A pictures' tale

di Zoraya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La grande ferrovia dell'Ovest. ***
Capitolo 2: *** Ulisse schernisce Polifemo ***
Capitolo 3: *** Didone costruisce Cartagine ***
Capitolo 4: *** L'incendio delle camere dei Lord e dei Comuni ***
Capitolo 5: *** Eruzione del Vesuvio ***
Capitolo 6: *** Sole nascente nella foschia. ***



Capitolo 1
*** La grande ferrovia dell'Ovest. ***


                                                         
LA GRANDE FERROVIA DELL’OVEST.
Pioggia, vapore e velocità.
 
Ad A. che amava l’arte.
 E a dramy96123 che mi ascolta pazientemente.
                                                                     
 
La grande locomotiva rossa appariva molto poco brillante, sferzata dalla pioggia di quel primo settembre 1971. Anzi, sembrava quasi sfocata, una macchia appena visibile nell’aria grigia del fatidico giorno.  Lily era appena arrivata sulla banchina e la stava guardando, accanto alla sua famiglia. Suo padre si guardava intorno curioso, sua sorella era già andata via, sua madre sorrideva forzatamente. La sua mano stringeva la maniglia del baule come se fosse l’unica cosa in grado di tenerla con i piedi per terra. Era felice, ovviamente, ma era anche preoccupata e nervosa. Oh, era troppo nervosa! Sentiva il cuore battere così forte che non si sarebbe stupita se qualcun altro lo avesse sentito. Anche se era altamente improbabile, viste le innumerevoli persone che sostavano lì insieme a lei. Dei ragazzi lì accanto si stavano salutando allegramente, scambiandosi pacche sulle spalle e sorrisi gioviali; un gruppo di giovani streghe poco più grandi di lei ridevano e si raccontavano le avventure dell’estate; un gatto nero vecchio e spelacchiato guardava la sua padrona, frustando l’aria con la coda; altri ragazzi sembravano spaventati e nervosi almeno quanto Lily. E poi c’erano i genitori, tutti diversi, così come i loro figli, chi impegnato a fare le ultime raccomandazioni, chi a raccontare la propria avventura scolastica. I colori delle loro vesti si mescolavano davanti ai suoi occhi, le voci erano confuse in una cacofonia tutto sommato armonica. Lily era circondata di maghi e streghe, ma non si era mai sentita più sola di quel momento. Avrebbe tanto voluto che sua sorella fosse lì, accanto a lei…
-Allora? Andiamo?- chiese un ragazzo poco distante ai suoi amici, riportandola sulla terra. All’improvviso divenne consapevole di essere quasi al centro di un uragano, con una voglia matta di andarsene.
 “Sali e trova un posto tranquillo, Lily!” si disse lei, sospirando.
-Dobbiamo separarci qui, allora.- le disse il padre abbracciandola. Lei strinse forte la madre e poi si diresse verso il treno. La sua mano si serrò automaticamente e con  forza sulla maniglia del suo bagaglio, non appena passarono accanto ad altri gruppi di persone, sperando di non essere notata da nessuno. E la fortuna fu dalla sua parte, perché nessuno la fermò o provò a chiederle qualcosa. Ma poi chi avrebbe dovuto fermarla? Ovviamente nessuno, ma Lily aveva lo stesso paura. Non conosceva l’ambiente e si sentiva suo malgrado fuori posto, come se avesse un cartello con su scritto “Guardatemi” sulla schiena. Logicamente, sapeva anche lei che ciò non era possibile e che nessuno le si sarebbe interessato. Era solo una ragazzina come ce n’erano tante alla stazione, quel giorno, ma inconsciamente non riusciva a smettere di avere paura di essere la persona sbagliata, nel posto sbagliato, al momento sbagliato. L’unica cosa che la faceva sentire meglio, meno sperduta, meno abbandonata, era il suo baule, che stringeva con forza, cercando di non perdersi in mezzo al vapore e alle vesti multicolore degli altri. Anche Severus, il suo unico amico, sperava di passare inosservato, mentre fissava con astio la famiglia Babbana di Lily. Anche lui aveva paura, ma la sua era una paura diversa. Temeva che lei decidesse di lasciarlo per qualcun altro. Che lei si rendesse conto di poter avere di più. Era fermamente convinto che Lily fosse qualcosa di irraggiungibile per i comuni mortali, lei era speciale e pur essendo un bambino come lei, non si sentiva al suo livello. Lily Evans era troppo per lui e per chiunque altro, ma, Severus lo sapeva, questo fatto non gli garantiva di averla sempre solo per lui, lei poteva decidere di amare anche altre persone. E allora lui aveva paura.
 All’interno del treno si stava decisamente meglio, non c’era quasi nessuno, visto che era ancora presto e tutti gli studenti erano impegnati nei saluti finali. Lily si ritrovò a guardare fuori dal finestrino, quasi invidiando le famiglie che vedeva al di là del vetro. Sembravano perfette, ecco. Ma lei lo sapeva che nessuna famiglia era perfetta, la sua meno di tutte e lo aveva imparato a sue spese, dopo la lettera che aveva ricevuto. Lei aveva già salutato i suoi genitori e aveva cercato di far ragionare la sorella, di trovare un accordo, una sorta di pace, ma Petunia la odiava. Sua sorella, sangue del suo sangue, la sua migliore amica, adesso la odiava. Come potevano le persone cambiare così tanto? Come potevano dire “ti voglio bene” un minuto e ritrattarlo quello dopo? Perché le loro azioni non corrispondevano mai alle loro parole?
-Possiamo?- chiese una voce, facendola sobbalzare. Si voltò e si trovò davanti un ragazzo della sua età, con un paio di occhiali rotondi in bilico sul naso e i capelli più scompigliati che lei avesse mai visto. Dietro di lui un altro ragazzo, dagli occhi grigi e i capelli scuri. Un sorriso arrogante sul volto di entrambi. Si strinse nelle spalle e fece un gesto misurato, ma inequivocabile con la mano e i due entrarono, lasciandosi cadere sui sedili. Inutile dire che la ignorarono da subito e che quindi lei poté tranquillamente tornare a pensare ai fatti suoi. Ed era una fortuna che loro fossero tanto impegnati a parlare, perché quella volta Lily non riuscì a frenare le lacrime che lente presero a scivolargli sulle guance piene di lentiggini, per infilarsi, moleste, fin dentro il colletto della maglia che portava. Non si era ancora cambiata, ma non aveva neanche intenzione di farlo. L’unica cosa che le sembrava accettabile era piangere in silenzio, con il volto totalmente voltato verso il finestrino, per non farsi vedere. Non seppe quanto tempo rimase in quella posizione, seppe solo che ad un tratto aveva smesso di piangere e non perché le lacrime fossero finite o perché la ferita che le aveva inferto sua sorella facesse meno male, ma solo perché aveva deciso di non lasciarsi buttare giù dalle sue parole. L’aveva accusata di essere un mostro e allora lei l’avrebbe ripagata con la stessa moneta. Se Petunia le avesse davvero voluto bene, avrebbe capito che la magia non la rendeva meno umana, ma la rendeva solo più Lily. La porta dello scompartimento si aprì di nuovo e Lily si voltò, solo per vedere Severus sedersi di fronte a lei. Si era cambiato, non indossava più quegli abiti Babbani che odiava tanto, ma la veste da mago di seconda o terza mano che aveva acquistato qualche giorno prima.
*-Non voglio parlare con te- mormorò, consapevole della sua voce soffocata e di avere gli occhi rossi, li aveva visti riflessi nel vetro poco prima.
-Perché?-
-Tunia mi… mi odia. Perché abbiamo letto la lettera di Silente.-
-E allora?-. Lily lo guardò con rabbia e anche un pizzico di disgusto. Come poteva non capire?
-Allora è  mia sorella!- esclamò, asciugandosi gli occhi, cercando di non farsi notare. Per questo lo sentì borbottare qualcosa, ma non riuscì a capire cosa. Solo non era dell’umore per litigare ancora con lui.
-Ma ci stiamo andando!- esclamò lui, come se fosse incapace di trattenere la gioia.
-Ci siamo! Stiamo andando ad Hogwarts!-*
Lei annuì, stropicciandosi gli occhi e sorridendo leggermente, nonostante la tristezza che sembrava aver preso stabilmente posto nel suo cuore.
*-Speriamo che tu sia una Serpeverde- continuò lui, rinfrancato.
-Serpeverde?-. Uno dei due ragazzi, che non avevano prestato attenzione fino a quel momento né a Lily né a Severus, si voltò verso di loro. Era quello con gli occhiali e i capelli scompigliati.
-Chi vuole diventare un Serpeverde? Io credo che lascerei la scuola, e tu?- chiese al ragazzo mollemente abbandonato sul sedile di fronte al suo, che non sorrise.
-Tutta la mia famiglia è stata in Serpeverde- rispose.
-Oh, cavolo! E dire che mi sembravi a posto!-
-Forse io andrò contro la tradizione-. Quello con gli occhi grigi ghignò. -Dove vorresti finire, se potessi scegliere?- chiese poi all’altro che alzò una spada invisibile.
-‘Grifondoro… culla dei coraggiosi di cuore!’ come mio padre-. Severus fece verso sprezzante. Il ragazzo si girò verso di lui.
 -Qualcosa che non va?-
-No- rispose Sev, ma il suo lieve ghigno diceva il contrario –Se preferisci i muscoli al cervello…-.
 -E tu dove speri di finire, visto che non hai nessuno dei due?- intervenne il ragazzo senza occhiali. L’altro scoppiò in una risata fragorosa. Lily si raddrizzò sul sedile, nervosa e guardò prima l’uno e poi l’altro, disgustata.
-Andiamo, Severus, cerchiamo un altro scompartimento-.
 -Ooooooooooh….-. I due imitarono la sua voce altezzosa; quello con gli occhiali tentò di fare lo sgambetto a Severus.
-Ci si vede Mocciosus- gridò qualcuno, prima che la porta dello scompartimento si chiuse dietro di loro.*
-Sono degli arroganti e viziati!- sbottò Lily, punta sul vivo. Aveva sempre odiato quel tipo di persone e nella sua mente ingenua di ragazzina di undici anni, aveva sperato di non dover più incontrare gente del genere. Ovviamente si era sbagliata, ma non avrebbe mai permesso a quei due di comportarsi ancora in quel modo, perché Severus poteva anche avere tanti difetti- non accettava i Babbani, suo sorella in primis- ma era una persona eccezionale, l’unica che la accettasse per quello che era. Trovare un altro scompartimento non fu facile, ma alla fine riuscirono nel loro intento.
-Mi dispiace per tua sorella.- sussurrò Severus, cercando di farla distrarre. Lily, infatti, si era chiusa ancora a guardare fuori dal finestrino, come se non esistesse altro che il paesaggio che le passava davanti, segnando il cammino colorato verso la sua nuova vita.
-Già, non riesco a capirla!- sbuffò lei, voltandosi a guardarlo e sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-E’ normale che i Babbani reagiscano così-
-Parli per tuo padre?-. Immediatamente gli occhi del ragazzo divennero più scuri e cupi e lui si strinse nelle spalle.
-Anche- rispose semplicemente, lasciandola stare. Non voleva parlare di suo padre, quindi era disposto a lasciarsi ignorare da lei, solo per quel giorno, solo fino a che non fossero arrivati ad Hogwarts.
 
Il volto di James Potter si aprì in un sorriso allegro, quel tipo di sorriso che attirava gli sguardi della gente e che non poteva non mettere allegria. Era arrivato ad Hogwarts da poco meno di due ore e se ne stava seduto al tavolo di Grifondoro, con il piatto quasi pieno e la testa vuota di tutti i pensieri che non fossero pertinenti a quella meravigliosa giornata. Era iniziata nel migliore dei modi, con una colazione meravigliosa, preparata dal bravissimo Elfo Domestico di casa Potter, Elly, e con una bellissima conversazione sul Quidditch e sulla Scuola con suo padre.
-James, sono così contento che sia arrivato anche il tuo momento! Hogwarts è spettacolare e già so che ti divertirai tantissimo!- aveva esclamato suo padre, con la bocca piena.
-Sì, ma è una Scuola, quindi dovrai anche studiare!- lo aveva ripreso la madre, bonariamente. Lui aveva annuito, con il suo solito sorriso allegro.
-Non vedo l’ora di essere lì!- aveva esclamato, felice come non mai. Lui non aveva paura, era troppo coraggioso per avere paura di una Scuola o di uno Smistamento. Non aveva neanche paura di essere da solo, lui non sarebbe mai stato da solo. Ne era convinto, forse perché era troppo ingenuo o forse solo perché lui era abituato a fare colpo sulle persone. Tutti lo trovavano simpatico e tutti lo apprezzavano. Nonostante ciò, non aveva mai avuto un vero amico. Ma a tutto c’è un rimedio, no? Così, fiducioso e felice, James era andato alla stazione, con i suoi genitori e lì aveva incontrato Sirius Black.
-Potresti passarmi il sale?- . Una voce pacata lo riportò, delicatamente alla realtà e James sbatté le palpebre, sorridendo ancora rivolto verso il ragazzo che aveva parlato. Aveva un’aria malaticcia, era pallido e magrolino, con la veste da mago abbastanza lisa e lo sguardo basso di una persona che si sente fuori posto ovunque.
-Ciao! Io sono James. James Potter- disse, tendendogli la saliera da una parte e la sua mano dall’altra. Il ragazzo, che sembrava sempre più imbarazzato e incapace di guardarlo negli occhi, gli strinse la mano, cercando di sorridere.
-Io sono Remus Lupin- disse, prendendo poi la saliera e arrossendo. –E lui è Peter Minus, ci siamo conosciuti sul treno- continuò poi, presentando un altro ragazzo, grassoccio, ma altrettanto timido.
-Io in treno ho conosciuto lui! E’ Sirius Black!- esclamò James, quasi saltellando sulla panca, eccitatissimo. Sirius sbuffò e fece un ghigno e un gesto con la mano verso i due ragazzi. Ancora non aveva digerito la reazione della ragazza del treno, che gli si era seduta accanto, quando lui le aveva fatto posto, ma si era voltata dall’altra parte con uno sguardo sdegnato. Remus sorrise in risposta.
-Siete contenti dello Smistamento?- chiese poi, solo per scacciare il suo imbarazzo.
-Sì!- esclamò ancora James, con un sorriso sempre più ampio. Ma non sapeva fare altro che sorridere? Si chiese Remus, distrattamente.
-Non mi importava più di tanto, ma far arrabbiare mia madre è sempre un piacere- ghignò, invece, Sirius.
-Io non mi aspettavo di finire in Grifondoro, invece. Cioè, sono contento, solo che non mi sento così coraggioso- commentò Remus, abbassando lo sguardo verso la propria cena, mentre accanto a lui Peter annuiva.
-Se il Cappello ha scelto questa casa ci sarà un motivo, no? Forse hai “fegato e cavalleria”!- ipotizzò James, muovendo le mani in aria per simulare le virgolette alle parole fegato e cavalleria. Remus sorrise, più per cortesia che per altro.
-Speriamo di andare d’accordo, almeno- si intromise un altro ragazzo, davanti a loro. Era un po’ più alto e aveva un’espressione fiera in volto. I suoi occhi, però, e il suo sorriso, quasi contrastavano con essa, esprimendo una tranquillità che James non aveva mai provato nella sua vita.
-Sei anche tu del primo anno, è vero!- esclamò James, perché  neanche quegli occhi così pacati potevano farlo stare tranquillo a lungo.
-Frank… Frank Paciock.- si presentò il ragazzo, tendendo una mano verso quelli che sarebbero stati i suoi compagni di stanza.
-James Potter, Sirius Black, Remus Lupin e Peter Minus- li presentò James, quasi saltellando dall’emozione, indicandoli uno ad uno. Il ragazzo annuì, con un altro sorriso.
-Lei è Alice Prewett.- disse lui, indicando una ragazza della sua età, dal viso tondo e dagli occhi vispi e allegri che si tese per stringere brevemente la mano ai ragazzi, con un sorriso.
-Prewett? Sei, per caso, imparentata  con  Gideon e Fabian?- chiese una ragazza seduta accanto a Peter Minus.
-Sono i miei cugini, perché? Li conosci?- chiese Alice, reclinando la testa e lasciando che i lunghi capelli biondi le cadessero davanti.
-Tutti li conoscono a scuola- sorrise la giovane. Era più grande di loro, si vedeva sia dall’aspetto fisico sia dalla sicurezza con cui si muoveva.
-Frequento l’ultimo anno, sono Arya Bennet. E sono anche Caposcuola, quindi se doveste avere dei problemi… beh, potete sempre venire a parlare con me!- si presentò con un cenno distratto della mano verso la sua spilla appuntata sulla divisa, perfettamente in ordine, e un sorriso caldo, prima di rivolgere di nuovo tutta la sua attenzione ai ragazzi che sedevano intorno a lei. Alice sbatté le palpebre, destabilizzata da quella improvvisa interruzione e dall’attenzione che quella ragazza le aveva rivolto. Che diamine avevano fatto i cugini per essere così popolari?
-Figo! Anche io voglio essere conosciuto da tutta Hogwarts! Tu che ne dici, Sirius?- chiese James, ancora più agitato di prima. Sirius, che esibiva un ghigno per nulla rassicurante sul volto, agitò una mano davanti al viso con noncuranza.
-Scommettiamo che alla fine del settimo anno sarò più popolare di te?- chiese, con un scintilla di malizia nello sguardo.
-Tsk!- sbuffò a quel punto la ragazza del treno, incapace di trattenersi oltre. Aveva ascoltato tutto, suo malgrado e ancora non riusciva ad accettare di essere finita nella stessa Casa dei due idioti che aveva visto quella mattina e di essere separata dal suo amico, a cui aveva lanciato ben più di uno sguardo di scuse.
-Qualche problema?- chiese Sirius, già sul piede di guerra. I suoi occhi erano più gelidi del Lago Nero di inverno e la scintilla di divertimento era sparita, rapida come era apparsa. Ma se si aspettava una reazione di normale spavento da quella ragazza, si sbagliava di grosso.
-Sì, la vostra presenza!- esclamò, infatti, lei, lanciandogli uno sguardo di fuoco, completamente in grado di scontrarsi con quello freddo di lui.
-Sei la ragazza del treno! Non sei contenta di essere capitata con noi, invece che con Mocciosus?- si intromise a quel punto James, attirando su di lei l’attenzione di Remus, Peter e Alice. Frank pensò bene di farsi gli affari suoi, vista la rabbia che sembrava avvolgere la ragazza in quel momento.
-Si chiama Severus! E no, non sono affatto contenta di dover passare il mio tempo con due bulletti, grazie!- esclamò, stringendo i pugni. Se ne sarebbe già andata se avesse saputo come muoversi nel castello.
-Wow! Come siamo aggressivi- la prese in giro James, ignorando l’espressione arrabbiata della ragazza.
-Sai, è così che reagiscono le ragazze quando vengono separate dal fidanzato- continuò Sirius, con un nuovo ghigno sul volto.
-Ragazzi, non credo sia il caso di…-. Ma i due ignorarono bellamente Remus, che li guardava, abbastanza seccato.
-Mocciosus è il tuo ragazzo?! Spero che tu stia scherzando!- gli diede man forte James, voltandosi totalmente verso di lei, con un sorriso gigantesco sul volto.
-Secondo me sarebbero perfetti, insieme. Lui viscido, lei nervosa…- gli fece notare Sirius, come se fossero da soli e la protagonista del loro discorso non li stesse osservando e ascoltando, con un faccia che prometteva loro la morte immediata.
-Dici? Mah, non capisco proprio come qualcuno possa guardare lui quando in giro ci sono due come noi- continuò James, passandosi le mani tra i capelli e ammiccando verso la ragazza, che, con un sorrisino di circostanza che, francamente, fece rabbrividire Remus, versò il suo succo di zucca- del tutto accidentalmente, almeno a detta sua- sulla testa del grande James Potter, guardandolo, poi, soddisfatta. Sirius scoppiò in una risata allegra, attirando gli sguardi di gran parte degli studenti di Grifondoro, Remus si lasciò scappare un mezzo sorriso e Peter si nascose dietro di lui.
-Quella ragazza è stata… grande- sussurrò, cercando, però, di non farsi sentire dalla ragazza in questione. Peter aveva inquadrato i due ragazzi come i soliti bulletti, dediti a rovinare la vita delle persone più deboli, proprio come lui ed in  parte era stata contento che qualcuno avesse dato loro il ben servito prima che potessero prendersela anche con lui.
-Wow!- esclamò, per nulla intimorita, Alice.
-Grazie.- rispose asciutta l’altra ragazza, indecisa su come farla pagare all’altro ragazzo, che continuava a ridere. Ma non fu necessario il suo intervento, visto che James si lanciò letteralmente sul suo nuovo amico, cercando di farlo smettere di ridere e nella foga gli versò addosso tutti i bignè al cioccolato appena apparsi, al posto della carne, sul tavolo.
-Alice Prewett, primo anno, come te!- esclamò ancora la ragazza, tendendo la mano verso la rossa.
-Lily Evans. E’ un piacere conoscere qualcuno di normale- disse lei con un sorriso un po’ triste, rispondendo alla stretta di mano dell’altro.
-Mary McDonald! Primo anno, tua grandissima fan da oggi.- si presentò un’altra ragazza che aveva assistito a tutto lo scambio di battute. Aveva i capelli sciolti e lasciati lunghi, leggermente mossi, che le incorniciavano il volto magro. I suoi occhi brillavano, mentre stringeva le mani delle due ragazze davanti a lei.
-Ho come il sospetto che sarà un anno movimentato- sussurrò Remus a Peter, cercando di aiutare Sirius e James che avevano smesso di lanciarsi del cibo, solo per iniziare a lamentarsi delle macchie sulle loro divise.
 
Quella sera, come sempre, da anni, ormai, Severus Piton andò a letto arrabbiato con il mondo. La felicità di essere finito nella sua Casa preferita era evaporata quasi ancor prima di arrivare, quando, cioè, la sua migliore amica, Lily Evans, era finita a Grifondoro. Lui  non aveva chiesto al Cappello di andare con lei, non avrebbe abbandonato tutto- tutto quello in cui credeva e tutto quello che era- perché il Cappello gli aveva detto la frase che aveva cambiato la sua visione del mondo e anche Lily era passata in secondo piano di fronte a ciò: “Il tuo cervello è grande, così grande che solo a Serpeverde potresti farlo fruttare. Avresti gloria ed onore inimmaginabili e tutti ricorderanno il tuo nome in eterno. Un cervello come il tuo non andrebbe sprecato, quindi… Serpeverde!”. E mai come allora quelle parole lo avevano reso fiero e contemporaneamente lo avevano ferito nel profondo. Erano ghiaccio fresco su una scottatura e balsamo per le sue ferite. Erano come pugnali che si insediavano nel suo cuore e lo straziavano. Erano forbici aguzze e affilate che spezzavano l’unico filo che lo legava al resto dell’umanità: Lily Evans. I suoi occhi verdi che lo guardavano dall’altra parte della Sala, con quello sguardo quasi di scuse che lui era riuscito a leggere- perché lui era l’unico a conoscerla davvero- lo avevano fatto sentire immensamente solo. Ora altri avrebbero visto tutti i giorni quegli occhi- opachi e gonfi di sonno al mattino presto, rossi intorno all’iride dopo un’intera giornata sui libri, felici e ridenti dopo un qualche gioco- e lui avrebbe dovuto accontentarsi, come al solito, di vederla nei momenti liberi e basta. Chiuse gli occhi-le tende verdi del suo baldacchino non facevano che ricordargli ciò che aveva perso- passandosi una mano sul volto, stancamente. Era stanco, la giornata era stata lunga e la testa gli batteva violentemente. Il petto gli faceva male e ogni parte di lui sembrava urlare dalla voglia di alzarsi e andare alla Torre di Grifondoro e aspettarla lì davanti. Ovviamente non fece nulla, rimase  nel suo letto caldo e comodo che pure gli sembrava fatto di spine, a rimuginare sulla sua solita sfortuna. Aveva la Casa che voleva, ma senza la sua unica amica.
 
 
*tratto da Harry Potter e i Doni della Morte, con le dovute modifiche.
 
NOTE:
Allora, come anticipato, questa è una raccolta, basata su una serie di quadri. Sono sei quadri e quindi sei momenti della vita dei Malandrini e di Lily nel corso degli anni. I quadri sono tutti di Turner, perché lo amo. Non chiedetemi cosa mi piaccia di lui, perché non lo so. E’ lontano dal tipo di arte che preferisco di solito, ma lui mi incanta, per il modo che ha di usare tutti quei colori, quasi senza un filo logico. Come se il tratto lineare non bastasse per mostrare la grandezza della natura.
Comunque, non sono molto pratica di queste cose, ma cercherò di mettere il link del quadro che ho scelto per la one-shot, ma, in caso non ci riuscissi, il titolo in alto è lo stesso dell’opera ahaha Non sono brava con i titoli.
Non so che altro dire… va bene “ci vediamo prossimamente”?
Davvero, cercherò di pubblicare velocemente gli altri capitoli, ma non mi impongo un tempo preciso, non sono brava a rispettare le scadenze. Spero di riuscire a postarne uno a settimana.
Un bacio!

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Capitolo 2
*** Ulisse schernisce Polifemo ***


 
ULISSE SCHERNISCE POLIFEMO.

-Evans, cosa hai fatto ai capelli?- chiese un ragazzo di circa dodici anni, con un sorriso strafottente sul volto e già una mano a scompigliare i suoi di capelli.
-Che vuoi, Potter?- chiese, quasi ringhiando, una ragazza della sua stessa età, dagli occhi verdi che brillavano minacciosi. Erano  nel bel mezzo di un corridoio, al cambio dell’ora e Potter era inspiegabilmente solo. Lily ridusse gli occhi in due fessure minacciose, estremamente sospettosa. James Potter si trovava da solo in mezzo al corridoio, davanti a lei. Anche lei era da sola, ma questo era normale. Il suo migliore amico, Severus, Serpeverde al secondo anno, come lei, condivideva con i Grifondoro solo due lezioni a settimana, quindi al momento si trovava molto lontano da lei. Alice e Mary, che erano ciò che più si avvicinava all’idea che lei aveva di “migliori amiche”, erano state trattenute dal professore di Difesa Contro le Arti Oscure, il professor Connor. Lily strinse con forza al petto i suoi libri, cercando di prendere contemporaneamente la bacchetta dalla tasca. Aveva trascorso un anno e mezzo con Potter e i suoi compari e sapeva che era meglio essere sempre pronti.
-Niente, solo sapere cosa ti è successo ai capelli- disse lui con noncuranza, agitando la mano davanti al volto, sempre con quel suo sorriso strafottente.
-Cosa avrebbero i miei capelli di strano? Sono quelli di sempre!- esclamò, stanca di quello scambio di battute. Si stava innervosendo, come le capitava sempre quando Potter era nelle vicinanze.
-Ed è qui che sbagli, Evans!- intervenne un’altra voce alle loro spalle, calma e quasi glaciale.
-Mi sembrava strano che ancora non fossi comparso dal nulla, Black, pronto ad aiutare il tuo fido compare!- esclamò ancora la ragazza, serrando maggiormente la presa sui suoi libri e impugnando di nascosto la bacchetta con l’altra mano. Nessuno dei due ragazzi le aveva perdonato quello che era successo al loro primo anno e avevano provato più volte a vendicarsi, usando sempre Severus. Quello che gli avevano fatto era imperdonabile, ma di solito evitavano di prendersela direttamente con lei, vista la sua amicizia con Arya Bennet, Caposcuola di Grifondoro dell’anno precedente. Più volte Lily si era rivolta a lei, ma la ragazza era restia ad intervenire contro la sua stessa Casa e toglieva punti solo quando le capitava di vedere dal vivo quello che i due facevano. La regola per Sirius e James era chiara: potevano fare quello che volevano se non c’era l’autorità in giro, a patto che non colpissero direttamente qualcuno della loro stessa Casa.
-Non c’è bisogno di aiutare nessuno, Evans, cara. Io me la cavo benissimo da solo. E comunque volevo essere gentile, per una volta, ma con te è fiato sprecato.- le disse James, passandosi ancora la mano tra i capelli per attirare l’attenzione di alcune ragazze che passavano da quelle parti.
-Molto credibile, Potter. Soprattutto con quel sorrisetto arrogante e strafottente che ti ritrovi!- gli fece notare Lily, che cominciava ad innervosirsi parecchio. Gli studenti più grandi le passavano accanto ignorandola bellamente e quelli più piccoli sembravano molto più interessati a godersi lo spettacolo, piuttosto che ad intervenire per aiutarla. James Potter e Sirius Black stavano per infastidire qualcuno e tutti sapevano di non doversi mettere contro i grandi Malandrini. I Malandrini erano un gruppo di quattro ragazzi- Remus Lupin, Peter Minus, Sirius Black e James Potter- che si dedicavano solo ed esclusivamente a infrangere tutte le regole della Scuola, esistenti e non. Erano dei bulletti e il loro bersaglio preferito era Severus Piton, che, con i suoi libri usati, i capelli unti e il colorito malaticcio, non era proprio una persona in vista ad Hogwarts.
-Sì, lo so di avere un sorriso bellissimo, grazie, Evans, ma sto davvero cercando di essere gentile. Hai qualcosa sui capelli, proprio qui!- le disse, toccandosi un punto sulla testa per farle vedere dove doveva controllare. Lily si lasciò andare ad un sospiro rassegnato, indecisa se lasciare la bacchetta per toccarsi la testa o meno. Alla fine, però, la sua curiosità e la faccia di James, che sembrava volesse prenderla in giro, vinsero su tutti i suoi dubbi e lasciò la bacchetta. Scocciata si passò una mano tra i capelli, solo per urlare, schifata, attirando l’attenzione di tutti. I libri le caddero in terra, con un tonfo sordo. Sirius Black, che era rimasto serio fino a quel momento, scoppiò in una risata sguaiata, molto simile ad un latrato, mentre James Potter si rotolava, letteralmente, in terra per il troppo ridere. Lily non era così contenta, mentre, con le lacrime agli occhi, ritirava la mano, completamente sporca di… cioccolata? O almeno sperava fosse cioccolata. Rossa in volto si pulì le mani sulla gonna della divisa, cercando di controllare  la voce per non piangere davanti a loro.
-TU! Stupido… idiota! Che diamine hai per la testa si può sapere?- urlò, rivolta a James che continuava a ridere, ignorandola. –E TU! Falli tornare come prima, ADESSO! O giuro che non vedrete l’alba di domani!- minacciò, con ancora la bacchetta tesa, puntandola alternativamente su James e su Sirius.
-Ma come, la grande Lily Evans non è capace di annullare questo semplice incantesimo?- chiese beffardo il secondo dei due, incrociando le braccia sul petto e sfidandola solo con lo sguardo.
-Annullate un po’ questo, allora!- esclamò, preparandosi a colpire, quando qualcuno la fermò frapponendosi tra lei e i due ragazzi. Remus Lupin sorrise dolcemente, alzando le mani in segno di resa.
-Non credo che tu voglia finire nei guai per colpa loro, vero, Evans? Un Caposcuola sta arrivando e sarebbe meglio andarsene e lasciarli stare, dico davvero.- disse calmo, sempre con le mani alzate. I due ragazzi, dietro di lui, lo fissavano con due identiche espressioni stupite. La bocca aperta e gli occhi spalancati erano uno la copia dell’altro. Lily fece passare lo sguardo tra James e Sirius e Remus che la guardava con i suoi occhi pacati e le sorrideva gentile.
-Ma loro devono smetterla!- si riprese in tempo la ragazza, assottigliando furiosamente gli occhi.
-E io sono d’accordo, ma non è questo il momento più adatto, perché sta davvero arrivando un Caposcuola.- continuò il ragazzo. Lily lanciò un’ultima occhiataccia ai due e annuì, senza mettere a posto la bacchetta. Remus sorrise e si chinò a raccogliere i libri della ragazza.
-Vieni con me, Lily Evans. Credo proprio di riuscire a rimediare a quello che hai in testa.- le disse, poi, facendole segno di seguirlo.
-Ehi, Remus! Sei un Malandrino o cosa?- gli urlò dietro Sirius, ancora mezzo scioccato dal fatto che il loro amico fosse intervenuto per evitare che quella ragazza facesse loro del male, quando lui era il primo a dire che si sarebbero meritati una bella lezione.
-In questo momento… cosa!- rispose Remus, senza voltarsi e sventolando allegramente la mano destra verso i suoi migliori amici che lo fissarono ancora più scioccati. Da quando faceva così lo spiritoso?
 
-Quello che non capisco è perché non fanno altro che tormentare me e Sev così!- esclamò Lily, dopo qualche istante di silenzio. Remus l’aveva portata nel bagno femminile al secondo piano, quello infestato dal fantasma di una ragazza, una certa Mirtilla Malcontenta, che in quel momento fortunatamente non c’era, e l’aveva fatta sedere su uno dei lavandini.
-Non sono cattivi ragazzi, in fondo. Comunque ringrazia che sia cioccolata. Nei loro piani iniziali i tuoi capelli dovevano diventare delle alghe verdi e doveva anche spuntarti un altro occhio. Li ho convinti a fare qualcosa di più soft.- le rivelò il ragazzo, puntandole la bacchetta sulla testa e borbottando una formula che la ragazza non capì.
-E perché non li hai convinti a non farlo e basta?- chiese ancora lei, toccandosi i capelli e constatando, con un sospiro di sollievo, che erano tornati normali.
-Perché quello sarebbe stato impossibile.- affermò lui, tranquillo, sedendosi accanto a lei.
-E allora perché proprio il cioccolato? Cioè, come hai fatto?- chiese la ragazza, evitando il suo sguardo e muovendo leggermente le mani sulle ultime parole. La sua voce era quasi incerta, mentre cercava di carpire gli strani meccanismi dell’amicizia dei Malandrini.
-Diciamo che ho detto loro che il modo migliore per vendicarsi del succo di zucca che hai lanciato contro James e della successiva lotta con il cibo, era usare un qualcosa di culinario. Pan per focaccia, insomma. Li ho convinti del tutto quando ho fatto notare che per fare l’incantesimo che avevano in mente avrebbero dovuto studiare parecchio.- spiegò Remus, sorridendo e stiracchiandosi leggermente con un leggero gemito. La luna piena si stava avvicinando e lui sapeva che la sua recita non sarebbe durata a lungo. Un pensiero, questo, che gli faceva più male della Trasformazione.
-E hai suggerito il cioccolato perché era quello dei bignè che sono finiti addosso a Black?- chiese la ragazza, stavolta guardandolo dritto negli occhi.
-No, ho suggerito il cioccolato perché almeno è buono!- rispose il ragazzo, alzandosi in piedi.
-E’ meglio che io vada, Evans. Devo tenere a bada James e Sirius e seguire una lezione di Storia della Magia.-
-Buona fortuna, allora, Lupin.- sorrise lei.
-Tu non vieni?- le chiese Remus, una mano già sulla maniglia.
-No, sto qui ancora un po’.- rispose Lily, portando le gambe contro il petto e poggiando la testa sulle ginocchia. Remus annuì e si allontanò, dopo un ulteriore cenno di saluto nella sua direzione. Il silenzio, a quel punto, la avvolse, per la prima volta in quella giornata. Non era da lei, saltare le lezioni, lo sapeva e sapeva anche che le sue amiche si sarebbero spaventate, ma aveva bisogno di stare da sola. Si sentiva un po’ come una barca alla deriva, sconquassata dalle onde e abbandonata dalla terra. Ogni giorno, notizie di Babbani morti o di maghi Mezzosangue scomparsi, comparivano sul giornale e ogni giorno lei temeva di leggere dei nomi familiari. “C’è la guerra” le aveva detto Alice “Tu-Sai-Chi odia tutti i Babbani e tutti i loro figli, anche quelli che hanno la magia dentro di loro. Sta cercando di ucciderli tutti, Lily. Vuole creare un mondo di soli maghi.” Sev si era sbagliato quando le aveva detto che non ci sarebbero state discriminazioni, si era proprio sbagliato, già. Ma questo non la faceva sentire meglio. Lei non era una Babbana e, almeno a sentire quei maghi Purosangue, lei non era neanche una strega e così, Lily Evans, Grifondoro, secondo anno, alla giovane età di dodici anni, si chiedeva chi lei fosse in realtà e perché quei poteri erano stati dati a lei. Lei che era una figlia di Babbani, la figlia di due persone assolutamente normale, con una sorella altrettanto normale. Lei, un fenomeno da baraccone per la famiglia, un insetto particolarmente disgustoso per i maghi. Ma Lily non si sentiva né l’uno né l’altro e allora chi era realmente?
-Sei qui!- sussurrò una voce femminile, facendole sollevare la testa.
-Ciao Alice.- sussurrò in risposta Lily, imbarazzata dallo sguardo che le rivolse l’altra, un misto di sollievo e preoccupazione.
-Frank ha sentito da Remus quello che è successo e mi ha raccontato tutto. Stai bene?- chiese la ragazza, sedendosi accanto all’amica.
-Sì, Potter e Black sono solo degli idioti. Perché non sei a lezione?-
-Non mi vuoi qui?-
-No, non è questo. Solo… potresti finire nei guai.-
-Anche tu.-
-E’… diverso, credo.-
-Non è diverso, Lily. Entrambe abbiamo deciso di saltare una noiosissima lezione di Storia della Magia. Io per stare accanto alla mia amica e tu per motivi a me ancora ignoti.- le disse Alice, sorridendo gentilmente e accarezzandole una mano. Lily seguì con lo sguardo i ghirigori immaginari che l’altra tracciava sulla sua pelle e sorrise, automaticamente. Era sempre così, con Alice. Lei era una delle persone più forti che avesse mai incontrato, ma sapeva essere anche dolce, oltre che vagamente schizzata, quando il caso lo richiedeva, ossia quando erano nelle vicinanze di Frank, sua cotta storica.
-Sono venuta qui con Lupin. Lui ha sistemato il disastro che hanno fatto gli idioti e poi mi sono fermata a pensare.- confessò Lily, senza alzare lo sguardo dalle sue mani. Alice sospirò, stiracchiandosi. Conosceva abbastanza l’amica da sapere che non poteva farle domande in quei casi. Era lei a dover parlare, spontaneamente.
-E’ stata uccisa un’altra famiglia Babbana.- sussurrò Lily, sputando quel rospo che le si era bloccato in gola da quella mattina. Non c’era bisogno di aggiungere altro. Alice sapeva già tutto quello che le serviva.
-E hai paura, giusto? Lily, io non lo so come ci si sente, ma posso immaginarlo. Solo… devi smetterla di sentirti in costante ansia per loro. Non dico che non sia normale pensarci, ma così ti stai rovinando l’anno e la vita. Lo so che la paura è… paralizzante, ma non puoi fermare il tempo e devi accettare il fatto che non puoi fare nulla. E’ una cosa terribile, Lily, sapere di non poter fare nulla, poter solo sperare, ma proprio per questo, non devi iniziare a considerare ogni giorno come un conto alla rovescia verso la fine del tuo mondo. Piuttosto ringrazia ogni sera che non sia successo nulla.-. La ragazza si stava torturando le mani, imbarazzata dal suo sfogo e preoccupata di non essere stata abbastanza chiara. Ma Lily sollevò gli occhi, lucidi, su di lei, sorridendo, mentre una lacrima solitaria le solcava le guance ricoperte di lentiggini, e si tuffava nel colletto della camicia.
-Lily...- cominciò Alice, ma venne interrotta dalla sua amica, che sorrise ancora, cercando di controllarsi.
-Hai ragione. Lo so che non dovrei vivere nella paura, neanche i miei lo vorrebbero. Ma io… non è un discorso molto da Grifondoro o molto da me, insomma, affronto Potter e Black ogni giorno, ma sono davvero spaventata!- disse, cercando in parte di sdrammatizzare. Quelle cose non facevano per lei. Lei aveva deciso di non piangere più per qualcun altro l’anno precedente, quando si era disperata in treno per  una sorella che non l’aveva più considerata come sangue del suo sangue.
-E’ normale, tesoro. Hai dodici anni. Abbiamo dodici anni, anche se tutti sembrano dimenticarlo quando si parla della guerra.- le disse la sua amica, stringendole le mani. –Adesso, io proporrei di rimanere qui, con la mia scorta di Gelatine Tutti i Gusti+1 e sperare di non morire per mano di Mary e solo perché non l’abbiamo coinvolta!-.
-Mi hai tolto le parole di bocca, Alice!- sorrise Lily. Marinare le lezioni non era da lei, mangiare Gelatine Tutti i Gusti+1 con Alice, mentre parlavano di Frank non era da lei, così come maturare piani di vendetta nella sua testa, ma quel giorno, Lily Evans non voleva essere Lily Evans, anche perché ancora non conosceva la sua reale identità.
 
-CHI…CHI HA OSATO? AHIA!-. L’urlo di James Potter si levò alto nella Torre di Grifondoro, quel giorno, svegliando tutti i suoi coinquilini e probabilmente tutto il castello. Quella mattina un Sirius con gli occhi ancora semi chiusi per il sonno, un Remus vigile e pronto con la bacchetta sguainata, un Frank confuso e un Peter spaventato, videro uno spettacolo inusuale e tragicomico: James che si lanciava oltre la porta del Dormitorio e giù per le scale, diretto alla Sala Comune, per sfuggire  ad un oggetto rotondo con un piccolo manico che lo seguiva lesto.
-Che è successo?- chiese Frank, rivolgendo a Remus uno sguardo perplesso. Si grattò la testa, un occhio rivolto già verso la sveglia. Sirius sbuffò, rimettendosi a dormire, come se nulla fosse.
-Perché una spazzola lo seguiva?- chiese Peter, uscendo dal rifugio sicuro delle sue coperte, sempre a Remus che esibiva un sorrisetto eloquente.
-Diciamo solo che c’è stata finalmente giustizia.- replicò il ragazzo, alzandosi dal letto.
Circa venti minuti dopo, scendendo le scale del Dormitorio con un Sirius che non smetteva di sbuffare, i ragazzi videro chiaramente tutti i Grifondoro nella Sala Comune, ma nessuno sembrava intenzionato a fermare la carneficina che si parava loro davanti. Ovvero la spazzola che cercava di rendere i capelli di James umani. Il ragazzo non sembrava intenzionato a lasciarsi sistemare , per cui la spazzola lo stava colpendo in testa. Le sue urla non avevano fatto riaddormentare Sirius, che era sceso con l’intenzione di fargliela pagare, ma la sua risata canina si diffuse per la Sala Comune, coperta anche dalle urla di incitamento degli altri. Evidentemente quello che stava accadendo gli stava piacendo parecchio.
-Che diav…? Dannazione!- urlava, intanto, il povero ragazzo, stringendo con entrambe le mani un cuscino sulla sua testa. Proprio in quel momento le ragazze scesero dal loro Dormitorio e il sorriso malandrino di Lily Evans non lasciava spazio a dubbi di sorta, infatti ebbe il potere di attirare l’attenzione di James che si avvicinò a lei a grandi falcate.
-Evans! Che diamine hai fatto?- sbraitò, cercando di evitare la spazzola e, contemporaneamente di tenere il cuscino in mano.
-Ma come, il grande James Potter non riesce a liberarsi di questo semplice incantesimo?- lo scimmiottò lei sarcastica. –E poi chi ti dice che sia stata io?- chiese di rimando lei, sempre con quel sorriso malandrino in volto.
-La tua maledetta faccia! Falla smettere! Liberami, adesso!- strillò ancora lui, mentre tutti i Grifondoro si lasciavano andare ad un risata di gruppo.
-Bel colpo, Evans! Jamie, ti sei fatto battere da una ragazza?- chiese il capitano della squadra di Grifondoro, tale Adrian Bell.
-Falla finita, Adrian!- sbuffò il ragazzo, fulminandolo con lo sguardo. Nel frattempo, Lily aveva colto il momento per allontanarsi. Per sua sfortuna il ragazzo colse il movimento con la coda dell’occhio e la raggiunse velocemente, afferrandola per un polso e lasciando cadere il cuscino che ancora stringeva.
-Lasciami, Potter, o ti Schianto!- strillò lei in risposta.
-Assolutame… ahia! No! Io non… ahi!, ti lascio fino a… AHIA!, che non mi liberi… CHE DIAVOLO…?- strillò lui, cercando di scacciare la spazzola con la mano libera.
-Lasciami. Adesso.- urlò di rimando Lily, cercando di afferrare la bacchetta dalla tasca.
-Vai così, Evans!- gridò qualcuno dal gruppo dei Grifondoro.
-Evans!-. James la afferrò anche per l’altro braccio. –Dimmi. Che. Diamine. Hai. Fatto.- scandì, lentamente, avvicinandosi al suo volto.
-Mai! Lasciami subito!-
-Solo se mi liberi da questo… AHIA!-. All’ennesimo urlo di James, Sirius scoppiò di nuovo a ridere, tenendosi la pancia con le mani.
-Questa è forse la cosa migliore che io abbia mai visto!- rise ancora il ragazzo, beccandosi un’occhiataccia da James.
-Sirius! Falla finita!- gli urlò, per poi riportare l’attenzione sulla ragazza che continuava a ribellarsi.
-Lasciami, Potter! Così ti libero, dai!- esclamò Lily, divincolandosi maggiormente. James la guardò sorpreso, ma le lasciò solo il braccio destro, tenendola ancora ferma per buona misura.
-No, Evans! Non puoi arrenderti così!- esclamò Adrian, beccandosi l’ennesima occhiataccia.
-Grazie, Potter.- disse lei puntandogli la bacchetta contro la testa. –Stupeficium!- scandì poi, con un sorriso malizioso in volto. L’espressione di James cambiò repentinamente da arrogante a stupefatta, prima di cadere in terra con un tonfo secco. Lily, con uno svolazzo di capelli rossi, si voltò di scattò e si diresse oltre il buco del ritratto, seguita da una sghignazzante Mary. Alice, invece, si diresse da Frank, con un foglio in mano, presumibilmente il suo compito di Pozioni. Tutte e tre ignorarono bellamente i commenti di tutti i Grifondoro che, nel frattempo, sciamavano giù per le scale, verso la Sala Grande.
-Oh, beh… almeno sta’ zitto- borbottò Sirius. –Andiamo a mangiare?- chiese poi a Remus e, senza aspettare risposta, uscì dal buco del ritratto.
-E lo lasciamo così?- chiese Peter, piegando la testa di lato e fissando James, ancora steso al suolo con la spazzola che gli picchiava la testa.
-No, adesso risolvo io- borbottò Remus, mentre Frank ed Alice si allontanavano velocemente per non sentire le successive urla di James. Il ragazzo, con un colpo di bacchetta, fece cadere la spazzola in terra e rinvenire James, che scattò in piedi in mezzo secondo.
-Mi ha Schiantato!- strillò, appena sveglio.
-Vedi di non urlare o ti Schianto di nuovo- sbuffò Remus, iniziando a scendere e lasciandoselo dietro. James si affiancò a Peter e si lasciò sfuggire un mezzo sospiro.
-Tutto bene?- gli chiese Peter, lanciandogli uno sguardo compassionevole.
-No. Qualcuno ha tradito e io devo fargliela pagare!- esclamò l’altro ragazzo stringendo il pugno. Peter deglutì, a disagio.
-Non farai niente del genere, James! Basta con queste stupide vendette. Lily Evans ha deciso di farti provare quello che provano tutti quando tu fai il bulletto, quindi smettila!- lo riprese Remus, di spalle rispetto ai suoi due amici. La luna piena si stava avvicinando sempre di più e lui era sempre più sofferente e preoccupato. Cosa avrebbe inventato quel mese?
-Io devo dare una lezione a colui che ha tradito e basta!-
-“Colui che ha tradito”?- chiese Peter, confuso, guardando James che spostò lo sguardo su di lui, con un sorriso allegro.
-Certo! Qualcuno deve averla fatta entrare quando noi non c’eravamo, altrimenti come avrebbe potuto incantare la spazzola?- spiegò con calma, scrocchiandosi le dita delle mani, per poi sistemarsi i capelli.
-Chi credi che possa essere stato?- chiese Peter, di nuovo, un po’ preoccupato.
-Frank, è evidente!- esclamò James, prima di afferrare Peter per un braccio e raggiungere velocemente Remus.
-Non è stato Frank. Sono stato io e  smettila di fare l’ipocrita, James! Tu non sei così, quindi butta quella maledetta maschera che ti ostini a mettere!- urlò Remus, ormai stanco. Aveva troppi pensieri per la testa e le vendette di James non rientravano nella lista.
-Ah, io sarei l’ipocrita?! La luna si avvicina, vero Remus?- disse polemico James, fermandosi di colpo e guardando gli occhi sgranati di Remus che si era fermato a sua volta.
-Cosa? Che cavolo…?- iniziò lui, cercando di pensare lucidamente. Deglutì un paio di volte a vuoto e fissò uno dei suoi migliori amici, mentre il panico si diffondeva sotto la sua pelle, fino al cuore. Era gelido e opprimente e Remus avrebbe solo voluto urlare.
-L’abbiamo capito, Remus. Smettila di mentire e di negare.- rispose James, mentre Peter annuiva concorde dietro di lui.
-Quando?- si limitò a chiedere l’altro.
-Alla fine dell’anno scorso. Diciamo che ci eravamo abbastanza insospettiti e ci siamo messi a studiare un po’.- rivelò James, sorridendo tranquillo. Era certo che il suo amico avrebbe risposto al suo sorriso e che sarebbe stato finalmente in pace con se stesso.
-E adesso?- chiese, invece, lui. Peter sgranò piano gli occhi. Si era aspettato anche lui tante reazioni diverse, ma non quella lì. Remus sembrava schiacciato e sofferente, invece di calmo e pacato come al solito. Che stava succedendo?
-Come? In che senso, scusa?- chiese, infatti, James, parimenti stupefatto.
-Cosa volete che io faccia, adesso?- si spiegò meglio Remus, abbassando lo sguardo.
-Continuo a non capire, cosa vuoi fare?-
-Già, ovviamente. Cosa potrei fare se non andarmene? Sono un cretino e voi avete ragione.- commentò lui, facendo per allontanarsi.
-Ehm… Remus?- chiese Peter, confuso, mettendosi davanti al ragazzo che alzò gli occhi, aspettandosi rabbia e disgusto, ma trovando solo confusione.
E’ solo perché lui è Peter, Remus. Guarda James, è lui quello che ti farà del male. Ora anche tu sei un suo bersaglio.
E allora spostò gli occhi su quello che prima era il suo migliore amico, ma neanche in lui trovò sentimenti negativi, anzi. Il ragazzo lo guardava con la bocca socchiusa e un’espressione di completa comprensione ad illuminargli lo sguardo.
-Non so per quale ragione tu stia pensando queste cose, Remus, ma non… noi non vogliamo che tu te ne vada. Ne abbiamo parlato, sai? In realtà non eravamo proprio certi della cosa. Sirius, in particolare, era il più scettico, ma tu sei sempre Remus, no? Sei Remus e ogni mese hai un… piccolo problema peloso da risolvere.- disse James, mentre il suo sorriso allegro contagiava anche Peter.
-“Un piccolo problema peloso”?! Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Di cosa sono io?- chiese Remus, invece, leggermente arrabbiato. Che cavolo stava facendo, James? Voleva illuderlo? Era davvero così crudele?
-Non benissimo, in realtà. Abbiamo solo qualche idea, ma potresti spiegarci tu tutto.- propose allegro, afferrandolo per un braccio e iniziando a camminare con Peter che si aggrappava all’altro braccio di Remus.
-Che diamine…?- iniziò quest’ultimo.
-Andiamo a mangiare, anche perché Sirius non ci perdonerebbe mai se iniziassimo a parlare di questo senza di lui.- disse Peter, con un sorriso allegro. E così Remus si lasciò trascinare via, cercando di assumere un’espressione arrabbiata. Ma per la prima volta nella sua vita si sentiva davvero felice. I suoi migliori amici conoscevano il suo segreto più grande, eppure a nessuno di loro sembrava importare, anzi, loro lo avevano accettato anche per quel suo lato.
Sirius Black seduto al suo tavolo, nella Sala Grande, mangiava tranquillo, ignaro della disgrazia che presto si sarebbe abbattuta su di lui. Lily Evans non aveva dimenticato di dover ancora completare la sua vendetta.
 
 
NOTE:
Dunque, questo capitolo è più che altro incentrato sull’amicizia. Prima quella tra Alice e Lily e poi quella tra i Malandrini. So che probabilmente i discorsi dei ragazzi non sono propriamente adatti alla loro età, ma ho pensato che in un clima come quello in cui vivevano, con la costante paura della morte e tutto il resto, per loro fosse quasi naturale avere dei pensieri… profondi, ecco. Non è il termine adatto, ma oggi va così.
Poi, il professor Connor è un personaggio inventato. Non sapevo come si chiamasse il professore di Difesa di quell’anno, anche perché, se non sbaglio, già allora c’erano problemi con i prof di quella materia che hanno la brutta abitudine di durare sì e no un anno ahaha
Un’altra cosa, questo capitolo non è stato betato, perché la mia beta non aveva tempo, quindi l’ho riletto io e spero che non ci siano errori, anche se oggi non ho la testa per valutare queste cose.
Il titolo è tratto, come al solito, da un dipinto di Turner (amore mio!) che mi sembrava adatto per descrivere questo stralcio di “vita quotidiana” in cui sono descritti anche  scherzi e vendette varie.
Detto questo ringrazio le tre persone che hanno messo la storia tra le seguite e vi lascio.
Un bacio e alla prossima!
P.S.: non so se nel primo capitolo si vede l’immagine o no, ma non sono molto pratica.

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Capitolo 3
*** Didone costruisce Cartagine ***



DIDONE COSTRUISCE CARTAGINE.
 
James correva per i corridoi del Castello, cercando di seminare dei Serpeverde particolarmente inferociti che volevano fargli lo scalpo. Era solo, perché avevano pensato che dividendosi avrebbero potuto scamparla. Anche i Serpeverde avrebbero dovuto farlo, no? Ovviamente no. Quei sei ragazzi si erano gettati al suo inseguimento, ignorando gli altri tre. Al secondo piano, in corrispondenza del bagno di Mirtilla Malcontenta, il ragazzo andò a sbattere contro qualcosa.
-Potter!-. No, ok, forse era qualcuno e non qualcosa, ma in quel momento James aveva tutto in testa, tranne scusarsi con questa persona, per questo- e solo per questo motivo!- l’afferrò di peso e se la trascinò dietro, riprendendo a correre per le scale.
-Potter! Lasciami!- urlò Lily, mentre cercava di stare al suo passo e di non finire per terra. Possibile che non potesse stare tranquilla per i fatti suoi senza che quel cretino le sconvolgesse tutti i piani?!
-Ti conviene risparmiare il fiato e correre, Evans!- urlò in risposta James, sempre trascinandosela dietro.
-Se mi fai cadere ti uccido!- strillò lei, costretta a saltare due gradini, sempre con il polso stretto nella mano di lui, che sembrava incurante di tutto.
-Corri!- la riprese di nuovo, accelerando ancora, se possibile. Lily cercò di mantenersi in  equilibrio il più possibile , allungando il passo, con il fiato corto. Nel frattempo James arrivò davanti alla Sala Grande e, invece di andare dritto e di uscire nel parco, imboccò la strada che portava ai sotterranei. Lily si limitò a seguirlo. Non riusciva più a spiccicare parola, troppo presa a cercare di riprendere fiato. Sentiva i polmoni in fiamme e i muscoli tesi allo spasimo. Perfino i denti le facevano male! James si fermò davanti ad un quadro con della frutta, sempre senza lasciarle il polso, e fece il solletico ad una pera, sotto lo sguardo sconvolto di Lily. Ma che gli prendeva? Era del tutto impazzito? Ma il quadro, contro ogni sua aspettativa, si spostò di lato e il ragazzo la trascinò dentro. Lei si piegò sulle ginocchia, cercando di calmare i battiti del suo cuore e i suoi respiri affannosi. Una mano sul petto e una contro la bocca, per fermare la sua tosse convulsa. Anche lui era piegato in due e respirava a bocca aperta, le spalle scosse da una risata silenziosa, che, per sfortuna di Lily, non durò a lungo. Infatti, il ragazzo buttò la testa all’indietro e rise forte, attirando l’attenzione di tutti gli Elfi Domestici delle cucine.
-Smettila di ridere, idiota!- sbuffò Lily, una mano ancora sul cuore e il volto arrossato e accaldato. In capelli rossi le ricadevano in ciocche disordinate sulla fronte ed erano madidi di sudore.
-POTTER!- lo richiamò, visto che lui non accennava a smettere di ridere a crepapelle.
-Oh! Andiamo Evans! Non è stato divertente?- chiese James, una volta calmatosi. Si passò una mano tra i capelli, stavolta per tentare di sistemarli e non per vantarsi, e spostò lo sguardo su un piccolo e grinzoso Elfo che si trovava accanto a lui.
-Il padrone desidera qualcosa?- chiese questo. James si chinò al suo livello con un enorme sorriso sul volto, sotto lo sguardo perplesso di Lily.
-Potter, dove siamo?- chiese, cercando di allontanare il disagio che l’aveva colta all’improvviso. Ma James non la stava neanche guardando, troppo preso dall’Elfo ai suoi piedi.
-Puoi portarci qualcosa da bere, per favore? E possiamo sederci e stare qui per un po’?- chiese, gentilmente.
-Certamente, signore. Cassy porta tutto subito!- rispose l’Elfo, sparendo velocemente.
-Forza, Evans. Sediamoci.- le disse poi, il ragazzo, crollando su una panca con un sorriso. Lily lo fissò sarcastica e sospettosa, ma le sue gambe si stavano facendo sentire, quindi si lasciò scivolare accanto a lui.
-Siamo nelle cucine.- commentò, tanto per allontanare il silenzio e l’imbarazzo che sentiva. James la stava fissando, attentamente, con un sorrisetto allegro.
-Già, Evans. C’eri stata prima?- chiese, toccandosi di nuovo i capelli.
-No, è la prima volta. Ma perché siamo qui?- chiese ancora lei.
-Perché io, Sirius, Remus e Peter abbiamo fatto uno scherzo ai Serpeverde e quindi stavo scappando da loro.- confessò lui, arrossendo leggermente.
-Ma non vedo come questo possa riguardarmi.- replicò Lily, incrociando le braccia sotto il seno e fulminandolo con lo sguardo.
-Tu ti trovavi sulla mia strada. Eri nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non è stata colpa mia.- rispose James, sorridendo ancora.
-Cassy vi ha portato  del succo di zucca, signori.- intervenne la voce pigolante di Cassy, salvando probabilmente James da una sgridata coi fiocchi.
-Grazie, Cassy. Ci porti qualcosa da mangiare? Non so… una torta, magari?- chiese il ragazzo, guardando Lily come a chiederle consiglio.
-Cassy fa subito, signori.-. L’Elfo si allontanò con il suo vestitino sudicio e la sua andatura caracollante, allegro come non mai.
-Ti odio, Potter.- disse Lily, prima di bere il succo che aveva in mano.
-Cosa ho fatto stavolta?- chiese imperturbabile il ragazzo, prendendo un grosso sorso dal suo calice.
-Mi hai trascinata per tutto il Castello, praticamente e ora sono costretta a stare qui con te perché non… E tu mi chiedi perché ti odio?- sbraitò la ragazza, allontanando con uno sbuffo i capelli dal volto.
-Sei costretta a stare qui perché non…?- chiese, invece, James, ignorando tutto quello che lei gli aveva detto.
-Non importa, Potter! Sta’ zitto!- urlò lei, spostando lo sguardo, con le guance in fiamme e non per la corsa di poco prima.
-Non sai la strada, Evans? E’ così, non è vero?- continuò lui, continuando ad ignorarla.
-Perché non stai mai zitto?! Non è vero!- sbuffò Lily, sempre senza guardarlo. James scoppiò a ridere, scuotendo la testa. Tutti i capelli si mossero con lui, colorando l’aria di nero. Lily sbuffò ancora.
-Ma tu cosa ci facevi nel bagno del secondo piano?- le chiese, dopo aver smesso di ridere e dopo l’ennesima occhiataccia della ragazza.
-Non sono fatti tuoi, Potter!- gli rispose, ancora più scocciata da lui e dal suo essere un impiccione.
-Dai! Cosa stavi facendo? Su, per favore! Guarda che non la smetto fino a che non mi dirai quello che stavi facendo!- la minacciò, sempre con il sorriso sulle labbra, puntandole contro il dito.
-Nulla che ti riguardi, Potter!- borbottò la ragazza e James spalancò gli occhi e la bocca. Da quando Lily Evans borbottava e distoglieva lo sguardo in quel modo? Da quando era imbarazzata?
-Che ti succede?- chiese quindi, in modo più gentile e dolce, cercandole gli occhi. –Ma… hai pianto?!- le chiese, quando riuscì a vederla bene in volto, sconvolto. Balzò in piedi sulla panca, tenendosi il petto con le mani.
-L’Apocalisse! Aiuto! Dov’è Remus quando serve?- strillò, attirando lo sguardo perplesso di Cassy e quello seccato di Lily.
-Non ho pianto, Potter! Mettiti seduto!- urlò la ragazza, cercando di farlo stare zitto e di salvare la faccia.
-Cassy ha portato le torte, ma forse non è il momento.- fece Cassy, continuando a guardare James come se fosse pazzo.
-No, Cassy. Va bene, puoi metterla qui. Grazie mille!- esclamò James, riprendendosi all’improvviso e sedendosi di nuovo sulla panca. L’Elfo obbedì, guadagnandosi un sorriso enorme da parte del ragazzo e li lasciò di nuovo soli.
-Allora, Evans. Problemi col fidanzatino?- chiese James, tagliando una fetta di torta per Lily e un’altra per sé.
-Non voglio la torta. E non ho il fidanzato, Potter!- disse lei, facendo una smorfia.
-E allora perché hai pianto?- chiese ancora il ragazzo, mangiando un boccone più grande della sua bocca.
-Non ho pianto, perché dici così?- cercò di tergiversare lei.
-Perché hai ancora gli occhi lucidi e sei rossa.-
-Sono rossa perché abbiamo corso per venire qui, Potter.-
-Comunque hai pianto.- insistette lui, continuando a mangiare e a guardarla. Lei guardava dall’altra parte, come se nulla fosse.
-Evans! Dai! Guarda che posso continuare all’infinito.-
-Potter falla finita! Non sono fatti tuoi!- urlò esasperata, mentre sentiva un singhiozzo risalire lungo la sua gola. Non doveva piangere di fronte a Potter. Non poteva piangere di fronte a Potter.
-E’ successo qualcosa di grave? Qualcosa a casa?- chiese imperterrito lui.
-No. A casa è tutto… a posto.- sussurrò Lily.
-E allora? Qui a Scuola?-
-Potter!-
-Ti prego! Posso aiutarti, lo sai?- le sussurrò, chinando la testa di lato.
-Non puoi, tranquillo.-. Per un po’ i due rimasero in silenzio, James impegnato a mangiare e Lily a non piangere. In realtà non era una cosa così importante e non sapeva neanche lei perché avesse reagito così, infondo era normale che Sev avesse da fare, no?
-E’ solo che ho tante cose per la testa e alla fine non ci stavano più, dentro.- sussurrò. Era solo che sentiva che lui si stava allontanando sempre di più e che la stava lasciando sola. Era solo che c’erano tante persone come lei che stavano morendo nel mondo. Era solo che era stanca di ritrovarsi dei biglietti tra le sue cose. Non ne poteva più di vedere “Avada Kedavra” o “Muori Sanguesporco” ogni volta che apriva un libro. Era solo che non si sentiva né da una parte né dall’altra.
-Ah. E queste cose sono gravi, immagino. Sei preoccupata per tutta la storia dei Babbani, vero?- chiese il ragazzo, con un sussurro, posando la forchetta con cui stava mangiando la torta sul piattino.
-Anche.- rispose laconica lei. Non sapeva perché stava parlando proprio con lui, era la prima volta in tre anni e mezzo che parlavano e basta, senza urlarsi contro.
-Questo quarto anno si sta rivelando più duro del previsto, anche per i compiti. Non deve essere facile.- le disse ancora lui.
-Già.-
-Però tu sei Lily Evans, quindi di cosa ti preoccupi? Sei bravissima in tutte le materie e poi sei una strega meravigliosa. Non devi temere nulla. Fidati se ti dico che ci sono cose più gravi dell’avere dei genitori Babbani. Ci sono persone che sono viste in modo anche peggiore, però, fidati se ti dico che tu… tu sei abbastanza forte da riuscire a sopravvivere a questo mondo e farei vedere a tutti cosa significa essere in parte Babbani. Io… penso solo che tu debba essere felice e orgogliosa delle tue origini. Tutto qui.- disse James, passandosi una mano sui capelli, le guance leggermente rosse per l’imbarazzo.
-Sono fiera delle mie origini, Potter. Sono solo stanca.- replicò lei, cercando di schernirsi, già pentita di aver iniziato a parlare con lui. James le sorrise, colpito dall’idea che gli era venuta in mente, quasi come un fulmine a ciel sereno. Lily Evans era la ragazza più spaventosa, aggressiva e rabbiosa di tutta la Scuola, ma era anche altro e per la prima volta lui se ne rendeva pienamente conto. Lily era anche fragile, piena di emozioni contrastanti e incredibilmente complicata. Ed inoltre era l’unica che non lo venerasse. Era l’unica a trattarlo male e a tenergli testa.
-Perché non mangi un po’ di torta? Aiuta, lo sai?- le chiese, porgendole il piatto.
 
-Evans! Esci con me?- chiese James, attirando l’attenzione di mezza Sala Grande, quella mattina, a colazione.
-La corsa di ieri ti ha fuso il cervello, Potter?- chiese sarcastica la ragazza, sedendosi abbastanza lontana da lui, considerando già chiusa la conversazione.
-E’ un sì?- chiese lui, con un sorriso gigantesco.
-Ma che cavolo gli è preso?- chiese Remus a Sirius, fissando James come se fosse la Piovra Gigante.
-Oh, niente di che. Ieri mi ha raccontato di essere stato con la Evans per tutto il pomeriggio per sfuggire ai Serpeverde e allora io gli ho proposto una scommessa.- spiegò quello alzando le spalle con noncuranza.
-E’ un “taci”, Potter!- replicò lei, voltandosi dall’altra parte e prendendo la sua parte di colazione.
-Uffa! Perché no? Io sono bellissimo!- urlò lui, cercando di attirare la sua attenzione.
-Che tipo di scommessa?- chiese Peter, fissando il suo migliore amico con sguardo vacuo.
-Gli ho detto che non riuscirà mai a uscire con Lily Evans e lui ha detto che lo farà entro il settimo anno.- rispose il ragazzo, stavolta ghignando apertamente alla vista di una Lily infuriata che lanciava un muffin contro la faccia di James. Remus scosse la testa, esasperato.
-Non ci riuscirà mai, lo sa, vero?- chiese Peter, tendendo dei soldi verso Sirius che li prese con un sorriso allegro.
-Stessa cosa che ho detto io. Vinceremo, Pet!- esclamò. Remus guardò ancora una volta James evitare quel lancio con un sorriso e ritornare all’attacco.
-Io dico che ci riuscirà, prima o poi.- disse, porgendo anche lui dei soldi a Sirius.
-Hai perso Moony!- urlò lui, usando quello stupido nomignolo che gli aveva affibbiato James.
-Ci riuscirà quando capirà di dover cambiare metodo.- rispose Remus, con un sorriso scaltro rivolto ai suoi due amici.
-Allora mai! James è tonto.- disse Mary McDonald lì accanto, anche lei con i soldi in mano.
-Che bello, che bello! Finalmente ho trovato il modo di rendere utile James!- esclamò Sirius, osservando i soldi che aveva in mano.
-Io credo che ci riuscirà, invece.- disse Alice, mettendosi in mezzo e porgendo i suoi soldi.
-Alice, non dovresti…- iniziò Frank, perplesso.
-Ma amore, tranquillo! Sono sicura che Potter riuscirà ad uscire con lei.- disse la ragazza, baciando Frank, con il quale stava da circa un anno.
-Oh, Evans! Guardami! Come puoi dirmi di no?- chiese ancora lui, mettendosi in mostra, ricoperto dai mormorii di approvazione delle varie ragazze lì intorno.
-Esattamente come sto facendo, Potter. No.- replicò lei, cercando Severus con lo sguardo, al tavolo di Serpeverde.
-Chi stai cercando?- chiese lui, non curandosi di tenere il tono di voce basso.
-Ma stai un po’ zitto! Si può sapere che cosa ti salta per la testa oggi?- sbraitò la ragazza, balzando in piedi e aggirando velocemente il tavolo. Sev, dal suo tavolo la imitò prontamente. Doveva solo mettere quanta più strada possibile tra lei e Potter. Poteva anche andare in aula o in Biblioteca. Sicuramente lui non si sarebbe mai avvicinato a quei luoghi. O forse poteva…
-Evans! Non lasciarmi così senza una risposta!- la raggiunse in un baleno lui.
-Ti ho dato una risposta Potter e adesso sparisci!- esclamò lei, accelerando il passo. Severus le lanciò uno sguardo confuso, ma si fermò ad aspettarla oltre la porta.
-Ma io intendevo una risposta positiva!- esclamò lui con fare melodrammatico, una mano sul petto e una tra i capelli. Sev lo guardò male e la cosa non sfuggì per niente a Lily che sperava di non dover per forza fare da paciere tra i due, anche perché avrebbe davvero voluto vedere una veloce dipartita di Potter, ma lui le serviva per vincere la Coppa di Quidditch.
-Oh, ma quella risposta era enormemente positiva! Sicuramente un toccasana per me e fidati, ha anche salvato te da una morte atroce e prematura!- lo minacciò, cercando la bacchetta nelle tasche della gonna. Ma perché non la trovava mai quando la cercava? Forse sarebbe stato meglio se l’avesse tenuta sempre in mano.
-Allora esci con me!- disse Potter, saltellando allegramente, ignaro della brutta fine che stava per fare.
-Scherzavo, Potter. Il mio “no” non ti eviterà nessuna morte atroce e prematura!- sbraitò Lily che aveva finalmente trovato la bacchetta e gliela aveva messa sotto il naso.
-Allora, mi lasci in pace o rischi?- chiese, ironica, sorridendo falsamente. Nel frattempo, erano usciti dalla Sala Grande, per cui James non poteva più contare sulla presenza dei professori e dei Caposcuola per salvarsi dalla furia della dolce e tranquilla Lily.
-Potter, lasciala stare o ti affatturo!- disse una voce strascicata dietro di loro. Entrambi si voltarono, leggermente sorpresi. Erano stati talmente impegnati a litigare che non si erano resi conto di aver raggiunto Severus che aveva già la bacchetta in mano.
-Oh! E’ arrivato il cavaliere dalla bianca armatura?- fece il ragazzo, con un sorriso falso e l’ironia che trasudava nella sua voce.
-Falla finita, Potter!- sbottò Lily, voltandogli la testa, con i capelli rossi che frustavano l’aria dietro di lei. Era infuriata e tutto in lei era fuoco, ma a James piaceva così tanto bruciarsi.
-Hai ragione, Evans! Come ho potuto fare un errore del genere? Un cavaliere deve essere bello e imponente, come me, e sicuramente deve avere i capelli più belli. E meno unti. Ovviamente parlo di me stesso, non hai notato come questa descrizione mi cali a pennello?- chiese retorico, seguendo Lily per il corridoio, diretto in aula insieme alla ragazza.
-Potter! I cavalieri sono anche incredibilmente affascinanti e modesti, quindi tu non puoi esserlo e adesso… sparisci!- urlò, afferrando il braccio di Severus e allontanandosi da lui.
-Dai, Evans! Scherzavo!- esclamò lui, ma parve cogliere l’antifona- o semplicemente lo sguardo di puro odio di Lily- perché rimase lì, senza tentare di seguirli.
Stupida Lily! Come hai fatto a pensare che Potter fosse un po’ cresciuto? Solo perché ti ha detto qualche parola gentile… forse semplicemente ogni tanto il suo cervello decide di funzionare a dovere, ma non è una garanzia e dovresti averlo imparato.
-Tutto bene, Lily?- chiese Severus, toccandole gentilmente la mano ancora ancorata al suo braccio.
-Sì, è solo che non riesco a capire quello che sta passando per la testa a Potter! Perché ha cominciato a fare così?- chiese lei, non realmente interessata, ma desiderosa di parlare con il suo migliore amico e davvero, le andava bene qualsiasi argomento.
-Forse se n’è accorto.- rispose semplicemente lui, a voce bassa, cercando di non farsi sentire e contemporaneamente sperando che lei lo sentisse, che capisse. Ma ovviamente Lily aveva già iniziato ad insultare Potter, arrivando alla conclusione che fosse solo un idiota senza speranza. Sev annuì distrattamente a quello che Lily gli stava dicendo, pure se la sua mente era da tutt’altra parte. Ne era certo, James Potter si era accorto di Lily Evans, si era reso conto che era una persona speciale, anche se a prima vista non lo sembrava. Aveva capito che quello che aveva fatto in tutto quel tempo- tutte le prese in giro e le stupide vendette che aveva architettato, ben sapendo che lei gliela avrebbe fatta pagare cara- era stato soltanto un modo per misurarsi con lei, per capire perché lei era così diversa dalle altre. Sì, Severus non era stupido, lui sapeva che Potter aveva scoperto una parte di Lily che era sempre stata invisibile per tutti. Perché Lily era orgogliosa e mai avrebbe mostrato la vera se stessa, quella ragazza molto forte che aveva, però, pur sempre quattordici anni e che non poteva essere sempre di granito. Lei si era mostrata a lui, gli aveva fatto conoscere prima la sua parte orgogliosa e forte e poi quell’altra, quella che sperava sarebbe sempre rimasta a lui. Ma James Potter doveva prendergli anche questo, a lui non bastava avergli rovinato la vita.
-Sev! Mi stai ascoltando?- chiese all’improvviso Lily, guardandolo infuriata.
-Mi ero un attimo distratto, scusa.- rispose lui, con un sorriso dolce. La ragazza sbuffò, ma poi rispose al suo sorriso, inclinando leggermente la testa di lato con i suoi bei capelli rosso fuoco che la seguivano, colorando il mondo tutt’intorno. E Severus accantonò i suoi pensieri, dicendosi che al momento a lui andava bene così, perché Lily non era ancora di Potter e c’era ancora speranza. Perché lei lo guardava sorridendo e a lui bastava.
 
NOTE:
Allora, ciao! Volevo pubblicare ieri, ma per forza di cose non ho avuto in tempo. In realtà anche oggi è stata una giornata un po’ incasinata, ma dovevo postarlo per forza oggi o non lo avrei più fatto. Ma andiamo con ordine. Ho scelto questo dipinto e quindi questo titolo, perché in un certo senso Lily e James stanno “costruendo” un’opinione l’uno dell’altra e questo è un processo difficile e lungo, tanto quanto costruire una città. Non so se sono riuscita a spiegarmi, però volevo far capire, con questo capitolo, l’evoluzione (se così si può chiamare) dei loro pensieri, il cambiamento che li porterà l’uno verso l’altra. Poi, la parte iniziale è abbastanza banale, intendo il fatto che si scontrano in corridoio, eccetera, ma non mi veniva in mente nessun altro modo per farli parlare tranquillamente. Lily, in questo capitolo, piange, perché è vero che io l’ho sempre immaginata come una ragazza forte, ma è anche vero che, almeno secondo me, a quattordici anni non si può essere di pietra. Lei soffre per la lontananza da Piton (il capitolo è ambientato al loro quarto anno e sappiamo bene cosa accadrà dopo tra i due amici) e per la discriminazione. Ho cercato di immaginare come potesse essere, scoprire il perché si è diversi dalla propria famiglia e sperare di essere accettati dal proprio mondo e poi essere ripudiati anche da questo. Secondo me non sarebbe stata una situazione propriamente felice, ecco.
Bene, alla fine ho aggiunto i pensieri di Piton, che inizia già a sentirsi minacciato da James e comincia quindi ad odiarlo, chiudendosi in se stesso e allontanando Lily stessa, involontariamente.
Detto questo, ringrazio le tre persone che l’hanno aggiunta tra le seguite e la persona che l’ha aggiunta tra le ricordate e anche la persona che ha lasciato un commento.
Un bacio.
P.S. nemmeno questo capitolo è stato betato, quindi spero che non ci siano errori. In caso contrario se me li fate notare proverò a correggerli. 

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Capitolo 4
*** L'incendio delle camere dei Lord e dei Comuni ***




L’INCENDIO DELLE CAMERE DEI LORD E DEI COMUNI
 
 
Lily era furiosa. Stava andando letteralmente a fuoco e aveva fatto tintinnare tutti i bicchieri intorno a lei. Come poteva, quel dannato Potter, parlare ancora con lei dopo quello che le aveva fatto?
-Sei un idiota! E ti avevo detto di lasciarmi in pace!- urlò, ancora, prima di voltarsi come una furia e andarsene, quasi a passo di carica, fuori dalla Sala Grande. James, senza aver neanche avuto il tempo di replicare, lasciò cadere la mano che aveva sollevato, prima ancora di arrivare a toccarsi i capelli.
-James?- lo chiamò cauto Remus, ma il ragazzo scosse la testa, palesemente abbattuto. Era tutto l’anno che James cercava di farsi perdonare per quello che era successo, la faccenda innominabile, ma solo i suoi amici erano a conoscenza di tutti gli sforzi che stava facendo.
-E’ stata più dura del solito.- sospirò Alice, versandosi un po’ di succo di zucca e scoccando uno sguardo mesto al posto vuoto accanto a sé.
-E’ una stupida.- sentenziò Sirius, dando una gomitata all’amico di sempre, che lo fissò, stampandosi in volto un ghigno tanto falso quanto grande, ma nessuno, tranne Remus, parve accorgersene.
-Lo so, ma per una volta poteva anche provare a starmi a sentire senza urlare! E’ da questa mattina che ho mal di testa!- esclamò James, strappando una risatina a Peter che era contento di vederlo tornato in sé. Purtroppo lui non riusciva a dimenticare lo sguardo che uno dei suoi migliori amici aveva quel giorno del loro quinto anno, quando Lily Evans era stata insultata davanti a tutti. Peter ricordava quegli occhi nocciola spenti e quell’assenza di sorriso che gli aveva fatto più male di ogni altra cosa. Quella sera, di quasi un anno fa, James Potter aveva perso una parte di sé.
-Comunque, che facciamo questa sera?- chiese James, attirando involontariamente  l’attenzione di Helena Grimm che sollevò lo sguardo su di lui, arrossendo leggermente. Il ragazzo, prevedibilmente, non se ne accorse.
-Noi non lo so, tu potresti fare tante cose divertenti.- gli fece notare Padfoot, malizioso, colpendolo con una gomitata e facendogli un occhiolino.
-Cosa vuoi dire?- chiese James, mentre Frank si dava una manata sulla faccia. Ora, se lo aveva capito pure Frank… Remus scosse la testa, esasperato.
-Idiota!- urlò Sirius, prima di abbassare la voce, con fare cospiratorio:-La Grimm ti muore dietro da due anni, quando ti darai una mossa? Guarda che ci provo io!-
-La Grimm?- chiese Prongs, confuso, voltandosi verso di lei, che abbassò nuovamente la testa, arrossendo, ancora.
-Non lo so.- disse poi, piegando la testa di lato, come se volesse studiarla meglio. Remus gli diede un calcio da sotto il tavolo, molto poco delicato.
-Ma sei cretino? La smetti di guardarla così?- chiese, seccato, incrociando le braccia.
-Ma certo che è un cretino! Quale ragazzo sano di mente ti risponde con “non lo so”?- chiese Sirius sarcastico e retorico, fulminando con lo sguardo il suo migliore amico.
-Guarda che io…- iniziò piccato James, alzandosi in piedi come un fulmine.
-Cosa, James? Tu cosa?- chiese Sirius, sollevando lo sguardo e puntandolo su di lui.
Cosa stai cercando di dimostrare? E a chi? Io lo sa già perché non ci provi, e tu?
-Non lo so.- si arrese lui, afferrando al volo la sua roba e uscendo dalla Sala Grande, con lo sguardo basso e gli occhi velati dai pensieri.
-Remus?- chiese Sirius, seguendo il suo migliore amico con lo sguardo.
-Lo so, l’ho capito. Ma lui no.- rispose Remus, riprendendo a mangiare tranquillamente.
-Ma cosa avete capito?- chiese Peter, interessato, mentre di infilava in bocca una cucchiaiata di budino al cioccolato. Di nuovo Frank si schiaffò una mano sulla faccia.
-E’ davvero così evidente?- chiese ancora Wormtail, scocciato da quel gesto.
-Solo tu, lei e James non ve ne siete accorti, probabilmente.- rispose Alice, senza far caso al fatto che avesse chiamato per la prima volta il ragazzo con il suo nome.
-Alice, non intrometterti!- esclamò Mary, alzando la testa dal suo piatto. –Altrimenti poi quei tre inizieranno ad ignorarci ed io non potrò più sentire i loro discorsi!-
-Ah, ecco, mi sembrava strano.- rispose Alice, acida, voltandosi verso i ragazzi con un sorriso allegro.
-Allora? Mi spiegate?- chiese Peter, sempre più confuso, lanciando uno sguardo a Remus che si lasciò andare ad una risata allegra. Era divertito da tutta quella situazione, dall’ottusità di James e dall’ingenuità di Peter e aveva il sospetto che non sarebbe durato. Prima o poi quell’equilibrio sottile si sarebbe sgretolato sotto il suo naso e lui non avrebbe potuto fare nulla per impedirlo. Anzi, loro tre non avrebbero potuto fare nulla, se non sostenere James.
-Vedi, Coda, James si è ficcato in un guaio senza possibilità di uscita.- iniziò Sirius, senza sorridere.
-Non è un guaio, Black!- lo riprese Alice, prendendo una mano di Frank e stringendola tra le sue più piccole, con un sorriso dolce rivolto al ragazzo.
-Oh, andiamo! Non penserai davvero che James avrà vita facile!- ribatté l’altro ragazzo, con una smorfia schifata.
-Nessuno ha vita facile in amore.- rispose Remus, distogliendo lo sguardo.
Non sei mai stato abituato a perdere, James, ma adesso? Io ho paura per te. Può il tuo carattere proteggerti da tutto questo dolore?
-Tranne Alice e Frank, ma loro sono un caso disperato!- esclamò Mary, sollevando il suo bicchiere verso i due ragazzi.
-Io ci sto capendo meno di prima. James si è messo in un guaio, ma che c’entra l’amore?- chiese, invece, Peter, grattandosi la testa, confuso.
-Semplice, il guaio di James è proprio l’amore.- gli rispose Remus, con un sorriso dolce e malinconico al tempo stesso.
-L’amore? James è innamorato? E chi…? La Evans?!-. Peter era sconvolto, ovviamente. Prongs non poteva essere innamorato! Era impossibile. Lui era James Potter e James Potter non si innamora come i ragazzi normali. Lo stavano prendendo in giro, era evidente.
-Già, si è innamorato di quella ragazzina per niente carina e sexy. Ma dico io, è fatica sprecata la sua! Potrebbe avere di meglio!- esclamò Sirius, che sembrava estremamente arrabbiato.
-Ma James non può innamorarsi. Insomma, lui è… è James! Non prende mai nulla sul serio e… andiamo!- esclamò Peter, cercando una conferma negli occhi degli amici. Conferma che non arrivò. Lo guardavano tutti profondamente seri e consapevoli.
Ti sei davvero innamorato, James? Come hai fatto? E perché proprio lei? Lo sapevo che non eri una persona normale, ma non sapevo fino a questo punto.
-Capisci perché siamo preoccupati?- chiese Remus, ignorando Alice, che era partita in una filippica contro Sirius per difendere la sua migliore amica, e Mary che prometteva sangue e morte sempre a suddetto ragazzo. Codaliscia annuì, mordendosi un labbro, improvvisamente sentiva lo stomaco chiuso in una morsa. Lo avevano capito tutti il problema di base. Anche lui ci era arrivato. Lily Evans era la ragazza più scostante, orgogliosa e spaventosa che lui conoscesse e odiava James con tutta se stessa, ma d’altronde lui non aveva mai fatto nulla per farle cambiare idea. Fino a quell’anno! Un’illuminazione colse Peter. Non se n’era mai reso conto pienamente, ma per tutto l’anno James era stato più tranquillo del solito, aveva evitato di fare scherzi a Mocciosus- anche se ormai lui e Lily non si parlavano più- e di vantarsi di fronte a lei delle sue idee e della sua bravura. Aveva creduto che fosse solo un suo modo per convincerla ad uscire con lui, ma non era così. Lo faceva perché era innamorato!
-Si è innamorato di lei e ancora non si è accorto di nulla. Come può essere così tonto?- chiese Peter, rivolgendo uno sguardo perso a Remus.
-L’hai detto prima, è James.- rispose quest’ultimo, facendo sorridere Alice, che gli toccò la spalla con una mano. Mary si lasciò andare ad un’allegra risata.
-“James” è la definizione che il dizionario da’ di “tonto”!- disse, strappando una risata- molto simile ad un latrato- a Sirius.
-Toccherà a voi farglielo capire.- disse, invece, Frank, guardando gravemente Remus e ignorando le risate degli altri due. Peter avvertì un brivido lungo la schiena.
-Lo so, ci proveremo.- replicò Remus, improvvisamente sicuro di sé.
 
James era steso sul suo letto e guardava il soffitto sopra di lui, pensieroso. Stava perdendo fiducia in se stesso, ma non lo avrebbe mai ammesso. Come sempre, la sua mente seguiva un itinerario ben preciso, andando a scontrarsi con un bel paio di occhi verdi che sembravano scavargli l’anima, con dei bellissimi capelli, rossi come il fuoco che gli bruciavano il petto. Se avesse dovuto descrivere la sensazione che provava non ci sarebbe riuscito. Era dolore, quello sicuramente, ma non solo. C’era qualcosa che non  riusciva a cogliere, un sottile piacere, quasi, e una gran voglia di buttare all’aria tutto il suo orgoglio. Che gli succedeva?
Mi  sto rammollendo. Se lo sapesse Sirius…
-James?- chiese proprio quel ragazzo, entrando cauto nella stanza. Remus aveva deciso di mandare avanti lui, per tastare il territorio. Era il loro migliore amico, ovviamente, ma per certe cose, Sirius era il più adatto. Se James fosse stato distrutto, Remus non avrebbe potuto fare niente per alleviare il suo dolore, ma Sirius avrebbe potuto distrarlo.
-Ehi! Cos’hai in mano?- chiese James, tirandosi a sedere velocemente, nascondendo la sua espressione pensierosa con un enorme sorriso.
-Stai bene?- chiese Sirius, facendo un cenno agli altri due ragazzi, che si affrettarono ad entrare.
-Certo che sì, perché dovrei stare male?- chiese James, cercando ancora di adocchiare quello che il suo amico stringeva.
-E’ il dolce per te. C’era la torta al cioccolato, quella che ti piace tanto.- disse Remus, cogliendo lo sguardo dell’amico.
-Ah. Non vi offendete se vi dico che non mi va, vero?- chiese James, storcendo la bocca.
-Poi chiedi perché ci preoccupiamo! Tu non rinunci mai alla torta al cioccolato! Hai la febbre?- chiese, diretto come al solito, Sirius.
-No, ho solo lo stomaco un po’ sottosopra.- rispose James, con un sorrisetto colpevole. Peter si lasciò scappare un sospiro e si sedette sul letto di Sirius, proprio di fronte all’amico che lo guardò interrogativo.
-Vai da Madama Chips, allora.- disse, ragionevole. Il materasso sotto di lui si mosse leggermente. Era Remus che aveva seguito il suo esempio.
-Non credo di stare male fino a quel punto. In realtà è una cosa strana.- si arrese Prongs, passandosi una mano tra i capelli.
-In che senso?- chiese Sirius, sedendosi accanto all’amico, dopo aver posato la torta sul comodino.
-Non ne ho idea. So solo che è diverso.-
-James, da quando ti senti sottosopra?- gli chiese gentile, Remus, dopo aver sospirato dolorosamente.
-Da qualche tempo.- rispose laconico lui, evitando lo sguardo degli amici.
-E quando ti succede di solito?- chiese ancora Remus, dopo una piccola pausa.
Non voglio ferirti, James, ma non puoi continuare così. Aiutami e aiuta anche te stesso, ti prego.
-Ma… non c’è… io…-
-Ti capita quando sei con la Evans, vero?- chiese Sirius, deciso a tagliare corto.
Devi darti una mossa. E’ ora di prendere le cose sul serio, devi smetterla di avere paura.
James annuì, semplicemente, lasciando ricadere la testa sul petto, lo sguardo basso, i capelli scompigliati.
-Quando lei ti tratta male, no?- chiese Remus, ancora, stavolta più duro. Strinse i pugni, esasperato. James annuì di nuovo.
-Ti fa male, perché stai cercando di cambiare per lei, ma lei non sembra notarlo, giusto?- chiese anche Peter, sperando ancora in una risposta negativa, in una smentita.
Lo vedo che la ami, ma se tu crollerai, noi ti seguiremo. Se cadrai, cadremo. Il tuo dolore è il nostro, ma io non voglio soffrire. Non voglio vederti stare male.
James sollevò la testa, piantando i suoi occhi nocciola dritto in quelli di Peter.
-Cosa state cercando di fare?- chiese, il panico ben evidente.
-Cerchiamo di farti capire, James.- rispose Sirius, attirando la sua attenzione.
-Che cosa? Non c’è… niente, da capire. Io… non… devo capire niente!- esclamò James, spaventato come mai prima. Remus sospirò, ma non aggiunse nulla, Peter distolse lo sguardo e Sirius capì che toccava a lui dirlo. Nessuno dei suoi amici sembrava avere il coraggio, ma lui non poteva fare questo al suo migliore amico. Non poteva lasciarlo stare con  la testa sotto la sabbia.
-Devi capire che sei un idiota! Perché, diamine!, ti rendi conto di quanto sia difficile? Di tutte le cose che potevi fare, questa è la più stupida in assoluto e tu neanche te ne sei accorto!- esclamò, stringendo i pugni.
-Sirius…- cominciò James, cercando di evitare il discorso. Si sarebbe tappato le orecchie con le mani e avrebbe iniziato a cantare se non gli fosse sembrata una cosa da sfigati.
-Tu la ami! Capisci cosa significa?- chiese, spietato, Sirius, ignorandolo. Remus sospirò di nuovo, stavolta deciso ad intervenire.
-Non volevamo farti crollare il mondo addosso, James, ma devi capire. Non puoi continuare a fingere. E’ un anno che ti guardo mentre fai finta di nulla, mentre ti nascondi per evitare che il dolore ti raggiunga. Ma dimmi, è servito a qualcosa?-.
James non disse nulla, ma spostò lo sguardo dall’uno all’altro, incontrando solo espressioni risolute e dispiaciute. Ecco cosa gli stava succedendo! Ecco cos’era quella strana sensazione a cui non sapeva dare un nome. Quel dolore cocente che gli bruciava la testa, il cuore, l’anima, come i suoi capelli. Quel piacere sottile che lo avvolgeva ogni volta che guardava lei- ogni volta che lei sorrideva, anche se non a lui- fresco, come i suoi occhi. Perché non c’era neanche bisogno di dire il suo nome. Perché la sua mente aveva già associato quel semplice pronome ad un volto ben preciso. E la testa, il cuore, l’anima, non gli erano mai sembrati così pesanti, così crudeli.
-Sono un cretino.- disse, lasciando andare il fiato tutto di colpo. La sua sicurezza era sparita, così come il suo orgoglio. Di lui non stava rimanendo più niente, se non il fuoco, che lo divorava dall’interno. Crudele, bello, caldo e distruttivo, proprio come lei, proprio come Lily Evans.
-No, sei solo tonto.- disse Remus, toccandogli gentilmente il ginocchio, con un sorriso triste.
-Almeno non sei solo. Non tutto di te appartiene a lei.- cercò di consolarlo Peter, toccandogli l’altro ginocchio.
-Sì, noi cercheremo di aiutarti. Certo, tu non hai il fascino dei Black, però possiamo sempre rimediare.- borbottò Sirius, facendolo sorridere lievemente.
Anche se mi perderò, io non sarò solo. Anche se la amo, io potrò venirne fuori. Loro mi salveranno, loro… saranno la mia testa, il mio cuore e la mia anima.
E allora, come se il sorriso di James fosse stato un segnale, Remus- la sua testa- Peter- il suo cuore- e Sirius- la sua anima- si rilassarono e scoppiarono a ridere, coinvolgendo anche il loro amico.
-Vedrai! Ho già in mente un paio di piani niente male!- esclamò Sirius, alzandosi in piedi.
-Del tipo?- chiese curioso l’amico, con gli occhi che già brillavano, imitandolo. All’improvviso calò il silenzio tra di loro.
-In realtà speravo che mi dicessi che non ne avevi bisogno perché avevi tutto sotto controllo.- disse Pad, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Moony.
-Sei proprio un caso senza speranze!- disse quest’ultimo, con un’espressione schifata.
-Ehi! Io almeno non gli ho ricordato di essere un idiota.- replicò Sirius, incrociando le braccia e sollevando il mento, mortalmente offeso.
-Io però ho un’idea. Una vera idea.- rispose Remus, guardandolo con sfida e sufficienza.
-Del tipo?- chiese ancora James, in mezzo tra i due, con l’espressione più divertita del suo repertorio.
-Lasciala stare. Per un po’, dico. Non la cercare, non chiederle di uscire e non le parlare a meno che non sia lei a cominciare una conversazione con te. Nel frattempo, noi ci occuperemo di far avvicinare i gruppi.- spiegò brevemente, guardando James dritto negli occhi.
-Far avvicinare i gruppi?- chiese lui, confuso. Anche Peter e Sirius sfoggiavano quella sua stessa espressione.
-I gruppi di amici. Non sarà difficile. Frank è già nostro amico e sta con Alice, basterà passare più tempo con loro giù in Sala Comune, senza forzare troppo la mano. Ma tu dovrai essere bravo a fare finta di nulla, capisci?- chiese Remus, sempre senza distogliere lo sguardo dal suo amico.
-Sì, la ignoro, a meno che lei non parli con me, ma anche in quel caso non le chiederò di uscire.- rispose James, determinato. Peter si chiese quante emozioni potesse provare quel ragazzo nel giro di pochi istanti, ma poi decise di lasciar perdere. James era come un vaso che veniva riempito costantemente. Alla fine doveva per forza traboccare e mostrare tutto quello che aveva dentro.
-Questo significa anche che non puoi fare niente se lei decide di uscire con un altro.- gli fece notare Remus, causando l’ennesimo cambio di espressione per James.
-Che cosa?!- urlò lui scioccato, tenendosi una mano sul cuore e una davanti alla bocca, già aperta, nella sua migliore recita.
-E che tu puoi anche uscire con qualche ragazza, di tanto in tanto.- disse, invece, Sirius, più pragmatico, dandogli una pacca sulla spalla.
-Voi siete pazzi! Questo piano non mi piace più!- continuò ad urlare James. Ma stavolta anche Peter si rese conto del luccichio divertito dei suoi occhi. Il loro amico lo sapeva che stava per incappare in qualcosa che era più grande di lui. Si era innamorato e non di una ragazza qualunque, ma di Lily Evans, l’unica che non lo aveva mai considerato, l’unica che lo odiasse davvero. Era consapevole del fatto che avrebbe sofferto, perché lei non lo avrebbe ricambiato, almeno non subito, ma non era disposto a cedere. Lui l’amava e già solo questo  lo avrebbe fatto combattere con le unghie e con i denti, in più lui non era solo.
Qualsiasi cosa gli fosse successa, la sua testa, il suo cuore e la sua anima l’avrebbero sostenuto e aiutato.
 
 
NOTE:
Questo capitolo non mi fa impazzire. In realtà non succede quasi nulla, però mi sono sempre chiesta: come hanno fatto Lily e James a capire di essere innamorati l’uno dell’altra? Praticamente volevo sapere come Lily avesse cambiato idea, in particolare, però mi sembrava giusto anche parlarne dal punto di vista di James. Secondo me da ragazzino poteva provare un certo interesse per lei (infatti, in questa pseudo-storia inizia a chiederle di uscire dopo che ha capito che in lei si nasconde altro oltre ciò che si vede. Prima Lily era solo un’altra vittima) che poi diventa amore, diciamo. James, per come lo immagino io, non ha mai provato per nessuna quello che prova per Lily e di conseguenza non sapeva nemmeno dare un nome alla cosa, in pratica per me ci mette un po’ a capire che è innamorato perché è qualcosa di totalmente diverso da quello che ha conosciuto fino a quel momento. Non so se mi spiego, sono pessima in queste cose…
Pooooi, le parti in  corsivo sono i pensieri dei Malandrini, ovviamente, inutile anche specificarlo, ma volevo allungare un po’ le note, perché avevo in mente diverse cose da scrivere, ma le ho dimenticate.
Ho riletto il “capitolo”, ma non è stato betato e, quindi, ho una marea di dubbi grammaticali (normalmente non  li ho, ma se devo far leggere qualcosa a qualcun altro allora me ne vengono moltissimi).
Grazie a chi ha recensito, a chi ha messo questa storia nelle seguite o nelle ricordate e anche a chi legge e basta. Detto questo vado, un bacio e alla prossima!
 
P.S. Ho scelto questo quadro (e quindi questo titolo) perché è uno dei miei preferiti e  credo che il fuoco rappresenti proprio l’amore di James. E’ distruttivo e terribile (come quello dipinto che è l’incendio che distrusse il parlamento di Londra del 1834) perché Lily lo detesta ancora di più di prima a causa di quello che è successo alla fine del loro quinto anno. Però il fuoco è anche vita, almeno per come la vedo io.
E niente, adesso posso davvero salutarvi ahah

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Capitolo 5
*** Eruzione del Vesuvio ***



ERUZIONE DEL VESUVIO.
 
Era una bella domenica di novembre. Il cielo freddo, ma terso dell’esterno, si rispecchiava nel soffitto della Sala Grande. Dalle finestre di Hogwarts si potevano vedere gli alberi spogli agitarsi al vento, la cui furia si percepiva anche all’interno. Remus Lupin, un sorriso stanco in volto e il suo caratteristico colorito pallido, camminava lento per i corridoi. Il giorno prima c’era stata la luna piena a lui era stato appena rilasciato da Madama Chips che gli aveva dato il permesso di scendere a pranzo, a patto che non si stancasse troppo. Era preoccupato, anche se cercava di non darlo a vedere. Durante la notte Sirius si era ferito piuttosto gravemente, ma, ovviamente, non era stato dall’infermiera, e James era stravolto. D’altronde erano giorni, ormai, che dormiva poco, impegnato com’era tra ronde di Caposcuola, allenamenti di Quidditch, compiti e la sua ragazza. In definitiva, l’unico che gli era sembrato tranquillo era Peter, per questo gli aveva chiesto di tenere d’occhio gli altri due mentre lui si riprendeva.
-Remus! Come stai?- gli chiese una voce, non appena lui scese gli ultimi gradini. Lily Evans era davanti a lui, in tutta la sua gentilezza, nel Salone d’Ingresso.
-Lily! Bene, un po’ acciaccato, ma bene.- rispose, ampliando il suo sorriso e affiancandosi a lei. La ragazza lo prese sottobraccio e lo guidò all’interno della Sala Grande.
-Immagino che tu abbia bisogno di mangiare, dopo quello che ti è successo.- disse la ragazza, guardandolo di sottecchi. Aveva scoperto il suo segreto al quinto anno, perché lui, che era Prefetto, non era potuto andare a fare la ronda con lei e la ragazza aveva beccato i Malandrini in pieno mentre cercavano di raggiungerlo. I ragazzi stavano discutendo, preoccupati, della possibilità che Remus potesse peggiorare con il tempo e, anche se non avevano mai detto apertamente quello che avesse, Lily non ci aveva messo molto a fare due più due. E lei sapeva che a lui non piaceva quando si nominava il suo “piccolo problema peloso”, come lo aveva chiamato James, ma non aveva potuto farne a meno.
-Già, ma sono preoccupato per i Malandrini. Li hai visti?- chiese gentilmente.
-E’ un po’ difficile non notarli.- replicò lei indicandogli un angolo della Sala Grande. E Remus fu costretto a darsi dell’idiota, perché se non fosse stato troppo preso a pensare ai dolori del proprio corpo, avrebbe visto subito Sirius Black-che si ingozzava, lamentandosi contemporaneamente, innaffiando tutti con il cibo che gli usciva dalla bocca- Peter Minus-che cercava di farlo smettere e si puliva alla bell’e meglio- e James Potter- che dormiva con la testa nel piatto e perciò era il più silenzioso di tutti.
-Che idioti!- soffiò, mentre un sorriso molto più spontaneo e vero gli si apriva sul viso.
-No, per una volta che fanno qualcosa di carino!- gli rispose Lily, cogliendolo di sorpresa. I rapporti tra loro erano cambiati, ma non era abituato a questi commenti da parte di Lily che aveva sempre mantenuto la sua vena sarcastica e ironica.
-Non dovrebbero. E’ pericoloso. Hai visto quello che ho fatto a Sirius?- chiese di rimando lui, mentre si avvicinavano al tavolo.
-Ho visto la ferita di Sirius, sì, ma non è stata colpa tua. Credo sia stato James.- rise lei, facendolo voltare.
-Davvero?- chiese con un filo di voce, mentre il senso di colpa, che lo accompagnava costantemente , si alleggeriva.
-Non era un morso e nemmeno un taglio da artigli e James ha ammesso che forse poteva averlo incornato per gioco.- lo rassicurò la ragazza, ricambiando il suo sguardo.
-Alla buon’ora!- li accolse la voce di Alice, distraendoli l’uno dall’altra.
-Ehi!- salutò Mary, sollevando una mano. Remus le salutò con un sorriso allegro e un gesto della mano, stupendosi, mentalmente di quanto fosse stato facile mettere in atto il suo piano di far diventare tutti amici. Adesso erano quasi inseparabili, anche se il merito era quasi tutto di James. Dal momento in cui, quasi alla fine del sesto anno, lui aveva smesso di fare l’idiota in giro per il castello o, almeno, davanti a Lily, lei aveva iniziato ad accettare la sua presenza nel suo cerchio di amicizie. Erano riusciti anche ad uscire tutti insieme, qualche volta e questo era stato davvero un traguardo, per loro.
-Moony! Ti hanno fatto uscire presto, eh!- esclamò Sirius, tendendo il braccio sano, incurante del fatto che qualcuno poteva capire quello a cui si stavano riferendo.
-Ancora il coniglio?- chiese Mary, curiosa.
-Sì, stavolta era più agitato del solito e mi sono fatto un po’ male.- rispose Remus, sedendosi tra lei e Frank. Erano amici, è vero, ma Remus non si sentiva pronto a confidarsi. Quello era il segreto dei Malandrini e tale doveva rimanere. Lily gli si sedette di fronte, accanto a James, che ancora dormiva, ignaro di tutto, e ad Alice, verso la quale si rivolse.
-E’ morto?- chiese, indicando il ragazzo.
-Solo stanco.- rispose l’amica, allegramente.
-Peccato.- replicò Lily, guardando male Sirius che si era sporto oltre James per darle una gomitata.
-Aettilo! No… …ensi …ro!- biascicò, con la bocca piena di uova e pancetta.
-Cosa hai detto? Mastica prima di aprire la bocca!- lo rimproverò seccamente la ragazza, un filino schifata.
-Non lo pensi davvero!- ripeté Sirius, dopo aver mandato giù tutto quello che aveva in bocca in un solo boccone.
-Idiota.- sbuffò lei, prima di lanciare un altro sguardo seccato a James che aveva iniziato a biascicare qualcosa nel sonno.
Proprio mentre Mary si allungava ridendo per colpire la spalla di Sirius in quello che secondo lei era un gesto consolatorio, Peter prendeva un altro budino e Lily si girava verso Alice e Remus per parlare di qualcosa di importante, una voce li fece voltare.
 -Buongiorno.- soffiò la ragazza che ora avevano di fronte. Era più piccola, forse solo di un anno, Grifondoro anche lei e molto carina. Sembrava imbarazzata, anche se cercava di darsi un contegno e stringeva qualcosa nella mano destra.
-Ciao, Alexis!- la salutò allegro Sirius, per una volta senza nulla in bocca. Peter le sorrise timidamente e Remus sollevò una mano per farle cenno di restare con loro.
-Ciao, Sirius. No, grazie, Remus, ma non resto. Dovevo solo ridare una cosa a James.- disse timidamente, come se cercasse di nascondersi. E forse era proprio così, visto che Lily la stava fissando attentamente.
-Alexis?- chiese, quasi confusa. La ragazza trasalì, ma trovò il coraggio di guardarla negli occhi.
-Alexis Chase, piacere.- disse, orgogliosa, con un sorriso dolce, tendendo una mano che Lily, prontamente, strinse. Era davvero carina Alexis e Lily se n’era accorta.
-Lily Evans.- si presentò la ragazza, con un’espressione di assoluta calma e tranquillità sul volto.
-Lo so. So tutto di voi, James mi ha raccontato così tante cose che credo di conoscervi già tutti.- rispose Alexis, con un sorriso timido. Lily le voltò le spalle, con un breve cenno del capo e un sorriso di circostanza. Riprese a mangiare, come se nulla fosse, ma Alice e Remus avevano notato benissimo le sue spalle irrigidirsi.
-L’idiota si è addormentato, ma adesso ci penso io!- esclamò Sirius, intromettendosi solo allora nella conversazione, che aveva seguito attentamente. Si avvicinò poi all’orecchio di James, con molto calma e l’ombra di un ghigno malandrino sul volto.
-PARTITA DI QUIDDITCH CONTRO I SERPEVERDE, POTTER! IN PIEDI!- gli urlò, facendolo svegliare così di scatto che non riuscì a togliersi dalla traiettoria del capo di James che lo colpì in pieno con una testata. Che gli fece cadere gli occhiali. Che finirono nel succo di zucca. Che si rovesciò sulla divisa di Lily.
Suddetta ragazza strinse i pugni, con un sorriso per nulla rassicurante in volto, la bacchetta già in mano.
-Che…? Chi…? Dove ho messo gli occhiali?- chiese James, ancora non del tutto presente a se stesso.
-Qui, idiota!- ringhiò, letteralmente, Lily, schiaffandoglieli in mano con poco grazia.
-Grazie Lily, ma che ci fai nei Dormitori maschili?- chiese lui inforcandoli, nonostante fossero ancora bagnati. Evidentemente quello che vide non gli piacque granché perché fece un sorrisetto nervoso e mostrò entrambi le mani.
-Che cosa ho fatto, adesso? E perché sono in Sala Grande?- chiese, continuando a guardare in modo sospettoso la bacchetta nelle mani di una Lily molto infuriata.
-Amico, sei proprio un idiota.- disse sconcertato Sirius, scuotendo la testa. Ma prima che James potesse dire anche solo una parola in sua difesa o che Lily avesse il tempo di pronunciare un incantesimo, una risata congelò la situazione.
-Alexis!- esclamò James, voltandosi verso la sua ragazza, che rideva a crepapelle, una mano sul cuore e l’altra sullo stomaco.
-Scusa… scusami… è che…- riuscì a dire lei tra le risate, mentre James si passava una mano tra i capelli, imbarazzato. Era anche leggermente arrossito e lanciava strani sguardi di sottecchi a Lily che, a sua volta, guardava con un sopracciglio inarcato la ragazza davanti a lei.
-Scusate, ma avevi una faccia, James…- spiegò lei, dopo essersi calmata.
-Lo vedi che non sono l’unica!- esclamò Lily, guardando male James che sbuffò. Remus sorrise, scuotendo la testa, mentre Sirius ammiccava verso il suo migliore amico.
-Siediti.- disse quest’ultimo, facendole un po’ di spazio tra lui e Lily, i cui occhi a questo punto si spalancarono talmente tanto che Peter la guardò spaventato da un possibile risvolto macabro della vicenda. Già li immaginava mentre finivano nel succo di zucca…
-No, tranquillo. Ero solo passata a riportarti questa, l’hai dimenticato l’altra sera.- gli disse Alexis, porgendogli la sua spilla da Caposcuola.
-Ah, grazie. Però… a me manca anche un maglione.- disse lui, guardandola sospettoso.
-Quello lo prendo come pagamento, James.- rispose la ragazza, facendogli un occhiolino e avvicinandosi a lui. Era una ragazza alta, quindi dovette chinarsi un bel po’ per baciarlo, visto che lui era rimasto seduto, ma non le sembrava dispiacere.
-Ci vediamo dopo.- disse poi, salutandoli con la mano e allontanandosi.
-Pagamento di cosa?- chiese malizioso Sirius, non appena James  si voltò per cominciare la sua colazione. Aveva lo sguardo perso e sbatteva le palpebre dietro gli occhiali rotondi, come se non si capacitasse di quello che era appena avvenuto.
-Di niente! Smettila!- urlò, arrossendo furiosamente, quando registrò le parole dell’amico. Si gettò su di lui, nel tentativo di soffocare il suo ghigno malizioso. O di soffocare lui, più plausibilmente.
-Potter! E’ la seconda volta che mi fai cadere addosso il succo di zucca! Vuoi morire oggi?- urlò Lily che ancora non aveva posato la bacchetta e che sembrava molto più arrabbiata di quanto sarebbe stata normalmente per un po’ di succo di zucca.
-Ma Lily! No! Lily… Lily non guardarmi in quel modo!- urlò James, cercando di evitare l’incantesimo della ragazza usando Sirius come scudo.
-Ehi, tu! Brutto cervo cornuto!- ruggì quest’ultimo, coinvolgendolo in una lotta corpo a corpo che distrasse tutti talmente tanto che nessuno si accorse che Lily si era alzata e se n’era andata.
-Sirius! Lascia immediatamente il braccio di James! Non puoi morderlo!- urlò Remus, cercando di fermarli come al solito.
-Ma guarda lui cosa mi ha fatto!- replicò Sirius, indicando il punto in cui James gli aveva dato una testata che gli avrebbe lasciato un livido. Ne era certo!
-Niente ma! Fatela finita subito o vi Schianto!- urlò ancora Remus, guardandoli con la sua migliore espressione da Licantropo.
-Va bene, mamma.- rispose James, con un sorrisetto, tornando a sedersi composto.
-E adesso scusatevi!- li riprese ancora Moony, un dito puntato minacciosamente sui due che si affrettarono ad obbedire.
-Pace!- esclamò Frank lasciando andare rumorosamente un sospiro e reclinando la testa all’indietro.
-Andiamo a cercarla?- propose Alice, alzandosi in piedi e dando dei colpetti dietro la schiena a Mary, che si voltò, già pronta a difendere il suo diritto alla colazione; ma, quando incontrò lo sguardo di Alice, ci ripensò, alzandosi anche lei.
-Che succede?- le chiese sotto voce, cercando di evitare che gli altri potessero sentirla. Alice fece un gesto con la mano, come se stesse scacciando un insetto e poi si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Dopo.- le rispose, scoccando un’occhiataccia a Sirius che aveva smesso addirittura di mangiare pur di sentirle e a James che si stava sporgendo verso di loro. Mary ridacchiò, prima di salutare ironicamente i ragazzi e di allontanarsi.
 
-Lily! Sei qui?- chiese gentilmente Alice, entrando nel bagno del secondo piano.
-Siete venute a trovarmi, ragazze?- chiese loro il fantasma di Mirtilla Malcontenta, fluttuando fuori dal suo cubicolo.
-Certo. Volevamo chiederti una cosa.- disse Alice, sempre gentile, con un sorrisetto. Mary si limitò a spalancare gli occhi, esasperata dal fantasma, ma decise saggiamente di non parlare, per evitare di perdere tempo in futili discussioni con un fantasma.
-Certamente! D’altronde chi vuole venire qui solo per il gusto di vedere Mirtilla? Tanto a Mirtilla cosa importa? Lei è morta!- urlò il fantasma in risposta, estremamente sarcastica. Mary strinse i pugni, decisa a rispondere a tono a quella piccola stupida e, quindi, a rimangiarsi il suo proposito di poco prima, ma la voce di Alice la fermò.
-Ti sbagli. Siamo venuto proprio appositamente da te. D’altronde tutti a Scuola sanno che tu sei la più informata.- disse la ragazza, calma. Mirtilla era davvero la più informata di tutta Hogwarts, quindi Alice poteva approfittarne e, contemporaneamente, calmare il fantasma.
-Oh! Siete venute per fare pettegolezzi!- esclamò, felice, mentre Mary le guardava come se fossero pazze.
-Ovviamente. Volevo chiederti se sapevi qualcosa su una certa Alexis, sai, la ragazza di James Potter…- buttò lì Alice, sedendosi sul lavandino. Ovviamente, sia lei che Mary sapevano che James si stava vedendo con una ragazza, ma lui non aveva mai voluto dire nulla in proposito e, francamente, pensavano che fosse solo un modo per far ingelosire Lily. Ma adesso non ne erano poi così sicure, vista la scenetta di quella mattina.
-Certo! E’ una così cara ragazza, sempre tranquilla. La ragazza perfetta per uno come James Potter! Stanno insieme dalla fine dello scorso anno, sapete? Ma hanno voluto tenere tutto segreto, perché Alexis sapeva che sarebbe stato difficile per lei affrontare tutte le presunte fidanzate di James!- disse velocemente il fantasma. Mary si sedette come la sua amica, curiosa quanto lei. Quindi quella mattina avevano solo ufficializzato la cosa! E pensare che lei non avrebbe scommesso uno zellino bucato su quella faccenda!
-L’anno scorso? Quando? E tu come lo sai?- chiese, quasi a macchinetta. Mirtilla si preparò a rispondere, ma non fece in tempo, perché la porta del bagno si aprì.
-Lily? Che ci fai tu qui?- chiese Mary, quasi dimentica del fatto che la stavano cercando fino a poco prima.
-Cercavo voi. Immaginavo che mi avreste cercata qui e avevo bisogno di vedervi.- rispose la ragazza, lanciando un’occhiataccia al fantasma e raggiungendo le due.
-Grazie, Mirtilla. Sei sempre la migliore.- disse Alice con un sorriso, cercando di far capire al fantasma che era meglio andare via.
-Ancora qui sei?- le chiese, invece, Lily, decisamente di cattivo umore.
-Trattiamo tutti male Mirtilla! Lei non ha più i sentimenti, giusto?- urlò Mirtilla, indignata.
-Sparisci o dico a Potter che vai a spiarlo di nascosto!- rispose a tono Lily, facendo, però, andare via Mirtilla con un ultimo urlo indignato.
-Cosa volevi dirci?- chiese Mary, riportando l’attenzione sulla sua amica. Era stata fin troppo silenziosa, ma non riusciva a capacitarsi di quello che stava vedendo: Lily Evans che decideva di sua spontanea volontà di confidarsi con loro! La loro amicizia era sempre stata abbastanza particolare semplicemente perché Lily tendeva a non esprimere mai i suoi sentimenti a voce alta, ma non perché non si fidasse di loro. Sembrava che avesse paura di quello che sentiva e che per questo evitasse di parlarne. Era una caratteristica che si era delineata lentamente in lei. Dal quinto anno, da quando Piton l’aveva tradita in quel modo, aveva iniziato a chiudersi in se stessa, ma né a Mary né ad Alice aveva dato fastidio questa mancanza di confidenza. Entrambe sapevano che Lily avrebbe parlato con loro solo dopo che fosse giunta a patti con se stessa.
-Odio Alexis. Ed è una cosa stranissima, perché io non ci avevo mai parlato prima!- esclamò, la ragazza, prendendo a camminare avanti e indietro, come una furia. Inaspettatamente Alice scoppiò a ridere. Anche lei era rimasta in silenzio, ma, a differenza di Mary, si aspettava questa uscita di Lily.
-Sei proprio tonta!- disse a mo’ di spiegazione, quando Lily si fermò davanti a lei, con un diavolo per capello e il cipiglio piccato.
-Cosa ho fatto?- chiese, arrabbiata anche con la sua migliore amica, in quel momento.
-Non l’hai ancora capito? Sei proprio come James.- rise ancora Alice, mentre anche a Mary iniziarono a brillare gli occhi di comprensione.
-Ho capito io, però!- annunciò, soddisfatta. Lily riprese a camminare, con ancora più foga.
-Cosa avete capito? Sapete perché odio Alexis? O perché più passa il tempo e più ho voglia di uscire da qui e…- iniziò Lily, interrompendosi e fermandosi improvvisamente, raggelata dal suo stesso pensiero.
-E…?- chiese Alice, scendendo dal lavandino e avvicinandosi a lei. Mary la imitò immediatamente.
-E… uccidere Alexis?- tentò Mary con un sorrisetto allegro, già pregustando la scena.
-No, non era questo.- rispose Lily, abbassando lo sguardo e arrossendo violentemente.
-E… combattere per James?- chiese Alice, certa di aver colto nel segno. La vide abbassare ancora di più lo sguardo.
-Qualcosa del genere.- rispose, torturandosi le dita. Mary si lasciò scappare l’ennesima risata allegra, mentre Alice prendeva la mano a Lily e la stringeva dolcemente, facendole alzare il viso.
-Allora non sei così tonta!- le disse con un sorriso al quale Lily rispose.
-Che volete che vi dica? E’ impossibile non accorgersi che quando sono insieme a lui mi sento come un vulcano in eruzione. Sento lo stomaco sottosopra, la testa piena di paure. Io non sono la ragazza perfetta, Alice e non mi sento in grado di essere la fidanzata di qualcuno. Insomma, tu mi ci vedi? Eppure non riesco a fare finta di niente. Quando sono con lui io sento solo un miscuglio indefinito di emozioni che mi stritolano gli organi interni e in tutto questo si sente solo il mio cuore che accelera i battiti e che è impazzito, oggi, quando quella lo ha baciato.- si sfogò la ragazza, stringendo la mano libera a pugno.
-Lily non è tonta. E’ solo idiota, perché ha scoperto di essere innamorata di lui quando lui si è messo con un’altra.- sorrise Mary, avvicinandosi maggiormente alle due.
-Non è tardi. Non per loro. James può stare anche con Alexis, ma è chiaro che Lily ha ancora speranza con lui.- rispose Alice, sicura come poche volte nella sua vita.
-E allora a Lily non resta altro che provarci con James. Ho già delle idee.- concluse  Mary, con un sorrisino malizioso, scompigliando i capelli rossi dell’amica, che scosse la testa.
-Non posso. Lui ora sta bene, sembrava felice, stamattina, con Alexis.- rispose, cercando di controllare la voce.
-Lily…- la minacciò con il solo tono di voce, Alice. E la ragazza fu costretta ad arrendersi di fronte all’amica.
-Ho paura. Io non posso essere la fidanzata perfetta. Io non posso essere neanche una fidanzata! Non sono pronta ad amare così, Alice. Non riesco a… lasciarmi andare.- confessò lei, abbassando di nuovo lo sguardo.
-Puoi sempre chiedere a James di aiutarti. Non funziona così?- chiese Mary, cercando conferma da Alice, che da parte sua la fissava sconvolta.
-Sì… Mary ha ragione.- disse, alla fine, quando entrambe le sue amiche la guardarono in attesa. Lily, a quel punto, sorrise. Era grata alle sue amiche per essere lì con lei e per non trattarla come una stupida, come lei si sentiva. Dannazione! Non era mai stata così, neanche a tredici anni! Era come se tutto iniziasse e finisse con lui ed era spaventata dalla facilità con cui James era diventato così tanto parte integrante della sua vita. Insomma, lui non poteva davvero essere tutto, no? Quello che aveva sempre letto dell’amore non poteva essere vero, non poteva farti sentire come se davvero non ci fosse null’altro di importante. Non era possibile essere felici solo per la sua gioia riflessa. E dov’era in tutto questo il suo orgoglio? E la sua indipendenza? Dov’era Lily Evans? Semplicemente lei non lo sapeva più. Era sparita da qualche parte quando James aveva smesso improvvisamente di fare il cretino con tutti, quando, quel giorno dell’anno prima lui aveva smesso di chiederle di uscire e aveva iniziato a comportarsi come il diciassettenne che era, invece di fare il bambino. Con lei era diventato quasi diverso, rimanendo sempre uguale. Era così difficile da spiegare, ma lui non era più solo il ragazzino idiota che le aveva reso la vita un inferno da quando era entrata ad Hogwarts. Lui era anche il ragazzo che la consolava quando qualcosa andava male, era la persona che c’era anche quando aveva da fare e, stranamente, era un buon Caposcuola. Molto bravo con i ragazzini del primo ed anche… giusto. Non credeva che avrebbe mai considerato Potter da quel punto di vita, ma forse… forse poteva farlo perché lui non era Potter o meglio, lui era Potter, ma era anche James. E James era una continua scoperta!
Erano  dei pensieri senza senso e se ne rendeva conto anche lei, ma come poteva spiegare altrimenti quel calore che provava quando lui sorrideva? E quella strana sensazione che sentiva proprio al centro del petto, come se tutto il suo cuore non potesse essere contenuto dalla gabbia toracica? Era vero che si sentiva come un vulcano, così piena di emozioni da doverle necessariamente buttare fuori. Aveva solo paura del modo in cui l’avrebbe fatto. E se tutto quello che sentiva fosse esploso con la forza di un vero vulcano e avesse fatto del male a lui? D’altronde, quell’odio smisurato per Alexis era proprio parte di quell’amore che provava per il ragazzo. Era come se tutto le fosse esploso dentro in tanti piccoli pezzettini, quando aveva visto che lei lo baciava. Lei che… che… lo rendeva felice. O almeno così aveva pensato Lily e questo l’aveva fatta sentire male e bene contemporaneamente. Voleva essere lei a renderlo così felice, ma paradossalmente era anche contenta che lui lo fosse, anche se non per merito suo. E non ci stava capendo più nulla!
-Perché deve essere così difficile?- chiese ad Alice, la più esperta tra loro di relazioni. Lei le accarezzò i capelli, delicatamente, come se avesse paura di farle male.
-L’amore è un po’ come una guerra che combatti contro di te e contro l’altra persona, anche. Tu vuoi essere te stessa e credi che donandoti completamente a qualcuno non possa più esistere la vera te stessa. E allora combatti contro l’altra persona, perché vuoi davvero viverti appieno e fa paura amare come se null’altro all’infuori di chi ami conti. Poi però lo vedi, vedi il sorriso che ti fa quando incroci il suo sguardo e il modo in cui appari ai suoi occhi. Ed è qui che combatti la vera battaglia. Perché è in questi momenti che capisci che tu puoi essere te stessa proprio perché c’è l’altro. Paradossalmente trovi te stessa negli occhi dell’altro e non perché ti adatti al modo in cui lui ti vede, ma perché semplicemente è l’unica persona che accetta cose di te che nemmeno a te piacciono. Ti rende completa e davvero te stessa. Io mi sento così, con Frank.- rispose dolce Alice, persa a fissare il vuoto. Parlava come se fosse da sola in quel bagno, ma Lily e Mary non si erano perse nemmeno una sillaba, stupite e contemporaneamente contente perché la loro amica era felice.
 
-Comunque era “baciare James” la fine della frase.- comunicò tranquilla Lily quella sera, prima che si mettessero a dormire. Le sue due migliori amiche scoppiarono a ridere, scuotendo la testa.
 
 
NOTE:
“…che non riuscì a togliersi dalla traiettoria del capo di James che lo colpì in pieno con una testata. Che gli fece cadere gli occhiali. Che finirono nel succo di zucca. Che si rovesciò sulla divisa di Lily.” diciamo che questo è un tentativo di fare una scena pseudo-comica usando la tecnica della ripetizione, ma non so se la cosa sia riuscita. In pratica è una specie di esperimento, ma accetto critiche per questo ahah
Ok, adesso passiamo al capitolo. So che analizza (o tenta di analizzare) i sentimenti di Lily è un po’ confusa, ma volevo proprio dare l’idea di un vulcano in eruzione e non sono riuscita a trovare altro espediente. Come per quello precedente, non sono molto convinta di quello che ho scritto. In parte Lily si rende conto di amare James solo mentre parlava con le sue amiche, perché non aveva mai pensato all’amore, in generale. Io immagino Lily come una ragazza talmente presa dallo studio e dai problemi che ha (tipo la paura costante che possa succedere qualcosa alla sua famiglia) da non pensare nemmeno di poter avere un ragazzo, ancora. Semplicemente non si sente portata e ha paura delle emozioni e delle relazioni con le altre persone proprio per quello che le ha fatto Piton. Insomma, era il suo migliore amico, a lui lei aveva confidato ogni cosa (penso, almeno) e lui l’ha trattata in quel modo, quindi è difficile fidarsi, adesso. Io penso questo, almeno ahahah 
Questo è il penultimo capitolo ed è ambientato all’inizio del settimo anno. James ha smesso di lanciare incantesimi alla gente e di vantarsi in giro e sono diventati tutti amici grazie a Remus, quindi Lily ha conosciuto un James diverso e ha cambiato idea su di lui.
Non so più cosa dire, quindi ringrazio tutte le persone che hanno messo la storia tra le seguite e le ricordate e anche quelle che hanno recensito.
Un bacio e alla prossima.

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Capitolo 6
*** Sole nascente nella foschia. ***



SOLE NASCENTE NELLA FOSCHIA.
 
-E’ per la Evans, vero?- chiese la ragazza, senza abbassare lo sguardo. Era incredibile come riuscisse a sembrare comunque orgogliosa e fiera, nonostante le lacrime che le correvano lungo le guance bianche e giù, verso il collo. Il ragazzo, davanti a lei, si sentì ancora peggio. E lo sapeva di non averne il diritto, sapeva che non era lui qui quello che doveva soffrire, ma stava male  stesso. Alla fine Remus aveva ragione, lui non poteva stare con nessun’altra donna che non fosse Lily Evans ed era stato troppo idiota per accorgersene. Per davvero alla fine dell’anno precedente aveva pensato di poterla dimenticare e poi si era dovuto ricredere. Lei non lo guardava neanche, ma lui non poteva fare a meno di innamorarsi di più ogni giorno che passava.
-La cosa riguarda solo me ed il fatto che non riesco a non amarla, nonostante io ci abbia provato.- rispose James, alla domanda di Alexis che sorrise amara, tra le lacrime.
-E’ sempre per lei alla fine che mi stai lasciando.- gli fece notare, sentendo comunque nel suo cuore un moto di dolcezza per il suo, ormai, ex ragazzo, che non sembrava in grado di spiegarle quello che gli passava per la testa.
-Quello che volevo dire è che lei non mi ha chiesto nulla. Sono solo io che… beh…-
-Sei innamorato di lei da quando l’hai vista sul treno al vostro primo anno.- concluse Alexis, avvicinandosi per obbligarlo a guardarla negli occhi.
-Lo sapevo già che non sarebbe durata. Non sono abbastanza forte da sopportare tutte le tue presunte fidanzate ed è una fortuna il fatto che non abbiamo mai detto in giro di stare insieme, no?- chiese lei, alludendo alle varie ragazze che credevano di avere un posto speciale nel cuore del grande James Potter.
-Quelle non sono le mie fidanzate, io…- iniziò James, arrossendo di botto e toccandosi i capelli scuri con una mano. Un gesto che Alexis aveva sempre amato.
-Lo so. Sei solo molto popolare.-
-Io avrei voluto dirlo a tutti che stavamo insieme.- le disse all’improvviso James, proprio quando lei aveva pensato che volesse chiudere in quel modo tutta la questione. Adesso le aveva puntato addosso il suo sguardo, quello che usava ogni volta che doveva dimostrare che quello che stava dicendo era vero sotto ogni punto di vista.
-James, non c’è bisogno che…-
-No! Ascoltami. Tu sei una ragazza meravigliosa e non voglio che tu pensi che ti ho solo usata perché ti giuro che non è così. Sei il contrario di Lily Evans e con te speravo che sarei riuscito a dimenticarla, perché il tuo modo di essere mi faceva stare bene, in pace. Con te tutto sembrava meno spaventoso e doloroso. Ma non è un laghetto tranquillo quello di cui ho bisogno, capisci?- chiese, guardandola con determinazione. Alexis annuì, cercando di asciugarsi le lacrime. Lo aveva sempre saputo, in fondo, e James aveva rinsaldato la sua teoria.
-Tu cerchi il fuoco, quello distruttivo. Tu e Lily Evans vi siete sempre cercati, come se foste attirati l’uno dall’altra. Quando siete insieme, riuscite a tirare fuori il vostro peggio ed il vostro meglio e riuscite a farli convivere, come se fosse normale, come se gli opposti fossero nati per amalgamarsi.- gli disse, muovendo le mani davanti a sé, mentre altre lacrime lasciavano i suoi occhi.
Sei solo una stupida, Alexis. Perché se ti sei resa conto di questa cosa hai voluto provarci lo stesso? Ti sei distrutta il cuore da sola, brava, complimenti.
-Si dice che gli opposti si attraggano, no?- chiese James, imbarazzato.
-Tu e Lily Evans non siete opposti, James. Non intendevo questo. Io parlavo del fatto che voi siete in grado di vedere e accettare il bene e il male che sono in voi.- cercò di spiegarsi Alexis, grata di non sentire più le lacrime scendere. Forse quel dolore che sentiva dentro sarebbe cessato prima o poi.
-A quanto pare io funziono solo con lei.- sussurrò James, accarezzandole il volto. Si sentiva dannatamente in colpa, ma non avrebbe mai voluto che finisse così. Lui era davvero certo di poter stare con Alexis, non avrebbe mai accettato di stare con lei se avesse capito prima quella semplice verità. La ragazza gli sorrise, gli occhi già pieni di nuove lacrime eppure ancora orgogliosa e fiera, nonostante tutto.
-Scusami.- le sussurrò il ragazzo, sentendo chiaramente che avrebbe ricordato quel momento per tutta la vita. Alexis sarebbe stata un punto fermo per lui, la prova di tutti i suoi errori e della sua stupidità.
-Non devi.- gli rispose lei, voltandogli le spalle con un ultimo timido sorriso.
 
-Tutto bene, Lily?- chiese James quella sera, camminando accanto alla ragazza. Erano impegnati nelle ronde dei Caposcuola da un’oretta e lei non aveva parlato da quando si erano incontrati.
-Sì, tutto bene.- rispose laconica, senza neanche guardarlo, la bacchetta tesa e la mano ferma. Fino a quel momento non c’era stato un motivo particolare per stare così all’erta, ma lei non si era rilassata neanche un istante.
-Sei strana.- le disse, allora lui, prendendola per un polso.
-Non è niente.- rispose Lily, stringendosi nelle spalle, ma non provò a scrollarsi di dosso la mano del ragazzo e non lo minacciò di morte. Quindi  James si sentì legittimato a parlare ancora.
-E’ successo qualcosa?- chiese ancora, passandosi una mano tra i capelli e arruffandoli di più.
-Niente di nuovo.- sospirò lei, muovendo il polso ancora intrappolato nella morbida presa del ragazzo. Quando lui la lasciò andare, Lily si sedette sulle scale e riprese a parlare, fissando un punto davanti a lei, senza aspettare che lui la imitasse.
-Hanno attaccato una nuova famiglia di Babbani. Più di una, in realtà.- disse, senza alcuna intonazione particolare.
-Oh. E i tuoi?- chiese lui, saltando su come colto da un’ispirazione improvvisa.
-Stanno bene, per ora. Ma stanno cercando tutti quelli che hanno almeno un mago in famiglia, James.- sussurrò lei a quel punto, spostando i suoi occhi verdi su di lui.
-Come lo sai?- chiese il ragazzo, in un sussurro, quasi spaventato dalla possibile risposta.
-Ho fatto dei collegamenti tra gli attacchi e l’albero genealogico delle vittime. Arriveranno anche a loro, è solo questione di tempo ed è colpa mia.- sussurrò in risposta lei, guardandolo quasi in cerca di aiuto.
-Lily… io… posso parlare con i miei genitori! Loro sono degli Auror, organizzeranno qualcosa per proteggerli!- esclamò James, alzandosi in piedi e trascinandola con lui. Era incredibile come riuscisse a cambiare così velocemente il suo umore.
-Dove andiamo?- chiese la ragazza, incespicando sui suoi stessi piedi, cercando di tenere il passo di lui.
-Alla Guferia! Gli scriverò adesso.- rispose il ragazzo senza neanche voltarsi. Lily si chiese distrattamente su cosa avrebbero scritto e con cosa, ma non ebbe la forza di dirlo a James, visto che o parlava o correva. Già le stava mancando il fiato, quando lui si fermò di colpo e lei gli andò a sbattere contro.
-Ahia!- si lamentò Lily, mentre James si voltava a guardarla.
-Non sono in casa questa sera.- le disse, senza neanche avere il fiatone.
Maledetto!
-Oh.-.
Gran bella risposta, Lily, complimenti. Ma ti stai rimbambendo? Dov’è è finita la tua vera te?
-Già, quindi direi di tornare in Dormitorio, visto che è anche finito il tempo delle ronde.- disse lui sorridendo.
-Non ancora.- rispose Lily, sedendosi in terra, in mezzo al corridoio del settimo piano, la schiena contro la statua di Barnaba il Babbeo. James la imitò subito, stendendo scompostamente le lunghe gambe.
-Ho lasciato Alexis.- disse ad un tratto. Non sapeva neanche lui  perché, ma voleva farle sapere quella piccola novità. Lily si voltò a guardarlo, sorpresa.
-Che c’è?- le chiese, imbarazzato da quello sguardo.
-Credevo che fossi innamorato di lei.- rispose Lily, poggiando la testa sulle proprie ginocchia, intimamente sollevata.
-Lo credevo anche io, ma non è così.- commentò James, guardandola negli occhi.
-Stavate bene, insieme.- disse Lily, tanto per riempire quel momento di silenzio imbarazzante che si era creato. James la guardava come se volesse dirle qualcosa o farle capire qualcosa solo tramite i suoi occhi. Lui scrollò le spalle, sorridendole leggermente.
-In questi momenti bui serve una luce nella propria vita.- continuò la ragazza, arrossendo leggermente, sotto quello sguardo.
-Già, lo penso anche io.- rispose lui, avvicinandosi leggermente.
-Ma non era Alexis la tua luce.- disse incerta Lily e sembrava più una domanda che l’affermazione che voleva essere.
-No, infatti.- annuì, concorde, James. Lily rimase in silenzio ad osservare il suo volto, nella penombra delle candele. Era bello, James, ma non di quella bellezza abbagliante, in grado di colpire al primo sguardo. La sua era quel tipo di bellezza che deriva dall’avere un’anima bella. Quella che resterà per sempre.
-Il mondo sta diventando davvero un posto oscuro.- disse James, senza staccare gli occhi da lei. Non era bella neanche la metà di Alexis e questo era un dato oggettivo, ma aveva qualcosa di diverso dalle altre. Poteva sembrare banale, anzi, era banale, ma Lily aveva una luce particolare nello sguardo che si poteva cogliere solo trovandosi a contatto con lei. Come in quel momento. James socchiuse gli occhi, guardandole le labbra appena schiuse e martoriate dai denti.
-Cosa è successo, James?- chiese, però, Lily, con una voce strana. Lui si toccò i capelli e la fissò, inclinando la testa di lato.
-Ehm… Voldemort ha preso il potere?- tentò, confuso dalla domanda della ragazza. Lily sorrise, scuotendo la testa.
-Cosa è successo al ragazzino che giocava con il Boccino, appendeva gli altri al soffitto e si comportava come il padrone del Castello?- riprovò lei. Il ragazzo sgranò gli occhi, stupito. Era certo che lei non si fosse accorta di nulla!
-Gioca ancora con il Boccino ed è il padrone del Castello, ma ha deciso che appendere la gente al soffitto non dà la stessa soddisfazione di una bella Fattura Orcovolante fatta di nascosto.- rispose, con un sorriso malandrino sul volto.
-Allora non sei cambiato poi così tanto!- esclamò Lily, lieta di essersi allontanata da discorsi pericolosi e di cui non sapeva la fine.
-No, sono cambiato molto, solo che sono rimasto anche quello di sempre. Quando nasci Malandrino muori Malandrino, c’è poco da fare.- si vantò lui, con fare pomposo, maledicendosi subito dopo. Lei odiava vederlo fare così. Inaspettatamente, però, Lily Evans iniziò a ridere, buttando la testa all’indietro e lasciando che i capelli la seguissero nel movimento, riversandosi sul collo bianco e addirittura sul maglione del ragazzo che non si era reso conto di essere così vicino.
-Perché ridi? Guarda che sono serio!- la richiamò, quando il desiderio di baciarla era salito alle stelle. Non poteva, non poteva, non poteva.
-Perché sono felice che alcune cose restino come sono sempre state. Non saresti tu se non facessi qualche stupidaggine ogni tanto.- rispose Lily, con ancora il sorriso sulle labbra. Aveva voglia di baciarlo, come la sera prima. Non doveva, non doveva, non doveva.
-Non ti sono mai piaciuto io, però.- sussurrò James, senza neanche volerlo. Avrebbe voluto uccidersi l’attimo dopo, ma lì per lì quelle gli erano sembrate le parole giuste.
-No, infatti. Ma forse ero solo cieca.- lo stupì, di nuovo, Lily, guardandolo furba.
-Cosa?- chiese confuso, passandosi di nuovo una mano tra i capelli. Lily tirò fuori la bacchetta che aveva rimesso nella tasca della gonna mentre veniva trascinata via e prese a rigirarsela tra le dita, assorta e imbarazzata.
-Forse non riuscivo a vedere altro che i difetti, James. Ho perso tutti i pregi, in questi anni.- rispose, senza guardarlo e arrossendo leggermente.
-Ah.- rispose lui, inarcando le sopracciglia, non del tutto convinto.
-Magari avrei dovuto cercare di conoscerti di più prima di giudicare. Insomma, è vero che sei un pallone gonfiato che crede di essere il migliore del mondo, ma è anche vero che sei qualcosa di più e non mi ero mai accorta della tua gentilezza e di quanto sia contagioso il tuo sorriso.- cercò di spiegarsi Lily, sempre evitando il suo sguardo.
-In pratica, non sono così male.- concluse lui, sorridendo amaramente. Lily sollevò la testa.
-Non intendevo dire propriamente questo.- disse, continuando a rigirarsi la bacchetta tra le dita. Doveva tenersi impegnata in qualche modo.
-Ah, no? Allora scusa, ma sono confuso.-
-Intendevo dire che tu…-. Lily sbuffò, incapace di continuare a parlare. Come poteva dirgli che lui era diventato importante per lei? Come poteva spiegargli che lui riusciva a regalarle delle emozioni, che non aveva mai provato prima, se neanche lei riusciva a capacitarsene?
-Io…?- chiese James, inarcando ancora le sopracciglia, nella migliore espressione di confusione del suo repertorio.
-Tu devi aiutarmi.- disse lei alzando la voce. Non poteva farle quell’espressione da cucciolo indifeso quando lei cercava di non cedere e non baciarlo. Non doveva… perché non avrebbe dovuto, pero? Lui non aveva più la ragazza e le aveva detto che non l’aveva mai amata davvero, quindi, razionalmente, non c’era alcun motivo che potesse frenarla. Poteva, poteva, poteva.
E così si avvicinò a lui, velocemente, senza dargli neanche il tempo di reagire, senza darsi la possibilità di pensare che effettivamente un motivo che potesse fermarla c’era eccome. Lui poteva rifiutarla. Ma Lily Evans non aveva mai capito nulla di James Potter e questo era assodato. Il ragazzo, dopo il primo momento di incertezza, infatti, rispose al bacio, accarezzandole gentilmente le labbra con la lingua, per chiederle di approfondire. Lily dischiuse la bocca, permettendogli l’accesso. James si chiese distrattamente se stesse sognando nel suo letto a baldacchino, nel Dormitorio, ma si diede mentalmente dello stupido, perché nessuna coperta poteva essere morbida come i capelli di Lily sotto le sue dita e niente poteva essere più fresco delle sue mani sulle sue guance bollenti. E non gli importava nulla nemmeno degli occhiali che si stavano appannando leggermente. Tutto ciò che sentiva era Lily, la sua pelle sotto le sue dita, i suoi capelli che gli sfioravano il volto, il suo sapore su di sé. Lily Evans lo stava baciando! Avrebbe dovuto dirlo a Sirius.
-Che…vuol…?- borbottò James, quando si separarono per prendere aria. Aveva ancora le mani su di lei, che non sembrava per nulla dispiaciuta della vicinanza.
-Non lo so. E’ per questo che ho bisogno del tuo aiuto.- sussurrò in risposta lei, ansimando sulle sue labbra.
-Mi piaci da una vita, Lily, quindi se non sei convinta… io non credo di farcela se tu…- iniziò James, mentre cercava di respirare, la gola chiusa dall’ansia.
-Credo che tu mi piaccia, ma non ho mai…- lo interruppe lei, lasciando volutamente la frase in sospeso.
-Ok.- rispose lui, mentre un leggero sorriso gli spuntava sul viso.
-Che razza di risposta è “ok”?- chiese Lily, già inviperita, cercando di allontanarsi. Ma James la tenne ferma, stringendola dolcemente.
-Che ti aiuterò ad innamorarti di me. Anche se credo che tu abbia già fatto tutto da sola.- le rispose, con un ghigno malizioso sul volto. Lily gli lanciò uno sguardo truce.
-Guarda che se sono solo un’altra sulla tua lista, allora io…-
-Quando ho detto che mi piaci da una vita tu non stavi proprio ascoltando davvero, no?- le chiese a bruciapelo lui.
-Ma certo che ho sentito quello che mi hai detto! Non mi chiamo James- il mio ego mi impedisce di sentire quello che vogliono gli altri- Potter!- esclamò lei, sempre più indignata. James rise, sempre senza lasciarla andare, sinceramente divertito.
-Se mi avessi ascoltato avresti capito che non sei una della lista.- disse, osservando il volto della ragazza addolcirsi leggermente. La verità era che era felice, davvero felice. Lui aveva lasciato la sua ragazza e adesso le diceva che provava qualcosa per lei. Il fatto era semplice: James non era più solo il ragazzino idiota che aveva conosciuto in quei sette anni; lui era molto di più e in quei pochi mesi che erano stati amici, in quei pochi mesi in cui aveva visto James e non solo Potter, era riuscito a eliminare i sette anni precedenti. E per una volta lei non aveva paura di risultare incoerente, perché per la prima volta era anche sicura di una cosa: lei e James si sarebbero sopportati per anni. Lui era l’unico che la facesse sentire perfetta nonostante i suoi difetti.
-Abbiamo fatto proprio un casino, vero?- chiese Lily, più calma, sorridendo leggermente.
-Oh, sì! Decisamente. Questi tempi non sono proprio i migliori per innamorarsi.- le rispose James, prima di avvicinarsi nuovamente alle sue labbra per dare il via ad un altro bacio sperato da entrambi.
 
-Allora che facciamo, Potter?- chiese lei, guardandolo dal basso. Erano appena entrati nella Sala Comune deserta, senza scambiarsi quasi parola per tutto il tragitto.
-Usciamo insieme?- le chiese lui, con un sorriso allegro sul volto.
-Domani dopo colazione?- chiese di rimando la ragazza. James si chinò su di lei a lasciarle un leggero bacio sulle labbra.
-Va bene.- le sussurrò piano, prima che lei si dirigesse verso il suo Dormitorio. Lasciò passare due secondi e poi si fiondò nella sua stanza, buttandosi di peso sul letto di Sirius.
-Prongs. Sei morto!- biascicò questo, dopo aver svegliato tutti gli occupanti della stanza con un gemito.
-Ho baciato Lily Evans.- rispose James, per nulla toccato dalle maledizioni che gli stavano mandando tutti.
-Cosa?- brontolò Remus, dal suo letto, sollevandosi a sedere.
-Ho baciato Lily Evans.- rispose James, con un sorriso enorme sul viso. Sirius lo guardò male e sbuffò.
-Meraviglioso! Ha fatto un altro sogno idiota!-
-Non era un sogno! Ho baciato davvero Lily e domani uscirò con lei!- urlò James, fiondandosi sul suo migliore amico.
-No!- gemette Peter, attirando l’attenzione degli altri, perfino quella di Frank che aveva pensato di Schiantare tutti e aveva già preso la bacchetta.
-Che succede?- chiese suddetto ragazzo.
-Abbiamo perso la scommessa, Pad.- si lamentò Codaliscia, scatenando una vera e propria guerra.
-Brutto cervide cornuto! Non potevi aspettare la fine dell’anno? Adesso devo dare i miei soldi a Moony e alla Prewett, ma ti pare normale?- urlò Sirius, provando a mordere James.
-Ma che razza di amici siete? Come avete potuto puntare sulla mia disfatta? Solo Remus crede in me!- aveva strillato James, contemporaneamente fiondandosi contro il suo migliore amico. Frank aveva fatto per alzare la bacchetta, già con l’incantesimo pronto, ma nessuno di loro si era accorto del tic nervoso all’occhio di Moony.
-Stupeficium!- urlò quest’ultimo, con la sua espressione da Lupo Mannaro preferita. Frank sospirò, osservando i due ragazzi crollare sul letto di Sirius, perfettamente immobili e silenziosi.
-Sono contento per Lily e James.- commentò, rimettendosi sotto le coperte.
-Beh, era ora!- commentò Remus, stendendosi sul letto.
-Almeno adesso sappiamo chi dovrà sopportare Sirius per almeno i prossimi sessant’anni.- commentò Peter, sicuro che il ragazzo sarebbe andato a vivere da James solo per dispetto e vendetta per quella stessa sera. Remus ridacchiò, felice.
Le nuvole sono arrivate come avevo previsto, James. Ma adesso lo vedi quel sole che splende? Siete tu e Lily e la vita bellissima e piena che vi aspetta.   
 
 
NOTE:
Allora, non so da dove iniziare. Direi che in realtà nella mia mente non doveva essere proprio così, ma non sono riuscita a scriverlo meglio. Mi spiego: mi sembra che sia abbastanza superficiale e non mi piace nemmeno la frase finale di Remus, ma non riesco a fare di meglio. Ma adesso passiamo ad altro. Dunque… diciamo che in questi due ultimi capitoli ho voluto accumunare Harry e Lily. Harry, infatti, si rende conto di amare Ginny solo quando la vede con altri ragazzi, così come Lily si rende conto di amare James solo quando lui si mette con un’altra (nella mia pseudo- storia, ovviamente). Ora, Alexis. Non so se sono riuscita davvero a spiegarmi, fatto sta che lei sapeva che in realtà James non avrebbe mai dimenticato Lily, ma era innamorata di lui e credeva che questo potesse bastare. Ovviamente non è così e quando lo capisce decide di rimanere ferma nei suoi propositi e di non pentirsi di nulla. Quello che aveva fatto lo aveva fatto per amore. James può sembrare molto incoerente, perché dice di essersi innamorato di Lily e poi si mette con un’altra. Ma secondo me lo ha fatto semplicemente perché nella sua ingenuità credeva che quel sentimento così spaventoso potesse sparire. E poi, in generale, quando decide di lasciare in pace Lily, decide anche di guardarsi intorno e Alexis gli piace, ma non quanto Lily. Non so cosa stia dicendo, al momento ahahaha
Comunque, questo è l’ultimo capitolo, quindi ringrazio davvero tanto tutte le persone che hanno messo la storia tra le seguite ( beatrice bea, GingerAle03, M a i, martabbb, piccola kurt e _Abyss_), le ricordate (Astoria_Felicis) e anche chi ha recensito (GingerAle03, Beckyforever e  Sara_hp_forever). Spero di non aver dimenticato nessuno.
Un bacio!
P.S. ovviamente il titolo si riferisce al fatto che ci sono dei tempi abbastanza bui e in tutto questo un amore nuovo è come un sole, una sorta di speranza che permette a Lily e James di andare avanti.  

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