Aka no exorcist

di RedFoxx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Il patto. ***
Capitolo 3: *** L'Accademia. ***
Capitolo 4: *** La prima lezione. ***
Capitolo 5: *** Ramen ***
Capitolo 6: *** Lezioni. ***
Capitolo 7: *** Fantasmi. ***
Capitolo 8: *** Sorprese. ***
Capitolo 9: *** Attacco. ***
Capitolo 10: *** Sorpresa. ***



Capitolo 1
*** Un nuovo inizio ***


Ciao a tuttiiii! Sono tornata, ma stavolta non aggiornando La volpe nera e il principe, bensì portando una storia nuova!☺️ Lo so, sono senza speranze 😅 Non ho molto da dire, solo che mi sono ispirata all'universo di Blue exorcist che mi piace tantissimo! Spero vi piaccia, in base al feedback vedrò se continuarla o cancellare e cercare di concludere La volpe nera e il principe in qualche modo 🙈
 Detto ciò, vi auguro una buona lettura!


RedFoxx
 

Un nuovo inizio




Tokyo, ore 21.34 pm.

 


 

«Ragazzi, tutti in posizione?»


L’uomo parlò nella ricetrasmittente e gli giunsero risposte affermative dall’auricolare. Scrutò attentamente i monitor di fronte a sé.

 

Si stava stretti nel retro del furgone, ma per gli appostamenti era l’unica soluzione. Altri due agenti controllavano gli schermi, che inquadravano la strada sorvegliata. C’era molta gente che camminava e costeggiava locali e vetrine, come al solito in quella città caotica.


«Me lo sento, è la volta buona!»


«Se lo dice lei, signore.»


L’uomo annuì col capo, bevendo un sorso del caffè dal bicchiere di carta.


«Uchiha, sei sicuro che sarà qui stanotte?»


«Più che sicuro, Akito.»


Sasuke Uchiha strinse più forte il bicchiere che aveva in mano, fiducioso. L’altra mano l’appoggiò alla fondina e distrattamente seguì con l’indice il disegno dell’Ordine degli Esorcisti. Da un anno tentavano di prendere Kitsune, il figlio di Kurama, il più forte tra i demoni. Il mondo reale era diviso dall’Infero, a cui a capo vi era Satana, seguito in ordine di potenza, dai demoni. Kurama, la volpe a nove code era la più forte, seconda solo al padrone dell’Infero, e aveva osato mettere al mondo la sua prole. Kitsune era un esemplare, se così si può dire, unico nel suo genere: metà umano e metà demone. Totalmente libero e senza regole, girovagava nel mondo, facendo il bello e il cattivo tempo, giungendo infine in Giappone. Quando giunse notizia che fosse sul territorio nipponico, giunse l’ordine alla filiale giapponese di catturarlo, e l’incarico venne dato a Sasuke Uchiha, giovane esorcista di livello medio, 1° classe. Quando non doveva insegnare all’Accademia, si dedicava anima e corpo per eseguire con successo la cattura.


«Signore.»


Uno degli agenti gli indicò lo schermo che sorvegliava l’incrocio a sinistra. Un ragazzo vestito elegante, il viso celato da un borsalino, camminava spedito, mani in tasca.


«é lui!»


Sasuke ne era più che certo. In quel'anno non era mai riuscito a prenderlo, ma ormai sapeva anche che numero di scarpe avesse. Arrivava sempre ad un soffio da Kitsune, ma l’altro riusciva sempre a sfuggirgli.


Furbo, come una volpe.


«Vediamo cosa fa e agiremo di conseguenza.» Premette un bottone della ricetrasmittente. «State pronti.»


Videro Kitsune controllare in modo distratto la strada, piena di persone ed entrare in un locale, dove evidentemente vi era una festa in corso, a giudicare dalla musica e dalla moltitudine di persone fuori dal locale che chiacchieravano, bicchieri in mano.


Sasuke indossò la giacca.


«Vado, tenetevi tutti pronti!»


«Si signore.»


Sasuke uscì dal retro del furgone, si abbottonò il primo bottone della giacca e la lisciò. Si sistemò i capelli e mise le mani in tasca, con fare sicuro.


Si avviò a passo deciso all’ingresso del locale, evitando di dare corda a due ragazze all’entrata che cercarono di attirare la sua attenzione.


Dentro era molto affollato: vi erano tavolini lungo tutte le pareti e al centro una piccola pista da ballo. C’era scuro dentro, eccetto le luci colorate che provenivano dalla console. Si sedette ad uno sgabello del bancone. Subito una barista si avvicinò. Una ragazza che avrà avuto un paio di anni in meno di lui, bionda e con un sorriso smagliante.


«Hey, che ti porto?»


«Una birra.»


«Subito!»


Osservò la ragazza prendere una birra da sotto il bancone, l’asciugò con un panno, la stappò e gliela porse.


«Ecco qua. Sono ¥200.»


Sasuke aprì il portafoglio e gli porse la banconota, per poi girarsi ad osservare la gente sorseggiando al birra.


Scrutò attentamente la folla, cercando Kitsune.


Le luci si fecero più intense e cominciarono a dargli fastidio, tant’è che dovette chiudere e strofinarsi gli occhi.


Prese un altro sorso di birra fresca e si appoggiò con la schiena al bancone.


Tutto ad un tratto si sentì la testa farsi improvvisamente leggera e guardò la birra.


«Salve agente Uchiha.»


Cercò di girarsi verso il banco, per vedere chi fosse, ma due mani gli bloccarono le braccia, costringendolo a rimane rivolto verso la pista da ballo.


«Come sta andando l’appostamento? Non è un po’ piccolo quel furgoncino? In quanti siete dentro, 2-3? Sarete un po’ strettini» Gli si avvicinò all’orecchio, sussurrandogli in finto tono preoccupato, molto canzonatorio.


«Comunque, prima che tu te lo chieda si, è stata messa una droga nella tua birra.»


Sasuke strinse con rabbia la birra, o almeno è quello che cercò di fare, nonostante i sensi offuscati. Restare immobile, non più padrone al 100% della sua mente lo mandò in bestia.


«Ma che maleducato che sono.» disse la voce, in maniera suadente.


«Sono Kitsune, quello a cui stai dando la caccia incessantemente da un anno. È un piacere conoscerti. Non che non sapessi chi fossi, ovvio! Tutti sanno chi è il grande e promettente Uchiha , però è bello poterti vedere da vicino finalmente.»


La voce era scherzosa, come se stesse conversando con un amico. O come se lo prendesse in giro e Sasuke era più propenso a crede alla seconda.


Cercò di prendere il cellulare che aveva in tasca, per quanto la presa dell’altro gli impedisse i movimenti.


«No no no no. Cosa combini Sas’ke?»


Una coda nera si allungò e gli sfilò il telefono dalla tasca, prima che potesse afferrarlo.


«Volevi avvertire i tuoi agenti? Non questa volta. »


Kitsune si mise il cellulare in tasca. Sasuke seguì la coda nera finché non uscì dal suo campo visivo.


Sporco demone.


«Adesso ti spiego come si evolverà la faccenda: la droga che hai assunto è leggera e tranquillo, il tuo cervellino non subirà danni. Dormirai un oretta, circa. Quando ti sveglierai, a meno che non ti sveglino prima i tuoi collaboratori, io sarò già bello che distante.»


Gli tolse la birra e l’appoggiò al bancone e lo girò verso di sé. Sasuke si sforzò di imprimersi, per quanto potesse, il viso dell’altro nella memoria.


«Alla prossima, esorcista.»


Sasuke non sentì neanche il saluto, perché la droga fece effetto del tutto e la testa gli cadde sul bancone, dove si addormentò.


Kitsune sorrise, si sistemò i capelli disordinati ad arte. Prese una birra e la stappò. Uscì dal bancone e prima di allontanarsi, senza farsi notare, prese la felpa che un ragazzo aveva appoggiato nello sgabello di fianco a sé, impegnato a chiacchierare con una ragazza. Si diresse verso l’uscita posteriore, continuando a sorseggiare la bevanda fresca. Appoggiò la birra finita su un tavolo. Indossò la felpa, chiuse la zip e prima di aprire la porta si calò il cappuccio, in modo tale da avere il viso nascosto. Uscì nel vicolo e prese il cellulare dell’agente che aveva ancora in tasca. Lo sbloccò senza difficoltà e scorse la rubrica, cercando qualcosa che gli potesse essere utile. Si salvò un paio di numeri, dopo di che posizionò il cellulare sul suo palmo aperto. Lo guardò prendere fuoco, la plastica che si accartocciava. Quando fu soddisfatto della sua opera, lo lasciò cadere ed estinse la fiamma. Uscì e si mescolò nella folla che camminava per strada, verso una destinazione che solo lui sapeva.


 


 


 

Un anno prima.


 

«Uchiha, muoviti! Il capo vuole vederci per una riunione al volo.»


Sasuke tolse lo sguardo dallo schermo e fissò il collega. Annuì e si alzò, seguendolo verso la sala riunioni.


Si accomodarono tutti al tavolo circolare e la segretaria distribuì un fascicolo a testa.


«Buongiorno signori! »


Kakashi Hatake fece il suo ingresso serio e composto come sempre.


«Allora, nuovo soggetto.»


Accese il proiettore e dopo aver cercato il file giusto al computer, lo cliccò e lo proiettò alla parete, in modo tale che vedessero tutti.


Apparve la foto di un ragazzo messo di profilo in piedi sul marciapiede di una strada, in attesa che il semaforo diventasse verde.


«Lui chi sarebbe?» chiese un collega.


«Kitsune. O almeno, quello è il suo soprannome. Il suo vero nome lo sanno in pochi.»


«Ha messo piede sul suolo giapponese da due giorni, ma appena si è saputo, la Centrale ci ha dato ordine di catturarlo. »


Scorse le immagini e ora si vedeva il ragazzo con la valigia in mano, in coda per lasciare l’aeroporto giapponese.


«Che cosa ha combinato?»


«é il figlio di Kurama»


«Che cosa?! Ma allora non era una leggenda. Non sembra un demone.»


«Questo è il punto. Non lo diresti mai. Dobbiamo catturalo e farci dire che intenzioni hanno i demoni.» commentò Sasuke.


«Esatto» continuò Kakashi


«Comunque, la Centrale voleva mandare alcuni dei loro. Ovviamente abbiamo rifiutato e garantito che ci avremmo pensato noi. Quindi ho in mente di creare una piccola squadra di esorcisti scelti che gli daranno la caccia. Quando lo cattureremo, decideremo cosa farne. Tutto chiaro?»


Un coro indistinto di assensi si levò nella stanza.


«Perfetto.» Chiuse il portatile con uno scatto. «Sasuke, sarai tu a capo dell’operazione, Non deludermi.»


 


 


 

Tokyo, 22:46 pm.


 

 

«Capo! Capo!»


Aprì lentamente gli occhi, stordito. Akito gli entrò nel campo visivo. Sentiva i suoni ovattati, farsi sempre più chiari, finché il frastuono della musica non gli riempì le orecchie. Come si ripresse, mise subito mano alla fondina, istintivamente. Quando la sentì vuota rimase sconcertato, poi si ricordò di quanto accaduto.


«Dannazione! Dannazione!»


Si passò entrambe le mani sul viso, sfregandolo. Per la frustrazione, mollò un pugno al bancone.


«Andiamo, torniamo alla base.»


 


 


 

 

 

Infero.


 

Il ragazzo uscì dal portale, atterrando di fronte al demone.


Kurama si presentava come una Volpe a Nove code, e in quel momento lo stava aspettando seduto.


«Naruto, figlioletto.»


Il biondo si inchinò leggermente, nascondendo il fastidio di dovergli mostrare tutta questa riverenza.


«Padre.» sussurrò, portando il pugno destro sopra il cuore.


«Ho preso una decisione. Devi scegliere se abbracciare completamente la tua natura di demone o di umano. Da ora avrai un anno di tempo, al termine del quale prenderai una decisione, altrimenti deciderò io per te. Per ora»


Alzò una mano artigliata e Naruto sentì un indescrivibile dolore al petto, tanto che si artigliò inutilmente la felpa con le mani, nel vano tentativo di alleviare quell’agonia.


Un cuore rosso, pulsante e avvolto dalle fiamme, uscì dal suo petto fino ad arrivare sul palmo del demone.


«Questo è il tuo cuore di demone ed è la sede del tuo potere. È la tua parte più vulnerabile: colpito questo, tu muori.»


Sull’altro palmo apparve una katana nera. La volpe congiunse i palmi e il cuore si fuse nella katana, la quale prese fuoco, circondata da fiamme cremisi. La spada fluttuò nel fodero nero e le fiamme si estinsero.


«Questa Katana è Brisingr*. Ora è diventata la fonte del tuo potere. Questo espediente ti servirà per tenere ancora più separate la tua natura demoniaca e quella umana. Quando è sguainata, potrai attingere alla tua piena forza. Quando sarà nel fodero, usufruirai solo di una piccola parte. Solleva la maglia.»


Il ragazzo guardò sbalordito il demone, ma alzò la maglia riluttante, lasciando scoperto l’addome.


La volpe avvicinò l’artiglio finche non lo toccò all’altezza dell’ombelico. Uno strano simbolo nero, simile ad una spirale comparve e la volpe ci spinse dentro la spada, che scomparve.


Si tastò la pancia, incredulo. Non sentiva nulla di diverso, e il disegno sembrava un normale tatuaggio.


«Ogni qualvolta vorrai estrarre la spada dall’addome, ti basterà pronunciare il suo nome, Brisingr. Il sigillo che ti ho imposto si illuminerà e tu potrai prenderla. Puoi semplicemente tenerla sempre fuori o in mano; diciamo solo che la tua pancia è diventata la tua cassaforte. Da domani comincia l’anno. Fanno buon uso. Non potrai metterti in contatto con me ne con gli altri demoni.»


Si aprì un portale e con un gesto annoiato della zampa, il ragazzo vi fu sbalzato dentro.


«Alla prossima, Naruto.»


 



 


 

Tokyo, 02:30 am.


 

Naruto cadde per terra, sbattendo il sedere a terra.


«Ahi!!»


Si alzò, massaggiandosi il fondoschiena e guardandosi intorno. Era atterrato in un vicolo buio.


Sbuffando, si alzò la felpa: il sigillo era ancora lì, che svettava sulla sua pelle abbronzata. Vi pose una mano sopra e sussurrò:


«Brisingr»


Il sigillo di illuminò e il manico della katana fece capolino dalla sua pelle. L’afferrò e tirò, finché non uscì tutta e il bagliore si spense. Il fodero era nero, con decorazioni arancioni e rosse. Il manico presentava triangolo rossi e neri alternati e all’estremità vi era un ciondolo dal quale scendevano due spaghi, rossi. Sul ciondolo vi era inciso il kanji che stava per demone, e sull’altro lato quello che stava per umano.


«Simpatico, stronzo.»


Con la destra afferrò l’impugnatura e con l’altra tenne fermo il fodero. Sguainò la spada lentamente e appena con un click la guardia si staccò dal fodero, la poca lama uscita venne avviluppata da fiamme rosse e così anche lui. Si guardò esterrefatto: il fuoco lo avvolgeva, senza bruciarlo. Piano piano si spense, ma restarono tre fiammelle: due sulla testa, come se fossero due corna e una avvolgeva l’estremità finale della coda nera. Si tastò il capo, cercando di toccare le piccole fiamme, ma non sentì nulla, come se fossero immateriali. Sentendosi le orecchie però, rimase di stucco: gli si erano allungate, proprio come quelle di una volpe.

Prese il cellulare dalla tasca dei pantaloni e si guardò grazie alla fotocamera interna. Si esaminò e sorrise, rendendosi conto che gli si erano pure allungati i canini.


«Ho un aspetto ferino così, quasi selvatico. Grazie Kurama, sembrerò proprio una persona normale.»


Richiuse la spada nel fodero e le fiamme di spensero, facendo ripiombare il vicolo al buio. Si ricontrollò e vide con sollievo che le orecchie erano tornate normali, restando solo leggermente a punta, e i canini si erano ritirati, ma non come prima.


«Be sembro comunque una persona normale.»


Infilò la coda sotto gli indumenti, nascondendola tra i jeans e la felpa, facendo una smorfia per il dolore.


 


 


 

Tokyo, un’ora più tardi, 03.31 am.


 

Din don.


Sasuke venne destato dal suono del campanello.


Aprendo un occhio sbirciò l’orario sulla sveglia e vedendolo, imprecò, rimettendo la testa sotto il cuscino.


Stava per riaddormentarsi, quando il campanello suonò insistentemente.


Imprecando sonoramente, scese dal letto, pestando la coda al suo povero gatto.


Prese in braccio l’animale che si stava lamentando.


«Scusa Shiro! Adesso smettila di lamenarti!»

Andò verso la porta d'ingresso.


Quando l’aprì, si vide porre un oggetto, che riconobbe come la sua pistola.


Chi gliela stava porgendo, gli fece spalancare la bocca sorpreso tanto da far cadere il gatto per terra.


Naruto ghignò, facendo oscillare la pistola davanti agli occhi del legittimo proprietario.


«Credo che questa sia tua.»





*Brisingr= Piccolo omaggio a Eragon, significa fuoco nell'antica lingua.



AVVISO IMPORTANTE!!

Colgo l'occasione per chiedere aiuto: Chiunque voglia darmi una mano a scrivere e finire La volpe Nera e il principe è ben accetto!! La ff rischia di restare lì ad ammuffire, in attesa che io scriva il prossimo capitolo e non voglio! Se qualcuno vuole e può aiutarmi, si faccia avanti e mi mandi un messaggio. Probabilmente se non troverò l'ispirazione, la cancellerò prima o poi e mi dispiacerebbe. Spero che questa nuova storia vi sia piaciuta!


Lasciate una recensione! Sapere la vostra opinione mi fa sempre piacere :)

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Il patto. ***


Ciao a tutti! Eccomi qua con il nuovo capitolo! cercherò di essere costante nell'aggiornare, ma non posso promettervi nulla 😅 Per ora prego, leggete e spero che vi piaccia! Se lasciaste un commento, ve ne sarei molto grata, anche perchè Leggere ciò che pensate è la cosa più bella, quando pubblico qualcosa 🙂 Non vi trattengo ancora! Buona letture :)

RedFoxx

 


Il patto






«Oh beh»

 

Naruto lasciò cadere la pistola a terra e sgusciando di fianco all’altro, entrò nell’appartamento. Si guardò intorno, mani in tasca ed emise un fischiò di apprezzamento.

 

«Hai un bel appartamento, Uchiha! Devi guadagnare tanto cercando di catturarmi.»

 

Si buttò sul divano e continuò a osservare, un ghigno stampato in faccia.

 

Sasuke voltò il capo per vederlo, raccolse la pistola e con uno scatto si parò davanti al biondo, puntandogli la pistola alla fronte.

 

Naruto ridacchiò.

 

«Credevi fossi così stupido da lasciare i proiettili dentro prima di ridartela?»

 

Gli disse, un ghigno di scherzo sulle labbra.

 

«Mi sottovaluti! Questo mi rende triste.»

 

Sasuke stinse tanto forte la pistola che gli si sbiancarono le nocche.

 

«Hai ragione, ma posso sempre usarla in altri modi.»

 

Calò con forza il calcio della pistola sulla tempia dell’altro, che si afflosciò sul divano. Un rivoletto di sangue scese lungo il viso e il collo.

 

Naruto si risvegliò poco dopo, legato ad una sedia.

 

«Ben sveglio! Ora, ti avviso: sei all’interno di una trappola per demoni. Non potrai oltrepassare il disegno, a meno che non si rompa. Sei confinato lì dentro.»

 

Il biondo sentì la testa pulsare dolorosamente. La pelle tirava sotto il sangue secco.

 

«Che benvenuto caloroso, non c’è che dire.»

 

Scosse il capo, in modo tale da allontanare i ciuffi ribelli da davanti gli occhi.

 

«Ora che farai, mi lancerai l’acqua santa?»

 

Sasuke indicò con un cenno della testa il secco rosso posto ai suoi piedi.

 

«Certo, lo immaginavo.»

 

«So che sei mezzo demone, quindi non dovrebbe ucciderti, ma dovrebbe farti molto male.»

 

Naruto lo guardò, sollevando un sopracciglio. Cercò di muovere i polsi, ma le corde gli ferirono solo la pelle.

 

«Allora, tanto per cominciare, sappi che ho già allertato l’Ordine e in questo momento, stanno arrivando altri esorcisti. Per cui, se non vuoi problemi, statene qua buono.»

 

«Se se...»

 

Il biondo sbuffò. Sasuke lo superò e gli scomparve alle spalle, dirigendosi in un’altra stanza da cui sentì giungere rumori.

 

Piano piano, senza far rumore, fece uscire la coda da sotto la felpa e la fece scivolare lungo la gamba della sedia. Piano, cercò di cancellare un pezzo di disegno abbastanza grande affinché la trappola si inattivasse. Stava cominciando, quando sentì un dolore atroce partire dalla punta della coda e attraversargli la spina dorsale, fino a fargli rizzare i capelli sulla nuca pietrificandolo. Soffocò un grido mordendosi a sangue il labbro inferiore e gli si inumidirono gli occhi.

 

«Ahi ahi, non lo sapevi che la coda è uno dei punti più vulnerabili e sensibili di un demone?»

 

Quando sentì che la scarpa dell’esorcista si toglieva dalla punta, ritrasse la coda, avvolgendosela intorno al busto. Poteva vedere il ciuffetto di pelo finale tutto sporco di gesso.

 

«Stronzo.» sibillò, cercando di trasmettere tutta la sua rabbia.

 

«Così impari a stare fermo senza combinare guai.» Stavolta era Sasuke a mostrare un ghigno soddisfatto.

 

Il biondo lo guardò con astio e poi, in modo molto infantile, si voltò dandogli le spalle, per quanto gli fosse possibile.

 

Sasuke scoppiò a ridere alla vista di quel comportamento e si avvicinò alla porta d’ingresso aperta, sbirciando nel corridoio.

 

«Eccoli.»

 

Naruto lo vide rientrare, seguito da una decina di esorcisti. Di fronte a lui si mise un uomo alto, capelli grigi e volto semi nascosto da una mascherina.

 

Il biondo li guardò, alzando il sopracciglio.

 

«Allora?»

 

L’uomo lo scrutò attentamente.

 

«Allora verrai con noi.»

 

 

 

 

Due giorni dopo.

 

 

 

 

Era stufo di stare in quella cella. Era sdraiato sulla brandina, una gamba accavallata sull’altra e le braccia dietro la testa.

 

Osservava il soffitto. Ormai sapeva quante mattonelle lo formavano, le venature che segnavano ognuna di esse, ecc…

 

Senza pensarci, si tastava spesso l’addome, seguendo il disegno del sigillo.

 

Si aspettava quasi di sentire una protuberanza, come se la spada premesse per uscire.

 

Sentì dei passi rimbombare nel corridoio e voltò il capo, per vedere la porta della sua cella.

 

Due esorcisti gli si fermarono di fronte. Uno dei due stava armeggiando con un mazzo di chiavi, mentre l’altro dietro era pronto con una katana sguaiata e un bicchiere di acqua in mano.

 

Naruto aspettò pazientemente che aprissero la cella e che gli mettessero le manette.

 

«Non provare a fare scherzi! Queste manette bloccano i tuoi poteri demoniaci. Ora cammina.»

 

Il biondo annuì, quasi annoiato e si lasciò scortare dai due. Attraversarono un’infinità di corridoi, finché non giunsero davanti ad una doppia porta, alta e di legno scuro.

 

Degli esorcisti messi a guardia lì di fronte aprirono le due porte, rivelando una grande sala allestita come un tribunale. Vi era un enorme banco sopraelevato al quale si accedeva da due scale poste ai lati, dove erano sedute cinque persone. Tutto intorno vi erano gradinate, dove immaginò si potessero sedere le persone che volevano assistere.

 

Al centro della stanza, piccolo piccolo di fronte a tutta quell’immensità, vi era un umile banco degli imputati. Naruto fu piazzato lì. Vide che seduta sugli spalti, vi era la squadra incaricata della sua cattura e riuscì a scorgere anche Sasuke. Quando scese il silenzio nella sala, la donna seduta al centro prese la parola.

 

«Salve, demone.»

 

Naruto, piccato, le ringhiò di rimando.

 

«Hei, ho un nome sai? Vecchiaccia!»

 

La donna che aveva parlato sembrava tutto, tranne che vecchia. Aveva una tunica rossa e un copricapo bianco e rosso. Due lunghi codini biondi le scendevano ai lati del collo.

 

Un gran brusio si levò nella sala.

 

La donna non aveva avuto nessuna reazione.

 

«E quale sarebbe?»

 

Naruto, accigliato, le rispose, pensandoci su.

 

«Naruto. Naruto… Uzumaki.»

 

«Bene Naruto Uzumaki. Io sono Tsunade, il kage dell’Eurasia. Sei sul mio territorio, quindi parlo io, ma la decisione che prenderemo dovrà essere unanime.»

 

Gli altri quattro annuirono.

 

«Abbiamo deciso di proporti un patto. Be, più che un patto è una costrizione, ma almeno avrai la parvenza di poter decidere.»

 

Il viso del biondo si addombrò e senza rendersene conto, arricciò leggermente il labbro, mostrando i canini in una muta minaccia.

 

«Puoi decidere: prima opzione. Resterai in cella per un tempo determinato e poi ucciso, come si conviene per la tua natura di demone. Seconda opzione: giuri fedeltà all’ordine e cominci l’apprendistato per diventare esorcista.»

 

Naruto perse colore. Sui suoi occhi celesti passarono un’infinita di emozioni. Poi si fece dubbioso e si rivolse ai cinque.

 

«Scusate, ma perché mai vorreste uno come me come esorcista?»

 

«Abbiamo pensato che sarebbe intrigante vedere un mezzo demone come esorcista. Inoltre, è nel tuo interessa sapere come difenderti, perché abbiamo idea che tu possa diventare il bersaglio di altri demoni. Se accetterai, sarai assegnato ad una classe e dovrai seguire le lezioni e l’addestramento.»

 

Il biondo si grattò il mento con fare pensieroso, facendo tintinnare le catene ai polsi.

 

L’eventualità che gli altri demoni codati mandino i loro scagnozzi ad uccidermi effettivamente è reale. Sapevo di non essere ben visto, ma la protezione di Kurama aveva sempre ovviato il problema. Ora sono in balia di me stesso.

 

«Direi di non avere molta scelta, visto che la morte non è contemplata nei miei piani futuri.»

 

Tsunade sorrise e annuì decisa con il capo.

 

«Perfetto. Sarai trasferito all’Accademia seduta stante e da Lunedì seguirai le lezioni. Ovviamente sarai sorvegliato e la tua stanza sarà in un dormitorio a parte. Per ora, resti ancora un pericolo. Bada bene però che nella classe la tua natura da mezzo demone deve restare segreta. Le orecchie e i denti potranno passare anche per normali, ma dovrai nascondere la coda.»

 

Naruto emise una smorfia. Gli faceva sempre male quando attorcigliava la coda, nascondendola sotto la maglia. In quel momento libera, ondeggiava lentamente a destra e a sinistra, come quella di un gatto che sta analizzando la situazione.

 

«Perfetto.»

 

«Il tuo supervisore sarà Sasuke Uchiha. Tra l’altro se non sbaglio, sarà anche uno dei tuoi insegnati. Il vostro alloggio sarà in un dormitorio in disuso. Un paio di stanze, i bagni e la cucina verranno sistemate per voi. Sasuke»

 

La donna si voltò verso il moro, il quale scattò in piedi, attento a ciò che dovevano dirgli.

 

A Naruto venne quasi da ridere nel vedere la prontezza nell’altro nell’attendere ordini, come un cagnolino.

 

«Se ci saranno altre necessità di cui avrete bisogno, fammelo sapere e cercherò di provvedere.»

 

«Certo signora, grazie.»

 

«Ottimo. Partirete subito.»

 

«No, aspettate.»

 

Un kage alzò la mano, fermando tutti. La donna, che indossava una tunica blu, colore ripreso nel copricapo, sfogliò un fascicolo che aveva davanti.

 

«Nel rapporto dell’Uchiha c’è scritto, tra i segni particolari del soggetto, uno strano tatuaggio sull’addome. Mostramelo.»

 

Naruto sollevò uno sopracciglio e indirizzò uno sguardo enigmatico alla donna. Poi sospirando, alzò la maglia e la felpa.

 

La donna scese le scale e gli si piazzò di fronte, esaminandogli il tatuaggio.

 

«Un sigillo! Cosa nascondi al suo interno?»

 

Naruto fece il finto tonto.

 

«Nulla.»

 

«Avanti mostracelo.»

 

Il biondo alzò gli occhi al cielo, avvicinò una mano, per quanto possibile dalle catene, e sussurrò:

 

«Brisingr.»

 

Il solito bagliore e il manico cominciò a spuntare. Lo prese con entrambe le mani e la tirò fuori.

 

La kage lo osservò.

 

«Molti esorcisti di tipo Knight usano questo stratagemma per le proprie armi. Sguaina la spada.»

 

«E come dovrei fare, di grazia, con le mani incatenate?»

 

La donna lo guardò dubbiosa e rivolse uno sguardo verso gli altri quattro. Tsunade annuì e fece cenno alla guardia di togliergli le catene.

 

Quando ebbe i polsi liberi prese con una mano l’impugnatura e con l’altra tenne saldamente il fodero.

 

La sguainò lentamente e appena uscì un po’ di lama dal fodero, lui e la katana vennero avvolti dalle fiamme, come era successo nel vicolo.

 

Naruto tenne la spada e il fodero bassi in mano e si godette gli sguardi esterrefatti delle persone.

 

Tsunade battè le mani e scoppiò a ridere.

 

«Almeno sappiamo già che specialità sceglierà una volta Meister. Bene moccioso, riponi la tua arma. Bene, la seduta è sciolta. Potete andare tutti. »

 

Naruto ripose l’arma nel fodero e lo tenne in mano.

 

«Un momento. Potrei avere una custodia per la katana e tenerla a tracolla? Preferirei averla sempre sottomano. Non sono ancora così allentato e se dovessi difendermi velocemente, potrei non avere il tempo o l’occasione ti farla uscire dal sigillo.»

 

La donna annuì.

 

«Ti verrà recapitata al dormitorio. Sasuke, fermati. Devo parlarti.»

 

Mentre usciva dalla sala scortato, vide l’Uchiha avvicinarsi alla donna.

 

Chissà che cosa dovrà dirgli.

 

Fu portato fuori e una volta giunti in un grande cortile, si stiracchiò inspirando a pieni polmoni l’aria frizzante della sera. Guardando il cielo tinto di rosa per il tramonto, si chiese in quale avventura si era appena imbarcato, il fodero della spada ben stretto tra le mani.




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Capitolo 3
*** L'Accademia. ***


Buondì a tutti 🙂 Come avrete notato, sto cercando di mantenermi costante con gli aggiornamenti! Prima di lasciarvi al capitolo, volevo ringrazia tutti coloro che hanno inserito la storia nelle seguite/preferite/ricordate e soprattutto tutti quelli che hanno speso un po' del loro tempo per lasciare una recensione! Sapete che mi fa super piacere leggerle e rispondervi 👍🏽 Buona lettura 💕

RedFoxx


 

L'Accademia




Erano in macchina, diretti verso l’Accademia. Sasuke guidava e Naruto era seduto di fianco, la katana in grembo.

Si stavano dirigendo verso la periferia di Tokyo. Lungo la strada non vi era stata molto conversazione. Entrambi erano in silenzio a rimuginare sui loro pensieri. Il moro si era voltato spesso per vedere l’altro. Lo notò sempre con lo sguardo assorto, mortalmente serio in viso. Seguiva i ricami sul fodero con l’indice, ignaro degli sguardi che gli lanciava l’esorcista.

«Senti Naruto, toglimi una curiosità.»

Il biondo si fermò ed alzò lo sguardo, fissandolo in silenzio, attendendo il resto della frase.

«Perchè mai sei venuto a casa mia?»

Le labbra di Naruto si piegarono in un mezzo sorriso.

«Per sfotterti, chiaro! Ma a pensarci bene era meglio se me ne stavo per i fatti miei. Non pensavo sarebbe andata così»

«Tsk, dobe!»

«Dobe a chi?! Teme!»

Il ragazzo gonfiò le guance e mise su un broncio degno del peggior bambino.

Sasuke scoppiò a ridere e rimase con lo sguardo fisso sulla strada.

«Comunque tra un po’ siamo arrivati.»

Il resto del viaggio fu immerso nel silenzio.

 

 

 

 

20 minuti dopo, Accademia

 

 

 

Sasuke parcheggiò nel posteggio riservato agli insegnanti. Prese dal portabagaglio una borsa e una valigia e si incamminò, seguito a ruota da Naruto.

«é molto distante il dormitorio dalla scuola?»

«Non molto, tranquillo.»

Camminarono lungo il selciato, finché non giunsero di fronte all’entrata dell’Accademia. Una scalinata in pietra portava ad un immenso portone di legno massiccio, in quel momento aperto. Gruppetti di studenti erano seduti sui scalini o sul prato di fronte alla scalinata. Le porte erano varcate continuamente da insegnanti e ragazzi, indaffarati nelle loro faccende quotidiane.

Naruto osservava tutto con fare curioso, poi si rivolse al moro.

«Senti Sasuke, ma tutte queste persone sono esorcisti?»

«Oh no, sono studenti normali. Questa è una copertura, solo poche persone studiano per diventare esorcisti. In realtà questo è classificato come uno dei migliori istituti superiori prdivati del paese. Molte famiglie facoltose mandano i loro figli a studiare qua.»

«Capisco.»

«Tu, come tutti gli altri futuri esorcisti, seguirai le lezioni normali e anche quelle del corso speciale..»

«Che cosa?! Doppia scuola?»

Naruto era sconvolto! Già seguire le lezioni sarebbe stato noioso, seguirne il doppio sarebbe stata la morte.

«Be ovviamente! Essere un esorcista non è una scusa per essere una capra. Dato che hai 18 anni, come me, frequenterai l’ultimo anno.»

Il biondo sbuffò. Si sistemò meglio la tracolla sulla spalla.

«Forza, seguimi.»

I due ripresero a camminare. L’Accademia era posta al centro di un piccolo paesino, appena fuori dalla grande metropoli e aveva ogni genere di negozio. Gli studenti potevano alloggiare nei dormitori o in appartamenti, ma vi vivevano anche coloro che lavoravano nell’istituto e famiglie normali. L’accademia vera e propria era come un campus, con prati, dormitori, biblioteche, bar e la mensa.

Proseguirono, finché non incontrarono più nessuno lungo le stradine. Ora si trovavano ai margini del campus.

«Eccolo qua.»

Sasuke si fermò di fronte all’entrata di un edificio in evidente stato di abbandono. A molte finestre vi erano assi di legno e le erbacce crescevano rigogliose tutt’intorno.

Naruto arricciò il naso, titubante.

«E noi dovremmo dormire in questa catapecchia?»

«Dai muoviti, lamentone.»

Sasuke estrasse un mazzo di chiavi e aprì la porta principale. Dentro rivelò un piccolo atrio da cui partivano corridoi e scale.

«Noi saremo al secondo piano, dove ci sono le docce e la mensa adibita al dormitorio.»

Entrarono e l’ambiente si presentò meglio di quanto si aspettassero. L’aria sapevo di fresco e di pulito. Salirono al secondo piano.

Sasuke estrasse un foglio dalla tasca e lesse:

«Allora, Ovviamente dovendoti sorvegliare, saremo nella stessa stanza. La 14-b.»

«Be allora» Naruto lo precedette lungo il corridoio, cercando al stanza «Piacere di conoscerti, compagno di stanza.»

La coda guizzava a destra e a sinistra, seguendo il ridacchiare di Naruto.

Trovata la porta giusta, l’aprirono. La stanza era molto grande: vi erano due letti appoggiati nelle pareti opposte, due armadi e due scrivanie poste sotto le finestre.

Il biondo esaminò la stanza e corse alla finestra.

Fuori si vedeva il cielo scuro punteggiato da stelle. L’Accademia splendeva di mille lucine proveniente dalle varie stanze. Si poteva scorgere la vitalità di Tokyo anche da lì, all’orizzonte.

Si sistemarono sui due letti e Naruto osservò Sasuke mettere via i propri averi e ciò fece sorgere una domanda spontanea.

«Senti ma, io dovrò vestirmi con queste cose per tutta la mia vita?»

«Tranquillo baka, domani ti saranno portate un po’ di divise, almeno da avere un cambio. Poi prossimamente andremo a comprarti un po’ di vestiti.»

Sasuke prese una maglia e un paio di pantaloncini comodi e li lanciò al biondo.

«Intanto usa questi come pigiama.»

Il moro prese un asciugamo e il suo pigiama.

«Ora vado a lavarmi. Le docce sono in fondo al corridoio, sulla destra. I lavandini sono sul pianerottolo tra le scale, perché erano stati progettati per essere in comune.»

Detto ciò, prese sotto braccio i vestiti e uscì dalla stanza.

Naruto prese in mano la maglietta e strofinò la stoffa tra le dita. Era morbida e consumata, come se fosse stata lavata molte e molte volte. La mise da parte, con le braghette e si tolse la felpa. Si passò la mano sull’addome. Scorse la spada appoggiata sul cuscino, dove l’aveva lasciata.

In quell’arma vi è la fonte della mia vita. Se dovessero rubarmela e romperla, morirei.

Questo pensiero gli fece venire i brividi. La consapevolezza che la sua vita fosse confinata in un oggetto, lo fece sentire in trappola. Perso. Strinse il fodero fino a sbiancarsi le nocche, maledicendo l’artefice di quella situazione.

 

 

 

 

 

Il mattino dopo.

 

 

 

«Forza svegliati, baaaka!»

Si svegliò di soprassalto, un cuscino volatogli in faccia, lo stridio della sveglia e la voce del ragazzo.

«Teme, sono sveglio!»

Si mise a sedere sul letto, strofinandosi gli occhi non ancora abituati alla luce del giorno.

«Muoviti! É tre ore che ti chiamo. Vestiti, ti sono state portate tre divise e una volta vestito, raggiungimi in cucina per la colazione.»

Al solo menzionare del pasto, lo stomaco borbottò rumorosamente. Aveva già l’acquolina in bocca, tanto era affamato.

«Subito!»

Si fiondò fuori dal letto e aprì il suo armadio. Vide le divise e ne prese una. Era composta da pantaloni lunghi blu scuro, lo stesso della giacca, e una camicia bianca, completa di cravatta. Si vestì e poi si pose davanti lo specchio per fare il nodo alla cravatta. Incalzato dal rumore del suo intestino, lo sistemò alla bell’e meglio e si fiondò in direzione della cucina.

Era una piccola mensa, dove avrebbero dovuto mangiarci tutti coloro che dormivano in quel dormitorio. La stanza era piena di tavole e panche disposte ordinatamente e vide Sasuke seduto in quella più vicina al banco della cucina.

Gli si sedette di fronte e a vedere la colazione, gli si illuminarono gli occhi.

Vi erano una ciotola di riso e una di zuppa di miso, un delsalmone affumicato, sottaceti e tofu. Il tutto accompagnato da una tazza di tè verde fumante.

«Itadakimasu.»

Finita la colazione, portarono i piatti al bancone vuoto e uscirono dalla mensa.

Tornarono nella loro camera, dove Sasuke prese una valigetta. Naruto prese la spada.

«Insieme alle divise dovrebbero averti portato una custodia. Prova a vedere meglio nell’armadio.»

Naruto riaprì il mobile e notò con piacere una pratica custodia a tracolla rossa scuro. Vi infilò la katana, chiuse il tutto e se la mise in spalla.

«Questa mattina seguirai le lezioni normali.»

Gli porse una chiave dorata.

«Dopo il pranzo, dovrai raggiungere il corso speciale per esorcisti. Ti basterà infilare questa chiave nella toppa di qualsiasi porta, girare e aprirla per accedere alla sezione giusta.»

Naruto annuì e s’infilò la chiave nella tasca.

Gli porse uno zaino, blu notte con disegnato in grande sul davanti lo stemma della scuola.

«Qua dentro c’è lo stretto indispensabile, ovvero un astuccio e dei quaderni. I libri ti verranno portati oggi pomeriggio.»

Il biondo lo infilò sulla spalla libera.

«Ottimo. Andiamo. »

Uscirono dal dormitorio. Ad accoglierli l’aria frizzantina della mattina, il cielo azzurro pallido, appena rischiarato dal sole.

Seguirono il sentiero, giungendo infine all’entrata della scuola.

«Il tuo orario è inserito nel diario. Non so in che classe ti abbiano inserito. Forse nella mia o in una delle altre 4. Ora devo andare, a dopo.»

Si voltò e se ne andò salutando con la mano, lasciandolo in balia di sé stesso.

Naruto prese l’orario dallo zaino, piangendo quasi vide che aveva 4 ore, di cui due di letteratura giapponese e due di matematica, prima della pausa pranzo.

Purtroppo non aveva la benchè minima idea di dove fosse la classe, la 5-C.

Entrò nell’atrio della scuola, orario in mano. Dalla stanza enorme partivano tre scalinate, dirette in arti diverse dell’edificio. Due corridoi laterali portavano a zone diverse del piano terra. Vi erano studenti ovunque a gruppetti o da soli, che chiacchieravano o che si avviavano nelle aule. Vide la segreteria degli studenti, ma avvicinandosi si accorse che era chiusa. Sconsolato, si sistemò la tracolla della katana sulla spalla che stava cadendo.

Vide una ragazza, con i capelli rosa, camminare vicino a lui diretta verso le scale a destra. La fermò, avvicinandosele.

«Scusa.»

La ragazza si fermò, i libri in braccio.

«Ci conosciamo?»

Naruto si grattò impacciato la nuca.

«No, sono nuovo e non so dove sia la mia aula. La 5-C, sapresti indicarmi dove si trova?»

«Oh, benvenuto! La 5-C è di fianco alla mia aula, la 5-D. Seguimi, ti mostro dove si trova.»

«Grazie, sei molto gentile.»

Si mise al fianco della ragazza, seguendola. Imboccarono la scalinata destra, fino a giungere in un grande corridoio, puntellato di porte.

«Quindi sei nuovo. Dove andavi a scuola prima? In una privata, come questa?»

«Oh si, andavo… a Kyoto!»

«Ah capisco! Come si chiamava? Una mia amica frequenta una scuola privata a Kyoto, magari la conosci.»

Naruto, in difficoltà, non sapeva come rispondere.

«Ah no, non credo, ce ne sono così tante di scuole a Kyoto.»

Fece una risatina nervosa grattandosi la nuca, sperando che l’interrogatorio finisse lì.

Dopo aver svoltato prensero altre scale e dopo aver attraversato un paio di corridoi, giunsero nelle aule. Ovviamente lungo il percorso le domande della ragazza non si erano placate. La questione si fece spinosa quando gli chiese cosa avesse nella custodia a tracolla. Si inventò che partecipava ai corsi di kendo e che non voleva separarsi mai dalla sua shinai.

Davanti alle porte si presentarono.

«Grazie mille per l’aiuto. Mi chiamo Naruto Uzumaki. Tu sei…?»

«Sono Sakura Haruno, piacere di conoscerti. Se hai bisogno di qualsiasi cosa, chiedimi pure. Buona lezione.»

La ragazza entrò nella sua aula, sorridendogli.

Che ragazza gentile.

L’aula era molto grande, con enormi finestre che inondavano di luce la stanza. Dei tavoli singoli erano a disposizione di ogni studente. Si vedeva che quella scuola era per ragazzi provenienti da famiglie benestanti. Tutto rispettava dei standard molto alti.

Dopo aver dovuto presentarsi davanti a tutta la classe (che imbarazzo!) seguì le quattro ore di lezione.

All’ora di pranzo si trascinò stanco e affamato fuori dalla classe. Si rese conto di non avere però dei soldi per comprarsi da mangiare. Nel corridoio affollato di studenti, vide la ragazza di quella mattina, Sakura, che parlava con un’altra.

Si avvicinò alle ragazze.

«Ciao Sakura.»

La rosa si voltò, sorridendogli appena lo riconobbe.

«Ciao Naruto! Ino, lui è Naruto. È nuovo e si è appena trasferito da Kyoto.»

«Piacere di conoscerti, sono Ino Yamanaka.»

«Piacere mio. Sapete dove posso trovare Sasuke?»

Le due ragazze si guardarono, sgranando gli occhi.

«Sasuke? Quel Sasuke? Sasuke Uchiha?»

Naruto si sentì inspiegabilmente a disagio.

«Si, sapete dove posso trovarlo?»

Ino lo prese per un braccio.

«Lo conosci? Allora è davvero famoso come pensavamo, se ha ammiratori perfino a Kyoto.»

Il biodo liberò il braccio. La cosa si stava tirando per le lunghe e il suo stomaco richiedeva attenzioni.

«Non sono un ammiratore, è mio amico. Sapete dirmi dove si trova o no?»

«Ma certo!»

Lo presero ognuna per un braccio e lo trascinarono lungo i corridoi, fino a giungere ai tavolini posti sul prato fuori dal bar. Videro Sasuke seduto ad uno di questi, intento a leggere un libro. Si diressero verso il ragazzo come un treno, trascinando il biondo.

«Sasuuuuke-kun!»

Il moro si girò riconoscendo dalla voce chi fosse a scocciarlo. Sorpreso fu invece di vedere Naruto tra le grinfie di quelle due.

«Ti abbiamo portato il tuo amico. Ti cercava.»

Sasuke sospirò appena, convinto che non avrebbe potuto continuare la sua lettura in santa pace. Chiuse il libro con uno scatto e si alzò, prese il biondo per un braccio e trascinandoselo via, disse alle due ragazze:

«Grazie ragazze.» Dileguandosi prima che avessero il tempo di parlare o di rincorrerlo.

«Hei teme, lasciami! So camminare benissimo da solo!»

Quando si furono allontanati, si fermarono in uno dei tanti prati che circondavano il campus.

«Che scocciatrici! E tu con loro! Cosa ti serve?»

Lo stomaco di Naruto in quel momento borbottò e il biondo si indicò la pancia guardando Sasuke in modo eloquente, come se non ci fosse bisogno di rispondere.

«Giusto! I soldi per il pranzo.»

Prese un a banconota dal portafoglio e gliela porse.

«Tieni. Ricordati che tra mezzora hai il corso speciale.»

«Se se...»

Naruto era troppo impegnato ad immaginare ciò che avrebbe potuto mangiare con quei soldi.

Corse alla mensa, ma solo dopo capì quanto per ricchi fosse quella scuola. Con i soldi che gli aveva dato Sasuke, fuori da quell’accademia avrebbe pranzato due volte. Lì, potè permettersi un misero toast, con formaggio e prosciutto.

Non pienamente soddisfatto, buttò il tovagliolo nel cestino e cercò un luogo appartato dove ci fosse una porta, in modo tale da raggiungere il corso.

Dovrò ricordami di chiedere come procurarmi dei soldi, altrimenti qua morirò di fame.

Giunse in un corridoio deserto e dopo aver controllato che non ci fosse nessuno, infilò la chiave dorata nella serratura e girò, sentendo lo scatto. L’aprì e rimase sorpreso. L’ambiente era totalmente diverso. Non era luminoso come il resto della scuola. Non vi erano finestre e il corridoio era illuminato da lampade poste sulle pareti a intervalli regolari. Queste ultime era dipinte di un bordeaux scuro, colore ripreso nel pavimento a scacchi nero.

Si richiuse la porta alle spalle. Poco più in là nel corridoio vide una porta aperta, da cui sentiva provenire delle voci. Vi entrò e subito vide che vi erano una decina di persone, seduti sparsi nell’aula.

Si sedette in un banco vuoto in prima fila, sulla sinistra. Appoggiò la katana sulla sedia di fianco e i gomiti sul banco. Non fece in tempo ad analizzare meglio i presenti che Sasuke entrò nell’aula, la valigetta ben salda in mano.

L’appoggiò sulla cattedra e si presentò alla classe.

«Salve a tutti. Io sono Sasuke Uchiha. So che siamo coetanei e fuori di qui frequentiamo gli stessi corsi, ma quando siamo al corso speciale, dovrete chiamarmi professore. Sono esorcista di livello medio, 1° classe e sarò il vostro insegnate di Farmacologia Anti-Demone. Benvenuti al corso speciale per esorcisti.» 




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Capitolo 4
*** La prima lezione. ***


Vi avevo avvertiti! Vi avevo detto che sarei stata in ritardo negli aggiornamenti 😂 Perdonatemi, ma sono un caso perso! Comunque ecco qua il quarto capitolo! per la vostra gioia (spero) sto già lavorando al quinti capitolo :) Vorrei ringraziare tutti coloro che ogni volta usano un po' del loro tempo per recensire e coloro che hanno messo questa storia nelle seguite, preferite, ecc... Vi lascio al capitolo, buona lettura 😬 

RedFoxx


 

La prima lezione




Uno ad uno i ragazzi in aula si presentarono.

 

«Sono Sakura Haruno.»

 

Era la stessa ragazza che l’aveva aiutato e quando si sedette, si alzò la sua amica bionda.

 

«Io sono Ino Yamanaka.»

 

Si alzò un ragazzo dall’aria annoiata e una strana acconciatura ad ananas.

 

«Shikamaru Nara.»

 

Dietro di lui erano seduti un ragazzo e una ragazza, molti simili. Entrambi avevano lunghi capelli scuri e occhi incredibilmente chiari, tanto da sembrare ciechi.

 

«Neji Hyuga»

 

La ragazza si alzò, tormentandosi le mani per la timidezza.

 

«Hinata Hyuga»

 

Si alzò il ragazzo seduto dietro i due. Era castano e aveva due segni rossi a forma di triangolo su entrambe le guance che gli donavano un’aria bizzarra

 

«Io sono Kiba Inuzuka.»

 

Dichiarò con un gran sorriso e poi toccò alla sua compagna di banco, una ragazza, i capelli raccolti in due morbidi chignon.

 

«Tenten Tamura.»

 

Quando Tenten si sedette, si alzò il ragazzo seduto un paio di banchi dietro a Naruto. Aveva capelli rossi e occhi color verde acqua e un ideogramma tatuato sulla fronte che significava “amore”.

 

«Gaara Sabaku.»

 

Naruto si accorse che era rimasto solo lui, quando vide che tutti nella stanza lo osservavano, e si affrettò ad alzarsi.

 

«Naruto Uzumaki.»

 

Sasuke annuì compiaciuto e battè una volta le mani per attirare l’attenzione di tutti.

 

«Ora che ci siamo presentati tutti, passiamo alla prossima questione. Quanti di voi hanno già avuto la mashou?»

 

Ino, Shikamaru, Kiba e Gaara alzarono la mano.

 

Naruto, non sapendo cosa significasse, chiese spiegazioni.

 

«Cosa sarebbe?»

 

Sasuke spiegò a beneficio di tutti.

 

«Mashou è un termine buddista e letteralmente significa “ostacolo demoniaco”. Chiunque desideri diventare un esorcista, deve passare il mashou. Normalmente le persone non vedono i demoni. Acquisiscono questa abilità dopo esser venuti a contatto fisico con un demone, tramite una ferita o una malattia. Dopo li si vedranno per il resto della vita. Chiunque di voi non li veda, non si preoccupi, rimediamo subito.»

 

Il moro aprì la valigetta, dopo averla posta sulla scrivania ed estrasse una fiala piena di un liquido scuro, quasi nero.

 

«Questa è sangue di Goblin, un demone non troppo pericoloso. È stato reso innocuo, quindi non vi farà venire malattie nè nulla. Serve solo per il mashou. Coloro che devono farlo, vengano qua alla cattedra.»

 

I ragazzi si alzarono e si misero in fila. Sasuke fece cadere poche gocce sulle loro mani, che a contatto con la pelle sfrigolarono e fecero salire un filo di fumo.

 

Ino, seduta nella fila di banchi di fianco a Naruto, si sporse e gli chiese.

 

«Tu non vai?»

 

Il biondo la guardò preso alla sprovvista e si affrettò a rispondere.

 

«Ah no, i demoni li vedo, solo che non sapevo cosa significasse mashou.»

 

«Ah si? E cosa ti è successo? Io ho avuto una malattia demoniaca da piccola.»

 

Naruto si grattò la nuca e ridacchiò nervoso.

 

Io sono mezzo demone, quindi ovvio che li veda.

 

«Si si, anch’io. Brutta roba, sono stato malissimo. Mi sono riempito di bolle.»

 

Fortunatamente per lui, Sasuke mise fine alla conversazione.

 

«Allora, oggi vi spiegherò un po’ come funziona il mondo degli esorcisti. Voi ora sei livello Page, ovvero i gradino più basso nella gerarchia. Siete studenti, quindi dovrete imparare le basi dell’esorcismo e della demonologia. Ci sarà un esame e se lo supererete, diventerete Exwire. Durante questo primo periodo, cercate i capire quale disciplina Meister potrebbe essere più nelle vostre capacità. Una volta diventati Exwire, studierete più a fondo la o le discipline scelte e dovrete superare un esame, per acquisire il titolo di Meister in data abilità. Dopo di che ci sono vari livelli, fino ad arrivare alla carica più alta, che sarebbe il Santo Paladino. Queso titolo viene dato ad una persona alla volta ed è, di norma, l’esorcista più forte di tutti.»

 

Sakura alzò la mano.

 

«Cosa si può scegliere come Meister?»

 

«Ottima domanda. Vi sono cinque differenti discipline: Knight, Dragoon, Aria, Tamer e Doctor. Ogni disciplina ha un determinato stile di lotta. I Knight combattono con le spade; i Dragoon padroneggiano le armi moderne, come pistole, fucili ecc. Chi sceglie come via Aria, userà i versi delle scritture sacre per sconfiggere i demoni. Per scritture sacre non intendo solo la Bibbia, ma anche scritture buddiste o comunque di qualsiasi religione e credo. Ogni demone ha dei versi che sono per lui mortali. I Tamer, invece, evocano e controllano dei demoni che combattano per loro. È rischioso però perché se la volontà dell’esorcista vacilla o i demoni sentono che non riesce più a sottometterli, gli si ritorceranno contro. Essere Tamer è un’abilità innata dell’individuo, non tutti possono farlo. I Doctor invece usano erbe e rituali per curare le ferite causate dai demoni.»

 

Ino alzò subito la mano.

 

«Professore, lei che Meister ha?»

 

«Io sono meister in Dragoon e Doctor.»

 

Naruto sentì le due ragazze bisbigliare.

 

«Sakura, ha due Mesiter! É difficilissimo, di solito si riesce a specializzarsi in uno solo.»

 

«Ino cosa ti aspettavi? É Sasuke-kun! Ovvio che lui è il migliore.»

 

Subito dopo ridacchiarono.

 

Naruto tornò a guardare Sasuke con una sorta di ammirazione. Il moro stava rispondendo ad una domanda di Hinata

 

Due specializzazioni. Avevo sentito che era bravo, ma non credevo così tanto.

 

«Continuiamo. Dopo Exwire, vi è il livello basso di 2° classe e di 1° classe. Seguono i livelli medio e l superiore, sempre di 2° e 1° classe e poi Arc Knights, che sono i quattro esorcisti migliori, subito dopo il Santo Paladino. Prima che me lo chiediate, io sono esorcista di livello medio, 1° classe. Ogni volta che vorrete accedere al livello successivo, dovrete superare un esame. Vi verrà dato, una volta diventati Exwire, un tesserino identificativo, dove verranno riportati i vostri dati e il vostro livello. Verrà aggiornato ogni volta che raggiungere un nuovo livello.»

 

Si avvicinò alla cartina geografica appesa di fianco alla lavagna.

 

«Coloro che controllano e prendono decisioni per il mondo degli esorcisti sono i cinque Kage. Ogni Kage controlla un determinato territorio. Per comodità, si sono divisi per continenti: Eurasia, Africa, Oceania, America e Antartide. La sede ufficiale è al Vaticano, nella città di Roma, in Italia.»

 

Sakura alzò nuovamente la mano e interruppe Sasuke.

 

«Ma i demoni vivono sulla Terra con noi?»

 

«Si e no. Nel senso, Gehenna o Infero, è il mondo del nulla, mentre Assiah è il mondo materiale. I due mondi sono come uno specchio, uno il riflesso dell’altro, ma solitamente non entrano in contatto. I demoni possono manifestarsi solo prendendo possesso di oggetti, animali e persone. Però non tutti possono. Satana, il capo di Gehenna, non può. I Biju riescono a possedere un corpo umano per pochissimo tempo. Ricordate che non sono semplici demoni. Possono essere considerati come il capo e i nobili di Gehenna. Il loro potere è grande, un corpo normale riesce a sopportarlo per poco tempo, dopo il quale sarebbe consumato dalla mole di questa forza. Per farlo, servirebbe loro un corpo “speciale” si potrebbe dire, in grado di non logorarsi.»

 

Naruto, assorto, abbassò lo sguardo sulle sue mani, che in quel momento stringevano con forza la custodia contenente Brisingr. Solo in quel momento realizzò pienamente ciò che significava.

 

Per questo, Kurama, mi hai fatto sopportare tutto ciò.

 

Sentì un’incredibile rabbia montare in lui, tanto che si costrinse a fare respiri profondi per calmarsi.

 

Sasuke vide il cambiamento nel comportamento di Naruto e si appuntò di chiedergliene il motivo, più tardi.

 

«Ora ragazzi, vorrei solo dirvi una cosa: questo è un percorso difficile da intraprendere. Se avete un motivo che vi ha spinto ad intraprenderlo e avete un obiettivo, credeteci fermamente. Vi aiuterà nei momenti più difficili. Prima di andare però, vi consegno il libro di questo corso.»

 

Prese una borsa, nascosta finora dietro la cattedra. Ne estrasse dei libri che appoggiò in una pila ordinata sulla superficie del tavolo.

 

«Uscendo prendete uno. Ci vedremo nei prossimi giorni.»

 

I ragazzi si alzarono, il grattare selle sedie sul pavimento riempì la stanza.

 

«Naruto aspetta. Siediti.»

 

Tutti si voltarono verso l’interpellato, che si sedette nuovamente., imbarazzato dell’improvvisa attenzione.

 

Sguardi curiosi gli furono lanciati dagli altri mentre sfilavano davanti la cattedra per prendere un libro a testa e uscire dalla classe.

 

Quando rimasero solo loro due, Sasuke sospirò, chiudendo con uno scatto, la sua valigetta.

 

«Che succede, carceriere?»

 

All’esorcista scappò un sorrisetto a quell’appellativo.

 

«Qualcuno deve parlarti.»

 

Naruto annuì con il capo. Tornò a fissare la custodia in stoffa, tormentandola con le mani.

 

Sasuke si alzò dalla sedia e andò davanti la cattedra, appoggiandovisi. Incrociò le braccia al petto. Adesso che era in piedi, vide cosa faceva Naruto, prima nascosto dal banco. Vide quanto fosse serio e pensieroso in viso, cambiando espressione ogni tanto, quando un’emozione in particolare prevaleva sulle altre.

 

«Senti, Naruto.»

 

Il biondo alzò il capo, attendendo cosa l’altro volesse dirgli.

 

«Riguardo a prima, volevo chieder...»

 

«Professor Uchiha!»

 

Entrambi si voltarono verso la porta d’ingresso.

 

«Kage.»

 

Tsunade era alla porta e guardò prima uno e poi l’altro.

 

«Naruto, dobbiamo parlare seriamente.»

 

Il ragazzo annuì e appoggiò le braccia sul banco, la spada ancora in grembo.

 

«Devi spiegarci la tua storia, dall’inizio. Dobbiamo capire e inquadrare la tua situazione al meglio.»

 

Il biondo sospirò.

 

«Va bene.»

 

Sasuke si fece improvvisamente interessato.

 

«Di essere un mezzo demone, lo so da poco più di un anno. Prima, la mia vita era totalmente normale. Minato Namikaze e Kushina Uzumaki erano i miei genitori. O almeno, così pensavo. Eravamo una famiglia normalissima, non vedevo i demoni. Una notte, delle persone si sono introdotte in casa nostra. La notte più brutta della mia vita.»


 

 

Flashback

 

 

Minato e Kushina erano inginocchiati a terra. Naruto era tenuto fermo da due persone e continuava a divincolarsi. Erano un gruppo di sei persone e quattro avevano le armi puntate addosso ai suoi genitori. Erano strane, quelle persone. C’era qualcosa di sbagliato, ma non si sapeva spiegare cosa.

 

«Il ragazzo, ci vede?»

 

«No» gli rispose suo padre.

 

Quello che glielo aveva chiesto annuì. Estrasse una fialetta contenente del liquido nero.

 

Gli si avvicinò e Naruto si divincolò più forte, il panico che cominciava ad invaderlo, ma la presa degli alti due era troppo salda.

 

L’aprì e lasciò cadere un po’ di gocce sulla pelle del ragazzo. Sentì del fastidio dove erano cadute, ma quando alzò lo sguardo per chiedere cosa fosse, rimase pietrificato. Gli uomini della banda ora mostravano delle corna caprine sul capo e delle code.

 

Non sapeva cosa pensare. Non poteva essere. Forse aveva le allucinazioni. Sembravano i mostri raffigurati dei dipinti

 

«Ora puoi vedere la nostra vera forma, signorino. Kurama ci ha ordinato di portarti con noi. Ma prima, uccideremo questi patetici umani.»

 

Naruto sgranò gli occhi per l’orrore, quando vide che due uomini spararono al petto dei suoi genitori, che senza avere il tempo di emettere un fiato, si accasciarono a terra.

 

Rimase a bocca aperta, incredulo. I due che lo tenevano, lo fecero voltare verso la porta d’ingresso e cominciarono a camminare.

 

«Forza andiamo, Kurama vuole incontrare la sua preziosa prole.»

 

Sentì la sorpresa svanire e la rabbia crescere.

 

«Lasciatemi...»

 

disse con meno convinzione di quanto avrebbe voluto.

 

Sentiva ancora nelle orecchie lo scoppio degli spari.

 

«Forza muoviti ragazzino, non abbiamo tutti il giorno!»

 

«Ho detto...LASCIATEMI!»

 

Come urlò, liberò tutta la rabbia che provava e inaspettatamente, fiamme cremisi avvolsero lui e i sei uomini. I due che lo tenevano lo mollarono subito, in preda a grida di dolore. Quando vide che anche lui era avvolto dalle fiamme, si spaventò e con le mani, stupidamente, cercò di togliersi il fuoco di dosso. Successivamente si rese conto che non sentiva dolore, non sentiva bruciore. Si voltò giusto in tempo per vedere i sei bruciare e polverizzarsi.

 

Un silenzio irreale scese nell’abitazione. I corpi dei suoi genitori giacevano vicini, macchie rosse sui petti. Il pavimento del salotto era ricoperto di cenere.

 

Le fiamme si spensero anche su di lui. Si inginocchiò di fianco ai corpi di Minato e Kushina. Vedendoli così, immobili, realizzò a pieno ciò che era successo.

 

Morti.

 

Gli si riempirono gli occhi di lacrime e cominciò a piangere, senza ritegno. Prese la mano di sua madre e se la portò al petto. Pianse tanto da farsi mancare il respiro e il naso e le labbra cominciarono a pizzicargli. Si costrinse, per quanto gli fosse possibile, a prendere dei respiri profondi. Quando si fu calmato abbastanza, lasciò la mano di Kushina. Diede un bacio sulla fronte ad entrambi, si diresse all’ingresso, prese la giacca e uscì di casa, correndo in strada.

 

Sentiva il bisogno di correre, di annullarsi nella fatica. Corse perché voleva allontanarsi da quella tragedia, dalla fine della sua vita. Corse perché tutto ciò che era successo non aveva senso.

 

 

Fine flashback.

 

 

«Poco dopo, Kurama mi trovò nuovamente. Mi disse che era il mio vero padre, che aveva fecondato un ovulo di mia madre a sua insaputa. Da quella volta, sono cambiato. L’ho notato mentre viaggiavo per il mondo. Ho acquisito una forza straordinaria, i mie sensi si sono acuiti e se mi ferisco, guarisco molto velocemente. Gli unici poteri che si sono manifestati sono le fiamme, ma non so controllarle ancora bene. So solo che devo stare attento alle mie emozioni e non perdere il controllo. Mi sono sempre chiesto il perché di tutto ciò, ma dopo ciò che hai detto oggi, Sasuke, non ho dubbi.»

 

Naruto finì di raccontare, serio in viso. Gli occhi azzuri, leggermente lucidi al ricordo dei suoi, si volsero verso i due, per vedere le loro reazioni.

 

Tsunade lo stava studiando, cercando di cogliere ogni minimo particolare. Sasuke lo osservava con una luce strana negli occhi.

 

«Vuole il tuo corpo.» sussurrò Sasuke.

 

La donna annuì.

 

«Essendo un mezzo demone, il tuo corpo non è completamente umano e quindi dovrebbe sopportare facilmente il suo potere. Kurama vuole manifestarsi nella sua piena potenza su Assiah.»

 

Naruto li guardò, non sapendo cosa dire. Vide che entrambi guardavano un punto senza realmente vederlo, persi nei loro pensieri. Poi Sasuke si riscosse e chiese ad entrambi:

 

«E come mai non è ancora successo? Mi spiego, anche se non riuscivi a vedere i demoni, comunque lo sei sempre stato per metà e sempre lo sarai. Ergo, avrebbe potuto possederti in qualsiasi momento della tua vita.»

 

«Uchiha, non nel territorio dell’Accademia. Il perimetro è controllato da protezioni. Nessun demone, di nessuna specie può entrare, a meno che non sia qualcuno dall’interno a farlo entrare. Ma fuori di qua… Naruto, sai spiegarcelo?»

 

Il biondo annuì e fece uscire dalla camicia una collanina, alla quale era attaccato un ciondolo rettagolare azzurro, come i suoi occhi.

 

Tsunade gli si avvicinò ed esaminò la pietra con occhio critico.

 

«Dove lo hai preso?»

 

Naruto alzò le spalle.

 

«Non ne ho idea. Ce l’ho da quando ne ho memoria. Mia madre un giorno mi disse che me lo aveva regalato un lontano zio.»

 

La donna si rivolse a Sasuke.

 

«Uchiha, tu hai capito cos’è, vero?»

 

L’esorcista annuì, un’ombra di comprensione sul viso.

 

«é un manufatto incredibilmente raro. Impedisce ai demoni di prendere possesso del corpo di chi lo indossa. Non ne ho mai visto uno, pensavo fossero andati rotti tutti.»

 

«Esattamente. Forse ho un’idea di chi potrebbe avertelo dato. Dovrò fare una telefonata. Comunque Naruto bada bene. Non dovrai mai manifestare la tua vera natura in classe. Vorrei ricordarti che oltre ai cinque Kage, coloro che sanno chi sei realmente, si possono contare sulle dita di una mano. Letteralmente. Non tutti sarebbero d’accordo con la decisione presa. Ricordati che non tutti sono tolleranti. Kurama ha ucciso molte persone, lasciando una scia di rancore e di rabbia non indifferente. Se già i demoni ti danno la caccia, figurati se ci si aggiungono alcuni esorcisti. Quindi, non estrarre la spada in presenza di altri studenti per nessun motivo. Per finire, tieni sempre la collana. Nel perimetro dell’Accademia puoi anche toglierla, ma se esci di qua, indossala.»

 

«E se vengo attaccato? Se devo difendermi? Mi lascio uccidere? Almeno tutti questi problemi si risolverebbero.»

 

«Finchè sei all’interno dell’Accademia, non ti succederà nulla. Inoltre ci sono i professori a proteggere te e gli altri studenti. Tu impegnati in tutte le discipline che ti verranno insegnate. Non dovresti contare unicamente sulle tue fiamme.»

 

«Lo farò.»

 

Sasuke liberò le braccia e strinse il bordo della cattedra, ai lati del suo corpo.

 

«Ma quindi quella? Da dove salta fuori?»

 

Tsunade, spostò il peso sull’altro piede e incrociò le braccia, sotto il seno.

 

«Giusto. Mentre Uchiha ti cercava, non l’avevi mai mostrata.»

 

Naruto diede un rapido sguardo alla spada ancora sul suo grembo.

 

«Infatti ce l’ho da poco. Gentile omaggio di Kurama.»

 

«Non essere così sibillino, spiegati meglio.»

 

Naruto spiegò ai due la discussione avuto a Gehenna con Kurama.

 

Sasuke scosse la testa.

 

«Tu avresti un anno per decidere? Perché non subito? Che senso ha? Se tu scegliessi umano, non potrebbe può avere il suo lasciapassare per Assiah.»

 

«Quante domande! Non lo so. Non so cosa dire. Non so le sue intenzioni e sinceramente non le voglio neanche sapere per il momento.»

 

La donna li guardò entrambi. Uchiha aveva la fronte corrucciata e poteva sentire fino a lì i pensieri che scorrevano veloci e gli ingranaggi del suo cervellino. Il biondo invece aveva un’espressione indecifrabile e guardava il moro in attesa di ipotesi o rivelazioni di qual si voglia genere.

 

Che coppia di svitati.

 

«Be ragazzi, non ha senso arrovellarsi con questi pensieri in quel momento. Ci penseremo con calma. Un motivo ci dovrà pur essere. Ora scusate, ma ho da fare»

 

Tsunade si diresse alla porta, ma prima di uscire, si voltò nuovamente.

 

«Ah Naruto! So che hai avuto problemi per il pranzo.»

 

Gli lanciò una tessera, che il ragazzo prese al volo.

 

«Con quella potrai prendere qualsiasi cosa dalla mensa, basta che la mostri alla cassiera. Altrimenti, se preferisci, puoi acquistare gli ingredienti al supermercato e usufruire della cucina nel vostro dormitorio. Bene, ora è davvero tutto. Buona giornata, ragazzi.»

 

I due la salutarono e rimasero da soli nell’aula.

 

Sasuke prese la sua valigetta e gli porse l’ultimo libro rimasto sulla cattedra, quello destinato a lui. Naruto lo prese e si affrettò a riporlo nello zaino, insieme alla tessera.

 

«Se dici, siamo in tempo per fare un salto al supermercato e comprare qualcosa.»

 

«Va bene Teme, ma ti avverto: sono un mezzo disastro in cucina! Dovrai pensarci tu!»

 

L’esorcista ridacchiò. Chiuse la porta e tirò fuori un mazzo di chiavi, cercando quella giusta.

 

«Va bene dobe!»

 

 

Lasciate una recensione e ditemi cosa ne pensate :)

 

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Capitolo 5
*** Ramen ***


Ciao a tutti! Scusate per il ritardo, ma vi avevo avvisati all'inizio :) purtroppo è un periodo dove sono abbastanza presa e una sera per non lasciarvi per troppo tempo soli ho scritto questo capitolo. Buona lettura,

Redfoxx


 

Ramen


I due ragazzi tornarono al loro dormitorio, dopo esser passati al supermercato. Sasuke vide la tristezza di Naruto nell’aver ricordato la morte dei suoi genitori. Gli diede una gomitata leggera, giusto per attirare la sua attenzione.

 

«Ti capisco. Anche i miei genitori sono morti.»

 

Naruto, sorpreso da quella rivelazione, si voltò verso l’altro. Non se l’aspettava. Si immaginava la vita di Sasuke perfetta, quindi che comprendesse una bella famiglia.

 

«D-davvero? E come sono morti?»

 

L’indelicatezza del biondo lo fece sorridere.

 

«Te lo racconterò un altro giorno.»

 

Arrivati in dormitorio, Sasuke si diresse nella cucina della mensa, mentre Naruto annunciò che si sarebbe fatto una doccia.

 

L’esorcista stava cucinando una frittata, quando sentì la porta aprirsi. Vedi il biondo entrare a petto nudo e avvicinarglisi, con una delle sue magliette in mano.

 

«Senti Sasuke, potresti prestarmela? Domani nella pausa pranzo vado a prendere qualche vestito.»

 

Il moro vide che aveva ancora i capelli bagnati e le guance arrossate per la doccia calda. Notò aveva un fisico più muscoloso di quanto la divisa lasciasse intendere. Il suo sguardo tornò su, all’altezza degli occhi azzurri dell’altro. Sperò che l’altro non si fosse accorto dell’occhiata.

 

«Certo, fai pure. Domani se vuoi ti accompagno e mangiamo qualcosa in centro.»

 

La coda di Naruto guizzò ad accompagnare il sorriso del ragazzo, che lo ringraziò. Si mise la maglia e si avvicinò ulteriormente, per vedere cosa stesse cucinando.

 

«Cosa stai preparando?»

 

«Una frittata con zucchine. Intanto controlla che il riso sia pronto.»

 

«Parlando di cibo, domani in centro andiamo a mangiare ramen?»

 

«Ramen? A me non piace tanto sinceramente.»

 

Naruto sgranò gli occhi e lo guardò come se avesse detto la peggiore delle parolacce. Si portò platealmente una mano la petto, come a simulare un malore per la sorpresa.

 

«Cosa odono le mie orecchie? Che eresia hai osato dire, bestia di Satana!»

 

Gli puntò un dito contro, con fare inquisitorio. Sasuke alzò un sopracciglio, le bacchette per girare la frittata sospese per aria.

 

«Guarda che qua tra i due sei tu la bestia di Satana. Anzi, di Kurama preciserei. Ora smettila e controlla il riso. Domani quando sarà il momento, decideremo.»

 

Naruto assottigliò gli occhi con fare circospetto e curvò la bocca mostrando profonda delusione. Controllò comunque il riso, assaggiandone un po’.

 

«é pronto!»

 

«Anche la frittata. Mangiamo.»

 

Tagliò la frittata a metà e la divise in due piatti, uno dei quali lo porse al biondo e si sedettero ad un tavolo. Mangiarono e stranamente chiacchierarono, con tranquillità. Anzi, Naruto parlava della giornata scolastica, delle impressioni dei nuovi compagni e di cosa avrebbe comprato il giorno dopo. Sasuke lo ascoltava, intervenendo raramente. Finito di mangiare, tornarono nella loro stanza. Il moro accese la lampada della sua scrivania e cominciò a fare i compiti.

 

Naruto si stese sul suo letto, osservando il soffitto bianco. Stufo, si voltò verso l’altro ragazzo. Lo notò concentrato, una molletta a trattenere le ciocche che altrimenti gli sarebbero state davanti gli occhi. Portava anche un paio di occhiali e glielo fece notare.

 

«Da quando porti gli occhiali? Non te li ho mai visti addosso.»

 

Sasuke gli rispose, senza staccare gli occhi dai fogli.

 

«Perché non mi hai mai visto studiare.»

 

«Mmm.»

 

Naruto inclinò la testa, come un animale curioso. La coda si muoveva sinuosa mentre lo studiava. Sasuke era discretamente muscoloso, sicuramente dovuto agli allenamenti e alle numerose missioni. Il profilo era armonioso e il viso aveva tratti decisi, ma eleganti. Non faticava a credere che le ragazze fossero innamorate di lui.

 

«Ti stanno bene».

 

Giunse alla conclusione il biondo. L’altro continuò a scrivere, il grattare della penna sui fogli che riempiva i silenzi della conversazioni.

 

Il biondo si accasciò sul letto, facendo un sospiro molto rumoroso. Si stava annoiando terribilmente lì, così decise di stuzzicarlo un po’. Si tirò su a sedere, le braccia tese dietro di lui a sostenerlo e gli rivolse un ghigno malizioso.

 

«Ti fanno più...sexy.»

 

La mano di Sasuke si bloccò, la penna sospesa sul foglio. Lentamente si girò a guardare l’altro. Non sapeva come ribattere. Non si sarebbe mai aspettato un’uscita del genere da quello che era, fino a pochi giorni prima, il suo obiettivo da catturare. Illuminato scarsamente

 

«Suvvia Sasuke, che reazione spropositata per un complimento!»

 

Sbuffò quando lo vide tornare a concentrarsi sui libri.

 

«Credo che andrò a fare una passeggiata.»

 

Con un balzò saltò giù dal letto e afferrò la custodia con Brisingr, che mise sulla spalla. Si alzò la maglia per arrotolare più comodamente la coda sul petto.

 

«No, fermo.»

 

Naruto si voltò per guardarlo, immobile, tenendo ancora gli indumenti e la coda bloccata a metà giro.

 

«Dimmi.»

 

«Non puoi uscire.»

 

«Perché mai? Giuro che non esco dal perimetro. Parola di demone.»

 

Alzò la mano destra, mostrando le tre dita, come il gesto scout. L’espressione di pura innocenza che gli si dipinse in volto fece insospettire Sasuke.

 

«Devi fare i compiti anche tu. Inoltre sono il tuo sorvegliante, non devi allontanarti da me.»

 

Il biondo abbassò le mani, un guizzò di fastidio sfrecciò nei suoi occhi.

 

«Senti, quando ho accettato il patto, non avevano detto però che avrei fatto una vita da recluso. Ho diritto ai miei spazi! Mi seguirai perfino in bagno?!»

 

Il tono ironico fece arrabbiare Sasuke, che si alzò per fronteggiarlo meglio.

 

«Credi forse che io mi diverta a tenerti d’occhio sempre? Anch’io avevo i miei ritmi, ma gli ordini dei Kage non si discutono.»

 

«E quindi? Dovrò averti appresso, qualsiasi cosa io faccia? Per tutta la vita?»

 

Sasuke incrociò le braccia al petto e gli rivolse uno sguardo duro.

 

«No, solo finché non darai prova che ci si può fidare di te.»

 

Naruto si bloccò. Volse lo sguardo e ridacchiò. Sasuke rimase sconcertato, ma poi si accorse che il suo era un riso amaro.

 

«Fidarsi di me? Nessuno si fiderà mai di me, qualsiasi cosa io faccia. Sono la progenie di Kurama. Appena gli esorcisti hanno avuto notizie di una possibile mia esistenza, mi hanno subito sguinzagliato dietro alcuni di voi, per catturarmi.»

 

Il biondo gli si avvicinò e gli puntò l’indice al petto.

 

«E tu eri a capo di questi. Fino a poco fa catturarmi era il tuo lavoro. Ero il nemico. Sei il primo che non si fida di me e sei quello che mi vive più a stretto contatto al momento.»

 

Sasuke si raddrizzò, sovrastando l’altro.

 

«Molto bene Naruto. Vuoi fiducia? Guadagnatela. Dimostra a tutti chi sei realmente. Dimostra che essere mezzo demone, non pregiudica tutto ciò che sei. Punta in alto e fatti accettare.»

 

Naruto abbassò la mano senza staccare i suoi occhi da quelli dell’altro. Poi ghignò, ma non in modo strafottente. Era semplicemente divertito.

 

«Discorso incoraggiante, non c’è che dire. Te lo eri preparato o hai improvvisato?»

 

Sasuke alzò un sopracciglio, sentendo l’altro ironizzare.

 

«Serietà mai tu, vero? Comunque, se vuoi ancora fare quella passeggiata, farei due passi anch’io.»

 

Naruto indicò con un cenno la scrivania dietro l’esorcista, ancora piena di libri e fogli.

 

«E i compiti? Non vorrei mai che al tua media scolastica ne risenta, a causa mia.»

 

Sasuke andò al tavolo, chiuse i libri e spense la lampada.

 

«Il mio fegato ne sta già risentendo. Dai, cammina.»

 

Lo spinse verso la porta ed uscirono, chiudendo a chiave l’entrata del dormitorio.

 

Imboccarono la stessa strada che facevano per andare a lezione. Camminavano fianco a fianco, le mani in tasca.

 

«Sai Naruto, voglio metterti in guardia.»

 

Il biondo si fece attento, non staccando gli occhi dalla strada.

 

«Tsunade ed io abbiamo parlato, quel giorno al tribunale. Mi ha confessato che anche tra i Kage c’è chi non apprezza l’idea che tu resti in vita, anche se l’ha nascosto egregiamente.»

 

Naruto annuì.

 

«Ottimo direi.»

 

«Sono spaventati. Non conoscono la tua forza e cosa tu potresti fare. Hanno paura di ciò che non sanno.»

 

«L’avevo sospettato. Me lo stai dicendo perché…?»

 

«Per metterti doppiamente in guardia. Avere un Kage contro, non è una cosa da prendere alla leggera.»

 

«Vorrà dire che mi proteggerai, giusto?»

 

Il biondo gli diede una gomitata sul fianco, in modo scherzoso.

 

«Certo, se sarà necessario. È il mio compito infondo.»

 

Continuarono a camminare, uscendo dal campus. Sbirciarono le vetrine dei negozi chiusi, immersi nel buio.

 

«Sai Sasuke, ho deciso..»

 

L’altro lo guardò, in attesa.

 

«Voglio diventare il Santo Paladino. Almeno sarò forte e saprò gestire qualsiasi situazione Kurama abbia intenzione di propormi. E poi così la gente mi accetterebbe, anche conoscendo la mia vera natura.»

 

Sasuke lo guardò e poi scoppiò a ridere. Rise talmente tanto che cominciò a piangere e a tenersi la pancia con le braccia.

 

Naruto parve offeso dalla reazione dell’altro e cominciò a picchiarlo, non troppo forte, con la katana chiusa nel fodero.

 

«Temeeee. Cosa ridi?? Smettila!! Non ti parlo più!»

 

Sasuke si stava riparando con le braccia, continuando a ridacchiare.

 

Naruto si fermò e gonfiò le guance, come un bambino.

 

«Teme, smettila immediatamente, o scatenerò i miei funesti poteri su di te!»

 

«Va bene, va bene, la smetto. Non vorrei mai saggiare la tua ira.»

 

Si calmò, prendendo un respiro profondo. Il biondo sembrava offeso dalla sua reazione.

 

«Perché ridevi così tanto?»

 

«Quando ti ho detto di puntare in alto, non pensavo così tanto. Però devo ammettere che sarebbe un bello scacco all’ordine. Il figlio di Kurama come Santo Paladino. Hai il mio sostegno.»

 

Il broncio lasciò spazio ad un’espressione incredula.

 

«Serio?»

 

«Assolutamente.»

 

Naruto, felice come se fosse la mattina di Natale, lo abbracciò di slancio.

 

«Grazie, teme!»

 

«Ehi dobe, cos’è tutta questa confidenza?»

 

Sciolsero l’abbraccio e ripresero a camminare.

 

«Sasuke, volevo chiederti una cosa. Tsunade ha detto che quelli che sanno della mia vera natura sono pochi. In realtà non sono così pochi. La tua squadra di ricerca, altri esorcisti vari incontrati lungo la strada.»

 

«Infatti non tutti sanno la verità. Alla mia squadra era stato detto che eri un soggetto pericoloso. Abbiamo raccontato che ti divertivi ad evocare demoni e a scatenarli contro le persone comuni. Altre volte siamo ricorsi ad erbe o altri oggetti per cancellare la memoria o modificarla. In realtà davvero in pochi lo sanno.»

 

Naruto annuì, assimilando tutte le informazioni.

 

«Forza dobe, rientriamo che domani abbiamo lezione.»

 

il biondo roteò gli occhi al cielo.

 

«Va bene, mamma.»

 

 

 

 

 

 

 

Il giorno dopo, 12.30

 

 

«Bene ragazzi, studiate fino a pagina 394. La prossima volta vi farò delle domande su questi ultimi capitoli. Andate pure.»

 

Naruto scrisse svogliatamente la consegna sul diario e lo buttò nello zaino.

 

Sentì qualcuno chiamarlo e vide Sasuke in piedi vicino la porta della sua classe.

 

«Ciao, dobe. Andiamo? Che tra due ore hai le lezioni.»

 

Naruto annuì col capo e lo seguì fuori, sentendo i sospiri di sottofondo delle ragazze della sua classe.

 

Il biondo alzò gli occhi, ritenendo la reazione spropositata. Sistemo zaino e custodia sulla spalla, da non dargli fastidio.

 

«Naruto, direi di andare in centro città per fare compere.»

 

Il biondo annuì.

 

«Ci andiamo in macchina?»

 

Il moro scosse la testa, tirando fuori dalla tasca un mazzo con tantissime chiavi, ognuna di dimensioni e colori diversi.

 

«Ancora più velocemente. Useremo questa.»

 

Ne prese una in particolare e la mostrò al biondo.

 

«Come quella per la scuola?»

 

«Esattamente. Il principio è quello. Ho chiesto il permesso alla preside di portarti fuori due ore e per velocizzare il tutto useremo questa.»

 

Ormai erano giunti in un corridoio poco traffico. Si misero davanti ad una porta chiusa e Sasuke infilò la chiave nella toppa. Quando la girò si sentì lo scatto della serratura e spinse la porta, rivelando non più l’aula, ma una stanza piena di cianfrusaglie. Vi erano mobili ammassati alle pareti, scatoloni e oggetti strani facevano da suppellettili. Un telo copriva quella che avrebbe dovuto essere un armadio e copriva gran parte dello spazio.

 

«Andiamo.»

 

L’esorcista chiuse la porta e si fece strada tra il ciarpame. Giunsero all’interno di un negozio di souvenir e l’uomo al bancone salutò Sasuke, che rispose

 

«Ciao Frank! Facciamo un giro, torneremo tra un paio d’ore.»

 

L’uomo fece un cenno col capo e tornò a leggere i risultati sportivi sul giornale.

 

Usciti, s’immersero nella caoticità della città. Naruto respirò a pieni polmoni l’aria e colse tanti odori diversi. Il biondo si guardò intorno e vide con sollievo di conoscere quella zona.

 

«Vieni Sasuke, conosco un baracchino qui vicino che fa il miglior ramen della città.»

 

Lo prese per mano lo trascinò, facendosi largo tra la folla. Sasuke sentì la mano calda dell’altro afferrarlo e si lasciò trasportare, chiedendo scusa di tanto in tanto ai passanti scansati in fretta dal biondo.

 

«Dobe, cerca di muoverti senza uccidere le persone. Se dovrò scusarmi ancora, ti tagliò la coda e la uso come guinzaglio.»

 

Naruto sentì un brivido attraversargli la coda attorcigliata intorno al busto e per un secondo appoggiò la mano sulla maglietta, in corrispondenza del ciuffo finale.

 

«Teme, non dirlo neanche per scherzo.»

 

Il moro sbuffò, ma vide che l’altro aveva leggermente rallentato, fendendo la folla con meno irruenza.

 

Dopo poco giunsero ad un chioschetto modesto, una tenda bianca a celare parzialmente le persone già sedute. Il nome, Ichiraku, svettava scritto in rosso. Sasuke vide che vi erano già 4-5 persone sedute a mangiare e tanti che prendevano il ramen d’asporto per poi mangiarlo altrove. Naruto, che lo teneva ancora per mano, lo portò verso due sgabelli vuoti e si sedettero. Una ragazza si avvicinò e porse loro il menù, ma quando riconobbe Naruto, si aprì in un gran sorriso.

 

«Ciao Naruto. É tanto che non ti vedevamo. Tutto bene?»

 

«Tutto bene Ayame. Tu come stai?»

 

«Molto bene grazie. Io e papà siamo molto impegnati, come sempre.»

 

«Vedo. Ayame, questo è Sasuke, un mio compagno di scuola.»

 

La ragazza chinò leggermente il capo e il moro fece altrettanto.

 

«Piacere di conoscerti, Sasuke.»

 

«Piacere mio.»

 

Naruto prese i due menù e li porse alla ragazza.

 

«Sai, a Sasuke non piace molto il ramen e devo farlo ricredere. Prenderemo il solito, per entrambi.»

 

Ayame scrisse l’ordine su un foglietto e si allontanò.

 

Naruto partì in quarta, raccontando all’altro come aveva scoperto quel posto e i suoi piatti preferiti. Sasuke si limitò ad ascoltarlo, annuendo ogni tanto.

 

Arrivarono le ciotole di ramen e cominciarono a mangiare. A metà, Naruto non sapeva più come trattenersi e chiese all’altro

 

«Allora? Cambiato idea?»

 

«é buono, lo ammetto. Sicuramente non è il mi piatto preferito, ma penso sia il ramen migliore che abbia assaggiato.»

 

Naruto era sollevato. Si sentiva sotto esame, senza motivo. Un po’ come quando si fa ascoltare ad un amico una canzone che ci piace tantissimo e temiamo che non possa piacergli.

 

«Bene. Teuchi ne sarà felice.» e indicò con le bacchette il signore, che in quel momento stava tagliando le verdure.

 

Finirono le loro porzioni, pagarono e tornarono sulla strada principale, in direzione del centro commerciale. Non ci misero molto e comprarono lo stretto necessario. Carichi di borse, tornarono al negozio e poi nella stanza sul retro, dove nuovamente Sasuke tirò fuori il mazzo di chiavi. Scelta la chiave giusta, la usò e sbucarono in un ufficio.

 

«Questo è il mio ufficio. Ogni professore del corso per esorcisti ne ha uno. Lasceremo le borse qua e andrai direttamente a lezione, visto l’orario.»

 

Dopo aver appoggiato le borse a terra, guardò l’ora sull’orologio al polso.

 

«Anzi, faresti meglio a correre. Sei in ritardo di 5 minuti.»

 

Guardandolo e sorridendo serafico, aggiunse «Buona lezione.»



Ecco qua! Lasciate una recensione e fatemi sapere cosa ne pensate. Sono consapevole del fatto che questo capitolo non sia niente di che, ma prometto che i prossimi saranno migliori :)

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Capitolo 6
*** Lezioni. ***


Salve a tutti :) Per farmi perdonare del clamoroso ritardo, ho deciso di pubblicare già il sesto capitolo. Spero che vi piaccia 😘 Colgo anche l'occasione per ringraziare di cuore le persone che hanno messo questa storia nei preferiti, seguiti ecc e soprattutto coloro che trovano due minuti per lasciare recensioni, che io adoro leggere ❤️ in fondo al capitolo ho cercato di inserire delle immagini, per rendervi più chiari alcuni particolari. Buona lettura 🙂

RedFoxx





LEZIONI







Naruto lasciò cadere a terra le borse, si sistemò meglio zaino e custodia e corse nel corridoio, cercando l’aula giusta. La porta era già chiusa, ma non si fece molti problemi e la spalancò. Il professore all’interno s’interruppe e tutta la classe si voltò a fissarlo. Il ragazzo si affrettò a sedersi al suo posto e tirò fuori i libri.

 

Una mano comparve sui tomi appena appoggiati sul banco.

 

«Questi sono sbagliati. Devi prendere quello rosso, “Guida alle sacre scritture”.»

 

Naruto s’imporporò in viso e si affrettò a rimediare all’errore.

 

Il professore gli sorrise e tornò alla cattedra, riprendendo il libro al segno dove lo aveva lasciato. Avrà avuto una trentina al massimo di anni e capelli castani raccolti in una coda alta. Una cicatrice gli solca il volto da uno zigomo all’altro, sotto gli occhi.

 

«Come stavo dicendo, per ogni demone ci sono particolari versi che sono per lui fatali. Per alcuni sono poche parole dei vangeli, per altri sono interi capitoli di testi buddisti. Nel mio corso imparerete che versi sono utili nelle varie categorie di demoni. Inoltre leggeremo e analizzeremo queste scritture.»

 

Guardò la classe e vide con piacere che tutti, chi più chi meno, mostravano interesse.

 

«Chi di voi sa dirmi lo svantaggio dei Aria?»

 

La ragazza bionda, Ino, guardò i compagni e poi vedendo che nessuno alzava la mano, lo fece lei.

 

«Mentre recitano i versi, sono completamente scoperti.»

 

Il professore annuì compiaciuto.

 

«Esattamente. Ecco un motivo per cui gli esorcisti lavorano sempre in coppia. Pochi possono permettersi di agire in solitaria. Ora, aprite il libro al primo capitolo. Chi vuole leggere?»

 

Sakura cominciò a leggere le prime parole, senza dare la possibilità a qualcuno di proporsi.

 

La lezione fu abbastanza noiosa. Naruto dopo un po’ perse il segno delle parole e rimase ad ascoltare la voce della ragazza. Appoggiato il mento sul palmo della mano, si girò leggermente per analizzare i suoi compagni. Sakura era in piedi, il libro tra le mani e leggeva. Ino seguiva dal libro, rigirandosi una ciocca tra le dita, concentrata. Shikamaru guardava il vuoto, visibilmente annoiato. Neji e Hinata seguivano attentamente prendendo appunti, mentre Kiba era impegnato a fare disegnetti strani lungo il bordo della pagina. Ten Ten diede una gomitata al ragazzo che stava disegnando, facendogli perdere il controllo della penna e creando una riga blu che attraversava la pagina. Da lì cominciò una lotta silenziosa tra i due che cercavano di scarabocchiarsi sui rispettivi libri. Il bisticcio fu prontamente fermato da una gomma lanciata da Gaara in testa al ragazzo.

 

Naruto reprimette un sorrisetto divertito e tornò a guardare il professore davanti a lui e lo vide fissarlo. Subito abbassò lo sguardo sul libro, come un bambino beccato a rubare biscotti.

 

Quando Sakura finì il capitolo si sedette. Iruka chiuse il libro e sorrise alla classe.

 

«Per la prossima volta vorrei che imparaste i versi descritti in questo primo capitolo. Chiamerò a caso alcuni di voi che dovranno recitarmeli. È tutto.»

 

Misero via i libri ed essendoci pausa prima della lezione successiva, uscirono tutti per andare chi in bagno e chi alle macchinette. Naruto si alzò e andò verso l’ufficio di Sasuke. Gli sembrava di essere seguito, ma nella penombra del corridoio senza finestre, non vide nulla fuori dall’ordinario. Vide la porta socchiusa e l’aprì.

 

Sasuke era chino sulla scrivania, esaminando delle carte concentrato. Come sentì la porta aprirsi alzò lo sguardo e vide il biondo sul ciglio della porta. Lo guardò con aria interrogativa, intimandolo a dargli una spiegazione a quell’intrusione.

 

«Ho un’altra lezione, dopo torniamo al dormitorio insieme?»

 

Sasuke scosse leggermente il capo.

 

«Non posso, tornerò un po’ più tardi. Devo finire di esaminare questi documenti per la prossima missione.»

 

Naruto si fece improvvisamente attento e sentì la coda attorcigliata intorno al busto fremere d’impazienza. Era portato più per l’azione che per le lezioni teoriche.

 

«Missione? Che missione?»

 

«Nulla per te. I Page non sono autorizzati a partecipare alle missioni. Tornerò per l’ora di cena, più o meno.»

 

La delusione era palese sul viso del biondo.

 

«Okay. Allora mentre ti aspetto preparerò la cena.»

 

Sasuke fece un piccolo sorriso di scherno.

 

«Vuoi dire che ci proverai.»

 

Naruto gli fece la linguaccia.

 

«Ah ah. Pane e simpatia a merenda. A dopo, teme!»

 

Chiuse la porta e si girò, per tornare in classe. Non fece in tempo a fare 5 metri che da dietro una colonna sbucarono Sakura e Ino. Naruto si spaventò, non aspettandosele e subito la mano gli corse alla katana. Quando vide che erano le due ragazze ridacchiò, grattandosi la nuca.

 

«Mi avete spaventato ragazze. Che ci facevate nascoste là dietro?»

 

Le due si lanciarono uno sguardo d’intesa e presero Naruto ognuna per un braccio.

 

«Dicci, Naruto. Come mai tu e Sasuke vivete nel vecchio dormitorio?»

 

Il biondo si sentì in trappola.

 

«Non so, non c’era più posto?»

 

«Sbagliato.» affermò Ino. «Sasuke aveva la sua stanza prima. Era una singola, al terzo piano nel secondo dormitorio dei ragazzi.»

 

Naruto sbarrò gli occhi, impressionato dal livello di stalking delle due ragazze.

 

«Non so cosa dirvi. La preside ci ha messi lì. Avrà avuto i suoi motivi.»

 

Le due non erano convinte della risposta.

 

«Molto bene. Be Naruto, ci vediamo in classe allora.»

 

Leste lo lasciarono e si presero a braccetto, avviandosi alle macchinette in fondo a corridoio, confabulando come due comari.

 

Si tastò le tasche e trovò un po’ di monete, così decise di andare anch’esso a prendersi un caffè. Prima di girare l’angolo sentì i suoi compagni parlare, tutti fermi nello spiazzo dove vi erano le macchinette. Si fermò quando sentì pronunciare il suo nome.

 

Stavano parlando di lui.

 

«Quel ragazzo è strano.»

 

Si accostò al muro, senza che gli altri lo vedessero e si mise ad ascoltare.

 

«Vero? Chissà perché ha un intero dormitorio per sé.»

 

«Non per sé. Dimentichi che con lui c’è Sasuke.»

 

«Lo so che c’è anche lui, Sakura. Ma penso che sia lì a causa sua.»

 

«é scortese parlarne senza di lui qua. Dovreste chiedergli.»

 

«Ci abbiamo provato Hinata, ma non ha dato risposte sensate.»

 

«Già, dice di non averne idea.»

 

«A me non piace.»

 

«A te non piace nessuno, Neji.»

 

«Be lui in particolar modo.»

 

«A me non sembra male.»

 

Si sentì un tonfo e un lamento di dolore da parte del ragazzo.

 

«A te stanno simpatici tutti, baka che non sei altro.»

 

«Shika, tu che ne pensi?»

 

Ci fu un minuto di silenzio, come se tutti aspettassero di sentire il pensiero del ragazzo. Naruto si fece ancora più immobile, aspettando le parole di Shikamaru. Si sentiva come se stesse aspettando una sentenza da parte del giudice.

 

«Non so cos’abbia quel ragazzo, ma non sembra cattivo. Tuttavia ha qualcosa di particolare che ancora non so spiegare.»

 

Intervenne nuovamente Ino, con un tono come se dovesse condividere il più succulento degli scoop.

 

«Be l’altra sera avevo dimenticato l’astuccio sotto il banco e sono dovuta tornare in classe. Vi ricordate che Sasuke gli aveva chiesto di fermarsi, no? Be indovinate? A parlare con loro vi era niente poco di meno che la Kage Tsunade. Nonché preside della nostra scuola.»

 

Vi furono dei versi di sorpresa e Naruto sospirò. Si rimise le monete in tasca e senza far rumore se ne andò, tornando in classe. Non aveva più voglia di ascoltarli. Si sedette al suo posto nell’aula vuota e incrociò le braccia al petto, la custodia di stoffa appoggiata sulla sedia vuota di fianco a lui.

 

Era così concentrato nei suoi pensieri, che non si era accorto che il professore era ancora in classe.

 

Quando lo vide si raddrizzò sulla sedia.

 

L’altro gli si avvicinò.

 

«Naruto Uzumaki giusto? Io sono il professor Iruka Umino. Ti sei perso la presentazione iniziale.»

 

«Si, mi scusi. Stavo parlando con il professor Uchiha.»

 

«Ah Sasuke? Ho insegnato anche a lui, prima che diventasse un mio collega. Un portento, quel ragazzo.»

 

Naruto annuì col capo, non sapendo come rispondere.

 

«Come mai Naruto non sei con i tuoi compagni? Sei l’unico in classe.»

 

Iruka vide l’ombra scura che passò negli occhi dell’altro, ma poi lo vide mascherarla con un sorriso.

 

«Ho già bevuto un caffè prima.»

 

Il professore vide che non era sincero. Sapeva che l’aveva iscritto Tsunade alla scuola e che la retta gli veniva pagata dall’Ordine, al contrario dei suoi compagni. Gli era stato detto che il ragazzo aveva avuto un passato difficile e che aveva un gran potenziale per essere un esorcista. Al momento gli sembrava un semplice adolescente che aveva problemi con i compagni di classe, ma che non voleva ammetterlo. Gli sorrise.

 

«Capisco. Se hai problemi, di qualsiasi genere, non esitare a chiedere. Siamo professori, ma prima di tutto sia persone. So quanto possa essere difficile la vita di un adolescente.»

 

Raccolse la borsa dove aveva sistemato il libro.

 

«Buona lezione.»

 

Naruto lo guardò uscire e rimase interdetto. Gli aveva subito ispirato fiducia e simpatia. Quando sentì i compagni tornare, finse di cercare qualcosa nello zaino.

 

Si sedettero tutti e in quel momento entrò il professore della lezione in programma.

 

«Buongiorno a tutti. Sono Yamato Tenzo e sono l’insegnante di evocazione di demoni.»

 

Una certa eccitazione corse tra gli studenti.

 

«Come spero saprete, i Tamer combattono soggiogando al loro potere dei demoni. Al contrario delle altre discipline, che si possono apprendere, essere tamer è un’abilità innata. Pochi lo sono.»

 

il professore prese un gesso e disegnò un cerchio con dei simboli sul pavimento. Successivamente consegnò ad ognuno di loro un foglietto dove vi era disegnato il medesimo cerchio.

 

«Alzatevi e disponetevi in cerchio intorno al disegno, senza rovinarlo.»

 

Gli studenti si alzarono, il grattare delle sedie riempì l’aula. Si disposero come aveva detto intorno al cerchio, senza pestarlo.

 

«Ora vedremo subito chi è propenso ad essere tamer o meno. Il foglio che vi ho dato ha disegnato un cerchio evocativo.Dovete pungervi un dito con un ago e bagnare con il sangue il disegno. Dite le prime cose che vi vengono in mente e se sarete portati, vi compariranno dei demoni. »

 

Naruto si punse il dito e guardò il foglietto. Più di ammirare il disegno, non gli venne in mente nulla. Vide che anche altri rimasero interdetti, stringendo con forza tra le mani il foglio come se aspettassero un’illuminazione divina.

 

Vide Ino pungersi con sicurezza l’indice, passarlo sul disegno e mormorare una frase sottovoce e subito si materializzarono due volpi bianche. Sembravano incorporee, fatte di fumo. Erano bianche, ma linee nere disegnavano il muso e decoravano il dorso. Entrambe avevano un foulard legato al collo, uno rosso e uno blu.

 

Yamato annuì sorridendo.

 

«Due Byakko, complimenti. Per chi non lo sa, i Byakko sono demoni il cui livello può variare da basso ad alto. La forza di un demone dipende anche dalla forza del tamer. Queste sono di livello medio, le protettrici delle messi.»

 

Le volpi si posizionarono davanti la ragazza, come a protezione, in attesa di nuovi ordini.

 

Kiba le sorrise di rimando. Guardò il foglietto e con sicurezza pronunciò una frase. Subito si materializzò una grosso cane nero con occhi rossi. Il demone gli superava di poco il fianco ed era molto inquietante. A fianco del ragazzo, si mise a ringhiare alle due volpi, che di rimando si misero in posizione d’attacco.

 

«Un gramo, un demone cane. Molto bene. So che la tua famiglia è famosa per essere tamer e nell’evocare questo tipo di demoni.»

 

Tutti gli altri guardavano speranzosi i foglietti, ma nulla successe.

 

Sakura strinse il pezzo di carta con entrambe le mani e corrucciò la fronte. Un piccolo omino le comparve tra le mani.

 

Il professore la guardò con ammirazione.

 

«Interessante. I Greenman sono demoni di classe medio bassa, ma sono utili sia in difesa che in attacco. Inoltre sono fedeli compagni di chi vuole specializzarsi nel Meister Doctor, potendo loro creare dal loro corpo qualsiasi pianta.»

 

Sakura ammirava emozionata la creaturina. Era tutta verde, fatta di foglie e piccoli fiori, con un cappellino fatto di fili d’erba intrecciati.

 

«Molto bene ragazzi, sembra che voi tre abbiate abilità tamer.»

 

Naruto fissò il suo foglietto e poi guardò i demoni evocati dai compagni. Entrambe le volpi e il cane lo fissavano. Sembrava stessero decidendo se considerarlo una minaccia o meno.

 

Che abbiano capito che sono figlio di Kurama?

 

Il biondo li fissò di rimando.

 

Se mi fate scoprire, vi ammazzo.

 

Sembrò quasi che avessero capito il messaggio, perché si ritrassero leggermente.

 

Naruto si affrettò a controllare che lo scambio di sguardi fosse passato inosservato e fortunatamente vide che tutti erano impegnati a far qualcosa.

 

«Ora mi rivolgo a coloro che sono riusciti ad evocare i demoni. L’importante per un Tamer è avere fermezza. Appena i demoni sentono che la vostra volontà vacilla o alche il più piccolo e insignificante dubbio vi cambia, smettono di obbedire e vi si rivolteranno contro.»

 

Si punse un dito e lasciò cadere un paio di gocce di sangue sul disegno per terra. Questo si illuminò di una luce rossastra per un secondo e poi comparvero due creature. Erano quadrupedi e somigliavano ad un cane, ma senza orecchie ne coda. Erano fatti di legno e subito la stanza si riempì di odore legno marcio.

 

I due demoni giravano in tondo nel cerchio, fissando i vari studenti, soffermandosi mezzo secondo in più di fronte a Naruto.

 

«Ricordatevi di questo, perché un giorno potrebbe salvarvi la vita. Se sentite che state perdendo il controllo del vostro demone, non fatevi prendere dal panico, per quanto possibile. Ricordatevi di spezzare il cerchio.»

 

Passò un piede sul disegno di gesso, rovinandolo e rompendo il cerchio e subito i due demoni sparirono.

 

«Vi basterà, nel vostro caso, strappare il foglietto che avete tra le mani.»

 

Quando i tre ragazzi ebbero strappato i foglietti e i demoni furono spariti, il professor Yamato batté le mani soddisfatto.

 

«Molto bene ragazzi. Per oggi la lezione è finita. Potete andare.»

 

Raccolsero le loro cose e uscirono dall’aula. Alla prima porta libera, Naruto infilò la chiave e si ritrovò in un’aula dell’accademia. In giro c’erano ancora gli studenti impegnati nelle attività dei club o semplicemente quelli che si fermavano a studiare nelle aule vuote. Zaino e custodia in spalla, si affrettò ad uscire. Decise di fare un salto al market e prendere due confezioni di yakisoba, quelle da fare in 3 minuti. Dopo averle messe nello zaino, si avviò verso il dormitorio. Il sole stava tramontando e si strinse nella giacca della divisa scolastica. La strada era vuota e si sentiva solo il rumore di auto in lontananza. Aveva la sensazione di essere spiato e seguito. Più volte si guardò alle spalle, ma non vide mai nulla fuori dall’ordinario.

 

Peccato che la sua sensazione fosse corretta e non si accorse dell’ombra nascosta che lo osservava da distante.

 

Arrivato al dormitorio, la prima cosa che fece fu liberare la coda attorcigliata attorno al busto. Se la sentiva tutta indolenzita. Si fece una doccia veloce e dopo essersi rivestito, guardò l’ora. Vide che mancavano ancora un paio di ore alla cena, così decise di mantenere fede alla promessa di impegnarsi e di studiare un pochino.

 

Sasuke lo trovò così, chino sulla sua scrivania, la coda che sferzava l’aria nervosamente. Quando lo sentì imprecare sonoramente e scompigliarsi i capelli con le mani, scoppiò a ridere.

 

«Poche lezioni e già sei ridotto così, dobe?»

 

Naruto si girò e lo fissò interdetto.

 

«Sei già a casa? Hai detto che tornavi per l’ora di cena.»

 

Quando realizzò di aver detto casa, rimase sorpreso. Non chiamava casa un luogo da quando i suoi morirono.

 

«é ora di cena.»

 

Il biondo guardò l’orologio alla parete ed esclamò sorpreso. Si alzò di scatto, rendendosi conto di non aver preparato da mangiare.

 

«è tardissimo! Devo preparare la cena.»

 

Sasuke appoggiò le sue cose sulla scrivania e prese dei vestiti puliti. Indicò poi delle borse appoggiate alla porta.

 

«Quelli sono i vestiti che abbiamo comprato oggi. Dopo cena ti conviene lavarli, così domani potrai già metterli. Vado a farmi la doccia.»

 

Naruto lo vide uscire, prese le due confezioni di yakisoba e corse alla cucina della piccola mensa. Ne prese una in mano e lesse le istruzioni. Doveva solo svuotare la bustina contenente la verdure liofilizzata e riempire il contenitore di acqua calda. Riempite entrambe le confezioni, attese tre minuti, poi scolò l’acqua. Prese due piatti e vi mise la yakisoba. Mise una bustina di salsa in entrambe le porzioni e mescolò. Preparò velocemente il tavolo per entrambi e si sedette al suo posto, attendendo l’altro.

 

Sasuke entrò nella mensa e lo vide aspettarlo. Si sedette sulla panca e guardò sospetto prima il piatto di fronte a sé e poi Naruto.

 

«Hai preso la yakisoba già pronta al market? Quella che basta metterci per pochi minuti l’acqua calda?»

 

Naruto scosse la testa, oltraggiato dalla domanda.

 

«Ma cosa stai dicendo teme!»

 

«E allora come hai fatto a metterci così poco?»

 

Naruto sorrise, rispondendo come se fosse una cosa ovvia.

 

«Ho preparato i vari ingredienti prima di studiare, teme. Ovvio.»

 

Sasuke si sporse leggermente di lato, oltrepassando il biondo con lo sguardo e sbirciando la cucina che si intravedeva.

 

«Certo. E hai avuto anche il tempo di fabbricare quelle due confezioni che vedo?»

 

Naruto ridacchiò e si grattò la nuca.

 

E questo ragazzo dovrebbe essere una minaccia per il Vaticano?

 

Il biondo alzò le mani, in segno di resa.

 

«D’accordo, mi hai scoperto. Però non è male, ammettilo.»

 

«Hai ragione. Probabilmente ci avresti avvelenati se avessi fatto tu qualcosa.»

 

«Temeeeee.»

 

 

Spero vi sia piaciuto, lasciate una recensione e fatemi sapere cosa ne pensate :)



Le immagini sono del protagonista oiginale di Ao no exorcist. Rin Okumura ha le fiamme blu, io mi sono immaginata Naruto con le fiamme rosse.

http://imgur.com/z3Z0wH2

Come nasconde la coda sotto i vestiti.

http://imgur.com/vFkmMpJ

http://imgur.com/DAYPlkf

http://imgur.com/hmIpPCQ



Se qualcuno è bravo a disegnare e a creare fan art e ha voglia di disegnare Naruto come appare in questa ff, ben venga. Sarei felicissima di pubblicarle nei prossimi capitoli :)

Se sapete come si fa ad inserire le immagini direttamente e non dovendo mettere il link e avete un po' di pazienza, spiegatemelo. vi prego 😂

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Fantasmi. ***


Salve a tutti  :D Ecco il nuovo capitolo! Era già pronto da una settimana, ma non riuscivo mai a trovare due minuti per editarlo con calma e pubblicarlo! La storia prosegue e comincia a movimentarsi. Spero che vi piaccia e buona lettura:) Baci

RedFoxx


 

Fantasmi







Passarono due settimane. Le lezioni, sia della scuola normale che del corso per esorcisti, scorsero senza intoppi. Conobbero tutti gli insegnanti e cominciarono ad essere oberati di compiti. Naruto passava da una lezione all’altra e la sera Sasuke lo costringeva a studiare. Il biondo aveva cominciato a legare con i compagni, anche se il ricordo della loro conversazione era impresso nella sua mente.

 

Kiba era stato il primo ad avvicinarlo. Si trovarono subito bene, visto che caratterialmente erano molto simili. Quando ebbero la malsana idea di sedersi vicini a lezione, non ce ne fu per nessuno. Venivano continuamente ripresi dai professori e se uno dei due provava a stare attento, l’altro era subito pronto a rimediare, distraendolo. Il disastro continuò finché Sasuke, stanco dei rimproveri, li mise agli angoli opposti della classe.

 

Naruto cominciò a ingranare e ad abituarsi a quella nuova quotidianità. Solo un piccolo incidente gli diede da pensare. Era successo durante l’ora dell’addestramento pratico, anche se in realtà era semplicemente educazione fisica.

 

 

 

 

Flashback

 

 

Il professor Asuma li aveva portati nell’Arena coperta per allenarsi. La struttura aveva una forma ovale e il terreno era sabbioso. Come una vera arena, vi erano dei gradoni posti a qualche metro dal terreno, dove ci si poteva sedere. Vi si accedeva da delle scale di metallo poste a intervalli regolari lungo il perimetro.

 

«Molto bene ragazzi. Riscaldamento. Correte per 10 minuti lungo il perimetro dell’arena. Forza.»

 

Diede il via fischiando. Il gruppetto cominciò a correre. Naruto aveva messo a tracolla la custodia, per evitare che gli fosse d’intralcio. Quando vide Kiba che lo superò, partì una gara tra i due che alla fine del tempo, erano entrambi senza fiato, appoggiati al muro.

 

«Molto bene. Ora salite sulle gradinate e aspettate. Tra poco vi spiegherò la seconda parte dell’addestramento.»

 

Videro entrare quattro esorcisti a cui si affiancò prontamente il professor Asuma, che trascinavano per una catena un enorme rospo.

 

Dopo che lo assicurarono al pilastro centrale, l’insegnate raggiunse gli alunni.

 

«Quello è un Leapers. È un demone di livello basso, ma non sottovalutatelo. È un demone che come potete vedere, si impossessa delle rane e dei rospi. La loro grandezza varia da zona a zona e questo è particolarmente grande. È alto 3 metri e così grandi si possono trovare della foresta Amazzonica. Il più piccolo trovato per ora è stato in Russia. Comunque, qualcuno sa perché sono pericolosi?»

 

Inaspettatamente Kiba alzò la mano e quando ricevette il consenso di rispondere, disse

 

«La lettura delle emozioni.»

 

«Esatto, bravo. I leapers sono in grado di leggere le emozioni di chi si trovano davanti. Sono creature tranquille di solito, ma se leggono in voi un sentimento negativo come la rabbia, la paura, tristezza o agitazione, attaccano. Ora, visto che prima correvate come se steste facendo un’allegra passeggiata, a turno in coppia verrete inseguiti dal leapers. Senza farvi prendere, chiaro. Sakura, Gaara siete i primi.»

 

I due scesero la scaletta. Appena li vide, la grande rana cominciò ad inseguirli a balzi. Sakura correva, lanciando urletti spaventata ogni qualvolta sentiva la rana troppo vicina. Essendo legata al pilastro centrale, stavano correndo in tondo. Quando il professore fischiò, la catena si rimpicciolì e il demone fu sbalzato al centro dell’arena.

 

«Molto bene, prossima coppia.»

 

Dopo che corsero anche Shikamaru e Ino, il professore venne interrotto da una chiamata.

 

«Ragazzi devo andare, mia moglie sta per partorire. Non toccate nulla finché non arriverà un altro professore a prendervi.»

 

La moglie altri non era che la professore di Storia dell’Esorcismo, l’insegnante Kurenai. Una materia persino più noiosa della lettura delle sacre scritture, per quanto possibile.

 

I ragazzi stettero lì seduti, quelli che avevano appena finito di correre stavano ancora prendendo fiato.

 

Il leaper se ne stava seduto tranquillo, accanto al pilastro centrale. Naruto era stravaccato quando vide Neji avvicinarglisi. Si sedette dritto e lo guardò con un sopracciglio alzato, come a chiedergli che cosa volesse.

 

«Ti sfido, Uzumaki.»

 

Il biondo lo guardò intrigato, alzando leggermente la spalla per sistemare la tracolla, che gli stava scivolando. Lui adorava le sfide.

 

«Una sfida? Di che genere?»

 

Neji indicò il leapers con un dito.

 

«Quello che si avvicina di più al demone ha vinto. In fondo, vogliamo diventare esorcisti giusto? Non dovremmo avere paure.»

 

Naruto lo guardò e poi si spostò un po’ per guardare il demone, poi tornò a fissare il ragazzo.

 

«Ci stai? O sei un fifone?»

 

«Sei scemo? Col cazzo che faccio una cazzata del genere.»

 

Tutti lo guardarono allibiti, certi che avrebbe accettato. Kiba lo fissò come a chiedergli perché rifiutasse, mentre Hinata impercettibilmente tirò un sospiro di sollievo.

 

«Sei un fifone vero? Lo sapevo!! E tu vorresti essere un vero esorcista? Sei patetico.»

 

Naruto si alzò e gli si parò di fronte, parlandogli improvvisamente in tono molto serio.

 

«Non è questione di essere fifoni. È questione di buon senso. Potremmo farci seriamente male, oppure potrebbe fatalità entrare un insegnante mentre facciamo quest’inutile sfida, finendo in punizione o che so io. Quindi per diventare un buon esorcista, non devo mica dimostrare nulla a te.»

 

Si mise le mani in tasca e stette lì, serafico, aspettando la reazione dell’altro. Si era accorto che quello a cui stava più antipatico era Neji, anche se non sapeva il motivo. D’altronde non gli aveva dato scuse per inimicarselo.

 

Il ragazzo si sentì umiliato dalle parole del biondo. Strinse forte i pugni e la sua espressione si fece furiosa.

 

«Molto bene, vorrà dire che lo farò io.»

 

Prima che qualcuno potesse fermarlo, scese velocemente le scale e si incamminò verso il centro dell’arena. Ogni passo sollevava una leggera nuvoletta di polvere.

 

Si fermò a diversi metri dal demone e gli si posizionò davanti, immobile. Il leapers lo vide e sembrò interessato al nuovo intruso. Fece un piccolo balzo, dimezzando la distanza che li separava.

 

Naruto sapeva già come sarebbe andata a finire e si lanciò giù, senza usare la scaletta. Ammortizzò il salto piegando le ginocchia e subito si lanciò di corsa verso i due. Vide la scena al rallentatore, il leapers che dove aver letto chissà quale emozione in Neji, balzava con le fauci spalancate. Corse e con un salto si frappose tra il ragazzo e il demone a braccia spalancate. Appena in tempo, perché il leapers gli aveva afferrato tutto il braccio destro, che teneva ben serrate tra le mascelle.

 

Neji era caduto a terra e fissava il compagno sorpreso, il braccio dell’altro scomparso nella bocca della bestia.

 

Naruto, senza muovere il capo, girò lo sguardo verso il grande occhio del demone, che ora era alla sua altezza. Inchiodò il suo sguardo in quello del rospo gigante e sussurrò

 

«Lasciami subito.»

 

Il demone non parve assolutamente convinto dell’ordine ricevuto e non mollò la presa.

 

Il biondo s’infuriò. Senza accorgersene le sue pupille si strinsero, come quelle di un gatto e una scintilla rossa passò nel suo sguardo.

 

«Lasciami.»

 

L’occhio della rana ebbe un guizzò. Infuse tutta la rabbia che aveva in quel momento nella voce. Il suo tono si fece ancora più autoritario.

 

«Ora.»

 

Piano, il leapers aprì la bocca lasciando andare il ragazzo e indietreggiò.

 

Naruto scosse l’arto, cercando di liberarsi dalla bava del demone.

 

Si girò verso Neji. Gli porse la mano per aiutarlo ad alzare.

 

 

 

«Dai muoviti. Prima che arrivi un professore.»

 

Neji accettò l’aiuto e si tirò su in piedi.

 

«Peccato che il professore sia arrivato in tempo.»

 

Asuma stava correndo verso di loro.

 

«La chiamata era un falso allarme. Cosa volevate fare con quel demone? Neji, vieni qua. Naruto torna su con gli altri.»

 

Il biondo annuì e si avviò tranquillamente sulle gradinate. Intanto il professore stava facendo il terzo grado al ragazzo.

 

«Cosa ti è saltato in mente? Sei un così bravo studente e in più il tuo è un nome importante. Non puoi macchiare così il tuo curriculum scolastico.»

 

«Avete ragione, professore. Ma se posso chiedere, come mai state rimproverando solo me? Anche Uzumaki era coinvolto.»

 

Asuma si grattò la barba, con fare pensieroso.

 

«Uzumaki è un caso particolare. È qui grazie ad uno speciale permesso della preside.»

 

«Capisco.»

 

«Rimprovererò anche lui, non preoccuparti. Ora torna agli spogliatoi.»

 

Si rivolse anche agi altri studenti, urlando perché lo sentissero.

 

«Anche voi, andate a cambiarvi.»

 

 

 

Fine flashback.

 

 

 

A parte quel piccolo incidente, tutto il resto fu tranquillo. Neji, ora oltre all’antipatia, gli mostrava anche un po’ di sospetto.

 

In quel momento Naruto stava cercando di memorizzare dei versi, rigirandosi la matita tra le mani. Le lezioni erano finite da un’ora e entrambi erano nella loro camera.

 

Sasuke stava correggendo i test a sorpresa che aveva fatto fare il giorno prima. Il biondo ogni tanto spiava la scrivania dell’altro, cercando di vedere il proprio voto.

 

Quando l’esorcista si accorse delle occhiate, coprì i fogli con il proprio corpo, dando le spalle al biondo. Naruto sussurrò un «teme...» e tornò a concentrarsi sul libro.

 

Quando il telefono squillò, Sasuke rispose. Sentì una voce parlare e il moro risponde subito dopo.

 

«Naruto, devo andare. Riesci a restare qui da solo senza combinare danni.»

 

La nera coda del mezzo demone frustò l’aria.

 

«Cosa credi teme? Non sono mica un bambino!»

 

Sasuke si tolse gli occhiali e afferrò la giacca.

 

«Allora vado. Fai il bravo.»

 

Come fu uscito dalla stanza, Naruto si accorse che aveva lasciato i test sulla scrivania, incustoditi. Lanciò un’occhiata alla porta per sicurezza, ma non sentendo nulla, allungò avidamente una mano verso i fogli. Ne aveva appena sfiorato uno che la porta si spalancò.

 

«Lo sapevo che non potevo fidarmi, dobe.»

 

Sasuke prese i fogli e li infilò nella valigetta, che si portò appresso.

 

«E dai teme, l’avresti fatto anche tu.»

 

Gli venne lanciata un’occhiata così cattiva, prima che la porta si chiudesse, che gli vennero i brividi.

 

 

 

 

Sasuke uscì dall’edificio e si diresse verso l’ufficio della preside. Camminò per le vie fino all’Accademia. Vi era poca gente in giro ancora. Giunto davanti la porta giusta, bussò leggermente. Dall’interno giunse la voce della donna che gli diede il permesso di entrare.

 

«Ah Sasuke. Ti stavo aspettando.»

 

Uchiha abbassò leggermente il capo, mormorando «Kage.»

 

La donna gli sorrise e gli indicò la sedia vuota, invitandolo a sedersi.

 

«Allora?»

 

«Ha avuto un incredibile autocontrollo. In caso di pericolo non ha usato i suoi poteri. Nonostante ciò è riuscito a farsi ascoltare dal leapers.»

 

«So che l’ha preso per un braccio. Ha riportato ferite?»

 

Tsunade appoggiò i gomiti sulla scrivania e intrecciò le mani, interessata dalla conversazione.

 

«Come si è comportato il suo corpo ad un ferita demoniaca?»

 

«Per quanto ho potuto vedere, non ha subito danni permanenti. Quando la sera si è messo una maglietta a maniche corte, ho potuto notare che non avesse nemmeno un segno del morso.»

 

La donna sgranò gli occhi.

 

«Stupefacente. Rigenerazione velocizzata. Sicuramente dovuto alla sua metà demoniaca. Che sia immune agli altri demoni?»

 

Sasuke distolse lo sguardo, concentrandosi su una probabile teoria.

 

«Kage, quando due demoni si attaccano, riescono a ferirsi e ad uccidersi l’un l’altro. Non dimentichiamo inoltre che il leapers non è letale.»

 

Tsunade sembrava pensierosa. Scrisse su un blocchetto di carta degli appunti.

 

«Sarebbe estremamente interessante condurre degli studi su di lui. Scusa, è la mia parte doctor che si manifesta. Raccontami nel dettaglio, per favore.»

 

«Asuma mi aveva chiesto di andare a prendere i ragazzi. Quando sono giunto lì, ho sentito Neji che sfidava Naruto. Poi l’ho visto scendere verso il demone. Ero nascosto, in modo tale che non mi vedessero, ma avevo tutta la situazione sotto controllo. Avevo già estratto la pistola, pronto a fare fuoco per uccidere il leaper se ce ne fosse stato bisogno. Tuttavia Naruto in quel caso è stato più veloce di me. L’ho visto muovere la bocca, ma non so cos’abbia detto. Fatto sta che il demone l’ha lasciato e si è ritirato pacificamente.»

 

La Kage sorrise divertita.

 

«Sbalorditivo. Davvero, che bella situazione che ci è capitata tra le mani. Pensa Sasuke, potrebbe essere davvero l’arma più forte del Vaticano nella nostra guerra contro i demoni.»

 

Sasuke la guardò, impassibile. Non voleva dare voce ai suoi pensieri.

 

«Kage, ora come ora deve essere addestrato. Dobbiamo ancora accertare il suo livello di forza e padronanza dei poteri.»

 

La donna fece un gesto stizzito con la mano.

 

«Tranquillo Uchiha, verrà anche quell’occasione. Bene, puoi andare. Grazie per avermi informata. Quando Asuma mi ha raccontato di ciò che era successo, ero sicura che tu non fossi stato così negligente da lasciarli in balia di loro stessi per tutto quel tempo.»

 

Sasuke fece un lieve inchino col capo.

 

«Grazie della fiducia.»

 

«Più che meritata. Ora vai. Buonanotte.»

 

Sentendosi congedato, uscì dall’ufficio e fece tutta la strada a ritroso, ma quando giunse in prossimità del dormitorio vide un’esplosione rossa che non gli piacque per nulla.

 

 

 

 

 

Prima, mentre Sasuke era con Tsunade…

 

 

Naruto, dopo l’ennesimo tentativo fallito di memorizzazione, guardò annoiato fuori dalla finestra. Il sole stava tramontando, facendo filtrare nella stanza gli ultimi raggi. Il suo sguardo vagò in giro, perlustrando gli alberi e poi la strada di selciato che facevano ogni giorno. Una cosa però attirò la sua attenzione. Vide due brillanti occhi rossi fissarlo, nascosti tra le fronde. Come due rubini luccicanti tra il nero, scomparvero tutto un tratto.

 

Si fece subito attento. Se fosse uscito dal dormitorio, Sasuke l’avrebbe ucciso.

 

Ma se non esco, sarà la curiosità ad uccidermi.

 

Prese la custodia e la tolse, tenendo in mano bene stretto il fodero di Brisingr.

 

Si mise una felpa e uscì di corsa, rischiando l’osso del collo scivolando dalle scale. Aprì la porta del dormitorio e sbirciò fuori, cercando i due occhi dove li aveva visti prima. Uscì, accostando la porta in modo che non si chiudesse. Camminò e si fermò al limitare della strada, scrutando gli alberi. Non riusciva a scorgere nulla nel buio. Stava per andarsene quando sentì un fruscio. Tese le orecchie gli parve di sentire una voce.

 

«….Naruto….»

 

Rafforzò la presa e si inoltrò tra gli alberi. Un paio di volte rischiò di inciampare tra i cespugli e gli arbusti del sottobosco. Più camminava, più sentiva la voce chiaramente. Entrò in un prato, circondato dagli alberi. Avanzò. Vedeva poco niente, nella penombra della sera.

 

«Naruto...»

 

Vide che tra l’erba vi era qualcuno buttato. Si avvicinò, ma quando capii, cominciò a tremare. Aprì la bocca, non riuscendo a spiaccicare parola. Gli occhi gli si riempirono di lacrime.

 

A terra, vi era sua madre. La pelle esangue, in contrasto con gli occhi rossi, iniettati di sangue. Era sdraiata, gli aloni scuri di sangue rappreso dove era stata colpita dai proiettili.

 

«Naruto, aiutami...»

 

La voce era rotta dalla fatica e si protendeva con un braccio verso il figlio.

 

Naruto arretrò e subito si sentì in colpa. Non riusciva a capire cosa fare, le lacrime correva sulle guance.

 

«Mamma...»

 

«è colpa tua, Naruto. È colpa tua se siamo morti...»

 

Il biondo cominciò a scuotere il capo, incredulo. Tante volte si era interrogato sulla questione.

 

«Ha ragione tua madre, Naruto.»

 

Si voltò e vide suo padre. Come la moglie, aveva la pelle bianchissima e gli occhi rossi. Guardava il figlio con sguardo minaccioso.

 

«è colpa tua se siamo morti. Non ti volevamo neanche. Sei un mostro.»

 

Indietreggiò, le parole lo colpirono dritto al cuore. Brisingr gli cadde dalle mani.

 

«Non ti volevamo bene, Naruto.»

 

Ora anche la madre si era alzata e avanzava verso di lui. Il ragazzo incespicò e cadde, l’erba ad attutire l’impatto. Vedeva i suo genitori avanzare verso di lui, le braccia minacciose protese verso di lui, come artigli.

 

Non poteva crederci. La situazione era troppo assurda. Le lacrime gli annebbiavano la vista, ora i due adulti erano macchie scure che si avvicinavano inesorabilmente. Con la voce rotta dal pianto, cercò di dare ordine ai suoi pensieri.

 

«N-Non è possibile...»

 

«Voi si-siete mort-ti.»

 

«Esatto, figlio.»

 

«Per colpa tua.»

 

«Sei un mostro...»

 

«...Mostro...»

 

«N-no, io non...»

 

Non voleva più ascoltare quelle voci. Quelle voci che tanto aveva amato udire per tutta la sua vita e che fino a cinque minuti prima, avrebbe pagato oro per riascoltarle. Si portò le mani alle orecchie, cercando di tapparle, ma sentiva comunque le voci, come se fossero direttamente nella sua testa.

 

«...colpa tua...»

 

«mostro...»

 

«Morti… tua..»

 

Cominciò a scuotere la testa, nel tentativo invano di allontanarle da sé.

 

Quando sentì che lo avevano afferrato con le loro mani, la paura prese il sopravvento.

 

«NOOO!»

 

Le fiamme lo circondarono e circondarono anche Minato e Kushina, che cominciarono a contorcersi. Versi disumani di dolore si levarono nell’aria.

 

Potè sentire le fiamme consumare i suoi genitori, che si ridussero a polvere.

 

Due mani lo afferrarono per le spalle e colto dal panico, si ritrasse urlando, aumentando le fiamme che lo circondarono.

 

«Stupido dobe!»

 

Sasuke si ritrasse dal biondo, le mani tolte appena in tempo. Se avesse reagito messo secondo più tardi, si sarebbe trovato con delle belle ustioni.

 

Naruto aveva il respiro affannoso e gli occhi serrati. Poteva vedere le lacrime luccicare tra il fuoco che lo avvolgeva, protettivo.

 

Doveva calmarlo, così usò un tono più tranquillo.

 

«Naruto, calmati. Ascoltami. Respira profondamente.»

 

Il biondo cercò di rallentare il respiro, ma non vi fu miglioramento.

 

«Okay, bravo. Continua così. Inspira con me.»

 

Sasuke, in ginocchio per terra a un metro da lui, lo guidò nella respirazione, inspirando per dargli l’esempio.

 

«Espira.»

 

Buttò fuori l’aria dai polmoni e così fece Naruto, rallentando appena il respiro.

 

«Okay. Ancora. Inspira. Espira.»

 

Questa volta i loro respiri erano sincronizzati e continuarono finché le lacrime non si fermarono e le fiamme non si estinsero. Solo allora osò avvicinarglisi, posandogli una mano su una spalla.

 

Naruto fissò la polvere a terra.

 

«I miei genitori...»

 

Fissò l’esorcista, con gli occhi gonfi e rossi.

 

«Come è possibile? Loro sono… m-morti...»

 

«Non erano davvero i tuoi genitori. Erano demoni. A giudicare dal tipo, erano affiliati re demone tetracoda. Spiriti. Forza, alzati.»

 

Lo prese per un braccio e lo aiutò ad alzarsi. Recuperò Brisingr e gliela riconsegnò.

 

«Torniamo al dormitorio.»

 

Naruto annuì col capo. Il sale delle lacrime gli tirava la pelle del viso.

 

Tornati al dormitorio, Sasuke gli consigliò di farsi un bagno caldo, cosa che decise assolutamente di fare. Ora era lì, sommerso nell’acqua calda nella vasca fino al naso. La mente gli andò irrimediabilmente ai genitori. Fece un profondo respiro e guardò il fodero di Brisingr, appoggiata alla parete. Si concentrò sui suoi ricami per calmarsi e allontanare i pensieri malinconici.

 

Finito il bagno, si lavò i denti e poi tornò alla sua camera. Nel corridoio buio, la porta socchiusa lasciava uscire uno spiraglio di luce. Sentì Sasuke parlare e anche se non era sua intenzione origliare, lo sentì parlare la telefono.

 

«Si si, è come le ho detto. Ha riuscito ad usare le fiamme senza estrarre la spada.»

 

Seguì un momento di silenzio. Naruto si appoggiò alla parete e si passò una mano sul viso.

 

«Certo, va bene.»

 

Dopo che lo sentì chiudere la chiamata, il biondo contò fino a dieci e finalmente entrò. Si mise il pigiama e si coricò a letto, senza dire nulla.

 

Sasuke diede per scontato quel comportamento, per via della vista dei suoi defunti genitori.

 

Quella notte entrambi dormirono sonni agitati.

 

 

 

 

 

 

Fuori dal dormitorio…

 

 

 

Due figure erano accovacciate sul ramo di un albero poco lontano. Videro l’unica luce accesa dell’edificio spegnersi in quel momento.

 

«Dormono.»

 

Due paia di occhi verdi brillarono nell’oscurità.

 

«Già. Ottimo lavoro, per prima.»

 

L’ombra con gli occhi rossi rispose, senza distogliere lo sguardo dal dormitorio.

 

«Grazie. Ci è voluto un po’ a ricrearli uguali.»

 

«Già. Be andiamo, dobbiamo fare rapporto. Il fatto che sappia usare le fiamme di Kurama senza estrarre la spada, è preoccupante.»

 

Scomparvero dal nulla, senza lasciare traccia dietro di sé.





Ecco qua! Spero vi sia piaciuto! Povero Naruto, lo fatto un po' soffrire in questo capitolo ☹️ Le foto che ho messo nel capitolo precedente vi sono state d'aiuto?  Spero di si 😅 Tante volte alcune descrizioni le salto o sono poco apporfondite perchè le do per scontate. Mi impegnerò di più, e se qualcosa non vi è chiara, non esitate a chiedermi ☺️ Lasciate una recensione fatemi sapere cosa ne pensate. Al prossimo capitolo😘

 

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Capitolo 8
*** Sorprese. ***


Salve! Scusate il catasrofico ritardo, ma tra le feste e lo studio, non avevo mai tempo i scrivere. Comunque ecco un nuovo capitolo, spero vi piaccia. L'ho scritto in velocità, quindi perdonate eventuali errori. provvederò a correggerli. Buona lettura :)

RedFoxx




 

                 Sorprese







Passò un’altra settimana. Le lezioni si susseguirono tranquillamente, anche se si stavano facendo più toste. Più di una volta Naruto era stato rimproverato in aula per essere disattento o non saper le cose.

 

Una scena alquanto comica fu quando il biondo chiese a Sasuke di aiutarlo. Gli si presentò davanti, le mani tormentate dal nervoso. Era combattuto. Il suo orgoglio gli diceva di lasciar stare, di non chiedere aiuto. Dall’altro canto, doveva impegnarsi o non avrebbe mai raggiunto qualche risultato. Sasuke accettò e ogni sera dopo cena sparpagliavano libri e quaderni su un tavolo della mensa e si sedevano sulla stessa panca.

 

«Ahi!»

 

«Te la meriti dobe! Come fai a non capire?»

 

Naruto si massaggiò la testa dove aveva ricevuto il pugno.

 

Sasuke sospirò, armandosi di pazienza. Stava per rimproverarlo per la decima volta, quando vide lo sguardo avvilito dell’altro. Si vedeva che si impegnava.

 

«Scusa, a volte dimentico che comunque hai saltato un anno di scuola. Dai, riprova.»

 

Naruto annuì e si chinò nuovamente sul quaderno. La matematica non era il suo forte, ma per sua fortuna per essere esorcisti, non bisognava avere una laurea in tal materia.

 

Analizzò il biondo, ora di profilo. Aveva le sopracciglia corrucciate da quanto era concentrato, la lingua che spuntava da un angolo della bocca. Nel silenzio si sentivano solo i rintocchi dell’orologio sulla parete e la matita grattare sul foglio. Sasuke si avvicinò al biondo, per analizzare meglio ciò che stava scrivendo. Sentì più chiaramente il suo profumo. Sapeva da fresco, dovuto all’ammorbidente, misto a vaniglia. Vi era una nota strana che non riusciva mai a decifrare. Sembrava l’odore del fuoco. Non da fumo o che, proprio da fuoco, da calore. Era uno dei profumi più buoni che avesse mai sentito e lo attraeva in maniera incontrollata.

 

Dall’altra parte, Naruto sentì Sasuke avvicinarsi ancora di più e per un istante, la coda ebbe un guizzò.

 

Quando ebbe finito l’espressione matematica, guardò Sasuke con occhi imploranti.

 

Il moro finì di leggere l’ultimo passaggio e annuì col capo.

 

«Inaspettatamente è giusta. Forse sei meno dobe di quanto vuoi far credere.»

 

Naruto esausto, lasciò sbattere la testa sul foglio.

 

«Basta Sasuke. Continuiamo domani.»

 

L’esorcista controllò l’ora.

 

«Va bene. Devo abbandonarti nuovamente. Ho una riunione con gli altri insegnanti.»

 

Raccolsero le cose e tornarono nella loro stanza, appoggiandole sulla scrivania.

Sasuke si mise la giacca e una sciarpa.

 

«Se me ne vado un’ora, riesci a non combinare disastri?»

 

Memore di ciò che era successo, il biondo annuì con convinzione. Gli dovette giurare di non uscire per nessuna ragione al mondo, neanche se vedeva qualcuno morire davanti la porta del dormitorio.

 

«Parola di demone.»

 

Sasuke assottigliò gli occhi, non molto convinto.

 

«Eddaiiii Sas’ke. Vai.»

 

Prese a spingerlo verso la porta.

 

«Farò il bravo, prometto. Buona riunione.»

 

Naruto tornò nella loro stanza. Prese il portatile di Sasuke e lo accese, mettendo un po’ di musica.

 

«Che odio il silenzio...»

 

Prese il pigiama e si diresse alle docce. la musica che fuoriusciva dalla porta aperta lo faceva sentir meno solo. Nel bagno, appoggiò Brisingr ad una parete.

 

Cominciò a canticchiare, seguendo il brano, si lavò, si asciugò e si vestì. Si diresse ai lavandini per lavarsi i denti, quando si accorse che la musica non si sentiva più. Smise di spazzolare i denti, rimanendo nel più totale silenzio. Non sentendo nulla di fuori dall’ordinario, continuò. Sputò il dentifricio e si sciacquò la bocca.

 

Aveva una brutta sensazione, anche se non sapeva spiegarsela.

 

Si tolse la custodia dalla spalla e tirò fuori la katana. Lasciò cadere la stoffa a terra e spiano sguainò la lama. Le fiamme lo ricoprirono, illuminando debolmente il corridoio e le scale annesse. Si incamminò piano, circospetto, alla loro stanza. La katana alta davanti a sé, pronto a difendersi da eventuali nemici. Ora che era più vicino, sentiva dei rumori provenienti dalla camera. Prese coraggio e entrò urlando nella stanza, alzando Brisingr sopra la sua testa, pronto a colpire l’intruso con un fendente.

 

«MA SEI SCEMO?!»

 

L’urlo che riconobbe provenire da Sasuke riuscì a bloccargli l’attacco a mezz’aria. Aprì gli occhi, che aveva chiuso nella foga dell’attacco e vide l’esorcista che si riparava il viso con un braccio e con l’altro gli puntava una pistola.

 

Naruto abbassò Brisingr, senza però riporta subito ne fodero.

 

Sasuke invece non aveva ancora abbassato la sua, di arma.

 

«Scusa. Avevo sentito dei rumori e temevo fossero gli stessi dell’altra volta.»

 

Sasuke capì che alludeva ai fantasmi dei suoi genitori.

 

«Puoi abbassare quella pistola? Mi metti ansia.»

 

«Prima tu rinfodera la tua katana.»

 

Naruto lo guardò, piegando leggermente la testa di lato. Inconsciamente la mano strinse un po’ più forte l’elsa decorata. Un sorriso malizioso gli apparve in viso e con voce suadente gli disse

 

«Non ti fidi di me? Mi spareresti?»

 

Vide gli occhi di ossidiana farsi più sottili e ferrei.

 

«Se ce ne fosse bisogno, si. Come credo che tu, se dovessi difenderti, agiresti senza remore.»

 

Il biondo sospirò e ripose del fodero la spada, estinguendo le fiamme. Il moro abbassò la pistola e la mise sulla sua scrivania.

 

«Vado a recuperare la custodia.»

 

Attraversò il corridoio buio, raccolse la custodia di stoffa e vi ripose Brisingr. Tornò in camera e vide Sasuke seduto alla scrivania che sistemava delle carte. Notando l’orologio, vide che si era fatto alquanto tardi, così decise di coricarsi a letto. Sotto il piumone, si mise sul fianco sinistro per non avere la luce in faccia.

 

«Se ti dà fastidio, la spengo e vado in mensa.»

 

Naruto lo guardò da sopra la spalla , scuotendo leggermente la testa.

 

«No tranquillo. Fai pure.»

 

Si risistemò nel letto, cercando la posizione migliore per dormire. Rivolto verso il muro, vedeva luci e ombre che si proiettavano sullo stesso.

 

«Non andare a dormire troppo tardi.»

 

«Ti preoccupi per me?»

 

«Semplicemente non vorrei tu diventassi più scorbutico del solito, che poi devi sorbirti io, teme.»

 

Sasuke scoppiò a ridere. Le ciocche ribelle gli andarono davanti agli occhi e con una mano le tirò indietro.

 

«Ah ecco, mi sembrava. Dormi dobe.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Naruto si trascinava verso il dormitorio. Ad appesantirlo, una borsa della spesa zeppa di cibarie. Aveva concordato con Sasuke che avrebbero fatto la pizza quella sera, quindi finite le lezione, decise di passare al supermarket. Sasuke si sarebbe trattenuto ancora un po’ in Accademia, ma l’avrebbe raggiunto presto. Arrivato davanti l’ingresso, posò l’asporta per terra e si mise a frugare nello zaino. Non trovando le chiavi ebbe un attimo di panico e si accucciò per terra. Appoggiato lo zaino, lo rovesciò come un calzino, facendo cadere sul selciato tutti i quaderni. Un tintinnio famigliare gli fece tirare un sospiro di sollievo. Sbuffando, rimise tutto dentro e aprì la porta.

 

Dopo essersi tolto la divisa in camera ed essersi messo una tuta per stare comodo, si diresse verso la cucina. Camminando, massaggiava delicatamente la coda indolenzita, soffermandosi sul ciuffo finale, districando i rari nodi che si formavano.

 

Accese tutte le luci della mensa, accese la radio e rovesciò la busta della spesa sul bancone della cucina. Cominciò a tagliuzzare la mozzarella, ondeggiando la coda a tempo di musica.

 

Sasuke lo trovò così, che tagliava e raggruppava i vari ingredienti ballando sul posto e canticchiano. Si sporse e gli rubò un pezzetto di würstel appena tagliato.

 

«Hei teme! È per la pizza! Se ne mangi ne metteremo meno sul tuo lato.»

 

Il moro alzò gli occhi al cielo e si arrotolò le maniche. Dopo essersi lavato, prese l’impasto per la pizza già fatto e lo stese sulla teglia.

 

Farcirono la pizza e come promesso, sul lato dell’esorcista vi erano meno würstel. Mentre Sasuke riordinava il piano, Naruto rimase incucciato davanti al forno, la coda che si muoveva agitata, impaziente di vedere la pizza cuocersi.

 

«Dobe non è che se la fissi, le metti fretta e si cuoce prima. Piuttosto, dammi una mano e prepara un tavolo.»

 

«Agli ordini mamma.»

 

Mentre gli passava di fianco, Sasuke gli mollò uno colpo sulla nuca, come vendetta per l’appellativo affibbiatogli. Naruto si massaggiò la parte lesa, borbottando parole incomprensibili.

 

La musica riempì la grande mensa, rendendo l’atmosfera rilassata. Avevano raggiunto un equilibrio tra loro, dovuto alla vicinanza quotidiana. Ognuno faceva qualcosa, dividendosi i lavori, come fossero una famiglia.

 

Quasi non sembrava che uno era un mezzo demone, figlio di Kurama e l’altro un esorcista, nonché professore, incaricato di sorvegliarlo.

 

Quando fu pronto, mangiarono e poi, come ogni sera, Sasuke lo aiutò nello studio.

 

«Dai Naruto, non c’è molto da capire. Queste cose dovresti saperle a memoria ormai.»

 

Il biondo gonfiò le guance e guardò il quaderno come se volesse incenerirlo. Con un gesto secco, fece un segno sulla pagina, cancellando tutto ciò che aveva scritto e sbatté la testa sul tavolo. Un gemito di rassegnazione giunse alle orecchie di Sasuke, che stava raggiungendo il limite della sua pazienza. Si tirò su le maniche con cattiveria e prese l’altro per i capelli. Gli alzò la testa e lo voltò verso di lui. I loro visi erano vicini, tanto che per poco i nasi non si toccavano.

 

«Se non la smetti e ti applichi come si deve, ti sparo un colpo in fronte.»

 

Il biondo sgranò gli occhi sconcertato e con le mani provò ad allentare la presa dell’altro.

 

«Ma sei scemo?!»

 

«No, tu sei scemo!» Gli mollò i capelli. «Come fai a non capire questa cosa semplicissima? Te l’ho spiegata una decina di volte. Sei proprio una capra.»

 

Naruto, che si stava massaggiando la cute, si infervorò e lo spinse. Sasuke per non cadere indietro, si aggrappò alla maglia del biondo. Ristabilito l’equilibrio, mollò la presa. Prese il quaderno e glielo sbatté sul tavolo, davanti al naso.

 

«Impara questo schema a memoria se proprio non riesci a capirlo. Lo ripeterai a pappagallo se i tuoi poveri neuroni non ce la fanno.»

 

Il biondo perse la pazienza, fissò il quaderno infondendovi tutta la frustrazione che provava e quello prese fuoco.

 

Entrambi sobbalzarono, non aspettandosi i fogli in fiamme. Naruto cominciò a urlare shockato «Il mio quaderno! Gli appunti!»

 

Sasuke ebbe la prontezza di prendere la bottiglia di acqua li vicino e spegnere le fiamme. L’accartocciò, ormai vuota, e la posò sul tavolo. Naruto guardava allibito le pagine bruciate e ora bagnate, dalle quali si leva un rivoletto di fumo.

 

Si alzò e andò a prendere scopa e paletta. L’esorcista era ancora seduto e lo guardava buttare le ceneri per terra e raccoglierle. Aveva usato di nuovo le fiamme senza estrarre Brisingr. Se si fosse allenato e concentrato, avrebbe potuto usarle senza la katana, richiamandole a comando. Se si fosse trovato disarmato o nelle condizione di non poter usare la spada, avrebbe potuto comunque combattere.

 

Si massaggiò le tempie e respirò a fondo.

 

«Lasciamo stare Naruto, andiamo a dormire che ormai è tardi.»

 

L’altro stava cercando di raggruppare ciò che restava del suo quaderno per la scopa e poi avvicinò la paletta.

 

«Vai, finisco qua e ti raggiungo.»

 

Sasuke si avviò in camera. Si lasciò cadere stancamente sulla sedia della sua scrivania e raccolse il materiale da mettere nello zaino per domani. L’occhio gli corse al calendario appeso alla parete tra i due tavoli. La data del giorno dopo era cerchiata e strani simboletti la adornavano. Attorno al 10 di Ottobre vi erano disegnati una torta di compleanno e un regalo. Sotto una piccola scritta: “Mio compleanno”. Il suo non poteva essere, essendo che era nato a Luglio, quindi doveva essere il compleanno di Naruto. Finì di preparare le cose per il giorno dopo e si mise a letto, dando le spalle alla stanza. Sentì Naruto entrare in stanza e coricarsi, senza dire nulla.

 

Il giorno dopo si svegliarono e come sempre si prepararono, dopo aver fatto colazione. Prima di mettere la camicia, a petto nudo, comincio ad avvolgersi la coda per nasconderla. Vide che Sasuke lo stava osservando e si interruppe, la punta della coda che ondeggiava, in attesa di una reazione dell’altro.

 

«Che c’è?»

 

«Ah non lo so, sei tu che mi fissavi.»

 

«Ah si. Niente.»

 

Il biondo corrucciò la fronte, non convinto della risposta, e finì di arrotolare la coda. Appiattì il ciuffo finale e si mise la camicia della divisa.

 

«Ti fa male?»

 

Alzò lo sguardo, continuando ad abbottonarsi, cercando di non sbagliare asole.

 

«Che cosa?»

 

Il moro era già pronto, lo zaino su una spalla. Gli indicò il busto.

 

«La coda. Deve essere scomodo tenerla così tutto il giorno.»

 

Naruto si mise la giacca della divisa e la chiuse.

 

«Un po’. Ma non possiamo incorrere nel rischio che qualcuno la veda no? Chiunque abbia ricevuto il mashou può vederla, quindi.»

 

Sasuke annuì col capo e si diresse verso l’uscita. Quando Naruto notò che l’altro non aveva preparato il bento per il pranzo, glielo fece notare. L’Uchiha gli rispose che non aveva avuto tempo di prepararli e gli disse di prendersi qualcosa alla mensa.

 

La mattinata si svolse noiosa. Durante l’ora di inglese venne ripreso perché distratto. Si era perso a guardare fuori dalla finestra, ripensando al suo povero quaderno. Avrebbe dovuto chiedere a qualche compagno di classe gli appunti. Quando suonò la campanella segnando la fine delle lezioni, vide Sasuke sull’uscio della porta che lo attendeva. Si mise in spalla lo zaino e la custodia e lo raggiunse.

 

«Che succede?»

 

«Niente, seguimi.»

 

Il biondo lo seguì nel bagno dei maschi e quando lo vide tirare fuori il mazzo di chiavi, vide che selezionò la stessa di quando erano andati a Tokyo.

 

«Dove andiamo?»

 

«A pranzo. Dai entra.»

 

Come l’altra volta, giunsero nel magazzino del negozio. Uscirono salutando Frank e si immsersero nel caos della città. L’esorcista faceva strada nella folla e il biondo lo seguiva a ruota.

 

«Come mai siamo a Tokyo? Che dobbiamo fare?»

 

Sasuke lo guardò da sopra la spalla, lanciandogli uno sguardo come se fosse scemo.

 

«Per mangiare no? Che altro? Dai muoviti.»

 

Tese la mano dietro e Naruto la prese. Si sentì strattonare e sgusciarono tra le persone. La presa di Sasuke era forte, per evitare che si separassero e si perdessero nella folla. Naruto riconobbe la via.

 

«Andiamo a mangiare ramen?» chiese speranzoso.

 

«Si dobe.»

 

Il biondo felicissimo, lo superò e cominciò a correre, trascinandoselo dietro. Arrivarono al chioschetto di Ichiraku e si sedettero. Ordinarono e quando arrivarono i piatti cominciarono a mangiare. Quando finirono, Naruto emise un sospiro di soddisfazione.

 

«Buonissimo, come sempre. Toglimi una curiosità teme.»

 

Sasuke era seduto alla sua destra. Aveva appoggiato il gomito destro sul bancone, sostenendosi la testa con la mano. Era girato verso il biondo.

 

«Dimmi.»

 

«Perchè siamo venuti qua? Avevi detto che non ti piaceva tanto il ramen.»

 

«Vero. Ma...»

 

Si abbassò e rovistando nello zaino, tirò fuori un pacchetto incartato.

 

«Oggi è il tuo compleanno, non il mio. Quindi era giusto che tu potessi mangiare il tuo piatto preferito.»

 

Gli porse il regalo e il biondo lo prese in mano. Era rimasto sconcertato. Era il suo compleanno e se l’era dimenticato.

 

«Il mio compleanno… è vero!»

 

In quel momento Ayame e il padre Teuchi posarono una piccola torta davanti al biondo e cominciarono a cantare tanti auguri.

 

Il biondo arrossi e sorrise imbarazzato, grattandosi la nuca come faceva sempre in quei momenti. Quando la canzone finì soffio sulle candeline. La torta venne tagliata e ne mangiarono tutti una fetta. A metà, tra un boccone e l’altro, si ricordò del regalo. Si diede una pacca sulla fronte e lo prese. Era sottile e largo. Si volò verso Sasuke, sospettoso, il quale fece un ceno di incoraggiamento a scartarlo.

 

La carta da regalo rivelò un quaderno, rosso. Naruto cercò di trattenere la delusione e lo guardò, in cerca di risposte.

 

«Un...quaderno?»

 

Sasuke gli puntò la forchettina da dolce addosso.

 

«Non un quaderno, è IL quaderno.»

 

Il biondo aggrottò le sopracciglia, non capendo.

 

«Resta comunque un quaderno.»

 

L’altro fece segno di no con la forchettina, rischiando di lanciare i residui di torta.

 

«Non è un comunque quaderno. L’ho reso ignifugo. Adesso potrai arrabbiarti quanto vuoi, non hai più scuse per non studiare.»

 

Naruto si rigirò il regalo tra le mano. Non era nulla di prezioso, ma era un regalo meraviglioso a modo suo.

 

Di slancio lo abbracciò e gli scoccò un bacio sulla guancia. Tornò a rigirarsi il quaderno tra le mani contento e lo mostrò ad Ayame spiegandole del piccolo incidente della sera prima.

 

Sasuke era rimasto di sasso, il braccio con la forchettina ancora sollevato. L’aveva abbracciato e gli aveva dato un bacio. Sulla guancia, ma sempre un bacio. Si toccò la pelle con l’altra mano. La sentì formicolare.

 

Rimasero lì ancora un po’, ma poi tornarono all’Accademia per le lezioni del corso per esorcisti.

 

Mentre percorrevano il corridoio in penombra per raggiungere la classe, Naruto non la smetteva di parlare. Ad un certo punto si fece serio e muto, all’improvviso.

 

Il cambiamento fu così radicale che Sasuke di fermò.

 

«Dobe che hai?»

 

Naruto aveva gli occhi fissi sul pacchetto che aveva in mano. Ayame aveva insistito che si portassero a casa la torta avanzata.

 

«é il primo compleanno che festeggio senza i miei genitori.»

 

Il moro si sentì a disagio, non sapendo cosa dire o fare. Fece un passo nella sua direzione, ma vide che Naruto stava sorridendo.

 

«Tutto okay?»

 

«Si si. Credo che i fantasmi dell’altra volta mi abbiano scombussolato per bene. Eh eh eh.»

 

Si grattò la nuca ridacchiando.

 

«Che dobe. Dai, dammi la torta e vai a lezione. Ci vediamo stasera.»

 

«Ok! Allora a dopo.»

 

 

 

 

La lezione di sacre scritture riuscì ad intaccare la sua felicità. Era troppo noiosa. Per quanto si impegnasse, non ce la faceva a seguire. L’ora dopo ebbero una sorpresa. Asuma entrò dicendo di avere una annuncio.

 

«Ormai dovreste avere un’idea dei meister che volete apprendere no? Da oggi, per alcune ore la settimana, vi eserciterete esclusivamente in quello.»

 

Un brusio di eccitazione si levò dai ragazzi.

 

«Buoni, buoni. Ora verranno degli insegnati, ognuno per una delle cinque categorie. Quando si annunceranno seguiteli, in base al meister che volete apprendere.»

 

I suoi compagni andarono via a gruppetti, seguendo i relativi insegnanti. Rimasero Neji e lui, seduti nell’aula vuota. Ad un certo punto entrò un uomo alto, vestito con la solito divisa da esorcisti. Da una spalla sbuccava l’elsa di quello che aveva tutta l’aria di essere uno spadone. Capelli neri spettinati, aveva il viso nascosto in parte da delle bende.

 

 

«Sono Zabuza Momochi, esorcista di livello superiore, 2° classe. Sarò il vostro istruttore per la categoria Knight.»

 

L’uomo fissò i due ragazzi, seduto agli antipodi della classe. Notò che il biondo aveva una custodia per katane sul banco.

 

«Siete solo in due. Molto bene. Seguitemi, ci sarà da divertirsi.»

 

I due si alzarono e lo seguirono nel dedalo di corridoi finché non giunsero in una zona mai attraversata prima. L’insegnate li guidava a passo sicuro. Da dietro, Naruto poté vedere bene che tipo di arma avesse l’esorcista. Aveva tutto l’aspetto di una mannaia, ma in formato gigante. Superava in lunghezza Brisingr, su questo ne era sicuro. L’elsa era lunga anch’essa, tratti neri si alternavano ad altri bianchi. Poteva essere impugnata a due mani in tutta comodità.

 

Ad un certo punto la voce dell’insegnate lo fece sobbalzare, immerso com’era nella sua analisi.

 

«Se ve lo state chiedendo, questa è la mia Mannaia Decapitatrice.»

 

Neji trattenne il fiato rumorosamente, spalancando gli occhi.

 

«Cos-! Questo vuol dire che tu sei...»

 

«Esatto. Il demone della nebbia, appartenente ai Sette Spadaccini della Nebbia.»

 

Gli occhi del castano brillarono e Naruto gli rivolse un’occhiata interrogativa, ma vedendo che Neji non lo calcolava di striscio, si ripromise di chiederlo a Sasuke quella sera.

 

Giunsero in una piccola palestra. Era divisa in due, da un lato libera, con delle panche ammassate lungo la parete. Nell’altra metà dei corridoi formati da grate, simili a gabbie. Sulla parete vi erano dei cerchi di metallo con dei fori. Per ogni cerchio vi era un sezione e le grate dividevano ogni corridoio.

 

«Quelli a cosa servono?»

Zabuza si voltò guardando a cosa si riferisse.

 

«Quelli? Servono per allenar velocità e precisione. Quel macchinario spara palline da tennis a random. Si può scegliere la velocità e la quantità di palline che può sparare. Ovviamente devi prenderle tutte.»

 

«Figoo! Possiamo provare?»

 

«No. Più avanti forse. Ora.»

 

si diresse verso una delle panche, prendendo una sacca. Vi estrasse due spade di legno.

 

«Prima di cominciare, voglio vedere cosa sapete fare.»

 

Ne lanciò una ad ognuno e la presero al volo. Naruto, per comodità, tolse la tracolla dalla spalla e appoggiò la spada sulla parete, non lontano da lui.

 

Si misero uno di fronte all’altro, le spade alte davanti a loro. Zabuza si sedette, incrociando le gambe.

 

«Cominciate.»






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Come capitolo non ha eventi entusiasmanti, ma posso assicuare che nel prossimo ci saranno dei risvolti interessanti!

Ricordatevi di recensire! Mi fa un immenso piacere leggere cosa ne pensate e se apprezzate. Il più delle volte è questo che fa venire voglia di continuare a scrivere. :)

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Capitolo 9
*** Attacco. ***


Salve a tutti 😊
So di essere in terribile ritardo e vi chiedo scusa, ma davvero tra università, lavoro e problemi al computer (rotto per una settimana e mezza) non so mai riuscita a scrivere e postare il capitolo. Vi dico già che non mi piace questo capitolo, ma per quante volte provassi a modificarlo, non ci sono mai riuscita. piuttosto di tenerlo qua a marcire, lo pubblico e mi riprenderò con i prossimi 😊 Spero che vi piaccia, fatemi sapere! Baci

RedFoxx


 

Attacco




Naruto e Neji rimasero fermi, uno di fronte all’altro, le spade di legno alte. Entrambi stavano aspettando la prima mossa dell’avversario. All’improvviso Neji mosse un breve passo verso destra e Naruto si mosse di conseguenza, restandogli di fronte. Dopo aver compiuto mezzo giro, il castano gli si avventò contro con uno scatto repentino, ma il biondo ebbe la prontezza di pararlo alzando all’ultimo la spada.

 

Seguì un breve scambio di colpi, ma tanto bastò a Naruto per capire di essergli inferiore di livello. Neji mostrava una tecnica sopraffina.

 

Con la coda dell’occhio vide Zabuza portare una mano sul mento, con un’espressione riflessiva. Vedendo la sua piccola distrazione Neji non esitò e con una stoccata lo colpì al braccio libero. Subito il biondo indietreggiò, aumentando la distanza tra loro. Si massaggiò il braccio, sicuro che più tardi gli sarebbe rimasto il livido.

 

Neji aveva uno sguardo adrenalinico e un sorrisetto compiaciuto.

 

«Il primo “sangue” è mio.»

 

Naruto sentì l’orgoglio montare dentro di lui. Non l’avrebbe avuta vinta così facilmente.

 

«Il primo e ultimo, vorrai dire!»

 

Si rimisero in guardia e subito Naruto gli si avventò contro, seguendo l’istinto. Attaccava senza una logica precisa, ma Neji le parava tutte. Con una finta riuscì a sorprendere l’avversario assestandogli un tocco alla gamba.

 

Continuarono a combattere, finché entrambi non si trovarono senza fiato e il sudore che colava dalla fronte. Zabuza si alzò finalmente dalla sedia e si mise tra i due.

 

«Molto bene, ho visto abbastanza.»

 

I due abbassarono le spade e cercarono di riprendere fiato, facendo respiri profondi. Naruto lanciò una rapida occhiata alla custodia, per accertarsi che Brisingr fosse ancora dove l’aveva lasciata.

 

«Abbiamo molto su cui lavorare. Neji, tu hai una tecnica eccellente, si vede che hai un lungo allenamento alle spalle. Naruto tu invece sei il contrario, ti mancano totalmente le basi della scherma, ma ti muovi d’istinto e riesci a stare al passo. Siete estremamente diversi nello stile, eppure entrambi avete un gran potenziale.»

 

Si fece consegnare le due spade in legno che ripose nella sacca con le altre e se la mise in spalla.

 

«Per oggi abbiamo finito. Ci incontreremo due volte la settimana, in poco tempo dovreste migliorare entrambi e quando sarà ora, potrete esercitarvi con spade vere. Alla prossima, ragazzi.»

 

Recuperò la sua mannaia gigante ed uscì dalla palestra. Neji raccolse il suo zaino e fece per uscire, quando vide che Naruto era ancora fermo.

 

«Non vieni?»

 

Naruto si grattò la nuca, indeciso.

 

«No, resto ancora un pochino. Voglio esercitarmi un po’ da solo.»

 

Neji fece spallucce e uscì, chiudendo le porte della palestra dietro di sé.

 

Naruto prese la custodia e tolse Brisingr, impugnando l’elsa. Con la mano sinistra strinse il fodero ed ebbe la tentazione di sfoderare la spada, ma la possibilità che qualcuno entrasse erano alte, quindi evitò.

 

Nonostante pesasse di più con il fodero, strinse l’impugnatura con entrambe le mani ed assunse la posa iniziale. Provò a visualizzare alcune mosse fatte prima da Neji e tentò di ricrearle. Alcune sequenze di passi l’avevano davvero colpito e preso alla sprovvista e non voleva che la cosa riaccadesse.

 

Dopo mezzoretta si accasciò sulla panchina esausto, il sudore che gli imperlava la fronte. Prese la bottiglietta d’acqua dallo zaino e ne bevette un lungo sorso. Si mise la spada sulle gambe, seguendo la delicata filigrana che la decorava con un dito. Bevette un altro sorso e accartocciò la bottiglietta finita, lanciandola poi nel cestino poco distante. Ovviamente non fece centro e con uno sbuffo, si alzò. Si chinò per raccoglierla e un tanfo indescrivibile gli riempì le narici. Subito si portò una mano a coprire bocca e naso ed emise un involontario verso di disgusto. Guardò il cestino di fronte.

 

«Che cazzo c’è qua dentro che puzza così?»

 

Quando si sporse per guardare all’interno rimase basito nel constatare che fosse vuoto, eppure il tanfo persisteva.

 

Il silenzio della palestra venne interrotto da un basso ringhio. Naruto si voltò, stringendo forte Brisingr, ancora al sicuro nel suo fodero. All’entrata della palestra vi era un essere a quattro zampe, ben più grande di un cane. Aveva occhi scarlati e il corpo sembrava ricucito dopo essere stato smembrato. Piccole file di punti di sutura ricoprivano la creatura, la quale ora stava ringhiando nella sua direzione. Il biondo, istintivamente, fece un passo indietro. Doveva andarsene da lì, scappare, o almeno allontanarsi abbastanza da poter usare i suoi poteri senza essere visto. Con una mano si tastò piano le tasche e sentì con sollievo di avere le chiave in una di esse.

 

Se riesco a tornare al dormitorio non sarebbe affatto male! Sicuramente Sasuke è già lì e potrebbe aiutarmi!

 

Vide la creatura avanzare lentamente e Naruto fece un altro passo indietro, poi ebbe un’idea. Aveva già funzionato, perché non riprovarci?

 

«Stammi lontano! Lasciami stare.»

 

Cercò di infondere nella voce tutta l’autorità che poteva. Sperò che come era successo a lezione, riuscisse a soggiogare il demone.

 

«…...Non posssso….devo…..eseguir-re….l’ordine….»

 

Il biondo rimase perplesso.

 

«Di che ordine stai parlando? Chi ti ha evocato?»

 

«…..uccidereeee…...»

Naruto sbarrò gli occhi e realizzò che quel demone non era lì per caso. Qualcuno l’aveva evocato al solo scopo di ucciderlo. Ripenso ai vari avvertimenti ricevuti da Sasuke e si diede dello stupido per non essere andato via con Neji poco prima.

 

«Chi ti ha ordinato di uccidermi?»

 

La creatura questa volta non rispose e con un balzo gli fu addosso. Naruto alzò Brisingr davanti a sé tenendola in orizzontale, per proteggersi e il demone addentò il fodero. Gettandosi indietro con la schiena sul pavimento, Naruto piantò i piedi sull’addome della creatura e lo spinse, facendolo cadere oltre la sua testa, parecchi metri più in là. Velocemente si alzò e corse verso l’uscita, recuperando lo zaino e mettendoselo in spalla. Sentiva il demone dietro di se che correva e lo inseguiva.

 

Mise una mano in tasca e tastò tutte le chiave finché non individuò quella per il dormitorio e la tirò fuori.

 

Vide una porta chiusa sulla destra a metà corridoio e vi si fiondò, faticando nel panico a infilare la chiave nella toppa. Al secondo tentativo, con le mani che tremavano, riuscì a imbroccare la serratura e a girare la chiave.

 

Sentiva l'adrenalina circolare, il cuore che pompava sangue in tutto il corpo. Abbassò la maniglia velocemente e aprì la porta, ma un peso enorme lo fece cadere in avanti.

 

Si ritrovò faccia a terra sul pavimento, pavimento che riconobbe essere del dormitorio. Si trovava nel corridoio dove c’era la loro stanza. Il demone sopra di sé, aveva addentato lo zaino nel tentativo di non farselo scappare. Velocemente riuscì a sfilare il braccio dalla bretella e ad alzarsi, cosa che fece anche il demone mezzo secondo dopo. Corse verso la loro stanza, sperando che Sasuke fosse lì.

 

«SASUKEEE!»

 

La luce era spenta e dalla porta non giunse risposta. All’ultimo girò imboccando le scale che portavano alla mensa.

 

Se non è neanche lì, correrò verso il bosco e affronterò il demone lì, sperando di non dare fuoco alla foresta!

 

Scese i gradini a balzi, sentendo il fiato del demone sul collo. Cercava di restare lucido e di mettere in pratica quello che aveva imparato durante le lezioni, ma non gli venne in mente nulla di utile.

 

Vide le porte della mensa che lasciavano uscire un fascio di luce, segno che qualcuno era lì dentro.

 

Corse, il fodero della katana stretto in mano e giunto davanti le porte, ne spinse una con la mano libera, catapultandosi nella sala.

 

Sasuke era seduto ad uno dei tavoli che sistemava il suo equipaggiamento. Nei posti vuoti di fianco vi erano due piatti colmi di cibo fumante, la loro cena. Sul tavolo erano disposti vari oggetti, tra cui le sue immancabili pistole. Quando sentì il frastuono alzò lo sguardo e vide il biondo entrare correndo, spalancando la porta. Si stava già alzando per rimproverarlo quando vide entrare dopo il suo coinquilino un demone.

 

Lesto impugnò una delle sue pistole e vi mise dentro il caricatore con i proiettili benedetti e prese la mira. Proprio di fronte il mirino aveva il biondo e dietro di lui il demone. Non poteva fare fuoco.

 

Naruto vedendosi la pistola puntata si abbassò, buttandosi di pancia sul pavimento. Il demone fece un balzò per avventarglisi contro, ma ora Sasuke aveva la visuale libera e sparò, beccando il demone in piena testa. Sparo altri due colpi, colpendolo. Il corpo del demone finì sulla schiena di Naruto, il quale sentendo il peso se lo scrollò subito di dosso. Si alzò in piedi e affiancò Sasuke. Insieme fissarono il demone, aspettando qualche reazione, ma era morto. Il cadavere si dissolse, lasciando solo un mucchietto di cenere.

 

Naruto si voltò verso Sasuke.

 

«Cos’era quella cosa?»

 

Il moro si chinò e con una mano esaminò la cenere, per poi sparpagliarla.

 

«Un Naberius, un demone di tipo Ghoul. Chi l’ha evocato è una persona esperta in Tamer. Non è facile addomesticare un Naberius. È affiliato al demone codato della putrefazione.»

 

Naruto lo guardò, non capendo.

 

«Putrefazione? In che senso?»

 

Sasuke sollevò un sopracciglio.

 

«Non ve l’hanno ancora spiegato?» Sospirò e si sedette sulla panca lì vicino.

 

«Molto bene. Come sai, i demoni codati sono nove e si distinguono per il numero di code. Si possono considerare come dei Re, i sovrani subito dopo l’Imperatore, Satana. Ogni Cercotero ha una “caratteristica” e i demoni vengono classificati in baso a quale Re sono affiliati. Ad esempio il Naberius è di tipo putrefazione ed è affiliato al Cercotero Saiken, il sei code.»

 

«Capito. Quindi Kurama sarebbe il Re più forte?»

 

Sasuke annuì col capo.

 

«Esatto, Kurama, la volpe a nove code, rappresenta il fuoco.»

 

Naruto alzò la mano libera e creò una piccola fiammella sul palmo, per poi farla estinguere subito dopo. Sasuke assottigliò gli occhi per un attimo, non lasciandosi perdere questo piccolo dettaglio.

 

«Era intuibile come cosa.»

 

Naruto si sedette di fianco a Sasuke.

 

«E tutti gli altri?»

 

L’esorcista guardò il muro grattandosi il mento, come per concentrarsi.

 

«Allora, l’otto code, Gyuki, rappresenta la Luce. L’eptacoda, Chomei, gli Insetti. L’esacoda, come detto prima, il marciume. Kokuo, pentacode, il Tempo. Son Goku, Tetracoda, gli Spiriti.»

 

Naruto lo bloccò subito.

 

«Aspetta un attimo! Gli spiriti? Quindi quella volta?»

 

«Si, un demone affiliato a Son Goku ti ha attaccato. Non so se è stato evocato da un Tamer o se sia stato mandato proprio dal cercotero.»

 

Il biondo strinse forte con entrambe le mani Brisingr, appoggiata sulle gambe, al ricordo di quella notte. Le accuse dei suoi genitori gli risuonavano ancora nella testa.

 

Sasuke gli fece un sorrisino di conforto, per poi tornare a spiegare.

 

«Isobu, tricoda, l’Acqua. Matatabi, bicoda, la Terra e ultimo, ma non per importanza, Shukaku, il monocoda, l’Aria.»

 

Si alzò e racattò tutta la sua roba, ancora sul tavolo. Ricaricò la pistola usate a la ripose insieme alla gemella nella sua fondina.

 

«Devo andare ad una riunione, ma farò veloce.»

 

Naruto indicò i due piatti contenenti la cena.

 

«Non mangi?»

 

«No, tu comincia pure. Non dovrei metterci tanto.»

 

Naruto si sedette e impugnò le bacchette.

 

«Ti tengo il piatto in caldo. A dopo.»

 

 

 

 

 

 

 

 

«Quindi ha usato le fiamme senza estrarre Brisingr.»

 

«Già. Ma è stata solo una piccola fiammella. Non so fin dove può spingersi senza estrarla.»

 

Tsunade e Sasuke erano seduti uno di fronte all’altro. In realtà il moro non aveva nessuna riunione, ma doveva assolutamente comunicare il fatto alla donna.

 

«Grazie per avermi avvisata. Adesso vedrò cosa fare, potrei avere una persona che ci potrebbe aiutare. Tienilo d’occhio.»

 

Lo congedò con un gesto della mano e tornò a leggere i documenti, inforcando gli occhi che aveva tolto precedentemente.

 

Sasuke aprì la porta, ma si bloccò sull’uscio.

 

«Stasera Naruto è stato attaccato. Un naberius.»

 

La donna alzò il capo di scatto. Dopo un secondo di silenzio, mentre assimilava la notizia, disse

 

«Impossibile. Nessun demone può entrare qua dentro.»

 

Sasuke la guardò in modo eloquente.

 

«Qualcuno deve aver lasciato la porta aperta. Di proposito.»

 

La donna si tolse nuovamente gli occhiali e mise una matita tra i fogli, per tenere il segno.

 

«Molto bene, a questo posso rimediare già da subito. Grazie di avermi avvisata. Continua a tenerlo d’occhio e a comunicarmi possibili sviluppi.»

 

«Ha idea di chi possa essere stato?»

 

La donna si stava infilando la giacca presa dall’attaccapanni.

 

«Forse. Infatti...»

 

Si legò la cintura in vita con uno strattone secco.

 

«...sto andando ad accertarmene.»

 

 

 

 

 

 

Sasuke rientrò nella mensa, le luci erano ancora accese.

 

Vide Naruto, la testa china sui fogli sparsi sul tavolo. Di fronte al ragazzo stava un piatto coperto.

 

Sasuke si sedette e tolse il piatto che copriva la cena. Naruto gli parlò senza alzare lo sguardo. Non capì molto perché stava masticando il tappo della penna per concentrarsi.

 

«Cos’hai detto dobe?»

 

Il biondo allontanò la penna.

 

«Ho detto: controlla se è abbastanza caldo. Poco fa l’ho messo un po’ nel microonde.»

 

Sasuke rimestò il cibo e infatti vide un po’ di vapore salire dal riso caldo. Rimase piacevolmente sorpreso dalla cosa. Prese una forchettata di verdure e con la bocca mezza piena, girò il foglio su cui stava ragionando l’altro, mettendolo a mezza via da entrambi.

 

«Allora, come siamo messi qua?»

 

 

 

 

 

 

Sasuke stava leggendo dei documenti relativi ad una missione alla sua scrivania, quando entrò Naruto. Era andato a farsi una doccia e fintanto che aspettava il suo turno, il moro si portò avanti con il lavoro. Non gli piaceva stare con le mani in mano.

 

Guardò il biondo. Aveva un asciugamano legato in vita, da cui sbucava la coda, e con uno più piccolo si stava frizionando i capelli. Sasuke non poté fare a meno di pensare a quanto si sentisse sempre più attratto dal ragazzo.

 

Si tolse gli occhiali e si strinse la base del naso con due dita, chiudendo gli occhi.

 

Che mi sta succedendo?

 

«Stai bene?»

 

Il biondo gli aveva appoggiato una mano sulla spalla e il suo profumo lo investì.

 

«Si, sono solo stanco. Vado a lavarmi.»

 

Si alzò e si trovarono estremamente vicini. Le guance del biondo s’imporporarono e per celare la cosa, si girò per cercare un paio di boxer puliti.

 

Quando lo sentì uscire, Naruto si sedette sul letto sospirando per poi lanciare un grido di dolore e alzarsi subito, come se si fosse scottato. Si era seduto sulla coda e ora la stringeva forte la petto, cercando di non pensare al dolore. Si lisciò il ciuffo nero, perso nei suoi pensieri.

 

Nell’ultimo periodo aveva guardato a Sasuke in modo diverso. Aveva notato i suoi occhi neri e profondi, i suoi capelli scuri come la notte. Il suo profumo lo inebriava quando gli spiegava gli esercizi di matematica.

 

Sarà dovuto alla vicinanza. In fondo, viviamo insieme.

 

Si convinceva della cosa, quando in realtà cominciava a provare un'attrazione irrazionale.

 

 

 

 

 

 

 

Una settimana dopo, Corso per esorcisti.

 

 

 

«Aaaaah non ci capisco più nulla!»

 

Sakura aveva infilato le mani tra i capelli per la disperazione e per poco non cominciò a sbattere la testa sul libro.

 

Avevano un’ora buca, visto che il professor Asuma si era dato per malato. Ognuno in classe si faceva i fatti propri, chi studiando, chi chiacchierando e chi dormendo, come Kiba. Naruto si stava facendo spiegare alcune tecniche di base di scherma da Neji. Il castano era stato un po’ scontroso all’inizio, ma poi ci prese gusto a bacchettare il biondo. Avevano spostato la cattedra di lato per avere un po’ di spazio libero e usavano Brisingr, ovviamente dentro il fodero, per le dimostrazioni pratiche. Finché non furono interrotti dall’uscita di Sakura.

 

Il biondo la guardò: era seduta in prima fila, con l’amica Ino, poco lontano da loro.

 

«Che succede, Sakura?»

 

La ragazza sospirò e sospinse un po’ il libro verso i due ragazzi che si erano avvicinati.

 

«Non ci capisco più nulla. Stavo leggendo la classificazione dei demoni, ma non pensavo che fosse così complicata.»

 

Ino, il mento appoggiato ad una mano, fece un verso di scherno.

 

«Che c’è, non riesci ad impararli a memoria, fronte spaziosa?»

 

«Stai zitta, Ino-pig. Tu sapresti dirli tutti a memoria?»

 

La bionda in difficoltà, si lisciò a lunga coda di capelli.

 

«Ovviamente….no»

 

Neji e Naruto si sporsero per guardare il libro.

 

«Cosa non capisci, Sakura?»

 

«Ma tutto! Ad esempio, sapresti dirmi al volo il cercotero della putrefazione?»

 

Neji si grattò il mento, pensieroso, mentre Naruto ghignò. Aveva incontrato un suo affiliato giusto la sera prima.

 

«Facile! L’esacode, Saiken.»

 

Lo guardarono tutti allibiti. Naruto sicuramente non era famoso per la sua bravura a scuola, quindi erano sorpresi.

 

«E allora il Reapers? Quello che abbiamo affrontato in palestra?»

 

Il biondo spostò il peso su una gamba e puntò brisingr per terra, usandolo come un bastone.

 

«Easy! È affiliato al Re demone Isobu, il tricode, ovvero all’Acqua.»

 

«Sentì, rivela il tuo segreto. Come hai fatto a impararli?»

 

Il biondo si grattò la nuca.

 

«Me li ha spiegati Sasuke.»

 

Sakura e Ino si guardarono, sapendo di dover cogliere l’occasione al volo.

 

«Potremmo venire a studiare da te? Magari Sasuke dà una mano anche a noi.»

 

Il biondo ora era in difficoltà. Conoscendo Sasuke, dubitava che gli avrebbe fatto piacere dover aiutare così tanta gente.

 

Ino vide la titubanza del compagno di classe e rincarrò la dose, certa che avrebbe ceduto.

 

«In fondo, non è giusto che un insegnante ti aiuti, anche se in veste informale.»

 

«Oh, ehm… okay, penso si possa fare.»

 

«Hei, vengo anch’io!»

 

Kiba si era svegliato e si era avvicinato a loro, appoggiando un gomito sulla spalla del biondo.

 

«Si, va bene. A questo punto perché non venite tutti? O almeno, chiunque abbia difficoltà. Uno più o uno meno.»

 

Un coro di assensi si levò nella classe e si diedero appuntamento per quella sera, dopo cena.

 

 

 

 

 

 

 

Mentre cenavano, Sasuke era incredibilmente silenzioso. Stavano mangiano della pizza che Sasuke era, gentilmente, andato a prendere. E per gentilmente, Naruto aveva dovuto promettergli che in cambio avrebbe lavato lui la cucina per tutto il mese dopo.

 

«Naruto, non devi dirmi qualcosa?»

 

Il biondo non aveva ancora avvisato l’altro per quella sera. Gli andò di traverso il pezzo di pizza che stava masticando e lo mandò giù con un sorso di coca-cola.

 

«C-cosa dovrei dirti?»

 

Sasuke alzò un sopracciglio.

 

«Sei in difficoltà? Insomma, ho notato che ti piace aiutare i tuoi compagni di classe, uno più o uno meno.»

 

Naruto ridacchiò e alzò le mani in segno di resa.

 

«Eh eh! E va bene, dopo vengono gli altri. Non prendertela Sasuke. Insomma, aiuti già me, se ci sono un paio di persone in più cosa cambia? Anche se sei un professore, siamo tutti compagni di classe nella scuola normale. Vedila un po’ così, no?»

 

«No.»

 

Il moro serafico, addentando un altro trancio di pizza. Naruto si sentì la mascella sbattere sul piatto.

 

«Come no? Arriveranno-» Si girò a controllare l’orologio sulla parete «- tra 10 minuti. Eddai Sasuke, non posso mandarli via.»

 

Naruto mise su un’espressione triste, pensando di impietosire l’esorcista. Vide la coda del ragazzo ondeggiare dietro di lui.

 

«No.»

 

«...»

 

«Avresti dovuto chiedere prima a me.»

 

«Ma-»

 

«No. Discorso chiuso.»

 

Il tono con cui lo disse fece capire al biondo che il discorso era davvero chiuso. Finirono di mangiare in silenzio, poi il biondo raccolse i piatti e si mise a lavarli insieme alle posate nel lavello. Sentirono, debole, il campanello dell’ingresso principale. Naruto guardò l’orologio e vide che i compagni erano super puntuali.

 

Si asciugò in fretta le mani con uno strofinaccio e tornò ai tavoli. Sasuke era seduto su una panca, la schiena appoggiata al tavolo, che leggeva un libro.

 

Il biondo gli si prostrò praticamente ai suoi piedi, aggrappandosi con le mani alle gambe.

 

«Per favore Sas’keeeee. Aiuta anche lorooooo. Aiutami ad aiutarliiii. Ti aiuto ad aiutarmi ad aiutarli!»

 

Il moro si trovò il biondo così vicino che per un momento rimase senza parole. Il cuore prese a battergli velocemente e degluttì a fatica. Cercò di rimanere serio e di darsi un contegno, come al solito.

 

«Ma che stai dicendo? Hai perso la capacità di formulare una frase di senso compiuto? E comunque è sempre un no.»

 

«Eddaaaaaai.» miagolò il biondo «Farò qualsiasi cosa.»

 

Sasuke mise il segnalibro tra le pagine e chiuse il libro.

 

«Davvero? Qualsiasi cosa?»

 

«Parola di demone.»

 

«Molto bene. Quando sarà ora, dovrai fare qualsiasi cosa io voglia.»

 

Naruto seppe di essersi scavato la fossa da solo. Annuì convinto e corse giù per le scale, gridandogli grazie continuamente, fino alla porta, . Quando l’aprì vide che c’erano tutti i suoi compagni del corso di esorcismo. Erano tutti vestiti in modo casual, tranne Sakura e Ino che sembrava dovessero andare ad una sfilata di moda.

 

«Dov’è Sasuke?» chiesero impazienti.

 

«In mensa. Seguitemi.»

 

Salirono le scale, fino ad arrivare alla mensa. Sasuke stava di nuovo leggendo il libro e alzò lo sguardo verso i nuovi arrivati.

 

«Sedetevi. Vado a prendere i libri in camera.»

 

Corse fino alla loro stanza e accese la luce. Si chinò sullo zaino e recuperò il necessario.

 

Quando sarà ora, dovrai fare qualsiasi cosa io voglia.

 

Un brivido gli corso lungo la schiena e la coda, facendogli arricciare il ciuffo finale.

Quando tornò, tutti si erano già sistemati lungo il tavolo. Si sedette di fianco a Kiba. La serata trascorse tranquillamente tra una spiegazione e l’altra.

 

Ma si sa, il pericolo è sempre dietro l’angolo.

 

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Ta-daaaa! Eccoci qua, se siete arrivati fino in fondo siete stati bravi 😂 So che questo capitolo non è eccezionale, MA nei prossimi giorni comincerò già a scrivere il prossimo! 
Mi raccomando, lasciate una recensione, anche d poche parole, per farmi sapere le vostre opinioni a riguardo. 

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Capitolo 10
*** Sorpresa. ***


Ciao a tutti 😀 Finalmente pubblico il nuovo capitolo! L'ho scritto in due mesi praticamente! Ogni volta che avevo una mezzora libera, aggiungevo qualche paragrafo. é un capitolo un po' vomimentato, quindi basta discussioni inutili e buona lettura✌🏼

RedFoxx





 

Sorpresa





Il 31 Ottobre, la notte di Halloween, la classe del corso di esorcismo avrebbe dovuto affrontare il primo esame della loro carriera scolastica. Per accedere al livello Exwire infatti, avrebbero dovuto superare una prova scritta.

Nelle tre settimane che li separavano dal test, si erano riuniti spesso dopo cena nel dormitorio di Sasuke e Naruto per studiare e ripassare insieme. Il più delle volte Sasuke era assente per via delle riunioni, ma i ragazzi si trovavano lo stesso. Questa piccola collaborazione li stava rendendo molto più affiatati, o almeno, il livello di tolleranza era aumentato notevolmente. Addirittura Neji rise per una battuta fatta da Naruto su Sakura, il che era tutto dire. Lui e il biondo si allenavano spesso durante questi incontri, tant’è che il professor Zabuza dovette congratularsi con entrambi per il netto miglioramento. Quando nella mensa, a gruppi si allenavano nei rispettivi meister, i due spostavano un paio di tavolo da un angolo e si scontravano, usando le spade di legno. Zabuza li autorizzava ad usare quelle in ferro solo sotto la sua supervisione al momento.

Nell’ultima settimana si era unita a loro Tenten. La ragazza aveva inizialmente scelto come meister Dragoon, ma i professori, notando la sua propensione verso le armi, la convinsero a provare una doppia specializzazione e aggiungere Knight. Ovviamente non era ancora al livello dei due ragazzi, avendo loro cominciato prima, ma migliorava a vista d’occhio.

Una sera i tre erano seduti su una panca in un angolo della mensa a riprendere fiato. Si erano allenati sfidandosi 1 vs 1. Naruto, curioso come un bambino di cinque anni, chiese a Neji come mai fosse così bravo nella scherma.

Neji finì in un sorso la sua bottiglietta d’acqua e gli rispose.

«Fin da piccolo mi sono sempre allenato per raggiungere alti livelli nel meister Knight.»

Il biondo si grattò il mento, capendo che qualcosa non quadrava, infatti TenTen lo anticipò chiedendo:

«Aspetta, ma tu non avevi il mashou. Come facevi a sapere dei meister?»

«é vero! La prima lezione eri tra quelli che non lo avevano.»

«Questo perché la mia famiglia fa così. Hinata ed io siamo cugini, le nostre sono antiche famiglie di esorcisti. È tradizione però che non si debbano vedere i demoni finché non si inizia il corso di esorcisti. Non so perché, non chiedermi il motivo»

Naruto annuì col capo, chiudendo la bocca che aveva prontamente aperto per chiedergliene la ragione. Si voltò per vedere la ragazza. Hinata era china sui libri insieme a Shikamaru, intenta ad imparare a memoria i versi sacri.

«Dai ragazzi!» Tenten balzò in piedi, afferrando la sua spada.

«Ora tocca a me contro Neji! Naruto, tieni i punti. Giusti questa volta, possibilmente.»

Il biondo gonfiò le guance offeso.

 

 

 

Il pomeriggio del 30 Ottobre, in classe, Sasuke spiegò loro le modalità d’esame.

«Da stasera, alloggerete tutti nel nostro dormitorio. Io e gli altri professori abbiamo sistemato l’ultimo piano della ala sud apposta per l’occasione. Domani mattina e nel pomeriggio dovrete affrontare due esami scritti. Le prove verranno corrette subito e a tarda serata saprete se avete superato il test o no. Finita la lezione, andrete a prepararvi il necessario. Vi aspetto alle 19.00.»

Detto ciò, aprì il libro e si girò verso la lavagna per scrivere uno schema. A metà, Sakura lo interruppe.

«Questo argomento non ci sarà domani, vero?»

Sasuke la fissò come se avesse detto un’eresia. Alzò lentamente un sopracciglio e le rispose con voce sarcastica.

«Ovvio che c’è. È l’ultimo argomento. Ma tranquilli, avrete tutta la notte per impararlo. Ora, tornando a noi...»

Sconsolati copiarono tutti lo schema, sapendo già che ci avrebbero pensato più tardi.

 

 

 

 

 

Alle 19 arrivarono tutti puntuali. Naruto dovette preparasi uno zaino con il pigiama e un cambio perché avrebbe dormito anche lui con gli altri. Attraverso un labirinto di scale, giunsero all’ala sud, da tutt’altra parte dell’edificio rispetto a dove dormiva al momento. Si riunirono poi per mangiare tutti insieme in mensa e infine a dormire. Vennero divisi in due stanza, maschi e femmine e i rispettivi gruppi ripassarono sottovoce e al buio gli ultimi argomenti, finché Asuma, stufo di rimproverarli, fece fare un giro di corsa a tutti intorno all’edificio per far passare loro la voglia di parlare. La cosa funzionò alla grande, infatti dopo la breve attività sportiva, si addormentarono subito.

La mattina successiva, dopo un’abbondante colazione, cominciarono con il primo esame scritto. In un lungo corridoio vennero posizionati, a ridosso di una delle due pareti, i banchi, uno dietro l’altro. Naruto finì tra Sakura e Gaara, ma anche volendo, non sarebbe mai riuscito a copiare. C’erano tutti i loro professori a sorvegliarli.

«Tenete i fogli capovolti. Comincerete quando vi diamo in via. Avrete due ore e mezza di tempo a partire da...»

Asuma teneva il polso alzato per vedere l’orologio. Quando la lancetta segnò le 9.30 esatte urlò

«Via!»

Si sentì il fruscio che venivano girati e i primi gemiti di sconsolazione si levarono. Le domande erano difficilissime, soprattutto quelle di farmacologia anti-demone.

Mentre si grattava la cute con la penna, Naruto maledì Sasuke in cinquanta modi diversi, usando epiteti che è meglio non riportare.

Al termine delle due ore, i fogli furono ritirati e i ragazzi si avviarono sconsolati verso la mensa. Durante il pranzo tutti gli allievi concordavano che il test era molto difficile. Persino Shikamaru, il più intelligente del gruppo, ammise di aver trovato alcune domande davvero ostiche.

«Non ho risposto a tutte le domande.»

Ino si lisciò i lunghi capelli.

«Neanche io, fronte spaziosa. Rallegrati.»

Neji intervenne.

«Se anche l’altra metà del test è così difficile, non passerà nessuno del nostro corso. Forse solo Shikamaru, ma il resto di noi è spacciato.»

Le sue parole pesarono a tutti rendendoli ancora di più di pessimo umore. Attesero le 16. L’ansia cresceva e l’agitazione tra loro era palpabile. Quando furono le 15.50 tornarono al corridoio dove avrebbero dovuto fare l’altra metà dell’esame.

Sasuke, i plichi in mano, attese che si fossero seduti tutti, per poi distribuire i fogli ad ognuno di loro.

«Ci siamo dimenticati stamattina di dirvi che, chiunque non supererà l’esame, dovrà aspettare un anno per rifarlo, senza poter nel frattempo avanzare con i corsi. In altre parole, potrete studiare solo quello che abbiamo fatto in questi due mesi per un anno e poi ritentare il test. Inoltre, piccolo bonus, a chi non lo passa, stasera non sarà servita la cena.»

Un coro di protesta si levò dai ragazzi.

«Questo non è mai stato detto! Perché non ci avete avvisati?»

«Perchè? Avreste studiato di più se lo aveste saputo? Ora, basta chiacchiere inutili e cominciate.»

Dopo due ore e mezza vennero nuovamente raccolti i fogli e finché i professori correggevano l’esame, i ragazzi si riunirono in mensa. Alleggiava un clima pesante, nessuno aveva voglia di chiacchierare. Ogni tanto sakura e Ino mormoravano, confrontadosi le risposte. Ogni volta che le sentiva parlare del test, Neji si tappava le orecchie infastidito. Disse che odiava quando dopo un esame o una verifica, se ne parlava. Ad un tratto vennero spalancate le porte ed entrarono tutti i professori. Yamato aveva un foglio in mano e si misero di fronte ai ragazzi.

«Allora, ragazzi. I risultati sono meglio di quanto pensassimo, ma vi avviso già che alcuni di voi non hanno superato i test.»

Gli alunni si guardarono, cercando di indovinare chi sarebbe stato escluso.

«Ora dirò i nomi di chi ha superato l’esame. Su 9 che siete, solo 5 l’hanno superato, poco più della metà. Coloro che non sentiranno il loro nome, dovranno aspettare un anno per ritentare e non potranno studiare altro, nel frattempo. Cominciamo.»

La tensione salì alle stelle, tutti in trepida attesa di sentire il proprio nome ed essere nei fortunati 5.

«Ino.»

La ragazza bionda tirò un rumoroso sospiro di sollievo e si sfregò la faccia con le mani.

«TenTen.»

«Hinata.»

«Shikamaru.»

I restanti si guardarono, ognuno sperando in cuor suo di sentire il proprio nome. Naruto sentiva nella sua testa la promessa che aveva fatto a Sasuke, che sarebbe diventato un paladino.

Devo averlo passato per forza. Non ho più di un anno di tempo per migliorarmi.

La scadenza impostagli da Kurama gli pesò come un macigno sullo stomaco.

«E ora l’ultimo. Neji.»

Il ragazzo esultò, emettendo un breve sospiro di sollievo.

Naruto, attonito, voltò il suo sguardo verso Sasuke e vide che lo stava guardando. L’esorcista scosse la testa, con un’espressione di forte delusione sul volto. Il biondo rimase più male per l’amarezza trasmessagli da Sasuke che per l’esame in sé.

«Quindi» continuò Yamato «Naruto, Sakura, Kiba e Gaara non avete superato l’esame. Ritenterete l’anno prossimo. Inoltre...»

Porse un bento ai cinque ragazzi che avevano superato la prova.

«...stasera voi quattro non cenerete. Se becchiamo uno di voi dar loro qualcosa da mangiare, vi eliminiamo il risultato e farete compagnia a loro l’anno prossimo. A letto per le 22. Torneremo a controllare. Buona cena.»

I professori uscirono dalla mensa, lasciandoli soli. I ragazzi, seduti ad un tavolo rimasero in silenzio, finché Ino non aprì il suo bento, guardando il riso, il pesce e le verdure contenute. Anche gli altri quattro li aprirono.

«Mi dispiace, ragazzi.» disse Ino, spezzando le bacchette e prendendo un pezzetto di pesce. Anche Tenten e Neji cominciarono a mangiare. Hinata li seguì dopo aver visto il cugino mangiare. L’unico che rimase fermo fu Shikamaru.

Il brontolio di uno stomaco ruppe il silenzio e Naruto, ridendo imbarazzato, chiese scusa. Sakura si strinse lo stomaco, per evitare che gli altri sentissero eventuali rumori imbarazzanti. Shikamaru aprì finalmente il suo bento, ma lo mise tra sé e Gaara, in modo che anche l’altro potesse mangiare.

Ino, di fronte a lui, lo guardò strabuzzando gli occhi.

«Sei matto?» guardò velocemente l’entrata della mensa «Se entrano ora i professori e ti vedono, dovrai rifare l’esame tra un anno.»

Shikamaru sbuffò sonoramente, mormorando qualcosa di simile ad un “che seccatura”. Neji smise di mangiare, fissando il suo bento, per poi spingerlo di lato e metterlo in mezzo, vicino a Naruto.

«Shikamaru ha ragione.»

Tutti si girarono a fissarlo, in attesa di delucidazioni.

«Dai ragazzi, cosa ci dicono dal primo giorno?»

«Che siamo capre?»

«No, quello lo sei solo tu, Kiba. Vi rigiro la domanda. Perché di solito abbinano esorcisti con meister diversi? Ad esempio un Aria e un Dragoon?»

Naruto pensò di capire dove il discorso andava a parare.

«Collaborazione.»

«Esatto, Naruto. Ti meriti un premio, prendi un broccolo.» Indicando la verdurina con le bacchette.

Il biondo gli fece il verso, ma lo prese davvero. Shikamaru, contento che qualcun’altro fosse arrivato alla soluzione, decise di completare il discorso.

«Se avete notato, l’esame era troppo difficile. Non per sminuirli, ma credo che neanche i promessori sarebbero stati in grado di rispondere a tutte le domande.»

«Esatto. Se addirittura Shikamaru ha trovato le domande difficili, non c’era scampo per nessuno di noi. Quindi...» Neji si alzò e prese altri 4 paia di bacchette e le lanciò in mezzo al tavolo. «...condividete il bento. Gioverà a tutti noi. Buon appetito.»

I cinque bento vennero messi al centro del tavolo, in modo tale che tutti potessero mangiare. L’aria del gruppo si alleggerì percettibilmente, tanto che a fine pasto, con la pancia piena, si trovarono a ridere e scherzare. Quando giunsero nelle loro stanze, Kiba se ne uscì con un’idea.

«È la notte di Halloween. Perché non usciamo? Possiamo fare dolcetto o scherzetto.»

Neji lo guardò con sufficienza.

«Dolcetto o scherzetto? Quanti anni hai, cinque?»

Kiba gli rispose facendo il verso. «Quanti anni hai, cinque? Gne gne.»

«In realtà non è una brutta idea. Yamato ha detto che passavano a controllare per le 22, no? Manca mezzora. Dopo che son venuti, possiamo sgattaiolare fuori e andare in città.»

Chiesero alle ragazze, che accettarono di buon grado, e decisero di far tutti finta di dormire e di aspettare il giro di ronda.

Nelle camere, a luci spente, bisbigliavano tra loro e si interruppero quando sentirono dei passi in avvicinamento. Naruto si girò di lato, dando le spalle alla porta e rallentò il respiro, dando la parvenza di dormire. Kiba fece addirittura finta di russare leggermente.

Sentirono la porta aprirsi e la luce fioca del corridoio riversarsi nella stanza. Dopo 30 secondi di silenzio, la porta si richiuse. Sentirono i passi procedere lungo il corridoio per poi fermarsi. La porta delle ragazze venne aperta e poco dopo chiusa. I passi tornarono indietro e proseguirono da dove erano venuti. Non osarono muoversi per altri cinque minuti, finché non sentirono più rumori strani. Usarono i cellulari per farsi luce e uscirono dalla stanza in punta di piedi. Batterono un colpo alla porta della stanza delle ragazze e aspettarono che uscissero. Quando furono pronti fecero tutta la strada a ritroso, in silenzio. Non poche maledizioni piovvero sulla povera Ino quando per sbaglio fece scricchiolare un’asse del pavimento. Il rumore, nel silenzio della notte, sembrò quasi assordante e si fermarono, in attesa si sentire i professori avanzare e scoprirli con le mani nel sacco. Fortunatamente non venne nessuno, quindi proseguirono indisturbati fino all’entrata. Sakura stava per appoggiare la mano sulla maniglia, quando Naruto la interruppe toccandole il braccio. Fece cenno a tutti di stare fermi e si mise in ascolto. Si sentivano chiaramente dei passi fuori dalla porta. Il biondo fece di no con un dito e indico il corridoio a destra. Lo seguirono finche non giunsero ad una finestra.

Si raggrupparono tutti intorno, per sentire cos’aveva da bisbigliare.

«Questa finestra dà sul bosco. Possiamo costeggiare la strada principale restando nascosti tra gli alberi. Non so se avete sentito, ma c’era qualcuno che faceva la guardia fuori dalla porta.»

Dagli sguardi sorpresi, capì che nessun altro oltre lui li aveva uditi. Rimase piacevolmente sorpreso dal fatto che l’avessero seguito senza fiatare.

«Siamo al piano terra, non dovrebbe esser difficile uscire da qui.»

Essendo arrugginita, si fece aiutare da Kiba per aprire la finestra. Un centimetro alla volta, fermandosi ogni qual volta che faceva un rumore più forte, in attesa. Quando fu totalmente aperta, uno alla volta la scavalcarono, atterrando sull’erba. Decisero di lasciarla aperta, per poter rientrare dopo.

Camminavano in fila indiana tra gli alberi, dando sempre un’occhiata alla strada alla loro sinistra, così da non perdersi. Più di una volta si arrestarono, vedendo qualche professore percorrere la via a piedi. Quando giunsero alla fine della strada, corsero verso l’Accademia. Si fermarono al parco dove di solito gli studenti mangiavano il loro pranzo o studiavano.

«Okay, e ora?»

«Non so. Shika? Qualche idea?»

«O restiamo qua in zona o andiamo in città.»

I ragazzi discussero tra loro, decidendo quindi di camminare fino alla stazione più vicina e prendere il treno fino al centro città. Non essendoci pullman a quell’ora, avrebbero dovuto camminare una buona mezzora.

Erano più o meno a metà strada, quando sentirono un odore pungente nell’aria. Il primo a sentirlo fu Naruto, non riuscendo subito a riconoscerlo. Poi cominciarono a lamentarsene tutti.

«Che schifo! Ma che roba è?»

Shikamaru si guardò intorno.

«Non vedo cassonetti o simili.»

«Sembra quasi… zolfo. E qualcosa di marcio.»

Marcio. L’aveva già sentita la puzza di marcio.

«Ragazzi abbiamo un problema. Credo che ci convenga tornare indietro. Penso di sapere da dove provenga questa puzza.»

I ragazzi lo guardarono cercando di capire.

«Si più preciso, di grazia. Non sappiamo ancora leggerti nel pensiero.»

«Credo sia un Naberius. Ci conviene tornare indietro.»

Il biondo si tolse la tracolla della spada dalla spalla e la strinse in mano.

«Che cos’è quello?»

Hinata stava indicando una sagoma scura in fondo alla strada. Stava entrando nel cerchio di luce di uno dei lampioni e quando videro di cosa si trattava, rimasero senza parole.

L’essere era più alto di una persona normale. La figura, dall’aspetto umanoide, vantava due teste da cui si distinguevano chiaramente gli occhi rossi, e quattro braccia. Alla luce del lampione di poteva notare il tipico colore grigiastro e le cuciture, come se fosse stato ricostruito dal mostro di Frankestein.

Dietro all’essere, ne comparve un altro, ma in forma canina, come quello che aveva attaccato Naruto quasi un mese prima. Quando li videro avanzare, cominciarono ad arretrare di riflesso. Gli esseri accelerarono impercettibilmente il passo, ma bastò loro a farli partire come razzi. Corsero la strada a ritroso, verso il dormitorio.

La paura mise loro le ali ai piedi. Naruto poteva sentire l’adrenalina circolare prepotente nelle vene, la paura che lo spingeva a correre più forte che poteva. Vide che Hinata stava rallentando in fondo al gruppo e senza pensarci, la prese per una mano, trascinandola quasi a raggiungere il suo stesso ritmo.

Shikamaru ebbe un’idea e la urlò perché lo sentissero tutti, nell’affanno della corsa.

«Entriamo nel bosco, forse riusciamo a seminarli.»

S’interrupe per riprendere un po’ di fiato.

«Quando saremo vicino al dormitorio, torneremo in strada.»

«Così ci vedranno i professori! Geniale!»

Ino e Kiba, nel frattempo che correvano, tirarono fuori dalle loro tasche il foglietto con il cerchio disegnato. Si morsero un dito ed entrambi passarono il sangue sul disegno. Il Gramo e i due Byakko comparvero. I demoni si misero prontamente a correre di fianco ai loro Tamer, in attesa di istruzioni.

«Rallentateli! Attaccateli come potete!»

iI tre demoni annuirono col capo, si girarono e corsero incontro ai Naberius, che rallentarono, non aspettandosi un attacco. I ragazzi sentirono vari ruggiti quando i demoni si scontrarono, ma non ebbero la volontà di fermarsi e guardare lo scontro. Finalmente entrarono nel bosco. Dovettero per forza rallentare il passo, saltando ostacoli e proteggendosi il viso con le braccia dai rami bassi degli alberi. Naruto ne approfittò per togliere la custodia in stoffa da Brisingr, rivelando il fodero lucido della katana.

Hinata e Sakura, esauste e con fiatone, chiesero di fermarsi 30 secondi. Acconsentirono tutti, troppo stanchi per ribattere. Mentre cercavano di riempirsi i polmoni il più possibile di ossigeno, sentirono Ino imprecare.

«Che succede?»

La ragazza mostrò il foglietto per le evocazioni ai compagni.

«Il sangue… non c’è più! Quei demoni devono aver sconfitto i miei.»

Kiba guardò il suo e vide che anche da lui la macchia rossa era sparita.

«Ormai dovremmo essere abbastanza vicini al dormitorio.»

Tenten indicò la strada.

«Ci conviene tornare sulla via principale e il primo professore che becchiamo, lo avvisiamo.»

La seguirono e camminarono sul selciato, i muscoli delle gambe che dolevano per l’improvviso sforzo. Videro l’edificio tanto agognato in lontanza, quando il vento portò loro uno strano odore. Capirono subito da dove provvenisse e ricominciarono a correre.

«Ci hanno seguiti!»

«Correte!!»

Ripresero a correre, il poco fiato recuperato già perso.

«Shika! Hinata! Li sapete i versi fatali dei Naberius?»

«Non li so con certezza, Naruto!»

«Hinata, credo sia il vangelo...» riprese fiato prima di continuare «...di Giovanni.»

«Okay! Io dal primo, tu dal decimo!»

«In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio...»

«In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta...»

Finalmente giunsero in vista del dormitorio, ma ciò che li sconvolse fu la totale mancanza di professori. Quelli che prima erano fuori falla porta a controllare, erano spariti.

«Correte dentro!!»

Con una spallata, Naruto e Kiba senza rallentare, spalancarono la porta d’ingresso e quando entrarono tutti, la richiusero, appostandosi con tutto il peso del loro corpo.

Gli altri, lesti, recuperarono sedie e i due divanetti dell’atrio per appoggiarli alle porte.

«Alla mensa!»

Corsero verso la mensa, accesero le luci e dopo aver richiuso le porte, vi accostarono i tavoli e le panche, non con poca fatica. Shikamaru e Hinata smisero di recitare il vangelo, consci che anche se avessero trovato i versi fatali, i Naberius non li avrebbero sentiti.

«Dove sono i professori?»

«Non ne ho idea!»

«Be dovrebbero aver sentito il trambusto no?»

«Già… be aspettiamo.»

Calò il silenzio. Alcuni seduti per terra e altri che camminavano in circolo, restavano in ascolto, in attesa di sentire rumori sospetti.

Naruto, appoggiato con la schiena alla parete, teneva una mano sull’elsa di Brisingr, anch’essa appoggiata al muro. Mise la mano in tasca e si accorse di avere il cellualre. Pensò così di chiamare Sasuke, ma quando lo tirò fuori, si accorse che non c’era campo.

«Ragazzi, anche i vostri cellulari non prendono?»

Tutti tirarono fuori il loro dispositivo, ma la situazione non cambiava. Nessuno prendeva.

Sentirono un boato alle porte e seppero che i due demoni li avevano raggiunti. Si alzarono tutti in piedi e si strinsero. Naruto teneva una mano sull’elsa. Sapeva che non avrebbe potuto estrarre Brisingr, altrimenti i suoi compagni avrebbero scoperto la sua vera natura. Decise che l’avrebbe usata solo in estremo pericolo.

Le luci si spensero. A rischiarare l’ambiente, c’erano solo le luci di sicurezza, che davano un’aria spettrale alla mensa con la loro luce verde.

«Okay, state calmi!»

«Speriamo che le porte tengano!»

Come a voler sfirdare quest’ultima affermazione, sentirono un colpo. Seguì il silenzio e poi un altro colpo. I demoni stavano cercando di sfondare la porta.

La luce d’emmergenza posta proprio sopra la porta, fece vedere come i tavoli e le sedie accatastate si muovessero ogni volta che veniva dato un colpo.

«Non reggeranno!»

Ino mise una mano sulla spalla di Shikamaru.

«Shika, qualche idea geniale?»

Il ragazzo sbuffò leggermente e parlò piano a Sakura. La ragazza, con le mani che tremavano leggermente, si tastò tutte le tasche e sconsolata, disse di aver dimenticato il suo foglietto in camera.

«Ci penso io.»

Ino prese una matita per gli occhi dalla tasca e disegnò per terra un cerchio per evocare. Sakura bagnò il disegno con un po’ di sangue e subito comparve il suo greenman. Ordinò al demone di creare una barriera di rovi e dalla pancia del piccolo demone, uscì un tronco che poi si diramò, fino a creare una barriera che arrivava fino al soffito di legno e spine. Nell’intreccio si faticava a vedere le porte, ma sentivano comunque i tentativi dei nemici di entrare.

Un ultimo boato e sentirono i tavoli e le panche cadere. I due demoni erano entrati. Il silenzio più totale scese nella mensa. Poi, a rompere la quiete apparente, i rantoli dei Naberius.

Li sentirono cominciare a grattare i rovi, piano, come a saggiarne la robustezza.

«Sakura resisti. Hinata, riprendiamo da dove ci eravamo fermati.»

Si sedette e la ragazza a fianco a lui, e ricominciarono a recitare i versi del vangelo. Come i due demoni sentirono le prime parole, presero con foga a strappare gli strati di rovi, chiaramente infastiditi dai versi sacri.

«...Se rimanete con me e le mie parole rimangono...»

Ino e Kiba cercarono di evocare i loro demoni, ma apparve solamente una delle due volpi della ragazza, Miketsu.

«Ukemochi è troppo ferito, dovrai accontentarti.»

Il debole bagliore del demone portò un filo di luminosità tra i ragazzi.

«Mike, proteggi Shikamaru e Hinata.»

Il demone volpe annuì leggermente e si mise in posizione davanti ai due ragazzi. I due Naberius, nel frattempo, avevano cominciato a grattare e togliere i rami di rovi, aprendosi una via verso i giovani esorcisti. I versi gutturali riempivano l’aria.

«...Ma andati i suoi fratelli alla festa...»

Naruto strinse forte Brisingr, tanto che gli si sbiancarono le nocche. Era combattuto, non sapeva se estrarre la spada e rivelarsi, o mantenere il segreto come gli era stato detto di fare. Avrebbe dato tempo ai professori di raggiungerli ancora per un po’.

«...Quand’ero con loro, io conservavo...»

Si spostò di lato lungo la parete di spine e vide che i rami non erano molto folti e che avrebbe potuto facilmente passare. Tornò dai compagni. Aveva paura che se l’avesse detto ad alta voce, i demoni avrebbero potuto sentirlo.

«Raggazzi, spostiamoci a sinistra. Ho notato che nella parte destra i rovi non sono folti e se se ne accorgenssero, potrebbero passare facilmente.»

A gesti, spiegarono a Shikamaru e Hinata di alzarsi e sedersi più a sinistra e i due, senza interrompersi, si sedetterò più in là. Sakura si spostò, tenendo sempre tra le mani il suo Greenman, che si stava rivelando la loro salvezza.

I naberius avavnzavano sempre più velocemente e la tensione saliva. Naruto continuava a tendere le orecchie in cerca di suoni diversi, sperando nell’arrivo dei professori.

Sakura in quel momento cadde sulle ginocchia, la fronte imperlata di sudore. Ino le si accostò subito.

«Sta esaurendo le forze. Non è abituata ad evocare un demone per così tanto tempo.»

Neji le scostò i capelli dalla viso.

«Dobbiamo resistere. Nel momento in cui non ce la farà più, i rovi cadranno e saremo alla mercè dei demoni.»

Lanciarono un’occhiata veloce ai due ragazzi seduti, intenti a recitare i versi a memoria.

«Quando manca?»

«Se non sbaglio, dovrebbero mancarne . I versi fatali devono essere per forza qua.»

Quando Naruto sentì i demone estremamente vicini, decise di agire. La situazione stava degenerando.

«Sakura, cerca di resistere. Difendete Shika e Hinata finché non hanno finito. Cercherò di distrarli.»

«Naruto!!»

Sordo ai richiami degli amici, si lanciò nella zona destra dei rovi e vi si infilò. Sentiva le spine ferirgli le braccia e il viso, ma fortunatamente guariva velocemente. Quando giunse dall’altra parte, vide il percorso che si erano scavati i Naberius e cominciò ad urlare, per attirare la loro attenzione. I due si girarono e quando lo videro gli si lanciarono contro. Vedendo che lo inseguivano, corse fuori dalla mensa. Doveva uscire da lì, per poter combattere senza preoccupazioni. Decise di uscire dalla finestra da cui erano usciti qualche ora prima.

Dietro di lui sentiva i tonfi dei demoni, che correvano. Azzardò un’occhiata e, con un colpo al cuore, vide che solo quello dalla forma umanoide lo stava inseguendo. Realizzò che l’altro stava ancora importunando i suoi compagni, ma non poteva più tornare indietro.

Giunse nel corridoio giusto e quando vide la finestra, si lanciò letteralmente fuori. Il demone ebbe un po’ di difficoltà, essendo molto più grosso, ma rompendo il muro, riuscì ad uscire. In una frazione di secondo, Naruto decise di correre verso il prato dove i due spiriti, sotto le sembianze dei suoi genitori, l’avevano attaccato qualche mese prima. Corse a perdifiato tra gli alberi, la katana sempre stretta nella mano. Quando vide lo spiazzo erboso, corse fino al centro per poi girarsi e affrotnare il demone. Il Naberius si era fermato al limitare degli alberi e dopo qualche istante, si rivelò sotto la luce della luna piena. Si guardavano, uno di fronte all’altro.

«Chi ti ha evocato?»

Il demone non rispose, ma avanzò di qualche passo.

«Rispondimi! Sei qui per uccidermi?»

Il mutismo del demone continuava. Adesso era ad una decina di metri dal ragazzo.

«Chi ti ha evocato??»

Sentiva il cuore battere furiosamente nel petto. La paura e la rabbia stavano aumentando, i palmi delle mani gli formicolavano.

«Non….p...posso...»

«Cosa non puoi? Rispondimi.»

«...uccidereee….ee..»

Il demone scattò nella sua direzione e Naruto sguainò la katana. Brisingr s’avvolse di fiamme rosse, così come il ciuffo della sua coda. Fiammelle sparse gli illuminarono il corpo e le orecchie s’allungarono. Da tempo ormai non sprigionava i suoi poteri e sentì un’ondata di sollievo, che per un istante lo preoccupò. Il Naberius, alla vista delle fiamme si bloccò, studiando nuovamente l’avversario, per poi tornare all’attacco. Parò l’assalto con Brisingr per poi ricambiare, cercando di colpirlo con un affondo, mancandolo. Si sentì euforico, il fuoco scorrere nelle vene. Gli allenamenti con Neji davano i suoi frutti e li vide nel confronto con il demone. Dopo una serie di stoccate, riuscì a colpire il nemico al braccio, il quale prese a fuoco. Le cuciture che tenevano l’arto legato al corpo si staccarono e le fiamme consumarono la carne putrefatta. Con un ringhio basso, tornò all’assalto, ma ormai aveva perso il ritmo. Il biondo riuscì a trafiggerlo al petto. Nel momento in cui estrasse Brisingr, il Naberius venne avvolto dal fuoco, illuminando il prato. Naruto arretrò, la katana bassa, e guardò il nemico dimenarsi per poi diventare cenere. Alzò Brisingr e la fissò. Gli sembrava nuova, tanto era il tempo che non l’estraeva. La lama era affilatissima, come il primo giorno e le fiamme la lambivano con vivacità, come se fossero felici di essere adoperate nuovamente. Fece un paio di mosse, saggiandola e riconoscendo di sentirla estremamente maneggevole, addatta a lui. A malincuore la rinfoderò, facendo ripiombare la radura nel buio. Lesto, si riavvolse la coda intorno al busto, nascondendola sotto la camicia. Guardò le luci provenienti dal dormitorio e si battè con una mano la fronte.

«Cazzo, che scemo!»

Si era completamente dimenticato dei suoi compagni di corso. Corse attraversando il bosco e rientrando dalla finestra. Raggiunse la mensa e la presenza della luce e l’assenza di rumore gli parvero assolutamente strani. Entrò spalancando la porta e per poco non inciampò su Sasuke.

«Eccoti! Stavo venendo a cercarti.»

L’esorcista gli aveva appoggiato le mani sulle spalle e lo esaminava.

«Vedo che stai bene, raggiungi gli altri.»

Solo allora si accorse che i rovi erano spariti e vide i suoi compagni seduti attorno ad un tavolo insieme ai professori. Si sedette vicino a Sakura e sottovoce le chiese se stesse bene. Troppo spossatata per parlare, annuì debolmente e regalandogli un sorriso. Yamato prese la parola.

«Naruto, i tuoi compagni ci stavano raccontando di ciò che è successo. Siete stati tutti bravi. Avete passato l’esame, siete tutti Exwire.»

I ragazzi si guardarono interdetti, non capendo. Pensavano che l’attacco fosse un po’ più importante dell’esame. Dopo che Gaara lo fece notare, Sasuke rirpose.

«Era tutto programmato. I demoni li abbiamo evocati noi. Il vero obiettivo di tutta questa farsa era vedere come lavoravate come squadra. E bisogna ammettere che avete fatto tutti un buon lavoro. A partire dalla condivisione della cena, si vi abbiamo visti, a quando avete deciso di uscire tutti insieme, per finire conl’attacco. Congratulazioni.»

Sorrisi di sollievo comparver sui volti dei ragazzi.

«Ora andate a dormire.»

Si alzarono, avviandosi alla porta, ma furono bloccati dalla voce del professor Asuma.

«Ah e non sperate, siete in punizione per essere usciti, ma ne riparleremo domani.»

Erano appena entrati in corridoio quando Naruto venne bloccato.

«Naruto!»

Il ragazzo venne preso per un braccio da Sasuke, affinché si fermasse. Si bloccarono anche gli altri, ma vennero intimati ad allontarsi dall’esorcista.

«Questa la prendo io.»

Gli prese Brisingr dalle mani e allo sguardo confuso del biondo, si affrettò a dargli spiegazioni.

«Ne parliamo domani, ti spiegherò tutto con calma.»

«Aspetta!»

il biondo cercò nelle tasche, finchè non estrasse la tracolla di stoffa, che correndo nel bosco, aveva malamente messo nella tasca dei pantaloni. passandola all'esorcista, per un secondo le loro mani si toccarono e sentì una scossa lungo tutto il braccio. Mise le mani nelle tasche, ormai vuote.

«Grazie. 'Notte.»

Naruto gli sussurrò un «’Notte» per poi voltarsi e raggiungere i suoi amici, fermi sulle scale poco distanti ad aspettarlo.





Eccomi qua, alla fine del capitolo! é un po' più lungo del solito e ho dovuto tagliare, infatti alcune cose verranno riprese e spiegate nel prossimo. Spero vivamente che vi sia piaciuto! Fatemi sapere☺️

Lasciate una recensione e sarò ben felice di rispondervi 👏🏼✌🏼😀

 

 


 

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