Right place, right time

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 




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Scrollo le spalle, prendendo un profondo respiro, prima di entrare nel grande, lussuoso condominio. Mi sono svegliata nervosa oggi, spaventosamente nervosa e devo fare appello a tutto il mio autocontrollo per poterlo affrontare.
Avanzo sicura nell’atrio, testa alta e passi decisi. Ho smesso di sentirmi a disagio per le mie gonnelline da pochi jewell e dalle mie scarpe senza tacco. In fondo non sono qui per dimostrare niente a nessuno ma per fare il mio lavoro.
-Ehi Yukino!-
-Ciao Elfman!-
Sorrido al portiere del condominio che mi adora dal primo giorno per la mia impressionante somiglianza con sua sorella minore.
-Vai così!- mi incita, vedendomi sempre più sicura di me di settimana in settimana -Quella è una camminata da vero uomo!- esclama e io mi limito a sollevare una mano, ormai abituata al suo modo di fare espansivo, avviandomi all’ascensore.
Aspetto che le porte si aprano con un trillo e ignoro l’occhiata dall’alto in basso che mi lancia la donna impellicciata che ne esce prima che io possa salire. Mi allungo per premere il bottone e sfrego le ginocchia tra loro, a disagio.
Chiudo gli occhi, cercando di prepararmi psicologicamente.
E, intanto, mi presento.
Sono Yukino Aguria, ho venticinque anni e voglio diventare comportamentista canina.
Convivo con due mie amiche, Cana e Lucy.
Io e Lucy siamo amiche dalla prima liceo, praticamente inseparabili, tanto che a volte ci scambiano per sorelle. Lei è un’aspirante scrittrice, Cana dipinge e io faccio la volontaria al centro riabilitativo di Ishgar per imparare il mestiere sul campo.
Ergo, siamo povere in canna.
Okay, okay, così è un po’ esagerato ma di sicuro non navighiamo nell’oro, ecco.
E così, finita l’università mi sono cercata un impiego come dog-sitter. Mi piace come lavoro. Adoro i cani, adoro stare all’aria aperta e, soprattutto, guadagno bene.
Sì, perché, è bene precisarlo, non faccio la dog-sitter di cani qualunque ma dei migliori esemplari di razza che Crocus, il quartiere più in della città, possa offrire. Mi occupo degli animali da compagnia dei ricconi, in altre parole.
E sapete quanto si guadagna ad occuparsi dei cani di queste persone?!
Tanto. Si guadagna davvero molto bene.
E questo mi riporta al perché sono qui, nonostante la sola idea di vederlo mi provochi l’orticaria.
Lo trovo paradossale perché, in realtà, Rufus e Orga sono due dei miei preferiti. Al di là di essere un bellissimo esemplare di setter irlandese e uno splendido molosso, sono bravi, ubbidienti, coccoloni.
Ma il problema, d’altra parte, non sono certo loro ma il padrone.
Se solo la gente la smettesse di dirmi quanto è “figo” e quanto, ommioddio!, sono fortunata o quanto, ommioddio!, vorrebbero essere al mio posto. Se avessi un jewell per ogni volta che l’ho sentito, ora non avrei bisogno di lavorare.
Sospiro di nuovo.
No, non c’è niente di figo a essere la dog-sitter dei cani di Sting Eucliffe. E Mirianna dovrebbe smettere di raccontarlo a chiunque solo perché lei impazzisce letteralmente per lui e le sue canzoni.
Quando ha saputo che aveva anche un gatto ha decretato che, sue testuali parole, è l’uomo della sua vita e il suo futuro marito anche se Sting ancora non lo sa.
Inutile dire, perché si è già capito, che io non sono una sua fan sfegatata e non rientra nell’elenco dei papabili uomini della mia vita. Anzi, lo uso come termine di paragone per avere ben presente tutto ciò che non voglio in un uomo.
Per carità, conosco le sue canzoni, alcune sono molto belle davvero e lui canta bene e non posso negare che sia magnetico e intrigante quando è sul palco ma la verità è che si comporta come se fosse sul palco sempre, perennemente!
Sempre convinto che gli basti un sorriso per farti cadere ai suoi piedi, sempre convinto di avere detto la cosa più intelligente o brillante o divertente, sempre così arrogante!
E azzecca il mio nome una volta su cinque.
Nell’ultimo mese ha avuto un tour e sono stata graziata, non ho dovuto vederlo quando venivo a prendere Rufus e Orga per il giro del pomeriggio, visto che per quello della sera ci ha pensato sua sorella, Minerva.
Ecco, con Minerva sì che mi trovo bene.
Comunque fino a ieri era ancora via per il tour ma Rogue mi aveva detto che tornava stamattina quindi, quando l’ascensore si apre, mi preparo a doverci fare un minimo di conversazione. Estraggo la mia copia delle chiavi, chiudo gli occhi per raccogliere tutta la mia tolleranza, infilo nella toppa, giro.
Rufus e Orga mi corrono incontro scodinzolando ma io li accarezzo distrattamente, senza dedicargli tutte le attenzioni che meritano, stranita dalla scena che mi si presenta davanti.
-Ciao Yukino- mi saluta Minerva dalla cucina a vista, il tono sconsolato.
È addossata al bancone, una mano a sostenere la guancia e l’altra occupata a fare i grattini a Lector, che non dovrebbe stare sul bancone della cucina ma, essendo un gatto, fa quello che vuole. I suoi occhi si spostano su di me solo una frazione di secondo prima di tornare verso la porta del bagno, davanti alla quale Rogue è fermo, intento a bussare a intervalli regolari, sospirando.
-Sting! Andiamo apri! Esci da lì! Sting!-
Accigliata mi rimetto in piedi e avanzo nell’appartamento, Rufus e Orga alle calcagna.
-È successo qualcosa?!- domandò piano a Minerva, conscia che Rogue sembra sull’orlo di un crollo nervoso.
Non mi stupirei se di punto in bianco recuperasse uno sgabello e cercasse di buttare giù la porta. Essendo il suo agente e trascorrendo un sacco di tempo con lui, la sua pazienza e il suo equilibrio mentale saranno costantemente messi a dura prova.
-Sono rovinato!!! La mia vita è finita!!!-
Sobbalzo quando sento l’urlo disperato di Sting da dietro l’uscio chiuso e comincio a preoccuparmi seriamente. Sta male davvero a quanto pare.
-Si beh, se non te ne fossi accorto siamo rovinati in due!!!- sbraita Rogue, perdendo il controllo e allontanandosi poi bruscamente dalla porta del bagno, camminando verso di noi, mentre si riavvia i capelli.
 Sposto gli occhi sgranati da lui a Minerva un paio di volte, il cuore che va a mille.
-Ti ricordi l’accordo per quel duetto con Juvia Loxar?- mi domanda Rogue senza nemmeno salutarmi ma non sto a fare la fiscale visto che sembra esserci una tragedia in corso.
Annuisco subito. Mi ricordo bene che me ne aveva parlato, parliamo parecchio io e Rogue, ci troviamo bene. Era esaltato dalla cosa, mi ha detto che sarebbe stata una gran svolta per la carriera già ben avviata di Sting.
-Beh Seilah lo ha lasciato e lui ora non riesce più a mettere insieme due note, niente di niente, figuriamoci un’intera canzone- continua, passandosi una mano sul volto, depresso e distrutto.
-Seilah lo ha lasciato?! Ma… quando?!- domando, confusa.
-Settimana scorsa, dopo lo spettacolo ad Arakitasha-
-E se conosco bene mio fratello, avrà passato l’intera settimana a dire che la sua vita non ha più senso- aggiunge Minerva monocorde.
Abbasso gli occhi, senza sapere cosa dire.
-Mi spiace…- mormoro sincera, anche se non so se sono più dispiaciuta per Sting che sta male o per Rogue che ha dovuto gestirlo in queste condizioni per un’intera settimana.
-Tra due settimane c’è il primo incontro con Juvia e dovevamo avere già almeno un abbozzo della base ma sembra avere disimparato tutto, non è riuscito a comporre niente di decente in una settimana e ora che siamo tornati sta pure peggio di prima- sospira Rogue -L’accordo rischia di saltare così. Non so se si riprenderà in tempo. A sentire lui, non si riprenderà mai- aggiunge atono e io mi mordo il labbro per non fare commenti che non sta a me fare.
Però, davvero, a parte che mi sembra un po’ troppo drammatico ma io, francamente, fossi al suo posto, sarei solo contento di essermi liberato di Seilah Teller. È viziata, insopportabile, convinta di essere superiore a chiunque e… non sta a me giudicare queste cose, meglio se sto zitta, davvero.
Il rumore della porta del bagno e tutti e tre ci voltiamo in tempo per vedere Sting uscirne.
Santo cielo, ma è distrutto!
Tirato, pallido, gli occhi rossi.
Quasi quasi mi fa tenerezza.
Solleva lo sguardo su di noi e mi scruta qualche istante, come se non capisse chi sono.
-Oh, ciao Makino- mugugna e io sento tutta la mia empatia dissolversi.
Ho detto “quasi” vero?! Beh, lo confermo.
Si trascina verso la poltrona, strascicando i piedi, e ci si lascia cadere pesantemente, prendendosi poi la testa tra le mani.
Mi mordo di nuovo il labbro inferiore, torturandomi le dita tra loro.
Non importa se mi irrita il novanta percento delle volte che lo vedo, non importa se sbaglia sempre il mio nome e non importa cosa io penso di Seilah.
Sta male, male davvero, e vedere le persone stare così male mi spezza il cuore. Anche se parliamo di Sting Eucliffe.
Rifletto febbrile a come posso aiutare Minerva e Rogue ad affrontare la cosa ma devo anche portare fuori i cani. Poi un pensiero mi colpisce.
Sfilo rapida il mio zainetto e lo apro, estraendo una scatola di latta, piena di float cookies. Li ho preparati stamattina e dovevo portarli a mia sorella più tardi ma sono certa che quando le spiegherò l’emergenza mi dirà che ho fatto bene.
Tendo la scatola a Minerva e lei mi guarda stranita.
-Sono solo biscotti- spiego, stringendomi nelle spalle, in imbarazzo per non poter fare niente di meglio -Magari possono aiutare-
Minerva mi osserva ancora qualche istante prima di sorridermi e annuire e prendere la scatola dalle mie mani. Sorrido in risposta e lancio un’ultima occhiata a Sting che ora guarda nel vuoto, fisso davanti a sé.
-Io devo portare fuori Rufus e Orga- avviso, spostandomi a prendere i guinzagli, tra i balzi di giubilo dei due cani.
-Ci vediamo Yukino- mi saluta Rogue, la voce intrisa di sconforto.
-Grazie dei biscotti- aggiunge Minerva e io mi limito a ricambiare con un cenno della mano, trasmettendo loro con gli occhi tutta la mia vicinanza, prima di uscire dall’appartamento, diretta al parco.
 
§
 
Mugugno infastidita dal suono vibrante che proviene dal mio comodino.
Cosa cavolo è?!
Mi sfrego l’occhio con un mano prima di aprirlo cauta e ci metto qualche secondo a capire che l’oggetto che si muove sulla superficie liscia e piatta, accendendosi a intermittenza e provocando appunto quel suono vibrante, altro non è che il mio cellulare.
Non proprio del tutto sveglia e tantomeno lucida, allungo una mano per afferrarlo e rispondo senza nemmeno guardare chi è.
-Pronto?- mormoro roca.
-Yukino! Finalmente hai risposto!-
Mi acciglio, non certa di avere identificato correttamente la voce dall’altro capo.
-Rogue?!- domandò.
-Sì! Sono io! È la quinta volta che ti chiamo!-
Mi passo una mano sul volto e mi giro a guardare l’ora sulla sveglia.
Sono così addormentata che non riesco nemmeno a restare sconvolta.
-Rogue, sono le tre del mattino- gli faccio notare.
-Lo so-
-Non ti è venuto il dubbio che non avessi risposto perché stavo dormendo?!-
-No! Perché, stavi dormendo?!-
-Sì-
-Oh. Beh… mi spiace! Comunque senti, ho davvero bisogno di parlarti! Quei biscotti che ci hai lasciato oggi hanno fatto un miracolo! Sting ha addirittura sorriso a un certo punto!-
-Oh!- mi illumino appena -Davvero?! Mi fa piacere! Posso prepararne degli altri se…-
-Ascolta, è tutto il giorno che ci penso e mi è venuta un’idea che…-
Ributto la testa sul cuscino, cercando di seguire la sua spiegazione a raffica, con parecchia difficoltà lo ammetto. Ho troppo sonno e registro una parola su tre, la sola cosa che so è che a un certo punto mi sta praticamente implorando e io voglio tornare a dormire.
-Okay Rogue, va bene, come vuoi- mugugno quando smette di parlare.
-Davvero?! Oh grazie, sei fantastica!- esclama, un po’ troppo entusiasta per essere lui -Allora buonanotte! E grazie ancora!- mi saluta prima di chiudere e io mi limito a fare “ciao ciao” con la mano anche se chiaramente non può vedermi prima di rimettere il cellulare a posto e richiudere gli occhi.
Che però rispalanco subito, appena il mio cervello processa quello che ho appena fatto.
Le parole di Rogue mi arrivano in ritardo e finalmente capisco il filo logico del suo discorso e… oh mio… non… non posso avere accettato! Non posso averlo fatto!
E invece l’ho fatto eccome e, in panico, pesto la mano sull’interruttore della mia lampada tirandomi su.
-Lucy!! Cana!!- le chiamo, fuori di me.
Altre due luci si accendono nella stanza e le mie due coinquiline si tirano su dai loro letti per guardarmi.
-Che succede?!-
-C’è un incendio?! I pompieri carini sono miei!- si affretta a mettere in chiaro Cana e io mi concedo un attimo per guardarla con disapprovazione.
Poi torno in me, mi ricordo cos’ho appena fatto ed è panico di nuovo.
-Ho appena accettato di vivere con Sting Eucliffe finché non si riprenderà dalla sua rottura con Seilah!-
Lucy sgrana gli occhi e spalanca la bocca, incredula.
-Tu cosa?!?! Ma tu odi Sting!!!-
-Lo so!!!- esclamo, fuori di me -Ma Rogue mi ha chiamato ed era così sconsolato oggi e al telefono così speranzoso e io così addormentata e…- le guardo persa, senza sapere cosa dire.
Cana sogghigna, alzando un sopracciglio.
-Chissà come si aspetta che lo aiuti a superare la rottura con Seilah- insinua, con tono malizioso e la mia faccia prende fuoco.
-Cana!!!- la rimprovera subito Lucy, sempre leale.
-Che c’è?! Sting è sexy! Se Yukino non vuole ci vado io a vivere con lui!- si stringe nelle spalle, sorridendo di nuovo come poco fa.
Lucy sospira e io la guardo implorante, come se potesse darmi lei la soluzione a questo casino.
-Lucy- la chiamo, quasi disperata.
-Yuki, senti, io e Cana in due con l’affitto ce la facciamo, al limite chiederò a mio padre un piccolo prestito ma il punto è, te la senti davvero di fare questa cosa?!-
Trattengo il fiato per un attimo, senza sapere esattamente cosa rispondere.
-Avessi visto quanto stava male Lucy…-
-E scommetto che muori dalla voglia di tirarlo su, eh, Yuki?! Tirarlo su, in tutti i sensi!-
-Cana!!!- la ammoniamo tutte e due questa volta.
Sospiro, prendendomi il capo tra le mani. Ecco qual è il mio problema, io sono troppo buona.
Non è solo per Sting, è anche per Rogue che mi ha dato l’aria di non sapere davvero più che pesci pigliare.
In fondo, quanto ci vorrà mai a recuperare da una delusione d’amore provocata da una storia che non era vera neppure la metà di quelle che si vedono nei film?!
Perché lo so che ho detto che non sono affari miei ma mi rifiuto di credere che quello tra Sting e Seilah fosse vero amore, dopo averli visti interagire. Anche se forse Sting non lo sa che non era vero amore e questo spiegherebbe perché ci sta tanto male.
Comunque non credo ci vorrà poi molto ad aprirgli gli occhi e farlo tornare in sé.
Una settimana?! Due al massimo?!
Lo posso fare. E poi per un po’ sarò già nel quartiere dove tanto devo recarmi tutti i giorni.
Non è una cosa così pessima, vista da questa prospettiva.
-Io… credo di poterlo fare- affermo, risollevando il capo, più sicura di me.
Mi giro verso Lucy che mi sorride incoraggiante e annuisce.
Annuisco anche io e poi sento le guance arrossarsi.
-Scusate se vi ho svegliate a quest’ora…- comincio ma Lucy mi ferma con un gesto della mano.
-Non importa! L’importante è che sei tranquilla-
-Lo sono-
-Bene. Allora rimettiamoci a dormire okay?!-
Ci sdraiamo nel letto e spegniamo le luci e, molto più serena, mi accomodo per risprofondare nel mondo dei sogni.
-Ehi Yuki!- mi chiama Cana, nel buio della stanza.
-Dimmi-
-Ricordati di comprare i preservativi-
-Cana!!!-
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 




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Struscio i piedi sullo zerbino per asciugare un po’ la suola delle scarpe. Fuori piove che dio la manda, e lancio un’occhiata a Rufus e Orga considerando che dovrò essere molto rapida a recuperare  due asciugamani prima che si scrollino in salotto.
Alla fine, il mio pronostico si è rivelato sbagliato.
Sono a casa di Sting da due settimane e le cose non accennano a migliorare. Okay, non è più in “fase barbone”, come la chiama Cana, in cui a malapena faceva la doccia, aveva lasciato crescere la barba, si nutriva solo di cereali e continuava a ripetere che la sua vita non aveva più senso. Apparentemente la mia presenza lo ha aiutato a uscirne più in fretta. Essendo un’aspirante comportamentista so come farmi ascoltare anche da chi non vuole dare retta a nessuno, anche se nello specifico di solito lo faccio con i cani.
Comunque.
Il punto è che siamo ben lungi dall’aver superato la rottura.
Anche perché Rogue si è preoccupato solo tre giorni fa di informarmi che, per lui, “superare la rottura” equivale a che Sting torni a comporre. E Sting non sta riuscendo a comporre un bel niente.
Ci prova, per carità. Ma il risultato è… diciamo… terribile.
Cana mi ha suggerito di tenere un diario e salvarmi su chiavetta tutte le sue composizioni musicali degli ultimi dieci giorni semmai dovessi avere necessità di ricattarlo in futuro. In effetti, sto assistendo al periodo più buio dell’esistenza di Sting Eucliffe fino ad oggi e non posso nemmeno raccontarlo in giro.
Ha ragione Cana, essere buoni, a volte, è una schifezza.
Guardando il lato positivo della faccenda, le divergenze tra noi si sono appianate.
Anche se bisogna chiarire un paio di cose. Tanto per cominciare, lui non sapeva neppure ci fossero delle divergenze, è tutt’ora convinto di essere la persona più simpatica che io abbia mai conosciuto in vita mia e continua a sbagliare il mio nome.
Ma l’altra sera ci ha tenuto a cucinare anche per me, ed è stata la prima volta che abbiamo cenato insieme, e credo volesse essere una specie di ringraziamento.
È stato… sì, insomma… carino.
E poi ora riusciamo a chiacchierare senza che mi venga voglia di scorticarlo al primo sorriso accecante che mi lancia, mi ha voluto aiutare a preparare i float cookies e non si aspetta che io gli faccia i mestieri. Cosa che, lo ammetto, mi ha stupito.
Io continuo a occuparmi di Orga e Rufus come sempre, perché è il mio lavoro, ma ho intenzione di parlare con Rogue riguardo al compenso di questo mese perché, di fatto, vivo da Sting e mangio il suo cibo senza tirare fuori un solo jewell.
Finisco di girare la chiave nella toppa e apro la porta, pronta a schizzare in bagno ma ciò che vedo mi blocca.
Parli del diavolo…
Rogue è al centro del salotto, in piedi, le mani sui fianchi e l’espressione tra l’infastidito e il disperato e un brivido mi percorre la schiena.
Cosa succede ancora?!
Entro cauta in casa, dimenticandomi per un attimo dei cani e quando me ne ricordo è troppo tardi.
Rufus e Orga si stanno già scrollando di dosso la pioggia nello spazio vuoto tra il mega-salotto e la cucina a vista e io sospiro sconsolata, rassegnandomi a lavare il pavimento più tardi, prima di notare Sting al bancone, seduto su uno sgabello, il gomito appoggiato al ripiano e una mano infilata nei capelli biondi, perennemente spettinati. Guarda lievemente allucinato verso il salotto e quando mi volto di nuovo mi accorgo che non ci sono solo lui e Rogue in casa. Una ragazza dai capelli rosa sta fronteggiando l’agente del mio attuale coinquilino, lo sguardo determinato mentre sulla poltrona è seduta una ragazza dai capelli blu, la postura composta e in mano una tazza di the, che sorseggia elegantemente.
La conosco anche se non l’ho mai vista di persona.
È Juvia Loxar, una delle cantanti più in voga del momento.
I suoi occhi blu si alzano su di me, probabilmente si sentiva osservata, e un brivido mi percorre la schiena perché quello che ci leggo è una profonda, orribile tristezza, che caratterizza anche il sorriso tirato che mi rivolge prima di tornare su Rogue e l’altra ragazza, intenti a litigare.
-… l’accordo debba saltare?! Basta ritardare l’uscita!-
-Abbiamo detto che la canzone sarebbe stata presentata al concerto di Juvia, non possiamo certo rimandare l’intero concerto solo perché voi non avete fatto la vostra parte di lavoro!- ribatte Meldy, chinandosi verso di lui.
-Se siete qui è proprio perché neppure Juvia è in grado di fare la sua parte! Ora non scaricare tutto su Sting!-
Juvia sobbalza appena nel sentirsi chiamare in causa così e io vorrei richiamare Rogue quando la vedo abbassare lo sguardo, chiaramente a disagio. Ma dubito mi darebbe retta al momento e così decido di avvicinarmi a Sting che ora mi guarda, come se volesse parlarmi.
Sfilo scarpe e giacca a vento e mi avvicino rapida, notando come la vetrata del salotto si sia appannata a causa dell’umidità. Meno male che ci sono i serramenti isolanti, se no rischiavamo il congelamento oggi.
-Che succede?!- domando, sottovoce, accostandomi al bancone.
Sting sospira e smuove con la mano le ciocche bionde.
-Gray ha lasciato Juvia-
Sgrano gli occhi incredula.
Che?!?! Ma che succede a tutti in questo periodo?!
Gray Fullbuster e Juvia Loxar sono il pettegolezzo dell’anno da gennaio, dei cui sviluppi sono stata costantemente aggiornata da Cana. Lui famoso giocatore di hockey, lei cantante sulla cresta dell’onda, si sono conosciuti a capodanno e da allora tutti i loro fan li adorano anche più di prima. E infatti non è che stessero insieme per amore, a esser sinceri. Rogue me lo ha detto, Rogue sa sempre un sacco di cose. E mi ha spiegato che lo hanno fatto per mantenere alto l’interesse su di loro ma a giudicare da come sta Juvia ho il dubbio che per lei fosse molto più di questo.
Aggrotto le sopracciglia, tornando a studiarla un istante, provando un grande dispiacere per lei.
-Sta molto male?- mi informo, cercando Sting con gli occhi.
-A quanto pare, non riesce più a comporre…- mi spiega, distogliendo lo sguardo, visibilmente imbarazzato.
Da quando è uscito dalla “fase barbone” vorrebbe solo fare finta di non essersi mai comportato come ha effettivamente fatto ma sa che con me non può. Io c’ero, ho visto tutto.
Ma quello che riesco a fare in questo momento è solo boccheggiare.
Eh ma non è possibile! È una maledizione!
Se lei non riesce a comporre e lui non riesce a comporre, non ne verremo mai a capo! Questa storia non avrà mai una fine! O forse sì, forse finirà quando capiranno che, a queste condizioni, il duetto non si può fare ma a giudicare dai toni della discussione, non sembra che né Rogue né la ragazza siano intenzionati a cedere all’evidenza.
-Lei chi è?!-
-Uh?! Lei?! Meldy Milkovich, l’agente di Juvia!- mi spiega, per poi allungarsi verso di me. In automatico mi sporgo di più verso di lui per sentire cosa vuole dirmi, qualcosa di chiaramente confidenziale -È una bambina prodigio, si è laureata a ventun’anni in giurisprudenza e quindi ha praticamente gli stessi anni di esperienza di Rogue, forse uno in meno. Non si sopportano, ogni volta che si vedono finiscono per litigare-
Sgrano gli occhi sorpresa, chiedendomi come sia venuto in mente a non so chi dei due di proporre una simile collaborazione se si odiano tanto ma me ne dimentico subito quando torno a concentrarmi sulla discussione.
-Juvia sta già abbastanza male senza che le dai la colpa!-
-Io non sto dando la colpa a nessuno! Dico solo che…-
-Juvia è molto dispiaciuta- lo interrompe la voce tremante e spezzata di Juvia.
Ci giriamo tutti verso di lei. A quanto vedo la voce non è la sola cosa che trema. Sta chiaramente trattenendo le lacrime e io mi sento così male per lei. Vorrei andare lì ed abbracciarla.
Solleva gli occhi su Rogue e lui sobbalza quando vede che sono pieni di lacrime.
-Juvia sa che la sua vita privata non dovrebbe influenzare il suo lavoro. Sa che anche Sting-san è stato lasciato da Seilah-san e ha cercato comunque di comporre qualcosa per il progetto-
Non posso fare a meno di lanciare a Sting un’occhiata di rimprovero, trovandolo impassibile ma con le guance arrossate.
-Ma non è che Juvia non ci sta provando… È che… che…- le lacrime cominciano a cadere, graffiandole le guance -Juvia si sente così vuota senza Gray-sama e Juvia non può comporre quando è così vuota, perché… Juvia non vuole scrivere una canzone triste da cantare con Sting-san ma Juvia… non riesce a provare altro senza Gray-sama…- smette di parlare, vinta dai singhiozzi e io non mi trattengo più.
In simultanea con Meldy la raggiungo. Io le tolgo la tazza di the dalle mani mentre la sua agente e, molto probabilmente, amica la stringe per le spalle, tamponandole un po’ le guance.
Rogue osserva inorridito la scena qualche istante – ha il terrore delle donne che piangono – e poi si lascia cadere sul divano, sospirando rassegnato.
-Non si può fare- ammette e sia Meldy che Sting si girano di scatto verso di lui.
-Rogue…-
-Che vuoi dire?!- domanda Meldy, deglutendo a vuoto.
-Non possiamo forzarli a scrivere niente in questo momento! Guardali! Stanno troppo male! Tutti e due! Se provano a comporre non faranno che continuare a pensare a Seilah e Gray e io non ho intenzione di obbligarli a fare una cosa del genere! Dobbiamo rinunciare, Meldy- conclude, sconsolato.
Guardo Meldy che si morde un labbro, senza sapere cosa ribattere, mi giro verso Sting che osserva il proprio agente e migliore amico tra il sofferente e lo sconvolto. Juvia, sotto le mie mani, viene travolta da una nuova scarica di singhiozzi e per un attimo anche la pioggia fuori aumenta, quasi piangesse con lei.
Ho l’impressione che tutti in questa stanza non vogliano rinunciare eppure non abbiano alternative ed è quasi soffocante come pensiero. Mi rimetto in piedi e, stringendomi da sola, mi avvicino ai vetri che si sono nel frattempo spannati grazie al deumidificatore. Sfrego i palmi sulle braccia mentre osservo la città, lasciando libera la mente di vagare, nella speranza di avere un’illuminazione.
Alito inavvertitamente sul pannello e qualcosa attira la mia attenzione, facendomi accigliare. Alito di nuovo, volontariamente e più vicina, per appannare il vetro finché non riesco a rivelare la sagoma che qualcuno deve aver disegnato prima sfruttando la condensa.
Considerato che si tratta di un cuore spezzato, deve essere opera di Sting o di Juvia e mi scappa quasi da ridere quando, in automatico, alzo il dito e, come quando ero bambina, traccio anche io un segno sulla finestra.
Un punto di domanda che vuol dire tante cose.
Esprime il mio disagio nel volerli aiutare senza riuscirci, il mio domandarmi se ne vale la pena, di stare così male, il mio chiedermi se per le loro storie d’amore è davvero tutto perduto.
Forse, c’è ancora una possibilità. Forse possono ancora tentare qualcosa.
Ed è allora che trovo l’illuminazione che stavo cercando. Trattengo il fiato e, quando mi giro di nuovo verso l’interno del salotto, parlo senza pensare.
-E se scrivessero qualcosa per Seilah e Gray?! Per riconquistarli, per farli tornare da loro! Questo di sicuro li motiverebbe!- esclamo, euforica, rendendomi però immediatamente conto che, uno, io non dovrei nemmeno essere qui e due, Sting e Juvia sono nella stanza e magari dovrei prima chiedere il loro parere.
Abbassò gli occhi, arrossendo.
-Scusate… è un’idea che mi è venuta così ma è…-
-Geniale!-
Mi giro incredula verso Sting che mi osserva con un sorriso così diverso da quelli che sono abituata a vedere sul suo volto. È un sorriso che emana luce pura, intriso di speranza. E il cuore mi perde un battito.
Aspetta un attimo! Sting Eucliffe ha appena definito geniale una mia idea?!
-Sì, è geniale! Juvia, facciamolo!- esclama, alzandosi dallo sgabello e dirigendosi a passo sicuro verso la collega che lo fissa un po’ spersa e disorientata, il volto umido di lacrime.
Si accovaccia di fronte a lei e le prende le mani.
-Juvia nessuno riesce a trasmettere emozioni come fai tu quando canti e questo è il solo modo che io ho per farmi ascoltare da Seilah! Facciamolo! Riportiamoli da noi!- insiste e tutti tratteniamo il fiato finché un piccolo, tirato ma sincero sorriso non si disegna sulle labbra di Juvia, mentre annuisce piano.
-Juvia pensa che ci possiamo provare- mormora roca e una serie di sorrisi e sguardi fa il giro della stanza.
Di me si sono dimenticati, solo Rogue  mi lancia una fugace occhiata di ringraziamento a cui rispondo stringendomi nelle spalle.
Si siedono, più vivaci e fiduciosi di poco fa, mettendosi a confabulare di chissà cosa e io decido che è arrivato il momento per me di dileguarmi. Decido di andare in camera mia e telefonare a Lucy e Cana su skype per sentire come va la vita a casa. Mi mancano.
Prima di raggiungere la mia stanza, però, mi giro per un attimo ancora verso la finestra e stavolta sorrido sul serio.
La condensa si è ritirata di nuovo, portandosi via i miei dubbi e, spero, anche il loro dolore. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 




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Osservo con sguardo vacuo e poco attento i cereali cadere nelle ciotola, facendo tintinnare la ceramica. Il fatto di averli trovati vicini a tutto l’armamentario che Sting usa per comporre significa che ieri sera è stato alzato ancora fino a tardi per sistemare una qualche melodia o provare a inserirci il testo e il pensiero mi fa sorridere.
Da quando ho proposto che lui e Juvia si concentrassero su come usare la canzone per riconquistare Gray e Seilah, Sting sembra tornato quello di un tempo. Il che significa che ha ripreso a sorridere come se stesse girando lo spot del dentifricio con la stessa frequenza di un tempo.
Cosa strana, non mi viene più voglia di mettergli il lassativo nel caffè quando lo fa. Forse, imparando a conoscerlo, sto anche imparando a tollerarlo.
Teoricamente, ora che sta componendo come se non ci fosse un domani, il mio compito qui sarebbe finito ma per il momento non è ancora chiaro cosa intendesse Rogue con “Finché Sting non torna a comporre”.
Sospetto che volesse dire “Finché Sting non tira fuori qualcosa di accettabile e che anche Juvia possa cantare senza desiderare che il palco si apra sotto ai suoi piedi e la inghiotta” o almeno questo si è lasciato sfuggire ieri al telefono, quando ne abbiamo parlato.
Non so perché sia così negativo verso le capacità compositive di Sting, in fondo se ha pubblicato tre album vendendo migliaia di copie un motivo ci sarà.
Non che io abbia i suoi album sia chiaro!
O-Okay… forse ho una copia di “White is my color” da qualche parte ma solo perché Cana ha insistito per comprarla quando ha visto la sua foto in copertina e comunque a quei tempi non ero la dog-sitter di Rufus e Orga!
E avevo solo vent’anni!
Comunque.
Prendo la mia ciotola e mi sposto al bancone, appollaiandomi per bene sullo sgabello prima di immergere il cucchiaio nella mia colazione. Stamattina li mangio secchi, niente latte, e mi verso un po’ di succo al mirtillo.
Sto sgranocchiando persa nei miei pensieri, pianificando mentalmente la giornata, quando la porta della sua camera si apre e Sting schizza fuori come una mina impazzita, fermandosi al centro del salotto, le braccia sollevate al soffitto in segno di vittoria.
È scalzo, indossa dei pantaloni di cotone tipo tuta e una maglietta che lascia intravedere il suo fisico al di sotto. Non che io sia interessata o minimamente attratta dalla cosa! Era solo una considerazione.
-Eureka!!!- esclama euforico e io sgrano gli occhi finendo di masticare.
Magnifico! È impazzito del tutto!
Punta i suoi occhi blu su di me e io mi muovo a disagio sullo sgabello.
Cosa gli prende ora?!
-Yukino- mi chiama, fremendo di eccitazione -Vuoi sentire la canzone che ho appena finito di comporre?! Così mi dici che ne pensi!-
Sbatto le palpebre interdetta.
Fermi tutti! Aspettate un secondo!
Sting Eucliffe ha azzeccato il mio nome al primo colpo?!
E vuole il mio parere?!
Deglutisco i cereali e mi guardo intorno per controllare che i mobili siano tutti al loro posto. Una volta ho sentito che per accertarsi di non stare sognando quando si è in casa una buona strategia è controllare i mobili perché spesso nei sogni c’è qualche dettaglio diverso dal normale.
Ma qui è tutto assolutamente come al solito e sento distintamente Orga leccarmi abbondantemente il piede nudo. Ergo, non sto sognando.
-Orga! Ehi, no! Non sbavare su Yukino, dai!- lo riprende Sting e si accovaccia appena il cucciolo – sì, lo so che è un molosso ma ha gli occhi da cucciolo – si mette a correre verso di lui alla ricerca di coccole.
No, fermi un attimo!
Sting Eucliffe ha azzeccato il mio nome al primo colpo per due volte?!
Lo guardo incredula mentre passa la mano sul dorso di Orga, facendolo grugnire di piacere.
-Bravo, bello- si complimenta con lui e io mi ritrovo a fissarlo con occhi nuovi.
Non avevo mai fatto caso a quanto feeling avesse con loro. È molto più evidente con Lector ma per la prima volta mi risulta palese quanto bene voglia anche a Rufus e Orga.
Porto una ciocca di capelli dietro l’orecchio, imbarazzata da questo pensiero. Il primo dettaglio su cui una comportamentista si dovrebbe focalizzare è il rapporto cane/padrone. Ma forse in questo caso non ho fatto che focalizzarmi sul dettaglio che il padrone è Sting Eucliffe.
Solo quando torna a guardarmi mi rendo conto che non ho ancora staccato gli occhi da lui e sobbalzo quando mi sorride, in un modo molto diverso da quello a cui sono abituata. La faccia mi va a fuoco in mezzo secondo e io mi annego nei miei cereali.
Ne metto in bocca due cucchiaiate mentre Sting avanza per raggiungere lo spazio libero tra il salotto e la cucina.
-Ehi?!- mi chiama, piano, quasi dolce e io sollevo la testa di scatto, realizzando tardi che ho talmente tanto cibo in bocca da avere le guance gonfie come un criceto.
Oh stupendo! Sì Yuki, continua così!
Mastico al doppio della velocità che uso normalmente e mi aiuto con un po’ di succo per mandare giù, prima di pulirmi le labbra con il polpastrello del pollice e assumere una postura più composta.
-Sì?!- domando come se niente fosse.
-Allora posso fartela sentire?!- chiede ancora, e colgo una nota speranzosa nella sua voce.
Non so se sia perché ha indovinato il mio nome, se perché per la prima volta ho notato un lato di lui che mi era sconosciuto o se perché sembra tenerci davvero alla mia opinione.
Fatto sta che gli sorrido, genuina, le guance ancora un po’ imporporate, prima di annuire convinta.
-Certo!- rispondo e lui sembra illuminarsi.
Si sposta verso il pc, collegato all’equalizzatore, microfono e tastiera e traffica, come un bambino che non sta nella pelle di fare qualcosa di eccitante. Seguo i suoi movimenti , posando la guancia sul palmo e rigirando il cucchiaio nei cereali, curiosa e stranamente piena di aspettativa.
Sto per assistere in diretta a un’anteprima di Sting Eucliffe! È pazzesco!!
Insomma, non sarò una sua fan ma lui è pur sempre un cantante di fama internazionale!
Torna al centro dello spazio vuoto, le gambe divaricate, gli occhi chiusi e respira profondamente, smuovendo le spalle per rilassarsi.
 
[Wrapped Up – Olly Murs]
 
Degli schiocchi risuonano dalle casse, per dargli il tempo e lui riapre gli occhi e si raddrizza.
Ed è a quel punto che avviene la metamorfosi.
 
Now excuse me if I sound rude
But I love the way that you move
And I see me all over you now
 
Comincia a cantare e muoversi, menando il bacino e rimanendo con gli occhi fissi su di me per tutto il tempo, anche quando disegna con le mani la sagoma di un corpo chiaramente femminile e io trattengo il fiato.
Non so se ho fatto bene ad accettare!
 
Baby, when I look in your eyes
There's no way that I can disguise
All these crazy thoughts in my mind now
 
Okay, so che si sta comportando come se fosse sul palco o dietro una telecamera ma qui siamo solo io e lui e francamente potrebbe smettere di muovere la parte inferiore del suo corpo a quel modo.
Insomma è… distraente!!!
 
You got the lock
I got the key
You know the rest
You know just where I wanna be
Don't ever stop controlling me
I kinda like it when you bring me to my knees, ha
 
E la cosa peggiora quando sento come prosegue la canzone.
Ho come l’impressione che ci sia un vago doppio senso in tutto questo e sgrano appena gli occhi, incredula e scioccata.
No, non può stare dicendo…
La… la canzone non parla di…
Sento una risatina salirmi alle labbra ma la ricaccio indietro, schiarendomi la gola e muovendomi a disagio sullo sgabello. Sto cominciando a sudare man mano che il significato di questa canzone diventa sempre più chiaro.
 
You got me wrapped up
Around your finger
I'd do anything for your love now
 
E quando parte il ritornello non ho più dubbi.
Questa canzone ha un senso e uno soltanto! E, santissimo Roger, non posso credere che pensi di poter riconquistare Seilah così!
A meno che il suo unico interessa sia convincerla a fargli una…
No, non l’ho pensato!
E questo non può stare succedendo!
 
And when you touch it,
The feeling lingers
Takes me up so high I can't come down
You got me wrapped up, baby
 
Non sono nella cucina di Sting Eucliffe, del tutto incapace di distogliere gli occhi da lui mentre canta una canzone che parla di una…
Oddio non voglio nemmeno pensarci!!!
Mi passo nervosamente una mano tra i capelli e gli sorrido, per nascondere il mio imbarazzo.
 
I don't ever wanna give up
All this spell you got me under
I see fireworks when we touch now
 
Okay è chiaro che ho un problema.
Non so cosa sia ma non è normale che i miei occhi continuino a scendere verso il suo bacino e tutto quello che sta là sotto.
Se solo smettesse di muoverlo a quel modo!
 
Your body fits on mine like a glove
Let them say whatever they want
It's too late 'cause you're in my blood now
 
Penso sinceramente che parlare di “chiavi” e “lucchetti” sia una pessima idea per riconquistare il tuo amore perduto ma allora perché ho così caldo?!
E sto stringendo le gambe come se fossi nel bel mezzo di un esercizio di yoga?!
 
You got the lock
I got the key
You know the rest
You know just where I wanna be
Don't ever stop controlling me
I kinda like it when you bring me to my knees
 
Un sorriso nervoso mi piega le labbra e distolgo lo sguardo per un attimo, giusto il tempo che gli serve per farsi venire la brillante idea di mettersi di schiena per mettere in mostra il suo lato B. Senza smettere di muoversi a ritmo ovviamente.
Lancio un’occhiata al soffitto e vorrei tanto non sentire quello che sento in questo preciso momento.
Ormai credo di essere color aragosta e porto una mano davanti alla bocca per nascondere lo sbuffo di risata isterica che non riesco più a trattenere.
Vorrei essere come Cana in questo momento, lei si godrebbe il momento io non so se ne uscirò sana.
 
You got me wrapped up
Around your finger
I'd do anything for your love now
 
Okay no, al di là di tutto, non può usare questa canzone!
Non che sia brutta o non la sappia cantare. Cantarla, la sa cantare e anche molto, molto bene.
Yukino! Resta concentrata!
Però andiamo!
 
And when you touch it,
The feeling lingers
Takes me up so high I can't come down
Girl, you got me wrapped up
 
Dovrebbe far capire a Seilah quanto la ama non che buona manualità abbia!
E poi Juvia non potrebbe mai cantare una roba del genere!
Ora capisco le parole di Rogue e perché fosse tanto preoccupato.
Eppure, se devo essere completamente sincera, spero che non finisca troppo presto.
 
You got me so, so wrapped up
There's just something about you, you
Wrapped up
You got me so, so wrapped up
There's just something about you
 
Insomma, okay, forse non mi starà granché simpatico ma non sono mica cieca.
Oddio, non posso credere che stia veramente succedendo! Non credevo che sarebbe mai arrivato il giorno in cui avrei trovato Sting Eucliffe sexy!
E poi si vede che si sta divertendo a cantarla.
Ci crede davvero e normalmente penserei che è un idiota ma ora come ora non riesco proprio a pensare.
 
My princess so intelligent
Make me wanna reapply to school for the hell of it
I'll be the student, you be the teacher
Ms. Sophisticated, such a pleasure to meet ya
Yeah, but here's the only issue since we met
You kinda turned my world upside down
And I don't really mind Spiderman kissing you
As long as you're planning on sticking around
The happiest boy in the world award goes to me
Not a chance nobody came close to 'em
I kinda knew you was troublesome
You got me wrapped around your finger like bubblegum
 
-Questo è un vecchio rap che avevo fatto con Bacchus, l’ho inserito solo per staccare ma pensavo che qui si può inserire il pezzo di Juvia!- mi spiega entusiasta e io sgrano gli occhi.
Ma fa sul serio?!
Mi flasha con un sorriso e poi abbassa gli occhi sui miei cereali.
-Posso?!- chiede, indicandoli.
-Uh?! Sì, sì, certo! Ti recupero un cucc…-
Le parole mi muoiono in gola quando si piega verso di me, afferra la mia mano che tiene ancora saldamente il cucchiaio e mi obbliga praticamente ad imboccarlo. Il tutto senza staccare gli occhi dai miei.
Poi, come se non bastasse, sposta la sua mano verso il mio volto e mi accarezza il labbro inferiore con il pollice.
-Avevi un po’ di cioccolato- soffia e io riesco solo a deglutire a vuoto -Pronta per il gran finale?!- chiede, prima di allontanarsi di nuovo.
 
Everything that you do
Every way that you move
There's just something about you
There's just something about you
 
Tutto… questo… non può… essere… sano!
Parliamone.
Sono sempre convinta che questa canzone non possa funzionare ma allora forse sono io che non ho capito niente dalla vita.
 
Everything that you do
Every way that you move
There's just something about you
There's just something about you
 
E Sting ha capito tutto.
Perché forse non servirà a farmi cadere ai suoi piedi.
Ma nemmeno io riesco a credere a quello che gli farei in questo momento se solo potessi.
Oddio, che mi ha fatto?!
 
Girl, you got me wrapped up
Around your finger
I'd do anything for your love now
 
Mollo il cucchiaio quando mi accorgo quanto saldamente lo sto stringendo con le mie dita e credo che la mia temperatura corporea sfiori i 300 gradi ormai.
Struscio le cosce tra loro, mentre mi ripeto mentalmente che questa cosa non deve uscire da queste quattro mura.
 
And when you touch it,
The feeling lingers
Takes me up so high I can't come down
 
Non posso rischiare che Cana venga a saperlo, mi leggerebbe come un libro.
Quanto manca alla fine della canzone?!
Anche se poi, voglio veramente che finisca?!
 
Girl, you got me wrapped up
 
Okay, io l’ho detto che non poteva essere sano tutto questo!
 
You got me so, so wrapped up
There's just something about you, you
 
Non so più se sto sorridendo per isteria, per nascondere l’imbarazzo o per lo spettacolo a cui sto assistendo.
So solo che devo ignorare i segnali che il mio corpo mi sta lanciando e poi uscire di qui il più in fretta possibile appena la canzone finisce.
 
Wrapped up
You got me so, so wrapped up
There's just something about you
 
Mi imprimo per bene nella testa quanto bene muove quel dannato bacino, perché so che ci siamo quasi.
Almeno spero!
O non lo spero?!
Va bene, è ufficiale, sono impazzita!
E poi, finalmente, si immobilizza sulle ultime note e io torno a respirare.
Non mi ero neanche accorta che stavo trattenendo il fiato.
Rimaniamo fermi dove siamo per alcuni lunghi secondi. Lui in attesa, io pietrificata.
Non mi è molto chiaro cos’è appena successo.
Non mi è molto chiaro neppure cosa rischia di succedere se non esce dal mio campo visivo ora.
In poche parole, è tutto molto confuso.
-Allora?!- mi chiede, un po’ affannato -Che ne dici?!-
-Io… io…- boccheggio, in difficoltà e rossa come non mai mentre lui continua a fissarmi, incoraggiante.
Okay, Yuki, calma. Devi solo articolare delle parole di senso compiuto. Lo fai da tanti anni, puoi riuscirci anche ora.
Oddio, com’è imbarazzante! Sono sicura che mi si legge chiaramente in faccia!
-Io… ho bisogno di aria!- riesco finalmente a dire, più agitata di quel che vorrei suonare.
Mi precipito verso la portafinestra e la spalanco.
-Scusa un attimo solo eh!- aggiungo senza girarmi, prima di uscire sul balcone.
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 




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-Okay quindi da dove partiamo?!- domanda, togliendo il tappo alla penna e aprendo il blocco.
Gli lancio un’occhiata di striscio, seduta accanto a lui sulla panchina, senza perdere di vista Rufus e Orga che abbiamo lasciato liberi di scorrazzare per il parco.
Non mi è ancora molto chiaro come sono capitata qui.
Dove per “qui” non intendo al parco con i cani di Sting Eucliffe ma su una panchina seduta di fianco a Sting Eucliffe.
Sono passati quattro giorni dalla sua performance privata solo per me, che ho annoverato fra i momenti più imbarazzanti della mia vita, almeno se si sa cosa mi è passato per la testa durante quei tre minuti e mezzo, ma che ancora una volta ha destabilizzato il nostro rapporto.
E ancora una volta in positivo.
Onestamente, non credo di aver mai parlato così tanto con Sting come in questa settimana. È ossessivamente ansioso di conoscere la mia opinione su una gamma di argomenti che spaziano dal tipo di marmellata da spalmare sul pane fino alle sue canzoni.
E non posso negare che questo mi lusinghi e mi faccia sentire molto più apprezzata da lui di quanto non avessi mai osato pensare. Sento le guance arrossarsi al solo pensarci e mi porto rapida una ciocca dietro l’orecchio per dissimulare il mio disagio.
È strano pensare che questa è la stessa persona che, fino a qualche settimana fa, mi faceva reputare intollerabile anche solo respirare la sua stessa aria e invece ora quando mi sorride non posso fare a meno di ricambiare e il suo sorriso non mi sembra più così arrogante.
Anche se, comunque, tutto il suo zelo mi lascia perplessa.
All’origine di questo suo strano comportamento c’è la sua ferma decisione di imparare a vedere il mondo con i miei occhi perché, per un qualche a me sconosciuto motivo, sembra aver deciso che per poter scrivere un testo adatto a far sì che Seilah si innamori di nuovo di lui abbia bisogno di vedere il mondo con gli occhi di una donna. E a quanto pare la donna prescelta sono io.
Credo di averlo colpito molto mentre gli spiegavo con pazienza tutte le ragioni per cui non può usare la sua ultima creazione per riconquistare la sua ex.  Cioè è l’unica spiegazione del perché ora sta qui con un quaderno per gli appunti, aspettandosi che gli riveli chissà che arcano e ancestrale segreto.
-Sting non credo sia necessario prendere appunti…- comincio, gesticolando per minimizzare.
-Oh sì invece! Non voglio perdere una sola parola!- mi interrompe, rischiando di bucare il foglio nel tentativo di far scrivere la penna.
Lo osservo curiosa e mi viene da sorridere nel notare quanto assomigli a un bimbo in questo momento. Anche se in realtà quell’espressione concentrata e un po’ accigliata lo fa sembrare tutto fuorché un bambino e gli sta davvero bene.
Davvero molto, molto…
-Ehi! Yuki, ci sei?!-
Sobbalzo quando la sua mano si agita davanti ai miei occhi incantati.
A guardare che, poi?!
Mi muovo a disagio sulla panchina, distogliendo rapida lo sguardo e spingendo sulle mani per mettermi più dritta mentre qualcosa di molto simile a imbarazzo mi si rimescola dentro.
Che figura!
 Ma… Ho sentito male o siamo appena passati dall’azzeccare sempre il mio nome ad azzardare persino un abbreviativo?!
Sono sinceramente colpita dalla cosa e un moto di solidarietà e qualcosa che credo sia affetto mi invade. Scuoto la testa e torno a guardarlo, sorridendo incoraggiante.
-Allora, come posso aiutarti?! Cosa vuoi sapere?!- lo invito a parlare e lui si illumina, felice e grato.
-Tutto! Cosa ti aspetteresti tu da una canzone scritta e pensata solo per te, per farti sentire speciale e unica?! Cosa ti aspetteresti da un uomo che è pronto a tutto per riaverti indietro?!-
Rifletto sulle sue parole, pensierosa. Per quanto io non capisca come possa funzionare tra loro, è palese che Sting tiene davvero a Seilah e sono consapevole del mio ruolo in questa storia, visto il peso che lui da alle mia opinione. E, senza un vero motivo, mi accorgo che voglio aiutarlo nel migliore dei modi.
-Beh, dipende anche dal perché… vi siete lasciati- esito un momento.
Sottolineare che è stata lei a lasciare lui mi sembra una cattiveria gratuita.
Mi osserva un istante e io mi domando se non mi sono spinta troppo oltre ma poi lui si lascia andare contro lo schienale della panchina, prende un sospiro e comincia a parlare e sembra quasi sollevato di tirare fuori quello che ha dentro.
-Io nemmeno lo so. Seilah non sembrava neppure turbata dalla cosa, era così tranquilla. Mi ha semplicemente detto che la nostra relazione non era più eccitante come una volta, che le sembrava di stare sempre ferma nello stesso posto mentre prima ogni giorno era diverso da quello precedente e io… boh- si stringe nelle spalle, chiaramente spaesato.
E posso capirlo, sono spiazzata pure io!
Questo è un ragionamento che proprio non capisco.
-Ma che vuol dire?!- domandò a sopracciglia aggrottate, consapevole che mi sto infervorando -Mica è quello il senso di una relazione! È normale che i primi tempi sia tutto sempre eccitante ma poi arriva il momento di fermo, per tutti! È così che funziona, ci sono momenti di stallo e momenti in cui si avanza ma la cosa importante è rimanere aggrappati a quello che si prova! Stringere quel sentimento con tutti se stessi!-
Quando finisco di parlare mi accorgo del tono astioso che ho usato al solo pensiero di Seilah che rovescia addosso a Sting tutte queste assurde paranoie, magari facendolo pure sentirei n colpa.
Ma cosa vuole la gente?! Una ha una splendida storia con una persona stupenda e butta tutto via per… per cosa?! Per noia?!?!
Il rumore della penna che scrive sul foglio mi riscuote dalle mie riflessioni.
Sting sta prendendo appunti come un forsennato e io lo osservo un po’ preoccupata.
Non sono sicura al cento per cento che questa situazione sia sana. Né per me né per lui.
-Sai questa cosa dell’afferrare e dello stringere mi piace! Sembra proprio lo stile di Seilah, magari potrei partire da lì!-
Sgrano gli occhi sconvolta, intuendo dove si rischia di andare a parare se non lo fermo subito.
-Sì okay, però magari senza doppi sensi!- esclamo, sorridendo nervosamente.
Ci manca solo che scriva un’altra canzone su Seilah che gli fa una…
Chiudo gli occhi un istante scacciando il pensiero e quando li riapro lo trovo intento a riflettere con un’espressione imbronciata.
-Perché niente doppi sensi?!- domanda accigliato e io lo guardo incredula.
-Sting ne abbiamo già parlato!-
-Lo so! Ma è lo stile di Seilah quello!-
-Ma tu non devi scrivere qualcosa nel suo stile! Devi scrivere qualcosa nel tuo! Devi farle capire quanto è importante per te! Quanto la ami e la vuoi! Non che ti mancano i suoi servizi manuali!- aggiungo per buona misura, arrossendo ma parlando senza vergogna.
Se Cana mi sentisse…
Immagino sarebbe fiera di me. O forse no, perché sarei potuta essere più diretta.
-Dovresti… dovresti dirle che sei pronto a trovare un compromesso, a fare quanto in tuo potere per renderla felice! Che se le manca com’erano prima le cose, potete tentare di riportare l’orologio indietro! E che sei disposto a… a… costruire un ponte su cui incontrarvi a metà strada! Anzi no! Che sei pronto ad attraversarlo tu per andare dalla sua parte ma hai bisogno che lei ti dia un segno che non è finita!- snocciolo, così coinvolta che stupisce anche me stessa.
Sting mi osserva, colpito e senza parole e il mio stomaco si contrae, sicuramente per il disagio che mi provoca sempre venire osservata così, ma rimango impassibile e calma, cercando di non darlo a vedere.
-Wow- commenta, prima di rimettersi a scrivere come un pazzo.
Lo osservo trattenendo un sospiro esasperato. Si blocca con la biro a mezz’aria e socchiude gli occhi, chiaramente colto da un improvviso e atavico dubbio.
-Un ponte hai detto?!-
-Sì. Sai, metaforicamente parlando-
-Uhm- mugugna annuendo appena, prima di girarsi verso di me, sempre accigliato -Sei sicura che il ponte sia la cosa migliore?!-
-N-non… non saprei. Era solo un esempio, se hai in mente altro…-
-No, non fraintendermi, mi piace!- mi interrompe, gesticolando -È che Seilah è più da “salto con l’asta”, non so se capisci che intendo- aggiunge, con sguardo eloquente.
Lo fisso atona alcuni istanti, sbattendo le palpebre e trasmettendogli come meglio posso tutta la mia disapprovazione ma lui sembra beatamente ignaro della cosa.
Senza una parola, mi alzo stringendo in mano i due guinzagli, dirigendomi decisa verso Orga e Rufus.
-Ehi dove vai?!-
“A buttarmi nel lago” sarebbe la mia sincera risposta ma non voglio fare la tragica.
-A prendere un gelato- lo informo senza nemmeno voltarmi.
Mi serve del cibo confortevole in questo momento.
Raggiungo i nostri due cuccioli – sì, ormai li considero anche miei – e loro si siedono ubbidienti per farsi mettere il guinzaglio, senza proteste e scodinzolando.
Dei passi frettolosi mi raggiungono da dietro e prima che io riesce a sollevare la testa il profumo del  bagnoschiuma di Sting mi investe, dandomi un lieve capogiro.
-Offro io!- afferma e io mi rimetto dritta.
Mi sta sorridendo e per l’ennesima volta mi domando come farà mai a sorridere così, a illuminarsi a quel modo. Mi piacerebbe davvero scoprirlo perché è una cosa che mi provoca sempre un certo rapimento anche se mi guardo bene dall’ammetterlo.
Anche le mie labbra si increspano mentre mi stringo appena nella spalle, senza sapere cosa dire esattamente.
-Sei… gentile- affermò.
Si limita ad allargare ancora di più il sorriso prima di chinarsi per prendere il guinzaglio di Orga, sfiorando la mia mano con la sua, facendo pizzicare la mia pelle.
-Andiamo?!- mormora e il cuore mi perde un battito.
Scuoto energicamente la testa, imponendomi di tornare in me e non comportarmi come una ragazzina in piena tempesta ormonale solo perché ho davanti un bel ragazzo, prima di avviarmi con lui verso l’“Ice Make”, la migliore gelateria di Ishgar, che si trova giusto in questa zona.
Ci vogliono circa dieci minuti per raggiungerla e, incredibilmente, riusciamo a trascorrerli senza venire fermati da fan impazziti che vogliono l’autografo di Sting e senza parlare di Seilah, della canzone o di quale gusto di gelato prendere. Parliamo del più e del meno, con una naturalezza che non credevo possibile, e per la prima volta mi rendo pienamente conto di un dettaglio molto importante e cioè che io sono una delle poche persone che conosce Sting per davvero, come Rogue e Minerva, qualcuno di cui lui può fidarsi senza temere che abbia secondi fini o un atteggiamento opportunista. Per la prima volta capisco perché Rogue ha chiesto il mio aiuto quando sembrava che il mondo stesse crollando addosso a Sting.
Forse sono una specie di… amica.
Agganciamo Rufus e Orga a una ringhiera fuori dalla gelateria che ha le porte spalancate per lasciar entrare un po’ d’aria. Ormai siamo a fine Maggio e il caldo si fa sentire.
Sting mi fa strada, galante, e io mi avvicino senza esitare al banco delle creme, vagliando i gusti del giorno.
C’è una manciata di altri clienti, segno che non dovremo aspettare troppo e una figura vicino al banco delle granatine attira la mia attenzione. Mi giro a guardare con più attenzione il ragazzo che, nonostante abbia già in mano il proprio bicchiere di granita, non sembra intenzionato ad allontanarsi dal bancone e subito lo riconosco.
L’espressione impassibile, lo sguardo glaciale, la posa imperturbabile.
Do una lieve gomitata a Sting e glielo indico con la testa e lui si irrigidisce, titubando un attimo prima di avvicinarsi con passo deciso.
-Ehi Gray!- lo chiama per salutarlo e Gray si volta sorpreso, mettendoci qualche attimo a riconoscerci, assorto com’era nei propri pensieri.
-Oh. Sting. Ciao, Yukino-
Sollevo una mano agitando appena le dita.
-Ciao- gli sorrido, chinando appena il capo e notando qualcosa, come una tensione, nei suoi occhi.
Gray è il migliore amico del fidanzato di Lucy, per questo lo conosco. Non che io sia un’assidua seguace dell’hockey ma l’ho visto giocare per la nazionale un paio di volte e devo ammettere che in effetti il quantitativo di persone famose con cui ho a che fare è notevole per una persona normale.
Non ci avevo mai fatto caso prima.
-Allora come va amico?!- gli chiede Sting, dandogli una pacca sulla spalla.
-Bene, bene- risponde, abbozzando un lieve sorriso -Volevo salutare un attimo Ul prima di andare- spiega, indicando con il capo sua sorella adottiva, che intanto sta servendo gli ultimi tre clienti prima di noi -E voi come state?!-
-Non c’è male!- risponde Sting anche per me, prima di esitare un attimo e avvicinarsi ulteriormente a Gray, guardandosi intorno sospettoso -Senti, ci tenevo a dirti che io non ho assolutamente una cattiva opinione di te per quello che è successo con Juvia- gli sussurra e io sobbalzo insieme a Gray, guardandolo poi agitata.
Ma come gli viene in mente?!
-Oh beh, grazie- mormora Gray, in imbarazzo.
-Sting! Posso parlarti un attimo?!-
-Sì insomma, alla fine anche Juvia ha detto che va bene così. È felice dei bei momenti passati insieme e che tu sia stato sincero con lei riguardo alla vostra relazione- prosegue imperterrito ma qualcosa nell’espressione di Gray ora mi fa desistere dall’imbavagliare il mio coinquilino.
-Ha… ha detto così?!- domanda conferma Gray, il tono lievemente agitato.
Sting annuisce energicamente.
-Sì! È davvero una ragazza eccezionale non trovi?! Ti ha anche difeso a spada tratta con Lyon l’altra sera!-
Trattengo a stento un sorrisetto quando vedo il lampo di panico che attraversa le iridi grigie di Gray e capisco finalmente la strategia di Sting.
-Lyon?! Cosa c’entra Lyon?!-
Lyon Vastia è il fratello adottivo di Gray e Ultear, nonché suo eterno rivale sul campo da hockey e anche in amore da quando c’è Juvia. Tutti quelli che li conoscono o seguono i gossip sanno che Lyon ha una cotta vergognosa per lei e che lei non lo ha mai considerato solo perché c’era Gray.
Ma ora, le cose stanno diversamente.
-…una bella uscita! Tra amici si intende! Eravamo io, Juvia, Lyon e Yukino!- sta dicendo ora Sting e mi metto sull’attenti quando sento il mio nome -Vero, Yuki?!-
-Assolutamente! E devo dire che Juvia era molto più tranquilla e rilassata dell’ultima volta che l’abbiamo vista! Credo che Lyon stia cercando di starle vicina, quindi puoi stare tranquillo Gray! Non devi più preoccuparti per lei e poi anche io penso che hai fatto la cosa giusta se non ti sentivi di continuare!- rincaro la dose e quando anche io finisco di parlare sembra che lo abbiamo appena tempestato di pugni.
È spaesato, vagamente instabile e rischia di accartocciare il bicchiere da tanto lo stringe forte.
-Beh… grazie ragazzi, davvero. Io però ora devo andare- si affretta verso l’uscita della gelateria, chiaramente fuori di sé.
-Ma non dovevi salutare Ultear?!- gli domanda Sting, fintamente sorpreso.
Gray si ferma sulla porta, confuso.
-Come?! Oh sì, le… le mando un messaggio dopo- minimizza prima di precipitarsi lungo la strada.
Non so esattamente cos’abbiamo fatto e se lo abbiamo fatto bene ma l’intenzione era al cento per cento buona e mi giro a scambiare un’occhiata e un sorriso complici con Sting mentre Ultear si libera del suo ultimo cliente prima di noi.
-Ehi ragazzi! Come va?!- ci chiede, guardandosi poi intorno stranita -Ma che fine ha fatto mio fratello?!-
-Ha detto che aveva da fare-  rispondo io mentre Sting si stringe nelle spalle.
-Ah! Oh beh, lo sentirò più tardi! Cosa vi do?!-
-Per me cocco e meringa!- risponde senza esitare Sting -Cono per favore!-
Ul annuisce con un sorrisone prima di procedere a depositare il gelato sulla cialda con mani esperte.
Io continuo a studiare i gusti, ancora indecisa tra caramello e nocciola, quando mi accorgo di due occhi fissi su di me. Interrogativa, sollevo lo sguardo solo per incrociare quello blu di Sting.
-Tutto bene?!- gli chiedo ma lui continua a osservarmi ebete.
Ma che gli prende?!
-Yuki- mormora piano e un brivido mi percorre.
Le guance mi si arrossano e quando lui fa un passo verso di me le mie gambe rischiano per un attimo di abbandonarmi.
Oddio e ora cosa prende a me?!
-D-dimmi- lo invito in un soffio, provando un irrazionale e ridicolo fremito di aspettativa.
-Non mi hai detto cosa pensi del “salto con l’asta”! Potrebbe anche essere il titolo della canzone! Pole Vault! Suona pure bene!-
Se fosse fisicamente possibile, credo che la mia mascella ora crollerebbe a terra.
Non riesco a credere alle mie orecchie.
Non riesco neppure a decidere se maledire prima me per il mio comportamento da sedicenne o prima lui per essere così… ingenuamente fissato, credo sia il termine più adatto.
Tutto quello che riesco a fare è tornare a guardare i gelati, sospirando.
Questo incubo non finirà mai. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 




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Scivolo in casa, sospirando e scrollando le spalle stanche e indolenzite.
Oggi è stata una giornata pesante al lavoro e non vedo l’ora di farmi una doccia bollente per sciacquare via stress e stanchezza.
Sapete cosa è peggio di un cane problematico?! I padroni problematici!
Molti animali sono esattamente come dei bambini. Se non ubbidiscono c’è sotto qualcosa, un bisogno di attenzione o una richiesta d’aiuto. Richiesta d’aiuto che sta precisamente a noi comportamentisti decifrare.
Ma se il padrone si comporta come se noi fossimo degli insensibili sadici che maltrattano i loro cuccioli la faccenda si fa decisamente più complicata.
Mi passo una mano tra i capelli, chiudo gli occhi e mi godo qualche istante la tranquillità e il silenzio che albergano qui, accorgendomi così dello scroscio dell’acqua che mi raggiunge attraverso la porta del bagno.
Apro un occhio, guardando in quella direzione, e non trattengo uno sbuffo nel trovare conferma che sì, Sting sta facendo la doccia. E quindi io devo aspettare.
Va beh, nel frattempo mi concederò una limonata, ho bisogno anche di rinfrescarmi.
Mi dirigo verso il frigo e allungo stancamente un braccio per aprirlo ed estrarre una lattina. È mentre lo sportello si richiude alle mie spalle e io stappo la mia bibita, guardandomi intorno, che mi accorgo di qualcosa che non va.
Silenzio e tranquillità.
Troppo.
Troppo silenzio e troppa tranquillità.
Cosa c’è di strano?!
Socchiudo gli occhi e continuo a scandagliare la casa, notando solo ora Lector acciambellato sul divano che dorme della grossa. Sorrido intenerita e scuoto la testa.
Piccola palla di pelo senza vergogna.
Ed è allora che capisco cosa non va e poco ci manca che mi strozzo con la limonata mentre sgrano gli occhi.
Dove sono Rufus e Orga?!
Mi sposto dalla cucina a vista, posando la lattina sul bancone, dirigendomi rapida verso le camere mia e di Sting. Non vorrei che si fossero spaventati e si fossero nascosti sotto il letto.
Ma quando sono a pochi passi dalla zona notte mi blocco di colpo, accorgendomi di un altro rumore, che si mischia con lo scroscio della doccia.
Tonfi.
Tonfi insistenti e cadenzati, più o meno regolari.
Tonfi che si confondono con qualcos’altro che non è l’acqua che scorre ma dei suoni soffocati e trattenuti con difficoltà. E che aumentano improvvisamente mentre io divento lentamente bordeaux e sudo, capendo.
So cosa sto ascoltando perché, ahimè, non è la prima volta che mi capita ma la terza.
-Mmmmmh… mmmmh ah… ah… AH!-
La prima volta ero con Lucy ed è stato a casa nostra, quella volta che siamo tornate a casa e ci abbiamo trovato Cana impegnata in attività extrascolastiche con un suo compagno di accademia.
-Ahhh s-sììì…-
La seconda invece ero da sola ed ero proprio qui. Curioso che sia stato anche il giorno che ho conosciuto Seilah per la prima volta.
-Sì, sì, s… Aaaaah!-
Non che mi importasse più di tanto, siamo onesti. Voglio dire, una si aspetterebbe di conoscere la fidanzata del padrone dei cani di cui si prende cura in una situazione diversa, non con lei con addosso solo uno striminzito asciugamano e il padrone dei cani di cui si prende cura altrettanto poco vestito e con un’espressione di soddisfazione post-amplesso sulla faccia, okay, ma non credo che possa esistere, in nessun universo né linea temporale, un contesto e una situazione in cui avrei potuto incontrare Seilah e non trovarla insopportabile e odiosa alla primissima occhiata.
Ciò che mi è rimasto di quell’episodio è la certezza che Sting adora vergognosamente fare sesso nella doccia e quindi, essendo che questa è pur sempre casa sua, non dovrebbe darmi così fastidio. Eppure me lo da, lo sento distintamente nello stomaco, insieme al furioso imbarazzo.
Che poi neppure questo è così incomprensibile! Cioè, alla fine ora abito qui anche io! E poi con chi è che sta facendo… che… che…
Mi giro scioccata verso il bagno quando i tonfi aumentano ancora e i gemiti salgono di volume, invadendo l’appartamento.
-Ah, ah, ah… Oh, Oh sì! OH SÌ!-
Ma senti questi!
Chissà lei chi è.
Non credo sia Seilah e questo mi fa ancora più rabbia perché sarebbe l’unica persona con cui potrei capire, accettare! Non dico che non mi darebbe fastidio ma mi da più fastidio sapere che lo sta facendo con una ragazza qualunque, rimorchiata chissà dove quando sono io che da settimane mi sto preoccupando per lui, che gli sto accanto e che lo sostengo!
Sgrano gli occhi sconvolta.
Non… non sto dicendo che dovrei esserci io nella doccia con lui, eh!  Insomma non mi aspetto che faccia… che… che lui… per gratitudine… ovvio che non mi aspetto una cosa del genere!
E nemmeno mi interessa!!!
Quello che voglio dire…
Insomma ha avuto tutto il giorno, sono uscita alle dieci io! Non poteva darsi una mossa prima?!?
-AH, AH,AH…-
Mi passo una mano sul volto mentre le guance mi vanno a fuoco.
Quanto vorrei che il pavimento mi inghiottisse!
-OH SÌ TI PREGO SÌ!!!-
-Ci s-sono quasi! Ahhhhh…-
-AH-AH-AHNCHE IO!  NON SMETT… SMETTEREH!-
Tre… due… uno…
-Vengo, vengo, VENGO! AHHHH!!!-
-OH MELDY!!!-
Meldy?!? Meldy?!?!?
Quella Meldy?!?!
Beh dubito ne conosca molte, in effetti ma… non ci posso credere!
Non avrei mai immaginato, io…
Mi irrigidisco quando sento il rumore della chiave nella toppa e un brivido mi percorre la schiena. Perché la toppa in questione non è quella della porta del bagno ma quella della porta d’ingresso.
E chi diavolo è?!
Se io sono a casa e Sting è a casa…
Mi giro mentre uno zampettare e ansare famigliari invadono la casa e mi ritrovo a fissare Orga e Rufus che si precipitano scodinzolando verso di me.
-Ehi Yuki! Ciao! Tutto bene al lavoro?!-
Sbatto le palpebre interdetta mentre Sting entra in casa richiudendosi la porta alle spalle. Mi sorride un attimo, prima di assumere un’espressione perplessa in risposta alla mia, attonita.
-Che succede?!-
-Come fai a essere lì?!- domando e lui mi guarda come se fossi pazza.
-Scusa?!-
-Come… come fai a essere lì e… e…- ripeto, indicando prima la porta di ingresso e poi quella del bagno mentre lentamente realizzo che, ovviamente, se Sting era fuori in bagno deve esserci qualcun altro.
Ma chi?!?!
Chi sta usando casa nostra come propria personale camera di piacere?!?!
Mavis, sono così indignata e vorrei morire di imbarazzo al tempo stesso!
Ed ecco il momento della verità. La maniglia della porta del bagno si abbassa e io mi giro rapida, trattenendo il fiato, gli occhi fissi sull’uscio che si apre lentamente lasciando fuoriuscire la risata di Meldy.
Esce dal bagno, ignara, coperta solo da un asciugamano decisamente piccolo, ancora girata verso chiunque sia che fino a un attimo fa stava testando la sua resistenza fisica contro le piastrelle della doccia.
Io e Sting ci guardiamo allibiti e quando ci torniamo a voltare verso il bagno ecco rivelato il mistero. La mascella di Sting quasi cade al suolo quando lo vede, nudo tranne che per un asciugamano intorno ai fianchi.
-Rogue!- lo chiama incredulo e finalmente si accorgono di noi.
Fanno un salto di tre metri e diventano entrambi rossi per la vergogna ma Rogue ha ancora la presenza di spirito necessaria per trascinarsi Meldy dietro la schiena.
-Possiamo spiegare!- esclama, alzando le braccia in segno di resa e mollando l’asciugamano che si arruffa sul pavimento, rivelando tutto ciò di cui Madre Natura lo ha dotato.
Generosamente, mi permetto di aggiungere, anche se mi sono portata le mani agli occhi quasi subito.
Beh che c’è?! Non è che ho guardato di proposito! È capitato!
-Rogue!!!- lo ammonisce quasi ruggendo Sting.
-Oh merda!- esclama, al colmo dell’imbarazzo -Scusa Yukino!-
Agito un mano per fargli segno di non preoccuparsi, attenta a tenere le palpebre serrate.
-Merda- ripete in un sussurro.
-Ti vuoi andare a mettere delle mutande?!? Tutti e due! Rivestitevi dannazione!-
Tengo le mani a distanza ravvicinata per continuare a schermarmi gli occhi e lancio uno sguardo a Sting che fissa insistentemente in direzione di Rogue e Meldy. E una punta di qualcosa simile a fastidio mi colpisce al centro del petto.
-Ehi! Cosa guardi?!?!-
Si gira stranito verso di me.
-Cosa?! È Rogue! Da bambini facevamo il bagno insieme!-
-Oh certo! Ma nel caso tu non l’abbia notato c’è anche Meldy ed è mezza nuda!- protesto.
Solleva le sopracciglia, incrocia le braccia al petto.
-Sono rientrati in bagno- mi fa presente, indicando con il pollice e io scatto, abbassando le mani e guardandomi intorno.
Sento le guance arrossire e lo sguardo di Sting ancora su di me. Mi giro di nuovo verso di lui, per dirgli di piantarla ma resto spiazzata dal suo ghigno.
-Cosa?!-
-Sei gelosa?- domanda e io lo guardo sotto shock.
-C-cosa?!- ripeto, come se fosse assurdo.
Perché lo è! E se sono arrossita è solo per la situazione imbarazzante!
-Non ci sarebbe niente di male- si stringe nelle spalle lui.
-Ma non è affatto così! Smettila!-
-Di fare cosa?- chiede divertito.
-Guardarmi a quel modo! Io non sono gelosa!-
-Non ti guardo in nessun modo-
-Sting!- esclamo esasperata.
-Comunque non stavo guardando Meldy, puoi stare tranquilla-
Apro la bocca per ribattere, indignata, ma Rogue e Meldy escono dal bagno, stavolta vestiti e mi interrompono prima ancora che io possa iniziare.
-Beh allora io vado eh!- si affretta a dirci Meldy, infilando il sandalo mancante e recuperando la sua borsa. Si ferma sulla porta e si gira verso di noi, evitando i nostri sguardi -E scusate per…- si schiarisce la gola, scostandosi una ciocca dalla fronte -La doccia- conclude rapida una volta trovata la parola.
Fa un silenzioso cenno a Rogue per dirgli che lo chiama più tardi e poi si dilegua, sbattendosi l’uscio alle spalle.
Ci rigiriamo lentamente verso di lui che sta fissando ancora la porta con un misto di desiderio e disperazione e portiamo le mani sui fianchi, in attesa. Ci mette qualche secondo a rendersi conto dei nostri sguardi su di sé.
-E allora?!- allarga le braccia, Sting, esasperato.
-E allora cosa?! Siamo due adulti che fanno cose da adulti! Non vi devo nessuna spiegazione!-
-Sì, che ce la devi! Questa è casa nostra!- insiste Sting prima di prendersi il ponte del naso tra pollice e indice -Okay. Okay. Dimmi solo per favore che non l’avete fatto nel mio letto-
-Certo che no! Ma per chi mi hai preso?! Abbiamo sempre usato la stanza degli ospiti-
Trattengo il fiato sconvolta. Che ha detto?!
-Grazie al cielo-
-Ehi! La stanza degli ospiti ora è camera mia! Quello è il mio letto!-
-Oh dai, dopo ti aiuto a cambiare le lenzuola, non è una tragedia- minimizza Sting, facendomi indignare.
Pensa te questo!
Anche se, devo ammetterlo, non credevo che anche lui pensasse all’attico qui come a casa “nostra”. Credevo fosse una cosa solo mia.
-Comunque non capisco- decido di sorvolare sull’uso improprio del mio letto e di smettere di cercare di trucidare Sting con lo sguardo -Io credevo non vi sopportaste- faccio presente a Rogue, cercando una risposta.
Si passa una mano tra i capelli corvini, scompigliandoseli, mentre l’altra la immerge nella tasca dei pantaloni.
-Sì beh è così ma che c’entra?! È solo normale, sano, disinteressato sesso senza implicazioni. Non deve per forza starmi simpatica!- mette in chiaro, un po’ troppo sulla difensiva e un po’ troppo nervoso.
Io e Sting ci scambiamo un’occhiata scettica.
-Se lo dici tu…-
-Oh lo dico eccome! Niente, e sottolineo niente, potrà mai farmi cambiare la mia opinione su Meldy Milkovich! Neppure del meraviglioso, passionale, sconvolgente sesso! E ora, se non vi spiace, io devo andare- conclude, avviandosi senza un’altra parola.
Sobbalziamo quando la porta si chiude con violenza per la seconda volta e rimaniamo soli.
Sting si gira verso di me, sconvolto e incredulo. E quando vedo la sua espressione non riesco a trattenere un sbuffo lungo e prolungato che filtra dalle mie labbra chiuse. Sting mi guarda stranito mentre lo sbuffo si trasforma in una vera e propria risata.
Non so se è la tensione o altro ma non riesco a calmarmi.
Continuo a ridere e ridere, disturbando Lector che ha continuato a dormire per tutto il tempo, facendo agitare Orga e Rufus. Continuo a ridere finché un’altra risata non si aggiunge alla mia.
Guardo Sting sghignazzare e mi viene da ridere ancora più forte e andiamo avanti così per non so quanto. Tutto quello che so è che mi sento incredibilmente a mio agio qui a sbellicarmi dalle risate insieme a lui.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


 




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-Certo che… Meldy e Rogue, chi lo avrebbe mai detto?-
Lo guardo dall’altra parte del tavolo, accigliata.
-Ci stai ancora pensando?!- gli domando sorpresa.
Si stringe nelle spalle, spingendosi gli occhiali sul naso.
-Ogni tanto mi viene in mente. Sai, è strano per me. E questi affari sono fastidiosi- sibila, cambiando tono.
Lo guardo atona.
-Tu hai detto che volevi uscire senza rischiare l’assalto dei fan- gli faccio presente, intrecciando le dita sul tavolo e studiando il mio perfetto lavoro di camuffamento.
Con il cappellino e i finti occhiali da vista non è affatto riconoscibile, tranne forse da una groupie pazza e ossessionata  come per esempio Mirianna, ma le probabilità di incontrarne una proprio qui sono a nostro favore.
E poi gli occhiali gli stanno pure bene.
-Yuki?!-
Le sue dita schioccano davanti ai miei occhi e io sobbalzo.
-Che?!-
-Ti eri persa a pensare a qualcosa. Tutto bene?-
Lo fisso a occhi un po’ sgranati.
-Sì. Certo- mormoro, cercando rapida un argomento da introdurre per distogliere la sua attenzione da me -Allora dicevi! Ti fa strano perché…-
-Oh beh sai, si tratta di Rogue. È mio fratello, praticamente, lo conosco dall’infanzia, sono la persona che sa tutto di lui eppure…-
-Non te l’ha detto- concludo al suo posto.
-Non è nemmeno quello. La nostra non è una di quelle amicizie “se mi vuoi bene davvero devi dirmi anche il gusto del dentifricio che hai usato il mese scorso”. Se non si sentiva di parlarne io lo rispetto. La questione più che altro è che io ho sempre saputo cos’era meglio per Rogue, sono sempre riuscito a prevedere dove le sue decisioni lo avrebbero portato e invece questa volta sono… in alto mare-
Lo scruto alcuni istanti, attenta.
È passata quasi una settimana da quando abbiamo scoperto di Rogue e Meldy e, ora che ci rifletto, è da quasi una settimana che Sting controlla morbosamente il cellulare ogni secondo che può, manda messaggi e telefona a Rogue tre volte al giorno.
E ora, improvvisamente, capisco perché.
-Sei preoccupato per lui!-
Come ho fatto a non capirlo prima?!
-Ma figurati! Siamo adulti, vaccinati, ognuno prende le proprie decisioni qui!- minimizza subito, prima di prendere un sorso di birra, sotto il mio sguardo scettico -Diciamo che mi domando se questa cosa lo porterà da qualche parte o se rischia di essere solo una perdita di tempo-
Sorrido intenerita, senza insistere per farmi dare a tutti i costi ragione.
-Non credo che Rogue lo faccia per arrivare da qualche parte. È qualcosa che è capitato e basta. Momento giusto, posto sbagliato-
È il mio turno di bere un sorso di birra e il turno di Sting di accigliarsi.
-Che vuoi dire?-
-Oh è solo la mia teoria sull’amore e le relazioni in generale- minimizzo sventolando una mano in aria.
Sting si addossa meglio al tavolo con gli avambracci e si sporge verso di me.
-Sono tutto orecchi-
Esito un attimo fissandolo ma so già che non mi darà tregua finché non glielo avrò spiegato, quindi mi passo una mano sul volto e mi metto più comoda.
-Dunque io penso che sia anche una questione di tempismo. Ci sono persone fatte per stare insieme che non si incontrano mai o si incontrano troppo presto o troppo tardi e persone che insieme sono sbagliate e non possono durare ma che per una serie di fortuiti eventi si trovano a cadere l’una tra le braccia dell’altro  e, incredibilmente, ce la fanno- rovisto nella mia borsa in cerca di una penna mentre parlo e recupero dei tovagliolini dal portatovaglioli da usare come carta per scriverci sopra -Ci sono quattro possibilità. Posto giusto, momento sbagliato. Momento giusto, posto sbagliato. Posto sbagliato, momento sbagliato. Posto giusto, momento giusto-  Sting annuisce, ascoltando attento le mie parole mentre osserva il mio schemino prendere vita sul tovagliolo -In teoria, queste condizioni sono irreversibili. Se due persone non sono fatte per stare insieme ma accidentalmente si innamorano lo stesso, la cosa non dovrebbe essere destinata a durare. Ma è qui che arriva il bello. Perché l’amore se ne frega degli schemi e qualunque di queste tre condizioni può trasformarsi in “posto giusto, momento giusto”. Purtroppo questo è vero anche al contrario e anche due anime gemelle possono ritrovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato per tutta la vita, perdendosi-
-Tu credi nell’anima gemella?-
-No per niente. Era per farmi capire meglio-
-Puoi farmi degli esempi?- mi chiede e io rimango per un attimo colpito da quanto suona sinceramente interessato.
-Okay, prendi Gray e Juvia, all’inizio della loro storia dov’erano secondo te?-
-Posto giusto, momento giusto-
-Negativo! Per loro è stato sin dall’inizio posto giusto, momento sbagliato-
-Okay, perché?-
-Io trovo che siano una bella coppia, secondo me sono fatti per stare insieme quindi qualunque situazione in cui si siano trovati e incontrati è per definizione “posto giusto” ma il momento è stato sbagliato perché qualcuno ha deciso di usare la loro sintonia per dargli più fama e questo ha rovinato un rapporto che in origine sarebbe potuto essere perfetto- finisco di spiegare e lo guardo, trovandolo più disteso, segno che comincia a capire -Ora prendiamo Rogue e Meldy. Loro sono momento giusto, posto sbagliato-
-Perché non si sopportano, giusto?!-
-Esattamente!- esclamo, indicandolo con il retro della penna -Ma qualcosa è successo, qualcosa che ha fatto sì che le loro divergenze passassero in secondo piano anche se solo per mero sesso quindi il momento è stato propizio. Solo che dal momento che loro due non si possono vedere, sarebbe stato meglio se non si fossero trovati insieme in quel particolare momento, quindi “momento giusto, posto sbagliato”-
-Che però potrebbe diventare “posto giusto, momento giusto”-
-Potrebbe, sì. Finora hanno avuto un sacco di momenti giusti nel posto sbagliato, tutte le volte che sono finiti a letto e forse sarebbe stato meglio di no perché non ha cambiato il loro rapporto ma non è detto che non cambierà mai-
-È davvero una figata questa teoria! Un esempio di “posto sbagliato, momento sbagliato”?!- domanda, sempre più curioso.
-Beh…- esito un attimo, guardandolo di sottecchi -Io e te- ammetto, mordendomi il labbro inferiore.
Sting solleva la testa dai tovagliolini, sconvolto.
-Cosa…-
-All’inizio non ci sopportavamo dai! Non puoi negarlo!-
-Mi sei sempre stata simpatica!- ribatte, indignato.
-Ma se nemmeno ti ricordavi il mio nome finché non mi sono trasferita da te!-
-Ma che c’entra! Sono un po’ distratto ma questo non significa che…-
-Beh per me era “posto sbagliato, momento sbagliato”!- concludo, sorridendo al pensiero di come le cose sono cambiate.
Lui rimane un attimo interdetto e deglutisce rumorosamente prima di porgermi una nuova domanda.
-E ora com’è?- sembra quasi spaventato.
Io mi stringo nelle spalle.
-Mmmmh non so. Va a giorni. A volte “posto giusto, momento sbagliato”,  a volte “posto sbagliato, momento giusto”, a volte “posto giusto, momento giusto”. Alla fine noi siamo amici, è diverso!- gli faccio notare.
Riflette sulle mie parole e sorride.
-Hai ragione- annuisce e il cuore accelera dopo essersi fermato per un attimo.
È la prima volta che parliamo di questo e avere la conferma direttamente da lui che mi considera un’amica è… è…
-E “posto giusto, momento giusto”?-
Mi focalizzo di nuovo su di lui e trattengo il fiato.
I suoi occhi blu mi stanno scrutando così intensamente che sembra che mi stia scavando dentro.
Che… che ha da guardarmi così?!
-Conosci qualcuno?- chiede ancora e si sporge di più verso di me.
-Beh… E-ecco…- balbetto -Natsu e Lucy. Per me loro sono assolutamente perfetti, anche se discutono un sacco- mi sporgo anche io verso di lui -E… e tu?!-
-Ah io conosco una coppia- comincia e si avvicina un altro po’.
Deglutisco a vuoto, gli occhi incatenati ai suoi.
-Sai all’inizio non andavano molto d’accordo-
Il cuore mi perde un battito.
-Davvero?-
-M-mh. Ma adesso le cose sono cambiate-
Deglutisco a vuoto e tremo leggermente.
Possibile che stia dicendo che…
-E… e li conosco?-
Sting ghigna e i miei occhi schizzano verso le sue labbra senza possibilità di revoca.
-Eccome- soffia, mandandomi in tilt -Il lui ce l’hai qui davanti-
Trattengo il fiato incredula. Non posso credere che stia dicendo che…
Sting Eucliffe sta dicendo che…
E io… io non so come reagire!
-E lei?- chiedo, la voce ormai ridotta a un sussurro.
Sting si acciglia e mi guarda come se mi avessero clonata.
-Seilah ovviamente!- esclama e, anche se rimango immobile e impassibile, la sensazione è quella di una doccia gelata.
-Ah, certo- mormoro atona, raddrizzandomi.
Meno male che ho chiesto.
Oh ma a che pensavo?!?
Se potessi mi prenderei a pugni da sola.
Sto ancora contemplando la mia immensa, incommensurabile stupidità quando Sting si alza deciso dalla sedia e si allontana.
-Vado a prendere un’altra birra. Vuoi qualcosa?!-
-Sono a posto così- lo ringrazio con un cenno della mano e un sorriso e quando non è più a portata d’orecchio mi lascio andare ad un sospiro.
Poso il mento sul palmo mentre lo osservo avvicinarsi al bancone e flirtare un po’ con la ragazza che gli sta spillando la birra. Scuoto la testa.
È un incurabile esibizionista, questo ormai l’ho capito, ma se fa così è anche perché vuol far credere che sta bene, almeno visto da fuori, ma io so che non è così. Non dopo ciò che mi ha appena detto.
Pensa  ancora a lei e ho ragione di credere che ci pensi costantemente. E la cosa, per un qualche motivo, mi infastidisce.
Il punto è che non se lo merita. Non si merita di stare male per una persona così priva di tatto e sensibilità, che lo ha lasciato perché si annoiava e non si preoccupa minimamente di scoprire come sta ora.
E il punto è anche che mia convinzione che il loro non fosse vero amore comincia a vacillare. Forse non per Seilah. Ripeto, lo ha lasciato per noia. Ma per Sting…
Per lui è tutt’altra storia e non posso fingere di non essermene accorta. La rivuole, disperatamente.
Per la prima volta da che tutta questa storia ha avuto inizio, sento l’incrollabile certezza che scriverà una canzone eccezionale.
Io assisterò, privilegiata, a questo evento, a Sting Eucliffe che crea qualcosa di unico e indimenticabile. Io sarò al suo fianco finché ne avrà bisogno, da brava amica, e poi sparirò non vista, tornando alla mia vecchia vita, al mio vecchio appartamento e alla mia vecchia routine che comunque mi manca.
No, davvero! Mi manca sul serio!
Solo mi domando… quanto mi mancherà tutto questo?
Mi sembra tutto così surreale. Fino a parecchie settimane fa credevo che non avrei mai potuto apprezzare niente di Sting. Fino a poche settimane fa credevo che tutto quello che potesse piacermi di lui fosse il modo in cui mena il bacino e, ammettiamolo, il suo lato B.
E ora… Ora smanio per vedere quel suo sorriso che una volta mi faceva venire voglia di prenderlo a cazzotti, sorrido quando pronuncia il mio nome, mi agito dentro quando mi dimostra di essere la sua confidente e di fidarsi ciecamente di me.
Sobbalzo, quando si gira a guardarmi e mi fa l’occhiolino, facendomi arrossire, come in questo preciso momento.
Non sono una sciocca, né una bambina. Quando Seilah tornerà, se tornerà, non ci sarà più così tanto posto per me, non ci sarà più tutta questa intima confidenza, questo capirsi con uno sguardo.
Ma a costo di dovermi abituare di nuovo, troverò il modo di farla andare bene perché non voglio rinunciare a lui, ho scoperto di volergli troppo bene.
Troveremo altri momenti giusti nel posto giusto, come questa serata, ne sono certa.
In fondo, tra amici è più semplice. 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


 




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-Okay, la cena è pronta!-
-Il film pure!-
Mi sposto dalla cucina alla sala con i nostri due piatti in mano, piuttosto esaltata, lo ammetto.
Insomma, non avrei mai pensato che questo giorno sarebbe arrivato, mai!
Fare questa maratona con Lucy e Cana non è mai stata un’opzione e non ho mai trovato nessuno che mi appoggiasse l’idea.
Non che io abbia qualche problema con Lucy e Cana, davvero. Le adoro, insomma, lo sapete no?!
Solo che guardare un film come “The Avengers” con loro equivale a passare una serata ad ascoltare i commenti di Lucy sull’incoerenza della trama e gli apprezzamenti di Cana sulla prestanza fisica dei personaggi maschili.
Quindi vi lascio immaginare la mia reazione quando Sting mi ha detto che è appassionato dei supereroi Marvel e mi ha proposto di fare una serata film dedicata a loro.
Cioè praticamente è l’uomo della mia vita!
Mi immobilizzo a metà strada come il pensiero mi attraversa la mente.
Ovviamente, si fa per dire!
Cioè potrebbe esserlo se non… se non… fosse che… che ha tutti quei difetti che ora non starò qui ad elencare perché ne abbiamo già parlato no?! Inutile ripeterli, non voglio annoiare nessuno ma sapete benissimo di che parlo!
Ecco.
Sì.
Ecco.
-Hai caldo?!-
-Eh?!- replico con voce un po’ troppo acuta.
Sting, che già mi guardava perplesso, si stranisce anche di più.
-No dico, sei tutta rossa in faccia- mi fa notare e naturalmente mi accaldo ancora di più.
Boccheggio qualche secondo prima di riuscire a rispondere.
-Non… non è niente è che… che… stavo cucinando! Dai fai partire!- cambio bruscamente argomento.
Mi scruta indagatore mentre mi siedo accanto a lui e io mi concentro sulla mia porzione di cena, bordeaux in volto. Devo attendere solo pochi secondi perché si decida a lasciar perdere e a schiacciare play.
I titolo di testa si concludono e io avverto un fremito lungo la schiena quando Sting si sistema meglio sul divano e il suo braccio sfiora il mio. Cerco di concentrarmi completamente sullo schermo e sul film.
Non che ci sia qualcosa che mi distrae eh! Insomma il film è sicuramente la cosa in questa stanza che mi interessa di più, mi pare ovvio.
Ma proprio quando la prima scena sta per iniziare un suono che non c’entra niente riecheggia per la casa, inaspettato.
Il campanello.
Io e Sting ci guardiamo e io mi allungo per recuperare il telecomando e mettere in pausa mentre lui si alza per andare ad aprire. Appoggio il mio piatto sul basso tavolino di fronte al divano e mi giro di tre quarti verso l’ingresso, proprio mentre Sting apre la porta.
-Ehi amico!- esclama sorpreso, un attimo prima che Rogue entri in casa come una furia.
-Ho fatto un casino! Sono finito!- esclama, fuori di sé per il panico.
Mi alzo in piedi di scatto, già in allerta. Qualunque cosa sia successa dev’essere grave perché non è proprio per niente da Rogue questo atteggiamento, ma non mi stupisce che si lasci andare così in presenza di Sting. Credo sia la persona che lo conosce meglio sulla faccia del pianeta e la cosa è assolutamente reciproca.
-Ehi, ehi, ehi! Che sta succedendo?!- lo ferma Sting, afferrandolo per le spalle.
Capisco dal suo tono che è preoccupato.
-Io… io… ho rovinato tutto, Sting!-
Sting mi lancia un’occhiata alla ricerca di aiuto e, anche se non so esattamente come dovrei gestire la cosa, mi attivo subito, cercando una soluzione.
-Rogue perché non vieni a sederti un attimo qui, fai un bel respiro e poi ci spieghi di che stai parlando esattamente?!- intervengo e, per fortuna, la mia voce sembra avere un effetto calmante su di lui.
Con il respiro affannato si gira a guardarmi come se fossi un’estranea ma so che è solo l’effetto dello shock provocato da qualunque cosa gli sia successo. Mentre Sting lo accompagna verso il salotto, io schizzo in cucina per recuperargli un bicchiere d’acqua. Quando torno indietro, Rogue è seduto sul divano, lo sguardo sperso, e Sting è accovacciato di fronte a lui. Mi siedo al suo fianco e gli tendo l’acqua, scambiando una preoccupata occhiata con Sting.
Attendiamo più o meno pazientemente che finisca di bere e notiamo con sollievo che il suo respiro si è un po’ regolarizzato.
-Rogue, cos’è successo?- domanda cauto Sting e Rogue posa gli occhi su di lui con espressione miserabile.
-Ho fatto un casino, Meldy non vorrà vedermi mai più. Né parlarmi. Né… né toccarmi-
Mi acciglio, presa in contropiede. Non mi aspettavo che c’entrasse Meldy francamente.
-Ve lo giuro è stato terribile! Non sono riuscito a controllarmi, non mi era mai capitata una cosa del genere! È stato come… come un conato di vomito! E il modo in cui mi ha guardato! L’ho spaventata a morte, terrorizzata!- si agita di nuovo, parlando a vanvera.
-Hai vomitato su Meldy?!- domanda Sting .
Che ha detto?!
Gli lancio un’occhiata scioccata prima di prendere in mano la situazione.
-Okay Rogue. Una cosa per volta. Ricomincia da capo-
Rogue prende un profondo respiro e apre la bocca per parlare. Poi ci ripensa, beve un altro po’ d’acqua, appoggia il bicchiere si risiede e fa un altro respiro profondo.
-Okay, allora…- comincia, riordinando i pensieri -Io e Meldy ci siamo visti stasera, per discutere alcune cose riguardo il concerto di Juvia. Abbiamo finito per discutere e sapete com’è, una cosa tira l’altra e dal discutere siamo passati a baciarci e poi lei si è messa ad ansimare e io ho perso il controllo e ho…-
-Puoi risparmiarci i dettagli per favore?!- lo interrompo con urgenza, parlando tutto d’un fiato.
Rogue sbatte le palpebre interdetto un paio di volte prima di riprendere controllo su se stesso.
-Giusto. Dunque abbiamo litigato e dopo insomma noi… a-avete capito, no?!-
-Abbiamo capito- confermo, arrossendo.
-Ecco e dopo noi eravamo lì che ci stavamo… va beh comunque eravamo lì e lei ha fatto questa battuta e, sapete, io dico sempre che è insopportabile, e… e lo penso eh!- chiarisce, spostando gli occhi dall’uno all’altra -Ma la verità è che a volte sa essere divertente e anche parecchio sagace- spiega, cercando disperato la mia comprensione.
Io mi affretto ad annuire, passandogli una mano sulla schiena come farei con un figlio in piena crisi adolescenziale.
-Ecco e allora lei ha fatto questa battuta  e io mi sono messo a ridere e poi non so bene come ho aperto bocca e prima di potermi fermare lo stavo già dicendo e quando me ne sono accorto era troppo tardi e lei mi ha guardato scioccata, ve lo giuro era scioccata, anzi credo che la parola giusta fosse disgustata, sì ecco! Disgustata! Ed è stato come se le si fosse accartocciata la faccia e non riusciva a parlare e ha solo preso la sua roba e se n’è andata senza dire niente e io credo… insomma… non sono sicuro al cento per cento perché non ho capito bene nemmeno io cosa è successo davvero ma sono abbastanza sicuro di averle detto che la amo-
Alcuni lunghi istanti di silenzio seguono la sua confessione.
Io e Sting lo guardiamo increduli e interdetti.
Ho… sentito bene?! Rogue ha detto a Meldy…
-Quindi tu hai detto a Meldy che la ami?- chiedo conferma, cercando di mettere insieme i pezzi.
Rogue annuisce piano.
-E lei non ha detto niente e se n’è andata?-
Un altro cenno di assenso.
-E tu sei corso qui...- mi acciglio -P... Perché sei corso qui e non da lei?!-
Rogue sgrana gli occhi scioccato.
-Correre da lei?!- domanda e mi guarda come se mi fossi messa a parlare improvvisamente una lingua sconosciuta.
Si gira verso Sting in cerca di un aiuto ma lui lo sta ancora scrutando con le sopracciglia corrugate e un’espressione indecifrabile sul volto.
-Tu la ami?!- è tutto quello che riesce a domandargli -Ma mi hai sempre detto di odiarla!-
Oh Mavis!
Capacità di individuare le priorità: zero totale.
-Sting non è la cosa più importante in questo momento! Rogue deve andare da lei! Ora!-
-Uh?! Come?! Oh sì, sì! Giusto! Yuki ha ragione! Non dovresti essere qui! Devi correre da lei subito!-
-Ma… ma perché?!- ci guarda spaesato, prima me, poi Sting, poi di nuovo me -Ve l’ho detto come ha reagito!-
-Probabilmente si è spaventata. Non se l’aspettava!- protesta Sting.
-Ma era disgustata!-
-Nessuno potrebbe essere disgustato da te Rogue- lo rassicuro e distolgo gli occhi già imbarazzata prima di aggiungere -Soprattutto se ci fai sesso insieme- 
Sto parlando da donna ora.
Le guance mi prendono fuoco ma non per questo mi tiro indietro dal dire ciò che penso. Soprattutto se può aiutare un amico in difficoltà.
Sting mi lancia un’occhiata tra l’indignato e l’incredulo e io mi stringo nelle spalle sillabando un “che c’è?!” a fior di labbra.
Insomma, ho solo detto la verità!
-Comunque, Rogue, so che hai paura di un rifiuto ma ormai la parte più difficile l’hai fatta- ricomincia a parlare con lui, entrando in modalità “amico saggio” -Lei ora sa cosa provi e tu devi andare da lei, che lei ti stia aspettando o meno, perché è tuo diritto avere una risposta. Devi scoprire se lei prova lo stesso per te oppure no- gli dice, trattenendolo per le spalle per infondergli coraggio, e guardandolo dritto negli occhi.
Rogue boccheggia qualche secondo senza interrompere il contatto visivo. Poi lentamente comincia ad annuire, sempre più deciso e convinto.
-Sì, avete ragione- mormora, alzandosi in piedi e puntando lo sguardo davanti a sé con aria solenne -Devo almeno provarci. E se mi vorrà la farò la donna più felice del mondo altrimenti... altrimenti sarà peggio per lei! Ecco! Almeno dopo che avrò finito di crogiolarmi nel dolore- aggiunge, ripensandoci.
Si ricorda improvvisamente che ci siamo anche noi e abbassa gli occhi a guardarci.
-Grazie ragazzi!- esclama con un sorriso, prima di precipitarsi verso la porta -Fatemi l’in bocca al lupo!-
-In bocca al lupo- lo accontento, alzandomi in piedi insieme a Sting.
-E facci sapere come va!- gli urla dietro lui mentre Rogue esce, chiudendo la porta con un tonfo.
Rimaniamo immobili a fissare l’uscio. Un sorriso mi piega le labbra, mentre scuoto appena la testa.
Rogue e Meldy innamorati eh?!
Beh direi che questo conferma la mia teoria.
Soddisfatta, mi giro verso Sting per commentare la cosa ma il sorriso mi scivola via dalla faccia quando lo trovo intento ad osservarmi con un sopracciglio alzato e l’espressione scettica. Lo guardo interrogativa, in attesa.
Ho fatto qualcosa di sbagliato, per caso?!
-“Soprattutto se ci fai sesso insieme”, eh?!- domanda contrariato.
Sgrano gli occhi e arrossisco per l’ennesima volta.
-Cosa… io… Non è quello che… Insomma era solo un’affermazione oggettiva!- protesto, al colmo dell’imbarazzo.
Sting grugnisce e scuote la testa.
-Vado un attimo in bagno- mi comunica, ancora contrariato.
-Sting!- lo chiamo ma mi ignora -Sting, ehi! Dai! Non ho mica detto che voglio fare sesso con lui!-
-Era implicito!- ribatte atono, sparendo in bagno e sbattendosi la porta alle spalle.
Resto ferma dove sono a fissare l’uscio chiuso, le guance ancora arrossate. Sospiro e scuoto la testa, rassegnata.
Rockstar.
Chi le capisce…
 
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


 




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Mi fermo sulla porta di camera mia.
Non so dire se mi sono svegliata perché ho sentito che qualcosa non andava o se è stato un caso, fatto sta che quando ho visto la luce filtrare sotto la porta chiusa ho capito all’istante che Sting era ancora sveglio.
E infatti eccolo lì, seduto alla sua consolle, il portatile aperto e le cuffie in testa, che ascolta concentrato la sua ultima creazione o forse una di quelle vecchie.
Osservandolo in questo momento, ho due certezze. L’ispirazione lo ha colto e non è riuscito a prendere sonno. Lo so perché queste due cose vanno a braccetto, perché Sting dorme come un sasso di solito ma se gli viene un’idea per una canzone non c’è più niente che tenga. Deve metterla giù il prima possibile o rischia di impazzire e quello è il momento in cui la grande rockstar scompare e lascia il posto al vero artista, quello che morirebbe per la sua arte, che è capace di dedicare settimane a un solo pezzo, cercando e ricercando tra le mille idee che gli affollano la testa quella che può davvero fare la differenza e rendere una canzone unica.
Proprio come sta accadendo ora.
È questo il vero spettacolo a cui assistere e io sono una privilegiata, perché ho potuto vederlo con i miei occhi, ho potuto conoscere questo Sting così umano, conoscerlo per davvero.
Mi stringo in un solitario abbraccio, desiderando ancora una volta di poter essere nella sua testa per scoprire da cosa trae ispirazione, cosa lo ha colpito tanto da coinvolgerlo fino a questo punto.
Lo sto ancora contemplando quando si accorge di me e si gira per incrociare i miei occhi con i suoi. Gli sorrido incoraggiante, ferma sulla porta di camera mia e lui subito ricambia. Sembra illuminarsi, sembra sinceramente felice di vedermi. Senza una parola sfila le cuffie, si alza e tende una mano verso di me, invitandomi ad avvicinarmi.
Sobbalzo colta alla sprovvista dal suo gesto e ci metto qualche secondo in più del necessario per reagire. Mi stacco dallo stipite e mi avvicino a lui. Il cuore accelera e le guance mi si colorano quando afferro la sua mano, così calda e forte che mi fa pizzicare la pelle. Lui mi continua a osservare e sorride, sorride con infinito affetto e forse una punta di tenerezza negli occhi, e la casa è talmente silenziosa e immersa nella penombra che sembra tutto molto più intimo di quel che dovrebbe, quasi surreale.
Mi lascio guidare da lui fino al finestrone da cui si riesce a vedere gran parte della città. A quest’ora della notte, con le luci dei lampioni a punteggiare il panorama, la vista è semplicemente mozzafiato. Mi avvicino di più e lo lascio andare con una certa riluttanza, posando il palmo sul vetro proprio nel punto dove qualche tempo fa si trovavano un cuore spezzato e un punto di domanda disegnati nella condensa.
In questo momento, però, non ho ricordo di quel giorno né di nient’altro. Non riesco a pensare.
E smetto anche di provarci quando Sting mi infila delicatamente le cuffie in testa e fa partire la musica, rimanendo dietro di me, a così poca distanza che sento il suo respiro sul collo.
 
[Right Place, Right Time – Olly Murs]
 
Non c’è bisogna che io chieda. So che vuole il mio parere. Prendo un profondo respiro ma non mi metto in attento ascolto.
 
We got our eyes wide open, feeling like we are almost there.
Words unspoken disappearing in the air
 
Lascio che la musica e la voce di Sting fluiscano attraverso di me, permettendo alle emozioni di prendere il sopravvento, certa che stavolta non dovrò preoccuparmi di doppi sensi vari ed eventuali. E subito un fremito mi scuote.
 
All I see is you and I
You're the only lifeline that I need tonight
I'm letting go.
 
Mi chiedo come facciano certe canzoni a emozionare già dalle prime note. Mi chiedo come faccia l’essere umano a creare certe meraviglie. Ora più che mai mi chiedo cosa ha dato a Sting la spinta per comporre questo pezzo. E sto anche per chiederglielo, troppo persa in questa strana atmosfera che si è venuta a creare per riuscire a controllarmi ma, quando sento come prosegue il testo, le parole mi muoiono in gola.
 
So this is what it feels like
Being at the right place the right time
I'm hanging on for dear life
Hoping we can make this a long night
 
Sgrano gli occhi, che continuano a fissare, ora senza vederla, la città.
Non è possibile.
Non può essere che… Non possono essere state le mie parole a ispirargli questa… questa meraviglia.
Non posso essere stata io.
Ma quando vedo il suo sorriso riflesso nella finestra capisco che è proprio così.
 
This is why we came yeah
I can feel it in my veins
So this is what it feels like
Right place the right time
 
Boccheggio un po’ a corto di fiato, l’aria sembra essersi rarefatta intorno a me e il cuore pompa veloce, troppo veloce, vuole più ossigeno.
Forse per questo mi gira lievemente la testa.
Mi addosso un po’ di più alla finestra e piego appena le dita, lasciando l’impronta dei miei polpastrelli sul vetro, tremando appena.
 
Loud explosions only you and I can hear
Doors fly open, you're the cure for all my fears
 
Non mi sono mai sentita così in vita mia ma non è niente in confronto a quello che provo quando Sting appoggia le sue mani sulle mie braccia e le fa scivolare piano, accarezzandomi delicatamente, fino a raggiungere i miei polsi.
Li afferra saldamente e poi, con cura, mi fa appoggiare la schiena al suo petto, incrocia le mie braccia e le sue davanti al mio ventre e intreccia le sue dita con le mie.
 
All I see is you and I
You're the only lifeline that I need tonight
I'm letting go.
 
In un attimo tutto diventa confuso eppure così chiaro e concreto.
La voce di Sting nelle orecchie, il suo respiro sul collo, le sue braccia intorno a me mentre insieme osserviamo la città che dorme in un mix stordente che mi fa tremare dentro e mi fa perdere del tutto la bussola.
 
So this is what it feels like
Being at the right place the right time
I'm hanging on for dear life
Hoping we can make this a long night
 
Stringo le sue mani e mi lascio travolgere.
È tutto così perfetto, tutti così giusto.
Il posto giusto. Il momento giusto.
Vorrei che potesse durare per tutta la notte.
 
This is why we came yeah
I can feel it in my veins
So this is what it feels like
Right place the right time with you
 
Si avvicina di più, aderendo completamente con il torace alla mia schiena, quando io reclino la testa all’indietro per appoggiarla alla sua spalla.
Forse sto sognando, sembra tutto così irreale.
Ma il calore che mi scorre nelle vene non può essere frutto della mia fantasia, così come il ritmo con cui il mio cuore batte furioso nel mio petto.
Mi sono sempre chiesta cosa si provasse a essere nel posto giusto al momento giusto.
Con la persona giusta.
 
Right place the right time with you
 
Ora lo so e non voglio più provarlo con qualcuno che non sia lui.
Non voglio nessuno che non sia lui.
 
Right place the right time
 
Right here and now feels like forever
Never touch the ground when we're together
Right here and now feels like forever, forever, forever, forever, forever
 
Ho le gambe molli ma c’è lui a tenermi su. La testa mi gira ma appoggiata a lui così, so che non c’è il rischio di cadere.
Non so quand’è successo. Non so com’è successo.
Forse non sarebbe proprio dovuto succedere ma ora non riesco a pensare a questo, non voglio pensare a questo.
Ora è tutto troppo bello per volermi svegliare.
Chiudo gli occhi.
 
So this is what it feels like
Being at the right place the right time
I'm hanging on for dear life
Hoping we can make this a long night.
 
Il mio braccio si muove da solo. Districa l’intreccio delle nostre dita, si alza verso l’alto, si piega all’indietro.
Sting china il capo, appoggia il naso sullo spigolo della mia mandibola e il mio braccio si chiude intorno al suo collo. Le mie dita si immergono nelle sue ciocche bionde.
Sospiro persa.
La sua mano libera dallo stringere la mia mi avvolge per la vita, mi stringe a lui, possessivo.
 
Right place the right time
 
Inspira tra i miei capelli e mi accarezza il collo con la punta del naso.
 
Right place the right time
 
Right here and now feels like forever (right place, right time)
Never touch the ground when we're together
Right here and now feels like forever
 
Un ansito roco mi sfugge dalle labbra e apro gli occhi di scatto.
Che sto facendo?!
Mi muovo per allontanarmi ma Sting mi trattiene e mi fa voltare verso di sé.
È un attimo, il tempo di un respiro. Mi guarda negli occhi e la mia mente si svuota.
Le sue labbra sono sulle mie e le mie braccia intorno al suo collo.
E tutto quello che so ora è che io e Sting ci stiamo baciando come se fosse l’ultima notte di vita sulla terra.
 
Right place the right time
 
E che io non voglio fermarmi. 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


 




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Alzo le braccia, lasciandomi spogliare, a cavalcioni del suo bacino, qui in mezzo al nostro salotto, illuminato solo dalle luci esterne.
Le sue mani mi accarezzando il costato nel tragitto, delicate e passionali, e mi guarda come se non potesse credere ai propri occhi.
Rimango in intimo come lui ma anche quei due pezzi di cotone che ho ancora addosso mi sembrano troppo.
Ne voglio ancora, ne voglio di più.
Voglio lui e lo voglio tutto.
Tutto per me.
Immergo le dita nei suoi capelli, tirandogli indietro il ciuffo, mentre lui mi bacia in mezzo ai seni da sopra il mio intimo, premendo i palmi sulla mia schiena. Poi solleva di nuovo gli occhi sul mio viso e di nuovo quell’espressione quasi incredula si dipinge sul suo volto.
-Sei bellissima- soffia e il cuore mi si ferma.
Trattengo il fiato e così tanti pensieri mi si affollano nella testa che non riesco a seguirne nemmeno uno.
Vorrei dirgli che anche lui lo è, che è bellissimo e caldo e tutto ciò che ho sempre sognato e desiderato ma invece decido di agire. Mi abbasso su di lui e lo bacio con prepotenza, con una ardore e una passionalità che non sapevo neppure di possedere.
Si sdraia a terra e io mi chino su di lui, continuo a baciarlo ovunque riesco a raggiungerlo mentre una mia mano si abbassa verso l’elastico dei suoi boxer, accarezzandogli i muscoli perfetti e solidi nel suo passaggio.
Scivolo all’indietro e lo bacio a fior di labbra vicino al bordo del suo intimo, morsicando appena la pelle tesa sull’osso dell’anca. Mugugna a labbra e occhi chiusi e io sollevo il capo a guardarlo mentre afferro i boxer con entrambe le mani per abbassarglieli.
Il solo vederlo così rilassato e perso nel momento, il viso illuminato dalla tenue luce lunare che sembra scolpire il suo già netto profilo ancora di più, mi manda in estasi.
La pelle mi si imperla di sudore, il pulsare in mezzo alle mie gambe aumenta, tremo incontrollata.
Non mi sono mai sentita così, non ho mai voluto qualcuno così disperatamente. Ma vederlo così abbandonato a me mi fa impazzire al punto da spingermi ad allungare ancora i tempi, a ritardare ancora il momento.
Controllando a stento i fremiti allungo un braccio e accarezzo a palmo pieno il suo petto, pizzicandogli un capezzolo e una scarica mi attraversa quando Sting mugugna e inarca appena la schiena. Mi chino di nuovo su di lui e lo bacio vicino all’ombelico e sempre più giù, seguendo il solco dei addominali e spostandomi verso l’inguine mentre abbasso i suoi boxer ancora e ancora, aiutata dai suoi movimenti ormai convulsi e incontrollati.
Bacio il suo interno coscia mentre avvolgo le dita intorno alla base del suo… del suo sesso e… e poi mi sposto a sfiorarlo con le labbra in tutta la sua lunghezza. I mugugni si trasformano in un gemito e si irrigidisce mentre lo torturo a fior di labbra.
I suoi respiri si fanno brevi e affannati, si agita come un ossesso sotto le mie carezze e poi, tra gli ansiti, lo sento.
Chiama il mio nome. Mi invoca roco e quasi implorante.
E prima che io me ne renda davvero conto le mie labbra si schiudono, scendono, risalgano e scendono di nuovo a coccolarlo e accarezzarlo e i suoi gemiti riecheggiano per la casa e nelle mia testa, dettando il ritmo dei miei movimenti.
Immerge le mani nei miei capelli, inarca la schiena, allarga le gambe e continua a gemere e invocarmi, invocarmi e gemere.
E io gemo con lui, gli conficco quasi le unghie nelle cosce, già vicina al limite per il piacere che lui sta provando, grazie a me.
Aumento il ritmo, la sua mano sulla nuca che spinge appena ma senza forzarmi, chiedendomi di più. E tutto ciò che chiede, non sono in grado di negarglielo. Schiudo completamente le labbra, accarezzandolo con la lingua e Sting emette un verso roco e soffocato mentre uno spasmo lo coglie. Non so quanto tempo sia passato ma io continuo imperterrita a muovermi su e giù, dimentica di qualsiasi cosa che non sia lui e il suo piacere, almeno finché qualcosa non mi strappa da questo sogno.
Prima che io riesca a capire che è stato lui ad afferrarmi da sotto le ascella e obbligarmi a sollevarmi, mi ritrovo sdraiata sotto di lui mentre mi sovrasta con il suo corpo, ai miei occhi perfetto. Ha  il respiro affannato e mi guarda con un’espressione indecifrabile. Faccio per chiedergli se qualcosa non va ma devo usare tutto l’ossigeno di cui dispongo per continuare a respirare quando abbassa le coppe del mio intimo e aggredisce i miei seni.
Mi morsica un capezzolo e contemporaneamente pizzica l’altro tra le dita, premendo la mano libera tra le mie gambe, sgusciando sotto agli slip. In un secondo sono completamente persa tra le sue braccia, ansimante, in sua balia. Me lo stringo addosso e lo chiamo tra i gemiti, faticando anche a capire cosa stia succedendo, annebbiata dalle sensazioni che mi attraversavano.
Gemo in protesta quando smette di pompare in me ma quando sento che mi abbassa le mutandine mi aggrappo al suo collo, fremendo di impazienza.
Morsico la pelle calda e sudata della sua gola per dare sfogo a questa sensazione che rischia di farmi esplodere, in disperata attesa. Lo assecondo mentre mi posiziona su di lui per potermi penetrare, senza smettere di inebriarmi del suo odore e del suo sapore.
Mi circonda il viso con le mani e comincia a tracciare il profilo della mia mandibola con le labbra, scendendo verso la gola. Getto il capo all’indietro e lui si abbassa sempre più, mi sfiora una clavicola mentre le sue mani trafficano con il gancetto del reggiseno.
Mi bacia sullo sterno e immerge il viso nei miei seni appena riesce a sfilarmelo e io gemo persa e tremo quando con i pollici prende ad accarezzare i miei capezzoli. Mi aggrappo a lui, gli graffio la schiena, in un disperato tentativo di portarlo con me nel sogno in cui mi sta facendo cadere con queste sue carezze e non so se essergli grata oppure no quando si ferma e mi permette di svegliarmi e tornare in me, continuando a muovere le mani su e giù lungo il mio costato, la mia schiena e le mie cosce tese.
 
Mi abbraccia e stringe, come se volesse proteggermi.
-Yuki…- comincia ma so già cosa sta per dire.
Sta per chiedermi il permesso e io lo interrompo, premendo la fronte contro la sua.
-Sting ti voglio. Ti voglio adesso- soffio senza vergogna, guardandolo negli occhi e circondandogli il viso con le mani.
Qualsiasi imbarazzo è scomparso nel nulla. La voglia di lui è troppa.
E tanto basta. Con le mani a tenermi saldamente per i fianchi mi fa scendere in un unico fluido movimento su di sé e in un attimo sono piena di lui, fusa con lui, una cosa sola insieme a lui.
Gemo roca sulle sue labbra e allargo di più le gambe per dargli più spazio mentre lui comincia a pompare piano in me. 
È come se piccole scariche elettriche attraversassero il mio corpo, facendomi vibrare  a ogni suo tocco, carezza, morso, al ritmo del suo organo che entra ed esce da me. Tutto ciò a cui riesco a pensare è Sting e quello che mi sta facendo, tutto ciò che riesco ad articolare è il suo nome.
Mi avvolge la vita con il braccio e mi stringe a lui, aumentando il ritmo, la pelle che si appiccica per il sudore. Appoggio le mani alle sue spalle e comincio a muovermi con lui, disegnando una piccola onda con il corpo e strusciando il clitoride contro i suoi addominali.
Sento il corpo rilassarsi, getto la testa all’indietro, mi abbandono sapendo che c’è lui a tenermi e che non mi lascerà andare. Dalle mie labbra schiuse i gemiti continuano a uscire, rochi e incontrollati. I miei movimenti si fanno erratici.
Non mi ero mai sentita così in vita mia. Non avevo mai perso il controllo così, nemmeno durante un amplesso.
Sting mi bacia ovunque riesce a raggiungermi e io continuo a muovere le mani sulla sua schiena e sul suo petto, alternando graffi e carezze.
Lo stringo a me e mi muovo a ritmo con lui, incontrandolo a metà strada, decuplicando il piacere di entrambi quando lo spingo in profondità dentro di me. Boccheggia contro la mia spalla, preso in contropiede e io ne approfitto per prendere il controllo della situazione, cambiare ancora il ritmo.
Roteo il bacino e lui sibila un verso di puro godimento tra i denti stretti, afferrando i miei fianchi e premendo la fronte sul mio seno. Mi bacia rapido sullo sterno e risale verso il collo, avvolgendo le mani sui miei seni, gemendo tra un bacio e l’altro ma senza cedermi completamente il controllo della situazione.
Solleva gli occhi sul mio viso, mi guarda attraverso le ciocche bionde e sudate che gli schermano gli occhi e io mi perdo nel suo sguardo senza rallentare di mezzo secondo il ritmo, accorgendomi troppo tardi del ghigno che gli si dipinge sulla faccia.
Capisco che ha qualcosa in mente ma non sono in grado di pensare. Il suo corpo completamente aderente al mio, le sue mani che mi stringono a sé, il suo organo che mi riempie e completa annullano completamente la mia razionalità.
E a dirla tutta vederlo sorridere così non fa che farmi godere ancora di più.
E non lo vedo arrivare.
Non so come mi ritrovo sdraiata a pancia in giù sul pavimento e Sting schiacciato sulla mia schiena ma senza pesarmi addosso che pompa dentro di me e geme nel mio orecchio. Chiama il mio nome e continua a ripetermi che mi vuole.
E io sono troppo impegnata a gridare e ansimare per potergli rispondere che mi ha già.
Che sono sua. Completamente sua.
Piego un braccio all’indietro e infilo le dita nei suoi capelli e mi porto alla bocca l’altro palmo per morderlo.
È quasi insopportabile. È così bello da essere quasi insopportabile.
È così bello che vorrei potesse durare per sempre.
Lo obbligo ad abbassare il capo finché non sento il suo mento sfiorarmi la spalla e giro il volto per poterlo baciare, mordere, succhiare sulla mandibola, sopprimendo i miei gemiti contro la sua pelle.
È così caldo, così buono, così mio.
Il mio Sting.
Finisco di pensarlo e una strana sensazione mi attraversa. La testa si snebbia un po’, improvvisamente sono più consapevole del costante pulsare del mio corpo.
Che succede?!
Apro completamente gli occhi e analizzo la situazione, accorgendomi che la sensazione strana che provo in realtà è la mancanza di sensazioni.
Non una mancanza totale. C’è ancora il senso di completezza che Sting dentro di me mi sta regalando, c’è ancora il calore e il sudore del suo corpo sul mio, c’è ancora il suo respiro sulla mia pelle.
Ma non ci sono i brividi, non ci sono i gemiti. Perché Sting si è fermato e da questa posizione io non posso fare nulla per continuare. Mi giro a cercare i suoi occhi con sguardo interrogativo ma ciò che metto a fuoco è un’espressione che non riesco a definire con un unico aggettivo.
Sembra incredulo, un po’ sconvolto e assurdamente… felice.
Sto per chiedergli se è tutto a posto ma ciò che lascia le mie labbra è un ansito roco quando lui si sporge verso di me e mi bacia subito sotto lo spigolo della mandibola.
Sussurra qualcosa e posa le labbra sulla mia guancia.
Un altro sussurro e un bacio sotto l’orecchio.
Un sussurro.
Sulla fronte.
E mentre continua a baciarmi con dolcezza, la stessa dolcezza con cui ricomincia a muoversi in me capisco finalmente cosa ripete sottovoce tra un bacio e l’altro.
-Mia…-
Sull’angolo della bocca.
-Mia…-
Sulla spalla.
-Mia…-
In mezzo alle scapole.
-Sei… mia…-
Inarco la schiena, la mano ancora incastrata tra i suoi capelli.
L’ho detto ad alta voce vero?!
Ho detto ad alta voce che lui è mio poco fa, non è così?! È l’unica spiegazione alla sua reazione improvvisa.
-Yuki… Sei solo mia…-
Alla sua espressione felice.
-Yuki…-
Ricomincia a pompare più veloce.
Ricomincia a incendiare le mie pareti roteando il bacino.
Io ricomincio a urlare.
Sempre più forte e lui va sempre più veloce.
Sempre più forte e incontrollato quando si gira sul fianco, trascinandomi con sé, senza rallentare.
Si puntella su un piede per poter continuare a pompare dentro di me. Posa una mano sul mio capo, stringendomi a sé, e l’altra sul mio pube.
Io non l’ho ancora lasciato andare. Non ho nessuna intenzione di lasciarlo andare.
Reclino la testa sulla sua spalla, inarco la schiena, urlo, lo invoco.
È così… tutto così…
-Sting!- lo chiamo senza più alcun controllo.
Non riesco più a ragionare, non riesco a… non so cosa…
Sto per… Io… Io…
La mia mente si svuota, è come prendere la scossa, il mio corpo si tende e un’ondata di pura, assoluta beatitudine mi attraversa. Qualcosa di caldo si riversa dentro di me e i miei gemiti sconnessi si mischiano ai suoi. Contro di me, anche lui trema incontrollato.
È il paradiso, la pace dei sensi.
È perfetto.
Il mio corpo si rilassa, più di quanto io sia in grado di controllare. Senza lasciarmi andare, esce da me e io ruoto sulla schiena e giro il capo, abbandonandomi sul pavimento mentre lui si sdraia completamente sul fianco, le braccia piegate sotto il capo e gli occhi fissi su di me.
Respirando affannata quanto lui, sollevo il braccio e ridisegno il suo profilo con le nocche. Sono esausta ma vorrei riuscire a stare sveglia tutta la notte per potermi riempire gli occhi di lui.
Anche Sting sembra sfinito, le palpebre pesanti ma lotta contro il sonno qualche attimo, sollevando a sua volta la mano per accarezzarmi la guancia e scostarmi una ciocca di capelli, appiccicata alla pelle sudata.
Fa scivolare il palmo lungo la mia mandibola, il mio collo, tra i miei seni, per posarla sul mio fianco e abbracciarmi prima di lasciarsi andare e chiudere gli occhi.
Rimango immobile a osservarlo per qualche minuto, realizzando pienamente cos’è appena successo e tornando la vecchia me.
Arrossisco, ma non di imbarazzo. Arrossisco di  piacere e incredulità.
Arrossisco e sorrido, euforica e felice, come raramente sono stata in vita mia.
Sospetto che se non fosse per la stanchezza fisica, non avrei problemi a restare sveglia. Ma il mio corpo reclama riposo e così scivolo più vicina a lui e mi giro anche io sul fianco, stringendomi contro il suo petto.
Nel dormiveglia, Sting porta la mano tra le mie scapole e mi stringe a sé. Prendo un profondo respiro e chiudo gli occhi, inebriandomi ancora una volta del suo odore prima di abbandonarmi al sonno, tra le braccia del ragazzo con cui sono certa di non avere appena fatto  solo del semplice sesso.  

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


 




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Mi stiracchio, un po’ indolenzita in tutto il corpo, come se avessi dormito su un materasso duro e scomodo e sento il lenzuolo scivolare sul mio corpo.
Nudo.
Sono… sono nuda?!
Perché sono nuda?!
Apro gli occhi e sbatto le palpebre per abituarmi alla luce del sole che pervade il salotto e scalda il parquet su cui sono sdraiata.
Aspetta! Salotto?! Parquet?!
Perché non sono in camera mia nel mio letto?!
Ma come me lo domando improvvisamente mi ricordo tutto. Tutto di ieri sera, di me e Sting, della sua canzone che io gli ho ispirato, di noi che ci baciamo e poi… Poi…
Mentre arrossisco e sorrido, mentre stringo tra le dita la coperta che Sting deve averci tirato addosso stanotte, prendendola dal divano qui accanto, e porto l’altra mano alle labbra, mi domando come ho potuto dimenticarlo, anche se solo per un attimo, anche se solo nel dormiveglia.
Perché ora che mi è tornato tutto in mente posso affermare che è stata una notte indimenticabile.
La notte più bella della mia vita.
Oddio non mi sembra vero!
Non mi sembra vero di avere fatto l’amore con Sting, di essere così felice per avere fatto l’amore proprio con lui, lui di cui non potevo tollerare nemmeno la presenza fino a qualche mese fa, di provare quello che provo.
Sento ancora il calore della sua pelle, il suo respiro tra i capelli, il suo tocco delicato di cui mi basta il ricordo per rabbrividire.
Stringendo la coperta contro il petto, mi metto a sedere, osservando l’ambiente intorno a me.
Allungo la mano verso i nostri vestiti ammucchiati vicino a me e mi ritrovo a stringere la sua maglietta tra le dita. È abbastanza lunga da coprirmi fino a metà coscia e me la infilo mentre mi metto in piedi.
E finalmente lo vedo.
Fuori sul balcone, con addosso solo i pantaloni, a petto e piedi nudi, appoggiato con gli avambracci alla balaustra, lo sguardo perso nel vuoto e il vento tra i capelli biondi e scompigliati.
Mi perdo a contemplarlo per un tempo indefinito e immagini più concrete di quello che è successo stanotte mi attraversano la mente. Stringo le cosce e le guance mi vanno a fuoco ma, per quanto imbarazzata, non riesco a staccare gli occhi da lui o di smettere di rievocare le sensazioni di ieri sera.
Schiudo le labbra per immettere più ossigeno e proprio in quel momento Sting si volta verso di me. Sobbalzo e sgrano gli occhi, diventando praticamente viola in viso. Abbasso lo sguardo al pavimento e prendo un profondo respiro.
Calma Yukino, calma.
Non c’è motivo di essere così tesa e agitata, andiamo! Siete due persone adulte che hanno fatto cose da adulti ed è una cosa normale e… e… sana e… e poi non è come se potesse sapere che sto continuando a pensare a quello che abbiamo fatto!
E se anche lo intuisse non ci sarebbe niente di male, no?! Giusto?!
Chiudo gli occhi e mi scosto la frangetta dalla fronte, imponendomi di tornare in me.
-Buongiorno- mi saluta e io mi decido a sollevare lo sguardo.  
-Buongiorno- rispondo.
Nonostante l’imbarazzo non posso non lasciarmi andare ad un sorriso che lui ricambia.
Ed è allora che mi accorgo, con assoluta e totale certezza, che qualcosa non va. Qualcosa nel suo sorriso, qualcosa in lui.
Quello non è il suo solito sorriso da pubblicità del dentifricio, radioso e solare. È malinconico, quasi sofferente e tirato. Mi dimentico di tutto l’imbarazzo e muovo un passo verso di lui.
-Sting…- lo chiamo.
Ma mi immobilizzo quando lui indietreggia di scatto, quasi lo stessi minacciando con una pistola o una mazza da baseball. Indietreggia e il suo sguardo è così freddo che mi ferisce, peggio di una pugnalata.
Cosa sta succedendo?
-Qualcosa n-non va?- mi informo, inciampando appena con la lingua, le sopracciglia corrugate.
L’espressione in cui il suo viso si contrae per un attimo non mi lascia più dubbi.
Sta male, non me lo sono immaginata io.
-Sting!- lo richiamo, più sicura di me.
-Yukino io…- comincia, passandosi una mano tra i capelli -Io… mi dispiace tanto… mi dispiace così tanto… Non avrei mai…-
Sgrana gli occhi quando gli tappo la bocca con la mano, guardandolo seria e decisa. Grazie al contatto fisico tra noi, mi accorgo che sta anche tremando, per quanto impercettibilmente.
E tutto questo è assurdo.
Assurdo!
Non voglio sentire simile sciocchezze, non voglio sentire scuse! Eravamo in due ieri sera, ciò che è successo lo abbiamo voluto entrambi!
-Sting, smettila- mormoro, a mezza voce ma determinata -Siamo due adulti e quello che è successo l’ho voluto anche io. Non è come se tu mi avessi costretta o circuita o…-
È il mio turno di venire interrotta, quando Sting mi afferra delicatamente il polso e mi obbliga a scostare la mano dalla sua bocca. Punta gli occhi al pavimento e rimane zitto per un tempo indefinito, durante il quale non trovo il fiato né il coraggio di chiamarlo.
Non so perché, ma ho una bruttissima sensazione che si amplifica quando mi lancia una rapida occhiata.
Riesce a mantenere il contatto visivo per un secondo scarso ma mi basta per vedere che ha gli occhi umidi. Li ripunta al pavimento e sbuffa un’amara risata.
-Io… Ah!- ride ancora, facendomi raggelare -Sono solo uno stronzo!- esclama, prendendosi il ponte del naso tra le dita e scuotendo la testa.
Torno a preoccuparmi all’istante e cerco di avvicinarmi per circondargli il viso con le mani e costringerlo a guardarmi ma lui non me lo permette.
-Sting-
Perché fa così?! Che gli prende?!
-Sting!-
E la mia esclamazione più decisa sortisce l’effetto desiderato. Solo, quando finalmente mi guarda, vorrei che non lo avesse mai fatto.
Perché il modo in cui mi guarda mi fa sprofondare il cuore nello stomaco. Il modo in cui mi guarda non è assolutamente il modo in cui nessuna donna vorrebbe essere guardata dall’uomo con cui ha appena passato la notte.
Con disperazione e… senso di colpa…
-Yuki…- comincia, la voce rotta -Yuki mi dispiace io… non avrei mai dovuto…-
-Di che stai parlando?!- lo interrompo, brusca, arrabbiata.
Ho già le lacrime agli occhi.
Ti prego, fa che non sia quello che penso!
-Ieri sera. È stato un errore Yuki-
Un pugno nello stomaco,  ne sono certa, mi avrebbe fatto meno male.
In un attimo le lacrime mi rigano le guance, il respiro è affannato, il cuore si stringe e batte così forte da fare male.
-Che stai dicendo?- domando, la voce rotta.
Indietreggio, come se volessi scappare da tutto questo, come se lui potesse colpirmi e io volessi evitarlo ma è ridicolo e inutile. Non importa quanto io sia distante da lui, gli basta quello sguardo per farmi soffrire.
-Mi sono fatto trascinare. Non so cosa mi sia preso, te lo giuro! Non riuscivo a pensare, ho seguito l’istinto ma non avrei mai dovuto! Non avrei mai voluto farti una cosa del genere a te, a lei e io davvero non…-
-Lei?!?- lo interrompo e la mia voce già rauca ora è tagliente come una lama.
Il mio sguardo diventa cattivo nonostante io non possa contenere le lacrime.
Non voglio credere che stia dicendo quello che penso.
-Lei?!? Sul serio, Sting! Tu mi stai dicendo tutto questo a c…- mi fermo per trattenere con successo un singhiozzo -A causa di Seilah?! È per lei?! Ancora?!- 
Il silenzio che segue, la sua espressione, sono più eloquenti di una risposta verbale che comunque non mi da.
E qualcosa in me si spezza. Il dolore è tale da annullare completamente quel lato di me tanto calmo e discreto. Mi trasformo in qualcosa che non sapevo di essere, la rabbia e il dolore che risalgono dal petto alla gola, modificando la mia voce in un suono che non sapevo di poter produrre.
-Ti ha lasciato Sting?!? Lei ti ha lasciato!!! Perché si annoiava!!! Come puoi… Come… Come puoi far dipendere ancora così la tua vita da lei?!?-
Come puoi amarla ancora?!
Perché… perché non puoi amare me?!
-Lo so, Yukino!!! Lo so dannazione!!!-
Sobbalzo quando urla e rimango interdetta. Perché anche lui sta male, lo vedo bene, sembra una belva ferita e vorrei tanto stringerlo e dirgli, giurargli che andrà tutto bene ma non posso.
Semplicemente non posso.
Perché non ferita anche io e a farmi male è stato proprio lui.
-Credi che io sia felice di questa situazione?! Credi che non vorrei andare oltre?! Sono sfinito, io sono sfinito ma non posso farci niente! È tutto così complicato!-
-No, non è complicato! Sei tu che lo rendi complicato e ti aggrappi a qualc…-
-Certo che è complicato! E orrendo! Pensi davvero che non sia complicato e orrendo sentirmi così?! Pensi davvero che non avrei voluto poter andare a letto con te senza sentirmi come se la stessi tradendo?!?-
Questa volta è un colpo di pistola in pieno petto.
E non so cosa mi fa più male. Se il fatto che lui si senta come se l’avesse tradita o se il fatto che abbia usato le parole “andare a letto”.
Perché non sono ancora certa al cento per cento di cosa sia stato per me ma so che è stato molto di più, molto molto di più che semplicemente “andare a letto” con lui.
E non so come possa non capirlo, come possa dirmi queste cose così. Dopo tutte queste settimane, dopo tutto quello che abbiamo condiviso. 
Improvvisamente, non so più chi è la persona che ho davanti.
Sting non è così.
Il mio Sting non è così.
Ed è allora che comprendo. Comprendo che il problema è molto semplice.
Il problema è che questo è lo Sting di Seilah, ecco perché non lo riconosco.
Non è il mio Sting e… e non lo sarà mai…
Nuove lacrime mi inondano il viso ma non permetto ai singhiozzi di sopraffarmi così come non permetto a lui di avvicinarsi quando accenna un passo verso di me.
È già abbastanza umiliante senza che lui faccia il compassionevole.
-Quindi, cosa sono io? Chiodo scaccia chiodo? Un tentativo di dimenticarla per qualche ora?- domando, fredda e tagliente.
Sting sgrana gli occhi e deglutisce a vuoto, quasi terrorizzato. Ma qualunque sentimento o desiderio di rassicurarlo ora è scomparso.
-No! Non è niente di tutto questo! Te l’ho detto io… non ho riflettuto ma non ho mai avuto intenzione di usarti!-
-Certo, me lo immagino…-
-No dico sul serio! Yuki! Non lo avrei mai fatto, a te meno che a chiunque altro! È stato… io temo che sia solo stato… Momento giusto, posto sbagliato-
La sua voce si riduce a un soffio mentre lo dice e io lo guardo incredula, sentendo che è l’ultima goccia.
Una sensazione incontrollabile comincia a crescere in me.
Rabbia, dolore, angoscia e paura mi invadono in un mix ingestibile e socchiudo gli occhi, furiosa.
-Lo sai, hai ragione. Sei proprio uno stronzo- sibilo, sputandogli addosso tutto il mio rancore.
Il mio tono è così cattivo che ora è lui a indietreggiare scioccato.
Come può?! Come può dire una cosa del genere dopo… dopo quello che c’è stato?! Dopo quella canzone?!?
-Ma temo che la tua analisi sia completamente sbagliata. E qui sono io quella che ha sempre avuto ragione-
Come ho potuto?! Come ho potuto illudermi così e credere che io e Sting Eucliffe potessimo essere anche solo lontanamente compatibili?!
Solo perché abbiamo qualcosa in comune?! Solo perché abbiamo trovato il modo di andare più o meno d’accordo?!
Che cretina sono stata!
Io lo sapevo, ho sempre saputo che io e Sting siamo su due pianeti diversi. Cosa mi è venuto in mente?!
-Io e te siamo sempre stati e saremo sempre e soltanto “Posto sbagliato, momento sbagliato”, Sting- concludo e ignoro deliberatamente la smorfia di dolore che gli deforma il viso.
Non gli farà mai male come ne ha fatto a me.
Rimaniamo immobili a fissarci per un po’, tremando entrambi incontrollati. Per un attimo, un brevissimo attimo, rischio di cedere alla tentazione di gettarmi tra le sue braccia e implorarlo di ripensarci, di provarci almeno, di darci una possibilità. Di dirgli di usarmi per dimenticarla se questo può servire a far sì che possa essere felice con me come io, ne sono certa, lo sarei con lui.
Ma mi rendo subito conto che non potrebbe mai funzionare.
In fondo chi sono io?!
Yukino Aguria, aspirante comportamentista canina e ingenua ragazzina con la testa troppo piena di sogni e speranze.
Che possibilità avrei mai con uno come Sting Eucliffe?
Nessuna, ne ho appena avuto la dimostrazione. E non sarò certo io a umiliarmi più di così.
Perciò ora è arrivato il momento di andare, di uscire da qui e allontanarmi da lui e dall’influsso che, nonostante tutto, esercita ancora su di me.
Scuoto la testa decisa e scatto verso la mia camera, togliendomi la sua maglietta nel tragitto. La lascio cadere sul pavimento, rimanendo con solo gli slip addosso ma la cosa non mi turba dal momento che sto per chiudermi in camera, con in testa un solo obbiettivo.
Niente lacrime, fare la valigia e andarmene da qui.
Fare la valigia e andarmene da qui il più in fretta possibile.
Il più in fretta possibile lontano da qui.
Lontano da lui.
Lontano da tutto questo dolore.
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


 




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Che mondo sarebbe senza le amiche...





Non so come sono arrivata qui. Ho continuato a camminare senza neppure vedere dove stavo andando, a camminare e camminare, ignorando le occhiate dei pochi passanti che si sono presi il tempo di osservarmi abbastanza bene da accorgersi che stavo piangendo.
Ho continuato a camminare finché le gambe non hanno più retto, non per la stanchezza ma per il fatto che mi sembra di portarmi un macigno di una tonnellata nello stomaco, e allora mi sono seduta sulla prima panchina che ho trovato e mi sono preoccupata di guardarmi intorno per capire dove sono finita.
E ironia della sorte scopro di essere nel nostro parco. Seduta alla nostra panchina.
Gli occhi tornano a riempirsi di lacrime e fa così male. Fa così male perché nella mia mente è ancora vivida la sensazione delle sue mani su di me, che mi accarezzano gentili, della sua bocca sulla mia, che mi bacia quasi con disperazione, di Sting dentro di me, che mi… che mi…
“Ama” è quello che vorrei dire. Amarmi è quello che mi sono illusa stesse facendo ieri notte.
Piego il busto in avanti, travolta dai singhiozzi.
Non sono mai stata un casino come in questo momento.
Una parte di me vorrebbe tornare da lui e parlare, cercare una soluzione insieme e un’altra vorrebbe solo dimenticarlo per sempre. Se solo avessi la certezza che anche lui prova qualcosa…
Ma so che non è così e so quale sarebbe la sua risposta e ringrazio il mio orgoglio che mi trattiene dal mettere in atto quello che sarebbe di certo il gesto più umiliante di tutta la mia vita.
Per quanto io possa stare male, amarlo e volerlo, so che non basta. Per quanto vedermi in questo stato possa farlo soffrire, non può fare sì che il suo cuore diventi mio.
Lui non mi ama, non ama me. E per stare insieme, bisogna essere in due.
Ora so che dovrei reagire in qualche modo. Che continuare così non serve.
Dovrei prendere il telefono e mettermi in contatto con qualcuno perché è chiaro che  da sola non riesco a schiodarmi da qui. Non ci vedo nemmeno bene con la vista così offuscata dalle lacrime.
Ma chi potrei contattare?!
Kagura e Sorano sono escluse, finirebbero per procurargli danni fisici e forse psicologici permanenti.
Se raccontassi a Mirianna cos’è successo, penso che smetterebbe di ascoltarmi al “sono andata a letto con lui” e partirebbe per uno dei suoi viaggi mentali.
Cana suggerirebbe un’uscita a caccia di un chiodo scaccia chiodo.
Resta solo Lucy ma… il problema di Lucy è che è così realista. E non che io voglia negare l’evidenza e nascondermi in una bugia. Ma ora non mi serve realismo.
Ora mi serve qualcuno che lenisca tutto questo male, che mi dia speranza e mi aiuti a vedere le cose da una prospettiva meno orrenda di quella in cui lo vedo ora.
Mi serve…
-Yukino-san?!-
Sollevo la testa di scatto e un’ombra blu occlude il mio campo visivo. Sbatto veloce le palpebre per spannare gli occhi e mettere a fuoco, con l’urgenza di verificare se ho riconosciuto bene la sua voce o me la sono solo immaginata.
E quando finalmente le figura intorno a me ricominciano a prendere forma, vedo che non mi sono affatto sbagliata.
-Juvia-san- mormoro roca, mentre si siede accanto a me, chiaramente preoccupata di vedermi in questo stato.
Mi affretto a tamponarmi il viso e gli occhi e sorrido tirata, in un pallido tentativo di rassicurarla che sto bene.
Ma non sto bene e si vede e so che lo vede bene anche lei quando mi posa una mano sulla schiena.
-È successo qualcosa a Yukino-san?- domanda piano e io distolgo lo sguardo, cercando di mandare giù il groppo in gola -Juvia non vuole essere invadente ma quando ha riconosciuto Yukino-san che piangeva così… Juvia voleva solo sapere se può aiutare in qualche maniera…-
Mi passo una mano sul volto e torno a guardarla.
Questa ragazza è semplicemente meravigliosa. Dolce, altruista, forte.
E forse è esattamente ciò di cui ho bisogno.
-Sei davvero gentile Juvia-san ma non… temo che nes-suno…- faccio un profondo respiro per contrastare i singhiozzi -Nessuno possa aiutarmi…-
Sfrega la mano contro la mia schiena, osservandomi sempre contrita.
-C’entra per caso…- azzarda dopo qualche istante -…Sting-san?-
Sobbalzo come se mi fossi scottata e la guardo incredula, la bocca leggermente schiusa. Juvia sorride appena, quasi imbarazzata e un po’ rossa in volto.
-Juvia ha notato subito che c’era una certa… chimica tra Yukino-san e Sting-san, la prima volta che li ha visti interagire- spiega e io rimango senza fiato.
Come sarebbe?!
La prima volta che ci ha visti insieme Sting era appena uscito dalla “fase barbone” e andava ancora in giro mugugnando quanto gli mancava Seilah e io avevo appena cominciato a trovarlo tollerabile solo a brevissimi tratti.
-Sting-san ascoltava Yukino-san come se lei fosse l’unica in grado di aiutarlo e Yukino-san si è illuminata così tanto quando Sting-san ha definito la sua idea “geniale”- continua, sorridendo un po’ di più -Era come se Yukino-san e Sting-san si cercassero in continuazione e Juvia non ha capito perché Sting-san fosse così ossessionato da Seilah-san quando aveva tutto ciò che gli serviva così vicino-
Tremo incontrollata. Quello che mi sta dicendo, in questo momento, fa solo più male.
Forse io e Sting non eravamo poi così “posto sbagliato, momento sbagliato” come credevo io e, forse, se ce ne fossimo accorti prima…
Ma il punto è che lo siamo adesso, lo siamo irrimediabilmente e anzi, il mio ragionamento è stupido. Avrebbe scelto sempre Seilah, come ha fatto stamattina, lo avrebbe fatto anche allora.
-E così Juvia ha pensato che se Yukino-san sta così male forse è per via di Sting-san perché Juvia sa come ci si sente-
Stringo le mani intorno alla seduta di pietra, lottando disperatamente contro le lacrime.
-Sting non… non sono io ciò di cui ha bisogno…- soffio a fatica, gli occhi puntati al suolo -Forse io e lui avevamo… qualcosa ma lui… è innamorato di Seilah e a quanto p-pare… n-non… non può farci n-niente-
Sento Juvia trattenere il fiato e so che è perché, a questo punto, persino lei non sa più cosa dire per rassicurarmi. E se non ci riesce Juvia, con la visione romantica e fiabesca che ha lei dell’amore, non vedo perché dovrebbe riuscirci chiunque altro.
Non c’è molto da dire, dopotutto. È una delusione d’amore, ho dato il mio cuore alla persona sbagliata e mi è ritornato a brandelli ma non c’è davvero qualcuno da incolpare.
Tranne me per la mia stupidità.
E anche così, non voglio rivedere Sting mai più.
Farebbe troppo male, farebbe troppa rabbia.
E sarebbe troppo forte la tentazione di gettarmi tra le sue braccia.
Mavis, sono una causa persa.
-Quando Gray-sama ha lasciato Juvia, Juvia ha pensato che non potesse farci niente- ricomincia a parlare e quando la guardo la sua espressione è ora determinata e ferma -Juvia pensava che non potesse fare altro che continuare ad amare Gray-sama e questo la faceva stare male. Poi però, quando Gray-sama è tornato da Juvia…-
Sgrano gli occhi incredula. Gray è tornato da lei?! Non… non ne sapevo niente!
Il cuore mi si scalda e mio malgrado sorrido, ripensando a quel giorno in cui Sting ha mentito per farlo ingelosire.
Chissà se è servito anche quello per aprirgli gli occhi.
-…ha capito che in realtà ciò che Juvia aveva fatto era stato continuare a crederci. Devi continuare a crederci anche tu Yukino-san! Devi credere in Sting-sama e nell’amore in generale! Perché vada come vada le persone che sanno amare sono sempre le più forti Yukino-san e le persone forti sono quelle che hanno più possibilità di trovare la felicità-
 La guardo interdetta senza sapere cosa dire.
Non è che faccio meno male, proprio no. Il cuore continua a pulsare dolorosamente, mi sento sfinita e il groppo in gola spinge per farmi salire una nuova ondata di pianto ma c’è qualcosa.
Come un piccolo ed esile filo a cui aggrapparmi, come se qualcosa stesse lentamente cercando di chiudere il buco che ho al centro del petto. C’è un po’ di speranza, grazie alle parole di Juvia ora riesco di nuovo a sperare e non so dire quanto le sono grata in questo momento.
Nuove lacrime precipitano dai miei occhi e le asciugo rapida mentre riesco finalmente a sorridere senza dovermi sforzare. È un sorriso triste ma non di circostanza. Le parole di Juvia mi hanno fatto davvero bene.
Non che io riesca a credere in Sting e in noi. Dubito che ci riuscirò mai più.
-Hai… hai ragione Juvia-san. Grazie davvero-
Ma posso continuare a credere nell’amore. Almeno, ci posso provare.
 

 
§

 
Continuo a versare la farina, guardando senza realmente vederlo il piccolo schermo led della bilancia. Non riesco a concentrarmi e mi domando perché mai ho accettato di aiutare Sorano a preparare i float cookies.
Sarebbe stato molto meglio continuare a guardare apaticamente la televisione senza capire un accidente di ciò che stavo guardando, un po’ per mancanza di concentrazione, un po’ per le lacrime.
Perché mi sono fatta convincere ad abbandonare il mio rassicurante divano per la cucina?!
Raddrizzo il sacchetto della farina e fisso qualche secondo il numero segnato dalla bilancia. Ci metto qualche secondo a registrare che ne ho versata troppa e tolgo l’eccesso con un cucchiaio prima di portarla a mia sorella che sta sbattendo le uova con lo zucchero.
-Ecco tieni- la avviso, con un pallido sorriso.
Sorano si gira a guardarmi, lancia uno sguardo al piatto che tengo in mano poi torna a guardare me.
-Non serve così tanta farina di cocco- mi fa presente, senza smettere di mescolare i primi due ingredienti finché non diventano una spuma.
La guardo senza capire alcuni istanti prima di decidermi a girarmi verso l’altro ripiano della cucina e realizzare che ho sbagliato a pesare gli ingredienti, invertendo la farina normale con quella di cocco e non perché le confezioni si assomiglino.
In questi ultimi giorni sono stata un totale disastro.
L’altra sera ho messo lo zucchero al posto del sale nell’acqua della pasta, ho lavato i pavimenti con il detersivo per i piatti e mi sono portata via per sbaglio le chiavi di Cana due mattine fa. E siccome le mie chiavi erano nella mia borsa, Cana è rimasta bloccata in casa tutto il giorno. Per fortuna quando sono arrivata a casa alla sera pronta a scusarmi in almeno cinque lingue diverse –ho cercato in internet non è che ne parlo così tante– lei non sembrava per niente contrariata, anzi.
A dire il vero invidio Cana. Ha un modo così sereno di prendere la vita e i suoi imprevisti. Vorrei riuscire a essere come lei, in questo periodo più che mai.
Nonostante le parole rassicuranti di Juvia, non riesco a reagire come vorrei.
Solo quando sono al lavoro riesco a concentrarmi e non combinare disastri, anche perché, se lo facessi, qualche povero cane innocente ci andrebbe di mezzo e non potrei tollerarlo. Certo, anche continuare a fare la dog-sitter non mi aiuta perché mi fa mancare Rufus e Orga ancora di più e ogni volta che penso a loro poi finisco per pensare anche a…
-Yuki…-
La voce di Lucy è preoccupata e quando cerco di metterla a fuoco per capire cosa succede e perché mi sta chiamando con quel tono sconfortato mi accorgo che non riesco praticamente a vedere niente. Le lacrime che mi riempiono gli occhi sono troppe.
Mavis! Non di nuovo, ti prego!
Qualcuno sfila il piatto con la farina di cocco dalle mie mani tremanti e io ne approfitto per asciugarmi gli occhi, come meglio posso, trattenendo a stento un singhiozzo. Stringo i pugni, con rabbia.
Sono stanca di piangere, dannazione!
Mi mordo il labbro inferiore e rischio quasi di conficcarmi le unghie nei palmi delle mani mentre do fondo a tutto il mio residuo autocontrollo per porre fine a questa ennesima crisi di pianto prima che degeneri e mi sfugga di mano. Non so se siano passati secondi o interi minuti quando finalmente ci riesco e sollevo di nuovo lo sguardo su mia sorella e le mie amiche.
Lucy e Mirianna mi osservano così dispiaciute che non posso non sentirmi in colpa mentre Kagura e Sorano si stanno scambiando un’occhiata fredda e impassibile che, se solo fossi un po’ più presente a me stessa, mi metterebbe in allarme, perché francamente sembrano pronte a commettere un omicidio.
Sono tutte qui, riunite nella cucina mia di Lucy e Cana, solo per me.
Ora ricordo perché ho abbandonato il divano e la televisione. Sono state loro che non mi hanno permesso di continuare a crogiolarmi nel mio dolore e nella mia apatia e vi posso assicurare che basterebbe la testardaggine di una solo di loro per far desistere un esercito pronto alla battaglia, figuriamoci se messe tutte insieme.
Sinceramente, mi mancano le forze per oppormi.
-Sto… Sto bene- mormoro con voce roca, annuendo il più convinta possibile -D-davvero!- aggiungo quando Kagura solleva il sopracciglio scettica.
-Ma certo, lo sappiamo che stai bene, Yuki- concede Mirianna, per calmarmi.
Come avevo predetto, quando è venuta a sapere cosa mi è successo per conciarmi a questo modo, sulle prime la sola cosa registrata dal suo cervello è stata che io ero andata a letto con Sting Eucliffe e solo grazie all’intervento poco diplomatico di Kagura si è poi decisa a concentrarsi per comprendere anche il resto della storia. Ed è giusto dire che, da quel momento in poi, è tornata a essere l’amica comprensiva e leale di sempre.
Da una settimana ormai si alternano per stare con me e non lasciarmi mai sola e da una settimana passiamo la serata tutte e sei insieme. Loro propongono di uscire, io declino esortandole ad andare lo stesso e finiamo per guardare tutte insieme qualche film, rigorosamente non romantico né drammatico per evitare che io mi disidrati a furia di piangere.
E più io penso di essere insopportabile e non meritarle più loro mi sono vicine. Come oggi per esempio, che mi gira veramente male e mi ero decisa a chiudermi in me stessa per non infastidire nessuno con il mio stupido piangermi addosso e invece è bastata una telefonata di Lucy perché arrivassero tutte qui già dal pomeriggio.
Non so davvero cosa farei senza di loro.
E sono così grata di averle che mi viene da piangere un’altra volta.
Oddio ma non è possibile!
Mi asciugo rapida occhi e guance e prendo dei profondi respiri per non cedere ai singhiozzi.
-Stasera guardiamo “Seven” eh- mi comunica Kagura, autoritaria -Che sei talmente sensibile oggi che piangeresti anche con “L’Era Glaciale”-
Sbuffo una mezza risata tra le lacrime e mi riavvio rapida i capelli.
Calma! Devo stare calma!
Andrà tutto bene, tutto a posto. Lo dimenticherò e starò bene. Sono certa che sarà così. 
-M-mh! Certo, assolutamente sì!- esclama Cana entrando in cucina, il cellulare all’orecchio.
Ha le sopracciglia aggrottate mentre ascolta attenta il proprio interlocutore ma ci sorride quando ci giriamo tutte a guardarla e ci saluta con un cenno del mento.
-Va bene, tutto chiaro! Allora se possibile sarebbero…- s’interrompe un attimo e ci punta rapidamente una per una con l’indice, come se stesse rapidamente contando quante siamo -…sei biglietti! Non è un problema vero?!- domanda ma io che la conosco so che quell’espressione implica che la risposta dovrebbero essere “sì, è un problema” non l’accetterà senza se e senza ma.
Mi acciglio, domandandomi di che biglietti sta parlando e con chi è al telefono.
-Stupendo! Fantastico davvero! Grazie mille!- conclude entusiasta prima di attaccare e puntarci addosso un sorriso trionfante.
Restiamo in attesa alcuni secondi ma Cana non sembra cogliere il messaggio implicito nei nostri sguardi interrogativi.
-Beh?!- scatta Kagura dopo un po’.
-Beh cosa?!- domanda Cana stranita.
-Con chi eri al telefono? E di che biglietti parlavi?- interviene Sorano.
Cana solleva un sopracciglio con orgoglio e avanza in cucina ancheggiando.
-Volete sapere chi era al telefono?! Era Meldy Milkovich. A quanto pare Juvia Loxar ci teneva tanto a far avere un biglietto gratuito per il suo prossimo concerto alla nostra piccola Yuki e alle sue più care amiche e quindi settimana prossima andiamo tutte al concerto di Juvia senza sborsare un jewell e con tanto di accesso al backstage finito lo spettacolo!- esulta Cana e noi sgraniamo gli occhi, io la più incredula di tutte.
Cerco Cana con lo sguardo perché non sono affatto sicura di avere capito bene ma Cana non è in grado di starmi a sentire, impegnata com’è a saltellare per la cucina abbracciata a Mirianna. Sono quasi oltre l’euforia e non posso fare a meno di sorridere divertita mentre la gratitudine nei confronti di Juvia mi scalda il cuore.
Ci siamo viste pochissime volte e non posso certo definirmi sua amica eppure si è ricordata di me e ha voluto estendere la sua generosità anche a tutte le mie amiche, sebbene non le abbia mai viste in vita sua, a parte Lucy con cui comunque c’è un rapporto di conoscenza, anche se non si sono mai frequentate veramente, almeno finora. Ora che Gray ha capito di amarla per davvero forse le cose cambieranno.
Mi giro verso le altre. Lucy sorride radiosa e felice e non fatico a leggere negli occhi di Kagura e Sorano una certa eccitazione, nonostante la loro perenne impassibilità.
Sono tutte esaltate all’idea di partecipare a questo concerto e io non sono da meno, specie dopo averne sentito parlare così tanto, sono proprio curiosa di sapere se Rogue sarà soddisfatto del… del… duetto…
Il respiro mi si mozza quando finisco a fatica il pensiero.
Per un attimo, nell’euforia generale della notizia, me ne sono completamente dimenticata. Ma ora mi è molto chiaro cosa andare al concerto di Juvia implicherebbe e, no, non voglio farlo.
Non voglio vederlo, nemmeno da lontano, non mi sento pronta.
-Yuki, stai bene?!-
È di nuovo Lucy ed è di nuovo preoccupata e non posso biasimarla. Cambio umore così in fretta ultimamente che faccio paura.
Mi impongo di sorridere, per quanto tirata.
-Sì, certo. Solo, io non penso di venire al concerto- rispondo con noncuranza.
Il silenzio che cala in cucina è quasi assordante. Sembra che io abbia appena confessato di… di essere lesbica o incinta o…
Mi fissano tutte a occhi sgranati e io arrossisco, un po’ in soggezione.
-Come?!- domanda Lucy.
-Yuki no! Dobbiamo andarci tutte insieme, dai!- protesta Mirianna.
-Ma… io non…- comincio sulla difensiva, sentendomi terribilmente in colpa.
-Yuki adesso basta! Non puoi permettergli di rovinarti ogni cosa così!- Kagura si alza in piedi, le mani posate sul tavolo a palmo pieno e l’espressione ferma -So che stai male e non vuoi vederlo ma se continui a evitarlo così non andrai mai oltre. È una persona famosa, lo sentirai alla radio, lo vedrai alla televisione, che ti piaccia o no perciò prima affronti questa cosa e meglio è. E se puoi affrontarla sapendo che sta per succedere e con noi accanto tanto meglio-
Boccheggio senza fiato e senza sapere cosa dire.
Mi basta un’occhiata a Sorano per capire che la pensa esattamente come lei.
Un braccio si posa sulle mie spalle e io mi giro per ritrovarmi il viso di Cana a pochi centimetri dal mio. Sorride e a quell’espressione che mette sempre su quando vuole ottenere qualcosa  a qualunque costo.
-Ascolta, bambolina, ormai è una settimana che non metti il naso fuori di casa nonostante sia estate e io non posso vederti buttare via così il periodo più bello dell’anno. Ecco cosa faremo: il duetto di Sting e Juvia è previsto come primo pezzo, quindi, noi andremo tutte insieme al concerto e io e te aspetteremo a entrare fino alla seconda canzone se tu non dovessi sentirtela di vederlo neanche da lontano, okay?!-
La fisso qualche secondo, elaborando la sua proposta. Certo che Cana, quando vuole, sa essere davvero la migliore amica che si possa desiderare. Le sorrido grata e un po’ stordita e faccio un’ultima panoramica sul resto delle mie amiche che mi sorridono incoraggianti, in fervente attesa della mia risposta.
Ci tengono davvero a fare questa cosa tutte insieme e in fondo, dopo tutto quello che hanno fatto per me, glielo devo. E non è questa grande tragedia, giusto?!
-I-io… - tentenno ancora un attimo prima di annuire decisa -Okay!- concludo con un sorriso che si allarga e si trasforma in risata quando Lucy, Mirianna e Cana esplodono in urla di esultanza.
Cana aumenta un po’ la presa su di me e io sto per ricambiare e ringraziarla ma lei mi precede.
-Meno male! Era ora che uscissi dalla “fase barbone”!- esclama e io mi raggelo.
Il sorriso mi scivola via dalla faccia mentre immagini confuse mi riempiono la testa.
Sting che si aggira per la casa a piedi scalzi e con la barba incolta. Sting che si ingozza di cereali lamentando quanto la sua vita sia ormai giunta al limite. Sting che grugnisce contro Rogue che gli ordina di andare a farsi una doccia. Sting che ricomincia finalmente a comporre, Sting che chiede la mia opinione su tutto, Sting che mi sorride smagliante e mi punta contro l’indice in attesa che io rida per una sua battuta idiota, Sting che… che…
Sting, Sting… Sting…
Porto le mani alla bocca per soffocare i singhiozzi mentre mi libero dalla presa di Cana e scappo fuori dalla cucina.
-Cana!!!-
-Dai!!! Eravamo riuscite a calmarla!-
-Ma… ma che ho detto?!?!-
 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


 




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Pasticcio con l’orlo dei miei calzoncini bianchi, nervosa e tesa, lanciando furtive occhiate intorno a me.
Il sito è gremito, le ragazze sono esaltate e io oscillo tra l’euforia generale e la voglia di scappare il più lontano possibile. Alla fine ho deciso di fare l’adulta e partecipare al concerto dall’inizio alla fine, permettendo a Cana di godersi appieno la serata.
Avendo ricevuto i biglietti in anteprima da Meldy ed essendoci appostate molto presto stamattina abbiamo ottenuto dei posti molto belli ed è stato un pomeriggio fantastico, ci sembrava di essere tornate adolescenti.
Inspiro profondamente per calmarmi mentre faccio un’altra panoramica dell’ambiente intorno a me. Gruppi di amici che chiacchierano eccitati, un ragazzo che abbraccia la propria fidanzata da dietro in attesa dell’inizio del concerto, i tecnici che camminano avanti e indietro per il palco.
Scenograficamente, è tutto davvero molto bello. Il palco è a forma di T, con una banchina che si estende verso l’area del pubblico, per permettere ai cantanti di avvicinarsi di più ai propri fan, che riempiono tutto lo spazio disponibile fin sotto al palco. Al centro è stata montata una scalinata e dettagli per simulare una strada cittadina sono sparsi qua e là. Un idrante, un lampione, un paio di bidoni, una cabina del telefono e il profilo di case e della Cattedrale Cardia è disegnato sullo sfondo.
È tutto molto suggestivo e mentre scruto il tutto con più attenzione, mi accorgo di una figura familiare vicino alla scalinata, rendendomi anche conto di quanto sia favorevole la posizione in cui ci troviamo.
Rogue sta parlando fitto con uno dei tecnici e il solo vederlo mi scalda il cuore e mi rende malinconica al tempo stesso. Mi manca chiacchierare con lui, mi manca davvero tanto. Capisco dal suo cipiglio che è teso e in piena modalità “manager pignolo”, il che lo rende estremamente professionale. Almeno finché il suo viso non si distende quando qualcuno spuntato dal nulla lo abbraccia da dietro e non posso fare a meno di spalancare gli occhi e poi sorridere sinceramente emozionata e felice quando mi accorgo che quel qualcuno non è altro che Meldy. Posa la fronte al centro delle sue scapole e la struscia appena, in una specie di strana carezza rassicurante che ha il potere di rilassare Rogue all’istante. Si gira tra le sue braccia per poterla guardare in viso e si perde per un attimo ad ammirarla e Meldy sorride, anche lei un po’ persa, prima di spingersi sulle punte dei piedi, il collo teso a chiedere un bacio che non si fa attendere.
E così è andata bene alla fine! Non so dire quanto ne sono felice.
Felice per loro e felice di avere dato a Rogue il consiglio giusto.
Un braccio mi avvolge la vita e  qualcuno pizzica gentilmente la pelle del mio fianco attraverso il tessuto verde del mio top a fascia. Mi giro per incrociare lo sguardo di Lucy che mi osserva incoraggiante, sorridente ma anche, non mi sfugge, un po’ in apprensione.
-Tutto bene?!- si informa e io annuisco, sorridendo a mia volta.
-Sto bene, tranquilla- mormoro con voce roca e, me ne rendo conto, non proprio convintissima.
Scrollo le spalle e faccio un altro profondo respiro e, proprio in quel momento, le luci si abbassano e ci ritroviamo immersi nella penombra. Tutti urlano e saltano esaltati, incapaci di trattenersi.
Io ora sono sul punto di vomitare.
-Laaaadies aaaaand Gentlemen!!!- una voce risuona dagli altoparlanti -Ecco a voi Sting Eucliffe e Juviaaaaaa Loxar!-
 
[Up - Olly Murs ft. Demi Lovato]

La musica parte e tutti esultano quando l’occhio di bue illumina Sting, seduto a metà della scalinata con il microfono gelato in mano, in una posa rilassata e così diversa dall’atteggiamento che ha normalmente sul palco.
Il cuore mi perde un battito.
 
I drew a broken heart
Right on your window pane
Waited for your reply
Here in the pouring rain
 
Mi accorgo subito che c’è qualcosa di strano nel suo modo di cantare. Non guarda il pubblico, non ghigna compiaciuto. Sembra stia cantando per cantare e non per esibirsi. Ma questo mi fa solo stare peggio perché io so benissimo cosa c’è sotto.
So che questa non è una semplice canzone ma è La Canzone. Scritta per Seilah e solo per lei. E mio malgrado non posso fare a meno di concentrarmi sulle parole.
 
Just breathe against the glass
Leave me some kind of sign
I know the hurt won't pass, yeah
Just tell me it's not the end of the line
Just tell me it's not the end of the line
 
Si alza in piedi e sento una ragazza vicino a me urlare alla sua amica “Quanto è bello!” mentre sale i gradini per raggiungere la cima della scalinata. Non posso fare a meno di sorridere ricordando quante volte me lo sono sentito urlare nell’orecchio da Mirianna. Chi avrebbe mai immaginato che un giorno sarei arrivata a pensarlo anche io?! Che lo avrei trovato così bello da fare male?!
Sting stende il braccio e un secondo occhio di bue illumina Juvia, che si fa avanti e afferra la mano di Sting.
 
I never meant to break your heart
Now I won't let this plane go down
I never meant to make you cry
I'll do what it takes to make this fly, oh
 
Il palco si illumina, la folla è in delirio. Scendono insieme la scalinata e Juvia è semplicemente stupenda mentre canta, radiosa e felice. So a chi sta pensando in questo momento e per un attimo mi sento felice per lei.
Ma dura solo un attimo perché per quanto io mi sforzi non posso fare a meno di pensare per chi è tutto questo impegno e tutta questa dedizione da parte di Sting. E non sono io.
 
You gotta hold on
Hold on to what you're feeling
That feeling is the best thing
The best thing, alright
I'm gonna place my bet on us
I know this love is heading in the same direction
That's up
 
Anche se le parole sono le mie.
Ricordo la nostra conversazione al parco e sorrido amaramente. È stato molto attento a ciò che gli ho detto e ne ha tirato fuori un testo stupendo. Mi chiedo solo quando arriverà il salto con l’asta.
Ma ben lungi dal ridere di questo pensiero, mi ritrovo a mordermi il labbro e puntare gli occhi ormai lucidi a terra.
Forse dovrei andarmene.
 
You drew a question mark
But you know what I want
I wanna turn the clock, yeah
Right back to where it was
 
Sollevo la testa di scatto quando sento come inizia la seconda strofa.
Un flash di me che disegno un punto di domanda accanto al suo cuore spezzato sul vetro della finestra mi attraversa la mente.
Cosa… Non… Non è possibile…
Un fremito mi attraversa e comincio a boccheggiare.
Che sta succedendo?!
 
“Cosa ti aspetteresti tu da una canzone scritta e pensata solo per te, per farti sentire speciale e unica?! Cosa ti aspetteresti da un uomo che è pronto a tutto per riaverti indietro?!”
 
So let's build a bridge, yeah
From your side to mine           
 
 “Dovresti… dovresti dirle che sei disposto a… a… costruire un ponte!”
 
I'll be the one to cross over
 
“E che sei pronto ad attraversarlo tu per andare dalla sua parte…”
 
Just tell me it's not the end of the line
 
“…ma hai bisogno che lei ti dia un segno che non è finita”
 
Just tell me it's not the end of the line
 
“È che Seilah è più da ‘salto con l’asta’, non so se capisci che intendo*”
 
I never meant to break your heart
Now I won't let this plane go down
I never meant to make you cry
I'll do what it takes to make this fly, oh
 
 
Pensieri confusi mi attraversano la mente e tutto quello che riesco a capire è che questa canzone non è per Seilah. Se fosse per Seilah non sarebbe così.
Se fosse per Seilah avrebbe usato altre parole non quelle che gli ho suggerito io.
Ma allora cosa… Perché ha scritto una canzone così?!
E perché sembra che Juvia stia guardando dritta nella mia direzione, ora, mentre canta?!
Mi giro a cercare Lucy, che per un qualche motivo mi sta già fissando con un enorme sorriso, ma prima che io riesca a chiederle cosa le prende la mia prospettiva cambia improvvisamente.
 
You gotta hold on
Hold on to what you're feeling
That feeling is the best thing
The best thing, alright
I'm gonna place my bet on us
I know this love is heading in the same direction
That's up
 
I miei piedi non toccano più terra, vedo il palco e il pubblico da molto più in alto e questo perché quelli della fila davanti alla nostra mi hanno tirata su e sollevata sopra le loro teste.
Cosa diavolo sta succedendo?!
-Vai tranquilla Yuki!- sento Cana che urla ma non mi giro per paura di cadere.
Sto ancora cercando una stabilità quando mi accorgo che una delle telecamere sta riprendendo tutto quello che mi sta succedendo e lo sta mandando in diretta su uno dei due maxischermi.
 
Girl, I know we could climb back to where we were then
Feel it here in my heart
Put my heart in your hand
Well, I hope and I pray that you do understand
If you did, all you have to say is
 
E il cuore mi si ferma completamente quando mi accorgo che sull’altro maxischermo c’è Sting.
Se potevo avere ancora dei dubbi sul significato di tutto questo, si dissipano all’istante quando mi giro di nuovo verso il palco e lo trovo che guarda dritto verso di me.
Improvvisamente qualcosa mi sbilancia e ci metto qualche secondo a capire che il pubblico mi sta facendo scivolare sopra le loro teste, come fanno quando i cantanti si lanciano su di loro, per portarmi più vicino al palco.
 
Yeah, yeah, yeah, yeah, yeah
Yeah, yeah, yeah, yeah, yeah
Yeah, yeah, yeah, yeah, yeah
 
Agitata, torno a guardare Sting e scopro che non ha ancora distolto gli occhi da me, che non sembra intenzionato a farlo.
Che sta cantando per me.
Che sta parlando con me.
Che questa canzone è per me.
 
I'm waiting for you
 
E improvvisamente ritrovo il mio equilibrio.
 
Yeah, yeah, yeah, yeah, yeah
Yeah, yeah, yeah, yeah, yeah
Yeah, yeah, yeah, yeah, yeah
 
Non che io possa fare molto ma non so cosa fare.
La mia mente è tornata limpida, tutta la confusione e l’ansia di poco fa sono scomparse.
E non è come se tutto intorno a me fosse scomparso ma come se fosse diventato trasparente.
 
I never meant to break your heart
Now I won't let this plane go down
I never meant to make you cry
I'll do what it takes to make this fly, oh
                                                                                                                      
Sono consapevole della gente intorno a me ma riesco a vedere solo Sting.
Sting che si è lanciato sulla passerella che estende il palco fino in mezzo alla platea.
I miei piedi toccano di nuovo terra ma niente riesce a distrarmi.
C’è solo la voce di Sting nelle mie orecchie.
Che sta cantando per me. Sta correndo da me.
Salta giù dal palco e il pubblico si apre in due ali per lasciarlo passare.
Trattengo il fiato e tremo incontrollata.
Non riesco a realizzare che sta succedendo per davvero anche se ormai è a pochissimi metri da me e canta così coinvolto che io… io…
 
You gotta hold on
Hold on to what you're feeling
That feeling is the best thing
The best thing, alright
I'm gonna place my bet on us
I know this love is heading in the same direction
 
Stringe il microfono fino a sbiancare le nocche, si porta l’altra mano al petto, chiude gli occhi per un attimo e quando li riapre sono fissi nei miei.
Con sofferenza e… speranza.
Mando giù a forza.
Cosa dovrei fare?!
Non so neppure cosa sta succedendo!
Quando rallenta la sua corsa fino a fermarsi a pochi passi da me non so neppure come è successo!
Quando è successo!
Eppure ora è qui.
Proprio qui di fronte a me.
 
That's up
 
Nessun applauso o ovazione scatta quando la musica cessa. Il silenzio intorno a noi è assordante.
Sting abbassa il microfono senza distogliere lo sguardo dal mio, guardandomi con estremo affetto e con evidente senso di colpa.
È come se stesse guardando la cosa più bella del mondo ma un attimo dopo averla deturpata orribilmente.
È così abbattuto che il cuore mi si stringe ma l’incantesimo si è spezzato ormai e ciò che mi monta dentro non è tenerezza o compassione ma solo rabbia.
Rabbia e fastidio e… e fa male, dannazione!
Che cosa si aspetta?! Che cosa pretende?!
Che dopo quello che è successo basti questo per farmi cadere di nuovo tra le sue braccia?!
Che basti una… una canzone scritta interamente e appositamente per me e un… flash mob di proporzioni bibliche a uno dei concerti più attesi dell’anno di una delle cantanti più in voga del momento?!?
Un attimo prima che la vista mi si offuschi per le lacrime, noto con la coda dell’occhio più di una ragazza che si sta facendo violenza per non gettarsi letteralmente addosso a Sting e marcarlo come farebbe un giocatore di rugby mentre il resto dei presenti trattiene il fiato con aspettativa.
Tutto per non rovinare questo momento.
Il nostro momento.
Che lui ha reso tale per me.
Mi sfrego gli occhi con il dorso della mano anche se non bastano le lacrime per smorzare l’espressione dura e determinata che so di avere.
-Yuki…-
Un fremito mi scuote.
Non come abbia fatto a cantare perché in questo momento la sua voce è ridotta a un sussurro roco, sembra faccia fatica a parlare. 
-Mi dispiace io… sono stato un coglione io…-
-Non è il momento né il luogo Sting- lo interrompo, determinata.
Mi volto e mi allontano, percependo chiaramente la delusione che si diffonde intorno a me, anche se tutti si scostano immediatamente per lasciarmi passare.
Trattengo le lacrime e i singhiozzi mentre mi impongo di continuare a camminare e non voltarmi.
Non basta.
Mi ha fatto troppo male. Mi ha fatta sentire usata.
Questo non mi basta. Come potrei tornare a fidarmi di lui?!
-Sì invece!-
Non mi fermerei se la sua voce non ricordasse un ringhio disperato, come di una belva ferita.
Mi congelo sul posto, gli occhi sgranati per la sofferenza che vibra chiaramente nella sua voce. Continuo a dargli le spalle ma non mi allontano più. Le gambe non rispondono. Il mio corpo vuole stare a sentire.
-Ovunque e qualunque… qualunque momento sarebbero quelli giusti- ricomincia più calmo ma con voce tremante e distorta -Perché sei tu. Ed è sempre “Posto giusto, momento giusto” con te. Tu sei il mio “Posto giusto, momento giusto”- 
Che cosa… ha detto?!
Chiudo gli occhi un istante e un flash di quella maledetta mattina mi invade la mente.
E immediatamente mi accorgo di quanto lo Sting che mi sta parlando ora non sia lo stesso Sting con cui ho litigato due settimane fa.
È disperato e distrutto e mi sta implorando proprio come quella mattina ma c’è qualcosa nella sua voce…
-Credevo davvero che fosse Seilah. Che fosse… amore. Almeno quello che sentivo io per lei ed ero pronto a tutto per riaverla indietro pur sapendo che lei comunque non avrebbe mai provato lo stesso per me con la stessa intensità-
Il mio cervello elabora mentre lo ascolto, evidenziando le differenze.
Quella mattina, quando abbiamo litigato, c’era tanta paura nei suoi occhi e nella sua voce.
Una paura che ora non sento più. Una paura che ora ha lasciato posto alla speranza.
Non mi sta implorando perché è spaventato all’idea di restare solo o all’idea che qualcuno – “che io” mi fa notare il cervello – lo odi. Lo capisce ed è pronto ad accettarlo.
Purché io gli dia un segno.
Mi sta implorando di dargli un segno che non è troppo tardi e di…
-Sono un coglione perché ho dovuto perderti per capirlo. Per capire come ci si sentiva  per davvero a perdere la donna che… c-che si ama-
Di credergli.
Sta disperatamente cercando di farmi sentire che è sincero che non sono solo parole di circostanza e…
A-aspetta, ha appena detto che mi ama?!
-Ma quella mattina non ho perso solo la donna che amo. Ho perso anche la mia migliore amica, la mia consigliera, la persona a cui affiderei ogni singolo stralcio di musica che io abbia mai scritto e che mai scriverò!-
Se solo sapesse che ero dispiaciuta di non avere registrato la sua “fase barbone” per poterla divulgare almeno all’interno della mia cerchia più stretta… E non sono sicura che Rogue apprezzerà questa sua ultima affermazione.
Ma non che importi molto ora di questo perché sì, sì è vero, ha detto davvero che mi ama e mi rendo conto che gli credo, sto credendo a tutto e non perché voglio disperatamente che sia tutto vero.
Ma perché quello che sta parlando non è lo Sting di Seilah.
È il mio Sting.
Mio e di nessun’altra.
-Ho combinato un fottuto casino ma sono pronto a tutto per rimediare! E non pretendo che mi perdoni e che corri tra le mie braccia e cadi ai miei piedi!- ora sta parlando senza più alcuna coerenza, il panico che comincia a sopraffarlo –Ma dammi la possibilità di rimediare! Una possibilità non ti chiedo altro! Non voglio vivere il resto della mia vita sentendomi sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato senza neppure provare a lottare per evitarlo!-
Una serie di sospiri trasognati segue la conclusione del suo discorso.
Io tremo così forte che mi stupisco che non si senta il rumore delle mie ossa che cozzano e sfregano tra loro.
In questo momento mi sfugge perché mai ha chiesto il mio aiuto per scrivere questa benedetta canzone, visto che ci sa fare così bene con le parole, il bastardo.
Mando giù altra saliva, serro le palpebre per ricacciare indietro le lacrime. Prendo un profondo respiro. Mi fido poco della mia voce in questo momento ma non posso più sopprimere ciò che ho dentro.
-Tu… Tu…- comincio incerta. Sento che arrischia un passo per avvicinarsi. E qualcosa si spezza dentro di me -Tu! Ci hai messo mesi ad imparare il mio nome!- lo accuso, voltandomi di scatto verso di lui. Indietreggia e sembra terrorizzato e io non so cosa mi prenda ma non riesco a fermarmi -Ci hai messo mesi ad imparare il mio nome, mi hai fatta diventare una specie di oggetto di studio per comporre una cavolo di canzone, mi hai ossessionata con Seilah per settimane!-
A giudicare dal brusio intorno a me Sting non è l’unico scioccato dalla mia esplosione. Non che la cosa mi turbi.
-Mi hai portata a letto e poi mi hai detto che ero un errore!- alzo di più la voce e il brusio si trasforma in un coro di disapprovazione tra cui colgo anche un “coglione” per Sting, gridato a gran voce da qualche ragazzo tra la folla.
Sting mi guarda rassegnato e sconfitto e abbassa gli occhi al suolo.
-E poi…- mi interrompo per sopprimere i singhiozzi mentre le lacrime rompono ormai gli argini, sopraffacendomi -Poi mi hai dedicato una canzone davanti a tutta questa gente e questa è la cosa più imbarazzante… e… e romantica che mi sia capitata in vita mia- soffio a corto di fiato.
Sting risolleva la testa di scatto, una nuova luce negli occhi.
-E non importa cosa tu dica o faccia, non importa… quanto tu riesca a essere deficiente certe volte… io…- il primo singhiozzo sfugge alle mia labbra e io non provo più nemmeno a contrastarli. Sollevo gli occhi a cercare i suoi, disperata e sincera -È sempre “Posto giusto, momento giusto” quando sono con te- ammetto e scoppio a piangere incontrollata -Sempre! Anche quando ti ho detto che non era vero, anche quando ti ho detto che io e te saremo sempre e solo “Posto sbagliato, momento sbagliato” io non l’ho mai pensato nemmeno per un attimo, non per quel che riguarda me almeno perché se s…-
Non lo vedo arrivare tra le lacrime.
È solo quando le sue labbra sono sulle mie, tappandomi la bocca, che capisco che ha coperto la distanza che ci separava e che sono tra le sue braccia.
Che è esattamente il posto a cui appartengo.
Affondo le dita tra le sue ciocche bionde e lo bacio, lo bacio come se non ci fosse un domani, lo bacio fino a rimanere senz’aria. E quando ci stacchiamo per riprendere fiato nessuno dei due si allontana dall’altro più dello strettamente necessario.
Con la punta del mio naso che sfiora quella del suo, ancora aggrappata a lui, lo guardo attraverso le palpebre socchiuse e le lacrime che ancora pendono dalle mie ciglia. E ciò che vedo mi ferma il cuore.
Perché non mi fissa con quel suo sorriso soddisfatto di quando è felice, non mi guarda con quella luce negli occhi di quando è sereno. Mi osserva trasognato e concentrato, come se stesse cercando di memorizzare ogni particolare del mio viso.
Sposto le mani ai lati del suo, e una nuova ondata di pianto mi assale.
Era davvero terrorizzato all’idea di perdermi. E anche se ha la barba ben fatta e i capelli in ordine, vedo bene quanto è tirato e le occhiaie sotto i suoi occhi. Nemmeno per Seilah è mai stato così.
Ma ora sono qui e ci penso io a lui.
Ricomincio a baciarlo, le mani che si muovono frenetiche, cambiando continuamente posizione, ma il bacio ora è diverso, meno profondo, perché a mancarci di più non è stato il contatto fisico ma il nostro modo di stare insieme e abbiamo bisogno anche di parlare. Io di sentire la sua voce  e lui la mia.
-Come stanno Rufus e Orga?- gli chiedo mentre giro il capo e poso di nuovo le mie labbra sulle sue.
-Gli manchi. Anche a Lector-
Un altro bacio.
-Scommetto che sono mancata anche a Rogue- ridacchio.
Un bacio ancora.
-Da morire-
Un altro ancora.
E non so per quanto andiamo avanti finché un rumore raschioso non ci riporta alla realtà riecheggiando forte nella piazza silenziosa.
-A-ehm!!!-
Sobbalziamo e ci stacchiamo, guardandoci interrogativi. Quando io capisco che non è stato lui e lui capisce che non sono stata io, ci giriamo entrambi a cercare la fonte del rumore. Sting mi trascina sul suo petto e io appoggio la testa contro il suo collo mentre mi guardo intorno.
-Sentite è tutto molto bello e sono davvero molto felice per voi ma non si potrebbe continuare con il concerto ora?!- domanda una voce in mezzo alla folla.
La faccia mi prende fuoco quando realizzo pienamente che siamo in mezzo a non so quante migliaia di persone e che stiamo effettivamente bloccando il concerto. Non che a Juvia importi molto, ci sta osservando dal palco con gli occhi a forma di cuore lei.
-Vieni, andiamo in camerino- mormora Sting tra i miei capelli, prima di prendermi per mano e trascinarmi verso il backstage.
Applausi, fischi e grida di esultanza esplodono quando ci mettiamo a correre, mettendomi ancora più in imbarazzo ma non me ne importa niente. Quando Sting si gira a lanciarmi un’occhiata da sopra la sua spalla, mentre continuiamo a correre, non c’è più niente che abbia importanza.
Solo io e Sting e…
-Yuuhuuuuuu!!! Vai Yuki!!!-
-Attenta a non sciuparlo!!!-
-Poi voglio un resoconto dettagliato!!!-
Le voci di Cana e Milianna esplodono proprio nel momento in cui gli applausi scemano e io non so se ridere o chiedere al pavimento di inghiottirmi. Ma, in fondo, non fosse stato per loro stasera non sarei stata nemmeno qui.
Nel posto giusto, al momento giusto. 

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*"Right Place, Right Time" - Capitolo 4

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Angolo di Piper: 
Okay Sara, parliamone. Sei una sensitiva?! O.O 
No perchè tutta la storia è stata costruita intorno a questa canzone! Tutto è andato come doveva andare per arrivare qua e io devo farti davvero i complimenti per aver capito perfettamente come sarebbe andata! XD E spero di cuore di non averti delusa, né te né nessun altro di voi che mi leggete! Grazie davvero di cuore a tutti voi! 
Piper. 


 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


What you've been doing out there since I've been away?
Have you been good?
Have you been bad?
Did you behave?
It's alright, I'm here tonight, I'm taking back what's mine
 
Ansimo impotente mentre mi accarezza il collo con il dorso del suo naso, inspirandomi a pieni polmoni, e le sue mani vagano sulle mie cosce e sul mio addome. Non so che fine ha fatto la sua maglietta né quando esattamente si è slacciato cintura e cerniera dei pantaloni.
Quanto mi è mancato. Queste tre settimane di tour sono state le più lunghe della mia vita.
Anche se, certo, il pigiama party nel superattico è stata una serata memorabile.
-Mi sei mancata da morire…- soffia sulle mie labbra un attimo prima che io catturi le sue.
 
I know you heard some rumours, wonder if they're true,
But just be patient, I'm a show you something new
Yeah, that's right, I'm here tonight, I'm taking back what's mine
 
Lo trascino sul letto, obbligandolo a sdraiarsi sopra di me, impaziente. Non posso più aspettare per sentirlo dentro di me e il mio corpo freme incontrollato.
Sting sorride contro la mia tempia.
-Siamo impazienti.- sussurra con un tono che non mi piace neanche un po’.
-Sting…- lo richiamo girandomi a guardarlo e leggo nei suoi occhi che, nonostante faccia un po’ l’arrogante è impaziente e al limite quanto me.
E in fondo questo suo essere così sicuro di sé mi eccita, non posso negarlo. Quel suo lato che tanto odiavo all’inizio, ora che so quanto può essere fragile e insicuro, adesso mi manda completamente in tilt.
-Anche tu mi sei mancato da morire.- mormoro mentre stringo le cosce intorno al suo bacino, la voce già rauca.
 
I can tell that you missed me, 'cause your eyes give it away
I know you can't resist me
So tell me, tell me, tell me, tell me
Tell me, girl, that you're listening
I need to know that you care
You know I'm dying to feel it, so show me, show me, show me that you missed me
 
Tutto questo gemere non può far bene alle mie corde vocali. Non che la cosa mi importi.
Gli mordo una spalla, lui si sposta a marchiarmi il collo e proprio in quel momento il cellulare di Sting si mette a suonare. Cerchiamo di ignorarlo come abbiamo fatto negli ultimi quindici minuti. Abbiamo usato la tattica “ignora e lascialo squillare” ma le telefonate sono continuate ad arrivare insistenti e alternate sul mio e sul suo cellulare a distanza di pochi istanti l’una dall’altra.
Ho perso il conto di quante chiamate abbiamo ignorato e la cosa comincia francamente a diventare snervante e non lo penso solo io.   
Continuando a baciarmi, Sting allunga una mano verso il suo telefonino. Se lo porta all’orecchio, stacca mezzo secondo la bocca dalla mia pelle solo per mormorare “Non è il momento, Rogue” e poi ricomincia a baciarmi, scendendo in picchiata verso il centro del mio corpo, lasciando una scia di baci nel tragitto che mi ustionano la pelle.
 

 
Did you miss me?

 
Immergo le dita nelle sue ciocche bionde quando le sue mani solleticano l’elastico dei miei slip e dopo alcuni confusi momenti mi ritrovo completamente nuda e con la sua lingua impegnata a darmi tutto il piacere di cui è capace.
Che, diciamocelo, non è poco.
Inarco la schiena, getto la testa all’indietro, mi mordo il labbro inferiore.
 
Did you miss me?
 
Sorry I led you, but I'll make it worth the wait,
Yeah, I remember you, I want another taste
It's our night, I'm here tonight, I'm taking back what's mine
 
E naturalmente è il turno del mio cellulare di mettersi a suonare.
E non è possibile!
Stacco una mano dal suo capo e l’allungo alla cieca verso il mio comodino, trovando a tentoni il cellulare. Me lo porto all’orecchio proprio mentre un gemito più acuto mi sfugge.
-Ah! N-non… non è il momento R-Rogue.-
È l’ultimo attimo di lucidità prima di venire completamente travolta. Sposto le mani a stringere il lenzuolo e in pochi minuti sto urlando fino a sgolarmi, il corpo scosso da piccole scariche che mi mandano in pappa il cervello per tutta la durata del mio apice.
Mi rilasso sul letto, sudata e ansimante, e Sting non perde tempo a sovrastarmi, osservandomi con non poca soddisfazione.
 
I can tell that you missed me, 'cause your eyes give it away
I know you can't resist me
So tell me, tell me, tell me, tell me
Tell me, girl, that you're listening
I need to know that you care
You know I'm dying to feel it, so show me, show me, show me that you missed me
 
-Sì, lo vedo che ti sono mancato.- mormora con un ghigno sghembo e io lo fisso alcuni istanti, prima di darmi un colpo di reni e salirgli sopra a cavalcioni.
Mi schiaccio su di lui e lo sento inalare pesantemente mentre mi chino sul suo orecchio. -Da morire- preciso e arrossisco un po’ quando sento ciò che gli provoca avermi sdraiata addosso completamente nuda.
Non importa quante volte abbiamo fatto l’amore negli ultimi mesi. Certi giorni penso che non mi ci abituerò mai. Lo accarezzo a palmo pieno sul petto liscio e caldo e poi prendo a marchiargli il torace mentre traffico per sfilargli pantaloni e boxer.  
È il suo turno di abbandonarsi e ansimare impotente ma, nonostante i suoi gemiti, lo sento chiaramente. Mi immobilizzo e mi volto verso il salotto, oltre la porta chiusa della nostra camera.
Che cosa…
C’è qualcuno alla porta di casa nostra, qualcuno sta cercando di scassinare la serratura ed entrare.
 

Did you miss me?
 

Rapido, Sting si rimette in piedi e si riveste -Tu resta qui.- mi sussurra, accarezzandomi una guancia. Tesa, lo osservo uscire dalla stanza.
Se sono dei ladri…
-Ma porca…- sobbalzo quando lo sento imprecare dall’altra stanza e sto già per lanciarmi verso la porta che quello che dice mi blocca qui dove sono. -Rogue! Cosa cazzo stai facendo?!-
 
Did you miss me?
 
Ooh, ooh, ooh
'Cause your eyes give it away
Ooh, ooh, ooh
We've got an understanding
Ooh, ooh, ooh
Don't need words to explain
Ooh, ooh, ooh
 
-Se rispondessi alle telefonate!- ribatte Rogue, chiaramente risentito.
Tiro un sospiro di sollievo. È solo Rogue.
-Ci sarà anche stato un motivo se non rispondevo, no?!-
-E ci sarà stato un motivo se io continuavo a chiamare ti pare?!-
-Non posso credere che tu ti sia introdotto in casa nostra! Vai via!-
-Sting, porca di quella…-
-È una questione di vita o di morte?!-
-No! Certo che no!-

 
Just show me, show me, show me, show me, show me, show me, show me, show me...
 
 
-E allora sparisci! Dannazione Rogue, sto cercando di fare l’amore con la mia ragazza dopo tre settimane di astinenza! Non è proprio il momento!-
 

 
Did you miss me?

 
Mi copro il volto con le mani mentre le guance mi vanno a fuoco. So che per loro è routine ma comunque…
 
Tell me you missed me baby
Show me you really care
You really care!
 
-E impara a usare quelle chiavi per vere emergenze o faccio cambiare la serratura!- sento Sting gridare prima di chiudere la porta con un colpo che potrebbe tirare giù il palazzo.
Silenzio.
Sono già pronta ad alzarmi e raggiungerlo in sala quando eccolo scivolare in camera, chiudere la porta e addossarvisi con le spalle. Si passa una mano sul volto mentre sospira.
-Ehi?- lo chiamo piano, ancora seduta sul letto.
 
I can tell that you missed me
'Cause your eyes give it away
I know you can't resist me
So tell me, tell me, tell me, tell me
Tell me, girl, that you're listening
I need to know that you care
You know I'm dying to feel it
 
Non posso fare a meno di squadrarlo. Le gambe lunghe infilate nei jeans un po’ sgualciti. La linea degli addominali che forma una V mettendo ancora più in evidenza le sue spalle larghe e le braccia, le sue forti rassicuranti braccia da cui vorrei essere stretta in continuazione. Quando mi soffermo sul suo viso, il cuore accelera e un’ondata di calore mi pervade da capo a piedi.
Mi sta studiando famelico, le labbra piegate in un sorriso un po’ storto. Deglutisco a vuoto.
 
So show me, show me...
 
 
-Allora?- mormora, staccandosi dalla porta.
 
...show me, show me...
 
 
-Dove eravamo rimasti?-
 
Did you miss me?
 
§

 
Ascolto il tintinnare dei cereali nella ciotola di ceramica mentre canticchio a labbra chiuse. Mi sento ancora assonnata, anche perché stanotte non ho dormito molto. Certo è stato per una buona causa.
Diciamo che ne è valsa la pena, ecco.
Sorrido, ripensando alla meravigliosa notte appena trascorsa, riflettendo su quanto mi sento felice. Felice come mai in vita mia e di una felicità che non accenna a svanire nonostante perduri ormai da settimane.
Le sue braccia scivolano delicate intorno alla mia vita per stringermi contro il suo torace. Mi abbandono subito, continuando a sorridere, e sospiro soddisfatta quando mi bacia la guancia.
-Buongiorno.- mormora contro le mie labbra quando mi giro per salutarlo.
-Buongiorno.- rispondo prima di rubargli un bacio.
Poso le mani sulle sue, ancora ferme sul mio addome e struscio la fronte sul suo collo. Stare così con lui è la pace dei sensi ma è pur sempre ora di colazione.
Un po’ riluttante mi stacco da lui per recuperargli una ciotola, mentre Sting recupera il latte e il succo di frutto e me ne versa un bicchiere. Mi sorride quando me lo porge e, come ogni volta, vengo rapita da quel suo sorriso. Perché è un sorriso tutto particolare, così diverso da quello da sciupafemmine che esibisce sul palco e da quello sinceramente divertito di quando qualcuno dice qualcosa di divertente.
Questo è il mio sorriso. E ho il sospetto che si sia accorto che ogni volta che lo vedo mi innamoro ancora di più di lui.
Scuoto la testa per tornare in me e mi siedo sul mio sgabello, cominciando a sbocconcellare i miei cereali. Mangiano in silenzio per un po’ finché Sting non si allunga verso di me e passa il pollice sotto al mio labbro inferiore, come se lo volesse ridisegnare.
-Avevi un po’ di cioccolato- mormora, puntando gli occhi nei miei e io gli sorrido, le guance lievemente arrossate.
-Grazie- gli sorrido, prendendo un’altra cucchiaiata che però rimane ferma a mezz’aria. -Ehi, hai scoperto cosa voleva Rogue?-
Finisce di masticare e manda giù, prima di rispondermi con una stretta di spalle. -Ho provato a chiamarlo prima ma mi ha risposto che non aveva tempo. Dal poco che sono riuscito a sentire, credo fosse con Meldy e piuttosto impegnato.- aggiunge, con uno sguardo malizioso.
Abbasso gli occhi sulla mia ciotola, un po’ imbarazzata all’idea che a Rogue possano essersi “accesi i bollori” come dice Cana dopo aver sentito me e Sting ieri sera. Ma la cosa è anche piuttosto divertente e mi tocca mordermi il labbro inferiore per non scoppiare a ridere, anche se gli angoli della bocca si piegano veros l’alto contro la mia volontà.
-Ehi?- mi chiama Sting e io sollevo subito la testa per vedere di cos’ha bisogno.
Sto ancora sorridendo e so che mi brillano gli occhi di divertimento. -Dimmi- lo invito subito.
-Senti, stanotte mi è venuta un’idea per una canzone…- comincia, simulando indifferenza.
Ma lo capisco subito dal tono che usa, lo capisco da come distoglie lo sguardo, in cui faccio in tempo a leggere un lampo speranzoso. Capisco perché me lo sta dicendo.
Vuole il mio parere o forse addirittura il mio aiuto per il testo. Insomma vuole parlarmene ma non osa.
Forse ha paura che mi riporti spiacevoli ricordi alla mente. Forse teme che discutere con lui di una canzone mi faccia tornare in mente di quando lo stavo aiutando a riconquistare Seilah. Sembrano passati secoli e devo trattenere un sorriso.
Quello che Sting non sa è che, lieve dramma a parte, quello è stato il periodo più bello della mia vita. A cui sta seguendo il periodo più meraviglioso della mia vita.
Non posso che avere bei ricordi di questa esperienza appena passata.
Non posso che provare sensazioni serene se ci ripenso, nonostante l’autentico dolore che ho provato quando le cose ci sono sfuggite per un attimo di mano.
In fondo è precisamente così che tutto ha avuto inizio.
È così che ho scoperto il vero Sting, che ho finito per innamorarmi di lui.
-Ti ascolto.- lo invito semplicemente e lui si volta a guardarmi, sorpreso e felice, prima di cominciare a parlare, gesticolando sotto il mio sguardo attento.
Sì esattamente così.
Con Sting e io nella cucina di casa nostra.
Che scriviamo una canzone.
 




Angolo dell'autrice ritardataria
No va beh lo so, lo so, non ho scuse. Sono in imbarazzante ritardo! 
Ma ehi, ora sono qui e sono riuscita a finire la storia che ho tra l'altro amato alla follia anche per merito del vostro sostegno! Grazie di cuore a Redpowa, Soly, Sara, Lidya Swan, Lil, Annapis, Emi_Molli e Shanna. Grazie a chi ha seguito, preferito e ricordato. Ma grazie soprattutto a Memy e Mari che mi hanno sostenuto, sopportata, aiutata, consigliata. Spero che la lunga attesa sia valsa la pena e spero di ritrovarvi alla prossima storia. 
Un bacio grande e a presto! 
Piper. 


 

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