Verità e Bugie

di k_Gio_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 

                                                                                                                               Capitolo 1

 

La musica a palla rendeva il locale un luogo impossibile per intrattenere una conversazione, ma del resto chi andava in quel tipo di locale era lungi dal voler conversare.
Gente che iniziava ad essere già ubriaca dopo i primi dieci minuti dall'entrata nel locale si strusciava senza ritegno rendendo impossibile anche solo raggiungere il piano bar.
Il piano bar era il luogo migliore per rimorchiare, oh, e lui questo lo sapeva bene.
«Ehi Killian, sei arrivato presto stasera . Quelle interessanti sono ancora tutte sobrie...o quasi» fece allusiva la bruna, Killian ghignò. «Grazie Ruby ma non mi serve che siano piene d'alcool per farle cadere ai miei piedi» Ruby era un tipetto niente male, si erano conosciuti in quel locale un po' squallido, avevano poi stretto un'amicizia particolare. Erano due rimorchiatori provetti. La sfida che ormai avevano accettato entrambi era patta fin dal loro primo incontro, nessuno dei due riusciva superare l'altro, una conquista dopo l'altra.
«Vedo che il tuo ego non va che aumentando» disse lei mentre asciugava dei bicchieri.
Killian si guardò intorno. Nessuno catturava la sua attenzione, nessuno di particolarmente interessante. Poi si voltò verso la sua destra, a qualche sgabello più in la. Due ragazze bionde. «Ruby, che mi dici di quelle due ?»  e le indicò con un cenno del capo «Non sono niente male» mormorò sorseggiando il suo cocktail.
Ruby si sporse per vedere le nuove prede e scosse la testa « Sono fuori dalla tua portata, non penso siano qui per festeggiare, ed ho fiuto per queste cose e non sono per te...fidati» Ruby si era interrotta per rivolgere uno sguardo languido al tipo vicino alle bionde. Killian prese la palla al balzo.
«Mi stai lanciando una sfida? Cosa sei pronta a scommettere?». Killian Jones amava le sfide e se poi si trattava di portarsi a casa un bel giocattolino come una di quelle due bionde, meglio se entrambe, non poteva tirarsi certo indietro, era una cosa troppo eccitante.
Il rapporto di Killian Jones con le donne era semplice e senza impegno. O meglio, quasi sempre lo era. Era incappato i qualche ragazza che aveva cercato di voler di più  di solo una notte, ma Killian era più che determinato a non cambiare le carte in tavola. Ci aveva provato una volta e non era andata come aveva sperato...
«D'accordo , se vuoi perdere accetto.» Si morse un labbro pensando a cosa offrire e cosa proporre. «Mmm, allora, se tu riesci a a portarne a casa almeno una per il prossimo mese hai tutti gli alcolici che vuoi pagati e...e ti lavo anche la macchina»
«Wow pensi davvero di avere la vittoria in tasca. Bene sarà ancora più bello quando vincerò» sorrise in quel modo che faceva cadere ogni ragazza ai suoi piedi, aspettò che concludesse.
«In caso contrario dovrai rimanere qui con me fino a fine turno per aiutarmi a mettere a posto il locale. Nessun alcolico. Per due mesi»
Trasalì. Ma lui avrebbe vinto no?! Non c'era bisogno di preoccuparsi. Alzò il bicchiere per suggellare l'accordo. Prese un respiro, giusto per far scena, e si avventurò in quella nuova avventura.
«Ehi bellezze posso unirmi a voi? Due ragazze belle come voi non dovrebbero stare sole in un luogo del genere, troppi ubriaconi intraprendenti. Non è sicuro» aveva optato per la sua tattica preferita: la donzella in pericolo. Funzionava sempre, più o meno.
«E tu dovresti tenerci al sicuro? Ne dubito.» disse la bionda dagli occhi verdi.
«Uuuh come siamo acide stasera» Ok,forse si sarebbe rivelata un po' più complicata la cosa, ma non era uno che gettava la spugna.
«Scusala, non voleva essere antipatica» la bionda dagli occhi cielo lanciò uno sguardo criptico verso l'altra.
«Invece era proprio quello il mio intento» disse guardandolo con la coda dell'occhio e accennando un sorriso sprezzante.
«Ad ogni modo,» riprese quell'altra «io sono Elsa e lei è Emma, non penso che troveresti una buona compagnia rimanendo con noi» gli rivolse un sorriso di scuse.
Eh no, non sarebbe rimasto con Ruby per i prossimi due mesi a pulire. Senza alcool.
Assolutamente no.
«Beh ma allora questo è un motivo in più per rimanere qui  e tirarci su di morale tutti insieme» e mise le sue mani sulle loro spalle.
«Se proprio insisti» concesse occhi verdi, nonostante l'occhiata omicida che gli aveva rivolto con quel contatto inaspettato.
«Io comunque sono Killian» si presentò mentre quelle si alzavano dagli sgabelli.
Si spostarono su dei divanetti posti ai lati del locale. Killian non mancò di lanciare uno sguardo trionfante a Ruby che si stava intrattenendo con un tipo.
Iniziarono a parlare del niente, parlavano del più e del meno, lui in mezzo cercava di prestare attenzione ad entrambe in egual modo. In questo modo le possibilità erano doppie.
Avevano bevuto ininterrottamente e la testa pareva essere più leggera per tutti e tre e ciò sembrava averli messi a loro agio.
Persino quella Emma sembrava simpatica.
Come un fulmine a ciel sereno Elsa prese il cellulare e si alzò. Emma la guardava continuando a bere.
«Io...io devo andare, grazie per la serata»
«Ma perchè?! Ci stavamo divertendo, rimani un altro po' no?!» Non poteva crederci, gli era sembrato troppo facile ma se avesse dovuto puntare su una delle due per vincere avrebbe puntato su Elsa.
«Si ma, è davvero troppo tardi, è stato un piacere, credo» sorrise, un po' freddamente parve a Killian. «Ci sentiamo Emma» e se ne andò.
A Killian parve più una fuga. Era rimasto senza parole.
Si voltò verso Emma che aveva buttato giù l'ultimo sorso di birra. Era rimasta impassibile, non aveva battuto ciglio. Era strano ma forse era l'alcool.
Si alzò anche lei. Eh no, non avrebbe perso. Prima che lui potesse dire qualcosa lei lo lo sorprese.
«Balliamo» se lo trascinò sulla pista iniziando a strusciarsi come praticamente facevano tutti ormai su quella pista. Non gli dispiaceva affatto, non gli dispiaceva mai in effetti.
Era vestita con dei pantaloni che sembravano una doppia pelle, inutile dire che era di suo gradimento. Per non parlare di quel pezzo di stoffa bianco semitrasparente che stuzzicava la sua fantasia in modo preoccupante.
I capelli biondi di lei, sciolti sulle spalle, ondeggiavano al ritmo dei loro corpi. I nasi si sfioravano, le bocche si reclamavano, mancava un soffio per arrivare al traguardo.
Qualcuno la strappò via dalle sue braccia.
Un idiota se l'era tirata addosso e lei non faceva nulla per allontanarselo. Sarebbe stata la sfida più impegnativa di sempre. Fu una questione di attimi. Vide le mani del tipo scivolarle lungo il corpo e fu repentino nel toglierle. Quello troppo ubriaco per iniziare una rissa si buttò su un'altra malcapitata.
Emma si era fermata guardandolo con aria fintamente innocente. Stava giocando per caso?!
«Qualcosa non va?» chiese languidamente. Lui non ne poteva più.
«Ti va di venire a casa mia?»
Lei annuì. Era fatta.
Le circondò la vita con un braccio e si incamminò verso l'uscita. Ghignò in direzione di Ruby.
Erano entrambi instabili quindi di prendere la macchina non se ne parlava proprio. Una delle cose che aveva imparato negli ultimi anni era la sicurezza in auto e non avrebbe rischiato solo per fare bella figura con qualcuna.
«Si va a piedi bionda»
Lei si fermò sgranando gli occhi «Cosa?! Questi tacchi mi stanno uccidendo» si lamentò , pareva una bambina.
Lui si grattò la testa facendo mente locale, era abbastanza disorientato ma l'aveva fatta così tante volte che i suoi piedi avrebbero sicuramente trovato la strada di casa.
«Non siamo lontani, se vuoi ti porto in braccio» lo avrebbe fatto?! Ormai lo aveva detto.
«Assolutamente no! Non sono una donzella in pericolo o in difficoltà! Ce la faccio benissimo da sola!» e si avviò neanche lei sapeva dove. Lui le corse dietro.
Un po' traballanti finalmente giunsero davanti ad una palazzina piuttosto anonima.
«No ferma, l'ascensore è rotto. Sono al secondo piano»
Lei lo guardava senza dire nulla. Iniziò a ridere senza preavviso. «Non puoi invitare una ragazza da te dopo che l'hai fatta bere per poi dirle che l'ascensore è rotto! Non si fa!!!» e ridendo iniziò a salire.
Sapeva che non c'era nulla di divertente ma Killian la seguì ridendo.
Sani e salvi riuscirono a salire le scale mentre le risa continuavano ed Emma mimava uno ''Shhh'' con un dito davanti alla bocca. Non gli era mai capitato di portare qualcuna dentro il suo appartamento in quel modo.
Entrati e chiusa la porta si spinsero subito verso la sua camera.
Iniziò a baciarla facendo ben intendere che era lui ad avere il controllo. Emma non era dello stesso avviso. Lo prese per il colletto iniziando a baciarlo impetuosamente e spingendolo verso il letto. Lui sorrise tra un bacio e l'altro.
Emma si tolse le scarpe emettendo un sospiro di sollievo, poi come un felino si mise a cavalcioni su Killian che si era anche lui tolto le scarpe e si era messo sul letto. Gli sbottonò la camicia e riprese a baciarlo fino ad arrivare sul collo. Lui non poteva che bearsi di quel contatto. Si stava chiedendo dove fosse stata tutto quel tempo, se fosse di passaggio, se si sarebbero rivisti ancora...lui non pensava mai in quei momenti a quelle cose. Lui non pensava mai a quelle cose e basta!
E fu in quel momento che si accorse che Emma non lo stava più baciando, non stava più facendo nulla. Il volto nascosto nell'incavo del suo collo. Il respiro regolare. Si era addormentata?!
«Ecco che succede a pensare ad altro!» mormorò alzando gli occhi al soffitto.
Guardò la chioma bionda che si alzava e abbassava in modo regolare, il corpo adagiato sul suo.
Tentò di mettersi più comodo ma il tentativo valse solo a farla stringere ancora di più.
Tempo di cinque minuti e la seguì nel mondo dei sogni.

Le fitte alla testa la costrinsero a farle aprire gli occhi. La stanza era buia, nessun segno per farle capire che ore fossero.
Si stiracchiò. E si ricordò la sera precedente.
La schiena premeva contro il petto di Killian mentre la sua mano ne stringeva un'altra...e non era la sua. Strabuzzò talmente forte gli occhi che il dolore alla testa aumentò.
Non voleva svegliarlo, non ancora. Doveva metabolizzare ancora il tutto.
Fu inevitabile, il corpo di lei che si era mosso lo aveva destato. Anche lui si stiracchiò stringendosela ancora di più. Nessun centimetro a separarli.
La mano di lui posta all'altezza del cuore di lei ne percepiva il galoppare.
«Potrebbe uscirti dal petto se non ti calmi bionda» e fece pressione sul punto in cui sentiva quell'incessante martellare.
Di tutta risposta lei lasciò la presa e gli assestò una gomitata nel fianco.
«Immagino che la dolce e sexy Emma si possa avere solo da ubriaca...lo terrò a mente.» bofonchiò mettendosi supino e massaggiandosi la parte dolorante.
Emma si mise seduta sul letto tenendosi la testa. Pensava peggio.
«Andiamo a fare colazione, tanto non penso tu voglia riprendere da dove hai interrotto ieri» e indicò i loro corpi ancora vestiti.
«Forse è meglio che vada...» provò senza convinzione.
«Sarebbe il minimo visto che ieri ti sei addormentata» la provocò lui guardandola di sguincio con sguardo strafottente.
«Stronzo» lo guardò in cagnesco.
«Frigida» la rimbeccò lui « dai andiamo di la» le era simpatica ed era bella perchè mandarla via?!
Emma lo seguì guardando l'habitat di in cui viveva Killian Jones.
«Comunque il bagno è là sulla destra» si girò ed indicò la porta, si accorse che era scalza «Aspetta» entrò in un'altra stanza chiusa per poi uscirne con due pantofole rosa.
Le prese scettica.
«Non sono mie, cavolo no, sono oscene, sono della fidanzata di del mio coinquilino. Se siamo fortunati hanno fatto anche spesa»
Emma si accomodò su una sedia guardandosi intorno. Era il caos, dubitava ci fosse una presenza femminile costante.
«Wow, abbiamo del buonissimo tè verde o preferisci una tisana...alle erbe?! Cavoli la lista della spesa la faccio io la prossima volta.»
Fece bollire l'acqua e prese due tazze. Le si sedette di fronte e la scrutò da dietro la sua tazza.
Non le dava fastidio. Non la toccavano più gli sguardi della gente.
Lei stava facendo lo stesso con lui in ogni caso.
Suonò il campanello. «Che palle» posò la tazza e guardò dallo spioncino.
Emma lo sentì mormorare un ''Maledizione'' e si sporse per vedere chi fosse.
La porta aperta svelò una bella donna bruna con un bambino di cinque anni davanti a lei.
«Milah»
«Killian»
«Ciao papà!» il bambino gli si lanciò tra le braccia.
«Ciao cucciolo!» gli baciò la testa.
Milah intravide la chioma bionda di Emma «Oh vedo che hai compagnia, immagino ti fossi dimenticato che Bae riamane da te fino a giovedì» disse acida verso la bionda riservandole uno sguardo disgustato.
«Ciao mamma!» salutò il piccolo e scese dalle braccia del padre per raggiungere la cucina.
Killian era rimasto indifferente al comportamento di Milah, rispondere a quelle frecciatine era inutile.
«Chiamami solo se strettamente necessario. Non farlo partecipare a festini o altro.Ci sentiamo Killian» se ne andò senza aggiungere altro.
Effettivamente si era scordato eccome ma ammetterlo avrebbe comportato altri insulti al suo pessimo modo di essere genitori quindi a che pro.
Sentì la voce  di suo figlio nell'altra stanza.
«Chi sei? Io sono Bae»
«Sono Emma» guardò quegli occhioni verdi che la guardavano e non potè che sorridere. Involontariamente la sua mano mossa da un desiderio inaspettato andò ad accarezzare una di quelle guance paffute. Lui sorrise di rimando.
Killian aveva assistito alla scena. Una strana sensazione nello stomaco.



 

«Saresti dovuta andare via prima, abbiamo bevuto troppo ieri sera.»
«Pensavo mi avrebbe invitata a casa sua molto prima! Invece ho dovuto fare la scema con un tizio per far si che me lo chiedesse!» Emma seduta  finalmente sul divano di casa sua si giustificava con Elsa riguardo quella serata a dir poco particolare.
«Emma aspettavo un tuo segno! Non ho mai fatto una cosa del genere»
«In ogni caso è andato tutto bene» guardò intensamente Elsa negli occhi «E' lui»
«Ne sei sicura?»
Emma annuì.
Dei passi alle loro spalle fecero chiudere definitivamente il discorso. Emma si voltò.
«Ciao amore»




 

 

Ok, intanto ciao a chiunque sia arrivato fino a qui.
Bene ho delle storie da leggere in arretrato e che faccio me ne esco con una mia, sono senza parole anche io tranquille ^-^''''
Non so cosa mi ha spinta questa volta a pubblicare perchè davvero non lo so, avevo quest'idea in mente già da qualche tempo e volevo sapere se è il caso di andare avanti o chiudere i battenti e rimanere la lettrice incallita che mi sento di essere x'D
Perdonatemi per come uscirà ma io ho problemi perenni con l'inserimento di queste ff T.T
In ogni caso costatazioni generali per questa specie di prologo capitolo:
 -l'introduzione penso la cambierò quando capirò dove voglio andare a parare con questa storia
 - mi piace farli incontrare davanti a bar e locali di ambigua frequentazione x'D
 - mi piace anche che Ruby e Killian siano amici ahahahha si era capito?
 - Killian ha un bambino ed è anche di Milah
 - chi sarà l'amore di Emma ?

Sono pronta a critiche e pomodori. Fatevi avanti.
Ahahahah alla prossima se vorrete :)
Gio

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2




 

«A te come è andata? Sei riuscita a portartelo a casa?». Dopo aver messo Bae sul bancone e reggendolo con un braccio per essere sicuro che non cadesse si era rivolto a Ruby che quel pomeriggio le era toccato aprire il locale e quindi stava finendo di mettere a posto le ultime cose.
La bruna gli scoccò un'occhiata eloquente «Avevi qualche dubbio? Ho anche delle foto, se vuoi te le faccio vedere» ghignò.
«Le voglio vedere io Ruby!» Bae si sporse per prendere il telefono che la ragazza agitava nella mano. Era ignaro di cosa stessero parlando, pensava si trattasse di un nuovo cane che Ruby si era portata a casa...Ruby amava i cani e parlava di prenderne uno ormai da mesi.
Killian lo tirò indietro «Meglio di non ometto, magari un altro giorno» e non riuscì a trattenere una risata.
Bae mise il muso, era solito ad averla vinta quando era con la madre e il patrigno, con Killian era tutta un'altra storia.
«Non fare l'offeso perchè con me non funziona,lo sai, non l'avrai vinta piccoletto» e gli scompigliò i capelli castani. Ogni tanto quando Bae era con lui gli capitava di guardarlo e nonostante tutto ciò che aveva passato era grato di avere un figlio così, era un bambino adorabile quando non faceva i capricci ma lo amava con tutto il cuore...eppure ogni tanto sentiva che mancava qualcosa e se ne vergognava  terribilmente, dava la colpa a Milah per come era andata ma era lui a a fare quei pensieri. Così distoglieva lo sguardo da suo figlio e prendeva un respiro.
«La rivedrai?» Ruby irruppe nei suoi pensieri con quella domanda a bruciapelo, di solito non erano soliti scambiarsi quelle domande «Mi pareva interessata anche lei...nonostante entrambi foste tutt'altro che sobri. Immagino vi siate divertiti non poco» Sorrise scoprendo i canini appuntiti.
«Non immagini quanto...» distolse lo sguardo perso nei ricordi di quella serata di due giorni prima «dopo che è arrivato Bae è rimasta un po' a giocare con lui poi è scappata, scappata nel vero senso della parola» sospirò pesantemente.
Non gli piaceva lasciare le cose a metà. A Ruby non aveva detto come era andata davvero, le aveva solo lasciato intuire quello che voleva, senza dilungarsi in dettagli. Ma non era una persona a cui piaceva imbrogliare il prossimo quindi le aveva detto che la posta in palio sarebbe slittata alla prossima sfida perchè non poteva bere con Bae a casa quindi sarebbe stato un premio sprecato. E poi voleva rivederla, era certo che sarebbe stata un'esperienza memorabile.
«Emma è un sacco simpatica!» esclamò Bae all'improvviso distogliendo così la sua attenzione dal libro pieno di figure che Killian gli aveva regalato a Natale e da cui non si separava mai.
Killian trasalì. Bae non aveva mai incontrato una delle ragazze che ogni tanto si portava a casa e sopratutto era la prima volta che parlava di Emma da quando l'aveva incontrata.. Si sentiva irrequieto.
«Davvero? Beh in effetti un po' lo è.»  Di solito suo figlio non si interessava a chi compariva così all'improvviso nella sua vita. Abituato al lavoro della madre e del compagno che incontravano gente nuova ogni settimana aveva imparato ad essere carino ma distante da chiunque per poi non dover rimanere male ad un eventuale distacco. O magari era per il semplice fatto che gli amici della madre erano tremendamente noiosi mentre Emma non lo  era. Molto probabile.
«Perchè non me lo hai detto prima?»
«Perchè non me lo hai chiesto» rispose incrociando le braccia e non guardandolo ancora arrabbiato per non aver potuto prendere il cellulare di Ruby.
Killian guardò suo figlio. Non si era mai soffermato a pensare seriamente ad una di quelle ragazze che si era portato a casa per più di mezza giornata o  se lo aveva fatto era giusto per cazzeggiare con Ruby, ma con Emma ora che ci pensava era stato diverso. Ci aveva pensato prima di andare a dormire pensando a dove poterla ritrovare.
«Quindi quando ci viene a trovare?» ora Bae si era fatto insistente come un bimbo di cinque anni sapeva e amava fare.
«Non lo so Bae,» lo vide posare gli occhi sul libro, suscitandogli un'infinita dolcezza «non so se la rivedremo più» mormorò senza che suo figlio riuscisse a sentire.
«Magari torna al locale sperando di ritrovarti qui» ipotizzò Ruby sistemando gli ultimi bicchieri prima di aprire le porte al pubblico.
«O magari non tornerà proprio per questo...» stava iniziando a deprimersi.
«Ehi ehi ma tu chi sei?! Che ne hai fatto di Killian Jones?! Bae sei sicuro che sia tuo padre questo qui?!» Ruby era corsa al suo fianco tastandogli la fronte «Forse è malato, che dici Bae?!» , Bae si sporse per sentire anche lui la fronte del padre, divertito da quel siparietto che si stava creando.
«Ma spostatevi, non sono né malato né altro» li scacciò come mosche per poi prendere Bae e metterlo giù e indirizzandolo verso l'uscita.
«Non è che la biondina ha fatto colpo?!» Ruby e la sua perspicacia meritavano una medaglia.
«Ma che cavolo dici, smettila anche solo di pensare a cose del genere» stava per andare via quando Ruby gli si rivolse un'ultima volta. «Ti faccio uno squillo se si fa viva».
Alzò una mano in segno d'assenso non mostrandole così il sorriso dipintosi sul volto.

 

«Stasera torni al locale?» Elsa dall'altro capo del telefono cercava di mantenersi più calma possibile, non condivideva per niente il comportamento di sua cugina, sapeva che non sarebbe finita bene, glielo aveva detto ma lei l'aveva ascoltata? Certo che no, perchè quando Emma Swan si metteva in testa una cosa era quella e basta. Elsa sapeva che Emma doveva farlo, la capiva ma doveva farle presente che sarebbe potuta andare male.
«Si, tra poco arrivano Anna e Kristoff, rimangono loro qui, vado a vedere se lo trovo altrimenti passerò sotto casa sua domani» Stava mettendo la giacca quando suonò il campanello «Devono essere loro, ti chiamo domani Elsa, buonanotte»
«Buonanotte Emma e stai attenta» la solita raccomandazione a cui ormai si era abituata da due anni a quella parte.
«Come sempre, 'notte» chiuse la chiamata ed aprì. «Bene eccovi, io vado non dovrei fare troppo tardi. Siete sicuri che non è un problema per voi vero? Altrimenti chiamo qualcun altro» Ok forse a quell'ora era impossibile trovare qualcun altro ma doveva chiederlo.
«Emma non c'è assolutamente nessun problema, sai che per noi è un piacere e poi sai quanto adori...»
«Ok ok devo davvero scappare grazie mille come sempre» prima di scappare fuori dalla porta corse verso l'interno sporgendosi in una delle stanze costatando che andasse tutto bene, sorrise e filò giù per le scale.

Arrivata senza problemi al locale entrò e raggiunse subito il piano bar dove si ricordava di aver visto la bruna.
La bruna in questione si accorse della chioma bionda appena aveva varcato la soglia e prontamente aveva inviato un messaggio.
«Ehi cosa ti servo?» Sfoderando il più amabile sorriso Ruby era pronta a scoprirne di più su quella bionda così misteriosa.
«Uhm non so fai tu,» Emma era convinta che la ragazza di fronte a lei sarebbe sta di grande aiuto in quella faccenda quindi provò a sondare il terreno per vedere fin dove si sarebbe spinta «hai per caso visto un ragazzo moro, occhi azzurri, che sembra avere un ego smisurato?»
«O ma lui ha davvero un ego smisurato»
Perfetto.
«Io sono Ruby comunque» le porse la mano che venne stretta prontamente dall'altra «Emma»
«Killian mi ha parlato di te, non è sceso in particolari ovviamente...» ed ecco un altro sguardo più che eloquente.
Emma non capì subito dove quella volesse andare a parare finchè una lampadina si accese e iniziò a scuotere le mani davanti a quell'allusione «Ma non è successo assolutamente nulla, e non abbiamo neanche parlato troppo, siamo arrivati a case e siamo crollati come due bambini» rise mentre ricordava la serata . Prese un sorso di quello che le aveva dato Ruby mentre fissava quel volto che aveva assunto un'espressione incredula.
«Come siete crollati?! Non avete fatto nulla?! Che figlio...» non poteva credere che le avesse mentito. Basta da quel momento in poi avrebbe voluto vedere delle foto come prova.
«Pensi che verrà stasera? So che Bae rimane da lui fino dopodomani, probabilmente non lo porterà qui»
Ruby la guardava sorridendo in modo compassionevole. « Che c'è? Perchè mi guardi così?»
«Ti dirò una cosa Emma perchè a pelle sento che sei una brava ragazza, non farti strane idee su Killian Jones, lo dico per te, non voglio che ci resti male. Lui non cerca storie serie o impegnative »
«E chi ha detto che io ne voglia una del genere?»
Emma sorrise, Ruby scorse in quel sorriso qualcosa di più, ma non avrebbe saputo dire cosa. Tra un cliente e l'altro parlarono piacevolmente scoprendosi affini in genere di musica e film e serie tv perchè andiamo, chi non amava le serie tv?!
Un messaggio al telefono di Ruby interruppe lo scambio delle due, Emma vide la bruna assumere uno sguardo divertito,cosa stava succedendo?
«E' qui fuori». Non serviva specificare a chi si riferisse.
«Perchè non entra?»
«Bae è con lui e non lo vuole portare qui dentro, e fa bene guarda che tipi... ehi scendi da quel tavolo!!! Vai pure Emma tanto mi ritrovi qui quando vuoi» e corse verso il tipo evidentemente bello ubriaco.

Lo trovò appoggiato alla macchina in stile cattivo ragazzo e quella scena sarebbe stata più che credibile se dal finestrino posteriore non fosse sbucato quel visino paffuto di Bae. «Ciao Emma!!!»
«Ciao Bae, tuo padre ti porta in giro a quest'ora? Non dovresti essere già a letto?» gli scompigliò i capelli per poi lasciargli un bacio sulla testa.
«Ero a letto ma papà ha detto che dovevamo uscire. Guarda ho ancora il pigiama!» e gli fece vedere il pigiama verde con i dinosauri.
Emma si voltò finalmente verso l'uomo in questione riservandogli uno sguardo incredulo.
«Ciao anche a te Emma» si sentiva quasi offeso, non lo aveva calcolato minimamente.
«Non puoi portartelo in giro così a quest'ora e perchè poi?»
Killian si era perso qualche passaggio o lei gli stava rimproverando il suo comportamento genitoriale?! «Ti prego, c'è già Milah che mi riserva queste ramanzine, poi non puoi mica fare così, ci siamo visti mezza volta! E per Bae non ci sono problemi! »
Ok aveva esagerato, lo riconosceva, ma non apprezzava per niente quel comportamento. «D'accordo scusa, non dovevo.» incrociò le braccia in un atteggiamento che a Killian parve fin troppo familiare.
«Oh così va molto meglio, vieni da noi?» non si perdeva certo d'animo poi se era uscita andandogli incontro voleva pur significare qualcosa.
«Non posso fare tardi stasera» non era un no, non lo era affatto,e Killian se ne compiacque.
«Non c'è problema, Bae ci farà vedere qualche suo gioco» si fece più vicino in modo da poter essere udito solo da lei «per i giochi da grandi dovremo aspettare un altro giorno» alzò il sopracciglio con fare malizioso.
Lo spinse via andando dall'altra parte dell'auto e sedendosi sul posto del passeggero.
«Sempre carina eh» e salì anche lui.
Il tragitto relativamente breve fu occupato dal chiacchierare di Bae che stava informando di tutta la sua vita. Emma lo ascoltava rapita, realmente interessata a quanto il piccolo le raccontava e la discussione sui suoi compagni di classe ,sulle maestre ,sul cibo buonissimo della scuola, perchè si premurò di dirle che andava in una scuola privata facendo alzare gli occhi al cielo di Killian e continuò finchè non arrivarono all'interno dell'abitazione.
«Bae non annoiare Emma, se continui così non tornerà più» Killian non lo aveva mai sentito chiacchierare così tanto, con una sconosciuta per altro.
«Ti sto annoiando Emma?» Bae visibilmente dispiaciuto per essere stato ripreso guardò la ragazza negli occhi.
«Ma no piccolino!» lo abbracciò come scacciare quell'assurdo pensiero «Non mi annoi affatto.» Guardò male Killian che per tutta risposta alzò le spalle quasi per giustificarsi. «Ora Bae deve andare a dormire, vero?!» guardò suo figlio con uno sguardo che non ammetteva repliche. Sortì l'effetto sperato.
«Emma ti va di leggermi una storia» le porse il libro di fiabe illustrate sperando che lei accettasse.
Guardò l'orologio e vide che erano quasi le undici, un altro po' poteva rimanere. Fece di si con la testa e si diressero tutti e tre verso la stanza in cui aveva dormito la sera che era iniziato tutto.
Emma lo guardò mettersi sotto il lenzuolo e sistemarsi su un fianco puntando gli occhi verdi sulla sua figura. Seduta sul bordo del letto iniziò a narrare una di quelle storie interpretando le voci dei personaggi con toni buffi che lo facevano sorridere mentre lentamente si avviava nel mondo dei sogni. Chiuse il libro posandolo sul comodino e si prese un minuto per guardarlo. Gli occhi improvvisamente lucidi stavano per tradirla, pensieri che non dovevano sopraggiungere in quel momento si presentarono senza permesso.
«Ehi tutto bene?» Killian l'aveva distolta dai suoi pensieri facendola scattare in piedi come se si fosse scottata. Si scrollò di dosso quella sensazione inopportuna e si volse verso di lui. «Certo che si» lo sorpassò come  una furia.
«Ehi non puoi scappare così! Non mi hai rivolto quasi parola!»
«Non pensavo che volessi parlare, pensavo che da me tu volessi altro» fece un passo verso di lui con tutta la sensualità di cui disponeva, e scoprì di non esserne priva come inizialmente aveva pensato. Magari si sarebbe anche divertita.
«Oh oh questa è la Emma che conosco...» si gettò sulle sue labbra senza preavviso. Emma se l'era aspettato rispondendo con lo stesso impeto. Così come era iniziato era anche finito, staccati per riprendere fiato da quella breve lotta silenziosa ora si guardavano ansanti ma sorridendo con occhi famelici. Sapevano che non potevano spingersi oltre, almeno non per quella sera quindi era meglio non combinare danni e andare. Lo sorpassò e uscì.
«Dove ti ritrovo?» Killian l'aveva seguita sulle scale, non sarebbe scappata. Lui non sapeva che non era suo intento farlo.
«Ti cerco io» una breve occhiata «Tanto so dove abiti». Sparì dalla sua vista.
Si presentava come la caccia più complicata e pericolosa. Pericolosa e complicata per entrambi.
Non sapevano ancora chi fosse preda e chi predatore.

 

La casa era immersa nel silenzio, nemmeno il chiacchiericcio della tv in sottofondo disturbava l'abitazione. Posò le chiavi dell'auto che aveva recuperato al locale e si tolse la giacca. Ora avvertiva tutta la tensione che l'aveva accompagnata quella serata, il timore di non trovarlo, che non volesse vederla, che non le fosse simpatica. La situazione la stava stressando come non si era immaginata. Stava giocando con il fuoco le aveva detto Elsa, ma lei non stava affatto giocando. Di scottarsi non aveva paura, ne valeva la pena. La verità doveva essere affrontata ma era ancora troppo presto. Per tutti.
Si massaggiò gli occhi, voleva crollare sul suo letto e non pensare a nulla. Sarebbe stato impossibile ma doveva provarci.
Si affacciò alle camere e li trovò tutti sul lettone della camera per gli ospiti che dormivano ignari della sua presenza. Meglio così non voleva parlare con nessuno in quel momento né dare spiegazioni. Domani avrebbe parlato con Elsa per aggiornarla. Domani però. Quindi li lasciò dormire. Si diresse in camera sua cambiandosi e gettandosi a peso morto sul letto.
Guardò il soffitto della sua camera pensando alla sua vita. A quella che era diventata la sua vita da tre anni a quella parte.
Ne valeva la pena.
Doveva farlo.








Ok, rieccomi qui!
Grazie per le recensioni sono sempre ben accette e mi fanno tanto taaaanto piacere :')
Bene quindi siamo arrivate a questo secondo capitolo, che ne dite? ancora aleggia un alone di mistero...avete qualche idea su cosa stia succedendo?
Considerazioni generali:
 - Bae è un piccolo mocciosetto viziato, ma è adorabile no?! xD
 - Emma si dimostra una ragazza intraprendente che non teme nulla...ma cosa dovrebbe temere poi? una relazione con un don giovanni come Killian? Chissà xD
 -Abbiamo scoperto, cioè non mi ricordo se già lo avevo detto nel capitolo precedente, che Elsa è cugina di Emma e quindi anche Anna...considerazioni ovvie lo so, ma era tanto per chiarire che non è una donna sola ecco 
 Considerazioni a random finite, mi pare.
Spero che anche chi ha solo letto il capitolo precedente si faccia sentire, giusto per capire se vi piace o no...anche solo per fare due chiacchiere xD
Ok la smetto con questi xD a fine frase perchè mi urto da sola.
Penso ho detto abbastanza...so che mi verranno in mente altre cose in un secondo momento come al solito ma va bene!
Alla prossima gente!
Gio

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 

Capitolo 3




«Cosa pensi di fare con il lavoro? Pensi di lasciarlo o farti pagare a fiducia? Non mi sembra neanche più di conoscerti Emma» con un sospiro Elsa si sedette sullo sgabello in cucina.
Emma di spalle che preparava il caffè annuiva leggermente divertita, si era aspettata che prima o poi quella domanda sarebbe saltata fuori. «Sai, Anna e Kristoff non fanno tutte queste domande quando vengono qui.» si voltò a tre quarti per guardarla.
«Anna e Kristoff sono giovani e innamorati. Sai bene che in queste condizioni non vedono oltre i loro nasi. Non si accorgerebbero nemmeno di un terremoto o qualsiasi altra calamità a due passi da loro. Non fanno testo» era assolutamente convinta, sua sorella era già di per sè un tipo particolare da single figuriamoci ora che era felicemente fidanzata. Accettò la tazza che Emma le porse.
«In ogni caso» riprese  Emma mentre metteva sotto i denti un biscotto dimenticato da solo vicino al fornello «per il lavoro non ci sono problemi mi sono presa tutte le ferie che non mi sono presa in questi tre anni e» si soffermò per mettere enfasi nelle sue parole «il distretto lo comando io, non dimenticarlo, inoltre non ci lavoro da sola li dentro, altri agenti molto competenti possono cavarsela senza di me per questo periodo e se hanno bisogno possono chiamarmi. Loro non hanno fatto storie quindi non vedo problemi...a meno che tu non ne tenga qualcuno nascosto in borsa!» alzò le mani al cielo leggermente frustrata.
Elsa si alzò seguendola nell'altra stanza, chiaramente intenzionata a non smettere di palesare la sua apprensione verso la donna « Dico soltanto che dovresti goderti quello che hai! Non puoi gettare via quello quello che hai costruito negli anni, il tuo posto te lo sei guadagnato! Hai pensato alle conseguenze che potrebbero venir fuori...»
«Ovvio che ci ho pensato alle conseguenze Elsa! Ci penso ogni santissimo giorno! E non sto gettando via assolutamente nulla, voglio la verità, voglio sapere cosa sia successo. Ma se tu continui a remarmi contro ogni volta dubito che ne verrò a capo presto!» i toni si erano alzati drasticamente, per fortuna a breve avrebbero traslocato altrimenti le lamentele dei vicini riguardo le urla avrebbero portato ad uno sfratto sicuro.
«Cosa ?! È questo che pensi che io faccia?! Remarti contro?! Mi preoccupo solo per te!»
«Forse non dovresti»
Elsa la guardò negli occhi per un breve istante «Bene.»
«Bene»
La sentì prendere la borsa e chiudere la porta d'entrata.
Che stava facendo. Non poteva trattarla così, lei non se lo meritava proprio. Il silenzio calato nella stanza le cadde addosso come un macigno. Cercò di prendere un respiro profondo. Corse verso la porta d'entrata sperando che fosse ancora per le scale ma quando aprì la porta se la vide davanti con le mani incrociate e lo sguardo che guardava di lato.
«Ho dimenticato il telefono» bofonchiò. Emma le lanciò le mani al collo stringendola forte. «Scusa sono un' idiota, sono contenta che ti preoccupi per me, sei l'unica che mi fa rimanere con i piedi ben ancorati a terra»
Il suo abbraccio venne immediatamente ricambiato facendola sentire molto meglio «Mi preoccuperò sempre per te, Emma, non posso fare altrimenti, siamo una famiglia»
Rimasero abbracciate un altro secondo grate di avere l'altra al proprio fianco.
Si separarono rientrando in casa riprendendo a bere il loro caffè.
«Allora oggi che intenzioni hai?» Elsa non si fidava degli uomini, figuriamoci con uno come Jones.
«Andrò di nuovo al locale per parlare con Ruby, mi sembra una ragazza a posto...più o meno. Se riesco ad avere le informazioni che mi servono ti farò sapere come mi muoverò»
«Emma mi sembri leggermente folle a volte, io non sarei mai riuscita ad arrivare al punto dove sei arrivata tu. Penso che avrei coinvolto qualche autorità o qualcosa del genere, non so se mi sarei esposta così»
«Non sono folle! Mary Margaret ha accertato che non lo sono, e di lei mi fido!»
«Ah già lo psicologo del distretto che dipende da te per il suo stipendio te lo direbbe sicuramente se fossi una persona folle...» Scoppiarono a ridere. Mary Margaret era una delle sue migliori amiche, si fidava del suo giudizio e per quanto si fosse mantenuta vaga sulla sua missione in incognito ,lei non aveva esitato a manifestare la sua completa disponibilità nell'aiutarla.
Guardò l'orologio. Doveva iniziare ad avviarsi altrimenti dopo non avrebbe fatto in tempo.

«Bae ti ho detto che non devi saltare sul divano! Il letto in camera è più grande per farlo!» il ragazzino non se lo fece ripetere due volte, a casa sua non poteva neanche sognarsi di fare una cosa del genere ma qui con il padre poteva respirare un po'. Dall'altra parte Killian preferiva che saltasse sul suo letto anziché sul divano che aveva comprato David, il primo divano che aveva rotto gli era valso insulti per una settimana intera. E poi c'era più pericolo che Bae cadesse mentre sul letto no, lo faceva per l'incolumità di suo figlio ovviamente. Milah non sapeva nulla a riguardo dei giochi che faceva con Bae...e questo era per la sua di incolumità.
Doveva rimettere un po' di ordine in quell'appartamento prima che David tornasse, gli aveva detto che avrebbero fatto le prove solo se casa fosse stata come l'aveva lasciata. Era una settimana che il suo coinquilino e membro del piccolo gruppo musicale era partito per andare a trovare i suoi genitori. Ora il suo amico sarebbe tornato e avrebbero ripreso a suonare ogni giorno, per la gioia dei vicini.
Non aveva messo in conto però della presenza di suo figlio per quella settimana, si portò le mani sugli occhi facendo mente locale agli spettacoli che avevano in programma. Avrebbe trovato qualcuno perchè di portarselo dietro non se ne parlava, l'ultima volta che lo aveva fatto se lo era quasi perso e non poteva rimanere concentrato sulla sua musica.
Si stava perdendo in soluzioni più che bizzarre come lasciarlo da Ruby quando il suo telefono squillò.
«Pronto?»
«Ehi Jones!»
Killian si portò il telefono davanti ali occhi e vide un numero che non riconobbe ma la voce che lo aveva salutato era pressocchè indimenticabile «Emma?!»  era piacevolmente confuso «Non che mi dispiaccia ma come hai fatto ad avere il mio numero?»
«Ruby». La sentì sorridere mentre pronunciava quel nome. Lui fece lo stesso.
«Sai Emma, se continui così potrei iniziare a pensare che ti interesso»
«Hai ragione, potrebbe succedere»
«E ora mi hai anche fornito il tuo numero di telefono...»
«Già...Sei a casa?»
Guardò Bae arrivare in soggiorno con un pacchetto di patatine. Chiuse gli occhi cercando di  non pensare a quell'opportunità che andava inesorabilmente in frantumi. Sospirò.
«No...c'è Bae qui con me»
«Papà è Emma?! Metti in viva voce! Metti in viva voce!» Bae si era precipitato sul divano per essere all'altezza del padre e tirarlo meglio verso di lui.
In trappola, ecco cos'era. Fece quanto richiesto da suo figlio.
«Ciao Emma!!!» urlò
«Ciao Bae! Ma non dovresti essere a scuola?» dall'altra parte del telefono Emma rispose con eguale enfasi del piccolo.
«No! Quando sono da papà non ci vado a scuola! Ci vieni a trovare?»
«Ma certo, cinque minuti e sono da te...da voi»
Emma sentì un ''mi vado a preparare'' e passi veloci che si allontanavano.
Killian aveva sentito dire in giro che avere un figlio ed essere single fosse un'ottima combinazione per far colpo sulle donne ma non aveva voluto crederci. Ora si era ricreduto. Ma non avrebbe sfruttato suo figlio per questi scopi...si promise di ricordarselo in futuro. Fatto era che ora una ragazza che inizialmente aveva visto come una sfida quasi impossibile si era auto invitata a casa sua per far felice suo figlio.
Ancora con il telefono all'orecchio non si era reso conto che Emma aveva chiuso la chiamata. Si guardò intorno «Bae in cinque minuti dobbiamo ripulire questa casa!» 

La bionda non tardò a presentarsi alla loro porta. Appena varcata la soglia fu pronta nel sollevare da terra quel piccolo uragano che si era gettato tra le sue braccia.
Killian era quasi imbarazzato da quell'atteggiamento, si sentiva persino un estraneo a volte e non sapeva spiegarsene il motivo. «Scusalo Emma, di solito non fa così...almeno non lo fa quando è con me.» precisò.
Ancora con in braccio Bae, Emma avanzò permettendo a Killian di chiudere la porta «Ma non c'è davvero nessun problema Killian, questo mostriciattolo è adorabile!» e iniziò a fargli il solletico suscitando le risa del bambino.
«Papà vado a vedere i cartoni, Emma vieni?»
Emma si sentì tenere per un polso da Killian «Ora arrivo, intanto cerco qualcosa da mangiare, ok?» lo vide annuire e saltare sul divano.
Emma volse la sua attenzione all'uomo «Ebbene, sei riuscito a fare spesa o hai delegato qualcun altro per farlo?» chiese sarcastica.
Lo sguardo impertinente che giunse in risposta valse a mettere in chiaro che aveva davanti un altro bambino...più alto e più affascinante certo, ma immaturo come un bambino.
«Possiamo cercare di rimediare qualcosa, ma non prometto nulla.»
Killian aprì sportelli sia in basso che in alto finchè non si ricordò dei pacchetti di patatine che nascondeva in casi d'emergenza, e quello lo era.
Mentre ne versava il contenuto nelle ciotole sentiva lo sguardo della ragazza studiarlo come nessuno aveva fatto prima.
«Puoi chiedermi quello che vuoi Emma, ho provato a fare il misterioso ma tu sei molto più brava di me, lascio a te quel ruolo» lo aveva detto sorridendo ed Emma non potè che ammirare quei denti bianchi appena scoperti.
Si decise a chiedere. «Perchè Bae? È un nome molto singolare, io non ci avrei mai pensato»
Ed ovviamente non era indirizzata a lui la domanda o meglio non direttamente. Scosse la testa «Me lo chiedo anche io»
Vedendo che non continuava provò a spronarlo «Tutto qui?! Te lo chiedi anche tu e basta?»
«Ho detto che non sono un mistero e che ti avrei rivelato tutto...ma ero riferito a me, perchè sei così interessata a Bae» non era stato duro ma con suo figlio non ci girava intorno, doveva proteggerlo e sebbene non vedesse in Emma un pericolo ci sarebbe andato con i piedi di piombo.
Emma aveva immaginato che c'era qualcosa sotto. «Bhe, non sono una maniaca se è quello che stai pensando» lo vide appoggiarsi al bancone mettendosi sul fianco per guardarla in volto e sogghignare, «sono una...studentessa e sto studiando il comportamento di bambini...di bambini con genitori separati, si» poteva starci.
Killian la squadrò da capo a piedi, non doveva avere più di venticinque anni, la trovava una cosa sensata...ma sentiva di essere usato e a lui piaceva usare, non il contrario «Mmm come facevi a sapere che avevo un figlio?»
«Non lo sapevo» lanciò una breve occhiata al ciuffo di capelli bruni che spuntava dal divano, poi puntando di nuovo gli occhi in quelli azzurri dell'uomo davanti a lei iniziò ad avvicinarsi « ma ora che lo so io vedo solo più occasioni di vederci...a meno che per te io non sia un pericolo per Bae...o un peso per te» la voce divenuta un sussurro lo fece tremare fin dentro le ossa. Con tutta la buona volontà si costrinse a mantenersi calmo nonostante tutto il suo corpo gridasse di prenderla lì in quel momento, ma non lo fece, Bae, Bae era lì, era per lui che doveva darsi una calmata. Un'agonia, ecco cosa stava provando. Si concesse di afferrarla per la nuca baciandola come la prima volta. Impetuosità e desiderio. Solo quello. Nessun altro sentimento all'orizzonte.
Non sentirono più nulla. Nè la televisione in sottofondo, né i clacson che arrivavano dalle finestre aperte, nulla. Solo la danza di due bocche fameliche e avide che volevano molto di più di quel contentino che era stato loro offerto.
Come la prima volta Emma contribuì al bacio portandoli allo stremo delle forze.  Interruppe quel gioco pericoloso prendendo dalle mani di lui la ciotola con le patatine e dirigendosi dal bambino ignaro nel salotto. Ma la voce di lui la fermò.
«Bae è stato scelto da Milah e il suo compagno. Io non ho avuto voce in capitolo, in nessuna occasione.» la voce  ne uscì mal ferma, non sapeva se per lo scontro appena terminato o per i ricordi saltati fuori all'improvviso. Non voleva di certo essere compatito da quella che tutto sommato era ancora una sconosciuta, ma glielo aveva voluto dire.
Lei si voltò per scrutare quel volto che solo pochi attimi prima era stato ad una distanza invisibile dalla sua. Voleva saperne di più, era avida di informazioni. Lo vide abbassare gli occhi, distogliendo lo sguardo dagli occhi penetranti di Emma, gli si dipinse un sorriso amaro sulle labbra. «Se non fosse stato per un mio amico che lavora in ospedale non avrei nemmeno saputo che mio figlio stava per nascere, non solo mi aveva reso poco partecipe durante la gravidanza ma non voleva nemmeno che assistessi alla nascita» un moto di rabbia lo colse all'improvviso costringendolo a sbattere un pugno su uno dei ripiani della cucina per sfogare quell'insopportabile senso di impotenza che aveva sulla vita di suo figlio.
Ad Emma fece male vederlo in quello stato, anche lei aveva sofferto e soffriva tuttora ma il suo dolore era attenuato dalla flebile consapevolezza che tutto sommato la situazione non era così disastrosa come se l'era immaginata.
Posò la ciotola con le patatine sul tavolo e prese tra le sue mani quelle dell'uomo. Fu un gesto istintivo e quando si ritrovò occhi negli occhi con lui un lieve imbarazzo sopraggiunse ma non fuggì. Si ritrovarono simili in un modo che a parole non avrebbero mai scoperto. Li attraversò qualcosa che non li aveva sfiorati fino a quel momento, un bisogno reciproco di solidarietà che era lungi dal desiderio. Le mani che ora si stringevano sembrarono aiutarli a rimanere a galla da quel turbine di emozioni incontrollate.
«Che state facendo?» Bae era arrivato in cucina per capire cosa li stesse trattenendo lì.
I due si separarono all'istante volgendo lo sguardo altrove terminando così quel momento di intimità che si era creato.
«Assolutamente nulla Bae, andiamo a vedere i cartoni, tra poco devo andare» Emma lo prese per le spalle andando verso il divano.
Killian si sentiva frastornato. Non voleva fare il sentimentale con qualcuna che sarebbe svanita dalla sua vita. Perchè sicuramente Emma sarebbe svanita come un sogno.
«Dove devi scappare Emma? Potresti rimanere a pranzo da noi» Killian non voleva farla andare via. Gli occhi di Bae stavano supplicandola di rimanere ma lei dovette rifiutare.
«Mi dispiace, davvero,» gli carezzò la testa facendosi prendere da un sorriso malinconico «ma non posso proprio rimanere»
«Cosa nascondi Emma?» incurante che anche Bae stesse ascoltando, volle provare a carpire di più di quella donna e notando che con suo figlio si apriva di più provò a fare un tentativo.
Dal canto suo lei lo sfidò con i suoi occhi verdi «Forse lo scoprirai» e si abbandonò sul divano accanto al bambino che molto più sveglio del padre forse aveva capito cosa stava nascondendo Emma.





Hola gente!!!
Bene, cosa dire di questo capitolo? Io non dico nulla perchè altrimenti rivelerei troppo...
Questi tre capitoli sono abbastanza tranquilli mi pare no? Quindi non vi dico di aspettarvi fuochi d'artificio per il prossimo eh, però ho in mente di smuovere un po' la situazione ^o^
Grazie grazie grazie a coloro che mi lasciano i loro pareri, le loro osservazioni e qunat'altro, mi fate enormente felice.
Questa storia è diversa da quella che avevo scritto tempo fa, a parere mio questa è più complicata quindi mi ci sto davvero mettendo d'impegno e sapere da voi che quello che scrivo non è male mi stimola ed entusiasma tanto, quindi ancora grazie. E grazie anche a chi legge e basta! Spero di sentirvi prima o poi xD
Ah e buona fortuna a chi ha iniziato gli esami per la maturità, finiranno presto non temete, è l'ansia che amplica tutto!!!
Alla prossima!
Gio

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
 

 

David era tornato e con lui erano riprese le prove per il concerto in programma per quel martedì.
Erano indubbiamente bravi ma le prove andavano fatte, non avevano suonato per una settimana del resto. Ma non era il timore di sbagliare le note a distrarre Killian, e nemmeno Bae che ininterrottamente parlava con David interrogandolo su dove era stato, su cosa aveva fatto e altro. A catturare i suoi pensieri era quell'enigma di donna che era arrivata nella sua vita.
«Bae cosa è successo a tuo padre?» David lo guardava come se davanti a lui si trovasse un esemplare sconosciuto.
«Non lo so ha iniziato ad essere così da quando se ne è andata Emma»
«Emma? E ora chi sarebbe questa Emma?» David era davvero disorientato. Una donna aveva fatto colpo sul suo amico e lui se l'era persa?!
«E' una ragazza, e Ruby ha detto che l'ha mandato in bianco».
David era sconcertato e non sapeva se fosse per il fatto che Bae avesse ascoltato la conversazione tra Killian e Ruby o per la notizia in sé.
«Io sono qui ragazzi e Bae,» ora si era completamente voltato verso suo figlio «ti ho detto che è assolutamente vietato ascoltare le mie conversazioni e riportare quello che senti!» si gettò sul figlio iniziando ad infliggergli una punizione a base di solletico.
«Basta papà! Basta!» si stava attorcigliando su se stesso per limitare punti scoperti in cui le mani del padre avrebbero potuto infilarsi.
David li guardava sorridendo ,nonostante Killian fosse uno sciupa femmine e risultasse alquanto menefreghista amava quel frugoletto che al tempo era sembrato una possibilità di cambiare la vita del suo amico ma che si era rivelato solo un motivo in più per non stringere legami duraturi con il gentil sesso. Possibile che ora qualcosa fosse cambiato?
«Quindi lascerai Bae da questa Emma stasera?» buttò lì David con nonchalance .
«Si papà! Si papà! Chiamala!» Bae gli era salito sullo sterno iniziando a saltarci sopra.
Killian ci aveva pensato, ovvio che ci aveva pensato, ma era la cosa giusta? Ascoltando i suoi pensieri si diede dell'idiota, da quando si faceva certi problemi? Ah si, da quando Bae ci andava di mezzo. «Ora la chiamo». Le urla di suo figlio che incurante del fatto che ancora non c'era nulla di certo era corso in camera a mettere il necessario nello zainetto, lo fecero sorridere.
«Emma?»
«Jones? Non pensavo che avresti aspettato così tanto a richiamarmi, ti facevo più intraprendente»
«Non mi tentare Emma, potrei diventare il tuo peggior incubo. In ogni caso volevo chiederti una cosa, stasera ho un concerto e»
«Non posso venire»
«Sarei lusingato di averti ad un mio spettacolo ma non è questo, volevo chiederti se potevi tenere Bae» si grattò la nuca con fare nervoso. Il silenzio che ne seguì lo fece temere, forse aveva tirato troppo la corda.
Ci stava pensando o era caduta la linea? Controllò il telefono, no stava pensando, forse a qualche modo per mandarlo a quel paese d'altronde che l'aveva presa per una babysitter? Forse l'avrebbe dovuta pagare, già, doveva dirglielo. E mentre si faceva mille giri con la testa lei interruppe quel flusso di pensieri.
«Ok, ti mando l'indirizzo» e chiuse la chiamata.
La voce non era quella iniziale, anzi, a Killian parve di risentire quella fredda e distaccata di quando si erano conosciuti. Una barriera tra lei e quello che la spaventava.
«Non è che ricombini qualche casino vero? Sappiamo entrambi che non possiamo permetterci di saltare gli spettacoli se vogliamo continuare a pagare l'affitto di questo appartamento. Quindi cerca di tenere la vita personale più lontano che puoi da quella lavorativa.»
«Si mamma. Certo che questa vacanza ti ha fatto male eh» Killian riprese  a suonare mentre con la coda dell'occhio vide illuminarsi lo schermo con l'indirizzo della ragazza.

Sapeva che quel momento sarebbe arrivato. Lo aveva temuto e aspettato con eguale ansia e ora era trepidante per quell'incontro. Le veniva da piangere ma avrebbe aspettato a farlo.
Dopo due ora da quando Jones l'aveva chiamata suonarono al citofono.
''Si?''
''Emma sono Killian,'' aprì il portone e dopo aver scompigliato i capelli a Bae e vedendolo scomparire sulle scale ritornò a parlare al citofono ''Emma io non so che ore farò stanotte...''
''Non c'è problema puoi tornare a prenderlo domani, non devi preoccuparti''
''Grazie, ti devo un favore''
''Lo riscuoterò appena possibile Jones'' la voce maliziosa di lei non passò inosservata.
''Ci conto, buona serata''
''Anche a te ''rimasero in silenzio, sapevano che l'altro era ancora lì in attesa di qualcosa, di qualche parola non detta. Il rumore della porta che si apriva e poi richiudeva diede a Killian la spinta per tornarsene in macchina da David che aveva iniziato a premere il clacson con fare pedante.

Emma vide Bae con il suo zainetto rimanere fermo all'ingresso, titubante ma con un sorriso sincero. Sorriso che ritrovò sul volto di Emma, un sorriso radioso le illuminava il volto. Gli si fece vicina e gli tolse lo zainetto  lasciandogli un bacio in fronte.
«E' bella la tua casa! Non pensavo vivessi qui»
Emma rise «Pensavi fossi povera?». Bae la seguì nel salotto ridendo anche lui.
«No, ma non pensavo che una studentessa potesse permettersi una casa così» puntualizzò.
«Beh» gli si avvicinò con fare cospiratorio «non sono davvero una studentessa, sono una spia, e sto anche per cambiare casa» guardò negli occhi verdi del piccolo per vedere la sua reazione. Bae scoppiò a ridere e lei non poté non imitarlo. Era fin troppo attento quel ragazzino.
Bae si guardò intorno. C'erano scatoloni aperti un po' ovunque ma molta roba era ancora al suo posto fuori dalla scatola. Vide foto, oggetti che avvaloravano quello che pensava.
Sentì dei passi dietro di lui e si voltò.
«Lo sapevo» un sorriso trionfante si dipinse sul volto del bambino.

Avevano suonato bene, era raro che facessero schifo in realtà, era capitato giusto due volte ed era stato per influenza e per un bicchiere di troppo bevuto prima dell'esibizione. Ora che si potevano godere una piccola pausa si erano seduti ad un tavolino vicino al palco bevendo qualcosa di analcolico, per non sfidare la sorte. Ragazze che sfilavano davanti al loro tavolo cercando di far colpo su uno dei due riuscirono a fargli passare una serata piacevole. Poi c'erano quelle intraprendenti che non si limitavano a sfilare ma audaci e predatrici si avventuravano al loro tavolo accomodandosi e scambiando con i due musicisti qualche chiacchiera e apprezzamento poco velato mirando ad un dopo serata più movimentato.
«David potresti almeno fingere di essere interessato invece di guardarle e sorridere come se stessi con la testa da qualche altra parte?!» Killian non le mandava certo a dire e se c'era una possibilità di ritrovarsi con un numero di telefono in più, doveva mettere in riga il suo amico.
«Non so se te lo ricordi ma io sono felicemente fidanzato Killian,e non illuderò delle ragazze solo per il gusto di farlo, non sono come te»
«Ma che esagerazione, mi fai sembrare un mostro» incrociò le braccia con fare fintamente imbronciato, era solito ascoltare queste lamentele da parte di David e ascoltarle lo facevano sempre ridere. Non illudeva nessuna, sapevano a cosa andavano incontro quindi se ci rimanevano male era solo colpa loro. «E poi non fare il santarellino con me Nolan, per caso ti dice qualcosa Kathryn ? Alta, bionda...immagino che la tua fidanzata non sappia nulla. Povera Mary Margaret chissà come starà quando lo scoprirà...» Killian vide David sbiancare e sgranare gli occhi.
Non poté fare a meno di ridere poi una chioma bionda gli attraversò i pensieri. La risata scemò piano piano riportando all'attenzione ora compiaciuta di David un Killian in balia di riflessioni ancora ignote.
«Stai pensando a Bae...o ad Emma, mi pare che la ragazza ti interessi» ora fu il turno del moro a sgranare gli occhi per essere stato colto in flagrante.
Videro il proprietario fargli cenno verso il palco. «Bene è ora di ricominciare lo spettacolo»

Verso le 10.30 del giorno dopo un Killian Jones con occhiali da sole, aria trasandata e andatura ancora non del tutto stabile suonò al citofono di Emma Swan.
«Chi è?»
«Sono Killian»
«Già in piedi? Pensavo saresti arrivato più tardi»
«Devo fare il genitore responsabile no?! In ogni caso appena vedrò il tuo divano non mi alzerò più...mi fai salire?»
Ancora non nel pieno delle energie varcò il portone principale e seppur ancora molto stanco non riuscì a non notare che l'edificio non cadeva a pezzi come quello in cui viveva lui...forse era un po' invidioso ma non ci si sarebbe di certo messo ora a pensarci. Vide l'ascensore, e lo prese. Funzionava. Un altro punto per Emma.
Salì fino al terzo piano e suonò al campanello con la targhetta corretta. Udì dei passettini veloci correre verso la porta. Gli parve strano ma forse erano solo nella sua testa...o forse Emma aveva un cane...
La porta aperta rivelò due occhi azzurri  che lo stavano fissando.
Azzurri, non verdi.
Gli occhiali che ora erano stretti in una mano lasciarono che quei due paia d'occhi si riflettessero come fossero un'unica cosa. Non ne sapeva il motivo ma una scossa lo attraversò in tutto il corpo  rendendolo irrequieto e vulnerabile.
Forse era dovuto al fatto si ritrovarsi un altro bambino che non era suo figlio ad aprirgli la porta. Forse era lo smarrimento per non essere stato avvisato da Emma che era madre. Forse era per quegli occhi così simili e familiari che lo scrutavano con sincera curiosità a renderlo incapace di dire qualcosa o semplicemente a pensare in modo lucido.
Bae che era proprio accanto al bambino si fece avanti per salutare il padre.
«Ciao papà, questo è Henry, dai entra che stavamo giocando!»
Emma dietro di loro avanzò. Un'ansia che fino a quel momento sembrava essere riuscita a placare esplose d'un colpo rendendo il suo cuore un cavallo al galoppo incapace di arrestare la sua folle corsa. Le mani ora scivolose erano nascoste dietro la schiena. Pregò che andasse tutto bene, forse glielo avrebbe dovuto dire subito che aveva un figlio anche lei ma ci era voluta andare cauta quindi ora avrebbe accettato le conseguenze...e la voce di Elsa risuonò nella testa.
L'atmosfera creatasi era un composto solido in grado di immobilizzare i presenti rendendoli incapaci di far un solo passo.
Ma i bambini sono bravi a stemperare situazioni difficili, e Emma aveva constato che i due bambini erano intelligenti abbastanza da capire che era il momento di lasciar fare ai grandi e con tutta la disinvoltura decisero che quello era il momento giusto per levare le tende.
«Papà dai entra! Il divano di Emma è più comodo del nostro, devi comprartelo anche tu!»
Lo tirò per la manica visto che era ancora ancorato agli occhi del bambino e non si decideva a muoversi. Si decise a guardare anche suo figlio e finalmente gli rivolse un sorriso un po' tirato. I piccoli corsero in quella che probabilmente era la camera di Henry. E finalmente riuscì a riprendere fiato, si tolse la giacca e come se fosse a casa sua si sedette sul divano.
«Questa non me l'aspettavo Emma, davvero» si passò una mano tra i capelli.
«Sei arrabbiato?» si accomodò all'estremità del divano, ponendo una distanza tra loro.
Lui alzò gli occhi e la guardò «Non sono arrabbiato, perchè dovrei. Solo che sapere che non sei...libera, complica tutto. Anche se risulto essere un menefreghista so bene che a Bae non fa bene vivere con un padre del genere, non voglio che anche...Henry, cresca così. Dovresti pensare al suo bene e cercare qualcuno con cui costruire qualcosa. A meno che il padre non faccia parte ancora della famiglia perchè in questo caso cara Emma hai fatto un bel casino a trovarmi.»
«No, il padre è via da un po' e non è intenzionato a tornare. Ad Henry non manca nulla. E io sono libera di vedermi con chi mi pare» accorciò la distanza facendo bene intendere a cosa si riferisse.
«Emma» quello che fuoriuscì risultò un lamento. In cosa si stavano cacciando? Emma buttò un'occhiata al corridoio per poi prendergli il viso tra le mani e baciarlo. «Non stiamo facendo nulla di male Jones, ci divertiamo solo un po'» e riprese a baciarlo. Sentiva che Emma non era stata del tutto sincera e quel bambino gli aveva provocato sensazioni strane.
«Mamma! Bae può venire con noi al mare sabato?» la voce di Henry risuonò squillante all'interno del grande appartamento.






Bene bene, rieccoci qui!
Ebbene si! Ci sono due pargoletti in questa storia!!!
Qualcuno già aveva ipotizzato una cosa del genere e infatti ha indovinato xD 
Ieri era festa quindi ho postato oggi che ho avuto più tempo! Ho fatto anche un disegno dei due bimbi ma penso che lo posterò con il prossimo capitolo...sempre se mi ricordo come si fa ovviamente ahahahah Un'altra cosa, Henry che chiede ad Emma se Bae, e quindi anche Killian, possono venire al mare con loro non è buttata proprio a caso...parto a breve quindi per due settimane avrò problemi di connessione >.< ma farò i salti mortali per riuscire a postare cercherò il Wi-fi ovunque!!! Forse non vi fregherà più di tanto ma dovevo dirvelo per un eventuale ritardo del capitolo ahahah Per non parlare dei capitoli che devo ancora leggere delle vostre storie T.T in qualche modo farò
Per Henry avrei voluto cambiare nome ma poi mi son detta che forse diventava troppo confusionario quindi teniamocelo...non voglio dire che mi sia venuto bene ma io ho provato a disegnarlo come lo immagino e mi piace troppo ahahhahaha  
Quindi dobbiamo solo scoprire se andranno al mare tutti insieme...e forse scoprire un po' di più sul passato di Emma
Un grande Grazie per chi trova un piccolo spazio per recensire, davvero, leggere le vostre parole mi rallegra la giornata!!!
Alla prossima (che non si sa quando sarà)
Gio

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 

Capitolo 5





Killian non aveva fatto tante storie ad accettare, gli erano bastate due chiamate. A Milah non  cambiava nulla se teneva Bae per qualche giorno in più. A David faceva piacere se passava un giorno fuori casa almeno poteva invitare la sua fidanzata, di spettacoli non ne avevano nel fine settimana quindi che si divertisse.
Non avevano fatto grandi bagagli: un costume, un telo mare, occhiali da sole e portafoglio. Emma gli aveva detto che li avrebbe passati a prendere con la sua auto quindi era totalmente tranquillo...No non era assolutamente tranquillo, il fatto di avere una sorta di appuntamento con Emma lo rendeva euforico ma il fatto di coinvolgere i loro figli in quella specie di storiella estiva che non vedeva futuro gli tarpava l'entusiasmo.
«Bae ti devo fare le raccomandazioni che sicuramente ti fa tua madre?» Killian seduto sul divano in attesa di un messaggio da parte della ragazza cercava di ingannare il tempo conversando con suo figlio.
«Papà la mamma non mi fa più raccomandazioni da un sacco di tempo. Sono un bravo bambino io» Bae guardava la tv non degnandolo nemmeno di uno sguardo.
«Infatti Bae penso sia tu a dover mettere in riga tuo padre.» David accanto a loro non perdeva occasione per far riprendere Killian dal figlio. Lo vide sbuffare.
«David ha ragione papà! Non farmi fare brutte figure con Emma e Henry per favore. Henry è mio amico e non voglio che combini guai,capito!?»
Killian stava per ribattere quando un messaggio lo distolse da quel battibecco.
«Saluta David che sono arrivati»

Bae si era precipitato nella vettura e dopo aver salutato velocemente Emma lui ed Henry si erano isolati nel loro mondo di bambini.
Emma sorrideva ma Killian riuscì a scorgere nei suoi occhi che guardavano la strada  i mille pensieri che le passavano.
«Se ci hai ripensato Emma puoi riportarci a casa». Disse Killian di punto in bianco visto che da quando erano entrati non si erano scambiati che uno sguardo complice.
«NO!!!». Un no urlato all'unisono dai due piccoli passeggeri perforò i timpani di quelli davanti. Emma frenò in modo brusco.
«Non ci ho ripensato Killian, potete stare tranquilli voi due ma se provate a fare un altro urlo del genere vi scarico seduta stante» Emma non si era scomposta più di tanto.
«Non lo faresti» Bae si mise a ridacchiare.
«Lo farebbe eccome» Henry con voce assolutamente seria gli fece cessare la risata. Emma non poté che sfoggiare un sorriso soddisfatto.
«Ma in cosa mi sono cacciato...» si ritrovò a mormorare il moro.
«Stenterai a crederlo» la risposta di Emma fu appena un sussurro che non riuscì ad arrivare alle orecchie di Killian.

La spiaggia libera dove li aveva portati Emma ospitava diverse persone ma essendo  la prima settimana di Luglio si poteva godere ancora quella tranquillità che sicuramente ad Agosto sarebbe sparita.
Distesi su due teli mare sotto l'ombrellone Emma e Killian osservavano i loro figli giocare sulla riva scambiandosi aneddoti divertenti delle vite dei bambini.
Killian stava davvero cercando di mantenersi distante da qualsiasi coinvolgimento personale ma davvero non ci riusciva. Si costrinse a concentrarsi sul lato...fisico del loro rapporto, e non era roba da poco. Ok, non erano ancora stati insieme in quel senso ma Killian sapeva in cuor suo che non avrebbe deluso le sue aspettative. La bionda sdraiata vicino a lui coperta, per così dire, da un costume striminzito faceva galoppare la sua fantasia in pensieri poco casti.
Lei si mise su un fianco, poggiandosi su un gomito  e mettendosi a fissarlo senza pudore. Era talmente sexy che Killian non resistette, le saltò addosso senza ritegno affogando le sue labbra nel collo di lei che colta di sorpresa si era improvvisamente ritrovata supina con lui sopra che la baciava. L'ultima cosa che Emma voleva era attirare l'attenzione e poi c'erano i bambini...ma quelle labbra su di lei la mandavano fuori di testa non riusciva ad essere padrona di se stessa. Ma la barba che le solleticava la pelle sensibile del collo interruppe quel momento di follia, era incapace di smettere di sghignazzare!
Killian si interruppe ma la intrappolò sotto di se non lasciandola scappare «Ridi?! Davvero? Mi devo offendere per caso?» lo aveva detto con il suo solito ghigno sulle labbra.
«Jones non possiamo dare spettacolo e poi ci sono Henry e Bae...» spinse la testa all'indietro per controllare i due chiamati in causa, ponendo alla vista del moro il suo candido collo.
«Oh Emma, Emma, tu me lo fai proprio a posta» cercò di contenersi e la buttò sul ridere «Ora soffrirai come sto soffrendo io» il solletico che ne seguì  fu una delle peggiori torture che la bionda aveva mai subito.

«Se lo metti lì poi non possiamo fare il ponte!»Henry con le manine sui fianchi con fare contrariato continuava a scuotere la testa verso Bae che incurante posizionava il legnetto sulla cima di una torre del castello che stavano costruendo.
«No, così va bene» Bae era testardo, quando si impuntava non c'era verso che le cose potessero cambiare, ci si doveva ragionare per bene per fargli capire che le cose non erano sempre come voleva lui.
«Ma lì dobbiamo metterci una specie di bandiera non un legnetto, non ha senso! Come faranno a distinguere che castello si tratta se ci metti quello!»
«Sarà il castello del legnetto! Tutti vedendolo lo riconosceranno e verranno a trovare il re e la regina che ci vivono e saranno super buoni con tutti perchè sono persone davvero gentili a cui piace parlare con la gente» Bae tutto fiero di se ammirava la loro opera con occhi sognanti.
Henry lo fissava un po' spaesato, non aveva mai sentito un suo coetaneo parlare così  e raccontare storie quasi al livello di quelle che gli raccontava sua madre. Ma ciò non  voleva dire che fosse d'accordo « In ogni caso nessuno riuscirà a fargli visita perchè non c'è un'entrata!!!» levò le mani al cielo frustrato.
Bae aggrottò le sopracciglia pensieroso «Ovvio, non serve. Ci si arriva con dei portali magici» non avrebbe accettato altre obiezioni quindi cambiò argomento. «Guarda Henry! Stanno facendo la lotta andiamo anche noi!» Bae voltandosi aveva visto suo padre ed Emma avvinghiati in una sorta di combattimento, in cui Emma stava avendo la peggio, corse verso di loro senza pensarci due volte. Henry fermo, li fissava, una strana sensazione prese piede in quel corpicino. Li vide tutti e tre insieme mentre giocavano e ridevano. Il cipiglio che inasprì il suo bel volto non accennava a sparire. Bae gli era simpatico, Killian gli era indifferente, non ci aveva mai parlato veramente ma vederli insieme a sua madre non gli andava  a genio per niente. Si sentì chiamare. Era pur sempre un bambino di cinque anni però, e gli piaceva giocare quindi non si fece chiamare due volte, abbandonò quei pensieri vicino al castello e si precipitò da quell'insolito terzetto.

«Andiamo a fare il bagno che siamo tutti insabbiati!» Emma si alzò scrollandosi un po' di sabbia dalle mani, inutile.
«Mamma facci fare i tuffi!» Henry alzò le braccia per farsi prendere ma Emma guardò e Killian capendo al volo non si fece attendere.
Henry parve titubante, non si fidava completamente di quell'uomo ma si avvicinò e si fece prendere in braccio.
Killian lo sollevò e lo fece volare più in alto che poté scatenando urletti da parte del bambino che venne risucchiato dal mare non prima di aver generato con il suo tuffo a bomba una schiera di getti d'acqua sugli altri tre.
«E' stato fortissimo!!!» Henry era riemerso subito entusiasta ma con il fiatone.
«Vieni Bae, lo faccio fare anche a te» Killian gli stava facendo cenno di avvicinarsi ma il bambino disse no con la testa. «Avanti Bae non ti piace fare i tuffi?, hai visto come  è volato alto Henry!» Emma cercò di convincerlo senza risultato.
«Lascia stare, Bae non ama l'acqua» Killian guardò suo figlio, come poteva non amare l'acqua, lui l'adorava!
«In ogni caso, dimmi se ci ripensi ometto, nel frattempo lo faccio fare a Emma.»
Emma non se l'aspettava proprio che Killian lo facesse davvero ma quando lo vide avvicinarsi pericolosamente mise avanti le mani per creare una distanza e scappare ma lui più veloce l'afferrò e se la caricò su una spalla portandola un po' più a largo per far si che non si facesse male una volta tuffata.
Henry era euforico, Bae guardava senza mostrare emozioni. Emma continuava a ribellarsi senza convinzione, le piaceva giocare e non poteva dire che in quegli anni lo avesse fatto.
La fece volare non proprio in alto come aveva fatto con Bae ma l'adrenalina conseguita a quel piccolo salto nel vuoto la fece sentire viva come ultimamente non lo era stata.
Riemersa anche lei riprese fiato togliendosi i capelli dalla faccia. Vide Hnery che come un cagnolino nuotava verso di lei e lo prese senza esitare. «Ma che bravo il mio cagnolino!» ancora tutta sorridente si voltò verso Bae che rimasto in disparte si era estraniato dal resto del piccolo gruppo. Le faceva male vederlo così e la smorfia di tristezza che la colse non passò inosservata. Killian si voltò anche lui per andare incontro al bambino «Dai Bae vieni qui, non ci vuole nulla ti insegno io» e nel  farlo gli prese una manina. Bae si divincolò come poté «No papà, non voglio! Lasciami lasciami!!»
«Jones avanti non fa niente, lascialo stare, quando sarà pronto sarà lui che ti chiederà di insegnarli»
«Lo conosco, sua madre è troppo presa dal suo lavoro per portarlo in piscina»
«Non è vero!»
«Pronto?! 1...2...»
«No papà! Nooo» . «...3!!!!!»
Lo fece volare come aveva fatto con Henry solo che l'urlo che fuoriuscì da Bae era di puro terrore! Una volta riemerso era piccolo fantasma tremolante.
«Visto?! Non è stato divertente?!» Killian sorrise soddisfatto, sapeva che gli era piaciuto, come poteva essere il contrario?!
Bae si stropicciò gli occhietti e ancora con le gambe molli corse verso l'ombrellone.
Emma che aveva assistito a tutta la scena si accorse di aver trattenuto il fiato fino a quel momento. Killian ancora voltato verso la piccola figura che si stava attorcigliando l'asciugamano su quel piccolo corpicino.
«Vado da lui» Emma portò Henry vicino a Killian e si avviò.
«Non deve avere paura è divertente fare i tuffi» Henry l'aveva mormorato ma Killian era distratto per ascoltarlo. Aveva esagerato, eccome se lo aveva fatto. Che idiota che era stato, aveva voluto fare lo spaccone ed ecco i risultati :suo figlio in lacrime ed Emma che ora lo avrebbe considerato un deficiente. Grandioso.

Emma lo aveva raggiunto e senza dire nulla gli aveva preso dalle mani il telo mare e lo aveva avvolto lei per poi sedersi per terra e portarselo sulle gambe. Bae zitto zitto si stava lasciando coccolare mentre cercava di non farsi vedere piangere.
«Non sono un fifone» mugugnò piano.
Emma sorrise continuando ad accarezzarlo «Non l'ho mai pensato. Non tutti amano l'acqua ma saper nuotare è importante per te Bae. Ma lo farai quando ti sentirai pronto» gli baciò la testa e lo sentì accoccolarsi meglio al suo petto.
«E poi fammelo dire Bae, ma tuo padre è proprio uno scemo» e come aveva sperato il bambino si mise a ridere.
«Lo so!»

Passarono il resto della giornata in spiaggia, Killian chiese scusa a suo figlio e per farsi perdonare dovette farsi ricoprire di sabbia fino al collo. Dopo aver consumato un piccolo pranzo a base di panini i due bambini si erano appisolati mentre Emma era rimasta sveglia a dissotterrare Killian a cui rubò qualche bacio mentre scavava.
Rimasti a giocare fino alle sette di sera Emma fu ben contenta di avvisare i tre maschi che era ora di andare. Killian sembrava iperattivo come i due bambini, alla fine anche se sicuramente era più grande di lei aveva lo spirito di un bambino!
Dalla spiaggia fu breve il tragitto verso l'appartamento ma con in bambini che ora iniziavano ad accusare la stanchezza era tutta un'altra storia.
«Prima vi fate il bagno e poi mangiamo ok?! In bagno!» Emma fece segno ad Henry verso il bagno e lo vide avviarsi insieme a Bae. Henry come un bravo ometto di casa aprì l'acqua nella vasca finchè non fu piena e attesero l'arrivo di sua madre.
«Ci penso io a loro, tu puoi chiamare per le pizze? Il numero è sul tavolo» Killian la vide scomparire nel bagno, sapeva per certo che non avrebbero cenato, erano stremati e sarebbero crollati tutti e quattro non appena avessero visto il cuscino. Chiamò e si affacciò al bagno per chiedere cosa volevano e vedere Emma ai piedi della vasca giocare con i due bambini lo fece sorridere come uno scemo.

Alla fine avevano ordinato solo due pizze che erano rimaste abbandonate sul tavolo della cucina.
I bambini erano crollati sul letto degli ospiti mentre cercavano di seguire il cartone che avevano messo alla tv.
«Beh direi che è il nostro turno di fare il bagno ,non credi» Killian la stava guardando con sguardo malizioso che Emma ricambiò senza timore.
«Penso tu abbia ragione» se lo tirò all'interno della piccola stanza iniziando a baciarlo senza pudore e con la stessa intensità di lui che sorrideva soddisfatto e si chiudeva la porta dietro.
E lo fecero, si concessero all'altro.
Sapevano che ne sarebbe valsa la pena  infatti fu così. Nessuno dei due rimase insoddisfatto...e nessuno di loro se lo  aspettava del resto.
Ancora nella vasca ora si godevano la tranquillità del momento, Emma abbandonò la testa sul petto di Killian mentre tutti i nervi si rilassavano e la mente vagava sulla giornata appena trascorsa . «I bambini si sono divertiti Jones»
Killian mugugnò in segno di assenso, una mano a tenersi la testa mentre l'altra abbandonata sulla pancia di Emma intrecciata a quella di lei.
«Ancora non ho capito cosa stiamo facendo» sospirò il moro.
«E' importante saperlo ora?» Emma che non si mostrava insicura ,mai, anche quella volta aveva messo in bella mostra la sua sfacciataggine. Killian le diede ragione e le baciò la testa prima di alzarsi e andarsi a rivestire...dopotutto i loro figli dormivano ignari nell'altra stanza.
Crollarono come avevano fatto Bae ed Henry e il mattino arrivò fin troppo presto.
«Mamma!», «Papà!»
«Svegliaaaa!» Henry e Bae saltavano sul letto e sulle due figure ancora mezze addormentate senza tregua.
«Vi prego altri cinque minuti!» Killian nascose la testa sotto il cuscino non volendone sapere altro.
Ed un'altra giornata in stile famiglia stava per iniziare.

«Sono stati due giorni super belli Emma!» Bae era contento e stremato. Erano partiti la sera del secondo giorno, la sera era più fresco e per i bambini era meglio.
«Sono contenta che vi siate divertiti» Emma guidava tranquilla. Erano tutti riposati e felici, ma ora si doveva tornare alla realtà.
«Grazie Emma» Killian si voltò sorridendole ed Emma ricambiò.
«Quando vuoi Jones» si divertiva a stuzzicarlo e anche a lui piaceva.



 

Henry

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Bae

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Ok scusatemi l'immenso ritardo ma non potevo prima >.<
Beh, io a dir la verità non sono proprio convinta di questo capitolo. E' di passaggio, forse, boh me lo immaginavo un po' diverso ma è uscito così xD
Hanno predominato i bambini in questo capitolo e mi piacciono questi adorabili marmocchi!!!
E poi sono stati finalmente insieme insieme!!! Ok su questo mi scuso ma non sono avvezza a scrivere scene del genere quindi chiedo venia...usate la vostra immaginazione ^-^
Ho provato a mettere le immagini di come sono Henry  e Bae, spero si vedano!!
C'è qualcos'altro che dovrei dirvi?...non lo so, ora non mi viene nulla. Spero di non avervi deluso, e se c'è qualcosa che non vi quadra non esitate a dirmelo, gracias :)
Alla prossima
Gio

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6




 

«Allora ti sei divertito questo fine settimana» Emma seduta sulla sedia scompigliava i capelli di suo figlio, ogni volta che lo guardava cercava qualche tratto somigliante che ormai, lo aveva capito, non avrebbe trovato. Henry preso dai suoi cereali annuì senza convinzione.
«Bae è troppo viziato»
«Non siamo tutti uguali» Emma non voleva parlar male di nessuno, specialmente di Bae, anche se dovette ammetterlo «però hai ragione, un po' lo è» e sorrise persa in qualche ricordo di due giorni prima. «Cosa ne pensi di Killian?» gliela aveva buttata lì, giusto per sondare il terreno.
«Mmm, non lo so» non alzò lo sguardo, troppo concentrato sui cereali che immersi nel latte diventavano una pappetta informe.
«Avanti, dimmi qualcosa, ti sembra simipatico?» Emma voleva sapere davvero cosa ne pensasse.
Henry parve rifletterci. A lui non piaceva e il motivo era palese: stava troppo appiccicato alla sua mamma.
«Ti sta troppo vicino» Henry si rabbuiò ed aggiunse «e anche Bae...prima mi stava più simpatico». Ad Emma si strinse il cuore. Non aveva in mente questo quando aveva iniziato quella folle iniziativa, ma non era ancora troppo tardi per aggiustare le cose.
«Ma cosa dici ragazzino» se lo portò al petto e lo strinse forte forte per fargli capire che non doveva temere nulla.
«Lui ti piace?»
Sempre diretto il suo ometto, già se lo vedeva tra qualche anno, le avrebbe dato un bel da fare...già, tra qualche anno, più pensava al divenire e più un gran mal di testa giungeva prepotente.
Ma non poteva lasciare le cose a metà.
Ma non poteva nemmeno far soffrire suo figlio.
«Non lo so se mi piace...però sembra carino, che dici?» le piaceva confidarsi con suo figlio, ok che aveva cinque anni ma dava una pista a molti suoi coetanei...e non lo diceva solo perchè era suo figlio e lo aveva cresciuto lei eh.
«Secondo me è uno che va dietro le femmine»
«Henry!!!» gli occhi per poco non le uscivano dalle orbite.
«E' vero è come Jeff se non peggio» la naturalezza con cui parlava il bambino era pari ad una frivola ed innocente  conversazione sulla pizza.
Emma si massaggiò le tempie. «D'accordo Henry hai ragione ma non devi assolutamente parlarne davanti a lui, non è carino»
«E' lui che è strano, come fanno a piacergli le femmine?» Henry e la sua ingenuità fecero sorridere Emma.
«Mi pare che anche la figlia di Jeff sia una femmina, Grace, no? E tu ci vai molto d'accordo»
«Ma che c'entra Grace...a Grace piacciono i giochi che piace fare ai maschi» come poteva non capirlo sua madre?
«Ahhh, certo, scusami non avevo capito»
«Non fa niente ti perdono» e finalmente gli concesse quel bellissimo sorriso che ogni tanto faticava ad uscire fuori.
Emma iniziò a baciargli la faccia ed Henry iniziò a divincolarsi per poi scappare facendosi rincorrere per tutta casa. 


 

«Ok mamma,» Killian sentì Bae parlare al telefono in modo sempre più mogio « no non fa niente ci andiamo la prossima volta...si anche io, ti passo papà» e gli porse il cellulare senza alzare lo sguardo.
Killian lo prese e aspettò di sentire cosa era successo questa volta «Cosa gli hai detto?»
«Killian non possiamo tornare prima, qui c'è troppo da fare e Gold ha bisogno di me. Inizierà il centro estivo se vuoi far fare qualcosa a Bae durante la giornata. Ora devo andare che altrimenti arrivo tardi alla riunione» e senza nemmeno salutarlo riattaccò.
«Certo Milah, è sempre un piacere parlare con te».
Raggiunse Bae nella stanza che condividevano quando stavano insieme e si sedette accanto a lui «Tua madre mi ha detto che rimarrai ancora un po' qui con me, sei triste per questo?» gli voleva un bene dell'anima e pensare che fosse quella permanenza forzata con lui a renderlo triste gli rendeva difficile respirare.
«Ma no papà, mi piace stare con te.» giocò con i fili di quel copriletto fin troppo usurato, suo padre doveva assolutamente cambiare le lenzuola «mi aveva promesso che saremmo andati a Disneyland o un altro parco giochi ma ha detto che ci andremo un'altra volta perché deve lavorare»
Era in quei momenti che Killian rimpiangeva la ricchezza della sua ex e di suo marito, con quei quattro soldi  che guadagnava doveva pagare l'affitto e mangiarci e solo in rare occasioni poteva regalargli qualcosa, figuriamoci un parco divertimenti per qualche giorno. Avrebbe fatto di tutto per lui ma non poteva sperperare così quello che guadagnava. Viceversa, sapere che che Milah trascurava loro figlio per il lavoro e lo viziava per per farlo stare buono lo riportava con i piedi per terra e l'invidia spariva all'istante. Fortuna che Bae non era tanto ingenuo da farsi comprare anche se qualche atteggiamento da bambino viziato lo aveva riscontrato..
«Mi dispiace Bae, sicuramente ti ci porteranno. Io non posso...scusa» fu il suo turno di abbassare gli occhi e giocare con quel lenzuolo che si accorgeva solo in quel momento di dover buttare. E poi sentì due braccini avvolgerlo stretto stretto.
«Non preoccuparti papà,lo so , quando sarò grande ti ci porterò io e ci porteremo anche Emma ed Henry»
«Davvero?»
«Certo Henry è uno forte ed Emma è come una seconda mamma...» poi come accortosi di ciò che aveva appena detto disse piano « ma tu non dirlo alla mamma!».
Ora c'era da preoccuparsi se suo figlio parlava così, non voleva complicare la vita di quel bambino che faceva avanti e indietro come una palla da casa sua a quella della madre. Doveva capire cosa fare da solo perché quando c'era Emma nelle vicinanze il suo cervello andava in tilt.


 

Due giorni dopo Killian Jones si diresse a casa di Emma Swan per dirle che non poteva continuare quella...quella cosa.
Bussando alla porta e con le mani sudate sperò in cuor suo che nessuno venisse ad aprirgli. Illusione dissolta quando se la trovò davanti con aria stupita, con  indosso una maglietta bianca e pantaloncini jeans e capelli tirati su alla meglio peggio. Probabilmente era indaffarata nel fare gli scatoloni per il trasloco imminente.
Cosa era andato a fare lì?
«Jones, cosa ci fai qui?»
«Henry è in casa?» primo passo, accertarsi che fosse da sola per non traumatizzare anche un altro figlio.
«No è da un'amichetta, entra» forse Emma aveva capito dove voleva andare a parare ma il diniego alla proposta la fece insospettire.
«No grazie» Emma parve sorpresa,  incrociò le braccia e si appoggiò alla porta.
«Cosa c'è?»
«Dobbiamo...» la maglietta bianca faceva intravedere le forme al di sotto e immagini di una vasca da bagno lo distrassero.
«Dobbiamo cosa?» aveva capito che c'era qualcosa che non andava, ma gli occhi di lui che non smettevano di fissarla facevano capire che ciò che stava per dirle non era coerente con quello che voleva davvero.
«Dobbiamo smetterla, i bambini...no Emma sono serio» la bionda si avvicinò iniziando a sbottonargli la camicia, non avrebbe resistito, entrambi lo sapevano.
«Smettere di fare cosa?» piano piano lo portò all'interno.
«Di frequentarci...» sempre più preso dalle labbra di lei che si avvicinavano e allontanavano come la peggiore delle torture.
«Ma noi no ci stiamo frequentando...siamo solo i genitori di due bambini che che sono amici...no!?» glielo aveva sussurrato all'orecchio e i brividi che lo percorsero lo mandarono fuori di testa.
«O al diavolo» mormorò più a se stesso che ad Emma, la sollevò tenendola per i glutei e lei di rimando per tenersi più salda avvolse le sue gambe al bacino di lui che in preda alla lussuria più totale non era più padrone di se stesso. Scatoloni e tutto quello che li circondava persero di spessore e forma, non importava nulla se non il corpo dell'altro.
Si spinsero verso una delle porte nel corridoio quando Emma si distaccò da quelle labbra che non volevano essere fermate e tra un ansito e il rimettere in ordine i pensieri lo fece fermare «No...questa è la stanza di Henry» e gli sfuggì una risata imbarazzata, gli fece cenno con la testa verso l'ultima stanza per riprendere da dove avevano interrotto. Le mani di lei che insinuandosi tra i capelli mori di lui cercavano di spingerlo il più vicino possibile.
Caduti in modo poco aggraziato sul letto ripresero ad esplorarsi, rendendo sbiaditi i ricordi della scappatella avuta giorni prima e godendo di quei corpi di nuovo uniti.
Esausti si ritrovarono supini a guardare il soffitto ognuno perso nei propri pensieri.
Lui si dava dell'idiota per essere così debole.
Lei cominciava a pensare che lui avesse ragione a voler smettere, ma non lo avrebbe ammesso finché non avesse sbattuto contro quel muro che sapeva essere lì ad attenderla.
Si mise a pancia in giù per osservarlo, ed ebbe in risposta un sorriso sornione.
«Bae è tornato da sua...madre?»
Il sorriso di Killian svanì «No rimarrà da me ancora per un po'» prese una ciocca dei biondi capelli di Emma e iniziò a giocarci distrattamente «non so quanto in realtà. Perchè?»
«Volev..» il campanello la fece saltare letteralmente sul letto, «Porca...rivestiti! Sbrigati!» si alzò come una molla alla ricerca dei vestiti finiti in qualche parte imprecisata della stanza.
«Questo posto è più incasinato di casa mia...» osservò Killian mentre per la prima volta si prendeva un attimo per osservare la camera della bionda e costatando che era in un disordine che non si era immaginato di trovare a casa di lei.
«Non è il momento di giudicare Jones, datti una mossa!» gli lanciò la maglietta mentre con gesti frenetici si rimetteva la sua e infilava mentre camminava i pantaloncini «Ti voglio fuori di qui tra cinque secondi!»
Abbottonò i calzoncini e dopo il secondo trillo aprì la porta.
«Ciao mamma» Henry le diede un abbraccio e salutando con pugno Jeff corse in cucina a cercare qualcosa da mettere sotto i denti.
«Ciao amore! Ciao Jeff, si è comportato bene?»
«Si..ma tu tesoro hai dei capelli da post sesso!» bisbigliò con fare malizioso.
Emma cercò  di aggiustarsi i capelli indomabili con gesti frenetici per nascondere la verità non prima però di aver assestato un pugno sul braccio dell'amico.
«Chi è il fortunato?» scherzò lui.
E come se avesse sentito di essere stato chiamato Killian sbucò nel corridoio abbottonandosi gli ultimi bottoni della camicia.
«Questo è Killian , Killian questo è Jefferson»
«Piacere» Killian gli strinse la mano mentre l'altro lo fissava in modo strano.
Un'insolita atmosfera iniziò ad aleggiare tra  i tre, Jeff continuava ad osservare il moro mentre cercava di capire cosa c'era di sbagliato in quella situazione.
«Swan...ma non...Neal?» parole senza un filo logico apparente fuoriuscirono dalla bocca di quello strano tipo che stava continuando a fissarlo come se avesse appena visto un fantasma.
Ad  Emma stava per prendere un infarto, quello non era il momento giusto. Assolutamente no.
«Ok, grazie mille Jeff per aver riportato Henry ci sentiamo, ciao.» e molto poco educatamente gli chiuse la porta in faccia chiudendo almeno per quel momento i problemi più grandi fuori da casa sua.
«Devo chiedere?» Domandò Killian
«No» lo stava fissando anche lei ora e si domandava come lui ancora non ci fosse arrivato mentre Jeff che lo aveva visto cinque secondi aveva già completato il puzzle. Gli uomini erano davvero tardi quando volevano. «Perchè non vai a fare merenda con Henry mentre io vado un attimo al bagno, sempre se non devi andare»
«Posso  fermarmi ancora un altro po' se non disturbo»
«Bene» e filò dritta in bagno.
Killian raggiunse il bambino che stava ancora decidendo cosa prendere.
«Scelta difficile?»
«Mmm» mormorò il piccolo.
«Che opzioni abbiamo?»
Sebbene fosse diffidente nei confronti di quel tipo decise che forse poteva fare il bravo...almeno per quella volta, solo per far piacere alla sua mamma.
«Yogurt alla frutta, latte e cereali , merendine varie e succo di frutta» espose tutte le alternative cercando con lo sguardo se altre cose gli erano sfuggite.
«Immagino che birre o alcolici non siano opzioni valide vero?»
«Vero» concordò Henry «ok, yogurt, così li finiamo e mamma mi compra i biscotti al cioccolato» afferrò i tre vasetti rimasti e gli fece scegliere il gusto « Non prendere la fragola perchè mio»
«Ma pera e ciliegia non mi piacciono!» si sentì un moccioso ma era vero! A chi piacevano quei gusti terribili?!
«E invece te lo mangi perchè non piacciono nemmeno a me!»
E detto ciò si ritrovarono seduti con un Killian Jones alle prese con uno yogurt disgustoso.
«Cero che sei terribile»
«Tu lo sei di più! E guarda che ti tengo d'occhio» Henry voleva intimidirlo ma con quei baffi bianchi non fece altro che far sorridere l'altro.
«Quindi...»voleva davvero fare conversazione con un bambino che non fosse suo figlio? A quanto pare si « E' un amico di Emma quel tipo, Jefferson?»
Henry annuì con la testa «Si ed è il papà della mia amica Grace»
Killian sogghignò «E questa Grace  è carina?»
«No è la mia amica» puntualizzò lui con fare serio.
«Oh capisco» con Bae non parlava mai di queste cose, beh non poteva certo dire che si vedessero spesso ma doveva rimediare.
Gli parve di stare antipatico a quel bambino...ma non poteva essere, lui piaceva a tutti...giusto?
«Henry ti sto antipatico per caso?»
«Si»
Ok quel ragazzino aveva preso il temperamento della madre e anche la sfacciataggine ma un po' ci si rivedeva, neanche lui aveva peli sulla lingua.
«Ah» ed entrambi si concentrarono sul loro yogurt facendo cessare la conversazione. Poi la vide arrivare «Ehi a tuo figlio sto antipatico» la vide riattaccare il telefono per poi guardarsi intorno.
«Beh mi dispiace, ma devo chiederti di tenermi Henry per il resto del pomeriggio perchè....perchè ho un impegno urgente. E' un problema?»
«Posso anche rimanere anche a casa da solo» sentenziò Henry.
Emma sorrise sarcastica «Non ci pensare nemmeno» e lo scambio di linguacce tra madre e figlio fu inevitabile.
«Ok ma lo porto da me perchè viene la fidanzata di David e deve organizzare la serata e non posso lasciargli Bae.»
«D'accordo, non dovrei fare tardi» prese un paio di Jeans e si precipitò in camera.
«Se vuoi ti insegno a suonare la chitarra» propose Killian per ingraziarsi il bambino per qualche motivo che gli sfuggiva in quel momento.
«Sarebbe forte» e per la prima volta da quando lo si erano incontrati il bambino gli rivolse un sorriso vero, e Killian non poté che sorridere di rimando a quella luce emanata da quel volto troppo familiare.



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Ciao a tutti!!!
Altro capitolo tranquillo...più o meno, che dite? Se vi aspettate l'azione in questa storia vi dico fin da subito che non so se e quando arriverà xD 
Intanto ringrazio subito chi continua a lasciarmi un commento perchè sono sempre felice di leggere le vostre parole! Anche a voi lettori silenziosi va un grazie perchè so che ci siete...e se mi lasciaste qualche parolina sarei super contenta! Anche solo sapere se vi fa schifo o meno quello che scrivo mi farebbe piacere ahahah
In ogni caso, mi piace troppo scrivere di Killian alle prese con i bambini, non so se si nota ahahah E questa Emma spregiudicata che non guarda in faccia nessuno non so se vi piace ma a me non dispiace xD unisce l'utile al dilettevole, beata a lei.
Nel prossimo capitolo cercherò di non farlo essere un Emma&Killian centric....non faccio promesse ahahha immagino che vorrete leggere anche la storia degli altri personaggi, ma tanto la storia è in continua evoluzione quindi non so neanche io cosa ci aspetta.
Ah grazie anche per i complimenti ai disegni dello scorso capitolo! Se avrò l'ispirazione giusta cercherò di postare qualche altro disegno :) 
Come al solito volevo dirvi diverse cose e invece mi ritrovo a scrivere il 5% di quello che avevo pensato ahahah va be la prossima volta me lo appunto da qualche parte ;)
Alla prossima se ancora vorrete!
Gio

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

«Per fortuna che la ragazza ha collaborato. Come si può stare con qualcuno che inscena il rapimento di tua sorella per fare soldi. Bah...» Emma si massaggiò le tempie sedendosi alla sua scrivania.
Mary Margaret con in mano una cartellina con dei documenti si accomodò su una delle comode sedie di fronte a lei «Ne era innamorata Emma, l'importante è che si sia accorta in tempo del danno che stava facendo alla sua famiglia e ci ha aiutato a trovare dove il fidanzato teneva nascosta sua sorella. Ora firma questi documenti e andiamo, ho un appuntamento e non posso fare ancora più tardi di quanto già non abbia fatto! E scusa se ti abbiamo chiamato ma aspettavamo una svolta del genere da una settimana e dovevamo avvertirti»
Emma prese e mise la sua firma dove era richiesta e sospirò «Si non c'è problema, avete fatto bene a chiamarmi. Ok qui abbiamo finito. Ti vedi con il tuo fidanzato? Prima o poi me lo dovrai far conoscere» la vide arrossire cosa che non accadeva spesso quando erano sul posto di lavoro, essendo la figura a cui tutti chiedevano consiglio o semplicemente per sfogarsi doveva mantenersi lucida e non farsi coinvolgere troppo...cosa difficile per Mary Margaret non entrare in empatia con il prossimo ma tutti la adoravano quindi non c'era nessun problema.
«Te lo farò conoscere...prima o poi. Non voglio tenerti all'oscuro di nulla ma voglio capire quanto è seria per lui questa relazione» abbassò gli occhi sorridendo, pensare all'uomo le riempiva il cuore di gioia, era più forte di lei.
«D'accordo ora basta che se continuo a vedere quel tuo sorriso sdolcinato mi si carieranno i denti» Emma si alzò raccogliendo il suo telefono tra le scartoffie per poi avviarsi alla porta insieme alla mora che non mancò di girare il dito nella piaga.
«Emma lo so che c'è qualcuno che ti ronza intorno, lo vedo dalla luce che è tornata nei tuoi occhi. Sai che ti farebbe bene vederti con altre persone, dopo Neal sarebbe un bene anche per Henry avere una figura maschile in casa...ma questo non significa prendersi il primo che passa!»
«Si si lo so, non preoccuparti, ultimamente lo state facendo in troppi...» salutarono gli altri colleghi e uscirono dirigendosi verso le loro macchine, l'aria pungente della sera si cominciava a sentire e in un gesto inconscio entrambe si strinsero nelle loro giacche.
«Quindi c'è davvero qualcuno!!!» Mary Margaret stava esultando come una bambina. Era una tipa dal carattere forte e avventuriero ma quando si parlava d'amore o tutto ciò che ad esso era collegato diventava come un'adolescente alla prima cotta.
«Devo andare, ci sentiamo!» l'aveva deliberatamente ignorata ma non si sentiva minimamente in colpa. Salì in macchina e dopo averla salutata con la mano un'ultima volta si lasciò alle spalle il distretto, Mary Margaret e il lavoro  per andare a scoprire in che condizioni si trovassero suo figlio e Killian.

Arrivata trovò il portone aperto e nel mentre lo attraversava una voce alle sue spalle la bloccò.
«Mi scusi! Non chiuda!»
Il tempo di girarsi per vedere da dove provenisse quella voce e il sangue di Emma si gelò nelle vene, non era possibile uno scherzo del genere, non poteva essere vero.
Le due donne si fissarono, una interdetta e l'altra smarrita.
«Emma cosa ci fai qui?»
«Cosa ci fai tu Mary Margaret!» Emma aveva alzato forse un po' troppo la voce ma davvero non se lo era aspettato di trovarsela li!
«Io sto andando dal mio fidanzato! Tu? Oddio non dirmi che David ha una doppia relazione con te! O cielo, sapevo di quello che si dice sui musicisti ma non pensavo che potesse ingannarmi così, ora vado e»
Emma la bloccò prima che potesse implodere lì davanti a tutti, stava correndo troppo di fantasia quindi doveva rassicurarla mettendola a conoscenza del motivo per cui si trovava lì.
«Mary Margaret calmati. Non sono qui per questo...David, non so neanche che faccia abbia. Sono qui perché Henry è con il padre di un suo amichetto. Tutto qui davvero» vide la più minuta sospirare di sollievo anche se ancora si scorgevano sul volto segni di dubbio.
«Ma qui? Sei sicura...non ci sono bambini nell'edificio, a parte il figlio del coinquilino di David che viene ogni tanto» e colta dalla veridicità delle sue stesse parole strabuzzò gli occhi puntandoli sulla donna che di fronte a lei aveva cominciato a torturarsi il labbro per il nervosismo. «Emma!!! Non mi dire che quel qualcuno è Killian Jones!!!» e una risatina liberatoria le circondò per qualche momento per poi cessare alla consapevolezza che Emma non aveva negato e pensando a che tipo fosse quel Jones « Ma Emma...davvero, Jones?! Perchè non me lo hai detto, lo avremmo scoperto prima e saremmo anche potuti uscire tutti e quattro insieme...è un po' un donnaiolo te lo devo dire però..»
Emma non la stava più ascoltando, non completamente almeno, doveva pensare se dire la verità o mentire anche ad una delle sue miglio amiche, se non l'unica.
Mentire anche a lei avrebbe comportato altri problemi quindi doveva dirle almeno una parte.
«Mary Margaret ascoltami.» la guardò dritta negli occhi per farle capire che era seria e non stava giocando «Ti ricordi della missione segreta di cui ti avevo parlato?»
«Pensavo scherzassi...»
«E invece ero serissima, ora non ti posso spiegare tutto ma Henry non può vederti perchè ti riconoscerebbe ovviamente...»
«Ed è un problema perché...»
Emma prese un respiro «Perchè ho detto che sono una studentessa e non che lavoro in un distretto...»
Mary Margaret non credeva a quello che stava sentendo «E perchè avresti fatto una cosa del genere? Penso che un tipo come Killian non si sarebbe certo scoraggiato se glielo dicevi, ma ti piace davvero ?»
La bionda scuoteva la testa «No no, o meglio non possiamo parlarne qui.  Ti prego aspetta qui, non farti vedere, lo prendo e poi vai da David ok? Per ora nessuno deve sapere che ci conosciamo va bene?!» i suoi occhi la implorarono di non fare altre domande e l'altra comprendendo annuì, ma non non avrebbe accettato nessuna scusa la prossima volta.
Intanto Emma sentiva che la testa aveva preso a fumarle, le sarebbe scoppiata prima o poi. Con passi rapidi e sicuri nonostante la confusione nella testa bussò alla porta e si ritrovò davanti quello che con ogni probabilità era il fidanzato della sua amica.
«Ah ciao, devi essere Emma» l'uomo sembrava  deluso, sperava fosse qualcun altro.
«Si e tu devi essere David» lo salutò con un cenno della testa.
«Killian e i bambini non sono in casa, li trovi al fast food all'angolo, non puoi sbagliarti c'è solo quello in zona»
«Ok grazie David» e mentre lo ringraziava e faceva per scendere le scale vide Mary Margaret venirle incontro. Si scambiarono un piccolo sorriso complice e ciascuna andò per la sua strada.

Come aveva detto David li trovò tutti e tre seduti ad un tavolo intenti a parlare e ad abbuffarsi con dei panini più grandi di loro. Si prese qualche attimo per guardarli, era tanto spaventoso pensare ad un futuro del genere per lei e per i bambini? Killian dopotutto non era tanto male, non avrebbe parlato di amore perchè visti i trascorsi non  riusciva più a fidarsi  degli uomini a meno che non fossero alti intorno al metro.
Qualcuno però avrebbe sofferto e si sentiva un'irresponsabile ma voleva dare una possibilità a tutti, forse non avrebbero capito subito e si sarebbe ritrovata il mondo contro ma aveva capito che dire la verità non sempre serviva, non tutti erano disposti ad accettarla e ascoltarla. Neal ne era la prova vivente. E lei non voleva trovarsi un'altra porta chiusa senza la possibilità di provare a scoprire perchè tutto quel gran casino si era sviluppato, e se questo implicava avere il mondo contro andava bene.
I due bambini di punto in bianco si voltarono all'unisono e la videro all'entrata del locale accogliendola con un gran sorriso, sorriso che le appannò per un breve istante la vista.
Le fecero segno di avvicinarsi e lei non se lo fece ripetere due volte.
«Pensavamo facessi più tardi altrimenti ti avremmo aspettato» Killian le fece spazio accanto a lui mentre i bambini davanti a loro continuavano a mangiare.
«Non preoccuparti, non pensavo di fare così presto neanche io» disse prendendo delle patatine dal vassoio di lui. Non si facevano domande sulla loro vita privata a meno che non fosse l'altro a parlarne. Sembrava funzionasse, ma il voler sapere più cose dell'altro cominciava a opprimerli, ma non avrebbero certo iniziato ora a parlare su cosa fare di loro e di quella situazione.
«Avete fatto i bravi?» la domanda rivolta a tutti e tre.
«Si abbiamo anche aiutato David a mettere in ordine casa perchè arrivava la sua fidanzata, ma lo sai mamma che si chiama anche lei Mary Margaret come la tua amica?!» Henry era visibilmente contento e Emma non poté che esserne contenta, ma doveva cambiare discorso.
«Oh davvero?!?»
«Si e Killian mi ha insegnato a suonare, dobbiamo comprare una chitarra!» era davvero entusiasta di dirlo alla sua mamma. Una scintilla nuova negli occhi di suo figlio.
«Ci penserà Babbo Natale a portartela, sempre che ti comporti bene ovviamente.»
«Ma Babbo Natale non esiste, mamma!» obbiettò il piccolo.
«Certo che esiste!» Bae si era voltato verso il suo amichetto che a suo dire aveva detto una sciocchezza grande quanto una casa!
«No non è vero»
«Invece si! Vero papà ?!» Bae lo guardò con occhi pieni di fiducia e lui non poteva deluderlo sebbene in un prossimo futuro quella certezza si sarebbe rivelata un'effimera illusione.
«Certo piccoletto altrimenti chi li porta i regali sotto l'albero?» disse con fare ovvio mentre li guardava entrambi.
«No sono i grandi che ce li mettono sotto, non gli credere Bae» Henry voleva far aprire gli occhi all'altro ma non ci sarebbe riuscito.
«Non-è-vero!!! Babbo Natale esiste e basta!»
«Ok basta così prima che inizino a litigare» era l'ultima cosa che Emma voleva.
La conversazione con un bambino di cinque anni era divertente, con due bambini diventava qualcosa di davvero strambo, discorsi che sembravano avere un senso diventavano, dopo una breve analisi, tutto il contrario, ma era il bello di essere bambini.
Finché Bae, tutto felice per quella atmosfera che di solito non respirava a casa o da solo con suo padre, disse qualcosa che fece tremare, per motivi diversi, gli altri due maschi seduti al tavolo.
«Papà ma Emma se tu la sposi diventa come un'altra mamma per me, vero? E Henry mio fratello! Non sarebbe bellissimo Henry? Così anche tu avresti un altro papà! A te piace il mio papà vero?!» Bae salì in piedi sul divanetto su cui pochi secondi prima era seduto. Henry ancora seduto a fianco a lui ora alternava lo sguardo tra lui e sua madre.
Lui voleva un papà? Forse si.
Un papà come Killian? Alla fine non era tanto male come aveva pensato all'inizio.
Voleva dividere sua madre con Bae e Killian? No, e il fatto che sua madre non stesse dicendo nulla lo fece sentire come tradito, o meglio non sapeva se fosse quello il nome da dare a quella sensazione scomoda che già aveva provato quando suo padre se ne era andato via di casa facendolo sentire sbagliato. Forse anche sua madre avrebbe preferito lasciarlo e stare con Bae.
«No! Lei è la mia mamma! Non la tua! Tu ce l'hai già!» lo aveva gridato in faccia all'altro senza provare a controllarsi, era un bimbo di cinque anni dopotutto, non era cosa da aspettarsi. Scese dal divanetto e corse verso l'uscita facendo scattare di riflesso anche Emma che era rimasta di sasso allo sfogo del figlio. E mentre si accingeva a corrergli dietro una mano la trattenne.
«Aspetta Emma» Killian la guardò negli occhi e vi trovò senso di colpa e paura. «Stai qui con Bae, vado io» e senza più forze la ragazza si riaccomodò con lo sguardo perso nel vuoto.
Bae si sentì in colpa, non voleva far arrabbiare il suo nuovo amico. «Emma io non volevo che Henry si arrabbiasse, ma se tu diventi la mia mamma e Henry mio fratello io sarei contento. Scusa. » la vocina di Bae era poco più di un sussurro.
Emma riportata alla realtà dallo stato di torpore in cui era caduta si riscosse ascoltando le parole del bimbo e nonostante le lacrime avevano iniziato a cadere, lacrime che non voleva cadessero, gli sorrise. Non poteva avercela con lui, nonostante avesse fatto scappare Henry aveva detto parole che l'avevano fatta rimare senza fiato. Bae scese e le si sedette accanto poggiando la testolina al petto di lei che non perse tempo ad abbracciarselo.

Killian che si era messo subito a correre dietro al bambino e non perdendolo di vista nemmeno un momento lo raggiunse sul gradino dell'edificio di casa sua, dopotutto  Henry vole scappare  mica perdersi.
«Hai fatto spaventare tua madre, Henry» Killian si sedette lasciandogli però un po' di spazio.
Il bambino con la testa seminascosta tra le braccia che aveva poggiato sulle ginocchia non diede segno di risposta.
«D'accordo, se non vuoi parlare parlerò io» Killian guardò le macchine che sfrecciavano davanti a loro mentre raccoglieva le parole da dire.
«Io non voglio prendere il posto di tuo padre Henry, è l'ultima cosa che farei.» lui non sapeva in che rapporti erano perchè non aveva chiesto nulla ,ma immaginava che fossero legati. Supposizione più errata non poteva esistere. Ma lui non lo sapeva.
«E neanche Bae vuole questo,» ripensò alle parole di suo figlio e un sorriso imbarazzato fece capolino mentre si passava una mano tra i capelli «cavoli, non mi aspettavo nemmeno che potesse uscirsene con una cosa del genere.» alzò gli occhi al cielo, suo figlio lo aveva spiazzato. E spaventato, aveva temuto che potesse accadere una cosa del genere ma un po' più in la...e non pensava lo avrebbe detto  mentre erano presenti  Emma ed Henry.
Vedendo che quest'ultimo non accennava a dire nulla, si stava rassegnando ad essere odiato nonostante avessero passato un bel pomeriggio.
«Mi odi così tanto?»
Henry puntò i suoi occhi blu in quelli altrettanto blu di Killian, lo studiò per vedere quanto sincero fosse, per vedere nel volto dell'uomo segni di inganno. Killian si ritrovò rapito da quegli occhi trovandovi qualcosa di se stesso ma interruppe quei pensieri quando lo sentì parlare.
«Non so se ti odio» i capelli mori gli svolazzarono davanti al volto ma Henry non fece nulla per rimetterli a loro posto, sentire il vento sulla faccia lo faceva sentire bene «Ma lei è la mia mamma» e quella era l'unica cosa che contava, in quella frase espresse tutto ciò che ancora non sapeva come esprimere al meglio con con le parole.
E Killian lo capì.
Seguirono minuti di silenzio.
«Non odio nemmeno Bae. Ma se lui diventa mio fratello poi mamma non mi vorrà più.» la voce incrinata dal pianto fece voltare subito Killian che repentino si avvicinò alla piccola figura che nonostante volesse scoppiare in lacrime cercava di trattenerle.
«Ehi Henry» gli passò un braccio intorno alle spalle «ma che dici, tua madre ti adora, non farebbe mai una cosa del genere, non devi neanche pensarla una cosa del genere!»
Qualche lacrima sfuggì al controllo del bambino che sentendosi stranamente al sicuro in quell'abbraccio liberò ogni paura.
«E invece si, succederà» tirò su con il naso asciugandosi le lacrime per terminare quel cedimento.
Killian lo vide asciugarsi le lacrime. Era un bambino forte, non conosceva il suo passato ma il coraggio che si dava gli fece intuire che sebbene fosse ancora piccolo era successo qualcosa a cui aveva dovuto reagire per non soccombere. Quando suo padre era morto lui aveva potuto contare su suo fratello, ora non sapeva se era per via del padre ma in cuor suo sperò che potesse trovare in Bae un complice, qualcuno su cui contare. Anche se le cose tra lui ed Emma non avessero funzionato loro due avrebbero potuto continuare ad essere amici.
«No Henry, ti do la mia parola che non succederà mai. Bae ti vuole bene, e ne vuole anche ad Emma come avrai capito e non penso che voglia farti del male. La mamma di Bae non è come la tua, lo riempie di giochi, lo fa andare in scuole costose e queste cose qui ma con lui passa davvero poco tempo, rimane con la domestica quasi tutto il tempo. Si vogliono bene certo ma non hanno lo stesso rapporto che hai tu con tua madre.»
Henry lo fissava con attenzione, visto sotto quell'ottica lui era fortunato era pieno di persone che gli volevano bene e si prendevano cura di lui quando la sua mamma non c'era.
«Mmm forse è così» poi guardandolo di sottecchi continuò «Ma non vuol dire che tu la puoi sposare, lo so che sei uno che va dietro le femmine»
Killian rise, rise per essere stato inquadrato, e anche in modo corretto, da un bambino di cinque anni.
«Potrei offendermi sai, ma hai ragione. Sei un tipo in gamba  ragazzino, e ora andiamo altrimenti penseranno che siamo scappati.»



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Ed eccoci anche questo giovedì! Si penso che aggiornerò di giovedì, mi piace come giorno u.u
Passiamo al capitolo, mentre lo scivevo mi sono quasi commossa...se devo dirvi la verità questo effetto me lo hanno fatto anche i capitoli che ho scritto dopo questo xD non so se vi arriverà il dolore che coglie questi pesronaggi ma a me quando scrivo mi risucchiano in un vortice dal quale faccio fatica a riemergere, si lo so, anche mia sorella dice che la prendo troppo seriemante ma non riesco a farne a meno u.u
Comunque, sappiate che in principio questa scena del fast food era una piccola parentesi ma i ragazzini mi sono sfuggiti di mano e hanno creato tutto questo!
In ogni caso non è stato un capitolo Emma&Killian centric, spero vi sia piaciuto lo stesso.
Altro dubbio che è emerso, i personaggi son verosimili a quelli originali? Perchè a me quando scirvo risultsno esserlo ma poi può essere che mi sbaglio. Non so se lo avevo già chiesto ma se li trovate poco fedeli ditemelo.
Sono talmente coinvolta in quello che scrivo che mano a mano che procedo mi sento annaspare come Emma, tutto questo nascondere e mantenere un'apparenza calma mi scombussola ahhaha me sento maleee ma nonostante tutto è tremendamente bello!
Ok spero di non avervi annoiato troppo!
Grazie a chi recensisce , a chi inserisce la storia o semplicemente legge. GRAZIE DAVVERO!
Alla prossima!
Gio

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

«Mi stai dicendo che sono passate due settimane e tu ancora ti vedi con quella Emma?! Ma che cavolo ti sta succedendo? E' per  questo che non sei venuto prima qui? Che c'è oggi ti ha dato la serata libera?» Ruby era stata molto indelicata, come sempre del resto ma questa volta gli aveva dato fastidio.
«Carina come al solito. Non ho bisogno di avere il permesso per uscire ma ho avuto davvero da fare con Bae e gli spettacoli...» non si stava giustificando, e in ogni caso non doveva dare spiegazioni a nessuno.
«Non è che ti stai facendo fregare un'altra volta?» era davvero perfida quando si comportava così, lei lo sapeva e lo sapeva anche lui.
«Cazzate, non c'è niente se non appagamento reciproco» ghignò ma la malizia insita in quelle parole non arrivò agli occhi.
«Si certo, spero per te che almeno a letto sia brava» disse poco convinta la ragazza rimettendosi in posizione eretta e tagliando così l'atmosfera confidenziale, per riprendere a servire i clienti «Se ti chiedo di riprendere la nostra scommessa non ti tiri indietro giusto?» buttò li la bruna.
Lui grugnì, non gli piaceva quella situazione, era andato al locale per prendersi una pausa da Bae, David, Emma e Henry non per farsi mettere sotto esame da Ruby.
I suoi stessi pensieri lo fecero inorridire, da quando una sfida era un esame per lui? Davvero ci stava ricadendo?
«Quando vuoi Ruby» bevve il suo rum e accettò la sfida. Aveva la serata tutta per lui visto che Henry per scusarsi per il piccolo sfogo di qualche sera prima aveva invitato Bae a dormire da lui. Quindi eccolo lì a fare quello in cui riusciva meglio.
Ruby tutta contenta della nuova piega che stava avendo la serata esultò «Bene! Rendiamo piccante la serata...» si guardò intorno per cercare qualche preda «...mmm oggi ti dice bene, hai una vasta scelta» e dicendolo fece cenno verso una bionda con un seno prosperoso vestita con un abitino succinto al massimo.
«E' già mia» e dopo aver tamburellato con le mani sul tavolo come a darsi una spinta volò dalla ragazza.
Le parole non servivano in quei casi, bastava uno sguardo, un corpo premuto contro l'altro e le intenzioni di entrambi risultavano chiare. Mentre si avviavano verso uno dei privè, Killian scambiò uno sguardo con Ruby indicandole un tipo moro seduto ad uno dei tavolini lì davanti. Sfoderando i canini Ruby accettò e lui sparì dalla sua vista insieme alla bionda.
C'era qualcosa che non andava in lui però, non era nel solito stato adrenalinico che lo coglieva in quelle situazioni. Si sentiva quasi...in colpa. Prese per un attimo le distanze dalla ragazza soffermandosi a guardarla. Lei di rimando era confusa, se per l'alcool o per il suo comportamento nessuno dei due lo aveva capito.
«C'è qualcosa che non va?» chiese lei con voce roca.
C'è qualcosa che non va? Ma quando mai qualcuna gli aveva fatto quella domanda in una situazione del genere?! Un'altra bionda le comparve davanti, una bionda con gli occhi verdi. Scacciò quell'immagine dalla testa, Emma Swan non c'entrava nulla in quel momento. Fregandosene di ciò che il suo inconscio e l'opprimente sensazione di star per fare una grande cavolata gli dicevano tornò sul collo della ragazza e si persero nell'oblio.

Mary Margaret non riusciva a credere a quello che la sua amica le stava bisbigliando in modo da non farsi sentire dai bambini nell'altra stanza.
Bae non l'aveva ancora vista perchè era ancora addormentato, ma anche se l'avesse vista quello tutto sommato non era niente rispetto a quello che aveva fatto Emma.
«Ma sei completamente pazza?» Mary Margaret si era sporta pian piano che il discorso si faceva più allucinante fino a ritrovarsela ad un palmo dal naso.
«Elsa dovrebbe arrivare a momenti, sfogati ora perchè insieme non so se ce la faccio a reggervi» ormai rassegnata a quegli epiteti si abbandonò allo schienale della poltrona.
L'altra cercava di rimanere calma ma gli occhi si spostavano da un oggetto all'altro per carpire il senso di quello che stava facendo Emma.
Suonò il campanello.
«Eccola» sospirò e andò ad aprire.
Le due donne si salutarono e si accomodarono una sul divano vicino Mary Margaret mentre l'altra tornò sulla poltrona.
«Quindi ti ha parlato del suo geniale piano» domandò Elsa.
«Già e non riesco ancora a capire come sia potuta arrivare a fare una cosa del genere» disse con enfasi l'altra.
«E' piuttosto evidente direi, sono un'investigatrice privata e tu questo lo sai. E poi lo devo a Henry.»
Le due donne davanti a lei non avevano smesso un attimo di scuotere la testa da quando Emma aveva iniziato a parlare.
«Emma lo capisco ma hai capito chi è Killian Jones?! Che cosa vuoi fare con lui?!» la mora si stava agitando visto che lo conosceva, sapeva che non era una cattiva persona ma non poteva metterci la mano sul fuoco in fatto di fiducia.
«Lo so che non è un santo ma dovevo avvicinarlo per forza, e l'unico modo era portarmelo a letto...o meglio farglielo credere. E poi volevo vedere come fosse mio...Bae.» distolse lo sguardo dalle due, era e sarebbe stato per sempre un tasto dolente di cui parlare. Tutte e tre lo sapevano.
Le due si scambiarono uno sguardo comprensivo, entrambe la capivano ma quei mezzi erano pericolosi.
Per stemperare l'atmosfera che si era fatta  pesante Elsa le fece una domanda «Lui com'è?» le chiese sorridendole.
Emma non poté che fare altrettanto e sempre sorridendo si asciugò una lacrima scappata al suo controllo «Sta dormendo nell'altra stanza»
«Cosa?!»
«Ha dormito qui, Henry lo ha invitato e stanno dormendo nella sua stanza. Tra poco lo vedrai» Elsa colse la felicità in quelle parole e sebbene fosse contenta per lei non era ancora serena ma fu Mary Margaret ad esternare i dubbi e le paure di tutte.
«Emma quando lo scopriranno, perchè glielo dirai prima o poi, seconde te saranno contenti di essere stati...manovrati da te?! Killian non la prenderà bene e su questo non ho dubbi»
Emma non mostrò nessuna emozione, lo sguardo perso nel vuoto «Lo so.»
«Non sarebbe stato meglio dire tutta la verità fin dal principio? Lo sai benissimo che le bugie portano solo altre bugie e che presto ti ritroverai con l'acqua alla gola» Mary Margaret voleva capire il più possibile anche sapendo di diventare opprimente.
«Credi che non lo sappia o che già non faccia fatica, la mattina pensi sia bello guardarmi in faccia e scorgere una persona in cui non mi ritrovo?! Dire la verità...è da quando ho fatto il test del DNA che la cerco, e fidati che non è stato facile trovare quelle poche verità che sono emerse. Aspetterò che le acque si calmino per capire come muovermi, non è ancora il momento, voglio passare più tempo possibile con lui» iniziò a torturarsi le mani.
«Potrebbero toglierteli entrambi Emma» proruppe Elsa rovesciandole addosso quelle parole come fossero acqua ghiacciata «Hai certamente capito che tipo di persona è il signor Gold e la sua fama lo precede. La facilità con cui ha corrotto gli infermieri e i dottori all'ospedale fa immaginare che possa fare altrettanto con chiunque altro.»
Ora le mancava il fiato davanti ad una prospettiva del genere. Non avrebbe retto un simile futuro.
Mary Margaret colse la stato d'animo a terra della sua amica e per non infierire oltre cambiò parzialmente discorso «Allora cosa diremo quando mi vedranno tutti e due?»
«Non lo so, ho cercato di pensare a qualcosa ma non mi è venuto in mente nulla...»
Dei passettini alle loro spalle le fecero azzittire all'istante.
Stropicciandosi gli occhi ancora addormentati i due piccoletti di cui tanto si era discusso poco prima fecero capolino. Henry si avvicinò ad Emma e aspettò di essere abbracciato mentre con l'occhio vide che non era sola. «Ciao zia, ciao Mary Margaret» ma non diede segno di volersi staccare dalla stretta materna.
Bae poco più indietro li guardava, anche lui voleva essere abbracciato, la sua mamma non aveva tempo per queste cose. Emma accortasi dello sguardo del bimbo staccò un braccio dalla schiena del figlio e l'allargò facendogli segno di unirsi all'abbraccio, lui non se lo fece ripetere  e si accoccolò in quel rifugio caldo che sapeva di famiglia.
Poi come se si fosse accorto anche lui della presenza delle altre due Bae alzò la testa «Ciao Mary Margaret perchè sei qui? Mi sei venuta a prendere?»
Elsa e Mary Margaret si ritrovarono a fissare i tre. Continuavano  a non accettare il modo di fare di Emma ma vederla raggiante con i due bambini tra le braccia era qualcosa di perfetto, senza Bae c'era qualcosa che mancava sul volto della giovane, non perchè Henry non fosse abbastanza ma perché Bae era sangue del suo sangue, era una parte di lei.
La mora si riscosse «No no, io sono un'amica di Emma» disse semplicemente, trovando nella verità una soluzione semplice e vera.
«Ah, non lo sapevo»
Henry era visibilmente più tranquillo, la vicinanza di Bae non gli dava fastidio e non lo turbò nemmeno la vicinanza tra lui e sua madre. «Mamma abbiamo fame»
«Allora tutti in cucina!» e tutti e cinque si alzarono lasciando nella stanza i brutti pensieri.

Nell'appartamento regnava il più completo silenzio e quando David rientrò esclamando un ''sono a casa'' lo fece solo per abitudine, l'abitazione sembrava deserta e gli parve strano visto che Killian doveva aver già preso Bae e gli aveva detto che sarebbe rimasto a casa per cena.
Nel posare le buste della spesa sul bancone della cucina intravide un'ombra seduta sul divano nella più completa oscurità e per poco non gli venne un infarto «Killian! Ma che cavolo fai lì al buio? Mi hai fatto prendere un colpo» si portò una mano sul cuore per placarlo visto che era partito come un cavallo in corsa.
Sempre seduto con il mento che si poggiava sulle mani strette a pugno, in posizione curva, quasi stesse guardando la tv il moro continuava a fissare davanti in un silenzio quasi religioso ma più inquietante.
«Dov'è Bae?» David continuò tranquillo a smistare la spesa, come se quel comportamento fosse normale, ma del resto quel ragazzo non era normale.
Nessuna risposta parve arrivare e David appurando che Bae non ci fosse davvero accese la luce del salotto e gli si mise di fianco. Vederlo in quello stato comatoso gli cominciava a dare fastidio.
«Ehi, che diamine è successo? E dov'è Bae» ora iniziava a preoccuparsi per quel bambino «Ora chiamo Emma»
E come richiamato sulla terra Killian si voltò guardandolo con occhi stralunati. Quegli occhi riuscirono nell'intento di bloccare l'amico che aveva già preso il cellulare. Tornò a guardare il vuoto.
«Mi vuoi dire cosa ti è successo?»
«Sono stato con una ragazza» sussurrò sfinito.
«E la novità sarebbe?» David stava perdendo la pazienza, lo sapeva che soggetto fosse il suo amico e il fatto che si fosse portato qualcuna a letto non gli facilitava capire cosa lo turbasse.
Sembrava esausto, qualcosa lo stava logorando dall'interno, David lo poteva vedere dagli occhi spenti e dal corpo teso che tra breve avrebbe ceduto, infatti pochi attimi dopo sputò «E la novità sarebbe...che mi sento in colpa...» si strofinò la testa con fare nervoso e si alzò come se fosse rimasto seduto su quel divano da tutta la vita.
David era rimasto senza parole, una confessione del genere da quella bocca non l'aveva mai sentita. Non sapeva se sfotterlo o parlarne seriamente. Vide in che stato era l'amico e optò nel rimanere serio...per sfotterlo ci sarebbe stato tempo in seguito.
Cercò di raccogliere qualcosa da dire per quell'occasione più unica che rara ma le parole gli sfuggivano.
«Beh...si, cioè..io non so che dirti Killian»
Come un animale in gabbia il moro faceva avanti e indietro nel piccolo spazio qual era il loro soggiorno.
«Perché pensi che io sappia cosa dire?! Ma che cazzo mi prende»  si  sentiva un idiota, un grande idiota e non sapeva perchè si sentiva un tale schifo.
«Bae è da Emma?»
Lo vide fare si con la testa e prendere il cellulare che gli passò.
«Killian ma ti ha chiamato quindici volte da stamattina! Ma sei scemo? Perchè non l'hai richiamata?» David stava iniziando a capire ma comportarsi in quel modo era da immaturi.
«Non voglio parlarle»
«E tuo figlio? A lui non ci pensi, mi fai incazzare quando fai così. Ora la chiami» e si alzò porgendogli il telefono che quello scansò bruscamente.
«Io non voglio sentirla» sentenziò « parlaci tu, Bae tanto si trova bene lì, vedi cosa vuole fare» e detto ciò si chiuse nella sua camera mettendosi a suonare qualche motivetto triste con la sua chitarra.
David prese un profondo respiro per non insultarlo come la sua testa gli stava dicendo e chiamò la bionda.
''Brutto pezzo di idiota è da stamattina che ti cerco! Ci hai fatto preoccupare, dove diavolo eri finito''
David dovette allontanare il telefono per non diventare sordo ''Emma sono David''
Dopo un breve silenzio la ragazza con tono più calmo riprese ''Oh ciao David, dov'è l'idiota del tuo amico''
''In camera sua, non so cosa abbia. Ad ogni modo, quando posso venire a prendere Bae...anche se non so neanche dove abiti ora che ci penso'' si rese conto il biondo mentre tornava in cucina a preparare la cena.
''Se per te e Killian non è un problema posso accompagnarlo io domani mattina''
''Per me non ci sono problemi e neanche per il testone di là''
''Allora a domani, ciao David''
''Ciao Emma e salutami Bae e Henry''

«Tuo padre è fuori di testa Bae» Emma abbandonò il cellulare su uno scatolone e raggiunse i due piccoletti che stavano seduti sul divano mangiando i loro gelati.
«Lo so, che fine ha fatto?» chiese Bae con la faccia sporca di cioccolato.
Emma si accomodò in mezzo a loro mentre riprendeva il suo di gelato «Si è chiuso in camera sua ma David non mi ha detto altro»
«Forse si è messo in punizione da solo» optò Henry che a sua volta aveva più gelato sulla faccia che nello stomaco.
«Già forse hai ragione» concordò Bae.
«Già» Emma fece ripartire il film che però non riuscì a seguire come avrebbe voluto.

Killian non voleva fare nulla e non stava facendo nulla ma ciò lo portava a pensare e quella era l'unica cosa che non voleva fare.
Senza bussare David entrò e si sedette sul bordo del letto. «Ora mi dirai cosa è successo perchè mi sono preso gli insulti che erano destinati a te. Avanti»
Killian non voleva parlarne, lo faceva sembrare solo più idiota. Ma l'amico non dava segno di cedimento quindi meglio sputare il rospo e sperare che durasse poco.
«Sono stato con una ragazza»
«E questo me lo hai già detto»
«E mi sento in colpa...»
«Anche questo me lo hai già detto»
Silenzio.
«Io non so perchè mi sento in colpa»
«In che rapporti sei con Emma» chiese a brucia pelo David, sapeva che lo stato d'animo di Killian dipendeva da quella ragazza, ora doveva solo farglielo capire e accettare.
Lo vide grattarsi la nuca, nervoso come non mai.
«Ci vado a letto»
«E nient'altro, non provi nulla...a livello emotivo?» provò a tiragli fuori qualcosa ma con lui era terribilmente difficile.
«Ci vado a letto» ed eccolo che si chiudeva a riccio. Lo sguardo cupo e accigliato.
«A me pare che sia qualcosa di più. Non è che ti stai innamorando?» gli domandò con un sorriso conciliante David.
Gli occhi sbarrati davanti a quella possibilità. Tremò.


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Eccoci anche questo giovedì!!!!!!!!!!
Sto talmente fuori che quando ieri mi hanno detto che domani, quindi oggi era giovedì, non ci ho creduto xD non ci credevo che era già passata mezza settimana. Ma va be andiamo avanti.
Allora, come sempre spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto perchè sappiate che il cap 7-8-9-10 sono quelli che mi hanno risucchiato più energie di tutto il resto della storia. 
Ci siete rimaste male per il comportamento di Killian? Io troppo, quando l'aveva allontanata pensavo si sarebbe  fermato e invece no! che pezzo di demente. 
Finalmente abbiamo scoperto qualche carta riguardo Emma e questo suo passato fosco e misterioso. Contente?!
Devo ringraziare davvero di cuore coloro che che hanno lasciato una recensione al capitolo precedente perchè mi avete scaldato il cuore con le vostre parole, non me le aspettavo :') GRAZIE 
Spero di farvi passare cinque minuti sereni, e che soprattuto stiate tutte bene, non so dove abitiate ma quelle scosse hanno creato molti danni .-. io qui a Roma le ho sentite ma non mi pare abbiano causato problemi.  Mah...
Vi auguro un buon giovedì in ogni caso :)
Alla prossima!
Gio

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

Il distacco con cui Killian la salutò l'indomani fece stare tutti sull'attenti, neanche i bambini si erano aspettati una reazione del genere. Bae li aveva invitati ad entrare e lui si era solamente messo da parte grugnendo qualcosa di incomprensibile.
«Mamma cosa gli è successo?» ad Henry faceva strano vedere l'uomo in quegli atteggiamenti, dal primo momento che lo aveva conosciuto lo aveva trovato un tipo fin troppo allegro.
«Non lo so, perchè non andate a giocare di là mentre io cerco di scoprire qualcosa?» bisbigliò ad entrambi che felici di quella sorta di missione segreta annuirono.
«Come la chiamiamo ?» chiese Bae prima di andare nell'altra stanza.
Sia Emma che Henry rimasero a pensare per qualche secondo quando quest'ultimo bisbigliò «Operazione Papà»
Bae annuì e gli batté il cinque.
Emma vide in quell'operazione più cose di quante ne scorgessero i due bambini. Intanto raggiunse l'oggetto della missione in cucina che con le braccia conserte le dava le spalle, spalle tese in un rigore che non gli apparteneva.
«Si può sapere cosa cavolo ti è preso? Non me la prendo se ce l'hai con me per qualche strano motivo, me la prendo con te per il modo con cui hai trascurato Bae ieri! Ti stavamo aspettando a pranzo, lui ci teneva, ci tenevano entrambi e»
Come una furia Killian si era voltato ed era corso alle sue labbra, non c'era gentilezza né tenerezza in quel gesto, solo rabbia repressa o qualcosa del genere che Emma non avrebbe analizzato in quel momento  in quanto non si sarebbe fatta trattare così da nessuno, nemmeno da lui. Gli stampò una mano sulla guancia talmente forte che per l'impatto lui dovette reggersi al tavolo per non perdere l'equilibrio. Non era sua intenzione essere violenta ma questo non voleva dire fare la sottomessa e abbozzare ad ogni suo comportamento anomalo.
Killian si massaggiò la guancia dolente ma continuava a non guardarla negli occhi. Lei stava riprendendo fiato  osservando ogni sua singola mossa. Sapeva che c'era un motivo a tanta irruenza. E purtroppo, o per fortuna ,non tardò ad arrivare.
«Sono stato con una» occhi bassi come il peggiore dei traditori. Sapeva che non doveva sentirsi così, loro non stavano insieme, erano liberi, perché tormentarsi?!
«Ah» emise lei.
E non sentendo altro alzò gli occhi per cercare quelli di lei che tutto d'un tratto si erano spenti come mai prima li aveva visti.
Le aveva fatto male sentire quelle parole che non avrebbero dovuto toccarla minimamente. Ma se lo erano detti , era solo sesso. Per il resto potevano fare quello che volevano. Ciò non toglieva che entrambi, chi per un motivo chi per un altro, ora erano privi di energia.
«Io...» provò lui che venne subito interrotto.
«No, stai zitto» la rabbia era meglio del dolore, ma l'indifferenza era ancora meglio in quei casi «non mi devi dire nulla, io e te non stiamo insieme.» asciutta e diretta. Lui corrucciò lo sguardo, non era quello che voleva sentirsi dire o forse si ,non lo sapeva, ma qualcosa cambiò.
Entrambi volsero lo sguardo lontano da quello dell'altro. Un silenzio nuovo calò su di loro, in sottofondo le voci acute dei loro bambini che chiacchieravano allegri nell'altra stanza.
Ad Emma serviva sapere se potevano continuare a vedersi, i problemi di cuore o qualunque cosa fossero non dovevano influire.
«Quindi possiamo continuare a vederci almeno per i bambini?»
Lui si voltò di scatto, lui non voleva smettere di vederla, si sentiva uno schifo, si sentiva in colpa ma non voleva che sparisse dalla sua vita. Era egoista, lo sapeva. E si maledì per quei pensieri che sapevano di ricordi dolorosi e forse era il momento di parlarle con il cuore, o quello che ne rimaneva, in mano.
Con tutto il coraggio, che sembrava davvero poco dopo la notte insonne, la guardò con gli occhi più sinceri che Emma avesse mai scorto in lui. «Io non voglio smettere di vederti, lo so che ora mi odi forse, mai quanto io odio me stesso in ogni caso, ma...ma,maledizione» non riusciva a parlare, non riusciva a spiegargli ciò che davvero voleva dirle.
Emma continuava a fissarlo, sapeva che prima o poi lui avrebbe fatto una cosa del genere, anzi si stupiva che non fosse successo prima quindi con una sorta di apatica rassegnazione scrollò le spalle.
«Va bene, l'importante è che i bambini continuino a vedersi»
E Killian non ci vide più «Cazzo Swan! I bambini qui non c'entrano niente! Qui ci siamo io e te!» la prese per le spalle e la scosse provocando in lei smarrimento e due pozze verdi ora inondate di lacrime. Lacrime che come un fiume in piena inondarono anche gli occhi di Killian.
I due bambini udendo le urla corsero dai loro genitori.
«Mamma va tutto bene» la vocina di Henry arrivò chiara e limpida alle orecchie di entrambi.
«Papà cosa stai facendo?» chiese Bae un po' intimorito dall'atteggiamento del padre.
L'atmosfera allegra respirata solo qualche ora prima si era dissolta in poco più di cinque minuti dal loro arrivo in quella casa.
«Va tutto bene ragazzini, andate a giocare che tra un po' io ed Henry dobbiamo andare» la voce incrinata di Emma spazzò via la nota giocosa e tranquilla con cui voleva dire quella frase.
«Sei sicura che va tutto bene mamma?» Henry aveva memoria di periodi ormai lontani che indelebili si erano scalfiti nella sua mente, periodi dove sua madre piangeva e lui non capiva se fosse per colpa sua o cosa.
«Tutto a posto piccoletto, dai andate. Io e Killian stiamo solo parlando» chiamato in causa Killian lasciò la presa dalle sue spalle che ancora teneva strette ma non guardò né lei né i bambini. La situazione gli stava sfuggendo di mano. Già gli era sfuggita ormai.
I due bambini annuirono e sparirono nella stanza a fianco.
«Perdonami, non volevo»
Lei annuì. Forse era quello il fuoco di cui tanto aveva parlato sua cugina Elsa? O forse quella era solo la miccia prima dell'incendio?
Le gambe faticavano a compiere il loro compito di sorreggerla e dovette sedersi per non cadere rovinosamente a terra.
Lui non aveva il coraggio di sedersi vicino, non aveva proprio il coraggio di avvicinarsi a lei.
«Non potevo non farlo Emma» esordì, e non fu necessario spiegare a cosa alludesse «tu mi spaventi Emma, e mi spaventa il fatto che per la prima volta dopo anni io mi sia sentito in colpa verso un'altra donna per averla...tradita. Lo so che non stiamo insieme ed è questo il motivo per il quale sono furioso con te e con me stesso.» i toni erano calati, sembrava quasi bisbigliassero.
«Ti ho già detto che non devi giustificarti» Emma iniziò a giocare con dello zucchero caduto sul tavolo creando forme astratte capaci di alleviare, per quanto possibile, il turbamento che stava provando.
«Ascoltami e basta, per favore» almeno doveva ascoltarlo, sarebbe imploso altrimenti! La vide annuire e continuò.
«Io non sono sempre stato questo idiota che hai conosciuto. Prima di diventarlo ero un uomo serio, nei limiti della mia personalità ovviamente. Seppur ora pare impossibile una cosa del genere, amavo Milah, come in quei romanzetti rosa dove c'è lui che fa di tutto per la sua amata, e pensavo che la cosa fosse reciproca. Ma in ogni romanzo che si rispetti c'è una vittima e un carnefice, io mi ritrovai vittima e lei fu la mia carnefice.» prese un bicchiere d'acqua e lo buttò giù tutto d'un fiato, faceva male ricordare, e tanto.
«Io ero il suo amante o meglio lo sono diventato in seguito visto che quando abbiamo iniziato a frequentarci lei era libera, ma lei aspirava a una posizione sociale più alta e sfarzosa, noi ci divertivamo soltanto. All'inizio fu così per entrambi poi io mi feci fregare e caddi come un idiota sul più banale degli ostacoli, me ne innamorai. Sapevo che per lei eravamo solo una bella serata in mezzo ad una settimana noiosa  e per me andava bene. Lei non amava il suo fidanzato quindi pensavo che mi amasse a suo modo. Poi scoprì di essere incinta» si morse il labbro tra i denti in modo incontrollato, era quello il ricordo più doloroso «Non lo voleva, sapeva che era mio ed entrò nel panico più totale. Temeva che quell'idiota la lasciasse» digrignò i denti come un cane rabbioso « voleva abortire».
Emma perse un battito, non aveva neanche lontanamente pensato ad una storia così tremenda.
«Fortunatamente Gold non fece quello che ormai mi aspettavo sarebbe capitato, le disse che avrebbe accettato il bambino, non lo avrebbe riconosciuto come suo visto che c'ero io, ma lo avrebbe accolto in casa sua e non gli avrebbe fatto mancare nulla. Tu non sai quanto io abbia combattuto contro Milah affinché non uccidesse nostro figlio. L'ho odiata e una parte di me continua ad odiarla. Ovviamente fui emarginato dalla vita del bambino per quasi tutta la gravidanza, ogni tanto mi mandava qualche foto delle ecografie, probabilmente fu quello il prezzo per tenere il bambino, io dovevo sparire.
Bae è nato prematuro e come ti ho già detto fui avvisato da un mio amico all'ospedale e lì vidi  Gold per la prima volta in carne ed ossa davanti a me, impettito nel suo abito firmato, che con gelida fermezza attendeva l'arrivo del medico. Mi bastò uno sguardo per capire che probabilmente tutto quello che lui avrebbe potuto dare a mio figlio io non glielo avrei mai potuto dare ma seppi in quel preciso istante che non mi ci sarei mai scambiato. Ero certo che se mio figlio fosse vissuto sarebbe stato grazie a lui ma a quale prezzo? Poi d'un tratto uscì con aria preoccupata il medico, stavo per avvicinarmi quando questo si avvicinò a Gold e in un bisbiglio accalorato li vidi confabulare qualcosa che a me fu precluso. Il medico si ricompose e insieme ad un'infermiera si avviò verso un'altra sala. Da quanto avevo capito il fatto che Bae fosse prematuro rendeva complicata  e appesa ad un filo la sua vita. Mi crollò il mondo addosso. Non volevo che finisse così, io che avevo combattuto affinché lui potesse vivere...no, non lo accettai. Poi lo vidi tornare insieme all'infermiera con sguardo più calmo e controllato annunciando che il bambino stava bene e che lo stavano lavando e vestendo. E da quel momento ogni volta che mi fu possibile sono stato accanto a lui.» prese un altro sorso d'acqua, la bocca secca a formare una smorfia triste. « E tutto questo Emma per dirti che per una volta che mi sono innamorato davvero di una donna mi sono ritrovato solo e con un figlio che rischiava di non nascere e che a stento posso vedere.» tirò su il bicchiere come stesse brindando alla sua misera vita. «Non è tremendamente patetico» non era pronto ad incontrare gli occhi di lei, forse non lo sarebbe stato più ma almeno quel peso da cuore se lo era tolto. Sicuramente non lo avrebbe perdonato solo per averla resa partecipe della sua triste storia ma doveva capire o almeno provare a comprendere la motivazione per cui si era spinto a fare una cosa del genere.
Ma forse a lei non interessava. Forse a lei davvero lui non faceva né caldo né freddo. Magari si era solo illuso e ora stava facendo la parte del cretino. Già fatto Jones, si ricordò.
Sentì lo spostarsi della sedia e temette che ormai non ci fosse più nulla da fare per farla rimanere, ma quando due braccia lo strinsero come mai avevano fatto prima si sentì...sollevato. Non sapeva cosa le passasse per la testa ma ricambiò l'abbraccio di lei senza remore. E si accorse che lei stava piangendo. E si accorse che anche lui stava piangendo.
«Avete fatto pace?» la vocina allegra ma cauta di Bae sopraggiunse inaspettata ma non riuscì a farli separare.
«Io penso di si» rispose per loro Henry e scambiando uno sguardo complice con l'altro corsero a stringersi alle gambe dei loro genitori che continuarono a piangere  e a stringersi come se nulla fosse cambiato.
Ma qualcosa era cambiato. Inesorabilmente.

 

Era stato tutto troppo intenso, troppe emozioni, troppo dolore, troppi ricordi.
E ora si sentiva stremata e spossata. Seduta su una delle poltrone del suo salotto priva di forze guardava il soffitto.
«Mamma io ho quasi finito di mettere i miei giochi negli scatoloni» Henry fece la sua entrata nel soggiorno avvicinandosi alla madre.
«Bravo ragazzino» gli scompigliò i capelli riservandogli un debole sorriso.
«Mamma,» aspettò che lei lo guardasse negli occhi, « che cos'hai?»
«Nulla, anzi ora mi metto a riempire gli altri scatoloni, mi aiuti?» e con le poche forze che sentiva di avere si alzò. Non avevano parlato di quello che era successo  quella stessa mattina, aveva preferito cercare di sommergere tutte quelle informazioni e analizzarle un po' alla volta quando fosse stata più lucida.
«Ma ho fatto qualcosa che ti ha fatta arrabbiare?» chiese il bimbo incrociando le mani e con la testa bassa con fare colpevole.
Emma si voltò bruscamente colta di sorpresa  da quelle parole così inaspettate. Si abbassò all'altezza del figlio prendendogli il volto tra le mani con gli occhi negli occhi.
«Tu non hai fatto assolutamente niente capito?! Guardami! Tu non devi neanche lontanamente pensare che possa essere colpa tua capito!?»
«E allora perchè sei triste come quando se ne è andato papà?» gli occhioni lucidi di Henry la stavano logorando dentro.
«Oddio Henry» lo abbracciò come fosse vitale farlo.
«E' stata colpa mia se se ne è andato vero?» entrambi piangevano. Lacrime che da troppo tempo chiedevano di essere versate ora trovavano il modo per essere vissute.
«No Henry, non ti meritava, lui non ci meritava. Ha fatto tutto da solo, ha fatto la sua scelta. Ma tu non hai fatto nulla.» la voce rotta, gli occhi che continuavano a versare gocce salate, il cuore che faceva male per dover affrontare con suo figlio quell'argomento doloroso della loro vita. E prese la decisione più difficile, quella che aveva posticipato fino ad allora. Decise che avrebbe dovuto dirgli la verità.
Quanto altro male avrebbe causato la sua scelta non lo sapeva, ma far vivere suo figlio nel dubbio di essere stato abbandonato e che anche lei ce l'avesse con lui non era più ammissibile né tollerabile.
Almeno con suo figlio doveva scoprire le carte accettando quello che ne sarebbe conseguito.





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Salve amiche di penna!
Perdonatemi se questo capitolo è un po' più corto degli altri (forse invece ne sarete contente LOL ) ma questo capitolo è stato un parto doloroso. Da quando l'ho scritto l'ho letto solo tre volte e ogni volta mi sento a pezzi. Non so voi cosa e se vi ha suscitato qualcosa ma io mentre lo scrivevo ne ho vissuta ogni parola ed è stato estenuante. Ero talmente provata dal dolore che hanno provato prima Killian e poi Henry che una volta finito di scrivere ho chiuso la pagina di testo e non l'ho riaperta fino al giorno dopo. Ok sono esagerata?! forse, ma è quello che è successo >.<  Quindi stavolta, e poi non lo chiederò più promesso, mi piacerebbe davvero sapere  da voi lettori silenziosi se vi è arrivato il dolore di questi due personaggi...per questo capitolo ve ne sarei davvero grata, poi potete anche non commentare più x'D
Mentre vorrei davvero ringraziare di cuore chi continua a lasciarmi le loro impressioni, i loro commenti, le loro batutte le persone che mi stanno accompagnando in questa piccola avventura :
Lady Larasmemorina89Kerri Lely_1324simogi_ Arya _ ,Swain. Grazie davvero è anche grazie alle vostre parole che va avanti questa stramba storia.
Ma ritorniamo al capitolo. Poi vi lascio tranquille xD.
Quindi ora abbiamo scoperto un'altra parte del passato di Killian e della nascita di suo figlio. Ora che ne siete venute a conoscenza il suo tradimento è più tollerato vero?! No?! Vabbè xD. Nella sua testa bacata tradire Emma significava che non si stava innamorando e che quindi era una come tante ma ha provato su pelle che non è così! Emma pare averlo perdonato...o capito perlomeno, scopriremo di più prossimamente.
Henry mi ha distrutto il cuore e punto. Ma vi anticipo che vi saranno altre spiegazioni nel prossimo cap, almeno vi preprate x'D
Poi un'ultima cosa e poi davvero chiudo che altrimenti mi viene fuori un altro capitolo. L'altro giorno mentre scrivevo mi è passata un'idea troppo malsana per la testa. Sappiate che io NON so come finirà questa storia perchè si scrive mano mano capitolo dopo capitolo. Ma la mia testa mi ha gelata facendomi vedere un'opzione che non avevo preso nemmeno lontanamente in considerazione. L'ho fatto presente a mia sorella con cui parlo della storia quando sono poco sicura di qualcosa, giuro mi sono venuti gli occhi lucidi mentre le dicevo cosa mi era passato per la mente, lei si gira e mi fa: tu la prendi davvero troppo seriamente. Porca vacca, non ve la dico l'opzione, perchè non so che fare ma volevo condividere questa cosa con voi. Giusto per farmi prendere per pazza anche da voi visto che mia sorella già lo fa hahahahahah.
Ok, ho davvero finito, perdonatemi il monologo...almeno ho compensato per il capitolo corto ahahaha
Alla prossima ( se non decidete di abbandonare la nave per troppa pazzia Lol)
La vostra stramba Gio

 
 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 

Era difficile, dannatamente difficile. Come spiegare a tuo figlio che quella che sembrava la realtà era basata su un errore o comunque per volere di qualcun altro che non si era premurato di chiedere permesso nelle loro vite cambiandole e basta.
Andarono a sedersi sul letto di Henry, uno di fronte all'altra. Il bambino intuì che quello che stava per dirgli sua madre era qualcosa di importante, non sapeva cosa ma sarebbe stato doloroso.
«Allora,» Emma gli prese le manine per mantenere un contatto fisico affinché capisse che qualunque cosa fosse accaduta tra qualche minuto lei ci sarebbe stata, sarebbe rimasta per lui. Ma le parole da dire faticavano a trovare l'uscita, «quando ho scoperto che aspettavo un bambino la cicogna incaricata di portarmi il mio bimbo si mise in viaggio»
«La cicogna mamma?»Henry non era stupido non credeva a queste mezze favolette ed essere preso in giro non gli piaceva.
«Si Henry la cicogna,» sorrise imbarazzata, suo figlio sapeva che i bambini non le portavano le cicogne ma questo non significava che sapesse da dove venivano, o così pensava lei almeno, ad ogni modo non era quello il momento per parlarne. «Quindi, stavo dicendo che la cicogna che portava il mio bambino si era messa in viaggio. Eravamo tutti felici di sapere che presto sarebbe arrivato un piccoletto nella famiglia. Quando arrivò il momento di portarmelo però successe qualcosa di...strano...» ora non c'era più nessuna traccia di ilarità nella sua voce, continuava a guardare gli occhi blu del figlio incapace di proseguire. Lui che continuava a fissarla le strinse un po' le mani per incoraggiarla a parlare.
«All'ospedale, dove finalmente avrei potuto abbracciare il mio bimbo, un altro bambino aveva fretta di incontrare la sua mamma, ma così facendo creò un grande scompiglio tra le altre cicogne!» Henry la ascoltava rapito, anche se c'erano in mezzo le cicogne la storia lo stava appassionando, aveva cinque anni dopotutto.
«E poi?!»
« E poi» si riconcentrò sulle loro mani unite «successe un gran pasticcio, le cicogne scambiarono i bambini...» aspettò di vedere che reazione avrebbe avuto notando come risposta solo una fronte aggrottata.
«Quindi tu hai avuto il bambino sbagliato dalla cicogna?» disse come per mettere in ordine le informazioni e comprendere ciò che realmente sua madre gli stava dicendo...e poi capì la portata di quel pasticcio «Quindi io non sono il bambino che aspettavi...» di nuovo le lacrime inondarono di nuovo i suoi occhi ora smarriti e impauriti.
Emma non poteva più tornare indietro e non voleva, glielo avrebbe detto prima o poi quindi inutile piangere sul latte versato. Gli portò una mano sulla testolina mora accarezzandolo mentre lo vedeva spaventato da quelle nuove informazioni. Non voleva traumatizzarlo ma con lui la verità la doveva condividere. «Henry guardami» fece con voce rotta ma con un tono che solo una madre può riservare al proprio bambino «tu sei comunque il mio bellissimo bambino, questo non cambierà mai. Io ti vorrò sempre bene, te ne ho voluto dalla prima volta che ti ho visto e continuerò a volertene sempre di più» la paura non era scomparsa ma i singhiozzi si erano placati, solo un respiro un po' affannato era rimasto.
«Papà se ne è andato perchè non ero il bambino che si aspettava vero? Ma tu non farai lo stesso vero?» era quella la paura che lo faceva svegliare le notti in cui gli incubi lo facevano piangere, incubi dove suo padre arrabbiato e deluso varcava la soglia e se ne andava senza guardarlo. Emma lo aveva sospettato fin da subito che quell'abbandono non lo aveva lasciato libero e tranquillo ma sentirselo dire le incrinò il cuore più di quanto già non fosse.
«Si, quando ha scoperto che non eri tu ha fatto l'errore più grande che potesse  commettere andandosene Henry, perchè tu sei il bambino più speciale e in gamba che dei genitori possano desiderare» gli sorrise, un sorriso incorniciato da perle salate che erano riprese a scendere «E mai, dico mai, potrei abbandonarti» la voce ferma e sicura si impose davanti a quella certezza «E non permetterò a nessuno di allontanarmi da te» e come fossero state appena pronunciate le parole magiche Henry si sporse verso di lei raggomitolandosi tra le sue gambe e stringendo tra i pugni chiusi la maglia di lei per sentire maggior contatto.
«Io ti voglio bene mamma, anche se non sono davvero il tuo bambino e tu non sei la mia vera mamma. Ma per me sei la migliore mamma che c'è» mormorò Henry tra le braccia della madre, perché sarebbe sempre stata sua madre.
Emma continuava a piangere senza avere la forza di smettere.
Dopo qualche minuto passato a stringersi il piccolo sembrò risalire da un turbinio di quesiti non risolti.
«Mamma ma allora dov'è il tuo bambino vero»
Ecco un altro punto difficile da spiegare a suo figlio «Beh , l'ho trovato» e vide la testa di Henry che si sollevava per guardarla attento alle parole che avrebbe detto «E tu lo hai anche conosciuto e ci vai anche d'accordo...»
«Ma io vado d'accordo solo con Grace e Bae, e Grace è una femmina...» i suoi occhi si spalancarono così come fece la sua piccola bocca «Ma Bae ce li ha una mamma e un papà! Non può essere lui» non voleva neanche prendere in considerazione l'idea che il suo nuovo amichetto potesse essere, alla fine, davvero una specie di fratello.
Lei continuava a sorridergli lasciandogli il tempo per metabolizzare mentre con le mani gli asciugava le scie che le lacrime avevano lasciato.
Lui abbassò gli occhi spostandoli da una parte all'altra con fare frenetico «E ora? Lui verrà qui e prenderà il mio posto?! Hai detto che non mi abbandonavi, e io dove vado» si sentiva smarrito nuove lacrime minacciavano i suoi occhi.
«Ehi ehi, calma ragazzino, nessuno prenderà il tuo posto e sicuramente non ti lascerò andare da nessuna parte!» lo accarezzò di nuovo per tranquillizzarlo «Ascoltami però, lui non sa nulla, nessuno sa nulla. Mi prometti che non ne farai parola con nessuno?! Henry è davvero importante»
«Ok non lo dirò, ma glielo dirai vero?».
«Si dovrò dirglielo ma ancora non è il momento».
Il bambino annuì mentre lei si passava una mano sulla faccia stremata. Era stata la giornata più faticosa che avesse vissuto fino a quel momento, o perlomeno così le parve. Anzi rientrava nella top 5 delle giornate più faticose della sua vita.
«Tra noi è tutto a posto, vero Henry? Non ce l'hai con me...»
Fece no con le testa sorridendole e infondendogli un po' di pura energia. Ne avevano passate tante insieme, erano l'uno la forza dell'altro. Se non l'avesse capita e perdonata ne sarebbe uscita sconfitta  a priori.
Si alzarono entrambi per andare a finire di riempire gli scatoloni quando d'un tratto Henry si voltò bruscamente verso di lei con un cipiglio che indicava il suo stato concentrato «Ma allora Killian è mio padre?! E Milah è la mia vera mamma?»
Lei annuì preoccupata.
«Bae mi ha detto che la sua mamma non c'è mai con lui, io non voglio che lei sia la mia mamma. Non glielo diciamo» disse con tono supplichevole prendendole le mani e tirandola giù fino ad averla faccia a faccia.
Emma si morse le labbra e annuì, presto o tardi tutti i coinvolti in quella faccenda lo avrebbero saputo ma dirglielo e farlo preoccupare ora era inutile.
«Killian è il mio papà...» parve riflettere ad alta voce «io gli ho anche detto che mi sta antipatico» aggrottò la fronte  ripensandoci «però poi ci siamo divertiti quando sono andato da lui e abbiamo giocato insieme. Non devo dirlo neanche a lui vero?»
«Vero. Non mi sembra così male come papà che dici?» gli chiese titubante.
«Non lo so, ci devo pensare.»
E la abbracciò di nuovo più forte che poté, non sapeva più nulla ma la sua mamma era lì e questo era più che sufficiente. 

Dopo pranzo Henry era crollato, sfinito da tutte le cose successe in quella mattinata, e Emma poté parlare tranquillamente con Elsa che l'aveva raggiunta a casa.
«Tu gli hai detto tutto?» quasi urlò l'ultima arrivata che davanti a quella inaspettata notizia era rimasta sconvolta.
«Si, doveva sapere, e poi lo hai detto anche tu che la verità è la strada giusta»
«Questo lo avrà detto Mary Margaret, io ho detto solo che sarebbe stato un gran casino!» prese un respiro cercando di calmarsi «Ad ogni modo, lui come l'ha presa?»
«Pensavo se la sarebbe presa con me, ma alla fine non è andata troppo male...considerando quello che mi ero aspettata.»
«Bene, Henry è un bambino in gamba, speravo reagisse così.» si passò una mano sugli occhi «l'altro scemo invece cosa ha combinato».
L'umore di Emma che nonostante tutto pareva tranquillo ora si era adombrato repentinamente, gli occhi bassi sul suo caffè ormai freddo «E' stato a letto con una» . Esordì dal nulla.
Elsa batté le mani come a dire ''te l'avevo detto'' e ne seguì uno sguardo sconcertato di Emma.
«Elsa!» la rimproverò.
«Io cosa avevo detto!? E ci sei anche rimasta male, te lo leggo in faccia. Sei davvero un'incosciente».
Come una bambina alzò gli occhi al cielo con fare irritato. «Io non ci sono rimasta male» bofonchiò.
«No infatti, sei solo tremendamente delusa perchè speravi che cambiasse, per te. Ma non è stato così vero?».
Centrato in pieno.
Abbassò lo sguardo ripensando a quello che gli aveva raccontato l'uomo e a quello che aveva passato. Non diceva che accettava quello che aveva fatto ma una parte di lei lo aveva capito. Era difficile ammetterlo in ogni caso però.
«No, ma mi ha raccontato quello che ha passato con Bae e Milah e Gold. E ad Henry è andata bene Elsa, perchè Bae anche se ha tutto gli manca l'amore dei genitori, Killian quando riesce a stare con lui prova a compensare ma non so se è abbastanza. Bae è un bambino forte, lui riesce a trovare il buono in ogni cosa. Ma io non posso lasciarlo a loro.».
Si guardarono cercando risposte negli occhi dell'altra «Ma non gli dirò nulla ora, voglio che Henry passi del tempo insieme ad entrambi, voglio che Killian si leghi ad Henry...poi se mi odierà quando lo verrà a sapere non mi importa, ma Henry si merita un padre che lo ami.».

Due giorni dopo, la calma era tornata a regnare nell'appartamento di Emma, Henry era il solito bambino che aveva cresciuto e nulla era cambiato nel suo atteggiamento, anzi una sorta di calma che non aveva mai avuto lo aveva avvolto. Ovviamente si comportava come un bambino della sua età, faceva i capricci se qualcosa non andava come voleva, rideva se qualcosa lo faceva ridere ma finalmente era in pace con se stesso. Sapere la verità lo aveva come liberato ed Emma ne era felice sebbene continuasse a tenerlo d'occhio...ok quello lo avrebbe fatto per sempre ma in quel periodo lo avrebbe fatto in modo più attento.
Bae lo aveva chiamato più volte e il senso d'ansia che l'aveva pervasa quando sul display era comparso il nome di Jones era stato inatteso. Avevano parlato solo i bambini, lei e Killian non si erano più sentiti. Lei lo aveva capito più di quanto lui potesse  immaginare, ma ciò non toglieva che non aveva voglia di parlarci al telefono. Cosa che invece sembrò fare con Henry, infatti più di una volta in quei giorni lo ascoltò parlare con l'uomo e ridere, pareva divertito e lei ne fu davvero felice. Ora temeva che se suo figlio si fosse affezionato all'uomo, l'avrebbe abbandonata lui, e tremava al solo pensiero.
«Maaammaaa è arrivata zia Elsa!» Emma lo sentì gridare mentre insieme a Jeff spostava gli scatoloni dalla sua camera all'ingresso.
«Ora arriviamo!» posò l'enorme scatola e fece cenno all'uomo di fare altrettanto.
«Ciao Elsa, sicura che ce la farai da sola con queste due pesti?» disse Jeff indicando i due bambini che per risposta gli fecero una linguaccia.
«Noi non siamo due pesti papà» disse Grace voltandosi verso Henry e cercando appoggio.
«E' vero!» concordò quest'ultimo.
«Infatti loro sono più maturi dei loro genitori, e su questo non ci sono dubbi» aggiunse Elsa che vedendo i due adulti alzare le mani in gesto di resa non poté non  sorridere bonariamente. «E ora andiamo allo zoo!» i due bambini esultarono contenti, salutarono i genitori e presero i loro zainetti per poi seguire la donna che capeggiava la fila.
«Se ne sono andati...» disse con voce melliflua Jeff guardando la bionda negli occhi e poi scendendo senza pudore lungo il resto del corpo.
Emma rise capendo a cosa alludesse con quelle parole «Esatto Jeff se ne sono andati così noi possiamo finire velocemente di mettere a posto» lo vide avvicinarsi mentre parlava e il sorriso divertito non l'abbandonò.
«Jeff sono seria tra meno di una settimana devo portare via tutto e non posso perdere tempo...» lui aveva preso a baciarle il collo senza prestare interesse a quello che la ragazza aveva appena detto.
Emma non era una santa. Quando Neal l'aveva lasciata senza pensarci due volte, non volendo ascoltarla e decidendo che era finita, lei aveva trovato un supporto non solo sulla sua famiglia e su Mary Margaret ma anche su Jeff. Lo aveva incontrato all'asilo dove i loro figli andavano e parlando del più e del meno si erano avvicinati. Non era amore e lo sapevano entrambi ma insieme stavano bene e quando capitava si trovavano per trovare un po' di quell'amore che in quel periodo delle loro vite avevano perso. In qualche modo somigliava al rapporto che aveva instaurato con Jones..sebbene il bel moro, ormai era palese, non le era più così indifferente, e si malediva per questo.
Ma il moro in questione era stato a letto con un'altra.
E lei anche se non lo avesse ammesso apertamente, lo detestava per questo.
Si voltò completamente verso di lui portandogli una mano sulla guancia e strusciando il naso sull'altra mentre le mani di lui l'accarezzavano senza incertezza. Lei lo odiava, avrebbe fatto altrettanto.
Lo baciò con voracità e lui se ne accorse che quella davanti a lui non era la solita Emma, sapeva che lei lo stava facendo solo per dimostrare qualcosa che lui non afferrava. Non era coinvolta in quello che stava facendo, era una cosa forzata e sapeva che a breve si sarebbe resa conto di ciò che stava facendo.
Jeff adorava Emma, era una persona brillante e libera, il suo carattere forte era il frutto di vicende poco piacevoli. Sapevano che quella situazione sarebbe finita presto, lui poteva vedere ,ora ,una strana luce negli occhi di lei che prima non aveva e sapeva anche che  c'entrava quel tipo che aveva visto qualche tempo prima.
Emma lo spinse fino al divano facendolo mettere seduto e mettendosi cavalcioni su di lui continuando a baciarlo come se quello fosse l'unico modo per sopravvivere alla delusione.
Voleva farlo solo per ripicca. Ma quella non era lei.
Interruppe quello scontro di labbra sentendosi una vera sciocca. Poggiò la fronte contro quella di lui riprendendo fiato.
Su entrambi spuntò un sorriso condiscendente. Lei si era arresa. Lui l'aveva capita.
«Non posso Jeff» .
Emma si abbandonò completamente sul petto dell'uomo nascondendo il volto nell'incavo del collo. Lui continuava ad accarezzarla privo oramai di ogni gesto dettato dal desiderio. In quel momento la trovò bambina, più bambina dei loro figli.
«Centra qualcosa quel Jones? Sapevo che avrebbe avuto una cattiva influenza su di te» cercò di ironizzare Jeff e parve riuscirvi.
«Già» mormorò appena.
Dopo qualche attimo di silenzio passato ad ascoltare il respiro dell'altro Emma stava per dire qualcosa ma venne preceduta dall'uomo.
«Jones è il padre di Henry vero? E' per questo che Neal se ne è andato?» la sentì annuire.
«Si ma è più complicato di quanto non sembri».
«Ma lui ti piace, vero» disse con un sorriso comprensivo. La sentì annuire di nuovo.
«Ma quello stronzo ha fatto sesso con una l'altro giorno» disse piccata. Era una donna e certe cose non scivolavano via facilmente.
«Quindi hai pensato di usarmi per vendicarti? Sono colpito Emma, piacevolmente colpito» Jeff ricominciò a baciarle il collo con tutt'altro intento del desiderio, voleva farla ridere e con le mani iniziò la ricerca di quei punti sensibili che sapeva le avrebbero fatto perdere la testa.
«Perdonami!» disse tra una risata e un'altra.
Poi lui divenne serio prendendole il volto tra le mani «Emma non so cosa stai combinando ma se quest'idiota ti piace metti le cose in chiaro. Se poi lui si comporta male gli spezzerò qualcosa io, per questo non devi preoccuparti. In ogni caso mi troverai qui se non dovesse andare con lui» fece con fare ovvio.
«Grazie» si scambiarono un sorriso che venne interrotto dal suono del campanello.
Si ricomposero e la padrona di casa andò ad aprire la porta. E si ritrovò davanti Jones con un atteggiamento quasi imbarazzato quando la vide e imbronciato quando vide l'altro.
I due uomini si guardarono in cagnesco come non avevano fatto la volta precedente.
«Io vado Emma se hai bisogno chiamami» e Jeff dopo averle dato un bacio sulla fronte gli passò vicino continuando a fissarlo come se stesse guardando il suo peggior nemico.



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Salve gente!!!!
Intanto ringrazio davvero davvero davvero tanto per le recensioni che mi avete lasciato la scorsa settimana, sono stata un po' pedante nel chiedervela ma ne avevo bisogno, era stato un giovedì iniziato male e continuato peggio ma grazie a voi il mio morale si è rialzato a fine giornata. Quindi GRAZIE.  E già che ci sono ringrazio anche chi ha solamente letto e chi inserisce nelle varie categorie, portate un po' di gioia in questo periodo un po' così.
Passando al capitolo...ok, Emma ha stupito anche me, con Jeff sono stati una strana sorpresa xD però ce li vedevo bene insieme. Ma abbiamo capito che non è una storia seria quindi tranquille. Killian non ha da temere nulla...sempre se non lo scopre ovvio u.u
Poooi abbiamo fatto un po' di luce anche su il passato di Emma ed Henry, finalmente il povero bambino può stare tranquillo...almeno in parte, certo, ma almeno ha la sicurezza che Emma non lo abbandoni e che un padre bene o male ce l'ha, belli loro :')
Ora non mi ricordo per quale capitolo l'ho fatto ma se mi gira bene posto anche un disegno xD ma un po' più in là.
Altre cose da dire mmm ah si, mia sorella (si è una presenza costante u.u) mi faceva notare che forse sti ragazzini erano troppo intelligenti, ma io non penso sia così strano, cioè io penso che in base al tipo di vita che hai vissuto al dolore che hai incontrato lungo la tua strada un bambino può essere sveglio anche all'età di cinque anni. In ogni caso questi sono e questi ci teniamo xD
Che altro...OUAT è  sempre più vicino :')
Ieri mi sono vista per la seconda volta Io Prima di Te e anche se non c'entra niente ve lo consiglio perchè merita davvero tanto e abbiamo bisogno tutti di vedere cose belle :')
Eh va be spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, e se non vi è piaciuto ditemelo lo stesso così cerco di migliorare i prossimi xD
Buona giornata a tutti. E un grosso abbraccio.
Alla prossima
Gio

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

 

Se fosse rimasto con quella smorfia sulla faccia le rughe gli avrebbero lasciato dei solchi difficili da mimetizzare. Ma era impossibile distendere quel cipiglio dopo aver visto quel tipo, Jeff, salutarla con quel bacio sulla fronte fin troppo intimo da parte di un ''amico'', come gli aveva detto Henry. Non era il modo di presentarsi alla sua porta, questo era evidente persino a lui ma non poteva farne a meno.
«Cosa ci fai qui Killian? E Bae? Gli è successo qualcosa?» fu felice che almeno che nei confronti di Bae la situazione era quella di sempre.
«Si, sta bene» e mentre lo diceva la vide voltarsi e riprendere quello che aveva interrotto, e sperò vivamente che quello che aveva interrotto era l'impacchettare cianfrusaglie e non altro. La scena dei due così vicini gli diede alla testa mantenendolo teso come una corda di violino «eravamo venuti per chiedervi di cenare insieme ma abbiamo visto Henry qui sotto con Elsa e una bambina e hanno chiesto se Bae poteva andare con loro e gli ho detto che andava bene» Emma annuì quasi distrattamente, mentre lui a quel totale disinteresse che lei gli mostrava non riusciva a mantenersi calmo.
«Emma, pensavo avessimo...chiarito...» non erano proprio quelle le parole giuste, alla fine lui si era comportato come uno stronzo e gli aveva raccontato la sua storia ma...ma alla fine era stato uno stronzo.
Emma infilò una lampada in una scatola e con tutta la calma serafica che poteva simulare nonostante ciò che si animava nel suo petto gli concesse «Ma infatti abbiamo chiarito, ti ho capito e ora non ci sono problemi. Giusto?» lo aveva guardato con la coda dell'occhio per assaporare l'effetto delle sue parole su di lui, e non ne rimase delusa. Lo vide irrigidirsi e abbassare lo sguardo.
Poté scorgere però i pugni serrati lungo la sua figura, sapeva che si stava tormentando e ne fu felice.
Stava alzando l'enorme scatola quando lui le pose una domanda a brucia pelo.
«Ci sei andata a letto» il timore in quelle poche parole trasparì nonostante la freddezza con cui erano state pronunciate.
E per l'ennesima volta fu costretta a interrompere  quel trasloco che di quel passo non sarebbe mai riuscita a finire. E stavolta si voltò per guardarlo in volto, pendendosi quegli attimi per scrutare tutte le emozioni che lo stavano attraversando «Non oggi» e continuò a fissarlo negli occhi.
La mascella di Killian si contrasse, i denti gli dolevano. Ma se lo meritava, chi era lui per essere geloso. Un cretino, ecco cos'era, perchè geloso lo era eccome e non poteva farne a meno.
Soddisfatta di quel risultato, liberò un piccolo sorriso vittorioso che però gli nascose. Erano entrambi colpevoli di qualcosa e infierire ulteriormente non avrebbe giovato a nessuno.
«Mi vuoi aiutare o resti impalato lì?»
Killian la seguì in silenzio anche se l'unica cosa che voleva fare  in quel momento era trovare Jeff e lasciargli un bell'occhio nero.
La aiutò a impilare scatole, chiuderle con nastro adesivo, a scrivere il loro contenuto e quando furono entrambi esausti ma ad un buon punto Emma gli fece cenno di seguirla in cucina. Non avevano aperto bocca se non per dire un ''cosa ci scrivo'' o un ''dove lo metto''. E ora ritrovarsi in un completo silenzio era snervante, loro zitti non c'erano mai stati!
Gli offrì una birra e lui parve sorpreso.
«Non le metto in bella vista per non farle vedere ad Henry» rispose a quella muta domanda. Lui annuì fissando la lattina.
«Dove vi trasferite?»
«Poco lontano da qui, una villetta carina, ha un giardino, diverse stanze e non ha vicini che si lamentano tutto il giorno!» disse alzando la voce sull'ultima affermazione per farsi udire dai suddetti vicini.
Lui sorrise, un sorriso che emanò calore e quando lei lo guardò per riflesso sorrise, il cuore pervaso da una felicità che le era mancata.
«Verremo a trovarvi. Cioè porterò Bae per farlo giocare con Henry poi leverò le tende» rettificò, gli occhi leggermente adombrati ma con un fievole sorriso a tirar su gli angoli della bocca.
Anche volendo non sarebbe potuta rimanere impassibile, quell'uomo significava qualcosa per lei, non era solo il bieco mezzo per arrivare alla verità, era di più.
Gli prese una mano e i loro occhi si alzarono all'unisono incontrandosi come non avevano più fatto da qualche tempo.
«Potrai venire anche tu. E poi chi pensi che mi aiuterà a portare questa roba nella nuova casa?!» domandò con fare ovvio e poi pensierosa aggiunse «Forse dovrei chiedere anche a Jeff, faremmo prima» e non completò la frase che senti la mano di lui stringere repentinamente la sua. Gli occhi ancora incollati a quelli dell'altro. Un sorriso sincero ma birichino sopraggiunse sulla bocca di lei «Sto scherzando» e gli accarezzò con il pollice il dorso della mano che lentamente si rilassò sotto il suo tocco.
Improvvisamente fattosi serio, Killian pronunciò forse le parole più difficili che mai aveva pronunciato dopo Milah.
«Emma, io non so cosa voglio ma so cosa non voglio. Non voglio non poterti più avere vicina, non voglio svegliarmi e pensare che non ti vedrò perchè sono stato un idiota, non voglio vederti con altri che non sia io...o i nostri figli» lei lo guardava impassibile e per lui fu un deja vu, «Ora sembrerò di sicuro uno scemo» sfoderò i suoi denti in un sorriso imbarazzato «ma ci tengo a te, a noi. E anche se ho una fottutissima paura di rimanere fregato come accadde con la madre di Bae io voglio provarci Emma, perchè io ti»
«No fermo».
Era sbiancato, le stava per svelare ciò che si celava nel suo cuore arrugginito e lei lo aveva interrotto. Forse aveva frainteso, lui per lei non era così importante o almeno non ci teneva così tanto a lui allora si che sarebbe sembrato un patetico scemo.
Ritirò la mano da quella di lei e scosse la testa come scusandosi «Scusami forse...ho sbagliato, scusami. Non avrei dovuto.»
Il labbro di Emma avrebbe sanguinato di li a poco, i denti lo stavano torturando in maniera morbosa. Ma non avrebbe potuto farlo continuare, aveva sperato in quelle sue parole, ci stava fantasticando negli ultimi tempi ma non era giusto nei suoi confronti. Sarebbe stata una carogna. Ora quei sentimenti dovevano rimanere a riposo finchè non si fosse risolta la faccenda. Poi si sarebbe parlato di amore...se ve ne fosse rimasto ovviamente, cosa che dubitava.
«No Killian, meglio se rimaniamo quello che avevamo concordato all'inizio» era poco convinta anche lei delle sue stesse parole, ognuna di esse usciva fuori a fatica « ora non possiamo essere altro».
«E' per quello che ho fatto, ok, lo capisco» la chioma bionda ondulò da destra a sinistra .
«Avevamo detto che eravamo liberi, nessun vincolo nei confronti dell'altro. Non hai fatto nulla di...scorretto» avrebbe riso per le cavolate che stava dicendo, un banale modo per auto convincersi che quella era l'unica verità a quel comportamento che non aveva accettato seppur capendolo.
«Emma mi prenderei a pugni da solo se sapessi per certo di farmi del male, ogni volta che penso a quello che ho fatto mi sento uno schifo  ma non posso cambiare il passato e rimedierò, in qualche modo» .
«Basta Killian, apprezzo davvero quello che stai dicendo ma non serve, non ce n'è bisogno» era stanca, di dover ripensare a quel momento in cui lui glielo aveva detto, stanca di combattere i suoi sentimenti che erano il riflesso di quelli di lui. Si alzò buttando la lattina e guardando fuori dalla finestra il paesaggio che tra qualche giorno non sarebbe più stato quello.
Lui era rimasto a pensare alle parole, quelle dette e quelle non dette.
«D'accordo allora io vado, fammi uno squillo quando devo venire a prendere Bae.».
La bionda annuì. Poi ricordandosi di una cosa lo fermò.
«Ovviamente quando vuoi potremo vederci anche noi due. Soli.» a cosa alludesse lo aveva capito subito.
Killian ora a pensare a quell'eventualità, averla solo per il gusto di farlo, gli fece salire la nausea.
Colpito.
Con quelle parole Emma aveva chiarito quanto potesse essere delusa da lui. Era diventato ciò che non voleva essere per lei. Qualcuno con cui divertirsi soltanto. Perchè era questo ciò che lui aveva messo in chiaro con il suo comportamento.
«Ciao Emma»
La porta che si chiudeva.
Emma si passò velocemente una mano sotto l'occhio destro. Era stata crudele, ma quel tradimento aveva fatto emergere  tutta la sua ira, ira che non aveva fatto capolino con Neal che se ne andava da casa. Era delusa. Lo era stata per Neal e lo era con Killian ora. La sua vita in fattore di uomini era una delusione continua.


 

«Vi siete divertiti oggi?»
Sdraiati nel letto di Henry, Emma lo teneva stretto in un abbraccio mentre con una mano gli accarezzava i capelli, come se fosse il bambino a doversi tranquillizzare.
«Si, è stato strabellissimo!» esultò contento, gli occhi che luccicavano di gioia risplendevano alla luce tenue dell'unica lampadina rimasta nella stanza.
Emma soffocò una risata tra i capelli mori del bimbo «Henry penso che quella parola non esista»
«Come no? Allora è stato superbellissimo»
«Va bene, ti sei divertito. C'erano tanti  animali?»
«Tantissimi! C'era anche un Kiwi! E lo sai, non era un frutto ma era un animale piccolo come una gallina ed era buffo» e rise divertito.
«Bae ha fatto amicizia con Grace?»
Henry tacque improvvisamente per poi dire «Si, sono diventati subito amici ma lei è più amica mia e gliel'ho detto!»
«Henry potete essere amici tutti e tre» lo riprese Emma.
«Ma infatti dopo che Grace ha detto che era vero e Bae ha detto quello che hai detto tu non ci sono stati più problemi» disse tranquillo mentre i suoi occhietti iniziavano ad offuscarsi «Eh già, avete detto...proprio...la stessa cosa...» era crollato senza nemmeno accorgersene, il suo ometto.
Emma sorrise e si prese altro tempo per coccolarselo, poi prese il suo cellulare per vedere le foto che Elsa gli aveva mandato e vedere i tre bambini contenti la fece addormentare con il sorriso sulle labbra.

 

«Hai combinato guai oggi papà?» Bae stava mangiando le ultime patatine rimaste nel sacchetto mentre fissava il padre che esausto crollava sul letto accanto a lui.
«Come sempre Bae, è davvero raro che non ne combini» le mani sugli occhi a voler rimuovere le cavolate fatte negli ultimi giorni. Pensò a suo figlio che era sicuramente meglio «Voi vi siete divertiti?»
«Si è stato divertente, Elsa e Grace sono tipe forti» posò il sacchetto sul comodino e si sistemò sul cuscino.
«Grace è l'amichetta di Henry vero»
«No, è amica di tutti e due adesso. Anche a lei piacciono le favole, un giorno posso portare il mio libro così gliele faccio vedere, posso?!» lo guardava trepidante.
«Ma certo ometto» gli scompigliò i capelli, l'ingenuità e la bontà d'animo dei bambini era qualcosa di impareggiabile...tra qualche anno sarebbero iniziate le prime gelosie e i battibecchi...ma ci avrebbe pensato più in là e a tempo debito.
Si addormentarono entrambi esausti.


 

E finalmente arrivò l'ultimo giorno in quella che per cinque anni era stata la loro casa. Emma organizzò una piccola festa d'addio, non era tipo da fare cose del genere ma lo aveva fatto per Henry che al pensiero di lasciare quella casa lo aveva rattristato.
All'appello c'erano :sua cugina Elsa, sua cugina Anna con il fidanzato Kristoff, Jefferson con la figlia Grace, Mary Margaret e il suo fidanzato David, che appena l'aveva vista si era iniziato a fare due domande, e ovviamente non potevano mancare Killian e Bae.
I tre piccoletti scorrazzarono l'intero pomeriggio per le stanze vuote dell'appartamento facendo capolino in cucina solo per mangiare qualche stuzzichino dai vassoi che avevano portato ciascuno degli ospiti. 
Tra conversazioni amabili e senza impegno gli occhi di Emma erano impegnati in un guarda e fuggi con quelli di Killian, che stava parlando con David e Mary Margaret a proposito di quanto fosse piccolo il mondo. Nessuno dei quattro in effetti si sarebbe aspettato che David fosse il fidanzato di Mary Margaret, che conosceva Emma che conosceva Killian che a sua volta conosceva David.
Killian ebbe modo anche di scambiare qualche parola con Elsa scoprendo che era la cugina di Emma, non che gli cambiasse qualcosa comunque. Trovò molto simpatico il fidanzato dell'altra cugina, Kristoff che legò molto anche con David.
Si poteva dire che erano una strana famiglia. E nelle famiglie qualche astio c'è sempre e in quel preciso nucleo le due pecore nere in lotta per il cuore di Emma non erano altri che Killian e Jefferson.
Inutile dire che agli occhi dei terzi le frecciatine poco amichevoli e le battutine lanciate per minare la quiete dell'altro divertivano come non mai. Emma non era dello stesso avviso e non nutriva lo stesso piacere a vederli bisticciare come due bambini. Ovviamente Bae ed Henry non si sarebbero comportati così, anche se ora che ci pensava, Grace avrebbe creato qualche problema in un prossimo futuro.
Nonostante ciò il pomeriggio passò tranquillamente, i bambini erano nella stanza di Henry a guardare il libro che Bae aveva portato e i due lo ascoltavano rapiti mentre il bambino narrava le storie illustrate con bellissimi disegni.
Emma, con un bicchiere pieno di un qualche liquido analcolico, si avviò verso il corridoio fermandosi sulla soglia della stanza in cui i bambini stavano giocando ignari della sua presenza. Si appoggiò allo stipite continuando a guardarli con un sorriso sereno stampato sulle labbra.
«Lo sai anche tu che quella ragazzina ci darà problemi come suo padre vero?» fece Killian, palesando la sua presenza accostandosi a lei.
In risposta ne ebbe lo svelarsi dei denti perfetti di lei prontamente nascosti dal bicchiere portato alle labbra.
«Ne sono consapevole Jones, e spero capiti il più lontano possibile»
«Già» sospirarono entrambi.
«Allora rimanete a cena?» gli domandò Emma voltandosi.
«Mi piacerebbe ma non penso di poter tollerare oltre il tuo amico» Killian non fece nulla per nascondere il suo fastidio nei confronti dell'uomo.
«Quindi preferisci lasciarmi sola con lui invece di rimanere ?!» fece sarcastica.
Lui contrasse la mascella a quella prospettiva. «Sai che ti dico, rimango.» sfoderò la sua faccia spavalda.
«Ma che bravo» e gli diede una pacca sulla spalla.
«Ehi Killian, mi ha chiamato Robin, abbiamo uno spettacolo stasera preparati che dobbiamo andare subito» poi voltandosi verso Emma «Mi dispiace Emma, ma il lavoro chiama.» e come se fossero stati amici di una vita la abbracciò.
«Oh, è stato un piacere anche per me David» rispose all'abbraccio un po' impacciata. Poi vide Mary Margaret dietro di lui e capì che sarebbe andata con lui.
«Ciao, ci sentiamo domani» e questa volta l'abbraccio fu sentito da entrambe.
«Ti aspetto al locale, ciao a tutti» salutò un'ultima volta l'uomo.
«Allora andiamo anche noi» fecero Anna e Kristoff insieme ad Elsa «Così vi riposate e domani sarete piene di forze per il trasloco» .
Si salutarono e anche loro se ne andarono.
«Immagino che sia ora di levare le tende, Grace saluta che andiamo» tornò in salotto per prendere la giacca e gli altri due adulti lo seguirono.
«Grazie Jeff per l'aiuto» e lo abbracciò, nessuna malizia solo tanta riconoscenza che però non riuscì ad attenuare il senso di irrequietezza che provò Killian.
«E' un piacere bionda, buonanotte. Se domani hai bisogno  chiama, sono sempre disponibile per te».
Grace le saltò alla vita stringendola ed Emma la prese al volo per non farla cadere. Quella bambina era adorabile ed Emma stravedeva per lei.
Si finirono di salutare e andarono via anche loro.
«Sono sempre disponibile per te»  scimmiottò Killian. Henry e Bae risero.
«Non te ne devi andare?!» chiese esasperata.
«D'accordo, d'accordo ci vediamo domattina qui sotto» e senza neanche doversi accordare con Emma su dove sarebbe rimasto Bae per la notte, salutò tutti con una mano e un sorriso divertito. Vederli insieme lo fece star bene con il mondo.





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Buon Giovedì! 
E buon rientro a chi oggi ha ricominciato scuola e per chi l'ha inziata in questa settimana :)
Capitolo tranquillo...certo lui le stava per dire che la ama ma Emma lo ha stroncato sul nascere,
 ma sono dettagli, povero Killian >.< .
Finalmente questo trasloco è concluso e ci stava bene una festicciola d'addio no?! Emma e Killian che sparlano della futura vita amorosa dei loro pargoli non sono adorabili?? ahahahahah 
Non so da voi com'è il tempo ma qui piove ed è un chiaro invito a tornare a letto sotto le coperte xD e probabilmente lo farò visto che oggi non ho nè lavoro nè impegni ahahahah ovviamente mi accompagnerà il mio telefono con cui leggerò tutte le ff in arretrato che davvero, in questi giorni non sono riuscita a leggere nulla >.<
Volevo dirvi qualcos'altro come al solito ma ormai è andato, sarà per la prossima.
Ringrazio come sempre chi mi lascia qualche parola e chi legge soltanto, e anche a chi inserisce la storia nelle varie categorie :) GRAZIE
Sperando che la storia continui a piacervi vi saluto augurandovi una buona giornata ;)
Alla prossima
Gio


 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

 

«Bene ragazzini siamo rimasti noi tre, pizza?»
«Siiii!!!» urlarono entusiasti entrambi «Chiamo io mamma!» Henry prese il cellulare e come se fosse avvezzo a fare chiamate di questo genere ordinò le tre pizze.
Si misero seduti per terra in salotto in un  cerchio un po' allargato con gli ingombranti scatoloni delle pizze al centro.
Mangiarono la pizza parlando di come si erano divertiti poco prima con Grace, di come gli era piaciuto il libro che Bae aveva portato. Le loro parole colme di entusiasmo erano in netto contrasto con l'ambiente ormai spoglio e vuoto che per quell'ultima sera potevano chiamare casa. Una nota malinconica passò negli occhi dei due che avevano vissuto in quelle quattro mura. Emma voleva andarsene già da tempo, quella casa le ricordava momenti dolorosi di cui preferiva farne a meno. Ma alla fine era rimasta per la posizione comoda in cui si trovava, per il lavoro e tutte cose che ora non le importavano più. Voleva cambiare. Avevano bisogno di cambiare.
«Mi mancherà questa casa» sospirò Henry guardandosi intorno il vuoto che regnava sovrano.
«Mancherà anche a me. Ma la nuova casa è più grande e ha un giardino, così quando Bae verrà a trovarci avrete più spazio per giocare» addentò una fetta di pizza mentre anche gli altri due facevano il medesimo gesto. Poi però la testolina di Bae si inclinò verso il basso.
«Qualcosa non va Bae?»
Scosse la testa con fare triste «Dopodomani torno a casa. Non so quando ci rivedremo» ammise.
Fu un duro colpo ascoltare quelle poche parole, non voleva dover fare più salti mortali di quanti già non avesse già fatto per poterlo vedere.
«E che problema c'è? Resta con Killian così ci vedremo sempre» disse con ovvietà Henry.
«Già» annuì poco convinto Bae ma felice per tutta quella considerazione che l'altro aveva nei suoi confronti.
Henry lo vide triste come non lo aveva mai visto prima «Bae» richiamò la sua attenzione e quando la ebbe continuò «Tu sei mio fratello» gli occhi limpidi azzurri finalmente liberi da qualsiasi demone del passato si specchiarono in quelli verdi e lucidi dell'altro che era rimasto senza parole.
«E tu sei il mio Henry».
L'unica che si ritrovò a versare lacrime fu Emma che non si era aspettata di udire quelle parole dai suoi figli. Dai suoi figli . Era la prima volta che pensava a loro come figli suoi. Entrambi.
«I miei bambini» la voce poco più di un sussurro mentre li circondava con le braccia  e loro si lasciavano avvolgere dall'amore incondizionato che quella donna nutriva per loro.

 

La mattina seguente con enorme stupore da parte dei tre, trovarono Killian appoggiato alla sua auto ammaccata che li aspettava.
Infatti non si aspettavano che sarebbe stato puntuale.
«Ciao papà!» Bae corse ad abbracciarlo mentre Henry lo affiancava.
«Ciao ometto numero uno, ciao ometto numero due» Killian   disse loro scompigliandogli i capelli.
«Gli occhiali sono per le occhiaie Jones? Fatto le ore piccole?» chiese ironica Emma mentre caricava la macchina con gli ultimi scatoloni.
«Esattamente» annuì lui.
«Bene, ho altre due scatole e nella mia macchina non entra più nulla, apri il cofano»
«Ai suoi ordini capo Swan» esclamò lui portando due dita alla fronte in un gesto militare e facendo ridacchiare i due bambini.
Finirono di caricare entrambe le auto, Emma ed Henry salirono un' ultima volta le scale di quello che era stato fino a quel giorno casa loro e facendosi forza  a vicenda per quell'inevitabile addio salutarono le mura bianche con cui avevano condiviso un periodo delle loro vite e con occhi lucidi ma felici di sapere che si cambiava in meglio.
Si scambiarono un sorriso coraggioso e pieno di speranza.
Tornarono di sotto raggiungendoli.
«Nella mia auto non c'è più posto, Henry può venire con te? Mi posso fidare?» chiese dubbiosa lei mentre con occhio critico lo esaminava per scorgere in lui qualche segno di cedimento, l'ultima cosa che voleva era ritrovarseli spiaccicati contro un muro per un colpo di sonno.
«Certo, se non fossi stato sicuro sarei venuto a piedi» Killian era un irresponsabile su alcune cose ma ferreo e responsabile su altre, come la sicurezza quando doveva guidare.
«Mmh, ok allora seguitemi».
Salirono in macchina seguendo il maggiolino giallo che guidava la bionda.
Dallo specchietto Emma li poté vedere mentre cantavano qualche canzone e se ne rallegrò.
Arrivarono in un quartiere poco distante che ospitava diverse villette, ed Emma seguita da Killian parcheggiarono davanti ad una di esse.
Scesero tutti e quattro fermandosi ad osservare la nuova casa. Emma vide l'agente immobiliare arrivare e cederle le chiavi. Era un nuovo inizio.
«Allora, Bae, Henry volete andare a vedere il giardino? Vedete se c'è davvero l'altalena di cui ci avevano parlato, ovviamente non allontanatevi e se c'è qualche problema venite a chiamarci ok?!» li vede annuire e correre sul retro poi si voltò verso Killian «Tu invece verrai con me e sconterai le pene dell'inferno, non ti fermerai finché non lo dirò io capito?!» fece con tono minaccioso. Erano amici? Non lo sapevano, sicuramente non erano quello che erano all'inizio ma volevano tornare ad esserlo entrambi, ma non sarebbe stato semplice...ok lo sarebbe stato, ma l'orgoglio di lei glielo impediva, voleva vedere se lui era davvero disposto a  tutto per riconquistare la sua fiducia e oggi implicava aiutarla con gli scatoloni e i mobili.
Killian annuì, se con quel trattamento riusciva a perdonarlo avrebbe resistito. Anche se la mancanza di sonno era una presenza pressante.
Non voleva perderla anche come amica...non era abbastanza l'amicizia ma sempre meglio di niente.
Per tutta la giornata spostarono mobili e aprirono scatoloni, fecero una breve pausa per mangiare qualche panino per pranzo e si rimisero a rimontare mobili e posizionare le varie cianfrusaglie. Anche Bae ed Henry diedero una mano, prendendo gli scatoloni contrassegnati con una grande ''H'' andarono in quella che Henry scelse come camera sua e iniziarono ad arredarla, non prima di aver fatto montare ai più grandi le mensole e la scrivania.
La casa aveva diverse stanze al piano superiore ed Henry per scegliere quale sarebbe stata la sua stanza tra quelle rimaste si era consultato con Bae e avevano optato per quella più grande...nel caso ci fosse stato bisogno di aggiungere un letto in più...
I due bambini erano elettrizzati, e Bae in quelle ore riuscì a non pensare che il giorno dopo sarebbe tornato a casa dove avrebbe sicuramente passato le sue giornate da solo a leggere o giocare alla play.
Emma e Killian che come trottole andavano su e giù per la casa non avevano parlato molto, giusto qualche parola per dire dove andava quella cosa o quell'altra.
«Mi pare che abbiamo montato la maggior parte dei mobili; sedie e divani li abbiamo messi al loro posto...» Emma stava riepilogando quello che avevano fatto e quello che mancava e tutto sommato erano ad un buon punto. Erano le cinque del pomeriggio e tutte quelle ore di lavoro ora iniziavano a sentirsi «Penso che dieci minuti di pausa ce li siamo meritati»  Emma sentì un ''Bene'' mormorato da Killian alle sue spalle mentre lei piegava una delle scatole vuote.
«Vogliamo mangiare qualcosa al fast food stasera» si stava portando i capelli dietro le orecchie per rimettersi un po' in ordine quando voltandosi lo vide sdraiato a peso morto a pancia in giù sul suo letto. Sorrise a quella vista, lo aveva stremato. Gli tirò su le gambe che ciondolavano fuori dal letto e dopo averlo guardato un'ultima volta uscì dalla stanza per vedere cosa combinavano i due bambini. Li vide sdraiati sul lettino di Henry con un libro di quest'ultimo che raffigurava navi antiche e moderne. Il libro giaceva sui loro pancini visto che erano crollati anche loro. Baciò le loro fronti e tornò in camera sua dove Killian non si era spostato nemmeno di una virgola. Si stese dalla parte opposta del materasso fermandosi a guardare quel volto stanco segnato da occhiaie evidenti. Nonostante fosse stanco non aveva sentito una lamentela da lui. Gli accarezzò una guancia per poi chiudersi in un breve sonno privo di sogni.

 

Qualche ora dopo Henry e Bae svegliati dai loro stomaci che chiedevano cibo si alzarono alla ricerca di qualcosa di commestibile ma avendo il frigo vuoto dovettero trovare una soluzione.
«Andiamo a chiamarli? Io ho davvero tanta fame Henry» Bae guardava l'altro massaggiandosi la pancia, dei panini del pranzo non vi era più l'ombra nel suo stomaco.
«Ok» salirono e li trovarono addormentati, Killian a pancia in giù  ed Emma su un fianco verso di lui, le mani al centro che si sfioravano.
«Henry non li svegliamo» bisbigliò Bae «altrimenti papà mi porta via!»
Henry li guardò «Killian non si alzerebbe da questo letto neanche se ci mettessimo ad urlare, è troppo stanco» poi vide il telefono di sua madre per terra «Ordiniamo la pizza». Presero il cellulare e tornarono in salotto.
«Vuoi chiamare tu Bae?»
«Ma io non l'ho mai fatto...non so come si fa»
«Così impari dai» l'altro annuì. E chiamò.
«Pronto?! Si vorrei ordinare quattro pizze» mentre Bae parlava Henry annuiva facendogli segno che stava andando bene fin a quando «L'indirizzo...Henry qual è l'indirizzo?» Henry si grattò la testa.
«Dobbiamo chiederlo a mamma, vieni» e corsero su per le scale entrando come due piccoli tornadi nella stanza di Emma che scossa dalle manine dei due spalancò gli occhi pensando ad una catastrofe ma non capendo cosa stesse succedendo. Killian ignaro continuava a dormire profondamente.
«Mamma l'indirizzo nuovo qual è?» Emma capendo dal telefono in mano che aveva Bae cosa stavano combinando glielo prese ed uscirono per lasciar dormire l'uomo.
Dopo aver ordinato e ricevuto l'ordine si domandarono se era il caso di svegliare Killian ma decisero che lasciarlo dormire era la cosa migliore. Dopocena i bambini si rimisero nel letto di Henry, fortuna che era da una piazza e mezzo altrimenti sarebbero stati stretti, Emma gli fece un po' compagnia finché non si addormentarono di nuovo. Tornò in camera constatando che nulla era mutato quindi come prima si adagiò sul letto.
Ore più tardi il movimento del materasso che si alzava la fece destare. «Killian che stai facendo?» domandò con voce impastata dal sonno.
«Devo andarmene» lo sentì mormorare. Emma controllò l'orario.
«Ma che cavolo dici sono le cinque di mattina, stanno ancora dormendo, torna a dormire anche tu» era troppo assonnata per  elaborare il perché quel comportamento idiota.
«Non posso rimanere qui, con te.»
«Non mi va di aprire una discussione a quest'ora, la rimandiamo a più tardi, ok? Vieni qui» tamburellò con una mano sul materasso e dopo averlo visto agitarsi e pensare a cosa decidere fece ciò che gli era stato detto. Si distese supino a distanza da lei.
Emma dopo aver sentito di nuovo il peso dell'uomo che fece cigolare il materasso  aprì un occhio per vedere se era stato solo un attacco di sonnambulismo.
«Cosa stai facendo?» mormorò vedendolo con gli occhi aperti che fissava il soffitto. A mente lucida ne avrebbe riso ma in quel momento no.
«Sto aspettando che si facciano le otto»
«Ma sei scemo? Perchè non dormi?» aveva affondato la faccia nel cuscino per poi alzarsi e appoggiarsi su un gomito nonostante non volesse fare altro che dormire.
«Non riesco a dormire...con te...nello stesso letto» ammise con voce più bassa.
«Aaa, ok, ho capito» si fece più vicina con fare malizioso ma era ancora in conflitto con lui e con se stessa, non si sarebbe spinta oltre.
«No Emma,» si voltò dalla parte opposta a al volto di lei con fare angosciato «non voglio, cioè vorrei ma non voglio farlo...così. Quello che provo per te non è cambiato e fare sesso con te solo per il piacere di farlo non mi basta più.» la voce che scemava nell'oscurità.
Era stata una stronza a tentarlo così, e lo riconosceva. Era lei a  non si riconoscersi in quella maschera che portava ed era felice che anche lui si fosse stancato...in un certo senso.
Si sporse su di lui e gli lasciò un bacio sulla fronte, era rimasta contenta di quelle parole, l'avevano fatta stare bene. Gli prese una mano e rimettendosi su un fianco se la adagiò all'altezza del cuore per poi sistemarsi più comodamente.
«Scusami» un flebile sussurrò che giunse alle orecchie di lei.
«Scusami tu, mi sono comportata da immatura»
«Sei una ragazzina, certo che sei immatura...ahia!» una gomitata interruppe la sua risata.
Un deja-vu  tornò alla mente di entrambi, la mattina del loro primo risveglio insieme dopo essersi incontrati per la prima volta. Killian si rilassò, non completamente certo,  ma sentire il corpo di lei a contatto con il suo gli ricordò momenti più felici di quelli passati ultimamente. E come se quella fosse la combinazione perfetta, entrambi si abbandonarono al sonno di nuovo.

 

La sveglia di Emma iniziò a vibrare da qualche parte imprecisata e il suo braccio andò alla sua ricerca finché non lo trovò sul pavimento. Il tempo di spegnerlo e si raggomitolò tra le braccia dell'uomo che ancora la stringevano.
Si girò per trovarselo faccia a faccia, sebbene entrambi ancora con gli occhi chiusi.
«Sono le otto...» disse Emma con la voce arrochita dal sonno.
«Mmm» rispose lui stringendola ancora di più. Quella determinazione avuta qualche ora prima nel volersene andare era sparita, avrebbe voluto rimanere in quel letto per tutto il giorno.
«Non volevi andartene?»
Scosse la testa. Nessuno dei due voleva aprire gli occhi e tornare in quella scomoda realtà dove erano costretti a separarsi e dove lui doveva riportare suo figlio dalla sua ex.
Ma era inevitabile. Si costrinsero ad aprirli ritrovandosi a guardarsi negli occhi con un sorriso malinconico sulle labbra.
«Andiamo a svegliarli?»
In risposta Emma ebbe un bacio inaspettato al quale non si oppose ma che anzi ricambiò lasciandoli con un sorriso sulle labbra. Quella sarebbe stata una bella giornata. Lo speravano entrambi.

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Fecero colazione in un locale nel quartiere nuovo e dovettero ammettere che non era affatto male. Sarebbe diventato il loro locale di riferimento, era tradizione per Emma ed Henry, e involontariamente la fecero diventare anche per Killian e Bae.
«D'accordo, ora dobbiamo davvero andare. Non voglio sentire tua madre lamentarsi Bae quindi finisci i tuoi pancake e andiamo» Killian stava per tirare fuori il portafoglio ma lei lo bloccò.
«No, offro io, ieri ci avete aiutato con la casa.»
«Ma»
«Niente ma, offro io e basta» Emma era una testa dura e tutti a quel tavolo lo avevano ormai capito.
«Ti prego Killian non dire altro altrimenti non la smette più» Implorò Henry guardando l'uomo. Scoppiarono tutti a ridere.
Mentre accompagnavano Killian e Bae alla macchina Henry continuava a lanciare sguardi alla madre e all'uomo ma nessuno dei due sembrava accorgersene finchè Killian non li salutò.
«Allora ci vediamo. Emma, Henry» fece cenno con la testa mentre Bae abbracciava la donna che ripose all'abbraccio mormorandogli un ''ci vediamo presto Bae, vieni a trovarci''.
«Killian» Henry si stava toccando i capelli con fare nervoso, forse sua madre si sarebbe arrabbiata ma ormai...
«Dimmi»
«Quando mi insegni a usare la chitarra? Hai detto che mi avresti dato altre lezioni»
Killian aprì la bocca stupito, non si aspettava che volesse davvero continuare a suonare la chitarra con lui.
«Io, beh, si l'ho detto. Puoi anche venire ora con me, se tua madre vuole, tanto accompagno Bae e poi torno a casa.» Entrambi guardarono Emma che era rimasta disorientata. Ma vedere negli occhi di suo figlio il puro desiderio di andare con l'uomo non poté che farla acconsentire. Scorse in loro la speranza che lei non gli negasse quell'opportunità. Finalmente stavano legando, Henry voleva creare un qualcosa con quell'uomo che lei gli aveva rivelato essere suo padre. Sentiva l'agitazione crescere in lei ma era felice che suo figlio avesse preso quell'iniziativa. E in ogni caso aveva detto di si ormai.



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Buon giovedì gente!!!!
Rieccoci qui con questa bizzarra famigliola che non è ancora proprio una famigliola a tutti gli effetti x'D
Intanto mi scuso per il disegno, e spero intanto che si veda, ma è la prima volta che che coloro dal telefono (la noia ecco cosa può fare u.u ) in origine era su carta ma poi guardando un app per modificare e ecc altre immagini ho scoperto che si poteva anche colorare e quindi Ta Daaaaan, anche se ora che lo rivedo non mi sembra così bello come lo ricordavo :/ 
Altro punto importante, ho scoperto che sono una Letto-dipendente! No davvero, cioè li disegno sempre a letto, le scenette in cui interagiscono in modo più carino sono a letto...e me ne sono accorta solo ora!!!! Aiut
Passando a qualcosa di concreto che è meglio, capitolo tranquillo e giusto a mio dire, Emma lo ha sfiancato alla grande e lui non ha emesso un fiato :') chissà quanta soddisfazione per Emma.
Poi abbiamo un Bae che non vuole tornare a casa e un Henry che vuole stare un po' con Killian, amori loro...e vi anticipo che anche il prossimo capitolo sarà tranquillo, facciamoli respirare almeno un po' ^-^'''
OUAT è sempre più vicino!!!!!!!!!!!!!! peccato che da pc non si possono mettere tutte quelle emoji festose che si hanno su Whatsapp!!! quindi vi riempio di punti esclamativi x'D 
E poi spero che che abbiate visto anche voi il nuovo quasi promo solo dei CS e la frase spoiler che hanno pubblicato gli autori che fa intendere cose...frizzanti x'D ma penso ci trolleranno come al solito. I ringraziamenti sono d'obbligo come ogni santa volta perchè siete voi a darmi la carica, e a volte anche la voglia, di proseguire questa storia che si sta rivelando un po' troppo angst ma si sta scrivendo così >.<   Grazie anche a chi legge soltato, lo so che ci siete e mi rendete felice ugualmente :') 
E niente, di nuovo buona giornata!!!!
Un abbraccione a tutte e alla prossima!!!
Gio

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

 

«Ed eccoci arrivati a casa di Bae...» mormorò Killian mentre parcheggiava la sua auto nel viale che precedeva l'enorme villa circondata dal giardino ben curato.
«Wow» esclamò Henry, non aveva mai visto una casa così enorme.
«Si proprio wow» disse sarcastico Bae guardando casa sua. «Ciao Henry» poi bisbigliò « il nostro segreto è al sicuro» si strizzarono l'occhio a vicenda e poi uscì dall'auto agitando la manina.
Henry li guardò mentre si avviavano al portone. Aveva infranto la promessa fatta a sua madre di non parlare con nessuno di ciò che gli aveva rivelato, ma non aveva potuto fare altrimenti quando la notte precedente guardando la flebile luce della luna che entrava dalla finestra Bae stava per mettersi a piangere perchè  non voleva tornare a casa. Non voleva rimanere solo. Lui voleva che la sua famiglia fossero lui ed Emma...insieme a suo padre naturalmente. E qualche lacrima indisponente era scesa lo stesso, nonostante non voleva che accadesse.
Ed Henry non poteva vederlo così, per quanto cercasse di consolarlo sapeva che solo metterlo al corrente di quella verità gli avrebbe reso un po' meno cupo quel rientro forzato nella sua gabbia dorata.
E sotto il lenzuolo, per nascondersi da orecchie indiscrete gli aveva detto ''Bae sto per dirti un segreto che non dovrai dire a nessuno, a nessuno capito?! Altrimenti non ti dico nulla'' e l'altro asciugandosi gli occhi divenuti rossi aveva annuito facendosi una croce sul petto a dar segno di aver capito la serietà della cosa. Henry aveva proseguito ''Bae, io e te siamo davvero fratelli...in un certo senso''. Bae aveva aperto la bocca attonito, ma subito colto da una gioia fanciullesca ''Allora posso rimanere qui con voi! Perchè non me lo hai detto prima?'' l'altro lo bloccò fin da subito ''Bae non devi dirlo a nessuno, non te l'ho detto prima perchè mamma me lo ha detto l'altro giorno'' ''Allora Emma è davvero la mia mamma! Lo sapevo che eravamo legati, lo sentivo!'', Henry combatté con il lato impetuoso del suo giovane carattere che lo spingeva a rispondere in modo brusco, la gelosia che gli punzecchiava il petto per uscire allo scoperto ''Si ok, ma ora lei non sa che tu lo sai e non devi parlarne per nessun motivo. Mi ha detto che ci sta lavorando ,e così staremo tutti insieme'' ok, non gli avrebbe detto altro, non sapeva se era bravo a mantenere i segreti quindi meglio non dirgli tuttala storia come ad esempio che Killian era il suo di papà o la cosa degli scambi. Non avrebbe saputo spiegarglielo in ogni caso e di parlare di cicogne non se ne parlava proprio.
Ed era così che entrambi si erano addormentati con gli angoli delle labbra alzati verso l'alto e un'espressione serena sui loro giovani volti.
E pensava a quel momento mentre li accompagnava con lo sguardo fin quando il portone principale non si aprì lasciando scorgere la figura di un'anziana donna dai capelli bianchi e due occhialini sul naso che la facevano sembrare in tutto e per tutto una nonna. Vide Bae salutare Killian con un lungo abbraccio per poi sorridere alla donna che contraccambiò con un sorriso bonario. Stava per chiudere la porta quando quegli occhietti vispi dietro le lenti lo videro e rimasero a guardarlo con fare sorpreso. Henry sorrise più per soggezione che per educazione. Alla fine la donna richiamata probabilmente da Bae gli lanciò un'ultima occhiata e chiuse definitivamente la porta.
Intanto Killian lo raggiunse di nuovo nella vettura.
«Quella è la nonna di Bae?» gli domandò.
Killian sorrise e scosse la testa «No, quella è la governante della casa,si occupa di lui quando Milah e Gold non ci sono»
Il bambino annuì facendo cadere così il discorso. Guardò fuori dal finestrino per quasi tutto il tempo, alternando sguardi verso l'uomo alla guida per scorgere in lui tratti simili a lui.
Killian pensava.
Pensava a suo figlio che aveva appena lasciato in quella casa in cui sapeva essere troppo grande per un bambino di cinque anni.
Pensava allo scambio avuto la sera precedente con Emma, sembrava avessero fatto una sorta di pace. Lei sembrava averci messo una pietra sopra...beh lui alla fine non aveva più tirato fuori l'argomento ''Jefferson'' e non aveva più parlato della sua gelosia . Era stato bravo, no?! Quindi almeno con Emma la situazione era migliorata, si potevano reputare amici, almeno così sperava.
Pensava al bambino seduto sui sedili posteriori, alle occhiate che ogni tanto gli lanciava pensando di non essere visto.
Stava per pensare ad altro ma interruppe il flusso di pensieri quando si accorse di essere arrivato sotto casa.
Salirono le scale in silenzio, ma non in un silenzio pesante, era un silenzio complice.
«Siamo a casa David!» urlò Killian mentre richiudeva la porta. Henry che gli rimaneva vicino e lo seguiva come un'ombra.
«Pensavo che dovessi riportare Bae da Milah» David con un canovaccio tra le mani bagnate sbucò dalla cucina. E si ritrovò due paia di occhi azzurri a fissarlo. Ne fu quasi intimidito. Non era abituato. «Ehi ciao Henry, non pensavo di rivederti così presto» si accovacciò fino ad arrivare alla sua altezza e gli scompigliò i capelli scuri.
«Perchè?» domandò curioso lui.
«Perchè Killian fa sempre danni» e rise sapendo che il bambino non sapeva del diverbio tra l'uomo e sua madre.
«Si ok, Principe Azzurro lascia stare il ragazzino e non mettermelo contro. Pensa a preparare il pranzo come il bravo uomo di casa che sei» lo prese in giro Killian mentre cambiava camera alla ricerca della seconda chitarra da far usare al bambino.
«Attento a quello che dici che il piatto te lo riempio io Jones» poi con fare cospiratorio verso Henry disse «l'ultima volta gli ho messo talmente tanto peperoncino nel piatto che non ha mangiato per un intero giorno» entrambi scoppiarono a ridere.
«Si ok ok, ridete pure alle mie spalle tanto non mi toccano, Henry vogliamo iniziare?» e tirò su le due chitarre in chiaro invito. Il bambino gli corse dietro sedendosi poi uno accanto all'altro sul divano.
David li guardò un'ultima volta prima di tornare in cucina, quei due si somigliavano, era evidente. Aveva cercato di estorcere a Mary Margaret qualche informazione in più perchè sapeva che lei era a conoscenza della verità ma aveva negato o meglio aveva cambiato discorso lasciandolo alle sue congetture. Sentiva però che sarebbe successo qualcosa, aveva una strana sensazione.
Iniziarono la loro lezione di chitarra senza più interruzioni, erano talmente presi che si erano chiusi in una bolla. Henry ascoltava ogni cosa che Killian gli diceva, come mettere le mani nel modo corretto, a quale nota corrispondesse quel dato punto dello strumento.
Killian era piacevolmente sorpreso da come Henry lo seguiva, di come lo guardava rapito cogliendo ogni suggerimento o indicazione gli venisse detta. Certo si arrabbiava se non gli veniva subito il suono sperato ma Killian lo rassicurava dicendogli che era normale e a quelle parole il bambino, mordendosi il labbro inferiore e con un cipiglio concentrato ci riprovava.
Gli stava insegnando un piccolo motivetto ed Henry ci stava provando a farlo bene ma non stava venendo come voleva.
«Avanti, stai tranquillo che ce la fai» Killian osservava le manine che si muovevano sulle corde, lo sguardo concentrato di chi non si vuole arrendere.
E finalmente dopo una decina  volte che tentava ce la fece.
«Ce l'ho fatta! Ce l'ho fatta papà!» esultò Henry contento...poi si accorse di come lo aveva chiamato. Si fece piccolo piccolo, sbarrando gli occhi ma non guardandolo. «Scusami...ho sbagliato».
Killian era  talmente contento di lui per avercela fatta che non ci aveva nemmeno fatto caso che lo aveva chiamato papà, se ne era accorto dalle scuse e dall'improvviso  mutismo del piccolo.
Gli era parso così naturale, forse perchè era abituato a Bae. Si riscosse visto che il bambino non accennava a dire altro e lo guardava con la testa bassa.
«Non c'è problema Henry, non ti preoccupare. Sarà il nostro piccolo segreto se non vuoi che Emma lo sappia» gli strizzò l'occhio con fare complice. Il piccolo sorrise riconoscente e annuì un po' imbarazzato.
Quel bambino aveva davvero troppi segreti con troppe persone. Sperò che almeno per quella giornata sarebbe stato l'ultimo.
«Sei stato davvero bravo, rifacciamolo insieme» Killian gli scompigliò i capelli e lo invitò a riprendere la chitarra per suonare insieme.
David che aveva sentito tutto non poté che sorridere.
 

''Mi stai dicendo che hai lasciato che tuo figlio, nonché figlio biologico di Killian Jones, andasse a casa di quest'ultimo per passare una giornata padre figlio dove solo ''vostro'' figlio sa la verità mentre il padre ne è pienamente all'oscuro?! Ma perchè non dirgli direttamente tutto! Pensa se Henry se lo facesse sfuggire, o cielo Emma, non oso immaginare cosa potrebbe succedere''. Elsa voleva rassegnarsi e non stare sempre a mille ma c'erano di mezzo due persone importanti della sua vita e quindi era praticamente impossibile riuscire in quell'impresa.
«Lo so che è rischioso ma mi fido di mio figlio, e poi dovevi vederlo quando ce lo ha chiesto, io non potevo dirgli di no» Emma mentre parlava al telefono stava mettendo i libri nella libreria che aveva finito di riassemblare quella mattina quando era tornata a casa da sola.
''Ieri è andata bene? Avete fatto...pace?'' non sapeva se quello era il termine corretto da usare ma ci stava. Il succo non cambiava, voleva sapere in che rapporti era con l'uomo anche se supponeva che se aveva lasciato che Henry andasse con lui avevano chiarito.
«Si, possiamo dire così...» c'era molto di più sotto ed Elsa lo intuì.
''Cosa non mi stai dicendo?''
«Mi stava per dire che mi...hai capito»
''COSA?! Ma quando? Ieri ?!'' non credeva alle sue orecchie.
«L'altro giorno...ma io l'ho fermato»
''Emma, oddio'' era davvero senza parole.
«Lo so ma l'ho fermato» cercò di pararsi, «lo so che non è il caso di mischiare i sentimenti prima che la faccenda non sia chiarita completamente. Che poi lo dovevi vedere mentre me lo stava per dire» i suoi pensieri mentre tornava a quel giorno, aveva sperato inconsciamente che lui fosse più veloce nel dirlo ma alla fine era meglio così. Si ritrovò a sorridere come una scema.
''Mmm lo sento che stai sorridendo e questo non è bene Emma! O vuoti il sacco ora o non ti metti a giocare ad acchiapparella con questo povero disgraziato, perchè sono sicura che tu gli stia mandando messaggi favorevoli nonostante quello che è successo''
Ed era vero purtroppo.
«Forse hai ragione ma abbiamo parlato e ora abbiamo un comportamento civile e...sano» per quanto quella situazione potesse definirsi tale.
«Comunque devo andare a prenderlo sono già le quattro e mezza, ci sentiamo Elsa» si salutarono e si preparò per andare a casa di Killian.
Bussò e gli venne ad aprire David, che si stava infilando la giacca, «Oh ciao Emma, sono di là che dormono fai come se fossi a casa tua, io devo scappare» e come una furia la salutò e scappò giù per le scale.
«Ok...»si ritrovò a mormorare lei mentre si chiudeva la porta alle spalle e si avviava verso la stanza dell'uomo.
Trovò suo figlio con la testa poggiata sullo stomaco di Killian con la chitarra tra le braccia. Entrambi ancora profondamente addormentati. Si tolse la giacca e si sedette su l lato vuoto del letto, tolse la chitarra dalle mani del figlio e lo accarezzò. «Henry, dovresti svegliarti» gli sussurrò.
Lui aprì gli occhietti sorridendo «Ciao mamma» si tirò su per poi accoccolarsi vicino a lei.
Anche Killian si accorse della nuova presenza «Emma, da quanto sei arrivata?» bofonchiò con la voce ancora impastata dal sonno.
«Poco fa, penso abbiate dormito troppo voi due.» si appoggiò sul cuscino guardando entrambi.
«Emma se ci fissi così ci consumeremo» ironizzò Killian ancora con gli occhi chiusi.
«Dici?» chiese ironica. Lui aprì gli occhi fissandola.
«Rimanete a cena?».
Voleva dire di no per non illuderlo, come aveva detto Elsa «Ok» ovviamente fece il contrario.
Si svegliarono del tutto dopo un'altra mezz'oretta buona, avevano gli stessi geni dopotutto. Appena svegliato del tutto Henry riprese a zompettare per casa, accendendo la tv e raccontando cosa fosse successo quella mattina, della casa di Bae e delle lezioni di chitarra. Il tutto contornato dagli occhi di Killian che guadava Emma, la quale alternava i suoi sguardi entusiasti al suo piccolo ometto e sguardi un po' più bramosi verso l'uomo.
Dopo che ebbero cenato con gli avanzi del pranzo cucinato da David si andarono a mettere in salotto.
«Mamma guarda cosa mi ha insegnato Killian oggi!» Henry tutto contento voleva far vedere a sua madre i suoi progressi con la chitarra, sprizzava gioia da tutti i pori. Si sedette accanto a Killian mentre lei rimaneva appoggiata allo stipite della porta per guardarli, gli scattò una foto senza farsi vedere dai due. Voleva avere un ricordo tangibile di quelle giornate in cui tutti erano felici perchè non sapeva se sarebbe durata.
«Ok» mormorò Henry che insieme a Killian stava mettendo le mani al posto giusto sullo strumento. E poi lo vide iniziare a toccare le corde, un po' incerto ma con una determinazione negli occhi che, era sicura, avrebbe continuato a spingerlo a suonare anche se avesse sbagliato qualche nota.
Emma lo osservava assorta, il suo ometto cresceva a vista d'occhio, forse era cresciuto troppo in fretta a causa di quello che avevano passato ma rimaneva sempre il suo bambino.
Gli si strinse il cuore quando vide che anche Killian lo osservava attentamente e con il fiato sospeso , era sicura che avessero provato tutto il giorno per far uscire orecchiabile quelle quattro note, perchè doveva ammetterlo, aveva ascoltato poco, erano solo un sottofondo dolce di quella scena che aveva davanti agli occhi. Killian era innegabilmente legato ad Henry, non avrebbe creduto al contrario nemmeno se fosse stato lo stesso Jones a dirlo. Sapeva che qualunque cosa lei avesse fatto non avrebbe intaccato quello che si stava creando tra padre e figlio.
Vide i volti dei due che si distendevano in un sorriso felice e gli occhioni di Henry che si alzavano e la cercavano per trovare un segno. E vi trovarono due occhi lucidi con un enorme sorriso che le scopriva i denti bianchi.
«Ti è piaciuto?» chiese speranzoso il bambino.
Lei annuì «Sei stato bravissimo» e lo abbracciò forte quando lui le si legò alla vita.
«Devo andare a fare la pipì» annunciò Henry sparendo dalla loro vista.
Emma si voltò verso Killian che aveva lo sguardo puntato nel punto in cui Henry era sparito. Gli si avvicinò.
«E' stato davvero br» Emma gli prese il volto e premette le sue labbra a quelle di lui in un bacio che sapeva di riconoscenza e gratitudine. Suo figlio era felice e doveva ringraziare quell'uomo che inconsapevolmente gli stava facendo da figura paterna che nella vita del bambino era mancata.
Lui inizialmente disorientato da quello che stava succedendo riprese coscienza e le portò una mano dietro la nuca incastrandola nei lunghi capelli biondi e facendola sedere accanto a lui.
Non era quello che si erano promessi, dovevano essere cauti per la loro sicurezza, per non trovarsi impreparati e colpiti da quel mare di emozioni che quel sentimento messo a tacere avrebbe scatenato una volta emerso. Ma nessuno dei due era intenzionato a terminare quell'incontro agognato da tempo.
«E no eh!!! Ma che schifo, mamma! Smettetela subito!» Henry si era coperto il viso animato da una smorfia disgustata.
Emma e Killian sorrisero imbarazzati per essere stati beccati in flagrante ma non si allontanarono, Killian fece scendere il braccio fino alla vita di lei che si appoggiò al petto di lui nascondendo il volto nel suo petto e ridendo sommessamente.
Non gli andava più di nascondersi, non stavano facendo nulla di male in fondo. Lei sapeva che non era così ma fingere che lo fosse le dava un senso di pace.
«Dai vieni qui e fammi sentire un'altra volta come suoni» Emma batté la mano sul divano accanto a lei e un Henry titubante ma in fondo in fondo felice che sua madre e quello che era suo padre si stessero avvicinando si avvicinò riprendendo in mano la chitarra.
«Mamma domani sera Killian ha uno spettacolo, lo andiamo a vedere?!» Henry la guardò con  occhi a cui difficilmente sapeva dire di no. Guardò Killian per capire se si potesse fare, se era appropriato per un bambino insomma, e lui lesse nel suo sguardo quella tacita domanda a cui rispose acconsentendo con la testa.
«Ok, si può fare, tra qualche giorno ricomincia scuola quindi si va bene» videro Henry sbuffare e poi fare un gran sorriso, non amava particolarmente andare a scuola, ma era così per quasi tutti i bambini no?!


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Buon giovedì!!!!!!!!!
Allllllloooooora, cioè vorrei parlarvi del capitolo ma davanti a me scorrono ancora le scene della 6x01 xD ma devo controllarmi...ne parlerò a fine capitolo u.u 
Come vi avevo detto è stato un capitolo tranquillo, ritroviamo Elsa che è sempre più in apprensione per la nostra bionda manipolatrice e per suo nipote...i suoi nipoti, in questo capitolo lo  è solo per Henry in quanto quella giovane spericolata ha mandato suo figlio dal vero padre, ma è andato tutto bene no?! Le paure di Elsa non si avverate...se tralasciamo quella piccola parolina che è sfuggita al piccolo xD E ora vorrei dire: Ma povero ragazzino!!! Ha più segreti lui che Emma tra un po' ahahahahha
Abbiamo anche scoperto però che Henry i segreti li sa mantenere a metà ^-^'''' ma il piccolo Bae aveva bisogno di qualche piccola gioia, ora si ritrova di nuovo in quella grande casa con la compagnia della dolce governante/tata/nonna acquisita xD 
Poi cosa abbiamo trovato, uhm ,ah si Emma che va a riprendere Henry e che rimane anche a casa di Jones, sì lei è una donna molto coerente che fa quello che dice u.u Elsa è molto orgogliosa di lei.
Henry che si schifa di quello scambio di effusioni tra i suoi genitori ma che sotto sotto è contento, cioè, amore lui <3
Per il prossimo capitolo vi dico che mi sono divertita a scriverlo...oh si x'D ma non dico altro u.u
Per chi non ha visto ancora la puntata non continuate SPOILER: ma quanto è stata bella?!?! Mi è piaciuta ogni singola parte anche i  Rumbelle che di solito mi pesano un po' questa volta mi hanno fatto commuovere con quel ballo e quel super colpo di scena di Morfeo o.o davvero senza parole...per non parlare che suo figlio ancora non nato già lo detesta =.= povero, mi ha fatto un po' pena.
Per non parlare delle scene con Regina, occhi lucidi per buona parte della puntata.  Ma la profezia e le visioni di Emma mi hanno spiazzata, lei non può morire, no lei non può!!!! L'oracolo mente, o quanto meno non è tutta la verità!!! Potrei anche parlarne ancora ma ne uscirebbe un altro capitolo e a voi di certo non va xD però a me piacerebbe sapere cosa ne pensate di questa prima puntata ;) FINE SPOILER
Poi, si lo so che non ho ancora recensito alcune storie ma provvederò quanto prima, non mi sono dimenticata di voi :) Come potrei :') 
Grazie come sempre e sempre un po' di più a chi mi lascia una recensione o a chi legge soltanto ^-^
Alla prossima
Gio

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14


 

La sera seguente verso le nove di sera Emma ed Henry si ritrovarono davanti ad un locale un po' anonimo che corrispondeva all'indirizzo lasciatole da Killian.
«Ragazzino ci staremo solo qualche ora intesi?! Non fare storie» Emma lo avvertì fin dal principio, era pur sempre un locale da adulti, non sapeva cosa avrebbero trovato all'interno ma se Killian lo aveva proposto ad Henry non doveva preoccuparsi...giusto?!
«Ok» disse lui senza ascoltarla veramente mentre già la trascinava verso l'interno.
Videro Killian che parlava con David ed altri uomini che dovevano essere gli altri componenti del gruppo.
Stava diventando nervosa, di solito quando usciva non lo era, ma in quelle occasioni Henry non era con lei e quindi l'unica a cui doveva badare era se stessa. Si guardò intorno mentre erano fermi all'entrata. Il locale sembrava tranquillo, gente seduta ai tavolini con alcool e sigarette alla mano, non erano molti ma non sapeva se sarebbe degenerata la situazione; gente che giocava a carte seduti ai tavolini un po' più appartati...niente spogliarelliste almeno. Sarebbero rimasti poco, assolutamente.
Occhiate lascive la stavano squadrando ma non ci fece troppo caso perchè due occhi blu si erano finalmente voltati nella loro direzione.
Uno sguardo felice venne rimpiazzato da uno allibito ma piacevolmente sorpreso. I suoi occhi la percorsero per tutta la figura mentre si avvicinava ai due nuovi arrivati.
«Emma...stai benissimo...» gli mancava il fiato per quanto era bella, non che di solito non lo fosse ma con un vestito del genere non l'aveva mai vista.
«Si si lo sappiamo tutti, è da quando siamo usciti che la fissano.» Henry la fissò di traverso. Emma abbassò  gli occhi imbarazzata.
«Forse  non è l'abbigliamento più adeguato in effetti...» si portò una ciocca dietro l'orecchio con fare nervoso.
«No, cioè, stai davvero benissimo Emma, anzi..» e continuò a indugiare sul corpo di lei che si mostrava in tutta la sua sensualità. Continuava a fissarla cercando di smettere di fare pensieri poco...casti, ma come poteva evitarli quando ce l'aveva davanti?! Vestita così poi?!
Il vestitino nero di pelle, d'accordo, non ne capiva niente di moda ,materiali o tessuti ma gli sembrava pelle, le arrivava sopra le ginocchia mettendo in bella vista le sue gambe. Doveva guardarla in faccia o sarebbe stato il solito cafone di turno. Oltre il fatto che c'era Henry e non era assolutamente il caso.  Ma avrebbe voluto vederla sempre così... anzi no,meglio di no, non voleva vederla sempre così perchè non l'avrebbe guardata solo lui ma anche il resto del genere maschile e la cosa lo mandava fuori di senno.
«Killian quando suoni?!» lo richiamò alla realtà il bambino tirandolo per una mano mentre lui richiudeva la bocca che aveva lasciato aperta come uno scemo. Ritornò agli occhi di Emma per cercare di ricomporsi, come se gli occhi fossero la parte di lei più tranquilla.
Un luccichio monello animò gli occhi di lei, che seppur si era accorta di essersi vestita in modo poco consono per una serata che doveva essere tranquilla, quelle attenzioni da parte lui le avevano fatto piacere. Non che lui non le avesse mai detto che fosse bella ma...ma, no ,in effetti non glielo aveva mai detto! Ma lei non faceva mica caso a queste cose comunque.
«Si..ehm, suoniamo tra cinque minuti, Henry. Intanto mettetevi seduti e ordinate qualcosa, offro io. Non bere troppi alcolici Henry d'accordo?! Tua madre non ti lascerà più venire con me altrimenti» era tornato finalmente in sé e aveva stemperato quell'aria elettrica che si era creata.
Henry rise e si avviò trotterellando ad uno dei tavolini vuoti, non era troppo vicino al palco ma si vedeva bene. Agitò una mano verso sua madre.
«Beh, allora, spero che non ci siano troppe fan che urlino, rischierei di non sentire la vostra musica» disse sarcastica lei mentre incrociava le braccia e piegava la testa di lato.
Killian le resse il gioco scoprendo i denti in un sorriso furbo «Sei fortunata Swan, stasera non ce ne sono molte, non rischierai di perderti lo spettacolo...e non rischierai di perderti di me» le scoccò un'occhiata eloquente, con quegli occhi così profondi e penetranti che la agitavano ogni volta.
«E' la mia serata fortunata allora. Ti aspettiamo al tavolo appena avrai un minuto libero». Si scambiarono un ultimo sorriso e raggiunse suo figlio al tavolo.
Per tutto la durata dello spettacolo non fecero che scambiarsi occhiate; Henry era euforico, era fiero di quello che era il suo vero papà e si sentiva solo lui che batteva le mani quando terminavano un pezzo. Di solito suo figlio non era così...aperto e socievole ma era Emma era contenta di quel cambiamento. Dopo un'oretta che avevano iniziato li videro posare i loro strumenti e scendere dal palco.
Killian si avvicinò e si accomodò facendo segno ad una cameriera di portargli da bere.
«Killian sei stato bravissimo!!! Insegnerai anche a me a suonare così vero?! Ti pregooo» Henry era sceso dalla sua sedia saltando sulle gambe di lui che lo prese al volo sistemandolo in modo che stessero comodi entrambi.
«Ovvio che ti insegnerò! Bae non mi sta nemmeno a sentire quando ci provo con lui, tu invece sei un piccolo artista» gli strofinò la testa con fare giocoso.
Emma li aveva osservati tutto il tempo con il sorriso sulle labbra e uno sguardo soddisfatto.
«Vi faccio una foto, guardatemi» ordinò ai due che davanti a lei erano diventati rigidi tutto d'un tratto.
«Mamma no...»
«Emma dai, non è il caso...» provarono entrambi senza risultati.
«Zitti e guardatemi» ordinò nuovamente posizionando il telefono in modo da inquadrarli per bene. Ne ottenne una foto nella quale entrambi si grattavano dietro la testa con sguardo imbarazzato e un po' timido...l'avrebbe fatta stampare la mattina seguente. Erano adorabili.
Ripose il telefono e si dedicò di nuovo ai due.
Henry riprese la parola «Mamma ci pensi?! Diventerò bravo come Killian!»
«E se imparerai il nuovo pezzo la prossima volta potrai suonare con noi sul palco!» mise il carico Killian.
«Basta che nos...che Henry non si impiastricci gli occhi come te!» Scherzò Emma che per poco non combinava un guaio.
«Ma mamma è per essere più fighi!» obbiettò il bambino con il broncio.
«Esatto Swan, tuo figlio ne capisce più di te di questa roba»
«Se lo dite voi...ma finchè ci sarò io tu non ti truccherai gli occhi ragazzino» e chiuse il discorso bevendo un sorso della sua birra.
«Sbaglio o è una serata un po' fiacca, Jones? Eccetto Henry che applaudiva ogni tanto qui è un mortorio» indelicata e asciutta come al solito.
«Sempre carina vero Emma» non era offeso, ma divertito dopotutto aveva ragione, la vide scrollare le spalle come se non avesse detto nulla di che « In effetti si, oggi è praticamente vuoto. Non sei contenta? Sono tutto vostro!» allargò le braccia con fare un po' sbruffone.
«E' stata una bella serata ma qui qualcuno deve proprio andare a dormire»
«Ma mammaaa» l'occhiata in tralice che gli riservò Emma lo fece desistere subito. «Ok si, ho un po' di sonno».
«Allora se mi aspettate altri cinque minuti metto a posto la roba e vi accompagno» Emma ed Henry fecero di sì mentre quest'ultimo scendeva dalle gambe di Killian.
«Mamma posso aiutare Killian?»
«Se per Killian va bene certo, io vi aspetto qui» li vide allontanarsi vicino al palco.
Era tranquilla, la serata era stata piacevole e si erano divertiti, se ci fosse stato anche Bae sarebbe stato perfetto...già Bae...
«Ehi, una bella ragazza come te non dovrebbe starsene qui tutta da sola» un tipo dall'aria poco raccomandabile si sedette alla sedia lasciata libera  da suo figlio.
Ci mancava solo questo. Fece una smorfia, mentre spalancava gli occhi e sbuffava leggermente. Era filato tutto fin troppo liscio, era normale che ci volesse qualcosa a movimentare la serata.
Non era preoccupata solo infastidita, ma sorrise un po' impietosita per quel misero tentativo d'abbordaggio.
«Non sono sola, e sarebbe meglio se te ne andassi, davvero»
«Non ti merita chi ti lascia da sola bellezza» fece con tono lascivo mentre scendeva con gli occhi sul resto di lei.
«Quel posto è occupato»
Una vocina fece girare il tipo, il quale si ritrovò davanti un Henry che non ammetteva repliche.
«Sparisci» disse quello agitando una mano come se stesse scacciando un moscerino.
«Ho detto che quel posto è occupato» rimarcò con più decisione Henry con gli occhi improvvisamente incupiti. Le mani strette a pugno.
L'uomo sembrava non ascoltarlo nemmeno.
«Hai sentito cosa ha detto il bambino, alza il culo e vattene» intimò Killian.
Quello si girò ritrovandosi Killian ed Henry che lo guardavano con sguardo minaccioso. Il tipo capendo che non era serata, si alzò in malo modo guardando i tre con occhi furiosi.
Emma si alzò anche lei andando incontro a due dei suoi uomini preferiti allargando le braccia e stringendoli forte «I miei eroi» li baciò entrambi sulle guance, «Ma avrei potuto cavarmela anche da sola ragazzi» concluse girando i tacchi e avviandosi fuori al locale con i due che scuotevano la testa rassegnati alla testardaggine della donna. La seguirono mentre lanciavano per un'ultima volta due sguardi intimidatori a quel tipo che ora sedeva al bancone importunando la ragazza che lo stava servendo.
Arrivarono alla macchina e dopo che Henry ebbe salutato Killian salì in auto crollando come un sasso non appena si fu sdraiato sui sedile posteriore.
Emma e Killian si ritrovarono uno di fronte all'altro con lui appoggiato all'auto e lei che lo guardava con le braccia conserte.
«Ti sei divertita stasera?» chiese Killian davvero curioso di sapere cosa ne pensava del suo gruppo e della loro musica.
«Non siete affatto male, pensavo molto peggio.» lo prese in giro lei ma diventando seria con il sorriso sulle labbra «Siete davvero bravi, ci siamo divertiti entrambi» fece segno con la testa verso un Henry addormentato.
«Però magari la prossima volta non vestirti...così» con le mani indicò il resto del corpo.
«Scusami?!» davvero le stava dicendo come vestirsi?!
«Non mi va di doverti sempre salvare da tipi come quello di poco fa! Come faccio a stare tranquillo?!»
«Ah già, è per tipi come quello, non perchè sei geloso...» socchiuse gli occhi scrutandolo, con un sorriso birichino.
Si morse il labbro mentre increspava le sopracciglia mentre rifletteva su cosa rispondere «Cavolo Swan, certo che sono geloso! Nemmeno un cieco potrebbe non esserlo!» dichiarò finalmente ad alta voce.
«Anche tu non sei niente male Jones» si avvicinò pericolosamente a lui poggiandosi al suo petto mentre le braccia di lui l'avvolgevano completamente con fare protettivo. Si stava bene così, qualche mese fa non lo avrebbe mai creduto possibile.
Il sorriso sulle labbra di Emma sparì tutto d'un tratto. E in qualche modo Killian lo percepì.
«Cosa c'è?»
«Oggi Bae mi ha chiamato, Henry gli ha dato il mio numero. Mi ha chiesto se potevo accompagnare Henry da lui domani visto che tra qualche giorno inizia scuola..» Si sentiva irrequieta ora che ne parlava ad alta voce.
Killian aveva ascoltato senza ribattere aspettando che terminasse.
«Ti andrebbe di accompagnarci? A parte che non so neanche dove abita, ma vorrei davvero che tu venissi.» si accoccolò meglio tra le braccia di lui.
Le passò una mano tra i lunghi capelli biondi che scendevano per tutta la schiena. Un brivido percorse entrambi. Alzò il volto per guardarlo. Lui glielo prese tra le mani accarezzandole le guance con i pollici. Non si era accorta che due lacrime erano scappate.
«Certo che vi accompagno, Emma» non capiva perchè stesse piangendo, ma non volle chiedere. Non voleva provarla oltre, forse era semplicemente stanca. Decise di sdrammatizzare.
«Avanti, ragazzina vai a casa e mettiti qualcosa addosso» la sculacciò per poi allontanarla. Era pur sempre un uomo che la desiderava come mai aveva fatto con altre e sentire il suo corpo premuto contro il suo non lo aiutava minimamente.
La faccia smaliziata che ne seguì da parte di lei provocò in lui un nuovo brivido. «Che c'è Jones? Non riesci a controllarti» il momento cupo dell'attimo prima era felicemente scomparso.
«Al contrario sono un gentiluomo e lo faccio per la tua incolumità.» le aprì la portiera scimmiottando un inchino. Lei rispose all'inchino ed entrò sorridendo.
«Sei più un pirata conciato così Jones.» disse lei alludendo all'abbigliamento scuro e gli occhi truccati di nero.
«Casomai un pirata gentiluomo allora» si avvicinò al finestrino abbassato per trovarsela faccia a faccia.
E con una faccia da schiaffi che teneva testa a quella di lui gli rispose « No,solo pirata» si sporse stampandogli un bacio e mordendogli il labbro inferiore, un gemito fuoriuscì dalle bocche di entrambi.
Si staccò lui che altrimenti l'avrebbe fatta scendere di nuovo dall'auto e avrebbe approfondito quel bacio in modo molto più intenso «Vai Swan, ci vediamo domattina»
«Ciao pirata.»
La guardò fino a che non sparì  completamente dalla visuale.


 

Arrivarono davanti all'imponente villa e tutti e tre si sentirono improvvisamente in soggezione.
Suonarono il campanello mentre Emma si guardava intorno per studiare i particolari della casa. Udirono dei passi lenti affiancati da altri più svelti che fremevano.
Una donna anziana aprì loro la porta accompagnata da un Bae che aveva un sorriso che gli andava da una guancia all'altra.
«Ciao!» abbracciò tutti e tre con trasporto puro e incondizionato, era così felice di vederli lì.
«Ciao ragazzino» Emma si inchinò e gli baciò la fronte mentre Killian gli spettinava i capelli che erano stati pettinati in modo ordinato.
La signora li guardò con attenzione ed Emma si sentì irrequieta.
«Granny, Milah e Gold sono a casa?» domandò Killian.
«No Killian, sono usciti presto stamattina, dovrebbero tornare oggi pomeriggio» disse l'anziana sorridendo in direzione dei due bambini.
«Bene, allora torneremo nel primo pomeriggio. Ciao ragazzini» salutò i due bambini e aspettò che Emma facesse lo stesso.
«Mi raccomando fai il bravo Henry» lo guardò negli occhi facendogli bene intendere a cosa si riferisse. Salutò anche la donna che non aveva smesso di fissarla. Raggiunse Killian che si era avviato alla macchina.
«Ci possiamo fidare vero? Quella donna non ha smesso un attimo di fissarmi» rivelò Emma mentre si allacciava la cintura.
«Certo, è l'unica di cui mi fidi in quella casa, tranquilla»
«Sai che non funziona così Jones?! Non posso diventare tranquilla a comando»
Lui rise sotto i baffi «Lo so».
«Ho comprato un nuovo mobile, hai da fare?» si girò a guardarlo, non le avrebbe detto di no, lo sapevano entrambi.


 

Era da quando erano arrivati in casa che un'aria elettrica li aveva circondati. Saliti in camera da letto si erano messi seduti per terra cercando di capire le istruzioni di come si dovesse montare quell'aggeggio. Erano passate diverse ore da quando avevano iniziato «Ecco fatto» disse soddisfatto Killian mettendo le mani su i fianchi con fare vittorioso.
La faccia scettica di Emma non era dello stesso avviso. «Jones questi non dovrebbero essere qui» agitò un mucchietto di viti che teneva in una mano e una specie di mensola nell'altra.  «Abbiamo sbagliato qualcosa» eppure si erano concentrati, avevano lavorato bene  e nessuno si era rotto qualcosa!
«Forse erano in più...» ipotizzò lui mentre ricontrollava le istruzioni un po' accigliato. «Non potevi prendere un mobile più facile?»
«Mi piaceva questo! Se non sai montarlo non è di certo colpa mia!» gli mollò uno schiaffo sulla spalla.
«Penso che reggerà comunque» disse risolutivo.
«Io non credo proprio. Cadrà appena ci metterò qualcosa dentro. Accidenti non assomiglia per niente all'immagine del libretto!» era un po' sconsolata.
«Ma che dici non capisci i mobili moderni, è arte»
«Ma sta zitto!» scoppiarono a ridere tutti e due mentre si alzavano dal pavimento e l'uno aiutava l'altra a tirarsi su.
Sentirono un scossa non appena le loro mani si incontrarono. Gli occhi improvvisamente più  scuri.




__________________________
 E anche questo giovedì è arrivato!!!!!
Buon giovedì e buon quasi fine settimana ^-^
Allora vi è piaciuto?! Spero di si perchè sono stati troppo carini xD sono fiera di me, si me lo dico da sola anche se non si dovrebbe ahahaahh
Che altro dire, il capitolo è stato abbastanza esaustivo mi pare, si sono divertiti e tra un Henry che va a giocare a casa di Bae e mobili strani di cui anch'io ignoro le fattezze, siamo arrivati anche oggi al fine di questo capitolo xD Cosa combineranno nel prossimo capitolo? Non lo so! Cioè io lo so ma non ve lo dico u.u
Comunque il vestito nero che indossa Emma è un connubio tra il vestito che aveva all'appuntamento con Walsh e quello della dark Emma...che diciamolo era proprio sexy ahahahh e penso che anche Killian nonostante tutto apprezzasse u.u
Passiamo un momento alla puntata quindi non proseguite se non volete Spoiler o indiscrezioni u.u 
Non so voi ma io l'ho trovata carina ( c'era Craig Horner, il mio Cercatore de La spada della Verità, quindi è stata bella a prescindere nonostate la fine che gli hanno fatto fare T.T), la Evil Queen è troppo troppo bella, mi piace davvero un casino per non parlare della scena dove si rivolge ad Henry xD e vogliamo parlare quando dice a Regina che sarà lei a distruggere tutto e lo fa canticchiando?!?! cioè a me è venuto un brivido lungo la schiena per quanto è stata favolosa xD. Killian che tormntato chiede perdono a Belle è stato tenerissimo, anche se ho quasi scapocciato quando davanti ad Emma che lo scarica per andare da Archie lui le dice che va bene...mh va bè se per lui è ok, ok.
Chiudiamo con il momento recensione che l'ho già fatto su un altro sito xD qui concentriamoci sulle storie va ahahahah
Per il prossimo cap non dico nulla, manteniamo un po' di suspance u.u
Ancora buona giornata gente nonostate questo tempo ballerino ;)
Alla prossima e grazie a chiunque di voi passerà a lasciarmi una recensione ^.^ ovviamente un grazie anche a voi che leggete in silenzio ;)
Gio

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15


 

Non c'erano scuse, dubbi o incertezza. In quel momento era giusto così. Non dovevano essere in apprensione per nulla. Non dovevano fare attenzione ai bambini nell'altra stanza. C'erano solo loro.
Si erano aspettati. Avevano avuto bisogno del loro tempo per capire la portata di quel sentimento che una volta uscito allo scoperto non si sarebbe più potuto relegare in qualche anfratto del loro cuore.
«Emma ciò che provo per te non è cambiato...cresce ogni giorno di più» la voce roca divenuta un sussurro mentre le guardava le labbra per poi salire ai suoi occhi.
Lei specchiò i suoi occhi verdi in quelli blu di lui che le scavavano dentro alla ricerca di quel sentimento simile al suo.
«Io ti amo Emma» quelle quattro parole ebbero un effetto liberatorio, un senso di calma interiore lo avvolse.
Lei forse non era pronta ma sapeva che quel suo amore non era ad un'unica direzione.
La bocca di Emma cedette, voleva rispondere a quella dichiarazione ma non ce la fece.
Era troppo.
Non era più abituata a quell'amore che non derivava da quello per suo figlio.
Per quanto giovane aveva amato intensamente anche lei, un solo uomo, uomo che l'aveva abbandonata. Non si sentiva sbagliata. Ma soffrire ancora così non lo avrebbe tollerato. Non pensava di meritarselo. Nessuno lo meritava.
Agire era quello che le riusciva meglio.
Iniziò a sbottonargli la camicia con gesti lenti e cadenzati. Avevano tutto il tempo.
Lui avrebbe capito. Erano connessi in qualche modo e sapeva che lui l'avrebbe capita, non sarebbe stato il solito sesso. Si sarebbero amati come entrambi meritavano.
Lentamente la camicia di lui era caduta ai loro piedi seguita dalla maglia di Emma.
Chiusi nella loro bolla magica percorsero il corpo dell'altro con maggiore cura e attenzione, come se fosse stata la loro prima volta. Non avrebbero corso.
Gli occhi blu di Killian non si separarono un solo istante da quelli di lei.
L'amava, non poteva farne a meno.
La sicurezza che al di fuori di quelle mura li caratterizzava perse di consistenza lasciando la tenerezza e gesti delicati come unico mezzo per percorrere il corpo di fronte al loro.
Si sentivano liberi di amarsi senza nascondersi dietro a muri o maschere.
Lui non era più l'uomo tormentato e privato di uno dei beni più preziosi qual era suo figlio e nemmeno naufrago in balia di avventure di una notte in cerca di amore.
Era solo Killian.
Lei non era più la giovane donna che doveva celarsi dietro ad una finta identità per poter stare con suo figlio biologico e che temeva di amare ed essere amata dall'uomo che aveva scoperto di amare.
Era solo Emma.
Il tempo sembrò volare, tale era il trasporto del loro amore e l'intensità della passione , e stanchi ma appagati come lo furono in quel momento non lo erano mai stati.
Tra le braccia di lui lei si sentì finalmente protetta.
Con lei tra le braccia lui si sentì nel posto giusto.
«Killian» ruppe il silenzio Emma che era poggiata al petto di lui all'altezza del cuore.
«Emma se stai per chiedermi qualcosa riguardo ai bambini ,giuro che mi alzerò da questo letto e dovrai chiedermi scusa in ginocchio per farmi tornare da te» ogni volta finiva così, con lei che pensava ad altro che non fosse loro. Ma in quell'occasione non glielo avrebbe permesso. Non lo avrebbe proprio accettato.
La sentì ridere e distese i muscoli che si erano momentaneamente contratti. Riprese a percorrerle la schiena zigzagando tra i lunghi capelli biondi sparpagliati su di essa.
Quei momenti lo facevano sentire parte di qualcosa. Qualcosa di bello.
Non lo guardò ma a lui giunse forte e chiaro quello che fuoriuscì da quelle labbra che aveva smesso di amare solo qualche minuto prima.
«Ti amo anche io Killian» lo aveva sussurrato come se stesse pronunciando un segreto inconfessabile.
Non percependo nessuna risposta a quella che era stata la verità con cui aveva combattuto con tutta se stessa per accettarla, si alzò puntellandosi con i gomiti sul petto di lui.
«Beh? Non dici nulla?!»
La guardò con sguardo criptico «Non lo so Swan» ogni volta che la chiamava così non era serio.
«Idiota, non te lo dico più allora» rifuggì dai suoi occhi ritornando sul suo petto ma tenendo le braccia avvolte al corpo di lui.
Non era arrabbiata o offesa. Se lo meritava quel trattamento distaccato...anche se avevano appena fatto l'amore dopo che lui aveva detto di amarla...
Lo sentì muoversi sotto di lei e si ritrovò di nuovo sotto di lui. Un ghigno si dipinse sul volto dell'uomo. Ricominciò a non dar tregua alle labbra di lei e a quel corpo che lo richiamava a sé.
Si amarono ancora un altro po' finché non si resero conto che era il momento di tornare alla realtà e dai loro figli.
«Sai Emma, forse risulterò uno stronzo indelicato»
«Troppo tardi Jones» lo canzonò lei mentre si rivestivano.
«Ok, va bene, allora risulterò ancora più stronzo dopo quello che ti sto per dire, ma stavo pensando ad una cosa l'altro giorno...» voleva sembrare il solito scanzonato ma lo imbarazzava fare un discorso del genere con lei...non era proprio da gentiluomini.
«Ovvero?» si allacciò il reggiseno e si voltò guardandolo attentamente aspettando di sapere cosa lo imbarazzava a tal punto.
«Beh, si insomma, io più di una volta ho pensato di richiedere l'affidamento di Bae» giocherellò con la maglia che teneva tra le mani. «Diciamo che la legge non gioca a mio favore in questa situazione. Agli occhi di tutti risulto come un povero squattrinato che non riuscirebbe a mantenere suo figlio...»ci stava girando intorno ma Emma non gli avrebbe messo fretta.
«Quindi pensavo, non tirarmi nulla per favore, che se un giorno ci...sposassimo, forse risulterei idoneo per l'affidamento. Non so se sei ricca e non starò qui a farti i conti in tasca ma sono sicura che , economicamente parlando, tu stia messa meglio. Non ti sto proponendo nulla Emma, non devi sentirti obbligata o altro anzi ora che l'ho detto ad alta voce sembro ancora più stronzo. Scusa non dovevo nemmeno parlartene.» L'aveva guardata solo quando si era scusato. Le guance imporporate di rosso e la mano che si andava a grattare la nuca, uno sdi suoi segni caratteristici quando era nervoso.
Lei era rimasta attonita, tutto si era aspettata tranne una cosa del genere...perchè a quella possibilità, e si vergognava come lui per questo, ci aveva pensato anche lei. Ma era stato prima di dirgli che lo amava. Ora non era più un gioco malsano, era qualcosa di serio.
Il cuore iniziò a batterle all'impazzata, aggirò il letto e gli prese il viso tra le mani imprimendo con forza le sue labbra su quelle di lui e sul resto del viso, incurante della barba che le faceva solletico.
Lui le poggiò le mani sulla pelle ancora nuda dei fianchi anche se non sapeva bene come reagire...
Non sapeva cosa stesse pensando di lui in quel momento.
Ripresero fiato e come se non avessero mai avuto quella conversazione Emma tornò dall'altro lato della stanza per rivestirsi mentre entrambi rimuginavano alle parole appena dette.Ognuno a fare i conti con i loro pensieri. L'atmosfera di nuovo tranquilla nonostante il carico di quelle parole fosse davvero consistente.
«Cavolo Jones, ho succhiotti dappertutto!»


 

Per la seconda volta in quella giornata si ritrovarono di fronte all'enorme portone, questa volta un po' più sereni.
«Oh, non vi aspettavo così presto. I bambini sono su a giocare, entrate» Granny fece strada in quel grande involucro dorato.
«Si sono fatti vivi?» Killian non dovette specificare a chi alludesse.
«Sono passati due ore fa per prendere alcuni documenti».
Emma si arrestò rimanendo un passo indietro. Non si era aspettata un incontro tra Henry e quella che era la sua vera madre. Killian si voltò con una faccia interrogativa. Emma fece un sorriso forzato e lo raggiunse incrociando le loro mani. Aveva bisogno di un supporto anche se per lui sembrò un semplice gesto.
Salirono le scale mentre Emma esaminava l'interno della villa. Erano ricchi, lo si capiva ad un kilometro di distanza.
Arrivarono nella stanza dove i due stavano giocando.
Appena Henry li vide saltò in piedi e li andò ad abbracciare entrambi. Bae sulla cui faccia prima del loro arrivo regnava la gioia più pura ora che erano arrivati gli angoli della bocca faticavano a rimanere su, sebbene era contento anche lui di vederli.
«Vi siete divertiti?» domandò  Emma mentre guarda il cambiamento repentino di Bae . Lo vide annuire  con aria rassegnata.
«Ei gnomo» Killian si inginocchiò a suo figlio «Stavate giocando con le macchinine? Chi vinceva?» ne prese una tra le mani.
«Stavamo pareggiando ma siete arrivati.» lo guardò con quel visino vispo un po' imbronciato.
L'aria era cambiata.
Emma vide un sacco di giochi, libri e tutto ciò che un bambino potesse desiderare.
«Facciamo una partita tutti insieme?» chiese Bae fissando i due arrivati.
«Certo!» la bionda li seguì  sul pavimento con Henry al fianco.
Si misero tutti e quattro in posizione per far partire le loro macchinine quando sia Henry che Bae si voltarono verso Emma e alla sua scollatura neanche tanto profonda.
«Mamma che cosa ti sei fatta?»
«Ti sei fatta male?» domandarono i due bambini.
Killian scoppiò a ridere non riuscendo a trattenersi. Emma si alzò di scatto. Un  paio di lividi sopra i seni spiccavano sulla maglia.
«No...cioè si, prima stavamo montando un nuovo mobile e...e mi sono fatta male» fulminò Killian e gli mollò un altro schiaffo sulla testa.
Giocarono e risero per un buon quarto d'ora quando Granny tonò da loro.
«Killian tra poco dovrebbero  tornare e forse è meglio che...» non le piaceva doverli invitare ad andarsene ma non sapeva se i signori di casa sarebbero tornati con il morale giusto ad intrattenere degli ospiti...specialmente se si trattava di Killian.
«Certo Granny, ora andiamo.  Ciao cucciolotto» stampò sulla fronte di suo figlio un bacio guardandolo un'ultima volta negli occhi ed uscì. Gli faceva male ogni volta. Henry lo salutò con una stretta di mano che avevano inventato quella mattina stessa e seguì Killian fuori dalla stanza.
Emma rimase sola con Bae che la fissava come un bambino non avrebbe dovuto fare. Era troppo grande e vuota quella casa per un bambino.
«Io non voglio che ve ne andiate» mormorò non smettendo di guardarla.
Non le ressero le gambe, si ritrovò all'altezza di Bae con due occhi gonfi che dolevano.
«Neanche io voglio lasciarti qui Bae, è l'ultima cosa che vorrei fare» gli prese le manine che aveva iniziato a torturarsi.
«E allora portami via» sciolse l'intreccio delle loro mani per allacciargliele al collo con tutta la forza che possedeva. « Non voglio rimanere qui, voglio venire con voi».
Quelle erano le parole che aveva desiderato sentirsi dire da suo figlio ma era impotente in quel momento, ora come ora non poteva fare proprio nulla.
Forse avrebbe dovuto lasciare tutto come era, non intromettersi nelle loro vite, non avrebbero sofferto ulteriormente. Sarebbe stato meglio. Tutto quel dolore le rendeva difficile respirare.
«Bae ti prometto che lotterò per te, lotterò sempre per te ma ora non posso fare nulla» le parole che uscivano tra un pianto mal trattenuto.
«Ok, io credo in te...mamma».
Lei spalancò gli occhi, come poteva sapere?! Henry. Distolse lo sguardo stringendo forte gli occhi.
«Non ti arrabbiare con Henry , lui lo ha fatto per me» con le mani le prese le guance  «Prometti che verrai a prendermi. Io farò il bravo»
«Oh Bae» singhiozzò lei « te lo prometto.» gli baciò le guance e lo strinse poi si alzò « chiamami quando vuoi».
Uscì da quella stanza, da quella casa, da quella gabbia.
Henry era già salito in auto quando la vide arrivare come un a furia, mentre si stropicciava gli occhi.
«Hei Emma» Killian si spaventò.
«Non possiamo lasciarlo qui» gli disse  lei con la faccia ancora rigata dalle lacrime mentre agitava le mani verso la villa, l'immagine di Bae solo in quella stanza con gli occhi che gli brillavano di speranza.
«Non possiamo portarlo via così, lo sai» cercò di calmarla.
«A me non interessa!» iniziò a colpirlo sul petto pur sapendo che anche lui aveva le mani legate, «Io non posso lasciarlo qui! Dobbiamo fare qualcosa, è troppo piccolo per questa gabbia così enorme» continuava a colpirlo.
Le bloccò i polsi per trattenerla.
«Emma calmati! Non è né il momento né il luogo per comportarsi così! Respira! Guardami, ora andremo a casa e ne parleremo. Ma non qui, non davanti ad Henry. Ok?!»
Si passò la lingua sulle labbra per poi morderle e reprimere tutta quella rabbia  che stava crescendo in lei.
Salirono in macchina e nel completo silenzio arrivarono a casa.
Emma scese come una furia non curandosi di essere seguita o meno dagli altri due.
La videro sparire dentro casa.
«Rimango a giocare un po' in cortile» disse Henry capendo che c'erano problemi all'orizzonte.
«Grazie»  sorrise stanco per quell'evoluzione inaspettata della giornata. Aspettò che il bambino andasse nel retro e prese un respiro prima di varcare anche lui la porta di casa.
Salendo le scale udì un tonfo e si precipitò nella stanza di Emma.
«Che diavolo stai combinando Swan?!» Killian era esterrefatto, un comportamento del genere non se lo era aspettato da lei. Aveva lanciato quella mensola avanzata sul mobile che avevano montato la mattina stessa.
La vedeva camminare avanti indietro come un animale insofferente. Gli ricordava se stesso quando l'aveva tradita. Ma non l'avrebbe vista autodistruggersi e distruggere quella casa. Tentò di prenderla per la vita e guardarla in faccia ma era tutto inutile. Ribolliva di rabbia e frustrazione.
Si sedette sul bordo del letto aspettando che si calmasse da sola.
Emma alternava il mordersi le unghie con il tormentarsi una ciocca di capelli. Stava cercando una soluzione a quella situazione. Doveva dirglielo, lui doveva sapere. Non avrebbero avuto più segreti e si sarebbero aiutati a vicenda.
Si bloccò e si voltò in direzione di Killian che continuava a fissarla da quando era entrato.
Si inginocchiò e si posizionò tra le sue gambe prendendogli il viso tra le mani.
Gli occhi che brillavano di determinazione stava per parlare quando qualcosa negli occhi di lui la fece desistere. Vi lesse amore e una cieca fiducia in lei. Non poteva fargli questo.
«Sposiamoci Killian». Avrebbe creato la sua famiglia sulla base di una menzogna? La verità la sapevano tutti tranne l'uomo che diceva di amare, l'uomo di fronte a lei. Ma lo avrebbe fatto per i loro figli, forse glielo avrebbe detto...un giorno.
Le sopracciglia di Killian si incresparono e un senso di agitazione gli nacque al centro dello stomaco.
«Io...io Swan» le prese i polsi e iniziò a carezzarle le mani mentre un senso di colpa si faceva strada sul suo volto «Non posso chiedertelo, era solo una stupida idea. Non potrei mai chiederti una cosa del genere...sarei un egoista. Non dovevo nemmeno parlartene» le sorrise mesto.
Lei si sentì un idiota ma quella era l'unica possibilità che vedeva per loro.
Abbassò la testa sulle loro mani facendo cadere il silenzio.
«Mammaaaa ho fame!» .Sentirono Henry urlare al piano di sotto.
«Troverò un modo Emma, te lo prometto» Killian le baciò la fronte, poi scese baciandogli il naso e infine si soffermò sulle labbra di cui non ne aveva mai abbastanza.
Lei sorrise sulle sue labbra e si scansò per farlo alzare e per vederlo scendere giù da Henry. Rimase a guardare il vuoto per un altro po'. Non ce la faceva più a mentirgli. Lui non se lo meritava. E lei non meritava lui.




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Buona sera gente! 
No, non sto talmente fuori da non ricordarmi che è domani giovedì xD ma domani è una giornata un po' movimentata e non saprei quando postare quindi toh, eccovi il capitolo...e spero vi faccia piacere :'D 
Cooooomunque, io ci tengo a ricordarvi di non aspettarvi scene hot da parte mia ahahahaahh cioè parto con l'intenzione di concedervele ma poi non escono ahahha vi lascio sbizzarrire con la fantasia perchè ancora, e non so se mai accadrà, non è il mio momento per scrivere certe cose ahahhahaha lascio fare a chi è capace u.u meglio rimanere in acque sicure.
Poooooi abbiamo avuto una bella scenetta drammatica tra Emma e Bae :') piaciuta? Mentre la scrivevo avevo le sopracciglia aggrottate per lo sforzo di Emma di non piangere a dirotto T.T perchè io non ce la facevo a rimanere impassibile!!!! Spero nemmeno voi, un po' di solidarietà per favore!!!
Emma che di getto vuole dirgli tutto ma che poi cambia le parole volendo  davvero prendere in considerazione la proposta/non proposta di Killian, che ammettetelo non ve l'aspettavate e non dite il contrario perchè nemmeno il lo sospettavo minimamente, ma ovviamente lui, più lucido di lei, capisce che uno sfogo momentaneo e che lei non lo pensa davvero...ma sarà davvero così? Ormai alzo le mani pure io. 
Piccolo momento per parlare/esultare/piangere di gioia nei confronti di questa bellissima puntata vista lunedì.
Cioè, è stata perfetta in ogni cosa, dalla storia di Cenerentola al mega /super agognato traguardo che hanno compiuto i nostri Captain Swan!!!!! Ho visto le loro scene a ripetizione finchè non mi sono detta che proseguire ancora sarebbe sembrato strano x'D Ma come non si può non  guardare e riguardare un Killian Jones alle prese con quella bimba e lo sguardo di Emma che vale più di mille parole, semplice non si può e infatti lo si va a rivedere, così come si riguardano tutte le loro scene di questo bellissimo episodio.
E poi la Evil Queen e Hyde promettono bene ahahhahahaaha
Ok ho parlato/scritto pure troppo. E' tempo di leggere cosa avete da dire voi ^-^ del capitolo e della puntata ovviamente u.u o di quello che volete ahhaha 
Io ringrazio davvero infinitamente chi continua a leggere e recensire, Grazie Grazie Grazie. Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima e grazie :)
Gio

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

 

La scuola era iniziata per i bambini e la vita sembrava aver ripreso a scorrere normalmente. Non avevano più parlato di quel giorno ma era un pensiero costante per tutti. Non si era parlato più di matrimoni o rapimenti...sì, avevano parlato anche di prendere Bae all'uscita di scuola e portarlo via, ma erano discorsi fatti quando abbracciati nel letto di Emma si ritrovavano a pensare alle loro vite. Non erano da prendere troppo sul serio quei discorsi, o almeno così pensava Killian. Emma era disposta a tutto ma conveniva con lui che farsi mettere in prigione non avrebbe giovato a nessuno.
Killian viveva a casa di lei per quasi tutta la giornata, si incontravano sotto scuola di Henry che distava solo qualche kilometro da quella di Bae e dopo aver salutato i bambini si ritrovavano a casa di lei ad amarsi e finire di sistemare la casa. Quando poi era tempo di riprendere Henry ci andavano insieme e sempre insieme tornavano a casa e tempo mezz'ora arrivava la chiamata di Bae che contento raccontava la sua giornata. Si sedevano tutti e tre o sul divano o al tavolo della cucina e mettendo in viva voce chiacchieravano come se fossero davvero tutti insieme. 
Per ora era un buon compromesso. Bae sembrava più allegro da quando si erano visti, era felice quando parlava dei compagni e della scuola e insieme ad Henry si divertiva a fare le videochat a cui partecipavano anche loro.
Ma Killian non rimaneva a dormire da loro. Si fermava a cenare solo qualche volta o rimaneva a guardare la televisione insieme a Henry o giocarci insieme. 
Lui lavorava di sera e pagava ancora l'affitto insieme a David, doveva tornare a quella che a tutti gli effetti o perlomeno su carta era casa sua.
«Ci vediamo domani» Killian batté la mano sulla schiena di Henry intento a guardare i cartoni.
«Ma devi già andare via?!» Henry si voltò e si arrampicò su di lui come se fosse una scimmietta.
«Se fai così sarà un po' difficile guidare in effetti» si alzò dal divano e mettendolo a testa in giù tra le risa e le urla.
«Henry vai a lavarti le mani che...oddio Jones mettilo giù!» Emma era andata in salotto per chiamare suo figlio a tavola e invece se lo trovava a testa in giù come un salame.
« Ok ok» e mentre rideva anche lui lo rimise a terra scompigliandogli i capelli e ricevendo un'occhiataccia da parte del bambino che non tollerava più di essere scompigliato.
«Killian prendiamola e facciamole il solletico!» le idee geniali di Henry sorprendevano sempre tutti. Killian gli rivolse un ghigno complice.
«Henry! Ma da che parte stai!» Emma non credeva alle sue orecchie! Da quando suo figlio non si alleava con lei?! 
Presto si ritrovò a dover correre intorno al tavolo della cucina mentre i due la circondarono senza lasciarle scampo. Killian se la caricò come un sacco di patate su una spalla, Henry esultava.
«Henry sei un traditore! Da domani verdure tutte le sere!» continuava a dare pugni sulla schiena di Killian ma non ce la faceva a non ridere anche lei per quella situazione.
La intrappolarono sul divano con Henry seduto sul suo sterno mentre con le mani le faceva il solletico sotto il collo mentre Killian si occupava dei suoi fianchi. Sembrava presa dalle convulsioni, non riusciva a smettere di ridere...ma  anche respirare si stava rivelando difficile.
«Ok mi arrendo! Anche se non ho fatto nulla mi arrendo!» alzò le braccia e finalmente i due si fermarono ed Henry le tirò le guance per poi scendere e annunciare che sarebbe andato a lavarsi le mani.

Emma riprendeva fiato mentre Killian seduto sul pavimento la osservava con un sorriso sghembo. Era una tortura doversene andare, quella donna era una calamita. 
«Te la farò pagare Jones» lo guardò di sguincio mentre si teneva con una mano la fronte e l'altra la pancia. Lui rise e si alzò porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi. La accettò e si ritrovarono uno di fronte all'altro. 
Il solo guardarsi negli occhi infondeva pace ad entrambi anche se in quelli di Emma era sempre presente una scintilla di qualcosa che lui non avrebbe capito finché non fosse stata lei a parlargliene.
Le spostò una ciocca dietro l'orecchio mentre l'altra mano le andava dietro il collo per avvicinarla. Stavano per  baciarsi quando lei a tradimento gli morse il labbro e si staccò da lui. «Questo è per il solletico» si passò la lingua con fare malizioso sulle labbra e si voltò per andare in cucina.
«Oh Swan...» chiuse gli occhi e respirò profondamente. Lo avrebbe fatto impazzire.

Mentre aiutava Henry a mettersi il pigiama Emma gli chiese per l'ennesima volta cosa fosse successo quando aveva incontrato Milah.
«Niente...» e come tutte le volte lui le rispondeva così, non volendo continuare.
«Per favore Henry per me è importante saperlo» Emma voleva sapere, non avrebbe lasciato perdere.
E come se stesse compiendo un grande sforzo le disse come era andata «Non è successo niente. E' arrivata, mi ha guardato cinque secondi poi ci ha salutato e se ne è andata» lo aveva detto a testa bassa dopodiché si era infilato sotto il lenzuolo dandole le spalle.
Emma gli chiese un'ultima cosa, quella che la preoccupava di più «Henry hai visto anche Gold?» lo vide rannicchiarsi ancora di più. 
«Si...è rimasto sulla porta a fissarci...io non voglio più tornarci in quella casa...» disse in poco più di un sussurro.
Anche Emma non sarebbe più voluta tornarci, e non lo avrebbe fatto se non per prendersi suo figlio.
Gli carezzò la testa e gli lasciò un bacio «Ti voglio bene Henry» lo vide annuire e poi uscì dalla stanza.
Henry non ci aveva voluto credere. Non ci aveva voluto credere al suo amichetto quasi fratello, quando gli parlava di quella che era sua madre, aveva voluto credere che stesse solo ingigantendo quella figura materna che pareva assente. Aveva sbagliato a non credere. L'indifferenza dietro quello sguardo di ghiaccio lo aveva intimorito, si era aperto in un sorriso quando era arrivata nella stanza ma ne aveva ricevuto un sorriso finto e lui non sapeva ancora cosa fosse l'essere falsi, ma aveva percepito che quelle labbra tirate su non erano altro che per circostanza e per accertarsi che quello che credeva essere suo figlio stesse bene. Si era sentito immensamente triste, sollevato lo era ora, nel suo letto, con quella che era davvero sua madre per lui. Milah era una bella donna, lo aveva notato subito, ma aveva il viso vuoto, vuoto di tutto. 
Si strinse il lenzuolo sotto il mento quasi a difendersi, ma da che cosa non lo sapeva.

«Ciao Killian» Henry gli aveva aperto la porta ed era corso in salotto a vedere la tv.
«Emma?» di solito era lei che gli apriva.
«E' di sopra, dice di stare bene ma non è vero» mangiucchiava un panino mentre gli rispondeva, le briciole che cadevano sul divano.
«Ok» lasciò le chiavi sul tavolo e salì le scale mentre sentiva strani rumori da quella che era la stanza da bagno.
«Emma? Tutto bene?» era inchinata all'altezza della lavatrice e quando lo vide per poco non cadde.
«Cavolo Jones mi farai prendere un colpo! Non avevo sentito il campanello» finì di mettere panni e detersivo e chiuse l'oblò della lavatrice. 
La vide strana, aveva gli occhi un po' arrossati e stanchi «Hai pianto?» 
Lo fissò sinceramente confusa «No ,perché?» aveva mille pensieri ma non  aveva pianto recentemente, si sentiva le ossa doloranti ma tutto lì, era il trasloco.
«Mmm se lo dici tu. Stasera ho uno spettacolo, vieni? Però stavolta Henry non può venire» si avvicinò malizioso verso di lei.
Non le andava ma dopotutto che male c'era a uscire un po' e lasciare la testa libera per due o tre ore? Per Henry avrebbe chiamato Anna o Elsa...e ora che ci pensava doveva anche organizzare una festicciola per inaugurare la nuova casa...
«Terra chiama Swan...» Killian la richiamò e lei sorrise colpevole, pensava troppo.
«Si, faccio una chiamata per Henry». Lui riempì gli ultimi centimetri di distanza e le diede un bacio sulla fronte.
«Swan ma sei bollente! Hai la febbre!» le riposizionò una mano sulla fronte per convalidare quanto aveva detto.
La scostò bruscamente «Ma che dici! Sto benissimo» d'accordo forse aveva il raffreddore visto che da quella mattina non faceva altro che soffiarsi il naso e non era andato che peggiorando. Ma la febbre no, lei non si ammalava mai!
Non uscirono del tutto dal bagno che Emma si bloccò «Sto per vomitare» fece dietrofront e si piegò sul water.
«Cavolo Swan, ma non potevi trattenerti?!» il sarcasmo nella sua voce non sfuggì alla bionda che mentre si teneva i capelli con una mano l'altra la impiegò per mandarlo a quel paese. Sempre ridendo si avvicinò e le tenne la fronte raccogliendole tutti i capelli. Non era la cosa più sexy da fare insieme ma di sicuro non si sarebbe scandalizzato o schifato, aveva affrontato i peggio post sbornia e quello non era nulla a confronto.
«Che schifo...»mugugnò lei mentre si lavava la faccia e sciacquava la bocca. Vomitare era una delle cose più irritanti da fare.
«Vattene a letto e non fare storie. Per la cena ce la caveremo io ed Henry» la portò in camera spingendola per i fianchi e lei non si lamentò, ora che aveva lo stomaco in subbuglio e mezzo svuotato voleva mettersi sotto le lenzuola e non vedere più nessuno. La fece stendere e poi scese al piano di sotto.
«Mamma ha l'influenza vero?» Henry lo aveva raggiunto in cucina e si era seduto su una delle sedie «Nella mia classe si sono ammalati un sacco di bambini» 
«Lo avevo immaginato, anche da Bae è successa la stessa cosa.  Per la cena vediamo cosa si rimedia.» 
Fece cenare Henry, lui mangiò solo la frutta che trovò nel frigo perchè andare pesante ad uno spettacolo non era il massimo. Sparecchiarono, lavarono quelle quattro stoviglie che avevano usato e salirono le scale, mentre Henry si andava a mettere il pigiama, Killian raggiunse Emma.
«Ehi» si avvicinò piano al letto «io vado, torno tra qualche ora per vedere in che condizioni stai, ok» 
«Ok, prendi le chiavi, non verrò ad aprirti». Killian sorrise sotto i baffi e le baciò i capelli, salutò Henry ed uscì. Se la sarebbe risparmiata quell'uscita ma non poteva abbandonarli all'ultimo momento. Non sarebbe stato professionale.
La serata era trascorsa fin troppo lentamente, era andato tutto bene come al solito ma non vedeva l'ora di tornare a casa... cioè, a casa di Emma.
Una volta entrato fece attenzione a non fare il minimo rumore e quando entrò nella stanza illuminata dalla televisione li trovò addormentati profondamente. Henry era steso per orizzontale e poggiato sulle gambe di Emma, probabilmente per non essere troppo vicino e contrarre  anche lui l'influenza.
Lo prese in braccio per metterlo nel suo letto dove avrebbe dormito sicuramente più comodo.
Si appoggiò sul bordo del letto di Emma per vedere se scottava ancora, non era più calda come prima ma era ancora un po' calda.
«Ehi»
«Scusa non volevo svegliarti»
«Non stavo dormendo» mentì, ma era anche vero perchè il mal di testa non le facilitava il sonno. Si scostò un po' per fargli posto.
Si distese accanto a lei e lei si appoggiò sul suo stomaco. «Se non riesci a dormire possiamo parlare» optò lui. 
«Non mi va di parlare, parla tu».
Le iniziò a carezzare i capelli e a massaggiarle la schiena anche se la posizione in cui si trovava non era delle migliori.
«Ok, beh penso, e sono quasi sicuro, che tu abbia preso l'influenza a scuola di Henry, la febbre li ha decimati, è successo anche da Bae»
«La scuola è iniziata da meno di due settimane e già cercano modi per non andarci» ironizzò lei con voce roca per il mal di gola. Davanti a quel commento lui non poté che sorridere.
«In ogni caso a letto malata ci sei tu e non loro.» sentenziò lui.
«La serata come è andata?»  cambiò discorso Emma.
«Bene, ti sei persa un sacco di reggiseni volanti. Era pieno di fan urlanti. Ho i loro numeri scritti sulle braccia se vedi bene» .
«E perchè sei qui?» non era né acida né scontrosa, si stavano divertendo in quello scambio di frecciatine.
«Mi hanno tentato ma ho dovuto rifiutare perchè mi aspettava una moribonda a casa e loro hanno capito e mi hanno amato ancora di più» disse con tono di sufficienza.
«Oh che uomo davvero generoso e privo di alcun secondo fine» lo schernì.
«Ma non hai detto che dovevo parlare io mentre tu tacevi e cercavi di dormire?!» 
«Mmm...hai ragione» si strinse e poco dopo si addormentò. Lui guardò ancora per qualche minuto la televisione che trasmetteva i cartoni animati chiedendosi perchè non l'avesse spenta. Si prese qualche minuto per prendere consapevolezza che era stata la prima notte che passava a casa di Emma. Serata atipica ma pur sempre la prima. E mentre ci pensava e pregava che non si beccasse anche lui la febbre si addormentò anche lui, cullato dal respiro regolare di lei e dalle vocine che provenivano dalla tv.

La sveglia di Emma li destò, chi più chi meno.
«Emma come ti senti?» chiese con voce impastata dal sonno. Ebbe come risposta un mugolio mentre la sua  faccia affondava tra i cuscini.
«Deduco che tu non stia nel pieno delle forze. Porto io Henry a scuola così ti puoi riposare un altro po'» non ne era convinto ma ormai lo aveva detto. Le diede una pacca sul fondoschiena mentre lei continuava a dormire. Gesto che non riuscì a svegliarla o a smuovere da sotto i cuscini.
Armandosi di tutta la buona volontà si mise in piedi e andò nell'altra stanza a svegliare il bambino che nell'udire che sarebbe stato lui quella mattina ad accompagnarlo a scuola si era alzato senza tante storie. Essere accompagnato solo dal proprio papà lo rendeva euforico!
Guidò tranquillo mentre canticchiava insieme ad Henry una canzone che passava la radio e che conoscevano entrambi.
Davanti alla scuola non poté non trovare la sua nemesi, Jefferson.
Prese un respiro profondo, non voleva che Henry si vergognasse di lui la prima volta che lo accompagnava senza Emma, voleva fare bella figura! Quindi con un sorriso non proprio sincero si avvicinò all'uomo e a sua figlia.
«Ciao Grace!» la salutò Henry. «Ciao Jeff»
«Ciao Henry, ciao Killian» a Grace piaceva Killian, come ad una bambina può piacere il papà del suo amichetto preferito ovviamente.
«Grace» le fece un accenno di inchino e la bimba sorrise affascinata , Henry vedendo la sua reazione prese parola.
«Ok noi andiamo, ciao Killian, ciao Jeff» e prendendola per mano si avviarono all'entrata. Era geloso di suo padre? 
«Emma?»
«A casa con la febbre» 
«Oh, verrò a trovarla» ghignò.
Killian indurì la mascella «Ma certo» non doveva essere geloso di lui, Emma gli aveva detto di amarlo quindi non doveva temere nulla. Quello era il mantra che si stava ripetendo per auto convincersi a non rispondere in modo acido.
L'altro sorrise «Potremmo diventare amici Jones»
«Nei tuoi sogni» sorrise anche lui.  

Passò la febbre, passarono i giorni, passò la festicciola organizzata per inaugurare la nuova casa, festicciola dove a sua grande sorpresa Jeff e Killian non si attaccarono come due cani rabbiosi ma sorprendentemente si tollerarono scambiando anche qualche parola che non furono insulti.
Emma non aveva parlato né con Mary Margaret né con Elsa delle ultime novità...voleva essere felice ancora un po' sebbene sapesse che era solo una felicità apparente e non completa
I giorni passavano e la situazione andava stabilendosi su dei parametri accettabili. La loro routine era ripresa con loro due che si vedevano la mattina per passare la giornata insieme come una coppia di fatto e poi come una famiglia.
Erano scesi in salotto seduti sul divano, lui faceva zapping con il telecomando alla ricerca di qualche programma interessante e lei con le ginocchia al petto girata verso di lui che lo fissava, in un mare di pensieri che non trapelavano dai suoi occhi. Un silenzio che non pesava. 
«Facciamolo» irruppe lei nella quiete che regnava sovrana nella casa.
«Lo abbiamo fatto qualche ora fa, e tra poco devo andare a prendere i bambini» l'angolo della bocca di lui a creare un sorriso sghembo ma tenendo lo sguardo puntato alla televisione.
Il calcio ''scherzoso'' che lei gli lanciò sullo stomaco lo lasciò esterrefatto. 
«Cazzo Swan! Mi manderai all'ospedale prima o poi» 
«Io non intendevo quello» gli si avvicinò sedendosi  a cavalcioni sulle sue gambe senza ricevere il permesso, gli si mise faccia a faccia in modo da oscurargli la visone di quel programma che neanche stava guardando veramente. 
«Intendevo sposiamoci, facciamolo» era convinta che quella fosse l'unica opzione possibile per far si che tutti e quattro fossero felici. Lui la guardò terreo, pensava che ormai con il passare dei giorni lei si fosse scordata di quell'idea inaccettabile.
«No Emma»
«Ma perchè no?! E' la soluzione migliore!» gli mise le mani sulle spalle cercando di fargli vedere quella via di salvezza che sembrava vedere solo lei.
«Non è una buona ragione » scandì quelle parole e distolse lo sguardo dagli occhi di lei. Gli costavano care quelle parole, non era quello credeva ma non poteva cadere così in basso, aveva una dignità e appellarsi all'aiuto economico che lei gli avrebbe fornito non lo avrebbe accettato. Si lo aveva proposto lui e si malediva per averlo fatto ,ma inconsciamente gliene aveva parlato per vedere la sua reazione ad un eventuale futuro con lui.
«Ma hai detto di amarmi» il sussurro con cui pronunciò quell'affermazione che nascondeva, ora, un senso di irrequietezza scavò una profonda crepa tra i loro corpi. Tutte le certezze vacillarono.
Lui chiuse gli occhi stanchi e se li massaggiò, non era quello che voleva farle intendere ma vederla così turbata gli suscitò un piccolo guizzo di soddisfazione che però tenne relegato da qualche parte perchè non era il momento di scherzare.
«Ed è così Emma» le disse dolcemente guardandola e accarezzandole una guancia «Ma non voglio sposarti perchè ti senti...in dovere. Non dovevo parlartene fin dal principio sapendo quanto ci tieni a Bae, anche se forse una parte di me voleva che tu prendessi in considerazione questa possibilità. Ma sono stato un egoista.»
«Ma io non voglio sposarti per questo...cioè anche, ma io ti amo e anche se stiamo affrettando le cose che male c'è. Potremmo essere finalmente felici» gli parlò con il cuore in mano con gli occhi che le brillavano e un sorriso a trentadue denti.
Anche lui sorrise abbassando lo sguardo, e voleva davvero compiere quel passo che avrebbe cambiato in meglio le loro vite, ma non poteva ignorare tutto il resto. 
«Emma come faccio a sapere che tra qualche anno non te ne pentirai o che non te ne pentirai il giorno seguente?! Magari ti accorgerai che è stato solo un grande sbaglio, che sei stata troppo avventata, che non è il futuro che volevi. Sei una ragazzina Emma, hai ancora tutta la vita davanti» parò al volo l'ennesima sberla che lei gli stava per dare su una spalla.
«Non ti azzardare a mettere in gioco questioni tanto stupide. Io non sono una ragazzina e tu non sei un vecchio decrepito quindi questo non è neanche discutibile. E poi nemmeno io so se te ne pentirai, forse sarai tu che ti stancherai di me, ma io ora so di amarti» 
Si guardarono per un altro secondo per poi scambiarsi un bacio così intenso che se il telefono di lui non avesse vibrato si sarebbe trasformato  decisamente in qualcos'altro.
«Vado a prendere i due gnomi.» e si alzò facendola rotolare sulla parte libera del divano. Poi con fare serio le disse «Parlerò con Milah, voglio sapere se posso fare qualcosa prima di arrivare a decisioni...drastiche» e le lanciò un sorriso sghembo sull'ultima frase.
«Ma vattene!» e il cuscino che gli lanciò lo sfiorò per un pelo.



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Salve a todos!
Ed eccoci arrivati anche a questo giovedì, le giornate stanno passando troppo velocemente, almeno per me T.T 
Non so se sarete contente di saperlo ma questo capitolo è un po' più lungo xD yeee. va be, passiamo a cose relativamente serie
Capitolo abbastanza tranquillo, abbiamo capito come si sono sitemati, almeno per il momento, poi vedremo xD, e nessuno si può lamentare. La faccenda del matrimonio è tornata fuori ma Killian si sente combattuto. Poi ha passato la prima notte a casa di Emma, Lol, magari si aspettava qualcos'altro ahahhaahh
Vedremo Milah nel prossimo capitolo? Forse, mi ricordo cosa ho scritto xD, è da un po' che ho questi capitoli pronti quindi devo rivederli...ma tanto non vi dico nulla u.u
Sappiamo come è andata quando Henry ha visto la sua mamma biologica e Gold, cucciolo, si era creato false illusioni nonostante Bae lo aveva avvertito.
Jeff poi vorrebbe diventare amico di Killian, tieni vicino gli amici e ancora più stretti i tuoi nemici ahahhahahh ma Jeff non è un nemico dai, è solo il papà di un'adorabile bambina che si è presa una piccola cotta per il papà di un suo compagnetto che a sua volta tiene particolarmente a lei. Ahahahahah ma quanto mi diverto xD 
Va be basta cavolate.
Piccolo momento Once: Io non me l'aspettavo una puntata e un epilogo del genere!!!! cioè no! pensavo sarebbero rimasti ancora per altri episodi T.T mi stavo affezionando ad Hyde e la Evil Queen!!! E invece no, solo mainagioia, la triste realtà.
Ho letto le due battute tra Emma e Killian....Cielo, non vedo l'ora che sia Lunedì!!!!!!
Ok, se volete possiamo chiacchierare un po' nelle recensioni, altrimenti grazie anche se leggete soltanto ;) Ma comunque un grazie enorme a chi continua a trovare un po' di tempo per lasciarmi un piccolo commentino ^-^ 
Vi lascio, ho in arretrato alcuni capitoli delle vostre ff e anche di serie tv...non bisogna sprecare tempo ahahahah
Buona giornata !!!!!
Gio

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

 

A casa Gold regnava un'aria di pulito stantio, era un'abitazione lussuosa e non si vedeva l'ombra di un granello di polvere, solo salendo le scale e avvicinandosi alle stanze da letto si percepiva un cambio d'aria più vissuta. La stanza di Bae e la cucina, al piano inferiore, risultavano essere piene di vita. Bae si ritrovava a passare le giornate lì con Granny e gli altri domestici quando di stare in camera sua da solo non gli andava.
Killian sapeva che a quell'ora era improbabile trovare Milah ma l'aveva chiamata prima per non fare un buco nell'acqua. Con sua somma sorpresa gli aprì la porta proprio la diretta interessata che sembrava stesse per uscire.
«Oh Killian...Ah già, mi ero dimenticata che saresti passato. Devo uscire possiamo parlarne un'altra volta?» gli disse frettolosamente mentre si tirava su gli occhiali da sole.
Killian era abituato a tali comportamenti e in un'occasione diversa avrebbe abbozzato ma non questa volta «Si tratta di Bae, puoi concedermi cinque minuti per parlare di nostro figlio?».
La vide pensarci un momento, fissandolo negli occhi, dopo di che come rassegnata si scostò per farlo entrare.
«Grazie» si ritrovò a ringraziarla.
«Si, va bene, cosa mi devi dire» si accomodò sul divano del salotto aspettando che parlasse.
Non sapeva da dove iniziare, ci aveva pensato per tutto il tragitto e ora  tutto il discorso che si era preparato era magicamente scomparso. Si sedette davanti a lei un po' nervoso e anche leggermente innervosito da quell'atteggiamento insofferente che lei gli stava mostrando.
«Non so da dove iniziare» congiunse le mani per non tormentarsele e poi la guardò negli occhi, si trattava di suo figlio e del suo bene, codardo non lo era mai stato e non lo sarebbe stato in quell'occasione «Bae qui non è felice» sputò tutto d'un fiato.
Lei spalancò gli occhi per tutta risposta «Cosa hai detto?» le stava solo facendo perdere tempo, come sempre.
«Ho detto che Bae qui, in questa casa non è felice. Sta sempre da solo, tu non ci sei quasi mai...con me sta bene...» perse un po' di quell'ardore che lo aveva animato all'inizio, stava dicendo alla madre di suo figlio che era una pessima madre, chi voleva sentirsi dire una cosa del genere?!
Milah si ricompose, chiuse la bocca che si era leggermente aperta per la sorpresa di quelle parole e riprese quell'atteggiamento freddo e distaccato «A Bae non manca nulla. E anche se fosse tu non puoi fare nulla, entrambi lo sappiamo, non hai un soldo e neanche una casa adeguata. Non hai stabilità e di far vivere Bae come te non ci penso proprio» stava per alzarsi segno che per lei quella conversazione era giunta al termine. Killian si alzò di riflesso e le si parò davanti intenzionato a non cedere così.
«Io...io ho una fidanzata e stiamo pensando di sposarci».
Lei lo guardò stupita, non se l'aspettava una rivelazione del genere «E chi sarebbe questa?» .
«Si chiama Emma e anche lei ha un figlio e lo hai anche incontrato, è venuto qui a giocare con Bae. Nostro figlio si trova bene con loro e»
«E cosa vuoi Killian?» chiese a bruciapelo lei, era un po' infastidita da quella situazione. Si ricordava di quel bambino, le aveva messo soggezione ma non gli aveva dato molto peso.  Sapeva che non era una madre perfetta, lei d'altro canto non lo aveva voluto fin dal principio ma si era presa cura di lui comunque, Gold non aveva figli e Bae sarebbe stato il suo erede...almeno questo è quello che pensava lei.
«Vorrei avere più tempo da passare con lui, posso prendermene cura, ne sono in grado Milah.» lui lo andava solo a prendere a scuola e poi lo riaccompagnava alla villa ma i giorni in cui potevano stare davvero insieme si riducevano ad un giorno e mezzo durante la settimana e alle feste che lei gli concedeva di trascorrere insieme.
«Lei ti rende felice Killian?» altra domanda a brucia pelo.
I tratti del suo viso si distesero in un'espressione serena ma sicura «Si» temeva di trovare sul viso di lei stizza o qualcosa del genere ma lo sorprese.
«D'accordo, non ti concederò la custodia completa di Bae perchè è tutto ancora molto incerto, lei potrebbe lasciarti da un momento all'altro o potresti farlo tu conoscendo i tuoi trascorsi. Ma Bae può passare più tempo con te e con quella donna. Ma deciderò io quando.» Ora era decisamente finita quella discussione, si mise gli occhiali e gli fece cenno di andare verso la porta.
Aveva portato a casa una  piccola vittoria, era riuscito ad ottenere di più di quanto  senza Emma non avrebbe potuto ottenere. Quella notizia avrebbe reso felici tutti e quattro quella sera quando si sarebbero trovati a cena  tutti insieme.

 

Contento come non lo era mai stato da un bel po' a quella parte, dopo aver preso prima Bae e poi Henry si fermò per comprare un gelato per festeggiare. Faceva caldo abbastanza per permettersi un gelato e i bambini erano felici per quella sosta non programmata, del motivo per cui si festeggiasse non lo sapevano ma avevano rimediato un gelato quindi tanto di guadagnato.
I bambini notarono il sorriso che non aveva abbandonato il volto dell'uomo da quando li era andati a prendere, per non parlare che alternava lo sguardo da loro a qualcosa che vedeva solo lui.
«Papà sei strano» disse Bae che aveva appena finito il suo gelato e si stava ripulendo, perchè un bambino con la faccia sporca non era bello come gli faceva sempre presente sua madre.
«E' vero, hai un sorriso un po' scemo» confermò Henry che di pulito non aveva nemmeno il naso, le mani impiastricciate di gelato al cioccolato.
Killian si riscosse dai suoi pensieri e li guardò «Non ho un sorriso scemo e non sono strano, gnomi. A cena scoprirete tutto» e gli mostrò un sorriso furbo. I due alzarono le spalle dopo che Killian ebbe termianto il suo gelato e ripulito il volto di Henry, che gli mostrò un sorriso un po' imbarazzato, si alzarono e si avviarono verso la macchina per raggiungere Emma.
Canticchiarono una canzone alla radio mentre si Henry che Bae si guardavano le figurine che stavano andato di moda in quel periodo. Ogni tanto Killian gli dava un'occhiata dallo specchietto non dicendo nulla per non interrompere quell'animata conversazione fatta di :ce l'ho; mi manca. Vedere suo figlio così contento lo faceva sentire immensamente felice e poi ora iniziava a vedere anche Henry come suo figlio e gli sembrava una cosa naturale ormai. Potevano essere e avere la famiglia che aveva sognato e desiderato al tempo con Milah. Ma ora c'era Emma e lui ringraziava chiunque da lassù gliela avesse messa sulla strada.
Arrivarono alla villetta e i due bambini corsero all'entrata bussando senza tregua mentre Killian li raggiungeva per aprire con le chiavi che ormai reputava sue.
«Ho le chiavi, aspettate!» disse loro ma ridendo per quella smania di entrare da parte loro.
Aprì  e la vide mentre scendeva le scale per andare ad aprire loro la porta. Sorrideva ed era così dannatamente bella.
«Ciao! È andata bene oggi a scuola ?» li abbraccio entrambi e loro fecero altrettanto iniziando a parlare insieme e non facendole capire una parola. Li baciò entrambi sulle testoline mentre loro imperterriti continuavano a parlare.
«Ma avete mangiato il gelato?! E non mi avete invita?!» chiese fintamente offesa, dopo aver notato  rimasugli di cioccolato agli angoli delle bocche.
Sia Heery che Bae puntarono subito gli occhi su Killian « Ce lo ha comprato lui!» esclamarono indicandolo mentre quello sorrideva divertito. E finalmente incontrò i suoi occhi verdi.
«Va bene, per questa volta farò finta di niente, andatevi a lavare prima di giocare» si fecero riabbracciare ancora una volta e poi corsero di sopra.
Emma si tirò di nuova in posizione eretta mentre lo guardava con il sorriso ma un po' confusa «Come mai il gel».
Killian si appropriò  delle sue labbra non dandole il tempo di concludere la frase, troppo preso dalla voglia di lei.
Emma si ritrovò circondata dalle braccia forti di lui che la stringevano e contribuì al bacio mentre sorrideva tra un scontro di labbra e l'altro.
«Ci siamo lasciati solo un paio d'ore fa...cosa è successo...» gli chiese tra un bacio e l'altro senza staccarsi mai completamente.
«Ve lo dico a cena» le rispose per ricominciare a baciarla e spingendola in cucina.
«Aspetta,» rise per tutta quella foga con cui la stava intrappolando tra il suo corpo e il bancone vicino al frigo «anche io devo dirti una cosa...» gli disse sulle labbra mentre riprendeva a baciarlo.
«Mmmh» le diede un ultimo appassionato bacio e poi si distanziò dal suo volto ma scendendo con le braccia fino ai fianchi. «Cosa?»
Non sapeva se dirglielo ora o a cena anche lei, ma forse meglio parlarne ora «Devo ricominciare ad andare...a scuola, da lunedì» ovviamente non era a scuola che doveva tornare ma al lavoro, ma questo lui non lo sapeva e forse non era il momento migliore anche se lui sembrava davvero felice e forse almeno questo glielo avrebbe perdonato.
«Quindi non potremo più passare le mattinate insieme...» disse con sguardo da cucciolo bastonato a quella notizia. Lei sorrise come scusandosi per quella notizia arrivata come un fulmine a ciel sereno.
«Scusa...»
«Sapevo che sarebbe arrivato questo momento, quindi d'accordo. Non so, se vuoi posso fare le faccende di casa...ma non ti assicuro la riuscita di nulla» Emma sorrise a quel tentativo di rendersi utile, e sentiva di amarlo davvero, Dio quanto lo amava e doveva parlargliene «Killian io...»
«La mia notizia comunque è molto più bella Swan» disse lui senza aver dato segno di aver sentito il suo tentivo di parlare. Forse non era il momento giusto...
«Ci scommetto, è da quando sei entrato che non hai smesso di sorridere» gli accarezzò il petto risalendo alla guancia.
«Già, ma ti dirò tutto dopo, non riuscirai a persaudermi» le stampò un bacio sulla fronte e si allontanò sorridendo.
Avevano giocato tutti e quattro nella stanza di Henry, un gioco da tavolo dove l'unico ad aver perso miseramente senza vincere nemmeno una volta era stato proprio Killian che però non aveva lasciato che la sconfitta lo abbattesse in alcun modo.
Emma decise che era il momento di cenare e scese di sotto per preparare il tutto, Bae la seguì a ruota mentre Henry offriva un Joystick a Killian per giocare mentre aspettavano che gli altri due li chiamassero.
Bae si sedette ad una delle sedie mentre guardava Emma che si muoveva da una parte all'altra della cucina. Sorrideva, non aveva mai visto sua madre cucinare, o meglio, Milah non aveva mai cucinato davanti a lui...forse non aveva mai cucinato e basta.
«Visto che oggi avete mangiato il gelato, stasera insalata e qualcos'altro di salutare...» gli disse mentre si inchinava a prendere una scodella per l'insalata e una padella per la carne. Poi si girò a guardarlo con un sorriso divertito «Beh, che fai lì, non mi aiuti?»
Vide gli occhi di Bae illuminarsi per quel coinvolgimento, saltò giù dalla sedia per poi accostarla al lavandino e lavare la verdura. Emma gli tirò su le maniche della maglia e mentre lui iniziava a lavare l'insalata  lei metteva la carne sul fuoco. Si ritrovò a pensare come tutto sembrasse perfetto, i suoi due bambini sotto lo stesso tetto, l'uomo che amava a giocare con uno di loro. Avrebbe pianto di gioia, ma preferiva godere appieno di quel momento. Gli schioccò una bacio sulla testa, poi iniziò a chiedergli della sua giornata.
«Mamma, va bene così?» Bae gli indicò le foglie di lattuga tutte lavate. Lei ebbe un tuffo al cuore, era la seconda volta che Bae la chiamava 'mamma', ma doveva parlargli.
«Vanno benissimo» gli sorrise incontrando i suoi occhietti vispi «Bae, forse è meglio che per il momento tu non mi chiami così...» gli disse con tono mogio.
«Neanche quando siamo da soli?» domandò lui senza perdersi d'animo.
Lei annuì «Quando siamo da soli va bene» e si sorrisero complici.
«E' pronto?!» Henry sbucò in cucina seguito da Killian.
«Ancora qualche minuto ragazzino, perchè tu e Killian non apparecchiate?»
Il ragazzino sbuffò e iniziarono a posizionare piatti, bicchieri e quant'altro. Una volta che fu tutto pronto si sedettero a tavola.
«A me non va l'insalata» incrociò le braccia Henry.
«Scusami signorino?! Tu la mangi eccome.»
«E invece no»
«E invece si»
«No»
«Si»
Bae e Killian che mangiavano godendosi lo spettacolo e sorridendo sotto i baffi. Emma lanciò un'occhiata eloquente a Killian, doveva fare qualcosa anche lui.
«Avanti Henry, è davvero buona» tentò lui.
«L'ho fatta io!» disse orgoglioso Bae.
«Bravo il mio ometto» gli batté il cinque. «Avanti Henry, Bae ha cucinato per la prima volta, fallo per lui»
Henry roteò gli occhi e sbuffò «Va bene, la mangio...ma poca».
I due adulti si sorrisero soddisfatti ed Emma strizzò l'occhio alla volta di Bae che ricambiò felice.
Una volta terminata la cena i bambini si stavano per alzare quando Emma li bloccò «Aspettate, Killian ci doveva dire una cosa» gli occhi incollati a quelli dell'uomo che si illuminarono di nuovo.
«Me ne stavo anche per scordare» disse imbarazzato per la svista, ma stava passando una così bella serata che non lo aveva fatto apposta. «Allora, ho parlato con Milah»
Tutti i presenti si fecero più attenti a quanto stava per dire.
«E...mi ha detto che Bae può passare tutti i pomeriggi con noi, ma deve cenare a casa sua» vide i volti di tutti illuminarsi, specialmente quello di suo figlio che scese dalla sedia andandolo ad abbracciare.
Emma si alzò anche lei e gli si allacciò al collo baciandolo su tutto il viso. Alla fine si unì a quel grande abbraccio anche Henry saltando sulle gambe di Killian vicino a Bae e strigendosi in quell'insieme di corpi che si stringevano.
«Ci vuole una bella foto ora» e come era solita fare nell'ultimo periodo posizionò il cellulare per fare un mega selfie di famiglia dove tutti non fecero storie ma sorrisero felici guardandosi nello schermo.

 

I bambini si andarono a lavare i denti e poi a mettersi i pigiami mentre Emma e Killian facevano altrettanto. Un giorno a settimana Bae rimaneva con Killian e dormivano a casa di Emma ed Henry ultimamamente, lasciando così casa libera a David per vedersi con Mary Margaret.
Era diventata la loro normalità.
Stavano parlando da un paio di giorni di comprare un altro letto da mettere nella stanza di Henry visto che per il momento i due bambini dormivano in quello di quest'ultimo, la cameretta era abbastanza grande da ospitarne due e dovevano solo trovare un giorno per andare e comprarlo.
«Killian...io dovrei parlarti di una cosa» buttò lì Emma mentre si infilava i pantaloni del pigiama e lui rientrava in stanza dopo essere andato in bagno.
«Dimmi»
«E' una cosa molto seria...» lui la guardava sinceramente interessato e un po' preoccupato visto il timore che nacque sul volto di lei mentre giocava con fare nervoso con le maniche della maglia.
«Mammaaaa possiamo dormire con voi stasera?» Henry e Bae irruppero nella stanza interrompendo per l'ennesima volta i tentativi di Emma di parlare. Erano segni, tutti segni, magari non doveva dirglielo...si diede della stupida non appena aver pensato a quella sciocchezza. Lui meritava la verità.
Killian vedendo che lei non rispondeva persa in qualche suo viaggio mentale rispose per tutti «D'accordo, ma solo stasera perchè è un'occasione speciale e dobbiamo festeggiare»
«Siiii» i due esultarono e come due piccoli tornadi iniziarono a saltare sul letto accendendo la tv e mettendo sul canale dei cartoni.
«E serata cartoni sia» mormorò Killian alla volta di Emma che ritornata tra di loro gli sorrise e si andò a sdraiare sul suo lato del letto cercando di non farsi calpestare dai bambini che continuavano a saltellare.


 

Accadde una mattinata di un mercoledì.
Emma non era ancora andata al lavoro, ci sarebbe andata il pomeriggio quel giorno. Killian era andato a casa sua, quella che condivideva con David per prendere qualche vestito. Lei stava analizzando gli indizi del caso che stava seguendo in quel periodo, un caso relativamente facile, l'avrebbe risolto velocemente. Quando suonò il campanello sobbalzò. Non aspettava nessuno e Killian aveva le chiavi. Forse aveva fatto spesa e aveva le mani occupate, si ritrovò a pensare e mentre stava per aprire, la battuta tagliente sul suo non essere multitasking le morì come il sorriso che la stava accompagnando.
«Neal...»



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Buonasera gente!!!!!
Intanto spero stiate tutti bene, io personalmente non ho sentito il terremoto ma hanno detto che è stato abbastanza forte .-. Spero si tratti di un episodio isolato perchè come è successo ad Amatrice no, proprio spero non risucceda. Torniamo a noi.
Bene, Milah alla fine ha capito che se Bae rimane un più di tempo con il padre e con la fidanzata di turno non cambierà le cose...si, credici. Ma lei non ha mai avuto la vena materna quindi pace, speriamo continui così :') che persona orribile che sono xD
Tutti felici e contenti e poi toh, guarda chi bussa alla porta. Vi dirò, all'inizio avevo pensato di scrivere anche il dopo, di unire i due capitoli insomma....ma poi ho detto : nah, lasciamole sulle spine u.u Ma vi voglio bene, sappiatelo. Mi rendete felice la settimana, e fidatevi non è poco Lol
Che altro...riguardo al capitolo non dico più nulla, voglio sapere cosa ne pensate voi ;)
Pubblico oggi perché mi è piovuto dal cielo un impegno improvviso e di alzarmi alle cinque non ce la facevo ahahhaaha quindi eccolo qua.
Momento puntata quindi se non l'avete vista non leggete oltre.
Allora, puntata molto bella, ho trovato parallelismi con i nostri CS, li ho visti solo io?!?! ditemi di no xD  Io su quelle battute tra Killian ed Emma ci avevo fantasticato alla grande e invece  hanno dato vita al momento più angst della puntata T.T Per non parlare della scena finale...cioè io amo ogni loro scena ma quella non mi è andata molto giù, cioè Emma cara, lo sai che non si sistema tutto con rum e cinese?!??! Ok forse con il cibo cinese si, però io lo sguardo deluso/ferito di Killian non l'ho sopportato accipicchia, è stato un duro colpo per lui, e poi quelle forbici...Temo. Va be poi non voglio farmi pubblicità perchè non sono tipo, mi imbarazza fare ste cose, ma se vi va di leggere la mia recensione sappiate che ci sono tante gif Lol ora mi sorge il dubbio, non so se posso fare pubblicità ahahah va be nel caso tolgo u.u
E a voi come sono sembrati questi Aladdin e Jasmine? A me piacciono tanto ^-^
Bene, buona serata, sperando stiate tutti bene.
Alla prossima
Gio

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

 

«Neal...»
«Emma, mi fai entrare?»
Rimase impietrita sulla porta. Cosa ci faceva lì, senza preavviso e con quella faccia insolente che le stava rivolgendo.
«Cosa vuoi?» cercò di limitare l'apertura della porta «E cosa ci fai qui»
Sbuffò un po' annoiato «Andiamo Emma, sono il padre di tuo figlio, o meglio, sono quello che ti manda i soldi ogni mese per aiutarti con le spese che riguardano quello che dovrebbe essere nostro figlio, no?» quel tono stizzoso e arrogante non le piaceva per niente.
«Ti ho già detto che possiamo farne a meno di quei soldi» disse con tono duro lei indurendo di rimando anche lo sguardo.
«Si si , lo so, non hai problemi di soldi, lo so. Mi fai entrare o no? Potrei iniziare ad arrabbiarmi» Sputò lui con tono di sufficienza.
«Smettila di fare lo stupido» aprì la porta insofferente, e quello entrò ghignando. Non era mai stato un tipo cattivo...ma da quando la loro relazione era precipitata non scorreva più buon sangue tra i due.
«Allora? Cosa vuoi?»  con le braccia incrociate lo seguiva con lo sguardo mentre lui si guardava intorno.
«Bella casa Emma, davvero, ti sei sistemata bene. Complimenti» si congratulò lui mentre applaudiva quasi con scherno.
«Neal, ho da fare, se devi fare la tua solita scena da vittima sbrigati e vattene» era stanca di quella situazione, non erano passati nemmeno cinque minuti e già l'aria iniziava a pesare. Era stanca e arrabbiata. Era lui che se ne era andato e ora faceva la parte della vittima con lei?! Sul serio?!
Poi lo vide avvicinarsi alla mensola del mobile nel salotto. Lo vide raddrizzarsi e prendere in mano una delle fotografie di Henry che teneva in salotto, e una sorta di sorriso di...rassegnazione, comparve sul suo volto.
«Si è fatto davvero grande. E' un bel bambino, ma se devo dirti la verità, e me ne dispiaccio un po', credimi, non assomiglia nemmeno a te.»
«Ma cosa stai dicendo. Neal cosa sei venuto a fare?» era stanca di quella recita.
«Volevo vederlo...e volevo vedere te. Nonostante tutto mi sei mancata in questi tre anni.» distolse lo sguardo dalla foto per rivolgerlo a lei.
«Hai deciso tutto tu, almeno con me rispiarmiati di fare la vittima. Se avessi ascoltato ciò che avevo da dirti staremmo ancora insieme» disse sprezzante lei, voleva comprensione? Da lei non l'avrebbe avuta.
«Dopotutto quello che abbiamo dovuto passare con quel bambino quando è nato...ah, non ci voglio nemmeno pensare. Pensare che non è nemmeno mio figlio...» continuava a parlare quasi da solo, era più un monologo che una conversazione vera e propria «Sai, se mi avessi detto subito che lui non era mio figlio, ma il frutto di un tradimento, forse le cose sarebbero andate diversamente, lo avrei tollerato di più. Eravamo entrambi giovani, avremmo affrontato tutto in modo diverso. E invece mi hai mentito e hai continuato a farlo per altri due anni.» sollevò un sopracciglio, con fare accusatorio. Non glielo avrebbe mai perdonato. Ma lui la verità non aveva voluto mai ascoltarla. Mai. E non aveva creduto a lei.
«Non sai cosa stai dicendo. Tu hai fatto del male ad Henry andandotene, hai fatto del male a me. Henry ti ha sempre voluto bene e tu lo hai abbandonato.» aveva provato più volte a farlo tornare e a spiegargli come erano andate le cose ma un uomo tradito non riesce a guardare il quadro generale, la sua mente è offuscata dal risentimento, dalla gelosia. E nonostante avesse ferito entrambi, lei per qualche tempo aveva provato a riavvicinarlo per Henry. Era stata un'ingenua, ma alla fine aveva desistito,  aveva avuto accanto la sua famiglia e ad Henry non era mancato nulla, aveva avuto tutto l'amore che meritava ed aveva tamponato la mancanza paterna.
«Si si, certo, la  storia degli scambi. Come no. In ogni caso, vedo che non ve la passate male quindi me ne...» l'occhio gli cadde su un'altra fotografia, più recente, che  ritraeva Henry con Killian quella sera al locale. Lo sguardo prima pensieroso e poi duro di lui le scatenarono un moto d'ansia facendola iniziare a sudare freddo.
«Carini» mormorò gelido, continuando a fissare l'immagine che  vedeva i due  sorridenti anche se un po' imbarazzati «E questo immagino sia il tuo fidanzato di turno. Hai incastrato anche lui in qualche modo?»
Gli occhi di Emma stavano lanciando fiamme, ne era sicura, come si permetteva di insultarla così, come?! «Come ti permetti?!»
«Magari gli hai detto che sei incinta di lui e invece ti sei divertita con qualcun altro...» Emma lo sapeva che era il risentimento nei suoi confronti a farlo parlare ma non avrebbe accettato altri insulti. Gli si avvicinò cercando di torglierli di mano la fotografia ma senza successo. Era l'unica foto che aveva messo nel salotto di loro due insieme, la fotografia che li ritraeva tutti felici di qualche sera precedente, di quando Milah aveva acconsentito a fare passare più tempo con loro Bae, l'aveva messa sul suo comodino per svegliarsi ogni mattina con i sorrisi dei suoi uomini. Le foto di Bae invece le custodiva gelosamente sul suo telefono, alcune le aveva stampate ma non le aveva messe in giro per la casa, voleva chiarire tutta la situazione prima.
Mentre lui la allontanava continuava a fissare i due volti e fu preso da un'illuminazione «Aspetta...Non dirmi che questo è lo stronzo con cui mi hai tradito. Sei riuscita a ritrovarlo...o magari lui non si ricorda di te e ci stai riprovando. Sei proprio una put» non finì la frase che Emma gli mollò un ceffone talmente forte da lasciarlo confuso per circa tre secondi. Lascio la foto sulla mensola senza metterla in ordine e si girò bruscamente verso di lei.
«Che c'è Emma? Ti sei offesa?» le strinse i polsi facendola indietreggiare. Pensava di spaventarla, di incuterle timore ma lui non sapeva che persona lei fosse. Era cambiata, era cresciuta ed era più forte.
«Quello che dici non mi tocca Neal, ma non ti lascerò entrare in casa mia e insultarmi per farti sfogare, e ora lasciami» lo sguardo duro di lei non ammetteva repliche e la violenza non la tollerava.
«Temi che il tuo nuovo fidanzato possa scoprire che razza di sgualdrina sei?! Eh Emma, da quanto ho capito di te non ti fai molti problemi a stare con due persone contemporaneamente» il volto di Neal si era avvicinato periclosamente al suo così come tutto il resto del corpo che ora la stava spingendo sul divano mentre lei cercava di svincolarsi come meglio poteva. Lui era più forte, era impossibile negarlo ma lei non avrebbe ceduto a ribellarsi nemmeno per un istante. Non sapeva cosa stava pensando l'uomo mentre imponente si stagliava su di lei bloccandola e impedendole alcun movimento.
«Che vuoi fare Neal? Pensi di essere uomo comportandoti così, eh? Esci da questa casa» parole taglienti che non riuscirono a placare l'ira che vedeva attraversare gli occhi di lui.
Le aveva portato le braccia sopra la testa, in una posizione che le doleva. Ma lui non si stava fermando, quelle parole lo avevano accecato, vedeva rosso ovunque, avrebbe infierito sul  corpo della donna che aveva amato e che nonostante tutto amava ancora. Voleva fermarsi ma lei si ostinava a negare il suo tradimento, stava facendo uscire la parte peggiore di lui. La vedeva mentre cercava di opporre resistenza ma senza successo. Vedeva la sua faccia disgustata mentre lui faceva scendere lo sguardo sul corpo di lei con occhi famelici ma sconnessi dalla realtà.
Ora che che le aveva fermato i polsi con  una sola mano mentre l'altra iniziava a toccarle il volto per poi scendere sul petto, Emma iniziava a temere per se stessa. Non avrebbe mai creduto possibile che Neal arivasse ad un'azione del genere. Con gli occhi cercava un qualcosa, un appiglio, voleva trovare un modo per uscire da quella situazione , ma non le veniva in mente nulla.
«Lasciami! Lasciami!» aveva sentito la sua voce urlare, ma nella realtà dalla sua bocca ne era uscito un sussurro.
«Ti prego fermati, va via...»
Neal era troppo preso da una rabbia cieca per udire la voce di Killian che varcando la porta aveva chiamato Emma.
Killian con una busta della spesa in mano e un borsone sull'altra spalla, appena vide la figura di un uomo incurvato sul divano e udendo dei lamenti provenienti dalla medesima parte lasciò che busta e borsone cadessero ai suoi piedi e si precipitò su quell'uomo che non aveva mai visto.
Lo sguardo rilassato che aveva indossato mentre aveva aperto la porta era stato rimpiazzato da uno sguardo iroso e fuori controllo, perchè era così che si sentì quando vide Emma immobilizzata sotto l'uomo, impotente e con gli occhi chiusi per non vedere ciò che le stava accadendo.
Non si premurò di presentarsi, di farsi notare, lo prese semplicemente per le spalle e lo scaraventò a terra assestandogli una serie di pugni.
Quello, colto di sorpresa non reagì subito ma non appena i pugni iniziarono a succedersi in velocità sempre minore ricambiò picchiando anche lui.
Killian non demorse, anzi, gli lanciò un pugno sul volto abbastanza forte da farlo vacillare «Chi sei bastardo?! Che pensavi di fare, eh?!» e un altro pugno atterrò nello stomaco di quello che nonostante i colpi continuava a reagire.
Neal a d'un tratto si fermò. Riemerse da quel vortice di rabbia in cui era affogato e come se si fosse accorto solo in quel momento di cosa stava facendo e cosa aveva fatto poco prima si voltò in direzione della donna che ora seduta sul divano si teneva stretta al petto la camicia che lui le aveva aperto. Lo sguardò impaurito di lei gli fece perdere le forze, che cavolo aveva combinato. Lui non era così. Ma quell'attimo di pentimento sparì repentinamente quando guardò l'uomo davanti a lui che lo guardava minacciosamente. E in quegli occhi blu, scuriti dalla rabbia, rivide quelli di Henry, rivide i tratti di quel figlio che doveva essere suo ma non lo era.
Senza dire altro se ne andò, sbattendo la porta talmente forte da far riecheggiare il colpo per tutta la casa.
Killian stava per inseguirlo ma la voce di Emma lo trattenne «Killian...»
Serrò la mascella e chiuse momentaneamente gli occhi per poi andarle vicino e prenderle il volto tra le mani.
«Stai bene? Ti ha fatto qualcosa?! E chi diavolo era, devo chiamare la polizia» stava per tirare fuori il cellulare ma per l'ennesima volta venne fermato. Non capiva cosa stesse succedendo, troppe cose insieme e la rabbia con  l'adrenalina che gli circolavano ancora in corpo non lo aiutavano a calmarsi.
«No aspetta, non farlo...» mormorò lei che fino a quel momento non si era accorta di star piangendo.
Killian non credeva a ciò che aveva appena sentito «Ma che diavolo stai dicendo Swan?! Quel bastardo deve essere arrestato».
La vide scuotere la testa. Era un'altra versione di Emma che lui non aveva ancora mai visto, quela spaventata e impaurita.
«Senti, lo so che hai paura ma la polizia dobbiamo chiamarla, altrimenti lo trovo io e»
«Era Neal».
La mano che le stava accarezzando la schiena per rassicurarla si bloccò, la allontanò per guardarla in volto e scorse negli occhi verdi di lei quasi delle scuse.
Non sapeva come reagire in effetti, lei non gli aveva detto granché a proposito di quell'uomo ma ciò non cambiava cosa le aveva o stava per fare.
«Emma...»
«Sto bene Killian, lasciamo stare.» si concesse di rimanere tra le sue braccia ancora per qualche istante e si alzò, anche se le gambe le tremavano come mai prima d'allora. Non voleva pensare a nulla e dimenticare il prima possibile quello spiacevole episodio. Forse non era stato un bene che Killian fosse arrivato...era la parte scossa di lei a farle pensare ad un'eventualità del genere. Aveva pregato in cuor suo che lui varcasse la soglia dal momento in cui aveva capito che le cose non sarebbero andate bene ma ammetterlo avrebbe significato ammettere che lei da sola non era in grado di proteggersi, e lei ce l'aveva sempre fatta da sola...fino a quel momento almeno.
Sentiva gli occhi di lui sulle sue spalle mentre si avviava con passo malfermo verso le scale asciugandosi le ultime lacrime che ancora non sentivano di abbandonarla.
Killian non poteva credere a quello che stava succedendo, dire che era disorientato era un eufemismo. Era ancora seduto sul divano a fissarle la schiena mentre si allontanava poi si alzò e la prese per le spalle facendola voltare e stringendola al petto. La sentì stringersi e nascondere il volto nel suo petto. Sembrava una situazione irreale, come fossero in  un incubo di cui lui non stava capendo molto.
«Emma...»tentò nuovamente lui ma senza successo.
«Non parlare ad Henry di questo, non dirgli nulla. Non voglio che sappia che Neal è stato qui.» poi si scostò per guardarlo negli occhi, lo sguardo determinato «Promettimelo».
Lui acconsentì anche se era palese che volesse saperne di più su quello che era successo con quell'uomo. Ma non era quello il momento, le sarebbe stato vicino anche se la voglia di uscire da quella casa per trovare quello stronzo e spaccargli la faccia era tanta. Ma non lo avrebbe fatto, ora non lo avrebbe fatto.


 

Killian le aveva consigliato di rimanere a casa e non andare a scuola ma lei gli aveva giurato di stare bene e che sarebbe tornata un po' prima di cena così avrebbero passato anche quel pomeriggio insieme ai bambini. Non gli aveva detto che ora non le andava di rimanere in quella casa, non gli aveva detto che voleva stare da sola e che voleva allontanare tutto e tutti per staccare un attimo la spina dai quel turbinio di problemi che sembrava non volerla lasciare libera. No, non aveva voluto perchè avrebbe potuto benissimo chiamare Mary Margaret e avvisarla che non sarebbe potuta andare in centrale ma al contrario le aveva detto che sarebbe stata lì a momenti mentre giacca alla mano salutava Killian senza incontrare il suo sguardo e spariva dietro la porta d'entrata.
La sorpresa  quando entrò e vide sua cugina Elsa parlare con Mary Margaret si tramutò in rassegnazione, non sarebbe riuscita a scappare dai suoi problemi nemmeno andando al lavoro dove si presumeva che dovesse risolvere i problemi di altri.
Le due non appena la videro si accorsero che c'era qualcosa che non andava e senza chiedere il permesso si accomodarono per prime nell'ufficio di Emma.
«Cosa è successo Emma» sua cugina sempre diretta, non si perdeva in preamboli.
Era da un po' che la bionda non le aggiornava su come stava portando avanti quella specie di operazione. Mary Margaret sapeva solo che Killian si era quasi del tutto trasferito da lei, ma nulla più, David non si sbilanciava molto perchè neanche lui non sapeva di molto.
Di solito Emma le teneva aggiornate ma vededendo che non si faceva sentire Elsa e Mary Margaret si erano messe d'accordo per farle il terzo grado.
Si sedette anche lei conscia che era arrivato il momento di parlare degli ultimi avvenimenti alle due donne di fronte a lei. Prese un respiro.
«Henry ha detto a Bae che io sono sua madre poi ha incontrato la sua madre biologica. Killian mi ha quasi proposto di sposarlo e oggi è venuto Neal»
Le due la guardarono per qualche istante senza fiatare.
«Ti ha chiesto di sposarlo?!» Mary Margaret era visibilmente euforica.
«Sto per sentirmi male» Elsa non era dello stesso avviso.
Emma si passò le mani tra i capelli e prese qualche scartoffia giusto per tenersi impegnata mentre le altre cercavano di fare ordine e decidere quale di quelle informazioni avesse la priorità. Elsa prese la parola, ben intenzionata a vederci chiaro e non farsi coinvolgere troppo sul lato emotivo come Mary Margaret, prima voleva accertarsi della sicurezza di Emma ed Henry poi si sarebbe pensato al resto.
«Emma cosa voleva Neal?»
Abbassò lo sguardo «Nulla, è arrivato Killian e dopo qualche pugno se ne è andato, stiamo tutti bene» alla fine Killian aveva solo un piccolo livido sulla guancia, ma nulla di più. E non avrebbe certo detto loro come si era comportato Neal anche se capì dalle facce delle due che avevano inteso qualcosa. Non voleva giustificarlo ma si era ritrovato davanti la verità senza preavviso, il padre di quello che aveva creduto suo figlio, era arrabbiato.
«Perchè ancora non hai detto nulla a Killian? Perchè è palese che lui non sappia ancora nulla.»
«Io ci ho provato, davvero, ma non ci riesco» si sentiva frustrata, se ci pensava avrebbe potuto dirglielo quel giorno stesso ma non se l'era sentita. Era troppo felice per quella vita che si stavano concedendo e parlarne avrebbe significato incrinare quella realtà quasi perfetta.
«Devi parlagli, c'è di mezzo Henry e anche Bae ora. Hai perso abbastanza tempo» la delicatezza di Elsa era una sua caratteristica, era risaputo.
Emma annuì incapace di ribattere, aveva ragione.
Mary Margaret che aveva taciuto fino a quel momento parlò non riuscendosi più a trattenere «Davvero ti ha chiesto di sposarlo?!»
Prima che Emma potesse rispondere Elsa si intromise di nuovo «Come ha fatto Henry ad incontrare la sua madre naturae?»
«Era da Bae a giocare e lei è arrivata insieme a Gold»
«E?»
«E nulla, lei non ha fatto nulla, non sa niente. Sono sicura che centri solo Gold in questa storia...Henry si aspettava una donna diversa da quella che ha incontrato.»
«E ora anche Bae sa la verità tranne Killian» concluse l'altra mettendo al loro posto tutte le informazioni nel quadro generale. Emma annuì per l'ennesima volta.
«...e il matrimonio?» mormorò la mora che non aveva perso le speranze.
«Non ci sarà nessun  matirmonio Mary Margaret! Non prima che Emma dica la verità!» Elsa voleva che quella situazione finisse al più presto, non ce la faceva più a stare in ansia.
«Lasciatemi sola» Emma non voleva più sentire altro, voleva rimanere da sola, pensare ad altro, voleva cinque minuti per lei senza rendere conto a nessuono.
Le due stavano per controbbattere ma lo sguardo duro di Emma le fece desistere e in silenzio uscirono dall'ufficio tornando chi a lavoro e chi a casa.


 

In un altro ufficio, nell'area ricca della città il signor Gold seduto sulla sua comoda poltrona rifletteva.
Non si era aspettato che le cose evolvessero in quel modo. Trovarsi di fronte quel bambino in casa sua gli aveva acceso dei campanelli d'allarme e non appena era rimasto solo aveva fatto le sue ricerche. Dopo cinque anni non ci aveva più pensato di incontrare sul suo percorso quel ragazzino. Un cipiglio evidenziò le rughe del suon non più proprio giovane volto. Quella donna a cui aveva scambiato il figlio con quello di Milah non pensava si sarebbe data tanto da fare o che avrebbe scoperto qualcosa, non sapeva nulla della sua vita e a dir la verità neanche gli importava ma se gli avesse creato problemi avrebbe dovuto provvedere.
Aveva intuito che non era un soggetto da poter corrompere.
E quella sciocca di Milah aveva acconsentito a far tenere a Jones Bae per tutti i pomeriggi, che razza di sciocca che era stata! E senza chiederglielo poi! Si era addolcita tutto insieme?! Da quanto ne sapeva, lei quel bambino non lo voleva nemmeno, era stato lui, in mancanza di figli a volerlo per un possibile passaggio di eredità dell'azienda, ma quel bambino si era rivelato insoddisfacente, era troppo sensibile ed emotivo. Quello scambio non aveva giovato a nulla, magari se avesse saputo che quel neonato sarebbe sopravvisuto le cose sarebbero andate in maniera differente. Ma all'epoca non aveva tempo da perdere. Se le cose fossero andate male, non per lui ovviamente, lui ce la faceva sempre, aveva già pronto un piano B.
Forse avrebbe dovuto parlare con quella Emma Swan e capire cosa volesse, magari non era davvero così incorruttibile.



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Salve bella gente!
Ebbene anche oggi publico di mercoledì sera perchè domani sarà una giornatina bella piena ^-^'''' 
Bene bene bene, allora, io non sono convinta se devo dirvi la verità di questo capitolo, non so. La prima parte l'avevo scritta da un bel po' ma poi continuando a scriverlo sono aumentati i dubbi ma ormai era andata così non potevo tornare indietro! A me piace Neal come personaggio, lo sapete, per chi ha letto la mia precedente storia l'ho trattato bene percè non mi dispiaceva ma qui l'ho cambiato un po', spero non me ne vogliate perchè alla fine non ha fatto grandi danni, anzi ha smosso un po' le cose e direi che ci voleva, magari è la volta buona che la verità salterà fuori. Quindi chiedo venia se ci siete rimaste male ma è andata così. Qui non hanno legami di sangue Gold con Neal ovviamente, anche se l'avevate capito meglio specificare xD
Poi, abbiamo trovato Emma messa alle strette anche da sua cugina e dalla sua migliore amica , ma lo fanno perchè le vogliono bene u.u
Poi abbiamo visto uno spezzone del signor Gold che finora era rimasto un fantasma...Non so cosa combinerà a dirvi la verità, mi rimane ancora un mistero. Milah non sa niente, e ovviamente non sospetta nulla, come ho già detto a lei interessano solo i money...forse sono un po' ooc, che dite? 
Momento per un commentino alla puntata.
Io spero di non essere l'unica ad aver provato un po' d'odio per Henry, io in questa puntata non l'ho riconosciuto proprio. E' stato un perfetto idiota. Siete liberissime di contraddirmi ma non potete negare che sembra essere caduto dal pero, cioè dopo 4 stagioni che tua madre ha un tira e molla evidente e poi una relazione più o meno ufficiale con Killian e tu te ne accorgi solo ora io getto la spugna con te, sei proprio tardo. Che poi la gelosia ci poteva stare benissimo ma in questo caso è nata dal nulla, l'altro giorno ci giocava insieme e ora lo odia e gli dice le peggio cose, tu non sei l'autore sei un mostro!!! Ok mi do una calmata ma ditemi se questo è un disagio che ho provato solo io, altrimenti mi sento strana .-. Lol
E sebbene la trama mi ha lasciato molto delusa, almeno in questa puntata abbiamo avuto molto ben di Dio da vedere xD Va be la smetto perchè già ho parlato troppo pure qui e le mie riflessioni le scrivo già nella recensione quindi stop.
Ultima cosa e poi vi lascio. Allora ultimamente le mie giornate sono diventate piene .-. tra le vostre storie da leggere, le serie tv, il lavoro di mattina e quello il pomeriggio non ho davvero molto tempo, non lo dico per qualcosa ma è solo per scusarmi per eventuali ritardi nel leggere le vostre storie e perchè non ho ancora iniziato il capitolo 19 quindi sperando di riuscire a scrivere in tempo per giovedì io vi saluto e vi libero della mia presenza u.u
Grazie ancora per chi mi lascia un commento, a chi inserisce e chi legge soltanto. GRAZIE.
Alla prossima!
Gio

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

 

La settimana corse via veloce ed Emma sentiva che le cose sarebbero precipitate da un momento all'altro. L'aria in casa era mutata, sebbene con i bambini sia Killian che Emma mantenessero una facciata allegra e spensierata i loro corpi parlavano per loro. Gesti tesi e sfuggenti a volte. Emma si sentiva scottata quando lui la sfiorava e rifuggiva dalle sue carezze e i suoi sguardi. Lui percepiva che qualcosa era innegabilmente cambiato dall'apparizione di Neal, e l'atteggiamento di Emma ne era la prova lampante. Aveva cercato di lasciar perdere, di non indagare, perchè le due volte che aveva tentato di estorcerle qualche informazione in più lei si era chiusa a riccio e aveva imparato a sue spese che quella versione di lei era la peggiore.
I bambini stavano alla farsa, capivano che era successo qualcosa ma non sapevano se era il caso di affrontare l'argomento visto che i grandi ancora non lo avevano fatto. Nonostante ciò Bae continuava a venire a casa di Emma tutti i pomeriggi senza problemi, quindi quello che stava succedendo non era un problema così grande.
Emma si era decisa a parlare con Killian quella sera stessa.
Sarebbe tornata dal lavoro e gli avrebbe detto tutto. Non le andava più di sentirsi a disagio se lui provava ad abbracciarla o se si avvicinava per baciarla, era stanca di sentirsi in colpa.
I tre maschi di casa erano appena rientrati dopo un'accorata discussione in macchina su cosa avrebbero fatto appena arrivati, le opzioni includevano: guardare i cartoni e fare merenda o aiutare Killian a riordinare la cucina e fare merenda. Di comune accordo decisero che avrebbero fatto merenda. Poi avrebbero aiutato a sistemare la cucina, perchè Emma non avrebbe gradito trovare stoviglie, tazze e roba varia della colazione ancora sparsi nel lavello e sul fornello. Già erano strani di loro, meglio non gettare benzina sul fuoco.
Fatta merenda Henry e Bae aiutarono a caricare la lavastoviglie poi presero carta e colori e si misero a disegnare facendo così compagnia a Killian che ancora un po' incerto di come funzionasse quell'aggeggio stava rileggendo per l'ennesima volta le modalità d'uso di quelle pastiglie colorate.
«Devi metterla dentro al buco che sta all'interno» Henry si era alzato per indicargli la cavità, aveva visto spesso sua madre farlo.
«Ah già, grazie Henry.» gli diede una pacca sulla spalla, combatteva con quella lavastoviglie da giorni e ancora non aveva imparato bene a farla funzionare, lavare i piatti a mano no?!
«Papà organizziamo una festa per il mio compleanno? Io lo voglio passare con te, Emma ed Henry, posso?» Bae si era voltato verso suo padre che appoggiato al ripiano della cucina li guardava disegnare.
«Non lo so Bae, Milah ogni anno ti organizza le feste...ma proverò a chiederle se ti lascia con noi. Sai come è fatta...alle brutte avrai due feste di compleanno» sorrise l'uomo.
Il bambino annuì facendo una smorfia contrariata Con gli anni che passavano si era reso conto del perchè quelle gran feste non erano mai in grado di renderlo felice appieno, solo l'anno precedente aveva capito il motivo, suo padre non era mai stato invitato. Non c'era nessuna foto con lui nell'album di famiglia che teneva a casa. Al contrario erano presenti persone che a stento conosceva. Ma quell'anno sarebbe stato diverso, lo sentiva, erano già cambiate tante cose e aggiungerne una in più a lui non dispiaceva.
«Io alla mia festa di compleanno voglio che ci siate tutti, tranne Milah e Gold» disse Henry mentre prendeva il pastello celeste e tracciava righe che probabilmente dovevano essere il mare.
«Bene, basta non farglielo sapere» concordò Bae che invece prendeva il giallo e disegnava una grande palla luminosa.
Killian sorrideva divertito ascoltando quella conversazione, stavano complottando senza farsi troppi problemi. Il loro modo di essere tranquilli su cose che però erano più grandi di loro lo rendevano sereno. Erano due bambini in gamba.
Poi si accorse di non sapere quando sarebbe stato il compleanno del piccolo dagli occhi blu.
«Henry quando hai detto che è il tuo compleanno?»
«Il prossimo martedì» disse senza pensare il bambino, inconsapevole di aver appena aperto la porta che nascondeva tutti gli scheletri che erano stati accuratamente riposti. Inconsapevole che Killian aveva rischiato di far cadere la tazza di caffè che teneva in mano.
«E' anche il mio compleanno martedì, Henry!» esultò Bae, ed entrambi strabuzzarono gli occhi per quell'enorme errore che avevano appena commesso. Si guardarono temendo di volgere gli occhi verso l'uomo che come colto da un'illuminazione aveva visto pasersarsi davanti a lui l'intero quadro ma ancora ignaro del vero significato di tutto quel caos. Ora però quegli occhi così simili ai suoi che lo avevano più volte guardato con una tale intensità, come a volergli chiedere qualcosa che lui non afferrava, lo fecero sentire cieco a quella verità che era stata fin dal principio davanti a lui. Si sentì uno sciocco, e non sapeva il perchè visto che ancora, di fatto, non sapeva nulla. Ma c'era quella voce nella sua testa che continuava a ripetergli che la realtà non era come sembrava.
«Perchè tuo padre se ne è andato Henry?» chiese a bruciapelocon  la voce dura di chi vuole sapere la verità.
«Papà, dai è una coincidenza» provò a divagare Bae.
«Perchè se ne è andato!» tuonò.

Emma tornò verso le sette ,conscia di aver rimandato il rientro al più tardi possibile, ma quel dente doveva essere levato.
«Sono a casa!» urlò aspettando di vedere tue testoline che le venivano in contro o perlomeno di sentire qualche saluto da qualche parte della casa. Niente.
«Ehi c'è qualcuno?» magari erano andati a fare una passeggiata sebbene fosse sera e faceva freddo fuori, si tolse la giacca, guanti e cappello e ripose le chiavi sul mobile dell'ingresso per poi avviarsi in cucina e sobbalzare vedendo Killian seduto al tavolo con le mani incrociate sotto il mento e lo sguardo cupo che aveva in volto.
«Ehi, va tutto bene?» Emma non sentiva altri rumori nella casa. «Henry! Bae!» chiamò non udendo risposta. Ora iniziava a preoccuparsi sul serio, il sesto senso le diceva che era successo qualcosa ma Killian si ostinava a non parlare. E perchè i bambini non rispondevano. Stava per andarli a cercare quando le parole dell'uomo giunsero alle sue orecchie fredde e accusatorie.
«Come hai potuto»
Le spalle di Emma persero la loro rigidezza, consapevole che lui sapeva. Non gli avrebbe chiesto di cosa stesse parlando, non poteva prenderlo in giro così sfacciatamente. La resa dei conti era quindi giunta senza che lei potesse fare alcunchè per addolcire la pillola. Era giusto così. Aveva perso tempo.
«Killian io»
«Come hai potuto!» si alzò di scatto battendo le mani sul tavolo facendola sobbalzare. Quello che stava attraversando Killian era un misto di emozioni, sensazioni, momenti che avevano passato insieme e delle mille occasioni in cui lei aveva potuto parlargliene e invece aveva taciuto. Si sentiva così tradito che a mente lucida avrebbe messo sul podio a parimerito al primo posto Emma e Milah per essere state così in gamba da prenderlo in giro. Era davvero un idiota per essersi fatto fregare non una ma ben due volte.
Mille pensieri gli passavano davanti agli occhi mentre quest'ultimi la fissavano iracondi e in attesa.
«Io ti avrei detto tutto» provò lei, abbandonata alla consapevolezza che era inutile fingersi forti e ripetersi che era nel giusto, perchè non era così.
«E quando eh?! Quando i bambini sarebbero cresciuti? Quando ci saremmo sposati?! Eh?! Quando Emma?! Quando?!» lui si era fidato di lei. E lei lo aveva ingannato senza farsi scupoli.
«Dopo tutto quello che ti ho detto, dopo tutto quello che ho passato, come hai potuto manipolarmi a tuo piacimento. Dannazione Emma! Sono una persona tanto orribile a cui non spetta di sapere nemmeno che il bambino che ho cresciuto non era il mio?!». Frustrato, insofferente, avrebbe pianto come non faceva da anni se la rabbia che scorreva nel sangue non gli avesse fatto rigettare la sua attenzione sulla causa di tutto quel dolore che si poteva evitare.
Emma aveva provato ad avvicinarsi dopo le sue parole ma lui con una mano le aveva intimato di rimanere al suo posto «Tu non sei orribile Killian, io avrei voluto già dirtelo da tempo ma avevo paura» si sentiva svuotata. Neanche le lacrime minacciarono di arrivare.
«Avevi paura Emma?! E di cosa?! Che ti avrei portato via Henry? A stento posso tenere Bea e temevi che te li avrei portati via entrambi?!» si sedette di nuovo e un sorriso stanco e ironico fece capolino.
«E pensare che hai premuto così tanto per sposarci, sei stata davvero furba, non ti facevo così. Anche se poi a pensarci è stata tutta una farsa» si perse in ricordi lontani «quella sera la preda ero io, sapevi già come sarebbe andata a finire.» scosse la testa divertito, era stato uno sciocco fin dal principio, stava ridendo di se stesso.
«Tanto di cappello Swan, sei stata un'attrice formidabile, ci sono caduto in pieno, chissà su quante cose mi hai mentito in tutto questo tempo. Tutto quello ci siamo detti, tutto quello che abbiamo condiviso con i bambini...tutte bugie...» e poi come una secchiata di acqua ghiacciata appena caduta sulle sue spalle, perse il sorriso e si rivolse a lei, che immobile non faceva nulla, semplicemente lo guardava sfogarsi.
«Non siamo nemmeno sempre stati attenti Swan, dimmi che non sei...» faticava anche a dirla quella parola, non poteva ripetersi quella storia, non un'altra volta, il destino lo odiava se per ben due volte lo faceva cadere in mano a donne che lo ingannavano e ferivano.
Emma sentì una fitta all'altezza del petto, non ci aveva nemmeno pensato a quell'eventualità ,ma sentire che lui ne parlava come si parla di uno sbaglio le fece male. E provò rabbia, verso lui che continuava ad amare.
Indurì lo sguardo ma non rispose, effettivamente non ci aveva fatto caso se era arrivato quel periodo del mese o se era in ritardo ma non voleva parlare di questo.
«Swan, rispondi! Non potrei sopportarlo» Killian la amava ma lei aveva tradito la sua fiducia e ora un eventuale bambino non lo avrebbe saputo gestire, il solo pensarci lo mandava in confusione sulle emozioni che avrebbe dovuto provare e quelle che effettivamente avrebbe provato. Sperava che fosse tutto un grande incubo.
Vedendo che lei non accennava a parlare si alzò di nuovo «Sei stata brava Swan. Davvero brava, forse Neal ha fatto bene a lasciarti» ok, no, questo non lo avrebbe voluto dire ma le parole erano scappate via veloci e lui non era stato in grado di bloccarle.
La vide animarsi di una luce nuova, l'ira che aveva coltivato dopo anni di delusioni stava per manifestarsi. Come poteva lui, che non sapeva niente permettersi di dire una cosa del genere?!
«Ma tu cosa ne sai?! Cosa ne sai di quello che ho passato eh?! Di quello che abbiamo passato con Henry, quello che pensavamo nostro figlio, si ritrovava appeso ad un filo e non sapevamo se ce l'avrebbe fatta a superare la notte?! C'eri tu quando i medici ci dicevano di essere fiduciosi ma che le probabilità non erano a nostro favore eh?! Tu non sai niente! Tu hai avuto un brutto momento, io ne ho avuti altrettanti Killian!» i toni di entrambi erano andati crescendo, si erano ritrovati ad urlarsi contro senza porsi freni.
«Io ho duvuto affrontare tutto da sola perchè l'uomo che diceva di amarmi mi ha lasciata perchè pensava di essere stato tradito. Tu ti sei sentito tradito, anche io lo sono stata, io sapevo la verità sui bambini e non te l'ho detto, è colpa mia ma perdonami se volevo ,almeno per un po', concedere ad Henry un padre che non ha mai avuto l'occasione di avere.»
«Non è colpa mia Swan» le parole di lei avevano messo radici in lui, ora come ora non riusciva a pensare lucidamente ma una volta calmatosi era sicuro che l'avrebbe perdonata. Forse. Ma ora no, lui non sapeva nulla e continuava a non capirci molto. Sapeva solo che lei aveva evitato di dirgli la verità.
«Lo so che non  è colpa tua,» erano tornati a toni più bassi che rivelavano un turbamento quale non avevano mai affrontato insieme «e non è neanche colpa mio o dei bambini, e ti racconterò quello che so.» si era avvicinata e lo stava per sfiorare ma questa volta a fuggire era stato lui.
«Bae!» chiamò a gran voce, e in cucina fecero capolino i due bambini che con le faccine rese tristi dal senso di colpa opprimente alzarono lo sguardo su Emma quasi a scusarsi. Emma tirò su gli angoli della bocca in quello che doveva essere un sorriso rassicuratore.
«Ora non ho intenzione di ascoltare nient'altro. Andiamo Bae» aveva preso per mano Bae e si era fermato a guardare Henry, incapace ora di non rivedere lui stesso in quei tratti infantili del piccolo.
Emma schermò Henrry dagli occhi di Killian temendo quello che poteva star pensando l'uomo. Da parte di lui ne fuoriscì un grugnito ferito che lasciò spazio a una smorfia irriverente.
«Non sono la persona orribile che pensi io sia, non ti porterò via Henry. Ma le cose cambieranno. Non sono io il cattivo della storia Emma, ma tu ti ci avvicini parecchio» si voltò e insieme a Bae, che si era voltato un'ultima volta verso sua madre e quello che ormai considerava suo fratello, varcarono quella porta che chissà quando averbbero rivisto.
Non c'era più niente.
Solo il silenzio, silenzio che in quella casa finora non c'era mai stato. Era tutto irrimediabilmente sbagliato, nulla era andato come doveva.
Una manina cercò la sua e verosimilmente le alleviò una parte di quel dolore di chi sa che ha sbagliato ma nonostante tutto spera che andrà bene.
«Scusa mamma, non l'ho fatto apposta» Henry cercava il suo viso e lo trovò, sebbene un po' provato.
«Tranquillo Henry, non  è successo nulla» provò lei.
«Bugiarda» disse divertito lui, in un tentativo di farla sorridere. Cose che funzionò.
«Già, hai ragione» si inchinò per poi tirarlo su e abbracciarlo stretto. La mente che tornava alle parole di lui che le diceva che le cose sarebbero cambiate. E se possibile lo strinse ancora più forte.  

Nella macchina non avevano fiatato nessuno dei due. Bae dopo i sensi di colpa che lo avevano attraversato, ora era quasi arrabbiato con suo padre. Perchè non capiva? Emma lo aveva fatto per loro! Voleva regalare a tutti e quattro un periodo da famiglia che nessuno di loro aveva mai vissuto appieno, aveva omesso la verità, era vero, ma lo aveva fatto a fin di bene. E a differenza di quello che suo padre aveva detto a Emma prima di andare via, il cattivo della storia non era lei. Non lo era assolutamente. Lei lo aveva cercato e ritrovato e lui non poteva che esserne più contento. E invece suo padre l'aveva trattata male, lui ed Henry avevano sentito tutta la conversazione e gli sguardi che si erano scambiati erano andati da quelli colpevoli per aver detto troppo a quelli in disaccordo con quanto detto da Killian.
Arrivarono sotto l'appartamento ma rimasero all'interno della vettura, nessuno dei due intenzionato a scendere.
Killian guardò dallo specchietto Bae che con le braccia incrociate gli teneva il muso.
«Non farmi il muso perchè qui l'unico scemo che non sapeva questa storia è il sottoscritto. Perchè almeno tu non mi hai detto niente?!»
«Hai detto delle brutte parole ad Emma» disse arrabbiato il piccolo senza rispondere alla domanda del padre.
«Dannazione Bae! Non stiamo giocando! Non mi ha detto la verità, tu non mi hai detto la verità! E Henry...oddio» si prese le testa tra le mani. Sembrava tutto più grande di lui. Aveva cresciuto, per modo di dire, un figlio che non era sangue del suo sangue, Bae era pur sempre suo figlio ma sapere che non era suo nel vero senso del termine lo mandava in tilt. E Milah, lei sapeva qualcosa? No , ne dubitava.
«Ascoltala papà, ti prego. Non rovinare tutto.» Bae era felice come non lo era mai stato e ora quella felicità così agognata stava sfumando velocemente davanti ai suoi occhi.
Killian sbuffò, ora era lui a passare per il cattivo. Ovviamente l'avrebbe ascoltata ma non ora, non oggi e forse nemmeno l'indomani. Per quanto i sentimenti verso la donna rimanevano forti ora il suo essere umano e di conseguenza il suo orgoglio gli impedivano di far subito chiarezza sull'intera faccenda. L'avrebbe perdonata? Forse. Le cose si sarebbero sistemate con i bambini? Quello sicuro. Emma e Killian sarebbero potuti tornare ad essere quello che erano stati fino al giorno prima? Non lo sapeva. E aveva paura di scoprirlo.
Ma ora la odiava, una parte di lui la detestava per quanto aveva fatto alle sue spalle, per essersi fatta credere una persona qualsiasi, in un bar qualsiasi, in cerca di un uomo qualsiasi. Ma a quell'uomo lei aveva stravolto la vita.
E poi gli aveva detto di amarla. E lei aveva fatto altrettanto. Cosa doveva pensare? Era stata una recita anche quella? E se si diceva di sì allora il cuore perdeva un battito, perchè se quella era stata tutta finzione almeno quel ti amo se lo sarebbe potuto risparmiare. Avrebbe fatto meno male.
Lui non avrebbe rovinato tutto, le cose si erano già rovinate e lui era una testa calda quando ci si metteva, l'istino lo faceva agire in modi che con il senno di poi se ne sarebbe sicuramente pentito, ma con il senno di poi.
«A Milah non diremo nulla dell'intera faccenda d'accordo?! Prima devo capire cosa fare»
Bae annuì per poi chiedere «Ma...da Emma ci posso tornare?»
Lo fulminò con lo sguardo «Bae per favore!»
«Ma lei è la mia mamma!» urlò il piccolo contrariato scendendo dall'auto e avviandosi da solo verso il portone.
E Henry era suo figlio.
Si lasciò sfuggire un urlo carico di frustrazione mentre colpiva malamente il volante con le mani. 




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Buona Domenica, o quello che ne rimane :)
Perdonatemi l'increscioso ritardo, anche se dopo aver letto il capitolo forse preferivate che non tornassi proprio ahahahaha 
Il capitolo è stato uno tra i più complicati da scrivere e probabilmente se lo rilegessi per l'ennesima volta non ne sarei soddisfatta, ma sono così, in quello che faccio c'è sempre qualcosa da cambiare o migliorare, fatto è che ora l'ho pubblicato, ergo ce lo prendiamo così x'D sto vaneggiando e perdendo tempo ma è da un bel po' che non ci sentivamo quindi perdonatemi lo sproloquio u.u
Piano piano sto leggendo anche le ff che mi perdo durante la settimana, quindi prima o poi mi riuscirò a mettere in pari. So che posso farcela xD
Per quanto riguarda il capitolo, boh, non so che dirvi, aspetto di sapere cosa ne pensate voi perchè qui io la vedo tragica .-. ottimismo portami via, yeeee
Questa settimana niente Once, triste, ma sono anche un po' contenta così domani non devo pensare alla recensione e posso dedicarmi alle ff e alle serie tv, so che non vi interessa ma ve lo dico lo stesso u.u
Per il prossimo capitolo non mi sbilancio, perchè sul serio trovare tempo per scrivere mi sta diventando difficile T.T ma ce la metterò tutta per farvi sapere cosa commbineranno questi disgraziati xD
Come sempre è stato un piacere e se volete ci vediamo la prossima volta ;)
Gio 

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

 

Il giorno seguente fu più duro di quanto si aspettasse.
Aveva cercato di far finta che andasse tutto bene, che fosse tutto normale ma non era stato così. Non poteva essere altrimenti. Avrebbe dovuto accompagnare Henry a scuola e poi si sarebbe dovuta recare al lavoro e invece eccola lì nel suo letto a guardare il vuoto dopo una notte insonne dove la mente era stata attraversata da tutte le opzioni che si sarebbero potute verificare.
C'era l'opzione uno, ovvero quella in cui Killian tornava insieme a Bae e iniseme riuscivano a risolvere quel grande problema.
L'opzione due la mandava in agitazione. Killian che colto da un'ira cieca andava a casa di Milah e le rivelava tutto con la coseguenza che Gold andava a casa sua e le portava via sia Bae che Henry.
E poi l'opzione tre che non voleva nemmeno prendere in considerazione. Non succedeva niente, Killian non ne avrebbe parlato con nessuno e avrebbe dimenticato il numero di Emma, il suo indirizzo e quant'altro per interrompere definitivamente i rapporti tra lei e Bae.
Ne aveva pensate di tutti i colori ma la prima era quella in cui sperava, ma a conti fatti lei rimaneva in attesa che lui si smuovesse e facesse il primo passo. E la cosa perggiore era che non sapeva se l'avrebbe fatto.
Ma c'era Henry. Killian ora lo sapeva e poteva dire di conoscere l'uomo abbastanza da sapere che una cosa del genere non gli sarebbe scivolata via così facilemente. Lui teneva ad Henry, forse a lei non più ma ad Henry si.
«Mamma perchè non mi hai svegliato? Facciamo tardi» Henry aprì la porta rimando sull'uscio stropicciandosi un occhio ancora addormentato.
Emma lo guardò e con una mano lo invitò a raggiungerla, il piccolo trotterellò verso la mamma capendo al volo che a scuola quel giorno non ci sarebbe andato.
«Ti va di rimanere insieme tutto il giorno?» entrambi su un fianco e faccia a faccia, Emma lo guardava con occhi stanchi ma con un sorriso che non poteva non presentarsi ogni qual volta il suo bambino la guardasse .
Henry annuì e gli si accocolò meglio tra le braccia «Mi porteranno via mamma? Perchè io scapperò se qualcuno mi vuole portare via...anche se è Killian che vuole farlo»
«Nessuno ti porterà via Henry, te lo prometto». E rimasero abbracciati .
Cause di forza maggiore li spinsero ad alzarsi dal lettone, lo stomaco di Henry reclamava cibo. Quello di Emma era stretto in una morsa dolorosa. Aveva abbandonato il cellulare da qualche parte, non voleva sentire nessuno, l'unica persona che le avrebbe fatto cambiare idea molto probabilmente non si sarebbe fatta sentire per un bel po'. Preparò la colazione a suo figlio e poi si sdraiarono sul divano per guardare i cartoni. La mente di Emma vagava per la stanza, pensando a tutto ciò che ospitava e quel tutto era tremendamente doloroso. Non c'era oggetto che non la riportasse a Killian o Bae, ogni cosa era stata messa in quella casa da loro quattro. Doveva essere la casa di un nuovo felice inizio e invece gli eventi erano degenerati troppo velocemente, un po' di tranquillità in più non avrebbe fatto male a nessuno di loro. Evidentemente le cose non dovevano andare così.


 

Passarono altri due giorni di silenzio completo, Emma non controllava il cellulare dal suo ultimo incontro con Killian. Henry era tornato a scuola dopo la loro giornata passata insieme e verosimilemente le cose procedeveno come i vecchi tempi. Ma Emma non andava al lavoro, non usciva di casa se non per prendere suo figlio a scuola e fare la spesa. Si era auto esclusa dalla vita sociale, non voleva saperne di dover fronteggiare sua cugina e la sua amica. Prima di chiudere i contatti aveva scritto loro un : L'incendio è scoppiato. Stiamo bene. Non cercateci.
Ovviamente non sapeva se lo avessero effettivamente fatto, ma almeno le avevano laciato il suo spazio non presentadosi alla sua porta. Voleva riflettere, capire come poteva rimediare ma sapeva che il primo passo lo doveva fare lui. Era lui che doveva metabolizzare il tutto e decidere come le cose sarebbero procedute.
«Mamma posso vedere se ti hanno chiamato?» Henry era sbucato dal nulla facendola sobbalzare, era arrivato in cucina con il cellulare alla mano con un'espressione quasi noncurante.
«Henry non penso che oltre alle chiamate di Elsa, Anna e Mary Margaret troveremo quella di qualcun altro...» Emma sospirò. Sapeva che Killian non avrebbe voluto sentirla per un po', era comprensibile, non si era fatta strane fantasie d'altronde si meritava quel comportamento distaccato. Ma era per i bambini che voleva sistemare le cose, per il resto potevano anche cambiare le cose, se ne sarebbe fatta una ragione...prima o poi.
Si accorse della faccia corrucciata di suo figlio, lo aveva imparato a conoscere ormai e lui preferiva essere arrabbiato che piangere, forse lo aveva imparato da lei, non lo sapeva ma era la barriera che Henry aveva iniziato a erigere in caso di dolore.
«Ma questo non vuol dire che se lui non vuole vedere me non voglia nemmeno vedere te» provò a togliergli quel muso che aveva messo su ma non non ci riuscì completamente. «Dai vediamo un po'»
Henry aprì la pagina dei messaggi e vi scorse una ''K'', non sapeva ancora leggere bene ma le lettere le aveva ormai imparate abbastanza bene. «Forse ti ha scritto». Sua madre corse alle sue spalle, impaziente più di quello che non voleva dare a vedere.
«Allora?»
«Allora ha detto di vederci»
«Quindi quando vuole vedermi?!» Henry iniziava ad essere di nuovo felice.
«No Henry, vuole incontrare solo me. Vuole chiarire le cose» ad Emma non sfuggì lo sguardo nuovamente mogio di suo figlio. «Sono sicura che vorrà vederti non appena gli spiegherò tutto»
«Non è vero!!! Nessuno vuole essere il mio papà!!!» il bambino scese dalla sedia e si precipitò su per le scale sbattendo forte la porta.
Emma si accasciò sulla sedia nascondendo la testa tra le mani, pregò che tutto andasse bene. Il messaggio era privo di qualsiasi ornamento, asciutto e diretto le aveva scritto di incontrarsi l'indomani. Avrebbe fatto di tutto per far andare bene le cose, lo doveva ai suoi figli.


 

Killian stava aspettando da un buon quarto d'ora, era andato prima per cercare di ordinare le idee e capire da dove iniziare. Quando aveva scoperto quell'intricato gioco di manipolazione a cui era stato sottoposto non ci aveva visto più. Era voluto scomparire dal mondo per almeno un giorno. Aveva riportato Bae a casa da Milah non volendo nemmeno ascoltare suo figlio e si era chiuso in camera lasciando  un David ignaro di tutto a battere alla sua porta in cerca di spiegazioni. Solo il giorno dopo gli aveva concesso la sua presenza e gli aveva vomitato tutto quello sentiva dentro, quello che era accaduto e quello che provava. David non credeva a quanto il suo amico gli stava raccontando, sapeva che c'era qualcosa in Emma che non quadrava ma una rivelazione del genere non se l'aspettava, d'altronde nessuno poteva immaginarsi una cosa del genere.
David era una persona più calma rispetto a Killian e sapeva che per l'amico Emma non era una come tante, e nonostante quel brutto colpo lui continuava a provare dei sentimenti non indifferenti per la donna. Ora però offuscati dal senso di tradimento a cui erano stati sottoposti. Quindi gli aveva consigliato di calmarsi, prendersi qualche giorno e poi incontrarla per svelare ogni anfratto di quella faccenda. Ma non era stato facile uscire da quella casa e rapportarsi con la realtà. Aveva solo voglia di prendere a pugni qualcosa, di distruggere tutto, così come lui si sentiva dentro. Ma non lo avrebbe fatto, le aveva chiesto di vedersi per parlare. Lei avrebbe parlato e lui ascoltato, anche se quello che avrebbe sentito non gli sarebbe piaciuto. Ma vederla era la parte più dura. Starle vicino e detestarla era la peggior tortura a cui potesse essere costretto. Sentiva il bisogno di amarla e perdonarla venir spinti nelle profondità del suo cuore mentre odio e risentimento si facevano strada verso quella figura che ora, scesa da  quell'improbabile macchiana gialla si guardava intorno cercando di farsi coraggio mentre le mani andavano a nascondersi nelle tasche della giacca per poi riuscire fuori e muoversi in gesti nervosi. Glielo avrebbe fatto notare con qualche battuta delle sue se si fossero trovati in altre circostanze, ma non era quello il caso, non ci sarebbe stata nessuna battuta a smorzare quella brutta atmosfera che si andò a creare non appena lei lo vide e gli si fece incontro. Per un secondo, un piccolissimo secondo, il suo cervello gli aveva giocato il brutto scherzo di indurlo ad alzarsi per salutarla con un bacio. Aveva voltato il viso dall'altra parte emettendo un basso «Swan» quando lei lo aveva salutato.
Lei sembrava quasi impacciata, non era da lei e lui lo notò ,ma quegli occhi verdi non tradivano nessuna incertezza o intimidazione.
Lui sembrava scostante come non lo era mai stato nei confronti di lei ma non erano lì per fare colazione o chiacchierare come avevano fatto qualche tempo addietro. Quindi Killian andò dritto al sodo.
«Parla Swan, ti ascolto»
Non l'aveva neppure guardata in faccia. «Non riesci nemmeno a guardarmi Killian? Almeno aspetta di ascoltarmi prima di decidere che la persona che hai davanti è degna di questo trattamento»
Killian chiuse gli occhi, aveva distolto lo sguardo da lei per non farsi confondere, sapeva il potere che quegli occhi avevano su di lui. Ma la guardò e ci mise tutta la sua buona volontà per non parlare, quel giorno doveva solo ascoltare. Non sapeva se avrebbe cambiato idea, ne dubitava, ma lei doveva almeno avere la possibilità di spiegare le sue motivazioni. Questo era quanto David gli aveva ripetuto fino allo sfinimento da quando lo aveva messo al corrente dei fatti.
Gli occhi che Emma vide riflettersi nei suoi stavano combattendo.
Prese un respiro e non distogliendo gli occhi da quelli di lui iniziò.
«Come ti ho già detto Henry quando è nato non stava bene, nessuno ne capiva il motivo, o meglio io e chi mi stava vicino non ne capivamo il motivo. Era andato tutto bene durante quei mesi, nessuna complicazione, nessun  problema e scoprire che il mio bambino presentava prerogative che appartenevano ad un bambino nato prematuro non ce lo spiegavamo. Il medico alle nostre domande mi risultò fin troppo evasivo, diceva che avrebbe fatto il possibile per aiutarlo, e non erano le solite promesse fatte, lo percepivo che voleva davvero aiutare quel bambino. Aveva un'aria colpevole, quasi che salvandogli la vita avrebbe fatto ammenda per un peccato più grande. Io non ci capivo niente, volevo che mio figlio stesse bene.» fece una pausa non distogliendo lo sguardo.
Lui continuava a guardarla, imperturbabile.
Lei riprese a parlare « Neal sembrava più pensieroso del solito, anzi non lo era mai stato, ma da quel momento le cose iniziarono a cambiare. Guardava Henry dentro quell'incubatrice con sospetto, i primi dubbi cominciavano a mettere radici in lui e io ero troppo preoccupata per accorgermene. Fortunatamente dopo qualche tempo Henry si riprese nonostante ci dicessero di andarci cauti. Ma il mio bambino era un combattete» abbassò lo sguardo solo un attimo, un sorriso ad illuminarle il volto al ricordo di quelle manine che si agitavano imperterrite come a voler affrontare il mondo tutte da sole. « Quindi tornammo a casa, sembrava che da quel momento in poi tutto sarebbe andato bene, ma non va mai come ci aspettiamo. Henry cresceva, con i suoi tempi certo, ma cresceva, e giorno dopo giorno ci si presentava davanti agli occhi un bellissimo bambino che però non ci assomigliava.» di nuovo allontanò gli occhi da quelli blu di lui, il volto rivolto alla grande finestra, persa in ricordi lontani « Per voi uomini è sempre tutto così chiaro, quasi sempre pensate di sapere tutto a dispetto di quanto dicano di noi donne. Neal mi accusò che Henry non fosse figlio suo, inutile ripetergli che quello che diceva erano assurdità quindi fece di testa sua e senza avvisarmi fece il test del DNA. A mia grande sorpresa aveva ragione. Henry non era figlio suo. Farlo ragionare non era tra le sue opzioni e cieco di rabbia se ne andò poco tempo dopo. Ora erano due le cose da fare, o piangermi addosso, ma non è cosa per me, o capirci qualcosa. Sapevo che quel bambino doveva essere per forza figlio di Neal, non ero stata con nessun altro. Iniziai a fare ricerche, non sono una studentessa ma lavoro nell'azienda di famiglia, e dopo due anni che Henry era nato iniziai ad indagare su quell'ospedale. Cercai tutti i nati di quel giorno, esclusi per motivi vari alcune coppie e me ne rimasero due. Una coppia, che però scartai fin dopo alcuni accertamenti e poi voi.»
Lo fissò intensamente e Killian si sentì quasi in soggezione. «Sapevo fin dalla prima volta che ti vidi che tu centravi in questa storia. I tuoi occhi. Henry aveva i tuoi occhi. Dovevo capire come avvicinarmi a te senza farti scappare, indagai e intuii che eri il classico maschio adulto a cui piace divertirsi. Lei ti aveva lasciato per un altro e del bambino ne aveva la custodia lei che si accompagnava con uno dei pezzi grossi della città. Ma dovevo sapere. E poi sai come è andata. Ci siamo incontrati in quel locale e tu ti sei comportato esattamente come avevo previsto.»
«Mi sento quasi offeso. Avrei potuto sorprenderti» non voleva scherzare ma gli era uscito spontaneo parlarle in quel modo.
«Già, ma per fortuna non è andata così.» gli sorrise mestamente, lui stava per fare altrettanto ma si interruppe e le cenno di andare avanti.
«Gli ultimi tasselli del puzzle me li hai forniti tu, i medici non mi dissero nulla, quindi a chiarirmi le idee ci furono i tuoi racconti. Killian è stato il signor Gold ad iniziare tutta questa farsa, io volevo solo sapere che fine avesse fatto mio figlio, se stesse bene, dove fosse finito, perchè me lo avevano portato via.  Quando l'ho visto la prima volta sarei potuta scoppiare in lacrime, ho pensato più di una volta di fermarmi e di lasciar perdere questa storia ma non potevo...non ci riuscivo» gli occhi iniziarono a pizzicarle, Killian indurì la mascella. Pensare che se lei avesse voluto, Henry non lo avrebbe mai incontrato...e non avrebbe mai incontrato lei...
Emma non era andata avanti, lasciando solo intuire il perchè non aveva voluto spezzare prima quell'illusione che li vedeva felici e come una famiglia. Non voleva sentirsi rispondere a un possibile 'Ti amo' con una replica che le avrebbe fatto più male di quanto già non facesse.
Era calato un silenzio che sarebbe risultato imbarazzante se la vita intorno al loro non avesse smesso di andare avanti, il chiacchiericcio delle persone, le cameriere che andavano avanti e indietro, lo sfogliare dei giornali sui tavoli. Loro non si guardavano più.
Killian pensava a cosa fare ora. Non riusciva più a vederla come prima, ma...ma c'era quel maledetto ma che lo destabilizzava.
Lei aspettava quella sentenza che sapeva sarebbe arrivata. Ma decise comunque di irrompere in quel silenzio.
«Se non vuoi perdonarmi ti capisco. Ma almeno per i bambini potremmo trovare un accordo...»
«Emma! Capisci che non si tratta solo dei bambini ora?! Sai cosa comporta tutto questo?! Che quel bastardo di Gold ha giocato con le nostre vite solo per i suoi fini! Qui stiamo parlando di problemi ben più gravi che non so nemmeno come affrontare.» nascose il viso esasperato tra le mani.
«Killian, un passo alla volta, non dico che sarà semplice ma lo incastreremo.»
Lei parlava già al plurale, come se tra di loro fosse tornato tutto a posto. Ma per Killian non era così.
Si ricompose tornandodritto e ritrovando quella determianzione con cui era partito quella mattina «Swan, tra noi  le cose non torneranno come prima...per i bambini va bene, troveremo un modo. Per Gold non lo so, vorrei andare da lui e spaccargli la faccia ma conoscendolo troverebbe il modo per risultare pulito.»
Bruciavano quelle parole, eccome se lo facevano, Emma aveva davvero sperato inconsciamente che lui l'avrebbe perdonata subito ma sapeva anche che non sarebbe mai successo, non nell'immediato di sicuro. Ma il suo orgoglio non le permise di farsi vedere debole.
«D'accordo. Ad Henry manchi, ti va di...vederlo?» avrebbe anche voluto chiedere di Bae, ma aspettò.
Dal canto suo Killian si sfregò le mani, quasi fosse arrivato il momento di andarsene, che non avevano altro da dirsi. Era parso fin troppo accomodante in effetti. Ma aveva anche capito che lei nonostante tutto aveva agito con più cautela possibile, lui non era facile. Ma non cambiavano le cose. Tirò fuori i soldi per pagare quel caffè che aveva ordinato e che non aveva quasi neppure bevuto.
«Certo che mi va, come immagino a te vada di vedere Bae. Visto che è Natale tra poco, e a quanto pare anche il loro compleanno...almeno non sarà un problema ricordarselo» sorrise della sua stessa battuta e lei lo seguì. «Ci potremmo vedere per una passeggiata».
Gli avrebbe voluto chiedere di dire a Bae che gli mancava, ma sapeva che il bambino lo sapeva e si sarebbero visti presto quindi lasciò correre.
«Henry...Henry è arrabbiato con me vero?» chise Killian una volta alzato e in procinto di andarsene.
Emma non sapeva cosa rispondere, il suo bambino era arrabbiato certo, ma non  sapeva nemmeno lui con chi.
«Lui...lui vorrebbe solo sapere che tu gli vuoi bene, si è affezionato a te» gli disse cercando i suoi occhi che rifuggivano da lei.
Lo vide annuire, e come se si fosse ricordato di una cosa importante si voltò completamente verso di lei «Swan, ti sei accertata che tu non sia...hai capito»
Emma si morse il labbro fino a farsi male e scosse la testa «No, non ho controllato» di tempo ne aveva avuto ma non aveva voluto farlo, troppe complicazioni se fosse stato positivo...altrettante se fosse stato negativo.
Killian si sentì preso in giro di nuovo, e un'amara risata fuoriuscì dalle sue labbra «Ma certo, è cosa da poco, vero? Ci sentiamo Swan, salutami Henry»
Emma non ebbe modo di replicare che lui se ne era già andato. Non avrebbe replicato in ogni caso.




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Buon Anno in Ritardo!!!!!!!!!!
Della serie chi non muore si rivede, anche se con tutte le serie tv che mi sono vista questa frase perde di significato x'D ad ogni modo sono tornata con un bel (?) capitoletto abbastanza triste, anzi diciamo di transizione, forse, non lo so nemmeno io ma è sicuro che è stato un capitolo di spiegazioni. Spero di aver reso tutto chiaro e che non ci siano stati erorri, mi sento un po' arruginita in quanto è da un po' che non scrivevo quindi non lo so, spero vi piaccia o per lo meno questo ritorno non sia stato catastrofico >.< 
Spero che non vi siate scordati di questa ff xD  
Passando al capitolo, ebbene, troviamo un Killian provato e deciso a volerci capire qualcosa ma che non vuole farsi corrompere dall'intensità degli occhi di Emma che hanno un grande potere su di lui; Emma che vorrebbe risolvere tutto in quattro e quattr'otto ma sa anche che il perdono di Killian potrebbe non arrivare mai. E poi sta benedetta ragazza non si è ancora accertata se aspetta un piccolo/a Swan Jones, vi eravate dimenticati di questa piccola possibilità ? E quindi iniziano le scommesse, pensate che sarà un falso allarme o invece no?
Una volta lessi su qualche articolo che il compleanno di Henry conicideva con quello di Emma ma visto che Ottobre ora è andato e si respira ancora l'aria natalizia ho deciso che sarà in prossimità del Natale i loro compleanni.
Comunque sto cercando di mettermi in pari con le ff che seguo e ce l'ho quasi fatta, quindi un po'di pazienza e recupero tutto!
Spero di riuscire a mantenere i personaggi più attinenti possibili agli originali  e se non dovesse essere così fatemelo sapere perchè è importante u.u
Mi auguro abbiate passato buone vacanze e buoni festeggiamenti, Marzo è sempre più vicino ;) Mi sono persa qualcosa che volevo dirvi per strada ma ahimè è andata.
Curiosità: qualcuno di voi vede o ha visto la serie tv Penny Dreadful? Perchè io l'ho terminata e beh...volevo sapere se ci fosse qualcun altro in questo fandom ad averlo visto 
Penso che per ora sia tutto, o quasi.  Vado a recuperare gli arretrati xD  Spero che vogliate lasciarvi qualche commento perchè mi siete mancate davvero tanto T.T ok basta con queste cose smielate, anche se è vero u.u
Alla prossima!
Gio

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

 

Verosimilemente quel loro incontro era stata la scossa che servì ad Emma per svegliarsi da quel torpore in cui si era auto rinchiusa. Le parole di Killian erano state acqua gelata ma le erano servite. Si sentiva una nuova vitalità crescerle dentro, magari le cose non sarebbero tornate come prima ma sarebbero andate avanti e lei non chiedeva altro.
Aveva detto a suo figlio della loro chiacchierata  mattutina e lui nonostante il broncio perenne di quegli ultimi giorni parve riacquistare un pizzico di speranza, ma non si illuse, dopo aver accennato un sorriso tornò a guardare i cartoni.
Emma non si perse d'animo, quando era tornata a casa da quella sorta di resa dei conti si era fermata a comprare un test di gravidanza. Non lo aveva più toccato dalla mattina precedente, era lì che la fissava ogni qualvolta andava al bagno, si era ripromessa di farlo non appena fosse arrivata a casa ma tra una cosa e l'altra aveva sotterrato quel pensiero sotto altri anche se rimaneva lì. Almeno lo aveva comprato, si giustificava mentre tergiversava.
«Mamma cosa stai facendo?» Henry la fece sobbalzare.
«Nulla, stavo..stavo controllando una cosa» si era imbambolata a fissare la scatolina e non lo aveva sentito arrivare, non glielo avrebbe detto della possibilità di avere un fratellino, voleva dare a suo figlio solo certezze da quel momento in avanti.
«Certo...vieni a giocare con me?»
«Si arrivo subito, devo chiamare un momento Elsa e ti raggiungo. A cosa giochiamo?» chiese stampandogli un bacio sulle guance che prontamente lo fecero sorridere e ridacchiare.
«Con i lego, costruiremo il più bel castello di sempre»
«Allora avremo bisogno di tutte le costruzioni che abbiamo!» e lo vide trotterellare verso la sua stanza, prese il cellulare e chiamò sua cugina.


 

«Hai fatto pace con Emma quindi?» David stava mettendo i piatti nel lavandino mentre Killian gettava le lattine di birra.
«No, nessuna pace. Anche se mi ha raccontato come sono andate le cose non significa che lei non abbia sbagliato. Non ho intenzione di farle la guerra, questo no, la mia rabbia è concentrata  su  Gold. Ma non l'ho perdonata. Non ci riesco e non voglio farlo.» non gli aveva detto della possibilità che Emma poteva aspettare loro figlio, voleva ma non ci riusciva.
«Mmm, io dico che prima o poi la perdonerai» sentenziò l'amico con uno sguardo di chi la sapeva lunga. Avevano finito di sparecchiare e stava per andare nel soggiorno quando le parole di Killian lo paralizzarono sul posto.
«Forse Emma è incinta»
A David occorsero diversi secondi per capire le parole di Jones, e quando recepì il messaggio non poté che trattenere un sorriso che di sicuro non doveva uscire proprio in un momento del genere. Ma la situazione era tremendamente ironica.
«O amico» e gli si avvicinò e lo strinse in un abbraccio, non si abbracciavano di solito, erano uomini e un comportamento del genere li metteva in soggezione ma David non poté farne a meno. Si aspettava che Killian si sarebbe allontanato subito visto che quello di cui forse aveva bisogno l'amico non era propriamente un abbraccio, invece Jones sembrò liberarsi da un enorme fardello che fino a quel momento aveva dovuto portare da solo.
«Dannazione Jones, ma non impari mai?!»
Killian sorrise, nonostante tutto sorrise. Forse stava per avere una crisi di nervi ma gli veniva da ridere se ripensava a tutta quella faccenda.
«Ma non è sicura la cosa» disse Killian staccandosi dall'abbraccio e dirigendosi sul divano mentre David lo seguiva «Emma non ha ancora fatto il test».
«Perché?»
«Chiedilo a lei» fece sbuffando Killian.
«Forse ha paura» provò David.
«E di cosa? Io rimango il solito squattrinato, lei terrebbe il bambino e la situazione non cambierebbe di una virgola...non per me almeno» si massaggiò gli occhi, quello che aveva passato da cinque anni a questa parte gli si ripresentò davanti senza troppi preamboli.
«Non essere così cinico Jones, pensi che a lei faccia piacere questa situazione? Mi pare di ricordare che lei  aveva detto di amarti e sono sicuro che non mentisse, immagina come possa sentirsi ora che tutto è venuto a galla e pensa che tu la detesti»
«Ma io la detesto»
«Certo come no. E' normale che sia spaventata, si ritroverebbe come con Henry, da sola perchè l'uomo che ama ora la odia e con un nuovo bambino che crescerebbe senza padre»
«Ma io ci sarei!» Killian si stava animando di fronte a quella sorta di seduta psichiatrica «Io non la abbandonerei! L'ho fatto con Milah perchè lei non mi ha permesso altrimenti ma con Emma sarebbe diverso! Non scapperei come un ladro di fronte a una tale eventualità, è vero che le ho detto brutte cose, che in questo momento non la riuscirei a perdonare ma io l'am» si interruppe e chiuse gli occhi sentendosi come fosse caduto in trappola.
«Tu cosa?» fece David con un sorriso sghembo che sembrava quello di una vittoria non troppo difficile da vincere.
«Tu sei assolutamente uno stronzo» fece Killian con un mezzo sorriso che stava cercando di ricacciare dentro mentre gli dava un pugno non troppo amichevole su una spalla.
«E tu non la odi, sei solo arrabbiato perchè ti ha mentito»
«E ti pare poco?» riprese Killian che ora era tornato abbastanza serio «Ogni volta che la vedo o che solamente ripenso a  tutti i momenti che abbiamo passato insieme mi vengono in mente un mare di dubbi. E se mi avesse mentito anche sui suoi sentimenti? Io...io non ce la farei» la sua voce scemò nella stanza fin troppo silenziosa.
«Non essere cieco amico. Se fosse stata una stronza si sarebbe comportata come Milah, e lo sappiamo entrambi questo. Ma il tuo orgoglio e le tue ferite ti precludono la vista. Ho conosciuto Emma, poco è vero, ma da quello che ho potuto capire di lei è che è una persona che ne ha passate tante e sa cosa significa soffrire. Non avrebbe messo su tutta questa recita se non fosse stato necessario. Lo so che poteva farlo in maniera diversa ma questo ormai è quello che ha fatto e sai benissimo e meglio di me, che con te è sempre stata sincera.»
Killian lo guardava come se avesse davanti un qualche animale strano.
«Cosa c'è?» domandò David.
«Ma da quanto sei diventato uno strizzacervelli?» scherzò Killian.
«Sei proprio un deficente Jones» e gli lanciò un cuscino dritto in faccia.
Risero un po' per poi fermarsi e pensare a tutto.
Nemmeno la tv era stata accesa. I loro pensieri rimbombavano nelle loro teste.
«E comunque non è detto che sia incinta» disse alla fine David.
«Già» emise Killian.


 

Elsa e Mary Margaret avevano dovuto trattenersi dal non andare a bussare alla porta di Emma e tampinarla di domande. Ma Emma aveva detto loro di non cercarla e quindi si erano limitate a chiamarla una volta al giorno senza avere risposta, ovviamente.
Ora erano a casa della ragazza, in salotto, dopo che le aveva chiamate il giorno prima per vedersi e parlare.
Aveva raccontato loro tutto, dal momento che quella sera era tornata a casa fino al loro incontro di due giorni prima.
Le due donne scuotevano la testa, una rassegnata ,l'altra con uno sguardo di comprensione stampato sul volto.
«Andrà tutto bene Emma» le prese la mano Mary Margaret «Le cose si aggiusteranno, Killian ti ama, lo sappiamo tutti, anche Elsa lo sa, è solo che devi dargli tempo. Già solo il fatto che abbia acconsentito di rivedervi per i bambini significa che ci tiene»
«Tiene ad Henry...non a me, ma va bene. Ora  devo pensare al bene di Henry e Bae e...» non proseguì, non sapeva come dirlo.
«E?» chiese impaziente Elsa che fino a quel momento aveva taciuto. «Che altro hai combinato»
Emma la guardò torva, non era una bambina che aveva combinato un'altra marachella...sarebbe stato più semplice risolvere tutto altrimenti..
«Forse sono incinta, ma non è sicuro» cercò di giustificarsi lei. Le due di fronte a lei tacquero di nuovo per alcuni minuti, indecise su cosa dire.
«Perchè non è sicuro? O lo sei o non lo sei» disse Elsa non perdendo la razionalità che la contraddistingueva. Le avrebbe tirato i capelli come da piccole si ritrovavano a fare quando litigavano.
«Perchè non ho ancora fatto il test»
«E cosa aspetti?»
«Lo farò quando lo riterrò giusto» non le voleva dire che aveva una fottutissima paura dell'esito di quel test. E non voleva che Elsa la trattasse come una bambina incosciente...anche se forse lo era stata.
«Io non ci posso credere» si alzò e prese la sua borsa e il cappotto. Andò nell'altra stanza e salutò Henry che ignaro dei discorsi delle femmine stava costruendo il castello che aveva cominciato con Emma il giorno prima.
«Elsa dove vai?!» Emma si alzò seguendola.
«A casa, ovunque ma non qui. Emma io non so a che gioco tu stia giocando» abbassò la voce per nascondere le parole alle orecchie di suo nipote «Ma credimi, se fai qualche cavolata, più grande di quella che hai già combinato, e Henry finisce in mezzo non ti perdonerò Emma. Ti ho appoggiato fin'ora, per quanto questa cosa non mi piacesse ma stai per superare il limite. Pensa a quello che passerebbe un altro bambino. Vuoi fargli passare quello che ha passato e che sta passando Henry?! Chiarisciti con Jones, accertati di questa gravidanza e metti un po' di pace nella vita di tuo figlio...dei tuoi figli.» detto ciò uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Emma si era irrigidita, Elsa le aveva spento quella specie di buonumore che le era tornato, tornò in salotto da Mary Margaret che la osservava attenta.
«Vuoi dirmi qualcosa anche tu? Ho sbagliato e continuo a sbagliare ma credimi, ce la sto mettendo tutta affinchè le cose tornino tranquille...ma mi sta sfuggendo di nuovo tutto di mano».
Mary Margaret la invitò a sedersi vicino a lei. La abbracciò mentre Emma tirava fuori un sospiro trattentuto.
«Andrà bene vero?»
«Certo che andrà bene. Tutto si sistemrà, dobbiamo avere solo un po' di speranza in più.»
Rimasero in silenzio.
«Con David come va?»
Mary MarGaret sorrise. «Va bene»
Non era tutto, sapeva che l'amica stava omettendo qualcosa. « Cosa c'è? Avanti dimmelo» si staccò da lei e la guardò negli occhi.
«Avevo trovato un appaertamento carino e avevamo deciso di trasferirci...» iniziò lei un po' titubante, incerta se continuare o meno.
«Ma  è bellisimo, sono contenta per voi» Emma era davvero contenta che le cose tra la sua amica e David andassero bene. Ma poi la mora scosse la testa cercando far passare quella smorfia di disagio come un sorriso.
«Si beh, ne avevamo parlato ma poi...poi è successo tutto questo e a David non va di lasciare Killian da solo, prima pensavamo tutti si sarebbe trasferito qui poi le cose sono cambiate e  non ne bbiamo più parlato. Sai l'affitto...e tutto il resto, David non vuole aggravare la situazione»
Emma era rimasta spiazzata, di nuovo. Prima sua cugina, ora la sua amica. Si sentì orribile.
«Io..io..mi dispiace, mi dispiace tanto. Io non so cosa altro dire...» le prese le mani come a farle comprendere quanto le dispiaceva, aveva rovinato tutto.
«No Emma, è solo un imprevisto, lo sappiamo che passerà. Ora dobbiamo solo aspettare che le cose si aggiustino.» le sorrise sincera, Mary Margaret non le avrebbe mai fatto pesare nulla, era una delle sue più care amiche e sapeva che le avrebbe perdonato tutto. Ma lei non se lo perdonava.
«Venite a giocare con me?» Henry era arrivato in soggiorno con le sue costruzioni in mano. Entrambe fecero un segno di assenso e lo seguirono nella sua cameretta.


 

La Domenica pomeriggio si ritrivarono sulla via principale della zona. Killian aveva chiesto di uscire tutti e quattro perchè era periodo natalizio e per le strade pullulavano bancarelle addobbate e piccoli gruppi che cantavano canzoni a tema. Non le disse che preferiva vederla in territorio neutro, il cervello poteva fargli brutti scherzi.
Emma ed Henry che erano già arrivati al punto d'incontro si guardavano intorno, ad entrambi quell'atmosfera suscitava emozioni contrastanti. C'era la felicità tipica del periodo, gli addobbi, i regali, la musica; Henry era un bambino e come tale si entusiasmava sempre sebbene non credesse più a Babbo Natale. Ma come sempre si affiancavano a questi pensieri felici quelli che rabbuiavano un po' i loro sorrisi. Ma questo Natale sarebbe andato bene, non ci sarebbero stati padri che ti guardavano in modo strano; nessun abbandono. No, Henry non lo avrebbe permesso. Voleva che Killian fosse  fiero di lui, si sarebbe comportato da bravo bambino, avrebbe cercato di essere meno monello del solito.
Emma fissava il suo bambino con quella sua aria concentrata, stava pensando a qualcosa che sicuramente non le avrebbe rivelato.
Cercò con gli occhi le due figure che dovevano essere nei dintorni ma non li riuscì a scorgere tra la folla. Era rimasta contenta che l'uomo l'avesse ricontattata. Nonostante tutto.
«Mamma eccoli!» Henry indicò due figure che cercavano di farsi strada tra tutte quelle persone che come loro avevano avuto la stessa idea.
Bae appena li vide lasciò la presa dalla mano di Killian e corse loro incontro saltando nell'abbraccio di Emma. Henry invece rimase immobile, non sapeva come comportarsi. Voleva correre anche lui da suo padre? Si, ma perchè non riusciva a farlo?!
«Mi sei mancata!» Bae le strinse le braccia intorno al collo felice come non lo era più da qualche giorno, le era mancata davvero tanto. Dal giorno in cui l'aveva conosciuta sapeva che le cose sarebbero andate bene, lei ed Henry facevano parte della sua famiglia insieme a Killian.
«Anche tu ragazzino, tanto» e lo strinse ancora un po' di più.
Killian li raggiunse, aveva l'aria un po' impacciata di chi non sa bene come muoversi, come se si trovasse in un posto nuovo con persone che non si conoscono. La chiacchierata con David gli era servita ma ora che li aveva davanti dubitò di se stesso. Temeva di sbagliare con quel bambino che aveva delle aspettative su di lui. Ma si fece coraggio e parlò.
«Ciao Henry. Emma» fece un cenno con la testa alla donna mentre al bambino riservò un sorriso che sapeva quasi di scuse.
Si avviarono lungo il viale, Emma con in braccio Bae che non voleva staccarsi da lei nemmeno per un minuto, Killian ed Henry che camminavano vicino.  Killian si domandava cosa fare, come se fosse padre per la prima volta.
«Posso ancora venire al compleanno di Henry? Io non lo festeggio più a casa, mamma...l'altra mamma, parte insieme a Gold per lavoro e»
«Bae avevamo detto che ne avremo parlato più tardi» Killian interruppe il discorso del figlio, voleva capire lui stesso cosa fare e poi ne avrebbero parlato. Ma no, a suo figlio piaceva bruciare le tappe.
«Non ci sarebbero problemi per noi...anzi, ne sarei felice» Emma cercò gli occhi di Killian e lui non fuggì, rispose al suo sguardo, una punta di incertezza a colorarne il blu delle irdi.
«Ne parleremo comunque più tardi.» concluse lui non volendo proseguire il discorso.
Emma annuì e Bae si accoccolò meglio al suo collo.
Camminarono un altro po', Bae che insieme ad Henry guardava tutte le luci e i giochi che le bancarelle offrivano ai loro occhi sempre vispi e alla ricerca di nuovi ninnoli. I '' me lo compri per favore'' che in sole due ore di passeggio avevano pronunciato i bambini e il correre avanti e indietro, sotto gli occhi sempre vigili dei genitori , li avevano stremati e ora i due bambini chiedevano solo di potersi fermare e mangiare qualcosa.
Di comune accordo tornarono indietro fino a raggiungere il locale vicino casa di Emma ed Henry e tutti e quattro si concessero una cioccolata calda.
«Io devo andare al bagno» Bae guardò Emma e lei guardò prima Henry e poi Killian.
«Rimango io con Henry, non preoccuparti», era strano dover precisare queste cose che prima erano sottintese.
Mentre i due andarono al bagno Killian ed Henry non sapevano cosa dirsi. Non potevano andare avanti così, lui era suo padre.
«Henry» il bambino lo guardò, quel pomeriggio era stato più taciturno del solito nonostante avesse chiacchierato e giocato con Bae, «ascolta. Io...io...accidenti non so nemmeno da dove iniziare» si passò una mano sul volto, perchè non riusciva a parlare? Si era anche preparato.
«Ti prometto che farò tutto il possibile per essere un bravo papà, Henry. Mi devi concedere solo un po' di tempo per capire quante cose cambieranno, come muovermi, cosa fare. Ma ti giuro, Henry, te lo giuro, non me ne andrò. Qualunque cosa accada io non me ne andrò. Non sarà facile perchè sai che la situazione con Emma è ancora incerta ma tu e Bae non dovete preoccuparvene, ci pensiamo noi grandi a risolvere questi problemi. E perdonami per non essere stato tuo padre fin dall'inizio. Se potessi far cambiare le cose non ti farei vivere quello che hai passato» guardò il volto di suo figlio, rimase in attesa che dicesse qualcosa.
«A Bae non è andata meglio. Preferisco una mamma come la mia che una come Milah.» rispose serio Henry. E Killian sorrise divertito e una finalmente si concesse una risata che contagiò anche Henry non capendo davvero il motivo del perchè ridessero, non fece altre domande ma si limitò a sorridergli grato di quelle parole, si sentì più leggero.

 

Arrivò il compleanno dei bambini e come tutti speravano lo festeggiarono insieme a casa di Emma. Il clima natalizio o la semplice voglia di divertirsi e lasciare i problemi a casa, fece si che trascorressero una piacevole giornata.
I  bambini correvano entusiasti da un ospite all'altro, salutando Elsa e Anna, saltando su Kristoff  che munito della sua stazza non gli risultava essere un problema sollevarli fino al soffitto. Jefferson e David che chiacchieraravano insieme vicino al camino. Mary Margaret che faceva avanti e indietro per controllare che non mancasse nulla sul tavolo del buffet.
Emma che nervosa ogni tanto spariva e si fermava davanti alla finestra che dava sul vialetto d'entrata. Killian aveva detto che si era scordato il regalo dei due bambini e che quindi lo doveva andare a prendere. Non si era voluto far accompagnare ed Emma non stava tranquilla. Non che non si fidasse di lui ma gli abbandoni nella sua vita l'avevano fatta diventare più dubbiosa sulle persone.
Killian e la sua macchiana si erano fermati poco più in la della villa. Nessun regalo dimenticato. Semplicemente non ci riusciva, non riusciva a starle accanto facendo finta di nulla. Un po' di tempo da solo nella sua auto gli avrebbe fatto bene.  Colpì il volante una decina di volte dopodiché si disse che poteva andare, i nervi scaricati e l'obbiettivo focalizzato: festeggiare i suoi figli.
Dal momento in cui tornò alla villa tutto andò in crescendo. Si ritrovarono tutti più rilassati e anche Emma e Killian riuscirono a scambiarsi qualche parola. Avevano raggiunto una fase di stallo civile, non si sarebbero messi a dare spettacolo.
Giocarono tutti, chi più chi meno, ai giochi che proponevano i bambini, mangiarono tutto quello che i loro stomaci riuscirono ad ingurgitare e nonostante ciò il cibo non era finito. Avevano aperto i regali, mangiato la torta e giocato di nuovo.
Alla fine della serata erano tutti stanchi, e piano piano si avviarono uno dopo l'altro verso l'uscita. Mary Margaret si era offerta, così come le due cugine, di rimanere e dare una mano a pulire ma Emma aveva detto loro che avrebbe sistemato tutto l'indomani, troppo stanca anche lei per fare alcunché.
A tenerla sveglia e vigile ora era solo Killian Jones che seduto sul divano era diventato il cuscino di Henry e Bae che dormivano stremati.
Si concesse di guardarli un po' finché Killian non diede segno di svegliarsi.
«Scusa, mi sono addormentato un attimo» si guardò intorno per capire quanto effettivamente era stato incosciente.
«Non ti preoccupare» Emma si accomodò sulla poltrona a fianco incapace di dire altro. Doveva chiedergli di rimanere? Doveva chiedergli di andare? Doveva dire qualcosa o tacere?
«Dammi cinque minuti e ce ne andiamo» si stropicciò gli occhi assonnati.
«Se vuoi»
«Non è il caso» la bloccò prima che lei potesse aggiungere altro.
«Ok» Emma si alzò, dubbiosa che sarebbe riuscita a trattenre le lacrime. Andò in cucina a riporre i resti della torta in frigo.
Henry e Bae si svegliarono non appena Killian si mosse «Dove andiamo papà?» domandò Bae sbadigliando.
«A casa ometto»
«E i nostri regali? Hai detto che ce li davi dopo»
«Ora?!»
«Si!» i due si alzarono come due molle, come se quel piccolo sonnellino li avesse ricaricati.
«E va bene, ma non urlate che mi scoppia la testa» si alzò e prese i due rettangoli incartati. Aveva deciso di darlgieli in un secondo momento perchè quello era un momento loro, il loro primo vero momento come padre e figli. Emma non sapeva se raggiungerli o rimanere in disparte, si sentiva un po' fuori luogo ad intromettersi senza permesso in quel loro scambio.
I due fremevano impazienti nello scartare il loro ultimo regalo della giornata.
Henry e Bae ammirarono i loro bellissimi libri e poi con un sorriso enorme si tuffarono su Killian. «Grazie papà!»
«Grazie Killian!»
«Spero vi piacciano,  Bae ne aveva già uno ma questi due sono nuovi e più belli, li ho sfogliati per sicurezza»  risero tutti e tre e insieme iniziarono a sfogliarli.
«Mamma! Guarda che belli!!!» Sia Henry che Bae la invitarono a sedersi con loro e a leggere qualche pezzo di storia. Killian la guardava cercando di non farsi vedere e vederla così felice fu l'ennesimo incentivo per decidere che le cose erano da sistemare.




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Salve gente!
Non so se sarò puntuale in linea generale ma cercherò di fare del mio meglio! Intanto ringrazio vivamente tutti voi che siete qui nonostante i tempi incerti >.< ma non sapete quanto sono rimasta contenta di ritrovarvi, sia voli lettori che commentate che non ^-^
Devo dirvi che questo capitolo è un po' più lungo del solito e in realtà avevo intezione di continuare ancora perchè volevo chiudere il ciclo natalizio e iniziare l'anno nuovo ma poi mi son detta: ma forse diventa noioso dopo un po' e quindi niente, il prossimo capitolo è ancora Natale, speriamo che nevica così sto pure nell'atmosfera giusta. Cioè ha nevicata ovunque tranne da me...ma è possibile?! 
Comunque, il capitolo spero vi piaccia, abbiamo poche interazioni tra Emma e Killian che in compenso si sono confrontati con i loro amici e parenti. La festa anche è andata bene nonostante Emma temesse, in fondo in fondo, che Killian non tornasse xD ma mica poteva scappare! non è un codardo. Invece a partire e a non farsi vedere sono stati Gold e Milah, meglio così, i bambini si sono goduti la festa.
So che lo dico quasi in ogni fine capitolo ma lo ripeto, sto recuperando piano piano tutte le ff xD quindi   ErinJS, se ti capita di leggere la mia storia sappi che non mi sono scordata la tua ff, sto solo cercando un momento per leggerla come si deve!!! Con te Lady Lara ci rivedremo presto,( è una minaccia o una promessa ? lo scoprirai u.u), manca poco e finirò anche il tuo capitolo xD so lenta perdonatemi. Ovviamente anche gli aggiornamente più recenti sono nella lista quindi piano piano la vostra Gio, vi raggiunge tutte ahahhahahahaha
Penso basti, ho detto abbastanza mi pare
Alla prossima e grazie infinite ancora per chi aggiunge la storia nelle varie sezioni, a chi recensisce e chi legge soltanto!!!
Gio

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22

 

Natale arrivò velocemente, in un batter d'occhio si ritrovarono a dover decidere cosa fare e dove andare. Killian avrebbe tenuto Bae anche in quei giorni, di solito era regola che tutte le festività il bambino le passasse a casa della madre, ma non quella volta. Killian benediva quel maledetto lavoro che occupava la vita della sua ex tanto da farle scegliere esso invece che suo figlio, si sarebbero goduti il Natale come forse non lo avevano fatto da anni, Bae era troppo piccolo per capire gli anni passati ma ora era diverso, in tutto e per tutto.
Stavano oziando sul divano quando David entrò in soggiorno con un grande borsone.
«Ehi amico dove vai?» chiese Killian un po' spaesato.
«Da mia madre, non ricordi che te lo avevo detto? Viene anche Mary Margaret»
«Ma che?» Killian aveva la classica espressione di chi scopriva tutto all'ultimo minuto.
«Avanti Jones non fare quella faccia, io te lo avevo detto»
«Ma così mi lascerai solo con...e poi ti porti anche Mary Margaret! Non posso farcela Nolan!»
«Ce la farai, ce la fai sempre ed Emma non ti mangerà. Gli darai una mano tu vero Bae?» il bambino con un pacco di biscotti alla mano annuì, l'aria ancora un po' assonnata.
«Mi hai lanciato un brutto tiro mancino» bofonchiò Killian alzandosi cercando di mantenere sotto controllo il corso degli eventi.
«E poi ci saranno anche le sue cugine no? Stai tranquillo andrà tutto bene. Buon Natale Jones. Buon Natale Bae» e li abbracciò entrambi prima di uscire e lasciarli da soli.
«Papà è Natale, non litigate per favore» e detto ciò Bae tornò a guardare i cartoni.

 

Killian si stava ripetendo di rimanere tranquillo e che lui non doveva essere nervoso, non era lui ad essere in torto. Ma non si capacitava del perchè fosse tanto agitato. Suo figlio gli prese la mano per rassicurarlo un po'.
Henry aprì loro la porta con un gran sorriso sul giovane volto e li invitò ad entrare senza troppe cerimonie, non sarebbe stato da lui altrimenti.
«Mamma è sopra a riordinare, ha detto che faceva subito ma non penso sia vero» i nuovi arrivati guardarono su per la scala mentre si toglievano i cappotti.
«Le tue zie sono già arrivate?» Bae ancora non aveva realizzato che quelle ''zie'' erano anche le sue zie, per lui ora solo Emma era sua madre, tutto il resto della famiglia ancora non era stato metabolizzato dalla mente del bambino.
«No, la nonna si è fatta male e quindi non può venire da noi e allora hanno deciso di andare da lei a passare il Natale» spiegò il piccolo dai capelli scuri.
Se non vi fosse stato il divano a sorreggerlo forse Killian avrebbe traballato in modo poco mascolino. Il volto leggermente più pallido ad indicare un chiaro segno di cedimento. Ma poteva sempre andare tutto storto?! Ovviamente si ,ma perchè sempre a lui si domandava.
Henry gli prese la mano e gliela strinse. Si sentì meglio, i tratti del viso un po' meno tirati.
Si misero a fare un puzzle che Henry aveva disposto sul tappeto in salotto, nulla di troppo complicato ma valse a farlo rilassare un po'. Non capiva perchè tardasse a scendere.
«Se vuoi puoi andare su, forse non ha neanche sentito il campanello.» non si era reso conto che le sue occhiate alla scala non erano poi così passate inosservate.
«Non è che le è successo qualcosa Henry?» chiese.
«No, non credo, ogni tanto sparisce in bagno. E' un po' strana...ma lo siete tutti» abbassò lo sguardo unendo il suo pezzo del puzzle a quello che Bae gli stava passando.
Quel suo nuovo figlio lo faceva sentire inappropriato, ogni cosa che diceva, anche la più scontata, lo faceva sentire in colpa, una colpa terribile che però sapeva non appartenergli. Gli aveva promesso che si sarebbe impegnato e allora perchè ora temeva anche solo di parlargli?
«Lo so che siamo strani e lo sarete anche voi un giorno» scompigliò la testolina mora del bambino e iniziando inconsapevolmente una guerra di solletico al grido di Bae che si lanciò contro Killian urlando un ''All'attacco!''che di sicuro avevano sentito in tutto il quartiere.
Emma espirò lentamente alla soglia delle scale. Le sue cugine erano andate da sua zia nonché madre adottiva; la sua migliore amica era andata con il suo fidanzato dai parenti di lui. Era rimasta sola con suo figlio alle prese con un Natale pieno di incertezze e di aspettative agognate ma che avevano preso un aspetto del tutto diverso da come se le era immaginate.
Prese coraggio ripetendosi che sarebbe andato tutto bene ed entrò in salotto dove li trovò affaccendati in una lotta all'ultimo solletico.
Killian si era portato Bae su una spalla che gli tirava calci e pugni mentre con la mano libera atterrava Henry che cercava di divincolarsi senza riuscire a smettere di ridere. Poi si accorse di Emma che li stava osservando e lentamente rimise giù Bae e lasciò respirare Henry. Ma non smise di sorridere, semplicemente ora doveva parlare con Emma e doveva riprendere fiato.
«Ora riposatevi un po', dopo vi aspetta il secondo round» Killian li vide inspirare grossi respiri mentre ridevano ancora divertiti.
Fece cenno alla donna di andare nell'altra stanza. Non sapeva se quello che avrebbe detto lo avrebbe fatto sembrare un perfetto idiota ma ormai una volta in più una in meno cosa cambiava?!
«Swan» fece lui.
«Killian» fece lei.
Killian le fece segno di iniziare a parlare, dopotutto era pur sempre un gentiluomo.
«No prima tu, per favore» Emma voleva che parlasse prima lui, preferiva sapere cosa aveva da dirle prima di parlargli e rovinare tutto come era brava a fare.
«D'accordo.» Killian si guardò un attimo intorno constatando che era tutto come lo aveva lasciato, certo non era passato molto tempo da che se ne era andato e l'ultima volta non aveva voluto farci caso, ma il fatto che tutto fosse rimasto immutato lo fece tranquillizzare. «Ci ho pensato e vorrei che queste feste risultassero il più normale possibile agli occhi dei bambini. Non sto dicendo che tra noi cambi qualcosa. No, questo no. Ma vorrei che provassimo ad essere come un tempo senza esserlo davvero...non so se ha senso quello che ho appena detto in effetti» si grattò la nuca cercando di capire quanto folli potessero esserle sembrate quelle parole.
«Vuoi che recitiamo.» lo stava osservando cercando di capire se avesse ben afferrato il concetto, ma sospettava di si.
«Potremmo dire così.»
«Non so se ce la faccio» disse lei continuando a fissarlo. Era un po'ricevere una pugnalata dritta nello stomaco quella richiesta del tutto inattesa. «Non so se riesco a fingere...» come poteva far finta di amarlo se in verità quella era la realtà dei fatti.
Lo sguardo di Killian si fece serio «Non penso sia un problema per te fingere» .
Emma ridusse i suoi occhi in due fessure, fece perno su una rabbia che si stava propagando nel suo petto.
«Bene,» iniziò «se dobbiamo fingere ti ricordo che il Killian Jones di prima non avrebbe mai detto una cosa del genere e soprattutto non mi guarderebbe come se fossi la donna più orribile della terra» gli disse incrociando le braccia al petto.
Killian sorrise abbozzando il colpo. Aveva ragione, ma aveva cominciato lei con la storia della finzione.
«State litigando?» Henry e Bae comparvero alle loro spalle. Ma chi gli aveva insegnato a comparire dal nulla in quel modo?!
I due si voltarono colti di sorpresa. «Assolutamente no!» Emma si stampò in volto il sorriso migliore che trovò.
«Avete fatto pace?» domandò Bae speranzoso.
«Una tregua» rispose Killian per poi guardare gli occhi di Emma.
«Allora è tipo fare la pace ma con una scadenza» spiegò Henry a Bae che parve dubbioso.
« Mm ok, possiamo accettarlo, per ora» disse Bae al suo amico/fratello mentre ritornavano in salotto come se nulla fosse.
«Possiamo accettarlo?!  Per ora?! Fanno sul serio?!» Killian si voltò con aria divertita verso Emma rimasta stupita anche lei di quell'uscita di suo figlio.

 

Cenarono lasciando parlare per di più i bambini che sapevano riempire gli spazi vuoti come nessun adulto avrebbe mai saputo fare con una tale disinvoltura. Ogni tanto scappavano inconsapevolmente degli sguardi carichi di cose non dette da parte dei due adulti ma trascorsero pur sempre una piacevole serata. I bambini invece facevano dei segni di assenso e con un che di cospiratorio che però non arrivarono ai genitori.
Mentre si mettevano comodi sul divano per riprendersi un po' da tutto il cibo che avevano ingurgitato e aver gentilmente declinato l'offerta di Emma di preparare una cioccolata calda i bambini iniziarono ad essere impazienti.
«Ma quando arriva Babbo Natale?!» domandò Bae saltando sul divano in modo davvero poco aggraziato.
«Lo sai bene quando arriva, mentre voi mostriciattoli dormite. Non vuole mica che lo vediate mentre porta i regali, lui ha paura di voi bambini, siete personcine pericolose» lo prese in giro Killian mentre tra le sue braccia un non più timido Henry si andava a mettere comodo. Un nuovo calore gli si irradiò nel petto, e, come se lo avesse sempre fatto, lo strinse a sè. Fu un abbraccio nuovo anche per Henry, si sentì più felice e il sorriso sul suo volto sembrava non volersene più andare. Si, era davvero molto felice.
Bae si girò verso Emma che, dopo aver trattenuto un sorriso mal celato per quella stroriella che si era inventato di sana pianta Killian, gli riservò la massima attenzione senza che il piccolo potesse scorgere in lei tutta l'ilarità di quel momento. «Non è vero che ha paura di noi Babbo Natale, vero?! Io sono stato un bambino buono!»
«Ma certo che sei buono, sei il bambino più buono del mondo» guardò l'occhiata poco carina di Henry e le venne da ridere, sapeva che lui non credeva  a Babbo Natale e lui sapeva che lei diceva così solo per tranquillizzare Bae, ma tutto aveva un limite, «tu ed Henry siete i bambini più buoni del mondo!» si corresse « E Babbo Natale non ha assolutamente paura di voi, solo che si deve sbrigare e preferisce arrivare mentre tutti dormono così fa presto» a Bae piacque di più la versione di Emma e dopo aver fatto una linguaccia a suo padre si accoccolò anche lui tra le braccia di Emma.
Scelsero un film natalizio che piacesse a tutti e quattro, i canali trasmettevano solo quelli e dopo una serie di ''quello no'' e ''quello non mi piace'' da parte di tutti e quattro concordarono su '' A Christmas Carol'' anche se in alcune scene i piccoli si coprirono gli occhi. L'attenzione per il film andò via via scemando. Henry e Bae non si erano fermati un minuto, avevano giocato ininterrottamente prima di cenare trasportando anche Killian e quando possibile anche Emma, che trovatasi da sola ai fornelli stava entrando nel pallone, stare in cucina a Natale era un incubo, di solito era Elsa a fare la maggior parte delle cose ma ovviamente sua zia si doveva far male proprio quel Natale! E si era data dell'idioda a quel pensiero, come se sua zia lo avesse fatto di proposito quando invece l'unica cosa che voleva era vedere entrambi i nipotini.
Emma si voltò per scoprire che anche Killian stava per fare la fine dei due. «Forse è meglio portarli a letto.» Killian aveva portato qualche cambio sia per se che per Bae, non sapeva come sarebbero andate le cose ma immaginava che avrebbero passato la notte in quella casa...e poi anche se si fosse scordato era sicuro di aver lasciato qualche vestito da qualche parte.
Jones si stropicciò gli occhi e annuì mentre liberava un grosso sbadiglio.
Mentre salivano le scale ad Emma sorse un dubbio che via via che procedevano verso la stanza si acuiva sempre di più. Un fastidioso nodo allo stomaco rischiava di farle tornare su tutta la cena, era così dannatamente sbagliato quel pensiero, e inoppurtuno, che però a conti fatti era del tutto lecito esprimere. Quindi si arrestò bruscamente sull'uscio della porta facendo si che Killian la urtasse con la schiana di Henry.
«Che c'è?» domandò questo senza capire il problema dove fosse.
Emma non lo guardava, la testa di Bae tra i loro occhi «La farsa è finita o possiamo...possiamo dormire nello stesso letto?» chiese con voce che doveva apparire sicura e leggermente indifferente.
«Dormirò sul divano, non è un problema» Killian fece per sorpassarla ma lei lo bloccò.
«No, non puoi dormire sul divano»
«Non possiamo dormire insieme...non voglio» come gli pesava far uscire quelle parole che erano tutta una grande bugia.
Lei si morse l'interno della guancia per pensare al dolore e non agli occhi che le pizzicavano, stava cercando una soluzione. «Allora portiamo i bambini nel letto in camera mia, tu...tu dormirai nella stanza di Henry. Sul divano no.» si diresse verso la sua stanza e Killian non obbiettò. Messi i piccoli nel letto ora dovevano mettere i regali sotto l'albero e poi andare finalmente a dormire. Emma li tirò fuori da una busta che aveva nascosto nello sgabuzzino mentre Killian li estrasse dal borsone con cui era arrivato. Non si parlarono, ognuno li depose in silenzio. Evitarono qualsiasi contatto, sia fisico che visivo, certi che sarebbero esplosi in tale evenienza. Tornarono al piano superiore sussurrandosi un ''Buonanotte'' e sparirono nelle loro camere. Killian si girò per osservarla due minuti senza doversi mettere quella maschera di indifferenza che si ostinava ancora a riservarle. Forse sarebbe stato meglio se la verità non fosse mai venuta a galla. Ce l'avrebbero fatta e nessuno avrebbe sofferto così. Ma no, non era andata così. Ora gli toccava recitare addirittura. Una tregua, era proprio un imbeccille. E continuò ad insultarsi finchè non cadde sul letto.
Ma il suo ultimo pensiero andò al bel pomeriggio passato con i suoi figli e con lei. Lei che gli rimaneva nel cuore nonostante tutto.

 

«Papà! Papà! Sveglia! Che ci fai nel letto di Henry?»
«Perchè sei nel mio letto? E' Natale! Andiamo di sotto! Alzati!» Henry e Bae erano entrati urlando e gli si erano gettati sopra iniziando a saltare freneticamente. Gli avevano fatto prendere un colpo!
Mentre cercava di ignorarli, inutilmente, vide entrare Emma con indosso uno dei suoi pigiamoni e capelli un po' arruffati che si massaggiava il fianco. Era consapevole che quella notte l'unico a dormire bene era stato lui, sapeva che quei due ometti non si fermavano un attimo nemmeno durante il sonno. Non la invidiò per niente.
«Mamma fai alzare Killian! Dobbiamo aprire i regali!»
«E chi dice che ci sono?!» chiese con la voce ancora assonnata Killian mentre quelli ricominciavano a saltare su di lui urlando che c'erano eccome.
Emma si sedette sul letto cercando di non pensare a quante costole le dolevano, si stropicciò un po' gli occhi che non volevano ancora aprirsi del tutto. «E allora andiamo giù e vediamo se vi ha portato qualcosa o no. Prima però facciamo colazione, ok?»
I bambini si precipitarono giù per le scale, e i loro urletti si udirono fin nella stanza di sopra. Emma si voltò verso Killian che non dava cenno di volersi alzare. «Cereali o caffè?»
Per tutta risposta Jones si nascose sotto le coperte e mugugnò qualcosa di incomprensibile.
«Cereali per tutti» convenne Emma mentre si alzava dopo avergli dato una pacca su quella che presumeva fosse la sua spalla. Killian  sorrise sotto le coperte.
Fecero colazione tutti insieme scambiando qualche battuta scema e con i piccoli che fremevano di impazienza per andare a scartare i regali. Volarono giù dalle sedie seguiti dai genitori e si sedettero vicino l'albero iniziando a scartare i regali con i loro nomi sopra.
Emma e Killian li guardavano sorridenti mentre scartavano la carta e rimanevano felici ad osservare il gioco davanti ai loro occhi. Poi Emma prese un piccolo pacco e lo porse a Killian. La guardò un po' titubante.
«Avanti, non fare lo stupido. Aprilo.» glielo mise tra le mani visto che non dava cenno di prenderlo.
Killian lo aprì e sorrise. Non si aspettava un regalo del genere. Una cornice sfoggiava la foto di lui con i due bambini mentre erano intenti a giocare. I sorrisi sereni e felici animavano i loro volti. Emma non si ricordava quando l'avesse scattata ma si ricordava che quando li aveva visti così felici e spensierati non aveva indugiato oltre e gli aveva fatto una foto. Non se ne erano nemmeno accorti.
Continuava a sorridere come uno scemo. «Io, beh, grazie. Il mio regalo in confronto a questo fa davvero pena» la guardò negli occhi sorridendole quasi mortificato.
«Già apprezzo che tu me lo abbia fatto in realtà» cercò di rassicurarlo lei, anche se fu sorpresa sul serio che lui avesse pensato di farglielo.
«Beh, in realtà non è proprio un regalo solo per te...» prese tre scatole incartate con una carta con disegni di Babbo Natale e la sua slitta e li porse ai tre che ora lo stavo guardando.
Una risata generale li colse tutti non appena aprirono: dei maglioncini con una bella renna al centro. Henry e Bae li vollero mettere subito, si tolsero, con l'aiuto dei genitori, le maglie del pigiama e se li infilarono per poi tornare a dedicare la loro attenzione ai loro nuovi giochi.
«Grazie»
«Figurati, è un regalo abbastanza scemo» si grattò la nuca un po' imbarazzato.
«No, grazie per essere qui» si guardarono sapendo a cosa si riferisse Emma e presi da una gioia infantile si misero a giocare con i bambini.

Arrivò anche l'ultimo dell'anno e a dispetto di quello che si era aspettato era ancora in quella casa, visto che Gold e Milah non si erano fatti sentire e Bae era tranquillo erano rimasti a casa di Emma. Ed era andato tutto bene, con Emma avevano un rapporto sereno, nessun passo avanti ma nemmeno indietro. Una situazione di stallo che però prevedeva la presenza costante dei bambini. Da soli era tutt'altra storia. La tensione e l'aria satura di cose non dette o rimandate li faceva essere impacciati. Ma per fortuna erano pochi quei momenti e a breve sarebbero arrivati anche gli altri per festeggiare.
«Allora,» fece Emma aggiustandosi la maglia pulita che si era messa dopo aver pulito un po' la cucina che era esplosa in un caos dopo che avevano cucinato tutti insieme durante la mattinata «Elsa sta arrivando insieme ad Anna e Kristoff. Jefferson e Grace anche. Mary Margaret e David?»
«Stanno per arrivare anche loro. Tranquilla. Mi agiti così» cercò di ironizzare, perchè era ansiosa? Alla fine era una cosa tranquilla. La vide farglisi vicino. Si impietrì.
«Ma io sono calma, i bambini stanno finendo di vestirsi: gli altri stanno arrivando; passeremo una bella serata» gli lisciò la camicia perfettamente stirata.
«Non devi convicermi, sei tu a non esserne convinta» cercò di pensare  il meno possibile a quelle mani che gli sfioravano il petto.
Emma si fermò «Vado a controllare i bambini» . Non era impazzita tutto d'un colpo, aveva i suoi buoni motivi per essere nervosa.
«Ok...»si ritrovò a sospirare Killian che ci capiva sempre meno.
Arrivarono tutti e finalmente si rilassarono e iniziarono a divertirsi. Mangiarono; bevvero, chi più chi meno; giocarono; scambiarono aneddoti buffi, storielle che a mente poco sobria risultarono molto divertenti. I bambini spizzicarono qualcosa e poi si allontanarono giocando e guardando i cartoni.
Il tempo parve volare, si accorsero che la mezzanotte sarebbe arrivata a breve e insieme ai bambini e ad un bicchiere per per festeggiare si avviarono sulla porta sul retro per fare il conto alla rovescia e vedere i fuochi espoldere nella loro vivacità.
Ci fu da dire che quella serata quasi tutti avevano alzato il gomito, erano tutti abbastanza brilli da farsi trasportare dal momento. Eccetto Emma, che doveva pur sempre controllare i bambini, ed Elsa che aveva inteso fin dal principio che sarebbe toccato a lei riportare tutti a casa, e Mary Margaret che non amava particolarmente essere incosciente. Tutti gli altri volevano divertirsi e non pensare ai vari problemi. Quindi per Emma fu un vero shock quando allo scattare dell'anno nuovo, mentre tutti esultavano, si sentì stringere per un fianco mentre le labbra di Killian andavano a scontrarsi con le sue. Ricambiò, eccome se ricambiò ma la cosa durò tutto pochi attimi. Dopo un  'Buon anno Emma' le lasciò il fianco iniziando a scambiare gli auguri anche con tutti gli altri.
Emma boccheggiò per alcuni istanti. Sentiva i bambini uralre gioiosi alla vista dei fuochi ma lei non riusciva a vederli distintamente. Scambiò anche lei gli auguri senza sentire nitidamente la sua voce.
I bambini crollarono poco dopo, tutta l'enfasi e l'adrenalina iniziarono a scemare e convennero che a breve sarebbero dovuti rientrare tutti. Parlarono ancora un po' accomodati sul divano e sulle poltrone, ridevano per lo più, ma erano felici.
Elsa si offrì di riaccompagnare Jefferson e sua figlia e non trovò obiezioni, anzi ne parvero entrambi felici. Mary Margaret cercò di arrivare alla macchiana sana e salva mentre sorreggeva un David poco lucido. E si ritrovarono di nuovo soli in quella casa. Emma ancora nelle sue piene facoltà mentali iniziò a portare, prima uno poi l'altro i suoi figli nel letto di Henry. Mentre li metteva a letto li sentì bofonchiare qualcosa di incomprensibile. Gli lasciò un bacio sulla fronte e ritornò in salotto dove,addormentato come i due bimbi, Killian Jones dormiva beato, ignaro probabilmente di quello che le aveva fatto. Gli si avvicinò «Ehi Jones, alzati. Andiamo a dormire.»
Non diede segno di averla sentita.
«Mi senti?!» lo scosse un po' finchè quello non aprì gli occhi annebbiati dall'alcool. «Dai ti aiuto»
«Ce la faccio» la scostò cercando di mettersi in piedi.
«Certo, si vede» lo prese in giro, gli mise un braccio intorno alla vita conducendolo al piano di sopra, verso la sua stanza. Killian non se ne accorse nemmeno.
Lo aiutò a mettersi a letto e poi prese posto sull'altro lato. Sentiva il respiro di lui regolare.
«Killian» lo chiamò sperando che non fosse proprio cosciente.
«Mmm»
«Sono incinta»
Non ci fu risposta, si voltò e lo vide che si era voltato a guardarla, per quanto il buio glielo permettesse.
Le si avvicinò. Le alzò la maglia passandogli la mano sul ventre. Lui sorrise. Sorrise . Perchè stava sorridendo?! Emma era convinta fosse l'alcool anche se si era aspettata una reazione diversa. Lo osservava mentre contemplava, con un sorriso sereno dettato dall'essere brillo, la sua pancia. La guardò, ora con un cipiglio curioso che le ricordò in modo impressionante Henry, «Perchè piangi?»
Stava piangendo e non se ne era accorta.
«Andrà bene, andrà tutto bene Swan» le baciò il ventre e vi poggiò la testa. «Buon anno Swan» sbadigliò e si addormentò placidamente.
Emma non smise di piangere, conscia che lui non si sarebbe ricordato nulla. Conscia che a mente lucida lui non l'avrebbe presa così bene. Conscia che con tutta sicurezza non sarebbe andato bene come le aveva detto.




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 Arieccomi quiiiii! Si in ritardo ma sono riuscita a ritrovare la strada di casa u.u spero ne siate felici
Allora, che ne dite? Piaciuto? Spero vivamente di si, ho notato che a recensire siete di meno ma non mi abbatto...anche se spero che vi facciate coraggio e mi lasciate un vostro parere, buono o cattivo che sia ^.^
Cooomunque, ho notato che in questa storia Regina non compare...Robin non lo so se l'ho mai menzionato, non me lo ricordo xD comunque sono indecisa se infilarla nella storia o meno xD che dite voi? Boh, io ci penserò.
Ci sto girando intorno ma alla fine ve lo devo chiedere...ve lo aspettavate che fosse incinta?! io non saprei xD, di sicuro non saranno felici come nell'altra mia stoira...questo no ahahah anche perchè Killian non so se si ricorderà , Emma si è già posta questi quesiti ahahaha ma è tutto da scoprire *-* 
Di Gold e Milah ancora non c'è traccia, per ora ci sta bene così xD
Possiamo dire chiusa la sezione feste ahahha anno nuovo, vita nuova...vedremo che vita gli spetta.
Ringrazio vivamente chi recensisce perchè è sempre una gioia leggere i vostri commenti :) spero che voi che leggete soltanto piaccia questa storia e che non vi annoi ^-^ e grazie a chi inserisce nelle varie categorie, piccole gioie che rallegrano la giornata ;)
Alla prossima,
Gio

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23
 

Si svegliò nel letto di Emma, da solo, e con un vuoto sul fine serata di quel capodanno. Ad essere vestito lo era quindi non  aveva fatto cose di cui si sarebbe pentito. O così sperava. Era quasi l'una di pomeriggio e non sentiva nessun rumore intorno a lui. Si girò nel letto e cercò di ascoltare meglio. Dal piano di sotto  sentì il tintinnio dei cucchiai che sbattenevano all'interno delle tazze. Cercò di ricordarsi, sapeva che era successo qualcosa ma non si ricordava cosa. Si alzò e dopo aver constato che i bambini non erano nemmeno nella stanza di Henry li raggiunse in cucina.
«Buongiorno» disse mentre entrava in cucina stiracchiandosi  e sorridendo dei loro capelli tutti arruffati. Li baciò entrambi sulla fronte, i due gli sorrisero di rimando, impegnati con i loro cereali. Si voltò e vide Emma che gli sorrideva mestamente,  la tazza di caffè  caldo tra le mani, gli fece cenno che ce n'era una anche per lui. La guardò. Maledizione. Si ricordava. Strabuzzò leggermente gli occhi per poi nasconderli alla vista di lei e trincerandosi dietro alla tazza. L'aveva baciata. Pensava di averlo solo sognato ma appena l'aveva vista aveva rivissuto quel momento. E se ne pentì. Si pentì di non esserne stato pienamente cosciente, lo aveva voluto fare, su questo non si inventò scuse ma il fatto che lo avesse aiutato l'alcool lo fece vergognare. Magari lei non se lo ricordava però...
«Papà ci sei?» Bae irruppe nei suoi pensieri.
«Si, si certo, perchè?» cercò di ritornare nel mondo reale e fuggire da quello delle congetture.
«Ti abbiamo chiesto se dopo andiamo a giocare fuori con la neve» ripetè Bae quasi esasperato, era impressionante come i bambini ricopiassero alla perfezione i comportamenti adulti, certo c'era sempre quell'aspetto ironico di quelle faccette che si atteggiavano in smorfie viste nei cartoni a da chi li circondava, ma era solo un motivo in più per star loro ancora più vicino, crescevano così rapidamente che a breve gli sarebbero sfuggiti dalle mani.
«Si, certo» acconsentì a quella richiesta che non avrebbe mai potuto trovare una risposta negativa.
«Intanto andiamo a vedere i cartoni però» disse Henry per poi passargli vicino e guardarlo come se si aspettasse qualcosa. Killian lo avvicinò e lo  abbracciò acchiappando anche Bae e stridolandoli affettuosamente.
I due andarono in salotto mentre gli altri due tacevano mentre assaporavano quel caffè che aveva catturato la loro attenzione in modo davvero incredibile.
Emma si chiedeva se ricordasse la notizia della gravidanza.
Killian si chiedeva se ricordasse quel bacio...ma sentiva che c'era qualcos'altro che gli sfuggiva.
«Killian» si sedette di fronte a lui «dovremmo parlarne»
Quanto era scomoda quella frase, lo era sempre « Avanti Swan...è stata l'euforia del momento, tutto quello che ho bevuto...di cos'altro dovremmo parlare? Non è cambiato nulla.» abbassò lo sguardo come fosse un ladro.
«Ah, io penso che ci sarebbero diverse cose di cui parlare.» si ritrovò ad obbiettare Emma, e un pizzico di stizza le attraversò gli occhi. Aveva pensato che a mente lucida sarebbe andato in escandescenza, non  che avrebbe cercato di fuggire dalla situzione! Prima o poi la sua condizione sarebbe diventata evidente agli occhi di tutti!
«E' stato solo un bacio Swan! Un bacio!» si era sporto sul tavolo in modo che quel bisbiglio urlato non venisse udito dai bambini. Quel solo stonava con la sua voce.
«Non sto parlando del bacio dannazione!» Emma non poteva credere che lui parlasse del bacio! Certo avrebbe voluto parlare anche di quello ma non ora! Lui non si ricordava nulla...
«E di che parli...?» non capiva...magari era la cosa che gli sfuggiva...
«Killian sono incinta» c'era aspettativa negli occhi di Emma, sperava che reagisse come la notte precedente, ma era chiedere troppo.
Lo sguardo mutò in un'espressione imperscrutabile.
«Ok»
«Ok?» che risposta era 'ok' ?!
Alzò le spalle senza mostrare nessuna emozione apparente.
«Tutto qui Jones?!»
«Tuto qui». Non la perse d'occhio, mantenne il contatto visivo e quasi se ne compiacque nel vedere la sua faccia sopresa, irritata e sgomenta,  e tutto in un paio di minuti.
«Che c'è? Ho deluso le tue aspettative? Pensi che non lo avessi messo in conto? O che avrei fatto una scenata?» indicò i bambini poco lontani da loro. «Non mi metterò ad urlare e compromettere ancora di più questa specie di famiglia che ci ritroviamo ad essere.» spiegò lui rimettendosi a bere il suo caffè.
Attimi di silenzio occuparono la stanza. Emma non sapeva come sentirsi, non le aveva mostrato più astio di quanto già lui non ne provasse. Non aveva dato di matto né aveva mostrato qualche sentimento di gioia o  qualcosa di simile. Era come se non fosse cambiato nulla, come se gli avesse detto che toccava a lui fare la spesa quella settimana e non che tra qualche mese avrebbero avuto a che fare con un'altra presenza in casa. Un dubbio le attraversò la mente.
«Tu non lo vuoi vero» non era uscita come una domanda ma più come un'osservazione.
«Ma che stai dicendo?» si stava arrabbiando e non voleva, ma come le saltava in mente una cosa del genere?
«Io non ho intenzione di interrompere questa gravidanza Jones,» lo sguardo duro di Emma lo stava davvero alterando « se tu non lo vuoi io non ti obbligherò a fare nulla» . Killian si alzò toppo bruscamente dalla sedia, generando un orrendo stridio.
Era davvero inconcepile come una mattina iniziata apparentemente bene poteva poi progredire in un incubo che lui non voleva vivere in alcun modo. In gabbia, ecco come si sentiva.
Le puntò un dito contro «Non mettermi in bocca cose che non ho detto e che sicuramente non penso minimamente. Non voglio arrabbiarmi Swan quindi smettila, che iniziare l'anno con queste insinuazioni non me lo farà iniziare bene.»
Emma si sentì uno schifo, mai suoi neuroni avevano iniziato a lavorare per lei in modo autodistruttivo. Con l'esperienza di ciò che aveva passato il suo cervello le faceva inalzare scudi per difendersi, anche se andava a minare i sentimenti altrui.
«Scusa» si alzò anche lei e lo raggiunse. Voleva prendergli le mani, stringerle. Sembrava che in quei giorni avrebbero potuto ricominciare ad essere quelli di prima, era una tregua ,se lo ripeteva ogni volta ma era sicura che non fosse tutta finzione. E per colpa di quella sua maledetta boccaccia forse aveva di nuovo rovinato tutto.
«Non volevo insinuare nulla, perdonami. Ma io non voglio che il tuo odio nei miei confronti possa influenzarti e farti odiare nostro figlio» dire nostro figlio per la prima volta le fece accelerare il battito coardiaco. Anche Bae ed Henry erano figli loro ma questo bambino che aveva iniziato a crescere in lei era nato da loro, avrebbe avuto qualcosa di entrambi.
Killian sosopirò liberandosi di una morsa allo stomaco che aveva iniziato a dargli fastidio.
«Non ti odio Emma, non penso di esserne capace. Comunque hai ragione dobbiamo parlarne,» il suo sguardo andò alla pancia di lei coperta dal pigiama, fu un riflesso incondizionato. Gli venne da protendere la mano e sfirorarla ma si trattenne « ma potevi farmi svegliare del tutto prima di parlarmene» cercò di stemperare la tensione.
«Non c'è mai un momento giusto no?»
«Hai ragione. Allora, di cosa dobbiamo parlare?» tanto valeva iniziare a chiarire tutti i punti.
«Di David e Mary Margaret»
«Che?!» 

«Ciao Killian, è successo qualcosa? Emma e i bambini stanno bene?» Mary Margaret non aspettò nemmeno di essere entrata in casa cercando di capire subito cosa fosse accaduto. David gli riservò solo un cenno del capo e uno sguardo  un po' incuriosito.
«Entrate. Non è successo nulla, vi dobbiamo solo parlare. Tranquilli»
David lo trovò un po' meglio, temeva che il suo orgoglio gli oscurasse troppo la vista ma tutto sommato era fiero del suo amico. Ancora qualche mese e sarebbe tornato tutto come prima, se non meglio.
Si accomodarono in salotto dove li raggiunse anche Emma che al contrario aveva l'aria tesa e leggermente pallida.
«Quindi? Non teneteci sulle spine» implorò Mary Margaret che l'attesa non la soffriva.
«Abbiamo deciso che verrò a vivere qui» spiegò Killian.
I due rimasero sorpresi, in attesa di ulteriori spiegazioni che non sembravano arrivare.
«Ma come? Cioè ne siamo felici ma...perchè?» David si ritrovò un po' imbarazzato ma mai quanto lo furono le facce dei due davanti a lui.
Emma guardò intensamente Mary Margaret e quella capì subito iniziando ad emettere gridolini di gioia. «O mio Dio!!! Diventerò zia! Di nuovo!» si alzò e la strinse in un abbraccio «Sono così contenta!»
David cercò di capire quello che passava per la mente del suo amico «Congratulazioni Jones» disse pacato, magari in un secondo momento avrebbero parlato più apertamente. Jones sorrise sollevando le spalle.
«Così voi potrete andare a vivere insieme» puntualizzò Emma.
I due fidanzati si scambiarono un'occhiata un po' titubante, avevano capito che molto probabilmente le cose tra i due non erano migliorate di molto ma che volevano sistemare le cose.
«Emma non dovete fare questo per noi, se ancora non ve la sentite noi aspetteremo. Non è un problema.» disse la mora cercando conferma in David.
«E invece lo è!» obiettò Emma «siamo stati...sono stata egoista, ho rovinato tutto e questo è il minimo. Killian ha detto che va bene per lui...E' la cosa più...» non voleva dire giusta perchè sarebbe stato sbagliato, loro nemmeno avrebbero dovuto averla una conversazione del genere. Giusto sarebbe stato che l'uomo non se ne fosse mai andato, che ora vivessero una vita normaleEcco, così sarebbe stato davvero giusto.
«Sensata, la cosa più sensata da fare, i bambini staranno bene» finì Killian, aveva trovato difficoltà anche lui a trovare un buon aggettivo per quella situazione.
«E voi state bene?» domandò David.
«Si»
«No»
Emma e Killian si guardarono confusi.
«No»
«Si» rettificarono.
Nemmeno loro sapevano se stessero bene , ma ogni pezzo sarebbe tornato al loro posto. Piano piano.
«D'accordo» fece David alzandosi «allora noi andiamo a vedere la casa se è ancora disponibile. Grazie.» li abbracciò entrambi e poi si rivolse all'amico «Ci vediamo stasera al locale allora»
«Si, accompagno Bae da Milah e vengo»
«Non mi avevi detto che erano tornati» Emma lo guardò leggermente infastidita per quell'omissione da parte di lui.
«Beh sono stato occupato con altri pensieri» rispose guardandola con espressione seria.
«E noi leviamo il disturbo» Mary Margaret li abbracciò anche lei «E grazie ancora. E tu comportati bene, ora più che mai» bisbigliò nell'orecchio di Killian il quale rispose all'abbraccio e annuì. «Ci proverò»
Ritrovarsi da soli stava diventando un problema, la tensione che calava li faceva essere tesi e nervosi. Averlo vicino ma sentirlo lontano era doloroso. Ma non si sarebbe arresa, non lo avrebbe fatto mai. «Andiamo a prenderli?» lui annuì e si avviarono in macchina verso casa di Elsa.

 

La serata era andata bene, avevano suonato bene ed erano stati pagati bene. Ma era lui che non si sentiva bene. Era incompleto, non stava vivendo, era apparenza. Quella tregua si era protratta ma a lui non bastava più. Ci aveva pensato tutta la serata, mentre suonava, mentre parlava con qualche persona del pubblico, mentre tornava a casa. Nella macchina si era trovato a sorridere, ridere e piangere nello stesso momento. Sarebbe diventato padre con la donna che aveva amato ma che continuava ad amare. Aveva fatto progressi con Henry ma con lei no. Chi li vedeva poteva scambiarli per una coppia felice ma solo loro sapevano cosa vivessero i loro animi. Ci stava provando con tutto se stesso ma i risultati non arrivavano.
Come avevano deciso si era trasferito completamente da lei, i suoi vestiti erano già quasi tutti lì, David gli aveva detto che la casa che avevano trovato ora era loro e che si sarebbero traferiti il prima possibile. Ora che ci pensava  sarebbe potuto tornare nel suo appartamento a dormire, erano ancora sotto affitto ma aveva guidato fino alla villa. Tornarci ora sarebbe stato stupido.
Salì fino in camera di Henry  facendo meno rumore possibile,lo trovò raggomitolato sotto le coperte, gli si avvicinò.
«Posso chiamarti papà?» Henry aprì gli occhi guardandolo nonostante il buio nella stanza.
«Ehi, perchè sei ancora sveglio? Sono quasi le tre.» gli si sedette vicino, felice come non mai per quella richiesta inaspettata «E comunque certo, puoi chiamarmi come vuoi ometto, tranne con le parolacce, quello sarebbe meglio di no» scherzò facendo ridere anche il piccolo.
«Ci vediamo tra un po' ok? Buonanotte» gli baciò la fronte ma Henry non lo fece alzare.
«Dove dormi?»
«Sul divano» rispose tranquillo.
«Perchè? Il letto di mamma è grande, ci abbiamo dormito anche in quattro una volta»
«Si, lo so , ma non ce la faccio a dormire con lei ora» forse era presto per fare chiacchierate del genere con suo figlio ma ormai erano lì.
«Perchè?». La fase dei perchè era senza via d'uscita, non si aveva scampo alla curiosità dei bambini.
«Perchè mi risulta difficile»
«Ma la mia mamma non è brutta»
«Lo so bene, e questo è il problema.»
«Non ha senso»  Henry non capiva tutti questi problemi che si facevano i grandi, non lo capiva affatto.
«Lo so»
«Chiudi gli occhi, se pensi che è un sogno diventa più facile. Puoi essere dove vuoi nei sogni.»
«Hai ragione, penso farò così» non lo avrebbe deluso, e sarebbe stato un po' più facile forse. «Ora dormi però.» gli accostò meglio le coperte e si avviò verso l'uscita.
«Se sei nei guai ti vengo ad aiutare, non ti preoccupare» lo sentì sussurrare, e Killian sorrise.
Si cambiò velocemente accucciandosi sotto le coperte. Era strano tornare a dormire in quel letto. In modo consapevole ovviamente.
Emma rannicchiata su un fianco continuava a dormire non dando cenno di averlo sentito. E lui si concesse il lusso di guardarla.
«Pensavo non saresti tornato» lo aveva sentito eccome.
«Se vuoi me ne vado» le disse senza avere intenzione di farlo. Lei fece di  no con la testa. E sorrise. Ecco perchè non voleva stare nello stesso letto con lei, come faceva a resistere all'impulso di baciarla o di non stringerla a lui. Mandò al diavolo le sue barriere e per quella notte seguì il consiglio di suo figlio. Chiuse gli occhi facendosi più vicino. Le prese una mano stringendogliela; lei, con il cuore stranamente tranquillo, gli si avvicinò un po' di più beandosi di quel calore ritrovato. Entrambi con gli occhi chiusi sapevano che quello era destinato ad essere solo un sogno, riservato alla notte, dove la verità del giorno non era la benvenuta. Una cosa solo loro, dove potevano essere semplicemente loro senza confrontarsi a viso aperto.
Era felice che lei aspettasse loro figlio, lo era stato dal primo momento in cui la possibilità si era fatta concreta. E quelle mani, strette in una presa salda e confortevole, bruciarono  del loro amore non sopito.

 

Era una bella giornata. Bae era tornato da quella che su carta era sua madre. Henry era a scuola. Killian era andato a provare per il prossimo spettacolo, o così le aveva detto. Lei si beava di quel silenzio che ora regnava in casa.
Seduta sulla poltrona rivolta verso la finestra , osservava il cielo chiedendosi  se quel bambino che aveva deciso di mettere radici in lei avrebbe avuto gli stessi occhi di Killian. O magari li avrebbe avuti come i suoi. Quello era il primo momento in cui si concedeva veramente di fantasticare sul futuro, e lo vedeva roseo, lontano da tutta quell'oscurità che sembrava non volerla abbandonare. Non riusciva a non sorridere, il solo pensare che tra qualche mese la sua pancia sarebbe cresciuta e che il tempo avrebbe corso sempre più veloce affinchè quel frugoletto non si fosse addormentato solo stando tra le sue braccia le faceva luccicare gli occhi. Era sopraffatta da tutto quello che le stava accadendo. Killian avrebbe amato quel loro bambino, lo sapeva e se lo sentiva. Lei lo amava, aveva sbagliato su tanti fronti ma ciò che provava per lui non erano né menzogne né prese in giro. Certo, non sapeva se lui le avvrebbe mai creduto di nuovo, la fiducia era una cosa troppo delicata e lei ne aveva fatto abuso, rendendo a lui difficile ogni decisione. Ma le cose erano cambiate e stava a lei riguadagnarsi la fiducia dell'uomo che amava.
Quella mattina era andata a fare tutti i controlli e la sua mente era tornata a quando aspettava Henry...cioè Bae, era sempre dura tornare a quella storia, ma il periodo della gravidanza era stato felice. O così se lo ricordava.
Un trillo del suo telefono la fece riemergere dai suoi pensieri. Un messaggio da un numero sconosciuto.
''Sabato, ore 11.00. Nel mio ufficio. Sa dove trovarmi. Buona giornata signorina Swan. Gold.''
Gold.
Trasalì, rilesse il messaggio scarno e privo di abbellimenti, se non per quel '' buona giornata'' che sembrava prenderla in giro, finchè non le bruciarono gli occhi. La stava invitando ad incontrarlo, beh più che invito le parve un ordine. Lo avrebbe distrutto. Aveva aspettato così tanto che ora lui le offirva la sua testa su un piatto d'argento.

 

______________________________________
Or bene!!! Eccoci di nuovo qui!
Beh, il nostro Killian si ricordava solo qualcosa...tanto poi c'è stata Emma a svegliarlo completamente dal suo torpore ahahaha. Ve l'aspettavate una reazione del genere? secondo me era inevitabile, lui è pur sempre combattuto, meno di prima certo, ma mostrarsi troppo felice avrebbe compromesso la sua recita da ''ce l'ho con te e ti farò soffrire fino alla fine dei tuoi giorni''....troppo cattiva come cosa? Ma nooo, tanto lo sappiamo che lui non vuole farla soffrire, ma è bene che lei sconti un po' visto il gran pasticcio u.u
Poi abbiamo trovato un piccolo cucciolo che chiede di poter chiamare il suo vero padre 'papà', ma che cosa dolciosa xD e poi ha dato un bel consiglio al suo babbo che non ha esitato ad ascoltare e mettere in pratica x'D ma come sono intelligenti questi bambini...e come sono tonti questi adulti .-.
Mary Margaret e David hanno finalmente potuto prendrsi quella casa che tanto volevano e così anche i nostri si ritroveranno a vivere sotto lo stesso tetto per cause di forza maggiore. lo dovevano ai loro amici...e poi sotto sotto lo volevano anche loro sù xD
E poi ecco che torna in scena una vecchia conoscenza che nemmeno io ero sicura di quando sarebbe tornata all'attacco. Il caro Gold cosa avrà in mente di dire alla nostra Emma?! Teorie? Se sì fatevi sotto ahahahah
Spero come sempre che il capitolo sia piaciuto e ringrazio sempre chi trova qualche minuto per spendere le sue parole nei confronti di questa storia :') sempre tanto felice io ^-^
Non so cosa altro dirvi quindi aspetto di sentire voi!!!!
Alla prossima!
Gio

P.S.
Avete per caso visto La La Land ? Se si ditemi cosa ne pensate perché io sono rimasta troppo ahajhdhfjhdjha capito!?!?!?! Non posso dire altro per via di spoiler indesiderati xD ma se lo avete visto ho bisogno di parlarne con qualcuno ahahah oggi mi sento fin troppo strana xD ma è normale routine, tranquille xD

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24

 

«No»
«No?»
«No, ho detto di no».
Killian era entrato nella sua...loro,camera senza bussare. Da quando gli aveva detto del messaggio di Gold la sua mente aveva cominciato a sondare ogni possibilità e opzione di ciò che avrebbero fatto, e in nessuna rientrava far andare Emma da sola. Ma lei era più testarda di lui.
«Killian, devo andarci, lo sai. Ne abbiamo parlato, io non voglio che possa in qualche modo coinvolgerti. Non mi succederà nulla» mentre parlava si sistemava i capelli e aggiustava il trucco.
«Ma ti senti?!» era esasperato «Tu ne hai parlato, io ti ho detto chiaramente come la penso e ti ricordo che sono già coinvolto!» poi si soffermò su i suoi vestiti. «Ma come ti sei vestita?!» sfoggiava un abito rosso fin troppo appariscente, con lui non aveva mai indossato abiti del genere. Era dannatamente bella.
«Vado a lavoro, il caso di cui ti ho parlato stamattina» alzò gli occhi al cielo.
«Così...?» agitò le mani verso di lei, non riuscendo a distogliere, suo malgrado, gli occhi da quella generosa scollatura che il vestito offriva.
«Si» si voltò di nuovo verso lo specchio per finire di prepararsi, non sarebbe stata una cosa pericolosa, aveva già risolto casi di quel genere e non la spaventavano. E poi ci sarebbero stati altri agenti fuori dal locale, pronti ad intervenire, quindi era serena.
Killian non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. Si morse il labbro cercando di ricomporsi e riprendere il filo del discorso perchè quel vestito era solo una distrazione che lo allontanva dall'argomento principale. «Ad ogni modo tu non andrai da sola. Ti ci accompagno io e ti aspetto in macchina se non vuoi che salga, ma da sola da quel pazzo non ti ci mando»
«Ma davvero?!» chiese con aria divertita che nascondeva un senso di felicità ritrovata per quell'interesse da parte di lui nei suoi confronti.
«Certo» la guardò intensamente negli occhi e aggiunse «Ma non puoi coprirti un po' di più? Fa ancora freddo di fuori e...» e sei troppo bella per andare in giro di notte da sola e senza di me.
«E andrà bene, faccio presto non ti preoccupare.» la punta maliziosa del suo sguardo non sfuggì a nessuno dei due. Lui sorrise involontariamente.
«Va bene...vuoi che ti accompagno...?» provò.
«No, grazie. Vado a salutare Henry ed esco» gli passò accanto su quei tacchi fin troppo alti e scomodi, stava per baciarlo ma c'era quel confine non scritto che lei non sapeva se potesse oltrepassare o meno. Si limitò a sorridergli. Facevano solo quello ormai, e non ne poteva più. Lo avrebbe sbattuto al muro e baciato come non faceva da un sacco di tempo e lo immaginò vividamente in quel mezzo secondo. Lo oltrepassò e andò da suo figlio. Killian sospirò pesantemente, la voglia irrefrenabile di posare le mani sui fianchi di lei evidenziati da quel vestito così aderente che lo stava mandando fuori di testa. Gli mancavano le sue labbra, gli mancava tutto. Ma non riusciva a fare nulla, lei d'altro canto non sembrava aiutarlo.

 

«Bene, portatelo in centrale ci vediamo domani» Emma era riuscita a bloccare l'uomo nonostante questo avesse provato a scappare, ma ci era abituata a tipi del genere.
«Vuoi che ti diamo un passaggio?» domandò uno degli agenti che avevano preso l'uomo  e che lo avrebbero portato via.
«No grazie, ho la macchina qui dietro. Buonanotte» si salutarono e ognuno andò per la sua strada. Mentre raggiungeva l'auto si iniziò a porsi domande che prima non le erano passate nemmeno per la testa. Ora che era incinta avrebbe dovuto smetterla di andare in prima linea?! Sarebbe dovuta rimanere dietro la scrivania?! Ma anche no! Cioè sarebbe stata attenta questo si ma non avrebbe smesso. E se Killian glielo avesse chiesto...ma perchè fasciarsi la testa prima di rompersela. L'aria pungente della sera la cullava in qualche modo, si sentiva al sicuro, per quanto i rapporti con Killian erano in stallo,sapere che lui teneva a lei significava molto.
Quando arrivò alla macchina imprecò. La ruota era a terra. Si guardò intorno cercando di capire cosa fare, farsela a piedi avrebbe comportato camminare per un'ora buona al buio e mezza svestista; gli altri agenti erano già partiti e di richiamarli non le andava. Guardò l'ora, erano le undici...poteva provare a mandare un messaggio e in caso incamminarsi verso casa.
''Sei sveglio?''
''Cosa hai combinato?'' Sorrise mordendosi un labbro.
''Ho bucato, ti va di farmi compagnia mentre torno a piedi?''
Killian guardò stralunato il display del telefono. Era completamente impazzita, forse era andata ad un festino ed aveva preso qualcosa perchè non poteva essere così folle.
''Ma che ti sei bevuta?! Dimmi dove sei che ti veniamo a prendere'' Henry a fianco a lui nel lettone stava guardando la tv, senza la mamma per casa poteva rimanere alzato quanto voleva...anche se gli occhi venivano stropicciati sempre più spesso. Ma c'era il suo papà e si stavano divertendo quindi avrebbe retto ancora per un po'.
«Henry ti va di andare a fare un salvataggio notturno?» Killian si girò in direzione del bambino accanto a lui. Quello drizzò la testa in una muta domanda, ma fece di si con la testa vedendo un'avventura all'orizzonte.
«Tua madre è rimasta a piedi, dobbiamo andarla a prendere, ci stai? O la facciamo tornare a piedi?» domandò con sorriso sghembo.
«No andiamo a salvarla!» era saltato come una molla sul letto per poi buttarsi sul padre.
Dieci minuti dopo erano già in macchina, mezzi vestiti bene e mezzi con il pigiama, troppo pigri per cambiarsi totalmente. La videro vicino ad un negozio con un'insegna al neon che funzionava ad intermittenza. Andò loro incontro non appena li vide.
«Le serve un passaggio signorina?! E' in difficoltà?» chiese con la sua vocina Henry che aveva abbassato il finestrino posteriore.
«Assolutamente, miei salvatori. Grazie.» gli diede un bacio su una guanciotta e poi entrò sedendosi sul sedile del passeggero.
Si voltò verso Killian «Grazie», quello ammiccò, non gli era pesato andarla a recuperare, anzi, il fatto che lo avesse cercato lo fece gioire.
Henry parlò per buoni cinque minuti di qualche cartone che avevano visto ma non rispondendo alle domande in merito a quello che avevano fatto. Le cose da uomini rimanevano tra uomini. O così gli aveva detto suo figlio. Poi si addormentò evidentemente sfinito.
Entrambi sereni si godettero gli ultimi minuti del tragitto.
«Come è andato l'appuntamento?» chiese d'un tratto lui.
«Non era un appuntamento» lo corresse lei «era lavoro, ed è andato bene.»
«Beh, con me non ti sei mai vestita così» la guardò di sottecchi e con un ghigno.
«E' fin troppo appariscente questo genere di vestiti, non sono da me...» disse imbarazzata portandosi i capelli dietro l'orecchio.
«Sei bellissima Swan, qualunque cosa indossi...o che non indossi...» precisò e la sentì soffocare una risatina voltandosi dall'altra parte con le guance tutte rosse per quel complimento inaspettato.
«Comunque lo abbiamo arrestato quell'uomo»
«Non ne avevo dubbi Swan» 


 

Come le aveva promesso l'aveva accompagnata davanti al grane edificio Gold, imponente come non mai, lo stabile incuteva ai passanti e a chi non lavorasse lì una certa aria intimidatoria.
Non le era sembrata agitata quando era scesa dall'auto, solo determinazione ad animarle il volto, voleva distruggere quell'uomo.
Ed ora Killian l'attendeva in macchina in preda ad un'ansia senza precedenti. Voleva sapere cosa quel mostro le stava dicendo; cosa lei stesse pensando; se tutta quella farsa non fosse altro che una trappola. Avrebbe dovuto attendere il suo ritorno.
Nel mentre, Emma appena uscita dall'ascensore si diresse verso quella che doveva essere la segretaria.
«Lei deve essere la signorina Swan! Il signor Gold la sta attendendo» la giovane aveva un viso solare, curioso e che stonava un po' con l'ambiente troppo serioso di quel luogo. Ma era un bene, stemperava l'atmosfera facendo sentire i clienti a loro agio. Le sembrava simpatica.
«Grazie» e si avviò verso la stanza che la giovane le indicò per poi annunciarla al suo superiore.
Appena entrò lo vide tranquillo, posato e rilassato, che scriveva qualcosa. Posò la penna e si appoggiò completamente allo schienale. Non diede cenno di volersi alzare.
«Signorina Swan»
«Gold»
Rimasero alcuni secondi a fissarsi, lei in cagnesco, lui con aria di sufficienza.
«Perchè mi ha voluta incontrare?»
«Prego si accomodi» le offrì indicandole la sedia di fronte a lui. Lei non parve averlo udito ma sedersi era l'ultimo dei suoi progetti al momento.
«Perché?» rimarcò Emma volendo subito capire in che gioco malsano la voleva far entrare.
«Sà signorina Swan, non pensavo che l'avrei mai incontrata. Al tempo non immaginavo un simile risvolto» iniziò a raccontare Gold con aria meditabonda «Avevo sperato che tutto procedesse in modo tranquillo, ognuno a vivere la propria vita.» puntò gli occhi piccoli e severi in quelli di lei «Ma ovviamente non è andata così. Mi sono sorpreso del fatto che lei non era ancora venuta a farmi visita nonostante abbia scoperto tutto e da un bel po' addirittura.»
Emma non fiatava, le mani strette a pugno pronte a colpire sebbene sapesse che non sarebbe arrivata a tanto. Forse.
«Perché sono qui? Lei sa che farò tutto per distruggerla vero?! Non mi fermerò davanti a nulla, sto raccogliendo prove che la incrimineranno. Se avesse aspettato ancora un po' sarei venuta io qui.» era tutto un bluff, lei aveva si e no qualche dichiarazione e congettura che di per se non provavano nulla o meglio, non provavano che fosse stato proprio Gold a volere lo scambio.
«Si certo» sorrise beffardo, sapeva che contro di lui non aveva niente. «Ad ogni modo, l'ho fatta venire qui per un accordo»
Non credeva alle sue orecchie. Come era umanamente possibile che quell'uomo le proponsesse un accordo dopo quello che le aveva fatto.
«Ho incontrato suo figlio miss Swan, e incredibilmente, è sano e forte come non avrei mai sospettato. Quando è nato non gli avrei dato nessun credito».
Stava per esplodere, le stava montando un fuoco dentro che le unghie infilzate nei suoi palmi le avrebbero fatto uscire sangue.
«Quindi avevo pensato che si sarebbe potuto far tornare tutto come doveva essere all'inizio: rimediare allo scambio.» la voce ovvia di chi sapeva, pensava, di essere nel giusto e di star dicendo una cosa del tutto sensata. «Sà, non vorrei sembrarle un mostro ma Bae è troppo...come potrei dire...inadatto. Non ha quella grinta che anima lo sguardo di Henry, da un padre del genere non mi aspettavo certo il contrario dopotutto..» sogghignò in modo raccapricciante.
Emma esplose.
«Troverò il modo di distruggerti, non permetterò che i miei figli crescano con te! Nessuno dei due! Giuro che se ti avvicinerai ad Henry ti arresterò seduta stante. Lei è un mostro. Il suo accordo se lo può tenere, non scenderò a patti con lei. Mai.» gli occhi saettavano scintille, lo avrebbe incenerito se ne avesse avuto il potere. Si voltò per uscire da quella sorta di inferno che l'aveva ospitata per quei minuti, la mano pronta sulla maniglia per uscire.
«La gravidanza procede bene signorina Swan?»
Gelò. Il cuore perse un battito e il respiro le mancò per alcuni istanti. Si voltò di nuovo verso quell'essere. Aveva l'aria soddisfatta di chi sa che la sua vittima cederà. Le ripropose di accomodarsi.
Sempre più restia a rimanere in quel luogo dovvette ammettere a se stessa che le gambe le stavano per cedere.
Lui non doveva saperlo, non avrebbe dovuto scoprirlo. Ora si che si sentiva in trappola, avrebbe voluto che ora ci fosse Killian.
Il colorito della sua pelle era mutato in un pallore che non le apparteneva.
«Come fa a sapere...»
«O andiamo Miss Swan, dopotutto se ha davvero scoperto qualcosa su di me, saprà perfettamente che non ho problemi a scoprire alcunché, la città è mia.»
Emma ammutolì, non sarebbero mai stati al sicuro.
Soddisfatto di riaver avuto la massima attenzione da parte della ragazza riprese a parlare.
«Come le dicevo, all'inizio quella era la mia idea, poi però le carte in tavola sono cambiate.» lo sguardo che le riservò la inorridì, troppa perfidia in un paio d'occhi. « Quando ho scoperto la lieta notizia tutti i pezzi sono andati al posto giusto signorina Swan»
Lei ancora non capiva dove volesse andare a parare.
«L'accordo è questo : io le lascerò la custodia di entrambi i bambini, non interferirò mai più nelle vostre vite, sarà solo un vecchio capitolo della vostra vita che non rileggerete più. Sparirò dalle vostre esistenze.»
La bocca di Emma manifestò la sua incredulità a sentire quelle parole per poi tornare con i piedi per terra quando si rese conto di dover ascoltare l'altra parte dell'accordo.
«In cambio di cosa?»
«In cambio del bambino che nascerà» disse semplicemente.
Folle. Un incubo. Non era la realtà quella. Magari si era addormentata in auto mentre Killian la stava portando lì, forse doveva ancora iniziare la conversazione con Gold, perché si rifiutava di credere che ciò che le aveva proposto corrispondessero al vero.
Si alzò di scatto, le gambe improvvisamente avevano riacquistato la loro forza così come tutto il suo corpo.
«Lei è un pazzo! Io non accetterò mai una cosa del genere! Io... io...oddio, lei è davvero un folle. La sbatterò in prigione, in un modo o nell'altro!»
Per nulla offeso o adirato, Gold unì le mani davanti a lui «Ovviamente non mi aspettavo subito una risposta favorevole, quindi le darò del tempo Miss Swan e vedrà, vedrà che sarà la scelta giusta da fare. Non le metterò fretta, capisco che ci voglia del tempo»
Emma respirava affannosamente, si sentiva come se non fosse materialemente lì ma che osservasse la scene da dietro uno schermo un po' appannato.  Scuoteva la testa mentre le parole circolavano ancora nella sua mente.
«Come può propormi una cosa del genere? Milah acconsentirebbe a dare via il figlio che ha cresciuto senza problemi?!»
«Quello che pensa Milah non è importante, a me serve qualcuno che porti avanti l'azienda di famiglia e Bae non ne è all'altezza. Henry forse lo sarebbe ma è troppo attaccato a lei e temo sarebbe controproducente. Un nuovo individuo da plasmare sarebbe perfetto.»
Parlava come se non stesse parlando dei suoi figli ma di merce, di qualcosa che poteva essere data via a proprio piacimento. Non sarebbe rimasta lì un istante di più. Uscì dall'ufficio con le parole di Gold che la inseguivano ''Ci vediamo presto Signorina Swan''




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Ed eccoci anche questo giovedì!!!!
Sinceramente non so cosa dire perchè ho paura che ci sia andata troppo pesante con questo capitolo xD Ma lui è Tremotino alla fine quindi ho pensato fosse fattibile....ditemi voi xD
Ad ogni modo, la prima parte è stata tranquilla no?! Possiamo affermare che si stanno riavvicinando, penso...apprezzate i passi avanti per favore u.u 
Non so che altro dire perchè sono curiosa di capire cosa ne pensiate voi .-. e sto un po' in ansia, lo ammetto....sopratutto per come evolveranno i capitoli xD ma questo è altro discorso. 
Bene, ringrazio chi trova un po' di tempo per lasciarmi una recensione, siete mitiche *-*, anche chi si fa sentire ogni tanto xD come dico sempre un Grazie grandissimo! 
E io direi che ci vediamo nelle recensioni per chi vorrà ;) e alla prossima! 
Gio

P.S.
Magari i pomodori che ho tentato di schivare con il capitolo li prendo ora xD ma lo state seguendo Sanremo?! Se si avete prefernze?

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25

Emma non aveva spiccicato parola da quando era salita in auto. Killian aveva provato ad estorcerle qualche informazione ma la conosceva e se non voleva parlare non ne avrebbe cavato un ragno dal buco. Lo snervava perchè sapeva che il mutismo non era cosa bene accetta, non più, non dopo i loro trascorsi. Ma immaginava che una conversazione con quell'essere non  era cosa facile da affrontare, e se ne rammanicava che lei avesse voluto affrontarla da sola.
Erano tutti insieme quel fine settimana, Bae era tornato a casa loro e tutti, specialemente Henry, ne erano entusiasti. Quando tornarono da quell'uscita che non presagiva nulla di buono, i due bambini andarono loro incontro non appena varcarono la soglia.
«Finalmente siete tornati! Questi due insieme sono ingestibili!» scherzò Elsa raggiungendoli e beccandosi due linguacce da parte dei bambini che urlarono un ''Non è vero!''
Elsa colse i volti tetri di sua cugina e di Killian e perse quella vena scherzosa con cui li aveva accolti «Cosa è successo?»
I bambini guardarono i loro genitori «Che è successo?» domandò anche Bae.
«Che avete fatto?» chiese Henry.
Emma non rispose e puntarono gli occhi su Killian che a quelle occhiate inquisitorie fece spalluce.
Elsa scambiò un'occhiata con Killian. Non le andava a genio quell'uomo,le era simpatico certo, non era cattivo e pensare che lui all'inizio avesse provato a sedurla la faceva ancora ridere. Era un bell'uomo indubbiamente ma non era il suo tipo, ma evidentemente lo era per sua cugina.
«Torniamo a vedere i cartoni dai» disse rivolgendosi ai bambini che però non volevano ascoltarla.
«Avanti andate con Elsa, tra poco arriviamo anche noi» incoraggiò Killian.
«Ma..»
«Niente ma, andate di là» ribad' Killian e un po' restii sia Henry che Bae rivolsero un ultimo sguardo ad Emma che non controbatté, li fissava con occhi lontani, come non fosse davvero lì. Killian fece pressione sul fianco di lei per mandarla in cucina ma lei scosse la testa e salirono verso la loro stanza.
Chiusa accuratamente la porta Killian non aspettò oltre «Allora? Si può sapere cosa è successo? Cosa ti ha detto? Questa volta non accetterò scuse Emma»
«Mi ha proposto un...accordo» disse esausta passandosi una mano sugli occhi e sedendosi sul bordo del letto.
«Cosa?!» sapeva che quell'uomo era famoso per i suoi giochetti, non era l'uomo più temuto della città per vani motivi. Sapere che anche ad Emma era toccato dover ascoltare un qualcosa che non sarebbe piaciuto a nessuno  lo rendeva irrequieto.
Le si parò davanti, voleva darle conforto ma forse porsi in quel modo non era la forma migliore. E la sua faccia doveva apparire alquanto tetra.
«Mi ha proposto di...» come faceva a dire un'assurdità del genere, il solo pensiero le faceva venire la nausea « Ha detto che ci lascerà sia Bae che Henry...» Killian la trapassò con lo sguardo «In cambio del bambino».
Gli occhi di Killian spalancarono, una rabbia cieca lo assalì «Dovevo venire con te, dannazione!» iniziò ad urlare.
«E cosa avresti fatto è?! Lo avresti picchiato come minimo!» urlò di rimando lei.
«Ma come minimo un cavolo! Non lo avrei fatto uscire vivo !» si agitava frenetico avanti e indietro alzando le mani in movimenti irosi.
Al piano di sotto i tre mandavano gli occhi al soffitto sentendo i passi e le urla attutiti dai muri, Elsa che cercava di distrarli inutilmente.
Emma si portò le mani al volto per cercare di riacquistare un minimo di lucidità in quella situazione che di lucido non aveva nulla «Killian, calmati...»
«Calmarmi?! Ma hai sentito cosa ti ha proposto o vedo solo io la mostruosità della cosa?! Cosa mi impedisce di andare ad uccidere quella bestia?!» respirava in modo affannato, davanti a lui solo scenari di come lo avrebbe ridotto se lo avesse avuto tra le mani.
«Fallo per  Henry e Bae, Killian, fallo per lui» si posò una mano sul ventre. Voleva che si calmasse perchè la rabbia li avrebbe accecati. In un primo momento avrebbe voluto strangolare quell'uomo poi però si era resa conto che avrebbe comportato solo altri problemi. Meglio non essere precipitosi e pensare a come muoversi.
Gli occhi di lui andarono ad Emma; pensò a loro, ai loro figli, al futuro che per quanto incerto c'era e che gli avrebbe regalato un altro figlio. Non avrebbe fatto cavolate. Anche se la voglia era tanta.
«Va bene.» sospirò « Ma dobbiamo fare qualcosa, perchè non me ne starò con le mani in mano Emma» da quando la sua vita era così pesante? I giorni spensierati si eclissavano magicamente quando le cose si facevano meno facili, nemmeno il loro ricordo sembrava riuscire a far capolino e aiutare.
«Ora non possiamo fare nulla ma ci sto lavorando da quando ho scoperto dello scambio, ma è difficile trovare qualcosa contro di lui.» ammise.
«Grandioso» borbottò Killian. «Se ti posso dare una mano dimmelo. Ogni singola cosa, anche la più banale, contro di lui  va bene. Non può vincere sempre.»
Emma annuì, ne sarebbero usciti fuori vincitori, l'avrebbero vinta loro la guerra.
«Ma perchè va a chiedere figli altri?!» Killian si rialzò, il suo cervello non riusciva a smettere di elaborare quelle informazioni.
«Milah non ti ha detto nulla?» chiese Emma, che fino a quel momento aveva visto la donna solo come una figura fantasma in quella storia.
«Ma che ne so, mica parlo di queste cose con lei» già era tanto quando gli concedeva di parlare di Bae e non avrebbe sprecato quel tempo per parlare della relazione con Gold. Rabbrividì a pensarli insieme in atteggiamenti intimi. Scacciò qulle immagini dalla mente «Ne parlerò con Milah...cercando di evitare tutti i dettagli possibili»
Emma rise nonostante tutto.

Ai bambini non avevano detto nulla nel del futuro bambino né tantomeno di quello che aveva proposto loro il mostro che aveva cresciuto Bae per quei cinque anni. Lo avevano confidato solo ad Elsa, Mary Margaret e David.
Killian aveva parlato con Milah stando ben attento a quello che diceva e ne aveva dedotto che lei non sapeva nulla. Per quanto riguardava il non aver fatto figli con Gold era stata alquanto sbrigativa rispondendo che non poteva più e chiudendogli repentinamente la porta in faccia.
Stranamente in quella settimana Bae era stato da loro, Emma gli aveva detto che forse si trattava del piano di Gold per fargli vedere che la sua parte dell'accordo la stava mantenendo. Entrambi ora sospettavano che la fuga dovesse rientrare nelle loro opzioni.
Emma era andata al lavoro quel giorno quindi a lui era toccato di andare a prendere i bambini nelle rispettive scuole. Con i bambini andava sempre meglio, a volte c'era qualche attrito ma nulla di irrimediabile. Sospettava che i piccoli avessero intuito qualcosa o che perlomeno ne avessero il sentore ma non facevano domande.
«Papà andiamo a prendere un gelato?» propose Bae mentre scendevano dall'auto e incamminandosi verso il vialetto.
«Ma se fa ancora freddo, vi si gela lo stomaco» scherzò Killian.
«Non è vero! E poi oggi fa caldo, c'è pure il sole» obbiettò Henry alla sua destra.
«Aspettiamo Emma e vediamo che dice, è lei il grande capo» risero tutti e tre. La risata di Killian però si interruppe non appena vide la porta d'entrata aperta. Emma forse era tornata dal lavoro prima del solito ma non era tipo da dimenticarsi di chiudere la porta. Fece cenno ai bambini di fermarsi e fare silenzio. Un brivido freddo gli attraversò la schiena, c'era qualcosa che non andava.
«Henry, Bae, voglio che facciate una cosa, appena apro la porta dovete correre su per le scale. Non dovete guardarvi intorno, solo correre di sopra e chiudervi in camera. Se c'è qualche problema urlate, capito?!»  disse loro Killian con la massima serietà. I bambini annuirono non capendo davvero fino in fondo se quello era un nuovo gioco e altro.
«Ma la mamma sta bene?» provò Henry.
«Voi correte» tagliò corto Killian.
Come dettogli dal loro papà, non appena la la porta fu aperta completamente i bambini corsero di sopra mentre Killian si precipitava nel salotto trovandovi un uomo che puntava un coltello alla direzione di Emma. La camera in un principio di disordine, come se qualcuno fosse entraro per rurbare ma essendo stato colto sul fatto.
Gli occhi di Emma saettarono a quelli di Killian, un misto di paura e rabbia. Killian era furioso, non sapeva di preciso cosa fosse accaduto ma quell'ira omicida che si era presentata con la proposta di Gold  che poi aveva dovuto sopire per non creare ulteriori problemi, ora si era ripresentata in versione accentuata.
L'uomo invece era del tutto calmo, come se fosse avvezzo a quelle situazioni; si voltò un'ultima volta verso Emma «E' stato un piacere signorina Swan, pensi a quello che le ho detto»  poi si voltò correndo fuori, non prima di aver urtato Killian con una spallata.
A quest'ultimo prudevano le mani, doveva spaccare qualcosa, ma era Emma la sua priorità in quel momento. La donna era pallida, ora che l'uomo se ne era andato l'adrenalina che l'aveva aiutata a mantenre i nervi saldi era sparita, si sentiva spossata.
Killian le andò incontro cingendole il fianco per sostenerla, gli occhi che facevano su e giù accertandosi che fosse tutta intera «Anche stavolta non devo chiederti niente?!»
Emma agitò la testa a destra e sinistra « L'ha mandato Gold. Quando sono arrivata l'ho trovato in casa, ha iniziato a buttare giù quello che trovava...i bambini ?! Dove sono Henry e Bae?!» lo sguardo allarmato nel non sapere dove si trovassero.
«Li ho mandati di sopra. Emma dobbiamo denunciarlo, non accettrò un no.» la fronte aggrottata e gli occhi bui, non si poteva vivere in una paura perpetua, non era vita.
«Si, d'accordo» acconsentì lei mentre si portava una mano al volto. Killian sbiancò. La mano era coperta di sangue.
«Devo averla appoggiata sui cocci del vaso» fece mente locale lei mentre si esaminava la ferita. A prima vista non era nulla di grave, nulla che non sarebbe sparito presto.
«Ti porto in ospedale» non era una domanda, l'odore di sangue  arrivò alle narici.
«Non è necessario, non sembra grave» provò lei.
«Henry! Bae! Scendete!» la ignorò lui.
«Ehi ho detto che non serve, mi ascolti!?»
«Emma, fammi stare tranquillo. Nelle tue condizioni a maggior ragione.» le sussurrò mentre i due bambini scendevano le scale.  «Avanti andiamo»
«Mamma che hai fatto?!» Henry le si accostò tenendosi alla sua maglia, preoccupato.
«Non è nulla, davvero» gli accarezzò la testa con la mano buona .
«Ma ti esce il sangue!» Bae gli si mise sull'altro lato.
«Tranquilli, ora andiamo un attimo all'ospedale e torniamo subito a casa, va bene?» intanto aveva preso la prima cosa per fasciare alla buona la mano.
Killian chiuse la porta dietro di loro, sbuffando.
«Che c'è ?» domandò Emma.
«Domani cambiamo la serratura e aumentiamo le sicure» disse sicuro lui mentre saliva in macchina seguito da lei. Come se in quel modo sarebbero stati più al sicuro.

A visitare Emma fu l'amico di Killian che lavorava lì in ospedale. Non si aspettava questa coincidenza ma ne fu felice, avere facce amiche vicino in momenti del genere era sempre bello.
«Allora,» iniziò il dottor Whale « la ferita non è grave ma ha bisogno di qualche punto, una settimana e sarà guarita quasi del tutto.» lanciò un'occhiata a Killian, non si era aspettato di trovarlo lì in ospedale con una donna e con due bambini al seguito.
«Bene, lo sapevo che non era grave» fece risoluta Emma alla volta di Killian.
«Beh, sei incinta posso preoccuparmi almeno io dato che a te pare scivoli tutto come se fosse normale?!» e si rivolse direttamente a Whale « Sono io lo strano secondo te?! A volte si comporta da incosciente». Whale sembrò voler rispondere ma Emma lo precedette.
«E' questo che pensi?! Che non mi interessi e che sia un'incosciente?! Non ho mica chiesto io che quel pazzo entrasse in casa nostra!»
«Ragazzi non sono un consulente di coppia» provò Whale che venne del tutto ignorato.
«Ma se tu non fossi andata da sola da Gold sarebbe stato diverso! Ora ha mandato questo tizio a mo' di avvertimento, la prossima volta cosa potrebbe farti eh?! Cosa mi devo aspettare ?! Un braccio rotto? Un occhio nero? Peggio?! Dimmelo tu!» era furioso e frustrato, solo l'idea che Gold potesse mandare qualche altro individuo a minacciarli gli offuscava la vista.
«Almeno avrebbero il coraggio di toccarmi! Non come te che ogni volta che mi guardi provi disgusto o qualunque cosa sia!» glielo aveva detto. Ormai non poteva tornare indietro. Gli occhi di Killian mutarono. Il silenzio scese.
«Oh, mi stanno chiamando, torno subito» tagliò la corda il dottore. Sapeva del passato del suo amico ma entrare nella vita privata non gli sembrò il caso. Li lasciò da soli andando a controllare i bambini lasciati temporaneamente con un'infermiera e scorgendo un'impressionante somiglianza con Henry. Un giorno di quelli lo avrebbe invitato a bere per parlare chiaramente di quello che stava succedendo.
Non se ne erano nemmeno accorti che il dottore se ne era andato. Continuavano a fissarsi, gli occhi di Emma cedettero e si inumidirono. Distolse lo sguardo. Odiava sentirsi così ma complice anche l'episodio di quel pomeriggio non era riuscita a trattenersi.
Killian la guardava non sapendo cosa dire, era vero, i contatti tra loro erano drasticmente diminuiti ma...ma non per disgusto come pensava lei. Non lo sapeva nememno lui perchè, erano cambiati loro. Ma pensare che lei vedeva questo negli occhi suoi non poteva permetterlo. E gli faceva male.
«Emma» le prese le mani «non è vero. Ti prego guardami» gli occhi verdi di lei si alzarono lentamente, quasi pesassero come macigni. Le lacrime che iniziavano a straripare.
«Ero arrabbiato a morte con te Emma, per quello che mi hai fatto. Ma poi le cose sono cambiate, lo fanno sempre. Siamo tornati a vivere tutti insieme, il bambino che nascerà, ora Gold. Però mi sono accorto che una cosa non è mai cambiata nonostante lo avessi desiderato davvero tanto. Io ti amo Swan» le sorrise, uno di quesi sorrisi un po' imbarazzati ma sinceri, di chi ha combinato una marachella ma confessa perchè si sente in colpa. «Scusami se sono un idiota orgoglioso»
«Anche io lo sono» sorrise Emma tra le lacrime «Però non riesco ad andare avanti così.Perdonami Killian»
«L'ho già fatto» l'avvolse in un abbraccio che sapeva di casa, era tutto quello di cui entrambi avevano bisogno. «Ma aspettati che io ritiri in ballo la questione quando mi farai arrabbiare di nuovo» scherzò lui anche se dopotutto non era un a bugia.
«Lo posso accettare» cercò di nuovo gli occhi blu di cui si era innamorata. 
E fu spontaneo, come se fossero tornati su un sentiero che conoscevano a memoria, le loro labbra si ritrovarono come non facevano da tempo. Nessuno dei due sapeva come avessero poturto farne a meno per così tanto tempo.
Certo c'era stato il bacio di Capodanno ma per Killian non contava. Non se lo ricordava.
La barriera che si era creata tra i loro corpi cadde, frantumata in mille pezzi.



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Ed eccomi tornata xD si, sono degli aggiornamenti a singhiozzi, perdonatemi u.u
Ebbene, sembra che Emma e Killian abbiano fatto finalmente pace, in modo completo stavolta! Emma ha sputato il rospo su quello che prova su quel distacco forzato imposto da Killian, ma lui si sente morire a tale sfogo, non si aspettava che lei pensasse una cosa del genere. Sono solo un po' orgogliosi, tutto qua. Ma l'importante è che abbiano chiarito :')
Mmmm poi che altro, Gold ha iniziato a fare pressione su Emma e lei si è ritrovata un ospite indesiderato a casa...ma non tutti i mali vengono per nuocere, dopotutto grazie a questa incursione hanno parlato in modo chiaro, Killian aveva bisogno di questa chiacchierata per andare avanti. Gioite gente xD
Bah, non penso ci sia altro...e se c'è non me lo ricordo .-.  Come sempre se vi va di lasciarmi un parere riguardo la storia a me fa sempre tanto piacere ^-^ e grazie a tutte, chi recensisce,chi aggiunge la storia nelle categorie e a chi legge :* 
Spero a presto xD
Gio


 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Capitolo 26

 

La luna era ancora alta nel cielo, non si udiva rumore alcuno. Tutti dormivano nei loro letti. Si poteva definire un momento di pace quello, per Killian Jones lo era assolutamente. Appoggiato su un gomito la osservava dormire, con la punta delle dita tracciava la linea della colonna vertebrale che a tratti si vedeva e a tratti veniva celata dalla chioma bionda sparsa sulla pelle nuda. Le era mancata. Se ne era davvero reso conto solo in quel momento di quanto le era mancata. Il non averla accanto, il non poterla toccare liberamente come sentiva di voler fare, era qualcosa di snervante e doloroso. Ma ora era di nuovo cambiato tutto, per l'ennesima volta, ma era cambiato in meglio. Basta bugie, omissioni, verità non dette. Avrebbero affrontato tutto insieme, ad iniziare da quell'uomo che rischiava di distruggere per la seconda volta la sua vita. I polpastrelli camminavano lentamente lungo la schiena di lei, crollata e sfinita sia da quell'intusione a casa loro sia da lui stesso. Sogghignava ancora pensando a come, poche ore prima, dopo aver messo i bambini a letto si erano chiusi la porta alle spalle non aspettando oltre. Si erano letteralmente gettati nelle braccia dell'altro, amandosi come non avevano fatto da troppo tempo. Nel modo più silenzioso possibile. Non avevano parlato, di parole ne erano già state spese abbastanza, quella notte non sarebbero servite a nulla.
La testa bionda di Emma si mosse impercettibilmente, sospirò profondamente e infine si voltò verso di lui. La luce lunare che filtrava dalle tende ad illuminarli.
«Ti ho svegliata?» bisbigliò lui.
«No» sorrise lei con gli occhi ancora chiusi ma con un sorriso ad illuminarle il volto.
Killian sorrise accarezzandole il volto «Vi proteggerò Emma, te lo giuro» ma lei non lo udì, di nuovo perduta nel mondo dei sogni.

Allungò la mano convinta di trovarlo accanto a lei, ma di Killian non c'era traccia. Si stropicciò il volto cercando di svegliarsi e di capire che ore fossero, ma  non le importava granchè. Guardò il soffitto, pensando, e si scoprì incapace di farlo. Era tranquilla e riposata, quasi del tutto felice. Decise di alzarsi giusto per capire che fine aveva fatto l'uomo che aveva amato buona parte della notte. Stava per mettersi la maglia di lui, solo la maglia di lui, ma intuì da sé che non era davvero il caso. I loro figli potevano già essere svegli e di essere vista mezza nuda non rientrava nei suoi progetti. Mise la prima cosa che trovò nel cassetto, una magliettona  che le arrivava sopra al ginocchio. Si guardò allo specchio sorridendosi, cercò di sistemare un po' i capelli e scese.
Non si era aspettata nulla del genere. Li trovò tutti e tre di spalle, i bambini in piedi sulle sedie e Killian tra i due, che si davano da fare vicino ai fornelli. Si concesse di osservarli per qualche minuto annusando l'aria e trovandola dolce. Poi Bae si accorse di lei «Mamma!!! Ti sei svegliata! Hai visto che bravi?»
«Abbiamo cercato la ricetta su internet perchè Killian non sa cucinare» disse Henry, che lo chiamava 'papà' una volta su tre, era tutta questione di abitudine.
«Non ne avevo dubbi» scherzò lei avvicinandosi ai tre con gli occhi che le ridevano. Baciò i bambini sulle teste e poi si avvicinò a Killian che era seriamente concentrato sulla cottura di quei pancake. Gli baciò la guancia abbracciandolo e scrutando cosa stavano effettivmanete combinando e se era necessario preoccuparsi «Sembra che ve la stiate cavando bene»
«Doveva essere una sorpresa, ma abbiamo avuto qualche problema con la farina» disse lui sorridendo sotto i baffi. Emma si accorse solo in quel momento che i loro pigiami erano cosparsi da nuvole bianche.
«Bene, è pronto...mi sembra»
«Si si è pronto» disse supervisionando Bae.
«Vai a tavola mamma!» la spinse Henry scendendo anche lui dalla sedia e riportandola verso il tavolo. Bae fece lo stesso. Entrambi i  bambini emozionati nel fare assaggiare la loro prima colazione. La osservarono attentamente, osservarono Killian metterle davanti la loro creazione. Lei rideva per tutta quell'attenzione.
«Grazie» ringraziò a Killian il quale aveva servito gli altri pancake ai bambini e ora si era seduto all'altro capo del piccolo tavolo. Guardava Emma anche lui ora.
«Ok, assaggiamo» disse con fare semi serio. Portò il boccone alla bocca, il tempo di chiudere le labbra e masticare e qualcosa le si mosse dallo stomaco risalendo su. Si alzò di scatto e scappò verso il bagno. La sentirono vomitare.
«Papà, hai avvelenato mamma».

Dopo aver finito la colazione e aver assicurato che quello che avevano preparato non l'aveva avvelenata, li  portarono a scuola, dopodiché erano passati dal ferrmenta e ora erano di nuovo a casa con Killian che si stava occupando di sostituire la serratura e aggiungere altri accorgimenti per la loro sicurezza. Emma sedeva per terra vicino a lui, appoggiata alla parete, lo guardava intento ad armeggiare con cacciaviti e attrezzi vari. Lo vide compiaciuto del suo lavoro, dopo una mezz'ora buona si tirò su ,soddisfatto di sé «Bene, dovrebbe andare. Ora andiamo dalla polizia» porse una mano alla donna, lei l'osservò. Sapeva che dovevano andarci, ma... «E se complichiamo le cose?  Cioè, e se lo denunciamo e non è abbastanza e ci si rivolta contro in modo ben peggiore di questo?!».
La paura negli occhi di lei era comprensibile ma lui non avrebbe cambiato idea «Emma, se non lo denunciamo sarà solo peggio. Noi andremo al distretto e lo denunceremo. Inizieremo a fare qualcosa di concreto»
Lei assottigliò gli occhi e si alzò «Pensi che fino ad ora io non abbia combinato nulla, vero?»
«Vuoi litigare?!»
«No...» gli si appoggiò al petto sospirando. Lui l'abbracciò, conscio di tutto lo stress che riempiva le loro vite.
«Andiamo ora, sicura che non ti verrà un attacco di nause in macchina vero? L'ho pulita l'altro giorno» si beccò un bel pugno sulla spalla.

Arrivati in centrale non dovettero aspettare molto per essere ricevuti da uno degli agenti. Si accomodarono alle sedie davanti alla scrivania, Killian un po' nervoso, Emma abituata a tali ambienti non ci faceva più caso anche se era strano trovarsi dall'altro lato.
«Salve, ditemi» l'agente sembrava cordiale, un tipo di bell'aspetto e bella presenza.
«Vorremmo fare una denuncia» iniziò Emma.
«D'accordo»
«Un uomo è entrato in casa nostra, ha tentato di aggredire la mia...» Killian guardò Emma «la mia fidanzata.»
L'uomo li scrutò attentamente «Ha rubato qualcosa? Ora procediamo con l'identikit e»
«Quell'uomo è stato mandato da Gold»
Bastò quel semplice cognome per far crollare il silenzio nella stanza. Sia Emma che Killian fissavano l'agente davanti a loro, era uno sguardo corrucciato e adombrato quello che aveva preso posto sul suo volto.
«Ne siete sicuri? Perchè» la suoneria di un cellulare interruppe l'uomo.
«Scusate» Emma prese il cellulare per spegnerlo ma dovette rispondere quando lesse che proveniva dalla scuola di Henry «Pronto?».
I due intanto la osservavano, la videro strabuzzare gli occhi. «D'accordo, arrivo subito.» Killian le fece segno che non si sarebbero mossi finchè non avessero concluso la denuncia. Lei coprì la parte inferiore del cellulare «Henry ha picchiato un bambino, dobbiamo andare per forza.»
«Vado io, tu finisci qui e aspettami, ok?!» disse sicuro Killian.
«Va bene. Si sono ancora qui, viene il padre di Henry va bene? Arriva tra poco. Ok grazie» riattaccò, le spalle le si abbassarono di diversi centimetri. Ora anche suo figlio ci si metteva.
«Vado e torno, voi concludete.» si rivolse all'altro uomo. Baciò Emma sulla testa sussurandole un 'andrà tutto bene' ed uscì in fretta e furia.
Guardò l'uomo con aria un po' afflitta «E' un bambino, non sarà nulla di grave...spero», quello annuì.
«Torniamo a Gold ora»

La scuola era stata sempre un problema anche per lui da ragazzo, ma non si aspettava che lo sarebbe stato anche per suo figlio...per Bae non lo era mai stato infatti. Ora che c'era anche Henry viveva in un'altra realtà fino ad allora quasi sconosciuta. Non si era mai occupato veramente e in primo piano della scuola di Bae quindi era tutto abbastanza nuovo per lui. E poi erano alla materna ancora, teoricamente non dovevano succedere quelle cose.
Vide Henry seduto fuori l'ufficio del preside, accanto ad un altro bambino e un'insegnate. Entrambi i bambini avevano qualche livido sul volto.
«Prego» le fece cenno la donna invitandolo ad entrare. Si sentiva sotto esame ora, forse era meglio se ci fosse andata Emma. Guardò Henry, aveva lo sguardo duro mentro rispondeva alla sua occhiata.
Si sedette di fronte all'uomo vestito in giacca e cravatta. Furono i dieci minuti più lunghi della sua vita. Killian si scusò, l'altro disse che non lo aveva mai visto e che forse sarebbe dovuto stare più attento al bambino perchè quella era una fase importante nella vita di un ragazzino. Poi disse qualcos'altro ma Killian era occupato a tagliar presto la corda, la scuola non gli era mai piaciuta. Annuì promettendo qualcosa, come il fare più attenzione ad Henry, al fatto che non si sarebbero più dovuti manifestare incidenti come quello e qualcos'altro. Gli strinse la mano in modo deciso ed uscì, salutò la maestra, diede un'ultima occhiata all'altro bambino e  fece cenno ad Henry di seguirlo.
Saliti in macchina mise in moto e partì.
«Cosa è successo Henry? Non pensavo fossi un bambino violento» lo guardò dallo specchietto retrovisore. Lui aveva le braccia incrociate e guardava fuori.
«Ehi parlo con te. Mi dici cosa è successo»
«Niente»
«Non è vero altrimenti non sarei dovuto venire a prenderti a quest'ora.» Henry continuava a tacere, intanto stavano prendendo tutti i semafori rossi, giusto perchè Killian voleva far presto. «Allora?»
Stava perdendo la pazienza. I due bambini erano così diversi, Bae non stava quasi mai zitto mentre Henry era un continuo enigma...degno figlio di sua madre.
«Bae mi avrebbe detto subito quello che è successo» si ritrovò a dire senza quasi pensarci. Pessima, pessima mossa.
«Ma io non sono Bae!» urlò. Se non fossero stati fermi al semaforo Killian avrebbe inchiodato e qualcuno si sarebbe fatto male. Ruotò il busto per guardare il figlio.
«Henry?!».
Il bambino si slacciò la cintura e fece per aprire la portiera, ma Killian riuscì prontamente ad abbassare tutte le sicure dell'auto in modo che Henry non potesse uscire. Intanto era scattato il verde e riprese a camminare.
«Ma sei pazzo? Ma che ti salta in mente?!» aveva il cuore in gola, cercò un contatto visivo con suo figlio ma quello era rosso di rabbia. «Scusa, non volevo paragonarti a Bae, ma non sapevo fossi un teppistello» provò a scherzare ma non funzionò «Henry sono nuovo del mestiere, sto imparando ora a fare queste cose da padre, per favore non fare mai più una cosa del genere» lo vide annuire ad occhi bassi. Come da prassi beccarono l'ennesimo semaforo rosso.
«Ti va di venire qui davanti» battè sul sedile del passeggiero e solo allora Henry lo guardò sorpreso «Avanti, dai». Il bambino mise prima un piede e poi l'altro, si accomodò e si allacciò la cintura. Era un po' elettrizzato, Emma non lo faceva mai mettere davanti.
«Ora mi dici perchè hai preso a pugni quel ragazzino? Me lo devi mi hai fatto quasi prendere un infarto»
«Ha detto che mamma è una di quelle femmine che va con tutti i maschi e che tu non sei il  mio papà ma solo uno di quelli» disse a bassa voce.
Quella volta fu inevitabile la brusca inchiodata, dietro di lui i clacson suonavano infuriati. Gli occhi di Henry spalancati.
«Cosa?! E perchè non me lo hai detto quando ero lì?! Gliene avrei dette io di cose a quel pallone gonfiato del preside! Con tutta quell'aria da idiota! E idiota non si dice quindi non dirlo ad Emma! Avremmo fatto una bella chiacchierato con i genitori di quell'altro ragazzino» urlava infuriato, pensava a qualche litigio stupido tra ragazzini ma tutta quella cattiveria no, avevano sei anni!
Si passò la mano sulla faccia come a voler scacciare la tensione. Fu inutile. «Henry se dovesse succedere di nuovo ignorali» era pur sempre un genitore, dare il buon esempio rientrava nei suoi compiti.
«E se mi spingono?» anche l'altro bambino aveva infierito, non era stato solo lui a picchiare.
«Tu spingilo più forte» disse ovvio. Henry sorrise. «Ma non diciamo ad Emma nemmeno questo ok? Altrimenti sarà lei a picchiare me»
Henry guardò fuori, non era la strada per andare a casa «Dove andiamo?»
«Alla centrale di polizia». Henry si voltò di scatto con occhi spalancati.
«Ma ho detto che non lo farò più!». Killian lo guardò confuso poi scoppiò a ridere. 

L'agente Graham le aveva detto che stavano seguendo Gold da diversi mesi ormai, se non anni. Erano alle prese con quell'uomo da prima che arrivasse lui stesso a lavorare in quel dipartimento.
«Com'è possibile che non siate riusciti a trovare nulla?!»
«Lei ha trovato qualcosa signorina Swan?». Lei incassò il colpo.
«No, e chiamami Emma», quello annuì. «Però ora con questa intrusione in casa mia dovremmo riuscire a parare da qualche parte»
«Si può fare la denuncia ma dovremmo prima trovare l'uomo che ti ha aggredito e interrogarlo. E non sarà semplice, gli uomini di Gold fanno presto a diventare fantasmi, non si trovano facilmente.»
Emma iniziò a mordersi un labbro. Doveva raccontargli dei bambini, forse questo avrebbe aiutato le indagini. Ormai si era rassegnata all'idea che solo con le sue forze non sarebbe andata lontano, era un uomo troppo scaltro per una persona sola. Ma se glielo avesse raccontato la legge sarebbe subentrata e non sapeva fino a che punto avrebbe infierito sulle loro vite. Graham notò il mutamento nella donna davanti a lui «Cosa non mi sta dicendo Emma?»
Lei lo guardò, era fortemente combattuta. Quello capì.
«Facciamo così, io le lascio il mio numero, quando sarà pronta a parlarmene mi chiami. Se quello che non mi sta dicendo potrebbe aiutarci con il caso non esiti a chiamarmi. Siamo colleghi, avrà tutto l'appoggio di cui avrà bisogno.» le passò il bigliettino ed Emma era indecisa se prenderlo o lasciarlo lì. Lo prese. Graham sorrise.
«Non abbia paura Emma, è per il bene di suo figlio e per un sacco di altra gente»
Emma si alzò salutandolo con una stretta. Era per il bene dei suoi figli che ora stava temporeggiando, ne avrebbe parlato con Killian e ne avrebbero deciso insieme.
Uscì fuori dall'uffcio. Seduto su una sedia per la gente in attesa Henry la guardava imbarazzato. Accanto a lui, Killian la stava aspettando. « Forse farlo dormire una notte in cella gli farà bene»
Henry lo guardò adirato. Emma vide il livido sulla guancia del figlio. «Voglio saperlo?»
«No» risposero all'unisono i due maschi.
«Bene, andiamo»

Il tempo era abbastanza bello da poter far sosta in una gelateria, ne scelsero una che non dava sulla strada, una che fosse vicino al parco.
Pagarono e si misero seduti su una panchina. Henry con il suo gelato al cioccolato prese a camminare lì intorno, dove a poca distanza un altro bambino stava giocando con la palla.
«Cos'è successo a scuola?»
«Fidati, meglio evitarti altro stress, questo bambino quando nascerà sarà un piccolo pazzo se continui a stressarlo così» scherzò Killian toccandole la pancia coperta dalla giacca di pelle. Lei gleila prese e gliela strinse. Guardò Henry giocare.
«Dovremmo dirgileo. O quanto meno iniziare a tastare il terreno. Dimmi che non è grave quello che è successo a scuola almeno»
Lui sorrise «Non è proprio grave, ma ai prossimi incontri con i maestri ci vengo anche io»
«Tanto il prossimo anno andranno in prima.» scrollò le spalle lei, mille pensieri e pochi erano belli. Lui la guardò, non era luiminosa come al solito, capiva il perchè ma non poteva vederla così sconfortata.
«Con la denuncia? Avete fatto tutto?»
«Mi ha lasciato il suo numero».  La faccia di Killian si trasformò in una smorfia incredula.
«Cosa?!»
«Penso che dovremmo raccontargli dei bambini e di cosa quell'uomo ha fatto.»
«E perchè non glielo hai detto subito?». Ora era lei a cercare i suoi occhi.
«Perchè volvo parlarne con te prima. Se le cose si mettessero peggio Killian? Se raccontando tutto ci togliessero i bambini?! Io non voglio che soffrano ancora» Killian la abbracciò forte. Lei si strinse a lui in cerca di protezione, aveva bisogno di lui per farcela.
«Non soffriranno. Tu non soffrirai Emma. Parleremo con quel polizziotto e metteremo fine a questo incubo. Non voglio vederti così. Capito?! Devi stare tranquilla, e so che non non lo farai, ma provaci almeno per i bambini. Per tutti e tre»
«Ok, ci proverò» cercò le sue labbra trovandole già pronte per lei.



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Salve gente!!!!
No, non mi sono sbagliata giorno, lo so che è martedì. Però, visto che ieri mi è piaciuta tanto la puntata oggi avevo ispirazione per il capitolo xD Poi visto che è il mio compleanno e sto da sola con il cane ho pensato che questo fosse il modo migliore per spendere il mio tempo xD  Spero almeno che il capitolo sia uscito bene, è quasi tranquillo, abbiamo la new entry che è Graham. Speriamo che aiuti i nostri adorabili disgraziati xD.
Non mi dilungherò sulla puntata che è andata in onda domenica perchè già l'ho fatto abbindantemente sul sito dove la recensisco, ma ci tenevo a sapere cosa ne avete pensato voi. Io ne sono rimasta troppo contenta. Soprattutto per Hook, mi sento male se ci penso. Ma non dico altro che se qualcuno non lìha vista faccio spoiler e non mi sembra il caso...visto che con l'altra ff mi ci sono avvicinata alla grande ahhaahhahaa madò ancora non ci credo xD
Cooomunque spero che vi facciate sentire anche per questo capitolo :) ringrazio chi mi lascia sempre qualche parola, ve ne sono davvero grata.
Alla prossima, si spera xD
Gio

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Capitolo 27

 

Stavano guardando 'Ribelle' in tv, aveva ripreso a far freddo quindi tutti vicini oziavano sul divano. Avevano deciso che avrebbero buttato l'argomento 'nuovo fratello/sorella' quella sera stessa. Avevano deciso e lo avrebbero fatto.
«Visto Merida come si diverte con i suoi tre fratellini? Non sarebbe carino avere un altro fratellino in giro per casa?» aveva iniziato Emma sperando di aver scelto le parole adatte.
I due guardavano la tv assorti, quasì non dando cenno di averla udita.
«Mmmh» mugugnò Henry.
«Forse sarebbe divertente» concordò Bae continuando a guardare la tv. Emma scambiò un'occhiata quasi vittoriosa con Killian, quando le loro speranze iniziarono a vacillare.
Henry si rivolse al fratello «Potremmo giocare tutti e tre insieme»
«S', e giocare tutti insieme...Però...se poi ci ruba i giochi?» entrambi ora si erano seduti sui genitori dibattendo se erano favorevoli o meno ad un fratello.
«Già, hai ragione. E se poi li rompe?! No, meglio nessuno fratellino»
«Già, meglio solo noi due»
Killian si morse il labbro per non ridere. Lo sguardo di Emma fu eloquente, doveva provarci lui ora. «Però se fosse una sorellina andrebbe meglio no?! Sareste i fratelli maggiori che devono proteggerla. Come dei pirati» Emma lo guardò con faccia confusa mimando con le labbra 'pirati?!', lui anuì convinto. Non avrebbero iniziato a dibattere sul codice morale dei pirati in quel momento.
I bambini tornarono a guardarsi e poi fissarono il padre con sguardi indagatori. «Non lo so...» iniziò Bae.
«I pirati hanno una nave...» provò Henry con faccia furba.
«Non compreremo nessuna nave Henry» disse Emma.
«E allora niente sorella» sentenziò il bimbo dagli occhi azzurri.
«E niente fratello» concluse quello dagli occhi verdi.
«Ben fatto Jones» si congratulò Emma alzando gli occhi al cielo.
«Ma se già fosse qui non potreste mica scacciarlo o scacciarla, giusto?!» provò in un ultimo tentativo Killian. I bambini di nuovo sull'attenti.
«È già qui?!»
«Dove?! Dove?!» puntarono gli occhi su Emma e poi sulla sua pancia, e si accorsero del leggero rigonfiamento. Fu questione di attimi ed Emma si ritrovò entrambi i figli a sollevarle la maglia del pigiama e a posare le loro manine sul ventre appena più tondeggiante del solito.
«È qui dentro vero?!»
«Ma io non lo sento!»
«Si è qui dentro ed io sento le vostre mani gelate!»  allora i bimbi misero le loro piccole orecchie cercando di sentire un qualche segno che desse loro la certezza che nella pancia della loro mamma ci fosse davvero qualcuno.

Killian avrebbe voluto essere con lei, ma dopo aver portato i bambini alle rispettive scuole gli altri componenti del gruppo gli avevano detto che le prove erano spostate a quella mattina perchè di pomeriggio alcuni di loro non potevano e visto che avrebbero suonato l'indomani non potevano permettersi di saltare le prove.
Emma aveva detto che non era un problema, ma dubitava che gli avrebbe detto diversamente in ogni caso. Si sentiva in colpa ma non poteva fare diversamente.
Emma sedeva impaziente aspettando di parlare con Graham, si erano dati appuntamento in un bar vicino alla centrale e lui era in ritardo. Aveva ordinato un caffè per poi disdire subito l'ordinazione pensando che al bambino non sarebbe piaciuta tutta quella caffeina. Meglio aspettare e basta. L'uomo  entrò facendo voltare nella sua direzione diverse clienti e qualche cameriera ma lui non  vi badò e la salutò con un cenno quando la vide.
«Scusami per il ritardo, hai già ordinato?» le domandò sedendosi di fronte a lei.
«No. Dobbiamo parlare.». Lui fermò una delle ragazze che lavorava lì chiedendole del caffè. Lo servì subito e concentrò tutta la sua attenzione sulla bionda davanti.
«Henry, mio figlio, non è davvero mio figlio.» iniziò subito e accertandosi che lui le stesse prestando l'attenzione dovuta  proseguì « Io l'ho cresciuto pensando che fosse davvero mio ma all'età di due-tre anni il mio ex cominciò a pensare che il bambino fosse frutto di un tradimento in quanto era davvero diverso da lui...e se per questo anche da me» abbassò gli occhi per un momento per poi ripuntare gli occhi su di lui «Quando alla fine il mio ex ci ha lasciati, in seguito al test di DNA negativo, ho iniziato a fare le mie indagini. E sono arrivata a Killian,»
«E' l'uomo che ti ha accompagnata in centrale?»
«Si. E grazie a lui sono riuscita a metter insieme il resto della storia. Volevo denunciare Gold ma ho provato prima ad avvicinarmi a Killian in modo che mi facesse conoscere il bambino che lui aveva cresciuto, mio figlio» ancora se ne vergognava per essere entrata nella loro vita in modo tanto subdolo.
Graham continuava a tacere meditando, aspettando che lei dicesse altro.
«Così ho avuto modo e tempo di stare con entrambi i bambini e con Killian. Poi lui ha scoperto tutto e solo quando ,l'altro giorno in centrale, sono esplosa le cose sono tornate ad essere pacifiche.. Ma Gold ora vuole il mio bambino e sta facendo pressioni affinché io accetti la sua insana richiesta di cederglielo». Lo sguardo dell'uomo si indurì.
«Emma sei consapevole che avresti dovuto dire tutto molto tempo fa?! Gold potrebbe già essere a marcire in galera da molto tempo!» bisbigliò con enfasi sporgendosi verso di lei sul tavolino del locale.
«Lo so» lo guardò anche Emma con occhi severi «Ma avevo paura che me li potesse portare via entrambi...Se è riusciuto a scambiare i bambini quando sono nati chi poteva fermarlo se avesse voluto riprenderseli tutti e due, magari facendo ricadere anche la colpa su di me!» confidò accalorata picchiettando un dito sul tavolo.
Graham strizzò brevemente gli occhi buttando fuori l'aria dal naso, cercò di mantenersi freddo e lucido e di non farsi trasportare dalle emozioni per quella storia assurda. Un poliziotto non doveva permetterselo.
«D'accordo. L'altra donna, la madre biologica di Henry, è a conoscenza di tutto questo?»
«Non ne ho idea, non penso però, non ha mai detto nulla nemmeno a Killian...io spero che lei non sappia altrimenti non so cosa pensare se era d'accordo con tutta questa farsa.»
«Va bene, ma dovremmo parlare anche con lei, Henry è pur sempre suo figlio e dovrebbe saperlo. Comunque ho bisogno di tutto il materiale che hai trovato in questi anni. In questo modo cercherò di unirlo e confrontarlo con quello che ho io.»
Lei parve un po' titubante e incerta, non sapeva se fidarsi o meno in modo totale «Facciamo così. Al caso ci lavoriamo insieme, siamo colleghi dopotutto, non è la prima volta che collaboro con la polizia. Non posso semplicemente darti le informazioni e aspettare che tu venga da me a dirmi che avete risolto il caso. Non esiste.» era decisa e ferma nella sua posizione di rimanere parte attiva di quell'operazione.
Lui la scrutò attentamente, non stava dicendo cose tanto per dire, era determinata. «Ma sei incinta, non posso metterti in condizioni di pericolo»
«Non tirare in ballo la gravidanza perchè non me ne starò con le mani in mano in ogni caso.»
«D'accordo» sospirò arrendendosi «Allora ci vediamo domani mattina in centrale nel mio ufficio va bene?»
«Cerco di organizzarmi al lavoro e a casa e ti faccio sapere» disse alzandosi «Ti chiamo stasera» lui annuì e scambiandosi un cenno con il capo lei se ne andò lasciandolo solo con il suo caffè e alle idee che iniziavano a vorticare nella sua mente su come procedere con il caso Gold ora che aveva una nuova pista e nuovi elementi.

I tre maschi di casa erano tornati dal fare spesa...era una cosa che con due bambini non si poteva fare. Era stata un'esperienza frenetica che lo aveva distrutto. Prima erano lì vicino a lui e l'attimo dopo spariti entrambi. Li avrebbe volentieri legati al carrello ma non poteva, non aveva la corda. Per farli stare buoni gli aveva promesso che avrebbero comprato qualche merendina che Emma non gli faceva mai comprare perchè erano vere  e proprie schifezze. Erano stati bravi solo per quello.
Ora in cucina tutti e tre stavano smistando la spesa, Henry e Bae aspettavano solo di trovare le loro merendine nelle buste.
«Possiamo?» domandarono con le confezioni nelle mani.
«Si ma una sola e lasciate qui la scatola, devo metterla da qualche parte dove Emma non la riesca a vedere» la prese e vagò con lo sguardo lungo tutto il perimetro della cucina. Bae gli indicò sopra il frigo e Killian la posizionò in modo che non si vedesse.
«Ma la mamma oggi fa tardi?»domandò Henry sedendosi sulla sedia e seguito da Bae, intanto si gustavano le loro merendine mentre Killian metteva le ultime cose in frigo.
«Si e mi ha chiamato dicendomi che domani mattina vi riaccompagno io a scuola che lei deve lavorare tutto il giorno»
«Ma ora che aspetta la sorellina non dovrebbe rimanere a casa tutto il tempo?» disse Bae continuando a masticare.
Killian si fermò a guardarli con la perplessità stampata in faccia «Chi ha detto che sarà una sorellina?!»
«Io e Bae non vogliamo un fratello, quindi sarà femmina» disse con fare ovvio Henry.
La bocca di Killian leggermete aperta «Dovremmo mettere al corrente anche Emma  di questa decisione» scosse la testa ridendo.
«Glielo diciamo appena torna a casa.» Bae stropicciò la carta e poi andò a buttarla «Andiamo a giocare ora?»

Per due giorni non l'avevano praticamente vista, la mattina gli lasciava la colazione sul tavolo e i vestiti da mettere per la scuola. Usciva presto e tornava tardi quando tutti dormivano. Persino Killian non riusciva ad aspettarla sveglia. Già con un bambino era difficile ma con due le energie ti salutavano proprio. Ma si sentiva fiero di sé perché nonostante i timori di sbagliare sembrava che se la cavasse abbastanza bene. Ma preferiva quando c'era Emma. Era tutto più facile quando c'era lei...con i bambini se la cavava meglio. La notte la sentiva indistintamente che si cambiava e gli si avvicinava nel letto stampandogli un bacio sulla guancia. Lui mugugnava qualcosa chiedendole se andasse tutto bene poi lei rispondeva e lui non si ricordava nulla, troppo stanco per essere vigile. Stare appresso alla casa era impossibile. Per non parlare che alla fine lo spettacolo lo avevano fatto slittare di un giorno e quindi doveva capire se Emma ci sarebbe stata per tenere i bambini o doveva lasciarli da qualcuno.
«Emma» la chiamò con voce roca cercandola nel letto.
«Mmm» era sfinita anche lei, temendo che fosse già l'alba aprì un occhio constatando che fosse ancora notte.
«Come va?»
«Davvero Jones? A quest'ora?»
«Non ci vediamo da due giorni quindi si, ora» l'avvicinò a sé e lei si accoccolò meglio «Ti abbiamo lasciato la cena in un piatto, l'hai mangiata?»
«Ho assaggiato qualcosa ma non ho fame»
«Dovresti mangiare. Dimmi che siete ad un buon punto e che torni a casa per favore, io non ce la faccio da solo con quei due mostri» scherzò lui imitando un tono preoccupato. La sentì ridere sul suo petto.
«Ma se sei ancora vivo! E lo sono anche i bambini. Te la stai cavando bene. E quando arriverà anche il terzo ti divertirai ancora di più.» risero entrambi.
«Cavoli Swan, impazziremo. Io impazzirò di sicuro. Aspetta di sentire cosa ti diranno i due nani appena ti vedranno riguardo il bambino»
«Ah, stavo per dimenticarlo. Dopodomani mattina ho l'ecografia...facciamo venire anche i bambini che poi il pomeriggio Bae torna da Milah?»
«Va bene. E ora dormiamo un altro po' che già sono stanco al solo pensiero che non ci sarai nemmeno domani» le baciò la testa e si riaddormentarono subito. 

«La mamma lo sa che ci stai portando con te al locale dove suoni?» squittì Bae cercando la mano del padre. Henry teneva le mani nelle tasche del giubetto di jeans e si guardava intorno. «Guarda che non dobbiamo mica dire sempre tutto a mamma Bae»
«E invece si perché poi si arrabbia se non glielo diciamo»
«Lei si arrabbia solo se è pericoloso quello che facciamo senza il suo permesso, papà che suona non è pericoloso, no?!» si rivolse all'adulto che con la mano libera scorreva lungo la rubrica in cerca di qualche illuminazione. Erano tutti impegnati cavolo. Tutti! Nemmeno Elsa era libera, o Anna e di chiamare una babysitter senza averla mai vista prima non se la sentiva. Doveva chiamare Emma e disturbarla? Non poteva chiederle di lasciare il suo lavoro con Graham per questo, Gold aveva la priorità...anche se farla venire lì da loro allontanandola da quel bell'imbusto non era una cattiva idea . Emise un urlo soffocato che fece voltare i bambini.
«Stai bene papà?». Lui annuì.
«Devo chiamare Emma, altrimenti è peggio.»
«Non ci farà rimanere a vederti papà» obiettò Henry.
«Non posso non chiamarla Henry»
«Hai paura della mamma?!» lo sfidò il piccolo dagli occhi azzurri come i suoi. Killian rispose al suo sguardo. Bae li osservava in silenzio. Un piccolo confronto tra padre e figlio, erano due teste calde, poi il bambino era cresciuto con una donna come Emma, quindi tra geni ereditati e carattere ne usciva fuori un bel tipetto.
«Certo che ho paura di Emma, come te del resto. Vuoi che le dica dell'incidente di scuola?» rispose tagliente Killian.
Henry ridusse gli occhi a due fessure «No»
«Bene allora la chiamo» cercò il numero della donna tra le ultime chiamate e attese.
«Che incidente è successo a scuola Henry?» domandò ignaro Bae.
«Niente!» esclamarono all'unisono gli altri due. Dopo trenta secondi Emma rispose.
«Si, no non è successo niente. Si sono ancora con me, stanno bene. È che c'è un piccolo problema. Hanno tutti da fare stasera quindi i bambini vengono con me stasera...no, è tranquillo, non devi lasciare un bel niente. Continua a lavorare poi appena puoi raggiungici, sì, a loro va. No ho chiamato tutti e sono occupati. No, non è un locale di spogliarelliste» rise sotto i baffi, non ce li avrebbe mai portati in un posto del genere «Dai, stai tranquilla, chiederò a qualche cameriera se gli da uno sguardo...magari una carina. Non sei qui quindi non puoi picchiarmi. Sto scherzando Swan, andiamo. Va bene, ci vediamo dopo»
«Ci fai mettere in prima fila?»
«Proprio sotto il palco» ripresero a camminare verso il locale, dovevano sistemare le attrezzature e vedere se andava tutto bene prima che il locale aprisse al pubblico.
«E possiamo ordinare tutto quello che vogliamo?»
«Non esageriamo,  solo alcolici leggeri.» risero tutti e tre e poi entrarono nel locale.

Come Killian gli aveva  promesso erano proprio vicino al palco, in modo che li potesse tenere d'occhio. I due erano riusciti a conquistare tutte le ragazze del bar. Erano due bambini socevoli, Bae più di Henry , ma entrambi si erano subito ambientati in quel posto e si erano sentiti a loro agio, avevano chiacchierato con tutti. Ogni tanto una cameriera passava da loro e gli domandava se volevano qualcosa.
David ogni tanto gli faceva un cenno in direzione dei due piccoletti. Killian scuoteva la testa sorridendo, se iniziavano a quell'età a rimorchiare non era un bene, per niente.
Suonavano da due ore, ogni tanto prendevano una pausa e li raggiungeva insieme a David. Verso le undici e qualcosa i bambini iniziarono ad essere visibilmente stanchi e Killian sperò che arrivasse Emma. Non poteva suonare stando in pensiero per loro.
Poi come se il suo desiderio fosse stato esaudito Emma varcò l'entrata  destreggiandosi tra i corpi degli altri clienti e arrivando al tavolo dei figli.
«Mamma! Sei arrivata finalmente!»
«Ti sei persa tutte le canzoni di papà!»
«Scusatemi cucciolotti» li baciò entrambi sulle testoline per poi mettersi seduta in mezzo a loro e applaudire quando la canzone finì. Il sorriso finalmente rilassato nel vederla lì. Suonarono un'ultima canzone e poi salutarono augurando un buon proseguimento e buonanotte. Killian li raggiunse e si fiondò sulle labbra di Emma, scaricando così tutta la tensione acccumulata in quei giorni.
«Ehi Jones, frena ci sono dei minori qui» scherzò lei sulle sue labbra.
«Ormai sono grandi, hanno bevuto qualche alcolico, quindi si può dire che sono ufficialmente cresciuti!»
«Non è vero mamma!»
«Non è vero abbiamo solo preso un succo e le patatine! Usa il tuo superpotere, è lui che mente!» disse Henry puntandogli un dito contro e facendoli scoppiare tutti a ridere.




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Ormai aggiorno quando capita ,scusate xD
Ciao gente, allora, come va? siete rimasti un po' male dalla scorsa puntata di Once...io un po' T.T ma poi mi son detta, cose che capitano xD non entro nel dettaglio nel caso ci sia qualcuno che non l'ha ancora vista.
Coooomunque tornando al capitolo, Emma ha confessato a Graham la sua storia e quella di Killian, e per gioia di quest'ultimo ora lei passarà più tempo con il bel poliziotto lasciando lui allo sbando con i bambini. Rido da sola. Vi giuro che un bambino è terribile, due sono l'apocalisse quando ci si mettono .-. ma questi due sono carini e si fanno corrompere subito xD quindi non ci sono veri problemi...diciamo xD
Capitolo tranquillo in fin dei conti, e ci ho pensato sul serio, mi son detta: ma non è che a chi legge non gli interessano ste scene? e mi sono risposta: a me va di scriverle quindi le scrivo e basta xD Si mi faccio conversazioni particolarmente interessanti e di spessore u.u
Per il resto...qualcosa mi sfugge, volevo dirvi qualcosa ma ahimé è andata. Spero di sentirvi nelle recensioni che mi fa piacere u.u
Vi saluto e vi auguro un buon fine settimana ^-^
Alla prossima 
Gio

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Capitolo 28


 

Con l'aiuto di Graham stavano facendo passi avanti.  Erano riusciti a trovare tutti coloro che avevano lavorato quel giorno nel reparto maternità in cui erano state ricoverate Emma e Milah. Dottori e infermiere, ora i loro nomi formavano una lista da dover studiare. Il lavoro non era altro che aumentato ma avevano la convinzione che qualcuno prima o poi avrebbe ceduto sotto il peso della colpa e avrebbe finalmente parlato.
Ma quel giorno aveva lasciato il lavoro a Graham, lei doveva andare di nuovo in quell'ospedale dove tutto era iniziato per vedere ,ora un po' più nitidamente,la nuova vita che stava crescendo dentro di lei.
Si sentiva un po' in ansia, i bambini le avevano detto che era una femmina, perché loro un fratello non lo volevano. Aveva provato a spiegargli che non funzionava proprio così, non si poteva semplicemente decidere che non fosse  maschio e basta, ma loro non avevano voluto sentir ragioni. Killian le stringeva la mano in una stretta tale che Emma pensò di doverlo rassicurare.
«Jones andrà tutto bene. Dovresti essere tu a dirmi queste cose, non il contrario» tentò di allegerire l'atmosfera lei.
«Lo so che andrà tutto bene» il piede che batteva nervoso «io...io in realtà non so come mi dovrei sentire, con Bae non ho fatto queste cose. Non so come comportarmi» confidò Killian che imbarazzato sfuggiva allo sguardo tenero di lei.
«Ehi, andrai bene. Non c'è un modo prestabilito di comportarsi. Però se vuoi davvero preoccuparti per qualcosa inizia a trovare il modo di parlare a Bae ed Henry nel caso sia un maschio»
«Ci sto pensando da quando me lo hanno detto» disse in un sorriso lui.
«Bravo il mio pirata» gli prese il volto tra le mani e gli stampò un bacio a cui lui voleva rispondere ma l'infermiera che li chiamò lo fece desistere. I bambini fremevano dalla curiosità, erano già in piedi in attesa di entrare. In un primo momento Emma aveva pensato di non portarli, se ci fosse stato qualcosa che non andava nel bambino non voleva che Henry e Bae fossero presenti, ma poi aveva cambiato idea, sarebbe andato tutto bene. Se lo sentiva. Ora con le mani che iniziavano un po' a sudare si alzò seguita da Killian che ora faceva di tutto per ostentare sicurezza.
Whale li salutò e fece accomodare Emma sul lettino mentre gli altri tre non sapevano se mettersi seduti sulle sedie o andare vicino alla donna.
«Se non vi avvicinate un po' vi perderete lo spettacolo» disse il dottore mentre spremeva quel gel freddo sul ventre di Emma. I bambini si avvicinarono all'istante mettendosi sul lato opposto di Whale che intanto  faceva le domande di routine ad Emma iniziando a muovere lo strano apparecchio sulla sua rotondità.
Killian era silenzioso, alternava lo sguardo da Emma, che rispondeva al medico tranquilla, al monitor alla pancia. Una strana agitazione iniziò a muoversi in lui. Il suo amico sapeva che la maggior parte delle volte i più instabili in quelle situazioni erano i padri quindi visto che era suo amico provò ad aiutarlo. «Allora, cosa vorreste che fosse? Maschio o femmina?»
I due bambini risposero prontamente «E' femmina»
«Cosa?» il dottore li guardò curioso «Già sapete il sesso?» si rivolse ad Emma e Killian che fecero di no con la testa.
«Quella parola non si dice! Ed è femmina e basta. Abbiamo deciso così» disse Bae che per come era stato cresciuto a stento accettava un no come risposta.
«Sapete che non funziona così vero?» provò lui ma venendo subito bloccato.
«E' femmina, controlla» indicò Henry il monitor in modo sicuro. Whale sbuffò.
«Se fosse femmina almeno non serei l'unica donna di casa» disse Emma cercando di coinvolgere anche Killian che non dava segno di voler perdere la concentrazione e men che mai la presa con la mano di Emma. Lei lo vide corrucciare il volto, non sapendo se fosse per la conversazione o per cosa.
«No, sarebbe meglio maschio» dichiarò lui con fare deciso. Emma voltò il capo cercando di tirarsi un po' più su.
«Perché?» non ne avevano mai parlato apertamente prima, avevano avuto altro a cui pensare ma si rendeva conto che forse avevano fatto male, ne avano parlato con i bambini per prepararli, ignorando cosa ne pensasse l'altro. Non avrebbero comunque potuto cambiare nulla in ogni caso.
Killian dovette prendere parola e spiegare visto le occhiatacce dei suoi figli e di Emma. Whale sogghingò intuendo cosa gli passasse per la mente.
«Sarebbe meglio maschio perchè con una femmina mi dovrei preoccupare il doppio...» ammise con un po' imbarazzo.
«Ohhh» gli fece il verso Emma, e non appena Killian la guardò continuò «Perchè tu davvero pensi che con un altro maschio non dovresti preoccuparti?! Che sarà più facile? Vieni qui» lo tirò vicino al suo volto lasciandogli un bacio a fior di labbra.
«Non prendermi in giro Swan...» le sussurrò lui.
«E ok, volete sapere chi ha ragione, o no?!» si intromise Whale e che di scene smielate ne vedeva fin troppe.
«Siii!» urlarono i due ragazzini.

Bae si ritrovò di nuovo a quella che per cinque anni aveva chiamato casa. Era contento anche se ora si trovava di nuovo da solo con tutto quello spazio vuoto a disposizione.
«Ciao Bae. Sei tornato» Milah era salita le scale e lo aveva intravisto nella sua cameretta. Intento a giocare con le macchinine il bambino si era voltato appena a quella sorta di saluto.
«Sì, poco fa». Non le diede molta attenzione. Sapeva che sua madre, la donna che lo aveva cresciuto le voleva bene, a modo suo però. Non era mai stata la mamma che lui avrebbe voluto ma non gli aveva mai fatto mancare nulla.
«Stasera mangiamo tutti insieme, Gold arriverà prima oggi. Ha chiesto espressamente di cenare con te.» gli sorrise, «Stai crescendo a vista d'occhio, stai diventando un ometto» ma lei se lo stava perdendo e non se ne rendeva nemmeno pienamente conto. «Ci vediamo dopo, vado di là a finire un lavoro, se ti serve qualcosa  Granny è al piano di sotto» lo vide annuire e se ne andò nello studio.
Bae era contento, pensava alla mattinata trascorsa con la sua famiglia e sorrideva. Non vedeva l'ora che le cose si sistemassero una volta per tutte così da poter stare per sempre con le persone che amava.
Una volta che furono tutti a tavola fu strano. Non mangiavano mai insieme men che meno Gold chiedeva di cenare con lui, ma a Bae non pesava come le altre volte, sapeva che avrebbe rivisto suo padre ed Emma presto. Si sentiva euforico.
«Come va Bae? Ti trovi bene con tuo padre e la sua fidanzata?» iniziò l'uomo. Milah gli lanciò un'occhiata fugace.
«Sì»
«E con il figlio di Emma, Henry? mi pare si chiami così. È simpatico?»
«Sì, anche se a volte bisticciamo poi facciamo sempre pace» si sbottonò un po' di più Bae che stranamente provava un misto di gioia e timore per quell'attenzione da parte del patrigno.
«Bene» annuiva Gold portandosi la forchetta alla bocca, lo scrutava e meditava.
«Com'è Emma, Bae? Che tipo è?» Milah voleva saperne un po' di più, ormai era da diverso tempo che suo figlio la frequentava e non ne avevano mai parlato apertamente.
Bae posò la sua forchetta e la guardò domandandosi il perchè di tutte quelle domande «E' simpatica,mi piace stare con lei. Mi vuole bene»
«E che lavoro fa?»
«Studia». Dalla bocca di Gold fuoriscì un risolino che non sfuggì alla donna.
«Cosa c'è?»
«No, nulla. Prego, continua con l'interrogatorio» la invitò a continuare con un cenno della mano e rivolgendo uno sguardo quasi divertito al bambino. Bae sogghignò per quella sorta di complicità dell'uomo.
«Non è un interrogatorio. Sto cercando di informarmi sulla persona con cui Bae passa il suo tempo.»
«Non devi preoccuparti, è una brava persona e anche papà le vuole bene.» e non poté trattenere un sorriso.
«Perchè sorridi così Bae? Cosa è successo? Qualcosa di divertente?» domandò sempre più assetata di curiosità Milah.
Bae non sapeva se dirlo o meno, Emma e Killian non gli avevano detto che era un segreto...ma sentiva che era come se lo fosse...
«No, niente». Gli occhi di Milah si inasprirono.
«Molto bene, se stare con quella donna ti induce a mentire e a nascondermi le cose non mi lasci che una sola possibilità. Dirò a tuo padre che si ritorna a come eravamo d'accordo. Andrai da lui solo quando deciderò io» era forse invidia quella sensazione strisciante che sentiva muoversi dentro di lei? O gelosia per quell'amore che suo figlio sembrava dimostrare per quella Emma?
«No! Non farlo! Non voglio! Dille qualcosa per favore!» si ritrovò a implorare Gold per far si che la donna non gli imponesse una cosa del genere. Gli occhi attenti di Gold avevano studiato tutta la scena, e non perse quel sorrisetto che assomigliava più ad un ghigno.
«Milah, non farai nulla del genere. Bae non nasconde nulla, e se lo fa non sarà sicuramente qualcosa di brutto, giusto Bae?» il bimbo annuì «Saranno cose da ragazzini suppongo» in realtà Gold pensava di sapere cosa nascondesse il figliastro.
Milah ammutolì, irata come non mai. Parve riflettere «Sei mio figlio, e se voglio che tu rimanga in questa casa lo farai»
«Ma io non voglio!»
«Avanti Milha cosa hai intenzione di fare? Prenderti cura di tuo figlio? Non lo hai fatto per cinque anni e vuoi farlo adesso? Ti si è rivegliato l'istinto mateno?». Bae era stupito per tutto quell'interesse che stava dimostrando Gold per lui. D'altro canto Gold non poteva di certo permettere alla donna di compromettere i suoi piani.
Più che istinto materno a Milah dava fastidio il non sapere le cose. L'idea di dover rimanere a casa con Bae, lasciando il lavoro e perdersi tutti quegli eventi mondani e il senso di importanza a cui ormai era abituata la riportarono con i piedi per terra. Stizzita riprese a mangiare, non dicendo altro. Non ce la faceva a prendersi cura di suo figlio, non le andava di perdersi le opportunità che il suo  lavoro le offriva. Poteva sembrare cinica e insensibile ma lei non lo aveva neppure voluto quel figlio, quindi lo stava trattando anche meglio di quanto aveva pensato al principio. Non se ne faceva scrupoli ad ammettere che se Gold non lo avesse voluto crescere in casa sua le scelte erano due: o abortire o lasciarlo a Killian chiudendo tutti i rapporti con entrambi.
A Bae però non piaceva vedere nessuno triste, decise quindi di dirglielo per rassicurarla «Non è una brutta cosa mamma... avrò una sorellina e non sapevo se papà voleva dirtelo di persona»
Quella sensazione di agio che Bae aveva provato stando a tavola quella sera, nonostante il litigio appena avvenuto, svanì come fosse stata solo un'illusione della sua mente. Gold perse quella vena di complicità con il bambino rivolgendogli uno sguardo astioso «Cosa hai detto? Una sorella?»
Per la sala non volava il minimo rumore,a stento  risuonava l'eco delle posate che Gold aveva lasciato tintinnare nel piatto.
Bae si era fatto piccolo piccolo sulla sedia, consapevole solo ora che avrebbe fatto meglio a tacere.
Gold si alzò in malo modo, profondamente disturbato da ciò che aveva appena appreso. Se ne andò dalla sala senza dire altro. Aveva sperato che quell'idiota di Jones ne avrebbe fatta una giusta almeno per una volta. Ma si sbagliava, sapeva che c'era il cinquanta per cento delle possibilità che fosse femmina ma aveva sperato non si verificasse quel caso. Aveva bisogno di riflettere, non avrebbe fatto marcia indietro, femmina o maschio era indifferente, doveva solo capire come procedere ora.
Milah lo guardò andarsene senza battere ciglio, non gliene importava nulla. Solo fastidio. Ecco cosa provava, ma vedere Gold così le provocò una stilla di piacere. Non lo amava, stava con lui per i soldi e la posizione, non era un mistero e non era un problema per nessuno dei due. Milah era una risorsa importante per l'azienda e quindi unire l'utile al dilettevole era parso ad entrambi la scelta migliore. Che si tradissero non era una sorpresa, l'importante era non dare scandalo.
A Bae era passata la fame, aveva combinato un pasticcio se lo sentiva.
Milah scostò anche lei la sedia dopo essersi pulita accuratamente la bocca con il tovaglio. Si alzò anche lei lasciandolo solo nella grande sala da pranzo con la tavola ncora piena di cibo e un senso di inadeguatezza che sperava sparisse il prima possibile. Cacciò via le lacrime, Henry gli aveva detto che solo i deboli piangevano e lui non lo era...o forse sì visto che non riuscì a frenare la loro corsa sulle sue guance.

«Ma guarda chi si ri fa vivo»
«Ciao Ruby» la raggiunse al bancone dove la solita calca di gente faceva la fila per prendere qualcosa da bere.
«Pensavo non ti avrei più rivisto qui, ormai sei un uomo casa e lavoro. Non pensavo avessi tempo da perdere con me» era visibilmente offesa, e la capiva, le aveva mandato si e no qualche messaggio ogni tanto ma non si erano più visti come facevano fino a pochi mesi fa.
«Si, ok, me lo merito sono stato uno stronzo ma la mia vita non ha fatto altro che complicarsi» afferrò il bicchiere che lei gli porse accompagnato da un'alzata di occhi al cielo.
«Allora, che fine hai fatto? E come mai sei qui? Hai lasciato Emma?» disse dopo aver detto all'altra barista che si sarebbe presa una pausa. Uscirono fuori, dove l'aria era più fresca e pulita rispetto a quella nel locale.
«No, perchè avrei dovuto?!»
«No, infatti. È più plausibile che ti abbia lasciato lei» si era sentita un po' messa da parte, lui era suo amico e l'aveva trascurata senza ritegno.
«Non ci siamo lasciati Ruby. Ma ho rischiato grosso quando per quella sfida con te sono andato con quella ragazza...» si sarebbe continuato ad insultare per il resto dei suoi giorni per quella storia, si sentiva  uno schifo ogni volta che ci pensava. «Ma siamo riusciti a risolvere...se così si può dire»
«Sembra sia passata una vita Jones...» entrambi guardavano la strada e le macchine che sfrecciavano davanti a loro «Ma non mi hai detto perchè sei qui»
«Volevo chiederti scusa»
«E?»
«E niente, sei mia amica e volevo parlare un po' con te come ai vecchi tempi...sono troppo sdolcinato?»
«Direi di si» sorrise lei con quelle sue labbra dipinte di un acceso rossetto rosso che glial'avrebbero fatta trovare subito anche in mezzo ad una folla «Come sta Bae? Ed Emma?»
«Bae sta bene, ora è da Milah. Emma è a casa con Henry, suo filio, te ne avevo parlato vero?» non si ricordava più cosa le avesse detto o no, come aveva detto lei poco prima, sembrava essere passata una vita.
«Non abbiamo parlato molto di questo ragazzino, che tipo è? Certo che pensarti con un bambino è strano figuriamoci ora con due» rise lei prendendolo in giro.
«E pensa ora con tre...». La bruna si voltò di scatto, la bocca ancora spalancata.
«Cosa?! Ma cosa mi stai dicendo?! Oddio Jones non ti fai vedere per mesi e poi vieni qui a dirmi certe cose?! E ora con chi mi dovrò sfidare nelle serate di noia?!» lo abbracciò forte, davvero felice per lui. « Come ti senti Jones? Ed Emma? È con lei che avrai un figlio spero»
«Sì certo che è con lei che avrò un figlio Ruby» rise lui.
«Dobbiamo festeggiare allora! E mi dispiace doverti avvertire ma ho intenzione di conoscere meglio  Emma, mi era sembrata simpatica e per starti appresso deve essere una davvero tosta!» scherzò dandogli sonore pacche sulle spalle come da bravi amici di vecchia data, Ruby era quella che poteva definirsi come una di famiglia, per lui c'era sempre stata e voleva che facesse parte di quella famiglia che si stava creando intorno a lui. «Mi sei mancato Jones»
«Anche tu Ruby» si ritrovarono di nuovo stretti in un abbraccio e fu bello per quanto strano, non erano soliti scambiarsi simili effusioni ,ma un abbraccio ci stava bene.
«Comunque penso rimarrai sorpresa quando vedrai Henry» si slacciarono da quella stretta tornando a parlarsi mentre di sottofondo la musica del locale continuava incessante.
«Sì? Perchè? Comunque dimmi un po', diventerò zia di un bimbo o di  una bimba?» a quelle parole Killian sbuffò,non perché non ne fosse felice ma perchè sapeva che sarebbe stato più difficoltoso. Il suo equilibrio mentale, già parecchio precario, sarebbe vacillato ancora di più.
«Sarà una bambina» le confidò con un sorriso sulle labbra.
«Ohh, ora si che ti perdono Jones! Già me la vedo, sarà una piccola diavoletta. Sei felice Killian?»
Lui la guardò negli occhi «Sono spaventato  come non mai...e non  solo dall'arrivo della bambina ma da un bel po' di cose che ti racconterò in altra occasione» perché non erano cose da raccontare in una pausa di dieci minuti.
«Bene, anche perché devo tornare dentro. Sono felice Jones , riaverti nella mia vita mi fa bene, mi eri mancato.»
Quasi si commossero stringendosi di nuovo,  lui doveva tornare a casa ora. «Appena avremo un momento di pace ti invito da noi, così parleremo un po'...ma niente alcolici, per quelli organizziamo un'altra volta» risero entrambi e dopo essersi salutati lei rientrò nel locale e lui camminò verso la sua auto.

Era entrato come il più bravo dei ladri, non aveva fatto nessun  rumore ed era certo che non avrebbe svegliato nessuno. Ma per poco non gli venne un colpo quando entrò nella loro camera e  trovò Emma in piedi accanto alla finestra.
«Cavolo Emma! Vuoi farmi morire? Che ci fai ancora alzata?» bisbigliò con enfasi mentre con una mano sul cuore cercava di ristabilire un battito normale. Emma lo guardò incrociando le braccia, per nulla turbata da quel mancato infarto che aveva rischiato il padre dei suoi figli. «Non riuscivo a dormire» disse semplicemente tornando a guardare fuori.
La guardò perplesso «Oh, ok. Perchè ? Sono quasi le due è successo qualcosa? Incubi, nausee o cosa?» intanto, sempre con il massimo silenzio si sfilava i vestiti per infilarsi nel pigiama. Solo quando si sedette sul bordo del letto per togliersi i pantaloni lei lo raggiunse sul materasso «Nessun  incubo o nausea, pensavo e riflettevo, come è andata la serata?» lui rise sommessamente.
«Io ti suggerisco di pensare e riflettere di meno, specialemente quando sono le due di notte Emma. E lo spettacolo è andato come al solito, niente di troppo esaltante e niente di troppo noioso. Prima di tornare a casa sono passato a salutare Ruby, te la ricordi vero?» lei fece di si con la testa, in qualche modo quella ragazza l'aveva aiutata a rivederlo «Le ho detto che quando avremo un momento di pace la inviterò qui...spero non sia un problema, forse lo avrei dovuto prima chiedere a te»
«No, no hai fatto bene, viviamo insieme, è casa  nostra» gli sorrise lasciandogli una carezza sulla guancia. Era stata una giornata piena di emozioni e lei non si sentiva stanca, lo aveva voluto aspettare sveglia perchè del sonno non ce n'era stata  traccia. Killian le prese il volto lasciandole un tenero bacio sulle labbra, poi la strinse in un abbraccio di quelli che significavano tutto. «Emma sono davvero terrorizzato» le sussurrò ad un orecchio provocandole dei brividi che la percorsero lungo la schiena.
«Sono terrorizzata anche io Killian» bisbigliò come lui. «Ma non penso lo siamo per gli stessi motivi» rise lei. Lui fece per separarsi ma lei lo trattenne. «Io sono preoccupata per Gold...tu invece perchè dovrai far fuori i ragazzi che gireranno intorno a questa piccolina» scherzò lei e continuò « per non parlare dell'addestramente che vorrai imporre ad Henry e a Bae per proteggerla da tutti i pericoli di questo mondo, ovviamente tu sarai sempre in prima linea» lo fece ridere come uno scemo pensando a quanto si stava fasciando la testa per cose che erano parecchie lontane nel tempo. Portò la mano dove si trovava la loro bambina mentre con l'altra accarezzava la testa della donna che aveva imparato ad amare forse dal primo istante che l'aveva vista.
«Sarà una bella bambina vero?» le domandò ben sapendo che fosse una domanda a cui non c'era risposta negativa.
«Certo che lo sarà, ha il papà più bello del mondo» e dicendolo lo spinse sul cuscino in modo che fossero sdraiati.
«Hai ragione, non è la bellezza che mi preoccupa quanto il carattere, se prende da te siamo nei guai fino al collo»
«Ma senti chi parla! Perchè tu sei un tipo tranquillo vero?!» lo prese in giro.
«Certo che si Swan, io sono  un uomo da sposare» Killian chiuse le palpebre per cinque lunghi secondi  sospirando. Non avevano più parlato di matrimonio, avevano accantonato la questione per preoccuparsi di faccende più imminenti. Era diventato qusasi un tabù. Si creò un silenzio dove ciascuno di loro era perso in proprie congetture.  «Forse sarà meglio dormire»
«Pensavo di concludere la serata in altro modo Jones...» tornò alla carica lei.
«Ah si?»
«Sì, devi farti perdonare per esserti fatto tranquillizzare quando i ruoli dovevano essere al contrario e perchè mi hai stritolato la mano durante tutta la visita» mormorò Emma avvicinandosi sempre di più,  lentamente, alle labbra di Killian.
«Oh beh, hai ragione, devo farti le mie scuse» e non riuscì a dire altro.
Il suono del battito cardiaco della loro bambina lo aveva fatto piangere come uno scemo. Non sapeva se si potesse essere più felice come lo era stato quella mattina, forse avrebbe pianto anche quando sarebbe nata...anzi ne era certo. Si sentiva circondato da amore. Se non avesse avuto Emma che in quel momento continuava a baciarlo imprimendogli a forza nel cuore la sua presenza ,forse avrebbe pianto di nuovo, sì, avrebbe pianto per quanto si sentiva  fortunato, fortunato di avere tutto quell'amore.

 



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Salve gente! 
Non so nemmeno se ci sarà qualcuno a leggere questo capitolo...non mi ricordo neppure da quanto tempo non aggiorno .-. perdonatemi. Ma complice anche una quasi settimana senza internet mi ritrovo a pubblicare solo ora, spero che lo abbiate trovato un capitolo carino!
Alloooora, che ve ne pare? Avevo pensato di fargli avere dei gemelli...ma poi mi è sembrata una cosa troppo cattiva, già sono in una situazione particolare, con due gemelli sarebbe stata una cosa assurda. Almeno per me da gestire...ma magari Whale si è sbagliato e anziché una pargoletta ce ne sono due...chissà ahahahahahahah
Poi abbiamo rivisto Ruby! Ho pensato che era strano non rifarla vedere, dopotutto è anche grazie a lei se siamo qui xD se non avesse chiamato Killian quella famosa notte lui non avrebbe saputo che Emma era tornata al locale per rivederlo u.u e poi sono amici, è cosa buona mantenere le amicizie.
E abbiamo anche visto come Gold ha appreso il fatto che sarà femmina...lui sperava in un maschio, ma che ci vuoi fare mica si può avere tutto dalla vita. Da parte di Milah invece non abbiamo avuto nessuna reazione apparente, e in realtà non so neanche quanto gliene importi, vedremo se dirà qualcosa in proposito nei prossimi capitoli.
Killian alla fine sperava fosse maschio pure lui xD ma no, sta soddisfazione non gliel'avrei mai data ahahahaha
Passiamo ai ringraziamenti che sono sempre d'obbligo. Grazie a chi continua a non perdere la speranza con questa storia, che continua a lasciarmi un suo commento :') grazie davvero. 
Con questo problema di internet il mio ritardo nel leggere le altre ff si è accentuato quindi chiedo scusa T.T specialmente a te Lara!!!! Se leggi questo capitolo sappi che sto leggendo la tua storia e recensirò a breve, e grazie anche per il comento sul sito di della recensione!!! 
Mi pare di aver detto tutto, anche se so che non è così xD 
La puntata scorsa mi ha fatto morire x'D dico solo un nome: Mary Margaret. E piango se penso a quello che ho letto in proposito di un'eventuale stagione T.T ma non fasciamoci la testa e godiamoci queste puntate dove quel pazzo di Gideon pare inarrestabile.
Bene, se vi va ci sentiamo nei commenti altrimenti direttamente al prossimo capitolo ;)
Alla prossima!
Gio 

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Capitolo 29

 

Si stiracchiò rigirandosi su se stessa con il lenzuolo che le si attorcigliò addosso. Era tardi, se lo sentiva. Allungò il braccio per cercare il suo telefono non trovandolo, si girò per vedere dove fosse. Non era sul comodino e non si ricordava dove lo avesse lasciato.  Allargò le braccia per sgranchirsi meglio colpendo Killian su una spalla. «Ehi, che ore sono?».
Per tutta risposta le diede le spalle ignorandola e mugugnando qualcosa di incomprensibile. «Ehi...non mi ignorare...» lo pizzicò sulla spalla «Passami il tuo telefono, dai!» voleva sapere l'ora ma non voleva saperne di alzarsi.
«E dormi!» le spostò la mano che  aveva preso a tormentargli una guancia  «Prenditi quello che ti pare ma lasciami dormire»
«Ma è lì sul tuo comodino! Passamelo» ma lui non le rispose. Emma sbuffò, si sporse su di lui in modo poco aggraziato per afferrare l'oggetto e lui non si scompose minimamente. La porta si aprì mostrando un Henry in pigiama che con una mano sulla maniglia restava fermo sulla soglia «Perchè non mi hai svegliato? È tardi, perchè siamo ancora a letto?»
«Oh Henry! Mi prendi il telefono per favore!?» e glielo indicò. Il bambino glielo prese e poi salì sul letto accanto a lei che se lo abbracciò baciandolo sulla testa. Erano le dieci e stavano ancora poltrendo, di solito non rimanevano mai a letto fino a quell'ora.
«Perchè dorme ancora?»
«Perchè è un pigrone» rispose lei riponendo il telefono e coccolando suo figlio.
«A me non  va di stare a letto, facciamo qualcosa?! Bae quando torna qua?....Posso  sentirla?» fece lui con gli occhi che gli brillavano entusiasti. Era rimasto con la bocca aperta quando aveva sentito il battito di quella che sarebbe diventata sua sorella, era stato strano e magico, come lo aveva definito Bae.
«Non so se si farà sentire ma possiamo provare, vieni qui» Henry  poggiò cautamente la testolina sul ventre della madre sperando  che la sorella si facesse sentire.
«Mmm...non si sente nulla»
«Forse è perchè non sa che di te si può fidare, lei non ti conosce, parlale» gli disse mentre gli accarezzava i capelli mori «Quando aspet» si morse la lingua, lei non sapeva come era stato aspettare Henry, in lei era cresciuto Bae, e non poteva parlarne con quel figlio che aveva cresciuto ma che non si era formato dentro di lei. Henry non diede cenno di  aver sentito quella sua ultima mezza frase «Mamma!» urlò «l'ho sentita, forse l'ho sentita! Tu l'hai sentita?!» si alzò guardandola aspettando che lei gli dicesse qualcosa, ma Emma non  ci aveva fatto caso, stava pensando a non dire cose che avrebbe potuto far rattristare il suo bambino.
Contento ed emozionato iniziò a strattonare Killian che si ritovò a spalancare gli occhi «Papà! L'ho sentita! Si è mossa, si è mossa!» Killian non ci stava capendo molto, aveva sentito la loro conversazione in modo distratto.
«Oh...davvero?»
«Sì! Vieni!» gli tirò la maglia che si era infilato prima di addormentarsi del tutto solo poche ore prima. Costretto a mettersi seduto guardò prima il figlio poi Emma, che seduta con la camicia da notte alzata sopra la rotondità lo fissava sorridente.
«Vediamo se con me si fa sentire» guardò Emma come per chiederle il permesso poi posò l'orecchio dove Henry gli indicava,  il punto dove lei si era fatta sentire.
Passarono diversi minuti ma non sentì nulla. Si alzò scuotendo la testa «Non sento nulla...». Emma gli passò una mano tra i capelli.
«La sentirai» e lo baciò. Henry scese dal letto comunicando che sarebbe andaro a chiamare Bae per dirgli della novità.
«Lo sai che non ho ancora visto Elsa e Anna per dirglielo di persona...ho parlato con loro al telefono. Le invito oggi pomeriggio, che dici? Domani devo vedermi con Graham» disse mentre si sfiorava la pancia.
«Ma domani è domenica, non puoi vederlo un altro giorno?»
«Devo anche lavorare, e non mi va di tornare a casa tardi tutta la settimana. Sarà solo per la mattina così avremo il pomeriggio per noi»
A Killian passò davanti un pensiero che aveva occupato la sua mente da un paio di giorni a quella parte «Emma, forse...forse dovrò trovare un lavoro» iniziò lui con lo sguardo un po' triste. Lei tornò a mettersi seduta, volgendosi quasi completamente verso di lui «Perchè? Cosa è successo con il gruppo?»  chiese preoccupata, presa come era da Gold, sua figlia e tutto il resto era possibile che non si fosse accorta di cosa stesse succedendo all'uomo che diceva di amare?!
«Non è successo nulla. Ma ci ho pensato. Forse dovrei trovarmi un lavoro più...serio, forse suonare non è più per me, devo pensare alla nostra famiglia e»
«Non pensare nemmeno per un momento di abbandonare il tuo sogno Jones. Tu  stai già pensando alla nostra famiglia, ispiri i nostri figli a credere che i propri sogni possa no diventare realtà, che anche se è difficile ce la si può fare. Henry ti ammira anche perchè fai quello che ti piace, quello che ti appassiona. Se hai paura  di non portare abbastanza soldi a casa  ,stai tranquillo, non finiremo in banca rotta. Quindi  non fare più discorsi del genere a meno che con il gruppo non vada più bene. Non ti permetterò di sacrificare ciò in cui credi per paure inconsistenti. Intesi Jones?»  era seria come non mai, non glielo avrebbe mai permesso. Quando aveva detto ai suoi familiari che voleva entrare anche lei nel mondo di quello che era il lavoro di famiglia sua zia aveva fatto di tutto per farla desistere, ma lei ci credeva, lei voleva farlo e lo aveva fatto. Amava quello che faceva, indipendentemente dai pericoli che potevano sorgere sul campo, ma nulla le aveva fatto cambiare idea, nessuno le avrebbe mai impedito di raggiungere i suoi obiettivi quindi non  avrebbe permesso né a Killian né a nessuno dei suoi figli di perdersi d'animo.
Killian la guardava senza dire nulla, le parole di lei gli erano arrivate forti e chiare ma quel tarlo nella testa non se ne era andato. Abbassò gli occhi per un momento. Amava ciò che faceva ma forse non era abbastanza.
E forse Emma intuì il vero motivo «Jones, non sarai mica preda di quelle idee che vedono l'uomo come colui che deve portare i soldi a casa vero? Non è per questo che vuoi cambiare lavoro, dimmi che non è per questo. Lui si portò una mano dietro la testa, era visibilmente in imbarazzo. Forse un po' gli pesava ma non poteva farci nulla.
«Oddio Jones!» gli prese allora il volto tra le mani «E dai non dirmi che è davvero questo? Pensavo che l'uomo che amo non fosse così vecchio stampo!» le veniva da ridere, non credeva che lui potesse essere il tipo che pensava in questo modo, non ci aveva nemmeno mai pensato, non si era mai posta questo problema che per lei non era nemmeno un problema!
«Che palle Swan! Sono serio!» si alzò allontandosi da lei e infilandosi i pantaloni del pigiama che non si era rimesso «E' una cosa così assurda secondo te? Non mi pare di aver detto una cavolata». Emma si mise in ginocchio sul letto e lo abbracciò da dietro.
«Per me è una cavolata Killian, guadagni con ciò che ami fare, cosa potresti volere di più?» poi gli sussurrò facendolo rabbrividire «Hai anche me quindi...non hai bisogno di altro»
«Dici Swan?» stette al gioco lui.
«Mmm si...» e venne intrappolata tra le braccia forti di lui che iniziò a baciarla senza sosta facendola ridere come una bambina per il solletico che la barba gli provocò quando raggiunse il suo collo.

Quello stesso pomeriggio, come Emma gli aveva accennato solo poche ore prima, erano arrivate Elsa e Anna. La più giovane aveva stritolato il nipote in un abbraccio asfissiante ma nonostante ciò Henry non si era lamentato o infastidito.
Killian aveva immaginato di vedere uno sguardo esasperato da parte del figlio e invece lui aveva ricambiato quella stretta per poi separarsene solo per attaccarsi all'altra zia.
Killian ancora non aveva capito molto della famiglia di Emma, parlava di Elsa ed Anna come cugine, poi parlava della zia, poi in un'altra occasione l'aveva sentita chiamarla mamma. Non aveva indagato perché di tempo sembrava non essercene mai abbastanza. Elsa e Anna lo avevano salutato con un abbraccio, ormai era di famiglia anche lui.
«Ok, allora ci vediamo tra poco, facciamo un salto in pasticceria e torniamo» voleva dileguarsi il prima possibile, erano simpatiche certo ma tutte insieme gli mettevano ansia, temeva un interrogatorio improvviso di cui non sapeva come ne sarebbe uscito.
«Ciao mamma» Henry le baciò una guancia mettendo poi una manina dove stava crescendo la sua sorellina e poi insieme a suo padre uscirono.
«Sta crescendo a vista d'occhio» mormorò Elsa mentre ripensava a quel frugoletto che aveva riempito le loro vite così all'improvviso.
«E' un ometto, ed è sempre così carino! Farà impazzire tutte le ragazze, ne stavamo parlando l'altro giorno con Kristoff» iniziò Anna e se non fosse stata per l'occhiata alquanto eloquente di Elsa avrebbe iniziato a parlare senza fermarsi un momento. Emma rise di quel loro scambio, era sempre stato così, chi parlava troppo e chi troppo poco. Elsa era quella di mezzo che parlava al momento giusto e sempre in modo impeccabile, un tempo gli aveva invidiato tale capacità ma alla fine aveva imparato ad accettarsi per quella che era.
«Comunque hai ragione, sta crescendo troppo velocemente...e non solo lui» si accarezzò il ventre che iniziava a darle dei problemi con i vestiti, si stavano ristringendo in modo allucinante.
«Sono così contenta Emma! Non vedo l'ora che arrivi...ma è femmina vero? Deve essere femmina altrimenti dovrò riportare indietro i vestitini che ho già comprato»
«Hai già comprato dei vestiti Anna?!» Emma non credeva alle sue orecchie, sua cugina era sempre stata un po' troppo esuberante ma non fino a quel punto.
«Erano davvero troppo carini Emma! Appena te li faccio vedere te ne innamorerai. Certo se è maschio va bene lo stesso, c'è meno scelta ma si trova qualcosa di carino comunque. E poi basta che stia bene no?! E starà benissimo, e sarà un bimbo bellissimo, Killian è davvero uno spettacolo di uomo e» si interruppe bruscamente «e magari forse questo dovevo tenermelo per me...sono stata importuna?!» aveva iniziato a parlare come un treno, stava facendo tutto da sola, come sempre e ad Emma piaceva quella familiarità, quelle conversazioni che la riportavano a casa.
«Non sei stata importuna...e poi è vero» le diede ragione Emma ridendo imbarazzata.
«Comunque se fai parlare Emma magari sapremo se devi portare indietro i tuoi acquisti»  la indusse a tacere Elsa, Anna fece il gesto di chiudersi la bocca e la lasciò parlare.
Emma guardò le due con gli occhi che le brillarono «E' femmina» rivelò con un sorriso a trentaue denti.
«O mio Dio!!!» Anna si alzò urlando, infischiandosene di tacere e andando ad abbracciare Emma. Quest'ultima rispose all'abbraccio ridendo contenta per tutto quell'entusiasmo. «Sono così felice Emma! Non vedo l'ora che esca» scherzò rivolgendosi alla pancia.
«Henry deve essere emozionato, sarà il fratello maggiore» commentò Elsa mentre si asciugava una lacrima che era scappata  al suo controllo. Era seriamente felice per sua cugina, era come una sorella e se la meritava un po' di serenità.
Ad Emma le brillavano gli occhi, non riusciva a smettere di sorridere e vedere l'approvazione sul volto di Elsa era la cosa che aveva sperato più di ogni altra.
«La cameretta l'avete già iniziata a sistemare? Che colore avete scelto? E la culla?» la curiosità la stava divorando, Anna era la persona più amabile di questo mondo ma quando  era preda della della curiosità diventava esasperante.
«Non abbiamo ancora iniziato a fare niente...ci sono altre cose a cui dobbiamo pensare prima...»
«E Bae? Quel bambino è adorabile, anche lui sarà contento dopotutto sarà anche lui il fratello maggiore...che poi pensavo, le poche volte in cui l'ho visto non ho potuto fare a meno di notare che non assomiglia minimamente a Killian, certo forse assomiglierà alla madre ma qualcosa di Killian dovrebbe pur averla no?!» domandò quasi retoricamente la più giovane delle tre, Elsa e Emma che si guardavano un po' turbate dalla piega che poteva prendere quella situazione, le loro sedie divennero  improvisamente scomode.
«Mentre con Henry è tutto il contrario! Se non sapessi che è quello stupido di Neal il padre giurerei che è figlio di Killian, quei due sono due gocce d'acqua che quasi non ci credevo quando li ho visti vicino per la prima volta. Hanno gli stessi capelli, per non parlare degli occhi, quegli occhi sono qualcosa di splendido, ma non sono come quelli di mamma o Elsa» rise a quei suoi stessi pensieri un po' stravaganti «Certo, poi mi sono anche soffermata a guardare Bae e ha qualcosa di familiare con la nostra famiglia...ma non può essere, sarebbe troppo strano» sorrise con i denti bianchi che sfoggiavano brillanti, poi però si perse poco a poco vedendo che le due erano rimaste in silenzio senza ribattere a quelle sue farneticherie, perchè di solito ribattevano eccome, ridendo poi anche loro. Erano facce colpevoli quelle che vedeva sulle due donne?!
«No...non può essere...me lo avreste detto...vero?!» ma le due  continuavano a tacere e a guardarla. Anna balzò in piedi. «Cioè è vero?  Henry è figlio di Killian e Bae il tuo?! Ma come è possibile?! Perchè non me lo hai detto?!» puntò il dito contro Emma «E tu sapevi  ma non hai detto nulla?!» puntò l'indice dell'altra mano contro Elsa. «Non ci posso credere»
«Anna non volevamo tenerti all'oscuro ma le cose erano e sono complicate e non volevamo farti preoccupare.» provò Elsa sapendo bene che la sorella non se la sarebbe presa ma le dispiaceva averle tenuto nascosto una cosa che si poteva reputare di famiglia. La ragazza si sedette di nuovo con tutti i pensieri che si accavallavano tra loro. Emma ed Elsa si scambiarono un' occhiata e presero la decisione di raccontarle almeno qualcosa.
Per buoni dieci minuti Anna riuscì a stare zitta e ad ascoltare ciò che le due le dicevano, gli occhi che frenetici si spostavano da una parte all'altra. Alla fine del racconto, in cui alcune cose erano state omesse, Anna riuscì a respirare di nuovo normalmente. Un grosso mal di testa che piano piano faceva capolino.
«Ok..ho capito, almeno credo. Posso dirlo a Kristoff? Ok, no, ho capito, va bene, non lo devo dire a nessuno» il rumore delle chiavi che giravano nella toppa della porta chiusero definitavamente l'argomento. Dalle facce che Killian trovò a fissare lui ed Henry non appena varcarono il salotto capì immediatamente che qualcosa era cambiato, che ora anche Anna sapeva.

Dopo cena  erano tutti e tre sdraiati sul divano a mangiare i dolci che erano avanzati di quel pomeriggio. Stavano vedendo i soliti cartoni dopo una più o meno accesa discussione su cosa guardare quel sabato sera. Solo Henry stava davvero seguendo quegli strani personaggi che si muovevano sullo schermo avanti e indietro. Killian ed Emma mangiavano i loro dolci parlottando tra di loro senza disturbare troppo la visione del programma al bambino.
«Mi devo aspettare degli interrogatori ogni volta che ci vedremo con Anna vero?»
Emma si leccò via delle briciole dalle labbra sorridendo «Io penso proprio di sì. Le dirò di non stressarti troppo»
«Si come no, per quel poco che la conosco  so di non avere scampo» si grattò dietro l'orecchio con fare nervoso.
«Beh ora che ha scoperto tutto vorrà sapere come è cresciuto Bae, vorrà sapere qualcosa in più su di lui, ora che sa che è di famiglia non può certo fare finta di nulla. Non sarebbe da Anna...quando può tornare qui?» era chiaro a chi si stesse riferendo Emma.
Killian guardò Henry e poi la televisione «Non lo so, forse mercoledì...o venerdì. Devo sentire Milah» con la coda dell'occhio non  gli sfuggì l'espressione triste comparsa sul volto della giovane «Domani la chiamo e cerco di farlo tornare prima d'accordo?! Però non fare quella faccetta triste altrimenti dovremo mettere Henry a letto prima questa sera» sogghignò lui.
«No! Io voglio vedere la tv!»

 

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Sembrava impossibile ma sono tornata ad importunarvi con questa storia ahahhahahahaha
Non so voi ma a me siete mancate! Perdonatemi l'assenza ma ora sono qui e spero ci siate anche voi...perchè ne ho bisogno dopo aver visto questa ultima puntata di stagione....Io ancora sono frastornata ç-ç
Cooomunque capitolo tranquillo, giusto per non gravare di più su quello che ci ha lasciato la puntata T.T
Cioè ditemi voi come facciamo senza Captain Swan nella prossima stagione, ditemelo voi! E che non ci prendano in giro nel dire che più o meno ci saranno, alla fine Jen ha detto che almeno un episodio  lo farà. Wow, dalle stelle alle stalle proprio. Prima il matrimonio e poi l'ennesima maledizione .-. scusate lo sfogo. Ma questa è una sorta di famiglia e bisogna parlarne xD quindi se volete sfogatevi pure voi che secondo me ci hanno presi in giro alla grande.
E niente, spero che ci sarà ancora qualcuno a leggere questa storia, in ogni caso andrò avanti nel finirla che lasciare le cose a metà non piace xD
Ora che Once è finito penso che riuscirò a recuperare tutte le ff :') questione di tempo e arrivo a leggere tutto.
Alla prossima!
Gio

 

 

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Capitolo 30

 

Come aveva detto  in precedenza, quella domenica mattina Emma l'aveva passata da Graham, cioè nel suo ufficio. Era sempre meglio specificare per evitare eventuali scenate di gelosia immotivata. Graham le aveva detto che forse aveva trovato una delle infermiere di quel famoso giorno che con buone probabilità si sarebbe sbottonata un po' nel parlarne. Ma era ancora tutto  un grande punto interrogativo, avevano i potenziali testimoni ma di concreto non avevano ancora nulla. Se fosse stato per Emma sarebbe andata subito a parlare con i suddetti testimoni e li avrebbe interrogati fino a far confessar loro anche i segreti più reconditi. Ma ovviamente non si poteva fare, o meglio, Graham non glielo permetteva. Diceva che ci avrebbe pensato lui con i suoi colleghi e che lei, anche vista la sua condizione, non doveva affaticarsi. Era la loro indagine, lei e il suo caso erano la prova che serviva loro per incastrare l'uomo. Inutile dire e parlare di come lo avesse attaccato in modi alquanto coloriti, ma si era creato un rapporto quasi d'amicizia tra i due quindi non badarono  troppo su quell'esplosione di nervi da parte della bionda.
Si erano lasciati con Graham che le diceva di stare tranquilla, per quanto Emma Swan potesse esserne in grado, e che a indagini e interrogatori svolti le avrebbe fatto sapere tutto. Dal canto suo lei aveva alzato gli occhi al cielo sorridendo, sapendo che  anche lui non credeva che sarebbe stata al suo posto come lui le aveva consigliato.
Aveva dovuto parcheggiare un po' più lontano quella mattina poichè stranamente tutto occupato, ma ormai a quell'ora si presupponeva fossero tutti a pranzo con le proprie famiglie e infatti la strada era deserta. Era così presa dai suoi pensieri che si accorse solo all'ultimo di due uomini dietro di lei che la seguivano e che accorciavano sempre di più la distanza. Si fermò per controllare che quei due la stessero effettivamente seguendo e accertatasi della cosa mise mano al cellulare pronta a chiamare Graham.
«Non lo farei se fossi in lei signorina Swan» a bloccarle la strada c'era Gold sbucato da chissà dove, che la guardava con sguardo imperscrutabile.
Emma sobbalzò ma non abbassò la guardia, era vero che fossero per strada e che non poteva farle nulla ma con quell'uomo era imprevedibile prevedere le eventuali mosse. Ripose il cellulare nella giacca mantenendo il sangue freddo e i sensi all'erta.
«Sà signorina Swan, pensavo fosse una donna che mantenesse la parola, le ho dato del tempo per pensare, le ho mandato un messaggio a casa ma la sua risposta non mi è ancora arrivata. Non è educato. E soprattutto non mi piace perdere tempo.» la voce indurita sull'ultima frase «Ho saputo che sarà una bambina»
Emma si portò una mano sulla pancia, come per proteggere quella bimba chiamata in causa in quel discorso che non avrebbe portato a nulla di buono.
«All'inizio ho pensato che sarebbe stato un problema. Ma non mi spavento facilmente e sono sicuro che una donna al comando della società sarebbe la scelta migliore»
«Io non» iniziò lei con sguardo duro.
«Lei miss Swan mi sta facendo perdere tempo.» le si avvicinò tirando fuori dalla tasca quelli che sembravano dei documenti «Firmi questi e me li faccia avere entro la settimana. Non sono un uomo a cui piace scherzare, niente giochetti. Finiamo questa storia senza ulteriori sprechi di energie. Lei avrà i suoi figli e io un erede all'altezza della situazione.» si avvicinò ancora un po' di più per intimarle «Non mi lasci prendere delle decisioni drastiche miss Swan, sarebbe controproducente per tutti»
Emma si accorrse di aver trattenuto il fiato, una lunga apnea di cui non si era resa conto. Lo vide allontarsi con l'eco di quella nemmeno tanto velata minaccia. Posò gli occhi su quei documenti che inconsciamente aveva preso tra le mani «Cosa sono?!»
Quello non si voltò neppure «Penso sia abbastanza intelligente da poterlo capire da sola». I due uomini dietro di lei la sorpassarono e tutti e tre sparirono dietro l'angolo.
Gli occhi le bruciavano di rabbia. Lo avrebbe poturo incenerire con il solo sguardo. Stropicciò quei dannatissimi fogli senza nemmeno leggerne il contenuto sapendo bene che accecata da tanta rabbia non ne avrebbe compreso neanche una parola.
Si diresse verso la sua macchina e sbattè forte la portiera, mise il piede sull'acceleratore schizzando via su quella strada vuota di una tarda mattinata domenicale.

 

Per buona parte della settimana non accadde nulla. Killian non appena era venuto a conoscenza di quei documenti che Emma aveva portato quella domenica li aveva strappati seduta stante. Non li aveva degnati di uno sguardo, sapere che era stato Gold a farglieli avere bastava per farli sparire. Non voleva sapere di cosa trattassero, non gli interessava. Voleva che quell'uomo sparisse dalle loro vite e basta. Bae non era tornato da loro. Milah aveva detto a Killian che quella settimana il bambino sarebbe rimasto a casa. E non si discuteva. I giorni avevano ripreso a trascorrere, e loro cercavano di mantenere una parvenza di normalità.
Emma era tornata dal lavoro e stava parcheggiando il suo maggiolino giallo lungo la via, Killian udì il suono della vettura e le andò incontro. Si fermò sotto il porticato d'entrata con un sorriso felice. Era la parte della giornata che preferiva in assoluto. La mattina erano sempre di fretta; i pomeriggi si alternavano tra prove con la band e indagini con Graham. Quando lei tornava avevano quei minuti solo per loro. La vide scendere e non appena lo vide anche lei gli angoli della bocca si sollevarono mostrando uno splendido e radioso sorriso.
Emma gli andò incontro e prima di dire alcunché lo baciò. Bacio che lui non esitò a contraccambiare.
«Se dico che ho aspettato tutta la giornata per questo momento sono troppo sdolcinato?» mormorò lui sulle sue labbra e tornando all'assalto. Lei allacciò meglio le braccia intorno al collo di lui.
«No, perchè è la stessa cosa che volevo dirti anche io» confidò lei in un sussurro malizioso. Al che lui sorrise sotto i baffi. Poi guardò in basso.
«E questa signorina si è comportata bene? Oggi ti farai sentire anche da me?» e dicendolo posò la mano sul ventre sempre più tondeggiante.
«Neanche Bae l'ha ancora sentita» obiettò lei sorridendo per il modo con cui si rivolgeva alla loro piccolina.
«Lui dice di si» e continuava a tastarle la pancia come se da un momento all'altro potesse accadere il tanto atteso contantto.
«Magari andiamo dentro che dici?!» e lo baciò di nuovo per poi avanzare verso la porta ancora aperta. «Ciao amore!» Henry era appena sceso dal piano superiore e l'aveva raggiunta abbracciandola. Non sentendolo dietro di lei si voltò e si accorse che Killian rimaneva accanto alla finestra che accostava la porta. Aspettava di vederlo girarsi e sorridere nel modo in cui solo lui sapeva fare ma non accadde.
«Che succede? Tutto bene?» per tutta risposta lo sguardo di lui si incupì maggiormente. Gli posò una mano sulla spalla e quello parve non averla nemmeno sentita.
«C'è un'auto che si ferma nel solito posto da domenica pomeriggio. Non so chi sia, da qui non si vede. Potrebbe anche non essere niente» e dicendolo si volse verso di lei, il cui viso era drasticamente cambiato da come lo aveva visto due minuti prima. «Ehi, va tutto bene. Sono io che sto diventando troppo ansioso e paranoico» tentò di sdrammatizzare ma la maschera di rabbia che ora la animava non diede segno di attenuarsi. La vide prendere in mano la maniglia con una forza tale che Killian temette l'avrebbe sradicata dalla serratura.
«Che pensi di fare?!»
«Spostati e rimani qui con Henry.» lo scostò malamente e fece per aprire ma lui fu tempestivo posando la sua mano sulla sua»
«Non fare cavolate Emma. Forse non è niente che ci riguarda, lascia stare»
«Io mi sono stancata di stare ferma e lasciar fare Killian! Basta stare zitti e aspettare che accada qualcosa! Bae non è ancora tornato qui! Gold mi ha mandato uno dei suoi qui in casa, ora sembra addirittura pedinarmi! Io non ce la faccio più a vivere con il timore di uscire fuori di casa e trovarmelo davanti e con la paura che ci possa fare del male! Non ce la faccio.» era una furia, anche Henry la guardava senza batter ciglio stando zitto e vedendo i due confrontarsi. «Ora io uscirò, andrò a vedere chi c'è in quella maledetta macchina e metteremo fine a quest'ennesima farsa.» stavolta non riuscì a bloccarla, uscì senza guardarsi indietro. Killian le corse dietro. La chioma bionda che ondeggiava ad  ogni passo. «Aspetta maledizione!»
«Basta Jones! Aspetta con Henry, e non ti muovere da qui» urlava senza preoccuparsi che qualcuno potesse vederla, infischaindosene del fatto che sembrasse in tutto e per tutto una pazza. Henry intanto raggiunse suo padre sul porticato e insieme guardavano quella forza della natura scagliarsi contro quell'auto.
Attraverò la strada e con passo non fraintendibile raggiunse sicura la vettura. Bussò al finestrino con colpi che dovevano essere perlomeno moderati, o almeno era quello che si era ripromessa di fare. Il finestrino non si abbassava e il volto di chi stava al volante era oscurato dal vetro. La sua già precaria pazienza la stava abbandonando. Pichiettò ancora più forte «Scusi, posso sapere cosa sta facendo qui? Risponda dannazione!» ora dava veri e propri schiaffi affinchè quello abbassasse il finestrino, voleva che le dicesse che non c'entrava nulla con Gold, che non li stava tenendo d'occhio. Che non fosse lì per loro!
Lì, sull'altro lato della strada, ancora accanto alla porta Killian ed Henry osservavano la scena.
«Papà, forse è meglio se la riporti qui. Sembra pazza...e lei non lo è.» Henry lo guardò con i suoi occhi blu come i suoi.
«Già. Tu aspetta qui.» e se lo lasciò indietro mentre attraversava il vialetto a grandi falcate.
Nel mentre si avvicinava vide che il finestrino iniziava ad abbassarsi. Emma che continuava ad inveire verso colui che stava dentro nonostante il vetro si era abbassato di qualche centimetro. Forse si sarebbe anche dovuto scusare, magari quello non voleva abbassare il vetro perchè Emma faceva paura a tutti gli effetti in quel momento.
«Emma dai, vieni qui» le posò una mano sul braccio nell'intento di farla voltare e guardarla negli occhi.
«Perchè non vuoi parlare con me eh? Chi sei bastardo? Lavori per lui vero!? Esci fuori e parlami in faccia».
«Emma smettila! Stai facendo una scenata per niente»
Fu un attimo.
Quando le cose cambiano improvisamente sembra che tutto vada a rallentatore. E in quel momento fu davvero così. Anche il cielo fu complice, di quel sole che aveva animato la giornata , ora c'era una coltre di nubi a coprirlo. Era diventato tutto grigio come se potesse piovere da un momento all'altro. L'aria fatta più densa, a fatica si riusciva a respirare. Fu un connubio di suoni che vibrarono per tutto l'isolato. La voce di Henry che urlava 'Mamma!' diede inizio a tutto. Accadde in una frazione di secondi. Ma loro, i loro gesti e pensieri erano lenti, troppo lenti. Si voltarono e l'unica cosa che videro fu Henry che veniva preso di peso da due uomini  e caricato in un auto a cui prima non avevano degnato attenzione. Il bambino che cercava di dimenarsi e liberarsi della presa dei due ma senza risultati. Anche se distanti a nessuno dei due genitori sfuggì lo sguardo terrorizzato di loro figlio. Due pietre azzurre che divennero liquide quando li vide lì, ad un passo da lui. La paura permeava il suo volto. Nemmeno l'improvvisa partenza dell'auto di fianco a loro ,che scattò improvvisamente, li distolse  dalla scena che si era presentata senza preavviso davanti ai loro occhi .Si trovarono per un secondo con lo sguardo prima di spostarsi di nuovo sulla macchina che ora gli portava via Henry. Sfrecciò via anch'essa. L'aria si fece densa e silenziosa. Erano intrappolati sul posto, i loro piedi ancorati al suolo. Non un'anima intorno. Nessuno che potesse aiutarli. Erano congelati. I loro volti privi di emozioni , era accaduto tutto così velocemente che non se ne rendevano conto appieno.
«Henry!!!» l'urlo di Killian squarciò l'aria e tutto riprese a vorticare freneticamente sia fuori che nei loro cervelli.
Ed Emma fece ciò che si era ripromessa di non fare mai e poi mai nella sua vita. Svenne.

 

Una luce la destò dal sonno in cui si  stava ritrovando. Era strano, non si ricordava come si fosse addormentata. Forse era crollata davanti alla tv insieme a Killian e ad Henry. Già forse era così. Ma la testa le girava un po', la vista ancora non del tutto lucida. Voltò la testa e lo trovò seduto, appoggiato ad una sedia con lo sguardo perso e corrucciato mentre si tormentava un unghia.
«Neanche Henry si è mai mangiato le unghie, sai Jones» la voce riempì la stanza e gli occhi di Killian saettarono verso di lei.
«Ti sei svegliata» e dicendolo si accostò al suo volto lasciandole un bacio sulla fronte. Lei chiuse gli occhi sorridendo felice di quel contatto. «Mi hai fatto preoccupare». Ora si sentiva un po' sollevato. Si era sentito morire nel vederla priva di conoscenza.
Emma si morse il labbro e vagò per la prima volta nella stanza non riconoscendo in quel bianco niente che potesse assomigliare a casa loro. Pensieri e brutti ricordi iniziarono a giungerle a sprazzi nella testa. La testa che si era momentaneamente sollevata un po' per dare un'occhiata in giro crollò a peso morto sul cuscino.
«Killian dimmi che va tutto bene. Che Henry non è stato rapito davanti ai nostri occhi. Dimmi che il mio bambino sta bene e che ci sta aspettando a casa.»
«Va tutto bene Emma. Henry sta bene e ci sta aspettando a casa» Emma lo guardò stanca, un lieve sorriso che sapeva di rassegnazione. Sospirò.
«Stai mentendo Jones. Il mio superpotere funziona sempre, lo sai.» spostò gli occhi verso il soffitto, cercò di reprimere quelle lacrime di frustrazione e rabbia repressa che minacciavano di uscire.
Killian la guardava e non parlava. Era stanco. Si sentiva in colpa per aver lasciato Henry da solo quando Emma stessa si era raccomandata di rimanere con lui. E lui non lo aveva fatto. Cavolo, ma non poteva mica immaginarsi che sarebbe accaduta una cosa del genere...ciò non cambiava il fatto che si sentisse in colpa.
Si alzò dalla sedia in uno scatto. Si sentiva male a stare lì dentro. Con lei. Non l'aveva ascoltata e ora si trovavano in quella situazione per colpa sua.
«Dove vai?» gli chiese spaesata  lei che si era accorta che stava per uscire dalla stanza e lasciandola sola. L'ultima cosa che voleva era rimanere sola in quel momento.
«Ho chiamato Mary Margaret, dovrebbe essere qui fuori. Torno presto.» non si era voltato a guardarla mentre aveva parlato. Sembrava pacato nonostante dentro impervessasse l'agitazione più completa.
La sentì sospirare «Killian come fai ad essere così tranquillo»
Sbuffò ironico, guardò la porta davanti a sé «Tranquillo Emma? Se non fosse per te avrei già eliminato Gold. Tutta questa storia non sarebbe andata avanti e non ci ritroveremmo in questa situazione. Sto tranquillo perché non posso fare cazzate; perchè il desiderio di uccidere quell'uomo, Emma, è talmente forte che potrei uscire di qui e trovarlo anche in capo al mondo. Ma non posso. Devo stare tranquillo perché devo pensare a te che sei incinta e in un letto d'ospedale perché sei svenuta davanti ai miei occhi in mezzo alla strada. Perchè i miei figli sono uno con il mostro che ci sta rovinando la vita e l'altro chissà dove  per colpa mia. Quindi Emma no,  non sono tranquillo nemmeno un po' ma devo impormerlo altrimenti impazzisco» indurì la mascella fino a farla dolere.
Emma si sollevò a sedere sul letto d'ospedale «Vieni qui» lui si voltò a guardarla e Emma vide nei suoi occhi tutto ciò che gli stava passando nella testa. Non diede segno di volerla raggiungere. «Killian, non è colpa tua» scandì piano e lentamente lei.
I suoi occhi azzurri si imperlarono di lacrime, il respiro che si faceva incerto. Lei non abbandonò il contatto visivo nemmeno per un istante. Protese un braccio per invitarlo ad andare da lei, di alzarsi ancora non se la sentiva.
Alla fine cedette, si mosse verso di lei e prese la sua mano. « Ti giuro che lo ritroverò Emma. Ho già chiamato Graham e si sta muovendo per trovarlo. Vado da lui, non riesco a stare qui»era una promessa solenne quella, non avrebbe permesso che accadesse nulla di male a nessuno della sua famiglia. Lei gli accarezzò il volto rigato di lacrime come lo era il suo.  Annuì capendo che non lo avrebbe fermato, e non voleva nemmeno farlo. Lo baciò intensamente tramettendogli tutta se stessa e l'amore che provava per lui. «Potrei venire con te...»
«No. Tu non ti muovi di qui e  non è una proposta opinabile. Mary Margaret  ti tratterrà qui fino a che non tornerò»
«Lo avevo immaginato» si concessero una risata tra le lacrime che nonostante tutto continuavano a scendere. Un ultimo bacio e si alzò lasciando la stanza e la donna che amava nelle mani di Mary Margaret.
 

Non aveva capito molto di quello che era successo. Prima era a casa sua, con suo padre a guardare sua madre che urlava contro una macchina e l'attimo dopo dentro una macchina con dei completi sconosciuti. Aveva pianto ma era così arrabbiato che non aveva smesso un momento di scalciare contro quegli uomini che cercavano in tutti i modi di farlo stare fermo. Alla fine gli avevano messo un fazzoletto davanti alla bocca e al naso e da quel momento in poi non si ricordava più di nulla.
Si era risvegliato in una sala. Dal grande tavolo e sedie che lo accompagnavano pensò che fosse una di quelle sale riunioni che si vedevano in televisione. Gli occhi si ricominciarono a fare lucidi. Lui non voleva stare lì, avrebbe dovuto dimenarsi di più, sarebbe riuscito di sicuro a scappare se lo avesse fatto.
Si alzò da quel divanetto su cui era stato adagiato. Diede un'occhiata fuori da quella grande finestra per capire se avrebbe riconosciuto il posto. Era in alto, davvero tanto in alto. Arretrò di qualche passo e gli occhi increduli dei suoi genitori gli tornarono alla mente. Era stato tutto così veloce che al solo pensarci gli girava la testa. Non doveva stare in quel posto. Si asciugò quelle ultime lacrime e iniziò a cercare con quei suoi occhi vispi una qualsiasi cosa per aprire quella porta che non aveva intenzione di aprirsi. Nulla, non c'era nulla. Stanco e leggermete deluso per non essere riuscito a trovare un qualcosa di utile si sedette ad una di quelle sedie. La più lontana dalla porta. Preferì stare accanto alla finestra, magari qualcuno alzando lo sguardo si sarebbe accorto di lui. Poco probabile ma meglio di niente. Poi il rumore della serratura lo fece immobilizzare sul posto. In un primo momento aveva temuto che si fossero scordati di lui ma ora sapere che qualcuno gli si sarebbe presentato dinanzi lo turbava in modo spaventoso. La porta si aprì mostrando una ragazza con un sorriso sul volto.
«Ciao, sono Belle»




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E se siete di nuovo arrivati fino a qui mi fa piacere xD
Sono davvero contenta che ci sia ancora qualcuno a leggere questa ff. Ci stavo pensando mentre rileggevo il capitolo, e mi sono accorta che stiamo al trentesimo capitolo .-. mammamia, non pensavo ci sarei arrivata. E soprattutto non mi aspettavo tutto questo angst sinceramente ahhahaha perdonatemi se vi appensantisco xD non era mia intenzione ma le cose sono evolute così. Spero piaccia lo stesso.
E insomma Henry è stato rapito, ve lo aspettavate? Io no, il mio cervello l'ha deciso da solo, un giorno mentre io ignara di tutto stavo tranquilla a non fare niente. Sembro pazza lo so :') 
Killian ed Emma sono devastati, come è giusto che sia. Speriamo che facciano presto a rimettere in sesto la famiglia...ormai ci stanno solo loro due ahahahah  come sono cattiva x'D
Va bien, spero che anche questo capitolo non sia stato una palla, e devo dire che ho un po' timore sulla riuscita del capitolo. Ma va beh, ormai è andato.
Alla prossima!!!
Gio

 

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Capitolo 31
 

«Stavi dormendo prima e non volevo svegliarti ma ho pensato che poi avresti avuto fame, quindi ecco qui. Non è granchè ma è il meglio che sono riuscita a trovare a quest'ora». Stava cercando di essere gentile per caso? Non si sarebbe fatto abbindolare così da quella estranea.
Il sorriso della ragazza non scomparve alla vista del grugno che Henry le stava mostrando. «Avanti, intanto mangia questo, non è cattivo. Stasera cercherò di preparare una buona cena. I tuoi genitori arriveranno presto, non ti preoccupare».
Un barlume di speranza illuminò il volto di Henry. I suoi genitori stavano andando a prenderlo?! Allora cosa era successo? Cosa era accaduto mentre non era cosciente?!
Vedendo un accenno di sorriso sul volto del bambino, Belle riprese a parlare «Allora, io finisco il mio lavoro e poi andiamo ok? Intanto mangia quel panino se vuoi.» fece per uscire ma il bambino frenò la sua uscita.
«Perché mi avete chiuso qui dentro?»
«Non era mia intenzione Henry, glielo ho detto che era una cosa sciocca. Perché dovresti scappare?» fece una risatina lei «Non sei mica un ricercato, no?!» Henry sorrise a quella battuta che poi non faceva nemmeno tanto ridere.
«A tra poco». Chiuse la porta ed Henry rimase di nuovo da solo. Decise che forse avrebbe potuto assaggiare quel panino, il suo stomaco era d'accordo con lui dopotutto. Poi un dubbio. Come faceva quella ragazza a sapere il suo nome? Chi glielo aveva detto?! E perchè lo avevano affidato a lei?
Dopo aver mangiato si mise a guardare fuori dalla vetrata. Si stava facendo buio velocemente e sotto di lui le luci creavano un'atmosfera che gli ricordava il Natale. Chissà tra quanto sarebbero arrivati.
Non sapeva quanto fosse passato ma ad un certo punto  Belle tornò da lui con la borsa e le chiavi alla mano «Andiamo»
Sebbene non si sentisse sicuro in quel luogo non se la sentiva di scappare e correre non si sa dove. Quel posto era deserto, a parte loro due e qualche inserviente che pulivano i corridoi e le stanze. Belle camminava sicura per quei corridoi salutando amabilemente le persone che incontravano. Scesero con l'ascensore e proseguirono il percorso in macchina. Henry cercava di capire dove fosse, forse sarebbe stato meglio chiedere direttamente a lei ma ancora non si fidava. Avrebbe potuto mentirgli.
Dopo aver canticchiato per un po' Belle gli rivolse di nuovo la parola «Allora, sei stanco?  Deve essere stato un viaggio faticoso per arrivare fino a qui».
Henry non capiva di cosa stesse parlando, viaggio? Di che viaggio stava parlando. Non ci stava capendo nulla. Disse ciò che sapeva «Ho dormito, non lo so» si voltò per guardare fuori ma i volti dei suoi genitori tornarono prepotenti davanti ai suoi occhi. Con il buio la mancanza faceva più male.

Non era una casa grande ma era accogliente, non faceva pensare che la giovane fosse una dei cattivi. Mangiarono qualcosa di non troppo elaborato e fortuna volle che ad Henry piacque tutto, aveva una fame che non si era aspettato d'avere.
«Sono contenta che ti sia piaciuto. Mi hanno chiesto di ospitarti solo all'ultimo quindi ho dovuto improvvisare» era cordiale nei modi e sempre sorridente, iniziò a sparecchiare. Henry si alzò per aiutarla.
«Oh no, non ti preoccupare. Faccio io. Anzi ti mostro la tua camera così puoi sistemarti» si asciugò velocemente le mani e poi lo indirizzò verso una porta ancora chiusa. «Ok, qui dormirai tu.»E dicendolo la aprì mostrando una camera in ombra dove si intravedeva un letto matrimoniale e un grosso armadio «Io invece sono proprio qui di fronte, quindi se hai bisogno di qualcosa basta che bussi, d'accordo?! Ah e il bagno è l'ultima porta sul corridoio.» Lo vide annuire «Un'ultima cosa, ho solo una televisione quindi se vuoi vederla è in salotto. In compenso se ti piace leggere o guardare le figure sono piena di libri, come avrai notato» rise lei. E inaspettatamente lui la seguì. Belle ne fu felice, non doveva essere facile per un bamino star lontano, anche se per poco, dai propri genitori. «Ok, torno di là a lavare i piatti. Fai come se fossi a casa tua» e gli accarezzò una guancia.
«Grazie» fece Henry una volta che la ragazza si fu voltata.
Dormì bene nonostante gli mancasse la sua famiglia. Non sapeva dove fosse, se lo stessero cercando o se stessero per andarlo a prendere. Non sapeva nulla. Ma non pensava di essere in pericolo con Belle. Questo finchè non si svegliò.
Si infilò le scarpe, nonostante Belle gli avesse dato una maglia pulita per dormire lui non aveva voluto cambiarsi. Si diresse in cucina dove sentì la giovane parlare al telefono.
«No, sta ancora dormendo. Si, è stato tranquillo. Abbiamo mangiato e poi gli ho fatto vedere dei libri. Si sì non c'è problema, può restare per tutto il tempo necessario. Ok, va bene. Ci sentiamo dopo» ad Henry sembrò che parlasse con il fidanzato , era tutta dolce e sdolcinata che gli si sarebbero potuti cariare i denti.
Appena riattacò lo notò sulla porta che la fissava «Oh Henry ti sei svegliato! La colazione è sul tavolo, la facciamo insieme.»
«Chi era?» fece curioso mentre si avvicinava al tavolo.
«Il mio capo, mi ha detto che i tuoi genitori fanno un po' di ritardo, l'aereo ha avuto qualche problema e quindi hanno ritardato la partenza. Ma è tutto a posto non preoccuparti. Gold ha detto che puoi rimanere qui se ti trovi bene altrimenti può trovarti una nuova sistemazione.». A quelle ultime parole Henry sbiancò. Aereo? Gold?
«Ma...ma cosa stai dicendo?»  balbettò incapace di comprendere appieno cosa stesse accadendo. Lei faceva parte dei cattivi, lo aveva ingannato.
«Tu!» iniziò a colpirla, accecato da una rabbia cieca «Tu sei una di loro! Mi hai mentito!». Belle non capiva il  perchè di quel cambiamento improvviso. Nella stanza rimbombavano i singhiozzi di Henry che non accennava a fermarsi. Belle gli prese i pugni e si abassò in modo da creare un contatto visivo. Era davvero turbata da quel risvolto inatteso.
«Henry ma di cosa stai parlando?  Perchè fai così? Ti ho appena detto che i tuoi genitori stanno per arrivare! Devi stare tranquillo». Henry si divincolò e arretrò di qualche passo. Lo sguardo infuriato.
«Sono solo un sacco di bugie! I miei genitori non stanno arrivando, non stanno su nessun aereo! Non sanno nemmeno dove mi trovo perchè voi mi avete rapito!» gli urlò tutto in faccia e dallo sguardo attonito di Belle intuì che lei non sapesse proprio niente.
«Henry...non è vero...Gold mi ha detto»
«E' stato proprio Gold a farmi rapire! Se ti fidi di lui sei proprio una scema!» e scappò nella stanza dove aveva passato la notte. L'eco della porta che veniva sbattuta riecheggiò per l'intera abitazione.
Ancora incredula Belle fissò il vuoto.
«Lui...lui non mi mentirebbe mai...» mormorò con le lacrime che le salivano agli occhi.

Graham era andato a parlargli appena Emma fu tornata a casa.  Lo fecero accomodare in salotto. Elsa e Anna  che non se la sentivano  di lasciarla da sola in quel momento avevo deciso di rimanere mentre Mary Margaret e David, dopo avergli fatto una visita, se ne erano andati sicuri che fossero in buone mani.
«Allora?! Lo hai trovato? Dimmi che lo hai trovato» Emma non aspettò nemmeno che si mettesse comodo per iniziare una raffica di domande a tappeto. Humbert sospirò, avrebbe sorriso per il modo irruento di fare di Emma. Ma non era assolutamente una visita di cortesia quella.
«No, Emma non lo abbiamo ancora trovato. Ma» disse prima che lei potesse dire qualcos'altro «ma siamo sicuri che Henry stia bene. Killian mi ha chiamato appena è successo tutto e abbiamo subito  fatto controllare tutte le telecamere della città. Anche se sembrano spariti nel nulla, per il momento, siamo certi che non faranno del male al bambino. Non ne ricaverebbe nulla. E lo so che è orribile parlarne in questi termini ma è la realtà dei fatti. Gold andrà dritto per la sua strada. E».
Si interruppero tutti quando sentirono il campanello che trillò per ben tre volte. Emma guardò Killian non sapendo cosa provare effettivamente. Elsa e Anna sedute al loro posto sul divanetto ad aspettare una loro mossa. Graham fece segno di aprire spostando un poco la giacca e facendo intravedere la pistola . Emma e Killian si alzarono entrambi, lui andò per primo mentre lei si teneva al suo braccio e si manteneva dietro. Con la mano un po' malferma serrò la stretta sulla maniglia. Si scambiarono un'ultima occhiata.
«Chi è?» il cuore che martella nelle orecchie.
«Sono Ingrid»
«Mamma?!» Emma si volse verso Anna ed Elsa, soprese anche loro di udire quel nome e quella voce. Killian capendo che non si trattava di un pericolo aprì la porta.
La donna bionda che si parò davanti ai loro occhi rimase un momento interdetta nel trovarsi davanti Killian, ma scansò i suoi pensieri per andare ad abbracciare la sua bambina.
«Oh tesoro! Stai bene?! Le tue sorelle mi hanno avverita e sono corsa qui» le prese la testa tra le mani per guardarla negli occhi «Emma. Oh Emma vieni qui» nel vedere gli occhi riempirsi di lacrime di quella che aveva cresciuto come se fosse sua, tornò a stringerla. «Andrà tutto bene tesoro. Troveremo Henry.» poi si voltò verso Graham. «Lei deve essere l'agente che sta cercando mio nipote, mi aggiorni.» e senza ulteriori preamboli si mi seduta di fronte all'uomo in ascolto di tutto ciò che avrebbe detto.

Due ore dopo aver parlato abbondantemente con Graham ed essere stati rassicurati sul fatto che avrebbero risolto ogni cosa, gli animi si erano concessi di rilassarsi almeno un po'. Anna , Elsa e Emma iniziarono a parlare con la loro madre e parlare della gravidanza, di Kristoff e del potenziale fidanzato di Elsa che, quest'ultima si ostinava a nascondere o evitare di parlarne.
I due uomini, per conto loro in cucina avevano continuato a parlare di Henry e di Bae e su come avrebbero messo dentro Gold. Killian voleva sapere se Graham avesse taciuto su qualcosa per non far agitare Emma.
«Ho controllato quei documenti facendomi aiutare da chi ne sa più di me. E non ci si può fare granchè, è come se lo avesse scritto lei di suo pugno, è la sua parola contro quella di Gold. Emma potrebbe aver deciso di cedere i diritti su suo figlio volendolo dare in adozione a lui.»
«Ma non è assolutamente vero!»
«Lo so, e infatti lei non ha firmato quindi di per sé è inutile. Fidati Killian, lo incastreremo, stiamo facendo pressione sui tasti giusti. Ora stiamo cercando anche di vedere se dalle telecamere si possa risalire a lui. Te lo ripeto, è questione di poco tempo e tutta questa storia finirà. Tu nel frattempo stai vicino ad Emma e non farle commettere pazzie. Sappiamo che potrebbe e non è davvero il caso»
«Lo so» si voltò verso il salotto per osservarla mentre un po' più serena coversava con la sua famiglia. Poi si accorse che la nuova arrivata stava osservando lui. E iniziò ad agitarsi. Si iniziava a sentire sotto giudizio. Quegli occhi limpidi lo scrutavano ma senza aggressività o pregiudizio. Lo stava guardando e basta.
«Ora vado. Per ogni cosa chiamatemi. Io farò lo stesso nel caso sopraggiungessero novità.» strinse la mano di Killian e andò a salutare le donne nell'altra stanza. Elsa ed Anna chiesero ad Ingrid se volesse andare da loro ma lei chiese se era possibile e se non fosse un problema per Emma ospitarla lì. Non voleva lasciarla da sola. Emma non poté che esserne contenta, Ingrid era la sua famiglia ed era sua madre, avere un po' di quel calore che  solo una madre può trasmetterti non poteva che farle bene. E ne aveva davvero bisogno. 
Dopo che le due se ne furono andate si creò un po' di imbarazzo. Era la prima volta che Ingrid incotrava Killian, e di sicuro non era così che voleva avvenisse il loro primo incontro. Ma non ci si poteva far nulla.
«Allora,» iniziò Emma per rompere il ghiaccio «Ingrid questo è Killian, Killian questa è mia madre. Puoi dormire nella stanza di Henry per il momento. Vado a cambiare le lenzuola»
Killian la cercò con lo sguardo, non poteva credere che lo avrebbe lasciato da solo con un sicuro interrogatorio da parte della donna.
«Ti do una mano Emma. Meno ti affatichi meglio è» disse Ingrid cogliendo quello sguardo pieno di timore che l'uomo aveva lanciato ad Emma. Non gli avrebbe certo reso le cose difficili proprio in un momento del genere. Per quello ci sarebbe stato tempo. E poi ora voleva parlare con Emma. Entrambe si avviarono al piano superiore mentre Killian cercava di preparare qualcosa per la cena.
«Mi dispiace averti fatta preoccupare. Non volevo darti altri problemi» mentre stendevano le lenzuola pulite la voce di Emma si incrinò. «Non volevo che succedesse tutto questo» finalmente tutto il tormento che serbava dentro di lei  trovò lo sbocco per uscire e manifestarsi.
«Tesoro» Ingrid si avvicinò prendendola tra le braccia. Non riusciva nemmeno ad immaginare la frustrazione che provava nel non sapere dove fosse Henry, se stesse bene.
Emma non sapeva di aver trattenuto tutte quelle lacrime fino a quel momento. Ora lì con sua madre, era come se ogni problema potesse essere risolto. Si sentiva  un po' più leggera ora che le lacrime scendevano copiose ad inzuppare la maglia dell'altra donna, che in silenzio la stringeva e la consolava.
Ingrid temeva che non sarebbe stata all'altezza di sua sorella, che non fosse abbastanza per Emma. Sperò in cuor suo che sua sorella, la madre di Emma, potesse essere fiera di lei. Fiera di entrambe. Le aveva promesso che avrebbe fatto di tutto per farla stare bene, e anche in quell'occasione ci sarebbe stata per lei, le avrebbe dato tutto il sostegno possibile.
Dopo che le lacrime furono versate e i respiri di entrambe riportati alla normalità, si concessero un sorriso, uno di quelli che fa sperare in un domani più gioioso e sereno. Ripresero a fare il letto come se nulla fosse appena accaduto. E poi arrivò l'ennesimo colpo di scena.
«Ho una teoria Emma. Ma sarà convalidata solo quando vedrò Bae. Killian è il padre di Henry, vero?». Emma strabuzzò gli occhi. Ok, era il colmo. Tutti se ne erano accorti subito tranne il diretto interessato, il quale aveva passato mesi senza accorgersene. Ormai erano lì, rimandare le spiegazioni era inutile.
«Si»
«E lui lo sa spero»
«Ora si. All'inizio non lo aveva capito» la guardò lei divertita.
«E io che speravo fosse più sveglio di Neal»
«Mamma!» fece Emma sorpesa di quell'uscita.
«Avanti, anche se mi piaceva all'inizio, dopo quello che ti ha fatto non puoi chiedermi di essere carina nei suoi confronti. A proposito lui si è fatto risentire?» le chiese mentre metteva la federa al cuscino. E notò che la ragazza si era irrigidita.
«Più o meno. Ma non sa niente ancora...e non so se glielo dirò»
Ingrid si fermò cercando i suoi occhi, Emma sapeva cosa significava quello sguardo «Emma lo so che ti ha fatto molto male, ma lui è pur sempre il padre. Non ti dirò cosa fare perchè so che alla fine faresti quello che vuoi in ogni caso ma pensaci bene prima di estrometterlo completamente»
«Già lo ha fatto da solo» mormorò piccata lei «E comunque prima voglio che tutto si sistemi, che Henry e Bae tornino a casa»

Ingrid lo trovò la mattina seguente intento a preparare la colazione. Voleva farlo lei in modo da rendersi utile ma lui l'aveva preceduta.
«Buongiorno Killian»
Lui sobbalzò all'udire la voce di lei, non l'aveva proprio sentita arrivare...l'abilità ninja dei suoi figli l'avevano presa da quella donna proabilmente, chi per DNA e chi per vita vissuta.
«Buongiorno Ingrid,  stavo preparando la colazione. Hai qualche preferenza?»
«Va bene qualunque cosa, grazie» le sorrise in quel modo che solo una madre riesce a fare. Lui si sentì in imbarazzo ma si finse tranquillo in attesa che lei dicesse qualcosa. Nel mentre riprese a preparare. Ingrid lo guardava, mille cose le vorticavano nella mente.
«Quindi tu hai cresciuto mio nipote. Raccontami qualcosa di lui» e facendogli quella richiesta si mise comoda sulla sedia, in attesa che lui le raccontasse qualcosa di quella giovane vita che era vissuta altrove da lei.
Killian si voltò con la padella in mano, l'aria un po' sorpresa. Posò i pancake nel piatto, si grattò dietro l'orecchio.
«Allora, da dove comincio»



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Buon primo Giugno gente!
Orbene, ci sono new entry! Oltre Belle anche Ingrid! Contente? Io all'inizio lo ero poi ho finito Lost e non sapete cosa provo ogni volta che devo scrivere di Ingrid. Quindi per evitare di piangere ogni volta nello scrivere il capitolo devo vedere se farla tornare a casa o meno >.< non so se qui c'è qualcuno che ha visto Lost ma io l'ho finito l'altro ieri e ancora non mi sono ripresa. Troppe domande nella testa e una malinconia addosso che non potete immaginare T.T ma si  va avanti xD
Tornando a noi, Henry ha capito che Belle è una tonta che si fida di ciò che le dice Gold. Ora vediamo se collaborerà a salvarlo o meno. 
Ingrid vuole stare con Emma e sostenerla in questo momento e cerca di non fare pressioni su Killian che è già provato di suo xD Non so a voi,  ma a me Ingrid mi ha sempre fatto una tenerezza tremenda, è vero che ha dato del filo da torcere a tutti ma era voleva solo amare ed essere amata. Porca paletta ora la smetto che già sento di nuovo le lacrime. Ok, uff, che faticaccia. 
Come sempre a me fa piacere se qualcuna si fa sentire, ringrazio chi lo fa già ovviamente u.u Anche se non lo avete mai fatto fatevi avanti che non vi morde nessuno! E' per avere uno scambio e parlare un po'. Poi se leggete solo perchè non avete nient'altro da fare va bene lo stesso ahahahah Va beh, basta che se no appesantisco e basta...so come sono fatta x'D
Quindosss se volete ci sentiamo nelle recensione e sennò la prossima settimana ;)
Alla prossima!!!
Gio


P.S.
Ma avete letto la notizia su Vanessa Hudgens!?!?! Ancora non so se mi fa piacere o meno ahhahah ma va tutto beeeene xD
P.P.S.

Ho appena notato che  il capitolo 24 e 25 sono invertiti. Ho provato a spostarli con le freccette ma si prendono giuoco di me! Tornano sempre così alla fine!  Non so se vi è mai capitato e se si ditemi come posso risolvere! Grazie in anticipo!!!!

 

 

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


Capitolo 32

Killian le parlò di Bae e lei lo stette ad ascoltare con grande interesse.
«Gli piacciono i libri? In un ambiente del genere mi sarei aspettata che crescesse viziato e un po' snob!» scherzò lei e Killian appurò che fosse davvero una bella donna. Aveva quello sguardo magnetico che era proprio anche di Emma.
«Si gli piacciono, e la cosa ha sopreso anche me. Sono contento di come sia uscito fuori nonostante tutto.» si era accomodato di fronte a lei e le aveva messo i pancake davanti.
«Meglio così, altrimenti te ne avrei dette di tutti i colori.»
«E' comunque un po' viziato, su quello però ci sto lavorando»
«L'importante è quello» continuò a scherzare lei.
«Devo considerarmi salvo? Sono all'altezza di Emma?» disse scherzando lui che nonostante la conversazione scherzosa si era snetito comunque sotto giudizio. Lei si fece seria ma il sorriso amorevole sulle sue labbra non scomparve. Lo guardò dolcemente.
«Questo non posso dirtelo io Killian. Se renderai felice Emma io ne sarò davvero contenta. Mi sembri un tipo a posto ma so per esperianza che anche l'uomo più buono del mondo si può rivelare un mostro. Quindi, se provi a far del male alla mia Emma dovrai vedertela con me»
Lui sorrise sotto i baffi ma vedendola seria si interruppe «Non stai scherzando...vero?»
«Neanche un po'» e nascose il suo sorriso dietro alla tazza con il caffè. Lui fece lo stesso. Poco dopo li raggiunse anche Emma e la conversazione si fece più leggera.

Emma disse ad Ingrid che poteva andare da Anna ed Elsa, non voleva che le trascurasse per lei. Le faceva piacere che fosse venuta per darle sostegno, gliene era immensamente grata. Ma ora stava meglio. Era a pezzi per la situazione in generale ma si poteva dire che si era ripresa dallo shock iniziale.
«Perchè ho l'impressione che tu mi stia cacciando?» le aveva chiesto Ingrid mentre prendeva la borsa.
«Non ti sto cacciando ma mi sentirei in colpa se non andassi anche da Anna ed Elsa.» si giustificò lei incrociando le braccia.
«Tesoro, sanno la situazione, non penso provino risentimento. Però va bene, va bene» alzò le mani sorridendo divertita «tolgo il disturbo. Vuoi stare da sola con lui» e ammiccò verso Killian dietro di Emma che improvisamente si fece rosso in volto, non trovandosi pronto a sentirsi chiamato in causa «Non c'è problema. Dico davvero.»
«Ma non è nulla del genere!» era avvampata anche lei!  Era sempre imbarazzante parlare di certi argomenti con sua madre. Lo era per tutti no?!
«Va bene» sollevò le sopracciglia fingendo di crederci «In ogni caso vado da Elsa per estorcergli qualche informazione su questo non fidanzato. Per qualsiasi cosa chiamatemi» le baciò la fronte e salutò Killian con un abbraccio.
Killian aspettò che la porta si richiudesse per parlare «Cosa hai in mente Emma?»
Emma non gli rispose. «Vieni con me o mi aspetti qui?»

Neanche dieci minuti dopo erano già in macchina con Emma alla guida verso un meta a lui ignota.
«Vuoi dirmi dove andiamo o devo tentare di indovinare?» lo aveva detto in modo spirtoso anche se nutriva davvero una certa curiosità mista ad ansia, correva troppo per essere un'uscita di piacere.
«Ti faccio vedere come funziona il mio lavoro» disse semplicemente non distogliendo lo sguardo dalla strada.
A Killian non piacque per niente quella risposta. Lo innervosì ancora di più. «Perchè ho la sensazione che quello che stiamo per fare non dovremmo farlo?!» lei accennò un sorriso. E allora ne fu certo. «Perchè è così» sospirò rassegnato.
Qualche minuto dopo erano sotto il grande edificio Gold che spiccava in tutta la sua altezza.
«Ok, rimaniamo su questo lato della strada così da non attirare l'attenzione»
«Disse la donna alla guida di un maggiolino giallo, incinta e con un'aria poco rassicurante stampata in faccia» e si guardò intorno per osservare la gente che gli passava intorno.
«Non sei d'aiuto Jones»
«In ogni caso quale sarebbe la tua idea?»
«Aspetteremo una donna e poi la seguiremo» lui la guardò in modo confuso.
«Una donna?»
Lei assentì con la testa. «E' l'amante di Gold...almeno così pensiamo. Non so se Milah lo sa»
«Non ne ho idea, ma non mi interessa. Voglio solo ritrovare Henry.»
Stavano fissando l'entrata dell'edificio da un buon quarto d'ora e Killian si stava davvero annoiando.
«Non potremmo entrare semplicemente e spaccare la faccia a Gold?» si guardarono.
«Non mi tentare» sorrise lei. Iniziò ad agitarsi sul sedile.
«Che c'è?»
«Devo andare al bagno»
«Ma ci sei andata prima di uscire» Obiettò lui continuando a guardarla.
«Oh, grazie per averlo ricordato. E ringrazia anche tua figlia che sta continuando a crescere e premere dappertutto!» andare in bagno in continuazione era snervante e lui che glielo faceva presente lo era ancora di più!
«Torno subito»
«E se lei esce?»
«Prendi la sua targa, ma torno subito, davvero»  scese e sparì dentro un bar poco distante dall'auto.
«Perfetto» parlò da solo lui «davvero perfetto» e si appoggiò meglio sul sedile cercando di scorgere la donna della fotografia che Emma aveva lasciato con tutti i documenti sul sedile.
Stava guardando la porta girevole che ruotava in continuazione facendo entrare ed uscire persone. C'era gente ovunque, un via vai soffocante, si crogiolava nel suo essere al sicuro nella vettura. Pochi istanti dopo la portiera si aprì ed Emma si riaccomodò al suo posto.
«L'hai vista?» gli passò un bicchierone di caffè che lui afferrò al volo. Ne sorseggiò un po' scuotendo la testa.
«No, non penso. C'è così tanta gente qui» fece cenno con la mano verso quella folla davanti a loro.
Stettero un po' in silenzio a guardare la strada principale ma di quella donna niente di niente.
«Siamo sicuri che si farà vedere?»
«No, ma possiamo fare solo questo visto che altrimenti ci esporremmo troppo. E poi non ti va di stare da solo con me?!» fece ironica lei mentre lo vedeva sorridere.
«Certo che si. Ultimamente è sempre più complicato. Comunque...» e bastò questa leggera suspense a fargli ottenere la completa attenzione di Emma.
«Cosa?»
«Non mi avevi detto che tutte le donne della tua famiglia sono così belle. Dovevi avvertirmi, pure Ingrid non scherza...»disse mentre ripensava alla donna.
«Jones! Ma per favore! Non fare lo stupido, vuoi rimpiazzarmi con mia madre?!» non sapeva se lui stesse effettivamente scherzando ma le venne da ridere alla sola idea. E cercò di picchiarlo come meglio potè in quello spazio ristretto che era la sua auto.
«Swan calmati! » rise anche lui mentre cercava di non farsi cadere il caffè bollente sulle gambe.
«E ridammi questo! Non te lo meriti» gli riafferò il bicchiere senza troppe cerimonie.
«E' meglio se non lo bevi» la ammonì lui «Non vorrei che dovesse nascere caffeinomane» allungò una mano e le accarezzò una guancia. E rimase così a guardarla negli occhi finchè non vide con la coda dell'occhio una donna che gli parve simile a quella della foto. Emma si voltò e la scorse mentre con passo veloce  si affrettava ad uscire.
«E' lei.Andiamo»

Procedettero dietro la vettura in cui era salita la donna, si mantenevano a una distanza tale che la giovane non intuisse di essere seguita.
«E cosa facciamo se è lei?» domandò Killian che arrivati a quel punto iniziava a chiedersi cosa avesse im mente Emma.
«Non lo so. Per ora stiamo a vedere dove ci porta» manteneva lo sguardo fisso davanti, di preciso nemmeno lei sapeva cosa avrebbe fatto.
Poi Killian notò qualcosa che fino ad allora non avevano notato «Emma, c'è qualcuno in macchina». Non era una domanda. Era sicuro che ci fosse qualcuno.
«E' Henry?» la speranza che Killian scorse nella sua voce gli fece perdere un battito. Sperava anche lui che fosse loro figlio ma non poteva averne la certezza.
«Non lo so...ma quante probabilità ci sono che non lo sia?». Magari almeno per quella volta si sarebbero trovati fortunati nella loro sfortuna.
La macchina svoltò verso una strada di villette a schiera, sembrava un quartiere tranquillo. Mantennero la giusta distanza, poi l'auto si fermò davanti ad una casetta.
«E ora?»
«Vediamo se è lui» cercavano di mantere i nervi saldi ma entrambi sudavano freddo e d'impazienza.
Passarono dieci minuti buoni ma non cambiò nulla. Vedevano che la donna stava parlando più o meno animatamente con quel qualcuno accanto a lei, videro che aveva preso la borsa ed estratto quello che a entrambi pareva un pacchetto di fazzoletti.
«Perchè non scende?» era frustrata, sarebbe scesa volentieri e ripetere la scena di qualche giorno prima. Gli prudevano
le mani. «Io scendo».
«Tu non farai niente di simile. Stavolta rimani qui, ferma e buona ad aspettare che quella donna scenda con le sue gambe». Non  voleva sembrare odioso ma con lei ogni tanto bisognava avere il polso fermo altrimenti chissà cosa avrebbe combinato...anzi lo sapeva eccome.
«Ok, ma non è normale che non scenda. È normale per te?»
«Tesoro se c'è una cosa che ho imparato da questa storia è che non c'è assolutamente nulla di normale» si appoggiò allo sportello per mettersi comodo, ma non ci riuscì, non c'era modo per esserlo.
«Scendi tu allora»
Killian la guardò con una faccia tra il divertito e il curioso «Pensi che migliorerei la situazione?»
«No, ma almeno non staremmo qui ad aspettare qualcosa»
«Ma non era il tuo lavoro questo?»
«Jones, non farmi innervosire ancora di più. Sono incinta, in una macchina stretta ora più che mai, con mio figlio che probabilmente è in quella macchina con quella donna. Sì, è il mio lavoro ma in questo momento non me frega niente!»
Ok, non era il caso di innervosirla ancora di più. Killian si mise in silenzio con gli occhi puntati sulla vettura a qualche metro di distanza da loro. La vedeva con la coda dell'occhio torturasi un labbro e con un cipiglio che non accennava a stendersi. «Se tra cinque minuti non succede nulla scendiamo e vediamo cosa sta succedendo.» propose allora lui scatenando in Emma un improvviso moto di felicità che non cercò nemmeno di nascondere. Ma non dovettero attendere oltre.
La macchina venne rimessa in moto e senza preavviso riprese ad andare su quella strada di quartiere verso una meta al loro sconosciuta.
«Si ricomincia»
Ripresero a seguirla e ad entrambi parve che non stesse andando da nessuna parte in particolare . Continuava a girare senza apparente destinazione, procedeva lentamente come a voler ammirare il paesaggio intorno, e non c'era chissa cosa in fin dei conti.
«Pensi che si sia accorta che la stiamo seguendo?!» chiese pacato lui come se ad alzare la voce l'altra auto li avrebbe uditi.
«Non ne ho idea» rispose Emma che continuava a cercare uno schema in quel giro infinito che stavano ormai facendo da dieci minuti abbondanti «Ma alla fine si fermerà, non può continuare così per sempre». E mentre elaboravano alcune ipotesi su cosa effettivamente stava accadendo la vettura davanti a loro rallentò in un primo momento, quasi a volersi fermare in mezzo alla strada. Entrambi videro che la donna si era voltata verso la figura a fianco per poi voltarsi nuovamente sulla strada e prendere velocità.
Sia Emma che Killian avevano trattenuto il fiato, avevano temuto in cuor loro che la donna si fosse accorta di loro. Ma non sembrava nulla di tutto ciò, non sembrava essersi accorta della loro presenza in alcun modo, troppo presa a parlare con il passeggero e a portarsi il fazoletto al naso di tanto in tanto.
Ripresero l'inseguimento che ora come ora non sapevano se li avrebbe portati da qualche parte. Ad entrambi iniziava a salir l'idea che quella donna li stesse solo prendendo in giro. Ma volevano essere fiduciosi, Killian si fidava di Emma e sapeva che sebbene a volte i suoi mezzi erano abbastanza discutibili non sbagliava mai.
«Spero che si fermi di nuovo da qualche parte che devo di nuovo andare al bagno...»  confessò Emma e a Killian sfuggì una risata.

Stavano tornando in centro, le macchine e la vita in generale era aumentata esponenzialmente rispetto a quell'aria tranquilla e pacata che avevano visto nella periferia. Cercare di non perdere di vista la macchina che stavano pedinando era un'impresa, almeno per Killian.
«Pensi che voglia tornare da Gold?»
«Non lo so, ma se fosse così la fermeremo prima che entri...» Emma era più nervosa che mai, una parte di lei voleva che la donna scendesse dall'auto per vedere se avesse suo figlio ma il solo avvicinarsi a quell'edificio le faceva ribbollire il sangue nelle vene. Non avrebbe esitato a picchiare Gold se se lo fosse trovato davanti, il pancione non sarebbe stato un ostacolo.
Superarono anche l'edificio in questione e sempre con andatura confacente al traffico che vi era in città procedettero fino ad arrivare ad una verità di cui si stavano accorgendo solo all'ora. Man mano che avanzavano si stavano accorgendo che la zona davanti ai loro occhi si faceva sempre più familiare e trattenero il fiato quando si accorsero che la vettura si stava proprio parcheggiando davanti alla loro abitazione.
L'adrenalina in circolo faceva battere i loro cuori all'impazzata. Non poteva essere una coincidenza, no!? Non poteva esserlo assolutamente. Il destino non poteva beffarsi di loro così spudoratamente!
Stavano trattenedo il respiro senza che se ne fossero accorti. Non sapevano cosa fare a quel punto. Era un risvolto assolutamente inaspettato.
«Beh, direi di scendere. Dopotutto è casa nostra, no? E poi non dovevi andare in bagno?» Emma fece sì con la testa, spense la macchina e guardò per un momento Killian che come lei si era voltato a cercare i suoi occhi.
Con una calma che non gli apparteneva, scesero entrambi e mano nella mano si accingevano a scoprire cosa li stesse aspettando.
Fecero finta di niente, cercarono in tutti i modi possibili di non guardare chi ci fosse all'interno della macchina ma non appena sentirono lo sportello che si apriva si voltarono.
«Mamma!» un Henry felice e finalmente sollevato si precipitò verso di loro. Sia Emma che Killian lo avvolsero tra le braccia con un tale traporto che sembrava non lo vedessero da anni. Tutti e tre si sentirono improvvisamente più leggeri, come un se un grande peso si fosse dissolto non appena avevano rivisto il loro bambino.
«Henry! Oh Henry!» Emma non riusciva a dire altro se non il nome di suo figlio, non riusciva ad impedirsi di baciarlo su tutto il volto che mano a mano si faceva umido di lacrime. Nemmeno Emma poteva impedire la loro caduta, era così sollevata e felice fosse di nuovo con loro.
Killian li stringeva entrambi incapace anche lui di frenare l'emozione. Ma fu lui ad accorgersi della donna che era scesa dalla macchina e che ora ferma accanto ad essa guardava quel loro ritrovamento e attendeva paziente in disparte non volendo interromperli in alcun modo.
Con Emma ed Henry stretti nelle braccia Killian si rivolse alla giovane «Penso sia il caso di parlare un po'» e detto ciò la donna annuì senza dire nulla, l'aria mortificata stampata in volto e un senso di colpa che le appesantiva le spalle. Emma ed Henry entrarono per primi, Killian fece strada a quella donna che aveva un bel po' di cose da dire.






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Salve a todossss!
Ebbene il figliolo è tornato al nido :') contente? Io sì! Ora bisogna capire cosa è successo. 
Oggi non sono di molte parole quindi mi limiterò a ringraziare vivamente tutti/e coloro che recensiscono, inseriscono la storia nelle varie categorie e a chi semplicemente legge in silenzio. Grazie davvero.
Alla prossima e buon fine settimana!
Gio

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Capitolo 33

 

Emma non aveva smesso di abbracciare suo figlio nemmeno per un momento, lo aveva portato in cucina per parlare un momento con lui e chiedergli se gli avessero fatto del male o altro. Henry scuoteva la testa energicamente, ora era più tranquillo e le lacrime avevano smesso di scendere. Si sentiva solo sollevato e finalmente al sicuro e a casa. Tornarono nel salotto dove Killian con sguardo cupo e tagliente fissava la giovane, che seduta nella poltrona sembrava sparire. Non aveva ancora detto nulla, non osava alzare lo sguardo perchè si sentiva tremendamente a disagio.
Emma si accomodò sul divano ed Henry si mise tra lei e Killian il quale non toglieva gli occhi dalla ragazza.
Ora che suo figlio era di nuovo con loro la tensione era sparita, la rabbia di Emma era stata sostituita dalla gioia di aver ritrovato il bambino sano e salvo. Ma ciò non significava che avrebbero lasciato perdere, tutt'altro.
Emma si rivolse a Killian «Dovremmo chiamare Graham»
«Non ancora, prima voglio parlare da solo con lei»
«Noi rimaniamo qui» sentenziò lei che non aveva la minima intenzione di sprecare quell'occasione.
Killian annuì serio, il tono duro e di chi non ammette repliche «Ora parla».
«Io...beh...non avevo idea che...» iniziò tentennante Belle scaturendo l'ira dell'uomo di fronte a lei.
«Non prenderci in giro! Come è possibile che non sapessi niente?! Non provare ad ingannarci perchè non mi importa che tu sia una donna, non te la farò passare liscia! Né a te né a Gold!» era furioso, serrò i pugni per cercare di darsi un contegno ma non era davvero sua intenzione farlo. Sia Henry che Emma non avevano mai visto quello sguardo sul volto dell'uomo.
La manina di Henry si andò a posare sul pugno del genitore attendendo che lui lo guardasse «Papà, lei è stata gentile con me. Non sapeva davvero niente» e poi mettendosi la mano davanti alla bocca in modo da far sentire solo al padre bisbigliò «E' solo un po' tonta» .
Killian sospirò rumorosomente «D'accordo. Dicci tutto quello che sai.»
Belle, che si era seriamente spaventata da come si era rigirato lui cercò di mantenere la voce ferma quando riprese a spiegare.
«Io ho scoperto tutto quando Henry mi ha detto la verità. Gold mi aveva chiesto di tenere Henry dicendomi che era figlio di suoi parenti e che a causa di un problema aereo i suoi genitori erano in ritardo visto che lui stava passando le vacanze qui....Sono così dispiaciuta...» si coprì il volto con le mani, con i singhiozzi a stento trattenuti per l'essersi accorta di come era stata raggirata dall'uomo che amava.
Emma guardò Killian. Non stava mentendo e Killian annuì concorde con lei. Attesero che la ragazza si riprendesse.
Belle tirò su col naso e riprese a parlare «Stamattina sono andata a parlare con Gold cercando di capire se mi stesse mentendo. Così quando gli ho chiesto più informazioni sul conto di Henry e dei suoi genitori mi ha liquidato dicendomi che non dovevo preoccuparmi di nulla e che dovevo solo tenere il bambino finchè lui avesse detto di farlo e che ciò che diceva Henry era solo frutto di una fervida immaginazione infantile che vedeva draghi dove in realtà non c'era nulla» si soffiò il naso e proseguì, alternando lo sguardo sui tre davanti a lei «Non sapevo di chi fidarmi ma quando Henry mi ha detto che poteva provarmi che diceva la verità ho deciso di fare almeno un tentativo. E così l'ho portato dove mi ha detto» ora che aveva detto ad alta voce quel suo bizzarro racconto si rendeva conto di quanto assurdo e improbabile fosse il tutto. Ci era cascata con tutte le scarpe.
La voce di Emma uscì dolce ma ferma «Belle, ti ringrazio per aver riportato a casa Henry e per esserti fidata di lui. Te ne siamo immensamente grati ma dovrai raccontare tutto questo alla polizia una volta che l'avremo chiamata. Gold deve essere fermato e tu puoi aiutarci a far sì che ciò accada. Mi dispiace che si tratti dell'uomo che ami ma è la cosa giusta da fare»
Gli occhi di Belle si spalancarono, stupita  che si fossero accorti del sentimento che nutriva per quell'uomo che le aveva giurato tante volte che avrebbe lasciato la moglie per mettersi con lei e che ancora non aveva fatto. Ingoiò l'ennesimo sighiozzo, non si sarebbe tirata indietro. L'aveva ingannata, di nuovo , non sarebbe stata zitta. Un conto era prendere in giro lei a parole un altro era far rapire un bambino e coinvolgerla in quella trama di un gioco oscuro.
«Lo so, e dirò tutto quello che so» 

Meno di un'ora più tardi, l'agente Graham arrivò a casa loro e con il tono autorevole di un ufficiale di polizia aveva chiesto alla signorina Belle French di seguirlo in centrale dove l'avrebbero interrogata sull'intera faccenda. La ragazza aveva dato loro tutta la sua disponibilità e dopo aver chiesto scusa per l'ennesima volta ai due genitori e salutato Henry si diresse verso la vettura che l'aspettava fuori. Graham prima di raggiungerla si fermò  sull'uscio della porta « Ho la sensazione che tu centri qualcosa per questa improvvisa svolta, Emma.» sollevò un sopracciglio con fare cospiratorio e leggermente accusatorio. Emma accanto a lui scosse la testa.
«Mi piacerebbe dirti di sì ma è stato merito di Henry. Belle vi racconterà tutto.»
Lui annuì guardando fuori. Le giornate si facevano sempre più calde con la bella stagione che avanzava velocemente. Nessuna nube in quel cielo terso sopra di loro. «Sai che potrebbe davvero essere la fine di tutta questa storia?»
Emma sorrise mentre un sospiro le fuoriscì dalla bocca «Io lo spero davvero».

Un'ora più tardi sentirono suonare il campanello. Non avevano ancora chiamato nessuno per avvertire di quanto accaduto, si erano solo dedicati al loro bambino che forte come non mai era riuscito a tornare a casa senza il loro aiuto. Erano fieri di lui.
Killian si alzò dal divano e andò ad aprire ritrovandosi Ingrid sulla porta .
«Spero di non aver interrotto nulla» disse sorridendo mentre Killian si spostava per farla entrare e scuoteva la testa quasi ridendo a come avrebbe reagito di lì a poco la donna.
«Non hai interrotto nulla anzi». Ingrid non capì subito a cosa si riferisse ma quando vide quel visino che non vedeva da diverso tempo si illuminò.
«Henry!» le gambe le cedettero e si ritrovò a spalancare le braccia mentre il suo nipotino si precipitava da lei abbracciandola forte. Non si era aspettata una simile sorpresa ma era talmente felice che fosse sano e salvo che l'unica cosa che riuscì a chiedere fu «Ma come?!».
Emma sorrise mentre Killian le passava un braccio intorno alla vita e la stringeva «Henry te lo racconterà, è stata la sua avventura dopotutto».
Henry tutto contento e ancora tra le braccia della zia annuiva soddifatto. «Non vedo l'ora di sentire questa storia allora» e diede un altro bacio a suo nipote.
La notizia venne fatta circolare in modo discreto ma quella sera stessa tutti i loro conoscenti più stretti si ritrovarono a casa loro per festeggiare quell'inatteso ma sperato ritorno.
Henry che non era amante dello stare al centro dell'attenzione, in quell'occasione si mostrò felice del fatto che tutti lo ascoltassero attenti mentre parlava di ciò che gli era capitato.
Sia Emma che Killian erano stati titubanti fino all'ultimo sul fatto di far venire tutta la loro famiglia proprio il giorno stesso ma Henry non pareva turbato, tutt'altro.
Mary Margaret l'aveva abbracciata come non aveva fatto da tempo, mostrandole tutta la gioia che provava per quella vittoria su Gold. Emma notò nei suoi occhi che c'era dell'altro ma non volle chiedere, gliene avrebbe parlato al momento opportuno. Per ora si beava di quel clima gioiso che avrebbe raggiunto l'apice solo se ci fosse stato anche qualcun altro.
Ed era proprio mentre si era persa in quei pensieri malinconici, con lo sguardo su suo figlio ma la mente altrove che Killian la raggiunse.
«Ehi» le baciò la fronte mentre lei si ridestava e tornava lì nella loro casa insieme a tutti gli altri. E come lui le avesse letto nel pensiero le disse «tornerà anche lui, è questione di poco, me lo sento» era chiaro a chi si riferisse . Lei si voltò e lo guardò con uno sguardo interdetto.
«Sei diventato un vampiro che mi leggi nel pensiero Jones?» . Lui rise con quella risata calda che le faceva sciogliere il cuore e gli si abbandonò sul petto, grata di averlo al suo fianco.
Durante quella festa improvvisata non  mancarono le occhiate indagatrici di Ingrid alla volta di Jefferson che ignaro di tutto continuava a ridere  e a scherzare con il resto della compagnia. Elsa che si copriva il volto sperando che finisse tutto presto, Anna che con fare civettuolo sparlottava con la madre di tutto ciò che sapeva, Emma e Mary Margaret che cercavano di trattenere le risa e consolarare Elsa che si sentiva davvero a disagio, specialmente quando Jefferson la guardava in modi poco fraintendibili gettando quindi benzina sul fuoco.
Grace che non si era allontanata neanche per un momento da Henry, contiuava a guardarlo felice per lui anche se fino a quel momento non sapeva nulla di quel rapimento ai danni del suo amichetto. Henry contento di tutte quelle attenzioni inaspettate.
Quando i più piccoli iniziarono a sbadigliare i più grandi convennero che era ora di levar le tende. Avevano festeggiato alla buona, una volta che avessero riportato a casa anche Bae allora sì che avrebbero festeggiato in modo opportuno...anche se alla fine dei conti l'importante era che tutti quelli a cui volevano bene fossero lì con loro a gioire insieme.
Ingrid rimase con loro anche quella sera nonostante lei stessa si fosse offerta di spostarsi a casa di Elsa o Anna per lasciarli tranquilli. Ma ad Henry quell'opzione non piacque, voleva stare con sua nonna, aveva da raccontarle un sacco di cose e per questo avrebbe dormito insieme a lei. Né Emma né Killian si opposero a tale richiesta che più che altro sembrava un ordine.
Killian portò Henry a lavarsi i denti mentre Ingrid ed Emma si presero un  momento per parlare un po'.
«Da quello che ho capito qui questa sera non è solo Elsa a farmi stare in pensiero con quel Jefferson. Anche Henry pare abbia fatto colpo su quella ragazzina che poi è figlia di quest'ultimo. L'ho sempre pensato che questa non era una famiglia normale ma voi non fate che confermare questa teoria.» sorrise ironica per quello che aveva appreso solo qualche minuto prima. La faccia imbarazzata di sua figlia Elsa non riusciva a togliersela dalla mente ed era così buffa e tenera che le si stringeva il cuore al solo pensarci.
«Si ma non ne parliamo troppo con Henry perchè da quando è entrato Bae in scena l'attenzione di Grace oscilla tra lui e il fratello e non mi pare che la cosa gli piaccia troppo» sorrise Emma con fare apprensivo. Ingrid le mise una mano sulla spalla.
«Non ti preoccupare troppo tesoro, a tutto si trova una soluzione. Sai che non vedo l'ora di conoscerlo?» e l'abbracciò.

Non le sembrava ancora vero che potesse tirare un sospiro di sollievo. Sapeva che Graham ce l'avrebbe fatta a incastrare Gold. Belle era stata provvidenziale. Si mise a letto aspettando che anche Killian la raggiungesse. Intanto si rivolse alla sua piccolina.
«Quando uscira fuori ti prometto che non ci sarà tutto questo caos. Ci perderemo nei piccoli problemi quotidiani che insorgeranno giorno per giorno...ma non saranno mai più di questo genere. Te lo prometto. Saremo felici»
Killian la trovò così, con il capo chino mentre lasciava carezza sul suo ventre. Era incredibile come una scena così semplice potesse far fare le capriole al suo cuore. La raggiunse sul letto e la baciò. Poi baciò la pancia sempre più grande e rotonda.
Rimasero così per un po', in silenzio a carezzarsi e godere di quel momento di pace.
«Se ti va ancora potremmo sposarci...non sto dicendo ora, nell'immediato...però sì, potremmo ancora sposarci. Se ti va» Emma aveva detto tutto d'un fiato, non aveva avuto il coraggio di guardarlo, il perchè non lo sapeva neppure lei...ma si ricordava di come era andata a finire la prima volta. E no, non era stato piacevole.
Killian taceva continuando a sperare che la loro piccolina si facesse sentire. «Vediamo, Emma, vediamo.».
Lei annuì anche se nel buio della stanza lui non la vide. In fin dei conti non era un no...e poi da quando sentiva davvero il bisogno di farsi mettere un anello al dito...

L'indomani mattina, dopo che ebbero fatto colazione in una tranquillità e spensieratezza tale da farli estraniare dal mondo per un po', si presentò alla loro porta qualcuno che non si sarebbero mai aspettati di trovarsi di fronte.
Emma andò ad aprire con un la tazza ancora fumante di caffè alla mano e per poco non le cadde addosso quando un Bae super eccitato si scaraventò contro di lei senza nessun preavviso. Venne prontamente tirato indietro e rimesso in riga dalla donna che lo aveva accompagnato.
Milah, con ancora i suoi occhiali da sole non si scompose minimamente di fronte a lei, ma Emma non poteva vedere gli occhi dell'altra che la percorrevano in tutta la sua figura per poi guardare oltre e spiarne la casa all'interno. Storse un po' la bocca e tenendo le mani ferme sulle spalle del piccolo le rivolse parola.
«Killian è qui immagino. Devo parlargli»
Emma sollevò le sopracciglia leggermente infastidita per come quella donna la stava trattando, ma Bae era lì e tanto le bastava.
«Vado a chiamarlo,entra». Milah scosse la testa e rimase impettita sulla porta. Emma alzò le spalle e andò in cucina dove Killian per poco non si strozzò con l'ultimo pezzo di biscotto. Si precipitarono di nuovo tutti e due all'ingresso trovandola in attesa e con un fare sempre più scocciato stampato in volto.
Bae allora la guardò «Posso andare con Emma?». Milah si limitò a spingerlo leggermente verso l'interno mentre faceva cenno a Killian di uscire.
«Porto Bae di là ma se hai bisogno chiamami» Killian annuì e dopo averle preso un bacio seguì la sua ex.
Bae le stringeva la mano senza dar segno di volerla lasciare, le sarebbe saltato in braccio ma aveva paura di far male alla sua sorrellina.
«Sono tanto felice di stare qui lo sai!? Mi sei mancata tanto e anche papà e Henry» ed Emma non era da meno.
«Non sai quanto lo sia io amore. Di là c'è una persona che vorrei tu conoscessi. E c'è anche Henry»
Quando varcarono la cucina Ingrid rimase spiazzata, aveva visto qualche foto che Emma le aveva mandato per telefono ma dal vivo era un'altra cosa, quel bambino aveva tratti di Emma e Neal che non si potevano ignorare.
Gli occhi della donna si velarono di lacrime. Si alzò dalla saedia per raggiungerlo ma mantenendo una certa distanza.
«Questa è Ingrid, tua nonna»
«Ciao Bae, sono davvero contenta di conoscerti». Bae la guardava e sorrideva, non aveva mai avuto una nonna, l'unica persona vicina ad una figura del genere era Granny, la governante di casa .
«Ciao Bae!» Henry ancora seduto a tavola continava a mangiare i suoi cereali, era contento pure lui ma i suoi cereali erano i suoi cereali.
Poco di stante da lì Milah aveva iniziato ad alzare la voce, turbata da quello che era successo in casa sua in quelle ore.
«Che diavolo sta succedendo Killian?! Un mio amico che sta in polizia mi ha chiamato stamattina per dirmi che Gold sta per avere problemi con la legge. Non mi ha detto altro ma so che tu sai qualcosa. Parla.»
«Quando accadrà lo scoprirai, quel verme deve pagare per tutto quello che ci ha fatto. È ora che tu scenda dal mondo dorato in cui sei stata per tutti questi anni, spero che tu non vi sia immischiata perchè altrimenti andrai a fondo con lui»
Lo avrebbe incenerito con lo sguardo «Ma come ti permetti? Sei solo un fallito che non andrà mai da nessuna parte! Come ho fatto a stare con te non lo so»
Killian aveva ritrovato una parvenza di calma interiore, conscio che la donna che aveva di fronte era spaventata da quello che sarebbe potuto accadere da lì a poche ore «Vale lo stesso per me Milah. Comincia a pensare bene a cosa fare perchè ho intenzione di andare fino in fondo questa volta. Bae rimarrà con me, non te lo lascerò più e questo vale anche per Henry».
Non capì a cosa si riferisse ma non vi badò «Staremo a vedere.» chiamò suo figlio per farlo uscire fuori e con l'intenzione di riportarlo a casa con lei ma quando quello fece capolino non era solo. Henry lo accompagnò alla porta e quando fu vicino a Killian la gola di Milah si fece improsvvisamente secca. Lo aveva già visto, questo sì, ma di sfuggita. Ora era come s efosse la prima volta . I neuroni si misero in moto creando però solo una gran confusione nella mente della donna. Scosse la testa come per ridestarsi dai suoi pensieri che non avevano né capo né coda e rimettendosi gli occhiali e ricercando la sua solita compostezza nella voce disse risoluta «Io...io penso che tu possa tenere Bae...tanto ho del lavoro da fare. Poi ti chiamo io» rivolse un ultimo sguardo a quel bambino che la guardava senza provare benché minima emozione e poi se ne andò.
«Quindi posso rimanere papà?» chiese ancora incerto Bae.
Killian ancora arrabbiato con quella donna che forse aveva scoperto la verità annuì «Penso di sì...e penso ci rimarrai»
I bambini tornarono dentro dove si rimisero a parlare con la loro nonna.
Ingrid era entusiasta di quel nipote che aveva l'occasione di conoscere solo ora, si stupiva come in ogni suo tratto poteva scorgere qualcosa della sua Emma. Era un bambino sensibile ed emotivo, simile ad Henry, persino con quelle faccette furbe che si ritrovavano. Bae era al settimo cielo, aveva deciso che Ingrid le sarebbe piaciuta fin dal primo istante, e non era stata una decisione difficile. Era la nonna migliore del mondo come lui stesso aveva ripetuto ad Emma quando si erano  trovati da soli. Il giorno corse spensierato.
«Emma io devo uscire un attimo. Torno subito» fece lui mentre si allungava per baciarla.
«Non è che vai a comprare le sigarette e poi sparisci in Messico vero?» scherzò lei mentre lo tratteneva per la maglia. Lui rise «Ma io non fumo Swan, al massimo ti direi che vado a comprare il rum. Vado.» un altro bacio e uscì.
«Dove è andato?» Ingrid entrò all'improvviso in cucina, senza aver fatto alcun rumore. Emma sobbalzò.
«Mi farai partorire prima se fai così! Comunque non lo so.» alzò le spalle riprendendo a preparare la cena. Ingrid le si affiancò per aiutarla mentre i due ragazzini giocavano al piano di sopra e si raccontavano le reciproche avventure.

La telefonata tanto attesa arrivò due giorni dopo.
''Accendi la tv'' le aveva detto Graham al telefono ed Emma aveva eseguito gli ordini. E così lo videro.
Gold che sotto una tempesta di flash e microfoni veniva accompagnato verso un commissariato. Emma si dovette sedere per non cadere, le mani a coprirsi la bocca ancora spalancata per la sorpresa. «Killian!»
«Che c'è?» e non appena vide le figure sullo schemo le spiegazioni furono inutili. Le si fece vicino cercando di frenare l'entusiamo e capire cosa la voce del giornalista stesse dicendo.
''...L'uomo più in vista della città, Rumple Gold, è al centro di un' indagine in cui lo si vede coinvolto in prima persona in uno scambio di culla avvenuto sei anni fa. Manteniamo il riserbo sulle identità dei bambini ma sono entrambi sani e  felici con le loro famiglie e i loro cari. Ad incastrare il magnate è stata la sua segretaria che si è ritrovata coinvolta in qualcosa più grande di lei. Le indagini della polizia però erano in corso da diverso tempo per altre truffe ma solo grazie a quest'ultima confessione  e a quella di alcune infermiere che hanno testimoniato contro Gold ora l'uomo potrà essere messo davanti alla legge e pagare per le sue colpe. Oltre a Gold anche il medico che...''
Emma spense la tv «E' finita Killian? E' finita davvero?» non poteva credere alle sue parole. Sentì le braccia di Killian che l'avvolgevano e seppe che era davvero finita. Un pianto liberatorio assalì entrambi, si sentirono improvvisamente più leggeri seppur  ancora increduli.

Come per magia tutto iniziò a girare per il verso giusto, cose inaspettate capitarono. Graham disse loro che Gold ora li avrebbe risarciti per tutta quella storia e che il caso era praticamente già chiuso. Una volta che il dottore aveva confessato di essere stato comprato altri fecero lo stesso e Gold si ritrovò con le spalle al muro. Certo, la fierezza con cui si distigueva dagli altri fece in modo di non farlo piegare di una virgola mentre sia da destra che da sinistra piovevano accuse. Belle French continuò a scusarsi con Emma e Killian per un altro po' poi dopo averle fatto capire che la perdonavano e che non ce l'avevano con lei, riprese a vivere tranquillamente. Milah fu quella che li soprese più di tutti.
Dopo aver categoricamente detto agli agenti che lei non ne sapeva niente di tutti gli affari del compagno si era anche definita la vittima della situazione,  in parte lo era davvero perchè suo figlio biologico era stato scambiato ma ciò non impedì alla polizia di fare delle indagini, senza trovare però alcunchè di illegale. Aveva chiuso tutto quello che aveva in comune con Gold, si era estraniata da tutto ciò che lo coinvolgeva e lo legava a lei. Non era andato a trovarlo nemmeno una volta. Non voleva avere più niente a che fare con lui.
Ora i dubbi di Emma e Killian era capire cosa avrebbe fatto con Henry e Bae, se voleva conoscere il suo vero bambino e se voleva stare con lui. Non dovettero scervellarsi  troppo. Quando  la vicenda Gold iniziava a non destare più scalpore e la gente iniziava a non curarsene più di tanto, Milah comparve alla loro porta.
Sempre vestita impeccabilmente, con la chioma fluente e il trucco a posto li fece uscire per parlare.
«Io non ne sapevo davvero niente. Non so come ho fatto a non accoregermi di nulla» Emma e Killlian si guardarono di sottecchi incapaci di sollevare un sopracciglio a quella specie di scuse che la donna stava facendo « Ci ho pensato e ho deciso per il bene di Bae...e anche di Henry in fin dei conti» i due bambini intanto si erano avvicinati anche loro per origliare la conversazione «Beh io ho deciso di darti la piena custodia di Bae...e anche di Henry a questo punto...poi con tutte le cose burocratiche te la sbighi con il mio avvocato perchè io non rimarrò in città.».
Emma era rimasta sorpresa ma mai quanto lo fu Killian. Bae ed Henry allora palesarono la loro presenza e Milah si rivolse direttamente a loro.
«Bae mi dispiace di non essere stata la mamma che avresti voluto ma io a mio modo ti ho voluto e ti voglio bene. Sono sicura che con Killian ed Emma starai sicuramente meglio, già lo vedo da quegli occhietti allegri. Però se ti va puoi chiamarmi ogni tanto, mi farebbe piacere.» poi prese un respiro rivolgendosi ad Henry «Henry. Io non so neanche cosa dirti, probabilmente sarai stato più fortunato di Bae a non avermi avuto come mamma. Sono felice che tu sia un bambino sano e felice e non voglio intromettermi nella tua vita perchè so che non ne sarei all'altezza. Però anche tu, se vuoi chiamarmi ogni tanto puoi farlo, o anche no, puoi fare quello che vuoi. So che Killian si prenderà cura di te perchè lui è diverso da me. Emma già lo fa e sarà una mamma migliore di me, lo sappiamo tutti» gli occhi di tutti si erano velati di lacrime, non si erano aspettati che potesse finire così.
Milah si sporse verso di loro e li abbracciò tutti, uno per uno, cosa che non era proprio per niente da lei. Non volle sentire le scuse di Killian per quello che le aveva detto giorni addietro, anche lei era stata cattiva con le parole. Li salutò un'ultima volta e andò verso la sua auto. Gli occhiali da sole che calarono sui suoi occhi questa volta non vennero messi per vanità ma per celare al mondo le lacrime che iniziavano a scendere. Era contenta della scelta che aveva fatto, non era fatta per essere madre e ora i suoi figli potevano vivere felici con qualcuno che li avrebbe amati.
Frastornati, erano completamente frastornati da quello che era accaduto loro. Felici come non mai, ma pur sempre frastornati.

Emma era dovuta andare da Graham per delle ultime cose, ma tra una cosa e un'altra si era fatto tardi e il crepuscolo la stava accompagnando nel suo ritorno a casa. Arrivata davanti alla loro casetta trovò tutto troppo calmo, le luci erano spente e cercò di ricordarsi se avevano detto di ritrovarsi a cena da qualche parte. Varcò la soglia accenedendo le luci.
«Ehi! C'è qualcuno?!» vide un bagliore provenire dalla cucina e cautamente iniziò ad avvicinarsi. Prese la prima cosa che trovò sul mobiletto d'entrata, un telecomando di qualche aggeggio, come arma. Il cuore che già aveva iniziato a battere per tutto quel mistero ora si era come sciolto nel suo petto. La tavola era apparecchiata per due e il tutto era illuminato con delle candele. Si morse il labbro cercando di non farsi prendere dall'ennesimo pianto che a quanto pare era diventato una costante con quella gravidanza.
Lo cercò con lo sguardo e lo trovò poco distante dalla tavola, emozionato come poche volte lo aveva visto e bello come ogni volta che lo guardava. Non sapeva cosa dire ma la parte pratica di lei ebbe la meglio.
«Henry e Bae?»
«Sono con Ingrid a casa di Elsa. E ci rimarranno fino a domani. Ti dispiace?»
Emma scosse energicamente il capo asciugandosi le ultime lacrime ,prendendogli poi il volto tra le mani. «Però potevi avvertirmi, mi sarei vestita meglio...già sto lievitando come una balena, almeno potevi risparmiarti la maglietta dell'ultimo momento» e nascose la testa nel petto di Killian che aveva sorriso per tutte quell chiacchiere inutili.
«Primo, se te lo avessi detto non sarebbe stata una sorpresa. Secondo, a me piacciono le balene e terzo, se va tutto come ho previsto della maglietta non ci dovremo preoccupare» e il tono malizioso sull'ultima frase non sfuggì alla bionda.
«E dunque che piani avresti?» fece altrettanto maliziosa lei mentre gli si avvicinava pericolosamente alle labbra.
«Se fai così ho paura che me li scorderò» stava cedendo ma si era ripromesso che avrebbe fatto quello a cui stava pensando da ormai una buona settimana, se non di più. La scostò da sé gentilmente e le prese le mani.
Buttò fuori un gran sospiro «La prima volta che te l'ho chiesto te l'avevo detto quasi per gioco, anche se dentro di me già ti vedevo nel mio futuro. Poi sappiamo come sono andate le cose e non ne abbiamo più parlato. Non abbiamo più voluto  parlarne. Ma io continuo a vederti nel mio futuro Emma, penso di averlo fatto dalla prima volta che ti ho vista. E intendo quando ti ho vista veramente non quando ho cercato di rimorchiarti insieme ad Elsa. Ora che tutto sembra essersi sistemato, anche se so che durerà poco conoscendoti, ho deciso che è il momento giusto. Anche perchè ho paura che se non lo faccio io lo farai tu, sai che sono un po' all'antica quindi su certe cose non transigo ma sappi che io sarò sempre al tuo fianco » e detto ciò si ingocchiò tirando fuori dalla tasca una scatolina che aprì quando riprese a parlare «Emma Swan, vuoi sposarmi?».
Era rimasta spiazzata, lui le aveva fatto intendere che non doveva correre e ora invece le aveva chiesto di sposarlo. «Si»
si inginocchiò di fronte a lui con un sorriso un po' ebete per quell'emozione improvvisa «Sì. Sì.» e iniziò a baciarlo sempre di più mentre tra un bacio e l'altro continuava a ripetere 'Sì'.
E tra una carezza e un bacio Killian sentì per la prima volta sua figlia rendendo così tutto ancora più magico.




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Orbene, se siete qui mi fa piacere come sempre!
Mi scuso davvero tanto per l'attesa ma il tempo è quello che è. L'ispirazione poi lasciamola proprio stare che non è aria xD.
La scena di Milah che sceglie di dare la piena custodia a Killian diciamo che ho preso spunto da quella del film Matilda sei mitica...mi pare che la madre avesse fatto una cosa simile, o meglio ,questo è quello che mi ricordo xD
Per il resto non so, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non sia stato troppo banale tutta la faccenda Gold.
Se vi va ci rivediamo nelle recensioni altrimenti nada xD Buon inizio settimana con questo caldo che sembra sempre più opprimente ,c'è solo da andare al mare .-.
Grazie a chi legge, recensisce e chi inserisce la storia nelle categorie. Grazie Grazie Grazie.
Alla prossima
Gio

 

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Capitolo 34
*** Epilogo ***


Epilogo


 

Era di nuovo Luglio e il caldo afoso che aveva oppresso la città in quelle settimane almeno per quel giorno aveva dato loro un po' di tregua.
Nel suo abito corto di un timido verde acqua guardava in disparte tutto quello che aveva guadagnato nrl giro di due anni. Aveva incontrato l'uomo che amava; aveva finalmente con se entrambi i suoi fugli e ora , da qualche mese, era arrivata anche la piccola di casa, che aveva rapito il cuore di tutti non appena aveva emesso il suo primo vagito. Era stato un momento davvero emozionante, Killian si era commosso e ,con sua sorpresa ,non  era nemmeno svenuto.
Guardava la sua famiglia e una sensazione di completa felicità la travolse, sopraffacendola senza che lei potesse fare alcunchè.
Si sentiva leggera come non era mai stata...complici anche i chili che aveva perso dopo aver partorito!
Decise di raggiungerli  sotto uno dei grandi gazebo bianchi che occupavano buona parte di quel grande giardino. Erano seduti al tavolo a loro assegnato e stavano cercando, invano, di far parlare la piccola.
«Dai Evelyn, dì: Pa-pà, pa-pa»
«No, no dì: Hen-ry, Hen-ry. Dai Eve lo so che ce la fai!»
«Ora dice Bae, volete vedere?! Ba-e!»
Per tutta risposta Evelyn iniziò a fare versetti strani e buffi senza alcun senso. Appena vide Emma arrivare cominciò a battere le manine contenta e a ridere con quella vocetta cristallina.
«Lasciate stara la mia piccolina, vi chiamerà quando avrà voglia di farlo. Mamma lo dici vero, tesoro?!» le chiese sorridendo mentre la prendeva in braccio e le baciava le guance paffute. Eve mostrò le gengive ridendo e battendo le mani sul volto di sua madre mentre questa le faceva facce buffe.
«E dai mamma, lo stava per dire!» disse convinto Henry mentre insieme al fratello si avvicinavano per giocherellare con la sorrellina.
«Sì, mamma, stava per parlare!» gli diede ragione Bae. Non appena Evelyn era arrivata a casa era diventata il loro giocattolino preferito, la trattavano come la cosa più delicata del mondo che avrebbe potuto rompresi con un nonnulla, ma si divertivano a farla ridere e a mostrarle i loro giochi.
«Come no, dai ragazzini andate a giocare che Grace sta arrivando» vide la bambina arrivare al loro tavolo e i suoi due figli che poi la seguivano verso l'altalena. Emma pensò che quei vestiti elaganti che gli aveva messo sarebbero tornati più sporchi che mai, almeno si sarebbero divertiti.
Killian si appoggiò completamente allo schienale della sedia vagando con lo sguardo su tutto ciò che i suoi occhi potevano osservare. Poi, come sempre,  finì nell'ammirare la ragione per la quale ogni giorno si svegliava felice e si addormentava con il sorriso. Emma, bella ogni giorno di più, dondolava  destra e a sinistra con la loro bambina mentre la guardava con occhi pieni d'amore.
Evelyn aveva preso i capelli biondi di Emma e gli occhi azzurri di Killian, sembrava un piccolo angioletto...lo era fino a quando non giungeva la notte e decideva che invece di dormire preferiva balbettare cose incomprensibili e piangere quando li vedeva che si appisolavano per cinque minuti. Ecco in quel caso perdeva tutta la sua aurea angelica.
Emma si accorse che lui le stava fissando «Cosa guardi? Vuoi tenerla tu?» gli chiese tranquilla scoprendo i denti bianchi.
Killian fece di no con la testa «No, sai farlo meglio di me...voglio godermi questo momento visto che so già che stasera non dormiremo. Voglio riposarmi» sorrise sghembo.
«Già perchè sei l'unico che non dorme, povero» lo prese in giro lei mentre lui assumeva una faccia addolorata da vittima. Gli si avvicinò sedendosi poi sulle gambe.
Eve allungò le mani verso la barba di suo padre allontanadosi repentinamente per quella sensazione di solletico per poi ritornarci sopra come se fosse un gioco. Killian invece faceva finta di mangiarle le dita ogni volta che gliele avvicinava alla bocca scaturendo in lei un moto di risa incontenibile. Emma li guardava e sorrideva, avrebbe voluto fermare la sua vita in quel momento, erano tutti così felici da far sembrare il tutto irreale. Si sporse per baciarlo e dopo che lo ebbe fatto si appoggiò alla sua spalla. Killian la strinse per i fianchi mentre continuava a fare lo scemo con Evelyn.
«Vi state divertendo?! E tu piccolina, ti stai divertendo? Ma quanto è bella?!» Mary Margaret nel suo abito bianco gli si avvicinò sedendo su una sedia accanto  e iniziando a giocherellare con la bambina che per niente intimorita la assecondava.
«Certo che ci stiamo divertendo. E voi neo sposini?» chiese Killian guardando il suo amico David con suardo divertito.
«Sì, non possiamo lamentarci, anche se salutare tutti i parenti è una cosa lunga da fare» rispose lui mentre alzava gli occhi al cielo.
Dopo che Killian le aveva chiesto di sposarla Emma aveva voluto subito dirlo alla sua famiglia, e ciò comprendeva anche Mary Margaret. Ma una volta da sole anche l'altra avev vuotato il sacco. Quella cosa che Emma aveva visto negli occhi dell'amica la sera che Henry era tornato a casa era la stessa che ora lei stava per dirle. Erano tutte e due frementi e ciascuna voleva che fosse l'altra a parlare per prima, ma non servirono parole perchè ad entrambe cadde l'occhio su l'anello dell'altra. Scoppiarono a ridere entrambe abbracciandosi e con le lacrime di gioia agli occhi. Mary Margaret le disse che David glielo aveva chiesto due settimane prima ma a causa di tutto quello che stava succedendo avevano deciso di non dire nulla. Emma si era mostrata totalemente felice per quella notizia, non poteva essere più contenta per la sua migliore amica. Mary Margaret lo era altrettanto per lei e le aveva chiesto se voleva essere una delle sue damigelle d'onore. Emma aveva accettato rivolgendole poi la stessa offerta. Si sarebbe svolto prima il matrimonio della mora e di David, Emma preferiva partorire prima e sposarsi dopo, non che lo trovasse brutto , ma con il pancione che cresceva a vista d'occhio e il peso sempre maggiore temeva che non si sarebbe goduta appieno quel giorno e soprattutto lo stress per arrivarci non le avrebbe fatto bene. A Killian stava bene, si amavano e aspettare un'altro po' non avrebbe cambiato nulla anzi, sarebbe stato ancora più bello con la loro piccolina presente a tutti gli effetti.
«A quando il vostro?» continuò David mentre si sedeva anche lui vicino ai suoi amici. Emma guardò Killian.
«Quando recupereremo un po' di sonno immagino, che dici Jones?» chiese Emma guardandolo. Killian annuì.
«Assolutamente d'accordo. Penso che non appena andranno tutti e tre al college saremo pronti» scoppiarono a ridere tutti.
Al tavolo si unirono anche Anna con Kristoff e Elsa con Jefferson. Mary Margaret e David avevano invitato anche Ingrid ma alla fine non era potuta venire. Altro invitato al matrimonio era  Graham che dopo tutta quella vicenda era diventato amico di tutta la compagnia e la sposa insieme ad Anna avevano iniziato a confabulare su un possibile coinvolgimento amoroso tra lui e Ruby, amica sia di David che di Killian e diventata di conseguenza anche lei amica di tutti...forse un po' meno di Elsa che non gli era sfuggito quello sguardo magnetico capace di far cadere ai suoi piedi ogni essere di sesso maschile. Jefferson comunque non sembrava interessato particolarmente, era bella sì, ma lui aveva scelto Elsa.
Emma mentre cercava di togliere i suoi capelli dalle mani di Eve notò la faccia pensierosa di Graham «Qualcosa non va?».
Humbert alzò le sopracciglia quasi a volersi dare forza per quello che stava per dire. Si rivolse a lei guardandola negli occhi «Ho saputo ieri che Gold è riuscito ad uscire di prigione circa un mese fa»
Tutti i presenti a quella tavola si erano improvvisamente ammutoliti, solo Evelyn continuava a fare versetti e suoni di un infante. Emma non si scompose di una virgola, fredda aspettò che lui continuasse.
«Sì, beh, non ne so ancora molto perchè la notizia non è stata divulgata ma è stato facile per lui con tutti i contatti che ha. Anzi credo che in prigione ci sia stato giusto qualche mese e non era trattato come tutti gli altri detenuti»
Evelyn alzò gli occhioni azzurri su suo padre che aveva indurito la mascella e serrato le braccia intorno a lei e ad Emma.
Nessuno sapeva cosa dire, in fin dei conti se lo erano aspettati che non sarebbe marcito in prigione ma ci avevano sperato davvero tanto. Dopo che gli agenti li ebbero lasciati finalemente in pace e tutti i documenti e le testimonianze firmate non avevano più voluto sapere nulla di quell'uomo. E di sicuro non era tra le loro priorità quando si alzavano la mattina, avevano imparato a vivere più tranquilli e senza quella sensazione oppressiva di essere seguiti o perseguitati. Ma ora sarebbe stato ancora così?
«Graham dobbiamo preoccuparci? Pensi che potrebbe tornare e crearci problemi?» chiese lei con calma apparente.
Lo vide scuotere la testa «Non credo proprio. So che è partito verso non so dove per raggiungere una delle sue filiali. Ma è tenuto d'occhio quindi se dovesse tornare qui lo sapremo e prenderemo tutte le eventuali precauzioni. Ma ripeto, non penso abbia intenzione di tornare sotto le luci della ribalta per essere di nuovo sotto assedio. Anche perchè non ne ricaverebbe nulla da voi. Potete stare tranquilli, davvero». Tirarono tutti un sospiro di sollievo. Quella notizia non avrebbe incrinato l'andamento gioioso di quella festa. Erano davvero tutti più sereni nonostante avessero appreso che fosse di nuovo libero, ma non si preoccupavano più come prima. Avrebbero continuato a vivere quella loro nuova vita senza temere più nulla.
La piccola orchestra che avevano ingaggiato per quel giorno speciale riprese a suonare e i neo sposini si alzarono per iniziare le danze invitando anche loro ad unirisi. Emma scorse Jefferson che stringeva il fianco di Elsa e le faceva segno di andare verso la pista. La bionda aveva sorriso timida, per quanto fosse sempre impeccabile nei modi, sua cugina alla fine si scioglieva come neve al sole quando qualcuno si mostrava palesemente interessato a lei e gli dimostrava amore. Quando  si erano decisi ad uscire allo scoperto nessuno era stato più felice di Ingrid . Avrebbe avuto tre generi diversi uno dall'altro ma del resto con tre figlie così non poteva aspettarsi nulla di differente.
Le danze iniziarono e dopo che gli sposi ebbero dato il via alle danze anche gli altri ospiti iniziarono a danzare. Emma cercò Henry e Bae per vedere se fossero ancora dove li aveva visti l'ultima volta. Stavano ancora giocando indisturbati, correndo e ruzzolando a intervalli ma ridendo come solo dei bambini spensierati sapevano fare.
«Posso avere l'onere di ballare con lei?!» fece galante Killian una volta che si furono entrambi alzati.
«E con Evelyn?»
«Ma io infatti lo stavo chiedendo a lei!» rise lui quando vide il sopracciglio di Emma alzarsi «Dai principessina , ho capito, il primo ballo alla tua mamma gelosa e poi sarò tutto tuo» la prese dalle braccia di Emma per poi tempestare di baci quelle guanciotte rosee, lei rideva facendo urletti divertiti. La depose tra le braccia di una sorprsa Ruby che non si era aspettata una così totale fiducia da parte di lui. In effetti aveva pensato di passarla ad Anna e Kristoff ma immaginava volessero ballare anche loro...
«E' in buone mani Emma, non ti preoccupare e poi c'è anche Humbert» disse Ruby cercando aiuto nell'uomo che le sedeva accanto. Quello notò una punta di panico in quegli occhi sapientemente truccati...non le avrebbe di certo negato il suo aiuto anche se lui di bambini non ne sapeva proprio niente..ma era solo per pochi minuti. Emma acconsentì anche se un po' titubante...non avrebbe perso  di vista neppure loro.
Killian tornò da lei, ripronendole  il suo invito a ballare e quando questa acconsentì prendendogli la mano si avviarono anche loro verso le altre coppie danzanti.
Emma sentiva le mani di Killian che la stringevano gentili mentre si muovevano, lei un po' titubante, lui sicuro nei suoi gesti. Gli si abbandonò completamente, guardandolo e portandogli le braccia intorno al collo accarenzandogli i capelli.
«Sai che sei davvero affascinante vestito così»
«E io che pensavo di esserlo sempre» sogghignò mentre non smetteva di guardarla«Tu invece sei più bella che mai Emma».
«Mi stai adulando Jones?»
«No, dico solo la verità.» e con fare dolce e travolgente al tempo stesso si unì alle labbra di lei.
Mentre lo guardava pensava che forse era tutta lì la felicità. Essere stretta dall'uomo che amava e che la contraccambiava forse anche di più. Guardare i loro due ometti di casa mentre giocavano felici e sapere che sarebbero rimasti e cresciuti sotto lo stesso  tetto.  Era sapere che da quel loro amore era nata una splendida bambina di cui erano follemente innamorati. Era vedere tutte le persone a loro care che vivevano serene. Sì, era quella la felicità. Continuarono a danzare, incuranti delle altre persone , si muovevano come se ci fossero solo loro. Completamente assorbiti l'uno dall'altra, non esisteva più niente e nessuno che potesse distrarli. Nessun brutto pensiero che potesse distrugere la vita che si erano costruiti con tanta fatica.
Un acuto che avrebbe potuto distruggere un servizio completo di bicchieri riuscì a farli uscire dalla loro bolla. Si voltarono preoccupati in direzione della piccola di casa e si riscoprirono per l'ennesima volta a sorridere come scemi. Evelyn li guardava e rideva contenta battendo le manine. Ruby e Graham avevano spalancato gli occhi sorpresi di quei suoni così assordanti che potevano generare i bambini. Killian andò  a prenderla per poi tornare dalla sua futura moglie e improvvisando un ballo a tre. Parve piacere a tutti quell'ondeggiamento. Improvisamente si sentirono  placcare alle gambe. Henry e Bae un po' sporchi di terra abbracciavano i loro genitori, ancora ansanti e sudati per il troppo giocare.
«Volete unirvi alle danze?» propose Killian guardandoli dall'alto in basso. Cominciarono a ballare in un modo un po' scemo fino a quando i piedi cominciarono a dolere per i troppi calpestamenti.
E così, in quell'intricato gioco di bugie, piano piano la verità era riuscita a farsi strada, tra ostacoli che tentavano di far gettare la spugna e giornate non sempre luminose, alla fine ce l'aveva fatta. Forse l'uomo cattivo della storia non era stato sconfitto definitivamente ma la loro battaglia l'avevano vinta. E così avrebbero fatto per quelle future. 

Fine



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Ebbene questa settimana doppia razione di capitolo :') visto che parto e che sto senza internet ho preferito fare così.
È un capitolo tranquillo a mio avviso e anche pieno di love ahahha
Sì beh all'inizio volevo far morire qualcuno ma poi mi sono detta facciamo per la prossima Lol. Per quanto riguarda Gold, io direi che ci sta, i lieto fine sono sempre un po' irreali quindi non potevo permettermi di crearne uno u.u sappiamo che non esistono, ci possiamo andare vicino, questo sì, ma non credo che ne esistano di assoluti. Tanto non torna fidatevi xD
Altra cosa a cui ho pensato solo dopo aver finito di scriverlo è stata: e  Neal?...lui non so che fine abbia fatto, magari un giorno Emma glielo dirà...o magari guarderà il telegiornale e farà due più due, non so. Però posso dirvi che probabilmente non rientrerà nella lista degli invitati del matrimonio di Emma e Killian u.u sempre se si rifarà vivo.
Altro punto è il nome della bambina. Allora, io ci ho pensato un po' perchè i nomi sono cosa importante. Non so se ci sono altre ff dove glielo hanno già affibbiato ma la mia è stata una scelta calcolata u.u detta così sembra una cosa intelligente. Praticamente, come è facile intuire alla fin fine xD, ho cercato un nome che avesse le iniziali o finali dei genitori, E(mma)velyn(Killian), si sono un genio Lol.  E poi è un nome carino no? A me non dispiace.
Per il resto penso non ci sia molto altro da dire...o almeno a me non viene da fare nessun'altra precisazione.
Passando alla parte importante di questo angolo io devo ringraziarvi tutte, a parer mio questa storia ha avuto alti e bassi, a volte mi sono persa e l'ispirazione mi ha abbandonata ma grazie davvero a voi che avete letto econ le vostre parole e presenza mi avete aiutata. Spero che la storia vi sia piaciuta, o che almeno vi abbia tenuto un po' di compagnia. Quindi vi ringrazio dalla prima all'ultima, voi che mi avete sempre recensito, voi che avete recinsito ogni tanto, voi che avete inserito la storia nelle varie categorie e a voi che avete semplicemente letto in silenzio. Un mega grazie. Siete stati tutti importanti :)
Penso che mi prenderò una pausa dalla scrittura, sicuramente mi ritroverete però nelle recensioni, quello è strasicuro u.u Posso dirvi con assoluta certezza che mi mancheranno le chiacchierate nelle recensioni e di questo vi ringrazio ulteriormente.
Bene, prima di avere una crisi di pianto isterica x'D io vi auguro buone vacanze e ci si vede in giro!
Alla prossima gente!
Gio

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