L'avventura di una vita di momoallaseconda (/viewuser.php?uid=897566)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 ***
Capitolo 1 *** Cap. 1 ***
Il leggero venticello che si era alzato in quella tiepida mattina, gli scompigliava la nera capigliatura afro.
Senz’altro, una manna dal cielo per le sue ossa stanche e doloranti.
Era bello starsene lì, seduto con i piedi a ciondoloni, sulla rupe più alta dell’isola.
Sotto di lui, il panorama era spettacolare e terrificante insieme. La valle, un tempo verdeggiante, la piccola cittadina semi diroccata, il fumo nero che si diradava nel vento, la baia, il porto fino allo sconfinato mare azzurro che si perdeva a vista d’occhio oltre l’orizzonte. La Sunny ormeggiata poco lontano. Il sole accecante brillava sopra di lui, preannunciando una splendida giornata. La mente sgombra da ogni pensiero.
Che delizia.
Non se la immaginava così, Raftel.
Credo che nessuno dei suoi compagni se la immaginasse così.
A dire il vero, non aveva mai pensato a come sarebbe stata… sapevano solo che ci dovevano arrivare, punto.
Era la tappa finale del loro viaggio.
Già, la tappa finale.
Sollevò lo sguardo, guardando un piccolo stormo di uccellini passargli sopra la testa, andare a posarsi sui rami più alti di un’enorme quercia poco distante da lui. Unico albero rimasto in piedi in quella zona boschiva. Un vero peccato…
Li osservò per qualche secondo, cinguettare allegramente.
Fa-Re-Sol-Fa-Re-Sol… aggrottò le sopracciglia (che non aveva Yohohoho), mentre una nuova melodia si faceva strada nella sua mente. Appena tornato sulla nave doveva ricordarsi di trascriverla.
Lo sguardo tornò sull’orizzonte.
Era finita.
Era finita davvero.
Il suo cervello cercava ancora di assimilare tutto quello che era accaduto nelle ultime due settimane (anche se lui, il cervello, non lo aveva più, Yohohoho).
La flotta dei sette…
I rivoluzionari…
La marina…
Raftel era stata testimone degli scontri più epici a cui avesse mai assistito, a cui chiunque, avesse mai assistito.
Quattro giorni di battaglia… era passata quasi una settimana da allora, e ancora si chiedeva come avessero fatto tutti a scamparla.
Beh… non proprio tutti tutti… ma era inevitabile…
Il respiro profondo che uscì spontaneo non attenuò minimamente il nodo alla gola che lo tormentava, silente, da giorni.
Non si può sostenere una battaglia di tali dimensioni e sperare di uscirne indenni; questo lo avevano messo in conto fin dall’inizio. L’isola ne aveva pagato le conseguenze, come ognuno di loro.
E faceva così male. E il panorama restava lo stesso bellissimo.
Law…
Ivankov…
Kinemon…
Hancock…
Marco…
Penguin…
Cavendish…
Caesar…
Bonnie…
…Garp… Jimbe…
Amici, fratelli, compagni. Morti.
Morti per un’ideale, per sapere la verità, per salvare qualcun altro, per la propria libertà… ma pur sempre morti.
Una lacrima, solitaria, stoica.
Incrociò le braccia, lasciando penzolare le gambe nel vuoto.
Cosa avrebbero fatto, ora? Come sarebbero tornati il gruppo spensierato di prima?
Il capitano contava su di loro. Dovevano essere forti per lui.
Un’altra lacrima. Due… ci può stare.
Sarebbero mancati per sempre a tutti.
Ma lui, Rufy, aveva perso troppo. Compagni, alleati fidati, il nonno che, nonostante tutto, adorava…
Una terza lacrima, per bagnare quel terreno arso sotto di lui, era altruismo.
Un altro sospiro, un nuovo nodo che si aggiunse alla bocca dello stomaco.
Un’altra lacrima, poteva permetterselo, era un musicista romantico.
Si, sarebbero mancati sempre. Ma lui aveva uno scheletro forte e aveva imparato, a sue spese, quanto fosse pericoloso vivere nel passato.
Le lacrime erano cose strane, uscivano da sole proprio quando non le volevi.
Per lo meno Akainu non sarebbe più stato un problema.
Contava solo il presente, ora.
Un’altra ancora, solo una, per favore.
Era doloroso ma andava fatto. Dimenticare mai, andare avanti necessario.
Smise di contare le lacrime e di cercar scuse. Uscirono incontrollate assieme ai lamenti di dolore.
Da quanto tempo stava piangendo?
Troppo poco. Era stato un codardo a trattenersi finora. Essere forti per gli altri spesso non basta.
Loro meritavano ogni goccia versata, ogni pugno nel terreno, ogni graffio sulla pelle.
Tra le lacrime gli venne da ridere. Non aveva pelle da graffiare in loro onore.
I pensieri si accavallavano gli uni agli altri. Cosa potevano fare? Come avrebbero potuto salvarli? Non c’era risposta.
Con la vista ormai appannata, pensò che, nonostante tutto, aveva ancora i suoi amici. Amici fidati, che aveva protetto e che lo avevano protetto, in ogni momento di quella assurda guerra. Guerra che era, finalmente, finita.
Era vero, non potevano più fare nulla per i loro compagni deceduti, tranne dar loro una degna tomba, come avevano fatto quella stessa notte. Un funerale vichingo. Il modo migliore di andarsene, per un pirata. Nel suo mare.
Si alzò in piedi, gli occhi di nuovo sull’orizzonte sgombro di nuvole.
“Ora riposeranno in pace.” un timido sorriso si affacciò sul suo viso scheletrico, mentre si asciugava le ultime lacrime.
Forza, era ora di ritornare in sé. Di ricominciare il lavoro. C’era un paese da ricostruire.
Con un ultimo sguardo alla baia di Raftel, si incamminò verso il sentiero a pochi passi da lui, che conduceva alla cittadina.
I suoi compagni lo aspettavano. Franky era bravo ma serviva l’aiuto di tutti. Poi chi la sentiva Nami? Pensò Brook, intravedendo già i primi tetti delle case.
In lontananza si sentiva il vociare allegro dei gruppi di lavoro, all’opera. Marine, rivoluzionari e pirati insieme.
Rufy doveva averne combinata una delle sue… era Usop quello che lo inseguiva urlando con un piccone o era Sanji?
“Brook!! Ma dov’eri finito??” il piccolo medico di bordo gli si parò davanti, bloccandogli l’ingresso in paese e facendogli venire un colpo “Ti sto cercando da un’ora! Dovevi aiutarmi ad aggiustare il recinto!” col musetto imbronciato era adorabile.
“Yohohoho!! Perdonami Chopper, ho perso la cognizione del tempo!”
La piccola renna sorrise, dolce “Tranquillo, ora sei qui! Tra cinque giorni si riparte e c’è ancora molto da fare! Inoltre, dobbiamo andare a prendere la legna per la festa di questa sera… Ma Brook, va tutto bene?” chiese, vedendo l’amico pensieroso.
“Si, certo!” si affrettò a rispondere, fintanto che raggiungevano insieme i compagni, riuniti nel centro della piazza.
Era Sanji, ora lo vedeva bene, quello che cercava di uccidere il capitano con una spranga di metallo, mentre tutti intorno ridevano, gustandosi la scena.
Il Re dei pirati, terrorizzato, che scappava dal suo cuoco di bordo, imbufalito.
I marine presenti erano allibiti, gli alleati sconvolti. Ma i Mugiwara ridevano di gusto.
Brook li guardò sereno e lasciò svanire i tristi pensieri, rispondendo sinceramente alla domanda del dottore, ancora al suo fianco, che attendeva di capire cosa turbasse il sempre allegro musicista della nave.
“Davvero, Chopper. Ora va davvero tutto bene! Yohohoho!!”
Si, Lovoon. È Finita. Potrò finalmente riabbracciarti!
E con un po’ di fortuna, sarebbero riusciti a ricucire anche i loro cuori.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Cap. 2 ***
"Robin? Che fai qui da sola?"la diretta
interessata sussultò nell’ombra, nel sentirsi
chiamare, scoperta in castagna a piangere come una bambina.
Pensava fossero tutti ancora a festeggiare intorno al fuoco, per questo
si era lasciata un po’ andare, lontana da occhi indiscreti,
in quella piccola via del paese al limitare del bosco, seduta su di una
vecchia panchina.
Anche dopo anni, le brutte abitudini sono difficili da dimenticare e
piangere davanti ad altri la riteneva ancora una bruttissima abitudine.
“Ma, stai piangendo….?” Nuova domanda,
ulteriore panico.
Guardando di sottecchi il nuovo venuto, si rese conto, con terrore, di
non riuscire a spiccicare parola.
La sua mente, solitamente sveglia e attenta, quella sera non riusciva a
trovare una scusa valida per lo spettacolo che stava dando di
sé.
Accidenti… non lo aveva sentito arrivare! E adesso cosa
poteva raccontare? Menti, si disse.
Si asciugò le ultime lacrime con il dorso della mano,
sfoderò uno dei suoi sorrisi più dolci e
guardò negl’occhi l’uomo che aveva di
fronte.
Lo sguardo dolce del suo capitano, illuminato dalla luce della luna e
sinceramente preoccupato nel trovarsela davanti in lacrime, le fece
morire in gola il sorriso e la scusa stupida che si stava formando
nella sua testa.
No, lui si meritava la verità. Da sempre, Lui si meritava la
verità, da lei, ora più che mai.
“Rufy…” riuscì solo a
mormorare il suo nome, prima di posare nuovamente lo sguardo a terra.
Lui non ci pensò due volte a sederlesi accanto e a prenderle
una mano tra le sue, in un muto tentativo di conforto.
Robin sorrise, sinceramente questa volta, guardandolo.
“Scusami, non è niente, davvero. Ho solo pensieri
tristi che continuano a girarmi nella testa da quando la battaglia
è finita.”
“Che genere di pensieri tristi..?” le chiese un
po’ titubante, stringendo maggiormente la presa sulla sua
mano.
Sapeva che glielo avrebbe chiesto. La donna sospirò
leggermente e spostò lo sguardo verso il cielo stellato
sopra le loro teste.
La brezza leggera rendeva quella serata davvero bellissima. Il frinire
dei grilli intorno a loro, la luna, le stelle, il vento che muoveva le
foglie degli alberi, le chiacchiere dei loro compagni in lontananza,
tutto bellissimo.
Il pensiero andò in automatico ai suoi Nakama…
con loro era sempre tutto bello.
Rendevano la vita degna di essere vissuta.
La sua vita.
La vita che non avrebbe mai avuto se non avesse incontrato loro. Se non
avesse mai incontrato Lui.
Lo stesso Lui che aveva appena passato giorni infernali. Lui che aveva
perso il nonno e innumerevoli tra amici e alleati. Lui che sperava di
non veder mai più versare lacrime come gli aveva visto fare
fino alla sera precedente.
Lui che le sedeva accanto e che ancora attendeva una sua risposta.
Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con il futuro e si
preparò a vuotare il sacco.
“È finita, capitano. ” Sorrideva
serafica, come solo lei sapeva essere, anche in quel momento
“Ho realizzato il mio sogno. Ne sono così felice!
Erano anni che attendevo questo momento! Ho avuto giustizia per la mia
isola, per mia madre, per Sauro… ma, la soddisfazione per
esserci riuscita, mi ha portato a rendermi conto di molte cose, alle
quali non avevo dato peso, finora. Ed ora che so tutto io…
io…”
Rufy la ascoltava attento, lasciandola parlare.
La sua capacità di attenzione era migliorata molto negli
anni.
In quei giorni, particolarmente duri per lui da sopportare, cercava di
tenersi occupato il più possibile.
Le ferite si stavano rimarginando, le ossa non dolevano più
come cinque giorni prima e osservava i suoi amici tornare alla vita un
po’ per volta.
Aiutava nei lavori al paese e prendeva atto di cose che fino ad allora
non aveva mai notato.
Troppo impegnato col suo sogno, non si era mai accorto di certi
atteggiamenti di alcuni componenti della sua ciurma, ai quali ora
cominciava a dare attenzione… sorrisi malinconici, occhiate
furtive, sguardi inquieti…
Da giorni si allenava a riconoscere quei segnali inequivocabili in
ognuno di loro, per poi correre dal mal capitato di turno per
risollevargli il morale, ad ogni costo.
Finché non notò, quella mattina, una persona in
particolare che li esprimeva tutti in maniera evidente.
Aveva capito che la sua archeologa aveva un tarlo che le rodeva dentro.
Mentre era sdraiato a terra e cercava di riprendersi dalle botte di
Sanji (per aver tentato di rubare l’intero pesce spada
preparato per il pranzo), aveva notato come i suoi Nakama ridessero
spensierati delle sue consuete disavventure, tutti tranne lei. O
meglio, l’aveva vista ridere con Nami ma, a differenza degli
altri, lei non sembrava felice. Non era realmente lì con
loro, in quel momento.
Le mancava qualcosa e lui sapeva bene cosa. Quel luccichio nello
sguardo che aveva piacevolmente scoperto nei suoi occhi anni prima,
durante una delle loro feste. L’aveva notato per caso, mentre
la guardava ridere di felicità ad un complimento sincero di
Chopper e ne era rimasto affascinato. Due zaffiri che brillavano di
luce propria.
Da allora lo cercava sempre, nei suoi occhi, a conferma che, si, lei
era felice lì con loro.
Robin non partecipava mai fisicamente alle loro buffonate, ma se notava
quello scintillio quando incrociava il suo sguardo, tutto andava a
posto.
Lei lo aveva sempre quando ridevano tutti insieme, ma quella mattina no.
E non era il suo solito contegno, no, c’era
dell’altro…
Ragion per cui l’aveva tenuta d’occhio.
Discretamente e a distanza, per tutto il giorno, fino a sera.
Erano tutti attorno all’enorme falò, costruito da
Franky e Zoro nel pomeriggio.
Sanji aveva preparato tutte le sue pietanze più prelibate,
mentre Brook strimpellava le sue melodie migliori, per
l’occasione.
La festa era nel pieno del suo svolgimento e i due festeggiati si
lasciavano andare con teneri e casti baci, nell’euforia
generale.
Il suo fratellone si sposava, ancora non ci credeva!
Erano tutti lì per celebrare la notizia
dell’imminente matrimonio di Sabo con la bella Koala.
Quel romanticone le aveva fatto la proposta davanti a tutti, tre giorni
prima.
Non appena si era risvegliato dal leggero coma nel quale era caduto per
quattrodici ore (dopo aver sconfitto da solo tre componenti della
ciurma di Barbanera), aveva guardato intensamente Koala, rimasta al suo
capezzale per tutto il tempo, ed era riuscito a formulare una sola,
faticosa, parola: sposami.
Lo sconcerto sul volto dei presenti aveva sostituito presto la gioia
per il suo lesto ritorno nel mondo dei vivi.
Nessuno aveva spiccicato parola per un minuto buono. Chi pensando
scherzasse, chi troppo sconvolto per replicare. Chopper semplicemente
pensò che forse aveva tralasciato di curargli qualche ferita
particolarmente grave alla testa che lo faceva straparlare.
La reazione di tutti era normale… I due non erano una
coppia, a quanto ne sapevano loro…
Ma Sabo era serio, come mai Rufy lo aveva visto.
Koala si era ripresa prima di tutti gli altri. Scoppiando a piangere,
gli aveva buttato le braccia al collo, urlando un meraviglioso si! a
pieni polmoni e facendo spaventare a morte Chopper per la salute ancora
precaria del suo paziente, tra le risate generali.
Da quel momento non avevano più un avuto attimo di respiro.
La guerra era finita, ma c’era la città da
ricostruire, gli abitanti da aiutare, i morti da seppellire…
Sabo era ancora convalescente, ma aveva ottenuto dal medico il permesso
di alzarsi dal letto almeno per la cerimonia funebre della notte
precedente. Aveva potuto salutare un’ultima volta i suoi
amici.
Ora che la situazione si stava via via calmando, sia nel paese, che tra
marine e pirati ancora sull’isola e, soprattutto, nei loro
cuori, avevano deciso di indire per quella stessa sera i festeggiamenti
del fidanzamento.
E proprio quella notte, gettando uno sguardo pieno di dolcezza ai
futuri sposini, seduti abbracciati, lui l’aveva notata.
Mentre tutti erano impegnati ad ascoltare Usop raccontare una delle sue
fantastiche false avventure, accompagnato in quell’occasione
dalle sublimi note del violino di Brook, Rufy aveva scorso Nico Robin
vicino al tavolo del buffet, da sola.
L’aveva vista guardarsi velatamente intorno, facendo
attenzione che nessuno si accorgesse di lei e si era allontanata, verso
il bosco. Lui aveva atteso qualche attimo poi l’aveva seguita
di nascosto, tornando un attimo indietro per prelevare un paio di
cosciotti di pollo dal tavolo (non si sa mai).
Voleva capire che cosa le prendeva. Erano Nakama, con lui poteva
confidarsi. Perché non faceva mai sapere a nessuno quando
stava male?? Testarda…
Gli ci volle solo un minuto per trovarla in quella via nascosta, in
lacrime.
Fino a poco fa era una serata bellissima per tutti… ed ora,
che cosa succedeva alla sua bella archeologa?
Perché si era interrotta a metà frase??
“Io… io…” Nico Robin era
bloccata.
Come poteva dirlo senza risultare una sciocca sentimentale?
Rufy la guardava incoraggiante. Infondo cosa c’era di male se
si confidava un po’?
Beh, forse lui non era proprio la persona giusta con cui
discuterne… Nami sarebbe stata una scelta migliore.
Inoltre, non voleva dargli un altro pensiero, lui stava già
male per conto suo senza doversi sorbire anche i suoi problemi.
Ma la navigatrice lì non c’era e il suo capitano
sembrava ben disposto ad ascoltare una sua eventuale confidenza.
Incredibilmente, era diventato più arguto di quanto potesse
immaginare, in quegli anni… Aveva intuito che
c’era qualcosa che non andava.
E di lui si fidava ciecamente, non l’avrebbe mai derisa.
Fece un respiro profondo.
“Voi siete la mia famiglia, Rufy!”
iniziò decisa “Mi avete dato una casa e la
possibilità di realizzare i miei sogni! Non potrò
mai ringraziare i Kami abbastanza per avermi fatto incontrare la vostra
ciurma ad Alabasta!
“Ora sono realizzata sia come archeologa che come pirata... e
questo mi ha portata a pensare al mio futuro…
Che cosa farò adesso? Ho solo 32 anni e non so
più cosa fare della mia vita!” terminò
il suo piccolo sfogo amaramente, guardandosi le mani.
Rufy la guardava silenzioso.
Adesso capiva qual era il problema…
Sorrise mestamente tornando a guardarla, ma prima che potesse dire o
fare alcunché, lei riprese velocemente la parola.
“Scusami, capitano. Non avrei dovuto… tu hai
già i tuoi problemi. Non è giusto che ora ti
sorbisca anche i miei, perdonami. “
“…”
“…”
“Robin…”
“No, davvero, non avrei dovuto… va tutto
bene. Non dovrei preoccuparmi così tanto. Non è
la fine del mondo!” Concluse, controllando a malapena la
voce, ancora lievemente rotta dal pianto.
Ma ci credeva davvero. Il semplice fatto di aver ammesso a voce alta il
suo cruccio, l’aveva fatta sentire un po’ meglio.
Trascorsero qualche minuto ascoltando i rumori della notte.
Finché Rufy non decise di rompere il silenzio.
“Sai… Sabo ha iniziato a parlare di figli,
prima.”
Robin lo guardò sorpresa “Cosa? Di
già?”
“Koala non è dello stesso avviso.”
Aggiunse con una risatina.
“Ci credo, si sono appena fidanzati…”
“Io non immaginavo neanche che tra quei due ci fosse
qualcosa! Sabo non mi ha mai detto che stavano insieme!”
“In realtà non erano una coppia o almeno, non lo
erano nel modo più convenzionale del
termine…”
“Cosa intendi…?” le chiese, sorpreso.
“Ho trascorso con loro due anni alla base dei Rivoluzionari.
Non sono mai riuscita a classificarne il rapporto, ma si vedeva che non
erano semplici amici. Credo che si amino da sempre ma, a causa della
vita che facevano, non avessero mai potuto far uscire allo scoperto
questo sentimento.”
Rufy annuì “E ora che la guerra è
finita, Sabo ha deciso per tutti e due.” Concluse con un
sorriso felice.
“L’armata rivoluzionaria ora non ha più
motivo di esistere, ma so per certo che hanno deciso di rimanere
insieme, comunque. Vogliono stabilirsi a Marijoa e contribuire alla
formazione di un nuovo Governo Mondiale, molto diverso dal
precedente.”
“Si, anche Koala me ne ha parlato.”
Asserì il ragazzo. “Stavi pensando di
seguirli..?”
La domanda la spiazzò. Era vero. Dragon glielo aveva
proposto esattamente ventiquattr’ore prima e lei gli aveva
chiesto un paio di giorni per poterci pensare. Proprio da lì
era sorta la sua incertezza verso il futuro.
Titubante, pensò bene a cosa dire, prima di rispondere
sinceramente.
“Ammetto di averci pensato. Con loro potrei continuare a
studiare. E insieme fare grandi cose per il mondo! Hanno i mezzi
giusti, finalmente! Cambieranno tutto! E, poi, come già sai,
io non ho un posto dove tornare a differenza di tutti voi. Anche se
considero la Sunny casa mia, sono stata bene con loro e non mi
dispiacerebbe affatto seguirli… per lo meno, partecipare
alla creazione di un nuovo modello di Governo cancellerebbe la mia
paura dell’avvenire.” Mormorò con una
risatina nervosa.
“Ma non ne sei convinta del tutto.” Quella sera
Rufy si stava dimostrando fin troppo sagace. Aveva capito ancora una
volta che qualcosa la bloccava. Riusciva a leggerle dentro come se
fosse un libro aperto!
“Ieri, ho sentito Nami parlare con Usop. Lei ti ha chiesto di
seguirla a Coco. Perché hai declinato il suo
invito?”
“Voglio molto bene a Nami e so che sarei stata bene con lei e
sua sorella… ma nello stesso momento in cui me
l’ha chiesto, ho capito che non era quello che volevo. Non mi
sarei mai sentita a mio agio. Ho preferito rinunciare.”
Rufy capiva. Era lo stesso anche per lui.
Usop aveva cercato di convincerlo a stare con lui e Kaya a Shirop, ma
invano. Non era quello il posto dove voleva andare.
Come se gli avesse letto nel pensiero, Robin gli chiese dove pensava di
fermarsi, una volta ripartiti da Raftel.
“Per prima cosa, voglio tornare a casa. Rivedere Dadan,
Makino e agli altri. Ma non mi voglio fermare a lungo. Ormai la mia
vita è il mare. Se mi fermassi vorrei ripartire presto, lo
so già.”
“Il richiamo del mare è troppo forte per un
pirata.” Sorrise lei, capendo perfettamente.
“So da tempo che la vita tranquilla non fa per
me…” rise lui.
Guardandolo ridere, la donna si rese conto in quel momento, che quella
forse era l’ultima conversazione che avrebbe avuto con il suo
capitano. Se fosse partita con i Rivoluzionari avrebbero preso, fin da
subito, navi e strade diverse… chissà quando si
sarebbero rivisti. La strana fitta che le venne all’altezza
del cuore, le tolse il fiato. Non era certa di riuscire a lasciarlo di
nuovo.
“Credo che dovresti andare a Marijoa. ” Rufy era
tornato serio e non la guardava più. Fissava un punto fisso
di fronte a sé.
“Perché dici questo?” gli chiese, col
cuore in gola.
“Perché è quello che vuoi da
sempre.” Le rispose, pacatamente.
Aveva capito prima di lei che era quello che realmente desiderava:
rendere migliore il mondo che l’aveva resa una reietta fin da
bambina. Trasformarlo, affinché ciò che era
successo a lei non accadesse mai più a nessuno.
“Io non…” cominciò.
“Tra cinque giorni partiremo… ” la
interruppe, guardandola finalmente negli occhi “So che hai
paura. L’ignoto fa sempre paura. Ma tu sei forte! Sei una
delle donne migliori che io abbia mai conosciuto, Robin! E se ti dico
questo è perché ci credo davvero che tu possa
cambiare le cose! Io SO che tu cambierai le cose! Sei una guerriera da
quando eri bambina, non lasciare che la paura del futuro ti blocchi! Tu
dovrai essere le fondamenta del nostro nuovo Governo! Io non
smetterò mai di credere nella tua capacità di
migliorare il mondo! Mai! Farai grandi cose nella vita, ecco
perché credo che tu debba andare a Marijoa con i
Rivoluzionari!”
Il silenzio che accolse il suo sfogo durò diversi,
interminabili attimi, durante i quali credette di averla fatta
piangere, dal momento che non osava alzare lo sguardo su di lui e il
suo torace era pervaso da continui respiri brevi e accelerati.
Stava per chiederle perdono (forse aveva esagerato), quando la vide
alzare gl’occhi su lui.
Ed ecco… si…
Eccolo lì il luccichio che non aveva visto quella mattina.
Era tornato!
Si rilassò completamente mentre la fissava ridere di pura
felicità.
Era tornato… aveva fatto il suo dovere.
Avrebbe fatto quanto e più in suo potere per vederglielo
nello sguardo per sempre. E c’era riuscito.
“Grazie, Rufy. A quanto pare avevo bisogno di sentirmelo
dire, per prendere una decisione! Hai ragione. Voglio contribuire
anch’io alla creazione di una Nuova Era!”
Finalmente serena e con il sorriso sulle labbra, allentò
tutta la tensione degli ultimi giorni.
L’aspettavano giorni di duro lavoro ma anche, sperava, di
splendide soddisfazioni.
Il suo capitano le dava piena fiducia, anche se da lontano, e lei se la
sarebbe fatta bastare per tutti gl’anni a venire.
Anche se partire con i Rivoluzionari voleva dire salutare i suoi
compagni prima di quanto avesse immaginato.
“Non devi ringraziarmi. Io non ho fatto nulla. Le cose che ho
detto erano vere. Avrai la forza necessaria per affrontare ogni
ostacolo!”
Il suo sorriso era una delle cose che le sarebbero mancate di
più, Robin già lo sapeva. Ma ne avrebbe
conservato il ricordo meraviglioso per semp… “E
poi stavo giusto pensando che dovrei venire anch’io a
Marijoa…!”
……………………….…….eh…?
Che aveva detto?
“Come?” lo guardò stupita, pensando di
aver capito male.
Lui, una mano sotto al mento, l’altra a sorreggere il gomito
opposto e lo sguardo pensieroso rivolto al cielo stellato,
riformulò la frase.
“Si, insomma. Sono o non sono il Re dei Pirati?”
sorrisone per la felicità scaturita dal suo nuovo titolo
“Volevo diventarlo per essere libero! E ora che lo sono,
voglio essere certo che la mia libertà non venga messa in
pericolo! Quindi, ho deciso che farò una breve tappa alla
mia isola, per poi riprendere il mare diretto a Marijoa. E
lì, voglio controllare che i lavori in corso del nuovo
Governo, vengano eseguiti nel massimo rispetto dei canoni classici
della pirateria! Beh, per questo e perché do per scontato
che lì si mangi da favola!”
Robin era a bocca aperta. “Stai dicendo sul
serio..?” sentiva un leggero sorriso crescere agli angoli
della bocca.
“Assolutamente! Fermarmi per un po’ in un posto che
sarà il fulcro della nuova era non potrà farmi
che bene! Nami e Zoro dicono sempre che dovrei crescere un
pò… non li ho mai ascoltati… forse
dovrei provarci, almeno…
“Pensa, potremmo vederci sempre, mi insegnerai un sacco di
cose! Senza contare che avrò a disposizione del tempo per
conoscere mio padre… e poi vorrei veder nascere i miei
nipotini. Sabo sta contrattando, lui ne vuole sei, Koala
uno… e ‘solo per fargli un
favore’.”
“Non posso crederci…” Robin era senza
fiato, gli occhi che brillavano più della luna.
“Credici, ne vuole davvero sei! Anche se, conoscendo la
futura mogliettina, credo che andrà a finire male per lui se
continua su quella strada…”
Robin ormai non conteneva più la felicità!
Rufy si sarebbe fermato con lei a Marijoa! Neanche nelle sue
più rosee aspettative c’avrebbe mai sperato!
“Sai…” riprese lui pacato, e lei gli
diede tutta la sua attenzione “credo che potrei trovarmi bene
là… cosa ne pensi?”
“Sarà molto caotica come isola… piena
di Re, funzionari, ambasciatori…” rispose,
sorridendo teneramente e stando al gioco “…sicuro
di farcela?” sollevò un sopracciglio, guardandolo.
“Con chi credi di parlare?” rise lui, fintamente
offeso.
“E… ti fermerai molto…?”
aggiunse lei, fingendo noncuranza.
“Beh, come dicevo prima, la vita del pirata è in
mare… ma è anche vero che vorrei lasciare un
po’ di spazio alla mia ciurma… negli ultimi cinque
anni abbiamo vissuto ben pochi momenti di tranquillità e
vorrei si godessero un po’ la vita noiosa sulla terraferma.
Nami e Usop troveranno dei degni sostituti da accompagnare a casa loro.
Per lo meno, ho una mezza idea su chi sia la persona a cui Nami vuole
chiederlo…” Sorrise felice alla sua compagna.
“E poi, tra qualche anno, non appena la stabilità
del nuovo Governo sarà stata accertata e la mia
libertà pure, vorrei riprendere il mare. E, se lo vorranno,
chiamare a me le stesse persone che avevano fatto quella traversata
anni prima, diventata poi l’avventura di una vita.
“Credi che corra troppo con la
fantasia…?” le chiese, dolce.
Robin si asciugò una piccola lacrima, sorridendo; non si
piange per le cose belle.
“Mi sembra uno splendido programma.”
Come li aveva descritti anni fa? Due zaffiri che brillavano di luce
propria? Lo erano eccome.
Rufy non aveva mai capito perché gli importasse
così tanto vedere quel luccichio nei suoi occhi,
così potente da tranquillizzare il suo animo inquieto.
Forse a Marijoa avrebbe potuto scoprirlo…
Si… gli sarebbe tanto piaciuto scoprirlo.
|
|