Runaway Candy -il dolce prezzo dell'amore. di ValeUchiha07 (/viewuser.php?uid=857723)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capito II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVIII ***
Capitolo 19: *** Capitolo XIX ***
Capitolo 20: *** Capitolo XX ***
Capitolo 21: *** Capitolo XXI ***
Capitolo 22: *** Capitolo XXII ***
Capitolo 23: *** Capitolo XXIII ***
Capitolo 24: *** Capitolo XXIV ***
Capitolo 25: *** Capitolo XXV ***
Capitolo 26: *** Capitolo XXVI ***
Capitolo 27: *** Capitolo XXVII ***
Capitolo 28: *** Capitolo XXVIII ***
Capitolo 29: *** Capitolo XXIX ***
Capitolo 30: *** Capitolo XXX ***
Capitolo 31: *** Capitolo XXXI-Epilogo ***
Capitolo 1 *** Capitolo I ***
RUNAWAY CANDY
– Il
dolce prezzo dell’amore
Capitolo
I
Era
passata oramai più di una settimana da quando Sakura aveva
ricevuto
quell’invito.
Era
passata
oramai più di una settimana da quando la sua concentrazione
al lavoro era
andata a farsi fottere.
La giovane dottoressa non riusciva a
capacitarsi di
come una semplice carta rigida color pesca avesse potuto risvegliare in
lei
fantasmi e ferite mai cicatrizzate.
La ragazza era totalmente investita da
ricordi, dolori e sofferenze e non prestava minimamente attenzione alla
persona
all’interno del suo studio.
Poteva
citare il contenuto della lettera a memoria, non che fosse
particolarmente
difficile, per la frequenza con cui era solita prenderla, leggerla e
tenerla
fra le dita.
“
Sakura Haruno e Compagno. Il Signor e la Signora Haruno hanno
l’estremo piacere
di invitarla al matrimonio della loro figlia Ino con Sai Yamanaka, il
Sabato 25
Giugno alle 15:00 nella Chiesa Parrocchiale di San Paolo. Gli Sposi
saranno
lieti di salutare parenti ed amici nella settimana precedente alle
nozze presso
Villa Haruno. E’ gradita gentile conferma.”
La
sola idea di tornare a Suna, a casa la destabilizzava.
Ancora dopo cinque anni
non era pronta a rivedere gli occhi delusi di suo padre e quelli severi
di sua
madre arresa, da tempo, all’idea che non sarebbe mai riuscita
a cambiarla, a
renderla perfetta, a renderla Ino.
Non sarebbe voluta tornare neanche per
il
matrimonio di sua sorella.
Sin
da bambine chiunque le avesse viste insieme avrebbe fatto fatica a
dirle
sorelle, a rintracciare dei tratti comuni. Effettivamente Sakura ed Ino
erano,
pressoché, il giorno e la notte. Lei corti ed insoliti
capelli rosa, occhi
verdi, snella e poco formosa; l’altra lunghi capelli biondi,
occhi azzurrissimi,
sinuosa e provocante nelle sue giunoniche forme.
Se già
nell’aspetto fisico erano agli antipodi, le differenze
maggiori continuavano
a palesarsi ancor di più a livello caratteriale. La rosa era
una ragazza
all’apparenza timida, riservata, diligente e per lo
più restia ai ricchi
salotti cui la sua benestante famiglia era solita partecipare. La
bionda, al
contrario, sembrava nata per vivere in quell’ambiente
sfarzoso in cui il suo
essere esuberante, carismatico e seducente si muoveva perfettamente.
A
causa della sua natura titubante e riservata la madre aveva, per lungo
tempo,
cercato di rendere Sakura presentabile ed adatta all’alta
società ma il risultato
fu uno scandalo ed un fiasco senza precedenti.
Una sconfitta talmente grande
che aveva portato la ragazza ad andarsene da casa, a trasferirsi a
Konoha ed ad
iniziare qui una nuova vita in cui fosse semplicemente Sakura, e non la
strana
e fuori luogo figlia dei ricchi coniugi Haruno.
Impugnando quella
partecipazione nuziale, la ragazza poteva solo immaginare la faccia
compiaciuta
di sua madre nel far apprendere a tutti che la figlia prediletta
finalmente
convolava a nozze, dopo un lungo fidanzamento, con il giovane e ricco
rampollo
Yamanaka.
Sakura sognava solo che un giorno
quello sguardo pieno di
soddisfazione sarebbe potuto esser rivolto anche a lei.
Lo scappare a Konoha,
però, cinque anni fa aveva reso questo desiderio
impossibile. A posteriori,
sicuramente, non era stata la scelta giusta ma l’aveva fatto
principalmente per
i suoi genitori e non l’avrebbero mai saputo.
A Konoha, Sakura aveva finalmente
trovato la
sua dimensione, lontana dalle malelingue che l’avevano
giudicata senza ritegno
dopo il misfatto.
Naturalmente,
all’inizio non fu semplice badare a sé, senza
poter contare sugli agi, i
comfort ed i soldi della sua famiglia ma la ragazza riuscì a
tirar fuori una forza
sovrumana che non credeva di avere, raggiungendo in breve tempo, tutti
gli
obiettivi che si era prefissata.
A
Konoha era così riuscita ad imporsi, laureandosi a pieni
voti in medicina e diventando
poi, sotto l’ala protettrice del miglior medico della
città Tsunade, un’importantissima
e nota primario, seconda a nessuno nonostante la giovane
età.
Il
fiore di ciliegio era finalmente fiorito. Sakura, dopo anni, si sentiva
fiera
di sé, e perfettamente a suo agio nei propri panni. Tutto
ciò che possedeva, lo
doveva solo ai suoi sforzi e ai suoi sacrifici.
La straordinaria e serena primavera
esistenziale nella quale viveva era stata, però, ora, come
un fulmine a ciel
sereno, scossa da un semplice e rigido foglio color pesca che aveva
riportato alla
luce il suo unico insuccesso, la sua più grande sconfitta,
il suo solo obiettivo
ancora da depennare: l’esser apprezzata dai suoi genitori per
il suo essere e
per le decisioni prese in passato.
Dopo
la fuga da Suna, la rosa aveva tagliato i ponti con tutti, tranne che
con sua
sorella.
Ino aveva mantenuto nei suoi confronti
quel solito atteggiamento
protettivo e difensivo che mostrava per la sorella sin da
bambine.
Nonostante
le mille differenze, le due erano, infatti, estremamente legate e
proprio in
virtù di questo forte e speciale legame, la giovane primario
era cosciente del
fatto di non poterle causare un tale dispiacere declinando il suo
invito e
rigettando la sua volontà di volerla come prima damigella in
un giorno per lei
così importante. Sakura sapeva quanto Ino silenziosamente
avesse, in quegli
anni, lavorato per riallacciare i rapporti fra lei ed i suoi genitori,
difendendola sempre a spada tratta sebbene fosse all’oscuro
dei motivi che cinque
anni fa l’avevano spinta ad intraprendere un passo
così avventato ed
inaspettato. L’aveva fatto e basta perché le
voleva bene.
Quell’invito
stesso, seppur così formale e distante da parte dei suoi
genitori era la prova
tangibile e concreta del suo operato. L’Haruno era quindi
cosciente che fosse
oramai giunto il momento di impugnare la cornetta e darle conferma.
Ino
lo meritava, le aveva già mentito abbastanza. La bionda
aveva, infatti, provato
più volte a raggiungere la sorella a Konoha ma Sakura, per
non crearle maggiori
problemi con i suoi, aveva inventato scuse su scuse per impedirle di
venire,
mettendo dapprima davanti i suoi impegni lavorati e poi una relazione
inesistente con un ragazzo perfetto che Ino bramava da tempo di
conoscere e che
a quanto pare auspicava di vedere alla sua cerimonia dato quel “e
compagno”
che affiancava il suo nome nella lettera di partecipazione.
Sakura in meno di 72 ore
doveva non solo preparare una scomoda valigia ma
doveva anche e soprattutto trovare un fidanzato all’altezza
delle sue bugie.
Era un labirinto di menzogne e segreti dal quale non era in grado di
uscire.
-S
A K U R A! Mi stai ascoltando?
Il
rimprovero di una donna bionda sulla cinquantina, ridestò
completamente Sakura
dallo stato di trance in cui era piombata, facendole cadere la rigida
carta
color pesca dalle mani.
La
ragazza guardò così finalmente il suo mentore
Tsunade negli occhi.
-Veramente
no, Signorina mi scusi.
-Dicevo. Sbuffò. Mi sembra chiaro che tu abbia un
problema.
E’ una settimana che ti osservo e non intenzione di lasciare
il tuo ufficio
finché non mi dirai cosa ti passa per la mente.
L’ospedale ha bisogno di te al
100%. Sono a tua completa disposizione.
Sakura
guardò la donna con occhi commossi e pieni di gratitudine.
Si era legata a
Tsunade sinceramente. A lei doveva tutto, il suo lavoro, il suo
benessere, la
sua serenità. Tutto era legato a quell’ospedale e
di conseguenza a Tsunade.
Nessuno aveva mai creduto tanto in lei.
Era
la persona più vicina ad un famigliare che ora avesse.
-E’ una
storia lunga e complicata… cominciò
la ragazza già con la voce rotta.
-Tranquilla
abbiamo tutto il tempo
di questo mondo.
In
quella stanza, all’interno dello studio di Sakura, le
gerarchie ospedaliere
erano venute meno, completamente sgretolate. C’erano solo due
donne che si
conoscevano, si volevano bene ed avevano fiducia l’una
nell’altra, non il
primario dell’ospedale e la sua caposala.
-Ok Signorina
Tsunade ora le dirò tutto, la
prego mi aiuti non so che fare!Ecco perché sono venuta a
Konoha. Questa
lettera, questa maledetta carta rigida pesca è il mio
problema!
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Capitolo 2 *** Capito II ***
Capitolo
II
Suna. Cinque
anni prima.
Ero sempre stata restia al partecipare alle feste mondane cui io e la
mia famiglia eravamo settimanalmente soliti andare. Le trovavo,
così, noiose, artefatte, quasi surreali.
Decisamente non il posto adatto per una ragazza come me.
Mi sentivo sempre inadatta, fuori luogo.
Odiavo la sensazione di tutti quegli sguardi scrutatori puntati
addosso, pronti senza remore a ferirti al primo passo falso.
Odiavo, oltremodo, ostentare la nostra ricchezza, il doversi mostrare
perfetti.
Io , senza dubbio, non mi ci sentivo, non lo ero e probabilmente non lo
sarei mai stata.
Mi ero sempre ritenuta una ragazza fortunata che dalla vita avesse
avuto tutto ma la perfezione era altro.
Non mi era mai mancato, certo, alcun tipo di comfort ed avevo una madre
presente, alle volte, forse, anche troppo ed un padre che appena il
lavoro glielo permetteva, faceva di tutto per esaudire i nuovi desideri
delle figlie. Una normale quotidianità, però, ci
mancava.
Ero sempre stata convinta, quindi, che le famiglie perfette non
esistessero. Ogni famiglia è perfetta a suo modo.
Odiavo dover indossare , settimanalmente, una maschera che sentivo non
starmi bene per niente. Volevo essere me stessa.
Quella volta, ricordo, fu ancora più difficile convincere
mia madre a lasciarmi a casa. Mio padre stava per concludere un affare
molto importante con gli Akasuna e nessuno della famiglia poteva,
dunque, evitare di partecipare a quel salotto che sicuramente avrebbe
segnato uno degli step iniziali della riuscita della trattativa
contrattuale.
Papà gestiva la più importante azienda
d’import/export di Suna che riusciva a collegare e a far star
al passo con i tempi la nostra isolata cittadina con il resto del
mondo.
Per mantenere, però, una così alta linea di
connessione risultava necessario inglobare nella società
soci che disponessero d’un impero di materie prime da poter
permettere, così, alla città d’avere
sempre più richieste commerciali e di conseguenza
più servizi.
Tanti più amici avevi, tanto più riuscivi ad
esser competitivo.
Gli Akasuna rappresentavano, quindi, per l’azienda una vera e
propria svolta economica perché erano di loro
proprietà la maggior parte delle sabbie bitumose di Suna.
Quella volta, dunque, più che mai non potevo esimermi
dall’indossare la mia maschera da cerimonia.
Aiutata, così, come sempre, da Ino e munita del mio vestito
migliore, a malincuore, dovetti cedere ai nervi di mia madre.
Tutto procedeva come al solito. Stesso champagne, stesse ostriche,
stesso caviale, stesse facce. Tutto procedeva come al solito o almeno
così credevo.
Ad un tratto, infatti, un bellissimo ragazzo dai capelli rossi e dai
lineamenti estremamente delicati si avvicinò al mio angolo
d’isolamento e sfoderando i suoi grandi e profondi occhi
nocciola, si presentò.
Oltre che estremamente bello, Sasori, così si chiamava, era
un ragazzo dolce, interessante, a tratti insolito e proprio in sua
compagnia passai l‘intera stranamente piacevole serata.
Dopo la sua conoscenza, per la prima volta, dopo 23 anni, avevo voglia
di tornare ad una festa.
Per tutta la durata dell’evento, mia madre non aveva fatto
altro che mandarmi sguardi d’approvazione che ovviamente io
non riuscii ad interpretare e a comprendere.
Fu Ino, poi, a districarmi la matassa.
Restai shockata nello scoprire che quel Sasori altri non era che
l’Akasuna no Sasori figlio della prestigiosa famiglia con la
quale mio padre voleva entrare in società e che di
lì a poco sarebbe diventato l’erede di
quell’impero di sabbia a causa dell’ormai anziana
età del padre.
Restai di sasso ma ricordo perfettamente che la cosa che mi
stupì di più fu il fatto che il ragazzo non
dimostrasse i suoi trent’anni.
Non passò molto tempo, da quella fatidica sera, che io e
Sasori cominciammo a fare coppia fissa.
Mia madre Mebuki era, in quel periodo, la donna più felice
sulla faccia della terra.
Il veder le sue due figlie rispettivamente fidanzate con i figli di due
delle famiglie più prestigiose di Suna era per lei motivo di
gioia e di vanto all’interno dell’alta
società. Contrariamente a me, Ino era sempre stata
circondata da ragazzi che le facevano la corte e con i quali
intratteneva rapporti non più lunghi di ventiquattro ore. Si
annoiava facilmente ma con Sai, ora, era diverso, estremamente diverso.
Stava cambiando, maturando anche lei. Mia sorella mi raccontava spesso
di quanto lo Yamanaka fosse insolito ed avesse il potere di fargli
scoprire il mondo da una nuova prospettiva per la quale aveva
totalmente perso la testa.
Mia madre aveva per noi sempre desiderato il massimo ed ora lo stavamo
avendo.
Tutto sembrava andare alla grande, anche l’azienda aveva
preso il volo.
Senza volerlo, il mio coinvolgimento amoroso con il rosso era stato una
delle chiavi di riuscita del tanto agognato accordo.
In poco tempo, la nostra famiglia e quella di Sasori erano divenute
molto amiche.
Nella serenità ed agio più totale passarono,
quindi, otto mesi.
La vigilia di Natale di quello stesso anno, Sasori sorprese tutti
chiedendomi in sposa per la felicità mia e di tutti i
presenti.
Credevo di toccare il cielo con un dito.
Da quando lo avevo incontrato mi sentivo a mio agio persino
all’interno di quei salotti che non mi erano mai appartenuti.
Avevo trovato una mia dimensione.
Un matrimonio a soli ventiquattro anni poteva, forse, dirsi avventato
ma io ero sicurissima del sentimento che provavo per Sasori e nessuna
paura mi avrebbe fatto desistere. Il mio cuore sentiva che al mondo non
sarebbe mai potuto esistere un uomo che mi capisse e leggesse dentro
come lui, un uomo migliore di lui.
Mio futuro marito sapeva regalarmi perfettamente attimi di estrema
passione e momenti di inaudita innocenza e romanticismo. Era
semplicemente perfetto, un mix letale per il mio cuore.
Credevo di vivere in una di quelle favole sulle quali fantasticavo
incessantemente da bambina. Avevo sempre sognato l’Amore con
la A maiuscola, la mia fiaba personalissima e ora, potevo leggerla. Era
chiarissima.
La giovane e timida ragazza da tutti ritenuta strana, insolita che
riusciva, finalmente, ad imporsi e a sentirsi a casa grazie
all’amore salvifico del bellissimo principe.
Sasori, senza dubbio, poteva definirsi la sua casa, il suo principe.
Per la prima volta, in tutta la sua vita si sentiva bella, persino
più bella di Ino e riusciva a cogliere alla perfezione gli
sguardi carichi d’amore e d’orgoglio dei suoi
genitori.
Credeva d’aver trovata se stessa.
Nulla avrebbe potuto scalfire questa nuova Sakura, nulla avrebbe potuto
schiacciarla, nessuno l’avrebbe mai più fatta
sentire inadeguata.
Nulla tranne lo scoprire quale mostro si celasse, in realtà,
dentro Sasori.
Non c’era nessun principe a salvarla. Nessun Amore degno di
tale sentimento.
Era caduta vittima degli effetti della mela avvelenata. Nessun
risveglio fu mai più doloroso.
Ogni amore sbagliato ha il suo costo, Sakura decise di tenerlo,
amaramente, nascosto.
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Capitolo 3 *** Capitolo III ***
Capitolo III
La
preparazione del matrimonio procedeva a
gonfie vele.
Quel
giorno avevo, anche, finalmente,
trovato il vestito che mi avrebbe reso sua per sempre.
Mia
madre ed Ino mi accompagnarono. Non fu
facile metterle d’accordo, trovare qualcosa che rispecchiasse
i loro gusti ma
quell’abito era riuscito in quell’ardua impresa.
Il
vedermi bianco vestita mi causò una
fortissima fitta al cuore ma non piansi.
Avevo
sempre creduto che il vedermi in
abito da sposa mi avrebbe causato un’ampia elargizione di
lacrime ma a quanto
pare le mie fantasticherie fanciullesche erano errate.
L’unica
cosa che volevo era tornare il
prima possibile da Sasori, gettarmi fra le sue braccia.
Anche
se era tardi ed
io, così, esausta.
Ultimamente,
per via degli impegni e dei
preparativi nuziali, eravamo troppo distanti.
Decisi,
quindi, di fargli una sorpresa,
raggiungendolo al lavoro.
Nell’ultimo
periodo mio futuro marito si tratteneva,
spesso, lì.
Diceva
che così scaricava tutta l’ansia e la
tensione che il matrimonio, inevitabilmente, ci causava.
Non
ricordo la porta del suo ufficio, i
gradini corsi per arrivare al primo piano, il mio scalpiccio mentre
percorrevo
il corridoio, senza accendere le luci tanto la sua porta era
semi-aperta e ciò
bastava a scorgere il necessario.
Sentivo
la sua voce ovattata, ancora
lontana.
Man
mano che mi avvicinavo quelle che mi sembravano sillabe divennero
gemiti.
Tutti
i suoni spezzati sinora pronunciati
finirono per condensarsi in un’unica agonizzante parola.
Non
si baciarono mai e neppure si guardarono
negli occhi. C’era solo desiderio fra loro.
Vidi,
solo, i loro corpi intrecciati che si
desideravano e chiedevano sempre di più.
Vidi,
solo, quello che credevo esser il mio
principe con la nostra wedding planner.
Vidi
il mio ragazzo fare ardentemente sesso
con un’altra donna ma la mia testa andava, ancora, per conto
suo.
“E mi
ricordo di un attimo in cui, all’improvviso, sentii al cuore
la stessa fortissima fitta provata in mattinata”.
Vidi
tutte le mie certezze sgretolarsi come
un castello di sabbia davanti a quello spiraglio di luce.
Non
avevo trovato alcuna casa, alcun vero
amore, nessuna personalissima e magica favola.
Ero,
di nuovo, all’angolo della sala. Da
sola.
Il
sentirmi alle corde, ancora una volta,
generò in me una rabbia sovraumana ed incontrollata che mi
portò a sbattere
rumorosamente e violentemente quella maledetta porta semi-aperta.
Il
rumore sordo del mogano ridestò tutti ed
ebbe come risultato il catalizzare dei loro occhi lussuriosi sulla mia
fragile e
spezzata figura.
Ricordo
solo silenzio, un pesantissimo
e rumorosissimo silenzio e quegli sguardi carichi su di me.
Decisi
di fare qualcosa, stavo soffocando,
mi mancava l’aria.
Immediatamente
mi scagliai contro di loro,
urlando quanto, in quel momento, il ragazzo mi facesse schifo.
Era
un mostro ed
io mi ero illusa così tanto d’esser speciale,
d’esser unica e bellissima per
qualcuno.
Sasori
aveva due personalità: una buona,
dolce e fanciullesca; l’altra nascosta, diabolica e
peccaminosa che sapeva
muovere, perfettamente, come i fili di una complicata marionetta.
Mi
sentii, esattamente, come un fantoccio
nelle mani esperte di un burattinaio che aveva saputo approfittare
delle mie
insicurezze, delle mie debolezze e della mia sensibilità per
arrivare, facilmente,
all’azienda di mio padre, ricoprendo, così, al suo
interno un ruolo di
maggioranza. Con il
matrimonio, infatti,
l’Akasuna avrebbe acquisito anche le mie quote societarie.
Non
avevo più intenzione di giocare, di
farmi usare.
Nessuno
mi avrebbe più visto in quello stato.
Era
giunto il momento che Sasori si
assumesse le proprie responsabilità.
Non
sarei stata di certo io a parlare con i
nostri genitori, a spezzargli il cuore e a compromettere per sempre i
rapporti
tra di loro.
Le
mie parole al veleno furono,
imprevedibilmente, soppiantate dalla risata glaciale, cattiva e
diabolica del
ragazzo.
Una
risata che mi rivelò, per la seconda volta, in meno di
mezz’ora
quale essere spregevole fosse.
Scoprii
che quelle che fin lì erano state,
solo, mie supposizioni, sensazioni erano, in realtà, crude
ed amare verità
fondate.
Per
lui, ero sempre stata una facile preda,
il mezzo più rapido per raggiungere i suoi sporchi
affari.
Non
c’era un
briciolo d’amore nel suo cuore. Era un esser privo di
sentimenti.
Ebbe,
inoltre, anche, l’indecenza di
rivelarmi che il tradimento con la wedding planner non fosse stato il
suo
primo. Ce n’erano, infatti, stati molti altri.
Io
ero stata incapace di vederli. L’amavo e
mi fidavo troppo.
Tradita,
umiliata, debole ed ingenua, così,
mi sentivo.
La
stoccata finale del rosso non tardò ad
arrivare, Sasori mi disse, anche, che se avessi deciso di disdire il
nostro matrimonio, lui avrebbe fatto finire, di conseguenza, la
collaborazione lavorativa con la
società di mio padre, causandogli perdite che difficilmente
avrebbe potuto
sanare in quel momento. Troppi soldi erano stati investi.
Come
poteva essere, così, miserabile.
Come
poteva solo lontanamente pensare che il matrimonio ci sarebbe stato
ugualmente
dopo quanto scoperto.
Rasentava la
follia.
Con
gli occhi, ormai, impossibilitati a
versare altre lacrime e con una forza d’animo che non credevo
d’avere, destata
solamente nel sentir minacciata la mia famiglia, decisi di scendere a
patti con
il diavolo.
Il
matrimonio sarebbe, senza dubbio,
saltato, non avevo più intenzione di vederlo, io e le mie
improvvise paure e
ripensamenti ci saremmo presi la colpa per la mancata celebrazione.
La
sua doppia natura sarebbe, così, rimasta
nascosta e celata ai nostri famigliari e di conseguenza a tutta
l’alta società.
Del
resto, il suo buon nome e il suo
potere all’interno dell’azienda erano le uniche
cose che gli fossero mai
realmente interessate.
D’altro
canto, la collaborazione lavorativa
con mio padre doveva, però, restare perenne.
Sasori
accettò l’accordo di buon grado.
Una
firma e la mia anima era stata venduta.
Quella
stessa notte preparai le valige e mi
imbarcai per Konoha.
Mi
ripromisi di riniziare una nuova vita, di voltare
pagina.
Non
volevo più sentirmi, così, piccola.
Non
sarei più stata messa all’angolo.
Potei,
solo, immaginare la delusione e la
rabbia dei miei genitori, quando al loro risveglio, invece di me,
trovarono un
misero bigliettino sul quale avevo scritto che mi dispiaceva ma che non
sentendomi, ancora, pronta per un passo del genere, avevo deciso
d’andarmene
per un po’ di tempo.
Scrissi
quel bigliettino con le lacrime agli
occhi.
Non avrei voluto lasciarli mai ma scappare mi sembrò
l’unica via di fuga
da tutta quella fottutissima situazione.
Non
potevo sopportare l’idea di dover
convivere quotidianamente con i loro sguardi di rammarico e delusione,
di dover
mentire ai miei genitori.
Lo
scandalo in cui venne travolta la mia
famiglia non ebbe precedenti ed io divenni famosa nelle cronache locali
come
“Runaway Candy”.
La
ragazza dolce, dagli strani capelli rosa
confetto che abbandonò i suoi genitori nel pieno del proprio
matrimonio.
La
ragazza che avrebbe potuto causare il
tracollo dell’azienda di famiglia, se non fosse stato per il
buon e povero
cuore del giovane Akasuna che, nonostante fosse stato abbandonato a
pochi
giorni dal fatidico si, si impegnò ad appianare le
divergenze ed i conflitti
che la mia fuga, inevitabilmente, causò.
A
Suna ero, solo, Runaway Candy: il fugace
confetto avvelenato.
x
x x
Diverse
emozioni investirono Sakura durante
il racconto.
“Vede
Tsunade, ora, dopo cinque anni, questa lettera mi riporterà
a Suna, da Sasori e
dalla mia famiglia. Non voglio cadere ancora ma non posso rifiutare,
Ino non lo
merita. E’ mia sorella. Mi ha sempre difeso e sostenuto da
tutto e tutti,
nonostante non abbia mai saputo niente. Si è sempre
accontentata delle mie
bugie. Dopo la fuga, l’ho sempre allontanata, mettendo
davanti il mio lavoro e
poi, alle strette, una nuova relazione amorosa con un ragazzo
inesistente che
ora conta di conoscere. Sono in un vicolo cieco, di nuovo.”
Con
fatica, Sakura parlò. Le lacrime, ormai,
inghiottivano ogni sua nuova parola.
“Bambina
!”
La interruppe, dolcemente, Tsunade. “Non
puoi più scappare dal tuo passato. Hai già pagato
troppo per il tuo buon cuore.
GUARDATI ! Sei una donna eccezionale. Torna e fai vedere che cosa sei
diventata. Sei molto di più di uno stupido scandalo di
cronaca rosa. Per il
ragazzo ho già un’idea. Vieni nel mio ufficio a
fine giornata e ti illustrerò
bene il piano. Forza e coraggio! Non è questa la dottoressa
che ho assunto ! “
“Grazie
Tsunade…” furono le uniche parole che
Sakura riuscì a dire con, finalmente,
il sorriso in volto.
x
x x
Con
una nuova luce negli occhi, la ragazza
prese il telefonino e compose il numero della sorella.
“Spero
tu non abbia cambiato idea ed io sia,
ancora, la tua damigella! “
Ino,
dall’altra parte della cornetta,
esplose di gioia.
“Si,
sto tornando a casa! Si, viene anche lui! “
Le
parole fluirono, inconsciamente, veloci,
da sole.
La
risolutezza di Tsunade l’aveva convinta.
Sperava sarebbe
andato
tutto bene.
Si
fidava della sua mentore ciecamente.
Lei
avrebbe trovato la
giusta soluzione .
La rigida carta pesca
poteva essere la sua
rivalsa.
|
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Capitolo 4 *** Capitolo IV ***
Capitolo
IV
Una
volta uscita dall’ufficio di Sakura,
Tsunade decise di recarsi, prima del solito, dall’ormai
amicale paziente della
307.
Ascoltando
la turbolenta storia della
ragazza ed il suo conseguente bisogno di trovare un ragazzo perfetto
che
potesse, così, accompagnarla a Suna, la caposala aveva
pensato inevitabilmente
a lui.
Il
ricoverato in questione soggiornava
all’ospedale da ben tre anni.
Era
arrivato gravemente ferito, dopo un
tragico incidente stradale nel quale avevano perso la vita i suoi
genitori.
La
Senju e la sua brillante equipe medica
avevano fatto il possibile per salvarlo.
Così,
alla fine di una lunghissima ed
estenuante operazione, il grave paziente poteva dirsi salvo ma per la
sua vista
c’era, ormai, poco da fare.
Il
giovane ragazzo, a causa dei molteplici
detriti del parabrezza, aveva acquistato una cecità
semipermanente.
Non tutto poteva, comunque, dirsi perduto.
La
sua era, infatti, una situazione
curabile.
La
vista, se presa in tempo, poteva esser,
con un trapianto di cornea artificiale, curata e recuperata.
L’unico
problema stava, però, nel fatto che
il paziente, sentendosi il responsabile principale della morte dei
suoi, aveva
deciso d’imporsi la cecità come pena e rifiutava,
così, di firmare la
liberatoria per l’operazione.
Nel
frattempo che i quattro anni possibili
per l’intervento passavano, il ragazzo pagava la retta per
restare, in pianta
stabile, nella casa di cura che l’ospedale disponeva.
Tsunade,
più volte, aveva provato a farlo
ragionare, a fargli capire che il responsabile della morte dei propri
cari non
fosse lui e che il suo comportamento feriva molto suo fratello, il suo
unico
famigliare rimasto in vita.
Gli
sforzi della donna erano, però, stati, sinora,
vani.
Il
giovane le diceva sempre che, in realtà,
la cecità era stata la sua salvezza.
Quella
maledetta notte non aveva perso,
solo, i suoi genitori ma quell’improvvisa gomma bucata gli
aveva portato via
anche l’innocenza e la spensieratezza del suo fratellino.
Dopo
la morte dei genitori, il fratello era,
infatti, radicalmente cambiato.
Aveva
messo su una corazza che neanche lui,
in quegli anni, era riuscito in qualche modo a scalfire.
Con
il passare del tempo, il ragazzo era
riuscito a perdonarsi.
Capiva
perfettamente che non poteva esser
lui il colpevole di quella improvvisa foratura che aveva provocato il
ribaltamento
della vettura.
Era
stato un terribile incidente, assolutamente involontario.
Nei
confronti del fratello, però, si
sentiva, ancora, terribilmente in colpa.
Non
era disposto, così, a vedere quali danni,
a suo dire, irreparabili avesse compiuto sul fratellino.
Un
tempo, tanto estroverso e pieno di vita ed
ora, invece, dannatamente incapace ad esporsi.
Le
ripeteva sempre che sarebbe voluto
tornare a vedere, solo se avesse risentito nella voce del fratello lo
stesso
amore con il quale da bambino urlava il suo nome, la stessa voglia di
vivere.
Il
fratellino aveva, però, continuato ad
indossare la sua maschera fredda e disincantata ed il trapianto, di
conseguenza, tardava ad arrivare.
Probabilmente,
non sarebbe mai arrivato.
Voleva
solo un nuovo inizio, un motivo per
tornare a sorridere.
Tra
Tsunade ed il paziente della 307 si
istaurò presto un rapporto solido e profondo.
La
dottoressa provava piacere ad ascoltarlo
e ad alleviarli, quando possibile, le sue pene.
Era
un rapporto speciale il loro, un
amicizia sincera.
Ogni
volta che la direttrice ospedaliera si
recava da lui, gli lanciava una sfida, una scommessa che aveva come
premio
finale la firma della liberatoria per il trapianto.
Era
iniziato tutto come un semplice gioco ma
avevano finito col prenderci gusto ed avevano, così,
continuato incessantemente
e quotidianamente a giocare.
Tsunade,
in fondo, si era sempre dimostrata
una pessima giocatrice.
Non
c’erano grossi pericoli.
Questa
volta, però, la bionda, ormai davanti
la 307, sentiva che poteva essere davvero la volta buona.
Aprii
la porta.
“Buongiorno
Itachi !.”
“Sei
in anticipo. ” rispose.
“Sì,
si lo so... “ rise la dottoressa “ma ho
una proposta da farti che non potrai proprio rifiutare!.”
“Ancora
non ti sei arresa?Ti piace proprio perdere.”
“Ti
prometto che se dovessi perdere anche questa volta, dovremmo trovarci
un altro
passatempo perché io sicuramente non giocherò
più con te ed accetterò per
sempre la tua stupida e sciocca decisione!.”
“Devi
sentirti proprio sicura ! Allora, dimmi tutto! Sono proprio curioso di
vedere cosa la
tua malsana mente ha pensato questa volta.” Rise
di gusto.
“Tuo
fratello, in quello che fa, è davvero così bravo
come dici ? “
“Sì,
il migliore sulla piazza. Credo che non appena terminerà
l’accademia non ci
metterà molto a sbarcare il lunario. Cosa c’entra,
però, Sasuke con noi? “
chiese Itachi, sempre più curioso.
Tsunade
sapeva perfettamente di aver
catturato, con quella domanda, la sua totale attenzione. Era sempre
così,
quando veniva tirato in ballo
Sasuke.
“Perfetto!
La mia primaria, Sakura, ha un grosso problema con la sua famiglia. Li
ha
lasciati cinque anni fa per proteggerli dal tracollo finanziario ma
loro non lo
sanno. Si è trovata incastrata da un viscido mostro con il
quale è dovuta scendere
a patti…ma questo non deve interessarti…il fatto
importante è che adesso la
sorella, fra tre giorni, si sposa ed ha bisogno di un ragazzo che si
finga il
suo fidanzato, un'altra bugia bianca che ha inventato per tenerli alla
larga
dal suo segreto. Vorrei aiutarla ed avrei pensato che dal momento che
tuo
fratello è un attore potesse fare al caso suo! Potresti
chiamarlo e chiederli
se è disponibile per tutta la prossima settimana?”
“Se mi
passi il cellulare, te lo chiamo immediatamente. A quanto pare ci tieni
molto a questa
ragazza! Anche se ancora non capisco cosa c’entri tutto
questo con la nostra
solita scommessa!.”
“Sì,
Sakura mi sta molto a cuore. Dopo la chiamata ti dico tutto. Grazie
mille
Itachi!”
Tsunade
aspettò che l’amico digitasse il
numero del fratello e restò in silenzio per tutta la durata
della loro, breve
ma fondamentale ai fini della scommessa, telefonata.
“Perfetto! Grazie fratellino. Sì ho
capito! Glielo riferirò subito, tranquillo. A presto,
ciao!.”
La
dottoressa era agitatissima. Desiderava davvero
per il bene della sua ragazza che il fratello di Itachi fosse disposto
ad
aiutarla.
Le aveva promesso di darle una mano ma se
saltava Sasuke, al momento non aveva altre idee.
Non aveva un piano “B”.
Aveva costruito tutto, scommessa compresa,
sulla base di quel si.
Aspettava ansiosa.
“Allora?.”
Lo incalzò subito, mentre si era avvicinata per raccogliere
il telefonino che
Itachi le porgeva.
“Ha
accettato. L’ho dovuto pregare un po’ ma alla fine
ha ceduto. Vuole solo
parlarci prima per mettersi d’accordo con lei meglio su
tutto. Dagli il suo
numero,tanto fra le tue cartelle lo hai già. Contenta?.”
“Non
sai quanto! Bene, riferirò tutto a Sakura dopo. Grazie
mille, davvero!”
“Figurati,
per un’amica, questo ed altro! Ora, però, possiamo
venire alla nostra
scommessa?.”
“Non
avrei saputo dirlo meglio!.”
Tsunade lo fece stare sulle spine ancora un
po’ poi ruppe il silenzio.
“Hai
sempre detto che saresti voluto tornare a vedere solo se avessi sentito
qualcosa in Sasuke cambiare. Beh io
scommetto che dopo questa settimana con Sakura qualcosa in lui
cambierà. Quella
ragazza può davvero scaldare la sua anima, riaccendere
quella fiamma spenta da
troppo tempo. Ha un cuore d’oro e..”
“Si
sente che ci tieni molto!” la interruppe Itachi.
“SÌ
MOLTISSIMO!.” Rispose sinceramente. “Se
dopo la settimana a Suna sentirai Sasuke uguale, accetterò
amaramente la
sconfitta. Altrimenti, avrei dato ad entrambi un motivo per
ricominciare. E’ questa
la mia proposta! Allora, Uchiha, che fai accetti?.”
Itachi
ci pensò su.
In
fondo, alla ragazza serviva un attore e
Sasuke lo era ed era, anche, piuttosto bravo.
Inoltre, sarebbe stato più che felice per
lui se avesse saputo che la compagnia di quell’insolita
ragazza gli avesse
fatto bene al cuore.
L’avrebbe saputo, finalmente, dopo anni,
sereno, spensierato, non più solo.
Si sarebbe sentito un po’ meno in colpa per
quel suo cambiamento caratteriale.
Avrebbe, in fine, potuto accettare di
tornare a vedere i suoi profondi occhi neri ritrovando in essi qualcosa
di quel
bambino che tanto gli mancava.
Entrambi potevano essere
utili l’uno
all’altro.
“Questa
volta, l’hai pensata proprio bene Tsunade! Non oso immaginare
che scusa avresti
inventato se mio fratello non fosse stato disponibile.”
Rise. “Accetto
la sfida ma voglio avere il piacere, anch'io, di conoscere questa
ragazza!.”
x
x x
Dopo
la discussione avuta con Tsunade nel
suo ufficio, Sakura aveva ripreso in mano, con passione, il proprio
lavoro e
soprattutto la sua vita.
Il conforto ricevuto dallo sfogo e
dall’aiuto promessole dalla dirigente ospedaliera era stato
miracoloso.
Un balsamo per la sua anima tormentata.
Finalmente,
la rosa aveva trovato nella
risolutezza di quella donna il coraggio necessario per un
passò così
importante.
Il sentirsi dire da una donna del calibro di
Tsunade quanto valesse, le aveva fatto aprire gli occhi e credere che
il
matrimonio di Ino potesse essere, in realtà, la sua rivalsa.
Dopo
cinque anni, poteva, infatti,
dimostrare ai suoi genitori i frutti della lontananza, poteva far
vedere la
forte donna che era diventata e che era germogliata proprio la notte
dell’addio
a Suna.
Mai
come dopo il conforto con Tsunade,
Sakura si sentiva pronta ad affrontare ed ad incontrare, di nuovo, gli
occhi
dei suoi e quelli, se sfortuna avesse voluto, di Sasori.
Sicura del fatto che specchiandosi l’uno
nello sguardo dell’altro, il rosso non avrebbe più
visto in lei un vittima
bensì una guerriera bellissima di cui avere tremendamente
paura.
Dopo
la chiamata con Ino, la giornata
lavorativa trascorse rapida.
Così a fine turno, con grande curiosità, si
avviò verso lo studio della dottoressa Senju.
Tsunade
la invitò ad entrare e a prendere
posto sulla poltrona fronte la sua scrivania, dietro la quale la
formosa e
bellissima donna l’attendeva da tempo per esporle la sua
soluzione al problema.
“Scusi
il disturbo…” ruppe il silenzio
Sakura.
“Tranquilla,
da quando mi hai raccontato la tua storia mi sono mobilitata
affinchè un mio
vecchio amico mi procurasse il numero del ragazzo che potesse fare al
caso
tuo.” Le
rispose, allungando verso la ragazza un bigliettino sul quale con
una bella grafia era scritto il numero di un certo Sasuke.
Vedendo
Sakura, ancora intenta a studiare il
fogliettino, incalzò.
“E’ un
attore, o per meglio dire presto lo diventerà. Sta, infatti,
per finire
l’accademia di recitazione e cosa più importante
ha accettato di aiutarti. E’ a
tua completa disposizione per tutta la prossima settimana.
L’unica cosa che
vuole è, però, sentirti prima per potersi mettere
meglio d’accordo con te.
Sempre se vorrai accettare la mia idea, ti consiglio di chiamarlo
stasera!.”
Man
mano che Tsunade continuava nella sua
digressione, la bocca di Sakura si apriva sempre più per lo
stupore.
Tsunade, in meno di 6 ore, era riuscita ad
organizzare perfettamente tutto, a trovarle un ragazzo che sarebbe
potuto
diventare, senza troppi problemi, qualsiasi uomo avesse voluto.
Una parte di lei si maledì per non essersi
confidata prima con la sua mentore.
Si sarebbe risparmiata dei grossi e lunghi
pianti.
Iniziava a pensare
che potesse, davvero,
funzionare.
“Avevi
bisogno di un professionista. Il tempo non è senza dubbio
dalla tua parte e beh
è stato un piacere trovarlo!.” Le
sorrise la bionda.
“Non
so davvero come potrò mai sdebitarmi, Signorina!.”
“Non
devi, infatti. Il tuo impegno ed il tuo lavoro qui
all’ospedale sono già la tua
ordinaria e straordinaria ricompensa.”
“Anzi,”
aggiunse “se
proprio mi ci fai pensare,
c’è una cosa che puoi fare per me…
INCANTALI SAKURA! Voglio che li incanti
tutti, così come quattro anni fa, incantasti me durante la
specialistica.”
“Le
sono immensamente grata. Davvero non so che dirle. Grazie, grazie ed
ancora
grazie!.”
“Se mi
ringrazi ancora, Sakura, giuro che disdico tutto!”
“Scusi
signorina e graz…” Tsunade la
fulminò, bonariamente, con lo sguardo.
“e a
domani!.” Concluse Sakura, ridendo.
Una
risata liberatoria che ben presto
contagiò anche la Senju.
Era una risata colma di speranza.
La
bionda guardò la giovane abbandonare il
suo ufficio con sguardo materno.
In quegli anni, si era legata sinceramente
alla rosa e per lei non provava semplice stima.
Avrebbe voluto una figlia come lei.
Di questo, Tsunade era certa.
Sperava,
davvero, che tutto andasse secondo
i suoi piani.
Lo desiderava davvero tanto.
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Capitolo 5 *** Capitolo V ***
Capitolo
V
Uscita
dall’ufficio di Tsunade, Sakura si
avviò verso casa, investita da un mix d’emozioni
differenti.
Una
climax ascendente di sensazioni che
andavano dalla gratitudine alla paura più totale.
Ad
ogni semaforo, la rosa posava il suo
sguardo sul bigliettino che la Senju le aveva dato e che ora si muoveva
libero
sul cruscotto dell’auto.
Una
fitta al cuore la colpiva ogni volta.
L’Haruno
doveva ammettere che Tsunade avesse
avuto proprio una bella trovata.
Un
attore era esattamente ciò di cui aveva
bisogno.
Era
stato un grosso colpo di fortuna, se ne
rendeva assolutamente conto.
Era,
infatti, a dir poco assurdo pensare di
poter trovare il ragazzo perfetto con quei pochi giorni di cui
disponeva.
L’ultima
volta che si era fidata del suo
sesto senso, delle sue prime impressioni era andato tutto a rotoli.
Un
fiasco catastrofico.
Doveva
tornare a casa, dai suoi genitori, da
Sasori e da quelle persone che l’avevano giudicata
pesantemente e senza mezzi
termini e voleva esser assolutamente impeccabile.
Mosse
false non erano accette.
Non
poteva, dunque, chiaramente, affidare la
sua rivalsa ad un ragazzo qualsiasi che sarebbe potuto diventare una
mina
vagante, una variabile impazzita nel suo piano di riconquista.
Aveva
bisogno di un professionista.
Voleva
sicurezza.
Desiderava,
per la prima volta in vita sua,
la stessa artefatta perfezione che la madre aveva sempre ricercato in
lei.
In
quei cinque anni passati lontani, i suoi
genitori le erano mancati terribilmente.
I
primi anni furono, senza dubbio, uno shock
per la ragazza.
Mai,
Sakura avrebbe potuto immaginare di
dover passare diversi Natali e Pasque da sola con quel suo segreto,
senza il
calore di alcun famigliare accanto.
Con
il senno di poi, avrebbe potuto
chiamarli, farsi sentire ma ogni volta che ci aveva provato la voce le
si era
spezzata in gola.
Non
era pronta.
Si
sentiva, dopo anni, ancora, così in
colpa.
La
ragazza non aveva completato il suo
radicale ed estremo percorso di formazione.
Non
aveva, del tutto, vinto la sua personale
battaglia con se stessa e con i suoi fantasmi passati.
Ora,
però, era tutto diverso.
In
quei cinque anni, Sakura era davvero
maturata e cresciuta.
A
Konoha, era fiorita ed era diventata una
splendida donna che in molti ammiravano, prima su tutti Tsunade.
Era
divenuta una donna risoluta, forte,
brillante, con un cuore ed una forza d’animo smisurati e
senza pari.
La
nuova Sakura era, evidentemente, lontana
anni luce dall’innocente e spensierata ragazza di Suna.
Era
giunto, quindi, finalmente, il momento
di pensare solo a se stessa e a ciò a cui più
teneva e le stava a cuore.
Non
aveva più scuse.
Un
attore era, esattamente, ciò di cui aveva
bisogno.
Era
stato un bene che la Signorina ne
conoscesse uno.
Per
un attimo , in quei giorni di sconforto,
aveva, persino, pensato di ricorrere ad un gigolò ma la sola
idea l’aveva
ripugnata moralmente e l’aveva, così,
immediatamente, scartata.
Sasuke,
a quanto le aveva detto Tsunade, era
un giovane promettente, bravissimo nel suo lavoro, abituato, dunque, ad
improvvisare e a calarsi in qualsiasi parte.
Risultava
perfetto ed ideale al caso suo.
Sakura
immaginava che la Senju non avesse fatto, poi,
molta fatica a pensare, immediatamente, a lui.
Per
dir più, per quello stereotipo che lega
indissolubilmente la bellezza al mondo dello spettacolo, la ragazza si
era
ritrovata, già, a fantasticare sul possibile fascino del
ragazzo.
Certo,
la rosa sapeva benissimo, l’aveva
imparato a sue spese, che non fosse l’abito a far il monaco
ma sapeva, anche,
perfettamente, quanto questo contasse e fosse di peso
nell’ambiente in cui era
nata.
La
possibile bellezza del suo accompagnatore
sarebbe potuta essere un primo piccolo colpo all’ego
smisurato di Sasori.
La
sua prima rivincita verso quel diavolo
rosso.
Dimostrare
che donna fosse diventata, far
vedere i risultati di questa lunga lontananza e dei suoi studi,
mostrare quanto
indipendente ed autonoma fosse, presentare un ragazzo
all’altezza delle solite
aspettative, erano sfide che il giovane primario voleva vincere,
facendo, dopo
tanto, ritorno a casa.
Voleva
dare uno smacco morale non solo
all’Akasuna ma anche a tutte quelle persone che, come lui,
l’avevano fatta
sentire all’angolo.
Voleva,
però, soprattutto, con tutto il suo
cuore, rivedere la sua famiglia e strappargli, alla fine della
settimana, un
sorriso che avrebbe potuto segnare un nuovo inizio.
Nonostante
le loro opinioni spesso discordi,
Sakura non aveva mai smesso di amarli e volergli bene.
Del
resto, si era ritrovata a vivere lontana
da loro proprio per salvaguardare il nido famigliare.
L’investimento
economico, infatti, che aveva
portato, ai tempi, il padre ad entrare in società con la
famiglia di Sasori era
stato notevole e a questo, si erano poi, presto,
aggiunte le cospicue spese per il suo
matrimonio.
La
mancata celebrazione ed il conseguente
smascheramento di Sasori avrebbero causato ingenti perdite, difficili
da
recuperare in quel momento.
Decise,
così, che i suoi genitori non
sarebbero stati vittime dei suoi sbagli, della sua
ingenuità.
Per
colpa sua, non potavano perdere tutto.
Il
patto firmato con quello che sarebbe
dovuto essere suo marito fu un grande atto di coraggio ma la ragazza
volle, però,
risparmiarsi il peso di dover convivere con
quel segreto, guardando tutti i giorni gli occhi delusi e
feriti dei
suoi.
Non
era forte abbastanza.
A
posteriori, la Sakura di oggi si
sarebbe, forse, comportata diversamente ma non è con i
“se” che si fa la
storia.
Ora,
poteva, con le sue nuove forze,
riconquistare la sua famiglia, riscrivere un nuovo finale.
Era
un’occasione che difficilmente la vita
gli avrebbe ripresentato.
Doveva
esser colta al volo.
Prese,
con risolutezza, il bigliettino
datole da Tsunade e scese dalla macchina.
Era
giunto il momento di sciogliere tutta la
tensione che in quei
giorni aveva
accumulato per via di quell' invito di partecipazione color pesca.
Si
concesse, così, un lungo e rilassante
bagno caldo.
L’acqua
riuscì a scrollarle di dosso tutti i
brutti pensieri e a donarle una nuova freschezza, intrisa di
curiosità ed
adrenalina.
Dopo
giorni, riuscì a mettere, con appetito,
qualcosa sotto ai denti.
Nessuna
bistecca fu più buona e gustosa di
quella che ora stava gustando.
Anche
l’insalata che le faceva da contorno
aveva un sapore diverso.
Il
vino che si versò nel calice la inebriò
di una nuova felicità.
La
sua mente andò ancora a Tsunade.
Non
l’avrebbe mai potuta ringraziare
abbastanza.
Sorrise
al sol pensiero.
Poi,
ricordò.
“se
dovessi accettare la mia idea, ti consiglio di chiamarlo stasera.”
Doveva
chiamarlo ed anche al più presto
possibile.
Non
poteva rischiare di perderlo ancor prima
di averlo conosciuto.
Se
la tirava troppo per le lunghe, rischiava
che il ragazzo potesse avere altro da fare in quei giorni.
Il
tutto era fuori discussione.
Aveva
bisogno di lui.
Aveva,
davvero, bisogno di lui.
Corse,
telefono alla mano, a recuperare il
bigliettino ed in fretta digitò il suo numero.
Attese
a lungo ma nessuno rispose.
L’agitazione,
immediatamente, la colse.
In
quel suono meccanico e ripetuto stavano
tornando, prepotentemente, alla carica tutti quei brutti pensieri.
Richiamò
ancora e un’altra volta ancora.
Solito
risultato.
Lo
sapeva quel troppo pensare e rilassarsi
l’avevano distolta dall’unica cosa che andava
fatta.
Era
sempre stata una ragazza goffa,
impacciata, sbadata.
Questo
era un aspetto del suo carattere che
neanche Konoha era riuscita a migliorare.
Con
la mano, mimò il gesto di scacciare via
tutta la negatività che, in quegli attimi di attesa,
l’aveva sovrastata.
Doveva
combattere per ciò che voleva.
Non
poteva, già, darsi per sconfitta.
Richiamò.
“Quando
cazzo capirete che dovete lasciarmi in pace!
”urlò la voce, dall’altro lato
della cornetta. “Non
sono interessato a
nessuna delle vostre fottutissime promozioni.”
Doveva
agire e subito.
Non
si era preparata neanche uno straccio di
discorso che avesse un qualche senso logico, a cuasa
dell’ansia che il ricordo
delle parole di Tsunade le aveva generato ma doveva muoversi.
Rischiava
seriamente che
il ragazzo le riagganciasse prontamente e violentemente il telefono in
faccia.
Voleva
dormire sogni tranquilli quella notte.
Voleva
sentirsi dire che non ci fossero
cambi di programma improvvisi.
Voleva
essere sicura che lui partisse con
lei.
“Chiamo
per conto della Dottoressa Senju…”
disse velocemente e di getto “mi ha detto di chiamarti per
potermi mettere
meglio d’accordo con te sull’impegno della prossima
settimana.”
“Ah,
sei tu che finora mi hai tartassato di chiamate?”
“Sì, ero io anche
prima.”
“Sei
proprio una bella noiosa palla al piede.” le
rispose ancora particolarmente
seccato.
“Scusami
se ti ho disturbato ma mi avevano suggerito di chiamarti questa sera,
non
sapevo fossi impegnato. Se vuoi ti richiamo quando sei più
libero.”
Era
mortificata.
Non
voleva disturbarlo, né tanto meno fare
la parte della rompiscatole.
“No,
no…va bene adesso. Non rischio di farmi esplodere la testa
di nuovo.”
“Ok…”
fece mesta Sakura.
Era
lì, intenta a riflettere su come
impostare e migliorare la loro conversazione quando lui, sempre con
tono
severo, la precedette.
“Ho
controllato la mia agenda, per la settimana prossima non ho nessun
impegno o
lezione importante quindi posso accompagnarti ma questo l'avevo,
già, detto. Per discuter meglio sulla parte
e sul copione, però, suggerisco di vederci domani sera alle
20:30 all’Ichiraku
Resturant. Ci sono problemi?”
“No, è
perfetto! Ci vediamo domani allora e scusami, ancora, tanto per prima.”
“Tsk.”
agganciò.
Aveva
una bella voce profonda.
Non
si stupiva che fosse un attore ma su i
suoi modi sgarbati aveva molto da ridire.
In
fondo, si era scusata.
C’erano,
già, dei punti che sarebbero
dovuti, assolutamente, cambiare.
Non
era, certo, un uomo arrogante e poco
loquace quello che sognava al suo fianco.
Le
aveva detto, però, che
l’avrebbe accompagnata e questo l’aveva,
momentaneamente, rassicurata.
Aveva
tutta una cena a disposizione per
rifarsi.
Era
felice, serena.
Avrebbe dormito tranquillamente.
x
x x
“Ci
mancava solo questa! Che enorme seccatura mi hai dato Itachi.”
|
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Capitolo 6 *** Capitolo VI ***
Capitolo
VI
Una
parola.
Cinque
lettere.
ANSIA.
Era
questo lo stato in cui Sakura riversava.
Da
quando si era alzata i suoi pensieri non
facevano altro che spingerla ad indugiare sulla cena con il ragazzo che
Tsunade
le aveva miracolosamente trovato.
L’avrebbe
finalmente visto, conosciuto.
Avrebbe,
inoltre, dovuto esporgli a grandi linee i
punti fondamentali della sua messa in scena, gettare le basi della sua
parte e
soprattutto avrebbe dovuto metterlo in guardia e a conoscenza della sua
complicata e delicata situazione famigliare.
Il
raccontarsi, il doversi esporre con uno
sconosciuto l’agitava, quindi, terribilmente.
Aveva
paura di sentirsi giudicata di nuovo.
Non
c’era, però, altra soluzione.
Era
al centro della pista da ballo ed
avrebbe ballato.
Del
resto, era scesa a compromessi ben
peggiori.
Per
dir più, aveva visto l'effetto
miracoloso che aveva avuto su di lei il condividere con qualcuno il
proprio segreto.
Certo,
sinora c’era riuscita solo con
Tsunade ma questo era un piccolo enorme dettaglio che per ora preferiva
sorvolare.
Lo
faceva per se stessa ma principalmente
per Ino e per la sua famiglia.
Aveva
sempre tenuto a loro più di qualsiasi
altra cosa al mondo.
Non
voleva restare in quest’esilio auto
esistenziale ancora a lungo.
Voleva
compiere un piccolo e primo passo
avanti verso il confine del loro cuore.
Voleva
riniziare a sentirli.
Non
poteva scappare per sempre.
Non
lo voleva più.
La
giornata lavorativa era trascorsa in
fretta.
Amava
il suo lavoro ed il tempo all’ospedale
scorreva molto velocemente.
All’interno
di quella struttura, il suo
essere si trasformava e trovava tutte le certezze e sicurezze che nella
vita di
tutti i giorni le mancavano.
Ogni
giorno in ciò che faceva, Sakura metteva
sempre la stessa grinta e lo stesso entusiasmo della prima volta.
Nonostante
i problemi che la opprimevano e
con i quali conviveva, il giovane primario, infatti, era sempre stato
impeccabile al lavoro.
Mentre
la rosa percorreva con grandi e rapide
falcate il corridoio, la dottoressa Tsunade la fermò.
“Dottoressa
Haruno finalmente ti ho trovata! Non ti disturberebbe mica passare,
prima di
andare via, dal paziente della 307 e cambiargli le bende? Io ho un
impegno
improvviso.” le disse muovendo ritmicamente,
davanti i suoi occhi, la
cartellina che teneva saldamente in mano.
“Non
c’è problema dottoressa. Ho da poco finito il mio
giro di visite, non mi costa
nulla aggiungerne un’altra.” le
sorrise.
Tsunade
aveva davvero avuto un imprevisto lavorativo
ma aveva, anche,
già, promesso ad Itachi di
fargli conoscere Sakura e di mandargli lei per la medicazione.
Aveva
subito pensato così di unire l’utile
al dilettevole.
Il
ragazzo aveva, infatti, insistito molto
affinché potesse incontrala e voleva accontentarlo.
Il
giovane paziente voleva, infatti, sentire da vicino cosa
avesse di tanto speciale questa ragazza per meritarsi tutta
quella
fiducia da parte della Senju.
Desiderava
scoprire perché la
sua amica avesse deciso di giocarsi e
rischiare il tutto per tutto proprio con lei.
Per
di più, voleva instaurare un contatto
con il primario per ascoltare, in futuro, la controparte della storia
di modo da stabilire
con maggiore certezza e chiarezza l’esito della scommessa con
la vecchia
dottoressa.
Sasuke
era sempre stato un ragazzo
estremamente riservato.
Itachi
sapeva perfettamente che avrebbe fatto un'estrema fatica per
farsi raccontare l’intera settimana lavorativa.
Con
il fratellino, ne era cosciente, avrebbe dovuto insistere
parecchio.
Aveva
così bisogno di un punto di vista a
trecentosessanta gradi per giudicare meglio quali effetti il viaggio a
Suna
avesse potuto sortire su di lui.
Per
far ciò, quindi, doveva iniziare a
conoscere e a relazionarsi con la ragazza in questione.
A
passi veloci, Sakura giunse alla casa di
cura e alla stanza 307 in cui il suo ultimo paziente attendeva le
dovute cure
mediche.
Diede
due colpi ben assestati alla porta e
poi entrò.
“Buongiorno,
Sono la Dottoressa Haruno. Va tutto bene? Sono qui per cambiarle le
bende.”
“Buongiorno
Dottoressa. Grazie, tutto bene. Come mai Tsunade ha mandato voi, oggi.
Lo
chiedo perché dalla voce mi sembrate molto giovane, dovreste
avere impegni
migliori a quest’ora che cambiare le bende ad un povero cieco.” rispose
Itachi solare, facendo finta di non conoscere i motivi per i quali la
ragazza fosse lì.
“La
Dottoressa Senju ha avuto un contrattempo e mi ha chiesto di
sostituirla. Stia pur tranquillo, la sua medicazione
mi porterà via solo pochi minuti, niente di grave che possa
far saltare i miei
programmi. Ho un grosso debito con la signorina. Nulla la
ripagherà mai
abbastanza. Spero solo non le dispiaccia la mia presenza.”
si lasciò
sinceramente andare la rosa.
“Sono
molto felice che ci siate voi. Sa, mi fa molto bene sentire voci nuove.”
le
sorrise lui di rimando.
“Ha
ragione. E’ un piacere anche per me. Inizio subito, allora, a
toglierle le
bende.”
“Vi
prego non datemi del lei, mi fa sentire così vecchio! ” la riprese.
“Lo
farò solo se lo farete anche voi con me.”
fece Sakura canzonatoria, sottolineando con la voce quel
“voi”.
“Affare
fatto. Chiamatemi, chiamami semplicemente Itachi.”
si corresse lui
immediatamente.
“Ben
volentieri, Itachi.”
Sakura
procedeva abilmente a medicare e a
fasciare gli occhi del ragazzo.
“Hai
detto, quindi, di avere degli impegni questa sera…scusami
Sakura, non vorrei disturbarti o sembrarti sgarbato, di solito non
sono neanche così ficcanaso ma è bello poter
parlare con qualcuno quando si passa così
tanto tempo qui dentro da soli.”
“Non
devi scusarti, fa piacere anche a me parlare con te. Comunque
sì, questa sera ho una cena
molto importante con un ragazzo.”
La
rosa si stava pian piano lasciando
andare.
Il
ragazzo la tranquillizzava molto e la
rendeva piacevolmente serena con i suoi modi di fare così
gentili ed educati.
Si
sentiva a proprio agio.
Magari,
quella sera non sarebbe stato, poi,
così difficile confidarsi con quell’attore.
Ultimamente
sembrava riuscire ad aprirsi facilmente.
Provava
una tenerezza naturale per Itachi.
Lo
sentiva vicino.
Così
lontano ed isolato volontariamente dal
mondo reale ma bisognoso più che mai di un rapporto concreto
con la realtà.
“E’ il
tuo fidanzato? “ chiese il paziente per metterla
volutamente in difficoltà.
“ No,
cioè… ecco…ehm…Diciamo che
siamo agli inizi! “ rispose titubante lei in
evidente imbarazzo.
Itachi
potette immaginare, senza troppa
fatica, di che colore fossero diventate in quel momento le guance della
ragazza.
Sakura,
d’altro canto, si concesse una mezza
verità come risposta.
In
fin dei conti, quel ragazzo sarebbe
dovuto diventare il suo compagno per tutta la prossima settimana.
Era,
davvero, con lui agli inizi di una relazione.
Doveva
semplicemente abituarsi all’idea di non esser per quel breve
prossimo periodo single.
“Capito,
ti faccio tutti i miei migliori auguri, allora.”
“Ah,
non sai quanto ne ho bisogno.” disse sincera.
“Perché
? E’ un ragazzo difficile?
“
“Beh
no. Diciamo che di primo acchito, solitamente non risulta molto
simpatico,
tutto qui. Piuttosto pragmatico e sgarbato.“
Del
perché gli stesse dicendo queste piccole cose
non lo sapeva neanche lei.
Si
sentiva al sicuro con Itachi.
Si
fidava.
Non
aveva avuto grosse difficoltà, con lui, nel
dar fiato a quei pensieri che aveva abbandonato una volta entrata in
ospedale.
Era
una specie di affinità elettiva quella
che percepiva nei suoi confronti.
Qualcosa
di molto particolare.
Del
resto, la cena si stava avvicinando e l’ansia
inevitabilmente stava tornando minacciosa.
Le
faceva bene parlare.
“Devi
esser molto paziente.” la ridestò
l’Uchiha con quella affermazione che arrivò
all’orecchio
della ragazza quasi più come un consiglio che come una
semplice
asserzione.
“Senza
dubbio. Sono una ragazza che sopporta parecchio. Ho le spalle belle
larghe ma quando
arrivo al culmine è meglio starmi alla larga.”
rise Sakura. Poi,
seria continuò.
“Credo, però, che
quando si ami veramente
qualcuno si è disposti ad accettare tutto
dell’altro, pregi e difetti. L’Amore
è un continuo venirsi incontro, un mettersi alla prova
quotidianamente, fiducia
incondizionata. Bisogna risvegliare il meglio di se stessi e donarlo
senza
misura. Fare un passo indietro
per stare, in realtà, sempre avanti ”
Era
partita per la tangente.
Era
sempre stata una ragazza romantica.
Non
aveva alcun problema o paura nel parlare
d’amore.
“Scusami
parlo sempre troppo! Ho finito, comunque, ora ti lascio in pace.”
si auto
rimproverò.
“E’
stato un piacere ascoltarti, invece, Sakura.”
Mentre
sentiva i passi della ragazza farsi
più ovattati, Itachi iniziava fortemente a comprendere il
perché Tsunade avesse
riposto così tanta stima e fiducia in quella strana ragazza.
Sakura
era una giovane pura, genuina, senza
freni.
Nonostante
si percepissero chiaramente le
sue passate sofferenze, si sentiva quanto ancora credesse nella forza
dei
sentimenti più profondi.
Si
avvertiva nella sua
voce limpida, acuta e cristallina
quanto fosse leale, sincera.
Una
ragazza fortissima che della vita amava
tutto, vittorie e sconfitte.
Una
donna, ancora forse ingenuamente
bambina, che affrontava le cose di pancia, senza nascondere le proprie
emozioni
che, anzi, sputava in faccia con una semplicità e tenerezza
disarmante.
La
giovane dottoressa era esattamente l’opposto
di suo fratello.
Il
suo esatto contrario.
Non
si sarebbe stupito se il loro incontro
sarebbe potuto essere un disastro completo.
Quella
ragazza aveva davvero bisogno di un
milione di auguri.
Una
piccola parte in fondo al suo cuore
desiderava davvero che fosse paziente con Sasuke.
Se
è vero che gli opposti si attraggono, quella
sera sarebbe, di certo, finalmente avvenuto il ricongiungimento di due
anime destinate a
stare insieme per sempre.
Tsunade,
questa volta, ci aveva più che
visto giusto.
Sakura
Haruno poteva essere realmente d’aiuto
all’anima fredda di suo fratello, poteva concretamente
risvegliare il suo essere
bambino, facendogli riprovare così il calore di sentimenti
sinceri e puri,
dimenticati da tempo.
x
x x
Uscita
dalla camera 307, il giovane primario
si sentì piacevolmente strana.
Quel
giovane paziente, con quel suo tono di
voce così pacato e caldo, l’aveva rassicurata,
distesa.
Non
era stato per niente difficile aprirsi e
parlare con lui.
Sperava
che il ragazzo che di lì a poco
avrebbe incontrato, avesse avuto lo stesso potere calmante di Itachi.
Una
giornata “no” poteva, in fondo, capitare a
chiunque.
Non
doveva lasciarsi abbattere dalle prime
impressioni avute.
Un
libro non si giudica mai dalla copertina.
Odiava
quando gli altri lo facevano o l’avevano fatto con lei.
Si
ripromise così, dunque, di cancellare
dalla mente la spiacevole telefonata.
Con
Sasuke avrebbe riniziato da capo.
Sarebbe
andata alla grande.
Piena
di buoni propositi, si affrettò così a
tornare a casa.
Non
voleva commettere errori e l’arrivare in
ritardo, chiaramente, non era assolutamente contemplato.
In
fondo, il loro era un appuntamento di
lavoro.
Si
precipitò nella vasca da bagno e si
rinfrescò per bene, lavando via la stanchezza di
un’altra piena ed intensa
giornata lavorativa.
Con
l’accappatoio ancora stretto al corpo,
Sakura si posizionò di fronte alla cabina armadio ed
iniziò a studiare il suo
guardaroba.
Voleva
fargli una buona impressione.
Da
quando viveva senza Ino, aveva cominciato
a curare personalmente il suo look.
A
Suna era sempre stato tutto più facile.
Lei
era sempre così indecisa mentre la
sorella, con un solo sguardo, era sempre riuscita ad individuare il
vestito
giusto per lei e per l’occasione.
Ino
era stata, quindi, per diversi anni la
sua personalissima ed atipica fata madrina.
Ora,
anche in queste piccole cose era da
sola ed aveva pian piano imparato a cavarsela.
Aveva
praticamente gettato l’intero
contenuto dell’armadio sul letto, quando finalmente
guardandosi allo specchio
si sentì comoda nell’abito scelto.
Non
voleva apparire al ragazzo troppo
formale, in fin dei conti erano coetanei e non si sentiva a proprio
agio nell’interpretare
il ruolo della frigida ed austera datrice di lavoro.
D’altro
canto, però, non voleva neanche apparire
troppo informale.
La
faccenda era per lei particolarmente
seria e di vitale importanza.
Optò,
così, alla fine, per una semplice canotta nera,
coperta da una lunga giacca rossa a maniche a tre quarti, un pantalone
navy a
righe bianche e nere ed un bel sandalo rubino con il tacco largo.
Raccolse,
poi, i suoi capelli, lasciando fuori
alcune ciocche lisce sul davanti, in un’elegante treccia a
spina di pesce ed applicò un trucco molto naturale e leggero.
Mise
le chiavi di casa, quelle della
macchina, il cellulare ed il portafoglio in una pratica e carina
pochette nera
con le borchie dorate.
Infine,
si diede un’ultima occhiata allo specchio,
restando compiaciuta del risultato d'insieme.
Ino
sarebbe stata fiera di lei.
Guardò
l’orologio, 20:15.
Era
pronta.
Una
fitta allo stomaco la colpì
violentemente.
Doveva
andare.
Una
parola.
Cinque
lettere.
ANSIA.
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Capitolo 7 *** Capitolo VII ***
Capitolo VII
Capitolo
VII
Sakura
arrivò velocemente all’Ichiraku
Resturant.
In
fin dei conti, il locale non era molto
distante da casa sua ed essendoci già stata ricordava
perfettamente dove fosse.
Niente
era andato storto.
Era
stato davvero un gioco da ragazzi.
Quando
l’attore le aveva detto
telefonicamente che il loro incontro sarebbe avvenuto lì, il
primario era
rimasto molto contento.
Il
ristorante in questione le era sempre
piaciuto parecchio e l’aveva, sin dalla prima volta, colpita
molto.
L’aveva
trovato molto sobrio, a tratti
minimalista, al contempo elegante ed estremamente
tradizionale.
La
cucina, poi,
divina.
Erano
in molti a ritenerlo, non a caso, il
miglior ristorante giapponese della città.
Da
queste prime piccole premesse, la rosa
poteva asserire che il ragazzo avesse per lo meno buon gusto.
A
Konoha, l’Ichiraku Resturant era infatti
una vera e propria chicca.
Un
locale che aveva saputo fare della
semplicità il suo piatto forte.
Lo
trovava perfetto per il loro primo ed
essenziale incontro.
Mentre
si stava avviando con ampie falcate
all’ingresso del ristorante, ad un tratto, Sakura si
arrestò bruscamente.
La
ragazza si ritrovò improvvisamente a
riflettere sul fatto che il ragazzo non le avesse detto con precisione
che si
sarebbe, egli stesso, incaricato della prenotazione del tavolo.
Effettivamente
al telefono non era riuscita
a farsi dire molto.
Era
stato un colloquio piuttosto
sgarbato,veloce e pragmatico.
L’attore
poteva magari dare per scontato che
questa formalità dovesse essere una sua prerogativa, essendo
lei l’interessata
maggiore all’incontro.
L’Haruno,
però, non aveva di certo chiamato,
troppo impegnata al lavoro e stanca mentalmente ed ora rischiavano
entrambi di
restare all’asciutto.
L’Ichiraku
Resturant era infatti un locale
piccolino e di conseguenza sempre pieno.
La
prenotazione preventiva risultava quindi
l’unico modo per assicurarsi un coperto.
“Diamine!
Perché sono sempre così sbadata?Come ho fatto a
non pensarci prima!” sbuffò
concitata la ragazza fra sé e sé.
Tutto
quello stress, accumulato dall’arrivo
della carta di partecipazione color pesca, le stava facendo perdere il
buon
senso.
Al
di fuori dell’ospedale, Sakura perdeva
sempre involontariamente il suo autocontrollo e tornava ad essere la
ragazza
spaesata di Suna.
Lontana
dalla struttura pubblica, non aveva
certezze ed il suo esser, seppur rafforzato dall’indipendenza
acquisita,
ritornava a muoversi titubante.
Ogni
qual volta ci fosse qualcosa che la
toccava personalmente e le interessava particolarmente la giovane
smarriva la
retta e ferrea via decisionale.
Aveva
ancora così tanta paura di sbagliare,
di lasciarsi soggiogare e di restare delusa.
Lo
strascico della vicenda con Sasori
continuava a seguirla come un’ombra.
“Al
diavolo! “
Ora
entrava e chiedeva di un certo Sasuke.
Sperava
fra l’altro che il suo solo nome le
sarebbe potuto bastare.
In
questo momento, a Sakura non importava
che il loro incontro fosse puramente ed esclusivamente lavorativo.
Era
pur sempre una cena fra un uomo ed una
donna.
La
cavalleria non poteva essere miseramente
scomparsa.
In
caso contrario, sarebbe mestamente
tornata a casa.
Non
aveva alcuna intenzione di farsi
redarguire ancora come un’inetta e come una grossa ed inutile
palla al piede.
Il
primario poteva accettare l’idea che quel attore fosse un
essere
arrogante e poco loquace ma anche i peggiori ranocchi nascondo dentro
di loro
il loro essere principi.
Aveva
già baciato un rospo a vuoto, non ne
voleva certamente un altro.
Questa
volta sognava e pretendeva il principe.
“Buonasera
Signorina.” la salutò di buon grado
una ragazza giovane e carina dai lunghi
capelli castani.
“Buonasera.”
le sorrise Sakura. “Ho un
appuntamento con un ragazzo. Si chiama Sasuke.”
continuò la rosa, mentre abbassava
trepidante i suoi occhi sulla lista di prenotazione.
Sperava
tanto di trovare il suo nome.
“Sì,
il suo ragazzo è arrivato da poco. E’ di
là che l’aspetta. Venga le mostro la
strada e se me lo permette le faccio i miei complimenti. E’
davvero un gran bel
giovane.” rise l’addetta alla
reception mentre le allungava il suo braccio.
Sakura
accettò il gentile aiuto ed avvampò
di rimando.
“Grazie.”
rispose solo timidamente, tirando un gran bel respiro di sollievo.
Sasuke
al telefono era stato davvero
irritante ma fortunatamente aveva galantemente pensato a tutto.
Nella
sua mente, si era così, in qualche
modo, già riscattato.
L’aveva
chiamato sicuramente in suo momento
“no”.
Più
si avvicinava, più l’ansia in Sakura
tornava prepotente.
Era
agitata.
Terribilmente
agitata.
Quel
repentino andirivieni all’ingresso era
stato un primo chiaro segnale del suo stato attuale.
Dopo
la debacle amorosa con l’Akasuna, il
primario non aveva avuto più alcun contatto con il mondo
maschile.
A
Konoha, si era fatta degli amici ma non era più
uscita da sola con uomo.
Non
ne sentiva il bisogno.
Non
voleva più sbagliare e lasciarsi soppraffare dai suoi
strarpanti sentimenti.
Sasuke
era il primo ragazzo che vedeva dopo così tanto tempo.
“Eccolo
è al tavolo in fondo.”
indicò la sua destinazione la receptionist con
l’esile dito. “Buon
proseguimento.”
le sorrise ancora una volta, facendo graziosamente ritorno alla sua
postazione
di lavoro.
Era
sola.
Pochi
passi la distanziavano, ora, da lui e
dalla sua schiena.
Aveva
delle belle spalle larghe.
Le
vedeva chiaramente.
I
piedi si mossero involontariamente, per
inerzia, da soli e giunse così velocemente al suo cospetto.
“Sono
Sakura.” fece
uscire di getto per catturare la sua attenzione, stendendogli
la mano.
“Sasuke.”
rispose composto lui, alzando gli occhi sulla sua esile figura e
rispondendo
alla sua presentazione con una presa ferrea.
Sakura
restò senza fiato.
Le
mancava l'aria.
Quello
sguardo puntato addosso l’aveva come
gettata in una potente illusione.
Non
aveva mai visto degli occhi simili, di
un nero così intenso da poterci sprofondare dentro.
Occhi
profondi, bellissimi ed
imperscrutabili.
La
signorina all’ingresso non le aveva
mentito.
Sasuke
era un ragazzo davvero affascinante.
Dai
lineamenti precisi e ben marcati che
risaltavano benissimo e alla perfezione quel suo sguardo
d’ebano
magnetico.
I
capelli, anch’essi neri come la pece,
erano lasciati ribelli, selvaggi.
Tutta
la sua figura emanava un’aurea di
irresistibile mistero.
La
rosa non si stupiva per niente che fosse
un attore.
Aveva
un viso che bucava lo schermo.
Era
bello, bello da togliere il fiato.
Entrambi,
durante quella stretta di mano, si
studiarono per un breve tempo che sembrò alla ragazza
infinito.
Sakura,
ancora in piedi, si accomodò così al suo
posto.
“Spero
di non averti fatto attendere molto.” si
sentì in dovere di dirgli per
iniziare la conversazione. Sapeva di essere stata puntuale ma voleva
comunque essere
gentile ed educata.
“No,
sono qui da poco.” le rispose sereno.
“I
signori vogliano scusarmi…”
li interruppe un cameriere, porgendo loro il
menù.
I
ragazzi cominciarono così a sfogliare la
carte.
“Due
menù degustazione andranno benissimo.” rispose prontamente e sicuro
il moro
all’inserviente.
“Da
bere signori invece cosa vi porto? “
“Un
Sauvignon Blanc,
grazie.”
continuò a
rispondere l’attore.
“Sarò
da voi il prima possibile. Buon proseguimento di serata.”
si congedò il
cameriere.
A
Sakura non restò altro che sorridere.
Sasuke
aveva davvero pensato a tutto.
Una
parte di lei era felice per questa sua
convincente presa di posizione.
Si
conosceva e sapeva perfettamente che ci
avrebbe messo un eternità per decidere.
Di
certo, non voleva far aspettare nessuno.
D’altra
parte, però, era rimasta un po' male del
fatto che il ragazzo non avesse prestato la benché minima
attenzione ai suoi
gusti.
Aveva
a malapena aperto il menù.
Le
sarebbe piaciuto
indugiare un poco di più sugli orientali nomi delle
pietanze.
Il
ragazzo sembrò leggerla nel pensiero.
“E’
tutto molto buono qui. Non fa alcuna differenza mangiare un piatto
piuttosto
che un altro. Il risultato è sempre lo stesso.”
“Sì,
hai ragione. Sono venuta diverse volte a mangiare qui ed è
sempre tutto sopraffino.”
gli sorrise accomodante la ragazza, cercando di non prendere la sua
ultima affermazione
come un rimprovero.
“Come
mai hai bisogno di un attore? ”
interruppe Sasuke i convenevoli sul cibo,
andando dritto al nocciolo della questione.
“Beh…ecco…io…”
Era
completamente andata nel pallone.
Ogni
parola le pesava e le si arrestava in
gola.
Sapeva
ovviamente che avrebbero dovuto
parlare di quella questione ma si aspettava un po’
più di tatto.
L’aveva
presa totalmente impreparata ed in
contropiede.
Il
suo sguardo puntato addosso carico, quasi
indispettito per via della sua titubanza, non l’aiutava per
niente.
Al
momento, le sembrava difficilissimo
aprirsi con lui.
Sicuramente,
Sasuke non era l’accomodante
paziente della 307.
Sembrava
avere infatti il contrario potere di farla
agitare ancor prima di qualsiasi mossa o parola.
“Ecco
il vostro vino.”
In
suo aiuto era fortunatamente arrivato il
cameriere che aveva preso prima il loro ordine.
A
fine serata sarebbe stata molto generosa
con lui.
Gli
avrebbe sicuramente lasciato una grossa
mancia.
Sakura
aspettò in silenzio, cercando di
formulare un discorso sensato nella sua mente, che il maître
versasse
elegantemente il vino nei loro calici.
Poi,
dopo che il ragazzo terminò il suo lavoro e li
lasciò di nuovo
soli, calò velocemente in una sola volta l’intero
contenuto del bicchiere.
Sperava
di trovare nel vino il coraggio ed
il contegno necessari per cominciare a parlare ed ad aprirsi con quel
affascinante sconosciuto.
“Non
vedo la mia famiglia da cinque anni. Per di più, mia sorella
si sposa ed intende
conoscere il ragazzo con il quale crede che sto.”
sputò la ragazza tutto
d’un fiato.
Non
era sicuramente quello il discorso che
si era pian piano preparata.
L’ansia
l’aveva vinta di nuovo.
Il
vino era stato un pessimo alleato.
D’impeto,
aveva così iniziato a dire le
prime cose che le erano passate per la mente.
“E
questo sarebbe il tuo problema? ” domando
scettico l’attore, alzando il
sopraciglio.
“No,
il mio problema non è tutto qui.”
controbatté questa volta la ragazza più
risoluta.
“Lo
voglio sperare. Dai, ti ascolto.”
le sorrise sarcastico.
Il
suo atteggiamento la stava indispettendo
parecchio.
Non
credeva fosse corretto, da parte sua,
trattarla con tutta quella sufficienza.
Il
ragazzo non poteva neanche lontanamente
immaginare quanta sofferenza ci fosse nel suo cuore straziato e quanto
fosse, di conseguenza,
difficile rivelargli un tale segreto.
La
sua era una confessione importante che
meritava il giusto tatto e rispetto.
Fece
un bel respiro profondo.
“Cinque
anni fa, ho lasciato Suna ed ho preso la ferrea decisione di
ricominciare, qui
a Konoha, la mia nuova vita da sola e lontana da tutti. Non sai quanto
sia
stato difficile per me vivere lontana
dalla mia famiglia. E’ stato come averli persi per sempre.”
Sakura
aveva già la voce spezzata e gli occhi
lucidi.
“La
solitudine è un dolore che non ha nulla a che vedere con il
vivere lontana dai
propri genitori. Sei terribilmente noiosa.”
fece severo e visibilmente alterato l’attore.
All’udire
dell’attacco verbale del moro,
Sakura non riuscì più a trattenersi.
Scoppiò
a piangere.
Erano
lacrime di rabbia e sofferenza.
Come
poteva quel ragazzo non prestare
minimamente attenzione ai suoi sentimenti, alle sue parole soffiate.
Non
sapeva niente di lei ma continuava
incurante, nonostante tutto, ad attaccarla, rimproverarla ed offenderla.
Poco
le importava, adesso, se a fine serata
non avrebbe più avuto un ragazzo da presentare a sua
sorella.
Era
passata sopra alla vecchia e sgarbata
telefonata ma ora non poteva più resistere.
Il
comportamento altezzoso e saccente del
attore aveva superato il suo alto limite di sopportazione.
Doveva
difendersi.
L’esperienza
con Sasori era stata più che
sufficiente.
Nessuno
poteva giudicarla in quel modo, senza il minimo rispetto.
Ben
che meno uno sconosciuto.
“Sì, è
vero il vivere lontano dalla propria famiglia non significa essere
soli. Non mi
sarei di certo sentita così persa se avessi potuto
chiamarli, sentirli ma
purtroppo non è stata una mia decisione. Non li ho lasciati
per uno stupido
capriccio, per un qualche gioco o per una questione di indipendenza.
Sono
dovuta andare via per proteggerli. Da cinque anni custodisco un pesante
segreto
con il quale ho imparato a fatica a convivere e non ti permetto di
giudicarmi
così superficialmente! Ho lasciato tutti i miei affetti
perché non volevo che
fossero loro a pagare per i miei sbagli. Tengo alla mia
famiglia più di qualsiasi altra cosa al
mondo e mi uccide sapere che la mia fuga li abbia delusi ma ero
giovane, ancora
più ingenua di quanto non sono, non potevo far altro. Non so
se tu abbia mai
amato qualcuno così tanto da essere disposto anche a
gettarti nelle fiamme più
alte dell’Inferno pur di salvarlo…beh, io con loro
ci ho provato ma sono
rimasta bruciata viva.”
Lo
sguardo di Sasuke, man mano che Sakura
parlava con rabbia e a fatica, cambiava.
Del
resto, aveva agito come suo solito
d’istinto ed aveva finito per accusarla duramente.
Fino
a quello sfogo sincero, il moro aveva
creduto che l’allontanamento della ragazza dalla famiglia
fosse dipeso
esclusivamente da quella stupida bugia sul finto fidanzato e da un
qualche scialbo
capriccio adolescenziale.
Non
aveva percepito tutto quel dolore che
ora, invece, gli arrivava dritto e prepotente in faccia.
C’era
tanto altro dietro che non era stato in grado di vedere.
Era
stato avventato, sgarbato e maleducato ma
sapeva di non rispondere del suo solito autocontrollo quando sentiva
parlare di
legami famigliari persi.
Riteneva
che fosse decisamente assurdo e
sciocco privarsi della propria famiglia per futili questioni quando si
aveva
ancora la concreta possibilità di ritagliarsi insieme dei
momenti felici.
Sapeva
perfettamente che quel tempo non
sarebbe più tornato.
La
sua situazione famigliare aveva preso
però il sopravvento ed aveva finito così
inevitabilmente per ferire ed attaccare la ragazza.
All’Uchiha
i suoi genitori mancavano tanto.
Non
avrebbe voluto lasciarli per nulla al
mondo.
Ora,
Sasuke era davvero curioso di conoscere
cosa nascondesse questa strana ed improbabile committente.
Voleva
sapere tutto di lei e della sua
storia.
Voleva
ascoltare.
Nei
suoi grandi occhi verdi lucidi aveva
rivisto i suoi.
“So
bene cosa significa vivere all'Inferno. Però spiegami
perché hai dovuto lasciarli?
“ chiese
sincero.
Sakura
avvertì qualcosa di diverso nella sua
voce prima tanto dura, sicura, fredda e distaccata.
Le
sembrava realmente colpito.
I
suoi occhi soprattutto non sembravano più
così imperscrutabili.
Cercando
di trattenere il più possibile le
lacrime, l’Haruno decise che gli avrebbe raccontato tutto.
Per
lo meno, per fargli capire quanto di
grosso si fosse sbagliato sul suo conto.
Il
primario così ripercorse meticolosamente la
sua vita a Suna, dai conflitti con la madre sino al incontro
apparentemente
salvifico con Sasori.
Raccontò
al ragazzo la delicata situazione
finanziaria dell’importante e nota azienda di famiglia e di
quanto questa
rischiasse di essere compromessa con la fine della storia con
l’Akasuna.
Ricordò
il suo stato d’animo nell’apprendere
di essere stata vittima di una tale presa in giro e di quanto si
sentì umiliata
nel trovare quello che credeva d’essere l’amore
della sua vita in compagnia di
un’altra donna.
Ancora
nel parlarne si sentiva così stupida.
Gli
rivelò quindi, infine, la natura doppiogiochista
del ex fidanzato e del loro tacito compromesso e di come il suo mondo
dopo quella
notte cambiò radicalmente e fu sbattuto senza ritegno sulla
cronaca scandalistica locale.
“…Decisi
di voltare completamente pagina, di ricreare qui a Konoha la nuova me
stessa.
Francamente non credo neanche di esserci riuscita così bene.
Mi
vidi dunque costretta a scappare. Ero troppo debole per convivere con i
quotidiani
sguardi delusi e feriti dei miei genitori.
Ora,
però, mia sorella Ino si sposa e non posso di certo mancare
al suo matrimonio.
Non lo merita. E’ stata sempre disposta a difendermi,
nonostante le mie bugie
ed i miei continui allontanamenti.
Con
o senza l’aiuto di qualcuno, tornerò a Suna. Non
posso più scappare dal mio
passato.”
Per
quanto
si fosse sforzata, alla fine della confessione, Sakura era
completamente
in lacrime.
Doveva
essere bruttissima.
Quasi
come se di nuovo l’avesse letta nel
pensiero, Sasuke le porse un fazzoletto di stoffa.
“Vai
al bagno. Rinfrescati un po’. Io ti aspetto qui.”
L’attore
si sentiva inevitabilmente in colpa
per essere stato il responsabile principale di tutte quelle lacrime.
Suo
fratello Itachi aveva ragione nel
ripetergli sempre che fosse un tipo troppo irruento ed impaziente.
Quella
strana ragazza dai capelli rosa non
meritava di esser trattata in quel modo.
Il
suo cuore d’oro non lo meritava.
Dopo
l’incidente stradale che aveva
brutalmente ucciso i suoi, l’Uchiha, proprio come il
primario, aveva allontanato
suo fratello per non dargli maggiori pene e preoccupazioni.
Voleva
deresponsabilizzarlo un po’,
dimostrargli che era in grado di cavarsela da solo.
Sarebbe
scappato anche lui di casa per il
bene dei suoi genitori e dell’impero di famiglia.
Avrebbe
fatto qualsiasi cosa per loro.
In
fondo, non erano così diversi.
Durante
l’assenza della ragazza, l’attore
decise che avrebbe voluto darle sinceramente una mano, offrendole il
suo aiuto.
Si
sarebbe impegnato ad esser gentile e a
farsi dir di sì.
Questa
volta non per accontentare la
richiesta del fratello maggiore ma piuttosto perché era
realmente desideroso di aiutarla.
La
giovane aveva bisogno di un professionista.
Lui
era il migliore sulla piazza.
Sperava
solo che fosse ancora disposta a
starlo a sentire ed ad accettarlo, nonostante il suo pessimo modo di
fare.
Al
bagno, Sakura si calmò, si risistemò il
trucco e riprese contegno.
Era
completamente svuotata.
Non
avrebbe mai potuto immaginare che la
cena potesse essere un tale disastro.
Lei
e Sasuke sembravano totalmente
incompatibili.
Fece
così ritorno al tavolo con l’unica
intenzione di restituirgli il fazzoletto, lasciare la sua quota per la
cena ed
andarsene.
Del
resto, non avevano più molto da dirsi.
L’Haruno
stava per ridargli il quadrato di
tela e congedarsi, quando il moro la stupì.
“Sasuke.”
disse sicuro, stendendogli la mano.
Era
sempre stato un ragazzo di poche parole
che preferiva i fatti ai lunghi discorsi.
Stava
provando a suo modo di rimediare, di
riniziare tutto da capo, dimenticando il pessimo inizio.
La
ragazza sembrò capire le sue intenzioni.
“Sakura.”
rispose titubante alla stretta di mano.
Sinceramente,
non sapeva bene perché avesse
risposto al suo insolito tentativo di scuse.
Stava
di fatto però che aveva sentito il
bisogno di rispondergli.
Avvertiva
l'insolita e forte sensazione che anche lui
avesse bisogno di lei.
La
rosa giurava di aver visto una nuova luce
nei suoi profondi occhi neri.
Si
ritrovò involontariamente attratta
nuovamente da loro.
Il
suo sguardo aveva su di lei uno strano e pericoloso
potere incantatore.
A
Sakura tornarono inconsciamente alla mente
le parole del paziente della 307.
“Devi
essere paziente.”
Non
sapeva spiegarselo ma ci
stava provando.
Sinceramente.
Il
suo sesto senso la spinse a sedersi e a
riprendere posto di fronte a Sasuke.
Sentiva
di star facendo la cosa giusta.
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Capitolo 8 *** Capitolo VIII ***
Capitolo
VIII
In
quella seconda stretta di mano, gli occhi
di Sakura e di Sasuke si ritrovarono di nuovo l’uno
nell’altro e riuscirono a
dirsi quello che a parole avrebbero impiegato anni.
La
giovane donna era tutto fuorché una
stupida.
Aveva
capito perfettamente che l’attore non
fosse il genere di ragazzo abituato a scusarsi, ad esporsi e a parlare
troppo.
Era
sicuramente un tipo molto più pratico, abituato ad
andare subito al sodo.
La
rosa aveva quindi compreso a pieno che
quel gesto fosse il suo insolito modo per chiederle scusa, per
offrirgli ancora
il suo aiuto, per provare a ricominciare tutto da capo, dimenticando il
disastroso inizio.
Certo,
il suo giudizio era stato pesante e
l’aveva ferita ma quel suo sguardo l’aveva
imprigionata.
Era
qualcosa difficile da spiegare.
A
Sakura non era mai successa una cosa del
genere ma aveva la netta sensazione, ogni volta che sprofondava in quel
abisso
profondo, che Sasuke avesse molto di più da dire ed offrire.
Guardandolo
fisso negli occhi, poteva
giurare a sé stessa che fosse molto di più del
cliché del ragazzo bello,
dannato e tremendamente stronzo.
Il
primario si appigliò a questa viscerale
impressione con tutta la sua forza per giustificare così il
ricambio alla stretta di
mano.
Ovviamente
il passato con Sasori doveva
esserle da monito, ciò nonostante decise di seguire comunque
il proprio
istinto.
C’era
una fiamma particolare nei suoi occhi
d’ebano che la portò a fidarsi di lui.
L’Haruno
pensò anche che doveva esserci
senz’altro un motivo se Tsunade aveva deciso di affidare la
sua rivalsa a lui.
Si
fidava di lei più di quanto si fidasse di
sé stessa e del suo controverso sesto senso.
Del
resto, il primario continuava ancora ad
avere bisogno di un ragazzo che l’accompagnasse a Suna.
Per
un attimo, la rosa aveva pensato che
sarebbe stata capace di inventare un’altra scusa per la
mancata presenza del
suo fantomatico fidanzato ma poi decise di non voler deludere le
aspettative di
sua sorella Ino, dopo così tanto tempo, ancor prima
dell’inizio del matrimonio.
Sistemata
e più calma, Sakura tornò quindi a
sedersi di fronte all'attore.
“Tua
sorella si sposa quindi questo sabato? “ le
chiese Sasuke, provando ad
intavolare una conversazione più distesa, mentre cominciava
ad assaggiare il
suo menù degustazione.
Entrambi
sino ad allora non avevano toccato
nulla.
Troppo
presi l’uno dai problemi dell’altro.
“Buon
appetito! “
continuò a parlarle, accennando un sorriso.
“Anche
a te” rispose
cordialmente la ragazza, cominciando ad inebriarsi dei sapori
della cucina dell’Ichiraku Resturant.
“Sì,
questo fine settimana Ino si sposa ma già fra due giorni
devo partire…”
Sasuke
la fermo prontamente.
“Dobbiamo
partire “ la corresse lui sicuro.
“Fa
strano dirlo, scusami.”
L’attore
stava chiaramente continuando a
farle capire che fosse disposto ad aiutarla.
Quel
plurale utilizzato aveva senz’altro
rafforzato la presa iniziale e non lasciava trasparire alcun dubbio.
Sakura
però era visibilmente
imbarazzata.
Aveva
passato cinque lunghi anni da sola ed
ora aveva non poche difficoltà a pensarsi in dolce
compagnia.
Seppur
per finta, quel ragazzo sarebbe
entrato nel suo mondo ed avrebbe dovuto passar con lei la settimana
più
importante della sua vita.
La
sensazione di loro due insieme la
scuoteva un po’.
“Devi
abituarti se prima di tutti non ci credi tu come puoi solo lontanamente
sperare
che lo facciano gli altri.”
Sasuke
ancora una volta sembrò leggerle i
pensieri.
La
ragazza si vide costretta a dargli ragione.
Non
poteva continuare a scappare dalle sue
bugie.
Era
finalmente arrivato il momento di
prendersi le responsabilità per ciò che aveva
fatto e detto.
“Ad
ogni modo,”continuò
l’Uchiha,“perché
dobbiamo partire con così tanto anticipo? ”
“Devo
avvertirti. Hai presente quelle famiglie in cui tutti sono fuori di
testa ma
dato che sono la tua famiglia gli vuoi bene lo stesso…ecco,
la mia non è una di
quelle. I miei familiari hanno sempre fatto le cose in grande e alla
perfezione. Il matrimonio è quindi un evento
importantissimo, la cornice
perfetta per ritrovare lontani parenti ed amici nella settimana
precedente al
grande giorno. Nessuno può mancare.”
L’Haruno
era sicura che Sasuke odiasse quel
eccesso, quel genere di cose.
Lo
sbigottimento era palese sul suo viso.
Il
ragazzo non era sicuramente il tipo di
persona che poteva dirsi l’anima della festa.
Si
sentì in dovere di metterlo in guardia su
quello cui andava incontro se decideva realmente di aiutarla ad
intraprendere
quell’assurda recita.
Sakura
desiderava che l’attore accettasse di
seguirla ma non voleva assolutamente tirargli un colpo mancino.
Non
sarebbe stato corretto metterlo di
fronte alla complessità della sua famiglia ad accordo
compiuto ed intrapreso.
Avrebbe
accettato qualsiasi sua risposta.
L'attore
era davvero esterrefatto.
Voleva
sinceramente aiutarla ma la parte del
fidanzato perfetto in balia di mille feste, amici e parenti era un
ruolo che
non avrebbe augurato neanche al suo peggior nemico.
Si
riteneva comunque un professionista. Tra
l’altro, molto bravo.
Era
sicuro, sforzandosi, di potersi calare
nella parte perfettamente e risultare impeccabile anche in quella
recita.
Dal
momento che il ragazzo ancora non
sembrava in grado di dirle niente, Sakura decise di rompere quel
fastidioso
silenzio.
“Adoro
mio padre. Posso solo immaginare quanto lo stiamo facendo impazzire Ino
e la
mamma. Tecnicamente è un ostaggio…un
po’ come te ” rise.
Una
risata genuina, cristallina che contagiò
anche il moro.
L’Uchiha
si stupì, non poco, di come quella
ragazza avesse capito in così poco tempo che la
maestosità dell’evento a cui
doveva, lavorativamente parlando, prender parte lo mettesse in qualche
modo a
disagio.
“Te
l’ho detto. Non devi sentirti obbligato ad accompagnarmi.
Posso sempre
inventare una scusa ed andare sola.”
La
rosa non voleva forzare nessuno.
Né
tantomeno voleva che il senso di colpa
dell’attore lo spingesse a fare qualcosa che non volesse.
“Sakura,”
la riprese a quel punto con voce profonda il ragazzo, “sto per finire
l’accademia di recitazione. Sono un attore. Credi
davvero che abbia sempre preso parte a sceneggiature che mi piacessero?”
L’Haruno
risentì nella voce dell’Uchiha
la stessa sicurezza e sfacciataggine che
sinora l’avevano contraddistinto.
Ad
essere sincera, un po’ le era mancato
quel suo aspetto caratteriale.
Preso
con la giusta dose, poteva
risultare infatti molto intrigante.
“Allora
non te lo chiederò più. Sei in trappola ”rise felice il primario.
Finalmente
il suo cuore si era messo l’anima
in pace.
Aveva
trovato, non con pochi problemi e
divergenze, il ragazzo che l’avrebbe accompagnata a Suna e
che si sarebbe
spacciato per il suo fidanzato.
A
dir la verità, era sempre stato di fronte
a lei ma solamente adesso sembrava sinceramente disposto ad aiutarla.
Sapeva
di dover ringraziare mentalmente
quella parte di sé che
aveva deciso di
leggere quella nuova luce negli occhi di Sasuke.
Forse
con il tempo, il suo sento senso era
piacevolmente migliorato.
Konoha
poteva aver fatto maturare anche il
suo istinto.
“Se ho
inquadrato bene la tua famiglia,”
le disse lui, ridestandola dai suoi
pensieri felici, “dobbiamo
evitare di
esagerare, far vedere che siamo in sintonia senza però
sforzarci troppo.
Giusto?”
“Non
avrei saputo dirlo meglio”
gli
rispose Sakura, mostrando però nel tono di voce
un’insicurezza che Sasuke colse
subito.
“Ti
insegno un trucco. Guarda sempre le persone negli occhi. Nessuno
baderà mai a
cosa indossi, cosa dici o se ti muovi impacciata. Si fideranno
ciecamente di
te.”
Quando
finì di parlare, il moro la guardava
intensamente negli occhi.
La
ragazza si ritrovò ancora ipnotizzata da
loro.
Il
verde sprofondò nel nero e mai come allora
il primario ebbe la netta sensazione che sarebbe potuto andare tutto
per il
verso giusto.
Lentamente,
la giovane cominciava a fidarsi
sempre più di lui e del suo sguardo magnetico che la
rassicurava ed aveva la
forza di sciogliere le sue paure.
Sakura
era sicura che una volta sola tutta
la sua ansia e tutti i suoi timori sarebbero ritornati prepotenti e non
l’avrebbero fatta dormire ma per ora dentro quegli occhi non
aveva paura e
poteva dirsi al sicuro.
“Scusami.
Penserai che… chi lo sa cosa pensi ! Non so neanche, visto
quello che è
successo prima, se voglio saperlo”
rise imbarazzata la rosa.
Quegli
occhi era vero la facevano sentire
protetta ma erano anche in grado di farle dar fiato a tutto
ciò che le passava
per la mente, senza freno.
A
lungo andare, questo poteva rivelarsi un
grosso problema.
La
ragazza sperava solo che l’attore avesse
colto in quella sua ultima bislacca affermazione tutta
l’innocenza del mondo.
Non
voleva assolutamente che la sua ultima
frase gli apparisse come una frecciatina al veleno per ciò
che era successo
prima.
Sakura
l’aveva perdonato nell’attimo in cui
aveva ripreso comodamente posto di fronte
a lui.
“Tranquilla.
Ho capito quanto è importante per te questo matrimonio.
Sarò il tuo ultimo
problema” le
rispose Sasuke, spazzando via l’ansia che in quelle
situazioni
tornava in lei sempre alla carica.
“Non
si può essere sicuri mai di niente…” fece
uscire sincera la rosa, ricordando inevitabilmente il suo passato.
“ Fidati
” le disse
semplicemente, guardando i suoi occhi smeraldo.
L’Uchiha
aveva ragione.
Parlare
in faccia alle persone risultava
miracoloso.
Era
un balsamo di fiducia.
Il
primario sperava solo che non fosse un
potere esclusivo dell’attore.
Ad
ogni modo, così facendo, Sasuke era
riuscito ad accantonare le sue rimostranze
ed i suoi timori.
Era
inerme di fronte a lui.
Se
ne stava rendendo conto.
“Comunque
è chiaro che ci serva una storia. Non mi sembri molto
incline
all’improvvisazione. Sei piuttosto trasparente come persona.”
All’udire
dell’aggettivo trasparente, il
viso di Sakura cambiò ed assunse un’ aria
colpevole.
“Tsk.
Non era una critica. Ogni recita che si rispetti ha bisogno di un
abbozzo di
copione. Sei tu la sceneggiatrice, Sakura.”
L’ascoltare
così chiaramente di essere
l’ideatrice di quella messa in scena, non la faceva sentire
in pace con sé
stessa.
Era
andata via da Suna per evitare di
mentire quotidianamente ai suoi ed ora tornava a casa con un abbozzo
definito
di menzogne.
Era
piuttosto un controsenso ma questa
sceneggiatura era una bugia a fin di bene.
Aveva
scelto di vivere così quando quella
fatidica notte aveva deciso di scendere a patti con Sasori.
Era
troppo tardi per tornare indietro.
Si
ripromise però che non avrebbe più
mentito a nessuno.
In
fin dei conti, le storie d’amore potevano
finire.
Lei
lo sapeva bene.
La
bugia di Sasuke sarebbe presto svanita e
rimossa per sempre.
Il
ragazzo così come entrava nella sua vita,
sarebbe poi andato via alla fine della settimana.
Era
la cosa migliore.
Nessuno
sarebbe rimasto deluso e ferito.
Per
dir più, avere un accompagnatore le
avrebbe dato, fra l’altro, una grossa mano.
In
questo modo, Sakura non si sarebbe
sentita troppo sola.
In
quella settimana, entrambi sarebbero
stati dei pesci fuor d’acqua ma potevano comunque farsi forza
l’uno l’altro.
“Sì,
hai ragione. Non possiamo farci cogliere impreparati ” tuonò convinta la
ragazza.
“Allora?”
“Allora…tu
sei un analista. La mia famiglia si è sempre circondata di
uomini d’affari, non
mi vedo vicino ad altri. Ho sempre sognato di avere un uomo simile a
mio padre.
Ci frequentiamo da tre anni e ti prego, sei completamente pazzo di me.”
Di
rimando, a questa sua ultima affermazione
Sasuke ghignò.
“AH! “
urlò Sakura.
L’attore
impennò il sopracciglio e la guardò
sconcertato.
“Scusami.
Quasi dimenticavo. Dobbiamo assolutamente discutere sul tuo ingaggio.
Quello
che fai per me è importantissimo. Sentiti libero di
chiedermi qualsiasi cifra.
Del resto, ti tengo impegnato per tutta la settimana. Se non fossi a
Suna,
immagino avresti avuto impegni migliori”
ritrovò contegno la rosa.
“
6mila andranno
benissimo. Coprono il mio chacet, le spese del viaggio e
l’acquisto del necessario per il matrimonio. Se
però vuoi spingerti anche
sull’intimo, dobbiamo parlare del supplemento “ disse l’Uchiha
beffardo e sprezzante.
All’udire
delle parole del moro, Sakura
rischiò di morire soffocata.
Il
vino bianco le era immediatamente andato
di traverso.
Il
primario era diventato completamente
paonazza.
Sapeva
perfettamente di non aver bisogno di
nessun extra.
Quella
sua uscita, fra l’altro, le era sembrata
assolutamente fuori luogo.
Per
che diavolo di donna l’aveva presa.
La
loro era una semplice recita. Al di fuori
del palco le loro vite dovevano procedere distintamente separate.
“Non
c’è pericolo. Trovo l’idea del far sesso
a pagamento moralmente ripugnante.
Senza offesa. Scusami”
fece uscire l’Haruno con determinazione e coraggio.
A
dir la verità, non sapeva perché aveva
sentito il bisogno di scusarsi.
La
sua risposta era assolutamente lecita e
svincolata da ogni dubbio.
Lei
non era assolutamente il genere di donna
che probabilmente era solito frequentare, disposta a tutto pur di cadere fra le sue
possenti braccia.
“Se
guardi la cosa per quella che è cioè una semplice
transazione forse, non
sentirai così tanto il bisogno di chiedermi scusa” restò fermo nella
sua
parte il ragazzo.
“Ti
chiedo scusa io...”
fece uscire di getto, sentendolo così freddo e
distante.
“Comunque,
“ sghignazzò, “era uno scherzo. Te
l’ho detto sei piuttosto trasparente. Mi sono solo divertito
a metterti un po’
alla prova per vedere come ne usci fuori. Ovviamente, male. Non devi
scusarti
sempre per tutto. Quelli ti sbraneranno
se non ti imponi “ la rimproverò
sinceramente il giovane.
“Scusami…”
si pentì immediatamente la ragazza per ciò che
aveva fatto involontariamente
fuoriuscire.
Come
poteva essere così ingenua.
Come
poteva sempre credere a tutti.
Sasuke
la voleva semplicemente aiutare e le
stava dando anche degli ottimi consigli.
Ciò
nonostante, lei in un corso di
recitazione sarebbe sicuramente stata l’ultima della classe.
Doveva sembrargli
proprio una stupida.
Con
ogni probabilità, Sasuke non era il tipo di persona
che correva dietro alle ragazze normali
e “trasparenti” come lei.
Il
ragazzo poteva, senza troppi problemi,
ambire al meglio in circolazione.
Di
certo, non aveva bisogno di farsi pagare
per convincere qualcuna ad andare a letto con lui.
Poteva,
tra l’altro, essere tranquillamente
fidanzato.
Non
si sarebbe stupita di saperlo insieme ad
una bellissima modella.
Che
sciocca che era stata a credergli
ciecamente.
Le
emozioni, quando le cose la toccavano in
prima persona, la sovrastavano sempre e non la facevano ragionare.
La
rosa si consolò del fatto che per lo meno
l’Uchiha fosse davvero bravo a recitare.
Risultava
infatti estremamente convincente
in ogni cosa facesse o dicesse.
Velocemente,
l’aveva fatta cadere nella sua
trappola.
Probabilmente
con i suoi genitori, con Ino e
con Sasori avrebbe dovuto impiegare più tempo ma si vedeva
chiaramente che lui,
a differenza sua, sapeva muoversi bene.
“Tsk.
Lo trovo anche alquanto irritante.”
“Hai
ragione. E’ solo che tendenzialmente sono sempre propensa a
credere e a fidarmi
di tutti”
rispose mesta e
sincera la rosa.
“Non
l’avevo capito”
fece
sarcastico il ragazzo.
Era
più che palese che l’avesse compreso.
Con
lui stava facendo esattamente la stessa
cosa.
Sasuke
non si sarebbe risieduto a quel
tavolo per niente al mondo.
Sakura
era davvero una ragazza insolita,
rara e genuina.
C’era
qualcosa in lei che lo affascinava
davvero.
Forse,
proprio quella trasparenza,
quell’innocenza che lui aveva perso troppo presto.
Il
comportamento del primario il più delle
volte lo irritava, la trovava noiosa ma nonostante tutto sentiva
immotivatamente il bisogno di proteggere quel suo fanciullesco io
interiore.
Un’
emozione del genere per Sasuke era
senz’altro insolita e del tutto inaspettata.
Questa
sensazione di protezione la provava
infatti solo con suo fratello Itachi e con il suo storico amico e
coinquilino.
Queste
però erano persone che lo conoscevano
da una vita e che avevano imparato a capirlo, persone con le quali si
sentiva a
casa.
Credeva,
inoltre, di non essere neanche
troppo bravo a dimostrarlo.
Sakura
era invece solo una sconosciuta.
Era
un qualcosa del tutto irrazionale.
La
cena proseguì bene e senza troppi
intoppi, decisamente meglio di come era iniziata.
Nessuno
dei due l’avrebbe potuto dire e
credere.
“In
questi due giorni, sono impegnato. Non possiamo incontrarci e
ovviamente ti
proibisco di fondermi il telefonino”
fece canzonatorio l’Uchiha.
“E
allora come facciamo a metterci d’accordo?” chiese preoccupata
l’Haruno.
“Scusi
cameriere il conto e se è possibile avere carta e penna.
Grazie.”
La
rosa aspettò trepidante la sua risposta in
silenzio.
Aveva
capito o meglio stava imparando a
capire come si dovesse comportare con lui.
Il
cameriere fece ritorno con il conto e con
il necessario chiesto dall’attore.
Sasuke
gli stese prontamente la sua carta di
credito, invitandolo a terminare la pratica.
Sakura
provò ad opporsi con lo sguardo alla
galanteria del ragazzo ma ricevette in risposta solamente un sonoro
sbuffò.
Le
onomatopeiche disapprovazioni del moro
erano ormai ordinarie.
Ci
aveva fatto l’abitudine.
“Non
ti sembra di pagarmi già abbastanza?” le
fece presente con il suo solito tono sprezzante.
La
rosa lo studiò attentamente, aspettando
che terminasse di scrivere qualcosa su quel pezzettino di carta che
l’inserviente gli aveva gentilmente portato.
“Questa
è la mia e-mail. Scrivimi qui. Una volta che avrò
letto tutto, studierò
il mio personaggio di conseguenza,”
le tolse finalmente ogni dubbio,
rispondendo alla sua domanda.
Il
ragazzo di servizio fece nuovamente
ritorno con la carta di Sasuke e lo ringraziò.
D’altro
canto, l’attore restituì
educatamente la penna prestatagli.
“Mi
scusi, voglia accettare questa mancia. E’ stato
così gentile ed impeccabile!”
sorrise
al cameriere Sakura, interrompendo i convenevoli tra i due ragazzi e
catturando
la loro attenzione.
“Grazie
Signorina”
“Tsk”
disse solamente Sasuke, inarcando
l’angolo della bocca.
Il
primario se l’era ripromesso e lei
manteneva sempre la parola data.
I
due giovani restarono a parlare ancora un
po’ e poi insieme si alzarono dal tavolo.
“Allora
perfetto. Ti scrivo tutto qui e ti allego anche il biglietto aereo per
Suna.
Grazie mille Sasuke!” disse
la rosa felice, stendendogli la mano.
“A
presto, Sakura” rispose
l’Uchiha ferreo alla stretta.
La
recita poteva cominciare.
Non
aveva più scuse per scappare dal suo
passato.
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Capitolo 9 *** Capitolo IX ***
Capitolo
IX
“Dottoressa
Haruno, mi scusi se la disturbo…”
“Figurati,
Shizune. Nessun problema, entra pure e dimmi tutto” rispose
con gentilezza e cortesia il
primario alla dottoressa che aveva fatto ingresso nel suo ufficio,
abbandonando
ogni tipo di formalità.
“La
Signorina Tsunade richiede di te e vuole che occorri da lei il prima
possibile.
Ti aspetta nel suo ufficio.”
“Ok,
grazie mille. Do un’ultima controllata a questa cartella e sono subito da lei. Non
vogliamo mica farla
arrabbiare” rise Sakura.
Quando
perdeva le staffe, Tsunade diventava
infatti una furia titanica di cui tutti avevano il terrore.
Di certo, la rosa non voleva essere la mal
capitata, il destinatario di tutta quella forza distruttrice.
“Ovviamente
no. Nessuno lo vorrebbe. Ti lascio terminare il lavoro in santa pace.
Vado”
rispose la dottoressa alla simpatica battuta dell’Haruno,
abbandonando così il
suo studio.
Dopo
poco che Shizune l’aveva lasciata sola,
Sakura si alzò per dirigersi dalla sua mentore.
La
ragazza era di buonissimo umore.
Finalmente, aveva trovato il suo finto fidanzato.
Contro ogni previsione iniziale, Sasuke si
era dimostrato sinceramente disposto ad aiutarla.
Non poteva chiedere di meglio.
Il suo ritorno a Suna, in compagnia di un
ragazzo di tale fascino e bellezza, avrebbe lasciato tutti senza
parole.
Il
primario era sicura che sua sorella Ino
avrebbe apprezzato non poco il suo accompagnatore.
L’Uchiha era esattamente il genere d’uomo
che l’attraeva. Francamente Sasuke era il tipo di ragazzo che
faceva perdere la
testa e piaceva a chiunque.
La sua avvenenza era a dir poco oggettiva.
Ora
che ci pensava bene, Ino l’avrebbe
sicuramente ammirato.
Il suo finto compagno aveva infatti dei
tratti somatici che ricordavano un po’ il futuro marito di
sua sorella.
Per come Sakura ricordava lo Yamanaka, l’attore
era però palesemente la sua bella copia.
Di fatto, lo charme dei due era imparagonabile.
Sasuke
aveva un alone di mistero e un mondo
nello sguardo che mancavano a chiunque e lo rendevano unico.
Presentarsi
al suo fianco, sarebbe stato
quindi una bella stoccata all’ego di quelle malelingue che
l’avevano sempre
ritenuta una ragazzina scialba, una nullità e ovviamente
all’ego di Sasori.
Il salto di qualità era innegabile e sarebbe
stato evidente a tutti.
Al
momento, a Sakura poco importava che si
trattasse solo di una finzione.
Ciò che davvero le interessava era solo corrodere un
po’ d’invidia tutte le donne presenti alla festa e
sentirsi bellissima.
Il
suo umore era dunque alle stelle.
Il primario sperava che Tsunade non dovesse
presentarle un caso difficile e critico che inevitabilmente le avrebbe
rattristato la mattinata lavorativa.
Bussò
alla sua porta.
“Avanti!”
“Caposala
mi avete fatto chiamare…”
Tsunade
non la lasciò terminare la frase che
subito felice l’aggredì.
“Oh !
Finalmente sei tu ! Questa giornata è così
piatta, riaccendimi un po’. Muoio di
curiosità. Voglio assolutamente sapere come è
andato l’incontro con il ragazzo.
Avanti raccontami tutto.”
Sakura
si sarebbe sbattuta una mano sulla
sua ampia fronte.
Quella donna era inimitabile. Aveva
l’assurda capacità di lasciarla sempre senza
parole e le voleva bene anche per
questo.
“Signorina
non la ringrazierò mai abbastanza. E’ perfetto !
“
Oddio
forse perfetto era una parola grossa
ma la ragazza era in balia dell’entusiasmo e decise quindi di
continuare a
cavalcare quell’onda.
“Dimmi
com’è? Come ti è parso ? Come siete
rimasti d’accordo ? Suvvia cara non farti pregare.
Siediti pure e mettiti comoda. Sono tutta orecchi ! “
Accomodandosi,
la rosa iniziò così a sanare tutte
le curiosità della Senju.
In fondo era solo merito suo se poteva
finalmente tornare a casa soddisfatta e pronta a riprendersi
ciò che era sempre
stato suo.
Le sembrava dunque giusto darle tutte le
spiegazioni del caso ed il suo prezioso tempo.
“Allora
Sasuke è un ragazzo bellissimo, carismatico e pieno di
fascino. Farò
sicuramente un figurone al suo fianco. Ha esattamente ogni cosa al
posto
giusto. E’ molto alto, slanciato ed ha delle possenti spalle
larghe, dei lineamenti
ben marcati e decisi ed uno sguardo…”
Sakura
tentennò estasiata al ricordo di
quelle calamite nere che il ragazzo aveva per occhi.
Di risposta, Tsunade le sorrise maternamente
divertita.
La donna aveva visto diverse volte il
giovane attore e si era scontrata in molte occasioni con lui ma fece finta di
niente,
di non conoscerlo.
Desiderava vederlo con gli occhi della
ragazza e ad esser sincera le sembrava di sentire parlare di
un’altra persona.
La
Senju non provò quindi il bisogno di dire
a Sakura niente riguardo l’esistenza della scommessa con
Itachi.
Non solo perché ciò avrebbe potuto
comprometterne l’esito ma soprattutto perché il
tacito accordo con il maggiore
degli Uchiha era una questione che con lei non aveva direttamente a che
fare.
Sakura doveva continuare a comportarsi
naturalmente ed ogni cosa che sarebbe accaduta doveva essere accettata
per com’era.
Tsunade non voleva certamente manipolarla o
influenzarla. Aveva piena fiducia in lei.
Del
resto, la bionda aveva solo unito
l’utile al dilettevole.
A Sakura serviva un attore e Sasuke lo era.
A nessuno doveva interessare quindi se lei aveva
deciso di giocarsi con quel paziente testardo il tutto per tutto.
La Signorina era convinta che l’unica cura per
il torpore esistenziale del fratello del caro amico potesse essere
Sakura
Haruno e non aveva avuto dunque problemi a rischiare, puntando tutto su
di lei.
Era convinta di vincere, di prendere due
piccioni con una fava.
Doveva
essere un semplice do ut des.
“Terra
chiama Sakura !” scherzò bonariamente
la caposala, ridestando la rosa dal
suo sogno ad occhi aperti.
Entrambe
si trovarono a ridere divertite.
“
Oh
Signorina, uno sguardo così profondo, ipnotico, accogliente.
Non so descriverlo
ma posso giurarglielo, non ho mai visto niente di simile. Abbiamo
caratteri
opposti, completamente diversi. A volte mi mette così in
soggezione. Il nostro
inizio serata è stato un vero e proprio disastro. Stavo per
andarmene poi però
qualcosa in lui, dopo esser venuto a conoscenza del mio segreto,
è sinceramente
cambiata. Gli ho dato fiducia. Mi sono ritrovata di nuovo persa nei
suoi occhi.
Credo d’aver fatto bene! Alla fine ha quindi deciso di
accompagnarmi a Suna.
Ora sarà un analista follemente innamorato di me”
“
Sono contenta di vederti finalmente così raggiante. Avete
deciso di rivedervi
per mettervi meglio d’accordo?”
“No,”fece
più triste la rosa, “in
questi giorni pre partenza è
impegnato. Mi ha dato la sua e-mail per
scrivergli qualcosa in più su di me. In fondo, la mia bugia
con Ino va avanti
da tre anni e Sasuke mi ha fatto ben notare che il mio ragazzo,
cioè finto
ragazzo dovrebbe aver imparato a conoscer perfettamente i miei gusti e i lati diversi del
mio carattere.
Vuole che gli scriva così per farlo calar meglio nel
personaggio e di
conseguenza farlo muovere in base a me. Ha detto di non
preoccuparmi.”
“Ha
assolutamente ragione. Dovete essere impeccabili e tu devi pensare solo
a te
stessa e a ciò che vuoi. Mi fa piacere vedere che alla fine
vi siete trovati
bene. Sono contenta di esserti stata utile.”
“Grazie
mille. Manca così poco! Non so davvero come farò
a finire tutto in tempo. Senza
il suo aiuto, il suo conforto non credo sarei mai riuscita a trovare il
coraggio di tornare a casa” sciolse
il primario tutta la tensione accumulata in quei giorni, aprendo il suo
cuore
alla mentore.
“A
proposito, da domani sei in ferie. Non ammetto repliche. La valigia che
stai
per preparare è importantissima. Non puoi permetterti di
dimenticare niente.
Per dir più, l’e-mail ti toglierà altro
tempo prezioso. Sapremo per un po’ fare
a meno di te, dottoressa Haruno.”
“Ma…”
provò ad opporsi ugualmente
il primario.
“Niente
ma!” la fulminò Tsunade con lo sguardo.
“Non riuscirò mai a sdebitarmi con lei.
Se c’è però qualcosa che posso fare, me
lo dica
pure.”
“Ora
che mi ci fai pensare…ti va di occuparti anche stasera del
paziente della 307?”
“Molto
volentieri, Signorina.”
“Perfetto.
Allora puoi andare. Ti lascio al tuo lavoro.”
“Grazie,
davvero per tutto.”
“Grazie
a te, Sakura” disse a sé
stessa la Senju, quando la porta si chiuse e l’esile e
piccola figura rosa
aveva ormai lasciato il suo studio.
Sakura
non poteva lontanamente pensare di
essere la luce di speranza sulla quale Tsunade aveva deciso di
aggrapparsi.
Da quel breve scambio di battute con la
ragazza, la donna aveva già capito quanto il primario
potesse fare per i
fratelli Uchiha.
Di
certo, Sasuke non era un ragazzo facile,
abituato a chiedere scusa e a cambiare idea.
Lei stessa ne aveva avuto prova.
L’Haruno quindi senza saperlo era già
riuscita in qualcosa di arduo e complesso.
Quella luce diversa che aveva colto la rosa
negli occhi dell’attore, era la stessa a cui doveva tenersi
anche lei.
Questa
volta poteva vincere davvero.
x
x x
Senza
troppi intoppi e problemi si era
conclusa un’altra estenuante giornata lavorativa.
Seppur stanca, Sakura continuava ad essere
irrimediabilmente felice.
I vecchi e bui giorni della passata
settimana le sembravano ora un lontano ricordo.
Il
primario doveva ammettere che da quando
aveva trovato il coraggio di lasciarsi aiutare, il suo umore era
piacevolmente
cambiato.
Era più distesa, serena, felice e totalmente
fiduciosa nel domani.
Negli ultimi giorni, la ragazza si sentiva
meno sola, a proprio agio con chiunque avesse di fronte.
Riflettendo
su quanto ultimamente fosse
incline ad aprirsi e a socializzare, Sakura ricordò che
doveva completare il
suo turno di lavoro passando dal giovane e piacevole paziente della 307.
Così, si affrettò ad arrivare al piano della
casa di cura e davanti alla sua meta si fermò,
bussò forte e poi entrò.
“Buonasera
Itachi. Sono la dottoressa Haruno. Mi dispiace ma sei ancora costretto
a
sopportarmi. La dottoressa Senju continua ad essere molto
impegnata” fece
allegra, avvicinandosi al paziente.
“Al
contrario, Sakura. Sono felice di trovarti ancora qui. Sei molto
più gentile e dolce di quella burbera di Tsunade”
le rispose sincero il moro.
“Ssh…se
ti sente, potrebbe scuoiarti vivo !”
“Stai
tranquilla. L’hai detto tu stessa è molto
impegnata. Possiamo quindi
permetterci di dire qualche piccola verità sul suo conto
senza avere gravi
ripercussioni. Quando il gatto non c’è, i topi
ballano.”
“Faccio
finta di non aver sentito niente.”
I
due si ritrovarono a ridere complici.
Era
proprio vero. Svuotata dallo stress che
la lettera di partecipazione le aveva dato, la rosa riusciva ad
interagire
perfettamente.
Quel paziente poi aveva l’innata capacità di
farla sciogliere.
Fra l’altro, il giovane aveva un viso così
famigliare, un qualcosa di conosciuto, già visto che la
faceva sentire a casa.
Era solo una semplice sensazione,
un’impressione.
Sakura senza dubbio con Itachi Uchiha aveva
poco in comune e a che fare.
Di questo, poteva dirsi pressoché sicura.
Scacciò
quindi velocemente quest’ultimo ridicolo
pensiero ed iniziò il trattamento di cura.
“Allora,
se posso permettermi, la cena con il tuo ragazzo come è
andata?” chiese
curiosissimo Itachi, spezzando il silenzio dei delicati e precisi gesti
del
primario.
Era
interessato da morire.
Per tutto il giorno aveva atteso fremente
l’arrivo di Sakura.
In prima mattinata, Tsunade era infatti
passata a fargli visita e si era sfrontatamente beffata di lui,
dicendogli che
aveva già parlato con la rosa ma che non aveva intenzione di
rivelargli nulla
riguardo la cena avvenuta tra i due.
“Ti
tengo sulle spine, Uchiha. A fine turno, Sakura verrà da te e potrai chiederlo
direttamente a lei. Ah, se
solo potessi vedere la tua faccia! “
Questo
era quello che gli aveva detto la
Senju, ridendo di gusto, uscendo dalla sua stanza.
Da quel momento in poi, Itachi aveva quindi
atteso inesorabile la piacevole comparsa di Sakura.
Ora, voleva e desiderava quindi sapere tutto.
“Beh,
ecco…” la colse impreparata, “Alla
fine, diciamo che tutto sommato è andata bene”
All’Haruno
continuava a far strano il suono
della parola “ragazzo” associato alla sua persona.
Di certo, doveva però abituarsi all’idea di
essere agli occhi degli altri fidanzata con qualcuno, con Sasuke.
“Come
mai hai avuto dei problemi ?”
L’Uchiha
era sempre più appassionato agli
sviluppi della cena.
“Piccole
grandi divergenze caratteriali. Niente di che, in fondo. I nostri
caratteri
sono infatti così agli antipodi che a volte si fa fatica a
capirsi. Lui è
sempre, un po’ come mia madre, sull’attenti, sicuro
di sé e senza dubbio di
poche ma efficaci parole, a volte mi mette in soggezione. E’
inevitabile
scontrasi e così anche ieri sera abbiamo finito per litigare
ed io per essere
bruttissima con il trucco colato. Poi però dopo
l’animata discussione, ci siamo
guardati negli occhi e…e posso giurarti che
c’è molto di più in lui, molto di
più di quello che vuole mostrare. Ci siamo detti
così quello che non saremmo
mai riusciti a dirci a parole e la serata è stata
più distesa, piacevole.
I
contrasti ci sono sempre. L’importante però
è riuscire a fare nonostante tutto
un passo verso l’altro.”
Le
parole le erano uscite naturalmente,
sorprendentemente.
Non le era sembrato neanche troppo difficile
immaginarsi e parlare di Sasuke come del suo fidanzato.
Anche se non sapeva praticamente nulla
dell’attore, Sakura, dalla prima volta in cui si era
specchiata nel suo
profondo abisso onice, sentiva di avere moltissime cose in comune con
lui anche
se all’apparenza sembrava invece palesemente così
lontano e diverso da lei.
All’udire
dell’appassionato racconto del
primario, Itachi era rimasto senza parole.
Di fatto, a Sakura era bastata una semplice
cena per capire quanto dolore si celasse nell’anima e negli
occhi di suo
fratello.
Ciò che però il maggiore degli Uchiha non
riusciva proprio a comprendere e stupiva di più era
l’enorme passo avanti
compiuto da Sasuke verso l’Haruno.
Conosceva
il fratellino alla perfezione e
non aveva avuto infatti difficoltà a prevedere che il loro primo incontro si sarebbe
potuto concludere in
un disastro senza precedenti.
Sasuke difficilmente cambiava idea, mutava la sua
prima impressione e si prestava a collaborare con qualcuno ma a quanto
apprendeva finalmente
quella ragazza era riuscita a smuovergli qualcosa, a sciogliere la
spigolosa punta del
profondo iceberg.
In
quel momento, Itachi era forse anche più
entusiasta di Sakura.
“Non
sai quanto mi fa piacere sentirti così felice.
Davvero.”
“Grazie,
sei molto gentile. Pensa che un po’ è anche merito
tuo. Sai, durante la cena mi
sono tornate in mente le tue parole. Sono stata paziente ed ho
perdonato così
la sua sfacciataggine. Mi fa bene parlare con te. Penserai che sia una
sciocca.
Scusami” rise imbarazzata.
“Non
credo proprio che tu sia una sciocca. Piace molto anche a me parlare
con te,
Sakura.”
La
rosa continuò contenta e tranquilla la
sua medicazione.
“Anche
domani passerai tu a medicarmi?”
“No,
mi dispiace da domani sono obbligata ad andare in ferie. Fra due giorni
parto per
Suna e Tsunade mi ha dato dei giorni di riposo anticipato. Mia sorella
si sposa
e devo tornare a casa.”
Le
suonava così bene sentire la parola casa.
Non c’era niente di nefasto in quel suono, in
quell’immagine.
Una parte dentro di lei non vedeva, a dir la
verità, l’ora di tornare.
“Congratulazioni!
Parte anche il tuo famoso lui con te?”
“Sì,
Sasuke viene con me” disse
felice e convinta.
“Ha un
bel nome” si lasciò candidamente
scappare Itachi.
L’Uchiha
ricordava ancora con gioia il
momento in cui si era imposto fortemente sulla volontà di
suo padre e sua madre
per scegliere personalmente
il nome del
tanto atteso fratellino.
Adorava e teneva a Sasuke più di ogni altra
cosa al mondo.
“Hai
ragione. Piace molto anche a me. Spero solo che vada tutto bene.
E’ la prima
volta che vede i miei.”
“Vedrai
andrà tutto bene e se hai paura cerca i suoi occhi. Quelli
non mentono mai.
Fidati, anche se può sembrar strano detto da un
cieco” rise il ragazzo al paradosso della sua
frase.
“Mi
fido di te e se sarò in difficoltà
ricorderò piacevolmente anche questa volta
le tue parole.”
“E’
un ragazzo fortunato. Quando torni voglio sapere tutto.”
“Quando
tornerò, chiederò personalmente a Tsunade di
potermi occupare di te. Non ci
sono problemi, ti dirò tutto.”
“E’
una promessa.”
“Promesso.
Per oggi, ho finito. Ti lascio. Alla prossima, Itachi.”
“A
presto, Sakura”
La
ragazza chiuse delicatamente la porta
dietro di sé ed Itachi ormai solo cominciò a
fantasticare sull’esito della
settimana fra suo fratello e la giovane dottoressa.
Non sapeva se la rosa sarebbe mai potuta
riuscire in quest’ardua impresa ma in fin dei conti un po' ci
sperava.
Sakura le piaceva davvero tanto e la trovava adorabile e perfetta per
suo fratello.
Questa volta, la vecchia giocatrice incallita
di Tsunade poteva aver fatto veramente tombola.
Era
curiosissimo ed avrebbe contato spasmodicamente i
giorni che mancavano per scoprire l'esito della scommessa.
Non vedeva l’ora di tornare a sentire la
bella, fresca e dolce voce di Sakura.
Quella
strana ragazza poteva essere
concretamente il loro nuovo inizio.
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Capitolo 10 *** Capitolo X ***
Capitolo
X
Dopo
aver salutato Itachi, Sakura fece velocemente ritorno a casa.
Tsunade
aveva proprio ragione. Doveva
cominciare a preparare quella valigia pesante ed importantissima che da
giorni
la reclamava e che ancora non era stata tirata fuori e riempita.
Il
primario era a dir poco in ritardo sulla
tabella di marcia.
Ciò
nonostante, non riusciva a farsene una
colpa. Fino a pochi giorni fa, infatti la ragazza non era neanche stata
così
sicura di intraprendere un tale e coraggioso passo.
Il
suo procrastinare era dunque più che
legittimo e giustificato.
Ora,
non aveva però più scuse.
Doveva
assolutamente mobilitarsi.
A
casa, determinata salì quindi in soffitta
e tirò fuori il bagaglio, gettandolo aperto su di un lato
del grosso letto
matrimoniale.
L’Haruno
contemplò il borsone per qualche
secondo e poi si disse che fosse il caso di stilare, buttare
giù una lista di
cose necessarie da portare via con sé o in caso da comprare
prima della
partenza.
Strappò
così un foglio bianco dal block
notes che teneva riposto in un cassetto della cucina e
cominciò a stilare
l’indispensabile, sedendosi sul divano.
Passarono
all’incirca tre quarti d’ora.
Sakura,
rileggendo nuovamente il suo
minuzioso e preciso lavoro, si convinse che non poteva chiaramente
esserci più
niente da aggiungere.
Era
così tanto soddisfatta di ciò che aveva
fatto da iniziare, presa dall’entusiasmo, a metter dentro la
valigia gli abiti
e le scarpe che sul foglio aveva segnato come essenziali.
Una
delle fortune più grandi che sicuramente
aveva l’esser damigella era senza dubbio quella di non
impazzire alla
forsennata ricerca del vestito perfetto da sfoggiare il giorno
del matrimonio.
A
quello infatti avrebbe ampiamente
pensato sua sorella.
Di
certo, Sakura sarebbe caduta altrimenti in una
catatonica crisi mistica e probabilmente non ne sarebbe mai uscita
fuori.
Era
stata davvero una grossa manna dal cielo
risparmiarsi quell’importante seccatura.
A
tempo debito, la rosa si sarebbe poi preoccupata per gli eccentrici e
discutibili gusti di Ino e di sua madre Mebuki.
Presa
dalla voglia di fare e di recuperare
il tempo perso, Sakura continuò dunque morbosamente a
depennare cose dalla lista fino
a quando si accorse di aver quasi totalmente concluso la pratica.
Sebbene
credesse di non aver
tralasciato nulla, il primario decise comunque di fare l'indomani un
salto ai
grandi magazzini.
Del
resto come la maggior parte delle donne,
l’Haruno era una spendacciona compulsiva. Avrebbe quindi
sicuramente scaricato
la tensione per l’imminente partenza, trovando giovamento nel
sano e sfrenato
shopping terapeutico.
Al
momento, doveva ancora scegliere se
avrebbe dedicato a questa cosa l’intera mattinata o tutto il
pomeriggio, viste
le ferie però tutto risultava poco importante e piuttosto
relativo.
Non
aveva nessun impegno, nessuno che le
correva dietro.
Allo
stato attuale, non era certamente
quello il suo più grande dilemma.
Successivamente,
la rosa si stappò una birra
ed ordinò una pizza a domicilio, senza rendersi minimamente
conto di essersi
già sistemata sul divano con il computer sulle ginocchia.
Sakura
sapeva perfettamente che l’e-mail a
cuore aperto che doveva inviare a Sasuke l’avrebbe tormentata
per il resto
della serata e per tutta la notte.
Il
suo ligio subconscio aveva infatti provato
in qualche modo a farle passare il tempo di attesa
dell’ordine, iniziando a
buttare giù qualche idea ma la ragazza era completamente
bloccata.
Tutto
quello che scriveva veniva immediatamente
cancellato. Niente sembrava esser adeguato e di suo gradimento.
Senza
dubbio, il primario aveva non poche
difficoltà a parlare di sé stessa.
La
ragazza percepiva difatti tutto come
stupido, inappropriato e totalmente inutile ai fini della loro recita.
Al
momento non riusciva proprio a trovare
una soluzione a quel concreto e palese problema.
Sakura
smise così di pensare, benedicendo il
provvidente suono acuto del citofono ed il giovane ragazzo che
finalmente le consegnò la sua adorata ed attesa pizza.
Chiusa
la porta, si fiondò immediatamente
sulla sua margherita, sperando che a pancia piena sarebbe dopo potuta
essere
più efficiente.
Divorata
la cena, quel pensiero positivo era
però già sparito.
L’Haruno
era infatti rimasta altri venti minuti
ferma sul divano a fissare il pc ma il foglio continuava ad essere
fastidiosamente bianco.
Le
venne così naturale maledire Sasuke e
quella sua eccezionale trovata.
“Facile
per lui!” si disse acida ed indispettita.
L’attore
non aveva assolutamente niente da
perdere.
In
fin dei conti, l’Uchiha si sarebbe dovuto
soltanto limitare a leggere quello che lei gli scriveva, scoprendo
tutto di lei
e cercando di farselo piacere.
In
questa
surreale sceneggiatura ,la faccia e la posta in gioco
erano
esclusivamente sue.
Tutto
questo esporsi ed aprirsi non le
sembrava per niente giusto ed equo.
In
fondo, Sakura non conosceva assolutamente
niente di lui.
Di
certo, sembrava fidarsi ciecamente dei
suoi occhi neri ma al momento questo non le sembrava per niente un
motivo sufficiente.
Quel
loquacissimo ragazzo non le aveva
neanche rivelato il suo cognome.
Come
aveva potuto solo pensare dunque di
assecondare una tale follia e credere che potesse essere facile
rivelargli ad
esempio che adorava il color rosso o che ancora a ventotto anni, nei
momenti in
cui si sentiva sola e triste, si auto regalava un nuovo libro di favole
o che
prediligeva il dolce ai cibi salati o tante altre piccolezze e
frivolezze che
al momento le sembravano così personali da rasentare a
tratti anche la
stupidità.
Era
totalmente a disagio.
Lo
scrivere nero su bianco il suo essere le
pareva una dichiarazione fin troppo ufficiale su ciò che
pensava di sé.
“E se
poi quello che scrivo , a lui non risulta vero?”
Ora
che ci rifletteva, c’era anche il serio
rischio di scoprire che la percezione che lei aveva di
sé non fosse poi
la stessa degli altri.
Sakura
aveva impiegato cinque lunghissimi
anni della sua vita per ricrearsi, per capirsi a pieno e non voleva
assolutamente che quell’e-mail e quel ragazzo affascinante
potessero in qualche
modo mettere in discussione tutto quel duro ed impegnativo lavoro
personale.
Ci
avrebbero pensato già gli invitati al
matrimonio della sorella a farla sentire costantemente
sott’esame.
L’ultima
cosa che si auspicava era dunque
aggiungere a quell’enorme lista un nuovo osservatore
speciale.
Ben
presto, nella mente dell’Haruno iniziò a
farsi strada l’idea di chiamare Sasuke per fargli presente
ogni sua
rimostranza.
Alla
fine della cena con l’attore, la
ragazza aveva creduto, sentendolo parlare con
quella sua incredibile sicurezza e guardandolo dritta in quei profondi
pozzi di petrolio, che non ci
potesse essere al mondo soluzione migliore.
Ora
che però il suo sguardo illusorio e
rassicurante non c’era, tutto
risultava inevitabilmente più complicato e
complesso.
“Oh
sì! Ora lo chiamo e mi sente!” disse la
rosa prepotente, continuando a dar
fiato ai suoi pensieri.
Sakura
scaraventò così il PC in un angolo
remoto del divano, si alzò di scatto e corse a prendere il
cellulare.
Era
lì intenta a digitare il suo numero
quando la paura di farlo innervosire la invase e la costrinse
perciò ad
affrettarsi a spegnere tutto.
Sasuke
le aveva categoricamente vietato di
chiamarlo. In quei giorni inoltre le aveva detto di essere
tremendamente
impegnato.
Visto
i precedenti, il primario non aveva
nessunissima intenzione di intavolare una feroce discussione con lui,
rischiando di tornare così al triste e solo punto di
partenza.
L’aveva
appena trovato e non voleva proprio
rischiare di perderlo.
“Forza
e coraggio, Sakura. E’ normale che non sei capace di
elaborare niente di
intelligente se te ne stai spaparanzata sul divano!”
Con
l’intento di dirigersi nel piccolo
studio, l’Haruno andò pertanto risoluta a
recuperare delicatamente il
malcapitato computer.
Si
era auto convinta che il cambio di
location sarebbe stato più produttivo ed in grado di far
partorire buone e
maggiori idee.
Le
ore però passavano ed il blocco prepotente
restava.
Di
fatto, la giovane continuava attonita e completamente
demotivata a fissare lo schermo bianco.
Ad
un tratto, un suono ovattato in
lontananza catturò la sua scarsa e svogliata attenzione.
Un
messaggio.
Subito
Sakura si affrettò ad andare a
recuperare il telefonino.
Poteva
esserci un’urgenza all’ospedale
o forse poteva essere proprio Sasuke che le diceva quanto era stato
stupido e
sciocco da parte sua richiederle quel compito.
Sperava
ardentemente che fosse lui.
In
quel momento, la cosa che più bramava al
mondo era un messaggio da parte dell’attore.
Sarebbe
stato un sogno ed un sollievo
leggere sullo schermo del cellulare un deciso e conciso “ sei
talmente
trasparente che non ho assolutamente bisogno di alcuna
e-mail”.
Quell’aggettivo
le ronzava ancora
fastidiosamente nella mente.
Adesso
però non le pareva neanche troppo pesante, al
contrario, le piaceva e le avrebbe senz’altro tolto un enorme
peso.
Quando
lesse il nome del mittente del
messaggio, la rosa sorrise contenta.
Tutte
le paure e l’ansia per un breve tempo
sparirono.
Il
problema e-mail restava ma Ino riusciva
comunque a farla stare meglio.
Velocemente
Sakura scorse il dito sul
touch-screen e lesse il contenuto della notizia inaspettata.
Non
vedo l’ora di abbracciarti. Sono contenta che tu abbia
finalmente deciso di
tornare.
Mi
manchi tanto.
E’
il regalo più bello che potessi farmi.
Buona
notte Fronte-Spaziosa.
Kiss
<3
Naturalmente,
il primario aveva finito per
commuoversi.
Ino
era sempre la solita.
Si
affrettò a risponderle.
Le
parole le uscirono facili e veloci.
Manchi
molto anche a me. Grazie per avermi voluta al tuo fianco in un giorno
tanto
speciale ed importante per te. Te ne sono grata.
Non
mi sarei mai voluta perdere mia sorella vestita di bianco.
Ti
voglio bene Ino-pig. <3 <3
Dopo
l’invio del messaggio, la rosa era
ancora ferma a sorridere a quel muto schermo.
Stava
facendo tutto questo per lei e per la
sua famiglia.
Con
una nuova forza e con l’i-phone stretto
morbosamente fra le mani, tornò dunque a sedersi dietro la
scrivania.
Diede
un ultimo sguardo al telefonino e poi
pose la sua attenzione di nuovo al ritrovato foglio bianco.
“A
noi due!”
proruppe la ragazza con un
forte tono di sfida.
Il
gioco valeva decisamente la candela.
Non
avrebbe più esitato a mettere in ballo
tutta sé stessa.
Le
mancavano tutti terribilmente.
* * *
Sono
Sakura Haruno, la secondogenita figlia di
Kizashi e Mebuki Haruno.
Mio
padre gestisce da anni la più importante
società di import/export della città mentre mia
madre si è sempre occupata
della casa e delle figlie.
La
figura materna è stata quindi oltremodo
presente nella mia vita, lo stesso purtroppo non posso dire di quella
paterna.
Nonostante
questo però il mio papà ha sempre
fatto di tutto per colmare il tempo che il lavoro inevitabilmente gli
sottraeva. Non ci è mai mancato niente e le sue carezze sono
sempre
state tante e preziose.
Sono
nata il 28 Marzo 1988, a Suna.
Ho
ventotto anni.
Da
bambina ero decisamente timida e se non
fosse stata per la sfrontatezza, freschezza e protezione di mia sorella
difficilmente sarei riuscita a farmi degli amici.
Io
ed Ino ci portiamo un solo anno di
differenza.
Siamo
sempre state inseparabili.
Da
piccole, ci piaceva credere che fossimo
gemelle sebbene a chiunque risultasse
evidente
la nostra enorme differenza.
Se
non avessi saputo che fossimo sorelle,
avresti fatto sicuramente fatica a dirlo.
Ino
è sempre stata la più bella e
carismatica delle due e senza troppi segreti la preferita della mamma.
Il
rapporto con mia madre è stato sempre
piuttosto turbolento, ricco di incomprensioni e di cose non dette.
A
scuola sono sempre andata molto bene, la prima della classe.
Papà era sempre orgoglioso di me e degli ottimi risultati
che conseguivo. Ino certamente
non gli dava le stesse mie soddisfazioni.
A
Suna, finite le superiori, ho cominciato a studiare medicina e
quando sono dovuta andare via mi mancavano pochi esami per il
conseguimento della
laurea.
Non
con poche difficoltà economiche, sono
riuscita comunque a terminare l’Università qui a
Konoha.
Il diventar medico ed il veder così realizzato il
mio sogno è stato senza alcun dubbio il traguardo
più bello ed
importante della mia vita.
Grazie
agli eccellenti risultati avuti, sono inoltre
riuscita a seguire la specialistica sotto l’ala protettrice e
al contempo
esigente e severa della Dottoressa Senju.
Non
c’è donna al mondo che ammiri più della
Signorina Tsunade.
A
lei devo la mia felicità, la mia precaria
stabilità ed il mio benessere.
Dopo
anni in cui ho lottato per farmi
accettare, lei è stata la prima a credere in me e ad
infondermi di nuovo
fiducia. E’ soltanto merito suo se sono riuscita a trovarti,
se ti sto
scrivendo questa strana e-mail.
A quanto pare, avete, sfortunatamente per te,
un amico in comune.
Nonostante
fossi giovanissima, Tsunade non
ha esitato un minuto a farmi diventare primario nel suo importante
ospedale.
Per
l’età che ho, senza peccar troppo di presunzione,
credo di detenere
assolutamente il record di primario più giovane del Paese
del Fuoco.
Non
sai quanto mi da gioia vedere e sapere
che il mio lavoro venga apprezzato e sostenuto da una donna del suo
calibro e
della sua importanza.
Non
riuscirò mai a ringraziarla abbastanza.
Per
questo, a lavoro cerco di mettere sempre lo stesso
entusiasmo e la stessa passione della mia prima volta, del mio primo
giorno.
Amo
la mia professione.
Sakura
aveva deciso di partire dalle cose sicure della sua vita. Era stato
estremamente più facile cominciare con queste.
Probabilmente,
non ci crederai ma dentro
l’ospedale mi trasformo. Non esiste posto al mondo in cui mi
sento più protetta
ed adatta.
Sono
molto sicura di me e determinata,
lontana anni luce dalla ragazza insicura che hai conosciuto a cena. A
volte,
vorrei avere la stessa forza anche nella vita di tutti i giorni.
Indubbiamente,
in questa ho molte più
difficoltà.
Sono
spesso remissiva e mi faccio
costantemente investire da mille ansie e paure, diventando
così spesso per
protezione straordinariamente logorroica.
Pensa
che tutto questo che ti sto scrivendo mi sembrava già molto
difficile e pericoloso da rivelarti.
Avevo
pensato per un momento anche di
chiamarti, di rinunciare.
A
salvarti dal mio essere pedante è arrivato
un semplice messaggio di grazie da parte di Ino.
Leggendolo,
ho capito il perché sono
disposta a mettermi a nudo di fronte agli occhi di uno sconosciuto, il
perché ha
senso iniziare questa recita.
A
Konoha sono senz’altro cresciuta, maturata
ma in questi cinque difficili anni lontana dalla mia famiglia
l’amore
incondizionato che nutro per loro non è mai cambiato, anzi
cresce e si rafforza
ogni giorno.
Ogni
mio pianto, ogni mio sforzo ha ed hanno
avuto senso perché fatti per loro.
Non
c’è cosa che desideri al mondo più del
loro star bene.
Vorrei
tanto che questa settimana avesse il
potere di sciogliere la maggior parte della delusione e
dell’amarezza che in questi anni abbiamo accumulato.
Ovviamente,
non posso dirti di non provare l’ineluttabile paura di non
riuscire
più a riabituarmi alla loro assenza.
Quando
amo qualcuno, investo sempre tutta me
stessa.
Non
ho limiti, né riserve.
Proprio
per questo lato del mio carattere, mio
padre, quando il lavoro glielo permetteva, mi ripeteva continuamente
che il mio buon cuore sarebbe stato infatti la causa
principale delle mie lacrime.
Ai
tempi, non avevo compreso completamente
le sue parole ma ora credo e so che sul mio conto non sia mai stato
detto nulla di più
vero.
Papà
mi ha sempre capito meglio della mamma.
Ero la sua adorata principessa dagli strani capelli confetto e dai suoi
stessi
occhi verdi.
Per
il mio aspetto fisico, sono stata frequentemente ritenuta insolita
dagli altri, diversa.
A
Suna, non hanno fatto altro che
ribadirmelo fino ad arrivare a sbatterlo sulle prime pagine di cronaca
locale con poca cura e tatto.
Per
quanto negli anni mi sia sforzata costantemente di cambiare,
la
bambina che sogna prepotente la sua favola continua comunque ad uscire
e a far leva
dentro me.
Pensa
che quando sono triste, mi regalo ancora oggi un
libro di fiabe.
Mi
distrae piacevolmente e mi aiuta a
pensare che il famigerato viver felice e contenti possa esser davvero
destinato
a tutti.
Ho
infatti la ferma convinzione che il mio sia solo
più nascosto e per questa ragione non demordo ed anzi
continuo ancora a sognare ad occhi aperti.
Oltre
alla fanciullesca ed innocente passione per le fiabe, ho altri
piccoli e diversi passatempi come ad esempio: i giochi da
tavolo, i romanzi, i rompicapo, l’arte in generale ed il
disegnare. Seguo
anche assiduamente il calcio ed altri sport che fanno uscir fuori il
maschiaccio che è in
me.
Difficilmente
nutro del rancore e dell’odio.
A
posteriori e con il senno di poi, ho
compreso perfettamente perché Sasori avesse scelto di
sedurre ed ingannare me.
Credo
di esser davvero, come dici tu, noiosa
e trasparente agli occhi degli altri.
Questa
settimana voglio però essere
credibile ed il più sicura possibile e per farlo ho
estremamente bisogno di te.
Nella
vita ci sono infatti rischi che non
possiamo permetterci di correre ed altri che invece non possiamo
permetterci di
non correre.
Immagino
che alla fine della salita, la vita sia
spettacolare.
Una
vera favola.
Sakura
abbassò gli occhi sull’orologio e si accorse che
era davvero molto tardi. Mancava difatti all’in
circa poco più di mezz’ora
all’alba.
Così, senza neanche rileggere la rosa
inviò l’e-mail a Sasuke, allegando al suo
personale sfogo anche il biglietto aereo per Suna.
Il suo cuore sperava che tutta quella fatica sarebbe potuta realmente
servire a qualcosa.
Era
stanca. Terribilmente stanca.
Lo
shopping terapeutico l’avrebbe posticipato sicuramente al
pomeriggio.
In
lei era più che mai forte il felice e sereno senso di
svuotamento.
L’Haruno
stava cercando di fare il possibile per riprendersi ciò che
era sempre stato
suo, ripristinando finalmente i rapporti con la famiglia.
Per riaverli indietro, sarebbe stata disposta a
giocare e a scommettere persino la sua stessa anima.
Era
pronta a morire per loro.
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Capitolo 11 *** Capitolo XI ***
Capitolo
XI
Sakura
si era svegliata almeno con sei ore
di anticipo.
Francamente,
non era riuscita a dormire
molto.
Aveva
lo stomaco chiuso e l’ansia che
fuoriusciva da ogni fibra del suo corpo.
Quei
due giorni di ferie erano passati
troppo velocemente.
Nel
cuore della notte, il primario aveva così
cominciato ad elaborare e a prender pian piano consapevolezza
dell’imminenza
della partenza.
L’agognato
ritorno a casa era ormai giunto.
Era un punto di non ritorno.
Quel
pesante macigno sul cuore la stava
quindi costringendo a marciare inesorabile, senza sosta e senza un
qualcosa di
concreto da fare in su e in giù per la camera da letto.
L’Haruno
ringraziò dunque mentalmente la sua
previdenza ed il suo buon senso.
L’aver
infatti dettagliatamente stilato con
minuziosa cura su quell’anonimo foglio bianco di block notes
la lista delle
cose necessarie da fare prima della partenza era stata una vera e
propria
benedizione.
Certamente,
in quel momento la sua mente era
assolutamente impossibilitata a pensare a qualcosa di serio ed utile.
Guidata
dalla salvifica lista, la ragazza
aprì il borsone da viaggio per inserirvi le ultime
cose da depennare tra
le quali spiccavano senza dubbio gli acquisti del giorno precedente.
Lo
shopping terapeutico le aveva regalato,
come sempre, grosse soddisfazioni.
Ai
grandi magazzini, aveva trovato proprio
delle cosette invidiabili ed eleganti.
Quegli
alti sandali neri intrecciati erano
la prova tangibile della fantastica giornata trascorsa.
La
giovane se ne era innamorata dal primo
momento che li aveva adocchiati da
dietro la vetrina. Nonostante avesse provato infatti
diversi paia di
scarpe, il suo cuore era subito stato loro. Non c’era stata
storia.
Successivamente,
buttò in valigia anche dei
medicinali, soprattutto benzodiazepine ed analgesici.
“Deformazione
professionale” disse agitata fra sé e
sé.
Dopo
aver messo dentro anche il suo
beauty case e la sua inseparabile piastra,
la rosa riuscì con estrema fatica a chiudere
tutto.
Del
resto, Sakura dovette goffamente
mettervi seduta sopra per facilitare la chiusura del bagaglio.
Archiviata
la pratica valigia, decise poi di
prepararsi con largo anticipo rispetto alla tabella di marcia.
Non
poteva permettersi il minimo riposo.
L’ansia sembrava diminuire, non stando con le mani in mano.
Prevedendo
lo stato catatonico attuale ed
essendo già a quell’ora tarda della notte in
totale sbattimento, l’Haruno si
era infatti alzata di scatto dal letto per poggiare sulla sedia
l’outfit adatto
per quel giorno speciale.
Anche
quella era stata senz’altro un’ottima
e saggia decisione. Un tantino avventata, forse, ma dai risvolti
decisamente
positivi.
Si
concesse così una lunga doccia fredda,
covando l’improbabile speranza di rimettere in moto il suo
sistema nervoso.
Sebbene
i benefici dell’acqua gelata fossero
stati molteplici e rinvigorenti, la donna si sentiva tuttavia ancora
un’ameba.
Soprassedendo
sulla sua condizione d’essere,
si truccò leggermente, applicando una matita kajal nera sugli occhi ed un bel
rossetto ciliegia sulle
labbra.
Spazzolò
i capelli e con l’aiuto del phon e
della spazzola diede volume alla sua piega.
Finì
il tutto dunque vestendosi.
Ultimata
la preparazione, si trovò a fissare
a lungo allo specchio, sentendosi pronta e comoda negli abiti scelti.
Quel
look total white accendeva moltissimo
il suo viso e metteva inoltre in risalto la sua figura snella. Sakura
aveva
infatti optato per una larga e leggera camicetta bianca, un pantalone
con due
grossi strappi speculari all’altezza del ginocchio del
medesimo colore e per
una decolté dieci centimetri anch’essa lattea. A
dar luce al tutto, ci aveva
poi pensato la lunga giacca verde smeraldo.
Si
piaceva.
Era
fine, non troppo seriosa grazie a quel
tocco di colore ed al contempo sobria.
Il
risultato finale non le dispiaceva per
niente.
Controllò
l’orologio ma era ancora
prevedibilmente troppo presto per qualunque cosa.
Di
mangiare ovviamente non c’era verso.
L’ansia le aveva chiuso lo stomaco.
Per
inerzia, ricontrollò di nuovo la solita
fedele e famosa lista ma sfortunatamente non c’era ormai
più niente da
cancellare.
All’Haruno
non restò altro che dello zapping
alla TV.
Il
primario schiacciava inesorabile i tasti
del telecomando a ripetizione continua ma la sua mente era
già precocemente
salita sull’aereo con destinazione Suna.
“Al
diavolo tutto !”
Innervosita,
spense il plasma nero.
Alla
partenza mancavano ancora quattro
lunghe ore ciò nonostante decise di chiamare lo stesso il
taxi che l’avrebbe
accompagnata all’aeroporto.
In
quel momento, stare a casa non le faceva
per niente bene.
Voleva
evadere da quel luogo chiuso ed aveva
bisogno di prender aria.
“Fra
meno di venti minuti, le mando immediatamente una vettura sotto casa.
Grazie
per averci scelto.”
“Grazie
a voi.”
In
maniera del tutto maniacale, diede ancora
un altro sguardo alla lista.
In
attesa del taxi, Sakura vagò per le
stanza alla ricerca disperata di qualcosa che potesse tornarle utile.
Non
ebbe però alcuna illuminazione.
Rimase
allora a fissarsi allo specchio per un
tempo spropositato che le sembrò infinito.
La
sua mente vagava.
La
ragazza inevitabilmente finì per pensare
ad Ino, ai suoi genitori, alla sua vecchia città.
Non
osava immaginare a quante cose si fosse
persa di loro.
Era
curiosa, spaventata, agitata e
determinata allo stesso tempo. Un mix di emozioni differenti e
contrastanti fra
loro.
Adrenalina
pura.
Un
forte e prolungato squillo di clacson la
ridestò dall’immagine riflessa e dai suoi mille
pensieri.
Non
c’era più tempo per fare niente.
Il
dado era tratto.
Stringendo
saldamente la sua valigia, la
rosa scese rapidamente le scale.
“Eccomi
! Sono pronta” sbracciò con ancora la
voce spezzata in direzione del
taxista, “mi scusi se l’ho
fatta
attendere. La valigia è parecchio pesante.”
“Non
si preoccupi e si accomodi pure dentro. Dia pure a me,
Signorina.”
“Grazie”
ripose cordialmente,
prendendo posto dietro.
“Dove
la porto?”
“All’aereoporto.”
“Dove
va di bello?”
“A
Suna. Mia sorella si sposa.”
“Congratulazioni!”
Dopo
quel breve scambio di battute iniziali,
nella macchina regnò il silenzio.
L’autista
era infatti troppo impegnato
nell’uscire fuori dal traffico mattutino e lei
invece era completamente immersa nelle sue solite
riflessioni.
Mentre
era intenta a fantasticare con lo
sguardo rivolto al finestrino, il pensiero di Sakura si posò
su Sasuke.
Autonomamente
le sue mani cercarono
all’interno della pochette il cellulare.
Questa
volta, l’ansia era troppo forte.
Al
sol ricordo di Sasuke, l ‘Haruno era stata
infatti colpita dalla paura che il ragazzo avesse potuto in qualche
modo
scordare il loro impegno, l’orario della partenza.
L’agitazione
era tale che decise di
chiamarlo, dimenticando ed indugiando sulle raccomandazioni
dell’attore.
Del
resto, l’Haruno era una maniaca dell’ordine
ed amava tenere tutto sotto controllo.
Sapeva
perfettamente che non sarebbe
riuscita a stare tutto quel tempo sola in aeroporto senza potersi
rifugiare e
rincuorare nella certezza del suo arrivo.
Per
questo, si trovò a digitare il suo
numero ed ad aspettare trepidante il suono della sua voce.
Il
telefonino squillò a lungo ma invano.
Quella
mancata risposta uccise
ineluttabilmente l’ultima briciola di buon senso e di calma
della ragazza.
Lo
richiamò ancora e poi un’altra volta ancora.
Era
sempre lì in attesa della sua profonda
voce.
“Non
ti avevo vietato di chiamarmi?” esordì
stizzito ed ancora chiaramente
impastato di sonno.
“Ti
rendi conto di che ore sono?” aggiunse.
“Sì,
lo so. Me l’avevi detto, scusami. E’ solo che sto
andando all’aeroporto e
volevo esser sicura che tu venissi, che ti ricordassi. Ecco, tutto
qui” fece
veloce e mesta.
Una
parte dentro di lei si stava già
ampiamente maledicendo. Le dispiaceva averlo svegliato ma non poteva
rimediare
a quel lato così emotivo del suo carattere.
Voleva
essere rassicurata.
“Sei
sempre così noiosa. Ad ogni modo, se ti fa piacere saperlo
mi ricordo della
partenza. Come potrei mai dimenticarmi di una palla al piede grossa
come te. Se
non ti dispiace e sempre se le tue turbe mentali me lo permettono,
torno a
dormire. Mi sembra infatti un tantino esagerato recarsi
all’aeroporto con
quattro ore di anticipo. Ci vediamo dopo.”
Sakura
provò a rispondergli, a chiedergli
nuovamente scusa ma non ebbe il tempo materiale per farlo.
L’Uchiha aveva già
riagganciato.
Certamente
le dispiaceva non esser riuscita
a far fede alla sua promessa ma non poteva negare quanto il sentirlo
l’avesse calmata.
Per
lo meno ora sapeva con certezza che si
ricordava di lei, che sarebbe venuto.
Questo
le bastava e la rincuorava.
“Ci
vediamo dopo” ripeté piano a
sé stessa con il sorriso sul volto.
Si
sentiva anche piuttosto stupida per aver
dubitato di lui.
Questa
situazione, questo viaggio la stavano
a dir poco destabilizzando.
Solitamente
riusciva a mantenere meglio il
sangue freddo ma questa faccenda era senz’altro
più grande di lei.
Era
troppo coinvolta emotivamente per
restare lucida e razionale.
Scesa
dal taxi, trovandosi di nuovo sola,
Sakura capì che Sasuke fosse stato anche piuttosto gentile
con lei nell’apostrofare
solo come esagerato quel suo arrivo prematuro.
Tutto
quell’anticipo sembrava folle oltre che totalmente
inutile persino a lei.
Erano
infatti appena le nove e alla partenza
mancavano ancora più di tre ore.
“E
adesso che mi invento?”
L’Haruno
era ormai pressoché sicura che il
ragazzo la considerasse una pazza o come era solito dire lui una noiosa
e
gigantesca palla al piede.
D’altronde
come poteva dargli torto, il suo comportamento sinora era
stato assolutamente irrazionale e sconsiderato, fin troppo di pancia.
Il
primario decise così di frenare
momentaneamente i suoi pensieri, mettendo finalmente qualcosa sotto i
denti.
Aveva
bisogno di zuccheri.
Una
colazione era esattamente ciò che le
serviva per azionare un po’ il suo perso raziocino.
Finito
di mangiare, l’Haruno si
concesse un giro fra i vari negozi
dell’aeroporto.
Si
fermò a lungo in una libreria, iniziando
a muoversi curiosa fra i vari scaffali.
Amava
il profumo della carta stampata e
l’ordine meticoloso con cui ogni testo era deliziosamente
sistemato.
Il
negozio di libri era un luogo senza
tempo, un posto in cui il nuovo ed il vecchio convivevano
piacevolmente.
Sakura
ricordò quanto da bambina le piacesse
passare del tempo nello studio del padre, cercando spasmodicamente un
nuovo
tomo da leggere e quanto fosse felice nel vedere il viso pieno
d’amore del
genitore arrivare e darle una delicata carezza, ricordandole e
dicendole quanto
bene le volesse.
Quel
ricordo così dolce le strinse il cuore
e la portò a rifugiarsi nell’angolo del negozio
dedicato ai bambini.
A
quel punto, per lei fu inevitabile
lasciarsi ammaliare da un grosso libro di favole.
Probabilmente,
era la cosa di cui più aveva
bisogno.
Contenta
si diresse alla cassa e pagò il
libro.
Per
lo meno, ora aveva trovato finalmente qualcosa
che avrebbe occupato la sua mente ed il suo tempo.
Sakura
si mise così seduta nei posti
d’aspetto del suo gate e cominciò a leggere il suo
magico acquisto.
Il
libro ebbe l’effetto miracoloso di farla
rilassare, allontanando i brutti ed angoscianti pensieri.
Contro
ogni sua nefasta previsione iniziale,
il tempo volò.
A
conti fatti, non era stata per niente una
cattiva idea abbandonare il suo appartamento con tutto
quell’anticipo.
Stava
decisamente meglio.
“Informiamo
i gentili passeggeri diretti per Suna dell’apertura delle
porte
d’imbarco.Grazie.”
L’Haruno
poteva finalmente liberarsi di
quell’ingombrante valigia.
Questa
separazione era un tale sollievo per
la ragazza da farle momentaneamente dimenticare qualsiasi altra cosa.
Pertanto,
lasciò felice il suo posto,
abbandonando a malincuore lì il suo nuovo libro di favole
con la speranza che
potesse essere d’aiuto ad altri e si mise in coda al
check-in.
Stivata
la valigia e superati gli ordinari
controlli di sicurezza, la giovane donna dai capelli confetto si
ritrovò presto
ad occupare il suo posto in prima classe.
Tutto
era perfetto.
Non
le mancava niente.
Trovandosi
a pensare alla perfezione attuale
della sua situazione, il primario si accorse che in quel suo puzzle
mentale
mancava un tassello importantissimo.
Sasuke
di fatto non era ancora lì con lei.
Inutile
dire che l’ansia tornò
prepotentemente alla carica.
Sakura
iniziò infatti a pensare a qualunque nefasta
ipotesi ma il risultato finale era sempre lo stesso.
Era
sola e a dir poco terrorizzata all’dea
di dover affrontare quel ritorno a casa senza l’appoggio
dell’attore.
Ora
lo chiamava di nuovo e si faceva
sentire.
Questa
volta gli avrebbe fuso il cellulare,
poteva giurarlo a sé stessa.
Il
suo sguardo verde vagava disperato
dappertutto.
L’agitazione
dipinta sul suo volto non passò
inosservata.
“E’ al
suo primo volo?” le domandò gentile
un’hostess.
“No,
il mio ragazzo non è ancora arrivato. Sto controllando le
uscite di sicurezza
nel caso me la voglia dare a gambe levate”rise
nervosa.
In
quel momento di assoluto panico, non le
era sembrato neanche così strano e difficile apostrofare
Sasuke come il suo
fidanzato.
“Stia
calma, vedrà che arriverà”
cercò di rassicurarla l’assistente di volo.
L’Haruno
prese così tremante il suo
telefonino, decisamente pronta a chiamarlo ma lo stronzo
l’aveva spento.
Esasperata
si alzò di scatto e si avvicinò
allo Stuart che controllava la cabina ristorante.
“La
prego mi dia un bicchiere di champagne…Non sono pazza o
nevrastenica. Ho volato
già diverse volte ma vede il mio ragazzo dovrebbe essere
seduto al 7b ed ancora
non c’è. Per la mia sanità mentale, ho
bisogno che vi si sieda ora! ” fece
uscire veloce e disperata.
“E’ in
ottima compagnia. Benvenuto 7b” rispose divertito e
suadente l’assistente
aereo.
Sakura
si voltò di scatto ed ogni paura
svanì in un lampo, perdendosi nel suo sguardo.
Sasuke
era arrivato.
Non
era stata mai tanto felice di vedere
qualcuno.
“Dimentichi
quello che le ho detto. Grazie mille” disse
paonazza prima di dargli di
nuovo le spalle, facendo ritorno al suo posto.
“Ciao…”
disse la ragazza in imbarazzo, prima che l’attore la
bloccasse sul nascere.
“ Sì,
sono in ritardo. Non iniziare. Quell’idiota del mio
coinquilino mi ha chiamato
un Uber per arrivare sin qui. Aveva una macchina di merda e ci abbiamo
messo
una vita. Comunque immagino mi avrai chiamato?”
chiese sarcastico.
“Immagini
bene” gli sorrise colpita lei.
“Tsk.
L’ho spento apposta.”
La
voce dell’hostess li distolse dal loro
parlare e invitò tutti i passeggeri a prender nota delle
uscite d’emergenza, a
spegnere i cellulari ed ad allacciarsi le cinture di sicurezza.
Sakura
non aveva prestato la benché minima
attenzione alle parole dette dalla bella assistente di volo.
Non
le importava niente.
Tutto
ciò di cui aveva bisogno era seduto
dietro di lei.
Il
vederlo l’aveva finalmente placata.
Le
sue paure si erano sciolte come
neve al sole.
Per
la prima mezz’ora del viaggio, l’Haruno
si girò spesso a guardare l’Uchiha per aver prova
che tutto fosse reale e
parlarono un po’.
Poi,
tutta la stanchezza e la tensione
accumulata dalla notte in bianco passata spinsero la ragazza a trovar
riposo.
Dormì
per tutta la durata del viaggio.
“Signori
e Signore, fra poco atterreremo all’aeroporto di Suna. Vi
preghiamo di tenere
le cinture allacciate sino a quando l’apposito segnale non
sarà spento.”
Si
svegliò di soprassalto. Sperava solo di
non aver russato.
“Sono
le 15:21 ora locale. La temperatura al suolo è di
21°C.”
Si
girò per controllare che Sasuke fosse
ancora lì con lei.
“Buongiorno
elefante” le disse sprezzante e a dir poco
divertito.
Sakura
si rigirò di scatto con il viso
completamente in fiamme.
Non
poteva aver russato così forte da meritarsi
“elefante” come nuovo appellativo alla
già copiosa lista di offese del ragazzo.
Vi
ringraziamo per aver scelto la nostra compagnia e ci auguriamo di
ospitarvi
ancora a bordo dei nostri aerei.”
Non
l’avrebbe più guardato in viso fin
quando non sarebbero atterrati e sarebbe stata costretta a farlo.
Era
tornata a casa.
Aveva
una voglia irrefrenabile di rivedere
tuttti.
|
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Capitolo 12 *** Capitolo XII ***
Capitolo
XII
Dopo
poco, l’aereo finalmente atterrò.
Sakura
non si era più voltata a parlare con
Sasuke. Si vergognava ancora
troppo.
Era
pienamente cosciente di avere il sonno
pesante.
Da
bambine, Ino la prendeva costantemente in
giro e l’accusava spesso di non farle chiudere occhio.
Non
poteva farci niente. Ogni volta che era
felice e rilassata, il suo subconscio le faceva emettere nel sonno
tutti quei
versi incomprensibili e fastidiosi.
Ricordava
ancora benissimo come sua sorella
ben presto aveva astutamente approfittato della cosa per richiedere
supplicante
ai suoi genitori la sua singola ed agognata cameretta lilla.
“Sakura
è peggio di un orso in letargo!”
A
quanto poteva facilmente constatare, con
il passare degli anni si era trasformata in un elefante ma continuava
comunque
a far parte ancora stabilmente del mondo animale.
La
sola idea che tutte quelle persone
all’interno dell’aereo ma soprattutto Sasuke
l’avessero sentita la faceva
sentire inevitabilmente in ansia, terribilmente in colpa.
Il
vederlo entrare nell’aereo, l’incontrare
i suoi profondi occhi neri, il sentirlo vicino l’avevano
portata a calmarsi, a
sciogliere tutta la tensione accumulata ed ad uscire dalla crisi di
panico in
cui era caduta.
Con
il suo arrivo, ogni preoccupazione era
andata via. Non c’era stato più un motivo valido
per essere agitata e per non
lasciarsi abbandonare fra le braccia di Morfeo.
Era
da tempo che non riusciva a dormire così
bene e di conseguenza che non russava così forte.
Con
questi pensieri in testa, l’Haruno scese
silenziosa dall’aereo, tenendosi ancora a debita distanza
dall’attore.
Si
sentiva francamente anche un po’ ridicola
ma quel ragazzo riusciva davvero a metterla in difficoltà,
in soggezione.
Voleva
in qualche modo prepararsi meglio
alla loro prossima conversazione.
Aveva
già le tasche piene di far
costantemente la parte della fessa.
A
Suna tutto sarebbe cambiato.
Sakura
era più che decisa di dimostrare a
tutti che fosse, nel suo piccolo, davvero perfetta.
Presa
dalla foga e dall’entusiasmo del
momento, non si rese conto però di aver accelerato
notevolmente il passo e di
essersi staccata molto da lui.
Mentre
marciava veloce per recuperare il
bagaglio, il suo passo veloce andò a scontrarsi con un
grosso uomo e la sua
bevanda.
“Attenta
a dove metti i piedi, ragazzina!”disse visibilmente
alterato.
Era
talmente presa dalle sue riflessioni da
non accorgersi nemmeno di una figura tanto imponente, di essergli
praticamente
andata addosso.
Non
era stata in grado di sentire neanche
ciò che gli aveva urlato.
L’unica
cosa che ora pativa e vedeva
chiaramente erano le macchie di caffè sparse malamente su
tutti i suoi vestiti
bianchi.
Era
impresentabile, un vero e proprio
disastro.
Non
era certamente questa l’immagine della
perfezione che aveva elaborato nella sua mente.
Era
paralizzata, incapace di emettere
parola.
“Guarda
cosa diamine hai combinato, imbranata!”
incalzò l’omone, deciso a non
fermarsi.
“Voglia
gentilmente scusare la mia ragazza,” interruppe
Sasuke quella scena
impietosa, raggiungendola ed offrendole una mano per rialzarla,
“ha ragione è una
sbadata. Tenga pure questi
soldi e si ricompri da bere. Arrivederci” lo
congedò deciso, non ammettendo
repliche.
“I
giovani di oggi!” sbuffò
l’energumeno, mentre se ne andava.
“Grazie
mille Sasuke” esordì Sakura, resasi
finalmente conto di quello che era
successo.“E’ solo
che…”
L’Uchiha
non la lasciò finire.
“E’
solo che ti eri
persa in chissà quale delle
tue assurde paranoie e mi stavi evitando. A proposito, hai intenzione
di farlo
ancora a lungo? Sai perché credo di non aver voglia di
continuare a salvarti da
ogni bell’imbusto contro il quale deciderai di scagliar
contro la tua ansia.”
“Scusami” gli rispose
davvero triste.
L’Haruno
rimase a lungo in silenzio, al
fianco del giovane.
Si
era comportata da vera sciocca. Altro che
perfetta, per quanto ci provasse continuava ad esser ancora la solita
ragazza
goffa ed impacciata.
Non
poteva darla bere a nessuno, tantomeno a
lui che contrariamente a lei era sempre così fiero, preciso
ed impeccabile.
Questa
prima doccia fredda, l’aveva
riportata brutalmente alla realtà dei fatti.
Non
poteva pensare di presentarsi per quella
che non era.
Aveva
già una recita all’attivo. Non era
indubbiamente in grado di gestirne due.
Voleva
davvero colpire tutti ma non poteva
farlo spacciandosi per un’altra Sakura.
Il
messaggio le era arrivato forte e chiaro.
Del
resto, le macchie di caffè erano così
visibili.
Quello
spiacevole scontro era stato
sicuramente un forte e chiaro segno del destino.
Non
aveva bisogno di un’altra bugia per
riconquistare la sua amata famiglia.
Doveva
essere semplicemente sé
stessa.
Decise
così di rompere quel pesante silenzio
che si era creato fra lei e Sasuke.
Non
voleva assolutamente fargli pensare che
lo stesse continuando ad evitare.
“Scusami
ancora tanto per prima. Non era mia intenzione crearti dei problemi con
quello
scimmione. Non l’ho proprio visto ed è chiaro,
vista la stazza del soggetto,
che possa sembrare assurdo ma è la verità. Ero
così intenta a meditare sul
fatto che ce l’avrei fatta, che sarei stata impeccabile da
non rendermi conto
di chi avevo dinanzi. Sono sempre stata goffa. Un elefante in una
cristalleria,” fece sorridendogli, “mi
dispiace se nell’aereo non sei riuscito a chiuder occhio per
colpa mia”continuò,
arrossendo visibilmente.
“Tsk”ghignò
bonariamente lui, “sono solo rimasto
colpito. Mi avevi detto di essere una principessa. Non mi aspettavo
certo di
trovare un pachiderma con la corona e lo scettro”
scherzò, beffandosi
palesemente di lei.
Di
risposta, Sakura scoppiò a ridere.
D’altronde, non poteva prendersela per qualcosa che in fin
dei conti era vera.
Quel chiaro riferimento poi del moro all’e-mail che gli aveva
inviato, le aveva
fatto imporporare di nuovo le guance.
“Sei
sempre così simpatico ed accomodante?” lo
provocò argutamente.
“No,
posso fare molto meglio” rispose prontamente ed in
modo pacato lui.
Sakura
percepì ancora del calore in viso
senza attribuirgli, questa volta, però una valida ragione.
Recuperate
le rispettive valigie, i due
ragazzi si diressero insieme all’uscita del grande aeroporto.
“A
che ora dobbiamo essere a casa dei tuoi?”
“Alle
diciassette in punto comincia il ricevimento dei parenti.
Quindi…”prese dalla pochette il
cellulare e
controllò l’ora, “dobbiamo
esser là tra
un’oretta buona. Sei pronto?”
domandò più a sé stessa che a lui.
“Io,
sì. Tu invece conciata in questo modo, credo proprio di
no”le rispose,
indicando le varie chiazze marroni che aveva sparse ovunque.
L’Haruno
era stata talmente presa dallo
scusarsi con Sasuke, dall’aguzzare la vista per identificare
e prendere
velocemente il suo bagaglio da dimenticare di essere un tale disastro.
In
compagnia dell’attore non era mai lucida.
Di
certo dopo cinque anni, non poteva però far
ritorno a casa combinata in quel modo.
Doveva
ovviamente cambiarsi.
“Oh
mio Dio! Avevo completamente scordato questa catastrofe.”
“Davvero?Non
l’avevo intuito. Dai, entriamo in questo Starbucks e cambiati
nel loro bagno.
Io mi siedo, ti aspetto e mi ordino un lungo ed amaro caffè
americano.”
“Non
starai mica dicendo sul serio?” chiese
esasperata la ragazza con gli occhi fuori dalle orbite.
“Non
parlo mai tanto per parlare, Sakura. Se rientriamo dentro alla
disperata
ricerca di un bagno libero, rischiamo di perdere solo altro tempo. La
caffetteria è invece qui vicino e per di più,
vedendoti, mi è davvero venuta
voglia di caffè.”
Sakura
iniziò a correre verso lo Starbucks.
“Che
aspetti, lumaca!”
Velocemente,
Sasuke la raggiunse con ampie e
grosse falcate ed insieme entrarono dentro.
Come
le aveva detto,
l’Uchiha ordinò presto il suo lungo ed
amaro liquido nero e prese poi posto in un tavolo adiacente al bagno.
All’interno
della toilette, l’Haruno era
invece completamente in panico.
Il
solo fatto di aprire fuori programma la
sua valigia in un bagno pubblico, rivoluzionando così il
meticoloso ordine
creato, le stava dando ai nervi.
Tutta
fatica per niente.
Normalmente
già per quelle piccole cose era
sempre così indecisa. Ora, non sapeva proprio dove iniziare
a mettere per
prima mano.
Mancava
poco tempo ed avrebbe ritrovato e
rivisto i suoi genitori, tutti i suoi parenti e l’ansia
ineluttabilmente era
tornata a bussare alle sue porte.
Ogni
indumento le sembrava giusto ed un
secondo dopo totalmente inadatto all’occasione.
Se
non si calmava rischiava veramente di
gettare tutto istericamente fuori.
Al
momento, la consolazione più grande della
giovane era il fatto che per lo meno quella toilette sembrava pulita e
ben
tenuta. Non aveva altro per cui gioire.
Era
tutto un enorme disastro.
Tre
colpi decisi alla porta la ridestarono.
“Occupato”
rispose indispettita.
Altro
che se era occupata. Le dispiaceva per
chiunque fosse ad avere quell’urgenza ma lei era ben lontana
dall’uscire
presto. Piuttosto ci moriva lì dentro.
“Lo so
che sei impegnata, Sakura”esordì
l’attore”volevo solo
sapere se ne hai ancora per molto. Non hai molto tempo a
disposizione.”
Sentirsi
dire che fosse il caso di
accelerare i tempi, non l’aiutava per niente. Sinceramente,
avrebbe tanto avuto
bisogno di un’altra mattinata.
Se
possibile, ora grazie a quelle sue parole
di esortazione era anche più in palla di prima.
“A
dir la verità, devo ancora cominciare. Sono così
indecisa. Non so che mettermi.
Non c’è niente che mi vada bene in questa
maledetta valigia!” rispose, lasciando trasparire
tutta la sua
indignazione ed il suo sconforto.
“Sei
terribilmente insopportabile. Un vestito vale un altro. Cosa cazzo vuoi
mai che
sia?!”
“La
fai facile. Hai la più pallida idea dell’ora in
cui mi sono alzata per
scegliere quello che porto?”
“No,
immagino ma comunque non credo mi interessi. Piuttosto, fammi vedere
qualcosa e scelgo
io per te. Finiamola con questa pagliacciata.”
“Davvero
mi aiuteresti? Sai, anche Ino da piccole faceva sempre così
con me” parlò tutta sognante e
già più tranquilla.
Aveva
seriamente bisogno di qualcuno che
l’aiutasse e che la rassicurasse.
Da
sola in quel bagno, si sentiva persa.
Era
davvero un bene che Sasuke, seppur così
burbero, fosse lì con lei.
“Datti
una mossa.”
Sakura
prese quella sua semplice risposta
per un sì e cominciò a provarsi diversi capi,
uscendo e richiudendosi man mano
nella toilette.
Sapeva
perfettamente di star giocando con la
sua pazienza.
Il
moro era infatti un continuo sbuffo e
battito di piede.
Era
più che cosciente di essere lenta ma
stava provando anche a sfasciare il meno possibile il bagaglio,
riponendo di
volta in volta il tutto con cura.
Ci
teneva a mantenere la meticolosa
disposizione. In questo modo, per lo meno, qualcosa nella sua vita era
in
completo ordine.
“Scusami,
ti prometto che questo è l’ultimo”
disse da dietro la porta, supplichevole.
Di
nuovo, uscì fuori.
“Vorrei
essere irresistibile. Allora, questo che te ne pare?”
Sasuke
la squadrò ma non disse niente. Il
ragazzo la guardava fissa con quei suoi occhi impenetrabili.
“Missione
compiuta!”esordì improvvisamente il
giovane inserviente che da un po’ di
tempo stava pulendo divertito i tavoli nei loro pressi. “Cioè io mi ti farei volentieri, senza
offesa amico”
Di
risposta, l’Uchiha lo fulminò con lo
sguardo e Sakura avvampò, correndo imbarazzata in ritirata
nel bagno.
“Io
preferivo il rosso ma se vuoi farti scopare dal cameriere lasciati pure
quello
che porti. In ogni caso, muoviti. Io nel frattempo fermo un taxi e ti
aspetto
fuori” le disse l’attore dal legno, non
vedendola ancora uscire.
Dopo
poco, l’Haruno lo raggiunse finalmente pronta con la
sua bella ed elegante tuta rossa che lasciava scoperta
la schiena e con i suoi nuovissimi sandali intrecciati neri.
Lui
non le disse niente ma le riservò uno
sguardo più che compiaciuto ed insieme salirono nel taxi.
“Dove
vi porto?”
“A
Villa Haruno, grazie” rispose
gentilmente lei all’autista.
All’interno
del taxi, i due giovani ragazzi
continuarono a restare in silenzio, scoprendosi ogni tanto intenti a
guardarsi
di sottecchi.
Sakura
controllò di nuovo l’ora sul display
del cellulare. Sarebbero arrivati con venti minuti abbondanti di
ritardo ma
niente di così grave.
Del
resto, in un ricevimento come quello i
tempi erano abbastanza flessibili.
Era
un grosso via vai di parenti, un ammasso
indefinito di persone.
Avrebbero
cercato di immedesimarsi e
confondersi fra la folla, per quanto fosse difficile visto il suo
passato
scandalistico.
Guardando
fuori dal finestrino, l’Haruno si
scoprì emozionata e commossa nel riveder la sua
città natale. Ad una prima
vista, Suna non sembrava essere molto diversa da come la ricordava.
I
suoi occhi verdi saltavano felici su ogni
insegna, ogni casa, ogni palazzo, ogni semaforo e non si lasciavano
scappare
niente.
Voleva
catturare dentro di sé tutto di
quella lunga ed importante settimana, ogni minimo particolare.
Tremava
dalla gioia, dalla paura, dall’adrenalina.
Di
fronte al suo fanciullesco e colpito
sguardo fece la sua comparsa l’imponente e maestosa Villa di
famiglia.
Una
morsa al cuore fortissima la fece
sussultare.
Il
tempo sembrava esser trasceso da
quell’edificio.
Tutto
era esattamente uguale a come quando
l’aveva lasciato.
Era
bellissima proprio come la ricordava,
come lo era sempre stata.
Le
era mancato tutto così tanto.
Il
suo respiro si era già fatto più pesante.
Non
era un miraggio o un sogno. Era la pura
e semplice realtà e le faceva davvero tanta paura.
Mille
ricordi le passarono veloci davanti
agli occhi e la colpirono dritta allo stomaco.
Un
luogo dove qualcuno ancora pensa a te, quello è il luogo che
puoi chiamare casa.
Sakura
era tornata e sperava ci fosse ancora
qualcuno disposto ad accoglierla, a pensarla.
Credeva
che al mondo non potesse esistere
altro posto in grado di offrirle quelle stesse emozioni.
Spaventata
ed al contempo entusiasta posò i
suoi occhi smeraldo su Sasuke.
Il
verde ed il nero si specchiarono l’uno
nell’altro fino a perdersi.
Di
getto, il ragazzo le prese
involontariamente la mano.
L’Haruno
posò il suo sguardo sulle loro dita
intrecciate e regalò all’Uchiha un bellissimo e
spontaneo sorriso.
“Non
farti strane idee, entro solo nella parte”provò
l’attore a riprendere il
suo abituale e
distaccato contegno.”Vedrai
andrà tutto bene. Ora, sei anche
vestita decentemente.”
“Oh,
sì! Sai fare decisamente di meglio. Grazie” gli
rispose divertita, facendogli una linguaccia.
La
presa della mano di Sakura si fece più
forte e decisa.
Il
taxi parcheggiò davanti al grande
cancello della Villa.
Era
a casa.
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Capitolo 13 *** Capitolo XIII ***
Capitolo XIII
Capitolo
XIII
Dopo
un lungo respiro profondo, Sakura
lasciò momentaneamente la mano di Sasuke e scese dal taxi,
non prima però di
aver pagato l’autista.
La
ragazza infatti insistette molto affinché
il pagamento del servizio avvenisse per mano sua.
“Ti
devo ancora i soldi che ti sei premurato di dare a quel gorilla
all’aeroporto.
Lasciami sdebitare” gli disse.
Così
scaricate le valige, i due procedettero
a piedi per lo stretto ed alberato cortile d’ingresso che
apriva lentamente
all’enorme spiazzale di cui la Villa disponeva.
Superato
il piccolo disimpegno, Sakura e
Sasuke furono immediatamente raggiunti da due domestici.
“Voi
siete?” fece il più giovane con la
lista degli invitati in mano.
L’Haruno
restò perplessa. Non ricordava
minimamente questo ragazzo.
Era
sicuramente un nuovo dipendente. In
fondo, qualcosa doveva pur essere cambiata in quegli anni di lontananza.
“Yamato,
della Signorina e del suo accompagnatore, se non ti dispiace, me ne
occupo
personalmente io. Le loro valige vanno sistemate in casa, al piano di
sopra” prese
le redini il più grande dei due, esortando con lo sguardo
l’altro a velocizzare
la pratica bagagli.
“Bentornata
a casa Sakura.”
Non
aveva dimenticato quella voce.
Quell’uomo
era rimasto esattamente lo
stesso. L’età non sembrava proprio aver sortito
grossi effetti su di lui.
Era
ancora bellissimo ed estremamente
affascinante.
L’aveva
vista crescere ed era stato per lei
una sorta di padre acquisito.
Una
presenza costante che aveva saputo
colmare con il gioco, rimproveri e gentilezze l’assenza
lavorativa paterna.
Aveva
sempre sperato di ritrovarlo e di
vederlo ancora lavorare instancabilmente per la sua famiglia.
Incontrando
quel viso amico e famigliare, la
sensazione di essere tornata a casa era ineluttabilmente aumentata.
Non
poteva dirsi altrimenti senza di lui.
Il
magone al cuore era piuttosto
significativo.
Sakura
non rispose subito al saluto.
Spinta
da questo turbinio di ricordi ed
emozioni, si gettò al collo dell’uomo, coprendolo
con il suo stretto e caldo
abbraccio.
“Grazie
Kakashi. Mi sei mancato tanto”gli disse felice e
sincera, ancora stretta
fra le sue braccia.
“Anche
tu” rispose il maggiordomo dai capelli argentei,
staccandosi lentamente
dalla presa della ragazza. “Ti trovo
molto bene ed anche in piacevole compagnia”
continuò divertito.
Per
un attimo, si era dimenticata di Sasuke.
Era
stato più forte di lei ma vedendo
l’Hatake non aveva
resistito a
manifestargli tutta la sua gioia nel trovarlo ancora al servizio dei
suoi.
Era
sempre stata così.
Dispensava
senza freni e sosta
l’affetto e l’amore con una
forza smisurata e senza eguali.
Sakura
riprese allora velocemente il
contegno e la formalità d’obbligo nella sua
situazione e in un ricevimento come
quello.
“Sì.
Ti presento Sasuke, il mio fidanzato” fece la
ragazza girandosi a guardare
il moro.
L’Uchiha
non le sembrava infastidito o
alterato, piuttosto sereno, stranamente sorridente.
“Piacere
di conoscerla” parlò prontamente
l’attore, stendendogli la mano.
“Il
piacere è tutto mio. Sono Kakashi Hatake, il maggiordomo di
casa. Per qualsiasi
cosa non esiti a chiedere. Anche su Sakura, se vuole. So cose della sua
ragazza
che potrebbero interessarle” rispose saldamente
alla presentazione, ridendo
di gusto.
“Allora,
non mancherò di certo a parlare con lei” ricambiò
il ragazzo l’entusiasmo
dell’uomo.
“Non
credo sia proprio una buona idea” avvampò
il primario.
Quella
di Kakashi non le
sembrava davvero una bella trovata.
Sasuke
sapeva abbastanza di lei e si sentiva
già piuttosto scoperta sotto al suo caldo sguardo onice.
Non
voleva essere completamente nuda.
“Bando
alle ciance!”esordì Kakashi “Vi
accompagno dentro. Ho già rubato parecchio del vostro tempo.
Il programma di
oggi è lungo ed impegnativo e non sono di certo
l’unico che muore dalla voglia
di vedervi. Seguitemi, prego.”
Sakura
sperava davvero che fossero in molti
a desiderare di volerla vedere.
Stava
scacciando infatti prepotentemente
dalla mente l’idea che quell’ultima affermazione di
Kakashi fosse solo frutto
della sua gentilezza e del suo amore per lei.
Era
stato semplice e spontaneo relazionarsi
con lui.
L’abbraccio
era partito involontariamente ed
era stato bellissimo.
Sapeva
però che con i suoi genitori sarebbe
stato diverso, più difficile.
C’era
bisogno di più calma, contegno e
giuste parole.
Al
momento però l’unica sua più grande e
costante sicurezza era l’ormai onnipresente groppone alla
gola e allo
stomaco.
Mentre
l’Haruno era intenta a seguire
elegantemente Kakashi, la mano di Sasuke si intrecciò di
nuovo saldamente alla
sua.
Si
guardarono.
Durante
la famosa cena avuta con l’attore,
Sakura si era già resa conto dell’immenso potere
degli occhi del ragazzo ma ora
ne aveva avuto un’altra straordinaria conferma.
Quella
morsa visiva e sensibile l’avevano
portata a procedere più rilassata e tranquilla sin dentro la
sua vecchia e
bellissima casa.
L’Uchiha
gli aveva infuso con quei due
semplici contatti tutta la sua stratosferica sicurezza.
Non
sapeva cosa avrebbe detto, né tantomeno
come si sarebbe mossa ma sentiva chiaramente che poteva farcela.
In
caso di fiasco, la ragazza percepiva che
avrebbe potuto contare sulla sua presenza.
Sarebbe
corso, così come aveva fatto
all’aeroporto, a salvarla.
L’avrebbe
aiutata ad uscire da ogni
pericolo.
A
Suna, in quella casa, Sasuke era il suo
principe.
Doveva
contare e fidarsi di lui.
Quelle
mani ancora così strette erano la
prova tangibile dei suoi pensieri.
“Buon
proseguimento. Se non avete bisogno di nient’altro, torno a
dare una mano a
Yamato”spezzò
il silenzio l’Hatake,
sorridendo cordialmente.
“Vai
pure, Kakashi” rispose gentile Sakura.
“Grazie”
continuò Sasuke, congedandolo.
“Pronta?”
le chiese il ragazzo, quando l’argenteo era già
distante da loro.
“Sì ma
non lasciarmi la mano.”
“Non
lo farò.”
Insieme
percorsero così il corridoio
d’ingresso e Sakura fece strada all’attore verso il
salotto da dove proveniva
il vociare e la musica lounge di sottofondo.
Voleva
vedere sua sorella.
“Sakura,
tesoro!” sentì una voce stridula
prenderla di sorpresa alle spalle.
“Zia
Yuki ! “ rispose
la ragazza cordiale
alla lontana parente, stupendosi di esser stata così veloce
e scattante nel
ricordare il suo nome.
“Dovevi
essere tu la prima a sposarti” incalzò
l’anziana donna.
Il
sorriso le si smorzò seduta stante.
“A
proposito, non c’era bisogno che mi restituissi il servizio
da tè. E pensare
che Sasori è stato così male per te,
poverino”
Doveva
dire qualcosa ed il più velocemente
possibile.
Quella
vecchia petulante non sembrava avere
infatti alcuna intenzione di smettere di parlare.
Francamente,
non era assolutamente disposta
ad ascoltare quanta finta sofferenza avesse causato
all’Akasuna.
Sapeva
di doversi abituare a sentirsi
rimproverata ed accusata ma voleva anche poter parare bene i colpi.
“Ti
presento Sasuke” cambiò allora discorso
il primario, trascinando avanti il
ragazzo e sfoderando uno dei suoi sorrisi più belli.
“Molto
lieto” salutò l’Uchiha.
Sasuke
ottenne dalla parente di Sakura un
grosso “ oh ” di meraviglia.
Approfittando
del silenzio improvviso della
zia, la ragazza si strinse di più all’attore,
lasciandole quindi intendere il
legame che li univa ed ottenendo così un rispettoso veto di
silenzio sulla
questione Sasori.
Lo
stupore che si dipinse sul volto di Yuki
fu ancora più grande, impagabile.
“Cercavamo
mia sorella. Sai, siamo appena arrivati e vorremo salutarla.
L’hai per caso
vista?” continuò l’Haruno
desiderosa più che mai di lasciare velocemente
quello spiacevole imprevisto.
“Era
al bar. Devi assolutamente vederla. E’ felicissima.”
“Allora,
con permesso, andiamo” le
rispose, avviando già il passo.
“Signora”
salutò con un elegante cenno del capo Sasuke,
seguendo la sua finta
fidanzata.
“Che
incubo!” esclamò lontana Sakura
esasperata.
“Non
dirlo a me. A fine serata, avrò una paresi
facciale.”
La
ragazza scoppiò a ridere.
Apprezzava
davvero molto quanto lui stesse
facendo per lei.
Aveva
capito perfettamente che l’Uchiha non
fosse il tipo da grossi sorrisi e compagnia.
Immaginava
si stesse sforzando molto ma non
lo dava minimamente a vedere.
L’attore
infatti si muoveva davvero
naturalmente.
Tutti
gli avrebbero creduto.
“Scusa”
si sentì così in dovere di chiedergli.
“Tsk.
Sapevo a cosa andavo incontro quando ho accettato questo lavoro. Sei
stata
brava prima. Non preoccuparti per me.”
“MICETTA!”
Un
urlo la raggiunse, interrompendo quella
momentanea serenità.
“Nonna
Chiyo!” rispose felicemente sorpresa.
Sakura
non finì la frase che la donna le era
già saltata addosso.
Chiyo
era un’anziana vecchietta, stramba e
particolarmente socievole. L’unica nonna rimastale in vita.
L’amava.
“Bambina
mia” continuava a ripetere l’anziana
mentre ripetutamente si strusciava al
collo della ragazza.
“Nonna,
per caso, hai bevuto?” domandò
preoccupata, avvertendo un forte odore di
alcol fuoriuscire dalla bocca di sua nonna.
“Solo
qualche Martini” le rispose mentre si staccava da
lei “come pensi si possa resistere
altrimenti ai deliri di grandezza di tua
madre e tua sorella?”
L’Haruno
aveva sempre adorato la sua
franchezza sfacciata.
Chiyo
aveva senza dubbio ragione. Quel
ricevimento sfarzoso ed in grande stile avrebbe ucciso e torturato
ognuno dei presenti,
non solo lei e Sasuke.
Alla
plateale verità della vecchia, risero
tutti e tre di gusto.
“E
questo gran bel pezzo di giovane chi sarebbe?”
Il
ragazzo non permise a Sakura di
rispondere.
“Sono
Sasuke, il suo fidanzato. Molto piacere.”
“Gran
bell’acchiappo, micetta! Chiamami pure nonna”
rispose euforica. Di risposta l’attore le sorrise
più che
divertito.
“Seguitemi
al bar. Questa è una maratona, non uno sprint. Oggi ci sono
i cocktail di
benvenuto ai parenti. Domani è invece il turno degli amici
di famiglia. Poi
l’addio al nubilato. Sai, ho obbligato Ino a portarmi con
voi. Dopo di che il
pic-nic, la cena di prova e finalmente dulcis in fundo il grande
giorno.
Diventerò una vecchia ubriacona, lo so
già.”
Era
una settimana lunga, serrata ed insostenibile.
La
nonna Chiyo li aveva saggiamente messi in
guardia.
Sperava
solo Sasuke non decidesse di darsela
a gambe levate ora che era minuziosamente al corrente di tutta la
pesantezza di
quell’accurato evento matrimoniale.
Insieme,
sua madre ed Ino erano capaci di
questo e molto altro.
Si
sarebbero dovuti dare tutti all’alcol per
resistere a quei pranzi e cene in famiglia.
A
fine settimana, Sakura si vedeva già in un
centro di recupero insieme all’esuberante nonna.
Una
parte del suo cuore batteva però
fortissima di fronte a tutta quella grandezza.
Quella
era in fin dei conti la sua famiglia
e le era nonostante tutto mancata terribilmente.
“Tre
Martini gentilmente” ordinò Sasuke al
barman.
“Non
avrei saputo dirlo meglio” strizzò
l’occhio la vecchietta.
“Nonna
ti prego. E’ il momento meno adatto per essere te stessa. Se
la mamma ti
sentisse, ti chiuderebbe sicuramente in qualche stanza ”rise
Sakura.
“Fronte
Spaziosa! Ah, finalmente sei qui!”
Un
urlo disumano spezzò l’elegante brusio
del salotto.
Quella
voce, quell’esuberante modo di fare
era inconfondibile.
Ino
non impiegò molto tempo ad arrivare da
lei.
L’Haruno
rischiò di cadere per terra per via
della tanta foga con cui la sorella le si buttò addosso.
Durante
quel caloroso ed intenso abbraccio,
Sakura si perse.
Il
profumo di lavanda che Ino emanava era
esattamente l’odore della felicità.
La
ragazza non poté evitare a delle piccole
gocce di sale di rigarle impercettibilmente il viso.
La
strinse più forte.
Il
tempo sembrò fermarsi.
Non
c’era niente e nessuno al di fuori di
loro.
In
quel momento a Sakura non importava
sapere che con ogni provabilità tutti gli occhi dei
presenti, compresi quelli
dei suoi genitori, fossero puntati su di loro.
Infondo,
Ino era stata così poco aggraziata
e talmente rumorosa che chiunque, anche non volendo, si sarebbe girato
dalla
loro parte.
Voleva
solo godersi quel contatto.
Le
era mancata troppo.
Non
c’erano alcun compromesso o bugia troppo
grande alla quale non sarebbe ricorsa per rendere
quest’attimo eterno.
I
sorrisi felici e sinceri sul loro volto
parlavano più di mille parole.
“Mi
sei mancata tanto” continuò a parlare
all’apice della gioia Ino.
Sakura
non riuscì a dir nulla.
Era
troppo emozionata.
Strinse
la sorella ancor più forte fra le
sue braccia.
“Sto
per sposarmi, Sakura. Ancora non ci credo che sei qui !”
“Ci
sono” riuscì a proferire piano.
Con
quelle due semplici parole sussurrate
voleva farle capire che fosse tornata, che per niente e nessuno al
mondo
l’avrebbe più lasciata e che potesse contare su di
lei.
“Accidenti
Fronte Spaziosa! Non dirmi che quel maschione lì dietro
è il tuo lui. Capisco
perfettamente ora perché volevi tenerlo nascosto.”
Sakura
imporporò violentemente le guance.
Era
un mix fra la vergogna ed il senso di
colpa.
Ino
non aveva mai avuto peli sulla lingua e
riusciva sempre a metterla in imbarazzo.
“Sì
lui è Sasuke, il mio ragazzo”
parlò trovando tutta la forza ed il coraggio di questo mondo.
“Sakura
mi ha parlato tantissimo di te. Non sai quanto ho sognato di
conoscerti.
Devo ammettere
però che la realtà ha di
gran lunga battuto la mia fantasia”
si spostò la futura sposa per posizionarsi di fronte
all’aitante accompagnatore
della sorella con occhi sognanti.
“Anch’io
ho sentito parecchio parlare di te. Il piacere è tutto
mio” le sorrise
Sasuke.
Un
sorriso bellissimo di cui Sakura non
credeva fosse fornito.
Era
ancora più bello di quanto già non
fosse.
“Sai
vi vorrà assolutamente vedere. Se solo sapessi dove diavolo
si è andato a
cacciare! Vado a cercarlo e torno subito da voi”si
dileguò.
Ino
era davvero raggiante.
Più
cresceva e più diventava irresistibile.
Di
una bellezza oggettiva ed ammaliatrice.
“Signori
ecco i vostri Martini” fece il barman.
Lo
strano trio si ritrovò così a brindare e
a parlare del più e del meno.
Si
stavano divertendo molto.
Il
tasso alcolico della nonna aiutava di
certo a sciogliersi e a sentirsi a proprio agio.
Ad
un tratto però un particolare suono acuto
catturò la
loro attenzione.
“Oh
mio Dio! Chi le ha messo il microfono in mano? Signore, ti prego, abbi
pietà di
noi!” tuonò esasperata, come sempre
sinceramente, Chiyo.
Tutti
i presenti si girarono verso la grande
vetrata del salotto davanti la quale avevano fatto la loro comparsa i
suoi
genitori ed i futuri sposi.
Il
soffio al cuore fu fortissimo.
In
quella casa tutto sembrava essere rimasto
uguale tranne loro.
Certo
i suoi erano ancora molto giovani ma
la stanchezza nei loro visi era chiara e trasparente.
C’era
un velo di malinconia sulle loro
figure e sui loro abiti.
Da
quella prospettiva, non sembravano più
perfetti come una volta.
Soprattutto
sua madre Mebuki le appariva diversa.
Il
suo sguardo era infatti molto più severo.
“Prova.
1, 2, 3, prova. Meraviglioso, finalmente funziona!”
La
voce materna suonava però sempre
famigliare alle sue orecchie.
Era
ancora così composta, ferma ed alta.
“Voglio
dire due parole. Non vi disturberò troppo”
sorrise la donna. “Benvenuti!
Kizashi ed io siamo davvero molto
contenti che siate tutti qui a festeggiare con noi l’ingresso
ufficiale di Sai
Yamanaka nella nostra famiglia ed il suo amore sincero per nostra
figlia Ino.
Speriamo che ogni cosa sia di vostro gradimento e che tutto vada per il
verso
giusto. Ci sono buoni motivi per augurarselo, visto i
precedenti” rise seguita
da tutti i parenti presenti.
La
ragazza voleva sprofondare.
Il
suo sorriso era tiratissimo.
Runaway
Candy era ancora un ricordo vivido
nelle loro vite.
Per
quanto si sforzasse a scrollarsi di
dosso il suo passato, questo continuava a presentarsi prepotentemente
al suo
cospetto.
“Sai
siamo tanto contenti che tu ti sia innamorato della ragazza della porta
accanto, della nostra Ino. Congratulazioni piccoli miei! Evviva gli
sposi!”
“EVVIVA!”
risposero tutti in coro,
alzando i flute all’aria.
Quel
discorso le era arrivato come una
potente pugnalata alle spalle.
Sperava
che un giorno quei sorrisi e quelle
tenere parole fossero destinate anche a lei.
Sakura
doveva però riscoprire la distinzione
fra speranza ed aspettativa.
Non
poteva infatti aspettare il sole di
notte e la luna durante il giorno ma non avrebbe smesso comunque di
cercare, di
sperare e volerci provare.
Stava
però già sanguinando.
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Capitolo 14 *** Capitolo XIV ***
Capitolo XIV
Capitolo
XIV
Quel
piccolo ed astioso assaggio era stato
per Sakura più che sufficiente per capire che con i suoi
genitori aveva ancora
molta strada da fare.
La
ragazza immaginava, senza troppa
difficoltà, che fosse proprio lei la causa principale di
quell’alone di
malinconia che aleggiava sulle loro figure.
Del
resto, quella piccola e frivola battuta
della madre durante il discorso d’auguri agli sposi era stata
un chiaro monito.
La
fuga a Konoha era ancora per tutti una
ferita aperta.
“Sasuke
ti dispiace se ti lascio solo per un momento e vado in bagno?”
“Va
tutto bene?” le rispose realmente
in pensiero e dimentico della parte che stava recitando.
“Sì,
tranquillo. Mi sciacquo un attimo e torno subito, te lo
prometto.”
“Ti
aspetto qui.”
Uscita
dal bagno, Sakura trovò Ino ad
attenderla fuori dalla porta della toilette.
“Cosa
ci fai qui Ino-pig?Mi hai fatto prendere un colpo!”
“Ti
aspettavo. Volevo chiederti scusa per la mamma, per la sciocca uscita
di
prima.”
“Figurati,
non dovevi. In fondo, ha detto semplicemente la
verità” le rispose mesta.
“Ci
soffre ancora molto. Lo sai com’è fatta. Per
proteggersi e difendersi,
attacca.”
“Ino
davvero lo capisco. Va tutto bene. Non ci sono problemi, possiamo
tornare in
sala.”
Sakura
aveva ancora dovuto mentire alla
sorella. In realtà, niente andava bene.
C’era
rimasta male per prima ma non poteva
dare la colpa a nessuno se non a sé stessa.
In
fin dei conti, in quella casa solamente
lei e Sasuke sapevano la verità ed i reali motivi che
l’avevano portata alla
fuga e non poteva meravigliarsi di essere tuttora Runaway Candy.
Le
due sorelle tornarono così insieme in
salotto e la scena che si presentò dinnanzi ai loro occhi
aveva dell’irreale.
Sasuke
era infatti intento a parlare
amabilmente non solo con l’ormai amicale ed alticcia nonna
Chiyo ma anche e
soprattutto con sua madre.
Il
tutto rasentava a dir poco la follia.
Quello
non poteva certamente essere il
ragazzo che Sakura aveva conosciuto e che misurava le proprie parole
con il
contagocce.
Era
sconvolta.
“Mi
fa piacere sapere che con la mamma sei sempre troppo buona. Io me la
sarei
presa tantissimo ma tu non sei mai stata come me ed è un
bene Fronte Spaziosa.
Per dir più, laggiù c’è
già mister fammi tutto quello che vuoi che ti aspetta.
Sai, mi ha chiesto lui di venirti a recuperare in bagno. Era davvero
preoccupato. In privato, mi dovrai spiegare come hai fatto a
conquistare quel
pezzo da novanta!” spezzò
il silenzio Ino, ridestandola dallo shock.
“Ti
ricordo che stai per sposarti porcell-INO e non mi sembra per niente il
caso
che tu sappia come si conquisti Sasuke” le rispose
bonariamente piccata, facendole la linguaccia.
Quasi
come se avesse udito la sua voce,
Sasuke si girò a guardarla e dopo essersi elegantemente
congedato la raggiunse.
“Te
l’avevo detto di non preoccuparti. Come vedi te
l’ho riportata sana e salva”
si pavoneggiò la futura sposa con l’Uchiha,
indicando la sorella.
La
reazione di imbarazzo di Sasuke fu
immediata e Sakura sorrise.
Non
l’aveva mai visto così titubante.
Di
certo, l’Haruno immaginava che il ragazzo
si aspettasse un po’ più di riserbo da parte di
Ino ma non conoscendola non
poteva minimamente sapere che la sorella fosse così
impulsiva, sfrontata,
curiosa e sfacciatamente schietta.
L’attore
doveva quindi velocemente abituarsi
al carattere eccentrico della ragazza se non voleva perder
completamente la sua
natura fredda e distaccata.
“Grazie
Ino” rispose semplicemente.
“Figurati
caro. E’ un vero piacere. Oh, ecco Sai ! Sasuke te lo devo
fare assolutamente
conoscere” cominciò la bionda a
sbracciare in direzione del compagno finché
questo non li raggiunse.
“Che bello
rivederti Sakura” la salutò lo
Yamanaka.
“Anche
per me è una gioia, Sai. Sono davvero molto felice per voi.
Ti presento Sasuke,
il mio fidanzato.”
I
due si strinsero la mano.
“Io ed
Ino siamo molto contenti che siate qui. Ora è davvero tutto
perfetto.”
“Sapete
cosa adoro di tutto questo?”
domandò entusiasta l’esuberante sorella Haruno.
“Non
saprei… che finalmente hai un valido motivo per far girare
tutto il mondo
intorno a te?” rispose sagace Sakura.
“Avevo
pensato a qualcosa di più sentimentale ma cara Frontona hai
perfettamente
ragione. Io stessa non avrei saputo dirlo meglio. E’ sempre
stata più
intelligente di me” rise di gusto.
“Amore
è la nostra canzone!” interruppe lo
Yamanaka la risata della ragazza,
riconoscendo le note di How deep is your love dei Bee Gees.
“Credo
che allora dovresti invitarmi a ballare” gli
rispose Ino seducente,
buttandosi totalmente a peso morto su di lui.
Fortunatamente
Sai riuscì in qualche modo a
salvare la compagna dal cadere fragorosamente per terra.
“Ino
stai bene?”domandò Sakura seriamente
preoccupata per il comportamento
improvviso e totalmente inaspettato della sorella. Del resto,
l’Haruno aveva
già scoperto sua nonna ubriaca non si sarebbe più
potuta stupire di niente.
“Sì,
sto bene. Era semplicemente un tentato casqué ma vedi Sakura
questo è quello
che può succederti se tuo marito decide di non prendere
lezioni di ballo prima
del matrimonio.”
“Ah
ma dai Ino! Ancora con questa storia. Chi vuoi che prenda lezioni di
danza per
un matrimonio” fece uscire
Sai esasperato.
Ora,
tutto era chiaro.
Sakura
aveva finalmente compreso che quel
repentino tuffo fosse stato più che studiato dalla sorella e
fatto di proposito
per riportare a focalizzare il suo interesse su quell’ultima
follia, capriccio.
Ino
era davvero inarrestabile, sempre la
solita.
“Senza
sembrare inopportuno, più o meno tutti quanti”
spezzò il piccolo diverbio
fra fidanzati Sasuke.
“Mi
stai prendendo in giro, vero?” chiese lo Yamanaka
più che scettico.
“No,
dico sul serio. Potremmo venire con voi, se vi fa piacere”
rispose l’attore
indicando se stesso e Sakura.
Se
fosse stato possibile la mascella della
ragazza sarebbe caduta a terra. Era esterrefatta.
La
trovata del ballo di coppia le sembrava
veramente una gigantesca pazzia.
L’Haruno
si sforzò quindi non poco di sorridere.
“Non
ti conosco ancora bene ma già ti adoro!” tuonò
eccitata Ino.
Sasuke
sorrise e si strinse con il braccio
attorno alla vita di Sakura che immediatamente spiazzata da quel gesto
arrossì
violentemente.
“Lezioni
di danza…e va bene; mal comune mezzo gaudio”
fece divertito, ormai spalle
al muro Sai. “Vuole iniziare subito,
signorina Haruno?” chiese poi stendendo la mano
alla sua fidanzata.
“Molto
volentieri.”
“Sono
così poco stressata da questa settima che davvero il corso
di ballo mi mancava.
Ottima idea la tua!” esordì
sarcastica Sakura, dopo che i futuri sposi se ne erano
andati.”Puoi lasciarmi
adesso” continuò,
abbassando lo sguardo sul braccio di Sasuke che ancora era legato al
suo corpo.
Era
in imbarazzo, tesa.
Per
dir più, quella tuta rossa che indossava
e lasciava la schiena scoperta rendeva il contatto ancora
più forte ed intimo.
“Non
credo che lo farò.”
“Come
scusa?” domandò lei
visibilmente in difficoltà.
“Tsk.
Ti rendi conto di quante persone ci guardano? Tutti credono che siamo
fidanzati
e dovresti impegnarti a farglielo credere” le
disse sottovoce avvicinandosi
al suo orecchio.
“Io ci
sto provando”concluse di parlarle pericolosamente e
sfacciatamente vicino
al suo viso.
Sakura
stava andando in fiamme. Si sentiva
totalmente vulnerabile accanto a lui.
Era
bellissimo.
Il
suo corpo involontariamente rispondeva
agli impulsi di lui.
Il
cuore batteva all’impazzata e gli ormoni
in ebollizione la spinsero a protendersi di più verso
l'attore.
Le
loro bocche erano così prossime al
toccarsi.
I
loro sguardi incatenati da tempo.
“Potresti
sforzarti di più ma attenta rischi di affezionarti
troppo” soffiò sfrontato
sulle sue labbra con voce suadente mentre lentamente si allontanava da
lei.
L’Haruno
era rimasta come pietrificata.
L’Uchiha
la guardò ancora un po’ divertito
ed infine le diede un buffetto sulla fronte.
“Fronte
Spaziosa” ghignò.
Lontano
dai parenti, il ragazzo era ancora chiaramente il solito
sbruffone che giocava a prenderla in giro.
Sakura
si sentiva una stupida per aver per
un attimo pensato di lasciarsi andare con lui.
A
Sasuke era bastato così poco per spingerla
a sé.
C’era
qualcosa in lui che l’attraeva
malsanamente.
“Per
te, principessa. Grazie” lo sfidò.
“Nei
tuoi sogni, noiosa.”
“Vedremo.
A quanto pare sembri inspiegabilmente piacere a tutti e non posso far
altro che sopportarti.
Piuttosto,
sempre se non ti costi molto, potresti invece illuminarmi sul
perché hai
democraticamente scelto di assecondare l’ultima follia di mia
sorella e
soprattutto spiegarmi il cosa facevi prima in compagnia di mia madre
?” domandò la ragazza davvero curiosa.
Al
di fuori delle loro solite provocazioni,
quegli interrogativi erano infatti rimasti prepotentemente e
lecitamente forti
in lei.
Erano
sul palcoscenico insieme, nella stessa
recita le sembrava il minimo dover collaborare e conoscere le battute
dell’altro.
“Te lo
concedo, milady” rispose sarcastico, sottolineando
l’epiteto regale. “Per
ciò che riguarda tua sorella ho pensato
fosse una buona idea collaborare alla sua ultima trovata
poiché in questo modo
non solo tu hai modo di star più tempo sola con lei ma
soprattutto perché
così abbiamo
insieme la possibilità di
consolidare la nostra immagine di coppia innamorata ed in perfetta
sintonia.
Ovviamente non ti nego che mi pesi parecchio. Tua sorella è
infatti forse più
insopportabile di te ma ormai sono dentro questa recita e voglio dare
come
sempre il mio meglio. Per quanto, invece, riguarda tua madre
è venuta lei da me
e mi ha detto che vorrebbe parlarci sempre se, cito, tu non fossi
già scappata
via. Dimmi tu quindi cosa hai intenzione di fare. Sono a vostra
completa
disposizione, altezza” concluse Sasuke mimando un
grottesco inchino.
Sakura
aveva seguito rapita la spiegazione
del moro ed aveva dovuto ammettere che messa in quel modo la lezione di
danza
aveva la sua ragion d’essere.
Aveva
prestato attenzione ad ogni sua parola
ma involontariamente il suo cervello si era bloccato non appena aveva
udito dal
ragazzo la volontà della madre e la sua ultima frecciatina.
Non
avrebbe mai immaginato che quella donna
tanto fiera ed austera si sarebbe abbassata a chiedere ad uno
sconosciuto il
permesso per poter parlare con sua figlia. Aveva paura di non potersi
più
ritenere tale e che fra lei e Sasuke non ci fosse per la donna una
grossa
distinzione.
Il
silenzio di quegli anni aveva ucciso
tutti.
L’Haruno
rimase a lungo a pensare.
“Ti
prego, accompagnami da loro.”
Sasuke
le prese la mano ed insieme
iniziarono così a zigzagare tra i vari parenti alla ricerca
dei suoi genitori.
Al
momento, la mente della ragazza era
completamente svuotata.
Credeva
che le parole le sarebbero uscite
naturalmente pian piano.
“Mamma,
papà…” parlò
flebile di getto quando si trovò al loro cospetto.
Aveva
gli occhi lucidi.
“Ciao
Sakura. Sono felice di vedere che perlomeno per il matrimonio di tua
sorella
sei riuscita a tornare” rispose distaccata ed
imperturbabile Mebuki, mentre
formalmente le baciava le guance.
Sapeva
di non poter pretendere altro da
lei. In fondo, sua
madre era quella
della coppia più dura, rigida e controllata.
“Il
contegno prima di tutto” le ripeteva
sempre da bambina e quella compostezza
naturale aveva deciso di mantenere anche con lei che era
sua figlia.
Al
contrario, suo padre non aveva ancora
parlato.
La
fissava e basta.
Loro
due avevano proprio gli stessi occhi.
Non
avevano mai avuto bisogno di troppe
parole.
Erano
trasparenti allo stesso modo.
La
commozione era di fatto visibile sul
volto di entrambi.
“Principessa,
sei cresciuta tantissimo!” fece uscire sincero
finalmente Kizashi,
abbracciandola stretta e parlandole come se ancora fosse la sua
piccola.
Fra
le braccia del padre, Sakura tornò per
l’appunto bambina.
Non
sarebbe mai esistito al mondo un posto
in cui si sarebbe potuta sentire meglio.
Neanche
nelle sue migliori fantasie,
l’Haruno sarebbe stata in grado di prevedere uno slancio
così forte ed
emozionato del genitore.
“Ti
voglio bene” gli disse sottovoce con il sorriso in
volto.
Quando
si staccarono i due erano ancora
persi l’uno nell’altro.
“Kizashi
caro” lo riprese Mebuki spezzando quel magico e
carico silenzio.
Gli
occhi severi della madre lasciarono
facilmente intendere al primario che quell’abbraccio del
padre fosse stato
inaspettato anche per la donna e sicuramente non di suo gradimento.
Non
era certo quella la linea severa che lei
aveva deciso di adottare e seguire con la figlia.
“Non
vedi che abbiamo ospiti” continuò a
parlare indicando elegantemente Sasuke.
Finalmente
Kizashi lasciò la figura di Sakura
e poggiò il suo sguardo sul giovane che le era accanto.
“Sì,
cara scusami. Kizashi Haruno. E’ un piacere.”
“Sasuke
Uchiha. Il piacere è tutto mio Signor Haruno. Sua figlia mi
ha parlato
benissimo di voi”rispose
l’attore al saluto.
Sakura
era troppo scossa dall’abbraccio con
il padre per accorgersi che quel cognome le fosse più che
famigliare.
“Spero
bene” fece concisa la madre.
“Non
immaginate neanche quanto” le rispose a tono il
ragazzo, provocando un
grosso sorriso a Kizashi.
“Comunque
caro non dateci del voi. Sei il fidanzato di nostra figlia. Infondo,
sei di
famiglia. Sentiti libero” lo invitò
Mebuki a sciogliere le formalità.
“Da
quanto tempo state insieme?” domandò
curioso l’uomo.
“Da
tre anni, papà. Sasuke è un analista. Ci siamo
conosciuti casualmente
all’ospedale in cui lavoro. Era un mio paziente e poi abbiamo
iniziato a
conoscerci e a frequentarci” parlò
prontamente Sakura.
Le
sembrava di esser stata piuttosto
convincente.
Del
resto, si era ripetuta questa storia
talmente tante volte da iniziare a sembrarle persino reale, possibile.
“Le ho
dovuto fare una corte spietata. Non è stato per nulla facile
convincerla ad
uscire con me. E’ un osso duro”
l’assecondò l’Uchiha.
“Sasuke, non
adagiarti troppo sugli allori. Non sai ancora cosa ti potrebbe
riservare il
futuro” fece canzonatoria Mebuki.
I
quattro continuarono a parlare a
lungo ma ogni discorso affrontato presentava sempre il medesimo schema.
Kizashi
pendeva letteralmente dalle labbra
della figlia ed era più che curioso di esser messo al
corrente degli anni persi
mentre Mebuki non perdeva occasione per spostare la conversazione su
Sasuke o
lanciare velenose stoccate a Sakura.
I
due ragazzi avevano dovuto improvvisare
parecchio per sanare alcune domande sulla loro relazione ma
l’intesa fra di
loro era davvero molto buona e non avevano avuto così grossi
intoppi o
problemi.
L’Uchiha
sembrava davvero aver fatto
un’ottima impressione ai genitori della ragazza.
Si
era calato nella parte perfettamente e
non aveva avuto sorprendentemente neanche troppa difficoltà
a discutere con il
capo famiglia di complesse e complicate questioni di finanza.
D’altro
canto, Sakura aveva cercato di
rendere i suoi il più possibile partecipi della sua vita.
Inutile
dire che il vedere il padre ancora
così tanto fiero di lei le avesse stretto il cuore in una
morsa mortale.
Quell’abbraccio
inaspettato e quei continui
complimenti le facevano meglio sopportare la diffidenza e la distanza
materna.
L’Haruno
aveva scelto di non risponderle, di
lasciarla sfogare poiché, nonostante facesse male, sentiva
che fosse giusto
lasciare alla madre i suoi tempi di apertura.
C’erano
ancora molti giorni davanti a loro.
Sakura
stava ritrovando lentamente la forza
di camminare e non voleva assolutamente cadere di nuovo a terra.
Sperava
di non perdere la sensazione
positiva di farcela.
Non
doveva darsi per vinta. Era ancora solo
all’inizio e non poteva calcare troppo la mano.
Nel
frattempo, i parenti iniziarono a
lasciare il ricevimento per ritirarsi nell’albergo che la
famiglia Haruno aveva
loro prenotato per sistemarli durante l’intera durata del
matrimonio e ben
presto li lasciarono in compagnia della sola nonna Chiyo, addormentata
e stremata
da ore su una comoda poltrona.
Dopo
l’improvvisato ballo, Ino e Sai avevano
fatto sparire le loro tracce. Non c'era più nessuno
eccezion fatta per loro.
“Mebuki
cara, per oggi credo che possiamo smettere di indagare. Immagino che i
ragazzi
dopo un viaggio ed un ricevimento del genere saranno stremati”
interruppe l’ennesima domanda della madre sulla loro
momentanea
e pacifica vita di
coppia Kizashi.
“Ok
caro. Seguitemi che vi mostro la vostra camera. Penserò dopo
a svegliare quell’incosciente
di mia madre.”
Kizashi
e Mebuki condussero così i due
ragazzi davanti alla porta dell’ex cameretta di Sakura.
“Eccoci
qua” fece il padre indicando la stanza.
“Grazie
mamma, grazie papà. Se volete andare a svegliare la nonna,
tranquilli lo
accompagno io Sasuke alla stanza degli ospiti. Sai, mia mamma ha
una
regola riguardo alla condivisione del letto tra un uomo e una donna
quando non
c’è di mezzo un fidanzamento
ufficiale...”
L’Haruno
ricordava ancora perfettamente che
agli inizi della sua storia con Sasori la madre non le aveva mai
permesso di
fermarsi a dormire a casa dell’Akasuna.
All’epoca,
tutta quella formalità era stata terribilmente seccante
ma adesso quella rigidità le sembrava una vera e
propria
benedizione.
“Quella
regola vigeva quando vivevi ancora qui con noi, sotto questo tetto.
Adesso non
hai più di questi problemi. Potete tranquillamente dormire
insieme. Buonanotte.”
la riprese Mebuki,
bloccando il suo discorso e prendendo il braccio del marito.
“Buonanotte
anche a voi e grazie ancora per
l’ospitalità” rispose
velocemente Sasuke, spezzando la tensione che inevitabilmente l'ultima
affermazione della donna aveva creato.
“Buonanotte”
disse Sakura scossa e già agitata
“Grazie
a voi per essere qui” le sorrise teneramente il
padre, prima di
scendere di nuovo le scale
con la moglie.
Sakura
non voleva condividere la sua vecchia
stanza, il suo letto con Sasuke.
Era
qualcosa di troppo intimo ed eccessivamente
pericoloso.
Non
osava immaginare quali effetti catastrofici
avrebbe potuto avere su di lei quella vicinanza.
Del
resto, aveva già scoperto quale potere attrattivo
avesse il ragazzo e non voleva ricadere nella stessa
tentazione.
“Tsk”
sbuffò Sasuke aprendo la porta della camera. “Dai, che aspetti noiosa. Non ti mangio
mica.”
Sakura
restò un altro minuto ferma sul corridoio
poi fece un lungo respiro e chiuse la porta dietro di sé.
Non
avrebbe chiuso occhio.
Sarebbe
impazzita
lì dentro sola con lui.
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Capitolo 15 *** Capitolo XV ***
Capitolo
XV
Sakura
chiuse la porta.
L’aria
le sembrava già così pesante ed
irrespirabile.
La
ragazza era ancora piuttosto scossa da
tutta quella lunga ed estenuante serata che le aveva regalato non poche
gioie.
Era
di fatto intenta a ripassare mentalmente
tutti i fatti salienti della giornata dal conciliante abbraccio con
Kakashi, alla
ritrovata sfacciata freschezza della nonna, all’esuberanza
della sorella Ino sino
all’inaspettato e bellissimo abbraccio con il padre.
Avrebbe
custodito tutti quegli attimi
gelosamente nel suo cuore.
Per
un altro momento come quello con il
genitore, l’Haruno avrebbe fatto qualsiasi cosa persino
condividere, dopo anni
di volontario digiuno, il letto con un semi-sconosciuto che ora si
trovava ad
avere come finto fidanzato.
Ciò
nonostante, si vergognava parecchio.
Del
resto, si era illusa che la rigida e
vecchia moralità della madre le avrebbe potuto evitare
l’attuale imbarazzo ma
come sempre aveva sbagliato.
La
donna con gli anni inevitabilmente era
cambiata e credeva che molto dipendesse dalla sua partenza e dallo
zampino
malizioso di Ino.
A
causa però di questo repentino cambio di
vedute, Sasuke era entrato velocemente e senza chiedere il permesso in
un’altra
grande fetta del suo mondo, della sua vita.
La
cameretta aveva infatti le sembianze di
un mausoleo.
Tutto
era e si trovava esattamente come
l’aveva lasciato.
Nulla
sembrava essere cambiato.
Dei
felici e tristi ricordi la investirono e
colpirono repentinamente.
Tutta
la vita le passò davanti agli occhi e
si arrestò la notte in cui silenziosamente aveva preparato
le valige e se n’era
andata.
Era
stata proprio sciocca a lasciarli, a
farsi soggiogare dal senso di colpa e da tutte quelle sue costanti
paure.
Visto
inoltre l’andamento positivo della
giornata, Sakura si maledì anche per esser rimasta in
silenzio così a lungo.
Tutti
avevano sofferto per quella sua
improvvisa e giovane decisione ma nessuno sembrava aver perso
l’istinto
primordiale di volerle bene, di amarla.
Lei
per prima non aveva mai smesso di farlo.
Certo,
negli sguardi carichi dei parenti
presenti e nell’atteggiamento freddo e distaccato della
madre, la ragazza percepiva
ancora palesemente un senso di critica accusatoria ma tutto sommato
vedeva
negli occhi materni molto di più, parecchio non detto che
aveva ancora
naturalmente difficoltà a decifrare.
Il
brusio dei lontani famigliari ed il loro
scrutarla di sottecchi avevano un’unica ed univoca
interpretazione.
Per
loro, Sakura era chiaramente solo
Runaway Candy, la pecora nera della stimabile famiglia Haruno.
Il
punto di vista della mamma era invece
totalmente differente e non poteva che farle quindi più male.
Per
la donna, la ragazza era la figlia di
cui aveva perso le tracce e notizia anni fa, quella che non aveva mai
compreso
del tutto e con la quale aveva avuto sempre difficoltà a
rapportarsi, la
disgraziata che aveva gettato la famiglia in pasto alle critiche becere
dell’alta società.
Il
primario non poteva che comprendere ed
inghiottire amaramente le sue rimostranze.
Sebbene
infatti quelle continue frecciatine
sulla sua imprevedibilità, il suo esser volubile ed estranea
ormai alla
famiglia le spezzavano il cuore, non riusciva a fargliene una colpa.
Mebuki
non era Kizashi.
Al
padre era bastato appunto incontrare i
suoi occhi smeraldo per lasciarsi andare, per sciogliere la pesantezza
di
quegli anni di assenza.
Sakura
sapeva che la mamma l’avesse
preparato e redarguito bene sul da farsi ma le loro anime
così compatibili si
erano mosse lo stesso istintivamente, incuranti di tutto e tutti.
Kizashi
non si era risparmiato e per tutto
il tempo le aveva dedicato le stesse attenzioni che le donava da
bambina, dimostrandosi
non solo preparato ed interessato riguardo la sua vita a Konoha ma
soprattutto
disposto a proteggerla e a renderla partecipe dei discorsi che Mebuki
intavolava con Sasuke.
Discorsi
che principalmente erano chiari
riferimenti al suo passato ed avevano come scopo principale il farla
sentire in
difetto.
La
ragazza immaginava inoltre che il molto
della gentilezza materna dipendesse dalla presenza di tutti quegli
invitati.
Di
certo, la madre non voleva dar modo che
altre chiacchiere li investissero in quei giorni di festa.
Le
sue orecchie avevano già dovuto sentire
troppo e non volevano ascoltare più niente.
L’Haruno
sperava solo di riuscire ad
abbattere pian piano quei suoi grandi e robusti muri di difesa e di
entrare in
punta di piedi nel suo cuore.
Doveva
giocarsela al meglio.
La
sua mente produceva mille pensieri al
minuto e non si era fermata neanche un secondo.
Tutto quel movimento di materia grigia non poteva farle dimenticare
però il
fatto di esser rimasta sola con Sasuke, con quel ragazzo di cui era
irresistibilmente attratta e che era in grado di provocarle un moto di
imbarazzo e soggezione continua.
In
questa rocambolesca condivisione, Sakura
vedeva per natura esclusivamente gli aspetti negativi ma supponeva che
moltissime ragazze avrebbero voluto essere al suo posto.
La
giovane era ancora ferma, immobile ed
impacciata di fronte al pratico e sicuro modo di fare
dell’attore che si
muoveva già da tempo all’interno della stanza con
disinvoltura e totalmente
incurante di quell’imprevisto e della sua presenza.
“Scusami
per questo disguido e per la camera. Non sono cambiate molte cose da
quando me
ne sono andata” disse uscendo da quel turbinio di
emozioni e ricordi in cui
era sprofondata.
Lui
non le rispose e continuò elegantemente
a disfare il bagaglio che Yamato gli aveva gentilmente fatto trovare
all’interno.
Sakura
si vide così costretta a muoversi
simultaneamente di conseguenza.
“Un
poster dei Rolling Stones ?” finalmente
parlò il ragazzo, notando
all’apertura dell’anta dell’armadio la
famosa icona del gruppo rock. “Non
ti facevo assolutamente il tipo”
continuò divertito.
“Beh a
tutti piace la buona musica. Non vedo nulla di così
improbabile.”
“Davvero
Sakura trovi normale l’accostamento di tutti questi fiori e
pupazzi…” disse cominciando a far vagare
il suo
sguardo sulle pareti floreali della stanza e sui vari peluches “…ed
il
forte e vecchio rock?” ghignò indicando
scettico di nuovo il poster.
“Sai,
non deve esserci sempre un motivo logico dietro tutto. Io, ad esempio,
non ho
ancora capito bene perché tu abbia deciso di
aiutarmi” lo riprese
disarmandolo con la sua spontanea e naturale sincerità.
“E’ il
mio lavoro e mi paghi anche bene. Non ti sembrano questi dei motivi
più che
sufficienti ?” le domandò sarcastico.
“Forse
hai ragione ma per me e ne sono sicura nei tuoi occhi
c’è molto di più e ti
prego…lasciamelo credere” rispose
istintiva come sempre.
Di
fronte all’Uchiha, era così priva di
freni.
La
maggior parte delle cose che pensava
riuscivano a trovar subito il proprio suono.
Si
sentiva schiacciata dal suo sguardo ed al
contempo protetta.
Nessuno
con un minimo di raziocinio si
sarebbe esposto tanto con un ragazzo così riservato e
spigoloso.
Del
resto, lui era lì con lei per fingere ma
una parte dentro di sé sentiva di potersi fidare
perchè quegli occhi tanto
potenti non potevano ingannare.
Era
sicura che quelle confessioni, quelle
naturali sensazioni sarebbero rimaste esclusivamente loro.
Era
proprio per questo qualcosa di
incomprensibile che avvertiva che aveva deciso di dargli
un’altra possibilità,
di accettare il suo aiuto, di stendergli nuovamente la mano.
Non
voleva assolutamente che le distruggesse
quell’unico motivo che la portava, nonostante il costante
imbarazzo, a
sciogliersi con lui ed ad esser completamente sé stessa.
A
quell’affermazione inaspettata di Sakura,
Sasuke sussultò.
Credeva
di esser diventato in quegli anni
totalmente indecifrabile, impenetrabile eppure quella ragazza
così noiosa e
particolare continuava a scalfirlo dentro con una delicatezza
smisurata.
Non
pensava fosse possibile leggere e
cogliere dentro di lui alcun tipo di emozione, di gioia, di concreto
sentimento.
Alla
morte dei suoi genitori, aveva perso
tutto.
Si
sentiva un’anima vuota, impolverata di
dolcissimi ed amari ricordi e perfetta per interpretare qualsiasi
copione.
La
sua vita era diventata finzione.
Poteva
essere chi voleva perché il suo
vecchio io non esisteva più eppure quella ragazza era una
scoperta continua e
riusciva sempre a scaldarlo, a farlo sorridere e tornare reale.
In
sua compagnia, si sentiva vivo come non mai
e questa voglia di legarsi ed esporsi con lei non poteva che
spaventarlo.
“Se
non hai bisogno del bagno, io andrei a farmi una doccia”
le chiese
cambiando discorso per paura di ammettere qualcosa che non voleva,
obbedendo alla
sua esplicita richiesta.
Quel
silenzio faceva comodo ad entrambi.
“No,
vai pure. Io posso aspettare poi devo ancora finire di sistemare la
valigia”
gli sorrise dolce e grata per non averle bruscamente rotto
l’’idillio.
Ottenuto
il via libera, Sasuke cominciò a
liberarsi della giacca e della sottostante camicia davanti agli occhi
increduli
di Sakura.
La
ragazza non riusciva a capacitarsi dell’atteggiamento
tanto naturale e disinvolto che l’attore aveva al suo
cospetto.
Quell’improvvisa
e fugace visione le era
sembrata poi più che adeguata per risvegliare i
suoi repressi istinti che ora anzi le chiedevano
desiderosi di guardare sempre di più.
Era
difficilissimo mantenere il sangue
freddo dinnanzi ad un fisico delineato e prestante come quello
dell’Uchiha.
Il
ragazzo era oggettivamente bello e non
aveva nulla fuori posto.
Pur
essendo per via del lavoro spesso a
contatto con diversi uomini, il primario poteva giurare di non aver
visto mai
niente di simile.
Aveva
guardato pochissimo eppure quel poco era
stato già capace di metterla KO.
La
lotta tra i suoi ormoni e la sua
beneamata razionalità era appena cominciata.
Le
sue guance probabilmente avevano
raggiunto una nuova e sconosciuta gradazione di rosso.
“Sei
trasparente” le disse ancora, prima di entrare e
chiudersi in bagno.
Fino
a pochi giorni fa, Sakura non avrebbe
creduto tutto questo possibile.
A
Konoha, prima di Sasuke, non aveva
conosciuto infatti nessuno in grado di suscitargli una tale e
spropositata
attrazione fisica.
Era
dai tempi della relazione con Sasori che
non avvertiva per l’appunto quel chiaro e viscerale calore al
basso ventre.
Dopo
il tradimento dell’Akasuna, l’Haruno
aveva promesso a sé stessa di non cader più
vittima delle tentazioni e non si
era mai dovuta impegnare troppo per scacciare quei desideri sensibili
ma quel tacito
e personalissimo patto doveva ora fare i conti con quel adone che
vagava mezzo
nudo per la sua camera e che le sarebbe rimasto sfacciatamente vicino
per tutta
la settimana.
Si
stese stanca ed esausta sul letto.
Aveva
bisogno anche lei di una lunga e
ghiacciata doccia fredda.
I
bollenti spiriti andavano placati il più
velocemente possibile.
La
ragazza ringraziò il cielo quando vide uscire
l’attore dal bagno già vestito.
Non
avrebbe resistito alla sua visione in
accappatoio.
Il
vederlo già comparire con i capelli
bagnati le stava creando una piacevole insofferenza.
Si
era lentamente ripresa e non voleva
tornare al punto di partenza.
Velocemente
quindi raccolse le sue cose e lo
lasciò da solo, pronta anche lei a liberarsi di tutte le
pesanti e cariche
emozioni della giornata.
Rigenerata
dall’acqua fredda, tornò in
camera determinata a risolvere il problema della condivisione dello
stesso
letto.
La
doccia era stata miracolosa e le aveva
dato il tempo necessario per pensare ad una buona soluzione per evitare
il
contatto e la vicinanza notturna.
“Sasuke
dormi?”domandò gentile trovando il
ragazzo già sotto le coperte.
“Ci
stavo provando.”
“Oh
! Meno male sei sveglio. Alzati, ti prego” fece
felice.
“Tsk”
grugnì.
Dopo
le mille esortazioni da parte di Sakura,
l’Uchiha si alzò di malavoglia.
“Cosa
cazzo stai facendo?” domandò esasperato
mentre non poco perplesso guardava
la ragazza muoversi rapida e goffa nella stanza, intenta a prendere ed
ad
accogliere fra le braccia tutti i suoi peluches.
“Ho
finito, tranquillo. Dammi solo altri cinque minuti”gli
rispose gettando
tutti gli animaletti di stoffa sul materasso.
A
quel punto Sakura iniziò prontamente a
dividere la metà del letto con il suo improvvisato e leale
esercito animale,
creando una bizzarra barriera protettiva e divisoria.
Così
facendo, il contatto notturno fra i
loro corpi si sarebbe ridotto esponenzialmente.
“Stai
scherzando vero?Lo sapevo sei completamente matta.”
L’Haruno
fece finta di non prestare attenzione
al tono irritato che l’attore aveva usato e
continuò imperterrita a completare
l’opera di sbarramento.
“Ho
finito. Puoi rimetterti dentro, grazie.”
“Grazie
a lei, altezza” fece
indispettito e sarcastico.
Era
una protezione totalmente instabile ma
per il momento sembrava resistere e ciò bastava a
rassicurarla e a farla
addormentare più tranquilla.
“Come
ti è sembrata la mia famiglia ?” gli
chiese una volta entrate anche lei nel
letto.
Sakura
era realmente curiosa di avere un’opinione
esterna ed imparziale.
“Non
riesci proprio a stare ferma, buona ed in silenzio? Ti ricordo che per
colpa
tua non ho dormito granché in aereo” la
riprese sfrontatamente
canzonatorio, restando supino nella sua posizione.
“Ad
ogni modo so che non mi darai pace finché non ti
risponderò quindi mi vedo costretto a farlo. Tua sorella
è una furiosa pazza eccentrica ma si nota perfettamente da
come ti guarda che
ti vuole bene, tuo padre è un uomo buono, comprensivo,
estremamente paziente e
pende letteralmente dalle tue labbra. Adoro francamente tua nonna. Tua
madre
invece è tormentata” le rispose alla
fine sincero.
“Dici
sul serio?”
“Te l’ho
già detto Sakura non parlo mai a sproposito. Credo che
dovresti parlarle e
raccontarle tutta la verità. A lei non basterà un
abbraccio” fece più convinto
esponendole la sua visione.
“Ma…”
“Niente
ma,” la bloccò
seduta stante, “buonanotte
principessa.”
“Il
fatto è che mai niente va come penso dovrebbe andare ”
proferì, dopo un po’, spaesata e preoccupata
l’Haruno, non ottennendo alcuna risposta.
Sakura
si affacciò così al di là della
barriera di cuscini e peluches che aveva costruito per vederlo e per
esortarlo
a parlare ma lo trovò con gli occhi chiusi e con il volto
completamente disteso
e rilassato.
Non
voleva più disturbarlo.
Si
vedeva chiaramente quanto fosse stanco.
Era
però sempre bellissimo.
“Buonanotte,
Sasuke.”
Lo
fissò ancora dei minuti e poi riprese il
suo piccolo e schiacciato posto, iniziando a riflettere su quanto
dettogli dall'attore.
Probabilmente
il ragazzo aveva ragione.
Quelle
bugie non avevano portato a niente di
buono ma il patto firmato con Sasori era di vitale importanza per la
sopravvivenza dell’azienda e della famiglia stessa.
Non
poteva quindi rischiare di mandare tutto
all’aria.
Se
i suoi genitori avessero saputo la
verità, il padre non avrebbe impiegato molto tempo a
licenziare repentinamente l’Akasuna,
incurante di qualsiasi conseguenza e dei benefici che la collaborazione
lavorativa comportava ad entrambi.
Essendo
inoltre Sasori un socio di vecchia
data, questo avrebbe sicuramente richiesto e preteso dalla famiglia
chissà quale prezzo per i danni
arrecategli dalla liquidazione improvvisa.
Non
avrebbe badato a spese e le avrebbe
fatto pagare amaramente in questo modo lo smascheramento del tacito
accordo.
Il
contratto stipulato quella notte rendeva
poi la collaborazione bilateralmente permanente ed il ragazzo avrebbe
potuto
appigliarsi a quel cavillo legale per recriminare di
più, sino a
logorarli con una lunga battaglia in tribunale e spazzarli via per
sempre.
La
famiglia non aveva ancora bisogno di
essere sbattuta in prima pagina.
Sakura
si convinse così di poter risolvere tutto
continuando a mantenere sepolta questa storia.
Doveva
credere in sé stessa.
Sasuke
si sbagliava.
Non
c’è coraggio senza paura ed è questa a
renderci vivi.
Lei
senz'altro voleva vivere.
|
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Capitolo 16 *** Capitolo XVI ***
Capitolo XVI
Capitolo
XVI
Sakura
passò molto tempo a girarsi e
rigirarsi nel letto prima di cadere esausta fra le braccia di Morfeo.
Nonostante
l’infantile barriera eretta, la
ragazza percepiva ancora chiaramente la presenza di Sasuke al suo
fianco.
Il
profumo della sua pelle le arrivava infatti
dritto al naso e poi al cuore forte ed inebriante.
Il
vecchio, morbido ed accogliente letto non
era mai stato più scomodo di così.
L’Haruno
aveva sempre maggior difficoltà a
destreggiarsi e a muoversi all’interno di questa recita.
Aveva
paura di abituarsi troppo alla
vicinanza dell’Uchiha, di perdere la percezione con la
realtà.
Si
sentiva già così irrazionalmente legata a
lui.
La
ragazza continuava a leggere nei suoi
profondi occhi neri un calore indecifrabile che la spingeva giorno dopo
giorno
verso di lui, a stargli accanto.
Era
proprio questo forte desiderio, questa
risvegliata attrazione fatale a farla impazzire e preoccupare.
Sasuke
doveva essere solamente una semplice
comparsa nella sua vita, non poteva certo diventare l’attore
protagonista.
Sakura
doveva pensare solo a sé stessa.
La
settimana a Suna era senz’ombra di dubbio
il suo più importante intervento chirurgico.
La
calma e la lucidità erano essenziali e
fondamentali.
Nessuno
lo sapeva meglio di lei.
La
testa le scoppiava ed i pensieri si
muovevano vorticosi ed incessanti.
Non
sapeva neanche con precisione a che ora
si fosse arresa ed addormentata.
L’unica
cosa certa era che la stanchezza
avesse finalmente preso il sopravvento.
L’ansia
e le paure sarebbero così tornate
una volta in piedi.
Per
riprendersi da una tale serata, il
primario avrebbe avuto bisogno di dormire l’intera mattinata
ed era questa
infatti la sua idea, il suo piano.
In
fin dei conti, non c’erano programmi
sanciti ed obbligatori nelle primissime ore del giorno.
Poteva
tranquillamente riposarsi.
Gli
amici di famiglia sarebbero arrivati
solo nel primo pomeriggio.
Fino
ad allora, la ragazza voleva
esclusivamente staccare la spina e godersi quel meritato relax.
Tuttavia,
un rumore in lontananza ridestò
appena il suo sonno.
Sakura
sembrò non preoccuparsene e continuò
a dormire, girandosi dall’altro lato del letto.
Ciò
nonostante, il chiassoso bussare alla
porta non cessava ed anzi entrava nelle sue orecchie sempre
più chiaro e
distinto.
“Fronte-Spaziosa,
aprimi immediatamente!”urlò determinata
e stridula Ino, mentre continuava
ad alternare con cadenzata frequenza dei colpi sul legno.
L’Haruno
voleva solo dormire ma a quanto
poteva facilmente constatare la sorella non era per niente dello stesso
parere.
“Rompere
il cazzo alla persone che dormono è allora un vizio di
famiglia” fece
uscire più che indispettito Sasuke.
All’udire
della voce dell’attore, Sakura
decise di aprire gli occhi.
“Dove
vai?” gli chiese ancora impastata di sonno,
vedendolo velocemente muoversi
verso la porta della camera.
“Ad
aprirle, mi sembra ovvio.”
“No!”
urlò Sakura presa dal panico. “No…aspetta”
continuò parlando più piano, calma.
“Che
c’è ti vergogni anche di tua sorella?”
domandò l’Uchiha sarcastico e
provocatore.
“Io
non mi vergogno proprio di nessuno” arrossì
guardandolo “e comunque aspetta,
dammi una mano. Dobbiamo
prima mettere questi via” disse indicando i
peluches che le avevano fatto
compagnia per tutta la notte e le avevano salvato la vita.
“Per
mia sorella siamo fidanzati e non credo sia normale farglieli trovare
qui”
concluse la ragazza imbarazzata mentre si mobilitava a cominciare la
pratica.
“Che
coglioni!” le rispose l’attore, facendo
dietro-front per andare ad
aiutarla.
“Dai
Sakura, aprimi! Ho già visto degli uomini nudi nella mia
vita. Non mi
scandalizzo di certo per così poco!”
trillò squillante la futura sposa,
priva di qualsivoglia tatto.
“Eccomi,
Ino. Arrivo. Dammi solo un attimo” rispose
esasperata il primario.
“Che
stai facendo? Quello non va lì” si
rivolse sottovoce al ragazzo che di
risposta la fulminò con lo sguardo.
“Per
piacere, Sakura! Butta anche tu tutte queste merde qui sotto. Muoviti.
Se bussa
ancora, la incenerisco” la invitò
rudemente a seguirlo e a copiare le sue mosse.
Silenziosa
l'Haruno decise non solo di soprassedere
sul fatto che i suoi cari peluches non fossero delle merde ma anche di
assecondare il più pratico e veloce metodo di
sistemazione dell'attore.
Avrebbe
rimediato poi a risistemare
adeguatamente e con la giusta grazia il suo fidato esercito.
In
pochi secondi tutto fu così ben nascosto sotto
il letto.
“Stasera
non ti azzardare a rimetterli” fece lapidario
Sasuke mentre Sakura si
dirigeva ad aprire finalmente quella maledetta porta.
“Sì te
lo prometto ma ora rimettiti dentro.”
La
ragazza avrebbe pensato dopo a risolvere
questo guaio in cui l’irruenza e la tracotanza di sua sorella
l’avevano
cacciata.
“Ino-pig
non ti hanno imparato che la mattina è fatta per
riposare?”
“Sì,
dormire. Faccio finta di crederti” rise di gusto
l’eccentrica delle sorelle
Haruno, facendosi spazio dentro la camera.
“Ad
ogni modo piccioncini non c’è tempo per RIPOSARE,
fra meno di mezz’ora abbiamo
la nostra prima lezione di ballo. Sono entusiasta!” continuò
a parlare felicissima
la ragazza.
“Cosa?!”
domandò sconvolta Sakura.
Il
primario era a dir poco senza parole.
Non
riusciva a credere a ciò che le sue
orecchie avevano udito fuoriuscire dalla bocca di sua sorella.
Era
umanamente impossibile riuscire ad
organizzare tutto così rapidamente.
“Sakura
erano giorni ormai che parlavo con questa insegnante. Stavo solo
aspettando che
Sai cedesse. Sasuke ti ringrazio ancora moltissimo. Non vedo
l’ora di
cominciare” fece raggiante Ino, rispondendo
così ai dubbi mentali della
sorella.
“Figurati.
Saremo da voi il prima possibile” rispose al
sorriso della sposa l’attore.
Sua
sorella era sicuramente una pazza ma
Sasuke preoccupava Sakura ancor
più
di qualsiasi stramberia e follia organizzativa di Ino.
Il
primario non riusciva infatti a
comprendere come fosse
possibile passare in così poco tempo dal voler ardere viva
una persona al risponderle
invece così cordialmente.
Supponeva
che il ragazzo fosse una creatura
fantascientifica, un po’ Dottor Jekyll e un po’
Mister Hyde.
“Perfetto,
tesori. Vi aspettiamo di sotto. Ah Sakura sei ancora tanto lenta nel
vestirti?”
domandò curiosa Ino ormai prossima all’uscire.
“Un
caso disperato” rispose per lei sincero
l’Uchiha.
“Allora
ti prego Sasuke pensaci tu !” si
congedò divertita la futura sposa,
chiudendo la porta della stanza dietro di sé.
“E’ un
incubo!” fece uscire la ragazza esasperata.
“Dici
davvero?” la riprese sarcastico Sasuke.
“Non
guardare me. Ti ricordo che è stata tua questa
trovata.”
“Dai,
muoviti lumaca!” le sorrise
divertito, invitandola ad entrare in bagno.
Velocemente
la finta coppia raggiunse i
futuri coniugi in salotto, pronti ad interpretare la nuova lunga
giornata pre
matrimoniale.
Ino
era elettrizzata ed urlava per ogni minima
cosa.
Sakura
si fermò a pensare che Sai dovesse
amarla davvero tanto per riuscire ad assecondare e a sopportare
così
appassionatamente tutte le sue follie ed i suoi sbalzi
d’umore.
Erano
una coppia decisamente bizzarra.
Lui
sempre così silenzioso, pacato e
riflessivo; lei
solare, eccentrica e
scoppiettante.
Nessuno
avrebbe mai scommesso sulla durata
della loro relazione eppure Ino e Sai erano riusciti
nell’intento di stupire
e stravolgere le
scettiche previsioni
iniziali, facendo ricredere tutti.
Lo
Yamanaka era esattamente l’uomo di cui
sua sorella aveva bisogno, l’unico in grado di trattenerla,
gestirla e farla
sbocciare al momento giusto.
Il
lavoro del ragazzo era oscuro ed
invisibile ma necessario affinché l’Haruno non
perdesse completamente il
controllo di sé stessa.
Il
fiore raro ed esaltante dell’essenza di
Ino aveva trovato radice e stabilità in Sai ed unicamente
insieme riuscivano a
compensarsi ed ad esser vitali l’uno per l’altro.
Sakura
era davvero felice per loro.
Lo
strano quartetto non dovette attendere
molto l’arrivo dell’insegnate di danza.
Questa
volta il primario era letteralmente
in pista e non avrebbe potuto far altro se non ballare.
“Il
ballo del matrimonio è il momento di ballo più
importante nella vita di una
persona. Una sala piena di amici e parenti che vi guardano, sorridono e
scommettono su quanto durerà la vostra unione. Non avrete
altro che voi stessi
e le capacità che riuscirete ad acquisire a partire da
adesso. Quindi
cominciamo e formiamo le coppie” esordì
contenta la maestra, facendo
partire la musica.
Sasuke
non se lo fece ripetere due volte e
scattante prese la mano di Sakura, avvicinandola il più
possibile al suo corpo.
I
loro corpi aderivano alla perfezione.
La
ragazza si ritrovò, come d’abitudine,
immediatamente
con le guance in
fiamme.
Le
sembrava ancora molto strano sentirlo
così vicino.
L’Haruno
avvertiva infatti la
contraddittoria sensazione di essere stretta in una pericolosa e
protettiva
morsa.
Per
di più, quel piacevole senso di disagio
era amplificato da quelle sue solite calamite d’ebano che non
sembravano
proprio intenzionate a volerla lasciare andare.
Le
mancava già l’aria.
“Respirate.
Bravi, buona posizione” disse
l’insegnante concitata ad Ino e Sai.
Al
momento, Sakura non sembrava davvero in
grado di eseguire quei semplici e naturali comandi.
“…ed
ora il suo piede sinistro ed il destro di lei”
continuava a farneticare la
donna.
Temendo
di svenire, il primario provò a
divincolarsi dalla presa di Sasuke ma il ragazzo la strinse ancor
più forte,
non permettendole così di scappare.
“Esatto,
bravissimi. Avvicinatevi di più” si
rivolse questa volta a loro
l’insegnante.
“Non
perdi tempo, Fronte-Spaziosa!” squillò
Ino.
L’Haruno
voleva sprofondare.
Tutta
questa situazione le stava creando un
crescente disagio.
“Ora,
proviamo a scivolare sul pavimento ed appena prendiamo ritmo e
confidenza
cominciamo anche a girare” dava ancora consigli la
donna mentre si muoveva
leggiadra fra una coppia e l’altra.
Ben
presto, la finta coppia iniziò a
volteggiare.
Il
verde degli occhi di Sakura annegò e si
perse dentro tutto quel nero.
Gli
occhi di Sasuke erano il suo punto di
fuga.
Tutto
sembrava di fatto cominciare e finire
in quello sguardo.
“Ti
gira già la testa Sakura?” le
parlò l’attore, sfidandola come sempre.
“No,
grazie. Sto benissimo.”
Di
rimando, lui ghignò.
“Devi
stare attento a stringermi così forte, rischi davvero di
affezionarti troppo”
trovò questa volta la ragazza il coraggio di sfidarlo.
Contro
ogni sua aspettativa, l’attore non le
rispose e non la provocò.
Al
contrario, le sorrise.
Le
sembrava sincero.
Un
sorriso bellissimo.
In
quell’attimo, Sakura era sicura non c’era
alcuna finzione, nulla di preparato.
Sentiva
di relazionarsi con il suo essere
più vero, autentico, reale.
Quello
sguardo, quella gioia non potevano
mentire.
Scaricò
così tutta la tensione sinora
accumulata e si sciolse fra le sue braccia.
Percepiva
solo protezione adesso da quella
presa decisa e sicura.
In
quel magico silenzio, entrambi si
lasciarono andare.
I
loro occhi avevano come assimilato e
percepito l’anima dell’altro.
Il
ballo si fece sempre più libero, più
sentito.
Girando
su sé stessa più volte, l’Haruno si
ritrovò a ridere di gusto.
Si
stava realmente divertendo.
Tutto
quel disagio iniziale aveva
assolutamente lasciato posto alla naturalezza, alla spensieratezza.
Sul
finale, Sakura abbracciò con slancio
sincero Sasuke.
In
quei momenti in cui era così sola con
lui, quella chiara sensazione di fiducia che provava guardandolo
tornava
fortissima e prepotente, oscurando tutto il resto.
C’erano
solo loro all’interno del salotto.
La
forte chimica che c’era fra di loro non
passò di certo inosservata ed anzi fu più volte
simpaticamente ripresa da Ino e
Sai.
Sakura
sperava che tutte queste nuove
travolgenti emozioni non dipendessero ed esulassero dalla recita.
Erano
anni che il suo cuore non batteva più
così forte.
“Grazie
per tutto questo” si sentì in dovere di
dirgli.
“Vedi
ancora quel qualcosa nei miei occhi?” le chiese
sorprendendola l’Uchiha.
Sasuke
non aveva dimenticato quello che la
ragazza le aveva detto in camera da letto.
Quelle
parole gli suonavano ancora chiare e
persistenti nella testa.
Si
sentiva sempre più vicino a lei e
desiderava conoscerla veramente.
Voleva
toccare quell’incanto smeraldo dei
suoi occhi e dalla sua anima con mano e riscoprirsi grazie a lei.
“Sempre”
rispose sicura Sakura.
“Sakura,
grazie.”
La
ragazza non sapeva spiegarsi bene quella
domanda, né tantomeno quella risposta sentita ma mai come
prima d’ora Sasuke le
sembrava così vulnerabile, fragile.
“Perché
hai deciso di aiutarmi?” volle approfittare di
quel momento di meravigliosa
connessione.
“C’era
qualcosa nella tua voce…” si
fermò.
Era
la prima volta che lo vedeva in
difficoltà, che sembrava mancargli l’abituale
sicurezza e durezza.
“Noiosa
disperazione?” scherzò la ragazza per
spezzare la tensione.
“Credo
fosse più speranza” rispose
già più sicuro l’attore.
A
quell’affermazione, gli occhi di Sakura si
illuminarono e si specchiarono di nuovo, ancora una volta in quelli del
ragazzo.
Forse
per lui era davvero così trasparente.
Impercettibilmente
le loro labbra si erano
avvicinate ed i respiri si erano mischiati in uno solo.
“Bene,
per oggi abbiamo finito. Ci rivedremo sicuramente prima del grande
giorno”
spezzò l’incantesimo l’insegnante di
ballo, congedandosi.
Sakura
avrebbe voluto restare abbracciata e stretta a lui ancora a lungo.
Era
stato tutto magnifico.
Non
credeva sarebbe mai stata in grado di
rilassarsi e scoprirsi così tanto in sua presenza.
Questo
poteva essere davvero il suo nuovo
inizio, il suo vissero felici e contenti.
Si
sentiva esattamente come la principessa
di una favola.
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Capitolo 17 *** Capitolo XVII ***
Capitolo
XVII
Quando
l’insegnante di ballo se ne andò, i
quattro ragazzi rimasero ancora nel grande salone a parlare.
“Forza
Sai, ammettilo!” squillò felice Ino al
compagno.
“Sì,
tesoro. Avevi davvero ragione. Queste lezioni sono molto divertenti e
ci
aiutano proprio a distrarci un po’ dagli stressanti impegni
del matrimonio”
le rispose lo Yamanaka con il suo solito tono sereno e pacato.
“Finalmente
cominci a ragionare ! Ah Sasuke, io e te prima o poi dobbiamo parlare
un po’ da
soli. Sono a dir poco sconvolta e voglio sapere tutto sul come sei
riuscito a
trasformare in questo modo la mia Fronte-Spaziosa. Credo di non averla
vista
mai così sciolta e felice.
Neanche con
Sas…”
“Ino-pig,
basta così” bloccò
immediatamente Sakura l’elogio di sua sorella
all’attore. “Non diamogli
troppe certezze” continuò imbarazzata,
stringendosi di
più all’Uchiha.
“E’
così evidente sorella che dubito davvero di avergli detto
qualcosa di nuovo”
rise la futura sposa.
Il
primario restò per un po’ in silenzio,
rimanendo completamente spalle al muro di fronte alla disarmante
sincerità di
Ino.
La
ragazza non riusciva infatti a
capacitarsi del fatto che i suoi sentimenti e suoi pensieri fossero per
tutti
così chiari e di facile lettura quando invece a lei ogni
cosa sembrava
difficile e complicata.
Tutto
le appariva volubile e contraddittorio.
Era
faticoso quindi dover ammettere a sé
stessa che gli altri riuscissero a capirla.
La
percezione del mondo dai suoi occhi era
senz’altro molto diversa.
Desiderava
potersi vedere dal di fuori per intuire
così il suo elevato grado di trasparenza e finalmente
comprendersi ed
accettarsi.
“Senza
dubbio, Ino” sorrise sicuro e cordiale alla ragazza
Sasuke.
“Tranquilli,
fate pure come se io non ci fossi”
sbuffò rassegnata Sakura, facendo ridere
tutti.
“Meraviglioso!
Sai, andiamo. Lasciamo i piccioncini soli. Per oggi, ci hanno
già sopportato
abbastanza. Inoltre i nostri amici saranno qui fra 3 ore, dobbiamo
iniziare a
prepararci. Voglio essere impeccabile!” fece Ino rivolgendosi al
fidanzato.
“Ino-pig
non ti sembra di esagerare un po’ ?”
“Sakura
non provarci per niente. E’ fiato sprecato. Io oramai ci ho
rinunciato. Tua
sorella non cambierà mai!”
rise divertito Sai, rispondendo alla cognata.
“Sì,
sì ridete pure. Tanto lo so che mi amate anche per
questo.”
“Tua
sorella, Ino, parla tanto ma in questo è esattamente come
te” si alleò l’attore dalla
parte della bionda.
“Io
non sono come lei!” fece
fintamente indispettita l’Haruno.
“Ah
no?” rispose sarcastico
Sasuke. “Vuoi che racconti con
quante ore
di anticipo ti sei preparata il giorno della partenza?”
Sakura
arrossì e ciò bastò per farla
azzittire e decretare la vittoria univoca dell’Uchiha.
“Te
l’ho già detto che ti adoro?”
parlò civettuola Ino mentre prendeva Sai
sottobraccio, lasciandoli soli.
“Per
lo meno io non sono arrivata in ritardo!” rispose
piccata il primario, una
volta sola con il ragazzo.
Lui
le sorrise e le diede un dolce buffetto
sulla fronte.
“Touché,
bambina.”
“Non
sono una bambina. Tu, piuttosto non hai fame?” gli
chiese imbarazzata mentre il suo
stomaco cominciava ad emettere degli strani versi.
“Sakura
Haruno, tu sei diversa da tutte le persone che ho conosciuto finora in
vita
mia.”
“Ed
è un bene?” domandò
titubante.
“Non
sai quanto. Andiamo prima che mi mangi vivo.”
“Tranquillo,
mangio solo cibo di una certa qualità!”
lo stuzzicò audace, rallegrata da quell’ultima sua
affermazione.
“Proprio
per questo ho paura.”
Sakura
condusse Sasuke in cucina dove
diversi domestici erano già indaffarati nella preparazione
del prossimo buffet.
Fu
un sollievo per la ragazza scorgere fra i
tanti, Kakashi.
Non
ebbe problemi, né vergogna così a
chiedergli di poter rubare qualcosa per bloccare l’impellente
fame.
“Sei
sempre la solita” le disse il fedele ed amico
maggiordomo, lasciandole il
benestare di muoversi liberamente insieme al ragazzo fra un piatto e
l’altro.
L’Haruno
non se lo lasciò ripetere due volte
ed iniziò a stuzzicare le buonissime cibarie, incurante di
essere in compagnia.
“Che
c’è ? Non ti piace?” gli
chiese poi la ragazza con ancora il boccone di
cibo in bocca, avendo notato che da un po’ di tempo
l’Uchiha aveva smesso di
mangiare.
“No, è
tutto molto buono. E’ solo che sono un po’
perplesso. Credo di non aver visto
mai nessuna donna mangiare in questo modo. A dir la verità,
in tutta la mia
vita ho visto solo un’altra persona trangugiare tutto
così velocemente” le
ripose sinceramente.
Come
d’abitudine, Sakura arrossì.
“Posso
chiederti chi è stato l’altro in grado di far
rimanere di sasso lo stoico
Sasuke Uchiha?”
“E’
stato il mio insopportabile coinquilino” rise
l’attore.
“Perché
insopportabile? Non andate d’accordo?”
“Al
contrario, a modo nostro molto. Siamo solo troppo diversi. Un
po’ come noi due.”
“Io
non credo che noi siamo poi così diversi. Penso piuttosto
che ti faccia comodo
pensarlo” lo disarmò la
ragazza con la sua schiettezza.
“Parli
sempre troppo” le sorrise,
avvicinandosi a lei e rubandogli quel poco che restava del suo
pasticcino.
Sasuke
si girò così di spalle, perdendo il
contatto visivo con la ragazza.
Era
scappato.
Voleva
evitare che Sakura gli entrasse
dentro più di quanto già non stesse facendo.
Continuava
a rigettare quell’impellente
bisogno che sentiva di abbracciarla, baciarla e farla sua.
Sakura
era solo un lavoro, un guaio in cui
suo fratello l’aveva cacciato, una luce che la sua oscura vita aveva
difficoltà a sopportare, a
reggere.
Doveva
restare professionale.
“Credo
che per oggi hai mangiato abbastanza, elefante. Non voglio mica una
ragazza
obesa” la guardò di nuovo.
C’era
un qualcosa di irrazionale che lo
spingeva, nonostante i rischi e le paure, a parlarle, a guardarla, a
cercarla e
volerla vicina.
Non
aveva resistito a lungo.
“Immagino
infatti che la tua ragazza sia bellissima” fece
uscire a bassa voce
l’Haruno con sguardo colpevole.
“Immagini
male, Sakura. Io non ho nessuno.”
Nell’ultima
affermazione dell’Uchiha, il
primario lesse un velo di malinconia.
Qualcosa
dentro di lei sembrò però, nonostante
quella malinconia percepita, scoppiare di gioia.
Una
reazione irrazionale che le accese il
sorriso.
“Per
adesso, hai me” fece uscire a fatica, imbarazzata.
“Che
grossa fortuna” le rispose sagace
l’attore.
“Dai,
cretino vieni con me. Ti faccio vedere un posto speciale.”
Sakura
prese con forza e slancio il braccio
di Sasuke ed insieme lasciarono la cucina ed un divertito Kakashi.
L’Haruno
era felice, contenta, rilassata.
Le
emozioni positive del ballo continuavano
ad investirla.
“Questo
è il famoso studio di papà di cui tanto ti ho
scritto, mi faceva piacere che lo
vedessi. Mi è mancato così tanto”
parlò emozionata una volta arrivata a
destinazione. “Non è
bellissimo?” gli
domandò poi ancora visibilmente eccitata.
“Sì,
molto.”
Lo
sguardo del ragazzo vagava colpito per
tutta la stanza.
L’elegante
colore dell’acero regnava
incontrastato.
La
luce del giorno rendeva poi il legno
ancor più chiaro.
Tutto
era estremamente elegante e raffinato.
L’enorme
parete era interamente coperta
dalla vasta libreria.
C’erano
libri, tanti libri. Da quelli
ingialliti dal tempo a quelli più bianchi e nuovi.
L’attore
percepiva odori discordanti fra di
loro.
Il
chiarore del legno contrastava
visibilmente con i vari colori e le varie immagini delle copertine.
Era
un magico caleidoscopio.
Non
si stupiva per niente che Sakura ne
fosse totalmente innamorata.
Erano
rimasti entrambi in silenzio.
La
giovane immersa nei vecchi e piacevoli
ricordi ed il ragazzo attraversato da queste nuove bellissime
sensazioni.
“Scusate…”
interruppe quel magico non detto Kizashi.
“Buongiorno
papà” esordì Sakura ridestata
dal flusso dei ricordi.
“Buongiorno”
la seguì l’Uchiha.
“Credevo
non ci fosse nessuno. Volevo godermi un po’ di pace prima
della tempesta”
stemperò l’uomo.
“E’
ancora il posto di casa che preferisco” fece uscire
spontanea e sincera la
ragazza. “Volevo mostrarlo a
Sasuke”
concluse.
“Hai
fatto bene, principessa. Ho saputo in quale ultima pazzia vi ha
cacciato Ino ed
è giusto che vi ritagliate del tempo per voi. Vi dovete
riprendere” rise
Kizashi, contagiando tutti.
“A dir
la verità papà, questa volta non è
stata solo colpa di Ino. Sasuke le ha dato
una bella mano” scherzò Sakura,
prendendo le difese della sorella.
“Mea
culpa” l’assecondò
il ragazzo.
“Sasuke,
sai per caso andare in moto?” domandò
l’uomo, cambiando totalmente
discorso.
Sakura
non capiva ancora bene dove volesse
andare a parare suo padre.
Decise
di restare momentaneamente in
silenzio e scoprirlo.
“Sì,
sulle due ruote me la cavo piuttosto bene.”
“Grandioso.
Allora Sakura credo proprio che prima del grande addio al nubilato ti
devi
lasciare portare in giro per Suna da Sasuke e fargli da Cicerone, se
volete vi
lascio le chiavi della mia moto”
propose Kizashi.
“Quale
moto ?Non ci lascerai mica quella?”
domandò curiosa ed euforica la ragazza.
“Non
ne ho altre, principessa.”
Sakura
sgranò gli occhi.
Era
decisamente sorpresa.
La
vecchia Harley Davidson era per il padre
motivo di attenti cure e premure.
Ne
era a dir poco geloso.
Ricordava
ancora benissimo quante volte da
adolescente gli aveva chiesto di salirci sopra, di imparare a portarla
ma il
genitore, temendo per l’incolumità della sua
piccola, si era sempre ferocemente
opposto.
Avrebbe
tanto voluto finalmente farsi un
giro e sperava tanto che l’attore fosse del suo stesso
entusiasta parere.
“Se
per te, Kizashi, davvero non ci sono problemi, accetto il prestito
molto
volentieri” spazzò via tutti i suoi
dubbi Sasuke.
“Figurati,
sono contento che qualcuno la usi.”
“Grazie
papà!” fece uscire a questo
punto felicissima l’Haruno, abbracciando il genitore.
Era
ogni giorno più chiaro quanto il padre
l’apprezzasse e l’amasse e quanto il suo ritorno
avesse cacciato in lui
qualsiasi rancore e riserbo.
Le
loro anime erano rimaste saldamente
connesse e nessun dolore superava la gioia e la forza di quei caldi
abbracci.
Il
vecchio orologio a pendolo risuonò le
due.
Fra
un’ora gli amici di famiglia sarebbero
arrivati.
“Oh
mio Dio! Ino ci uccide se, dopo quello che gli abbiamo detto, non ci
facciamo
trovare pronti” disse seriamente preoccupata
Sakura.
“E’
ancora lentissima nel vestirsi?” disse Kizashi
esasperato a Sasuke.
“E’
davvero divertente che tutti me lo chiediate ma devo deluderti,
è una vera
lumaca” rispose disteso l’Uchiha.
“Allora
cara avviati in stanza. Io ho ancora due cosette da dire a Sasuke. Non
fare
quella faccia, te lo restituisco subito. Non preoccuparti,
vai.”
Sakura
lasciò la stanza perplessa.
Non
immaginava minimamente cosa il padre
volesse dire di tanto urgente al ragazzo.
Fremeva
di saperlo, voleva togliersi il
prima possibile quell’ansia crescente di dosso.
“Allora
innanzitutto ti lascio le chiavi del garage e della moto”
stese il tutto
Kizashi al ragazzo.
“Grazie
ancora. Siete tutti gentilissimi con me” rispose
sicuro alla presa
l’attore.
“Quello
che però mi premeva di dirti è che oggi al
ricevimento ci sarà anche Sasori.
Probabilmente Sakura ti avrà parlato di lui”
Sasuke
annuì prontamente.
“Beh
volevo avvisarti e dirti di starle vicino più del solito.
Non sono riuscito a
desistere mia moglie dall’invitarlo. Mebuki è
ancora molto arrabbiata con lei e questo
credo sia il suo modo per ferirla. Non è una donna cattiva,
ha solo
sofferto molto. Io però non riesco proprio a veder la mia
bambina star male.
Sakura ha sempre avuto un forte ascendente su di me. Magari la presenza
di
Sasori non le creerà neanche così tanti problemi
ma è meglio prevenire che
curare. Il giro in moto servirà anche a distrarla un
po’. Sei la persona che la
conosce meglio e saprai sicuramente come prenderla e in caso aiutarla.
Vedo
come ti guarda e non posso che fidarmi di te”
concluse disarmante l’uomo.
“E’
davvero un buon padre ed è palese quanto l’ami.
Capisco inoltre che sia
difficile esporsi dal momento che tua moglie ha ancora dei seri
problemi a
mandar giù il passato ma non devi assolutamente
preoccuparti. Sakura non è
sola, ci sono io con lei” rispose fermo
l’attore.
“Sono
contenta che mia figlia abbia trovato un giovane che le vuole
così bene. Sei un
bravo ragazzo. Vai pure da lei, grazie.”
“Grazie
a te, Kizashi.”
Così
dicendo l’Uchiha lasciò l’uomo e lo
studio e fece ritorno nella camera di Sakura.
La
ragazza impiegò qualche minuto prima di
aprirgli la porta.
L’attore
la trovò inaspettatamente per lo
più pronta.
“Facciamo
progressi” gli fece provocatorio.
“Apprendo
velocemente” rispose audace. “Ad ogni
modo, mi dici cosa doveva dirti di così importante mio
padre?” domandò
l’Haruno desiderosa di svelare quel piccolo mistero mentre
era intenta a
piastrarsi i capelli.
“Solo
se te li leghi” rispose il moro, indicando la
chioma confetto della
ragazza.
“Eh va
bene. Allora?” continuò a chiedergli
iniziando ad intrecciare accuratamente i fili rosa.
Sasuke
le sorrise.
“Tuo
padre ti vuole veramente molto bene e ci ha voluto metter al corrente
della
bella iniziativa di tua madre. Mebuki ha infatti invitato al
ricevimento anche
Sasori. Kizashi si è raccomandato di starti vicino in caso
dovessi averne
bisogno. Sotto il controllo vigile di tua madre, lui non può
fare molto.”
Tutte
le emozioni positive della giornata si
sgretolarono in quell’istante.
Sakura
era rimasta senza parole.
Questa
era senz’altro l’ulteriore e
spiazzante conferma di quanto dolore ci fosse ancora nel cuore materno
e di
quanto quel loro primo contatto fosse stato per lo più di
circostanza.
La
presenza dell’Akasuna al ricevimento
batteva forte sulla ferita ancora aperta e viva della ragazza.
L’Haruno
sapeva che vedendolo tutto il suo
dolore, la sua paura , il suo odio sarebbero esplosi.
In
quel momento, si sentiva proprio come
tutti la descrivevano: trasparente.
Aveva
messo in conto la possibilità di
rivedere Sasori ma lo scoprire che questo rendez-vous non fosse frutto
della
più innocua sfortuna ma della volontà materna la
feriva mortalmente.
Sasuke
aveva ragione a sua madre non sarebbe
mai potuto bastare un abbraccio per appianare le divergenze e gli anni
di
assenza.
Al
momento però lei non sapeva che
altro offrirle.
“Tranquilla,
Sakura. Ho promesso a tuo padre di aiutarti e io mantengo sempre le mie
promesse.”
Ino
non aveva tutti i torti nel dirle che
con Sasuke fosse palese il suo star bene.
La
sua sola vicinanza la rendeva più forte e
sicura.
L’Haruno
sentiva che gli
occhi profondi del ragazzo continuavano a
bruciare incessantemente
sulla sua pelle
senza però lasciar traccia.
Le
stava assicurando che le sarebbe rimasto
vicino e che l’avrebbe protetta qualsiasi cosa sarebbe
successa.
Sasuke
poteva essere davvero il suo
principe.
“Grazie.”
Finalmente
Sakura ricambiò il suo sguardo.
Di
nuovo il nero nel verde.
Era
pronta ad affrontare Sasori.
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Capitolo 18 *** Capitolo XVIII ***
Capitolo XVIII
Capitolo
XVIII
Dopo
aver appreso da Sasuke la brutta
notizia ed essersi sentita protetta dallo sguardo del ragazzo, Sakura
aveva
immaginato che insieme avrebbero presto lasciato la stanza per recarsi
al
famigerato e pericoloso ricevimento.
La
ragazza non aveva però tenuto conto dei
piani dell’Uchiha e per questo erano ancora entrambi in
camera ed ovviamente
già in ritardo.
Ino
gliel’avrebbe fatta pesare tantissimo.
“Dovresti
fargli rimpiangere di averti tradito, non farlo sentire
sollevato” le disse
carinamente l’attore, prima di costringerla a cambiarsi.
“Come
scusa?”
“Dico
che faresti bene a metterti qualcos’altro. Non sei
completamente da buttar via,
puoi assolutamente giocar meglio le tue carte” le
rispose serio e convinto il ragazzo.
Era
passata così un’ora e Sakura e Sasuke
sapevano di non aver ormai più tempo per discutere, per
tirarla per le lunghe e
procrastinare lo spiacevole incontro.
Durante
questo lungo lasso di tempo,
l’Haruno aveva provato più volte a far desistere
l’Uchiha, ad imporre la sua autorità
ed il suo buon senso ma non c’era stato verso di fargli
cambiare idea.
Il
primario si vide quindi costretta a
cambiarsi, a far come di consueto ritardo e ad indossare un pantalone
che non
credeva neanche di aver messo in valigia.
Del
resto, il tempo non era dalla sua parte
e le sembrò ragionevole cedere così al gusto e
alle ragioni del ragazzo.
Prima
di scendere le scale, Sakura si guardò
allo specchio e dovette ammettere a sé stessa che il
risultato finale non fosse
per niente male.
Quella
canotta velata nera rimborsata negli
stretti ed aderenti pantaloni di pelle ed i nuovi sandali slanciavano
moltissimo la sua figura, rendendola tremendamente femminile.
L’elegante
giacca blu elettrico dava poi il
tocco necessario di colore affinché tutti la guardassero e
non distogliessero
gli occhi da lei.
Non
sarebbe, vestita in quel modo, di certo
passata inosservata.
Seppur
smontandole l’autostima, la ragazza
era dunque estremamente contenta e soddisfatta dell’impegno e
del particolare
aiuto che Sasuke costantemente le offriva.
Il
ragazzo era decisamente scrupoloso,
attento ai dettagli, riflessivo e questo non poteva che essere un bene
per la
sua troppa ansia ed emotività.
L’Uchiha
era esattamente il suo contrario e
per questo era in grado di bilanciarla perfettamente.
Si
ripromise tuttavia di non dargli
soddisfazione.
Del
resto, non era sua intenzione ricevere
come risposta una sarcastica, fastidiosa e prevedibile onomatopeica.
“Sappi
che dirò a tutti che la causa del ritardo, questa volta, sei
tu!” si sentì
comunque in dover di precisare fintamente indispettita la ragazza.
“Mi
meraviglio di te. Non lo sai che tutte le principesse, prima di andare
ad una
festa, hanno bisogno di una magia, di una grossa magia?”
domandò retorico e
sprezzante l’attore, calcando con la voce la parte finale
della sua frase.
“Oh
allora grazie davvero, fata turchina” si
inchinò provocatoriamente l’Haruno,
prima di chiudere finalmente la porta della cameretta.
Insieme
scesero così le scale e come
previsto, ben presto, gli sguardi dei presenti furono tutti indirizzati
alle
loro figure.
Dopo
aver colto in lontananza il viso
stizzito della madre, Sakura avvertì già
l’irrefrenabile voglia di
abbandonare la sala e tornare velocemente dentro la sua vecchia camera.
Era
chiaro che la donna non avesse per nulla
gradito il loro ritardo e che si aspettasse da lei una maggiore cura ed
una
migliore gestione degli impegni famigliari.
Involontariamente
il corpo di Sakura,
cercando protezione, si strinse maggiormente a quello del suo finto
fidanzato,
ritrovando un po’ di pace e serenità.
Sasuke
non la respinse ed anzi aumentò ed
intensificò la forza della presa, infondendole tutta la
sicurezza del mondo.
Sotto
la fredda ed arrogante corazza si
nascondeva davvero un ragazzo premuroso e disponibile.
Al
fianco dell’Uchiha, non fu per niente
difficile terminare la discesa delle scale ed iniziare a muoversi fra i
vecchi
amici di famiglia.
In
molti cominciarono così a fermarli ed ad
intraprendere con loro una qualche sciocca e superflua conversazione.
L’Haruno
non vedeva l’ora di scorgere fra
tutta quella gente la vecchia nonna Chiyo e di gettarsi con lei nei
fiumi
dell’alcool.
Aveva
bisogno di bere qualcosa di forte per
sopportare a denti stretti e con il sorriso tutto quello che di
lì a poco
sarebbe inevitabilmente successo.
Sarebbe
stata senza dubbio una lunga ed
estenuante giornata, forse anche peggiore della prima.
“Bentornata
Confettino!”
Quella
voce le raggelò il sangue
all’istante.
Avrebbe
potuto riconoscerla fra altre mille.
Era
esattamente come la ricordava e le
arrivò alle spalle, perfettamente nitida.
Sakura
fece non poca fatica a voltarsi e a
cercare di mantenere la più completa lucidità e
fermezza, restando saldamente
stretta a Sasuke.
Le
mani avevano già preso, nonostante gli
sforzi, a sudare.
“Sasori”
cercò di rispondergli il più fredda e disgustata
possibile.
“Non
credevo avresti avuto il coraggio di tornare a casa, dopo
l’enorme dolore che
ci hai causato. Hai davvero una bellissima faccia tosta,
ragazzina” fece
provocatore e falsamente colpito l’Akasuna, continuando a
recitare il ruolo
della vittima.
“Devo
aver imparato dal migliore” rispose lei sicura ed
alterata.
La
rabbia aveva già preso il sopravvento
sulla risolutezza e fermezza del primario.
Di
fatto, Sasori continuava a sfidare la
ragazza, a provocarla, ad umiliarla e a battere su quella ferita del
passato
così viva ed aperta e lei non poteva quindi che desiderare
di esplodere, di urlare a
tutti i presenti il suo segreto, la verità.
Non
c’era nessuno al mondo che detestasse
più di lui.
Quell’essere
viscido aveva preso tutto e l’aveva gettato senza
cura sotto i piedi. Ciò nonostante, niente sembrava
toccare minimamente la sua coscienza.
Al
contrario, pareva provasse gusto nel
metterla in difficoltà, nel farla sentire in colpa per
quell’enorme cuore che
lui non possedeva.
Questa
pantomima cominciava davvero a starle
stretta.
Sakura
voleva sgretolare la maschera che il
rosso si era perfettamente costruito negli anni all’interno
dell’alta società,
rivelare quale mostro ci fosse in realtà dietro a quel falso
cliché del bravo
ragazzo ferito dalla donna che aveva tanto amato ma il ricordo dello
sguardo
indispettito della madre la portò a calmarsi, a fermarsi e a
razionalizzare
tutto.
Non
voleva essere ancora fonte di scandali.
Questa
era la settimana di Ino e lei non
l’avrebbe rovinata per nulla e nessuno.
“Non
hai neanche avuto il tatto di venire da sola. Che sfacciata ! Almeno,
l’educazione di presentarmi il nuovo fortunato”
continuò a parlare saccente
e sarcastico il ragazzo di Suna.
“Sasuke
Uchiha” rispose prontamente gelido e tagliente
l’attore.
“Akasuna
no Sasori, piacere di conoscerti” fece invece
sciolto e cordiale il rosso,
stendendogli la mano.
Di
risposta l’Uchiha ignorò volutamente il
gesto dell’interlocutore e spinse Sakura lontana
dall’ex fidanzato.
“Vorrei
chiederti una cosa, Sasuke” li fermò
Sasori mentre i due stavano per
andarsene e lasciarlo solo.
L’Akasuna
si avvicinò così all’orecchio del
ragazzo il quale si vide così costretto a fermarsi e a
staccarsi
momentaneamente da Sakura.
L’attore
lasciò silenziosamente il suo
benestare e si abbassò all’altezza
dell’altro di modo da permettergli la
possibilità di farsi dire ciò che voleva.
L’Haruno
restò distante e preoccupata ad
assistere alla scena.
Era
agitata poiché immaginava che Sasori
fosse pronto ad assestare il colpo di grazia.
“Sai
volevo chiederti se con il tempo l’ingenuo confettino
è migliorato o se anche
tu hai bisogno di scoparti altre puttanelle per ritenerti soddisfatto
con lei?”
Alle
parole di quel viscido arrogante, gli
occhi di Sasuke assunsero
una strana
sfumatura rossa.
Subito
lo fulminò con lo sguardo e lo prese
violentemente per il bavero della camicia, avvicinandolo maggiormente a
lui.
Erano
pressoché testa a testa, occhi negli
occhi.
“Ascoltami
bene, non te lo ripeterò due volte. Stai alla larga da me e
da Sakura. Io non
sono come e lei. Ti consiglio di non giocare con il fuoco”
fece cattivo e
serio l’attore.
“Ringrazia
che ci sia tutta questa gente perché altrimenti brutto
bastardo ti avrei già
spaccato la faccia” parlò ancora
l’Uchiha silenzioso all’orecchio del
rosso, lasciando la stretta dal suo collo.
“Visto
quanto ti scaldi, probabilmente a letto è migliorata. Sono
contento per te”
ghignò l’Akasuna. “Volevo
solo metterti
in guardia. Non vorrei che Runaway Candy facesse soffrire anche te,
lasciandoti
solo a Suna il giorno prima delle nozze di sua sorella”
disse ora più
forte, rivolgendosi e facendosi sentire anche dalle persone che gli
stavano
intorno, facendole ridere.
“Puoi
stare tranquillo. Io so tenermi stretta la mia donna”
rispose veloce
Sasuke, strozzando in gola la risata che rapidamente si era estesa.
Il
silenzio ed il brusio generale tornarono
così a farla da padroni.
Incurante
di qualsiasi risposta da parte di
Sasori, l’attore girò i tacchi e raggiunse di
nuovo Sakura, portandola via da
quell’essere che non aveva mai meritato il suo straripante
amore.
“Andiamo
al bar” le disse semplicemente, stringendole forte
la vita.
“Grazie”
gli rispose lei sincera e con la voce spezzata.
Arrivati
a destinazione, l’Haruno era ancora
particolarmente scossa e tesa.
Dopo
quel ringraziamento soffiato non aveva
avuto il coraggio di dire più niente.
La
testa le scoppiava e la rabbia continuava
ancora a volere uscire imperiosa e furiosa.
Quelle
poche battute con Sasori erano state
la fiera dell’ipocrisia.
Per
la maggior parte dei presenti era lei
quella che doveva abbassare la testa quando si incrociavano, la
maleducata che
non aveva avuto neanche la delicatezza di presentarsi da sola,
l’insensibile
che aveva provocato dolori e scandali.
Per
loro ed anche per sua madre era solo
Runaway Candy e forse lo sarebbe stata per sempre.
Al
momento Sakura era demoralizzata e non
aveva idea sul cosa fare o dire per nobilitare i suoi gesti e la sua
persona e
smascherare Sasori senza rovinare tutto e gettare la famiglia ancora in
pasto
alla cronaca locale.
Avrebbe
tanto voluto vedere l’Akasuna
strisciare e morire solo con il suo ego di cera ma sapeva che agire
emotivamente
di slancio non fosse la scelta giusta.
C’erano
troppi rischi ed affari in ballo.
Non
appena il barman le stese il cocktail
che Sasuke si era premurato di ordinarle, l’Haruno lo
calò giù tutto d’un
sorso.
Il
brivido di adrenalina che il lungo sorso
le diede le fece percepire il suono acuto del suo nome pronunciato ovattato.
Il
primario cominciò così a guardarsi
intorno, alla ricerca di sua sorella.
Credeva
che quel forte suono che
fortunatamente le era arrivato smorzato alle orecchie potesse essere
solo il
suo e che fosse arrivata quindi l’ora del sermone sulla
puntualità e sulla
rivendicazione delle sue ragioni.
“Sakura-chan!”
Quella
voce lì non era decisamente quella
di Ino.
Era
una voce maschile e le sembrava anche
piuttosto famigliare ma al momento la poca lucidità non
l’aiutava a mettere
bene in moto tutti i suoi neuroni.
“Sakura-chan
finalmente ti ho trovato! Wow sei sempre più bella”
disse l’esuberante
ragazzo biondo dai grandi occhi azzurri, una volta di fronte alla
ragazza.
“Naruto!
Oh mio Dio, non credevo ci fossi anche tu. Sono felicissima di
vederti”
l’abbracciò entusiasta, ridestandosi dallo shock
emotivo.
Era
felicissima di averlo ritrovato,
rincontrato.
Da
ragazzi, lei e l’Uzumaki erano molto
amici, praticamente inseparabili.
Avevano
frequentato insieme le stesse scuole
sino alle superiori e poi per via delle scelte di vita differenti
avevano
finito per perdersi di vista.
Nonostante
gli anni passati lontani, Sakura
conservava ancora un dolce e caro ricordo dell’amico.
Naruto
era proprio la persona di cui aveva
bisogno in un momento così difficile.
Il
ragazzo era sempre stato capace di
strapparle una sana risata e sperava avesse mantenuto crescendo quello
stesso
spirito spensierato che l’aveva contraddistinto da bambino.
“Che sbadata”
rise, “ti presento Sasuke, il mio fidanzato.”
In
quel preciso istante, voltandosi, Sakura
notò il volto pallido ed esterrefatto dell’attore.
Non
l’aveva mai visto così.
Era
a dir poco sconvolto.
Sembrava
che i loro ruoli si fossero per una
volta invertiti.
I
suoi profondi occhi neri sembravano voler
scappare via dal suo bellissimo viso.
Era
pietrificato.
“TEME?!
Cosa cazzo ci fai qui? Aspetta Sakura hai detto fidanzato?!”
chiese
incalzando il biondo sempre più sorpreso e curioso.
“Voi
due vi conoscete?” fece shockata e seriamente
preoccupata la ragazza.
Ora
Sakura iniziava a capire perfettamente
la reazione dell’Uchiha.
Quel
vecchio amico poteva di fatto mettere
in seria discussione e a repentaglio tutta la loro recita.
Era
una variabile impazzita che non si
potevano permettere in questa già più che
complicata sceneggiatura.
La
sfortuna continuava proprio a non volerla
lasciarla andare.
Il
cuore dell’Haruno batteva all’impazzata.
“Sì,
Sakura. E’ il mio insopportabile coinquilino”
fece serio Sasuke,
delucidando i dubbi della compagna e di conseguenza aumentando il suo
stato
d’ansia.
“Io
non sono insopportabile. Sakura-chan ma hai detto fidanzato?”
Naruto
non sembrava demordere e continuava a
ripetere quella domanda come un mantra nella speranza che tutto gli
apparisse
più chiaro e sensato.
Di
chiaro e sensato però in tutta questa
storia c’era ben poco.
“Sì,
ha detto fidanzato. Sei per caso sordo, baka?” pose
fine Sasuke alla
tracotanza verbale di Naruto.
“Sakura,
Naruto seguitemi. Dobbiamo assolutamente parlare”
continuò poi l’attore serio,
prendendo in mano la situazione.
“In
privato. Ora” concluse bloccando sul nascere la
sciocca ed inutile replica
dell’Uzumaki.
Sakura
seguì i due ragazzi come un fantasma,
non proferendo alcuna parola.
A
parlare per tutti c’era già il biondo.
Il
destino continuava a prendersi gioco di
lei, a mettergli davanti un’ interminabile serie di
sfortunati eventi.
L’Haruno
era logorata.
Tutta
questa situazione la stava pian piano
consumando.
Il
suo auto controllo si era totalmente
sbriciolato.
Della
sua razionalità poi restava ormai ben
poco.
L’emozioni
l’avrebbero vinta totalmente.
Sperava
che Sasuke fosse in grado di
aiutarla più di quanto già non stesse facendo.
I
suoi muri di difesa stavano crollando.
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Capitolo 19 *** Capitolo XIX ***
Capitolo XIX
Silenziosamente
ed emotivamente scossa, Sakura continuò a seguire Sasuke e
Naruto che non avevano smesso neanche un secondo, da quando si erano
ritrovati, di litigare.
Era un
automa.
Non
riusciva a rendersi conto di niente, le sue gambe si muovevano per
inerzia.
La
testa era un vortice di continui problemi e preoccupazioni da cui non
sembrava esser in grado di uscire.
Non
avrebbe mai potuto immaginare che quelle bugie le si sarebbero potute
rivoltare contro così velocemente, che si sarebbero potute
sgretolare come sabbia al vento.
Quei
primi giorni con Sasuke le avevano infatti regalato
l’illusione che tutto quello che stesse vivendo in compagnia
del ragazzo potesse essere in qualche modo reale, possibile.
Ci
stava credendo.
L’Haruno
era totalmente assorta nel suo mondo da non accorgersi neanche di
essere uscita fuori dalla Villa.
Sasuke
li aveva per l’appunto condotti al garage poiché
sapeva che in quel luogo sarebbero stati soli e lontani da occhi ed
orecchie indiscrete.
All’attore
sembrava senza dubbio il posto più adatto per risolvere sul
nascere la nuova complicazione e seccatura.
Con
disinvoltura ed abilità, maneggiò quindi il mazzo
di chiavi datogli da Kizashi e una volta trovata la giusta chiave
sollevò la saracinesca, chiudendo tutti dentro.
“Qualcuno mi
può spiegare adesso cosa sta succedendo? Che significa che
tu e Sakura-chan siete fidanzati e soprattutto perché non mi
hai detto niente?!”ruppe il carico e pesante
silenzio con lecite domande Naruto.
“Stai zitto baka!”
rispose a tono l’Uchiha all’amico.
Subito
dopo aver offeso il suo petulante coinquilino, il ragazzo raggiunse
Sakura che ancora con lo sguardo perso non sembrava capire
né dove fosse, né cosa le stesse accadendo.
Sasuke
posò così le sue forti braccia sulle spalle della
giovane primario e la fissò dritto negli occhi.
Ritrovando
le pozze petrolio del compagno, l’Haruno tornò a
galla, prese aria e di colpo si destò dal suo stato mentale.
La
ragazza si guardò poi rapidamente intorno e finalmente
sorpresa riconobbe il luogo in cui era.
Il suo
sguardo spaesato fece ghignare Sasuke.
“Ricordi, tuo padre mi ha dato le
chiavi. Non sono un ladro se è questo che ti preoccupa. Qui
dentro siamo al sicuro ma devi comunque dirgli la verità”
concluse l’attore indicando l’Uzumaki ancora
intento a sbuffare e a parlare da solo.
“Ma…
“
“Non hai scelta. Lo conosco
benissimo e per quanto possa sembrare inaffidabile, puoi fidarti di lui
ciecamente.”
Anche
Sakura conosceva bene Naruto ed aveva grande stima di lui.
Il
ragazzo era sempre stato un ottimo amico, nonostante il suo essere
costantemente maldestro e sbadato.
Le era
sempre stato vicino e non si era mai permesso di offenderla o
giudicarla.
Sasuke
aveva ragione.
Doveva
e poteva fidarsi di lui.
“Naruto devi promettermi che
quello che ti racconterò non uscirà fuori da
questo garage. Ti prego. E’ molto importante per me”
lo implorò il primario, cominciando a trovare la forza per
parlare.
“E’ una promessa
Sakura-chan!”
“In realtà io e Sasuke
non siamo veramente fidanzati. Avevo bisogno di un ragazzo che si
fingesse il mio compagno per tutta questa settimana e Tsunade, la mia
direttrice ospedaliera, mi ha procurato il suo numero. Avevo ed ho
bisogno di un attore per via delle tante bugie che sono stata costretta
a dire alla mia famiglia.”
Sorprendentemente
Naruto restò per un po’ in silenzio e la
guardò confuso, esterrefatto.
“Che stupido sono stato a pensare
che la vostra relazione potesse essere vera”
scoppiò poi in una fragorosa risata. “Ok, il teme non mi racconta
molto della sua vita privata ma di certo una bella ragazza come te non
poteva abbassarsi a stare con un rospo del genere. Per dir
più, ricordo ancora quando da ragazzo ti facevo la
corte… Se non sono riuscito io a conquistarti, figuriamoci
lui!” continuò a parlare
l’Uzumaki, spezzando la tensione e generando una risata a
Sakura ed invece un sonoro grugnito di disapprovazione
all‘Uchiha.
“Ciò che non capisco
è però perché sei stata costretta a
ricorrere a lui, a fare tutto questo?” chiese
curioso il vecchio amico, arrivando al nocciolo centrale della
questione.
A quel
punto, Sakura cominciò, sempre più sciolta, a
raccontare a Naruto il suo passato segreto, a rivelargli il
perché aveva dovuto lasciare Suna e mentire a sua sorella.
La
ragazza non tralasciò niente e rivelò nei minimi
dettagli tutto al biondo.
Dopo
che Sasuke le aveva garantito l’affidabilità
dell’Uzumaki e l’aveva rassicurata con il suo caldo
sguardo, Sakura aveva infatti messo da parte le comprensibili
rimostranze e paure iniziali e confessare tutto non era stato poi
così difficile e complicato come aveva immaginato.
Stava
cominciando a capire di chi poteva fidarsi.
L’Uchiha
era uno di questi e per estensione anche Naruto.
“Quel gran figlio di puttana!
Dobbiamo spaccargli la faccia, Sakura-chan!”
“No!”
tuonò secca l’Haruno. “Non dobbiamo fare proprio
niente. La mia famiglia ha bisogno ed è costantemente in
contatto con lui, voglio saperla al sicuro. Me l’hai
promesso, Naruto.”
“Sì ma conosci tua
madre. Lei non ti perdonerà mai. Io non lo dirò a
nessuno, te lo giuro ma tu dovresti dirle la verità. Tutti
dovrebbero sapere chi sei e quanto hai fatto e stai facendo per loro.”
Sakura
abbassò lo sguardo colpita dalle sincere parole
dell’Uzumaki.
Naruto,
proprio come Sasuke, le aveva esternato
l’impossibilità di recuperare in altri modi il
rapporto materno.
Una
parte del suo cuore avrebbe tanto voluto risentire i suoi rimproveri,
le sue follie ma sapeva fosse giusto rinunciarvi per qualcosa di
più importante e grande.
L’incolumità
e la sicurezza della sua famiglia era la cosa che più le
interessava e per cui avrebbe continuato ad ingoiare i torti, le
frecciatine e le occhiate severe ed ingiuste.
“Non sai quanto mi costi dirlo ma
il baka ha ragione” fece serio
l’attore.
“Certo che ho ragione! Io ho
sempre ragione, teme.”
“Non mi interessa sapere chi
abbia ragione, cosa è giusto fare o casa è
sbagliato. Mi fido di voi e vi ringrazio per quello che state facendo
ma è la mia vita, il mio segreto, la mia decisione. Il
benessere dei miei famigliari viene prima di tutto, anche prima di me.”
“Come vuoi Sakura-chan.”
“Tsk. Ad ogni modo ora che sai la
verità, stai attento a non rovinare tutto come tuo solito.
Lei mi da già da sola parecchio da lavorare”
tenne a precisare Sasuke.
“Secondo me non ti dispiace tanto
stare solo con la mia Sakura-chan. Certo che però potevi
dirmelo che venivi anche tu a Suna quando ti ho gentilmente chiamato
l’Uber. Saremmo potuti partire insieme.”
“Puoi evitare di chiamarla
continuamente la tua Sakura-chan? Lo trovo fastidioso. Ovviamente non
ti ho detto niente perché la situazione mi sembrava
già piuttosto pesante senza la tua presenza. Come ti ho
detto, lei è problematica ed insopportabile da sola. Non ha
bisogno del tuo immenso sostegno.”
“Sei geloso per
caso? Come avrei ben iniziato a capire, Sakura-chan, il teme
è un cafone e per dir più neanche mi ascolta. Non
immagini quante volte gli abbia ripetuto che questa settimana avevo un
importante matrimonio a Suna. Quella faccia da pesce lesso quando mi ha
visto era quindi a dir poco ingiustificata. Se fosse stato
più attento, ti avrebbe potuto evitare un grosso
spavento. Quanti matrimoni vuoi che ci siano a Suna nello stesso
giorno, nella stessa settimana?”
“Si dia il caso che lo
spavento gliel'avessi già fatto prendere tu quando hai
deciso con le tue geniali trovate low-cost di farmi arrivare in ritardo
all’aeroporto” rispose piccato e
sprezzante Sasuke.
L’Haruno
scoppiò a ridere sino ad arrivare ad avere le lacrime agli
occhi.
La
ragazza ricordava ancora perfettamente il disagio e
l’angoscia provate mentre attendeva sull’aereo
l’arrivo del ragazzo ma in quel momento quel siparietto tra i
due la divertiva oltremodo e le faceva dimenticare e dimenticare i
disguidi causati dalla scempiaggine di Naruto.
“Non dargli retta. Hai ragione.
Se ti avesse ascoltato, avrebbe potuto mettermi in guardia sul tuo
arrivo, per lo meno dirmi che conosceva qualcuno di Suna. Tutto
sommato, mi fa piacere però averti reso partecipe della mia
situazione. Ora so che posso contare anche su di te.”
“Sarò
il tuo fedele ninja in questa difficile missione. Non temere.”
“Tsk.”
“Sono davvero
contenta di sapere che vivi anche tu a Konoha. Sempre se vuoi, potremmo
riniziare a vederci e a frequentarci come un tempo.”
“Ma certo
Sakura-chan. Oramai siamo una squadra.”
“Oltre che noiosa, sei
anche stupida. Avevi avuto la grazia di liberartene e te lo sei andata
persino a riprendere” disse sarcastico
l’Uchiha mentre rialzava la saracinesca.
“Credo che tu sappia benissimo
che non mi arrendo facilmente alla prima difficoltà ma, come
dire, stendo di nuovo la mano” rispose alla
provocazione, alludendo al loro primo incontro. “Andiamo. Ci avranno
dato per dispersi” concluse divertita e serena.
Il
nuovo trio iniziò così a far ritorno al
ricevimento.
Adesso
il clima era molto piacevole e disteso.
In
loro compagnia, Sakura cominciava a risentire le vibrazioni positive
della mattinata.
Quei
due ragazzi seppur così diversi erano assolutamente in grado
di farla sentire a proprio agio, felice.
Era
evidente che entrambi avrebbero fatto a loro modo di tutto per aiutarla.
Tornati
nella Villa, subito furono intercettati da Ino.
Dopo
aver scambiato gli educati ed abituali convenevoli con Naruto, la
ragazza catalizzò l’attenzione sulla sorella e sul
suo maldestro ritardo.
La
vulcanica sposa tenne a precisare che il prepararsi ore prima visto i
risultati ottenuti non fosse poi un’idea così
sciocca.
Con la
solita freschezza e loquacità, Ino la informò
anche della rabbia generata in sua madre per quella sua mancanza.
Mebuki
voleva infatti accogliere gli ospiti formalmente e apparentemente
insieme ed uniti.
Voleva
mantenere e rispettare le solite questioni di facciata.
Vedendo
che la ragazza non si opponeva al lungo rimprovero della sorella,
Sasuke si sentì in dovere di difenderla.
Sapeva
con estrema sicurezza che tutti i suoi pensieri in quel momento fossero
incentrati sulla perdita e sulla delusione del rapporto con la madre.
Sakura
era davvero una ragazza dall’animo fortissimo ed al contempo
dalle emozioni così vulnerabili.
“A dir la verità Ino,
questa volta la causa del ritardo sono io. Dopo essermi intrattenuto
con tuo padre, vedendo tua sorella così bella ci ho messo un
po’ di tempo prima di buttare all’aria la pazza
idea di restare solo con lei e gettare via la chiave della stanza. Ha
dovuto insistere molto per farmi scendere.”
Il
primario arrossì immediatamente.
Il
solo immaginare di restare sola in una stanza con Sasuke la eccitava
terribilmente.
Lo
desiderava ogni giorno sempre più.
“E come biasimarti, caro. Oggi
Fronte-Spaziosa è davvero una bomba sexy.”
I
quattro continuarono così a conversare ancora un
po’, ricordando i vecchi tempi ed alternando a questi
particolari aneddoti personali.
Ino
restò di sasso nello scoprire la bizzarra convivenza fra
Naruto e Sasuke e proprio come sua sorella si divertì
tantissimo nel sentirli continuamente bisticciare.
La
futura sposa fu però presto reclamata dai vari presenti e
costretta ad abbandonare la piacevole compagnia.
Per il
trio di amici rimasto momentaneamente solo fu un piacere ritrovare e
passare del tempo con la divertente nonna Chiyo.
La
vecchietta aumentò paradossalmente ancor di più
la freschezza del gruppo.
Sakura
dovette inoltre ringraziare mentalmente l’audacia e la
sfrontatezza della nonna quando allo strano e variegato quartetto si
unirono anche suo padre e soprattutto le battute al veleno di sua
madre.
Chiyo
non aveva infatti esitato a riprendere Mebuki e a riportare la
conversazione ad un livello più basso e pacifico.
Nonostante
l’Haruno si sentisse protetta da sua nonna, suo padre ed i
suoi due amici, la madre era comunque riuscita a colpirla nelle sue
ferite più profonde, aprendole ancor di più.
Di
certo, la stoccata finale non tardò ad arrivare.
Al
veloce ritorno di Naruto con un altro cocktail per lui e per Chiyo,
Mebuki sparò, prima di congedarsi, il suo ultimo
proiettile.
“Mamma ti prego, finiscila di
bere. In famiglia ce l’abbiamo già la pietra dello
scandalo. Non rovinare tutto anche tu.”
La
donna non attese neanche la risposta della madre o della diretta
interessata.
“Oh Kizashi, guarda sono arrivati
i Sabaku. Andiamo a dargli il benvenuto.”
Prima
di andarsene il padre guardò Sakura cercando di infondergli
una qualche rassicurazione, poi volse le sue attenzioni a Sasuke.
Fra i
due c’era una promessa in atto e Kizashi sperava che il
ragazzo agisse il prima e nel miglior modo possibile.
Al
momento, l’uomo non poteva fare di più.
Naruto
e Chiyo provarono a stemperare gli animi con qualche battuta ma Sakura
non sembrava rispondere positivamente.
L’Haruno
era infatti ancora visibilmente scossa e colpita
dall’atteggiamento ostile della madre.
Il
sentirsi ripetere costantemente quanto fosse sbagliata e sfacciata
ovviamente non l’aiutava a sentirsi in pace con sé
stessa.
Ogni
piccolo tentativo di approccio risultava sempre un vero e proprio
suicidio.
Era in
questi attimi che la ragazza si sentiva oppressa e schiacciata dal peso
delle sue bugie e la rabbia provava ad uscire rivelatrice ma la sua
forza d’animo e la sua razionalità la tenevano a
freno, bloccando così ogni gesto sconsiderato.
Aveva
preso una decisione e nessuno avrebbe potuto intromettersi e
farle cambiare idea.
Non
voleva assolutamente scaricare di colpo quel fardello di colpe addosso
alla sua famiglia.
In
qualche modo, Sakura sentiva così che quella fosse la giusta
punizione per i suoi errori, per la sua troppa fiducia ed
ingenuità.
Era il
prezzo del suo amore.
La sua
forza di volontà lottava contro le sue emozioni trasparenti.
La
ragazza viveva infatti costantemente la pesante dicotomia fra
ciò che aveva scelto e ciò che realmente voleva.
Non
riuscendo a sopportare gli sguardi compassionevoli che soprattutto sua
nonna e Naruto le lanciavano, l’Haruno decise di rintanarsi
momentaneamente nella sua camera.
“Scusatemi, mi gira un
po’ la testa. Vado a prendermi qualcosa e poi torno.”
Non
aveva lasciato a nessuno il tempo d’opporsi.
Rapidamente
salì le scale ed arrivò a destinazione, chiudendo
dietro di sé la porta della cameretta con la speranza di
lasciare al di fuori della stanza tutti i suoi problemi.
Era
statisticamente impressionante vedere con quanta facilità e
velocità le sensazioni positive andavano e venivano nella
sua vita.
Sakura
si gettò sul letto esausta, egoisticamente stanca di tutta
questa situazione dalla quale non riusciva e voleva uscir fuori.
La
vera integrità stava però nel fare la cosa
giusta, sapendo che nessuno se ne sarebbe mai accorto.
Doveva
continuare a seguire questa ferrea e dilaniante via sebbene il suo Io
stesse perendo.
La sua
famiglia veniva prima di lei, prima di tutto.
NOTA DELL'AUTRICE: mi scuso per il mancato aggiornamento
della scorsa settimana ma dopo il campeggio di Ferragosto, le mie
difese immunitarie hanno deciso di abbandonarmi e relegarmi a
letto con la febbre. Spero, con la voglia di distrarvi un po' dalle
brutte notizie del notiziario che toccano da vicinissimo la mia
zona, di ritrovarvi tutti in questo nuovo aggiornamento con il
vostro costante seguirmi e recensire. Riprenderò
ovviamente la pubblicazione settimanale, non ho di certo abbandonato le
mie buone abitudini.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie di cuore, un bacio ValeUchiha07.
|
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Capitolo 20 *** Capitolo XX ***
Capitolo
XX
Sasuke
guardò Sakura sparire con la coda
dell’occhio.
Senza
di lei, si sentiva assolutamente fuori
luogo.
Neanche
la presenza di un volto famigliare
come quello di Naruto era riuscita a mitigare quel grosso senso di
disagio e
vuoto che percepiva.
La
ragazza era infatti l’unico valido motivo
che lo spingesse a sopportare tutti quei pomposi ed assurdi ricevimenti
ma con
lei ormai lontana non c’era più alcuna ragion
d’essere.
L’Uchiha
si trovò così di nuovo a pensare
che quella sensazione di rabbia e protezione
che nutriva nei suoi confronti fosse quindi totalmente
ingiustificata e
irrazionale.
Da
quando in quella cena aveva per l’appunto
cambiato idea ed aveva contraccambiato titubante la sua mano,
l’attore aveva
continuato a ripetersi che quella condivisione ed immedesimazione con
la sua
storia fosse in realtà del tutto sbagliata e sconsiderata.
Di
certo, lui non aveva molto in comune con
l’Haruno e per questo non riusciva a comprendere ancora
appieno il perché si
stesse impegnando così tanto con lei.
Con
Itachi difatti sempre più convinto a
lasciarsi morire in quella fottutissima casa di cura, il ragazzo si era
da
tempo abituato all’idea di esser rimasto solo.
Sasuke
la sua famiglia l’aveva persa da anni
e non poteva fare più niente per riaverla indietro.
Sakura,
al contrario, aveva ancora la
possibilità di fare qualcosa per ritornare allo status quo e
perciò il giovane trovava
davvero sciocca la sua bonaria e amorevole presa di posizione di
soffrire in
silenzio.
Quella
strana ragazza non meritava davvero
una vita triste e sola come la sua.
Per
questo motivo, per la prima volta nella
sua vita, l’Uchiha si sentiva in dovere d’agire.
Pur
comprendendo quali fossero le ragioni
che spingessero Sakura a restare in silenzio di fronte alle cattive
frecciatine
della madre e all’arroganza di Sasori, Sasuke credeva
nonostante tutto che
fosse necessario fare qualcosa di concreto, seppur alle sue spalle, per
far
crollare la sua ferrea e sofferente decisione.
Al
momento, poco gli importava se quella sua
intromissione avrebbe spezzato la promessa fatta e potuto compromettere
per
sempre il loro rapporto.
Con
ogni probabilità, a parti invertite, lui
non avrebbe mai potuto accettare e perdonare una tale ingerenza ma in
fin dei
conti era stata proprio l’Haruno a chiedergli un aiuto e
questo senza dubbio
era il suo modo per darle una mano.
Nessuno
aveva specificato che le sarebbe
dovuto andare bene.
Per
quanto si sforzasse ad essere forte, la
ragazza non era assolutamente il tipo di persona in grado di sopportare
da sola
tutta questa eremitica sofferenza.
Quella
triste e sconsolata ritirata in
camera ne era stata un chiaro e lampante esempio.
Sasuke,
vedendola sparire e continuando a sentirsi
irrazionalmente legato a lei, decise dunque che fosse giunto il momento
di non
vederla più piangere per qualcosa di cui non
era assolutamente responsabile, per quella vita che aveva
scelto ma che
non voleva e meritava.
“Vedo
che voi due ve la intendete benissimo” disse
divertito rivolgendosi a Chiyo
e a Naruto che continuavano a buttar giù un cocktail dietro
l’altro. “Vado a vedere
come sta” concluse,
congedandosi.
L’Uzumaki
lo guardò andare via sorpreso.
Aveva
visto spesso l’amico rimorchiare e
portarsi qualche ragazza a casa, del resto il suo aitante aspetto
fisico
fronteggiava più che bene il suo carattere spigoloso, ma mai
c’era stato un
punto fermo nella sua vita, un qualcosa di serio.
Lo
sguardo realmente preoccupato che aveva
quindi visto sul suo volto era decisamente nuovo.
Il
biondo credeva così che la recita avesse
ben poco a che fare con quella sua nuova luce.
“Lui
la guarda proprio come una donna amata dovrebbe esser guardata. Si
amano
tanto!” fece uscire soddisfatta la vecchietta.
“Sì,
nonnetta. Lo credo anch’io” rispose
Naruto sincero. “Altro
giro?” domandò retorico, trovando il
benestare della donna e
gettando un’ultima occhiata all’amico.
Sakura
era davvero l’unica che poteva
compiere sull’animo del fedele compagno un vero e proprio
miracolo.
Sperava
solo che i suoi demoni non
rovinassero tutto.
x x
x
Sasuke
salì velocemente le scale e si chiuse
furtivo nel bagno adibito agli ospiti.
Voleva
che nessuno lo vedesse e sentisse.
Doveva
agire nell’ombra, lontano da occhi indiscreti,
senza essere scoperto da nessuno, tantomeno da lei.
Era
sicuro che altrimenti Sakura non glielo
avrebbe mai permesso.
Presto
l’Uchiha compose il numero di
suo zio ed attese trepidante la risposta.
Dopo
la morte dei suoi genitori, il parente
aveva infatti assunto il controllo dell’azienda di famiglia e
continuava a
curare i loro affari e le loro quote societarie.
Aveva
davvero bisogno del suo aiuto e del
suo forte ascendente per iniziare e completare così il suo
piano.
All’udire
del suono della sua voce, l’attore
tirò un sospiro di sollievo ed iniziò ad esporre
le ragioni che l’avevano
spinto insolitamente a chiamarlo.
“Mi
sorprende molto Sasuke questa tua chiamata. Di solito è tuo
fratello che si
occupa di queste cose.”
Madara
aveva ragione.
A
lui dell’azienda importava ormai ben poco.
Un
tempo, invece, non c’era stata cosa che
più desiderasse al mondo.
Originariamente,
il suo sogno era infatti
stato quello di calcare le orme di suo padre, prendendo il suo posto e
ricoprendo la dirigenza dell’impresa.
Voleva
renderlo orgoglioso di lui.
Con
la morte dei suoi, tutte le sue
ambizioni erano però morte con loro.
Sasuke
non voleva più soffrire ripercorrendo
ogni giorno i luoghi in cui aveva visto muovere il genitore fieramente.
Aveva
deciso così di tagliare qualsiasi
ponte con il passato e con i suoi lontani e dolci ricordi, buttandosi a
capofitto in quell’assurda follia della recitazione.
Del
resto, il trauma subito dalla perdita
l’aveva spinto a non sentire più niente di vero,
caldo ed autentico e non aveva
dunque problemi a calarsi in qualsiasi copione.
Non
c’era niente di reale, di sentito.
Ogni
sceneggiatura lo lasciava sempre vuoto.
Nessun
regista era mai riuscito a
coinvolgerlo sentitamente.
Vista
la sua passata esperienza, non era
stato per nulla difficile interpretare il ruolo da analista che Sakura
gli
aveva commissionato.
Per
anni aveva infatti studiato con ottimi
voti Marketing e Commercio all’Università di
Konoha ed era stato proprio qui
che aveva conosciuto Naruto e la sua amicale irruenza.
L’Uzumaki
era stato il primo dopo anni a
fargli sentire qualcosa.
I
suoi sentimenti l’avevano in modo
contrastante scaldato ed ormai erano divenuti parte integrante della
sua vita.
Aveva
pian piano imparato ad ammetterlo.
“Sì,
lo so ma ho bisogno di un favore. Ha mai sentito parlare degli Akasuna
di
Suna?”
“Certamente,
Sasuke. Sono dei grossi petrolieri ma continuo a non capire dove vuoi
arrivare.”
“Bene,
ho un grosso affare per la nostra azienda. In questa settimana, voglio
che tu
parli con il figlio che oramai gestisce tutti gli affari di famiglia e
lo
invogli ad entrare nell’Akatsuki Corporation. E’ un
giovane pomposo, avido ed
ambizioso. Non avrai difficoltà nel portarlo dalla tua
parte. Offrigli tutti i
soldi che vuole, attingi anche al mio fondo fiduciario, se necessario
ma la
collaborazione con la famiglia Haruno deve cessare. L’azienda
non avrà mai un’occasione più concreta
per accaparrarsi i suoi favori, il suo petrolio.
Ovviamente zio, sia ben chiaro voglio che tu ti faccia garantire la
conclusione
totale del rapporto con gli Haruno. Nessun effetto retroattivo, nessuna
clausola di rescissione contrattuale. Questa è la cosa che
più mi preme. Dagli
Haruno non deve ricevere più niente, deve unilateralmente
svincolarsi.”
“La
proposta nipote è più che interessante. Se hai
davvero sondato il terreno ed
hai capito che l’erede degli Akasuna è un
ragazzino viziato e propenso al
voltafaccia non mi sarà sicuramente difficile fargli
cambiare idea e finalmente
mettere le mani sulle loro sabbie bitumose. Le mie doti persuasive sono
estremamente efficaci e non ho alcun tipo di problema morale ma
perché tutti
questi riguardi per gli Haruno? L’affare si può
concludere ancor più facilmente
senza tener conto di loro”
chiese curioso Madara.
“Perché
per me è importante. Non lo sto facendo per la nostra
azienda, lo sto facendo
per loro. Anzi se non è chiedere troppo vorrei che poi
girassi parte dei
ricavati della nuova collaborazione proprio con loro.”
“Sasuke
questa è pazzia. E’ alta finanza, non
beneficenza!”
“Cooperare
è combattere in modo silenzioso…ricordi me
l’hai detto tu. L’affare andrà fatto
così o puoi scordarti di già questa mia chiamata.
Fammi scoprire che hai
continuato a lavorare segretamente su questa mia idea e zio
tornerò all’interno
del Cda a farti la guerra. Ti ricordo quanto la maggior parte dei
nostri soci
non nutri simpatia nei tuoi confronti e sogni il ritorno al vertice dei
figli
di Fugaku. Non voglio più avere a che fare con
l’azienda, non costringermi a
tornarci. E’ davvero importante. Le sorti di quella famiglia,
al momento, sono
l’unica cosa a cui tengo.”
“Ok.
Non mi sono mai piaciute le minacce Sasuke ma vedrò cosa
posso fare. A quanto
pare abbiamo cose importanti per le quali combattere. Del resto, cosa
vuoi che
sia un po’ di beneficenza…”
disse serio lo zio riagganciando, prima di scoppiare in una fragorosa
risata.
“E’
proprio vero, nessuno ama così tanto quanto noi
Uchiha!”
x
x x
Nonostante
avesse ottenuto una risposta
striminzita dallo zio, Sasuke era pienamente soddisfatto
dell’esito della
chiamata.
Madara
non era certamente il tipo che aveva
problemi a dire di no.
Quel
suo “forse” valeva quindi più di
qualsiasi altra risposta positiva.
Era
il suo modo per dirgli che ci avrebbe
provato e che si sarebbe fermato solo a risultato compiuto.
Sapeva
inoltre che non avrebbe rischiato di
perdere il controllo dell’azienda per uno sciocco ed
integrativo passaggio
collaborativo.
Il
ragazzo poteva ora contare sull’aiuto e
l’astuzia di suo zio e sui loro soldi per allontanare
definitivamente Sasori
dalla vita di Sakura, permettendo così alla ragazza di
rivelare senza
ripercussioni e problemi l’agognata verità
riguardo la sua fuga da Suna.
Certo,
sapere che quel verme dell’Akasuna
sarebbe ben presto entrato nella società di famiglia non
l’entusiasmava per
niente ma non aveva dubbi sull’efficacia gestionale di
Madara.
Lo
zio l’avrebbe sicuramente sbattuto
all’angolo e rimesso al suo posto.
Il
parente non aveva proprio il buon cuore
della giovane ed ingenua Haruno.
Sebbene
l’Uchiha si ritenesse pienamente
soddisfatto ed appagato dalla mossa giocata per archiviare e fare
scacco matto
a Sasori, la sua parte più irrazionale ed emotiva si sentiva
comunque in colpa
per aver spezzato la fiducia che Sakura aveva sin dal primo giorno
riversato
incondizionatamente in lui.
Decise
di andare finalmente a vedere come
stava.
Bussò
così tre volte alla porta della
camera, non ottenendo risposta.
Incurante
del palese e chiaro responso,
entrò ugualmente.
Infondo,
quella era diventata anche la sua
stanza.
Sasuke
trovò il primario stesa sul letto con
gli occhi gonfi e colmi di lacrime.
Gli
venne naturale sorriderle.
“Mal
di testa, non è vero?” domandò
sagace.
A
poco servì il goffo e maldestro tentativo
di Sakura fatto per celare l’evidenza.
“Alla
fine, mi vedi sempre bruttissima e con il trucco colato”
fece uscire
l’Haruno, mentre tirava ancora su con il naso.
“Datti
una sciacquata veloce. Andiamo a farci un giro, principessa”
le rispose
sventolando le chiavi dell’Harley.
“Ma il
ricevimento?”
“Se
tu devi stare chiusa qui e solo io devo sopportare i vostri amici di
famiglia,
tanto vale che facciamo qualcosa che piace e faccia bene a tutti e due.
Non
credi?”
“Hai
ragione, scusami ti ho lasciato da solo.”
“Dai
muoviti lumaca e non preoccuparti per me.”
Dopo
tutto quel pianto, Sakura abbozzò finalmente
un sorriso ed il merito era tutto di quel ragazzo che Tsunade le aveva
gentilmente ed amorevolmente trovato.
Non
l’avrebbe mai potuta ringraziare
abbastanza.
Rapidamente,
si tolse via le amare tracce
del pianto e si presentò di fronte a Sasuke, pronta per
quello strano e
liberatorio giro in moto.
I
due ragazzi scesero le scale, cercando di
evitare qualsiasi sguardo dei presenti e senza farsi notare lasciarono
così la
Villa.
Per
la seconda volta in quella giornata,
Sakura si ritrovò nel garage.
L’attore
si mosse con la solita
dimestichezza ed accese con facilità il motore, facendo
uscire dal box la
motocicletta.
“Sei
anche fortunata. Ho trovato per te il casco da imbranato” le
fece
stendendole il casco a scodella che aveva precedentemente trovato.
“Tranquillo,
non avrà questo effetto su di me”
rispose pronta il primario mentre era
intenta a metterselo.
“Sì,
certo come no.”
“Guardami” gli disse
sfidandolo.
Sasuke
la fissò e non le distolse gli occhi
di dosso.
Si
ritrovarono per un po’ a specchiarsi
incantati l’uno nell’altro.
“Sei
un’imbranata carina” parlò poi
il moro, invitandola a salire.
L’Haruno
montò così agilmente dietro Sasuke
il quale le prese le mani, stringendole meglio intorno alla sua vita.
“Tieniti
stretta e guidami dove vuoi. Pronta?”
“Pronta.”
L’Uchiha
non se lo lasciò ripetere due volte
ed immediatamente partì.
Il
suono pesante e forte del mezzo non passò
sicuramente inosservato.
Tutti,
chi prima e chi dopo, avrebbero scoperto
la loro furtiva fuga e con ogni probabilità, Mebuki non
l’avrebbe presa per
nulla bene.
In
quel momento, l’Haruno aveva però smesso
di pensare alla sua famiglia.
Il
vento sulla pelle che le scompigliava i
capelli le dava un bellissimo e salvifico senso di libertà.
La
ragazza sentiva il buonissimo profumo
dell’attore entrarle forte nel naso e si lasciò
andare, inebriandosene.
Era
così stretta e vicino a lui da poter
sentire il suo respiro ed il suo cuore muoversi ritmicamente con il
suo.
Sembravano
una cosa sola.
Era
meraviglioso.
“Allora
dove vuoi andare?” domandò il ragazzo,
urlando per farsi sentire.
“Prosegui
dritto all’in circa per 20km poi al secondo incrocio gira a
sinistra. A quel
punto la nostra destinazione si vedrà chiaramente.”
“Ok,
ricordami quando girare.”
Fra
di loro tornò a regnare il rombo dell’Harley
e quello dei loro cuori.
Sakura
si strinse a Sasuke ancor di più.
|
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Capitolo 21 *** Capitolo XXI ***
Capitolo
XXI
Finalmente
Sasuke spense l’Harley Davidson.
Sakura
gli aveva detto la verità. Non era
stato per nulla difficile arrivare sino a lì.
La
loro destinazione si era infatti
imponentemente eretta di fronte ai loro occhi concentrati e
l’Uchiha non
avrebbe potuto sbagliare strada neanche se avesse voluto.
Aveva
imparato a conoscerla e da quando
quell’incantevole paesaggio aveva catturato il proprio
sguardo, aveva facilmente
intuito che quello fosse il suo posto preferito della città.
Non
aveva dubbi.
“Parcheggia
qui. Proseguiamo a piedi, adesso” gli disse
dolcemente.
Lui
l’assecondò in silenzio.
“Seguimi”
si rivolse di nuovo l’Haruno al taciturno ragazzo con il
sorriso stampato in
volto.
Nessuno
dei due sembrava voler parlare e
rompere quell’imbarazzante silenzio che si era creato.
Spesso
i loro occhi tentennavano e si
posavano furtivi sulla figura dell’altro per poi distogliere
velocemente e
goffamente lo sguardo da un’altra indefinita parte.
Senza
dar fiato ai loro pensieri,
camminarono a lungo su di una ripida stradina brecciata.
Di
certo, la fatica non aiutava a lasciarsi
andare e a sbloccarsi da quello stato di digiuno verbale che al termine
dello
scosceso sentiero aumentò brutalmente ancor
di più.
Il
panorama che si era infatti bruscamente
aperto davanti a loro contribuì notevolmente a mantenere
inalterata la
situazione di stallo in cui riversavano ormai da tempo.
Sakura
aveva dimenticato la bellezza
mozzafiato della sua città natale e quanto quel posto fosse
magico e
suggestivo.
Da
quel punto di vista, Suna sembrava
prostrarsi ai suoi piedi.
I
suoi occhi smeraldi l’abbracciavano
avidamente tutta quanta.
L’imponenza
dei grattacieli e degli edifici
più nuovi si univa meravigliosamente con la rocciosa parte
vecchia.
Da
lassù, la città appariva davvero
piccolissima.
Dimenticando
di essere in compagnia
dell’attore, la ragazza stese il suo braccio e con fanciullesca eleganza
cercò di chiudere e
stringere tutta Suna dentro il suo minuto e forte pugno.
La
reazione dell’Uchiha all’innocente gesto
del primario fu immediata.
Presto
il suo ghignò beffardo per l’appunto
la ridestò.
“Non è
bellissimo? E’ lo skyline naturale più incredibile
che conosca” fece uscire
la giovane, cercando di distogliere le solite bonarie attenzioni di
scherno
dell’attore.
“Sì, è
incantevole.”
Dopo
quella risposta, Sakura si fermò a
contemplare l’attore dimenticandosi del meraviglioso
paesaggio.
Sasuke
era davvero un ragazzo particolare,
interessante, misterioso.
Ogni
minuto passato in sua compagnia le
faceva prender amaramente consapevolezza dell’incredibile
attrazione fatale che
provava giorno dopo giorno nei suoi confronti.
Non
era solamente il suo aitante aspetto
fisico a spingerla verso di lui, non era stata mai una ragazza
superficiale, ma
era soprattutto quel suo essere criptico, ermetico ad incuriosirla e a
stimolarla.
“La
smetti di fissarmi in questo modo? So di essere dannatamente
affascinate ma tu,
principessa, te ne stai approfittando” la
canzonò sarcasticamente.
“Scusami”
arrossì violentemente seduta stante, “è
solo che non riesco a smettere. Tu stai facendo così tanto
per me e mi è
difficile smettere di pensare a cosa ti passi per la testa, al
perché sei così
premuroso con me. Sono sicura di potermi fidare di te ma mi piacerebbe
comunque
conoscerti meglio. Io per te sono così
trasparente…vorrei poter dir lo stesso
di te.”
“Sakura,
io sono diverso da te e Naruto. Ho chiuso i miei occhi molto tempo fa.
Sono
completamente avvolto dalle tenebre. Non riusciresti a vedere
niente.”
La
sua innocenza l’aveva disarmato, di
nuovo.
Il
ragazzo aveva paura della facilità con la
quale l’Haruno riuscisse a leggerlo dentro, a capirlo, a
comprenderlo e
soprattutto a farlo sentire speciale ed unico.
Non
voleva sporcarla con i suoi ingombranti
demoni e fantasmi interiori.
Quella
ragazza brillava di luce propria e
non aveva intenzione di colorare la sua vita di nero.
“Io
credo che tu abbia solo paura. So che una frase del genere detta da una
ragazza
insicura e spesso remissiva come me ti faccia arricciare il naso ma te
l’ho già
detto sono certa che tu nasconda molto di più. Guarda solo
quello che stai
facendo per me, a dove siamo adesso!”
“Sakura,
tu mi paghi per questo! Smettila di voler vedere un qualcosa, un
qualcuno che
ormai non c’è più”
la
interruppe bruscamente.
“Sì, è
vero ti ho pagato ma ti ricordo che non sei tenuto a consolarmi. Il tuo
compito
non dovrebbe andare oltre la recita con i miei eppure sei qui con me.
Perché
non vuoi che gli altri vedano quanto buono c’è in
te?!”
“Perché
se vedono il bene, si aspettano il bene e
non credo di poter
soddisfare le tue aspettative” le disse duro,
guardandola dritta negli
occhi.
Voleva
che scappasse lontana da lui perché
se fosse rimasta non sarebbe più stato in grado di lasciarla
andare via.
Voleva
respingerla fin quando era ancora in
tempo per salvarla da sé stesso.
“Smettila
di parlarmi come se io fossi perfetta. Non puoi sempre sapere quello
che
realmente voglio, desidero” rispose colpita Sakura,
allontanandosi e
andando a sedersi su una panchina in marmo leggermente distante dal
punto in
cui si trovavano.
Una
parte del suo cuore, sapeva
perfettamente che l’attore non fosse tenuto a rivelargli
niente della sua vita,
del suo personale ma inevitabilmente aveva finito lo stesso per
restarci male.
Si
era ormai perdutamente affezionata a lui
e voleva a tutti i costi risollevarlo da quella apatia sentimentale.
Nonostante
gli sforzi, sembrava però che
Sasuke fosse impermeabile al calore, all’amore e che
scappasse da questo come
un animale selvatico braccato dai cacciatori.
Quella
chiusura ermetica e quegli alti muri
di difesa che si era eretto negli anni erano difficili da scalare ed
abbattere.
Ad
esser sincera, iniziava a dubitare
persino del fatto di aver male interpretato quel messaggio di aiuto, di
bisogno
che aveva colto la prima volta che aveva visto i suoi occhi neri.
In
fin dei conti, Sasuke aveva ragione.
Loro
due erano davvero molto diversi e forse
non si sarebbero mai potuti trovare, conciliare.
Sakura
aveva confessato a quel ragazzo tutta
la sua vita, il suo passato segreto in virtù di quel legame
che percepiva e
temeva quindi oltremodo la distruzione e l’annullamento di
quella forte
connessione sensitiva.
Aveva
bisogno della sua presenza, dello
strano e particolare conforto che sapeva darle.
Tutta
la fiducia che riponeva in lui poteva
però sgretolarsi con una sua semplice parola.
Tuttavia
Sakura, essendo una masochista,
avrebbe preferito mille volte una dura e spiacevole verità
ad una bella e dolce
illusione di un possibile futuro insieme.
Per
lo meno, si sarebbe finalmente messa
l’anima in pace.
Dei
passi leggeri ed ovattati le fecero
alzare lo sguardo e la distrassero da quel turbinio di pensieri.
I
suoi occhi verdi si ritrovarono immersi
negli occhi neri di Sasuke.
“Posso
sedermi?” le chiese gentilmente.
Non
aveva resistito.
Era
ormai troppo tardi per separarsi da lei.
“Certo”
gli rispose cordiale, facendogli spazio.
L’Haruno
non avendo il coraggio di riniziare
a sondare l’animo chiuso e distante dell’attore,
preferì restare in silenzio.
Attendeva
una sua mossa, qualsiasi essa
fosse.
Nessuno
dei due sembrava però volere fare
concretamente qualcosa.
Il
rumore della natura tornò quindi a farla
da padrona.
“Come
fai ad essere ancora così ottimista e speranzosa nella vita
quando questa ti ha
già portato via tutto?” le chiese
l'Uchiha, spezzando l’apparente pace.
Da
quando l’aveva conosciuta, si era spesso
chiesto come Sakura riuscisse a credere ciecamente in un domani
migliore.
Quell’atteggiamento
positivo della ragazza
lo incuriosiva tantissimo ed era senza dubbio uno dei principali motivi
che
l’avevano spinto a darle una mano, a tornare indietro sui
suoi passi.
Voleva
capire come fosse possibile tornare a
sperare, continuare a vivere.
Di
certo, lui aveva smesso.
“Non
posso permettermi di mollare la presa. Reagire e continuare a credere
sono gli
unici modi che abbiamo per chiedere il conto al nostro destino.
E’ il vissero
felici e contenti, Sasuke.” Gli rispose con il
cuore in mano, sfoggiando
uno dei suoi sorrisi più belli e sinceri.
“Non credo ci sia un lieto fine anche per
me…” si interruppe
bruscamente l’attore.
Sakura
prese allora le mani del ragazzo e le
strinse forte.
“Soprattutto
per te” gli sussurrò, prima di baciargli
delicatamente i palmi.
“Tre
anni fa, i miei genitori sono morti in un imprevisto incidente
stradale. Quella
notte ho perso tutto. Non ho più alcun motivo per restare
aggrappato.”
“Scusami,
non ne avevo idea. Mi dispiace molto. Posso solo immaginare quanto tu
abbia
sofferto. Nel mio piccolo, i primi anni a Konoha, ho provato la tua
stessa
sofferenza. So quanto può esser brutto sentirsi soli,
incompresi ma tutto
questo dolore provato non può assolutamente impedirci di
amare ancora. Devi
rischiare e semplicemente vivere anche per loro. Io ho avuto la fortuna
di
incontrare Tsunade, tu devi semplicemente trovare la tua
persona.”
“E’
difficile pensare che possa vivere felice quando non riesco a salvare
neanche
mio fratello. Sai, alla guida della macchina quella maledetta notte
c’era lui.
L’equipe medica di Tsunade ha fatto un miracolo ed
è riuscita a salvarlo ma per
la sua vista c’è stato ben poco da fare. Da quel
giorno, ha acquisito una
cecità semi-permanente ma in questi tre anni non ha voluto
operarsi. Si sente
il principale responsabile della morte dei nostri genitori e del
drastico
cambiamento della mia vita e si auto punisce in questo modo. A me non
resto
altro che vederlo appassire e trascorrere i migliori anni della sua
vita in
quella vostra fottutissima casa di cura. Lo chiamo e lo vado a trovare
ogni
giorno ma il nostro rapporto non è più quello di
una volta. Entrambi siamo
troppo orgogliosi per far vedere quanto bisogno abbiamo
dell’altro. Io volevo
solo deresponsabilizzarlo ed ho cercato subito di rendermi
indipendente,
caricandolo il meno possibile dei miei problemi. Lui, invece, si
è chiuso in sé
stesso e come sempre non capisco cosa gli passi per la testa.”
Sakura
ascoltò il delicato racconto di
Sasuke attentamente e realmente toccata.
C’era
davvero un mondo pieno di fragilità e
paure all’interno del cuore dell’Uchiha.
Si
trovò a pensare che gli occhi fossero
davvero lo specchio dell’anima.
Man
mano che il ragazzo si raccontava, l’Haruno
cominciava a mettere insieme i piccoli tasselli del puzzle.
Si
somigliavano moltissimo.
“Tuo
fratello è Itachi Uchiha, vero?”
“Sì,
lo conosci?”
“Ultimamente
ho avuto spesso modo di prestargli le ordinarie cure mediche e di
chiacchierarci un po’. L’ho adorato sin dal primo
momento in cui mi ha parlato.
Ha lo straordinario potere di farmi sentire a mio agio. A quanto pare,
Tsunade
deve aver sentito parlare di te da lui e per questo ti conosceva e mi
ha dato
il tuo numero” gli sorrise.
Sakura
e Sasuke erano ancora ben lontani
dallo scoprire la scommessa che legava segretamente la Senju al
maggiore
dell’Uchiha.
Tutto
appariva ai loro occhi come una
fortuita combinazione di coincidenze.
“Ha il
carattere pacifico di mia madre. Ti avrà dato sicuramente
molto meno filo da
torcere rispetto a quanto te ne abbia dato io”
finalmente incurvò le labbra
all’insù.
“Sono
stata proprio una sciocca a non pensarci prima. Avete davvero diversi
tratti
somatici in comune ma mi conosci ormai e sai quanto sono sbadata ed
ingenua. Se
ti può interessare la mia opinione, non
c’è nulla di così spaventoso in te, al
contrario. Sasuke non sei solo. Itachi è vivo e solo tu puoi
riuscire a fargli
cambiare idea. Devi restare aggrappato a lui, non darti per vinto.
Presentati
di nuovo, mostrati realmente per quello che sei e vedrai
andrà tutto bene. Con
me, ha funzionato.”
Il
ragazzo alle calde e concitate parole
della ragazza sorrise sinceramente e si avvicinò lentamente
e con delicatezza
al suo viso.
Erano
vicinissimi, ognuno paralizzato nei
colori dell’altro.
Respiravano
in simbiosi e all’unisono.
Non
c’era più alcun confine.
Sasuke
allora colpì delicatamente la fronte
della ragazza con il solito buffetto, poi fece scendere dolcemente le
dita
lunghe e sottili giù per il suo naso sino a terminare la
discesa sul suo mento.
Avvicinò
così Sakura ancora più vicino a sé
e la baciò a fior di labbra.
Un
bacio tenero, puro, innocente che
mostrava tutta la gratitudine e l’importanza di quello
scambio di anime.
“Sakura,
grazie” le sussurrò sulle labbra prima
di alzarsi di scatto, interrompendo
quel magico momento di intimità.
L’Haruno
lo guardò andar via confusa.
Non
riusciva a comprendere a pieno le sue
parole e quel avvicinamento ed allontanamento repentino.
In
cuor suo avrebbe tanto desiderato che le
loro labbra restassero unite per sempre.
Le
emozioni che infatti provava in compagnia
dell’attore erano un continuo crescendo e del tutto nuove.
Si
stava innamorando di lui e questo era
senz’altro un enorme problema.
Cercò
di scacciare così quest’ultima
consapevolezza, occupando il suo tempo con altro da fare.
“Sasuke
mi insegni a guidare l’Harley?”
L’Uchiha
all’udire dell’urlata proposta della
ragazza si voltò e tornò a guardarla con il
solito modo di fare beffardo.
“Tu
sull’Harley? Sei per caso impazzita?!” le
fece sarcastico, alzando il
sopracciglio.
“Dai,
ti prego! Ho sempre sognato di portarla ma mio padre non me
l’ha mai permesso.
Apprendo velocemente, non ti devi assolutamente preoccupare.”
“So
già che me ne pentirò per il resto della mia
vita” le disse avviandosi già per la
stradina
brecciata.
Sakura
lo raggiunse di corsa e in un impeto
autentico di euforia lo abbracciò da dietro per poi
velocemente superarlo
nella discesa.
“Dai
corri, hai una lezione da tenere!”
Rapidamente
i due ragazzi raggiunsero il
posto in cui avevano parcheggiato la motocicletta.
Sakura
era al settimo cielo.
Sasuke
la esortò quindi a salire sulla moto
e a mettersi il casco.
“Tocca
a me?”
“Sì,
principessa.”
Con
forza la ragazza scavallò l’Harley e
cominciò a trovare il giusto equilibrio, sotto lo sguardo
vigile dell’attore.
“Come
la senti?” le domandò.
“E’
pesante”
A
quel punto Sasuke prese posto dietro di
lei ed allungò le sue lunghe braccia sul manubrio.
“Freno
e gas sono a destra, la frizione invece è a sinistra. Le
marce sul pedale in
basso.”
“Ok” gli rispose
contenta mentre seguiva ed
emulava ogni suo gesto.
“Ora
per partire, dopo aver messo la prima, devi lasciare andare un
po’ la frizione.
Un po’ lasci, un po’ dai gas.”
Grazie
ai consigli del ragazzo, l’Haruno
riuscì a mettere in moto, mettendo però troppo
gas.
Sasuke
così sobbalzò all’indietro e la
ragazza partì pericolosamente da sola.
“Frena,
cazzo frena! Frizione, la frizione!”
Con
un balzo felino, l’Uchiha riuscì a
riposizionarsi dietro di lei e a riprendere la gestione del mezzo.
“Ecco,
brava calmati. Riprendi il controllo. Non devi aver paura, sono qui
dietro di
te.”
Insieme
cominciarono a fare qualche metro.
“Devi
andare dritta, non è un slalom imbranata.”
“Ho
capito. Aspetta un attimo, genio. Ho capito.”
Vedendola
più sicura, l’attore lasciò le
braccia dal manubrio.
“Ci
sei? Ecco, brava. Voilà.”
Seppur
lentamente, Sakura procedeva
sicura dritta per il grosso
spiazzale.
Aveva
trovato l’equilibrio di base.
“Oh, è
meraviglioso! Sasuke guarda!”
“Non
sconcertarti, gli occhi sempre sulla strada, allieva.”
Insieme
percorsero così tutto il rettilineo
disponibile.
Risero
tantissimo.
Sembravano
esser tornati adolescenti.
“Adesso
spegni. Sei stata brava.”
“Te
l’avevo detto che non dovevi preoccuparti!”
“Avevi
ragione. Scusami, pilota”
le disse divertito mentre scendeva dal mezzo e l’aiutava a
togliere il casco.
“Grazie”
gli sussurrò vicino alle labbra.
Di
nuovo si ritrovarono vicinissimi.
Il
ragazzo cercò di avvicinarsi di più a
lei.
Un
rombò squarciò però il romantico e
appassionato silenzio.
Improvvisamente
un imperioso temporale
estivo si scagliò contro Sakura e Sasuke.
“Cazzo,
merda. Mettiti questa. Ci bagneremo tantissimo. Cercherò di
tornare a casa il
prima possibile” le stese Sasuke la sua giacca,
mentre svelto si rimetteva
il casco.
Sakura
assecondò i suoi ordini,
risistemandosi stretta a lui dietro l’Harley.
Era
bello anche tutto bagnato.
In
pochi minuti, l’Uchiha sfrecciò via
diretto a Villa Haruno.
Quel
temporale aveva rovinato tutto.
Addosso
ad entrambi era rimasta la voglia di
aversi, baciarsi, stringersi più forte.
Volevano
appartenersi, potevano essere
l’appiglio l’uno dell’altro.
NOTA
DELL'AUTRICE
Mi
scuso per il mancato appuntamento della passata settimana ma oltre ad
esser stato mercoledì scorso il mio compleanno, il
sito di EFP ha
riscontrato problemi nel server e le amministratrici consigliavano di
non pubblicare le fiction di modo da evitare che il lavoro andasse
perso.
Così,
eccomi oggi di nuovo qui con il nuovo capitolo di Runaway Candy
.
Spero
sia di vostro gradimento e che in qualche modo possa risolvere i
disguidi causati la scorsa volta. Sarà un piacere sapere
cosa ne
pensiate.
E'
un capitolo a cui tengo molto. Un bacione, a mercoledì
prossimo (è una promessa) ValeUchiha07.
|
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Capitolo 22 *** Capitolo XXII ***
Capitolo
XXII
Finalmente
erano al riparo nel garage di Villa Haruno.
Per
tutta la durata del tragitto, Sakura non aveva fatto altro che tremare
e stringersi forte a Sasuke.
I
forti tuoni e gli accecanti lampi non l’avevano di certo
aiutata a mantenere la calma.
Quegli
impetuosi e violenti temporali estivi la terrorizzavano ancora come
quando era bambina.
“Sei al sicuro ora,
fifona” le disse l’Uchiha divertito,
mentre si toglieva il casco e con le mani si scompigliava i capelli.
L’Haruno
provò a rispondergli prontamente ma le parole le morirono in
gola , vedendolo bagnato e bellissimo con i vestiti attaccati al corpo
per via dell’abbondante pioggia presa che gli segnavano
perfettamente il fisico statuario.
“Per la cronaca, avevo
solo freddo. A proposito, grazie per la giacca”
trovò subito dopo la forza per rispondergli.
“Dovere. Pronta
per l’ultimo scatto sotto il diluvio?”
“Mia madre ci
ucciderà quando ci vedrà entrare in casa conciati
così!”
“Allora, dammi
la mano e non lasciarla per nessuna ragione al mondo. Al mio tre,
corriamo. Uno … due … tre!”
Sasuke
la trascinò velocemente fuori ed insieme percorsero mano
nella mano gli ultimi metri che li distanziavano dal calduccio della
Villa.
Impercettibilmente
Sakura si trovò a ridere divertita e spensierata,
contagiando anche l’attore.
Inutile
dire che una volta entrati a casa, gli occhi sbigottiti dei pochi amici
e parenti rimasti al ricevimento furono tutti indirizzati a loro che
incuranti continuarono comunque a correre freneticamente su per le
scale.
In
quel momento, la ragazza aveva la mente libera da qualsiasi pensiero.
Vedeva
solo la sua mano intrecciata in quella del giovane e si lasciava
guidare e cullare da lui e dal suo buon profumo.
Erano
anni che non si sentiva così libera, felice.
Senza
neanche accorgersene, la porta della sua cameretta si chiuse dietro di
loro.
L’Uchiha,
come promesso, era riuscito a portarla in salvo ed ad aiutarla di
nuovo.
“Vai al bagno,
asciugati. Ti aspetto qui” le disse gentilmente.
“Non se ne parla
proprio. Vieni dentro con me”
controbatté, arrossendo. “Cioè ti
sei bagnato più di me. Rischi davvero di ammalarti se non ti
asciughi subito e ammalato non mi sei di alcun aiuto”
“Posso veramente
entrare con te senza correre il rischio di ritrovarmi sommerso da
questi cosi?” domandò sarcastico,
tirandole addosso il primo orsetto di peluche che aveva trovato
sottomano.
“Sì,
cretino. Guarda che non avrai la fortuna di sentirtelo ripetere due
volte.”
Con il
suo solito sbuffo di approvazione, Sasuke la seguì in bagno
ed iniziò ad asciugarsi i capelli con
l’asciugamano.
Sakura
velocemente accese il phone ed iniziò a passarselo
indistintamente su ogni parte del corpo.
Quando
il ragazzo riemerse dal morbido ed avvolgente tessuto, si
fermò a guardare l’Haruno totalmente rapito dai
suoi morbidi, femminili e delicati gesti.
“Scusami, ora te lo
presto” fece uscire colpita il primario,
ricambiando lo sguardo.
Sasuke
si alzò di scatto dal bordo vasca sul quale era appoggiato e
le tolse di mano il phone, spegnendolo e la prese e strinse fra le sue
possenti ed ancora bagnate braccia.
Sakura
temette di svenire. Ma non fu affatto così.
Velocemente
l’attore posizionò la sua mano fra i capelli rosa
e umidi di lei e la baciò all’istante,
profondamente.
Nessuno
dei due aveva intenzione di fermarsi, spaventati all’idea che
di lì a poco qualcuno o qualcosa avrebbe potuto interrompere
tutto e spezzare la magia.
Entrambi
avevano il respiro corto e le mani impegnate a strapparsi i vestiti
zuppi di dosso, fino a che Sakura non cominciò ad
accarezzargli il petto muscoloso.
La
ragazza chiuse così gli occhi, perdendosi nella pelle
morbida e fredda della sua schiena e giù fino
all’elastico dei suoi boxer neri.
Sasuke
le tolse il reggiseno con impazienza e le stuzzicò i
capezzoli già turgidi.
Si
mise poi in ginocchio baciandole ogni centimetro quadrato del ventre,
leccandola fino all’orlo della brasiliana già
bagnata.
La
giovane urlò con le mani aggrappate ai suoi capelli corvini
e con le ginocchia che le tremavano.
L’Uchiha,
a quel punto, la prese dolcemente in braccio e
l’adagiò sul letto, liberandola anche degli slip.
Subito
dopo cominciò a baciarle l’interno delle cosce.
In
preda ai gemiti, Sakura trovò la forza per poggiarsi sui
gomiti, spinta dal desiderio di vedere la sua bocca che si avvicinava
avidamente al suo sesso, la sua lingua che si preparava ad entrare
dentro di lei.
Quando
lo fece gemette di piacere, urlando il suo nome, stringendo forte il
copriletto tra i pugni, fino a raggiungere un orgasmo così
potente, così intenso.
Spinta
dalla passione, perse ogni inibizione, ogni paura e con sicurezza gli
strappò i boxer di dosso, liberando l’erezione
enorme di Sasuke.
Il
ragazzo non riuscì a nascondere il proprio piacere quando
lei gli prese il membro fra le mani.
L’Haruno
abbassò poi il capo per accoglierlo nella sua bocca ma
l’Uchiha la fermò con un sospiro.
“Non credere che non
voglia” ansimò, “soltanto che sono
così eccitato che non durerei più di qualche
secondo. E prima ho il bisogno di entrare dentro di te. Voglio tutto di
te.”
“Sasuke”
rispose, estasiata dalle sue parole. “Hai i
preservativi?” gli chiese poi sperando con tutta
sé stessa che la risposta fosse positiva.
Sasuke
fece un largo sorriso, mal celando l’imbarazzo.
“A costo di sembrarti
presuntuoso, sì, li ho portati” le
spiegò avvicinando una mano al portafoglio appoggiato sopra
il comodino per prenderne uno e porgerglielo.
Sakura
glielo infilò con cura, massaggiando nel frattempo la sua
erezione, prima di sentirsi spingere sul letto e di averlo addosso in
un contatto così intenso da portarla quasi ad avere un
secondo orgasmo.
Il
ragazzo la baciò con passione, quasi mangiandola. Anzi
divorandola.
Poi le
catturò le mani intrecciando le proprie dita con le sue,
portandole le braccia dietro la testa.
I loro
corpi erano sudati e traspiravano l’odore intenso della
passione da ogni poro.
“Ti prego,
Sasuke. Adesso.”
L’Uchiha
entrò dentro di Sakura lentamente fino a che, con un lungo
gemito, lei non l’accolse in tutta la sua lunghezza.
Era
una sensazione incredibile.
La
ragazza contrasse i muscoli per sentirlo il più possibile.
“Oh,
Sakura.”
Il
ritmo si fece più veloce e più intenso mentre
l’Haruno cominciava ad avvertire la presenza di un secondo
potente orgasmo. Che si anniunciò come
un’esplosione di luci e di colori, portandola ad affondare i
denti nella spalla dell’Uchiha per soffocare le urla.
L’orgasmo
di Sasuke arrivò qualche secondo dopo il suo, al suono del
suo nome.
Crollarono
l’uno addosso all’altro ridendo, bollenti e madidi
di sudore.
“Sembra proprio che
stanotte potrai fare a meno dei peluches”
commentò l’attore sarcastico. Poi la fece rotolare
sopra di sé. “E’
stato straordinario” le disse guardandola negli
occhi.
Sakura
sospirò contro il suo petto, languida ed appagata, con il
corpo che ancora le pulsava per il piacere provato.
“Devo
confessarti una cosa…”
“Cosa
c’è adesso?” chiese
preoccupato.
“Oggi, quando
eravamo insieme, mi sono spaventata. Non capivo bene perché
fossi così rapidamente scappato da me dopo quel dolcissimo
bacio. Credevo di non piacerti abbastanza e io avevo ancora
così voglia di baciarti.”
L’attore
si mise a ridere.
“Dico sul serio. Non è
una cosa tanto divertente.”
“Invece lo
è. Guardaci adesso, credo che siamo andati ben oltre le tue
caste e negative aspettative” le rispose
beffardo, fissando avidamente il suo corpo nudo.
Il
primario arrossì vistosamente.
“Cosa credi di fare
ora?”replicò, cercando senza
risultato di coprirsi.
“La doccia con
te.”
Sasuke
la prese in braccio e la portò di nuovo in bagno.
“Avevi tanto freddo,
no?” le sussurrò baciandola.
Sakura
annuì felice di tutto, del suo corpo, delle sensazioni
incredibili che solo quel ragazzo sapeva regalarle e della bella
persona che era in sua compagnia.
Si
avvicinò così a lui, premendo i suoi seni piccoli
e sodi contro il suo petto.
L’acqua
calda che rimbalzava sul suo corpo e sulle mani di Sasuke che le
accarezzavano la schiena le faceva provare un’emozione
straordinaria.
Gli
cinse la vita con le braccia, mentre con le unghie lo graffiava
dolcemente.
Sasuke
tirò la testa all’indietro in preda al piacere.
L’Haruno
allora cominciò a massaggiarlo dappertutto: spalle, braccia
e schiena, giù fino alle cosce.
Lo
fece lentamente, mentre diventava sempre più consapevole
della sua erezione.
Si
inginocchiò, cominciando ad accarezzargli il sesso, per poi
accoglierlo nella sua bocca solleticandone la base con le dita.
L’Uchiha
emise un gemito intenso.
“Ora, tocca a
te” le bisbigliò, mettendola rivolta
verso il muro con l’acqua che le rimbalzava sul viso.
Da
dietro le afferrò un seno con la mano, mentre con
l’altra le stringeva forte i glutei.
Dai
glutei si spostò poi alla schiena, su fino alle spalle e poi
di nuovo giù sul ventre, all’interno delle cosce e
sull’inguine.
“Mmh
… oh … sì!”
“Ti
piace?”
“Da
impazzire.”
Con
calcolata lentezza fece scivolare un dito dentro di lei, stuzzicandole
il clitoride e penetrandola poi con un altro dito.
Sakura
sentì che un altro orgasmo, il terzo, stava per arrivare.
Fu
intenso proprio come gli altri.
Sussultò
pervasa dal piacere.
Gli
spasmi erano numerosi ed ormai faceva fatica a reggersi sulle gambe.
Sasuke
cercò di sostenerla con una mano ma lei scivolò
comunque, facendo perdere l’equilibrio anche a lui.
Caddero
insieme.
“Stai
bene?”
“Sì”
rispose imbarazzata ed ancora piena di desiderio. “E tu?”
“Anch’io. Direi che con
la doccia può bastare così. Sei sempre la solita
imbranata!”
Scoppiarono
entrambi a ridere e continuarono a farlo finché, avvolti
negli asciugamani, uscirono dal bagno dove si strofinarono
l’un l’altro.
Naturalmente
questo li portò di nuovo a toccarsi, a baciarsi e a rotolare
sul letto.
Mettendogli
le braccia al collo, Sakura gli sussurrò parole eccitanti
all’orecchio finché il suo pene divenne duro di
nuovo.
Sasuke
la spinse con forza sul materasso succhiandole appassionatamente i
capezzoli mentre lei gli graffiava la schiena, stringendolo forte.
Il
quarto orgasmo stava per arrivare.
“Voglio guardarti
negli occhi” dichiarò
l’Uchiha prendendola, mentre lei gli cingeva la vita con le
gambe per sentirlo meglio.
Le
scosse di piacere si fecero più intense, più
veloci.
La
vita pulsava in loro e tra di loro. Dura li guidava, inesorabile.
Una
salita martellante verso la vetta.
Il
cuore che batteva ed il corpo teso.
Raggiunsero
insieme l’apice del piacere.
Sasuke,
mormorando il suo nome, si lasciò cadere in lei avvolgendola
con le sue braccia.
Gli
occhi di Sakura si riempirono di lacrime ma le sue gocce salate si
asciugarono senza lasciar traccia.
Erano
anni che non provava più queste fortissime sensazioni
d’amore.
Non
aveva ancora voglia di muoversi quando il ragazzo si spostò,
sistemandosi accanto a lei e mormorando che non voleva schiacciarla.
Troppo
tardi, l’Haruno era già polverizzata. Esplosa in
polvere e non sarebbe mai potuta tornare ad essere come prima.
Appoggiò
così la testa nell’incavo della spalla
dell’attore e in quel momento comprese che fare
l’amore con Sasuke le aveva dato un nuovo ordine.
Tutti
gli elementi della sua vita passata erano lì ma con una
configurazione totalmente diversa, nuova.
Ascoltò
il ritmo del suo cuore finché non si addormentò.
Era
felice. Tremendamente felice.
Note
autrice: Essendo la mia prima fiction non so se il rating della storia
debba essere alzato a rosso o possa restare dopo questo capitolo
nell’arancione. In caso sia necessario cambiare fatemelo
sapere che provvederò.
Fatemi
sapere che ne pensate. Un grazie anticipato a tutti coloro che lo
faranno e a quelli che continuano a seguire appassionatamente Runaway
Candy.
A
mercoledì prossimo, un bacione ValeUchiha07.
|
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Capitolo 23 *** Capitolo XXIII ***
Capitolo XXIII
Quando
Sakura aprì gli occhi, le prime luci del mattino erano
già passate da tempo.
Erano
anni ormai che non dormiva così tanto.
In
quella vita di immeritata solitudine auto-inflitta, i vizi che si era
concessa erano stati pressoché nulli.
Aveva
buttato e gettato tutta sé stessa nel lavoro ed ora
inevitabilmente tutto questo le sembrava strano.
Così,
mentre era intenta a riflettere su quanto sinora la sua vita fosse
stata vuota e priva di scosse emotive, la ragazza si vide costretta a
conguagliare tutti i suoi pensieri sul rumore frenetico ed intenso del
suo cuore.
I
ricordi passionali della notte precedente le tornarono quindi
velocemente alla mente e la fecero sorridere imbarazzata.
Era
stato un attimo, un magico momento di lucida follia.
Con
gli occhi stanchi ed ancora pieni di sonno, l’Haruno
cercò dunque di focalizzare e trovare l’immagine
di Sasuke accanto a sé ma con estrema delusione non la
trovò.
Il
panico e la sua naturale ansia la colsero e colpirono prepotentemente.
Dopo
una notte come quella, non poteva davvero averla abbandonata.
Non
aveva mai sentito l’Uchiha più vicino e vero di
così.
I suoi
sentimenti ed il suo sesto senso non potevano averla ingannata di nuovo.
Di
scatto, si alzò dal letto e si sistemò alla bene
e meglio, pronta a mettere a ferro e fuoco la Villa pur di ritrovarlo
ed abbracciarlo.
Aveva
bisogno di lui. Sentiva dannatamente la necessità di averlo
vicino e di saperlo dalla sua parte.
Affannosamente
scese le scale.
Non
era pronta a dover rimettere insieme i vecchi ed ingenui cocci della
sua vita che ora, finalmente, sembravano aver trovato la loro giusta
disposizione.
Non
avrebbe retto ad un’altra delusione amorosa.
“Buongiorno bella
addormenta!” la salutò entusiasta
Ino.
“Buongiorno a
te, Ino-pig. Hai per caso visto Sasuke? Non lo trovo da nessuna
parte.”
“Altro che se
l’ho visto!”
Alle
parole della sorella, Sakura sbarrò gli occhi confusa e la
esortò a continuare.
“Stamattina ero
venuta a bussare alla vostra camera. Volevo avvisarti che ho deciso di
cambiare il tema di questa sera per il mio addio al nubilato.
Così quello schianto del tuo ragazzo mi ha aperto la porta
munito solo dei suoi boxer. La giornata è partita
decisamente con il piede giusto. L’ho così messo
al corrente della fantastica serata anni ’60 che vivremo
stasera!”
“Tralasciando il fatto
che stai per sposarti e che i tuoi pensieri dovrebbero essere
esclusivamente indirizzati a quel poveretto di Sai … Ino,
non puoi cambiare il tema della festa il giorno stesso
dell’evento. E’ una follia! Ora cosa
diavolo mi metto!?” la interruppe il primario
bruscamente, seriamente preoccupata per la sanità mentale di
sua sorella.
“Certo che
posso Fronte-spaziosa, io sono la sposa! Comunque se non avessi il
solito vizio di interrompermi, sapresti già che Sasuke ha
pensato a tutto. Me l’aveva detto che non l’avresti
presa benissimo e che saresti diventata suscettibile. Come ti conosce
...”
“Allora,
gentilmente, potresti essere un po’ più chiara e
concisa?!”
“Per
l’appunto. Dopo che l’ho ragguagliato sui miei
nuovi piani, il tuo mister muscolo mi ha chiesto se conoscessi un
negozio dove avrebbe potuto trovare qualcosa per te per
l’occasione. Gli ho quindi consigliato due/tre posticini e ho
costretto il mio Sai ad accompagnarlo. Magari così impara
come si comporta un vero cavaliere e mi compra qualcosa per farsi
perdonare” cinguettò.
“Avreste dovuto
svegliarmi. Io non sono suscettibile ed agitata.”
“Davvero?”
storse il naso l’eccentrica sposa.
“Ok… forse
un pochino” finalmente rise.
Il
nodo in gola era ormai sciolto.
Sasuke
non aveva alcuna intenzione di lasciarla, di scappare lontano da lei.
Era
ancora al suo fianco pronto e determinato a sopportare i suoi sbalzi
d’umori e le stramberie di Ino e della sua famiglia.
“Comunque ho provato a
convincerlo a svegliarti ma non ha voluto sentire storie. Ha detto che
eri stanca, moooolto stanca” fece Ino maliziosa.
Sakura
assunse in viso tutte le sfumature del rosso.
“Avanti
sorellina non credevo mica fossi Suor Maria Claretta. Non so se ti
rendi conto di che pezzo di manzo hai per le mani ?! Non toccarlo
sarebbe un tale spreco. Tienitelo stretto, è quello
giusto.”
“Lo so,
Ino-pig” rispose il primario sinceramente.
“No, non lo sai. Non
ho visto mai nessuno parlare così di te. Oggi, poi, a
colazione con la mamma…” si morse le
labbra Ino, rendendosi conto di aver detto qualcosa di troppo.
Se gli
occhi di Sakura fossero potuti uscir fuori, le sue pupille sarebbero
sicuramente schizzate di corsa fra le mani piccole e curate della
sorella.
“Ino cosa ha
detto Sasuke alla mamma? Non farmi stare sulle spine, dimmi
tutto!”
Era
tornata ad essere il solito mix di ansia e paranoie.
Temeva
che il ragazzo avesse potuto far crollare il suo castello di bugie di
carta.
Aveva
tremendamente paura.
Non
era ancora pronta a confessare la verità ai suoi e per
quanto si fidasse e si sentisse legata a lui, voleva comunqu che quella
faccenda restasse di sua competenza.
In
fondo, gliel’aveva promesso.
“Promettimi di
non dirgli che te l’ho detto.”
“Promesso.”
x x x
Un
forte rumore gli arrivò bruscamente alle orecchie e lo
costrinse ad aprire gli occhi.
Sakura
dormiva ancora beatamente attaccata a lui.
Era
bellissima.
Deciso
si avviò alla porta per evitare che questa si scardinasse e
che la ragazza potesse svegliarsi.
Voleva
saperla ancora felice, serena e rilassata.
“Ce ne hai
messo di tempo, Sak…”
Le
parole di Ino restarono immobili e pesanti nella bocca. La visione del
fidanzato della sorella mezzo nudo la paralizzò
piacevolmente.
“Buongiorno
Ino” salutò garbatamente Sasuke la
loro solita e fastidiosissima sveglia umana.
“Scusami ma
Sakura dorme ancora e non vorrei svegliarla. Ieri è stata
una giornata impegnativa. Si è stancata parecchio. Puoi dire
comunque tutto a me.”
Sasuke
ancora non riusciva a spiegarsi il perché di tutta quella
premura e protezione per quella strana e particolare ragazza dagli
insoliti capelli rosa.
Lo
stesso slancio passionale della notte scorsa era un qualcosa di
inusuale ed insolito per un tipo controllato e decisamente razionale
come lui.
Aveva
finito però per arrendersi all’idea di non poter
più resistere al bisogno impellente di baciarla, toccarla e
di saperla completamente e veramente sua.
Non
sapeva se fosse realmente innamorato di lei ma sapeva per certo di non
voler nessun’altra al suo fianco.
Quella
notte passata a fare l’amore con Sakura era stata davvero
straordinaria. La più bella della sua vita.
Erano
infatti passati fin troppi anni dall’ultima volta in cui
l’Uchiha aveva sentito dentro di sé una scossa di
calore così calda ed avvolgente.
Ora
inevitabilmente aveva paura di perdere tutto, ancora una volta.
Con
l’Haruno finalmente era libero di essere sé
stesso, svincolato da ogni copione e soprattutto pronto a riaffacciarsi
a quei sentimenti d’amore che da tempo aveva allontanato dal
suo cuore.
Quella
ragazza stava davvero salvando la sua anima dal torpore
emotivo. Si sentiva quindi sempre più in dovere di
salvaguardarla.
Per
questo motivo ascoltò, seppur con fatica, l’ultimo
delirio mentale di Ino.
La
famiglia Haruno sembrava possedere prepotentemente il gene della
stramberia nel suo DNA.
Sasuke
non osava proprio immaginare la faccia che Sakura avrebbe fatto
all'apprendere il repentino cambio di programma della sorella.
Aveva
imparato a conoscerla e prevedeva quindi che si sarebbe sentita come
suo solito fuori luogo ed inadatta, cadendo nel più totale
stato di panico.
Voleva
proteggerla anche dai suoi fantasmi interni e così gli venne
spontaneo offrirsi personalmente per risolvere quello sciocco inghippo
venutosi a creare.
In
fondo, comprarle un vestito non sarebbe dovuto essere troppo
impegnativo e stressante.
Contava
e sperava di tornare da lei il prima possibile. Non voleva farla
sentire sola.
“Sei molto
carino con lei. Ti faccio accompagnare e fare compagnia da
Sai.”
“Grazie, Ino.
Spero di non creargli problemi e seccature.”
“Figurati. Gli stai
molto simpatico e poi magari con la scusa puoi consigliargli di
comprarmi qualcosa” gli fece
l’occhiolino la bionda.
“Dico a Kakashi
di aggiungere un posto in più per la colazione?”
“Sì,
volentieri. Mi preparo e scendo. Grazie.”
Dopo
essersi velocemente vestito ed aver dato un’ultima occhiata a
Sakura, Sasuke scese le scale e raggiunse il resto della famiglia
Haruno in cucina.
“Buongiorno a
tutti” disse salutando educatamente.
“Buongiorno
Sasuke” rispose per primo Kizashi, seguito poi
a ruota da tutti gli altri famigliari.
“Grazie per il gentile
prestito” si rivolse l’attore proprio
al capo famiglia, restituendogli le chiavi dell’Harley
Davidson e del garage.”Scusatemi
ma Sakura dorme ancora ed ho preferito non svegliarla. Ieri abbiamo
preso tanta di quella pioggia e ne ha risentito parecchio. E’
stanca morta.”
“Tienile ancora. Te le
affido e lascio per tutta la settimana. Non ho fretta di riaverle.
Questa volta potreste approfittare del bel tempo e farvi un altro giro.
La mia bambina è sempre stata una grande
dormigliona” rise Kizashi, allungando di nuovo
il mazzo al ragazzo.
“Non scusarti per lei. Siamo
ormai totalmente abituati alla sua assenza e alle sue fughe improvvise.
Non è certo da ieri che ha iniziato a darsela a gambe
levate” tuonò severa
dall’altro lato del tavolo Mebuki.
“Mamma!”
la riprese prontamente Ino.
“No, Ino. Tua
madre ha ragione. Non è stato corretto da parte nostra
andarcene durante il vostro ricevimento ma voglio precisare che la
colpa della fuga è esclusivamente mia. Con tutti quegli
sguardi cattivi puntati addosso, l’aria si è fatta
piuttosto pesante. Ho pensato potesse fare bene a tutti una boccata di
fresco. Gli educatissimi ospiti avrebbero potuto spettegolare meglio
senza tua sorella in giro.”
“Con tutti i
problemi che ci ha creato e tutte le pene dell’Inferno che ci
ha fatto vivere, credo sia difficile non guardarla così.
Quelle persone sono nostre amiche, presenze costanti nella nostra vita.
Mia figlia invece per quanto ancora resterà?”
“Sentite, posso
solo immaginare quanto abbiate potuto soffrire in questi anni ma
credetemi ha sofferto e soffre molto anche lei.”
“Soffrire, soffrire per cosa?!”
rispose arrabbiata Mebuki.
“Ad esempio per
averla lasciata fuori dal tuo cuore. Perché non riesci ad
amarla? E’ così facile
d’amare.”
“Ma che cosa
sai tu di mia figlia? Tu non sai proprio niente. Hai
capito?!Niente!”
“So quello che
è necessario sapere. Non ho mai conosciuto in tutta la mia
vita una ragazza più forte, sensibile e dolce di Sakura.
E’ così fragile, così speciale e non
c‘è chiacchiera che possa farmi cambiare
idea.”
“La vedi questa casa? Tutto
questo? Per chi credi che io e mio marito lo facciamo? Io amo la mia
famiglia e non ti permetto più di giudicarmi.”
“Allora, con permesso
signora, dovrebbe farglielo sapere” concluse
severo l’Uchiha, abbandonando il tavolo da pranzo.
Se
Sasuke fosse stato in grado di guardarsi dal di fuori, avrebbe fatto
fatica a riconoscersi durante quella discussione tanto concitata e
sentita.
Non
era nel suo stile parlare molto e lasciarsi andare così
tanto.
Sakura
gli era entrata dentro più di quanto pensasse e credesse.
Senza
fare niente, quella ragazza l’aveva già cambiato
radicalmente.
“E’ meglio se ci
distraiamo un po’. Hai sganciato una grossa bomba di
là. Vieni con me.” lo raggiunse Sai.
In
quel momento, lo shopping non sembrava poi così nefasto e
fastidioso.
Al
contrario, l’avrebbe aiutato a distrarsi un po’.
Era
troppo orgoglioso per ammettere a sé stesso di essersi
perdutamente innamorato di quella ragazza tanto noiosa.
x x x
Quando
Ino finì di raccontare minuziosamente tutti gli importanti
avvenimenti che si era persa quella mattina, Sakura era visibilmente
scossa.
Non si
sarebbe mai aspettata da un ragazzo serio, sicuro e composto come
Sasuke una difesa ed una partecipazione così attiva e
coinvolta.
Quel
concitato e duro botta e risposta con sua madre le aveva fatto
comprendere quanto fosse stata sciocca a dubitare, appena sveglia,
della sua presenza, del suo starle vicino.
Sasuke
era lì per lei e con lei e non se ne sarebbe andato via.
Era
felice e radiosa come non mai.
Le
parole che l’attore le aveva riservato le avevano fatto
esplodere il cuore.
Aveva
chiesto infatti alla sorella di ripetergliele più e
più volte.
Stentava
ancora a crederci.
Dietro
alla maschera fredda e distaccata, l’Uchiha nascondeva
davvero un mondo caldo e pieno di colori.
Bisognava
solo avere la pazienza di aspettare che si spalancasse del tutto.
Le
parole di Itachi non potevano essere più vere.
Questa
volta i suoi occhi ci avevano visto giusto.
Dopo
il racconto di sua sorella, le forti e potenti emozioni della sera
precedente e degli altri giorni passati in compagnia dell'attore erano
acuite ancor di più.
Sakura
si sentiva proprio come un’adolescente alla sua prima cotta.
Non
riusciva a smettere di sorridere.
Era
bello finalmente sapere che ci fosse qualcuno che la trovasse
bellissima e speciale nella sua imperfezione ed ingenuità.
“La mamma ora
dov’è?” si sentì
comunque in dovere di chiedere. “E
soprattutto come sta?”
Non
riusciva a smettere di preoccuparsi per la sua famiglia.
“La conosci,
Fronte-spaziosa. Non l’ha presa per niente bene. Ha anche
litigato con papà. Ora si è chiusa nella serra e
non credo vorrà parlarvi per un po’ ma forse
è meglio così. Devi lasciarle il tempo di
abituarsi, di perdonarti. Questo è solo l’inizio.
Non ti permetterò più di lasciarci.”
“Ino, io non ho alcuna
intenzione di scappare via. Sono tornata per restare, te lo
prometto.” rispose il primario sicura ed
irremovibile, guardandola dritto negli occhi.
“Non sai quanto speravo di
sentirtelo dire.”
Ino
l’abbracciò forte.
Rapidamente
due fugaci lacrime rigarono il viso di Sakura.
Non
sarebbe stata più in grado di ritornare alla sua vecchia
vita, ad abituarsi alla loro assenza.
Avrebbe
portato quel suo segreto nella tomba ma non avrebbe più
rinunciato ad attimi del genere.
La
distanza separa le persone, non i cuori.
Quell’abbraccio
era il suo passato, il suo presente, il suo futuro.
Le
stava stringendo anche l’anima.
|
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Capitolo 24 *** Capitolo XXIV ***
Capitolo XXIV
Dei
passi e delle risate sempre più vicine costrinsero le due
sorelle a sciogliere il delicato e prezioso abbraccio.
“Tesoro, siamo
tornati!” urlò Sai dal disimpegno.
“Siamo qui,
caro” gli rispose Ino. “Non vedo
l’ora di vedere cosa hanno combinato insieme quei
due” sussurrò poi
divertita, rivolgendosi al primario.
Sakura
era in trepidante attesa.
Non
desiderava altro al mondo che vedere gli occhi neri di
Sasuke. Li voleva tutti per sé e brucianti sulla
sua candida pelle.
Aveva
bisogno di sentire il suo forte ed intenso profumo e di perdersi
completamente in esso.
“Ah Fronte-spaziosa mi
raccomando su quello che ti ho raccontato prima non una parola. Avevo
promesso a Sai che non mi sarei intromessa. Mi farebbe una predica
senza fine se scoprisse che la mia lingua lunga ha fatto più
del dovuto” si premurò la futura
sposa di riportare la sorella sul pianeta Terra.
“Tranquilla, te
l’ho promesso Ino-pig.”
Poco
dopo Sai fece il suo ingresso in soggiorno con un mucchio di
pacchettini e buste in mano ed il precedente tono serio e pacato di Ino
si tramutò in un fragoroso ed euforico urlo.
“Oh mio Dio! Amore mio
grazie. Tu si che sai come viziarmi!” tuonò
la bionda saltandogli letteralmente al collo e facendo così
cadere la maggior parte dei regali a terra.
“Buongiorno
dormigliona” disse invece Sasuke ormai vicino a
Sakura, scompigliandole i capelli.
“Buongiorno anche a
te” gli sorrise per poi abbracciarlo. Un
abbraccio dolce, caldo, puro. “Di solito non dormo
così tanto” tenne comunque a
precisare.
“Non devi
giustificarti. Lo so benissimo che ti sei stancata parecchio ieri
sera” gli rispose a tono l‘attore,
stendendole l’unica busta che aveva in mano.
Al
ricordo della notte trascorsa inseme, l’Haruno
arrossì imbarazzata.
L’Uchiha
era in grado di metterla sempre spalle al muro.
Il suo
modo di fare era disarmante e devastante.
“Non dovevi”
lo guardò decisa, una volta ridestata, riconoscente per
tutto quello che stava facendo per lei.
“ Figurati.
L’ho fatto più per i miei nervi che per
te” continuò lui a provocarla.
“Grazie lo
stesso.”
Entrambi
restarono a fissarsi in silenzio, mescolando le loro
tonalità.
Era a
dir poco impossibile capire dove finisse l’uno e
incominciasse l’altro.
“Dai Fronte-spaziosa,
cosa aspetti, aprilo!” parlò Ino
staccandosi da Sai ed interrompendoli.
L’Uchiha
quindi la invitò con lo sguardo ad assecondare il volere
della sorella e così emozionata, Sakura scartò il
pacco regalo facendo attenzione a non rompere niente.
Voleva
conservare tutto.
Dalla
busta la giovane tirò fuori un bellissimo tubino smanicato a
base nera con grossi cerchi concentrici bianchi.
Il
primario aveva capito sin dalla prima volta che l’aveva visto
che l’attore avesse buon gusto.
Il
vestito era a dir poco magnifico, perfetto.
“E’
fantastico. Lo adoro, davvero” gli disse
sincera, riservandogli uno sguardo più che eloquente. “Non
smetterò mai di ringraziarti”
continuò abbracciandolo forte.
Non
era riuscita a trattenersi ed aveva sentito l’esigenza di
stringerlo, di fargli capire quanto fosse felice grazie a lui e alle
sue dolci attenzioni.
Sasuke
l’accolse fra le sue possenti braccia senza alcuna remora.
Era da
tutta la mattinata che attendeva questo momento.
Avrebbe
voluto vedere per sempre sul suo volto quel sorriso sereno.
Quando
sorrideva era veramente irresistibile.
Sakura
poi rimase pietrificata quando sentì le labbra del ragazzo
sfiorare delicatamente le sue.
Il
bacio si fece immediatamente più passionale.
Il
desiderio era ancora vivido fra di loro e necessitava di uscir fuori.
Il
confine fra la realtà e la finzione era davvero flebile.
“Se volete vi lasciamo soli”
fece Ino divertita.
“Cretina!”
cercò di ricomporsi l’Haruno, mascherando il
più possibile il disagio. Si era completamente dimenticata
di essere in compagnia. Quel bacio l’aveva
catapultata nel più bello dei sogni. “Anzi facci vedere
cosa ti ha regalato Sai” cercò subito
di spostare l’attenzione e cambiare discorso.
Ino
velocemente scartò i vari pacchetti, intervallando degli
strani e striduli versi di approvazione.
“Sasuke mi ha
consigliato diverse cose ma non riuscendo a decidere, per non
sbagliare, ti ho comprato tutto tesoro”
confessò Sai.
“E’ la gioia
dei negozianti” scherzò
l’attore.
“Peccato
però che le commesse fossero tutte per te”
gli rispose lo Yamanaka.
Alla
battuta di Sai, il volto di Sakura rapidamente si imbronciò.
La
ragazza si era infatti appena scoperta gelosa di un ragazzo che neanche
credeva bene di avere concretamente al cento per cento.
“Immagino”
fece di fatto piuttosto acida.
“Immagini sempre
troppo” la fissò determinato
l’Uchiha.
“Fai bene ad essere
gelosa. Tienitelo stretto Fronte-spaziosa” le
fece l’occhiolino la sorella.
“Io non sono gelosa”
controbatté veloce.
“Certo e gli asini
volano …” rise di gusto la bionda
contagiando anche gli altri.
I
quattro continuarono così a conversare piacevolmente
finché Ino non decise di prendere in ostaggio Sakura.
“Se non vi dispiace,
vi lasciamo soli. Il mio addio al nubilato non aspetta nessuno e noi
dobbiamo essere stupende. Tu piuttosto vedi di fare il bravo
stasera” disse rivolgendosi al compagno.
“Tranquilla tesoro. Se
può rassicurarti, ci sarà Sasuke a vegliare su di
me.”
“Oh grandioso. Mi raccomando te
lo affido.”
“Da quando sei stato
invitato anche tu all’addio al celibato di Sai?”
domandò curiosa e leggermente preoccupata il primario.
“Da quando tu passi le
mattine a dormire, gelosona” le rispose
l’Uchiha sarcastico, facendo ghignare anche l’altra
coppia.
x x x
Ino
era ancora la solita perfezionista e Sakura non si stupì di
tutte quelle ore passate insieme a prepararsi.
In fin
dei conti le era mancato tantissimo quel senso di
quotidianità, quella complicità naturale con la
sorella.
Erano
di fatto trascorsi ormai cinque lunghi anni dall’ultima volta
che Ino le aveva delicatamente truccato il viso ed acconciato abilmente
i capelli.
Erano
anni che nessuno la coccolava in quel modo.
Quel
calore non poteva quindi che scaldarle il cuore e farla
impercettibilmente sorridere.
“Credo proprio
che non ci manchi niente. Possiamo andare a buttare giù il
locale!”
“Ino sei
bellissima” le disse di getto spontanea.
“Certo, io ti
ho dato una mano ma anche tu non sei niente male. Il vestito poi ti
dona. Sasuke sa renderti davvero più bella.”
“Lo credi
davvero?”
“Solamente un
cieco non si renderebbe conto di quanto splendi in sua
compagnia.”
Quell’affermazione
occupò velocemente i suoi pensieri.
Mai
prima di allora, Sakura aveva provato delle emozioni così
forti, così intense.
Con
Sasori era stato tutto molto diverso.
Ai
tempi, la ragazza si era infatti lasciata ammaliare dai vari ed
apparentemente sinceri tentativi che l’Akasuna aveva fatto
per farla meglio integrare nel loro mondo ma nonostante tutto aveva
sempre avvertito la fastidiosa sensazione di non essere del tutto
compresa, capita.
L’Uchiha
invece aveva avuto sin dalla prima volta la capacità di
leggerla dentro, di farla sentire totalmente nuda ed era questo
senz’altro l’aspetto che contemporaneamente
più la intrigava e spaventava di lui.
La sua
bellezza ed il suo fascino pressoché oggettivi venivano
decisamente in secondo piano.
L’attore
la voleva e l’accettava per ciò che era e nulla la
emozionava di più.
“Le mie
nipotine! Siete meravigliose micette.”
“Sei pronta a scatenarti
nonnina?” domandò retorica Ino.
“Cara, questi
sono gli anni più belli che ho vissuto da ragazza. Ti faccio
vedere io come ci si diverte.”
“Non ne ho
dubbi” si lasciò andare ad una
fragorosa risata Sakura.
La
ragazza era pienamente cosciente del fatto che la nonna sarebbe stata
l’anima della festa.
Quella
sera voleva veramente divertirsi e lasciare tutti i segreti, le
divergenze e le preoccupazioni alle spalle.
Meritava
di essere spensierata ed allegra.
Tutto
sommato la festa e la sua giovane età lo richiedevano a gran
voce.
Dopo i
primi tre giri di drink, la serata prese subito il volo.
Tutto
quell’alcol e la potenza travolgente della disco music
convinsero presto tutte le invitate a buttare via i freni inibitori e a
gettarsi sulla pista da ballo.
Sakura
trovò in Chiyo la perfetta compagna di bevute e una spalla
per la serata.
“Guardami
micetta, questo era il mio passo forte!”
Loro
due, insieme alla futura sposa, erano senz’altro le
più ubriache del locale.
Chiyo
con la sua sfrontatezza riuscì anche a salvare la nipote
dalle grinfie del barman il quale con insistenza provava a strapparle
un appuntamento, cercando un appoggio nelle civette amiche di Ino.
Il
primario non le aveva mai trovate troppo simpatiche e dovette ammettere
che la tequila mitigò non poco quella sua percezione
negativa.
Era
troppo buona per rifiutare qualcuno.
“Senti amore di nonna,
non prendertela ma mia nipote è fidanzata con uno strafico
da paura. Ti consiglio di offrirci da bere e poi, se non vuoi andare in
bianco, di cambiare obiettivo.”
Dopo
quell’imbarazzante imprevisto, Sakura passò
così l’intera serata alternandosi fra i cocktail
con la nonna che ormai era diventata amica con il ragazzo del bancone
ed i balli scatenati con la sorella.
Alle
volte era davvero bello lasciarsi andare.
Si
stava sollevando ad una nuova luce, a nuove possibilità.
Il
potere del possibile le presentava diverse opportunità che
prima non vedeva, che non aveva meticolosamente programmato.
Si
sentiva più in pace con sé stessa e
più amorevole verso gli altri.
A
chiusura del locale, era sudata, stanca ma felice.
Gli
alti stivali con il tacco le avevano a dir poco torturato i piedi.
Per
l’Haruno fu quindi un vero e proprio sollievo gettarli
all’ingresso e procedere barcollante scalza su per le scale.
Nonostante
il divertentissimo addio al nubilato, il pensiero di Sasuke non
l’aveva mai del tutto abbandonata.
Si era
infatti ritrovata spesso a paragonare tutti i ragazzi della discoteca
all’attore e non aveva trovato nessuno che fosse alla sua
altezza, che la incuriosisse in qualche modo.
Nella
sua testa e dentro al suo cuore c’era solo ed esclusivamente
lui.
Sperava
con tutto il cuore di trovarlo già nella loro camera.
Continuava
ad avere l’impellente bisogno di sentirlo costantemente suo
anche fuori da quelle situazioni in cui la sua vicinanza era necessaria
ai fini della recita.
Voleva
averlo tutto per sé come già aveva fatto la notte
precedente. Di più. Voleva toccarlo dappertutto, senza
trascurare un centimetro del suo corpo.
Con
questo turbinio di emozioni, aprì la porta della cameretta e
scorgendo nell’ombra la sua sagoma distesa sul letto, non
resistette dal far vagare le sue mani sulla sua schiena, sulle sue
spalle.
Cercava
la prova concreta che fosse proprio lì e che non fosse il
malsano frutto dei suoi desideri offuscati dall’alcool.
La sua
pelle era liscia e calda, i muscoli tesi.
Sakura
allungò le mani più sotto, sul suo fondoschiena
sodo.
Quella
non poteva essere di certo un’incantevole illusione.
Era
davvero lui.
Sasuke
si alzò quanto bastava per sollevare il viso poi si
fermò a guardarla come se la vista del volto e del corpo di
lei lo lasciassero in estasi.
“Sei sempre
così fastidiosa” le disse con la voce
roca
“Scusami non
volevo svegliarti …”
“Sssh..” la
interruppè “ormai
l’hai fatto principessa e ne pagherai le
conseguenze” le si avvicinò
pericolosamente, slacciandole lentamente la cerniera che aveva sulla
schiena.
“Altro aiuto,
milady?”
Lei
annuì.
“Forse
…”
L’attore
cominciò così ad abbassarle lo scollo ma Sakura
scosse la testa.
“No” gli
disse. “Prima
tu.”
A
Sasuke occorse qualche istante per capire cosa lei intendesse dire ma
poi un lento sorriso gli si aprì in volto.
“Certamente. Sono qui
per servirla” fece sarcastico, gettando i
pantaloni del pigiama a terra.
Sasuke
la fissò con sguardo sensuale.
Sakura
aveva gli occhi spalancati e le labbra socchiuse, ne sentiva il respiro
ansimante.
Era
eccitata e lui dovette resistere per non prenderla subito su quel
letto.
“Qualcos’altro?”
mormorò.
Le
labbra dell’Haruno si mossero ed il suo sguardo si
posò fugacemente sui boxer.
Era
troppo timida, troppo innocente per ordinargli di toglierli.
“Questi?”
domandò lui.
Sakura
annuì.
Lui se
li tolse senza mai distogliere l’attenzione dal volto di lei
e sorrise quando vide i suoi occhi sgranarsi.
Voleva
fare la disinvolta ma non ne era capace e la tequila non
l’aiutava per niente.
“Sei troppo
vestita” le disse avvicinandola fino a trovarsi
con il volto a pochi centimetri dal suo.
Si
chinò per baciarla mentre con una mano toccava lo scollo del
suo abito e lo tirava giù.
Lei si
sentì di nuovo libera ed il ragazzo mosse la mano sulla
pelle calda della sua schiena, stringendola a sé sino ad
appiattire il seno contro il proprio petto.
“Sasuke
… io ti … “
Glielo
voleva dire. Voleva dirgli che l’amava, che l’aveva
amato dal primo momento che si erano incontrati e che aveva un
disperato bisogno di lui, che l’idea di non vederlo la
uccideva, che il pensare che fosse tutto finto la faceva stare male,
che aveva ancora tante cose da raccontargli, che voleva fare
l’amore con lui e conoscere tutte le sue abitudini e le sue
manie, che voleva vederlo appena sveglio, ridere, cucinare,
sbadigliare, ballare, riparare la moto, che voleva passare la sua
intera vita con lui perché, ne era certa, erano fatti
l’uno per l’altra.
Aveva
paura però che fosse ancora troppo presto. Quindi disse solo:
“Sasuke
… io ti … ringrazio tanto per quello che stai
facendo per me. Non dovresti, davvero, non dovresti.”
Lui si
staccò da lei, prendendole il viso fra le mani.
“Smettila di
pensare che faccia ciò che non mi va di fare. Non potrei mai
farti del male. Fidati di me.”
Sakura
lo guardò in volto, perdendosi nelle profondità
dei suoi occhi neri.
Una
parte di lei voleva restare così per sempre, semplicemente a
guardarlo.
Piegò
la testa e si sporse in avanti per baciarlo.
“Sasuke non
c’è anima viva di cui mi fidi di
più” tenne a fargli sapere prima che
lui la baciasse di nuovo lentamente e profondamente.
Sasuke
avrebbe desiderato dirgli qualcosa di più eloquente ma le
parole di lei erano state sufficienti per entrambi perché in
quel momento si sentì sopraffatto, troppo carico di emozioni
per far altro che sospirare il suo nome.
L’Uchiha
velocemente la coprì con il proprio corpo, ritrovandosi
pelle contro pelle.
Poteva
dominarla , farle persino male, eppure fra le sue braccia lei diventava
il più prezioso dei tesori.
Il
ragazzo le aprì le gambe e lo sentì duro ed
insistente.
Sakura
sentiva sempre più forte il desiderio d’averlo
dentro di sé e avvolgersi attorno a lui.
Voleva
tutto ciò che poteva darle.
“Ti prego”
gemette quindi, “ti
prego.”
Sasuke
non disse nulla ma aveva il respiro affannoso.
Si
avvicinò e lei si inarcò per accoglierlo,
serrandogli le mani sulle spalle.
Aveva
bisogno di lui. Di questo. Ora.
L’attore
si mosse un po’, cominciando a scivolarle dentro.
Quel
primo tocco la fece trasalire.
Lui
stava mormorando il suo nome, con il fiato corto mentre si spingeva in
avanti possedendola sempre di più.
“Oh mio Dio”
ansimò il primario, tirando indietro la testa per la forza
delle spinte.
Lui si
muoveva avanti ed indietro e quella frizione le stava quasi facendo
perdere i sensi.
Allungò
le mani per attirarlo a sé, per raggiungere
l’apice.
“Sasuke!”
gridò, il suono catturato in un bacio dalla bocca di lui.
Qualcosa
dentro Sakura cominciò a tendersi finché non si
sentì sul punto di frantumarsi e, proprio quando stava
pensando che non sarebbe riuscita a resistere un secondo di
più, raggiunse il piacere e qualcosa le scoppiò
all’interno, qualcosa di sconvolgente e vero.
Sasuke
si fece più impetuoso e mentre fece fuoriuscire un grido
primitivo venne fuori di lei.
Per un
paio di minuti non fecero altro che respirare poi, alla fine, il
ragazzo rotolò giù da lei, continuando a
stringerla forte.
“Oh cielo”
disse l’Haruno, perché sembrava proprio
ciò stava provando.
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Capitolo 25 *** Capitolo XXV ***
Capitolo XXV
Sasuke
si svegliò immerso nel profumo muschiato del sesso e di
quello fruttato della pelle di Sakura, che era ancora accoccolata su di
lui.
Alcuni
ricordi di quella notte, gli riaffiorarono alla mente: Sakura,
bellissima nell’abito che le aveva comprato, mentre lo
pregava con lo sguardo di sfilarglielo; i suoi occhi verdi e brilli,
che quasi lo sfidavano a farlo; poi, lei nuda in quello che era
diventato il loro letto che gemeva sotto le sue carezze, ansimava
arrivando al momento dell’estasi con il capo sprofondato nel
cuscino.
In
quel momento, ogni pretesa che quello fosse solo un lavoro, un qualcosa
che doveva fare per forza perché pagato, era stata
cancellata.
L’Uchiha
aveva visto i suoi occhi diventare più scuri e profondi
mentre si sottometteva al piacere. Era sua senza remore o finzioni.
Tutto
era stato vero, e non solo per lei. Anche per lui.
Aveva
gridato nel raggiungimento dell’estasi, dimentico del suo
abituale proposito di trattenersi.
Aveva
solo voluto darle piacere, fare l‘amore.
Quella
notte era stata quindi diversa da tutte le altre della sua vita e lo
aveva per questo turbato.
L’attore
non riusciva ad arginare la marea emozionale che Sakura aveva scatenato
in lui ed il fatto che la ragazza con i suoi goffi ed ingenui modi di
fare fosse riuscita in una tale impresa era allarmante.
Era
decisamente un segno di vulnerabilità da parte sua. Credeva
di aver vinto ormai quella parte di sé ma probabilmente
tutto quell’isolamento sentimentale che si era auto imposto
non aveva avuto tutto quel potere su di lui, come invece aveva pensato
sino ad allora.
Sakura
si stiracchiò accanto a lui in modo involontariamente
provocante ed il corpo di Sasuke rispose subito a
quell’invito.
“No”
cercò di dominarsi.
L’aveva
presa altre due volte dopo la prima e forse si sentiva intorpidita. Ma
non poteva restarle accanto, facendo finta di niente. Doveva tenersi
occupato.
Si
alzò con un unico ed elegante movimento, dando retta alla
propria coscienza. Avrebbe provveduto alla colazione.
Si
infilò così i pantaloni e la camicia della sera
precedente e poi gettò un altro sguardo a Sakura, che
dormiva serafica senza accorgersi di quanto lui la desiderasse ancora.
Avrebbe
fatto in fretta, non voleva farla svegliare di nuovo da sola.
Kakashi
quando lo vide si premurò personalmente di aiutarlo.
Neanche
dieci minuti dopo, era infatti già di ritorno alla porta
della camera da letto con un vassoio tra le mani.
L’Uchiha
indugiò un istante ancora a osservare la ragazza che dormiva
poi posò il vassoio sul comodino accanto al letto e le fece
ondeggiare un bicchiere di succo d’arancia sotto il naso.
“Mmh…”mugugnò
Sakura aprendo gli occhi.
“Buongiorno,
principessa.”
Sasuke
le tolse una ciocca di capelli dagli occhi.
Sakura
si stirò e nel farlo il lenzuolo le scoprì in
parte il seno ricordando all’attore quanto era stata morbida
tra le sue braccia.
I
sensi che era riuscito a placare mentre le preparava da mangiare si
risvegliarono subito.
“Che ore
sono?”
“Sono le undici
passate.”
“Le undici!”
l’Haruno scattò a sedere, scoprendosi del tutto.
“Lo so,
è un po’ presto considerando l’ora in
cui siamo andati a dormire ma non resistevo
più…”
Fulmineo
la baciò.
Ogni
buono proposito si dissolse in mille infinitesimali pezzi.
Il
bacio si fece immediatamente passionale e si fermarono solo quando ad
entrambi non restò più fiato.
Ora
erano immobili, in silenzio a specchiarsi l’uno nei colori
dell’altro.
Sasuke
lasciò poi indugiare i propri occhi sulle curve del corpo
ormai completamente scoperto di lei, sorridendo con malizia.
“Oh no! Non vorrai
ancora…sei insaziabile!”
esclamò divertita lei, affrettandosi verso la sedia dove la
notte precedente il ragazzo aveva gettato malamente il proprio vestito.
Non fu
una corsa facile ma il primario riuscì comunque a
raggiungere l'abito e, subito dopo averlo afferrato, scagliò
la sedia nella direzione dell’Uchiha con l’intento
di fermarlo. Lui scoppiò a ridere.
“Altro che
principessa… sei una strega!”
Nonostante
l’ostacolo, Sasuke era riuscito lo stesso ad afferrare un
lembo del tubino che ora era teso tra di loro.
Nella
lotta, Sakura aveva così lasciato andare il lenzuolo ed era
quindi rimasta nuda con i capelli che le coprivano in piccolissima
parte il seno.
L’Uchiha
era del tutto eccitato.
“Che fai ora ti
metti anche a provocare? Non giocare con il fuoco, bimba.”
“Sai, non si finisce
sempre con il bruciarsi” rispose sicura a tono
la ragazza, elettrizzata da quel duello.
Ormai
era vicina al trionfo.
L’abito
era infatti quasi del tutto dalla sua parte, perciò le
sarebbe bastato poco per tirarlo a sé.
Sasuke
doveva tentare il tutto per tutto.
In un
attimo, lasciò andare l’abito e afferrò
lei al suo posto, attirandola contro di sé e buttandola
delicatamente sul tappeto.
“Non vale!”
la sentì protestare tra le risa.
“Ti avevo
avvisata” la canzonò lui ancor
più eccitato dallo sfregamento dei loro corpi.
“Ora ho vinto.
Ho il vestito e ho te. Esattemente dove ti volevo. Dove devi stare. Sei
in fiamme, Sakura Haruno.”
Erano
pronti.
Entrambi
non potevano più fare a meno dell’altro.
Stavano
per appartenersi di nuovo, quando tre rumorosissimi colpi alla porta li
fermarono.
“INO!”
urlarono per poi scoppiare a ridere.
“Piccioncini basta ad
amoreggiare. Abbiamo l’ultima lezione di ballo. Io e Sai vi
aspettiamo in salotto!” gridò il loro
peggiore incubo dal legno.
“Arriviamo”
fece Sasuke.
“Alla fine Uchiha, ho
vinto io” lo provocò Sakura.
“La giornata
è ancora molto lunga. Non temere.”
x x x
L’Insegnate
di ballo fece loro i complimenti per i progressi fatti.
Tutto
quel volteggiare non era però stato di certo un toccasana
per i nervi ed il post-sbronza di Sakura.
Avrebbe
ovviamente preferito restare di sopra con Sasuke per tutta la mattinata
ma sua sorella non era stata dello stesso parere.
Così
fra una musica e l’altra, non le era rimasto altro da fare
che guardare rapita il compagno e crogiolarsi fra le sue braccia.
La
loro intesa era aumentata in maniera esponenziale ed ogni qualvolta
l’Haruno sprofondava nell’abisso onice
dell’Uchiha, avvertiva che la sua anima piacevolmente si
distendeva e trovava finalmente pace ed un posto nel mondo.
Sasuke
la stava velocemente divorando ed il suo nome occupava sempre
più frequentemente la sua testa ed il suo cuore.
Non
credeva fosse possibile amare una persona così tanto.
“Fronte spaziosa,
quante volte dovrò ripeterti che il correttore è
indispensabile per una donna? Fra te ed il mio Sai non so davvero chi
è messo peggio!” la
riportò alla realtà Ino, dopo che la maestra
si congedò.
“Ino pig, ti
scongiuro non cominciare! E’ stata già una prova
vestirmi e scendere le scale.”
“Te lo posso
confermare” rise l’attore. “Sul quarto scalino
poi abbiamo davvero rischiato di perderla per sempre”
la sostenne divertito, ripensando alla ragazza che aveva rischiato di
cadere goffamente dalle scale.
“Ti prometto
sorella che dopo un analgesico, tornerò di nuovo ad essere
presentabile ai tuoi occhi.”
“Sasuke, mi
raccomando, continuo a confidare in te!” si
raccomandò ancora la futura sposa.
“Tranquilla, ci
penso io a lei.”
Inevitabilmente
Sakura aveva finito per sorridere e guardarlo ancora.
Non
esisteva uomo più bello di lui.
La
ragazza non voleva assomigliare più a nessun altro se non a
sé stessa in sua compagnia.
Le
sorrise.
“Comunque, non sei
così male” le disse
all’orecchio e poi la baciò.
Insieme
tornarono mano nella mano, felici in camera consci di non avere molto
tempo per loro e di dover sopportare un altro lungo pomeriggio fra
parenti ed amici di famiglia.
x x x
Il
pic-nic era ormai cominciato da ben due ore ma neanche per un minuto
aveva assunto le sembianze di una scampagnata agreste.
Era il
solito elegante e noioso party in giardino in perfetto stile Haruno.
La
nonna Chiyo non li aveva accuratamente messi al corrente della
formalità di questa giornata ed inevitabilmente Sakura e
Sasuke risultavano ora piuttosto inadatti con i loro abiti casual.
Inutile
dire che Mebuki non aveva gradito per niente la cosa e
l’aveva presa come il solito tentativo di sabotaggio da parte
della figlia.
Dopo
la discussione con l’Uchiha, la donna sembrava già
volerli evitare come la peste e quell’ultima debacle
l’aveva certamente incoraggiata ancor di più a
seguire ferramente quella sua presa di posizione.
“Sono stata proprio
una sciocca. Come ho potuto solo lontanamente pensare che Ino e la
mamma sarebbero state capaci di organizzare qualcosa di semplice ed
informale!” fece esasperata ma allo stesso tempo
divertita la ragazza, dopo esser stata guardata in maniera scettica da
un altro invitato.
“Non
preoccuparti, non sei sola e poi se può consolarti ci hanno
sempre fissato in questo modo a prescindere da quello che indossavamo.
Dovresti esserti abituata.”
“Sì,
hai ragione ma mi dispiace per quello che può pensare,
conoscendola, la mamma.”
“Credo che oggi
tua madre non ci avrebbe comunque rivolto la parola. A colazione,
l’altra mattina ho preso le tue difese ed i toni si sono
immediatamente alzati. So che ti avevo promesso che non mi sarei
intromesso in questa storia ma non ci riesco. Devi anche sapere che
…”
Sasuke
voleva dirle tutto.
Non
solo della recente discussione con Mebuki ma anche e soprattutto
dell’invasiva ed importante chiamata allo zio ma Sakura,
baciandolo, lo bloccò.
“Ino mi aveva
già raccontato tutto. Grazie per quello che stai facendo per
me e per avermelo detto. E’ bellissimo vedere che non ci
siano segreti fra di noi” gli
carezzò con l’indice dolcemente le labbra.
“Sakura
veramente io …”
Di
nuovo l’Uchiha venne zittito ma questa volta non dalla
ragazza bensì dal rocambolesco e rumoroso ingresso in scena
di Naruto.
“Ho portato la
palla!” gridò l’Uzumaki
entusiasta catturando gli occhi attoniti di tutti i presenti.
“Ecco
l’ultima vittima di mia nonna Chiyo!”
rise Sakura. “Dai,
non guardarlo così. Andiamolo a salvare.”
continuò a parlare, prendendo il braccio
dell’attore e trascinandolo dietro di sé.
“Sei sempre
imbarazzante ed inopportuno” tuonò
poi Sasuke all’amico.
“Sakura-chan, scusami
ma credevo ci fosse un pic-nic!”
ignorò volutamente Naruto il coinquilino.
“Oh Naruto, lo
credevano anche noi. Fino a poco fa, quelli imbarazzanti ed inopportuni
puoi bene immaginare chi fossero” fece
sarcastica il primario.
“Tsk. Non
eravamo neanche minimamente paragonabili a lui.”
“Sì,
certo come no teme!”
“Naruto, ragazzi tutto
bene?” li raggiunse curioso Kizashi.
“Oh
sì signor Haruno. Tutto a meraviglia!”
“Sì,
papà. Devi scusarci ma la nonna il primo giorno ci ha
ragguagliati sul programma della settimana e ci ha parlato di un
pic-nic. L’abbiamo presa tutti e tre alla lettera. Siamo
stati sciocchi ed avremmo dovuto interessarci di
più.”
“La vecchia nonna
Chiyo!” rise il padre. “State tranquilli.
Non è successo niente di irreparabile. Per lo meno, avete
portato un po’ di brio e un po’ di freschezza a
questa festa noiosa” li rassicurò
bonariamente l’uomo.
“Sì
ma la mamma non credo sia dello stesso parere.”
“Sakura, la
mamma prima o poi capirà tutto.”
Era
chiaro che il discorso non riguardasse più quella
quisquiglia.
I loro
occhi verdi si guardarono grati e si scambiarono tutto
l’affetto che provavano l’uno per
l’altro.
“Lo spero
davvero.”
“Fidati. Non ho
dubbi, principessa.”
I
quattro continuarono a parlare spensierati ed allegri.
“Com’è
piccolo il mondo! Così tu e Naruto abitate
insieme?” domandò il capofamiglia
dopo aver scoperto la convivenza fra i due ragazzi.
“Sì,
sono anni ormai che lo sopporto” rispose veloce
l’Uzumaki.
“Volevi dire che io
sopporto te ed il tuo costante disordine, baka!”
precisò stizzito l’attore.
Ben
presto, tra i due amici partì la solita e buffa diatriba
verbale.
“Mi sembra proprio di
rivivere le divertenti sceneggiate fra te ed Ino”
fece nostalgico Kizashi.
“Oh,
papà te l’assicuro loro sono molto peggio di
noi!”
Il
clima disteso e piacevole creatosi fu bruscamente spezzato ed
interrotto dall’arrivo inaspettato e poco gradito di Sasori.
La
tensione divenne velocemente palpabile.
Naruto
cambiò il suo sguardo buono ed amichevole in uno
più duro, cattivo e tagliante e Sasuke lo seguì a
ruota, stringendo possessivamente Sakura al suo corpo.
La
ragazza perse così un po’ della
rigidità iniziale.
Si
sentiva sempre protetta ed al sicuro fra le sue braccia.
“Scusatemi tanto. Non
era mia intenzione interrompere questo bel quadretto famigliare ma
Kizashi dovrei parlarvi di una seria ed importante questione
lavorativa… sempre se il fidanzato di vostra figlia non vi
abbia già anticipato tutto”
parlò mieloso e provocatore l’Akasuna.
A
quelle parole, gli occhi neri di Sasuke assunsero accese
tonalità di rosso e si posarono brucianti
sull’esile figura del rivale.
Sakura,
Naruto e Kizashi era invece confusi, esterrefatti.
“Cosa dovevi dire a
mio padre?” non riuscì a non
domandargli la ragazza.
“Vedo con mio grosso
stupore che non sei ancora in grado di trovare un fidanzato sincero.
Sei sempre la solita ingenua, confettino” fece
velenoso Sasori, anticipando la risposta dell’Uchiha.
Quella
provocazione decisamente poco velata sortì immediatamente
gli effetti desiderati.
Il
cuore dell’Haruno batteva ora decisamente più
forte ed in un modo del tutto irregolare.
I suoi
occhi verdi vagano alla disperata ricerca di quelli neri di Sasuke,
cercando in essi il coraggio necessario per rispondere al rosso e la
certezza che quelle sue parole fossero solo illazioni.
Si
guardarono ma per la prima volta l’attore non
riuscì a reggere il confronto ed ad infonderle la solita
sicurezza.
Sakura
era sempre più spaesata, più spaventata.
“Sasori, sbaglio o
è con me che volevi parlare?! Bene, ti sto
ascoltando” intervenne duro Kizashi, prendendo
le difese della sua bambina.
“Avrei voluto
dirvelo con più tatto e riservatezza ma visto il vostro
ardore, non mi lasciate altra scelta. Volevo informarvi che ho ricevuto
una proposta lavorativa da un’importantissima
società di Konoha che non posso proprio rifiutare.
Lunedì mattina, dopo il matrimonio di vostra figlia Ino,
riceverete la visita dei miei avvocati che vi presenteranno
così il contratto unilaterale di rescissione. Sentitevi pur
libero di chiedermi qualsiasi cifra per la penale di liquidazione. Il
mio nuovo partner è disposto a risarcire qualsiasi cifra
vogliate.”
“Sasori, tu non puoi
farlo! Abbiamo un accordo!” proruppe,
interrompendolo, Sakura.
“Oh cara, certo che posso.
Sentiti pur libera di raccontare ai tuoi tutto ciò che vuoi
su quella fatidica notte di cinque anni fa. A me non interessa
più. Io, te e la tua famiglia non abbiamo più
alcun tipo di legame. Ora sono un membro dell’Akatsuki
Corporation.”
“Sakura che
accordi avete preso tu e Sasori senza il mio consenso? Di cosa diavolo
state parlando?” fece arrabbiato ed
alterato Kizashi.
“Aspetta un attimo,
hai detto Akatsuki Corporation?” chiese invece
incredulo l’Uzumaki.
“Esattamente, Naruto.
Immagino che la società di proprietà degli Uchiha
ti sia più che famigliare, non è vero?”
domandò retorico l’Akasuna.
“Uchiha”
sussurrò Sakura, guardando sconvolta Sasuke.
“Confettino,
non è divertente vedere che tutti quelli che ti porti a
letto finiscono con il prenderti in giro e mettere le loro avide mani
sull’azienda del paparino?”
L’Uchiha
si scagliò imbestialito e furente contro Sasori ed
iniziò a prenderlo violentemente a pugni.
Era
incontrollabile e sembrava non prestare minimamente attenzione alle
urla dei presenti e a quelle di Kizashi e Naruto.
“Fermati, Sasuke! Ti
prego, basta! GUARDAMI!” gridò con
le lacrime agli occhi Sakura mentro lo stringeva da dietro per fermare
ogni sua altra possibile mossa.
Udendo
la voce strozzata della ragazza, l’attore si calmò
e si voltò a guardarla come disperatamente richiestogli.
L’Uzumaki
bloccò subito sul nascere la contromossa
dell’Akasuna e gli intimò di lasciare
immediatamente il ricevimento.
“Dimmi la
verità, l’Akatsuki Corporation è
tua?”
“Sì,
Sakura. E’ la nostra società di famiglia. Vorrei
poterti dire che io con questa storia non c’entro niente ma
non posso. Ho costretto io mio zio ad ingaggiare Sasori ma
l’ho fatto solo ed esclusivamente per te!”
“Vattene,
Sasuke! Ora. E’ sempre stata solo una messa in scena per te.
Ti sei servito di me. Io ero solo lo strumento per
imbrogliare mio padre, per arrivare ai suoi soldi. Vattene, non voglio
più sentirti!”
“NO, Sakura.
Non è così. Devi credermi.”
“Smettila!”
bloccò la spiegazione del ragazzo. “Se penso che fin
dall’inizio tu mi hai ingannato ed io non solo mi sono fidata
di te, mi sono persino…”
“Non ti ho mai
mentito. Ascoltami, io non voglio perderti”
“Non puoi
perdere qualcosa che non è mai stata veramente
tua.”
“Guardami negli
occhi e dimmi che è davvero quello che pensi.”
Sakura
si avvicinò minacciosa a lui e lo fissò a lungo.
“Vattene.”
Sasuke non le rispose e a
passo svelto rientrò nella Villa con il solo scopo di
preparare la sua valigia ed abbandonarla per sempre.
Dopo
quell’ordine, l’Haruno sentì il cuore
spezzarsi in mille ali al vento.
Doveva
ancora una volta arrendersi all’amara realtà che
per lei non ci fosse alcun lieto fine.
“Sakura vuoi spigarci
cosa diamine hai combinato questa volta?” chiese
alterata e shockata Mebuki, una volta raggiunto il luogo
dell’animata discussione.
“Niente, mamma. Il
solito scandalo. Per una volta però, abbi il tatto di
lasciarmi in pace!” pianse il primario, prima di
correre e scappare via.
Non
sapeva dove andare.
Avrebbe
lasciato fare tutto alle sue gambe.
Non le
importava niente.
“Vi chiedo gentilmente
di lasciare la Villa” parlò sicuro ed
intrasigente Kizashi. “Non
c’è più niente da vedere.”
La
miccia era stata accesa e la bomba era esplosa.
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Capitolo 26 *** Capitolo XXVI ***
Capitolo
XXVI
Tutti gli occhi della famiglia Haruno erano ora puntati addosso a
Naruto il quale da tempo ormai cercava di sviare le mille domande che
questi gli stavano assiduamente ponendo.
Il ragazzo infatti aveva promesso a Sakura di non rivelare a nessuno il
suo segreto, ragion per cui non aveva alcun’intenzione di
spezzare il loro tacito patto.
Per l’Uzumaki, una promessa era per sempre.
Ciò nonostante, si stava iniziando a sentire spalle al muro
ma sapeva di dover resistere poiché spettava solamente alla
sua vecchia amica l’onere ed il peso della verità.
“Naruto, non
voglio ripetertelo più! Se sai qualcosa devi
dircelo!” tuonò adirata Mebuki.
La donna di fatto ormai era l’unica a parlare.
Kizashi ed Ino erano ancora particolarmente sconvolti da quanto
successo in giardino, totalmente immersi nei loro pensieri e troppo
preoccupati per Sakura per mettere in fila delle parole di senso
compiuto.
Entrambi avrebbero infatti voluto correrle dietro ma Mebuki aveva
ordinato ai pochi presenti rimasti di restare immobili esattamente
dov’erano.
“Naruto,
andiamocene!” ordinò Sasuke con la
valigia in mano, dopo aver sceso le scale.
Quell’ordine arrivò alle orecchie
dell’Uzumaki come una manna dal cielo.
Il biondo non aveva mai prima di allora immaginato di poter esser tanto
grato ai solenni e rigidi comandi del coinquilino.
“Hai una bella
faccia tosta a parlare così in casa mia dopo quello che ci
hai fatto!” si intromise cattiva la donna. “Non andate proprio da
nessuna parte” continuò.
“Mi dispiace,
Signora Haruno ma non c’è più niente
che noi due possiamo dirvi e fare. Trovate Sakura e finalmente
scoprirete tutta la verità. Resterà amaramente
colpita da quello che vostra figlia è stata in grado di
sopportare da sola. Per quel che mi riguarda e per quanto possano
ancora valere le mie parole, non era assolutamente mio volere causarvi
questi danni. Al contrario, ogni cosa è stata fatta, per
voi, con le migliori intenzioni.”
“Rovinare il
matrimonio di mia figlia Ino, immagino sia infatti un gesto di affetto
e gratitudine. Sottrarci uno dei nostri più importanti soci
in affari, un‘opera di bene. Vero?!”
domandò retorica e sarcastica Mebuki.
“Non avrei
saputo dirlo meglio. Trovate Sakura e lo scoprirete.”
parlò sicuro e serio l’attore, fronteggiando con
lo sguardo la donna e porgendole un foglio di carta. “Spero che questo, se
mai vorrete leggerlo, possa chiarire in parte i vostri leciti dubbi e
le vostre rimostranze nei miei confronti. Naruto, andiamo via.
Adesso.”
L’Uchiha chiuse il portone della Villa senza guardare
più nessuno in volto, trascinando con forza dietro di
sé l’amico.
Non permise più a nessuno di controbattere. Il suo orgoglio
aveva già concesso più del dovuto e del
necessario.
Quando il rumore del legno massiccio arrivò forte alle sue
orecchio, il suo cuore si fermò e perse un colpo.
Il capitolo più bello e felice della sua vita si era appena
concluso con quel tonfo sordo.
Aveva perso tutto. Di nuovo.
“Sasuke, puoi
spiegarmi cosa cazzo hai combinato?”
“Non voglio
parlarne.”
“Sakura-chan
si fidava di te e sono sicuro… tu la ami. Non provare
neanche a negarlo. Dimmi allora perché l‘hai
fatto?”
“Naruto, non
ha più importanza. Basta.”
Non appena la porta si chiuse, Mebuki accartocciò con
violenza il foglio che Sasuke le aveva lasciato in mano.
Non c’era nulla da spiegare. Tutto era così
diabolicamente chiaro.
Era sempre stata una donna impassibile, ferma e sicura delle sue
decisioni.
Mai nessuno era stato in grado di farla desistere e cambiare idea.
Non pensava certo di ricredersi quel giorno e su quel ragazzo.
“Non credo
spetti a te strappare questa lettera”
bloccò Chiyo la figlia, mentre questa era sul punto di fare
in mille pezzi l’ultima confessione dell’Uchiha. “Ho visto mia nipote
radiosa come non mai in compagnia di quel giovane. Felice e spensierata
come l’ho sempre sognata di vedere. Ho notato anche come lui
guardava lei e cara non si può guardare una ragazza in quel
modo senza esserne davvero completamente innamorati. Per quanto ti
possa infastidire, Sasori non ha mai neanche lontanamente riservato uno
sguardo del genere a Sakura. Tua figlia ha fatto più che
bene quel giorno a scappare da quel matrimonio infelice. Aveva tutta
una vita davanti, dei sogni da realizzare e quel legame non
l‘avrebbe portata da nessuna parte. Se tu non sei pronta a
dare a Sasuke e a Sakura un’altra possibilità
lasciami questo foglio ed esci da questa stanza perché io ho
intenzione di leggere ogni riga, ogni parola contenuta lì
dentro. So che la felicità di tua figlia non ti è
indifferente. Dentro di te sai da tempo cosa è giusto fare.
E’ solo quel maledetto orgoglio ereditato da quello sciocco
di tuo padre che ti rende così cieca.”
Sua madre aveva ragione.
Quando aveva rivisto, dopo tutti quegli anni, sua figlia, Mebuki aveva
fatto fatica a riconoscerla.
A Konoha, lontana da loro, Sakura era sbocciata.
Era diventata, come aveva letto in alcuni giornali che aveva
accuratamente nascosto e riposto nel suo comodino, una delle giovani
più promettenti e di successo in campo medico.
Era riuscita a realizzare il suo sogno, contando solo sulle sue forze.
Era bellissima e piena di talento ed il vederla così
incantevole non poteva che egoisticamente farla soffrire. Lei
l’aveva sempre portata paradossalmente sulla via sbagliata,
cercando di farla integrare ed interagire in un mondo che evidentemente
non le apparteneva.
Con lei, aveva sbagliato tutto e non poteva più continuare a
far finta di niente.
Elegantemente cercò così di lisciare il foglio
accartocciato e poi cominciò a leggerne il contenuto.
x x
x
So quanto, in questo
momento, sia difficile pensare che quello che ho fatto è
stato fatto per il bene della vostra famiglia, per il bene di Sakura.
Io stesso,
nei vostri panni, avrei difficoltà a crederlo.
Del resto, la
realtà dei fatti non è a mio sostegno.
L’Akatsuki Corporation è davvero la
società della mia famiglia e dalla prossima settimana Sasori
e tutto il suo impero di sabbia bitumosa entreranno e saranno inglobate
in essa.
Non
è difficile immaginare quanto ingenti e gravi saranno le
vostre perdite a causa di questa mia necessaria intromissione ma in
questa storia già scritta e con il colpevole già
designato manca un importante ed ancora oscuro tassello: la
verità.
Ho conosciuto
vostra figlia solamente due settimane fa.
Sono stato
ingaggiato da lei per fingere di essere il suo fidanzato
poiché questa è stata una delle tante bugie che
è stata costretta a raccontarvi.
Ho smesso di
studiare Economia e Commercio dopo la morte dei miei genitori ed ora ho
quasi terminato l’Accademia di recitazione ed
è solo per questo motivo che le nostre vite si sono
incontrate.
Tra me e
Sakura doveva esserci esclusivamente un rapporto lavorativo.
Io avrei
dovuto recitare la mia parte e lei la sua.
Quello che
però il me di qualche giorno fa non poteva neanche
lontanamente immaginare era che Sakura mi sarebbe entrata dentro come
mai nessun altro prima.
Inizialmente
avevo accettato questo lavoro solo perchè la sua storia mi
aveva non poco colpito.
Entrambi
saremmo infatti disposti a tutto pur di salvaguardare le nostre
famiglie, sino a farci e a fargli del male.
Pensavo che a
legarci ci fosse esclusivamente questo autolesionistico sentimento ma
mi sbagliavo.
Ogni giorno
passato in sua compagnia, nonostante la recita, è
stato il più vero della mia vita ed ha finito con lo
scaldarmi il cuore.
Con lei sono
riuscito, per assurdo nella finizione, ad essere me stesso.
L’irrazionale
bisogno di saperla felice ha spezzato poi il mio naturale controllo.
Sono andato
oltre la mia parte, oltre i miei compiti e non posso che chiedervi
scusa per questo.
Ciò
nonostante non riesco a dispiacermi per quello che ho fatto.
Sakura
è una ragazza speciale in grado di trovare del bene anche
all’interno dei miei persi e scuri occhi neri. Merita tutto
il bene di questo mondo e la possibilità di avere il
meritato ed agognato lieto fine.
Mi sono
sentito quindi in dovere di estirpare dalla vostra vita il frutto
marcio alla base di tutti i vostri problemi, di tutte le sue bugie.
Non sempre le
persone si mostrano e si comportano per quel che sono e sarà
uno shock per voi e soprattutto per lei Mebuki scoprire quanto male si
celasse in Sasori e quanto amore invece ci fosse nel cuore di vostra
figlia.
Per
sciogliere per sempre il giogo che quel bastardo aveva stretto cinque
anni fa al suo collo, sono stato costretto ad intervenire, a far
scendere in campo l’influenza e le capacità
corruttive di mio zio, ora a capo dell’Akatsuki.
Ero sicuro
che lui sarebbe riuscito a portare l’Akasuna dalla sua parte
e non sono quindi rimasto meravigliato da questo improvviso e
catastrofico licenziamento.
Quello che
però Sasori non poteva e può sapere era che fra
me e mio zio ci fosse un altro accordo segreto e che con ogni
probabilità vi sarà già più
chiaro e noto lunedì prossimo. Sempre se vorrete, infatti,
da lunedì l’Akatsuki Corporation sarà
il vostro intermediario per gli scambi di servizi ed offerte con gli
Akasuna.
Manterrete
così il controllo delle loro sabbie bitumose e
provvederò io stesso affinché non vi sia fatto
pagare alcun incentivo e perdere le quote di maggioranza.
Tutto
tornerà com’è sempre stato con
l’unica e fondamentale eccezione di riavere vostra figlia
libera, svincolata da ogni bugia.
Con la mia
partenza finalmente anche la sua ultima menzogna sparirà ed
in questa storia resterà solo la Verità e la
forza del suo cuore.
Mi pento solo
di non averla resa partecipe del mio piano ma sapevo che se
gliel’avessi detto non me l’avrebbe mai permesso.
E’ così buona ed ostinata che preferisce
continuare ad esser guardata come un’appestata piuttosto che
arrecarvi il minimo danno.
Inevitabilmente
come ogni cosa bella della mia vita ero già destinato a
perderla.
Non ho
più intenzione di rubarvi altro tempo.
Spero di
esser stato per quanto possibile chiaro ed esaustivo.
Ora potrete
vederla bella, contraddittoria e forte come l’ho sempre vista
io e ve ne innamorerete. E’ questo il potere dei suoi occhi.
E’
stato un piacere conoscervi.
Sasuke Uchiha
x x x
Mebuki, quando finì di leggere la lettera, era sconvolta.
Tutto quello che aveva creduto esser vero, stava pian piano crollando.
Era arrivato senza dubbio il momento di parlare con sua figlia, di
ascoltarla davvero.
Dovevano tutti uscir fuori da quel vicolo cieco in cui erano rimasti
intrappolati per anni.
Nessuno avrebbe più permesso a Sakura di scappare senza
proferir parola, senza prima aver sfilato e districato tutta quella
pesante matassa.
“Dobbiamo
trovare Sakura” disse semplicemente la donna,
ripiegando con cura la carta.
“Io credo di
sapere dove si è nascosta” fece Ino.
“Ti seguiamo,
Amore” rispose per tutti Sai.
Durante l’intero tragitto, Kizashi restò in
silenzio.
Le parole così forti e sincere di Sasuke gli ronzavano
ancora fastidiose nella testa.
Per anni l’uomo aveva infatti creduto che la figlia fosse
scappata di casa per qualcosa di molto grave e lo scoprire che quella
sua viscerale sensazione fosse vera lo faceva sentire terribilmente in
colpa.
In quegli anni non aveva fatto nulla per aiutarla.
Il dolore per averla persa aveva di gran lunga superato qualsiasi altro
sentimento ed aveva così abbracciato il risentimento della
moglie.
Quando però l’aveva rivista il suo cuore si era
stretto e non era esistito più niente.
I suoi occhi verdi l’avevano imprigionato e rapito come
quando era bambina, come quando abitava con lui.
Sasuke Uchiha aveva ragione, quei suoi occhi smeraldo erano in grado di
sciogliere il ghiaccio e scaldarti per sempre.
Aveva paura di scoprire quale verità nascondesse, quale peso
avesse dovuto sopportare da sola per proteggerli.
Lui e sua moglie avevano cercato di imparare alle loro figlie tutto
della vita, Sakura però gli stava insegnando cosa importasse
davvero.
Fu un sollievo per tutti scoprire che Ino avesse ragione.
Le gambe stanche del primario la portarono infatti a fermarsi al
vecchio fortino di legno dove la ragazza era solita nascondersi da
bambina quando i compagni di scuola erano soliti prenderla in giro.
Quella piccola e fanciullesca costruzione aveva visto così
spesso le sue lacrime e conosceva alla perfezione il loro gusto amaro.
All’udire di tutti quei passi, l’Haruno si
voltò di scatto e guardò la sua famiglia con gli
occhi rossi e stanchi.
Sembrava un animale indifeso e spaventato prima dello sparo mortale in
una battuta di caccia.
Ino non riuscì a resistere alla visione straziante della
sorella e corse immediatamente ad abbracciarla.
Sakura si lasciò così cullare da quelle braccia
tanto dolci.
“Sapevo che
eri qui” le sussurrò
all’orecchio.
Non le rispose.
I singhiozzi e le lacrime riniziarono incontrollati a soffocarla.
“Scusami, Ino.
Non volevo rovinare tutto. Non ancora” parlò
a fatica, guardando i suoi genitori, sua nonna e Sai avvicinarsi.
“Non
è successo niente, bambina mia” precedette
sorprendentemente tutti Mebuki.
“Siamo la tua famiglia. Non andremo da nessuna parte. Ti
abbiamo voluto e ti vogliamo tutti un mondo di bene ma ti prego dicci
la verità. Questo silenzio fa male a te, quanto a
noi” continuò sincera.
Finalmente la donna aveva deposto l’ascia di guerra e
guardava ora la figlia commossa.
Quella gabbia d’oro, seppur bellissima, che si era costruita
aveva finito ugualmente per imprigionarla.
Era giunto così il momento di uscirne fuori e di
ricominciare a vivere insieme.
“In questi
cinque anni non ho fatto altro che mentirvi. Mi sono creata
quest’enorme castello di bugie con l’intenzione di
proteggervi dai miei errori di valutazione, dai miei sbagli, pesino da
me stessa. E’ stato difficilissimo vivere senza il vostro
affetto, i vostri sguardi e la nostra piccola e strana
quotidianità ma ho resistito perché quello che
provo per voi è molto di più del bene,
molto più dell’amore. Vi chiedo scusa
perché per quanto mi sia sforzata, ho fallito.
Un’altra volta
il mio cuore si è lasciato sopraffare ed è stato
ingannato, rompendo di nuovo i cocci della mia vita e della vostra. Ho
buttato tutti noi in pasto alle malelingue ed ho creato dei danni che
mai vi avrei voluto causare. Cinque anni fa, non avrei mai
voluto lasciarvi con quell’insignificante post-it ma Sasori
mi ha costretto a farlo. Non sarei mai stata capace di convivere con i
vostri occhi delusi ed ho scelto la via più facile. Sono
andata via, sperando di imparare dai miei errori e crescere. A quanto
pare però, tutta questa lontananza è stata
inutile. Io sono ancora così sbagliata, così
ingenua. La notte in cui lasciai Suna, scoprì
l’ultimo dei tradimenti di Sasori. Vedendolo in compagnia
della nostra wedding planner, l’umiliazione e la rabbia
esplosero e così gli dissi che per nulla al mondo
l’avrei più sposato. Fu allora che mi
ricattò, che iniziarono tutte queste bugie. Sasori mi disse
che se non l’avessi sposato, lui avrebbe fatto saltare la
collaborazione con l’azienda di papà creandoci
delle perdite che in quel momento sarebbero state difficili da sanare.
Non volevo che a pagare della mia ingenuità foste voi,
così scendemmo ad un compromesso. Io mi sarei assunta la
colpa per il mancato matrimonio, lui ne sarebbe uscito immacolato ma la
collaborazione lavorativa doveva restare perenne. L’azienda
ed i soldi erano le uniche cose che gli interessavano davvero e non fu
quindi difficile per lui accettare l’accordo. Ho venduto
l’anima al diavolo per salvaguardare la società di
famiglia, il nostro benessere ma non è servito a niente.
Sasuke, proprio come Sasori, mi ha ingannato ed ha mandato tutti i miei
sacrifici ed il mio dolore in fumo. Mi sono fidata e persino innamorata
di uno sconosciuto, perché è questo
ciò che Sasuke era ed è per me. Dovevo immaginare
che un ragazzo come lui non avrebbe mai potuto contraccambiare i
sentimenti di una sciocca come me. Sasuke è un
attore, abituato a fingere ed io ci sono cascata con tutte le scarpe.
Ti chiedo scusa Ino per averti farti credere di essere felicemente
fidanzata ma ho inventato tante di quelle scuse per non farti venire a
Konoha che mi sono vista costretta a farlo. Non volevo che i tuoi
rapporti con mamma e papà si inclinassero per colpa mia.
Chiedo scusa a tutti…”
Lo schiaffo di Kizashi arrivò forte, inaspettato e brusco
sulla guancia di Sakura.
“Non scusarti
mai più con noi! Avresti dovuto raccontarci questa storia
molto tempo prima. Quel viscido schifoso non avrebbe MAI più
messo piede in questa casa. Mai nessun socio, nessuna collaborazione
sarà paragonabile all’avere te nella nostra vita,
all’avere te come figlia. Tu sei speciale, Sakura ed io sono
orgoglioso di essere tuo padre."
“Siamo noi e
soprattutto io a doverti chiedere scusa. Ti ho sempre voluto rendere
come me, come tua sorella ma tu sei bella così come sei.
Sono stata una pessima madre, così cieca e vorrei solo che
tu mi perdonassi. Quando sei andata via ho sofferto tantissimo ma tutto
il dolore che ho provato non è neanche lontanamente
paragonabile al tuo, a quello che hai patito tu”
l’abbracciò Mebuki.
Sakura strinse la madre stretta.
Quel contatto così vero e sincero mai avuto con lei le
stritolò e spezzò l’ultimo frammento di
cuore.
“Mamma
dovresti darle quella lettera…”
“Sì,
cara Ino ha ragione. Micetta, guardaci, guardatevi, Sasuke è
riuscito a rimetterci insieme, a darci un‘altra
possibilità. Dovrebbe averne una anche lui”
sostenne la nipote Chiyo.
“Quale
lettera?! Nonna non essere sempre buona con tutti. Lui ci ha preso solo
in giro.”
“Sakura,
neanche il miglior attore sulla faccia della terra potrebbe fingere
quegli sguardi, quelle parole d’amore. Leggila. Lui
l’ha fatto davvero per te.”
“Giudica tu
stessa. Tieni, piccola. Ce l’ha lasciata prima di
andarsene” le porse il foglio di carta Mebuki.
“Credo sia il
caso di lasciarla sola” fece Sai.
“Qualsiasi
cosa deciderai di fare, sappi non ti lasceremo più sola.
Saremo sempre dalla tua parte” concluse Kizashi.
La lasciarono lì, in quell’isolato spiazzo del
giardino, con quel foglio stropicciato in mano.
Il cuore ricominciò a battere forsennatamente.
Una dichiarazione d’amore è il passaggio dal caso
al destino ed è per questo motivo che quella lettera le
faceva così paura, che le sembrava così
pericolosa.
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Capitolo 27 *** Capitolo XXVII ***
Capitolo XXVII
Capitolo XXVII
Sasuke
non aveva voluto sentire ragioni.
A
poco, quindi, erano servite le buone e comprensive parole di Naruto di
farlo desistere e tornare indietro.
Una
volta uscito da Villa
Haruno, l’Uchiha si era immediatamente precipitato
all’aeroporto con l’unica e sola intenzione di
lasciare
Suna e Sakura il più velocemente possibile.
Il suo
era un biglietto di sola andata, d’addio.
Era
davvero furioso con
sé stesso, con quell’infame bastardo di Sasori e
soprattutto con lei; con lei che non gli aveva dato nemmeno la
possibilità di spiegarsi e farsi capire.
L’attore
infatti
non riusciva a concepire che la ragazza avesse realmente potuto credere
alle calunnie e all’illazioni dell’Akasuna.
Certo
i fatti non erano
dalla sua parte ma credeva che Sakura, in quella settimana,
l’avesse capito, che avesse compreso perfettamente quanto
tenesse
a lei e quanto l’amasse.
Non
poteva più negarlo.
Amava
ogni suo singolo
difetto, quel sorriso spontaneo che le illuminava il viso ogni
qualvolta la vita le regalava un magico ed inaspettato momento di
felicità, quel goffo modo con cui era solita affrontare gli
imprevisti della giornata e sopra ogni cosa amava perdutamente i suoi
splendidi occhi di giada che avevano la forza ed il potere di farlo
sentire a casa, di fargli battere il cuore.
Gli
era entrata dentro la
pelle, le ossa e l’anima come la più potente delle
droghe
ed ora era a dir poco impossibile pensare di riuscire a
disintossicarsi.
Il
dolce-amaro veleno si era profondamente propagato ovunque e non
c’era più nulla da fare.
Era
spacciato.
Come
quattro anni prima,
la vita l’aveva di nuovo portato sulla vetta più
alta
della montagna e l’aveva poi bruscamente buttato
giù.
Si era
fatto incastrare
ancora una volta dai sentimenti, dalle calde emozioni ed adesso non gli
restava altro che rigettare tutto sé stesso in quel triste e
solitario copione che era ed era stata la sua vita prima di Sakura.
Sasuke
aveva già imparato
a rialzarsi dai brutti tiri mancini del destino. Avrebbe tenuto botta
anche a questa recente perdita, a questa fresca delusione.
“Informiamo
i gentili passeggeri diretti a Konoha dell’apertura delle
porte
d’imbarco. Grazie per l’attenzione e buon
viaggio!”
All’udire
di quelle
parole meccaniche, l’Uchiha fece subito per alzarsi ma venne
repentinamente fermato da Naruto che non l’aveva lasciato
solo
neanche un istante, nonostante il diverso volere dell’amico.
“Lo
sai, non deve finire per forza così. Per la prima volta da
quando ti conosco, ti ho visto finalmente vivere. Eri diverso con lei,
Sasuke. Ti prego, cerca per una maledettissima volta di mettere da
parte il tuo stupido orgoglio. A cercare gli altri si rischia di
rimanere coinvolti. Ad esprimere i propri sentimenti si rischia di
essere respinti. Ad amare si rischia di non essere corrisposti. Ma
bisogna sapere correre dei rischi perché il rischio
più
grande nella vita è non rischiare nulla. Quelli come te che
non
rischiano nulla, non fanno nulla, sono nulla. E’ possibile
che
così facendo eviti di soffrire ma a quale prezzo?!”
“Naruto,
non giudicarmi. Ho provato davvero, questa volta, ad essere diverso ma
guarda cosa ho combinato. Lei mi ha respinto, mi ha cacciato fuori
dalla sua casa e dalla sua vita. Tu e Sakura credete che io sia
migliore di quello che sono realmente ma vi illudete. Io sono questo e
niente e nessuno può cambiarmi.”
“Lei
ti ha già trasformato ed è assurdo che tu voglia
ancora
continuare a negarlo. A volte sei veramente un’idiota. Ti
aspetto
al matrimonio di Ino. Buon viaggio, teme.”
“Ci vediamo a
casa.”
Non
l’aveva lasciato controbattere.
Sasuke
aveva quindi girato i tacchi e si era finalmente avviato al gate
d’imbarco.
Con
ancora le parole dell’Uzumaki in testa, aveva poi presto
occupato la sua poltrona.
Non
vedeva l’ora di
tornare a Konoha e di lasciarsi completamente alle spalle quella che
sino a poche ore fa era stata senza dubbio la più bella
esperienza della sua vita, il suo miglior lavoro.
“Mamma, dai ti
prego! Leggimi anche questa storia. Solo questa e poi basta!”
Le
giovani e
fanciullesche lamentele arrivarono prepotenti e chiare alle orecchie
dell’Uchiha, ridestandolo così
dall’inutile ed
assorta contemplazione del finestrino.
“Mi scusi”
le fece costernata, mentre si accomodava vicino a lui, quella che
doveva essere la mamma della piccola ed iperattiva creatura.
“Mirai,
quante volte devo dirti di no? La mamma è veramente sfinita.
Se
fai la brava, ti prometto che a casa te ne leggo due ma adesso dormiamo
e non diamo fastidio al signore.”
“Uffa
però ! Questa era la mia preferita!”
“Se vuoi, appena
decolliamo, te la leggo io” si intromise
dolcemente l’attore, sorridendo alla bimba.
Il
volto della bambina immediatamente si accese ed il suo buffo sorriso
sdentato rispose a quello gentile del ragazzo.
“E’ carino
da parte sua ma davvero non deve scomodarsi. E’ solo un
capriccio” si premurò educatamente a
precisare la dama.
“Si figuri,
signora. Nessun problema.”
“Hai visto
mamma? Non gli diamo fastidio!”
“Allora
grazie mille. Siamo venute a trovare i nonni ed è stata una
settimana lunghissima. Diventa sempre più difficile stare da
sola al passo di questo terremoto” gli disse,
facendo nel mentre il solletico alla figlia. “Comunque piacere,
Kurenai.” si presentò poi.
“Sasuke,
piacere mio.”
Come
promesso, nel
preciso istante in cui l’aereo si alzò da terra,
l’Uchiha prese gentilmente dalle mani della piccola Mirai il
libro
di racconti e cominciò a leggerle “La Bella e la
Bestia”.
Credeva,
in questo modo,
di distrarsi, di staccare la spina, di non pensare a niente e di
accantonare di conseguenza l’immagine e la presenza
ingombrante
di Sakura dalla sua mente e dal suo cuore ma si sbagliava. Aveva, di
nuovo, toppato clamorosamente.
Ogni
frase, ogni
maledetta riga di quella fiaba le ricordava lei e per questo, in modo
autolesionistico, continuò a leggerla anche quando la
bambina,
dopo le prime quindici pagine, cadde delicatamente fra le braccia di
Morfeo.
In
quella assurda ed
improvvisata favola che era stata la loro settimana a Suna, lui aveva
senz’altro interpretato il ruolo della bestia e proprio come
questo anche l’Uchiha era cambiato grazie alla sua bella.
Le
parole di Naruto tornarono ad insediarsi nella sua testa e cominciarono
ad avere sempre più un senso.
Sakura,
infatti,
nonostante l’avesse conosciuto come un mostro cinico ed arido
di
sentimenti, aveva avuto lo stesso la forza ed il coraggio di
conoscerlo.
Per
salvare suo padre, la
sua famiglia aveva deciso così di affidare la sua vita ed il
suo
futuro nelle mani di uno sconosciuto, di una bestia e di vedere oltre
l’apparenza, arrivando persino a fidarsi
completamente di lui.
Così
facendo, con
il suo ingenuo e spontaneo modo di fare la ragazza l’aveva
scaldato, umanizzato e fatto sentire di nuovo parte di qualcosa di
pulsante.
A
Sasuke non era rimasto altro che innamorarsene perdutamente.
Per la
prima volta, da
quando aveva abbandonato Villa Haruno, l’attore si
fermò a
riflettere che il lasciarla andare fosse stato davvero necessario
poiché questa decisione era stata il suo primo vero rischio
corso dopo anni di imperturbabilità.
L’Haruno
gli aveva
per l’appunto insegnato quanto fosse bello e allo stesso
tempo
sofferente vivere per chi si ama e quanto fosse alto e costoso il
prezzo dell’amore.
Tutto
quel dolore che ora sentiva doveva esser quindi per forza
vita.
Quando
aveva deciso di
rivolgersi a Madara, Sasuke sapeva perfettamente che lei non avrebbe
mai potuto approvare la sua scelta ma ciò nonostante aveva
agito
ugualmente poiché il saperla libera e felice era meglio
dello
stare insieme, vedendola però triste ed incompleta.
Ora
l’Uchiha doveva
lasciarle il tempo di metabolizzare, di farle comprendere che la sua
era stata una scelta d’amore, facendole finalmente compiere
da
sola il cambiamento di maturazione finale che l’avrebbe
trasformata per sempre.
Sakura
doveva dunque
capire se nel lieto fine che aveva sempre sognato e che a malincuore
lui le aveva regalato, ci fosse ancora spazio per la loro
storia.
Il
tempo delle comparse, delle meteore era finito.
Sasuke
Uchiha non voleva più essere l’alternativa al
nulla, al vuoto e alla tristezza.
Aveva
passato tutta la
sua vita a cercare di star bene da solo ma da quando l’aveva
incontrata in ogni parola pronunciata, in ogni sciocca fiaba, alla
fine di ogni discorso c’era sempre e solo lei.
Grazie
a quella ragazza, aveva finalmente imparato ad amarsi e voleva per
questo essere ogni giorno migliore.
Era
giunto il momento di
togliersi ogni armatura, ogni protezione e di mostrarsi vulnerabile,
anche a rischio di morire come la bestia.
La sua
rinascita passava da quell’addio.
Quando
l’aereo
atterrò, dopo aver salutato grato e riconoscente quella
bambina
che con un sol libro di favole era riuscita ad aprirgli gli occhi,
l’Uchiha non voleva più tornare a casa.
Aveva
un posto chiaro e preciso nella sua mente e nessuno l’avrebbe
fermato od ostacolato.
In
questa sua ritrovata e
rigenerata esistenza, non poteva quindi più rinunciare al
rapporto, al legame con suo fratello.
Le
macerie del suo passato sarebbero state dunque riutilizzate per
sollevare, creare nuovi ponti.
Il
loro orgoglio aveva
lasciato troppo non detto alle spalle ed ora era il momento
d’esporsi, rischiare, mettersi in gioco e di chiarirsi una
volta
per tutte, prima che fosse davvero troppo tardi.
Solo
liberandosi dei suoi demoni, sarebbe stato poi capace di ricrearsi una
nuova vita, di darsi
una nuova possibilità con Sakura.
Voleva
esser degno di poterle stare accanto.
Questa
era la sua redenzione.
“Taxi!” chiamò
a gran voce.
“Ospedale di Konoha, grazie.”
x x x
Quella
povera infermiera non gli aveva fatto nulla di male.
Era
solo, decisamente, la persona sbagliata, al momento sbagliato.
“NON
ME NE FREGA UN CAZZO SE L’ORARIO DELLE VISITE SI E’
CONCLUSO DA TEMPO! HO BISOGNO DI VEDERE MIO FRATELLO E NON ME NE
ANDRO’ FINCHE’ NON L’AVRO’
VISTO!” gli urlò imperterrito in
faccia.
“Dovete andarvene. Sii
calmi, per favore. Non costringetemi a chiamare la vigilanza”
gli rispose l’inserviente a tono, cercando di mantenere il
controllo della delicata situazione.
“La chiami pure
perché non me ne andrò!”
le fece spavaldo.
“Cosa diamine sta
succedendo qui?” tuonò severa
Tsunade, sopraggiunta di corsa dopo l’ascolto delle prime
urla. “E’
inammissibile un comportamento del genere nel mio ospedale!”continuò.
Gli
occhi austeri e
nocciola della Senju si scontrarono così con quelli pece
dell’Uchiha ed il silenzio e la sorpresa calarono
istantaneamente.
“Mi scusi, Signorina.
Stavo cercando di mandarlo via. Chiamo immediatamente la
sicurezza” li riscosse la ragazza.
“Grazie,
Natsumi. Del ragazzo me ne occupo io. Seguimi, Sasuke.”
Non
appena la distanza dalla hall ospedaliera si fece maggiore, la caposala
immediatamente fronteggiò l’attore.
Aveva
milioni di domande
da fargli, molte preoccupazioni e non l’avrebbe lasciato
andar
via finché non si fosse ritenuta soddisfatta delle sue
risposte.
“Cosa
cazzo ci fai a quest’ora tarda della notte qui in ospedale e
per
quale oscuro motivo non sei a Suna con Sakura? Il matrimonio della
sorella è fra meno di due giorni e so perfettamente che lei
ti
assunto per l’intera settimana”
andò subito dritta al nocciolo della questione la donna.
“Il
mio lavoro è finito prima. Sakura non ha più
bisogno di
me ed ha di nuovo tutto quello che si merita”
“Non
credere di cavartela così, ragazzino. Non puoi venire qui,
urlare ai miei dipendenti, fare il bello e cattivo tempo, pretendere
che le norme di questo ospedale cambino a tuo piacimento e pensare di
svignartela con queste due frasette striminzite. Voglio tutta la
verità e la voglio ora!”
Tsunade
doveva assolutamente sapere se la sua ragazza stesse bene.
Non
voleva davvero averla cacciata con quella sua scommessa in guai ancor
più grossi di quelli che già aveva.
“Come le ho
già detto,” fece più serio
e severo, ”Sakura
ha finalmente ritrovato la sua famiglia. Non ha più motivo
di
mentirgli e quindi non c’è più ragione
che io sia
lì con lei.”
“Ti ha mandato via lei
o te ne sei andato da solo?” chiese curiosa ed
al contempo preoccupata.
“Le
assicuro Signorina Tsunade che in questo momento, sulla faccia della
terra, non esiste una persona che voglia vedere meno di me.”
“Cosa diamine
le hai fatto? Se le hai fatto del male io…io
giuro…”
Non le
permise di continuare. Aveva ascoltato troppo.
“Non
potrei farle del male neanche se volessi. L’ho dovuta
lasciare
andare perché me ne sono completamente innamorato. Ora, ha
tutto
quello che ha sempre voluto, Sasori non è più un
problema
e la sua famiglia ha finalmente capito che ragazza incredibile sia. Se
vorrà mai riparlarmi, rivedermi, sa perfettamente dove
trovarmi.
Io non ho alcuna intenzione di dimenticarla ma non sono disposto
più a recitare.”
Sasuke
era davvero cambiato.
A
Tsunade sembrava di star parlando con una persona del tutto nuova,
sconosciuta.
Non
aveva mai sentito nelle sue composte parole tutto quel trasporto, quel
calore, quelle sfumature ed inclinazioni della voce.
Decise
così di non
indagare più e di scusarsi con lui per i bruschi modi avuti
e
soprattutto per aver giocato con i suoi sentimenti, con la sua vita.
Credeva
di non creare vittime.
Aveva
agito in buona fede ma poteva chiaramente vedere le sue ferite
sanguinare.
“Immagino, tu voglia
vedere tuo fratello …” gli
parlò già più pacata.
“Sì,
ha ragione. So perfettamente che avete un orario preciso per le visite
ma la prego vorrei davvero vederlo. A Suna sono riuscito a caro prezzo
a far riconciliare una famiglia, vorrei poter fare lo stesso con la
mia.”
Quelle
parole le scaldarono il cuore.
Era da
quando aveva preso
in cura il maggiore degli Uchiha che la Senju attendeva che i due
fratelli si confrontassero sinceramente.
Con i
suoi modi di fare,
Sakura era riuscita ad annientare le fredde ed invalicabili barriere di
Sasuke e Tsunade non avrebbe mai permesso a degli stupidi orari di
ricevimento di spezzare quell’incantesimo.
“Tuo
fratello sarà felicissimo di sentirti parlare in questo modo
ma
prima che ti lasci andare c’è una cosa che devi
sapere,
che voglio dirti. Io ed Itachi, in quest’anni, siamo
diventati
molto amici e siamo soliti scommettere su ogni piccola cosa che ci
viene in mente per divertirci un po‘. Quando Sakura mi ha
raccontato disperata quello che l’affliggeva, io ho subito
pensato a te. Ho creduto di poter unire l’utile al
dilettevole e
così ho scommesso segretamente con tuo fratello su di voi.
Credevo che lei potesse essere infatti l’unica in grado di
scaldarti il cuore. Solamente lei avrebbe potuto farti ritornare ad
essere il Sasuke che Itachi credeva di aver ucciso con la morte dei
tuoi. Abbiamo scommesso sull’esito del suo trapianto oculare
e se
da un lato questo tua visibile trasformazione non può che
farmi
felice, dall’altra devo chiederti scusa perché non
avrei
mai voluto causarti questo dolore. Non pensavo ti potessi innamorare
così disperatamente di lei.”
“Sono contento che
abbiate scommesso su di me. Probabilmente se l’avessi saputo
prima avrei distrutto senz’altro questo ospedale e tagliato
orgogliosamente qualsiasi rapporto con lui ma ad oggi Sakura resta la
cosa più bella che mi sia capitata e non vi
ringrazierò
mai abbastanza per avermela fatta conoscere.”
disse sicuro.
“Vai da lui.
Non c’è bisogno che ti accompagni. Sai benissimo
dov’è.”
“Grazie”
rispose, prima di cominciare a correre.
Dopo
ogni scalino, le
gambe di Sasuke si facevano più pesanti ma non gli
importava,
non aveva alcuna intenzione di fermarsi.
Non si
era mai sentito più vivo di così.
Non
poteva più accettare di restare imprigionato nella finzione.
Doveva
rischiare proprio come gli aveva detto Naruto ed insegnato Sakura.
Del
resto, aveva finalmente compreso che la distruzione fosse
l’unica via possibile per la trasformazione.
Bussò
forte alla porta e poi entrò nella stanza di suo fratello.
Quando
lo vide, non volle trattenere le lacrime e le lasciò
scorrere libere e silenziose lungo le guance.
Non
riusciva a trovare le parole che aveva trattenuto per troppo tempo.
“S-sasuke? Sei
tu?” domandò dubbioso Itachi. Aveva
imparato con gli anni a sviluppare gli altri suoi sensi.
“Sì, sono
io, fratellone” fece con la voce rotta. Non gli
importava di farsi sentire fragile.
“Sasuke,
cosa ti succede? Aspetta… ma come sei entrato?!
L’orario
delle visite è finito da tempo e tu non dovresti essere
neppure
qui a Konoha. Ti prego rispondimi perché mi sto seriamente
preoccupando.”
Sentendo
le flebili parole del fratello, Itachi si era immediatamente
spaventato.
Anche
adesso che si
sentiva così inerme e colpevole su quel letto, non poteva
resistere all’istinto primordiale di difenderlo e saperlo
felice.
“Quel
lavoro che mi hai procurato è stato il più
importante
della mia vita ma purtroppo è finito prima del
previsto”
parlò,
lasciando trasparire tutta l’amarezza.
“Tsunade mi ha raccontato tutto, anche della scommessa e mi
ha
lasciato entrare. Tranquillo non sono venuto qui con il piede di
guerra. Quando la settimana scorsa mi hai chiamato, ho pensato mi
avessi cacciato in un’enorme e noiosa seccatura invece devo e
voglio ringraziarti. Grazie a Sakura, in questi giorni, ho capito molte
cose e non posso più aspettare. Devo lottare e rischiare per
ciò che voglio. Itachi, io non posso più vivere
da solo.
Sono stufo di dirti che va tutto bene quando invece non è
mai
andato bene niente. Non voglio più vederti appassire su
questo
maledetto letto. Rivoglio mio fratello nella mia vita perché
cazzo non è colpa tua se quella maledetta gomma ha deciso di
esplodere. Non l’ho mai pensato e mai lo penserò.
In
questi anni abbiamo sbagliato entrambi. L’orgoglio ci ha
corroso
l’anima ma possiamo riniziare insieme. Abbiamo ancora una
vita
davanti e mamma e papà non vorrebbero che la sprecassimo in
questo modo. Ti voglio bene Itachi e te ne vorrò per sempre
a
prescindere dalla scommessa e da ciò che deciderai di fare
con
l’intervento. Ti prego però torna a casa con
me.”
Sotto
le bende del maggiore degli Uchiha cominciarono a scendere delle
lacrime amare.
Quello
sfogo sincero e di pancia del fratello gli arrivò forte allo
stomaco e dritto al cuore.
Avevano
entrambi cercato
di escludere l’altro dalle pene e sofferenze che provavano ma
avevano finito così per soffrire il doppio.
“Perdonami,
Sasuke. Credevo di proteggerti ed invece ti ho fatto solo del male.
Pensavo di poterti rendere felice, che senza di me saresti stato meglio
ma guarda cosa siamo diventati. Non sono neanche mai riuscito a dirti
la verità su cosa provavo. Io ti amo e qualsiasi cosa farai
da
qui in avanti la faremo insieme. Non sei più solo.
Farò
quel trapianto di cornea e non perché Tsunade, grazie al
cielo,
ha vinto la scommessa ma perché non ho più
intenzione di
restare ai margini della tua vita. Voglio vivere. Sei la mia famiglia,
fratellino.”
Si
abbracciarono ed altre parole non furono più necessarie.
Mentre
abbracciava le
forti braccia del fratello, Itachi si rese conto di quanto desiderasse
tornare alla vita, rinnovarsi, lasciarsi la morte alle spalle ed
emergere vivo e più forte dal confronto con i demoni che
sino ad
allora gli avevano impedito di vivere.
Perché
voleva bene a suo fratello, gliene aveva sempre voluto.
Sentendosi
finalmente in pace con sé stesso, Sasuke prese un respiro
profondo e si asciugò le lacrime.
“E adesso con
lei che hai intenzione di fare?”
“Niente.
Sfortunatamente non c’è più niente che
io possa fare.”
“Sei davvero
sicuro di volerla lasciare andare così?”
“Devo. La mia
è una decisione dettata dal cuore.”
“Se
mai ci sarà qualcosa che non va, se mai soffrirai per lei,
promettimi però di dirmelo, di confidarti con
me…”
“Non ci saranno
più segreti fra di noi, Itachi. Siamo rinati. Te lo
prometto.”
Si
abbracciarono di nuovo.
Non
erano mai stati più sinceri e spontanei di così.
Le
loro anime si erano ritrovate ed incastrate alla perfezione.
Erano
una sola cosa, una nuova vita.
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Capitolo 28 *** Capitolo XXVIII ***
Capitolo XXVIII
Quando la sua
famiglia aveva deciso di lasciarla sola con quella lettera, Sakura
aveva subito avuto l’istinto di stracciarla in mille pezzi.
Non voleva
più farsi ingannare dalle parole di Sasuke, dai suoi
ipnotici occhi neri.
Voleva
dimenticarlo per sempre, cancellare ogni traccia della sua esistenza
nella propria vita a partire da quel ridicolo e banale foglio di scuse
che ora stringeva in mano.
In quel momento,
il suo cuore non aveva di certo bisogno di frasi di circostanza. Non
l’avrebbe mai potuto perdonare.
L’Uchiha,
proprio come Sasori anni prima, l’aveva ingannata, giocando
con i suoi sentimenti e con le sue fragilità per arrivare ai
soldi e all’azienda di famiglia.
Lei era stata
soltanto il mezzo più facile da utilizzare, da sfruttare per
raggiungere il ricco e fortunato bottino.
“Sei
sempre così ingenua, confettino.”
Le parole velenose
dell’Akasuna le ronzavano ancora fastidiose in testa e
distruggevano quel poco rimasto in piedi dentro di lei.
L’amara
realtà dei fatti aveva con un colpo solo cancellato tutte le
gioie che aveva vissuto insieme a Sasuke in quella settimana, tutti
quei momenti in cui si era sentita indissolubilmente legata a lui, sua.
Credeva finalmente
di star vivendo la sua favola, di esser vicina al fatidico lieto fine
ed invece si era ritrovata di nuovo, senza neanche accorgersene, nel
bel mezzo del suo peggior incubo.
Era ancora Runaway
Candy e probabilmente era destinata ad esserlo per sempre.
Sino a quel
maledetto party in giardino, l’Haruno si era convinta che mai
più nella vita avrebbe potuto provare un dolore simile a
quello sentito il giorno in cui aveva deciso di abbandonare la sua
casa, i suoi cari, la sua vita con un post-it ma come spesso accadeva,
si era sbagliata.
Questa volta era
anche peggio della prima.
Le
sembrò che una morsa di ghiaccio si stesse stringendo sul
suo povero cuore e la vista le si oscurò per un secondo.
Perché si era dannatamente e perdutamente innamorata di
Sasuke, non esisteva alcun modo per impedire a quel sentimento di
continuare a crescere, non aveva possibilità di limitare i
danni e la sua unica certezza era che non avrebbe mai potuto smettere
di soffrire per lui.
Non avrebbe mai
avuto al suo fianco un uomo che l’avrebbe amata e
protetta, perché l’unico uomo che voleva era
quello che l’aveva ridotta in quello stato.
Era sicura che
nessun altro avrebbe saputo capirla come l’Uchiha e nessuno
avrebbe potuto regalarle quelle splendide sensazioni, anche solo
sfiorandola come faceva lui.
In
virtù del forte ed inarrestabile sentimento che provava per
colui che sarebbe stato il suo eterno carceriere, Sakura decise di
leggere quel pezzo di carta che era ancora stretto fra le sue mani.
Lo stava facendo
per sé stessa, esclusivamente per lei.
Parola dopo
parola, la lettura si fece più difficile, pesante.
I suoi occhi verdi
tremarono più volte e si soffermarono morbosamente su ogni
lettera scritta dal ragazzo con la sua prevedibile composta calligrafia.
Le lacrime che
sino alla fine aveva trattenuto cominciarono poi a scorrere copiose
sulle sue guance e ben presto il pianto si trasformò in
singhiozzi.
Aveva fallito.
Non
appena aveva smesso di mettere in gioco il proprio cuore, Sakura aveva
perso Sasuke per sempre.
Il primario aveva
infatti permesso al suo passato di soggiogarla, di farle dimenticare
che il ragazzo di cui era completamente e follemente innamorata non era
Sasori e non lo sarebbe mai stato.
Era stata
annebbiata dai suoi vecchi ricordi ed ora aveva rovinato tutto.
Egoisticamente
aveva pensato solo a sé stessa e per questo aveva voluto
davvero mandarlo via, riuscendoci tra l’altro fin troppo
bene.
L’Haruno,
avendo inoltre imparato a conoscere ed a convivere con il suo orgoglio,
mai, dopo il suo ultimo perentorio addio, si sarebbe quindi aspettata
di leggere una così chiara e sincera dichiarazione
d’amore.
L’Uchiha
aveva avuto il coraggio di esporsi, di rischiare, di voltare una volta
per tutte pagina mentre lei era di nuovo caduta vittima dei suoi
fantasmi.
Sakura
serrò le palpebre e rivide l’espressione tenera
dei suoi occhi quando quella mattina l’aveva svegliata.
La solita
insicurezza aveva rovinato la sua unica opportunità di
essere davvero felice con l’amore della sua vita.
L’amore
della sua vita. Era Sasuke.
Dio, era stata una
vera idiota.
Completamente
assorta nei suoi pensieri, l’Haruno non si accorse neanche
che tutto intorno a lei si era ormai fatto buio.
“Fronte-spaziosa,
ti prego dimmi che sei ancora qui!”
Ino non aveva
resistito.
Quando prima di
andare a dormire, era passata di nascosto nella stanza di sua sorella
per vedere come stava, non trovandola si era immediatamente preoccupata
ed aveva cominciato a cercarla.
“Sì, Ino
sono qui” fece con voce flebile.
“Sakura
è tardissimo e fa anche piuttosto freddo. Ti prego, torna in
casa.”
“Non
c’è molta differenza fra fuori e
dentro…io non sento niente.”
La futura sposa
poggiò così la torcia da giardino ai suoi piedi e
si accomodò vicino a lei.
Aspettava che si
aprisse, che buttasse fuori tutto il dolore che la stava risucchiando.
“Sai, Sasori ha
ragione. Sono ancora la solita ragazza ingenua, introversa, piena di
dubbi e di incertezze. Alla fine perdo sempre tutti quelli a cui voglio
bene, che amo” ruppe il primario finalmente il
silenzio.
Ino immediatamente
l’attirò a sé e la strinse in un
abbraccio confortante.
“Sakura
dimentica tutte quelle puttanate che ti ha messo in testa quel bastardo
di Sasori. Non conosco al mondo nessuno più forte e
determinato di te. Come fai a non accorgertene?! Hai messo da parte la
tua vita, la tua felicità solo per farci continuare a vivere
nel lusso, ti sei sentita offesa ed accusata in ogni sciocca rivista
patinata, hai accettato che gli altri e soprattutto la mamma ti
guardassero e ti giudicassero per qualcosa che non hai mai fatto e che
non avresti mai sognato di fare, hai sostenuto da sola un macigno
così pesante e nonostante tutto questo… guarda
che donna sei diventata! Tra me e te quella veramente bella sei tu e lo
sei sempre stata. Non sai davvero che gioia sia stata per me vederti
tornare a casa, dopo tutti questi anni, radiosa e felice in compagnia
di Sasuke. Ero contenta perché non ti avevo mai visto
così bene. Finalmente qualcuno aveva capito quanto speciale
fosse mia sorella e ti aveva reso brillante, splendente, ti aveva fatto
completamente sbocciare. Credimi, ne sono convinta, fra di voi non
è mai esistita nessuna recita o se mai
c’è stata l’avete mandata a farsi
fottere nel momento in cui i vostri occhi si sono incontrati.
Fronte-spaziosa tu lo ami! Non puoi permettere che finisca
così!”
“Ino
davvero grazie. E’ vero amo Sasuke con ogni fibra del mio
essere e con lui non ho mai finto ma ora che importanza ha,
l’ho perso. Ho sbagliato tutto. Ho lasciato che Sasori mi
manipolasse ancora una volta. L’ho mandato via, se
n’è andato e non posso fargliene una
colpa.”
“Ok,
sì se n’è andato e non gli hai dato
modo di spiegarsi ma chi tesoro al posto tuo l’avrebbe
fatto?! Il punto non è questo. Ora c’ho che
davvero devi capire è quanto vuoi che lui faccia parte di
questa tua nuova vita, quanto sei disposta a rischiare per
riaverlo.”
“Ino,
non c’è cosa al mondo che io desideri di
più.”
“E
allora basta! Le parole stanno a zero. Alzati e corri a riprenderti
quel pezzo da novanta!”
“Ma…
io non posso andarmene. Domani abbiamo la cena di prova del tuo
matrimonio e la mattina seguente ti sposi. Sono tua sorella, la tua
prima damigella voglio essere al tuo fianco.”
“Non ti sembra che tu
ti sia già sacrificata abbastanza per noi?!”
domandò retorica la bionda. “Non ti lascerei andar
via per un uomo di minor valore. Sasuke ci ha salvato. Noi saremo per
sempre la tua famiglia e non ti lasceremo più sola ma per
una volta sii egoista. Torna a Konoha, riprenditelo e soprattutto
tornate in tempo. Anch’io voglio che tu sia al mio fianco
quando salirò sull’altare. Non credo poi che a
nonna Chiyo starebbe bene il tuo striminzito abito lavanda”
rise divertita sciogliendo tutta la tensione che si era creata,
contagiando anche la sorella.
Sentirla
finalmente ridere, le fece scoppiare il cuore di gioia. Le voleva
davvero un mondo di bene.
“Hai
scelto davvero il color lavanda per noi damigelle?!”
“Certo,
perché avevi dei dubbi?”
“No
ma speravo fossi clemente.”
“Zitta, starai una
favola. Adesso però torniamo a casa, sto gelando. Ti do una
mano con la valigia” le fece
l’occhiolino, prima di alzarsi e di riprendere la strada di
casa.
“Ino…” la
fermò.
Non le diede
neanche il tempo di rispondere, Sakura immediatamente si
gettò sulla sorella e l’abbracciò
così forte da farle quasi male.
“Grazie”
le disse con il capo chinato sulla sua spalla e nascosto tra i suoi
capelli dorati. “Ti
voglio bene.”
“Lo
so, anch’io. Muoviti lumaca, non hai molto tempo!”
Una volta
rientrate nella Villa, Ino mise su una vera e propria associazione a
delinquere.
Sakura aveva
sempre invidiato la sua perfetta capacità organizzativa.
Ogni suo gesto,
ogni sua azione era costantemente consapevolmente coordinata, sotto
controllo.
Niente poteva
sfuggirle.
L’Haruno
cercò davvero in tutti i modi di farla desistere dal
coinvolgere Sai in quest’assurda e folle corsa contro il
tempo, contro il destino ma sua sorella aveva già deciso,
già scelto.
Così
bruscamente, Ino spinse giù dal letto il compagno e lo
obbligò a cercare su internet il primo biglietto aereo
disponibile per Konoha.
“Amore non
m’importa la classe, la vicinanza all’uscite di
sicurezza o al finestrino… Fronte-spaziosa ha bisogno di un
biglietto last minute! Stupiscimi!”
sentenziò prima di precipitarsi nella camera del primario. “E mi raccomando fai
veloce!” urlò mentre era
già sul corridoio.
“Allora mia cara,
adesso devi assolutamente cambiarti. Datti una bella ma altrettanto
rapida rinfrescata. Al trucco e parrucco ci penso poi io. Non puoi di
certo giocarti il tutto e per tutto conciata in questo modo. Su che
aspetti, VAI !” le ordinò la sua
isterica fata madrina.
Sakura non
provò nemmeno a controbattere tant’era spaventata
all’idea di essere sgridata da quel sergente di ferro che
aveva come sorella.
“Ah,
Sai mi raccomando per il ritorno trova DUE biglietti con un orario che
possibilmente si possa incastrare perfettamente con quello del nostro
matrimonio!”
La
sentì gridare Sakura, intenta a cancellare ogni traccia
lasciata dalle tante lacrime versate.
Sperava davvero
che quei due biglietti sarebbero stati usati.
Quando
uscì dal bagno, i suoi occhi di giada si posarono sconvolti
sul letto o su quello che ormai restava di esso.
Il materasso era
infatti un campo di battaglia e i suoi vestiti erano tutti gettati
malamente qua e là.
“Ino,
cosa diavolo hai combinato?!”
“Sssh… poi
mi farò dare una mano da Kakashi per sistemare. Tu calmati e
mettiti questi! Non sai che fatica ho fatto per trovare qualcosa in
quella valigia che ti facesse sembrare bella ma non esagerata,
desiderabile ma non disperata” le rispose,
stendendole gli abiti prescelti e fautori di tutto quel bordello.
L’Haruno
sorrise.
Ino, senza
saperlo, aveva scelto proprio lo stesso outfit che lei aveva indossato
la prima volta che aveva conosciuto Sasuke.
Quella fortuita
coincidenza le sembrò assolutamente perfetta.
“Grazie
Ino-pig. Ora posso farcela anche da sola.”
“Sei
sicura?”
“Sì,
so esattamente cosa fare.”
“Voglio
fidarmi di te. In valigia ti ho messo solamente l’abito da
damigella, in caso la cosa dovesse andare per le lunghe e non
avessi il tempo di cambiarti e prepararti qui. Mi raccomando, aprilo ed
indossalo solamente prima di entrare in Chiesa.”
“Devo
per caso preoccuparmi?!”
“Solo un
pochino” rispose sarcastica.
“Posso
entrare?” parlò dall’uscio
della porta Sai.
“Sì,
caro. Entra pure e tu vestiti!”
“Hai trovato
qualcosa?” chiesero all’unisono le due
sorelle.
“Abbiamo
due grossi problemi… allora per il ritorno ho trovato
solamente un aereo che parte domani sera da Konoha e questo
inevitabilmente Sakura ti toglie moltissimo tempo per trovare Sasuke e
chiarirvi ma ciò che davvero mi preoccupa è il
viaggio di andata. L’unico aereo disponibile parte fra
mezz’ora e non so se riusciamo ad arrivare in
tempo!”
“E’
perfetto! Amore prenota e stampa tutto. Do una mano a Sakura e fra
cinque minuti scendiamo. Guido io.”
“Ino-pig, non credo
possiamo farcela…” disse mesta e
rassegnata il primario.
L’aeroporto
era troppo distante da casa sua.
“Fidati
di me. Non hai niente da perdere. Dimmi cosa avevi in mente, quattro
mani sono meglio di due!”
Dopo aver finito
il make-up, Ino guardò velocemente compiaciuta la sorella.
“Sei bellissima,
andiamo!” la prese per la mano e la
trascinò di corsa giù per le scale.
“Dovremmo
avvisare mamma e papà…”
“Fronte-spaziosa
per piacere, smettila di preoccuparti!”
Durante il lungo
tragitto per l’aeroporto di Suna, Sai e Sakura crederono
più volte di non riuscire ad arrivare vivi alla meta.
Ino aveva guidato
per tutta la statale come una pazza, un’ossessa, infrangendo
qualsiasi legge del codice etico e soprattutto stradale ma ce
l’aveva fatta.
Sakura poteva
prendere il suo aereo.
La ragazza non
avrebbe mai potuto ringraziare abbastanza tutta la naturale
sfrontatezza, audacia ed esuberanza di sua sorella.
Ino era
straordinaria, un pezzo imprescindibile del suo cuore, della sua vita.
“Grazie ragazzi,
davvero” le sembrava il minimo fermarsi a
ringraziarli per quanto quella notte avevano fatto e stavano facendo
per lei.
“CORRI!
Non perderò tutti i miei punti sulla patente per
niente!”
“Ti
aspettiamo Sakura”
“In dolce e
decisamente bella compagnia” concluse la
vulcanica bionda.
Sakura aveva un
viaggio per cercare le parole giuste e stabilire che cosa dirgli.
Perché
non c’erano dubbi che quando l’avesse rivisto
sarebbe stato il discorso più importante della sua vita.
Il mettersi in
gioco è un corpo al corpo con il destino.
NOTE
AUTRICE: Chiedo scusa ai lettori se la scorsa settimana non ho
aggiornato puntualmente la fiction ma abitando in un paesino in
provincia di Ascoli Piceno i giorni scorsi, per via del terremoto, sono
stati piuttosto turbolenti ed angoscianti. Fortunatamente nessun danno
considerevole, a parte la forte e costante paura.
Ora sono tornata a
Roma, dove studio, e riprenderò senz’altro la
pubblicazione settimanale.
Grazie a tutti
coloro che seguono e continuano a seguire Runaway Candy e a chi mi
dedicherà un po’ del suo tempo recensendo il
capitolo.
Un bacione,
ValeUchiha07.
|
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Capitolo 29 *** Capitolo XXIX ***
Capitolo XXIX
Capitolo XXIX
Quando
l’aereo atterrò a Konoha, il cuore di Sakura
ripiombò veloce sulla terra con un tonfo.
Per
tutta la durata del viaggio, non era stata in grado di pensare a niente
che le potesse essere davvero utile.
I
giorni, le immagini, le
gioie ed i ricordi passati con Sasuke le passarono davanti agli occhi
come in un film e la condussero completamente in un’altra
dimensione.
La sua
mente, la sua anima ed il suo cuore erano pieni di lui.
Aveva
chiuso le palpebre per un attimo e tutto le era apparso vivido, chiaro,
realistico, bello.
Non
poteva più
immaginare la sua vita senza quel ragazzo che l’aveva
liberata
per sempre dal giogo del suo passato.
Ogni
cosa la legava all’Uchiha. Ai loro momenti felici, alle loro
emozioni.
Ma
quale futuro li aspettava?
Con
Sasuke nella sua vita, Sakura si era sentita straordinariamente
fiduciosa, completa.
Ma
adesso?
Che
cosa le riservava il
futuro, se l’avesse perso? Poteva essere la donna che lui
voleva?
Poteva dargli quello che desiderava?
Quando
si era fidanzata con Sasori, il primario non era stata in grado di
concepire un futuro con lui.
Era
troppo giovane, piena di idee e sogni che voleva ancora realizzare.
Aveva
quindi sempre segretamente pensato che il loro matrimonio, la loro
relazione non sarebbe durata.
Le
loro differenze
caratteriali, i loro diversi obiettivi nella vita sarebbero prima o poi
venuti a galla ed avrebbero finito con l’annegarli.
Con
l’Uchiha invece era diverso.
Sakura
non riusciva a pensare al suo domani senza di lui.
Sentiva
già dannatamente la sua assenza.
Le
mancavano la sua saccenza, il suo orgoglio, la sicurezza, il calore e
la nuova luce che aveva portato nella sua vita.
Le
mancava il suo modo di guardarla come se non vedesse l’ora di
portarsela al letto, di farla sua.
Lo
voleva nella sua vita.
Aveva
bisogno di lui. Era il suo “e vissero felici e
contenti”.
L’amava.
Quest’ultimo
pensiero la lasciò stordita mentre elegantemente recuperava
la
valigia con il vestito da damigella che Ino le aveva saggiamente
riposto e preparato.
Doveva
parlargli, vederlo e chiedergli scusa.
Dirgli
che era completamente innamorata di lui. Ma doveva farlo nel modo
migliore possibile.
Aveva
soltanto un’occasione.
Questa
volta non avrebbe permesso all’ansia e
all’insicurezza di farle commettere degli errori.
Sakura
sapeva esattamente cosa fare.
La
ragazza prese così dalla pochette il suo cellulare e compose
velocemente il numero di Tsunade.
Ricordava
che quel giorno la donna avrebbe lavorato fino a tardi.
La
Senju era infatti l’unica in grado di fornirle i contatti ed
i recapiti dell’attore.
Il
primario cercò quindi, più volte, di mettersi in
contatto con lei ma la caposala non le rispose mai.
Mentre
era in trepidante
attesa del suo taxi, la ragazza provò di nuovo a chiamarla
ma
anche questa volta non ebbe alcuna risposta.
Presa
dallo sconforto
più totale, Sakura pensò persino di telefonare a
Naruto
anche se non le sembrava per niente giusto disturbarlo a
quell’ora tarda della notte e renderlo di nuovo complice dei
suoi
problemi.
Il
taxi finalmente si
fermò davanti a lei e mentre montava dentro, la ragazza
pensò improvvisamente di sapere dove fosse andato Sasuke.
Valeva
la pena tentare.
Se
Tsunade l’avesse
richiamata e se la sua supposizione fosse stata giusta, al momento
della telefonata le sarebbe stata molto più vicino.
In fin
dei conti, in ogni caso non aveva più nulla da perdere.
“Dove la porto
signorina?” chiese il taxista.
“All’ospedale
di Konoha, grazie.”
Era
convinta che l’Uchiha fosse passato a trovare suo fratello,
che perlomeno avesse provato a vederlo.
Quando
l’autista
però la lasciò a destinazione, Sakura
sperò che il
suo telefono squillasse o ancor meglio che il ragazzo si
materializzasse come per magia davanti ai suoi occhi.
Niente
le assicurava più che Tsunade e Sasuke fossero
lì.
Del
resto, i turni ospedalieri in quella settimana potevano essere
cambiati.
Era
andata là d’impulso.
Era
talmente stanca che non si ricordava nemmeno come fosse arrivata a
quella conclusione.
Decise
comunque di entrare dentro l’ospedale.
Quel
posto era come casa sua ed aveva il potere di farla essere lucida e
brillante.
“Dottoressa Haruno,
cosa ci fa qui?” chiese stupita Natsumi da
dietro il bancone della hall.
“Cerco la
signorina Tsunade, per caso è qui?”
Sakura
non si preoccupò minimamente dell’impressione
negativa che poteva dare a quell’infermiera.
Era
distrutta sia psicologicamente che fisicamente ma non le importava.
Aveva
un unico obiettivo, una sola immagine in testa.
“Sì,
poverina è ancora qui. Non ha avuto un attimo di pace. Ora
è in sala operatoria per un ricovero urgente e poco fa ha
dovuto
placare un pazzo furioso che voleva entrare a tutti i costi nella casa
di cura.”
Gli
occhi verdi dell’Haruno si illuminarono.
“Quel
ragazzo… Natsumi, dimmi… quel ragazzo
è ancora qui?”
“Credo lo
conoscesse perché, sì, gli ha permesso di salire
con lei.”
“Grazie
mille” rispose mentre velocemente si avviava
all’incontro con il suo destino.
“Ah,
Natsumi un’ultima cosa mi potresti tenere per un
po’ questa
valigia lì dietro? E’ molto importante.”
“Certo, non si
preoccupi” le disse gentile ma sempre con uno
sguardo piuttosto confuso.“Sicura
di star bene?” le chiese infatti subito dopo.
“Mai stata
meglio.”
Mentre
il primario correva su per le scale, tutta la sua vita le
passò davanti.
In
quel momento si sentì finalmente diversa, una nuova persona,
quella che voleva davvero essere.
Non
aveva paura di dire la verità, di rischiare.
Bussò
così dolcemente sul legno della 307 e poi entrò
dentro.
Quando
aprì la porta, Sakura vide una figura seduta accanto al
letto di Itachi.
I suoi
capelli neri contrastavano e rifulgevano alla luce
dell’abatjour.
La
ragazza trattenne il fiato.
Sasuke
dormiva beatamente con un sorriso sereno sul volto.
Era
sempre così bello.
Le
mani dei due fratelli
erano intrecciate e lei si sentì quasi in colpa per essersi
intromessa in quel ritrovato idillio famigliare ma questa era la sua
occasione e non l’avrebbe sprecata.
Si
avvicinò quindi all’attore silenziosamente,
desiderando di far parte di quell’attimo di pace.
Non
appena gli fu vicino, Sasuke subito aprì gli occhi e si
volse a guardarla.
Il
primario avvertì immediatamente la connessione, la
sentì vibrare nell’aria.
Sperava
l’avvertisse anche lui.
“Sakura”
disse semplicemente.
L’attore
credeva di
essere vittima di un miraggio, di un brutto scherzo del proprio
subconscio eppure il suo profumo ed i suoi occhi smeraldo sembravano
così veri, così reali.
“Sasuke”
rispose ed in quel frangente il cuore di entrambi batté
più forte.
“Come hai fatto a
trovarmi?” chiese con la voce ancora impastata e
di getto l’Uchiha, mentre si alzava dalla sedia.
Lei
sorrise.
“Ho
pensato a dove saresti potuto andare dopo quello che ti ho detto, che
ti ho fatto. Credo di cominciare a capirti. Mi sei entrato
dentro.”
“Perché sei
qui? Mi eri sembrata piuttosto chiara” le
domandò freddo, mentre con lo sguardo la invitò a
continuare fuori il discorso.
Non
voleva disturbare il sonno di Itachi.
Voleva
solo sentirsi dire che era tornata per stare con lui, che era arrivata
alla sua stessa conclusione.
“Sono
venuta a scusarmi. Quando Sasori, oggi pomeriggio, mi ha detto quelle
cose ho riprovato il rancore, la sofferenza di un tempo ed ho avuto
paura di essere stata presa in giro di nuovo. Ho permesso al passato di
interferire con noi due, di compromettere il nostro futuro. Ero
furibonda con te e non ti ho dato modo di spiegarmi quello che
realmente stava succedendo. Leggere quella tua lettera è
stato
come essere pugnalata al cuore milioni di volte. Credevo di essermi
lasciata tutto alle spalle, di essere in grado di sopportare da sola il
dolore ma evidentemente il ricordo continuava ad influenzare le mie
azioni. Ho capito quanto fossi importante per me solamente quando te ne
sei andato cioè quando io ti ho permesso di andartene. Torna
a
Suna con me, Sasuke. Ricominciamo da capo senza più alcuna
recita, senza bugie. Io ho bisogno di te. Ho sempre pensato che una
volta recuperato il rapporto con i miei famigliari, non avrei
più desiderato nient’altro invece sbagliavo. Io
voglio te
e non per riconoscenza, per gentilezza o altro ma perché mi
sei
entrato nel cuore, perché sono perdutamente innamorata di
te. Io
voglio essere la persona che ti occorre. Voglio dividere questa mia
nuova vita perfetta con te perché insieme lo sarebbe ancor
di
più. Voglio appartenerti. Ecco perché sono qui.
Voglio
essere la tua famiglia. La nostra connessione è unica al
mondo.
La senti anche tu, vero? Queste cose accadono una volta sola nella
vita. Probabilmente non c’è più niente
che io possa
fare ma non m’importa. Tu mi hai insegnato a rischiare. Ti
amo e
dovevi saperlo.”
Sasuke
restò immobile, in silenzio a guardarla.
Era
stupefacente vedere come lei lo avesse ridotto.
Non
ricordava nemmeno
l’ultima volta in cui qualcuno gli avesse fatto perdere
così il controllo di sé stesso da non
permettergli di
organizzare un pensiero.
“Sei ancora
così terribilmente frustante, noiosa e…”
“e…”
lo interruppe in ansia.
“e
non sai MAI quando smettere di parlare ma ti amo comunque. Vorrei
poterti chiedere scusa per quello che ho fatto alle tue spalle ma non
posso e soprattutto non voglio.”
“Sasuke…
tu, tu mi ami?” sussurrò Sakura.
“Sarà la
mia rovina ma sì, ti amo” sospirò
il ragazzo stancamente, esausto alla sola prospettiva. “Pare che non riesca a
farne a meno.”
“Oh!”
le labbra dell’Haruno tremarono, poi sorrise. “Bene.”
“Bene?!”
le fece eco l’Uchiha. “Sei
piombata qui alle cinque di mattina, hai lasciato tua sorella alla
vigilia del suo matrimonio e bene è tutto quello che hai da
dire?!” continuò provocatorio e
sarcastico come suo solito.
Sakura
avanzò di un passo e gli toccò una guancia.
“Anch’io
ti amo. Con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima
e…”
Lui
non seppe mai cosa stesse per dire perché le parole si
persero nel suo bacio.
Si
erano già detti tutto quanto.
Desiderava
baciarla dal primo momento in cui aveva messo piede nella stanza di suo
fratello.
Sakura
fu subito pervasa da un senso di calore.
Lo
amava e lui l’amava.
La
voleva ancora e lei gli apparteneva.
Strinse
Sasuke a sé, non riuscendo più a trattenere le
lacrime di felicità.
Il suo
sogno si era realizzato, la sua favola conclusa.
“Se non erro, nessuno
dei due dovrebbe essere qui in questo corridoio”
li interruppe divertita, bruscamente, Tsunade.
Il
primario immediatamente si staccò imbarazzata dalle labbra
dell’Uchiha, cercando di ridarsi un contegno.
“Signorina
Tsunade, mi scusi. Credevo foste in sala operatoria.”
“…ed io
pensavo fossi a divertirti con Sasuke a Suna. A quanto pare, Sakura, ci
siamo entrambe sbagliate” rise la Senju. “Volevo
solo vedere se il ragazzo qui stesse bene, se si fosse calmato ed
avesse bisogno di un letto per dormire ma credo che tu possa
decisamente aiutarlo meglio di me. Andate pure a riposarvi. Avviso io
Itachi che sei andato via.”
“Grazie e mi scusi per
i problemi causati” tenne comunque a precisare
l’attore.
“Magari tutti i
contrattempi avessero sempre dei risvolti così positivi ed
incredibili!”
Sasuke
prese allora la mano della sua ragazza, pronto a lasciare con lei
l’ospedale.
“Ah, sia ben chiaro,
non voglio rivedervi più qui dentro prima della prossima
settimana!” catturò ancora la loro
attenzione la caposala.
“Glielo prometto.
Abbiamo un matrimonio importante a cui partecipare”
fece l’Uchiha, illuminando con quella risposta lo sguardo di
Sakura.
“A lunedì,
Signorina. Grazie davvero per tutto”
parlò riconoscente la ragazza.
Se in
quel momento
l’Haruno era così felice e si sentiva completa ed
in pace
con sé stessa, il merito era tutto della sua mentore che
l’aveva spinta ed aiutata ad intraprendere quel viaggio di
riscatto in compagnia dell’attore.
Non
avrebbe mai incontrato Sasuke se non fosse stato per le sue
macchinazioni.
Gliene
sarebbe stata davvero grata e riconoscente per sempre.
Così
insieme, i due
lentamente si allontanarono mano nella mano, lasciando da sola
la
Senju sul pianerottolo della casa di cura.
Sakura
si voltò a guardare ancora Tsunade, scambiandosi con lei un
ultimo sguardo e sorriso d’intesa.
Era
radiosa come mai lo era stata prima e la bionda non poteva che essere
più contenta di così.
Le
voleva veramente molto bene, proprio come se fosse sua figlia.
La
caposala entrò poi nella stanza di Itachi per avvisarlo,
come promesso, della felice fuga del fratello.
“Speravo di sentire
entrare solo te nella stanza” la precedette il
maggiore degli Uchiha. “Immagino
abbiano chiarito e che tu sia qui soprattutto per pavoneggiarti per la
schiacciante vittoria ottenuta” la
provocò.
“Credo Uchiha che tu
abbia vinto anche questa volta” rise.
“E’
felice con lei, vero?”
“Non ho mai
visto quel saccente di tuo fratello guardare qualcuno così.
Presto, lo vedrai anche tu.”
“Sinceramente,
non vedo l’ora.”
Itachi
aveva finalmente
capito che tutto poteva ricominciare in un attimo, con una scommessa
qualunque, in un giorno qualsiasi della vita, quando meno te
l’aspetti.
“L’inizio
è oggi” sorrise alla vecchia amica.
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Capitolo 30 *** Capitolo XXX ***
Capitolo XXX
Sakura
e Sasuke erano ora in attesa del loro taxi con le valige recuperate al
loro fianco.
Era
stato davvero imbarazzante cercare di spiegare, senza entrare troppo
nel dettaglio, la situazione a Natsumi, tentando al contempo di
sembrare
ai suoi occhi mentalmente sani e stabili.
Erano
insieme e quindi per loro tutto il resto non aveva alcuna importanza.
“Tsunade
è molto legata a te. Ho temuto veramente volesse uccidermi
quando mi ha visto arrivare qui da solo.”
“Ma per mia
fortuna, sei ancora vivo. Piuttosto, sono contenta che ti abbia
permesso di vedere tuo fratello nonostante le regole
dell’ospedale lo vietassero categoricamente.”
“Dopo che ti ho
lasciato, ho capito che non potevo più permettere alle
persone che amo di abbandonarmi e lasciarmi solo. Dovevo ricominciare
con Itachi. Sai, ha deciso finalmente di operarsi ed il merito
è anche e soprattutto tuo.”
“Sasuke, io non
ho fatto niente.”
“Sbagli, mi hai aperto
gli occhi e voglio che sia tu ad operarlo” la
guardò il ragazzo serio e sicuro, facendola annegare nel suo
riflesso nero.
“Non so se Tsunade me
lo lascerà fare, visto il mio legame con te. E’ un
intervento delicato ed il coinvolgimento emotivo potrebbe giocarmi
brutti scherzi in sala operatoria” rispose il
primario sincera.
“Semmai te lo
chiedesse, però, promettimi che accetterai. Sono
più tranquillo, se so che ci sei tu.”
“Te lo
giuro.”
Sasuke
la baciò.
Fu un
bacio ardente e deciso, proprio come intendeva che fosse.
Sakura
gli afferrò la camicia fra le dita e
l’attirò a sé.
In un
attimo, la passione divampò di nuovo cocente.
Proprio
in quel momento, il taxi parcheggiò nell’adibita
piazzola di sosta di fianco a loro, spezzando così quel
dolce e forte desiderio.
“Sali in
macchina” riuscì a mormorare
dolcemente l’attore a fior di labbra, interrompendo quel
bacio passionale. “Non
possiamo farlo qui” gli fece poi sarcastico
all’orecchio.
Senza
protestare, Sakura gli obbedì.
“Presto. Russell
Street, civico 107” pregò
l’Uchiha l’autista, una volta all’interno
della vettura.
Sasuke
sapeva che l’Haruno lo stava fissando per questo non
osò voltarsi a guardarla per paura di non riuscire a
resisterle.
Anche
parlarle gli sembrava ora troppo rischioso.
Una
sola parola, un’unica occhiata al suo volto, alle sue labbra
e l’incantesimo si sarebbe riattivato inesorabilmente.
Pur
sapendo quindi di non desiderare altro, decise di controllarsi
poiché non aveva la minima intenzione di fermarsi ancora.
La
voleva terribilmente e nessuno l’avrebbe più
allontanata da lui.
Venti
minuti più tardi, il taxi si arrestò bruscamente
davanti casa del giovane il quale rapidamente pagò il conto
e recuperò le valigie, con lei stretta addosso.
Abbracciati
salirono i gradini e attraversarono il portico.
Mentre
Sakura lo baciava, Sasuke provò per tre volte ad inserire la
chiave nella toppa, riuscendoci solo all’ultimo tentativo.
Spalancò
dunque la porta e gettò tutti i bagagli violentemente sul
pavimento dell’atrio.
I due
ragazzi non cercarono nemmeno di raggiungere la stanza da letto
dell’Uchiha.
Si
amarono lì, con un ardore che mai avrebbero pensato
immaginabile.
Per
qualche istante, l’Haruno non ebbe più coscienza
di niente, se non di lui.
Si
sentì pervadere da un calore che prepotentemente
riportò in vita ogni sua singola cellula e con un sospiro
cedette alla magia che soltanto quell’uomo sapeva darle.
Il
bacio si fece più urgente.
Con
una mano Sasuke le carezzò una coscia mentre con
l’altra le cercò il seno.
Istintivamente
Sakura gli sbottonò la camicia in cerca del contatto
bollente con la sua pelle, con la sua muscolatura.
Il suo
odore virile misto al suo profumo la inebriò.
L’attore
fece lo stesso con i suoi vestiti.
Le
accarezzò il ventre alla ricerca del suo punto
più sensibile e la sentì trattenere il respiro
quando le fece raggiungere l’apice del piacere.
La
ragazza, però, voleva di più e subito.
Gli
circondò così il collo con le braccia ed
inarcò naturalmente la schiena.
Lui le
strinse le natiche per trattenerla e la baciò a lungo con
passione divorante finché lei non
l’implorò di farla sua.
Sasuke
allora la penetrò facendola gridare di piacere.
I loro
cuori battevano all’unisono. Ma non era ancora abbastanza.
L’attore
la voleva a letto, sotto di sé, alla sua mercé
mentre la faceva godere.
Con un
rapido gesto la sollevò e la trascinò nella sua
camera dove insieme caddero sulle lenzuola.
L’Uchiha
le baciò la base del collo poi scese verso il seno e le
catturò un capezzolo.
Sakura
si sentì mancare l’aria e gli affondò
le unghie nei bicipiti.
Non
contento, il ragazzo le coprì di piccoli baci
l’ombelico, avvicinandosi pericolosamente al monte di Venere.
Le
stuzzicò con la lingua l’interno delle cosce
scendendo fino al ginocchio per poi risalire fino al seno.
L’Haruno
gli afferrò così i fianchi imprigionando il suo
membro vigoroso.
Stava
impazzendo.
L’attore
la baciò di nuovo e fu solo allora che la
penetrò.
Le
spinte si fecero sempre più urgenti facendogli raggiungere
presto il punto di non ritorno.
Appagata,
lei lo tenne stretto a sé mormorando qualcosa di indistinto.
Era
sua, pensò lui.
Lo era
sempre stata, fin dalla prima volta che l’aveva vista.
Ne era
rimasto subito stregato.
Sakura
era diversa da tutte le altre donne che conosceva e che aveva
conosciuto.
Era
viva, brillante, dolce ed onesta, con uno spirito acuto che trovava
rigenerante.
Soprattutto
gli aveva insegnato a tornare a sorridere con l’anima ed il
cuore e l’avrebbe sempre amata per questo.
Tutto
ciò che il ragazzo aveva sempre desiderato in vita sua era
ritrovare un luogo in cui potersi sentire di nuovo a casa e con Sakura
l’aveva ritrovato quel posto speciale.
Per
questo era così importante.
Per
questo non l’avrebbe più persa.
Era
tutto per lui.
“Non farlo mai
più” le sussurrò con voce
rauca e colma di emozione come se fosse stata sempre nella sua testa.
Lei
sorrise.
“Che cosa? Fare sesso
sfrenato con te?” lo provocò.
L’Uchiha
la strinse ancor di più, in modo possessivo.
“Lo sai, non
devi giocare con il fuoco. Se resti qui questa notte, non ti
permetterò più di andartene via.”
“Resterò
per sempre. Ti amo.”
Il
ragazzo premette quindi le labbra sulle sue tempie ed
annullò la piccola distanza rimasta fra i loro corpi nudi.
“Grazie Sakura. Ora
però dormi” le disse con una
tenerezza che non credeva di avere.
“Buonanotte
amore mio.”
Quando
Sakura aprì gli occhi, Sasuke era ai piedi del letto intento
a fissarla.
“Buongiorno”
fece lei con voce soffiata. “Sei
sveglio già da parecchio?”
domandò poi vedendolo già vestito.
“Sì, da un
po’. Ho sistemato casa. Naruto l’aveva lasciata
come sempre nel degrado più totale. Il bagno ora
è agibile” le sorrise.
“Avresti dovuto
svegliarmi. Ti avrei dato volentieri una mano”
protestò.
“Dovevi riposare. Non
dormivi, se i miei calcoli sono esatti, da più di 38ore. Non
mi sembrava per niente giusto svegliarti per un po’ di
disordine. In più, immagino che tu non abbia neanche
mangiato nulla da ieri sera, vero?”
L’Haruno
abbassò gli occhi con fare colpevole.
“Per
l’appunto, vestiti. La colazione è quasi pronta,
sempre se di colazione si può parlare alle sei e mezza di
pomeriggio” le fece sarcastico.
“Grazie”
lo guardò completamente rapita.
“Cosa vorresti
bere?”
le chiese mentre lentamente si alzava dal letto.
“Del
caffè sarebbe perfetto.”
Velocemente
Sakura, coperta dal sol lenzuolo, raccolse i suoi vestiti sparsi per
casa e si diede una rinfrescata in bagno.
Non si
era mai sentita più leggera e spensierata di
così.
Quando
entrò in cucina, il primario vide l’Uchiha
completamente preso ai fornelli e le venne naturale ridere.
Il
ricordo di quel ragazzo scorbutico e poco accomodante era ormai ben
lontano dalla sua mente.
“Potrei abituarmi a
tutto questo, lo sai?” parlò infatti
provocatoria l‘Haruno.
“Ogni carineria ha il
suo prezzo” rispose suadente e a tono il
giovane.
“Immaginavo”
controbatté divertita, più vicina a lui.
Si
baciarono.
“Ho preparato un
po’ di cose con la personale scorta di Naruto, la mia
credenza era vuota” sorrise mentre la invitava a
sedersi, appoggiando un vassoio pieno di waffle, pancake, bacon e pane
tostato.
“Hai fatto tutto
questo…per me?” chiese, restando di
stucco.
Gli
occhi verdi della ragazza scintillarono.
“Sì,
beh, ho avuto già modo di vedere quanto mangi. Mi sono solo
mosso di conseguenza.”
“Sei sempre
così carino.”
Sasuke
prese allora posto di fronte a lei.
“Non preparo la
colazione in questo modo per tutti”
spezzò poi il silenzio.
In
realtà, ora che ci pensava, in vita sua non aveva mai
preparato una colazione come questa per nessuno.
“Non l’hai
mai fatto?” sollevò le sopracciglia
incredula il primario.
“Mai. Parola di
scout” si toccò la tempia con due
dita.
“Eri un
boy-scout?” chiese incredula e curiosa.
“Possibile che credi
sempre a tutto?” ghignò. “Ma ho detto la
verità sul cibo. Ho perso la verginità della
colazione con te.”
Le
guance di Sakura si fecero di un rosa intenso.
“Non hai mai permesso
a nessuna donna di avvicinarsi così tanto a te?” gli
domandò, andando a sfiorare con la sua mano le lunghe dita
affusolate del ragazzo.
“A nessuno”
chiuse con una stretta quel contatto di pelle.
Si
guardarono negli occhi per un secondo… due….
Le
loro anime, proprio come le loro mani, erano legate e lo sarebbero
state per sempre.
Lo
stomacò di Sakura brontolò e di risposta Sasuke
scoppiò a ridere.
Erano
anni che non si sentiva così incoscientemente bambino.
“I waffle sembrano
squisiti. Beh, sembra tutto squisito. E i pancake sono…
deliziosi, e il pane tostato è…”
cercò di ridarsi un contegno l’Haruno,
inceppandosi però come suo solito con le parole.
“Tostato”
concluse lui per lei quell’assurda frase, sogghignando.
“Mangia,
noiosa.”
La
ragazza non se lo fece ripetere due volte e ben presto, anche con
l’aiuto dell’Uchiha, tutto quel ben di Dio fu
spazzolato via.
“Grazie per la
colazione, per tutto” concluse Sakura, pulendosi
la bocca con un tovagliolo. “Era
deliziosa, anche meglio di quella di Kakashi. Vuoi una mano per
sistemare?” chiese poi.
“Ma no,
tranquilla. Mollo i piatti qui in cucina e laverò tutto
quando torniamo. Fra meno di un’ora abbiamo
l’aereo. Non sei più quella di una volta, miss
anticipo, puntualità e pesantezza!”
“Oh mio Dio! Tu,
maledetto, mi fai perdere completamente il senso del tempo.
Sbrighiamoci!” cominciò a sbraitare,
guardando finalmente l’orologio appeso alla parete della
cucina.
La sua
solita ansia esplose fuori e la travolse.
Sakura
non aveva di certo alcuna intenzione di perdere l’unico aereo
che Sai aveva trovato per loro e che le avrebbe permesso di vedere sua
sorella felicemente sposata.
Voleva
esserle vicina in un giorno tanto importante e speciale per lei.
Era il
minimo che potesse fare per sdebitarsi.
“Ora ti
riconosco!”
“Sasuke ti
prego non scherzare e chiama un taxi! Nel mentre io do una controllata
alle valigie e alle cose che potrebbero servirci.”
“Calmati,
terremoto. Ho già preparato e sistemato, prima, tutto
io.”
“E
perché non me l’hai detto subito?”
“Altrimenti che
gusto c‘era!”
“Sei un
bastar…” la baciò e tutti
gli insulti che aveva in mente morirono in quell’ennesimo
apostrofo rosa.
x x x
“Kakashi”
chiamò titubante Ino il maggiordomo, aspettando poi che
questo si avvicinasse al suo orecchio. “Mia sorella ha per
caso chiamato?” chiese curiosa e silenziosa.
“No, Signorina. Ancora
nessuna chiamata ma stia tranquilla, arriveranno”
cercò di confortarla e rassicurarla l’uomo. “Si goda la cena e non
si preoccupi” le disse ancora con un sorriso
sincero sulle labbra, prima di riprendere il suo posto nelle retrovie.
“Allora?” domandò
quindi Sai, avendo captato e compreso le preoccupazioni della compagna.
“Ancora
niente.”
Per
tutta la durata della serata, l’Haruno continuò a
stressare e a chiamare l’Hatake, sperando di scoprire
così se la
sorella a Konoha avesse vinto la sua personale sfida contro il tempo ed
il destino ma l’amico inserviente le rispose sempre
negativamente.
Era
davvero agitata.
Desiderava
davvero rivedere Sakura radiosa e
felice far ritorno a casa in compagnia di Sasuke.
Il
saperla finalmente in pace con sé stessa ed appagata sarebbe
stato senza dubbio il più bel regalo di nozze che lei
potesse farle.
La
tensione tanto palesata dai bei e delicati lineamenti di Ino era a
grandi linee la stessa che albergava in tutti gli animi dei membri
della sua famiglia.
Tutti
infatti erano, chi più palesemente, chi meno, con la testa e
con il cuore a Konoha.
La
cena di prova doveva essere un momento intimo e caloroso fra le
famiglie degli sposi, un abbozzo, una piccola previsione di quella che
sarebbe potuta essere la splendida giornata dell’indomani ma
l’assenza del primario non poteva che far sentire gli Haruno
incompleti.
Ora
che l’avevano ritrovata, che avevano capito quanto quella
ragazza si fosse sacrificata in quegli anni per loro, non
volevano più vivere senza di lei.
Dopo
l’ultimo giro di whiskey, i genitori di Sai lasciarono con il
figlio la Villa.
Come
da tradizione, lo sposo infatti non poteva di certo dormire nella casa
e nella camera della fidanzata.
“Tesoro, mi raccomando
stai tranquilla. Non hai nulla di che preoccuparti e non vedo
l’ora di sentirti dire Sì, lo voglio” salutò
lo Yamanaka la sua futura moglie con un dolce bacio.
Si
preannunciava davvero una mattinata serrata, piena di impegni ed i
futuri coniugi e le loro famiglie non potevano certo permettersi di
fare le ore piccole.
Ciò
nonostante, gli Haruno sembravano però non essere
intenzionati a lasciare il salotto prima di aver visto rincasare
Sakura.
“Signorinella, anche
tu come Sai dovresti andare a riposarti. La parrucchiera arriva
già alle sei e tre quarti e non voglio proprio vederti con
le occhiaie!” parlò Mebuki alla
figlia.
“Mamma, ti
prego. Solo un’altra mezz’oretta. Sakura e Sasuke
dovrebbero essere a momenti. Non riuscirei comunque a prendere sonno,
sapendovi tutti qui sotto in attesa.”
“D’accordo
ma appena la vedi, fili immediatamente in camera tua!”
Ino
annuì vigorosamente.
“Volevi dire appena li
vediamo” la corresse prontamente Kizashi.
“Ben detto, genero.
Figlia mia sei davvero troppo pessimista!” la
punzecchiò come suo solito Chiyo.
“E’ solo che
non voglio che ci veda, in caso non ce l’avesse fatta,
delusi. Sakura ha fatto tutto quello che poteva fare”
rispose seria e protettiva Mebuki.
“Tranquilla, cara.
Nessuno di noi la lascerà più sola”
la rassicurò il marito.
Il
vecchio e grande portone di legno scattò ed il cuore di
tutti perse un battito.
“Grazie,
Yamato” disse il primario, mentre porgeva le sue
valige al domestico.
Era
tornata.
Immediatamente
Ino corse in corridoio ed appena la vide le saltò al collo,
facendole quasi perdere l’equilibrio.
“Lo sapevo che ce
l’avresti fatta, fronte-spaziosa!”
urlò, lasciando a poco a poco la forte presa intorno alle
braccia della sorella. “Sono
felicissima di rivederti” si
concentrò poi su Sasuke, abbracciandolo e cogliendolo
così di sorpresa.
“Sono felice
anch’io d’essere tornato”
corrispose un po’ impacciato l’abbraccio
l’attore.
“Ino, tesoro, falli
respirare” rise Kizashi.
Nel
frattempo, tutti i membri della famiglia Haruno avevano fatto il loro
ingresso nell’androne.
“Tra
l’altro, mi hai fatto una promessa”
precisò Mebuki.
“Sì, mamma.
Sto andando via. Ora è davvero tutto perfetto!”
stritolò ancora una volta i due appena arrivati la bionda,
prima di ritirarsi, visibilmente euforica, in camera.
“Non
cambierà mai” fece divertita Sakura.
“Sono contenta di
rivedervi insieme. Questa povera vecchietta, adesso, può
andare a dormire serena.” li baciò
sulle guance Chiyo.
“Ti avviso già micetta che domani te lo
ruberò per uno o più balli. Cosa diavolo mangia?
E’ solamente un giorno che non lo vedo ed è sempre
più bello!”
“Nonna!”
la riprese il primario imbarazzata.
“Tutti quelli che
vorrà, Chiyo” ghignò
l’Uchiha.
“Non vi hanno fatto
neanche entrare, venite. Accomodiamoci in salotto. Avete mangiato,
sì?” domandò gentile ed
accomodante Mebuki, mentre gli faceva strada.
“Sì,
tutto apposto mamma.”
Si
sedettero sul divano.
“Domani, a che ora
dobbiamo svegliarci?” chiese curiosa Sakura,
cercando così di spezzare la tensione inevitabilmente
creatasi.
“Alle sei e
trequarti ma tesoro c’è una cosa più
importante che dovete sapere. Ho passato l’intero pomeriggio
a ridimensionare la lista degli invitati, a restituire i regali e a
spiegare le ragioni che mi hanno spinto a tagliare così
bruscamente i ponti con il passato. Tutti dovevano sapere quanto si
sono sbagliati su di te e quanto hai fatto per noi. Non
permetterò più a nessuno di pronunciare il tuo
nome, senza prima avergli fatto sciacquare la bocca. So che hai
imparato a convivere con i loro sguardi e le loro chiacchiere ma prendi
questa cosa come un mio piccolo modo per scusarmi. Ti ho reso questa
settimana un inferno, ti ho fatto pesare ogni gesto, ogni frase; non
sapendo quanto già tu soffrissi in silenzio. Tu sei migliore
di me, figlia mia e tu Sasuke me l’hai fatto vedere
chiaramente. Scusami per averti trattato come il peggiore dei
disonesti, degli infami quando in realtà dovevo solo
ringraziarti. Mi hai restituito la mia bambina ed io e la mia famiglia
te ne saremo eternamente grati. Volevo davvero rivederti qui con
lei.”
“Mamma”
fu l’unica parola che l’Haruno riuscì a
dire. Troppo commossa per aggiungere dell’altro.
“Non ho fatto nulla
che non volessi o desiderassi davvero fare. Non
c’è bisogno di scusarsi”
fece serio e fermo l’attore.
Sasuke
non era abituato a sentirsi apprezzato come persona.
Quell’ambiente
così caldo e famigliare cominciava a piacergli sul serio.
“Invece hai fatto
molto di più di quanto noi abbiamo fatto per lei in questi
anni. Io e mia moglie ci siamo persi nell’odio e nel rancore
mentre tu, ragazzo, c’hai messo l’Amore ed i
diversi risultati si vedono” intervenne Kizashi.
“Benvenuto in
famiglia” proseguì, alzandosi dal
divano per stringergli la mano.
La
presa si trasformò ben presto in una paterna pacca sulla
spalla.
“Il piacere
è tutto mio” sorrise finalmente
sereno Sasuke.
Sakura
guardò senza parole tutta quella scena con gli occhi lucidi.
Questo
era quello che aveva sempre voluto, cercato, sognato.
Era il
suo lieto fine, il suo inizio.
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Capitolo 31 *** Capitolo XXXI-Epilogo ***
Capitolo XXXI ed Epilogo
Capitolo
XXXI
Era agitata, completamente in ansia; nemmeno fosse il suo di
matrimonio.
Per tutta la notte, quindi, Sakura non aveva fatto altro che girarsi e
rigirarsi nel letto.
Aveva pensato anche di svegliare Sasuke che dormiva beatamente stretto
al suo petto, cambiando però immediatamente idea.
Il ragazzo aveva fatto già così tanto, troppo per
lei e
non meritava davvero di essere vittima delle sue femminili e romantiche
paranoie.
Quando il display della sveglia segnò le sei,
l’Haruno tirò un sospiro di sollievo.
Poteva finalmente alzarsi, cominciare a darsi da fare e catalizzare
tutta quella tensione in qualcosa di veramente costruttivo.
“Dove
vai?” le chiese l’Uchiha ancora con
gli occhi chiusi, sentendola lasciare il letto.
“Scusami, non
volevo svegliarti.”
“Difficile, ti
sei mossa ed hai
scalciato tutta la notte. Mi preoccupo se, d’un tratto, fai
tutto
questo silenzio” parlò sarcastico.
Sakura davvero non riusciva a capire come Sasuke riuscisse sempre ad
essere così pungente ed ad avere ogni volta una battuta
pronta.
“Dai, non
farmi sentire in
colpa. Ora mi faccio una doccia e ti lascio riposare serenamente. Non
mi vedrai più fino a quando non farò la mia
comparsa in
chiesa con quel presumibilmente terribile vestito lavanda che Ino ha
scelto per me!” tentò infatti di
giustificarsi e tenergli testa.
Contro ogni sua previsione, l’attore non le rispose ed ad
anzi,
con un abile gesto, le catturò il braccio e la
ributtò
sul letto.
“Credevi
davvero di cavartela così?” la
baciò.
Era inspiegabile la voglia che aveva di lei.
Ogni volta che le loro pelli si sfioravano, una fiamma dirompente li
avvolgeva sino a bruciarli vivi.
Come ossigeno, più si toccavano e più il fuoco si
alimentava.
Era difficile non credere al destino, vedendoli così
stretti, affamati e bisognosi l’uno dell’altro.
“Questa volta
non mi farai fare tardi. Sono la prima damigella. Devo dare il buon
esempio!” si impose la ragazza a fatica,
staccandosi a malincuore e di forza da lui.
“Come vuoi,
chi ci perde…sei tu” le rispose con
fare suadente ed accattivante.
L’Haruno stava per fare dietro-front, per tornare sui suoi
passi
e sprofondare di nuovo fra le lenzuola in completa balia
dell’Uchiha ma decise malvolentieri di fermarsi.
“Buonanotte
amore” trovò infatti il coraggio di
rispondergli, ricomponendosi.
In quel momento, si ripromise di non voltarsi più a
guardarlo.
Non avrebbe saputo resistergli a lungo.
Dopo la doccia, Sakura scese le scale e raggiunse la cucina.
Non prima però di aver dato un’ultima carezza a
quello che ormai a tutti gli effetti era il suo fidanzato.
Per sua fortuna, l’attore aveva ripreso velocemente sonno e
non
rappresentava attualmente più un pericolo per i suoi ormoni
impazziti e per i suoi doveri da damigella d‘onore.
Era fuori pericolo.
La ragazza sorrise nel trovare già sveglia a fare colazione
sua sorella.
Ino non era mai stata una donna mattiniera ed il vederla
così
assorta e pensierosa alle prime luci del mattino non poté
che
farle strano.
Erano più simili di quanto pensassero.
“Agitata,
vero?”
“Fronte-spaziosa,
sei
impazzita?! Mi hai fatto prendere un colpo! Non ti ho sentita arrivare.
Comunque, sì. Non mi sentivo così tanto in
subbuglio dai
tempi del mio primo appuntamento.”
“Oddio, mi
ricordo” rise. “Avevi
letteralmente buttato giù la cabina armadio e mi spaventai
talmente tanto che mi ripromisi di non uscire più con nessun
ragazzo che me l‘avesse chiesto!”
“Ero
insopportabile, hai
ragione. Dopo quel disastroso appuntamento, non so davvero
perché Shikamaru abbia continuato a parlarmi.”
“Perché
ti ha sempre voluto molto bene.”
“Ed io ne
voglio a lui. Non ricordo nemmeno come ci venne in mente di uscire
insieme. Che assurdità!”
“A dir la
verità, io credo vi sareste sposati”
le confessò sincera il primario.
“Sposare
Shikamaru?!” disse con le lacrime agli occhi.
Era letteralmente piegata in due dalle risate. “Sarebbe stato come
sposarmi con te!” si ricompose piano piano. “Parlando di cose
serie, invece, raccontami un po’ come è stata
questa caccia al tesoro a Konoha?”
“Un vero e
proprio incubo. Per
un attimo, ho creduto davvero di non fare in tempo, di non trovarlo. Il
sonno, la stanchezza e la fame mi stavano uccidendo poi, non so come,
ho avuto una specie di visione e tutto è stato chiaro. Sono
corsa all’ospedale ed era lì, nella stanza di suo
fratello. Mi sono dichiarata e quando anche lui mi ha confessato di
essersi innamorato di me, ho creduto davvero che si potesse morire di
felicità!” parlò tutto
d’un fiato alla sorella, con l’entusiasmo di una
bambina l‘Haruno.
“Si vede che
sei felice e questo è senza dubbio il regalo di nozze
più bello che potessi farmi” le
sorrise la futura sposa per poi abbracciarla.
“E’
davvero strano vedervi già sveglie a
quest’ora” fece stupita Mebuki,
irrompendo nella stanza.
“L’ansia,
mamma, ci ha fatte scattare in piedi come molle!”rispose
Sakura, staccandosi dalla sorella.
“E’
normale, tesoro. Noi Haruno, siamo donne di pancia!”
“Puoi dirlo
forte, figlia mia
ma non c’è niente che una buona e lunga tazza di
caffè non possa risolvere!”
entrò in cucina spensierata come suo solito Chiyo.
Tutta quella comprensibile agitazione si stava lentamente trasformando
in una sorprendente fonte di energia positiva.
“Signore,
vogliate scusarmi. La parrucchiera è appena arrivata e vi
aspetta al piano di sopra” interruppe quel bel
quadretto famigliare Kakashi.
“Arriviamo
subito, grazie Kakashi” rispose per tutte Mebuki.
Nella mente di Ino frullavano mille pensieri, diversi punti
interrogativi e tante paure ma il tutto era sempre condito da
felicità, gioia e consapevolezza che la persona che stava
per
sposare era quella giusta.
La storia di sua sorella l’aveva aiutata a capire che:
“quello che desideri di più al mondo a volte non
succede,
al contrario succede quello che non ti saresti mai aspettata”
e
Sai, per lei, era stato esattamente l’affascinante
inaspettato.
La ragazza era talmente felice ed estasiata da non rendersi nemmeno
conto delle mani esperti della parrucchiera che si muovevano da tempo
sui suoi capelli e di essere rimasta sola con lei e Sakura in quella
camera arrangiata a salone di bellezza.
“Sei
bellissima”
la voce del primario le entrò delicatamente nelle orecchie e
fu
solo in quel momento che Ino si vide finalmente allo specchio.
Il trucco era perfetto ed i capelli sciolti leggermente mossi, adornati
con del nastro argentato, che ricadevano lunghi fin sotto le spalle le
piacevano moltissimo.
Adorava la sua fluente chioma bionda e neanche il giorno del suo
matrimonio l’aveva voluta segregare in una qualche ordinata
acconciatura.
I suoi fili dorati erano liberi, morbidi e lucenti proprio come lei.
“Grazie tanto
Maeko. E‘ tutto incantevole!” quasi si
commosse nel ringraziare l’hairstylist.
“Figurati,
Ino. Era davvero difficile fare fiasco con una modella del
genere!” rispose gentile la ragazza.
“Ora, manca
solo il vestito e poi sarai, come sempre, perfetta”
aggiunse dolce la sorella.
Le due Haruno si avviarono così alla sagrestia della chiesa
di
famiglia nella quale si sarebbero cambiate ed avrebbero atteso
l’inizio della cerimonia.
“Ci
siamo” disse la futura sposa con la mano sul
cuore, prima di entrare nella stanza e ricongiungersi con gli altri
suoi famigliari.
Alla vista dell’abito nuziale, delicatamente appeso ad un
porta-abiti al centro della stanza, la sua mano semplicemente
scivolò lungo il fianco.
La seta bianco candido fluiva dal corpetto senza spalline e con la
scollatura a cuore fino ad una gonna lunga.
Il classico stile dell’abito da sera scintillante con un
intricato ricamo di perline sul corpetto, che poi scorreva lungo il
fianco, circondava l’ampio orlo e lo strascico.
Incantata, come se non l’avesse mai visto prima, Ino
indossò l’abito e quando vide Mebuki e Kizashi
commuoversi, lo fece anche lei ma senza rovinare il lavoro che la
truccatrice aveva compiuto.
“Ecco, tutti
quanti, beviamo un po’ di champagne ed affoghiamo la
commozione!” si passò una mano sulla
guancia rigata di lacrime Chiyo, prima di versarsi da bere.
“Dio mio,
nonna, da qua!” prese la bionda il flute di
champagne dalla vecchia ed un fazzoletto da Sakura.
“Aspetta,
Ino…voglio sistemarti un po’ la gonna e lo
strascico” disse Mebuki tirando l’orlo
ed allargando la stoffa.
Nello specchio, Sakura vide sul volto di sua sorella quello che aveva
visto sui volti di molte altre spose.
L’eccitazione, la meraviglia, lo splendore.
“Bimba
mia,” fece Kizashi, “sei
spettacolare.”
“Felice, ecco
cosa sembri” le sorrise la nonna. “Felice ed innamorata.
Niente si addice di più ad una sposa.”
“Sono una
sposa. Sono felice ed innamorata e sono spettacolare” ripeté
entusiasta i complimenti Ino.
Fu proprio in questo momento di gioia, famigliarità e
commozione
che Chiyo tirò fuori dalla borsa la vecchia polaroid delle
occasioni speciali.
“Sapete
già che voglio
la mia personale foto di voi quattro insieme. Non calpestatele lo
strascico, mi raccomando! Ecco, adesso, pensate
.”
Quando risero, la donna scattò la foto.
“Allora,
questo brindisi?!” domandò Sakura. “Vi
prego, fatemi bere prima di vedere l’abito lavanda che mia
sorella ha scelto per me. Sono terrorizzata al sol pensiero di doverlo
indossare per tutta la giornata! Nonna, brutta ubriacona, il tuo
è già vuoto!”
Una volta riempito di nuovo, Chiyo sollevò il suo bicchiere
insieme agli altri.
“All’anno
più importante della nostra vita”
iniziò Mebuki.
“Oh, mamma,
puoi dirlo forte!” se ne uscì Ino.
“Ai nostri
uomini,” continuò Chiyo, “che sono stati e sono
fortunati ad avere noi. Alla nostra Sakura!”
“Alla mia
famiglia!” aggiunse sicura e convinta
l’Haruno.
Brindarono.
Mentre bevevano, Kizashi fece un passo indietro e scattò
un’altra foto con la macchinetta della suocera.
Le sue ragazze, considerò, tutte finalmente felici e tutte
straordinarie.
Alle mie donne, pensò poi, sollevando il bicchiere in un
brindisi solitario ed al loro “per sempre felici e
contenti”
“Ino-pig che
tu sia maledetta! Sembrerò una bomboniera con tutto questo
chiffon!” sentì l’uomo
protestare la figlia prediletta per poi scoppiare a ridere.
Era tutto perfetto, come se il tempo non si fosse mai fermato.
“Stai zitta,
fronte-spaziosa! Tu di moda non ci hai mai capito nulla, starai
benissimo” controbatté la sposa alla
sua prima damigella.
“Appena siete
pronte, andiamo” riportò
all’ordine ancora divertito il capo famiglia.
“Perfetto,
caro. Ti lascio solo con loro e voi due, mi raccomando, fate le
brave!” lo salutò con un bacio
affettuoso la moglie, prima di prendere con Chiyo posto ai primi banchi
della chiesa.
Ino aveva deciso di evitare la tradizionale marcia nuziale in favore di
una deliziosa ballata strumentale.
Sin da bambina le era sempre piaciuto distinguersi e non aveva mancato
l‘occasione di stupire tutti anche nel giorno più
importante della sua vita.
Sai ed i suoi testimoni aspettavano ormai la sposa e le sue damigelle
all’altare da parecchio.
Le ragazze dovevano percorrere il corridoio una alla volta secondo una
gerarchia per cui, essendo la damigella d’onore, Sakura
sarebbe
stata l’ultima prima della sorella.
Ancora una volta, il primario sistemò agitata lo strascico
del
vestito di Ino e poi prese posto sulla porta d’ingresso.
Era giunta l’ora ed in lei urgeva sempre di più il
bisogno di rivedere il suo Sasuke.
Sakura si avviò così lungo la navata verso
l’altare, tra le file di banchi e nastri viola, eccitata,
quasi
commossa con il suo punto fisso a cui guardare.
Gli ospiti si voltarono così tutti a fissarla.
Era assolutamente splendida con l’abito lavanda lungo e con
un
profondo spacco, adornato da una svolazzante sopragonna di chiffon che
lasciava trasparire ancor di più, grazie a questo effetto
vedo-non vedo, le sue gambe snelle e longilinee.
Il corpetto aderente metteva poi in risalto le sue piccole e sode
curve.
L’Uchiha, in piedi accanto al suo amico Naruto,
soffocò un gemito di frustrazione.
Era impossibile, per lui, distogliere lo sguardo da lei ed ascoltare il
solito e continuo vociferare dell’Uzumaki.
L’Haruno sembrava avere il suo stesso problema e a fatica
mantenne lo sguardo dritto a sé.
Con i capelli rosa raccolti, il collo esile era bene in vista.
Sasuke ripensò immediatamente a quando avevano fatto
l’amore la prima volta ed aveva avuto il privilegio di
baciarla
in quel punto delicato, appena sopra la spalla.
“Teme, stai
bene?” domandò Naruto al coinquilino.
“Sì.
Stai zitto, baka” mise fine a quel pensiero
allettante l‘attore.
Si guardarono di nuovo, sorridendosi.
Sulle note della ballata, Ino nel frattempo procedeva verso
l’altare al braccio di Kizashi bellissima e con lo sguardo
puntato su Sai ed il suo abito blu notte.
La bionda era visibilmente felice perché per la prima volta
nella sua vita aveva scelto bene, ne era sicura, era lui
l’uomo
che l’avrebbe affiancata per il resto dei suoi giorni.
Giunta all’altare e salutato amorevolmente il padre, lo
Yamanaka
le rivolse quattro semplici parole che la scaldarono e la emozionarono
più di quanto già non fosse.
“Sei stupenda,
ti amo.”
Questo bastò a far capire ad Ino che quel semplice ragazzo,
arrivato all’improvviso e dal nulla, non le avrebbe mai fatto
mancare niente e soprattutto le sarebbe stato vicino in qualsiasi
circostanza con cui la vita li avrebbe messi alla prova.
“Nel bene e
nel male” sussurrò la ragazza
più a sé stessa che a lui.
Il prete allora si schiarì la voce, catalizzando
l’attenzione di tutti.
“Benvenuti
cari fratelli e sorelle. Oggi, siamo qui riuniti per celebrare
l’unione di due cuori…”
Mentre la cerimonia proseguiva, Sasuke fu distratto più
volte dal sorriso di Sakura.
Le illuminava gli occhi, facendoli risplendere come due gemme preziose.
L’attore non riusciva più ad allontanare la
presenza
incombente di quella ragazza dalla sua testa e dal suo cuore e si
maledisse per essersi innamorato in una sola volta così
profondamente.
L’Haruno era diventata ormai il suo pensiero fisso ed era
cosciente che sarebbe impazzito a causa sua.
“Adesso gli
sposi possono recitare i voti che hanno scritto l’uno per
l’altro” annunciò il
sacerdote.
Con la mano in quella di Sai, Ino lo guardò.
“Non era mia
intenzione innamorarmi di te. Quando ci siamo conosciuti mi sei
sembrato noioso ed irritante” gli sorrise con la
felicità che le danzava negli occhi. “Ho già
detto che eri irritante?”
Sai inarcò un sopracciglio ma non disse nulla e
continuò a guardare la sposa.
L’attenzione di Sasuke andò invece ancora una
volta a
Sakura che aveva gli occhi lucidi, mentre Ino continuava il suo
discorso.
“Poi
però mi hai
mostrato la tua pazienza, la tua generosità ed il tuo cuore.
E’ stato allora che ho capito di aver trovato ciò
che
stavo cercando da tutta una vita: una casa.”
L’Uchiha sentiva il cuore in gola e faticava a respirare.
Era come se Ino fosse riuscita a leggere dentro di lui i sentimenti che
provava per sua sorella.
Lei era la sua casa.
Come avrebbe potuto vivere senza il suono delicato della sua voce,
senza la sua sbadataggine, la sua goffaggine, senza le emozioni che i
suoi baci gli provocavano?
Non ascoltò nemmeno una parola dei voti dello Yamanaka
perché l’unica cosa che sentì dopo
furono le parole
del prete.
“E tu, Sai
Yamanaka, vuoi
prendere Ino Haruno come tua sposa, nella buona e nella cattiva sorte,
in salute e malattia, in ricchezza e povertà,
finché
morte non vi separi?”
“Lo
voglio”rispose lo sposo, forte e senza
esitazione.
“Allora vi
dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa.”
Sai strinse Ino fra le braccia e tutti i presenti applaudirono.
Se l’ardore del loro primo bacio da sposati era un segnale,
non
sarebbe passato molto tempo prima che Sakura diventasse una zia
orgogliosa.
Erano una coppia bellissima, affiatata e lei non sarebbe potuta essere
più felice per sua sorella.
Quando ebbe inizio il ricevimento, l’Haruno restò
in
disparte a parlare con Naruto che non aveva fatto altro che domandarle
come fosse possibile che una ragazza bella, dolce e carina come lei si
fosse innamorata di un “teme” come
l’Uchiha.
Per tutta la conversazione il primario mantenne, per
l’appunto,
di risposta, sempre lo sguardo sul fidanzato che era intento a
divincolarsi sulla pista da ballo.
La nonna Chiyo infatti non sembrava essere la sola ad aver notato la
sua bellezza, perché avrebbe giurato che tutte le sue
parenti
femmine gli avessero rivolto almeno un complimento ed erano in fervente
attesa di ballare con lui.
“E’
incredibile, guardalo! Va via come il pane. Non capirò mai
voi donne!” disse divertito l’Uzumaki.
Ino, dall’altra parte della pista da ballo, la
chiamò con un gesto.
“Scusami,
Naruto. Vado a vedere
cosa vuole mia sorella. Spero davvero che non voglia farmi fare altre
foto. Ho già la nausea! Vedi piuttosto se riesci a liberarlo
o
mi farà scontare pesantemente questo supplizio a cui le mie
parenti lo stanno sottoponendo!”
“Vederlo
così in difficoltà però è
troppo divertente, Sakura-chan!”
Obbedendo ai suoi obblighi di damigella, l’Haruno
attraversò quindi la sala e raggiunse la novella sposa,
cercando
tra l’altro di ignorare che sua cugina stringeva un
po’
troppo Sasuke, mentre ballavano.
Le avrebbe detto due parole più tardi.
“Che cosa
c’è Ino?”
“Hai
dimenticato che sei la mia prima damigella?”
“No”
La sua attenzione però fu nuovamente calamitata
dall’attore.
Ino le prese un calice di champagne.
“Fronte-spaziosa,
hai sentito quello che ho detto?”
“Che cosa?
Scusa, ero distratta.”
“L’ho
notato. Beh, non
preoccuparti…presto sarà il tuo turno di danzare
con lui
e non lo dovrai più condividere con nessuna.”
“Menomale!”
Sakura si accorse troppo tardi di aver mostrato così
apertamente e sinceramente la sua insofferenza.
Vide infatti che Ino sorrideva.
“Che cosa
c’è di tanto divertente?”
“Tu, gelosona.
Sei ridotta peggio di quanto pensassi. Molto peggio!”
“Io non sono
affatto gelosa e per la cronaca non ho neanche tutta questa gran voglia
di ballare!” fece imbronciata e ferita
nell’orgoglio.
“Sì,
estremamente
credibile. Subito dopo il brindisi voglio vederti in pista con lui e
non provare neanche a controbattere!”
Sakura si era dimenticata che doveva tenere un discorso.
Certo, lo aveva scritto ma, presa da tutta quell’ansia,
l’aveva dimenticato nella tasca della felpa.
In quel momento non ricordava nemmeno una parola.
“Hai
memorizzato il discorso
per il brindisi, vero? Perché dovrai tenerlo non appena
questo
ballo si concluderà!” le chiese
infatti Ino, dopo averla vista sbiancare.
“Ino-pig, per
chi mi hai preso!” mentì il primario,
cercando freneticamente di ricordare cosa avesse scritto.
La musica cessò e, prima che lei fosse pronta, qualcuno le
mise in mano un microfono.
“Posso avere
la vostra attenzione, per favore?”
La folla si azzittì.
L’Haruno individuò immediatamente Sasuke.
L’Uchiha la stava guardando ed il cuore le balzò
in gola.
“So che vi
state divertendo e
non vi ruberò molto tempo. Vorrei ringraziare tutti coloro
che
si sono impegnati affinché questo giorno fosse
straordinario.
Detto questo, mi rivolgo alla coppia felice. Non vi sembrano
perfetti?”
Partirono gli applausi.
“Poiché
conosco bene mia
sorella, mi sento in dovere di indicare a Sai la strada giusta da
percorrere, così gli darò l’unico
consiglio di cui
avrà bisogno per avere un matrimonio sempre felice. Sei
pronto,
Sai?”
Lo Yamanaka rise ed annuì.
“Pronto.”
“D’accordo.
Ripeti dopo di me: Sì, tesoro.”
“Sì,
tesoro.”
“Perfetto. Hai
capito. E’ tutto ciò che devi ricordare.”
Gli ospiti risero di nuovo.
“A parte gli
scherzi, ogni
volta che vi vedo capisco che siete complementari, geneticamente nati
per stare insieme. Non immagino nessun altro uomo affianco a mia
sorella. Ino, tu sei bellissima; un fiore raro e meraviglioso ma non
potresti vivere senza la solidità e la gentile compostezza
di
Sai. Lui è la tua forte e profonda radice. E’
solamente
insieme che trovate la vostra essenza, il vostro posto nel mondo. Non
può nascere un fiore senza radice e voi ne siete la prova
vivente. Sono felicissima di essere qui, oggi, con la mia famiglia e la
persona che amo. Non c’è nessun altro posto sulla
terra in
cui vorrei essere. Ora, facciamo tutti un brindisi,” aggiunse
la
ragazza, sollevando il bicchiere,
“A Sai, per non essersi mai
arreso davanti alle follie di mia sorella. E a te, Ino, per tutto
quello che hai fatto per me e per aver visto sempre oltre
all’apparenza. Hai trovato un uomo eccezionale, non
dimenticartelo mai. Vi auguro una vita piena di tantissima
felicità!”
Osservando Sai abbracciato ad Ino, Sakura comprese che
l’amore era un atto di fede.
Senza fiducia, l’amore non può esistere e lei si
fidava di Sasuke più di sé stessa.
Aveva imparato a conoscere la persona che si nascondeva dietro quella
maschera di distaccata indifferenza ed apatia e se ne era completamente
innamorata.
La vita era piena di rischi e poteva davvero cambiare in un battito di
ciglia.
Alzando gli occhi, vide che l’Uchiha si stava avvicinando.
Il suo cuore prese a battere più forte ed il sangue scorreva
veloce nelle vene.
Era il loro momento.
Prima di riuscire ad arrivare in pista, un fotografo li
immortalò in uno scatto.
Quando cominciarono a ballare, lei rimase sorpresa nel vedere che
finalmente il ragazzo sembrava a proprio agio.
Il suo sorriso appena accennato le fece accelerare il polso.
Sarebbe stato un bravo marito, pensò.
“Volevo
stringerti”
Il suono accattivante della voce di lui la distolse dai suoi pensieri.
“Ma eri
così impegnato a ballare con mia cugina”
lo provocò lei.
“Sbaglio, o,
signorina Haruno, noto giusto un pizzico di gelosia nelle sue
parole?”
“Niente
affatto, Uchiha.”
“Meno male.
Chissà come
avresti preso sennò le mie future scene di sesso e baci
sullo
schermo, se ti fossi già ingelosita per così
poco” rispose perfettamente alla
provocazione l’attore.
La luce negli occhi di Sakura si smorzò.
La giovane non aveva ancora avuto modo di pensare all’impatto
e
alle implicazioni emotive che il suo lavoro avrebbe potuto avere,
d’ora in poi, sulla loro vita sentimentale e soprattutto sul
suo
stato d‘animo.
Sapeva solo che l’amava e che nonostante lo volesse tutto per
sé, avrebbe fatto di tutto pur di restargli vicino.
Smisero di ballare per un attimo e Sasuke divertito le
accarezzò il viso.
Le sue dita la sfiorarono, mentre la fissava negli occhi.
“Questo
vestito non doveva farti sembrare un terribile scherzo della
natura?”
“Infatti, come
puoi notare, sembro una tenda!” rise.
Il ragazzo non riusciva a credere alle sue orecchie.
“Sei
bellissima, Sakura” la sorprese, parlando di
getto. “Da
quando ti ho visto entrare in chiesa, ho desiderato che arrivasse
questo momento. Ho sopportato quei maledetti balli ed ho cercato di
essere gentile e cordiale con tutti solo per te. Non dovrai mai essere
gelosa di nessuna perché tu sei la mia
realtà.”
“Sasuke,
io…”
Un forte applauso attirò la loro attenzione.
Che cosa diavolo? Sakura si guardò intorno e si accorse che
la
musica si era arrestata e che loro due erano gli ultimi rimasti al
centro della pista.
Arrossì, senza sapere se fosse più imbarazzata
per non
aver notato che la musica si fosse fermata o per le bellissima parole
dell’Uchiha.
“Teme,
lasciala andare.
E’ l’ora del lancio del bouquet. Non toglierti da
solo la
miracolata possibilità di diventare suo marito!”
li raggiunse Naruto, delucidandoli sull’improvviso silenzio
della band.
“Ci sono donne
che pagherebbero per essere al suo posto, baka!”
“Sakura-chan,
io davvero non so come puoi sopportarlo!”
“Probabilmente,
Naruto sono una masochista!”
“Vai,
masochista. Ti stanno aspettando” la
sollecitò ad andare, prendendola in giro l’attore.
“Te l'avevo
detto che saresti tornato qui con lei. Ora, sei spacciato, amico
mio” disse soddisfatto l’Uzumaki al
coinquilino.
“Lo so, questa
volta ho perso davvero” gli rispose sereno.
Sakura Haruno era la sconfitta più bella della sua vita, la
resa
totale del suo orgoglio e la rottura definitiva della sua maschera di
cera.
La ragazza si avvicinò così al gruppo di ragazze
in attesa del lancio del bouquet.
I loro volti erano accesi dalla speranza.
Come se il destino avesse voluto darle un’ultima prova del
suo
lieto fine, il mazzo di fiori rosa, arancioni e bianchi le piovve
esattamente tra le mani.
Mentre tutti i presenti applaudivano, lo sguardo di Sakura si
posò su Sasuke che non stava battendo le mani ma la stava
fissando, divorandola.
L’Haruno avrebbe pagato qualsiasi prezzo per leggergli nel
pensiero ma dentro di sé sapeva ormai con certezza che
avrebbe
avuto tutta una vita per scoprirlo.
“C’eri
una volta. Ci sei sempre stata. Ci sarò per
sempre.”
x x x
Epilogo
Sarada aveva ormai tre anni ed era l’orgoglio del
padre.
Sasuke ricordava a malapena il tempo in cui viveva solo, senza una
famiglia ed uno scopo.
Solamente ora si rendeva conto che per troppo tempo la sua vita era
stata incompleta, ma se qualcuno glielo avesse detto
all’epoca lo
avrebbe preso per pazzo.
“E’
colpa tua” disse pensando ad alta voce mentre
Sakura si metteva a sedere di fronte a lui.
Erano tornati all’Ichiraku Restaurant per festeggiare il loro
quarto anniversario di matrimonio, lasciando Sarada con lo zio Itachi e
la zia Izumi.
E ora eccola lì, la sua amata moglie, con un fluttuante
abito
color crema che nel giro di un paio d’ore si sarebbe
divertito a
sfilarle molto, molto lentamente.
“Colpa mia per cosa?” sorrise
perché, con il passare
del tempo, stava scoprendo quanto continuasse ad essere
complesso suo marito.
“Sono stato
addomesticato.”
Sakura bevve un sorso di champagne e sorrise, chinandosi sul tavolo e
afferrandogli il volto fra le mani.
“E’
inevitabile, mi dispiace.”
“Così
mi ha detto anche
Itachi l’ultima volta che siamo andati a trovarlo. Non chiede
ancora ad Izumi di sposarlo perché teme di diventare un
agnellino.”
Quella che l’Uchiha si era immaginato come una relazione
difficile si era rivelata sorprendentemente facile.
I genitori di Sakura lo avevano accolto con gioia e riconoscenza e suo
fratello Itachi, di nuovo vedente, amava e trattava la sua compagna
proprio come se fosse sua sorella.
Erano un’unica, nuova e grande famiglia.
“A proposito,
bel vestito” mormorò, spostandosi in
modo da sfiorarle la gamba sotto il tavolo. “Mi
divertirò a togliertelo. Tutti quei bottoncini lì
davanti…sarà una sfida interessante.”
I loro occhi si incrociarono e l’Haruno provò quel
meraviglioso sfarfallio allo stomaco che sentiva ogni volta che stava
con lui.
“La tua mente
viaggia sempre ad un solo binario”
scherzò lei.
“E tu sei
sempre la donna in fondo a quel binario.”
“Mi sembra
giusto!”
“Gli ultimi
quattro anni sono stati i migliori della mia vita” le
disse l’attore serio. “Ho
sempre pensato di essere un tipo rilassato. Mi sbagliavo. Mi hai
insegnato tu a rilassarmi. Tu e Sarada…”
si schiarì la gola, nel caso la sua voce decidesse di fare
qualcosa di stupido, tipo tremare. “Voi
siete tutto per me.”
“Meraviglioso.”
Sakura gli carezzò la guancia e gli sorrise teneramente.
“A patto che
in te ci sia spazio per un altro po’
d’amore…perché sono incinta.”
Sasuke si alzò e la aiutò a fare lo stesso, con
un sorriso pieno di gioia.
Le mise una mano sul ventre ancora piatto e, con un incredibile senso
di pace, pensò che ciò significasse sentirsi a
casa, e
lui non avrebbe voluto essere in nessun altro posto al mondo.
FINE
Note dell’Autrice: Vorrei rubare un altro
po’ del
vostro tempo per ringraziare tutte le 2410 persone che hanno avuto, sin
ad oggi, la voglia di aprire il mio primo ed ormai lontano capitolo di
Runaway Candy e soprattutto tutte quelle che poi hanno continuato a
seguire la fiction appassionatamente. Questa è stata senza
dubbio un’esperienza bellissima che mi ha arricchito
parecchio e
che mi ha accompagnato per quasi un anno. Ci sono stati momenti in cui
non mi sono sentita all’altezza, in cui
l’ispirazione
è venuta meno ma se ho continuato a pubblicare con una buona
costanza è stato soprattutto per quei lettori di nicchia che
mi
hanno sempre dedicato un po’ del loro prezioso tempo per
lasciare
un commento alla storia, positivo o neutro che fosse, invogliandomi
così a fare sempre di più e meglio.
Davvero grazie a tutti. Ora mi prenderò del tempo per
metabolizzare tutto questo, per poi tornare con nuove idee e con
più entusiasmo di quanto già non abbia.
Spero di leggere le vostre impressioni generali su questo mio primo
lavoro.
Ancora mille GRAZIE!
Un bacione, ValeUchiha07.
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