Non l’avevano giudicato, ma capito. L’avevano quasi rincuorato. Per lui questo era più importante di qualsiasi altra cosa.

Decisamente aveva fatto bene a confidarsi con loro due. Ne aveva sentito proprio il bisogno.

 

Bip,bip! Bip, bip!

 

Un messaggio era arrivato sul suo telefonino.

“Chi è a quest’ora?”, disse tra sé e sé, alzandosi dal letto e afferrando il cellulare.

C’era un sms di Seiya.

Ciao Mamo. Scusami per stasera se non ci siamo visti, ma ho avuto da fare con Usa.

“Già so cosa hai avuto da fare...”, pensò stringendo ancora di più il telefono tra le mani. Avrebbe avuto voglia di scaraventarlo sul muro per la rabbia. Ma non poteva. Doveva andare avanti nella lettura.

Comunque volevo dirti che tra mezz’ora parto per l’Europa, precisamente vado a Londra. Io e i miei fratelli abbiamo vinto un concorso con la casa discografica Moonlight e incideremo un disco. Ci hanno avvisati poco fa. Starò via per 5 mesi circa. Mi piacerebbe salutarti. Scusa se ti ho avvertito solo ora ,ma non ho avuto un attimo di tempo. Vieni tra poco in aeroporto, ti prego. Ti voglio bene, Seiya.

Dopo aver scoperto il contenuto dell’sms, il ragazzo ebbe un attimo di esitazione.

Le gambe gli tremavano e a causa di ciò dovette sedersi un attimo.

Seiya stava per partire. Non se l’aspettava proprio una cosa così improvvisa.

Cinque mesi in Inghilterra. Cinque mesi senza Usagi.

Già, Usagi. Chissà se la notizia l’avesse sconvolta quanto lui.

Lei avrebbe sofferto.

Gli sarebbe mancato molto. O forse invece no. Forse si sarebbe accorta di commettere uno sbaglio continuando a stare con lui. Forse avrebbe capito che continuando a scappare non era la soluzione più giusta, più matura.

No, non poteva pensare a lei adesso. Doveva smetterla con quei pensieri improbabili.

Doveva vestirsi e andare all’aeroporto.

Seiya aveva bisogno di lui. Forse per l’ultima volta.

Fatemi sapere i vostri pareri se vi va! Buone Feste a tutti!^^

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Capitolo 15
*** Capitolo 14: Le verità nascoste. ***


Capitolo 14: Le verità nascoste.

“Questo è il mio pegno d’amore per te. Anche se non ci vedremo per un po’, sarai sempre l’unica per me. Ora devo andare Odango-chan. A presto.”

Ormai era una settimana che si svegliava con le parole del suo ragazzo nella mente. Queste le rimbombavano in testa come se fossero campane impazzite.

E facevano male, malissimo.

Come tutte le mattine di quella calda estate, il sole aveva fatto capolino molto presto nella sua stanza. Erano appena le sette e già i suoi raggi, timidamente, l’avevano riportata alla realtà da cui stava fuggendo.

Ormai era una settimana che lui non era più in Giappone.

“Ti amo, Usagi!”, le aveva detto con il cuore in mano.

Decise di alzarsi dal letto e avvicinarsi alla finestra del suo balcone per guardare il panorama estivo della sua città. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per non pensare.

Sospirò. Seiya, il suo Seiya era davvero innamorato di lei. Glielo dimostrava in tutti i modi. Ora che si trovava a Londra,ancora di più. La chiamava almeno cinque volte al giorno per rassicurarla, per raccontarle la sua esperienza nella città britannica.

Già, Londra. La grande capitale inglese. Era così lontana dalla sua vita, ma così vicina al suo ragazzo. Le aveva raccontato che si trovava bene lì. La city era bella e ospitale, forse un po' caotica, ma piena di sfavillanti sfaccettature. Il produttore della casa discografica, poi, si era dimostrato gentile con lui e i suoi fratelli, facendoli abitare al centro, vicino Piccadilly Circus. Avevano persino già inciso la loro prima canzone.

Ne era felice.

Lui era andato lì per realizzare il suo sogno e ce l’avrebbe fatta, anche se l’aveva lasciata sola. Sola in preda a sentimenti contrastanti, sola a prendere atto di quale fosse realmente la verità. Non poteva fargliene una colpa, non poteva essere egoista come sempre.

Sfiorò con un dito la superficie liscia del vetro della finestra e lo vide.

Lui era lì. Il pegno d’amore del suo ragazzo. Lo guardava attentamente. Brillava alla luce del sole. Splendeva, falsamente. Avrebbe dovuto significare amore eterno. Invece portarlo al dito era la cosa più sbagliata che stava facendo. Prendere in giro sé stessa... questo stava accadendo. Questo era successo.

Sentiva un gran peso sullo stomaco. Un forte macigno che le impediva perfino di stare in piedi. Si sedette sul letto e si lasciò andare, appoggiando la schiena sopra il materasso.

Guardava il soffitto. Era più pulito della sua coscienza.

Ormai era una settimana che l’aveva capito. Era innamorata di Mamoru. Pazzamente anche.

Sapeva che era sbagliato, ma che poteva farci? Ne aveva preso atto. Amava quel rude antipatico sincero e dolce Mamoru. L’aveva sempre amato, in realtà. Sin dal loro primo incontro, ma aveva fatto di tutto per respingere il suo sentimento.

Per Seiya. Lui non doveva sapere nulla. Non almeno in quel momento della sua carriera. Gliene avrebbe parlato al suo ritorno e lui l’avrebbe capita.

O almeno ci sperava.

“Uffa, uffa e ancora uffa! Mamoru ti odio!”, disse in un impeto di disperazione, mettendosi le mani sul volto.

Magari lo avesse detestato veramente. Sarebbe stato tutto più facile.

Toc toc!

Qualcuno aveva bussato alla sua porta, distogliendola dai suoi pensieri.

“Usa-chan, sei sveglia?”, le chiese la madre dall’altra parte.

“Sì, mamma! Entra pure.”, le disse e quasi si spaventò se non avesse saputo che si trattava della sua genitrice.

Ikuko Tsukino aveva gli occhi piccoli e rossi, le orecchie grandi e gonfie sorrette da una fascia legata sul capo e tossiva ripetutamente.

“M-mamma?”

Usagi era allibita. Le scappava anche da ridere, a dire il vero.

“Usa-chan... coff coff... ti prego... coff coff... vai in farmacia a comprarmi le medicine. Mi sono finite e tu sei l’unica che può andarci. Sam dorme ancora e tuo padre è a lavoro.”, la implorò, affaticata.

“Certo mamma che ci vado, ma come facciamo con il negozio?”

Ormai era una settimana che apriva e chiudeva lei il loro negozio di animali. Si era buttata a capofitto nel lavoro, proprio per non pensare a niente.

“Oggi rimarrà chiuso. Te lo puoi prendere un giorno di festa visto che mi stai aiutando con tanta costanza. Ora vestiti e cerca di tornare il prima possibile, non come al tuo solito!”, concluse la donna.

“Ok, mamma! Vado e torno in un baleno!” , rispose la giovane dando un leggero bacio sulla guancia alla madre, che si era poi dileguata velocemente.

Si tolse, così, il pigiama rosa con i coniglietti e decise di optare per una camicetta bianca e un paio di shorts visto la calura di quel giorno. Indossò il tutto rapidamente ed uscì a comperare i medicinali.

Nonostante facesse molto caldo, tirava una leggera brezza che faceva stare bene la ragazza. Camminava nei vialetti antistanti la sua abitazione, a passo lento per gustarsi quell’arietta che piano le riempiva i polmoni.

Che magica sensazione! Sentiva il profumo della salsedine entrarle nelle narici e invadere il suo corpo... provava un certo benessere e questo la metteva di buonumore!

Nonostante tutte le problematiche che la stavano travolgendo, si sentiva viva. Era così vitale che quel giorno se ci fosse stata una catastrofe naturale, sarebbe stata in grado di affrontarla.

Sorrise. Era così codarda che non ci sarebbe mai riuscita davvero, ma intanto le piaceva fantasticare sui suoi probabili grandi e invincibili super poteri.

Ben presto arrivò in farmacia e acquistò il cortisone e l’antibiotico che servivano a sua madre. Certo che era stata proprio sfortunata... prendersi gli orecchioni d’estate! Meno male che lei era vaccinata!

Drin drin! Drin drin!

Improvvisamente, mentre usciva dall’esercizio commerciale, le squillò il cellulare.

“Pronto?”, disse evitando di leggere il nome sul display.

“Solo pronto mi dici, amore? E io che speravo in un amore mio finalmente ti fai sentire... mi sei mancato tanto!”, la rimproverò Seiya dall’altra parte, scherzando.

Amava giocare in quel modo con lei.

“Oh, Seiya sei tu. Scusami non ho letto lo schermo del telefono. Come stai?”, gli domandò sforzandosi di sembrare il più naturale possibile.

Ogni volta che lui le telefonava, pativa le pene dell’inferno. Non perché avesse fastidio nel sentirlo, ma perché detestava prenderlo in giro con false moine.

Si odiava perché non riusciva ad amarlo.

Si odiava perché non le mancava come fidanzato, ma semplicemente come amico.

Si odiava perché non voleva lasciarlo ora che era lontano.

Si odiava e basta. Di motivi, ne aveva una marea.

“Io bene... tu piuttosto? Se non ti conoscessi, direi che non sei affatto felice di sentirmi!”, esclamò, continuando a prenderla in giro.

“Effettivamente era meglio se non mi avessi chiamato!”, pensò la ragazza tra sé e sé. Certo, questo non poteva mica dirglielo.

“Ma cosa dici, amore? Ah ah, scherzi sempre tu! A proposito, da te non è notte fonda? Cosa ci fai in piedi?”, chiese stupita, facendo finta di niente, mantenendo un tono calmo.

“Beh, sì... ma avevo troppa voglia di sentirti. Mi manchi da matti, Odango!”, le rivelò lui, molto dolcemente.

“Oh, no Seiya perché fai così? Mi rendi le cose ancor più difficili! Tu non mi manchi per niente.. anzi, a dir la verità, è qualcun altro a mancarmi!”

Il suo pensiero volò su Mamoru. Non lo vedeva da prima che il suo ragazzo partisse. Chissà come aveva condotto la sua vita in quella settimana. Non l’aveva più incontrato. Come poteva? Era stata sempre barricata in negozio per tutto il tempo!

Le mancava, le mancava molto. Ma forse per il bene di tutti era meglio che non lo avesse visto. Dimenticarlo, era l’unica soluzione per non far soffrire nessuno. Se solo fosse stato semplice.

“Usa, ci sei?!”, la interpellò Seiya non ricevendo risposta.

“Uhm, sì scusa. Pensavo a quanto mi manchi anche tu...”, mentì spudorata e una lacrima le rigò il viso. Non sarebbe mai riuscita a mentirgli per tutti quei mesi.

“Tranquilla, ci vediamo presto! Ora vado a dormire che domani mi aspetta una giornataccia molto pesante! Ci sentiamo più tardi. Ti amo!”

“Ciao...”

E detto questo riattaccò.

Usagi tirò un sospiro di sollievo. L’agonia era appena finita, ma sarebbe ricomparsa presto.

Dio, come si sentiva in colpa! Era priva addirittura del respiro. In quel momento aveva tanto bisogno di una persona amica. Non si era confidata più nemmeno con Makoto... non se l’era proprio sentita perché non voleva essere giudicata. Né tantomeno voleva consigli.

Questa volta però aveva necessità di aprire il suo cuore e visto che si trovava nelle vicinanze del Crown, decise di dirigersi lì. Magari avrebbe trovato la sua amica al lavoro e le avrebbe rubato cinque minuti.

Ma sì, avrebbe fatto così.

Si diresse allora di buon passo verso il locale di Motoki, dimenticandosi per un po' che sua madre la stava aspettando impaziente a casa.

 

Crown mezz’ora prima.

Mamoru si era alzato di buon’ora quel giorno. Aveva, per sua sfortuna, il turno di mattina. Odiava andare in ospedale di buon’ora perché la notte dormiva sempre troppo poco. E sempre per lo stesso motivo: Usagi.

Una cosa positiva c’era: da quando Seiya era partito, non l’aveva più vista.

Già, forse era meglio così. Gli avrebbe fatto troppo male.

Eppure sembrava tutto un controsenso.

Doveva controllarla, ma non l’aveva fatto. L’aveva assicurato a Seiya, ma sapeva che non sarebbe stato in grado di mantenere quella sua promessa. Forse era stato troppo affrettato a dirgli di sì.

Ormai però era troppo tardi per tornare indietro.

Doveva vivere la sua vita così come questa gli si presentava davanti e anche se quella testolina buffa lo faceva impazzire doveva non pensarci. Non doveva pensare nemmeno a Seiya, altrimenti sarebbe uscito fuori di testa. E questo non poteva proprio permetterselo. Gli dispiaceva, ma non poteva proprio stare appresso a Usagi.

Quel giorno, prima di andare in ospedale, dopo una doccia veloce e dopo essersi sbarbato, era uscito di casa con un jeans e una maglietta nera per recarsi al Crown a prendere un caffè dal suo amico Motoki. Aveva bisogno di scambiarci due parole.

“Buongiorno Motoki!”, disse una volta entrato all’interno del locale e sedutosi al bancone.

“Buongiorno Mamo! Vedo che sei mattiniero oggi!”, gli rispose il biondino, sempre con i suoi soliti modi gentili, intento ad asciugare un bicchiere.

“Già, oggi ho il tanto odiato turno di mattina. Moto, ti prendo fammi un caffè che fa resuscitare pure i morti! Ho avuto una nottataccia!”

Sbadigliò. Aveva davvero dormito poco.

“Ahi, ahi. Qualcosa mi dice che c’entra una ragazza bionda!”, lo stuzzicò l’amico.

Mamoru arrossì. Erano vere le sue parole, anche se non voleva ammetterlo.

“Già, hai indovinato. Contento, ora?”, rispose leggermente infastidito.

Motoki gli sorrise, porgendogli la bevanda che gli aveva chiesto.

“Sai come la penso riguardo Usagi.”

Già lo conosceva benissimo il suo parere. Ma questo non poteva fargli dimenticare da un momento all’altro l’amore che provava per Usagi. Gli serviva del tempo.

“Lo so.”

Aveva iniziato a sorseggiare il suo caffè. Rigorosamente amaro.

“Seiya mi ha chiesto di te. A quanto pare sei irraggiungibile al cellulare.”

Motoki era passato da un tono divertito a uno preoccupato.

“Sembra strano, secondo te?”, gli disse il dottore sfidandolo.

Motoki sorrise.

“Certo che no.”

“È difficile per me parlare con Seiya, dopo tutto quello che è successo. Lo sai. Preferisco così. Digli che è tutto ok e che anche Usagi sta bene.”, concluse velocemente.

“Cosa c’entra Usa--”

Motoki non riuscì a concludere la frase quando la vide sulla porta, mentre entrava frettolosamente.

“Buongiorno Motoki! Cercavo Mako. È qui?”, disse la ragazza in maniera concitata, senza guardare il suo interlocutore.

Quando si accorse di Mamoru era ormai troppo tardi. Non poteva mica uscire dal locale così, senza motivo.

Lui era lì, lo vedeva di schiena, ma era lì, a pochi centimetri da lei. Il cuore le batteva così forte che pensò che l’infarto sarebbe stato imminente. Le gambe le tremavano, ma decise lo stesso di avvicinarsi al bancone.

Motoki la guardava stupito ed era in ansia per Mamoru. Non aveva minimamente idea di come avrebbe potuto reagire alla vista della ragazza.

“Buongiorno Usagi!”

Mamoru aveva spiazzato entrambi, girandosi e salutando la biondina. Non immaginava di trovarla ancora più bella di come l’aveva lasciata. Il cuore gli faceva strani movimenti nel petto, anche se stava facendo finta di niente.

Usagi era rimasta di sasso. Lui, anche se le aveva dato il buongiorno, non l’aveva chiamata Usako come al suo solito. Perché? Perché era così freddo?

“B-buongiorno anche a te.”, aveva detto con la voce che tremava.

Motoki avvertiva molta tensione tra i due. E mentre stava per dire qualcosa per rompere il ghiaccio, il medico lo precedette.

“Ora devo andare in ospedale. Grazie del caffè, Moto.”

Si alzò e rimase fermo, guardando Usagi dritta negli occhi. Era bellissima, con quello sguardo triste e sofferente che le dipingeva il viso. Era così indifesa e lui l’amava profondamente. Ma no, non poteva.

“Ciao.”, pronunciò passandole affianco.

Un brivido percorse la schiena di entrambi. Usagi sentiva il cuore impazzirle e si girò a guardarlo, mentre lentamente l’uomo che amava si stava allontanando.

Non voleva che se ne andasse. Le era mancato troppo per lasciarlo andare in quel modo.

“A-Aspetta!”, gli disse correndogli dietro.

Mamoru rimase sbigottito dal comportamento della ragazza.

“Cosa vuoi?”

Perché era così freddo con lei?

“Perché Usagi?”, le aveva detto la giovane con quella ingenuità che da sempre la caratterizzava. “Perché mi hai chiamata Usagi?”

Già, perché non l’aveva chiamata Usako? Perché?

“Perché voglio dimenticarti!”, pensò il medico, affranto. Voleva tanto rivelarglielo, ma furono altre le parole che proferì.

“È quello il tuo nome, no? Ora scusami, ma non posso perdere tempo!”

Usagi era rimasta immobile, pietrificata. Perché Mamoru si era comportato in quel modo gelido con lei?

Sentì un nodo stringerle la gola. Adesso più che mai aveva bisogno di qualcuno con cui sfogarsi.

Tornò dentro il locale. Trovò Motoki, stupito. Non sapeva come comportarsi.

“Usagi, vedi Makoto è al ristorante e quindi...”

Non finì di articolare la frase. Usagi stava piangendo, impalata davanti a lui. Piangeva disperata e lui non poteva aiutarla in nessun modo.

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15: Sentimenti contrastanti. ***


Capitolo 15: Sentimenti contrastanti.

“U-Usa! Dai, non fare così!”

Motoki era spiazzato da quelle lacrime e cercava qualsiasi mezzo per far smettere di piangere l’amica, invano.

“Maledetto Mamoru! Guarda cosa hai combinato!”, pensò, guardando la ragazza che nel frattempo era caduta a terra perché le ginocchia non le avevano retto.

Usagi dal canto suo non capiva più niente. Non era più lucida, ma aveva solo voglia di piangere.

Non comprendeva il gesto di Mamoru. Perché era stato così freddo con lei? Per Seiya? Perché lui ora non era più in Giappone?

Sospirò. Che importanza aveva? Avrebbe potuto costruire mille ipotesi, ma non le sarebbe servito a niente. Quella stretta che avvertiva in fondo al cuore non sarebbe comunque riuscita a non farle male.

L’aveva ferita. Era stata davvero quella la sua intenzione? Beh, c’era riuscito!E ora si sentiva così vuota, così sola.

Non udiva le parole che il proprietario del locale le stava pronunciando per consolarla. Non era in grado di ascoltare nulla. Aveva lo sguardo a terra. Le sue lacrime come gocce di rugiada avevano bagnato il pavimento sotto di lei.

Voleva solo piangere. Continuare a farlo. Non voleva affatto trattenere la disperazione che la stava affliggendo.

Doveva sfogarsi. Voleva sfogarsi.

Seiya. I suoi sentimenti per Mamoru. La freddezza di quest’ultimo. Le bugie che la uccidevano dentro. Non sopportava più la situazione che stava vivendo. Non l’avrebbe sopportata per molto. Ma non poteva fare niente. Non poteva buttare all’aria l’amore di Seiya, la sua carriera. Non poteva nemmeno fare finta che Mamoru non esistesse. Cosa avrebbe dovuto fare? Anteporre la sua felicità a quella del suo ragazzo? Non poteva essere così meschina, così egoista. Si mise le mani sul volto. Avrebbe voluto sparire per sempre.

Se ne stava lì, immobile sul pavimento. Motoki le parlava, ma senza risultato. Era un problema perché stavano per arrivare dei clienti. Sicuramente ad Usagi non importava, ma a lui sì.

“Usa, alzati e vieni con me!”

Si era avvicinato a lei e l’aveva sollevata da terra. Usagi non capiva, ma percepì la mano di Motoki che afferrava il suo braccio e che la trascinava nel retro del locale, lì dove c’era il magazzino.

“Aspetta qua! Servo quei ragazzi e torno!”

La ragazza annuì, continuando a disperarsi.

Si sentiva proprio una stupida. Una stupida a trovarsi in quella situazione. Una stupida ad amare Mamoru quando aveva un ragazzo perfetto che era pazzo di lei. Era davvero una stupida.

Avrebbe voluto avere una gomma per cancellare tutto. Per iniziare completamente da capo.

“Ehi, Usagi stai meglio?”, le disse Motoki che aveva appena finito di servire la colazione ad alcuni giovani.

La ragazza non rispose. Continuava a versare lacrime in silenzio.

“Usagi perché piangi? Cosa ti succede?”, le chiese con dolcezza, avvicinandosi verso di lei, che se ne stava seduta su una sedia con la faccia nascosta tra le mani.

“Allora? Me ne vuoi parlare?”

La ragazza alzò il viso. Lo guardava, cercava conforto.

“Moto.. io..”

Aveva iniziato a dire qualcosa, ma non ci riusciva. La tristezza aveva il soppravvento su di lei.

“Moto... io... Mamoru... Seiya... lo amo...no...non posso...non ce la faccio...”

Pronunciava frasi sconnesse, iniziando a singhiozzare e lasciando Motoki in preda alla confusione e al panico.

Decise di calmarsi. La cosa ovvia da fare era solo una. Usagi sembrava davvero inconsolabile.

Tornò al bancone, alzò la cornetta del telefono e compose un numero.

Dall’altra parte del ricevitore, una ragazza dai capelli rossicci, vestita con un gli abiti consoni a una cuoca, gli rispose.

“Pronto, ristorante Jupiter. Sono Naru, cosa desidera?”

“Sì, pronto! Sono Motoki, il marito di Makoto. Me la puoi passare Naru?”, chiese con la sua solita gentilezza.

“Certo, Moto. Vado a chiamarla subito! Attendi in linea.”

E così dicendo, avanzò verso la cucina dove si trovava Makoto, che aveva radunato aiuto cuochi e camerieri tutti nello stesso momento.

“Allora ragazzi, avete capito? Oggi abbiamo un pranzo molto importante. Dobbiamo mettercela tutta! Intesi? Allora facciamo un hip hip urrà tutti insieme! Pronti? Hip, hip, Urrààà!”

Makoto amava davvero il suo lavoro e ci metteva molta passione. I suoi aiutanti poi le volevano un gran bene.

“Mako!”, la chiamò Naru, una volta entrata nella stanza.

“Sì?”

“C’è Motoki al telefono!”

“Motoki? E che vuole?!”, domandò sbigottita.

“Non lo so, non mi ha specificato a dire il vero.”

La ragazza, preoccupata, avanzò verso il telefono.

“Ciao amore! Cosa c’è? Per chiamarmi al lavoro deve essere successo qualcosa di grave! Stai male per caso?”, chiese, quasi in preda al panico.

All’uomo venne da ridere. Erano poche le volte in cui la moglie si agitava in quel modo.

“No, tranquilla tesoro. Non si tratta di me, ma di Usagi!”

“Usagi? Cosa ha fatto?”

“È venuta al Crown a cercarti e ha trovato me e Mamoru. Ma quando lui è andato via ha iniziato a piangere come una fontana e non riesco a farla smettere. Ti prego, vieni a darmi una mano! Non so come fare, non mi ascolta!”

“D’accordo, arrivo subito!”

Makoto sentiva che la sua amica aveva bisogno di lei. Doveva raggiungerla presto.

“Naru!”

 “Si?”, le rispose la ragazza sopraggiungendo dalla cucina.

Makoto si levò il grembiule e lo diede alla sua aiuto cuoca.

“Ma che significa, Mako?”

Non credeva ai suoi occhi.

“Devo assentarmi per qualche ora. Motivi personali. Ti affido il ristorante. Tu sei un’ottima cuoca e saprai cavartela al meglio! Ho piena fiducia in te. E già che ci sei fai lavorare quello scansafatiche di Nephrite, che meglio di lavare i piatti se ne sta tutto il giorno a poltrire!”

La mora aveva alzato la voce per farsi sentire dall’uomo dai lunghi capelli marroni, che le stava donando occhiatacce.

“Ti ho sentita, sai?”, le aveva detto.

Makoto sorrise, divertita anche perché, Naru, segretamente innamorata di lui, era diventata tutta rossa.

“In bocca al lupo!”, le aveva sussurrato all’orecchio, facendole l’occhiolino. Sperava tanto che quei due concludessero qualcosa.

Con il pensiero dei due giovani nella mente, si incamminò verso il locale del marito.

Chissà cosa era accaduto ad Usagi. Sicuramente Mamoru c’entrava. Poverino! Se pensava a tutto il dolore che l’uomo stava provando, si sentiva male per lui. Doveva essere molto difficile scegliere tra il bene di Seiya e il proprio. Se poi aggiungiamo che la donna di cui sei innamorato è proprio la fidanzata del tuo amico, lo diventa ancora di più. Ma adesso non poteva rimuginare su di lui. Doveva focalizzarsi sulla sua amica.

In pochi minuti raggiunse il Crown. Aveva camminato davvero velocemente!

“Benvenuto!”

Motoki l’aveva accolta, credendo si trattasse di un cliente.

“Ah, Mako! Sei tu! Meno male!”

Makoto lo aveva salutato con un candido bacio sulle labbra.

“Dov’è?”, gli chiese.

“Vieni!”

Il marito l’accompagnò in magazzino, dove si trovava una Usagi ancora abbattuta. Era passata più di un’ora dall’accaduto e lei frignava ancora tantissimo, non arrivando a calmarsi.

“Usa, c’è Makoto!”

Makoto? Mako era davvero lì?

“Usa...”, le sussurrò dolcemente la ragazza avvicinandosi a lei.

“Mako!”, urlò la biondina, saltandole addosso e continuando a singhiozzare.

“Vi lascio sole.”, disse Motoki, allontanandosi e tornando verso il bancone.

“Su Usa. Piangi, sfogati pure. Ma poi devi spiegarmi cosa ti ha scatenato tutto questo!”

La mora la rassicurava, accarezzandole dolcemente i capelli. La ragazza si sentiva protetta tra le braccia dell’amica.

Dopo circa dieci minuti era riuscita a calmarsi.

“Allora Usa, si può sapere che ti è preso?”

La cuoca le sorrideva gentilmente, invitandola a farle conoscere il motivo che l’aveva ridotta in quello stato pietoso.

Usagi non sapeva da dove iniziare. In realtà non immaginava come Makoto avrebbe reagito alla sua spiegazione. Ma doveva pur sempre cominciare.

Beh, doveva dirglielo. Doveva confessarle i suoi veri sentimenti. Si sentiva però decisamente in imbarazzo. Il mordicchiarsi il labbro era la prova più evidente del suo stato d’agitazione.

“Ehm.. ecco Mako.. io... mi sono innamorata di Mamoru!”

L’aveva detto! Ce l’aveva fatta!

Makoto la guardava perplessa. Aveva forse sentito male?

“Ripeti un po', scusa! Credo di aver udito il nome sbagliato.”

Ma come? Dopo tutta la fatica che aveva fatto, era impossibile che non avesse capito.

“No, Mako hai sentito benissimo.”

“Ma ti dico di no, Usa-chan! Non ho compreso bene le tue parole!”

Usagi sorrise. Quando l’amica ascoltava qualcosa che non le piaceva, faceva sempre finta di non aver inteso.

“Vuoi che ti faccia lo spelling?”, disse, provocandola. Si stava divertendo un mondo a vedere le facce stranite che la mora stava facendo in quel momento.

“Sì, grazie!”

“Allora... io sono innamorata di... M-A-M-O-R-U! Mamoru! È semplice, suvvia!”

Makoto sperava di aver ascoltato male. Invece no. Aveva capito benissimo.

“Ma.. ma Usa! Sei impazzita?”

La ragazza non poteva credere alle sue orecchie. Aveva il sospetto, ma sperava di essersi sbagliata.

“Sì, effettivamente sono proprio pazza. Ma è così. Lo amo.”

La biondina guardava la cuoca con fermezza. Non era stato facile per lei svuotare il sacco.

“Ma Usa-chan tu stai con Seiya!”

La mora aveva scosso la testa. Era davvero un problema. Come poteva essere così egoista? Come poteva non pensare al cantante?

“Lo so, ma vedi Mamoru mi ha davvero rubato il cuore e ora non so come fare! Faccio finta di niente con Seiya... faccio finta che con lui sia tutto normale. Quando mi telefona e mi rivela che gli manco, gli dico anche io che lui manca a me, ma... ma non è così! Non è così e io non posso certo dirgli Seiya io non amo te... non posso spezzargli il cuore... e la carriera! Lo conosci, farebbe pazzie per me. Non voglio mandare all’aria il sogno di una vita! E non posso parlargli di Mamo, dell’amore che provo per lui. Lo odierebbe e io non voglio rovinare la loro amicizia. Allora gli mento, lo riempio di bugie. Prendo in giro anche me stessa perché io voglio Mamoru, voglio stare insieme a lui, ma non posso.”

Il pianto appena celato tornò a rigarle il volto candido, ma pallido.

“Scusa Mako, non riesco a trattenermi. Oggi lui mi ha fatto capire che mi odia. Mi ha trattato con una freddezza inusuale. Una volta mi avrebbe chiamata Usako. Questo mi rendeva felice, speciale perché erano le sue labbra a pronunciarlo. Ora invece dovrò accontentarmi del solito Usagi, il mio solito stupido nome. Sono sicura che non vuole più saperne di me.”

La mora era rimasta di sasso. Quelle parole pronunciate con tanta sincerità racchiudevano un dolore che non avrebbe mai potuto capire. E lei cosa aveva fatto per aiutarla? Niente, un bel niente. L’aveva solamente giudicata. La stava giudicando fino a un attimo prima. Si vergognava di sé stessa.

“So come la pensi, Mako. So che vuoi bene a Seiya e anche io, credimi. Ma non lo amo. Io amo Mamoru. Lo amo più di ogni cosa al mondo. Non so perché, ma sento di appartenere a lui da una vita.”

“Oh, Usagi...”

La cuoca stava per commuoversi. Odiava quel lato del suo carattere. La rude e forte Makoto si scioglieva alla vista di amori tormentati. Prima Mamo, ora Usa. Era davvero troppo per le sue coronarie.

Si inginocchiò davanti alla biondina e le prese le mani.

“Usa, calmati e rifletti un attimo. Tu mi hai rivelato che Mamoru si è dichiarato a te, quindi come può odiarti ora?”

La ragazza cercava di farle forza ed Usagi lo apprezzava tantissimo. Ringraziava il cielo per avere una amica come Mako-chan.

“Non ti odia affatto!”

Motoki era entrato in stanza, non aspettato.

“Perdonatemi, ma non ho potuto fare a meno di sentire quello che stavate dicendo!”, rivelò facendo una linguaccia alla moglie che lo stava maledicendo con lo sguardo.

“Quando ti toglierai il brutto vizio di origliare le conversazioni degli altri?”, lo accusò, stizzita, Makoto.

“Eddai, amore! Non ho mica ucciso nessuno!”

Il proprietario del Crown cercava di difendersi come poteva. Sapeva che la sua  consorte era un osso duro da affrontare. Quest’ultima si era infatti sollevata da terra, lasciando andare le mani dell’amica e avanzando minacciosa verso di lui.

“Dici davvero, baka?”

Adesso lo stava sfidando, tirandogli il grembiule appuntato al collo.

“Addirittura baka mi chiami? Non me lo merito questo trattamento da te! Che razza di moglie sei?”, si lamentò il ragazzo.

“Ahahahahahahahahahahahahahahahahah!”

Una risata fragorosa li distolse dal loro strano litigio. Usagi non aveva resistito a quella scenata... era davvero uno spasso! I due protagonisti la guardavano stupiti, ma contenti di vederla ridere di gusto.

“Usa sembriamo davvero due clown?”

“Uhm, quasi! Vi manca solo il pallino rosso al naso! Comunque siete davvero una coppia perfetta... un po' vi invidio.”

Le parole della biondina avevano un sapore amaro, malinconico. Quei due non c’entravano niente, ma provava gelosia nei loro confronti. Tra lei e Seiya non c’era mai stata tanta complicità e mai ci sarebbe potuta essere. Chissà invece con Mamoru. Ah, già non poteva.

Una nuova ondata depressiva l’assalì, ma questa volta era sfinita. Abbassò il viso. Non aveva più forza.

“Usa-chan non dire così!”

Motoki, seguito da Makoto, le si era avvicinato, sollevandole il volto delicatamente verso lui e la moglie.

“Credi veramente che Mamo possa provare odio verso di te?”

La ragazza lo guardava stupita. Cosa stava cercando di dirle?

“Non lo penso. È una certezza. Me l’ha fatto capire prima. Mi disprezza e non posso dargli torto.”

I suoi occhi erano spenti. Le pupille dilatate.

“Sbagli.”

Il proprietario del Crown aveva pronunciato quelle parole convinto e sicuro di sé, andando verso la piccola finestrella che illuminava il magazzino.

Usagi e Makoto si guardavano meravigliate. Non lo capivano.

“Andiamo, Usa-chan. Lui è pazzamente innamorato di te, è scientificamente impossibile che ti odi. Non apprezzo il suo modo di fare impulsivo, ma è evidente che ha voluto mandarti un messaggio. Lui sta soffrendo molto perché tu sei la ragazza del suo amico ed è inaccettabile amarti. Ne è consapevole e allora cerca di non pensarti, cerca di dimenticarti e se prima ti ha trattata con freddezza è perché doveva farlo per il bene di tutti, ma soprattutto per Seiya. Io sono d’accordo con lui. Usa-chan è meglio per te dimenticarti di Mamoru. Impara ad amare Seiya e vedrai che sarai felice. Come prima che Mamo tornasse in Giappone. Ricordi come eri contenta con il tuo ragazzo?”

Motoki aveva spiazzato tutti con il suo discorso. Makoto lo fissava intensamente.

“I-io appoggio quello che ha detto, Usa.”

Il ragazzo le sorrise. Sua moglie era con lui.

Usagi osservava i due sposi, triste. Il loro punto di vista era giusto, ma come poteva ignorare i suoi sentimenti per Mamoru?

“Mamo-chan...”

Aveva sussurrato il suo nome. I due coniugi l’avevano sentita.

Lei lo amava e non poteva evitarlo. Lo avrebbe amato comunque anche se lui l’avesse disprezzata per sempre. Perché lui voleva proteggere Seiya. Come poteva non capirlo? Anche lei si preoccupava per il cantante. Non avrebbe mai voluto farlo soffrire.

“Ti sbagli, Moto. Voglio bene a Seiya, ma amo un altro uomo che probabilmente non sarà mai mio. Non mi importa, però non voglio fuggire dal mio sentimento. Voglio covarlo e viverlo. Non ho intenzione di far soffrire il mio ragazzo, ma appena tornerà qui gli parlerò. Non posso fingere con lui. Adesso lo sto facendo, è vero, ma solo per il suo bene. Non mi importa se Mamo ha deciso di dimenticarmi. Io non lo farò. Lui potrà trattarmi male per sempre, ma io sempre lo amerò.”

Nelle sue frasi traspariva la grande determinazione che da sempre la caratterizzava. Avrebbe sofferto da morire, ma non poteva più tirarsi indietro. 

Non le interessava che i suoi migliori amici non la appoggiassero. Nel suo cuore c’era posto solo per Mamo-chan.

“Ma Usagi...”

Motoki voleva dissuaderla dal suo proposito, ma Makoto lo fermò, facendogli no con la testa. Il ragazzo decise allora di tornarsene al bancone.

La cuoca regalò un sorriso all’amica. Era davvero maturata molto. Non sembrava più lei.

“E va bene, Usa-chan! Abbiamo capito che sei cotta di quel disgraziato. Non tenteremo più di farti cambiare idea.”

La felicità dipinse il volto della biondina, che si alzò dalla postazione in cui era seduta e andò ad abbracciare l’amica.

“Grazie, Mako-chan!”

“Piano Usa che così mi stritoli!”

Le due si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere. Bastava così poco per stare bene. La giovane si era finalmente rilassata e si sentiva molto meglio. Le era persino venuta un po' di fame.

Br br br br!

“Cosa è questo rumore?”, chiese Makoto, non capendo la fonte di quello strano suono.

La ragazza con i codini rideva, imbarazzata.

“È il mio stomaco, Mako!”

“Ah ah! Dai su, andiamo da Motoki. Ti faccio preparare uno dei suoi super panini farciti e poi un bel gelato al cioccolato!”

Gli occhi della biondina brillavano di gioia. Quanto adorava la sua Mako-chan!

Avanzarono verso il locale e Motoki fu felice prima di appurare che Usagi si era ripresa e poi di constatare che le era venuto appetito. Era un po' preoccupato per quello che sarebbe potuto accadere tra lei e Mamoru, ma decise di non fossilizzarsi. Alla fine non era affar suo.

Preparò un mega panino per la ragazza con dentro maionese, ketchup, salame, insalata e mozzarella. Ovviamente lei lo divorò, insieme al gelato servito poco dopo.

Anche Makoto decise di fermarsi a mangiare con lei. D’altronde era ora di pranzo e al ristorante sarebbe tornata non appena avesse concluso il suo pasto.

“Uaaah! Era tutto buonissimo!”, disse Usagi, ormai piena. Che fortuna avere due amici così bravi in cucina!

All’improvvisò si incupì. Era come se si fosse dimenticata di qualcosa.

“AAAAAAAAAAAAAhhhhhhh!”, urlò, in preda al panico lasciando sbigottiti tutti i presenti.

“Cosa ti prende ora, Usa-chan?”

“Mako! Mako! Dimmi che ore sono!”

La ragazza ancora interrogativa guardò l’orologio che aveva al polso.

“Le 14, Usa.”

Impallidì. Era davvero tardissimo.

“È terribile! Mia madre mi ucciderà! Dovevo portarle le medicine parecchie ore fa!”

Si alzò di scatto dallo sgabello in cui era seduta.

“Grazie Motoki. Grazie Mako-chan, ma ora devo scappare! Grazie di tutto e mi dispiace avervi fatto perdere tempo! Ci sentiamo presto!”

Li salutò e corse via verso casa.

 

Nel frattempo....

Mamoru stava tornando nel proprio appartamento dopo un’estenuante giornata di lavoro. Tra tirocinio e visite, era andata anche peggio di quello che aveva previsto. Camminava lentamente verso la via che lo conduceva a casa e ragionava.

Purtroppo aveva incontrato Usagi quella mattina.

La bella e dolente Usagi che gli aveva fatto perdere completamente il lume della ragione. L’amava, ma non poteva essere sua. Non poteva perché era la donna del suo amico.

Seiya lo considerava un fratello e aveva completamente fiducia in lui. Non poteva certo rubargliela. Che razza di uomo sarebbe stato? E allora era costretto ad allontanarla, a levarsela dalla testa.

Era tosta però. Usagi gli veniva in mente di giorno, ma soprattutto di notte. La sognava persino in atteggiamenti erotici con lui.

Dio, come si odiava! Si sentiva uno schifo allucinante.

Quella mattina poi in particolar modo. L’aveva trattata malissimo. L’aveva umiliata e non si perdonava per questo. Non riusciva a dimenticare il suo sguardo ferito.

Era stato davvero un verme. Ma non aveva altra scelta.

Doveva scordarla. Rimuoverla dal suo cervello. Dal suo cuore. Doveva sparire, svanire nel nulla.

Ci sarebbe riuscito? Non ci credeva più che tanto, però almeno doveva tentare.

Intanto, la diretta interessata correva, nel viale antistante dove lui si trovava, come una forsennata.

“Cavolo, sono in un ritardo apocalittico!”

La madre la stava aspettando da moltissime ore e lei che aveva fatto? Aveva perso tempo! Adesso una ramanzina non gliela avrebbe tolta nessuno.

Si muoveva talmente rapidamente da non accorgersi della presenza dell’uomo di fronte a lei. Gli passò affianco, ma non lo vide neanche. Teneva gli occhi chiusi per la fatica che stava provando.

Il medico, invece, l’aveva inquadrata benissimo.

Scappava come un fulmine! Forse ne aveva combinata una delle sue, chissà. La seguiva con lo sguardo. Si era fermata a pochi passi da lui. Come aveva potuto non vederlo? Sorrise. Era proprio una pasticciona.

La ragazza si era arrestata davanti il semaforo, rosso. Ansimava, non aveva più fiato. Doveva attraversare il marciapiede, ma il verde sembrava non scattare più.

“Eddai che sono in un ritardo cosmico! La mamma mi ammazzerà!”

Guardò la strada. Sembrava che non passasse nessuno. Decise allora di buttarsi anche se c’era ancora il segnale di stare fermi.

Improvvisamente a metà strada una macchina accelerò. Ormai era troppo tardi per tornare indietro.

Stretch!

Il rumore di una frenata. Poi, il buio. Il tutto, in pochi attimi.

Quando la giovane aprì gli occhi, si ritrovò a terra tra le braccia di qualcuno.

Non riusciva a vederlo, ma sentiva un profumo buonissimo. Una fragranza che già conosceva.

Mamoru, assistendo a tutta la scena, si era precipitato a salvarla. Fortuna che si trovasse lì in quel momento.

“Usako, stai bene?”

Quella voce. Quel tono. Era lui, era Mamo. La stava abbracciando. Si sentì avvampare. Si trattava forse di un sogno?

Un momento. Aveva attraversato e non si era accorta che un’auto stava sopraggiungendo verso di lei. Lui, lui l’aveva salvata.

Arrossì e lo fece ancor di più quando il medico si sollevò da lei e la guardò con i suoi profondi occhi azzurri.  Per un attimo si perse in essi.

“Stai bene, Usako?”, le ripetè visto che la prima volta non gli aveva risposto.

“Ehm sì, credo di sì.”, rispose, mentre l’uomo le porgeva la mano per aiutarla a rimettersi in piedi.

Al contatto della sua pelle, forti emozioni simili a scariche elettriche attraversarono entrambi. I loro sguardi si incrociarono per un istante, interrotto improvvisamente dal conducente dell’autovettura.

Un signore anziano stava avanzando verso di loro.

“Tutto bene, ragazzi?”, domandò, spaventato. La ragazza gli era piombata davanti senza che lui potesse fare nulla.

“Sì, signore. Non si preoccupi, anzi perdoni la mia amica. È stata avventata.”

Fissava il ragazzo. La stava giustificando.

“M-mi scusi.”, disse con gli occhi a terra, a causa della vergogna per il pasticcio che aveva combinato.

“Oh, non c’è problema. L’importante è che stiate bene! Vi porto in ospedale?”

Mamoru fece cenno di no.

“Non si preoccupi. Sono un medico.”

“D’accordo, allora sto tranquillo. E lei, mi raccomando, stia più attenta la prossima volta!”

Usagi disse di sì con la testa, scusandosi ancora una volta mentre l’anziano si allontanava velocemente.

Rimasero soli.

La biondina sentiva il cuore scoppiarle in petto. Non si aspettava di incontrare il dottore in quelle circostanze.

Era felice. Mamoru l’aveva anche chiamata Usako, ma la cosa più importante era che lui le aveva salvato la vita. Sì, aveva qualche graffio qua e là sulle gambe, ma era tutta intera grazie a lui. Era doveroso per lei essergli riconoscente.

“Mamo, grazie. Per avermi salvata, dico. Grazie.”

Che fatica pronunciare quelle poche parole! Doveva farlo. Le era davvero grata.

Mamoru le dava le spalle ed era molto arrabbiato con lei. Aveva rischiato di perderla in un modo così stupido! Si girò di scatto verso di lei.

“Grazie un corno, Usako! Ti rendi conto che per una tua leggerezza potevi morire? Dio, non voglio nemmeno pensarci! Sei stata davvero una stupida!”

La ragazza lo guardava attonita, ma non poteva dargli torto. Abbassò la testa. La vista si stava annebbiando.

“Mi dispiace, Mamo... non volevo... non ho visto la macchina... io.. io...”

Le lacrime le rigarono il volto. Iniziò a piangere, più per averlo deluso che per il rischio che aveva corso.

“Stupida...”, sussurrò il ragazzo, accarezzandole una guancia con dolcezza.

Non ce la faceva. Vederla piangere era troppo per lui.

Si avvicinò a lei e, senza che lei potesse accorgersene, l’abbracciò con tutta la forza che aveva in corpo. La biondina spalancò gli occhi per lo stupore.

“Stupida, stupida, stupida Usako! Sei davvero una stupida.”

Mamoru era infuriato con lei, ma l’amava e quelle lacrime l’avevano mandato in tilt. Aveva rischiato di andarsene e questo non poteva sopportarlo.

Lei era lì, viva tra le sue braccia. Sentiva il suo respiro, il suo calore. Le accarezzava delicatamente i capelli. Emanavano un profumo inebriante che non riusciva a farlo rimanere lucido.

La giovane sentiva il cuore di lui battere forte, fortissimo. Si sentiva protetta tra quelle braccia possenti. Le sembrava di toccare il cielo con un dito. Lo amava. Lo amava tantissimo.

“Perché non posso tenerti stretta a me tutte le volte che voglio? Perché? Perché mi sto facendo del male abbracciandoti ora? Mannaggia a me che mi sono innamorato di una stupida come te! Ma che posso farci? Io ti amo Usako! Ti amo!”

Affondò il viso tra i suoi codini. Voleva sentire ancor di più il suo odore. Doveva sentirlo.

Usagi sentiva un calore invaderla dentro. Quelle parole, enunciate con tanta onestà, l’aveva sciolta dentro. Aveva caldo. Era sicura di essere diventata rossa come un peperone.

Anche lei lo amava. Voleva dichiararglielo. Doveva farlo, prima che fosse stato troppo tardi. Ma non riusciva a emettere nessun suono per quanto si sforzasse. L’emozione che provava era eccessivamente forte. In quel momento lei era finalmente sua, completamente sua. Avrebbe voluto che quell’istante non fosse finito mai. Voleva che quella magia durasse per sempre.

All’improvviso lui si staccò, allontanandola. L’incantesimo era svanito.

“Ma che sto facendo? Sono un idiota, non posso!”

Le immagini di Seiya, che gli sorrideva, che gli cantava l’amore che sentiva per Usagi, che aveva quella profonda fiducia in lui, gli vennero in mente prepotentemente. Non poteva, non poteva stare lì fermo con la ragazza del suo amico a esprimerle ancora una volta i suoi sentimenti. Non era giusto. Per quanto facesse male.

La biondina era sbalordita da quel gesto, ma lo comprendeva. Seiya, lui stava pensando a Seiya. Era legittimo, ma doveva fare qualcosa. Il suo amore lui forse lo intuiva già, ma voleva confessarglielo lo stesso.

“Mamo... io volevo dirti che... io...io ti..”

Si fermò. Il medico mise un dito sulle sue labbra, zittendola. Non voleva ascoltarla. L’avrebbe consumato ancora di più. Doveva mettere fine a quella tortura.

“Non farlo, ti prego. Torna a casa, Usako e dimentica tutto.”

Si distaccò da lei, con lo sguardo addolorato e colpevole.

Usagi lo osservava stupita, senza che potesse fare nulla per fermarlo. Lui stava correndo, stava scappando via da lei.

Lo guardava allontanarsi. Non poteva fare più niente in quel momento. Erano già successe troppe cose quel giorno.

“Oh, no! La mamma!”

Perché si dimenticava sempre di lei? Se solo Mamoru fosse stato come la sua genitrice, l’avrebbe scordato facilmente. Scoppiò a ridere. Era davvero impossibile.

Tornò a correre e quasi immediatamente arrivò a casa.

“Uuuusagi! Coff, coff! Ma ti rendi conti di che ore sono? Meno male... coff, coff... che facevi in un baleno! Dammi le medicine, figlia degenere! Vai solo perdendo tempo!”

Ikuko era inviperita con la figlia, ma conosceva benissimo il carattere di questa.

La ragazza la guardava con aria colpevole, tentando di giustificarsi.

“Scusami, mamma! Diciamo che ho avuto una mattinata molto movimentata!”

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16: Diciamo tutto a Seiya! ***


Capitolo 16: Diciamo tutto a Seiya!

Era passata una settimana dall'incidente-incontro-scontro con Mamoru. Non sapeva nemmeno come definirlo quell'assurdo episodio.
Era consapevole solo del fatto che lui le aveva salvato la vita. Se non fosse stato per Mamoru, lei non sarebbe stata lì a riflettere guardando il soffitto della sua camera. Pasticciona che non era altro! Rischiare la vita in quel modo! Era davvero un caso senza speranze,lei.
"Grazie Mamoru".
Quelle parole erano come un sussurro. La finestra era aperta e lei sperava che in qualche modo il suo ringraziamento arrivasse alle orecchie del ragazzo. Solo un misero "mi dispiace" era riuscita a dirgli. Nient'altro. Neanche quello che veramente avrebbe voluto confessargli.
Che stupida, non doveva pensarci. Non a lui. Non più. Non aveva più senso, ormai. Lui non ne voleva sapere più di lei. Non poteva più pensare a lei. E lei doveva fare la cosa giusta: mettersi il cuore in pace. Il suo destino era quello di stare con Seiya e rispettare il suo amore. Non farlo soffrire. Non tradirlo con un "altro". Con l'"altro".
No, non poteva più. Era arrivato il momento di smettere di rovinarsi le giornate con il pensiero di Mamoru nella testa.
Doveva pensare solo a Seiya. Al suo Seiya. Beh, un pò le mancava davvero. Una sua carezza l'avrebbe fatta sentire certamente di buon umore.
O forse no. Forse non sarebbe bastato nemmeno quello a farle dimenticare Mamoru.
Ma forse non era meglio autoconvincersi che fosse così? Lei era Usagi Tsukino. Una ragazza innamorata del suo amore. E il suo amore era Seiya Kou.

*****

Crown.

"Mamoru sono arrivata alla conclusione che tu sia uno stupido."
Makoto aveva accolto il racconto del medico nel migliore dei modi, non c'è che dire. Il ragazzo era arrivato quella mattina di buon ora al locale per raccontare quello che era successo tra lui e Usagi la settimana precedente. Ne aveva rimuginato a lungo e aveva sentito il bisogno di confidarsi con Motoki.
Già, con Motoki. Non aveva messo in conto, però, la presenza di Mako.
"Grazie Mako. Sei sempre gentilissima con il sottoscritto."
"Dai, Mamoru. Rifletti! Sei davvero uno stupido!"
La ragazza, divertita, continuava a prenderlo in giro, facendolo sentire un uomo inutile.
"Mako, tesoro, smettila! Non vedi che è già abbastanza depresso?"
Motoki cercava di difendere l'amico, che era piombato in un silenzio di tomba. Guardava in un punto fisso davanti a sè.
Mamoru si sentiva davvero un idiota. Stava male per una ragazza. Una ragazza! Diamine, ce ne erano milioni di ragazze al mondo! Perchè stare male proprio per lei? Per la fidanzata di Seiya? Perchè lei e non un'altra?
Ormai che senso aveva pensare ancora a questo? Il danno c'era. Lui amava Usagi, la ragazza del suo migliore amico e doveva farsene una ragione.
"Io l'amo!"- aveva detto alzandosi improvvisamente dalla sedia dove era seduto- l'amo terribilmente! Più di me stesso! Più di ogni altra cosa al mondo!"
Cosa stava facendo? stava urlando! Urlava il suo amore per Usagi. Era davvero disperato!
Makoto e Motoki lo guardavano spaventati. I clienti lo guerdavano spaventati.
"Perchè mi guardate così? Non sono pazzo, lo giuro", disse tornandosi a sedere.
Motoki era paralizzato dal comportamento dell'amico.
"Siamo sicuri che tu sia Mamoru Chiba?", gli disse esaminandolo per bene con lo sguardo.
Mamoru lo riguardò. Già, era davvero Mamoru Chiba lui? Non si riconosceva più. Non sapeva più quello che stava facendo. Aveva perso se stesso e tutto quello che era. Per chi poi? Per una ragazza! Una ragazza! Anche se Usagi non era una ragazza normale. Era Usagi. La pasticciona e tenera Usagi.
La ragazza di Seiya.
"Mamoru Chiba!"- urlò improvvisamente Makoto Kino con un coltello in mano puntato verso il medico- io ti uccido!"
Motoki cercava di afferrarla da dietro per evitare che commettesse un omicidio in pieno giorno e con tanto di testimoni. Ovviamente senza riuscirci. Lei era lì che sbraitava puntando lo strumento verso il viso del ragazzo. Era arrabbiatissima.
Mamoru la guardava divertito. L'aveva combinata grossa e lo sapeva. Era inevitabile il terzo grado di Mako.
"Mamoru Chiba! O come cavolo ti chiami! Il tuo nome non è importante, dopotutto. Ma dico! Ti rendi conto? Come osi urlare nel mio locale facendomi fare una figuraccia con i clienti?"
Makoto era talmente arrabbiata che non si era accorta che ora tutti i presenti osservavano lei, scoppiando in una risata generale.
"Mi sembra che adesso sia tu quella che sta facendo una brutta figura!, le disse Mamoru che aveva cominciato a ridere come un pazzo.
Makoto lo guardava allibita. Aveva ragione. Lei era diventata per colpa sua un fenomeno da baraccone.
Guardò i clienti. Guardò Motoki. Le guance le si tinsero di rosso.
I presenti ridevano e la applaudivano con le mani. "Sei una comica nata!", le urlarono in coro.
Il locale si era trasformato quasi in circo. Makoto era fuggita in cucina rossa come un pomodoro, ma aveva fatto in tempo a lanciare uno sguardo assassino a Mamoru, che continuava a ridere.
"L'hai fatta grossa stavolta, Mamo!"
Motoki aveva pronunciato quelle parole con un grande sorriso. Adorava quando sua moglie perdeva le staffe.
All'improvviso la porta del locale si aprì.
"Ehi ma che sta succedendo?"
Usagi era lì. Aveva sentito un gran baccano ed era entrata. Sarebbe dovuta andare al lavoro, ma sentendo tutto il caos che proveniva dal Crown aveva deciso di entrarvi. La sua curiosità era tanta.
"Motoki, mi spieghi cosa è succ--"
Si interruppe. Mamoru era lì! Che ci faceva lì?
"Ehm, ciao Mamoru.", gli disse timidamente.
Non appena la vide, il cuore di Mamoru si fermò. "Maledetto organo inutile", pensò.
"Ciao Usagi", la salutò facendole un sorriso forzato. Faceva male. Certo era felicissimo di vederla, ma faceva male. Faceva male non poter amarla e sapere di amarla allo stesso tempo.
Usagi si avvicinò al bancone e si sedette affianco al ragazzo. Il suo cuore batteva forte, anzi sembrava che da un momento all'altro potesse scoppiarle in petto. Non se l'aspettava. Non si aspettava di vederlo lì.
Certo che il destino era proprio contro di lei.
"Ehm, Moto. Mi spieghi perchè queste persone stanno ridendo?"
La sua voce era stranamente tranquilla. Era riuscita ad andare dritta al punto.D'altronde, era quello il motivo per cui era entrata dentro il locale.
"Ehm, ma no niente Usa-chan! Vero, Mamo?"
Motoki non sapeva cosa dirle. Non poteva certo confessarle la verità.
"Non è successo nulla, Usagi. Ridono per cose loro credo. Non so."
Mamoru cercava di sviare facendo il finto tonto, quando a un certo punto sbucò Makoto, ripresasi un poco dalla precedente pessima figuraccia.
Alla vista di Usagi le si illuminarono gli occhi.
"Oh, capiti al punto giusto!", le disse.
Motoki impallidì. La moglie stava per vendicarsi su Mamoru. E l'avrebbe fatto colpendolo nel modo peggiore.
Mamoru quasi si strozzò con il caffè che Motoki gli aveva appena preparato. Che voleva fare quella pazza?
"Cosa c'è, Mako?"
Usagi non capiva.
"C'è che siete due stupidi!", disse.
Usagi continuava a non capire.
"Non capisco."
Mamoru faceva finta di non ascoltare la cuoca inviperita. Magari in questo modo si sarebbe stufata prima o poi. O almeno se lo augurava.
"Tu e lui. Lui e tu. Mamoru e Usagi. Siete due stupidi."
Makoto continuava ad inveire, indicando con l'indice i due malcapitati.
Usagi era perplessa. Era evidente che la sua amica non stava bene. Si girò verso Mamoru,ma lui non dava segni di vita. Guardò Motoki, ma se l'era svignata.
"Insomma, vuoi spiegarti?"
Non ci stava capendo più nulla.
"Amica mia, questo soggetto che hai vicino a te in questo momento si strugge d'amore per te."
Mamoru aveva alzato lo sguardo, fulminandola.
"Brutta stronza!", pensò, voltandosi a guardare Usagi che nel frattempo era diventata rossa per la vergogna.
"Makoto smettila!", disse il medico con tono deciso. Non gli piaceva si scherzasse con i suoi sentimenti.
"Ebbene sì, mio caro. Tu la ami! E pure lei ti ama!"
Usagi era diventata paonazza.
Mamoru si era alzato dalla sedia. "Basta! Io me ne vado!", disse scocciato. Makoto stava decisamente esagerando.
"Fermati!", disse la cuoca piazzandosi davanti a lui con le braccia aperte.
"Lasciami andare, Mako. Ora che ti sei vendicata non sei contenta?"
Mamoru aveva perso la pazienza. Bella amica che aveva!
"Lascia perdere quello che è successo prima.Era solo una scusa per andare dritta al punto. Io lo dico per te. Dovete smettela! Sono stanca di vedervi star male l'uno per l'altra.", gli disse guardandolo intensamente negli occhi.
Poi rivolgendosi anche ad Usagi, che era paralizzata, continuò: "Ragazzi, io lo dico per voi. Vi amate. E si vede. Se ne accorgerebbe anche Seiya se fosse qui."
"Non nominare Seiya. Lui non c'entra.",urlò Mamoru.
Nel frattempo Motoki, una volta capito le vere intenzioni della sua sposa, si era avvicinato a Makoto.
"Ok lascio stare Seiya. Ma guardati: tu non vivi più. Ti stai distruggendo per lei."
"E anche tu per lui, Usa-chan.", continuò Motoki dando man forte alla moglie.
Usagi era rimasta in silenzio. Non poteva dibattere: era tutto vero. Lei si stava distruggendo per lui. Volse lo sguardo verso Mamoru e le lacrime le rigarono gli occhi.
"No le lacrime no, Usako! Non puoi farmi questo!"
Mamoru detestava vedere Usagi che piangeva e soffriva per causa sua. Se solo lui non fosse mai tornato! Se solo lui non si fosse innamorato della ragazza del suo amico!
Seiya...il suo nome gli piombava in testa, facendolo sentire un verme.
"Un verme... sono un verme!", aveva sussurrato. Si sentiva male e la testa gli girava. Aveva bisogno di ossigeno: gli sembrava di soffocare.
Era in difficoltà e si vedeva. Voleva prendere Usagi e andare via con lei. Voleva asciugarle le lacrime con un bacio. Ma non poteva o non voleva?
Era lì, fermo e assente. Non sapeva che fare. Voleva andare via, ma stranamente le gambe non si muovevano.
Uno strano silenzio era caduto nella stanza. Makoto e Motoki vedevano gli amici in difficoltà, ma con il loro operato avevano già dato loro una grande mano. Non potevano fare più di quello che avevano già fatto.
"Mamoru...", disse a un certo punto la bionda, sconvolgendo tutti.
Il ragazzo si ridestò dal suo torpore, sorpreso.
Usagi era rossa in viso e lo fissava intensamente, facendogli quasi male al cuore.
"Smettiamola di fare finta che tra noi non ci sia niente. Smettiamola di fingere che vada tutto bene", cominciò la ragazza lasciando di stucco i presenti.
Era disperata! Voleva urlare tutto il suo dolore. Un dolore che l'aveva sfinita. Un dolore che non sopportava più. Dopo quello che era appena successo, non più.
"Io ti amo e non voglio più soffocare il sentimento che ho per te."
Le sue parole erano forti. Il suo sguardo era deciso.
Mamoru era felice e turbato allo stesso tempo. Usagi l'aveva stupito. L'aveva spaventato.
"Smettiamola Mamoru! Diciamo tutto a Seiya!"



  

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Capitolo 18
*** Capitolo 17: l'inizio. ***


Capitolo 17: l'inizio.

"Smettiamola Mamoru! Diciamo tutto a Seiya!"
Usagi era convinta di quello che stava affermando.
Basta bugie. Non ce la faceva più.
Basta mentire a Seiya. Basta giocare con sè stessa. E basta soffrire per Mamoru.
Lui doveva prendersi le sue responsabilità e non scappare!
Lui doveva affrontare la situazione. Loro dovevano affrontarla insieme!
Convinta come non mai, guardava intensamente l'uomo che amava. E attendeva una risposta. Un cenno, qualsiasi cosa che le facesse intuire che il ragazzo era d'accordo con lei.
Mamoru le stava immobile, di fronte. Le sue parole, schiette e piene di dolore, l'avevano gelato. Possibile che quella donna così forte e decisa fosse davvero la sua Usagi?
Era così sicura di quello che stava sostenendo. Non l'aveva mai vista sotto quella luce.
"Ma sei impazzita?", le urlò, facendola sobbalzare.
Perchè lei non capiva? Loro non potevano. Non dovevano. No, non dovevano spezzare il cuore a Seiya. Lui avrebbe fatto qualche sciocchezza. Lo conosceva il suo temperamento passionale.
No, non poteva. Il suo amico era più importante di qualsiasi ragazza. "Non farò mai quello che dici!", concluse razionalmente.
"Il pazzo sei tu!", controbattè la ragazza dai lunghi capelli dorati. "Non capisci che così è peggio?"
Usagi era arrabbiata dopo aver ricevuto quella risposta talmente bambinesca da parte del medico. Si era forse fatta un'idea sbagliata su di lui? Perchè era così infantile?
"Tu non ragioni per nulla, Usagi!"
Mamoru si stava scaldando e cominciava a sudare per l'agitazione. Possibile che lei fosse così senza tatto? Così egoista da non riflettere sulle proprie azioni? Perchè era diventata così maledettamente istintiva?
"Ah, io non ragiono! Bella questa!", esclamò Usagi con un tocco di ironia. "Dico, ma l'avete sentito?"
Si rivolse verso Motoki e Makoto, cominciando a ridere nervosamente.
"No, Usa. Non metterci in mezzo. Noi abbiamo fatto fin troppo per oggi.", tagliò corto la mora, fissandola da dietro il bancone.
Makoto ne aveva abbastanza. Era stufa di vederli disperarsi ogni giorno per quell'amore che li aveva invasi prepotentemente.Lei e il marito li avevano aiutati e loro si comportavano come due ragazzini alla prima cotta. Era troppo per i loro gusti.
"Ascolta Mamoru. Vuoi soffrire in eterno?", riprese Usagi voltandosi nuovamente verso il ragazzo. "Vuoi continuare a prendere in giro Seiya?"
"Io non sto prendendo in giro Seiya!", gridò il ragazzo avvicinandosi pericolosamente verso la ragazza.
"Ah, no? Certo che lo stai facendo! Lo fai tutti i giorni pensando a me!", gli disse con le lacrime agli occhi. "Ma vedo che sei ottuso. Così ottuso che non capisci quanto sia difficile per me rispondere al cellulare tutte le volte che squilla ed è lui. Non puoi capire cosa significhi fingere di provare un sentimento che non c'è. Non puoi perchè preferisci chiuderti in quello stupido silenzio che ti porti sempre dietro!"
La delusione poteva leggersi cristallina nei suoi occhi. Che razza di uomo stava amando? Possibile che avesse messo in discussione la sua storia con Seiya per un individuo così?
Mamoru non parlava. Si limitava a fissarla, sconcertato e stanco.
Non sapeva cosa dirle. Pensava senza proferir parola. Non dava nessuna risposta. Non controbbatteva. Riusciva ad intuire quale fosse il pensiero di Usagi su di lui in quel momento.
Sì, era un codardo. Sì, voleva farsi del male. Sicuramente era un pazzo. Era completamente fuori di testa. Ma era anche confuso. Insomma, un turbine di sensazioni contrastanti.
La cosa giusta da fare quale era?
"Basta, sono stufa. Vado via. Non vale la pena continuare a parlarne.", concluse Usagi, sbattendo la porta del locale. Come era stata stupida ad innamorarsi di lui. Era evidente che i suoi sentimenti non contassero nulla.
Sola. Si sentiva sola. Una lacrima scese sul suo viso. Aveva varcato la soglia e lui non aveva neanche fatto nulla per fermarla.
Solo. Era solo. Ed era stupido. Così stupido, da averla lasciata andare via come niente fosse. Forse per sempre.
"Mamoru..."
Motoki lo chiamava, ma lui non lo sentiva. Non sentiva nulla. Era forse impazzito? Lui era così razionale! Cos'era questo suo comportamento? Aveva fatto una cazzata a fuggire dalla realtà?
"Non sono io questo. Non mi comporterei mai così. Che sto facendo?", disse a voce alta, guardando l'amico.
"Seguila!", lo incitò. Immediatamente corse dietro alla ragazza. Che idiota che era stato. Lasciarla andare via a quel modo per la sua stupida paura.Perchè aveva timore se prima o poi avrebbe perso comunque? L'amicizia di Seiya l'avrebbe persa comunque. Anche se Usagi non l'avesse lasciato. Il solo vederlo in sua compagnia l'avrebbe fatto morire ogni volta.
E allora che senso aveva fuggire?
"Usagi!", urlò una volta fuori. Ma dov'era? Possibile che in pochi secondi si fosse già allontanata?
"Stupido Mamoru!", ammise amaramente. "Perchè non le ho detto semplicemente di sì?"
Era stato davvero un'idiota.
Cominciò a correre. Doveva trovarla a qualsiasi costo.

****

Usagi era appena uscita dal locale di Motoki. Era arrabbiata. Era delusa. E camminava velocemente. Le lacrime le scendevano copiose sul viso. Era nervosa.Tutta quella storia l'aveva fatta agitare.
"Usagi!"
Si fermò di scatto. Cos'era quella voce che aveva sentito? Possibile che fosse lui?
Si girò, ma non vide nessuno.
Che stupida. Non poteva certo essere lui. Si era sbagliata. Di nuovo. Per due volte in quella giornata.
Aveva forse sbagliato a proporgli di rivelare tutto a Seiya?
Già Seiya... il suo Seiya. Non se la meritava una ragazza come lei.
Avrebbe sofferto prima o poi. Perchè lei era stufa. Era stanca di quella situazione.
Avrebbe voluto sparire per sempre. Andare via e dimenticare tutto.
Dimenticarsi di lei. Di Seiya. Di Mamoru. Tra loro era evidente che non fosse destino.
Silenzio. Un grande silenzio le aveva invaso l'anima.
Non ce l'avrebbe fatta. Forse era meglio non andare a lavoro in quelle condizioni.
Decise di chiamare sua madre e avvertirla che non avrebbe aperto lei il negozio. La sua genitrice avrebbe compreso il suo stato d'animo e l'avrebbe lasciata andare.
Improvvisamente era assalita dalla voglia di sentire l'odore del mare.
Almeno lui l'avrebbe rilassata.
Cambiò strada e decise di proseguire verso la stazione e prendere il primo treno.
Si sarebbe fatta un bella passeggiata sulla sabbia e avrebbe respirato la salsedine che era nell'aria. Ne aveva un gran bisogno.
Chiamò Ikuko e lei non fece storie. Aveva capito che qualcosa era successo a sua figlia, ma non le chiese nulla. Ne avrebbe parlato lei se avesse voluto.
Quella mattina era molto calda, anche se soffiava una leggera brezza che le scompigliava i capelli.
Già quei capelli. Così lunghi. Forse avrebbe fatto meglio ad accorciarli. Così, per cambiare un pò.
"Uff!", sfubbò.
Era inutile focalizzarsi sui capelli. Non serviva a niente pensare a qualcosa che non fosse Mamoru.
Camminava sul viale per la stazione e in ogni attimo gli tornava in mente quel ragazzo stupido.
A un certo punto le squillò il cellulare.
Era Makoto.
"Ehi Mako!", la salutò, tristemente.
"Usa, dove sei?", le chiese l'amica. Un velo di preoccupazione si notava dal tono della sua voce.
"Non sono in negozio, Mako. Non me la sentivo. Vado al mare.", rispose la ragazza in modo schietto.
"Come al mare?"
Lo stupore di Makoto era evidente.
"Sì, Mako!Hai capito bene! Ho bisogno di prendere aria!"
"Ma Usagi! Mamoru ti sta cercando!"
Cosa? Aveva capito bene? Mamoru, quello stupido Mamoru la cercava?
"Sì, hai capito bene!", le confermò l'amica. Conosceva il significato dei silenzi di Usagi.
"Poteva pensarci prima!"
Cosa pensava di fare Mamoru? Giocare con lei?
Non glielo avrebbe permesso. Adesso era il suo orgoglio a parlare. Maledetto orgoglio di donna ferita.
"Non mi interessa, Mako. Non voglio vederlo. Per me può anche sparire ormai!", mentì spudoratamente.
"Ahahahahahahahah! Adesso l'hai detta proprio grossa!"
Makoto non poteva fare a meno di ridere. Le stupidaggini che diceva Usagi erano note a molti e soprattutto a lei.
"Non ci credi? Non me ne---"
Non riuscì a finire la frase che qualcuno le afferrò il braccio da dietro.
"Mamoru...", esclamò stupita.
Mamoru era lì. Respirava affannosamente. Doveva aver corso. Era anche sudato.
Ma era lì. Per lei.
"Eh, come dici?", chiese Makoto dall'altra parte del telefono.
"Ti richiamo, Mako!", disse, lasciando l'amaro in bocca all'amica che francamente non aveva capito nulla.
"Finalmente ti ho trovata!"
Mamoru era di fronte a lei. L'aveva trovata, dopo aver corso per una buona mezz'ora. Era stanco, ma non poteva fare a meno di guardare fisso Usagi negli occhi. Tanto intensemente che quasi le avrebbe fatto paura.
"Lasciami!", urlò la ragazza, liberandosi dalla presa del moro. "Cosa vuoi?"
La voce le tremava. Sentiva un nodo alla gola. Sapeva che il pianto si sarebbe fatto presto vivo.
"Voglio te!", disse spiazzandola.
Avanzò verso di lei, con tenacia. Usagi, dal canto suo, si allontanava. Era più forte di lei. Si allontanò finchè un albero pose fine alla sua fuga.
"Voglio te!", ripetè disperato, avvicinandosi sempre più, fino ad arrivare davanti il suo viso.
Usagi era bloccata con la schiena contro il tronco del ciliegio in fiore. Era immobile, in un vortice di emozioni.
"Voglio te! Voglio la tua pelle! Voglio il tuo profumo! Voglio sentire il tuo calore su di me! Le mattine voglio svegliarmi con te accanto!"
Le sue parole erano diventate quasi un sussuro. Un dolce e indimenticabile sussurro.
"Usagi, io ti amo! Voglio viverti!"
Usagi era arrossita. Imbarazzata. Emozionata. Commossa. Non se l'aspettava. Non dopo quello che era successo prima. Mamoru aveva il potere di stupirla ogni volta.
"E Seiya?", chiese timidamente. Non potevano dimenticarsi di lui.
In fondo, era lui la vittima del loro amore.
"A tempo debito, gli diremo tutto."
"Come a tempo debito?"
La ragazza era sempre più meravigliata dal comportamento del medico.
"Ragiona Usako. Lui ora ha una grandissima opportunità a Londra. Se noi gli dicessimo che ci siamo innamorati, lui manderebbe in frantumi la sua carriera! Vuoi che gli accada anche questo?"
"No, certo che no..."
Il ragionamento del medico non faceva una piega. Era sempre così maledettamente razionale.
"Gli diremo tutto quando tornerà in Giappone.", le promise, spostandole i capelli sull'orecchio.
"Resisti ancora un pò, Usako."
Usagi gli sorrise. "Ok...", disse dolcemente. L'aveva convinta ed era felice.
Felice di quella decisione tanto sofferta quanto giusta.
Si avvicinò a lui e posò la testa sul suo petto. Silenziosa, come una bambina. Desiderava sentire il battito del suo cuore più di ogni altra cosa al mondo.
A quel contatto, così spontaneo e semplice, Mamoru ebbe un brivido. Istintivamente, le accarezzò i capelli dolcemente.
"Che buon odore che hai..."
Quel profumo. Quel profumo lo inebriava. Gli faceva perdere lucidità.
Usagi lo abbracciò per rafforzare quel momento.
"Ti amo, Mamo-chan..."
Semplici sillabe, pronunciate con tutto l'amore possibile.
Semplici parole che avevano acceso la passione tra i due. Il bacio era quasi inevitabile.
Mamoru le aveva alzato delicatamente la testa e l'aveva portata verso sè, mentre lui si avvicinava alle sue labbra lentamente.
Che sguardo intenso aveva Usagi! Lo stava fissando. Forse per paura che quello che stava accadendo era solo un sogno.
Chiuse gli occhi per assaporare meglio quell'attimo magico. Anche lei lo fece, in tempo per sentire il sapore delle labbra dell'uomo che amava sulle sue.
Un bacio casto, puro come il loro amore.


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Capitolo 19
*** Capitolo 18: La tempesta. ***


Capitolo 18: La tempesta.

Crown.

“Bene! E quindi ora state insieme?”

Non era molto convinta, Makoto. Mentre sorseggiava il suo tè freddo al Crown, ascoltava attentamente Usagi che le raccontava quello che le era successo il giorno prima con Mamoru. La ascoltava e sorseggiava il tè. Ascoltava e sorseggiava. Il suo sguardo verso l’amica era abbastanza perplesso.

“Insomma la smetti di fare casino con questa cannuccia?”

Usagi era abbastanza infastidita dal suo comportamento. Non riusciva quasi a comunicare con lei.

“Insomma Mako, fai la seria!”, sbottò infine.

Makoto la continuò a guardare ancora in maniera incerta.

“Io, dici? Mica sono io quella che sta con un ragazzo, vuole un altro e forse sta con quest’altro?”

Posò la bevanda, avvicinandosi verso l’amica visibilmente offesa dalle sue parole.

“Ascolta, Usa. Tu sei mia amica ed io ti voglio bene.. probabilmente.”

Usagi spalancò gli occhi. “Probabilmente?”

“Ma scherzavo, dai!”, esclamò Makoto ridendo.

“Dicevo. Ti voglio bene, ma questa storia non si può sentire! Cosa siete? State insieme? Non state insieme? Siete fidanzati? O siete semplicemente…amanti?”

L’indecisione faceva parte di Usagi. Poi c’erano le ferite. Quelle al cuore. Come le parole di Makoto. Sempre dure. Dure e pesanti da accettare.

“Voi vi amate e questo è certo, ma non potete stare insieme se prima non dite a Seiya la verità!”

Aveva ragione. Makoto aveva terribilmente ragione. Usagi si sentiva un peso addosso. Un altro. Forse il più difficile da rimuovere.

“Come faccio a dirlo a Seiya? Lui è a Londra! Il suo sogno è lì. La possibilità di realizzarlo è lì.”

Seiya era il suo ragazzo. Quello ufficiale. Quello che l’aveva sempre amata profondamente.

E lei era sempre stata quella che si faceva amare. Quella che aveva bisogno di qualcuno che la stringesse a sé nei momenti tristi.

“Non posso dirgli nulla. Non devo! Lui manderebbe a monte il suo sogno di diventare un musicista famoso. Questo non posso permettere che succeda!”

Usagi era decisa. Voleva davvero bene a Seiya. Gli voleva bene e gli era grata. Grata per averla protetta. Per averla aiutata. Per averle fatto capire che nella vita sacrificio ed amore sono strettamente correlati.

“Non permetterò a nessuno di infrangere il suo sogno!Nemmeno a te!”

Era arrabbiata. Aveva urlato contro la sua migliore amica. Era tormentata, ma non poteva fare a meno di esserlo.

Makoto la stava guardando intensamente. E aveva ripreso a sorseggiare il suo tè.

“Non mi sporcherò io le mani con Seiya, tranquilla. Non è una cosa che spetta a me. Dovreste farlo voi. Tu e quel dottore da strapazzo. Davvero, odio quell’uomo. E’ così arrogante!”

Continuava ad imprecare verso Mamoru. Quello stupido uomo che da quando era tornato aveva fatto sempre più danni che cose positive. Come rendere Usagi una stupida ragazzina adolescente. Voleva quasi vendicarsi. Anzi, mettere il dito nella piaga l’avrebbe fatta stare meglio. Era quasi stufa dei problemi amorosi dell’amica.

“Comunque essere amanti non deve essere una situazione facile da gestire!”

Ci riusciva riusciva benissimo. A colpire in basso era bravissima. Poteva vedere benissimo il viso cupo di Usagi.

“Voglio dire, Seiya ormai è già via da un po’. Manca poco al suo ritorno, ma non così poco. Perdona il giro di parole. Riuscirai a fare finta che lui non esista fino a quando ritornerà qui?”

Freddezza. Makoto emanava una freddezza assurda. Una donna senza cuore. Una donna che aveva preso a sorseggiare tranquillamente il suo tè.

“Per me lui esiste eccome!”

Usagi era stizzita. Possibile che Mako non capisse il suo punto di vista? Perché non era d’accordo con lei neppure questa volta?

“E’ proprio perché lui esiste che ho deciso di aspettare!”

Era doloroso. Era sbagliato. Lo sapeva. L’aveva sempre saputo.

“Nemmeno io sto bene a vivere così, senza dire la verità. Vorrei tanto dirgli tutto! Vorrei urlargli che sono una traditrice, una persona vile! Ma non posso. Potrei morire se lui rinunciasse per colpa mia!”

Le lacrime rigavano il suo volto. Era spietata, Makoto. E lei era ancora una vittima. Lo era sempre, anche quando non lo era.

“Come ti comporterai d’ora in poi quando ti chiamerà? Quando tu risponderai mentre sei con Mamoru?”, domandò Makoto, mentre con la mano stringeva forte la cannuccia della sua bibita. La stava stritolando.

“Vorrei che questa cannuccia fosse il tuo collo! Dio, Usagi. Questo comportamento non fa di te un’eroina. Anzi! Sei una codarda! Ed io sono peggio di te, perché sono impotente e rispetto la tua decisione!”

Una vigliacca. Una debole. Già era proprio così.

“Preferisco essere vile e mentire piuttosto che vedere un ragazzo mandare all’aria il suo sogno per una come me!”, disse allontanandosi e lasciando Makoto con l’amaro in bocca.

Ma non così amaro come sentiva lei in quel momento. Come avrebbe sentito per ancora tanti, troppi mesi.

Avrebbe avuto voglia di sparire, ma non sarebbe stato giusto.

Aveva troppa voglia di amare. Di amare quell’uomo, incontrato in una calda giornata d’estate.

 

Casa di Mamoru.

“Bene! E quindi ora state insieme?”

Non era molto convinto, Motoki. Il racconto di Mamoru era ricco d’amore e felicità, ma tralasciava la cosa più importante: Seiya.

“Tecnicamente stiamo insieme, ma ufficialmente non lo siamo.”, ribadì Mamoru con assoluta fermezza.

Sapeva di stare dicendo una cavolata immane, ma non poteva fare altro. Non erano fidanzati né amanti. Erano semplicemente due persone che si amavano.

“Tieni, bevi questo.”, disse offrendo una tazza di caffè all’amico.

Motoki la prese. Era confuso. Possibile che Mamoru pensasse solo a sé stesso?

“Che farai con Seiya? Non hai intenzione di confessargli tutto?”, chiese.

“Non è che non voglio dirgli nulla, ma non posso. Lui ora è a Londra a coronare il suo sogno. Se io lo chiamassi e gli dicessi che amo, ricambiato, la sua ragazza come pensi che reagirebbe? Conosci Seiya.. mollerebbe tutto e verrebbe qui! Non sarebbe razionale!”.

Mamoru credeva in ciò che diceva. Conosceva troppo bene Seiya. Non l’avrebbe fatto soffrire prima del tempo. Non avrebbe permesso che rinunciasse alla sua carriera a causa sua.

Sì, perchè la colpa era la sua.

Non avrebbe permesso a nessuno di rinunciare. A Seiya, il suo sogno. A lui, Usagi.

“Capisco, ma non sarà facile. Tecnicamente, siete amanti. Tu ed Usagi. E Seiya è l’uomo tradito. Doppiamente.”

Motoki non avrebbe davvero voluto stare nei panni di Seiya. Avrebbe superato il trauma causato da un tradimento?

 “L’ho fatta davvero sporca, Moto. ”

Mamoru sapeva cosa stava pensando in quel momento il suo amico. Lo sapeva da come sorseggiava il caffè. Era nervoso.

“Non so come farà Seiya a perdonarmi. Io non mi perdonerei mai.”

Rubare la ragazza a qualcuno non era una cosa da fare. Soprattutto quella di un amico.

Ma amare qualcuno deve essere davvero così doloroso? Perchè l’amore deve essere un sacrificio?

“Avere qualcuno da amare è bello, Mamo. Ma fa soffrire. E rende l’uomo codardo. Come te, ora.”

Motoki era una persona sincera. E da sincero quale era, preferiva sempre la verità. Anche quella che faceva più male.

“Io se fossi in te, alzerei la cornetta e vuoterei il sacco con Seiya. Non potrei sopportare un peso così grave. So che non lo farai e rispetto la tua scelta. Non chiedere di capirti, però. Mi sono già troppo messo in mezzo. Non voglio più farlo.”

Era stato onesto. E se ne era andato con molta umiltà. Lasciando la tazza ancora mezza piena sul tavolo.

“E’ tipico di te, Moto.”, pensò Mamoru lasciandosi andare sul pavimento. Sperava che il soffitto gli avrebbe dato una risposta più logica. Sperava di placare un po’ la tempesta che aveva dentro.

La speranza. Solo questo gli restava?

No, lui aveva l’amore. Aveva l’amore che feriva. L’amore che faceva male. L’amore puro, quello che ti fa battere il cuore. L’amore verso una donna che ti fa sognare anche solo attraverso un sorriso.

Aveva l’amore di una donna. Una donna che apparteneva ad un altro, ma che era sua. Aveva la donna che gli avrebbe fatto perdere il suo amico per sempre.

Driiin!

Il citofono. La telecamera che si accende.

“Chi è?”

Due codini che sbucano. Un viso familiare. Un sorriso sul volto.

Era lei. Quella donna. Quella donna che aveva troppo voglia di amare.

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