Sherlock: The scam of the King

di sasa123
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


2nd January  9:00 a.m. 

Aprii piano piano gli occhi, come se mi fossi appena svegliato da un lungo letargo. Non sapevo spiegarmi il motivo ma appena sveglio mi prendevo sempre qualche istante per ispezionare l'ambiente che mi circondava, pazzia? Probabile, sapevo già da me di essere un sociopatico iperattivo, non mi sarei stupito di essere anche pazzo. No no no... Era qualcos'altro. Forse paura? Si, paura. Paura di svegliarmi e rendermi conto che fosse tutto un sogno. Che il 221B di Baker Street fosse solo un'invenzione, un desiderio nascosto da qualche parte nella mia mente, una realtà immaginaria dove per la prima volta nella mia vita non ero totalmente solo. Mi alzai e cominciai a prepararmi del thè. Facevo finta di nulla, ma mi rendevo conto che quell'appartamento sembrava davvero vuoto da quando John era andato a vivere da solo. Certo, non ne facevo un dramma, dopo tutto sapevo che prima o poi, dopo la mia scomparsa, non sarebbe rimasto a lungo in quell'appartamento. L'unica cosa che mi turbava davvero da un mese a questa parte non era la sua assenza a Baker Street, bensì la sua assenza nella mia vita. Da quando tornai dopo aver inscenato per ben 2 anni la mia morte,  John non volle più rivolgermi la parola e ancora non riesco a capacitarmene. Capivo che fosse arrabbiato, ma lui ne stava facendo un vero e proprio dramma. Sinceramente era una situazione che non avevo previsto. Cominciò a squillarmi il cellulare, era Lestrade. -Novità?- Chiesi in modo secco. -Non ti si può nascondere niente, Sherlock.- Controbatté lui ironico. -Sicuramente la tua non è una chiamata di cortesia, Jeff.-, -Greg.-, -Che volevi dirmi?- Chiesi sviando il discorso all'unica parte della conversazione che mi interessava sul serio. -Abbiamo ricevuto una chiamata da una donna nella 22esima strada. E' ritornata un'ora fa a casa ed ha trovato il corpo senza vita del marito sul pavimento.-, -Omicidio domestico. Probabilmente lei aveva un altro e la presenza del marito era diventata troppo scomoda. Niente di nuovo.-, -Oh, non credo proprio.- Esclamò Lestrade quasi divertito dal fatto che, per una volta, mi stavo sbagliando. -Che intendi?- Chiesi incuriosito. -Vieni qui e guarda tu stesso.- Concluse l'ispettore nel tentativo di invogliarmi a raggiungerlo. Non risposi, staccai il telefono, mi sistemai la sciarpa intorno al collo e indossai il mio fidato cappotto. Era riuscito a stuzzicare il mio interesse, soprattutto perchè il quel periodo non c'era stato nessun caso interessante su cui lavorare. Scesi, quasi di corsa le scale del 221b e mi diressi sulla soglia del marciapiede per attirare l'attenzione del tassista che, proprio in quel momento stava passando d lì.  


10:00 a.m.

Scesi dal taxi ed entrai dentro la grande casa che in quel momento era circondata da egenti di polizia. Notai subito che la serratura della porta d'entrata era stata violentemente forzata. -Ti sei precipitato qui sul serio.- Esclamò divertito l'ispettore non appena mi vide entrare nella stanza. -Mi delude il fatto che avessi qualche dubbio.- Risposi secco senza distogliere lo sguardo dalla scena del crimine. -Il suo nome era Steven McGuire, quarantadue anni,  bianco, di origine scozzese. Si era trasferito in questa casa con la moglie cinque anni fa.- Mi informò Lestrade. Cominciai ad osservare la vittima cercando di carpire altre inf0rmazioni importanti che la polizia non avrebbe potuto notare ad un primo sguardo. -Braccia allenate, probabilmente andava in palestra ma non credo, considerando l'età e le mani rovinate che sicuramente non si addicono ad una persona che tiene al suo aspetto fisico. Di conseguenza possiamo dedurre che facesse un lavoro che richiedeva un certo sforzo per le braccia. Mani rovinate e tracce di vernice su di esse ci fanno capire che si trattava di un muratore o qualcosa del genere. Indossava delle scarpe e dei vestiti economici con evidenti segni di usura provocati dai numerosi lavaggi effettuati nel tempo. Uno dei tanti uomini che lavorano per portare a casa qualche spicciolo alla fine del mese, sicuramente non una persona che vale la pena uccidere per una rapina.-, -Ok...- Disse Lestrade mentre cercava di stare dietro ai miei ragionamenti. -Sei sicuro che non si tratti di un tentativo di rapina finito male?-, -Ispettore mi sembra evidente! Dandogli anche solo un occhiata anche lei poteva capirlo. Quest'uomo è stato ridotto ad un colabrodo umano. E' stata una faccenda personale, è evidente. Solo una persona piena di rancore e odio poteva ucciderlo così brutalmente.- Finita la frase i miei occhi caddero su un piccolo particolare. Una chiave dorata, che la vittima teneva stretta nella mano sinistra. -E questa?- Mi chiesi retoricamente. -Una chiave. forse di una porta che stava cercando di aprire per scappare dal suo assassino.- Ipotizzò l'ispettore Lestrade, cercando di trovare la spiegazione più logica che in quel momento gli era passata per la mente. -Poco probabile. Nessun uomo inseguito da un assassino con un mitra cercherebbe di scappare proprio da una porta chiusa a chiave. Avrebbe corso su per le scale o sarebbe scappato verso il retro.- Lo corressi mimando una pistola con le mani e puntandola verso una delle porte della stanza chiuse a chiave per poi dirigermi verso la porta d'entrata. Dove stai andando?? Non abbiamo ancora finito!-, -Oh, Lestrade... Per quanto io possa essere spaventosamente intelligente e possa possedere un intuito fuori dal comune, non posso certo lavorare da solo.- Conclusi uscendo dalla grande casa. -Vai da John??- Mi urlò Lestrade sperando, inutilmente, che non fossi già troppo lontano per poterlo sentire. -Va da John.- Si rispose da solo l'ispettore scuotendo il capo e ritornando al suo lavoro.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


11:15 a.m.

Scesi dal taxi e mi diressi verso l'appartamento di John. Mi fermai davanti alla porta e presi un respiro profondo. Non sapevo spiegarmi il motivo ma la strana situazione che c'era tra me e John, da un mese a questa parte, mi metteva addosso un ansia non indifferente. Ma non aveva senso, sapevo che non avrebbe potuto tenermi il muso per sempre. Dopo tutto, anche se cercava di nasconderlo per rabbia, lui era molto felice di vedermi. Bussai alla porta che poco dopo venne aperta da John, il quale sembrava poco sorpreso di vedermi. -Che ci fai qui.- Mi chiese con la sua solita calma. -Sono venuto a trovare un amico.- Risposi ricevendo a mia volta uno sguardo severo. -Entra.- Mi invitò dopo una piccola pausa di riflessione. Entrai nel suo appartamento, notai subito che era molto grande e povero di arredamento. Le chiavi erano appoggiate disinteressatamente su una cassettiera vicino alla porta e nel lavello della cucina c'erano ancora dei piatti da lavare, probabilmente della sera prima. Si sedette difronte a me e potei subito notare le borse sotto i suoi grandi occhi chiari, segno di recenti notti passate in bianco. La crescita incolta della barba evidentemente non curata, i capelli leggermente scompigliati, non era da John trascurarsi in quel modo. -Perchè sei venuto qui?- Mi chiese distogliendomi dai miei pensieri. -Ho delle novità.-, -Ti ascolto.- Affermò incrociando le braccia sul busto e poggiandosi allo schienale della sedia. -C'è stato un omicidio sulla 22esima strada. Un uomo sulla quarantina, probabilmente un muratore, è stato ucciso violentemente con numerosi colpi di mitra nel salotto di casa sua. Sospetto un crimine personale. Una disputa passata, un torto o qualcosa del genere.-, -Bhe... Non vedo che cosa c'entri io in questa faccenda.-, -Ma è ovvio, ho bisogno di un assistente. Chi altro dovrei chiamare. Io e te lavoriamo insieme.- Affermai come se la mia risposta fosse più che scontata. -Lavoravamo, Sherlock. Lavoravamo prima che tu mi mentissi per due anni.-, -John, il tuo ragionamento è assurdo! E' ovvio che l'ho fatto perchè non avevo altra scelta.- Esclamai con fare saccente. -Avresti potuto avvertirmi.-, -Sarebbe stato rischioso.-, -Molte altre persone ne erano al corrente.-, -Avevo bisogno di qualcuno che mi desse una mano.-, -Dovevi fidarti di me!- Esclamò John sbattendo con rabbia le mani sul tavolo. Spalancai gli occhi sorpreso dalla reazione inaspettata di John, poi stetti in silenzio, trovandomi in una delle rare volte, in tutta la mia vita, in cui non  sapevo come controbattere. -Ho passato due lunghissimi anni cercando di dimenticare quello che successe quel giorno. Avresti potuto mandarmi un messaggio, avresti potuto farmelo sapere da qualcun'altro, ma non l'hai fatto. Mi hai lasciato a piangerti per due anni. Dovevi contare sul mio aiuto, tu sapevi che ti avrei aiutato. Adesso sono io che non voglio saperne più nulla.- Concluse guardandomi dritto negli occhi. Provai a mantenere lo sguardo fisso al suo per qualche secondo, poi chinai gli occhi sulla superfice del tavolo. -Nulla? Nessun: ''Hai ragione, John.'', ''Mi dispiace, John.''?- Mi chiese rivolgendomi nuovamente uno sguardo severo. -Ho dovuto farlo.- Risposi in tono serio. -Perchè?- Decisi di non rispondere, mi alzai e mi sistemai il colletto del cappotto con le mani. -Il perchè non ha importanza. L'unica cosa che ti serve sapere è che non potevo fare altrimenti. Tutto il resto sono chiacchere inutili che rischierebbero solo distrarci dal nostro obbiettivo principale: risolvere questo caso.- Spiegai come se John poco prima non mi avesse detto nulla. -Come scusa?- Mi chiese confuso. Lo presi dalle spalle e feci incontrare i nostri occhi. -Hai capito bene, il nostro obbiettivo. Risolvere casi come abbiamo sempre fatto, io e tu che da soli riusciamo a lavorare più velocemente e molto meglio di tutti i poliziotti di questa città messi insieme! Non senti l'adrenalina scorrerti nel sangue? Non ti manca il brivido della caccia?? Allora, ci stai?- Terminai elettrizzato ricevendo in cambio da John una piccola smorfia sorridente di quelle che stavano ad indicare la quiete prima della tempesta. Chi non lo conosceva non poteva capirlo ma io sapevo che sarebbe stato capace di uccidere un uomo con quell'espressione stampata in volto. Perchè dietro di essa c'era nascosta tutta la rabbia e la violenza che un essere umano può tenere in corpo. Non feci in tempo a realizzarlo che mi ritrovai fuori dall'appartamento con tanto di guancia dolorante reduce da uno dei pugni più violenti che io abbia visto e preso in tutta la mia vita. -Sarà più difficile del previsto.- Realizzai passandomi una mano sul viso per poi dirigermi di nuovo a Baker Street. 

5:00 p.m.

Mi sdraiai sul divano, avvicinai le mani al viso e poggiai le dita sulle labbra. Poteva sembrare una cosa senza senso, un vizio o forse uno strano tic ma in realtà lo facevo solo perchè in quel modo la mia mente riusciva a lavorare meglio, riuscivo a concentrarmi come volevo. -Cosa puoi aver mai fatto per meritarti una morte simile, eh Steven?- Avevo passato tutta la mattina ponendomi quella domanda senza però trovare nessuna risposta. Dovevo saperne di più su di lui, sul suo passato. Mi alzai, presi la sciarpa, me la misi al collo e presi il telefono. -Pronto?-, -Lestrade, devo dirle una cosa riguardo il caso McGuire.-, -Sherlock. Si, ma non possiamo parlare al telefono.-, -Infatti non era mia intenzione.-, -Che intendi?-, -Ci vediamo tra venti minuti a casa della vittima.-, -Sherlock, non posso lasciare il lavoro. Ho un sacco di cose da fare qui adesso.-, -Sono sicuro che riuscirà a trovare un modo per dedicarmi un po’ del suo tempo.-, -Aspetta un attimo!-, -L'aspetto.-, -Maledizione, Sherlock...- Sbuffò l'ispettore poco prima che io terminassi la chiamata. 

5:30 p.m.  

Una mezz'oretta dopo ci incontrammo sulla 22esima davanti alla casa della vittima. -Ci ha messo più tempo del previsto, ispettore.- Lo punzecchiai. -Piantala, Sherlock. Che volevi dirmi?- Mi chiese cominciando a dirigersi insieme a me davanti alla porta della casa. -Sono andato da John sta mattina ma non credo abbia molta intenzione di darmi una mano. Almeno per ora.-, -Ti ha sbattuto di nuovo fuori casa?- Mi chiese ridacchiando. -Oh, la smetta con quella risata infantile.- Commentai irritato. -Andando al nocciolo della questione, ho bisogno di qualcuno che sia con me mentre farò qualche domanda alla moglie. In modo che lei, ispettore, possa notare tutto quello che mi sfuggirà. In pratica non dovrà fare quasi nulla, quindi si rilassi e faccia come le dico.-, -D'accordo.- Sbuffò Lestrade.







Angolo dell'autrice: Scusate per il disagio, il capitolo incompleto è stato appena sostituito con la versione definitiva :) Grazie per la pazienza, a domani con il terzo capitolo! See you soon.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Angolo dell'autrice: Buongiorno ^^ 
Vi prometto che non vi ruberò molto tempo ahah 
Volevo solo dirvi che nel secondo capitolo mi sono resa conto, solo ieri mattina, che ho commesso un errore abbastanza fastidioso: Ho pubblicato il capitolo ''non rifinito'' e quindi con qualche errore qua e la e qualche frase che poi successivamente, nella correzione, ho sostituito perchè non mi convinceva. Quindi se vi va di rileggerlo corretto, tornate al capitolo precedente e buona lettura! Sennò poco importa, non cambia poi molto, solo qualche piccola frase e qualche parola. E basta, buona lettura!








5:35 p.m.

Entrammo in casa dove fummo accolti dalla signora McGuire, la quale ci fece accomodare in delle poltrone vicino ad un piccolo caminetto. Si sedette difronte a noi e potei subito notare le piccole mani poco curate, i capelli crespi castano chiaro tagliati fino alle spalle, possibile particolare che indica mancanza di interesse nel prendersene cura. Borse sotto gli occhi e completa assenza di trucco, sicuramente non mi trovavo davanti ad una delle persone più felici del pianeta. E' probabile fosse davvero distrutta per la morte del marito. -Siamo davvero dispiaciuti per la morte di suo marito, signora McGuire.- Affermò Lestrade. Io non dissi niente, mi limitai ad osservala. -La ringrazio agente. Non posso ancora credere a quello che gli è successo... eppure fino a ieri sera era così tranquillo.- Disse la vedova cercando di trattenere le lacrime. -Capisco sia un momento molto difficile per lei, ma dobbiamo farle qualche domanda. E' la procedura.- Le spiegò l'ispettore. -Si... lo capisco.-, -Suo marito aveva qualche nemico?- Le chiesi secco, alzandomi dalla poltrona e cominciando a camminare per la stanza. -No.. Steven non aveva nemici.-, -Non esiste una persona che non ha nemici, signora.- La interruppi continuando a osservare la stanza dove ci trovavamo. -Sherlock! Mi scuso per la sua completa assenza di tatto.-, -Nessun uomo verrebbe ucciso senza alcun motivo in un modo così violento. Deve esserci per forza una motivazione. Un litigio, una parola sbagliata detta al momento sbagliato, un furto.-, -Mio marito non era un ladro!- Mi rimpreverò lei. Restai in silenzio e cominciai ad osservarla. -Ecco, volevo vedere esattamente questo! Rabbia. Lei è arrabbiata, anzi, che dico, lei è infuriata nei miei confronti perchè ho appena insultato suo marito. Questo senso di protezione dimostra che lei non avrebbe mai fatto, o fatto fare, del male al Signor McGuire. Il chè mi porta ad escluderla definitivamente dai sospettati.- Affermai ricevendo i cambio uno sguardo confuso. -Capisco che sia difficile per lei, io credo a quello che dice ma devo dimostrarlo.- Le dissi poggiandole una mano sulla spalla. -D'accordo.- Acconsentì la donna. -Quando suo marito è stato ucciso lei dov'era?-, -Ero andata a casa di mia sorella che vive a cinque minuti da qui. Ho lasciato Steven a casa dicendogli che non avrei perso molto tempo e lui mi ha detto di non preoccuparmi e che sarebbe rimasto qui a guardare un pò di tv... I-io non potevo immaginare una cosa simile.- Concluse piangendo. Dopo un paio di minuti andammo via, non ci aveva detto molto, ma sapevo che non dovevo preoccuparmi. Tempo al tempo. -Che hai intenzione di fare adesso?- Mi chiese Lestrade accendendosi una sigaretta. -Risolvere il caso, mi sembra ovvio.-, -Che te lo chiedo a fare.- Mi chiese divertito dalla mia risposta per poi avvicinarmi il pacchetto delle sigarette. Ne presi una e l'accesi, inspirai e espirai piano piano il fumo osservandolo dissolversi nell'aria. Non ho mai capito perchè ma farlo riusciva sempre a rilassarmi. Feci un altro paio di tiri, dopo di chè buttai la sigaretta e cominciai ad andare via. -Dove vai?-, -A Baker Street, George.-, -Mi chiamo Greg!-, -Come preferisci.- Conclusi senza voltarmi. 


Jonh's pov

3rd January     6:30 p.m.

Camminavo per le strade di Londra senza guardami intorno, mi sentivo fiacco. Da quando scoprii che la morte di Sherlock fu un'enorme farsa non era raro che mi sentissi così. Probabilmente fu la delusione nello scoprire che non si era fidato abbastanza di me. Ma non era solo quello, ho passato due anni della mia vita  credendo che, in un certo senso, se quel giorno non mi fossi fatto fregare da quella falsa chiamata in cui mi dicevano che la Signora Hudson era in fin di vita e fossi rimasto li con lui forse avrei potuto salvarlo. Ho passato due anni pensando solo a questo. E scoprire che non avevo nessun motivo per starci male, che avrei potuto evitare tutte quelle notti passate in bianco mi fa incazzare. Se solo me l'avesse detto… Avrei anche evitato di pentirmi di tutte le cose non ero riuscito a dirgli. Continuai a camminare per un altro po', poi tornai a casa. Mi misi comodo sul divano e accessi la Tv. Caso McGuire, ai telegiornali non si parlava d'altro. Mi mandava in bestia ammetterlo ma quell'idiota di Sherlock aveva ragione, era un caso molto interessante ed era da tanto che non lo aiutavo a risolverne uno. Se pensavo a tutte le giornate intere passate a ragionare su misteri impossibili mi veniva un po' di nostalgia. Tutte quelle sue battutine irritanti che mi davano tremendamente sui nervi, i campioni sistemati nel frigo che riuscivano a farmi passare la fame ogni volta che entravo in cucina, senza contare  quando passava tutto il giorno nel suo palazzo mentale e non si degnava di ascoltarmi neanche per un secondo. -Devo smetterla di pensare a queste cose, sennò mi viene voglia di picchiarlo e adesso non posso.- Ammisi sbuffando. Mi guardai la mano e risi, cavolo, dovevo avevo averlo colpito proprio bene il giorno prima. La mia mano era ancora dolorante. Qualche secondo dopo il suono del mio campanello mi distolse dai miei pensieri. Aprii la porta e rimasi molto sorpreso. -Disturbo? Spero di no.- Mi chiese cortesemente Mycroft Holmes mentre era intento a spolverarsi con le mani la giacca. -Dipende.- Gli risposi secco. -Sempre il solito burbero. Non cambi mai, eh John?- Mi punzecchiò varcando la soglia della porta. -Cosa sei venuto a dirmi?-, -Non mi offri niente?- Mi domandò emettendo una leggera risata. -Sarà sicuramente una cosa importante.-, -Da cosa lo deduci?- Mi chiese sedendosi su una delle mie poltrone. -Non saresti venuto qui.- Affermai schietto sedendomi.-, -Ottima osservazione, immagino saprai anche di cosa si tratta.-, -Posso immaginarlo.-, -Sono qui per Sherlock. Ho bisogno che tu mi dia una mano.-, -Perchè?-, -Conosci i suoi piccoli 'vizi', non voglio rischiare che si metta nei guai.-, -Stiamo parlando di un adulto, sa badare a se stesso.-, -No, John. Stiamo parlando di Sherlock.- Affermò zittendomi. Per quanto potessi provare a convincermi del contrario sapevo che con Sherlock non c'era da stare tranquilli. Sapevo anche che quell'idiota si sarebbe presto cacciato in qualche guaio. -In questo periodo sembra piuttosto annoiato e sai cos'è successo l'ultima volta.-, -Ha colpito a sangue un maiale morto sul ciglio di una strada?-, -No.- Mi rispose infastidito dalla mia ironia. -E' finito ad investigare in un covo di drogati.-, -Oh andiamo, era sotto copertura.-, -E tu credi non ne abbia approfittato per farsi di qualche schifezza?-, -Senti, perchè non gli compri un bel cagnolino da guardia?-, -Non ne ho bisogno.- Affermò ridendo. -Perchè?- Chiesi confuso. -Perchè io ho te.- Affermò osservandomi con fare saputello. Era sicuro di se, sapeva che non avrei mai permesso che succedesse qualcosa a Sherlock. Questa sua convinzione era talmente reale che riusciva ad infastidirmi. -Sembri troppo convinto di te.-, -Lo sono.- Concluse sorridendo leggermente, alzandosi e dirigendosi verso la porta. -Sono sicuro che non deluderai le mie aspettative.-, -E io sono ancora dell'idea che dovresti comprargli un cane.- Gli risposi secco chiudendogli la porta in faccia. Mi diressi nella mia stanza borbottando, ne ero certo, un giorno gli Holmes sarebbero riusciti a rovinarmi definitivamente la vita. 









Angolo dell'autrice: Salve di nuovo! Spero che il capitolo 3 vi sia piaciuto, se avete commenti, suggerimenti o giudizi (positivi o negativi che siano) che volete farmi sapere, scrivete pure nelle recensioni. sarò felice di ascoltare tutto quello che avete da dire. Come ultima cosa, vorrei dirvi che ho deciso di aggiornare ogni giorno, visto la lunghezza dei capitoli, che non è molta. See you soon, anzi, ci vediamo domani con il quarto capitolo! Bless u! :) 





 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


9th January  5:30 p.m. 

Era passata una settimana dall'omicidio di Steven McGuire e ancora le indagini non erano andate avanti. Da una parte perchè, dovevo ammetterlo, non era un caso che mi entusiasmava molto e quindi, di conseguenza, non ci mettevo molto impegno. Dall'altra perchè, con le poche indagini che avevo svolto, non avevo trovato nessuna 'macchia' nella vita di quell'uomo, niente nemici, niente problemi, niente sgarri con la legge. Sapevo che c'era qualcosa che non andava ma non riuscivo a capire cosa. Presi il mio microscopio e cominciai ad analizzare dei materiali che avevo sistemato in maniera del tutto casuale e disordinata sul tavolo della cucina. Chissà, magari lavorando ad altro mi sarebbe venuta qualcosa in mente. -Posso entrare?- Chiese la signora Hudson varcando la soglia della porta. -Non vedo il motivo per cui dovrei risponderle visto che si è data il permesso da sola.- Affermai secco senza distogliere lo sguardo dalla lente del microscopio. -Sherlock Holmes, questa cucina è un disastro!- Esclamò preoccupata. -Prima o poi metterò un po' d'ordine in questa stanza, che tu lo voglia o no.- Mi disse passando una mano sulla superficie impolverata del tavolo. -Trovo l'ordine nel mio disordine, Signora Hudson.-, -Oh caro, come devo fare con lei?- Si chiese retoricamente passandosi una mano sul viso. -E' diventato ancora più disordinato da quando John è andato a vivere da solo.-, -La residenza di John non influisce sul mio disordine. Adesso se vuole scusarmi, sto lavorando.- Affermai spazientito. -Può anche essere, ma sicuramente ha influito sul suo tatto.- Mi rispose offesa afferrando la tazzina sporca del thè e dirigendosi verso la cucina. Sentii squillare il telefono, distolsi per un attimo lo sguardo dalla lente e risposi. -Pronto?-, -Sherlock, devo parlarti.- Affermò l'ispettore Lestrade. -Spero sia una cosa importante, Scotland Yard. Sto lavorando.-, -Eccome se lo è, credo possa riguardare il caso McGuire.- Esclamò incuriosendomi a tal punto da far passare in secondo piano il lavoro in cui ero impegnato.      
                                                                                                                                       
6:10 p.m. 

 Arrivai nell'isolato dove l'ispettore mi aveva dato appuntamento e notai subito una grande casa accerchiata da macchine della polizia. Scesi dal taxi e mi diressi dentro di essa dove mi aspettava Lestrade insieme ad altri uomini che facevano parte della scientifica. -Che è successo?- Chiesi. -Guarda con ti tuoi occhi.- Affermò Lestrade dopo avermi condotto nella stanza degli ospiti. Li rimasi di stucco, non potevo credere a quello che stavo vedendo. -George Murray, quarantacinque anni, bianco. Viveva con la moglie e i suoi due figli ed era una delle guardie della corona. La morte risale a questa mattina verso le 9:00 a. m. ed è stata causata da...-, -Molteplici colpi di mitra su tutto il corpo.- Lo interruppi soddisfatto osservando la scena del crimine. -Allora, che ne pensi?-, -Penso che sia straordinario.-, -Straordinario? Sherlock, sono morte due persone!- Disse Lestrade cercando di affievolire invano il mio evidente entusiasmo. -Non capisci? Due omicidi collegati, due morti violente avvenute in circostanze sospette tra due uomini che, a prima vista, non hanno niente in comune tra di loro. Un serial killer spietato che uccide le sue vittime a colpi di mitra tra le loro amate e sicure mura domestiche. Questo è il caso che aspettavo da settimane! Devo andare.- Conclusi dirigendomi fuori dalla grande casa. -Sherlock, aspetta! Ahh... Ma perchè deve sempre fare così!- Lo sentii lamentarsi mentre stavo varcando la soglia della porta. 

7:00 p.m. 

Scesi dal taxi e corsi verso la porta dell'appartamento di John. Bussai tre volte e aspettai. -Chi è?-, -Sono Sherlock. Devo parlarti.-, -Cos'è successo questa volta?- Sbuffò aprendomi la porta. -Un duplice omicidio, John! Due uomini uccisi a colpi di mitra in circostanze sospette. E' il caso che aspettavamo da un sacco di tempo!-, -Aspettavamo?-, -Si! Ne abbiamo bisogno. E non dire che non devo includerti perchè te lo si legge in faccia che fremi dalla voglia di rimetterti in gioco.-, -Sherlock, piantala! Ti ho detto che non ho intenzione di ricominciare.- Sbraitò cercando di chiudermi nuovamente la porta in faccia. -John, per favore!- Insistetti a mia volta mettendo una mano sulla soglia in modo da far si che non potesse chiuderla. Mi osservò sorpreso per poi aprirla lentamente di nuovo. Ci guardammo negli occhi per qualche secondo, poi decisi di interrompere il silenzio. -Rivoglio il mio migliore amico, nonché il mio blogger personale. E' ovvio.- Confessai cercando di evitare lo sguardo di John. Si fece serio in volto e stette in silenzio per qualche secondo, fino a quando non mi fece cenno con la testa di entrare dentro casa, cosa che io feci. -Risolveremo questo caso ma non perchè ti perdono.- Mi disse indossando la giacca. -Perchè, come ho detto prima, ne hai bisogno.- Conclusi soddisfatto. -E non fare il saputello con me! ti ho colpito in faccia e lo rifarò se me ne darai motivo.- Mi avvertì mentre varcavamo la soglia della porta d'entrata. -Taxi!-, -Dove stiamo andando?- Mi chiese chiudendo lo sportello. -Baker Street. il gioco è cominciato.- Esclamai mentre il taxi si allontanava velocemente dal grande appartamento.




Commento dell'autrice: Ciao a tutti, scusate il ritardo ma in questi giorni sono stata molto impegnata con la scuola e non ho avuto tempo per mettermi a scrivere... Comunque, spero che il 4° capitolo vi sia piaciuto :) spero di poter pubblicare il 5° il prima possibile. See u soon! 

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