L'Amore ha solo un Fiore.

di Julia_Fred Weasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***



Capitolo 1
*** I. ***


L’amore ha solo un Fiore.

I

 
Può nascere dovunque 
Anche dove non ti aspetti 
Dove non l'avresti detto 
Dove non lo cercheresti

 
 
Numero dodici di Grimmauld Place, una sede di ansia, preoccupazione, terrore. Hermione ascoltava le frasi della signora Weasley provenire dalla cucina, parole di morte, che pensavano al peggio, che con continuo riverbero tormentavano la mente della giovane strega. In una continua litania, come se dovesse mantenere la responsabilità di tutto.
Lei, che dalla cucina, continuava a dire i nomi di Ron, Ginny, Fred… se non li voleva vedere in una brutta situazione Molly, figurarsi Hermione che stava ancora a più stretto contatto con loro. Con i suoi amici, crescendo insieme. Sono ancora giovani! Gridava. Sì, ancora giovani… ma non per Voldemort. Pensò. Più stava vicino a quella porta, più la voglia di prenderla a pugni e di gridare si faceva spazio dentro di lei, protestando contro tutti, contro le continue parole, le intenzioni… che alla fine non si rispettavano perché si faceva sempre di testa loro. Contro la morte.
Scappò, si allontanò, e voleva farlo per sempre, anzi era l’unica cosa che voleva fare. Se solo ne avesse avuto il diritto. I piedi che fuggivano dalla casa, giravano corridoi, alla ricerca di un posto dove poter sfogarsi, dove poteva trovare una soluzione a tutto. Ma stava solo raggiungendo il vuoto. Non avrebbe trovato mai niente se non un ammasso di confusione e rabbia.
Dall’altro capo del corridoio sentì dei passi, ma non se ne curò e continuò a camminare, tanto l’unico pericolo a cui poteva incorrere era l’ostilità di Kreacher. Continuò a pensare, a pensare fin quando l’unica via d’uscita non poteva che essere l’esplosione del cervello. Ma cadde a terra senza neanche accorgersene, delle mani già erano ai suoi fianchi, e la voce si fermò tra le dita di qualcuno. Sentì la porta chiudersi, gli occhi a fissare il nero della stanza buia e la sua schiena poggiata su qualcosa di morbido. 

- Granger, fa' silenzio. – una voce maschile le vibrò all’orecchio mentre la mano del ragazzo si posò sul ventre di lei. Hermione strabuzzò gli occhi e cercò in tutti i modi di divincolarsi, ma Fred la teneva sempre più stretta al suo petto. Fino a quando lei si arrese appoggiando la nuca su di lui. Si sentirono dei botti, un grugnito e la pronuncia chiara e piena di vendetta di “Weasley!”. Hermione sentì il ghigno di Fred carezzarle l’orecchio, lei arrossì. 

- Lasciami! – sussurrò alla sua mano, quasi a sentire il sapore della sua pelle. Fred prese ordine dalla voce ovattata, ma con delicatezza, decifrando il comportamento di Hermione che poteva fare movimenti avventati da un momento all’altro. Lasciò che la sua mano scivolasse al movimento di lei mentre si liberava dalle sue braccia. Con la bacchetta, il ragazzo, accese la luce, e chiuse a chiave la porta. Gli occhi di lei andarono subito alla serratura della porta, ma non aveva la bacchetta con sé, altrimenti l’avrebbe già stordito e lasciato in stanza. Fred osservò l’espressione di Hermione, era così stravolta, spossata, come se qualcosa la stesse prosciugando. Non si curò neanche di dire una delle sue battute, perché l'estraneità nei suoi occhi lo spaventava. 





Nda:
Salve! :)
Dopo un sacco di tempo torno a scrivere! Avevo pensato a questa storia e spero tanto che renda nella sua uscita :)
Ringrazio le persone che mi hanno sempre seguito e che spero continueranno a farlo, nonostante la mia assenza.
La storia è già tutta scritta e spero di riuscire ad aggiornarla ogni settimana :)
Ringrazio le persone che sono arrivate fin qui per leggere questo capitolo introduttivo e spero tanto che qualcuno di voi mi faccia capire cosa ne pensa tramite una piccola recensione :)
La canzone è L'Amore Esiste di Francesca Michielin, di solito io e le canzoni italiane non andiamo d'accordo, ma questa mi ha colpito particolarmente e spero che piaccia anche a voi! :)
Beh, a presto!
Julia.

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Capitolo 2
*** II ***


L’amore ha solo un Fiore.

2

 
Può crescere dal nulla
E sbocciare in un secondo
Può bastare un solo sguardo
Per capirti fino in fondo

 
 
Quella casa si poteva definire letteralmente inquietante, era così spoglia e così priva di vita che ti veniva tristezza solo a guardarla. Così oscura, sembrava ad un tratto che vivesse di vita propria, mentre ad altri in assoluta contemplazione delle persone che ci vivevano all’interno.

Quella casa, in poche parole, faceva paura. Fred neanche poteva immaginarsi come Sirius ci sia vissuto lì. Si rigirava e rigirava nel letto, cercando la posizione giusta per dormire. Ma sapeva lui stesso che non l’avrebbe trovata. Quando non riusciva a dormire la sua insonnia era testarda come il proprietario e il russare di suo fratello non era d’aiuto.

Si tamburellava le dita sul ventre, a sfiorare le costole che leggermente sporgevano dal suo corpo per la posizione sdraiata. Mentre l’altro braccio era sotto il cuscino a mantenergli la testa. Guardava con assoluta contemplazione il soffitto ammuffito e pieno di rumori di cui non sapeva neanche definire la provenienza. Erano inquietanti come tutto lì dentro. Assorto da quella inerzia involontaria di guardare il soffitto, aspettando che lo venisse a prendere il sonno o che miracolosamente sarebbe successo qualcosa di tanto sorprendente da non prestare il proprio tempo a cose inutili come dormire, sospirò.

Un leggero nervosismo cominciò a bussare alla porta delle sue sensazioni, con gesti snervanti rannicchiò le dita e si alzò dal letto, si stropicciò gli occhi e si diede una veloce spazzolata ai capelli dietro la nuca, appiattiti dal suo peso contro il cuscino. Sbadigliò, trovando patetico quel gesto involontario dato che non riusciva a dormire. Provò a fare qualcosa che gli riuscisse meglio, perdere tempo, perciò si mise le pantofole e scese al piano di sotto. Nel tragitto tra il letto e la porta provò a non calpestare qualche cianfrusaglia che potesse fargli perdere un alluce del piede e subito si ritrovò nel corridoio del secondo piano.

Era ancora illuminato da quella fievole luce morente che sembrava padroneggiare quella casa. Mise un piede dopo l’altro senza accorgersene che già era arrivato alle scale, non vedeva l’ora che quella nottata passasse in fretta, a volte era così noioso dormire. Le teste degli elfi appese al muro, gli suscitarono solo apatia. Nonostante l'atmosfera macabra, l’insonnia lo rendeva quasi indifferente a qualsiasi cosa che potesse far paura nel cuore della notte. Ma in fondo non era quel che si potesse definire un fifone.

Scese l’ultimo gradino come se si scocciasse di fare qualsiasi movimento e pensò a qualcosa da fare. Neanche si premette le meningi, senza suo fratello non c’era molto da fare nel cuore della notte, che sentì dei strani squittii intorno a lui, provenivano da qualche parte ne era certo altrimenti quei suoni non potevano neanche sentirsi. Decise quindi di dedicare la sua nottata alla ricerca di quello strano rumore. Mise un piede dietro l’altro, cauto, cercando di non farsi sentire, piegò leggermente la testa, quel movimento gli risaltò la mascella, credendo che in quel modo il suono potesse sentirsi meglio alle sue orecchie.

Si avvicinò alla cucina, dove quello squittio ora sembrava decisamente più vicino e distinto. Non erano dei veri e proprio squittii, ma qualcosa che si avvicinava più all’umano. Come dei versi. Ma ancora non sapeva ben dire cosa potesse essere. Fece altri brevi passi, un’asse del pavimento cigolò e si maledisse perché quel suono se n’era appena andato. Girò la testa di scatto, forse proprio quella mancanza del suono gli fece capire meglio la provenienza.

Poggiò delicatamente le dita sul pomello della porta, le sue dita affusolate decisero con coraggio di circondare la maniglia e aprire la porta della cucina. I suoi occhi si immersero nel profondo nero della stanza, solo con un po’ di tempo riuscì a distinguere gli oggetti all’interno. La luce della luna non era così di gran aiuto. Ovviamente non si dimenticò di prendere la sua bacchetta, ma non fece neanche in tempo a sussurrare l’incantesimo che questa si librò in aria tra le sue mani. Poteva finalmente appurare che c’era qualcuno lì dentro, e non un essere ma un umano. Come lui aveva presupposto.

- Chi c’è? – sussurrò. Continuava a strizzare gli occhi per vedere qualcosa ma non riusciva a vedere niente. Lei non sapeva se farsi vedere o meno da Fred, soprattutto in quello stato che considerava così esposto. Cercò di stare il più immobile possibile, forse prima o poi se ne sarebbe andato. Di certo non poteva vederlo dietro l’ombra scura della credenza. Ma Hermione non aveva ancora capito che Fred non era così arrendevole. Lui cominciò a fare dei passi, cercando di essere discreto come prima nella sua stanza.
Poggiò la mano sul tavolo così che l’abitudine di passare di lì potesse collocargli nella mente la disposizione dei mobili. Gli sarebbe bastato un movimento di collo per vedere Hermione. Era dietro di lui e lei poteva distinguere perfettamente dalla luce lunare i contorni delle sue spalle larghe coperte dalla maglietta bianca. Forse se si muoveva velocemente poteva svignarsela senza che se ne accorgesse.
Decise così di azzardare un passo in avanti così che potesse camminare scivolando sulla credenza e imboccarsi nella porta. Fred si rivelò pieno di sorprese, come al solito. In pochi secondi si mosse velocemente, chiudendo la porta e prendendo il polso della persona nella stanza portandola al muro. La sua preda era senza via d’uscita, racchiusa tra il muro e il suo corpo. Fred accese l’interruttore della luce vicino alla porta, a pochi centimetri dalla mano di lei e la vide in volto. Un volto straziato, triste, con borse sotto agli occhi e fronte segnata dalla preoccupazione. Si staccò leggermente da lei, sorprendendosi di quella reazione improvvisa.

- Hermione. – pronunciò il suo nome leggermente sorpreso.

- Cosa vuoi? Perché sei qui? – sembrò molto irritata in quelle domande. Con la voce incrinata dal pianto. Le sue gote erano ancora bagnate e gli occhi rossi erano molto evidenti. Fred non sapeva come comportarsi davanti a quella scena, ma le teneva ancora il polso sopra le loro teste.

- Niente… io… non riuscivo a dormire e poi ti ho sentito. – Hermione sembrò tranquillizzarsi dalla sua risposta. Divincolò leggermente il polso così che Fred si accorgesse di tenerla ancora. – Ah si, scusami. Ti ho fatto male?

- Così premuroso… sono sorpresa! – l’ironia della sua voce era così provocatoria. Fred fece un mezzo sorriso mentre osservava Hermione massaggiarsi il polso.

- Sei strana, Granger. – constatò, dopo una attenta analisi alla sua figura. Non si permise di farle notare le sue lacrime ancora così evidenti sul viso, non voleva intromettersi a meno che non fosse lei a permetterlo.

- Lo sono sempre per te. – rispose quasi con disprezzo. Era nervosa e non riusciva a fermare la sua lingua.

- No, Granger, non lo sei mai stata. Ma lo sei ora, in questo periodo. Cos’hai? – non sapeva neanche come in quel momento riuscisse a fare il serio ma improvvisamente era curioso, curioso di qualcuno, interessato.

- E perché dovrei venire a dirlo a te? – riposò il polso e lasciò che il braccio gli cadesse al fianco col pugno chiuso. Anche il suo corpo trasmetteva involontariamente qualcosa che la rendeva difficile da capire.

- Non saprei… stai sempre sulle tue, si capisce che c’è qualcosa. Penso, purtroppo, che non sia io, altrimenti staresti in un altro modo. – Fece un mezzo sorriso e guardò lei asciugarsi il viso in modo lascivo, come se non fosse successo niente. – Uhm… nessuna risposta, dovrei preoccuparmi davvero! – Hermione lo guardò quasi in modo malizioso. La voce canzonatoria di Fred era così cristallina e semplice che era un piacere ascoltarlo anche se ti prendeva in giro.

- Piantala! – rispose in un sospiro mentre alzava gli occhi al cielo. – No… non è niente, ok? – ma Fred sentiva ancora quella voce tremante tra le sue labbra quando si era girata per prendere la bacchetta che gli aveva tolto tra le mani. Si avvicinò per darla a lui con sguardo basso. Fred le prese di nuovo il polso, non poteva accettare quel distacco ora che c’era dentro. Era pur sempre sua amica, e non una qualunque, ci era praticamente vissuto con lei. Hermione trovò in quel tocco qualcosa di strano. Ogni volta che per puro caso Fred la toccava sentiva sempre qualcosa, non sapeva spiegarselo. Era inutile gingillarsi con stupidaggini del genere anche se non poteva negare a se stessa che Fred non era un ragazzo qualunque. – O ti do un ceffone o la pianti di farmi male prendendomi il polso, decidiamo? – si stizzì.

- Ok, d’accordo, scusami! – sbraitò. E finalmente la guardò negli occhi. Con le pupille dilatate e gli occhi ancora provati. Conosceva quella sensazione, quello smarrimento e quella continua ansia che ti mangiava vivo. Non pensava che potesse riscontrare le stesse emozioni in quella ragazza. Era come se l’avesse capita soltanto con uno sguardo. Continuò a guardarla e lei non riuscì a distogliere i suoi occhi. Aveva sempre desiderato vedere Fred più da vicino, i particolari del suo volto che molte volte le era stato negato. Non voleva che i suoi amici o le altre ragazze pensassero qualcosa di ambiguo se la sorprendevano a guardarlo a lungo. Era solo che Fred, era particolare. E a Hermione le cose particolari piacevano. Forse non si sarebbe mai stancata di guardarlo, non era una cosa che volesse di sua spontanea volontà. Era… strano. Non sapeva spiegarsi. – Hai paura. – Fred sussurrò corrucciando le sopracciglia.

- Che cosa? – bisbigliò riprendendosi solo adesso dal suo smarrimento.

- Tu, hai paura. – Hermione apriva e chiudeva le labbra cercando di dire qualcosa, ma era ancora sbigottita, ancora presa dai suoi pensieri, da lui che era così vicino. Non era possibile che quello che stava dicendo Fred fosse vero. Non per lei.

- Cos… ma che stai dicendo? – si allontanò. Gli diede le spalle. Non voleva che la guardasse, non voleva che la vedesse così altrimenti tutto sarebbe stato vero. Ma lei lo sapeva già, anche se non voleva ammetterlo.

- Hermione… - ma lui si avvicinò. Lei non voleva ritornare ai pensieri di poco prima, non voleva pensare ai suoi amici, alla guerra, a Voldemort, a tutto quello! Non voleva pensare! Non voleva essere lì! Voleva andarsene, il più lontano possibile. Sentì di nuovo le lacrime farsi capolino, si allontanò ancora da lui, non voleva che la guardasse. Per lei era difficile accettare la presenza di qualcuno mentre le succedeva. Non riusciva a fermarsi ogni volta che ci pensava. Si sentiva così fragile, inerme, inutile. Tutta quella storia era così enorme… rispetto a lei. Ma non si imparava su un libro come fermare le proprie emozioni. Provò a fare il giro del tavolo, ma lui la seguiva. Era così strana quella situazione… si sentiva troppo a disagio ma quello non sembrava un motivo per fermarsi. – Hermione, fermati! – Ma lei continuava a dargli le spalle, e a camminare. Lui velocizzò il passo per raggiungerla. Le prese ancora il polso.

- Ti prego… smettila… n-non ho paura, ok? Non ne ho, non ne ho, non ne ho, NON HO PAURA! – gridò mentre le sue lacrime sgorgavano copiose sulle sue guance. Fred si immobilizzò davanti a quella scena. Non aveva mai visto Hermione in quello stato. Era strano per lui, era come la caduta di un mito. Lei non aveva mai mostrato le sue emozioni apertamente e vedendo questo vulcano in eruzione fece provare qualcosa di diverso dentro di lui. Anche Fred l’aveva provata, provava la paura ogni volta che vedeva George, non sapeva cosa quella guerra avrebbe portato, ma non riusciva a pensare che sarebbe andato tutto bene. La guardò ancora e non si mosse per pietà o perché era la cosa giusta da fare, ma perché lo voleva.
Ospitò tra le braccia quella minuta figura così coraggiosa e la strinse forte. Lei si sbigottì ma con forza lo strinse a sé, tenendo stretta la sua maglietta bianca tra le dita. Sprofondando nel suo profumo, nelle sue grandi braccia dove si sentì stranamente al sicuro. Sentiva il suo petto alzarsi e abbassarsi insieme a lei, sentiva il suo cuore battere come se potesse uscire fuori all’improvviso. Sentiva la sua mano accarezzarle i capelli e sprofondarci, sentiva il suo mento poggiarsi alla sua testa. Sentiva che c’era qualcuno con lei, che non era sola. Non c’era imbarazzo o desiderio, niente. Solo loro due che si spalleggiavano a vicenda.

- Non ho paura. – la sentì mormorare, convincendosi lei stessa di non aver trafitto con quella scena la sua reputazione.

- Non ne dubito, Granger. Lo so.





Nda:
Salve! :) Finalmente siamo arrivati al secondo capitolo, più lungo questa volta u.u E se state leggendo fin qui, vi ringrazio moltissimo!
Spero non ci siano errori nella suddivisione delle frasi, dato che se non facevo altrimenti, il tutto sembrava una massa compatta di parole. E penso avrebbe confuso molto la linearità della storia.
Comunque, venendo a noi, spero che i personaggi siano ben caratterizzati, e che il tutto non sembri banale :)
Ringrazio le persone che hanno recensito e per tutti i complimenti che mi avete fatto :)
Avevo detto che pubblicavo la storia alle 18:00, ma mi ero dimenticata di quanto fosse antipatico l'html -.- quindi scusate questi minuti di ritardo xD
Detto questo, spero di vedervi nel prossimo capitolo! :)
L'amore Esiste, Francesca Michielin.
A presto,
Julia.

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Capitolo 3
*** III ***


L’amore ha solo un Fiore.

3

 
Può invadere i pensieri
Andare dritto al cuore
Sederti sulle scale
Lasciarti senza parole
L’amore ha mille steli
L’amore ha solo un fiore

 

Percorrere i corridoi di Hogwarts non era mai stato così piacevole a quell’ora. Di solito, Hermione, sfruttava quelle ore di solitudine per organizzarsi il giorno successivo, ma in quel momento era in piena beatitudine. Aveva anche intravisto due ragazzini fuori l’orario del coprifuoco e non aveva fatto niente. Cosa era successo quell’estate? Sapeva che tutto intorno a loro stava per scoppiare man mano, e che pensare a cose che non avevano niente a che fare con la guerra, lo trovò anche immaturo.
Ma lui le invadeva i pensieri senza che lei potesse dargli il permesso. Subito si ritrovava i suoi occhi, il suo viso, la sua figura snella e allampanata nella sua mente. Le sue parole che le perforavano le orecchie, come se fosse lì, accanto a lei. Si ricordava le sue braccia che la presero e la confortarono. Tutto era ancora impresso nella sua mente e quando ci ripensava le sbucava un sorriso innocente sul volto. Così diverso dalla sua persona.
Sperò che nessuno camminasse per i corridoi in quel momento, dato che era una Prefetto poteva anche punirli, ma prenderla di sprovvista in quel momento sarebbe stato comunque imbarazzante. A parte quei due ragazzini, non vide nessun’altro, sperò soltanto che non incontrassero una brutta compagnia come Gazza. Si ritrovò a camminare fin quando non si imbatté in quelle scale che portavano alla Sala Grande. Non sapeva che altro fare in quelle ore di perlustrazione e poi non riusciva a pensare lucidamente. Si sentì completamente stupida, più dell’altra volta quando Fred l’aveva vista in quello stato. Si sentì una completa idiota anche in quel momento che lo stava pensando. Fece altri passi fino a raggiungere una grande volta che la prese alla sprovvista col suo ampio spazio dove contemplava la Sala Grande. Di fronte a lei c’erano le scale.
Era così assorta che non si era neanche resa conto di dove stava mettendo i piedi. Guardò l’orologio di cuoio sottile che portava al polso. Dieci minuti a mezzanotte e finalmente il suo desiderio di andare a letto si sarebbe avverato. Si sedette sulle scale ad aspettare che si facesse l’orario.
La Sala Grande non si vedeva completamente ma solo una parte, perché questa era nascosta dietro a una grande colonna la quale ti spostava nell’altro corridoio dove si poteva avere una bella vista dei tavoli e dell’infinita lunghezza della stanza. Ciò che piaceva di più ad Hermione era la febbrile luce mattutina che proveniva da quelle finestre nelle prime ore d’alba. Sembrava quasi di poter stare nei boschi, immersa nella natura e in quella atmosfera frizzante della brezza fresca delle prime giornate d’estate.
Anche se non si direbbe, amava stare all’aperto. Da piccola pensava addirittura di voler vivere in una tenda... ma l'idea di doverla condividere con gli insetti che strisciavano, o saltavano... la fermò dalla sua idea libertina. Forse pensare agli insetti le fece immaginare di sentirsi camminare dietro la schiena, si toccò la spalla e si girò di scattò quando si sentì veramente qualcosa addosso. Sussultò alzandosi di scatto appena si girò, sorprendendosi di vedere una persona dietro di lei. Di certo tra tutti quei pensieri che le frullavano nella testa, aspettarsi qualcuno non era nei programmi. Lui se la rideva divertito, mentre Hermione cercava di riprendere fiato. Lo guardò sprezzante e ritornò a sedersi sulle scale.

- Ah Granger, ti ho mai detto quanto sei divertente? – sghignazzò Fred. Lei continuava a riprendere fiato, fin quando non si stabilì nascondendosi il viso tra gambe e braccia.

- Dio… - sospirò. – da quanto sei in giro, eh? – sviò il discorso. Ma smettere di ridere non era tanto facile per il ragazzo. Si sedette affianco a lei, posando i gomiti sulle ginocchia.

- Non molto, tu dalle nove vero? – Hermione si alzò a fissarlo.

- E tu come lo sai?

- Affari. Non posso farmi mica incappare dai Prefetto quando ho un piano da mettere in atto.

- Beh, ti sei appena fatto vedere mi pare. – Fred sbuffò divertito. Il suo ghigno sembrava dargli un volto nuovo, a contribuire la resa del suo volto quasi maligno c’era il chiarore della luna che proveniva dalle finestre dietro di lui. Fred prese il polso di Hermione e sogghignò.

- Non penso proprio, Granger. Il tuo turno è finito. Vai pure a metterti la vestaglia e a fare sogni tranquilli.

- Non indosso una vestaglia! Per chi mi hai preso? – lui le sorrise malizioso.

- Ah, no? Sarebbe stato più facile. – Hermione non stava capendo un accidenti di quello stava dicendo. Cosa c’entrava il suo abbigliamento? Che ci faceva lì?

- Facile per cosa? – lui rise.

- Ah, niente Granger… pensavo.

- Questo è preoccupante.

- Il fatto che ti immagini con che cosa dormi la notte? – La ragazza pensò che forse Fred aveva bevuto qualcosa di forte quella notte. Ma si sentì comunque imbarazzata, con mani tremanti cercò di prenderlo per le spalle e guardarlo meglio in viso.

- No, il fatto che pensi. – lui rise. Hermione vide un leggero rossore ai suoi occhi. Lei stessa non pensò di arrivare a toccarlo con così tanta confidenza. Non immaginava neanche di poterci parlare, figurarsi toccarlo. Per lei era stato sempre il fratello maggiore di Ron, non negava che non dava sicuramente interesse anche ai suoi occhi. Proprio per questo forse se ne teneva a distanza a differenza delle altre ragazze. Era difficile da capire, vedeva come la sua matura-immaturità non era affatto indifferente. Fred… era… Fred. Un ragazzo incompreso dalla famiglia perché era creativo, folle, e completamente pazzo della vita. Forse era quello a renderlo agli occhi di Hermione così… temuto. Era così immensamente diverso da lei. E lei amava le cose che non poteva capire. Ma Fred sicuramente non l’avrebbe trovato su un libro da studiare e apprendere. - Sei ubriaco? – chiese.

- Solo un po’. – questa volta fu Hermione a sbuffare e ad alzare gli occhi al cielo.

- Ah ecco, ora capisco tante cose. – rise.

- Cos’è Granger, non mi rimproveri, non togli punti?

- L’hai detto tu, no? Non sono in servizio. Il minimo che posso fare è riportarti al dormitorio prima che cadi di striscio su queste mattonelle, rovinandoti il tuo bel visino, e far si che i professori domani non ti trovino indecentemente disteso a terra. Ci stai? – forse da quella volta che Fred l’aveva vista in quelle condizioni a Grimmauld Place, Hermione aveva acquistato fin troppa sicurezza a parlare con lui. Oppure Fred, la faceva sentire completamente a suo agio.

- Guarda che so reggere l’alcol, ragazzina.

- Certo, fino a parlare del mio pigiama. Come no. – sghignazzò Hermione. Lei neanche se la prese per quel “ragazzina”, entrambi sapevano che non era un aggettivo da affibbiarle. Prese l’iniziativa e si alzò. – Andiamo… eroe. – lui la guardò, sbuffò, sogghignò e si alzò superandola di parecchi centimetri.

- Se provi a tenermi la mano, giuro che sarà il tuo ultimo giorno. – lei rise alle sue parole e seguì i suoi passi metà barcollanti. Erano già a metà corridoio quando cominciò a farsi veramente tardi. Ma lei… non ci badò, anzi preferì stare lì mille volte, in quell’aria di diversità che nella sua solita routine.

- Niente George? – chiese lei sospetta.

- Uhm… l’ho lasciato ingraziarsi pateticamente una ragazza. – ammise grattandosi la testa.

- Però, sei ubriaco davvero se mi dici una cosa del genere.

- Piantala, il tuo orario è finito.

- Sì, ma domani no. Chissà forse potrei dire tutto a Piton. Sai, quanto lui ami togliere punti.

- Non lo faresti, Granger.

- Oh, dici che non dirò neanche del vostro quarto passaggio segreto dove avete furbamente fatto passare da lì gli alcolici e che avete pensato anche di rendere utile per organizzare festini con oche giulive? – Neanche riuscì a sogghignare che si ritrovò appiattita dietro a una colonna con il peso di Fred a fermarla.

- Come lo sai? – la guardò dalla sua invidiabile altezza, avendo una presa ferrea sui suoi polsi incastrati tra i fianchi di entrambi.

- Ho le mie fonti. – sorrise guardandolo dritto negli occhi. Fred non sembrò mollare la presa, e ricambiare il suo sguardo sembrò quasi l’unica cosa sensata da fare. Non sapeva proprio con chi aveva a che fare, ne era certo. E specificare addirittura che quello era il quarto, ne era la prova.

- Non lo dirai, vero? – chiese.

- Uhm… non lo so, ci devo pensare.

- Fare la preziosa non ti riesce, Granger.

- A te non riesce fare il furbo, siamo pari. – disse soddisfatta. Ma Fred la guardava ancora, come rapito da quella versione di lei che di certo non aveva per niente bisogno di due braccia a circondarla. Si avvicinò ancora, a toccarle quasi la fronte, quasi a sentire il suo battito cardiaco col suo petto.

- Non lo dirai, vero? – ripeté, ma più fermo. Guardandola dritto negli occhi con tutta la determinazione di cui era capace.

- Ovvio che no. Penso che mi stai confondendo con qualcun altro se pensi che arrivi a queste bassezze. – disse tutto d’un fiato. Forse le dita si allentarono di poco dalla presa sui polsi di Hermione. Ma ancora non trovava il coraggio di mollarla completamente. Né di distogliere il suo sguardo. O di condividere con lei quel piccolo spazio. Lui si avvicinò ancora, quasi a sfiorarle le labbra, si sentì col fiato sospeso ma col battito al massimo. Vide Hermione abbassare lo sguardo alle sue labbra, e forse pensò che non era una cosa a cui stesse pensando solo lui.

- Hermione, io non ho paura… – le sue parole provocarono un leggero sospiro dalle labbra di lei, mentre era ancora in quell’anelito trans di attrazione. Per un secondo le vennero in mente le parole che gridò nella cucina di Grimmauld Place. Ma sapeva perfettamente a cosa lui invece si stava riferendo. Che se voleva farlo, e se solo lei le avrebbe dato il permesso, non avrebbe esitato a rendere quella miscela di sensi reale e… viva. Distolse lo sguardo dalle sue labbra per soffermarsi ai suoi occhi.

- Lo so. – sospirò. - E come ben sai, neanche io. – rispose sicura. Fred tolse le mani dai suoi polsi e con velocità le prese i fianchi, ricordandosi di quanto era stato bello sfiorarle la pelle in quel breve attimo rinchiusi in quella stanza. La posizionò con forza al muro, lei non replicò e continuò a guardarlo. Sapeva che non doveva temere Fred. Lui si avvicinò di nuovo, lentamente, sentendo il leggero respiro di lei, e poi accadde tutto d’una volta, con le sue labbra premute alle sue che trovarono la forza di schiudersi e di fare sue quelle labbra che mai avrebbe pensato di possedere. Hermione né lo allontanò, né pensò di farlo. Prese con inesperienza quelle labbra che man mano cominciò a conoscere e a fare complici. Si accaldò e allo stesso tempo rabbrividì al tocco delle dita di Fred sotto la camicia. Sospirò sorpresa e con sicurezza accarezzò il collo del ragazzo. Venne travolta da un ammasso di emozioni mai provate e piacevoli, sorprendenti e pensò quasi irripetibili con nessun altro. Lui trovò l’occasione di staccarsi da lei e di baciarle le guance languidamente, passando man mano al collo, sentire un leggero gemito da parte sua la sbalordì.
Quasi si vergognò di se stessa. Ma Fred non andò oltre e ritornò fugace alle sue labbra. Hermione si sentì senza respiro, e non sapeva fino a quanto poteva resistere ancora. Era meravigliata che quello stesse accadendo realmente. Si sbalordì di come anche in un momento come quello riuscisse a pensare. Sfiorò ancora il suo collo, il suo viso e arrivò ai capelli che prese fermamente riuscendo in parte a gestire le emozioni che Fred le stava facendo provare. I baci divennero languidamente più delicati e lunghi, quasi a imprimersi il sapore della sua pelle sulle sue labbra, come un ricordo. Si staccò con delicatezza, mantenendo una leggera distanza da lei, dalle sue labbra. Sospirò affannato, unendosi ai sospiri di lei. Ingoiò e sospirò ancora come se baciare Hermione l’avesse sconvolto. Lei aprì gli occhi e lo guardò.

- Te ne ci è voluto di tempo… - commentò. Lui rise poggiandosi alla sua fronte. Dopo si unì anche lei, dimenticandosi che c’erano solo loro due nei corridoi.

- Meglio tardi che mai, Granger. – stava per baciarla di nuovo quando sentì dei passi arrivare in quello stesso corridoio. Lui fu subito pronto a prenderla con sé e portarla dietro uno spazio cavo del muro dove c’era posto per una statua. Lei si trovò a sospirare per l’ansia, cosa avrebbe fatto se un professore l’avesse vista in quelle condizioni? Andò quasi in iperventilazione se non fosse stato per Fred che le tappò le labbra con una mano. Lei quasi le comunicò con gli occhi.

- Se non ti plachi, non te la tolgo la mano. – bisbigliò.

- Fred! Ehi Fred… Fred! – il nominato sentì la voce di suo fratello nel corridoio. Lui fece un sospiro di sollievo e lasciò le labbra di Hermione, adagiandosi mollemente al muro. Lei fece lo stesso, sentendosi sollevata che fosse George. Fred cominciò a ridere trascinando Hermione con lei fin quando non dovette essere costretta a fermarsi perché le labbra di Fred l’avevano presa di nuovo. Lui le schiuse e le inumidì con la lingua.

- Aspetta qui, finché non lo porto via. – lei annuì e si appoggiò alla schiena della statua ridendo per gli schiamazzi di un George ubriaco.





Nda:
Salve! :)
Eccoci al terzo capitolo, più leggero, più spensierato, più da adolescenti e non di ragazzi cresciuti troppo in fretta. E spero che vi sia piaciuto. Ringrazio tutte le persone che seguono la storia, quelle che l'hanno recensita! :')
Spero, davvero, con questo capitolo di non aver deluso le aspettative, dato che sono passata a un momento più leggero del momento Fred\Hermione e che non sia stato noioso nella lettura :)
Spero, anche, di rivedervi al prossimo capitolo.
A presto,
Julia :)

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Capitolo 4
*** IV ***


L’amore ha solo un Fiore.

4

 
Può crescere da solo
E svanire come niente
Perché nulla lo trattiene
O lo lega a te per sempre

 

- Senti George, ne ho passate davvero tante da quando sono entrata in questa scuola, fare anche questa cosa non mi procurerà danni gravi… o almeno spero.

- Ehm… Hermione, davvero. Non c’è bisogno che tu ti intrometta. So che hai già visto il suo ufficio, ma è mio fratello, e poi sai che io e Fred siamo i più esperti in questo campo. – la ragazza sospirò, alzò gli occhi al cielo cercando di non inveire.

- Ok, allora lo faremo insieme. E mi rifiuto di ascoltare altro! – gli voltò le spalle, prese la Mappa del Malandrino che George teneva nella tasca del suo mantello appoggiato a una panchina del corridoio, e se n’è andò, non preoccupandosi che il ragazzo avesse altro da dire. George girò su stesso frustato con l’impulso di strapparsi i capelli.

Quella notte sembrò la più buia di tutte, non sapeva spiegarsi come, forse era una sua impressione. Ma sembrò che neanche la luce delle bacchette sapesse dare una soddisfacente visione ai loro passi.

- Certo che, fuggire senza tuo fratello è stata una mossa abbastanza codarda da fare. – George dovette concentrarsi bene per ascoltare la voce ovattata di Hermione, ma poi strabuzzò gli occhi.

- Io avevo avvisato, Fred. Okay? È lui che ha iniziato a darle bottone. – bisbigliò George a sua volta.

- Beh, non metto in dubbio che siete degli idioti entrambi, ma è difficile capire chi di voi due detiene il primato. – Hermione si accostò alla parete credendo di aver sentito dei passi. Il ragazzo affianco a lei sospirò cercando di non risponderle a dovere.

- Ma perché così tanto ardore a darmi una mano in questa faccenda, non mi pare che te ne sia importato qualcosa di quello che facciamo o mi sbaglio? – disse il mago mentre apriva la Mappa. Hermione sapeva che prima o poi sarebbe uscito quel argomento. Ma da quella volta che c’era stato quel bacio, Fred non le aveva più rivolto la parola, e tutto sembrava non essere successo. Come se nulla fosse. Forse Hermione pensava di aver sognato, un sogno abbastanza reale a dire il vero, sentiva ancora la pressione delle labbra di Fred sulle sue. Scosse la testa frustrata, arrabbiandosi con se stessa per non pensare altro che a quella persona. Ma forse rivederlo non voleva significare per forza che gli mancasse o che volesse delle spiegazioni, sicuramente per Fred non era stato altro che un bacio, un momento da sbornia che forse lui neanche si sarebbe ricordato. Già…

- Mi pare ovvio. – disse, riprendendosi dai suoi pensieri. – So come entrare nell’ufficio della Umbridge. E lei non è solo il bersaglio tuo e di Fred. – George la guardò rimanendo in dubbio su quelle parole. La ragazza non sapeva proprio come mentire, ma la fece fare. Voleva proprio vedere il motivo per cui lei era lì, anche se probabilmente già aveva capito tutto. Di solito suo fratello aveva dei gusti così strani sulle ragazze.

- Sì, è vero. – sospirò, rimanendo vago. – È uscita adesso. – sospirò col viso pieno d’ansia. Hermione si aggiunse e spense la luce della bacchetta.

- Forza, muoviamoci. – George fece lo stesso e seguì la massa più scura che si muoveva nel corridoio.

La porta della Umbridge era di legno, con particolari in ferro alla serratura e alle giunture. La strega per rendere il tutto più "delizioso" aggiunse il suo tocco di rosa con due tende che pendevano ai lati della porta. Hermione le guardò con disgusto ma con fiato sospeso cercò in fretta e furia un modo per raggiungere il suo obiettivo. Sicuramente la strega non si era di certo dimenticata di chiuderla a chiave. Poi i suoi polpastrelli sfiorarono la serratura, che era al centro della porta. Guardò George, avvisandolo di stare attento nei dintorni. Quella settimana non era andato nessuno a gironzolare fuori la porta della Umbridge, a parte Harry che le aveva comunicato gli orari in cui entrava e usciva dal suo ufficio. Forse in quel periodo era la persona più indicata da mandare a visionare, dato che dopo la sua punizione aveva capito che doveva agire in modo invisibile. E per qualche giorno non si sentì parlare di Harry Potter. L'amico le aveva comunicato che la Umbridge sicuramente usava un incantesimo potente o di rivelazione per far si che nessuno entrasse nel suo ufficio. Ma Hermione, consultando quasi tutti i manuali presenti nella biblioteca non riuscì a capire di quale incantesimo si trattasse. La ragazza continuò a toccare la porta, oppure a cercare qualcosa che le riportasse la soluzione.

- Granger, sbrigati! - mugolò George, mentre con terrore guardava i passi della Umbridge camminare nei corridoi.

- Come è possibile che stia già tornando? - Hermione che ancora tastava la porta mentre pensava a qualche incantesimo utile rivolse uno sguardo di terrore al suo complice.

- Ma tu non eri quella che sapeva come entrare? – le sorrise George. Lei lo ignorò senza scrupoli.

- Ha usato un incantesimo di rivelazione! - sentì una voce ovattata dall'altro lato della porta. In quel momento pensare che Fred era vivo era una grande consolazione. Beh la Umbridge d’altronde non poteva fare altrimenti, anche se avrebbe voluto torturare quel ragazzo fino a farlo morire solo per i guai che combinava e per prenderla in giro in continuazione. Come se lei avesse potuto non saperlo. - Con se ha una chiave. Non c'è nessun altro incantesimo sulla porta. Ma dato che il grande genio che ti sei portato appresso, George, è in preda dai suoi ormoni, pensare che la porta potesse essere un fattore a suo svantaggio non le è proprio passato per la testa! - In quel momento abbandonare Fred al proprio destino sembrò la cosa giusta da fare per Hermione. Ma avere George alle calcagna purtroppo la destò dal suo desiderio. Con furia, si maledisse per aver creduto ad Harry, e puntò la bacchetta alla serratura che si aprì subito. George controllò ancora la Mappa mentre venivano inghiottiti nell'ufficio. E mancò poco prima che la Umbridge potesse vederli.

- Il rospo è fuori al corridoio, Granger! E' FUORI AL CORRIDOIO! - George gridò come una donzella in pericolo mentre si guardava intorno per una via di fuga. Hermione prima di usare un forte incantesimo di protezione e disillusione alla porta, vide Fred seduto su una sedia. Con mani e piedi legati. Il volto era incrostato di sangue, con dei graffi che gli solcavano le gote. Delle incrostature gli sporcarono il labbro gonfio e leggermente violaceo. Hermione sembrò indifferente a quella visione, o almeno era quello che voleva far sembrare ai due.

- Come hai capito che era un incantesimo di rivelazione? - gli chiese dura, come a dimostrare a se stessa che era una dilettante in materia. Tra i due ci fu un momento in cui lo sguardo sembrò spiegare molte cose, ma nessuno dei due voleva proferire altro, anche se le domande da parte della ragazza non mancavano nella sua mente.

- Fred che ti ha fatto? Stai bene? - George invece si dimenticò completamente di Hermione. Lei era solo un mezzo per arrivare a un fine. O meglio era quello che voleva farle credere per non ferire il suo ego. Aveva capito perché era lì. Il ragazzo slegò le mani e le gambe del fratello mentre Hermione si guardava con circospezione intorno. Notò che la bacchetta di Fred era appoggiata alla scrivania, molto lontano da dove lui era seduto. Quando Fred si alzò, si massaggiò i polsi contornati di rosso e non badò alle premure del fratello ma osservava di sottecchi Hermione che guardava l’ufficio della professoressa con disgusto. Cambiò subito lo sguardo guardando George che capì dal suo punto interrogativo stampato sul viso, che diamine ci facesse Hermione lì. Il fratello gli rispose con una scrollata di spalle.

- Si metteva sempre dei guanti prima di uscire e non toccava mai il legno della porta. Ho pensato che potesse essere un incantesimo di rivelazione. - Hermione si girò verso di lui, pensando che quei particolari non erano poi tanto utili per capire l'incantesimo di cui stava parlando. Forse l'aveva sentita pronunciare la formula, forse Hermione sottovalutava fin troppo le conoscenze del ragazzo. E notava anche come, lui, cercava di non farla sentire a disagio solo perché le era sfuggita quella lucidità.

- Uhm... - Gli rivolse lo sguardo e sembrò apprezzare la sua risposta. All'improvviso si sentì bussare alla porta, si sentirono dei passi e continue botte fuori il corridoio. Voci che chiamavano il nome di Fred e della Granger.

- So perfettamente che lei è lì dentro! - tuonò la professoressa. Hermione sussultò e fece dei passi indietro, cercò di far elaborare il cervello più di quanto non lo facesse già. Scattò a prendere la bacchetta di Fred che gli lanciò.

- Evoca delle scope, subito! - guardò ancora quell'ufficio con le mattonelle dipinte di rosa e con quei piatti di ceramica a rinchiudere foto di gattini moventi. La rabbia le aumentò, si guardò la mano ancora arrossata e bruciante per la punizione generale che quella strega aveva dato qualche settimana prima. Con furia staccò dalle pareti quei piatti, prendendoli uno ad uno con soddisfazione e ira, li passò ai ragazzi e poi se ne tenne qualcuno per se. Si dimenticò completamente delle botte che la Umbridge stava dando alla porta. Aprì la vetrata della finestra e poi cominciò a lanciare quei piatti. Fred la guardò con ammirazione e subito dopo si ritrovò a lanciare quei piatti inquietanti dalla finestra. Mentre stavano per finire l'opera, George vide in lontananza le loro scope che stavano arrivando. Le presero al volo e volarono dalla finestra. Hermione dovette ancora abituarsi a quella esperienza. Cavalcare una scopa non era mai stato il suo forte. E in quel momento, l'ultima soddisfazione di Hermione fu vedere il volto della Umbridge pieno di rabbia guardarli dalla finestra.





Nda:
Salve! :)
Allora, quando inventeranno qualcosa per far si che internet non si blocchi neanche quando arriverà la fine del mondo, sarà una gran cosa! Mi scuso per aver detto che il capitolo sarebbe stato pubblicato alle 6:00, ovviamente non immaginavo potesse succedere una cosa così spiacevole -.-
Comunque, venendo al capitolo, spero che si sia capito il motivo per cui il terzo capitolo sia stato un cambiamento così repentino del rapporto dei due protagonisti. Semplicemente, non c'è mai stato... spiegandomi meglio, ci sono ancora molti punti interrogativi sui loro sentimenti, e la sbornia di Fred è stato solo un piccolo slancio, anche se banale.
Hermione ora non sa spiegarsi, in questo capitolo, cosa le è successo, se veramente prova dei sentimenti, o se è stato semplicemente un impeto di quel momento...
Spero che i sentimenti arrivino e che il capitolo vi sia piaciuto :)
Inoltre la scena che ho narrato in questo capitolo non è finita e continuerà nel prossimo, dove spero per voi, si avrà una risposta dei sentimenti che provano :)
Ringrazio tutte le persone che hanno recensito e che seguono la storia e ci vedremo, per chi vuole, sabato prossimo (senza spiacevoli sorprese spero -.-)! :)
Julia.

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Capitolo 5
*** V ***


L’amore ha solo un Fiore.

5

 
Può crescere su terra
Dove non arriva il sole
Apre il pugno di una mano
Cambia il senso alle parole

 

- Andatevene! - gridò Hermione mentre portava Fred sotto braccio. Entrò nella sua stanza in fretta e furia, mandando via Lavanda e Calì.

- Ma che succede? - si sbalordì Lavanda già presa dall'ansia a causa di quello che stava succedendo a scuola. Vari schiamazzi si sentivano ancora aleggiare nel corridoio, mentre George dietro di loro cercava di lanciare qualche loro prodotto per non far attirare l'attenzione.

- Niente, andatevene adesso! E non dite niente a nessuno. - sospirò stanca, adagiò Fred ai piedi del letto e chiuse la porta appena le ragazze se la furono svignata.

- Ehi... perché mi stai portando nella tua stanza? I ragazzi non possono entrare... co... - Hermione alzò gli occhi al cielo.

- Io vado a fermare la Umbridge! - George si volatizzò insieme alle ragazze al cenno di Hermione.

- Cosa cavolo sta succedendo?! - Fred si agitò guardandola dal basso verso l'alto, mentre lei camminava nervosa avanti e indietro.

- Hai perso i sensi. - disse schietta.

- Che cosa? - si sbalordì.

- Sì, io e George ti abbiamo liberato dall'ufficio della Umbridge…

- Sì, c’ero anche io, lo so benissimo! – la interruppe.

- … Abbiamo preso le scope…

- Ma va! – disse ovvio.

- …E poi sei svenuto! - calò un silenzio rumoroso in quella stanza dopo che lui apprese l'accaduto.

- Co... - stava dicendo sovrappensiero, ancora doveva elaborare come era possibile che fosse successo.

- Forse sei più stremato di quello che pensi. - suppose lei girando la testa, cercando di trovare qualcosa che potesse essere utile in quel momento. Cominciò ad agitarsi più del dovuto, senza volerlo. Si tolse il mantello e lo buttò sul letto, Fred non l'aveva mai vista così scomposta. La vide precipitarsi nel bagno e ritornare subito dopo passandogli una salvietta umida.

- Ma cosa sta succedendo lì fuori? - Fred alzò la voce stanco di non ricevere delle risposte complete.

- Beh, ecco... la Umbridge, ci sta cercando, e sta mettendo a soqquadro la scuola. Più del solito. Alcuni di noi già li ha messi in punizione, e ovviamente sono i Serpeverde a essere suoi complici. George... per... per non farci inseguire ha... ha lanciato uno dei vostri fuochi, che solo dopo mi ha detto non erano ancora stati testati. Così c'è stato un incendio che si è espanso e quindi ora c'è una confusione generale. Ma questo non l'ha fermata ovviamente e ora tuo fratello sta cerando di distrarla. - Fred sentì l'agitazione nella sua voce e vide le mani tremanti che gli agitavano davanti agli occhi. Per far smettere quell'evidente insicurezza Hermione gli strappò di mano la salvietta cercando di aiutarlo.

- Cos... io devo anda... - Hermione gli spinse la mano su una spalla inchiodandolo ai piedi del letto. Lo guardò torva.

- No! Non è solo, Fred. Se la saprà cavare. - ma a Hermione tremavano ancora le labbra. Fred la guardò ancora, nei suoi occhi c'era qualcosa che non andava. E Hermione l’aveva capito già da un po’, altrimenti non si sarebbe curata di portarlo in camera sua. Lui cercò di assumere le informazioni restando fermo mentre Hermione gli ripuliva la fronte dal sangue incrostato.
Le gote della strega si cominciarono ad arrossare, accorgendosi solo adesso di quello che stava accadendo, ma forse Fred era ancora troppo preso dal pensiero di George da solo contro quella megera. Era assorto nel guardare un punto imprecisato della stanza sotto il braccio di Hermione.
Quando lei continuava a passare la salvietta sulle tempie del ragazzo, notò che la sua pelle stava diventando di un colore cadaverico. Fred, accorgendosi anche lui di una strana sensazione, afferrò il polso di Hermione cercando delle risposte a quello che gli stava accadendo tra un tremito e l’altro, stava per mancargli il respiro.
I suoi occhi cominciarono ad annebbiarsi, diventando vitrei e bianchi, stavano perdendo il loro colore vivo. - FRED! - ma il ragazzo stava solo cercando di trovare aria per respirare, stava tossendo e si stava piegando in due annaspando il meglio che poteva. Hermione gli sbottonò il colletto della camicia e notò che il sangue nelle vene si stava scurendo e stava per raggiungere il viso. Corse subito in bagno, portando il calderone in più che aveva nascosto, sulla scrivania della stanza.
Con mani esperte prese boccette e polveri, mischiando i contenuti nel calderone. Notò le condizioni di Fred, notò delle vene scure, che stavano per raggiungere il cranio. Fred stava ancora cercando di respirare mentre si contorceva sul pavimento, ansimando e guardando il soffitto come se fosse l'ultima volta. - Resisti, ce la fai Fred. Ce la fai! - disse più a se stessa mentre prendeva un bicchiere e lo immergeva nel liquido del calderone.
Corse subito da lui prendendogli la testa. - Bevi, bevi, bevi. - diceva tutto d'un fiato così come Fred beveva la pozione. Appena fece l'ultimo sorso, il ragazzo sospirò forte, trovando finalmente aria nei suoi polmoni. Si accasciò sulle gambe di Hermione, trovando pace. La ragazza riemergendo dal pericolo, sospirò forte ringraziando l’efficacia della pozione. Senza neanche pensarci cominciò ad accarezzare la fronte madida di sudore di Fred immergendo le dita nei suoi capelli bagnati d sudore. Fred si schiarì la voce roca prima di trovare le forze di rimettersi nella posizione di prima. Si passò una mano sugli occhi mentre Hermione l'aiutava a trovare la struttura del letto per appoggiarsi.

- Grazie... - sospirò.

- Oh, non c'è di che. - rispose lei. - La Umbridge...

- ... mi ha avvelenato. - continuò lui.

- Sì. - affermò, rispondendo stanca affiancandosi a lui mentre anche lei cercava di far ritornare i respiri regolari.

- Davvero, una donna, deliziosa. - fece Fred. - Si vede che prima di picchiarmi immergeva il suo anello da qualche parte.

- Infatti hai dei tagli profondi sulle guance, aspetta che... - Hermione intinse nell'acqua la salvietta che era sul pavimento e riprese a ripulirlo. Ma sembrava ancora troppo agitata per fare qualsiasi altra cosa. Fred le prese subito il polso, chiuse la mano a pugno chiudendo il piccolo straccio in una gabbia.

- Calmati adesso. Non mi interessa se la mia faccia sia pulita o meno. - Si sentì mancare i battiti per quella presa. Aveva i respiri ancora sospesi, non riusciva a trovare il controllo. - Perché fai tutto questo? - e la domanda di Fred non l'aiutò a trovare se stessa.

- Come perché? Servivo a tuo fratello, per aprire l'ufficio...

- Bugiarda. - la fermò con un sorriso divertito.

- Mi stai accusando? - fece piccata.

- Non mi è sembrato che sapessi con esattezza di quale incantesimo si trattasse.

- Piantala di sottolineare questa cosa! - si arrabbiò, chiudendo con forza lo straccio nella sua mano.

- Cosa vuol dire, Granger? - ma lei lo guardò interrogativa mantenendo l'aria accigliata. - Sì, non fare la finta tonta, quello che hai in mano cosa vuol dire? - Fred la guardò con sorriso sghembo, mentre stizzita si spostava il ciuffo di capelli caduto sugli occhi, guardando sbigottita la sua mano con le dita che circondavano la salvietta.

- Ti sto aiutando, mi sembra ovvio! - rispose non guardandolo negli occhi.

- Beh, posso farlo anche da solo, a meno che per te non sia così scemo da non riuscire a fare neanche questo. - sorrise.

- Dovresti ringraziarmi, ti ho appena salvato la vita! - trovò la sicurezza.

- Puoi fare la furba quanto vuoi, ma so che stai cambiando discorso. - lei tirò su il naso, arrabbiata. Ma Fred non si fece intimorire da un così illusorio atteggiamento. Le prese il pugno e lo aprì, sfilandole con un po' di forza lo straccio che lei racchiudeva, non voleva mollare al suo orgoglio. Ma alla fine, Fred, si prese tutto.





Nda:
Salve! :)
Eccoci al 6° capitolo di questa storia :3 Anche se corto spero che vi sia piaciuto e che abbia dato un senso a tutto quello che state leggendo :) Penso di non dovervi dire niente di significativo su questo capitolo quindi penso che ci vedremo alle risposte per le recensioni :)
Ovviamente ringrazio tutti quelli che trovano del tempo per leggere questa storia e per recensirla :3
A presto,
Julia.

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Capitolo 6
*** VI ***


L’amore ha solo un Fiore.

6

 
L'amore non ha un senso
L'amore non ha un nome
L'amore bagna gli occhi
L'amore scalda il cuore
L'amore batte i denti
L'amore non ha ragione

 

Fred con la tracolla in spalla era circondato da ragazzine febbricitanti di desiderio mentre camminava in corridoio. Stava per avere una crisi di esaurimento nel sentire le loro voci così fastidiose che il cervello gli si era completamente bloccato nel vuoto. Voleva provare a togliersele di torno, ma a volte era davvero impossibile.
Quel trambusto con la Umbridge venne raccontato ancora per qualche settimana. Hermione, venne segretamente portata nell'ufficio della professoressa, aspettandosi il peggio. Ma a lei venne servita solo la solita punizione e ora la mano le sanguinava ancora nonostante le continue medicazioni che si era fatta.
Fred non le rivolse più la parola dopo l'accaduto nella stanza, e ognuno sembrò aver ripreso la propria vita. Pensò che per Fred era normale un comportamento del genere, era abituato, forse neanche la considerava sul serio. Lei passò di fronte la scenetta delle trepidanti ragazze di fronte al loro idolo, alzò gli occhi al cielo e con libro alla mano provò una sensazione che non sapeva spiegarsi. In fondo tutto quello che stava accadendo non aveva senso, e sapeva che prima o poi sarebbe passato tutto. Era solo un periodo, come diceva lei.
Fred le mandò uno sguardo di sottecchi, sorridendo malizioso ma non fece altro. Lei si guardò intorno, sentendosi osservata ma cercò di trovare la propria concentrazione osservando bene che nei corridoi non ci fosse di nuovo la Umbridge. Fred sapeva benissimo cosa stava facendo infatti sentì la moneta all'interno della sua tasca infuocarsi, era ora. Si liberò alla svelta delle ragazzine in modo non molto garbato e seguì Hermione anche se a grande distanza. Prima non si rivelò così interessante osservare la ragazza che camminava nei corridoi, ma Fred dovette ammettere a se stesso che lei sapeva come distinguersi.
Forse erano quei strani sentimenti che provava verso di lei a farla risaltare ai suoi occhi, oppure erano i suoi occhi che forse finalmente si erano aperti, e vedere gonne corte e lucidalabbra ora era diventato di meno interesse.

- Cammini veloce, per non essere così alta. - Hermione inarcò un sopracciglio, forse allungò anche leggermente il sorriso per le parole che le erano riferite.

- Mi piace raggiungere in fretta i miei obiettivi a quanto pare. - ma i suoi occhi nella risposta erano rivolti solo al corridoio davanti a lei.

- Bella risposta. - Poi senza difficoltà, si affiancò a lei, formando una strana coppia nei corridoi che man mano stavano andando a sfollarsi.

- Sì, do sempre belle risposte. - si vantò. - Dato che sei lento, forse potresti essere il primo a sfidarmi nella Stanza Delle Necessità.

- Uh, non vedevo l'ora...

- Come immaginavo.

- Ma io avevo in mente una cosa, a dire il vero. - Ecco che Hermione vide il suo sguardo da piano malefico illuminargli il volto.

- Che io non ho intenzione di ascoltare, benissimo! - gli rispose con finto entusiasmo.

- Penso che sia abbastanza allettante da parte di entrambi.

- Oh immagino... – ma l’entusiasmo di Fred scemò quando vide il suo poco interesse nella sua proposta.

Svoltarono l'ultimo corridoio, ora desolato e senza neanche la traccia di Gazza, si infilarono nella Stanza.
La Stanza man mano si riempì di ragazzi e ragazze, discussero sul da farsi, degli incantesimi da provare, se la Umbridge stesse pensando a qualcosa... se avesse capito che erano lì. Ma la situazione tra di loro restò alquanto calma. Purtroppo c'erano molti "non lo so" a popolare la stanza e questa cosa ad Hermione dava su i nervi.
Fred notò anche che si era rifugiata da Ron e Harry. Sì "rifugiare"... come se volesse proprio evitare ogni tentativo di sguardi con lui. Neanche quando prima stavano parlando nei corridoi sembrava restare ligia a mantenere la sua reputazione, chissà perché quando era con lui, nessuno sapeva dov'era, cosa faceva e perché lo faceva. George stava cominciando a preoccuparsi, pensava che volesse intromettersi da Prefetto sotto copertura nei loro affari. Ma Fred la considerò idiota come proposta.
Quella volta nei corridoi, al buio, gli aveva detto che non si sarebbe abbassata a così tanto... e le credeva. Dubitava su un sacco di cose e persone, ma di Hermione mai. E a George l'aveva spiegato. Solo che... non riusciva a capire i suoi atteggiamenti... erano troppo criptici anche per uno come lui.
Ma la cosa che lo crucciava di più, era sapere perché aveva fatto tanto per salvarlo, anche se forse non ne aveva tanto bisogno. Era sicuro che prima o poi gliel'avrebbe detto, ma quella confessione non arrivò mai. E Fred odiava non sapere.
Quando i ragazzi si stavano posizionando ai soliti posti spiegati da Harry, Fred sembrò intromettersi nella routine e si posizionò proprio al centro, tra le due file schierate di studenti che vedevano il duello dei maghi sfidanti. Harry lo guardò con punto interrogativo.

- Chiedi alla tua cara amica... alla Granger. - gli rispose Fred. Harry si guardò spaesato cercando Hermione tra gli studenti. Lei, non pensava che potesse prendere sul serio quello che gli aveva detto. Stava cominciando a provare un leggero imbarazzo. Hermione si fece largo tra gli studenti in visibilio di chiacchiere e scansò con la mano Harry per vedere meglio Fred. - Oh eccoti qua.

- Fred, non dicevo sul serio. Pensavo si fosse capito.

- A me sembrava anche abbastanza allettante la tu proposta Granger. Tanto, cosa ti costerebbe? - gli studenti continuavano a bisbigliare mentre George guardava con un ghigno il fratello, forse poteva avvisarlo del suo piano di mettere in ridicolo la Granger. Ma lo perdonò perché gli stava dando delle belle scene. - Allora... ci sfidiamo, mi batti, e la finiamo qui.

- Non mi pare che tu abbia l'atteggiamento di chi verrà battuto. - disse lei per la prima volta zittendo la Stanza.

- Se non vuoi sfidare la mia bacchetta, non lo saprai mai. – Con un sospiro lasciò perdere il doppio senso, Hermione aveva capito che si stava vendicando. L'aveva importunata molte volte per avere una risposta da quel suo arrivo nell'uffuicio della Umbridge. Lei non gli aveva mai dato risposta, il suo orgoglio ne avrebbe risentito. E poi era anche fin troppo imbarazzante confessare così di punto in bianco un certo peso di emozioni contrastanti.
Hermione voleva solo lasciar perdere tutta quella storia. Sapeva che se si sarebbe sfidata con Fred si sarebbe messa in ridicolo, lui nascondeva cose che potevano essere visibili solo quando queste venivano riferite. Combattere contro qualcuno di cui le intenzioni non si leggevano neanche negli occhi per Hermione era difficile, quasi inconcepibile e assurdo.
Era come non avere neanche un minimo di indizio su un caso. Cosa diamine doveva rispondergli adesso, non voleva battersi con lui, già si sentiva in imbarazzo solo a parlargli. Ora erano anche davanti a molti studenti e non sapeva se sarebbe riuscita a reggere il confronto. Ma arrendersi non era da lei, sarebbe stato inconcepibile anche se lei avrebbe mollato alla sua proposta. Sbuffò, e scosse la testa, sfilando la bacchetta dalla tasca del suo mantello.

- D'accordo, muoviamoci. - disse con disprezzo e rabbia, metterla alle strette di certo non era una cosa che la rendeva felice. I ragazzi eccitati si schierarono perfettamente ai lati del duello. Harry era ancora estraneo a tutto quello che stava succedendo mentre Ron era elettrizzato come gli altri. La situazione che si stava presentando era senz'altro memorabile.

- Ci andrò piano, non preoccuparti Granger. - la guardò malizioso, come se avesse detto qualcosa che solo loro due potevano comprendere.

- Io non ho paura. Osa pure quanto vuoi. - ricambiò lei con soddisfazione. Si sentì un boato di fischi da una parte e molte ovazioni dall'altra. Hermione alzò gli occhi al cielo, nascondendo invece il timore di scontrarsi con lui.
Posizionò come da copione i piedi ben piantati per terra guardando fisso e con determinazione il ragazzo che era a dieci passi da lei. Fred la guardò con la bacchetta davanti a lui, forse mantenuta anche con troppa scioltezza per qualcuno che stava per affrontare un duello.
Era la prima volta che sfidava una ragazza, e non una ragazza qualsiasi, era così strano trovarsi davanti a lei solo per aizzarle un incantesimo. Stava cominciando a sentirsi come se fosse nei panni di un'altra persona. Cosa doveva fare adesso? Doveva pronunciare una formula? Quasi temette per l'orgoglio di lei. Forse per lui, era addirittura strano se a quella sfida avesse vinto.
La guardò ancora, deciso, cominciò a fare un leggero movimento e schiuse le labbra pronunciando nella sua mente un incantesimo che non venne mai pronunciato su di esse. La bacchetta di Hermione volò dalle sue mani, con nota svogliatezza, ma questo non diminuì la sorpresa sul volto degli altri. Hermione alzò un sopracciglio.

- Non ti stai impegnando, questo... è davvero tutto quello che sai fare? - si lamentò insoddisfatta.

- Ti ho battuto Granger, è così il gioco no? - sbuffò Fred. Ne seguì un altro della Granger.

- Sì, se solo ci avessi provato... non mi pare che qui stiamo giocando... ma ci stiamo esercitando, per una futura battaglia mi pare. - lo guardò trasmettendogli tutta la determinazione e la voglia di sfidarlo sul serio. Come se lo stesse incitando con la forza del pensiero.

- Va bene. - digrignò i denti e fece girare la bacchetta tra le dita, pronto a fare sul serio. Anche se non voleva metterla in ridicolo. Diede il tempo alla Granger di prendere la bacchetta e poi attaccò con l'incantesimo. Hermione si stupì di come lui riuscisse a farlo senza pronunciare l'incantesimo, non lo credeva così capace.
Forse questa sua abilità era dovuta ai suoi continui esperimenti, studi e incantesimi che esercitava con i materiali da usare per i suoi scherzi. Hermione alzò la bacchetta e rispose prontamente al suo affondo. Fred le rispose ancora, scambiandosi incantesimi che entrambi continuavano a parare egregiamente. Ron si stupì di vedere suo fratello così agile e pieno di conoscenza, forse lui non conosceva neanche metà degli incantesimi che stava usando. Ma riusciva a vedere come, nonostante l'astio tra i due personaggi sfidanti, c'era qualcosa che rendeva quella scena armoniosa. Come se non si stesse trattando di un duello.
Hermione fu finalmente soddisfatta di aver trovato qualcuno con cui sfidarsi davvero, era così noioso a volte fare solo la maestrina in quella stanza. A volte voleva solo sfogarsi. Entrambi man mano si avvicinarono, forse, per rendere più viva quella "battaglia". Notò alcuni leggeri graffi sul volto di lui, dovuto da alcuni incantesimi e alcuni strappi sul maglione di lei, coperti dai capelli arruffati.
Hermione si fermò quando Fred le puntò con un ghigno ansante la punta della bacchetta alla gola. Lei con lo stesso ghigno, con velocità prese il polso di Fred e poi gli fece volare la bacchetta tra le mani con l'Expelliarmus pronunciato ad alta voce. I due si guardarono mentre respiravano pesantemente incorniciati dagli applausi dei presenti. Quando il ragazzo riprese la bacchetta aggiustò il maglione di lei con qualche movimento di polso, e Hermione gli rimarginò i leggeri graffi.

- Non potevo evitare di sconfiggere anche te.

- Con fatica, Granger. - puntualizzò lui. Ma Hermione si allontanò comunque soddisfatta.


Una volta usciti fuori dalla Stanza delle Necessità, si ripeté la scena che prima era andata in atto nei corridoi. Hermione davanti a lui, salutava alcune ragazze che si complimentarono con lei. Fred azzardò un'alzata d'occhi. George, per la prima volta, lasciò stare il fratello da solo, lo salutò solo quando aveva deciso di andare nelle loro stanze. Sembrava da tutt'alta parte in quel periodo e non riusciva a fare una conversazione sensata con lui. Il gemello, neanche badò di tutta quella libertà, anzi a volte neanche se ne accorgeva, perché era accompagnato dalla persistente idea di pensare a far qualcosa, che gli permettesse di andare avanti col "piano" che aveva indirettamente escogitato. Far parlare la Granger. Quando Hermione si trovò da sola nei corridoi, lui subito si affiancò.

- Oh, brava Granger, come sempre hai sconfitto uno di quei sciocchi ragazzi, dopotutto cosa ci si aspetterebbe da una mente brillante come la tua! - la canzonò.

- Ah, ah, quanto sei divertente.

- Beh, non ho di certo dato tanto per fare quelle mosse, lasciarti vincere è stato abbastanza facile. - rise. Hermione si sentì punta sul vivo.

- Non mi hai lasciato vincere, ti ho sconfitto giustamente. - disse, dubitando di quelle parole.

- Come vuoi. - alzò le spalle.

- Tu, non mi hai lasciato vincere! - lo guardò, come se lo stesse autorizzando a non dire menzogne e a offendere il suo ego, perché era andata così e non doveva andare altrimenti. Nessuna l'aveva battuta, quindi anche quella volta doveva andare così. Non c'erano altre spiegazioni. Non aveva senso che Fred facesse il polso leggero per lasciarla vincere, non ne aveva bisogno. Non poteva essere, punto e basta.

- E chi lo sa, hai visto quello che è accaduto. Non avrei fatto tutto quel teatrino, se non per mostrare un po' di fatica, il mio orgoglio ne avrebbe risentito e non potevo permettere che mi disarmassi con un movimento come con Ron. Ho recitato. Mi sarebbe bastata la tua stessa, se non maggiore, abilità per disarmarti. - mise le mani nelle tasche e continuò a camminare insieme a lei, una lei con le sopracciglia corrucciate.

- Se così fosse, ti dico che non avrebbe senso. Perché lasciare che ti disarmassi? - si arrabbiò.

- Beh, non sono l'unico qui ad avere una reputazione, o sbaglio? - sorrise, quasi cattivo. Forse Fred voleva semplicemente una piccola vendetta per le sue taciute parole. Ma non riusciva a non fermarsi. Sapeva benissimo che stava prendendo una strada sbagliata, ma era profondamente arrabbiato per non ricevere nessuna risposta al suo dubbio.

- Stai dicendo... che hai voluto mantener vivo il mio orgoglio? - domandò sprezzante.

- Ehm, già. - rispose ovvio. - Non penso che tu saresti riuscita a reggere una sconfitta.

- Non sono così debole, Fred! Né così orgogliosa. Mi da più fastidio la tua considerazione nei miei confronti che non fa aver perso in duello contro di te. Almeno avrei perso con uno che ci sapeva fare. Ora, se vuoi scusarmi... - e velocizzò il passo entrando nel quadro e salendo il più veloce possibile le scale, prima che Fred la raggiungesse. Buttò sul pavimento della sua stanza la borsa a tracolla con grande rabbia e poi diede un pugno stizzito al muro. "Che grande testa di...", si ritrovò a pensare. Non voleva essere considerata in questo modo, era una cosa che non sopportava. E men che meno, voleva che lo pensasse lui. Non era così orgogliosa come dicevano, non era così debole, non era così rompiscatole, composta e puntigliosa... a volte non voleva essere così se stessa. Quasi si colpevolizzò per esser fatta così, pensando che era colpa sua, dei suoi atteggiamenti. Si lamentò con rabbia, senza emettere una parola sensata. Girò per la stanza, in quel momento voleva solo picchiare Fred. Quando guardò davanti a se, per non prendere in pieno il mobile col piede, vide il suo riflesso, si scansò subito infastidita dalla sua immagine asciugandosi presto la lacrima che era scesa e andò subito in bagno per cambiarsi.





Nda:
Salve! :)
Spero che il capitolo vi piaccia! :D Ringrazio che tutti quelli che prendono del tempo per seguire la mia storia e recensirla! :3 Spero di rivedervi anche nel prossimo capitolo! Julia :D

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