Grifondoro? Anche no grazie

di slytherin_sev
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Odio le presentazioni ***
Capitolo 2: *** Indolenza ne abbiamo? ***
Capitolo 3: *** A Natale puoi ***
Capitolo 4: *** Anche no. ***
Capitolo 5: *** Perchè? ***
Capitolo 6: *** Plettro rosso ***
Capitolo 7: *** Erroraccio ***
Capitolo 8: *** Ma tu guarda ***
Capitolo 9: *** Damocle ***
Capitolo 10: *** Piediburro ***



Capitolo 1
*** Odio le presentazioni ***


1- Odio le intro Hogwarts era un po' la mia seconda casa, infondo erano cinque anni che vivevo lì dentro eppure ogni tanto trovavo sempre qualche nuova porta da aprire e qualche stanza inesplorata.
Le cose però da un po' di tempo a questa parte erano cambiate, certo ero una ragazzina, ma per i ragazzini i sentimenti sono terribilmente importanti.
Quello che consideravo il mio rifugio non era più lo stesso da quando il mio cuore venne spezzato da quello che reputavo l'amore della mia vita oltre che il mio migliore amico.
Nessuno sapeva di noi due, fatta eccezione per altre quattro ragazze che erano le mie migliori amiche, noi si che erano un quintetto variegato.
Nel gruppo eravamo in due di Serpeverde, io -a proposito mi chiamo Alya, piacere- ero quella particolarmente caustica e con una battuta offensiva sempre pronta, mentre Mesarthim, l'altra Serpeverde aveva una sorta di raffinatezza intrinseca e riusciva a mantenerla anche quando ruttava l'alfabeto, spesso anche lei insultava gli altri ma la cosa divertente è che lo faceva senza accorgersene.
C'erano anche due corvonero, Asterope e Dubhe erano molto diverse fra loro, la prima era testarda e granitica ma lo stesso tempo riusciva ad ascoltarmi e dare buoni consigli, che io non seguivo ma questa è un altra storia, mentre l'altra era eccentrica ma garantito che riuscivi a divertirti in sua compagnia.
Una sola cosa le accomunava: la stranezza nel vestire, una era un turbinio di colori e forme mentre l'altra era più da 'sono in ritardo mettiamo cose a caso e andrà sicuramente bene'.
L'ultimo, ma non per importanza, membro del gruppo era Syrma, una tassorosso, lei era quella adorabile del gruppo, aveva sempre un dolce sorriso a banana e un serio problema di sordità una volta capì buddha invece che bulla, ma il caso più eclatante fu quando capì uova invece che portatile, era la nostra bambina speciale e tutti le volevamo bene.
Era un periodo difficile per me, era come se fossi entrata in una sorta di stand by emotivo, come se il cuore si fosse veramente spezzato, arrivai addirittura a pensare di aver pianto tutti i miei sentimenti, compreso l'affetto per le mie amiche.
Ma andiamo con ordine, so già che voi starete pensando 'e a me di tutto ciò?' ma questo è il preludio per la mia storia, o meglio la mia storia con un grifondiot... volevo dire grifondoro.
Già, avete capito bene, io una figlia di Salazar sono innamorata di un grifondoro, ma la cosa ben peggiore è un altra, anche lui è innamorato di me.
Sapreste dirmi una cosa più terribile di questa? No, perchè io proprio non la vedo, ma torniamo a noi, se avrete voglia e pazienza vi racconterò le mie vicende amorose e ciò che mi ha portato tra le braccia di Revan, quello stramaledetto e fin troppo affascinante grifondoro.
Era già da un anno o due che uscivo con un'altra persona prima di incontrarlo, lui era più grande di me e il nostro rapporto non sarebbe dovuto nascere ma purtroppo qualcosa andò storto.
L'uomo che mi aveva aperto una ferita che avrei impiegato anni a chiudere si chiamava Severus, ed era bellissimo, non saprei usare altri vocaboli per descriverlo.
Non era bello nel senso comune del termine, aveva il naso aquilino i capelli che non vedevano lo shampoo da un po' per di più aveva un caratteraccio eppure per me non c'era niente al mondo di più bello di lui, rinunciai a tutto pur di poterlo rendere felice e passare del tempo con lui.
Ovviamente lui non aveva colpa dei miei sentimenti e nemmeno era una sua colpa non ricambiarmi, ma ferirmi e trattarmi peggio di come si meritano di essere trattati i grifoni, oh quella si che lo è stata.

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Capitolo 2
*** Indolenza ne abbiamo? ***


2 - indolenza portami via Ma partiamo con ordine, tutto ebbe iniziò il quarto anno, quando i rapporti miei e di Severus cambiarono, fino ad allora per quanto lo trovassi bellissimo, ai miei occhi era un normalissimo professore.
Un giorno le cose però presero una èiega insapettata, era una uggiosa mattinata di gennaio, e decisi che avevo voglia di fare un giro in libreria quindi, dopo aver fatto colazione, misi qualcosa come sette strati di vestiti tra me e il mondo esterno e uscii in avanscoperta.
Faceva un freddo cane e fu un solievo entrare in quella libreria, ero vicina alla cassa, quando sentii Severus che parlava con il commesso, a quanto pare era un cliente abituale perchè sembravano essere in confidenza.
Il commesso gli stava chiedendo se il libro fosse per qualcuno di speciale e lui rispose di si, quel giorno era infatti il suo compleanno e quello che stava incartando era il regalo per se stesso e sarebbe stato anche l'unico che avrebbe ricevuto.
Mi sembrò incredibilmente triste tutto ciò, l'unico regalo per festeggiare la sua nascita e se l'era comprato da solo? Decisi che gli avrei fatto io un regalo se nessun altro lo avesse fatto.
Iniziai a pensare a cosa potesse piacergli, ma in fin dei conti non conoscendolo non mi sembrò troppo sensato, optai quindi per un libro che piaceva a me, era sul mio artista preferito, Picasso, parlava della sua vita e delle opere spiegandone i simboli.
Mi sembrava perfetto, soprattutto perchè lui non mi sembrava un appassionato d'arte quindi magari avrebbe anche scoperto qualcosa di nuovo, lo presi e lo feci impacchettare con la carta più bella che ci fosse.
Appena fui fuori dalla libreria iniziai a pensare dove potesse essere, andai un po' ovunque e per negozi ma niente, 'va bhe glielo darò poi o male che vada me lo tengo', pensai, e così stabilito andai a bere qualcosa di caldo e fu proprio la che lo ritrovai, seduto anche lui con il pacchetto ancora in mano.
Mi diressi verso di lui per consegnarli seduta stante il dono, quando pensai che effettivamente sarebbe stato abbastanza sconveniente per un professore ricevere regali da una studentessa in mezzo a persone che bene o male lo conoscessero.
Andai a sedermi, e nell'attesa che uscisse dal locale per consegnarglielo, mi misi calma e tranquilla vicina al fuoco a sorseggiare una cioccolata calda, buttando di quando in quando un occhio su Severus.
Mi mancava un dito per finire quella bevanda meravigliosa quando lui si alzò, 'ma ti pare?' fu il mio primo pensiero, il secondo è stato prendere la cioccolata rimanente e, senza preoccuparmi della temperatura magmatica del liquido, ingurgitarla.
Esco fuori dal locale che a momenti prendo fuoco ma ok, era davanti a me che camminava "professore!" gli urlai rincorrendolo, si fermò per poi girarsi a guardarmi, avrei voluto perdermi nei suoi occhi ma avevo una missione da compiere, "so che non si dovrebbe fare, ma prima ho sentito che è il suo compleanno e le ho preso un pensiero" così tirai fuori dallo zaino il libro tutto bello impacchettato e glielo porsi sorridendo.
Lui, manco gli avessi offeso tutte le generazioni passate, presenti e future della famiglia mi ringraziò freddamente e se ne andò, io rimasi lì, come una povera demente, con le mani a mezz'aria a guardarmi in torno, iniziai a pensare che quel regalo auto comprato fosse anche troppo, quindi tornai a dirigermi con una certa rassegnazione al castello.
Se non che, il fine settimana dopo, mi fermò mentre ero rimasta indietro dal mio gruppo di amiche "vorrei ringraziarti del regalo, l'ho veramente apprezzato. Tu l'hai letto?" io dopo, aver fatto una scala cromatica che Faves scanzatevi, "sono felice che le sia piaciuto. Comunque no purtroppo, la sua era l'ultima copia", gli dissi.
"Sabato prossimo incontriamoci a Hogsmeade, te lo presto così lo leggi e mi dici cosa ne pensi, va bene? Quando tornerai dalle tue amiche, mi raccomando, di che ti ho chiesto cose prettamente scolastiche" e si congedò.
Ricordo che quando se ne andò risi a perdifiato, lui aveva tenuto per tutto il tempo la sua solita espressione indolente per non far capire che l'argomento fosse personale ma a poco era servito, perchè mezzo secondo dopo stavo già facendo la cronistoria alle mie amiche.

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Capitolo 3
*** A Natale puoi ***


3 - Il natale fa male Di sabato in sabato iniziavamo a conoscerci meglio ma fu una cosa a unirci: la tristezza.
Poco prima di conoscere lui mi frequentai con un altro individuo che di normale manco il nome aveva, ma questi sono dettagli, che dopo alcuni mesi mi lasciò.
All'epoca mi sentivo un adulta -manco ora lo sono figuriamoci a diciannove anni- quella mi sembrava la mia prima storia matura, che non aveva bisogno di fronzoli, la realtà era molto più semplice: io ero una polla e lui un cretino.
Quando mi disse che non voleva più frequentarmi fu una dura batosta per me, che si ripercosse anche sui miei amici, sembrava che nessuno trovasse il tempo per aiutarmi col mio dolore, il consiglio più utile che ricevetti fu "non stare male per quello là".
Glielo dico io o glielo dite voi che se fosse stato così facile non avrei chiesto aiuto? Questo però non valeva per lui.
Severus si aprì completamente con me raccontandomi il suo amore, si sarebbe sempre sentito in colpa per ciò che era successo a Lily e lei sarebbe stata l'unica donna che avrebbe mai amato, ci confessammo completamente a piccoli passi e, grazie a questo, diventammo sempre più uniti.
La tristezza passò presto e iniziammo a conoscerci veramente, iniziammo a condividere interessi musicali, artistici e quant'altro che ci portarono presto a essere inseparabili.
Ma la cosa aveva anche uno scotto, io mi innamorai ma lui non ricambiò mai questo mio sentimento, a volte mi sembrava di impazzire, mi mettevo in secondo piano, dicevo a tutti che mi bastava ciò che avevo, ma così non era.
Più volte parlai con lui di questa cosa ed era distrutto, mi voleva nella sua vita, aveva bisogno di me, e regolarmente io tornavo sui miei passi per non abbandonarlo.
Il guaio avvenne l'inverno di quell'anno, quando mi invitò a passare insieme le vacanze, soli io e lui nel suo paese natale, in cui tornava per rivedere i suoi amici e la famiglia, voleva che andassi con lui, mi voleva vicina.
Io accettai, tipo subito, e iniziai a preparare tutto immediatamente, fortunatamente il mio lato femminile emerse di prepotenza perché portai vestiti invernali e cose che erano troppo leggere persino per i tropici.
Natale arrivò in fretta e altrettanto fece il nostro viaggio di una settimana, avevamo camere singole, era meglio così, ma ciò non riusci a cambiare quello che avvenne.
Che voi ci crediate o no non andai per farlo innamorare o per fargli cambiare idea, ci andai solo per poter passare del tempo esclusivamente con lui, senza nasconderci.
Il giorno prefissato ci smaterializziamo e ricomparimmo poco fuori l'albergo, ma non fu indolore, io avevo lo stomaco completamente sotto sopra e mi girava la testa e andai immediatamente nella mia stanza senza passare dal via.
Lui mi raggiunse e mi trovò sdraiata alla fine del letto, mi alzò la testa e ci mise sotto le sue gambe per farmi stare meglio, ero arrivata in quell'albergo che sembravo un eschimese in libera uscita e nella mia stanza sembravano le Hawaii, difatti avevo un top senza spalline nonostante fosse dicembre.
Avevo gli occhi chiusi e, senza preavviso, lui mi abbassò il top, per istinto lo rialzai una frazione di secondo dopo "guarda che non mi dava fastidio sai?", grazie graziella e grazie al... detto questo tornò ad abbassarmelo, rimasi immobile, non sapevo che pensare.
"Posso fare una cosa?" io annuì senza mai aprire gli occhi e lui mi abbasso il reggiseno e prese un mio capezzolo fra le labbra, era una sensazione meravigliosa, come se nessuno mi avesse mai toccato prima, ma allo stesso tempo ero totalmente confusa.
"Posso fare un altra cosa?" e io di nuovo annuì sempre senza guardare e... mi baciò! Era un bacio leggero, a fior di labbra, che presto si trasformò in amore.
Vorrei raccontare di un'esperienza romantica e dolce ma così non è stato, mi sono trovata davanti a un muro che si chiamava "però quello che stiamo facendo è in amicizia, tutto deve rimanere fra di noi".
Avrei potuto fermalo, avrei potuto chiudere li la cosa; ma chi, essendo innamorato, sarebbe riuscito a farlo in tutta onestà? Io pensavo solo che stavo facendo l'amore con la persona che amavo.

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Capitolo 4
*** Anche no. ***


4 - Anche no. Finimmo di fare l'amore solo a pomeriggio inoltrato,  urgevo di una doccia quindi lo avvisai a riguardo "ah, perfetto, ne ho bisogno anche io. Apri l'acqua che arrivo" io rimasi tipo impietrita, lui non poteva vedere la mia faccia, ma avevo gli occhi spalancati e i sudori freddi.
Può sembrare strano, e lo capisco, ma per me la doccia ha molta più intimità del fare l'amore, voglio dire sono tante le ragioni che possono spingere due persone a fare sesso,  e non tutte sono dettate dall'amore.
Mentre una doccia equivale a mettersi a nudo, con una persona senza un motivo, senza tornaconti, siete solo voi, sotto un getto d'acqua, è quel genere di abitudini che non concedo facilmente.
E poi non ultimo per importanza, come facevo a fare la pipì sotto l'acqua se c'era anche lui?!
Alla fine facemmo sta benedetta cosa insieme, io mi sentii la brutta copia di Flash, mai fui più veloce nel lavarmi di quel giorno, a momenti l'acqua nemmeno mi sfiorò.
Quel pomeriggio dovevamo uscire con dei suoi amici così, appena uscii dal quel quadrato di palpabile imbarazzo, iniziai a prepararmi, misi le prime cose che trovai e feci per truccarmi, se non che notai una macchia viola sul collo.
Capite no, dovevamo tenere tutto segreto e lui mi piazza un succhiotto in pieno collo, quando ebbi finito di prepararmi mi sedetti sul bordo del letto e aspettai pazientemente che uscisse dal bagno.
Poco dopo aprì la porta e venne verso di me per vestirsi, "quale parte del 'teniamo tutto segreto' implicava un tuo succhiotto sul collo scusa?", lui stava cercando i suoi vestiti, quando ebbe metabolizzato le mie parole si girò a guardarmi.
Alzai la testa in modo da fargli vedere il tutto "Cristo! Scusa è che prima ero su di giri, mi hai fatto perdere il controllo", dopo di che ci mettemmo a ridere dell'accaduto.
I giorni seguenti furono un inferno, quando eravamo fuori era come se io fossi di troppo e quando eravamo soli tutto scemò, dai baci alle carezze passando per il sesso.
Io stavo sempre peggio, mi sentivo impotente, come se non valessi niente, i miei sentimenti, le mie emozioni, i miei desideri... erano tutti calpestati per lui, se lui voleva qualcosa si faceva altrimenti era tutto opinabile.
Fino a che una sera non cercai un suo bacio e lui mi rifiutò "senti, ti voglio bene e tutto ma non riesco ad andare avanti così. Facciamo finta che non sia successo niente".
Solo allora mi ripresi, io non sono niente, i miei sentimenti e il mio corpo non sono niente, tu non sei niente se non un omuncolo che pensa di poter decidere su di me e sulle mie volontà, non gliela potevo dare vinta sta volta.
Non stavo piangendo, forse lui se lo aspettava, o forse me lo aspettavo io, ma ero gelida e impassibile, un freddo blocco di ghiaccio e schifo.
"Fammi capire, tu vieni qui, mi baci e fai i tuoi porci comodi a piacimento e pretendi che a me vada bene. Io devo essere sempre disponibile, se hai voglia bisogna farlo, altrimenti no. Tu dovresti essere il mio migliore amico, tu dovresti aiutarmi e volermi bene mentre tu, l'unica cosa che stai facendo, è trattarmi come una puttana. Ah, no scusa, le puttane almeno vengono pagate".
Avevo la voce rotta dalla rabbia, lui non si aspettava questa mia reazione, solo in quel momento, forse, capì cosa stava facendo e fece per abbracciarmi.
Io gli fermai le braccia "non pensarci nemmeno a toccarmi, mi fai schifo", lui iniziò a piangere e farfugliare scuse che io non avevo voglia di sentire, capite no? Lui voleva che lo consolassi, doveva anche essere vero.
L'unica cosa che feci fu aprirgli la porta della mia stanza per farlo uscire, tutto il resto sarebbe stato superfluo, Severus uscì da quelle quattro mura che quasi strisciava, del resto si addiceva perfettamente al verme che era.
Capite no che il problema non era il fatto che non volesse più fare l'amore con me, ma il fatto che avesse iniziato a farlo.
Io non ero una persona qualunque per lui, ero la sua migliore amica, se non era certo di portare avanti quella relazione perché iniziarla? Sapeva che provavo qualcosa per lui, perché trattarmi così? Valeva veramente così poco quello che eravamo per lui?
Ora che lui non c'era piangevo a dirotto, ero a pezzi, ma io non sono la puttana di nessuno.

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Capitolo 5
*** Perchè? ***


5 Piansi per tutta la notte, il giorno dopo non avevo forze, nei giorni precedenti avevo mangiato a singhiozzo viste tutte quelle emozioni, a mattina inoltrata sentii bussare alla porta e con la stessa allegria con cui un carcerato percorre il miglio verde la aprii.
Dietro ovviamente c'era lui, ero inerme e nemmeno Severus sapeva cosa fare, così mi abbracciò, io rimasi immobile qualche secondo senza ricambiare per poi fuggire alla sua stretta, mi andai a sdraiare sul letto ero immobile a guardare il soffitto della mia stanza con lui accanto.
"Guarda che puoi starmi vicino", continuai imperterrita a guardare quella triste parete senza dire niente, "ti prego, puoi venire qui ed abbracciarmi?" non so perché, ma mi sono girata verso di lui, si avvicinò a me fino a incastrarci, avevo la faccia nell'incavo del suo collo ma continuai a non muovermi.
"Puoi baciarmi se vuoi" stava continuando con questa tecnica ridicola, "meglio di no" gli risposi e le mie labbra sfiorarono il suo collo e decisi di allontanarmi, non ce la facevo proprio a riprendere tutto come se niente fosse, a fingere che tutto fosse ok.
Lui si girò verso di me e io mi girai verso di lui e mi baciò, poi lo baciai io, ogni bacio ne tirava un altro e un altro ancora, sembravamo fatti per essere uniti "senti, non può funzionare così, non puoi dopo tutto quello che è successo ieri venire qui e comportarti in questo modo. Non ho la forza di subire ancora tutto questo".
Lui mi strinse le mani e mi guardo "mi dispiace per quello che è successo ieri, ma ho capito cosa voglio: e sei tu".
Ora, una persona normale avrebbe capito che da tutto questo non sarebbe potuto nascere niente di buono, ma io vi sembro una persona normale forse? Per me era meraviglioso, ero stata scelta, forse questa volta sarebbe stato diverso, forse mi avrebbe amato.
Iniziammo a baciarci e poco dopo eravamo nudi a fare l'amore come ogni giorno prima di ieri, per noi era diventata una cosa naturale, funzionavamo più da nudi che da vestiti quasi, le cose anche fuori cambiarono a poco a poco e come sempre non fu una scelta mia.
Quando eravamo fuori ed eravamo soli lui era continuamente vicino a me, mi abbracciava, mi coccolava mi riempiva di attenzioni ero diventata speciale ormai, una volta mentre camminavamo fuori poi capitò qualcosa che mi fece ancora più felice.
stavamo camminando fianco a fianco, io ero alla sua destra e lui aveva le mani in tasca, io iniziai a tirargli piccoli pugni a quella mano, fino a che lui non mi fermò la mano, la prese e la mise nella sua facendo combaciare le sue dita con le mie, io ritirai la mano.
Per me quello era un simbolo, io non sono una persona che gira man nella mano con le amiche, io lo faccio col mio fidanzato e già li è una sofferenza perchè io amo i miei spazi personali.
Lui però me la riprese, "mi piace stare mano nella mano con te", lo disse e mi sorrise, era un sorriso caldo, un sorriso che mi fece sciogliere e lo feci, dopo di che girammo sempre con le mani unite.
Un giorno andammo in un parco, un bellissimo parco, era pieno di animali e un sacco di persone erano li, era semplicemente splendido quel luogo, aveva anche quelle strutture per allenarsi e io ne approfittai per fare la scimmia.
Sin da piccola adoravo arrampicarmi e appendermi a testa in giù su quei pali orizzontali, le condizioni non erano proprio idonee avevo messo un vestito, ero a testa in giù e non m preoccupai molto, se non che Severus venne davanti a me e mi coprì.
"Non ti azzardare sai? Sono geloso, non puoi mostrare a tutti quello che mostri a me", se me lo avesse detto ora gli avrei riso in faccia ma allora mi sembravano meravigliose quelle parole, così scesi e lui mi baciò.
Quella sera andammo in un altro parco, era su una collinetta, il prato era di un verde smeraldo meraviglioso, ci eravamo organizzati con delle pesanti coperte e ci sedemmo per terra, io ero seduta su di lui ed eravamo abbracciati quando sentimmo un'esplosione.
Era un giorno qualunque, non capodanno e non natale e mentre eravamo li qualcuno decise di fare dei fuochi d'artificio, non erano quelli domestici ma quelli imponenti della grande cerimonie, non furono tantissimi, giusto quattro i cinque palle colorate che irruppero nel cielo notturno ma ciò bastò.
Eravamo soli in quel parco, sembrava fatto tutto su misura per noi, da quel omento in poi noi avremmo avuto per sempre i nostri fuochi, solo miei e suoi, tutto era perfetto in quello splendido momento.

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Capitolo 6
*** Plettro rosso ***


6 Quello è stato uno dei momenti più belli che mia siano mai capitati ma, come tutti i momenti, era destinato a finire, tutta la breve vacanza era finita, bisognava tornare alla triste realtà fatta di muri e di distanza.
Appena tornai a Hogwarts l'unico membro del mio gruppo era Asterope, iniziai così a parlarle con tutto l'entusiasmo del mondo di ciò che era successo, io ero euforica e ogni giorno ripensavo a quanto fossi felice.
Non durò molto però, tornai presto con i piedi per terra, io ero solo un'amica, non ero destinata a durare, ero stata una parentesi e tutto questo mi sommerse tutto in una volta, come se mi fossero caduti dei pesanti macigni sul petto.
La mia amica notò tutto questo e mi consiglio di prendermi del tempo per me, per pensare per capire, per vedere come agire; ci riflettei a lungo- no, mento forte, io faccio tutto troppo velocemente sempre- così gli scrissi dato che non potevamo vederci.
Feci una lunga lettera in cui gli esposi tutti i miei dubbi e le mie perplessità e anche i miei sentimenti, la risposta fu "ok" e da lì in poi il nulla, non un saluto non una parola, niente di niente.
Mi sembrava di impazzire, ero continuamente in altalena tra 'è un cretino meglio perderlo' e un 'ma io lo amo lo voglio al mio fianco' ed era continuamente un pianto disperato, mi sembrò di impazzire.
Qualche giorno dopo non riuscii più a rimanere nei miei propositi e tornai a scrivergli ma le cose erano cambiate, io non c'ero più, prima di allora ci sentivamo o vedevamo almeno una volta al giorno ora una volta ogni due o tre giorni per breve tempo.
Se avevo bisogno di aiuto non potevo contare su di lui, c'era sempre un motivo buono per rispondermi come se fossi l'ultima dei lebbrosi e una risposta scocciata.
Se prima mi era sembrato di impazzire ora lo ero sicuramente, analizzavo ogni singola parola che mi diceva o scriveva, ero continuamente in lacrime, non riuscivo a concentrarmi non riuscivo a fare niente, ero diventata come una pianta grassa.
Le cose nei mesi successivi furono uno strazio completo, arrivai veramente vicino al crollo mentale, era verso fine marzo e andai insieme ad Asterope a trovare sua sorella, era in un collegio insieme ad altri ragazze e ragazzi.
All'epoca era più popolato del solito perché c'era una festa e loro ospitavano anche persone esterne, e fra loro c'era un ragazzo, era un musicista, che aveva con se un pletto verde.
Vi starete giustamente chiedendo il perché di questa puntualizzazione ma è importante, quando andai da Severus lui mi regalò un suo vecchio plettro del tempo della scuola, lo fece perché era rosso, il mio colore preferito, e ci feci subito una bellissima collana.
Tornando a noi, la mia amica mi convinse a scambiare il mio plettro con quello del ragazzo, bene li fu il punto più basso della mia vita probabilmente, appena ebbi quel pezzo di plastica verde tra le dita corsi fuori in preda al panico e alla rabbia.
Mi sentivo persa, che senso aveva tutto questo? Quello era una cosa fondamentale per me e ora era persa per sempre, la mia mente si chiuse, niente aveva più un valore per me, tutto era perso, completamente disintegrato, non mi rimanevano nemmeno le briciole.
Accadde però qualcosa verso fine Aprile, ero in biblioteca e trovai una pergamena, era lì poggiata sul tavolo, stavo per buttarla ma vidi che era scritta "ciao, come va?", sintetico se non altro, e decisi di rispondere nonostante non fosse per me il messaggio "ciao, tutto bene, tu?".
Il giorno dopo tornai in biblioteca e sotto la mia risposta, con la stessa grafia del primo messaggio, c'era un'altra piccola scritta.

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Capitolo 7
*** Erroraccio ***


7 Scusate tanto ma ieri per sbaglio ho pubblicato il settimo capitolo dell'altra storia, vi chiedo scusa, questo è quello corretto



Lo sconosciuto, o sconosciuta, mi diceva di chiamarsi Revan, io risposi che mi chiamavo Alya e da li iniziammo a chiacchierare.
Lui dovevo sicuramente averlo visto ma il nome mi era nuovo quindi cercai a tutti i costi di immaginare chi potesse essere, sicuramente non era della nostra casa purtroppo, ci si conosce tutti bene o male e non c'era nessun Revan tra di noi.
Quel tipo di comunicazione purtroppo era scomodo, non si poteva sempre andare in biblioteca e il rischio che venisse buttato era alto, incantai quindi una pergamena e la lasciai accanto all'altra.
Non si poteva portare tecnologia a Hogwarts quindi l'unica cosa che potei fare fu che le pergamene comunicassero tra loro, ovviamente gli disse che se non voleva poteva non accettarle e lasciarla sul tavolo.
Poco dopo però sulla mia pergamena comparve la scritta 'certo che accetto', ero ancora in biblioteca e andai al tavolo per vedere chi potesse essere, dove c'ero io prima c'erano Zabini e un altro ragazzo grifondoro, doveva per forza essere lui.
Non mi convinse molto, non aveva un filo di barba e i capelli erano cortissimi ma almeno aveva la carnagione scura ed era moro con degli splendidi occhi neri.
Quando alzò la testa lo salutai, lui mi guardò in modo perplesso -del resto era un grifondoro non un corvonero- allora gli indicai la pergamena e capendo ricambiò il saluto.
Tutto finì li però, bella grazia che avevo avuto il coraggio di fargli capire chi fossi, mi sbagliavo a riguardo, non lo avevo mai notato, forse era più grande o non so, ma era sicuramente uscito dai miei radar.
Si rivelò giusta la mia intuizione, era al settimo anno, continuammo così a parlare del più e del meno però sempre più in profondità, un giorno era sabato notte se non erro, mi arrivò un suo messaggio che mi turbò e non poco 'mi sono innamorato di te'.
Panico totale, a parte che io non sono il tipo di persona che ama queste cose ma questa mi sembrava proprio una presa per il culo bella e buona, era circa una settimana che ci parlavamo e tu ti innamori di me? Ma soprattutto, io avrei dovuto crederci?
Gli chiesi spiegazioni e lui semplicemente si limitò a dire che era successo, ok lo ammetto a me non dispiaceva, anzi iniziava a interessarmi ma perchè mai devi comportarti così? Mi disse che era ubriaco e che mi parlava col cuore in mano.
Non me ne vogliate, ma a differenza di quel che si dice io agli ubriachi non credo nemmeno per sbaglio, così la mattina dopo gli chiesi lumi riguardo al suo messaggio e lui non sapeva di cosa parlassi, gli dissi allora che mi aveva confessato di provare qualcosa per me.
Lui non negò, disse che era vero e mi chiese se volessi uscire insieme il sabato dopo, io accettai, iniziammo però a vederci lungo i corridoi e a salutarci e occasionalmente scambiammo quattro chiacchiere, per me era strano, voglio dire l'avevo conosciuto tramite pergamena ed era un grifondoro.
Il sabato ero nervosa, non ero mai uscita con nessuno in quel modo prima di allora, mi recai con parecchio anticipo volevo sedermi e bere qualcosa di caldo prima di incontrarlo.
Scelsi un tavolino per due e ordinai una cioccolata, non la amavo in generale, ma in quel posto era veramente magica, poco dopo che ebbi iniziato a bere Severus si sedette al mio tavolo, io guardai l'ora, non mancava troppo al mio appuntamento, roba di dieci, quindici minuti e lui iniziò a parlare "scusa ma il tavolo è occupato ti spiacerebbe spostarti?".
Lui mi guardò storto "in che senso il tavolo è occupato?", "nel senso che sto aspettando qualcuno che potrebbe arrivare a breve. Non sarebbe carino se mi trovasse al tavolo con qualcun altro" ci rimase di stucco, "ah, ok. Bhe mi raccomando fatti sentire ogni tanto".
Giustamente, ci mancava questa no, ma soprattutto stai sereno che sarò io a farmi sentire, poco dopo però fortunatamente arrivò Revan, per prima cosa mi abbracciò.
Rimasi di stucco, era come se fosse il primo abbraccio di tutta la mia esistenza, era diverso da tutto ciò che avessi mai ricevuto prima, e anche il suo sguardo lo era, mi sembrava di essere la sola persona presente in quella stanza.
Lui mi guardava e mi stava parlando mentre io ero nel più totale silenzio, assorta nei miei pensieri lo fissavo, non ero più certa nonostante tutto di voler essere li, e soprattutto mi domandavo come mai fossi giunta fino a quel punto.

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Capitolo 8
*** Ma tu guarda ***


8 Quando lui ebbe finito di consumare la sua ordinazione ci alzammo dal tavolo e iniziammo a camminare, poco a poco iniziai ad aprirmi e a scherzare insieme a lui, era veramente piacevole nonostante il mio approccio verso l'altro sesso sia tipo 'ti prendo a cazzotti così capisci che mi piaci'.
Ci trovavamo bene tra un mio pugno e una sua spinta, ridemmo di gusto per molto tempo, era una mezz'ora che camminavamo e decidemmo di prenderci una pausa su una panchina.
Poco a poco io e lui ci avvicinammo fino a baciarci, era strano, era come se vedessi tutto da fuori in quel momento, stavo baciando un ragazzo che con cui parlavo da circa mezz'ora... sapevo già come sarebbe andata a finire, una settimana bellissima e poi chi si è visto si è visto.
Mi si chiuse lo stomaco ma continuai a stare con lui, ci tenemmo tutto il giorno per mano e ci baciammo fino a ora di rientrare, nessuno a parte me e lui sapeva niente, ma questo mistero non sarebbe rimasto a lungo, avevamo entrambi il collo pieno di piccoli segni viola inconfondibili di una bella giornata.
Prima però di rientrare e di lasciarci tutto dietro ci appartammo un attimo per scambiare due parole, lo guardai dritto negli occhi "e ora?", lui ricambiò il mio sguardo "cosa?", era difficile parlare con un groppo allo stomaco "intendo dire, hai ancora intenzione di uscire con me? Che rapporto vorresti avessimo?".
Rimase un attimo in silenzio "è la prima volta che usciamo, non posso sapere già cosa voglio", continuavo a fissarlo "non ti ho chiesto di sposarmi domani. Voglio solo sapere cosa vuoi da me", iniziò a guardarmi anche lui "facciamo così, intanto domani usciamo poi vedremo".
Fu un duro colpo, solo pochi mesi prima avevo -se così si può dire- perso una persona fondamentale per me e ora anche questo, forse allora ero io il problema, era colpa mia che non riuscivo a farmi amare.
Andai a letto praticamente subito, sia per la stanchezza, che per l'ansia, ma soprattutto perchè il giorno dopo sarei dovuta di nuovo uscire insieme a Revan, non ero certa di essere pronta ma volevo farlo, così chiusi gli occhi e sperai per il meglio.
La mattina venne presto, mi svegliai verso le sette l'appuntamento però era per le nove quindi decisi che avrei dormito giusto altri cinque minuti e così feci.
Chiusi gli occhi e li riaprii qualche secondo dopo pensando di aver dormito qualche minuto ma in realtà erano le nove e cinque!
Mi vestii che Flash scanzati, corsi come una povera pazza e Severus cerco di fermami per scambiare due parole ma io tirai dritto ignorandolo completamente, già ero nervosa se mi fossi anche messa li a parlare con lui ciao proprio, quando arrivai li e raccontai tutto ridemmo insieme della mia ignorantitudine.
Passammo tutto il giorno insieme guancia a guancia, rimanemmo tutto il giorno in un parco fuori dal paesino dovevamo essere veramente belli insieme perchè una strega avrebbe voluto farci una foto.
La sera purtroppo arrivò presto e ci separammo, poco dopo che tornai nel mio dormitorio mi arrivò un messaggio di Revan 'ho parlato di te ai miei amici come la mia fidanzata', la morte, solo io so i battitati che ho perso in quel momento, la mia felicità era fuori dal mondo.
Ero lì come una povera quindicenne in preda a crisi ormonale quando bussarono alla porta, era Severus lo lasciai entrare e gli diedi subito la bella notizia io ero entusiasta ma il suo viso non cambiò espressione.
Era impassibile come se non avessi parlato, pensavo che sarebbe stato felice, che avrebbe gioito insieme a me mentre si limitò a guardarmi "mah, mi sembra un po' presto per fidanzarti non ti pare? Manco ti conosce e dice che sei la sua fidanzata...".
Io mi fermai, quale era il problema di tutto questo? Io ero felice quindi non vedo perchè lui non potesse esserlo "a me piace, a lui piaccio non vedo il problema scusa", lui si limitò ad alzarsi in piedi e a raggiungere la porta "sono felice per te allora, devo andare, ci vediamo".
Si chiuse la porta alle spalle lasciandomi li, come una povera cretina, ero ferma e impassibile, cosa stava succedendo? Perchè non era felice? Questa cosa mi lasciava perplessa e mi faceva anche arrabbiare e non poco.
Cosa c'era che non andava nella mia felicità?

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Capitolo 9
*** Damocle ***


9 La risposta era niente.
Io avevo il diritto di essere felice a fianco a qualcuno che riuscisse ad amarmi come lui non riusciva.
Il sabato successivo uscii di nuovo con Revan ma fu diverso, lo feci dormire da me, io avevo voglia di farci l'amore ma lui era timido, non sapeva come comportarsi, non voleva ferirmi e aveva paura che io reagissi male.
Io invece non avevo nessuna di queste cose in mente, volevo solo vederlo completamente nudo nel mio letto a fare l'amore con me, decisi che non avevo tempo per essere timida e impacciata così gli presi una mano e la misi sulla nuda pelle del mio seno.
Accelerammo notevolmente i ritmi tanto che poche ore dopo eravamo nudi e sfiniti e pronti alla cena, avevo la testa sulla parte destra del suo petto e lo guardai, fu un attimo "ti amo".
Quel ti amo non proveniva da lui ma dalla mia bocca, gli avevo appena detto che lo amavo, ma perchè? Cioè era vero per carità, ma perchè avrei dovuto dirglielo? Lui fece una faccia che ricorderò per sempre.
Sinceramente non riuscirei a descrivere quell'espressione, non la rividi mai in vita mia ma non me la scorderò mai, furono momenti infiniti di silenzio imbarazzante, stavo per dire che non importava se non mi amava, che ero stata impulsiva e di ignorarmi ma, prima che aprissi bocca, lui mi fisso dritta negli occhi "ti amo anche io".
Mi era andata bene, per una volta nella vita mi ero sentita dire ti amo da qualcuno che non fosse, almeno per ora, un perfetto idiota, lui era consapevole di ciò che aveva appena detto e il suo sentimento era reale.
Ci rivestimmo e raggiungemmo velocemente la sala grande, andammo a sederci insieme alle mie amiche, una presentazione era d'obbligo, qualcosa non andava però, era come se avessi ricevuto un peso addosso appena messo piede in quella stanza.
Iniziai in maniera discreta a cercare di capire cosa non andasse, cosa non rendesse tutto perfetto quella sera e non ci misi molto a capirlo, era uno sguardo ed era di troppo, era il SUO sguardo.
Lo sguardo di qualcuno che invece che aiutarti cerca di scavarti una buca ancora più profonda di quella in cui tu già non sia, ora la vedo così, ma allora era come una spada di Damocle appesa sulla mia testa, lui mi voleva più bene di tutti e mi conosceva meglio di chiunque altro quindi avrà avuto i suoi buoni motivi per fissarmi così no?
Appena rientrammo nella mia stanza R -prendete per buona questa abbreviazione- mi guardò "vorrei tu venissi da me domani, vorrei farti conoscere la mia 'famiglia'".
Mi mancò immediatamente il fiato, gli avevo detto ti amo dieci minuti fa e ora mi sentivo un cappio invisibile attorno al collo che stringeva e i miei piedi non erano sorretti da niente, mi sembrò di morire in quel terribile attimo.
"Volentieri" fu la sola cosa che riuscì a dire, la serata passò tranquilla, dopo poco lui già dormiva mentre io non avevo chiuso occhio nemmeno per errore, prima di passare la notte da lui decidemmo di andare a fare un giro.
Rimanemmo fuori fino a sera, il percorso che dovemmo fare per tornare al castello mi sembrò infinito ogni passo era più pesante dell'altro, ogni cosa che facevo era un macigno che si posava su di me, arrivai davanti al cancello mi sembrava di strisciare come un verme nel fango.
"So che ti ho detto ti amo e non mentivo, ma io non sono il tipo. Io ho bisogno dei miei spazi, del mio tempo, non riesco a immaginarmi a passare del tempo con qualcuno che non sia io. Verrò volentieri sta sera da te ma ti prego, prendiamoci qualche giorno distanti, ho bisogno di respirare".
Lui non disse molto, ma lo fece il suo sguardo, si limitò a rassicurarmi e farmi capire che tutto andava bene e che non aveva problemi a riguardo.

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Capitolo 10
*** Piediburro ***


10 Cenammo e il momento in cui dovevo entrare nella bocca del leone era sempre più vicino.
La cena a differenza di quella camminata sembrò brevissima, era già ora di entrare in quel covo di serpi e in questo caso no, non era un complimento, appena finimmo iniziammo a dirigerci alla sua sala comune e io avevo la morte nel cuore.
Facemmo solo qualche metro prima che una voce da dietro di me mi richiamasse "Alya" ci girammo entrambi, era Severus, Revan rimase dov'era e io mi diressi verso di lui "sta sera ti va di scambiare quattro chiacchiere?", io feci un espressione rammaricata "mi spiace ma sta sera dormo da lui".
Mi voltai con la morte nel cuore e tornai da Revan, mi sarebbe piaciuto rimanere li a parlare con Sev invece che andare a dormire con i grifoni ma ormai avevo preso l'impegno, entrare in quella sala fu strano, tutti si girarono a guardarmi, in fondo non ero 'una di loro'.
Un ragazzo mi guardò spavaldo e mi disse per deridermi "guarda che mi sa che hai sbagliato sala" con una risatina di scherno insieme ai suoi amici, io i limitai ad alzare un sopracciglio "ha ragione, io faccio parte di quelli intelligenti a differenza tua".
Calò il silenzio fino a che Rev non si mise a ridere "te la sei meritata questa Seamus" e tutta la sala scoppiò a ridere insieme a lui, mi fece molto piacere era come se mi stesse proteggendo, era la prima volta ed era veramente bello.
Il resto della serata fu tranquillo, rimanemmo tutta la sera a ridere e scherzare con i suoi amici, alla fine non erano così male e presto andammo a letto facemmo l'amore e quando eravamo sazi l'uno dell'altra iniziamo a parlare.
Io non volevo avere segreti con lui e soprattutto non volevo perdere Severus quindi gli raccontai tutta la verità a riguardo, gli dissi che avevamo fatto l'amore e che nonostante tutto gli volevo ancora bene e volevamo rimanere amici lui storse il naso ma era o così o così.
Sarei dovuta andare tornare alla mia sala e diluire gli incontri ma non volevo, così gli chiesi se potessi rimanere un'altra sera con lui e accettò, decisero di tornare a Hogsmeade questa volta andarono alla Sala da tè di Madama Piediburro.
Quel posto era semplicemente orribile, pieno di pizzi, merletti e rosa brrr non si affrontava, però aveva dei tè che valevano la pena, ci sedemmo di fronte e iniziammo a parlare poi Sev entrò e venne a sedersi vicino a noi.
Lui fece una qualche battuta idiota e Rev gli rispose per le rime, allora decisi che era abbastanza e chiesi a Severus se potesse andare a sedersi altrove che volevo rimanere sola con il mio uomo.
Era una situazione terribile io tenevo a entrambi e la persona che mi amava e che io amavo soffriva di questa cosa ma io non potevo rinunciare a Sev e abbandonarlo, eravamo migliori amici e probabilmente provavo ancora molto per lui, è come quando si perde un arto, lo si sente ancora per parecchio tempo nonostante sai di non averlo più.
Quindi andammo avanti così, io e Rev non ci separavamo mai, eravamo diventati un mollusco bivalve a detta di Asterope e io ne ero felice, per la prima volta in vita mia la solitudine era una sofferenza, qualcuno era riuscito a farmi amare la sua compagnia.
Sev non voleva stare con me se c'era il mio fidanzato e il mio fidanzato non era entusiasta di sapermi insieme a lui lo capivo ma poco mi importava, era più importante riuscire a stare con entrambe le due persone che per me valevano più di ogni altra cosa al mondo.
Era tutto agrodolce, il mio migliore amico odiava il mio fidanzato e il mio fidanzato aveva il mal di stomaco ogni volta che io parlavo con Sev, ed entrambi non facevano altro che cercare di farmi capire chi dei due fosse il meglio per me ma separatamente stavo bene con entrambi.
Il problema era che io lo sapevo chi era il meglio per me, ma non riuscivo a smettere di sentire quella persona a cui tenevo così tanto, in fondo era sempre il mio migliore amico no? Ok mi feriva a volte ma lui sicuramente mi voleva tantissimo bene, non potevo fargli questo.

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