Grazie Harry

di Gabry81
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Qualcuno con cui parlare ***
Capitolo 2: *** Un piccolo scambio di doni ***
Capitolo 3: *** Non aver più paura ***
Capitolo 4: *** Un pensiero felice ***
Capitolo 5: *** Come consolare una ragazza ***
Capitolo 6: *** Dire addio ***
Capitolo 7: *** Regalare un sogno ***



Capitolo 1
*** Qualcuno con cui parlare ***


Ed eccomi qua. Nuova idea e nuova storia!

Stavolta torno alle origini, e alle care vecchie Harry/Ginny, con una breve raccolta di Missing moments. Alcuni suggeriti dalla storia, altri completamente inventati da me, ma che non faccio fatica ad immaginarmi essere avvenuti davvero.

Momenti tristi e momenti divertenti, che racconteranno della crescita dei nostri due ragazzi.

Ma ora basta con le chiacchere e cominciamo!

Fatemi sapere cosa ve ne pare mi raccomando!

Alla prossima!

 

 

 

Il sole di quel caldo pomeriggio di prima estate era alto e luminoso. In tutto il cielo non c'era una nuvola che osasse fare ombra.

La sua luce entrava dalle ampie finestre dell'infermeria della scuola di Hogwarts, riflettendosi sulle lenzuola bianche dei letti. Quegli stessi letti che erano stati occupati veramente troppo a lungo durante quell'anno, e da troppi ragazzi.

Ora ne rimaneva soltanto uno occupato.

Ginny sedeva appoggiata contro una piccola montagna di cuscini. Aveva lo sguardo perso nel vuoto e le mani giunte in grembo.

Aveva dormito tutta la notte, sotto l'effetto di una potente pozione sonnifera. Ma, nonostante questo, si sentiva spossata e senza forze. La testa era terribilmente pesante e le pulsava forte. Aveva due profonde occhiaie scure ed era appena poco più rosea delle lenzuola del suo letto.

< Ti prego Ginny... Mangia qualcosa! Non hai toccato nulla > Stava dicendo sua madre, ansiosa. Suo padre la guardava triste, dal lato opposto del letto.

Ginny si sforzò di buttare giù qualche boccone di pasticcio di carne, ma appena il cibo le toccava la lingua le veniva la nausea.

Al terzo boccone rinunciò e spinse via il vassoio.

< Non ce la faccio mamma. Scusami > Mormorò affranta.

Lei annuì tristemente. Prese il vassoio e lo posò sul tavolino accanto al letto.

Un silenzio angosciato scese su di loro. La ragazza teneva la testa bassa, incapace di sostenere lo sguardo dei suoi genitori.

Suo padre e sua madre si scambiarono diversi sguardi preoccupati nei lunghi minuti che seguirono.

< Hai bisogno di parlare piccola? > Chiese suo padre.

Ginny scosse il capo.

< Sei sicura? Ci puoi dire tutto Ginny. Non avere paura > Provò sua madre.

La ragazza fece ancora segno di no con la testa. I due genitori si guardarono, spaventati e tristi.

Pochi istanti dopo dei passi si avvicinarono al letto di Ginny.

< Scusate signori Weasley. Il professor Silente desidera vedervi. Potete seguirmi? > Chiese la voce pacata di Madama Chips.

Suo padre annuì.

< Torniamo subito! Stai tranquilla tesoro > Cercò di rassicurarla sua madre. Ginny fece debolmente segno di si col capo.

I suoi genitori uscirono dalla stanza, seguendo l'infermiera.

Ginny resistette solo per qualche secondo. Poi un singhiozzo le premette in gola e lei non riuscì a fermarlo.

Si raggomitolò sul letto, nascondendosi sotto il lenzuolo. Pianse disperata.

Si sentiva una bambina stupida, ingenua e credulona. Era un mostro.

Era indegna dei colori del Grifondoro che portava sulla divisa. Aveva infangato il nome della sua famiglia. Erano persone buone e gentili. E adesso, grazie a lei, sarebbero stati ricordati come “La famiglia di straccioni che ha cresciuto colei che ha quasi fatto rinascere Voldemort”.

Un orribile verso le sfuggì dalle labbra tra i singhiozzi. Quante ragazze si sarebbero lasciate ingannare da uno stupido ricordo in un diario? Nessuna. Solo lei poteva essere così ingenua.

Strinse gli occhi, cercando di cacciare via quelle terribili immagini. Senza successo.

Da quando si era svegliata quella mattina ricordava tutto. Anche cosa aveva fatto mentre era posseduta da Tom. Ricordava di aver scritto sul muro del secondo piano. Ricordava di aver parlato serpentese davanti all'ingresso della camera. Ricordava di aver guidato il basilisco per i corridoi. Ricordava di aver atteso le sue vittime nell'ombra.

Ginny si sentiva un'assassina. Aveva quasi ucciso Colin. Aveva quasi ucciso Hermione. Aveva quasi ucciso la ragazza di Percy. Solo per pura fortuna nessuno di loro era morto.

Schiacciò il volto contro il lenzuolo. Come poteva ora camminare per i corridoi? Come poteva anche solo sedere vicino a Colin, o dormire nella stanza vicino a quella di Hermione? Come avrebbe fatto a guardare in faccia i suoi fratelli?

Pianse a lungo, senza riuscire a smettere.

Senza preavviso la porta dell'infermeria si aprì. Dei passi lenti risuonarono in infermeria. Ginny pensò che fosse Madama Chips di ritorno. Ricacciò indietro l'ultimo singhiozzo. Se non l'avesse sentita piangere l'avrebbe lasciata tranquilla.

< Posso? > Chiese incerta una voce maschile.

Ginny sbarrò gli occhi. No. Lui no. Non poteva affrontare Harry. Come poteva anche solo pensare di guardarlo negli occhi? Era corso nella camera dei segreti per salvarla. Aveva ucciso sia il mostro che Tom.

Era stato morso dal basilisco per salvare lei. Harry sarebbe morto nella camera se non fosse stato per la fenice di Silente. Aveva rischiato di morire per la sua stupidità.

Un forte singhiozzo le sfuggì. Riprese a piangere disperata, senza riuscire a controllarsi.

< Ginny? > Chiese timidamente Harry. Ginny lo sentì avvicinarsi.

Harry tirò lentamente il lenzuolo, scoprendola. Ginny nascose il volto contro il letto.

< Ginny... Non piangere così! > Mormorò Harry. Cercò di prenderle un braccio e di farla voltare, ma lei si liberò con uno strattone.

< Lasciami stare > Pianse.

< Ginny non fare così! Ti prego > Provò ancora Harry. Aveva una nota diversa nella voce. Sembrava triste. Triste per lei.

Tentò di nuovo di farla girare, stavolta più delicatamente. Ginny non si oppose stavolta. Lasciò che lui la facesse sedere. Le posò delicatamente una mano su una guancia per farla voltare, ma lei si girò dall'altra parte.

< Non mi guardare! Sono un mostro > Disse in un singhiozzo.

< Cosa? No! Non sei un mostro Ginny! >

< Invece si! Ho quasi ucciso quattro persone! Tu stavi per morire a causa mia >

Nascose il volto tra le mani. Avrebbe voluto scomparire per sempre.

Due mani si posarono incerte sulle sue spalle. Ginny non ebbe la forza di impedire ad Harry di farla voltare.

< Ginny... Non eri in te! Non accusarti di cose di cui non hai colpa! > Provò a convincerla Harry.

< Mi sono fatta ingannare da un diario! Sono stata una bambina stupida e ingenua! > Ansimò lei, tirando su col naso.

< Ginny quel diario ha ingannato anche me! > Ribattè Harry < Mi ha fatto credere che fosse Hagrid il colpevole. Voldemort ha ingannato anche Silente quando era a scuola. Ha aperto la camera sotto il suo naso. Centinaia di persone sono state ingannate da lui >

< Questo dovrebbe farmi sentire meglio? > Sbottò Ginny arrabbiata.

Harry rimase un momento interdetto.

< Ginny ascoltami adesso > Disse deciso < Nulla di tutto questo non sarebbe mai successo se Lucius Malfoy non avesse infilato il diario nel tuo calderone a Diagon Alley! Lui sapeva perfettamente che cosa sarebbe successo. Il mostro è lui! Tu sei solo una vittima come tutti gli altri! Non hai nessuna colpa. E... E se ti sei sentita così sola quest'anno da doverti rifugiare in un diario, ti chiedo scusa. A nome di tutti. Non avremmo dovuto lasciarti da sola >

Ginny lo ascoltò in silenzio, senza rendersi conto di aver smesso di piangere. Harry che le chiedeva scusa? Lei lo aveva quasi fatto uccidere e lui le chiedeva scusa?

< Sei quasi morto per colpa mia > Mormorò.

< Sono quasi morto per colpa di Voldemort > La corresse Harry < E per salvare te! Non potevo certo lasciarti morire nella camera! Ci tengo troppo a te >

Ginny rimase a bocca aperta sull'ultima frase. In condizioni normali sarebbe arrossita. Quella volta non accadde, ma i suoi occhi si asciugarono definitivamente. Tirò su un paio di volte col naso.

< Tieni > Disse Harry, porgendole un fazzoletto. Ginny biascicò un “grazie” e si soffiò rumorosamente il naso.

Harry a quel punto si sedette sul letto e la tirò delicatamente a se, abbracciandola e facendole posare la testa sulla sua spalla.

Ginny questa volta arrossì eccome. Guardò sorpresa e imbarazzata il ragazzo, scoprendo che lui appariva sorpreso esattamente come lei. Aveva perfino le guance rosse. Ginny non l'aveva mai visto arrossire. Forse non si era reso conto nemmeno lui di cosa faceva.

Ginny sentì il peso che aveva sullo stomaco dissolversi pian piano. Si sentiva bene tra le braccia di Harry. Si sentiva al sicuro.

< Adesso ricordo tutto > Confessò a voce bassa < Ricordo cosa ho fatto quando Tom mi possedeva... Ricordo di aver spinto il basilisco ad attaccare quei ragazzi... >

< Ginny non eri in te! Non sapevi quello che facevi. Non accusarti di cose che non hai fatto >

< Sono stata una stupida! >

< Voldemort non sceglie li stupidi Ginny > Disse Harry convinto < Voldemort sceglie sempre i forti! Sia come servi che come vittime. Non avrebbe usato te se se fossi stata stupida >

< Dovrei sentirmi lusingata ad essere stata usata da lui? > Chiese Ginny sarcastica.

< Certo che no! Solo... Non considerarti una stupida. Nessuno ti considera tale. Credimi. Perchè non lo sei! Sei sempre una grifondoro! >

< Io sono grifondoro solo perchè tutti i i miei fratelli sono grifondoro... > Mormorò Ginny.

< No Ginny! Sei grifondoro perchè sei coraggiosa, intelligente e molto forte! Credimi Ginny, è così! >

Ginny gli credette. Come poteva non farlo? Era così sincero.

E poi si sentiva così bene in quel momento. Si sentiva protetta e al sicuro appoggiata contro Harry. Si rilassò, cullata dal battito regolare del suo cuore. Tutti i cattivi pensieri scomparvero. Scomparve il diario. Scomparvero le vittime. Scomparve la camera. Scomparve persino Tom.

Lasciò che un piacevole torpore si impossessasse di lei. Si sentiva bene come non le accadeva da mesi. Dimenticò di essere in infermeria. Dimenticò persino con chi era.

Dopo quelli che le parvero solo alcuni minuti, si sentì completamente riposata, anche se piuttosto intorpidita. Si alzò a sedere e si stiracchiò, mugugnando soddisfatta.

< Ben svegliata! > Disse la voce allegra di Harry. Ginny si voltò di scatto, trovandolo accanto a lei che sorrideva.

Si rese conto che la luce che entrava dalle finestre era più tenue e tendente all'arancione.

< Mi sono addormentata? Che ore sono? > Chiese Ginny.

< Sono le cinque. Hai dormito quasi quattro ore > Rispose Harry. Ginny si sentì avvampare. Aveva dormito davanti ad Harry tutto il pomeriggio.

< Potevi andare Harry... Non dovevi sentirti in obbligo di restare a guardarmi dormire > Pigolò Ginny.

< Nessun problema! > Rispose Harry con un sorriso < Ma comunque non potevo alzarmi senza svegliarti. E non volevo svegliarti! Sembravi dormire così bene >

Solo in quel momento Ginny realizzò. Non aveva dormito davanti ad Harry tutto il pomeriggio. Aveva dormito abbracciata ad Harry tutto il pomeriggio. Sul suo viso si sarebbero potute friggere delle uova da quanto era rosso.

< Scusa... ti sarai annoiato a morte... > Mormorò pianissimo.

< No tranquilla. Sono passati Ron e Hermione, e poi anche i tuoi genitori. Abbiamo chiaccherato un po', cercando di non svegliarti >

Ginny si sentì mancare. Ron e i suoi genitori l'avevano vista dormire sulla spalla di Harry. Se si poteva morire di imbarazzo, sicuramente l'avrebbe fatto lei la prossima volta che li avrebbe visti.

< E comunque non potevo andare via. Devo ancora darti questo > Continuò Harry.

Tirò fuori un piccolo diario rosso dalla tasca della divisa.

< Questo l'ho comprato io in un negozio babbano. Quindi è sicuro al cento per cento. Gli unici incantesimi qui dentro ce li ha messi Hermione. Ha posto un incantesimo di privacy per impedire a qualcun altro di leggerlo e un altro incantesimo che non ricordo il nome, ma che dovrebbe far aumentare le pagine quando lo stai per finire > Spiegò Harry porgendoglielo.

Ginny lo prese, imbarazzata dal quel regalo inaspettato.

< Grazie > Mormorò. Lo aprì, trovando in prima pagina una lunga dedica, scritta con tre calligrafie diverse.

 

 

 

Cara Ginny,
ci dispiace di non esserti stata accanto in questo anno difficile per te. Questo è solo un piccolo pensiero. Per darti un modo sicuro di confidare i tuoi segreti.

Senza nessuna magia oscura di qualsiasi sorta!

Grazie della precisazione Ron...

E' sempre meglio specificare Harry. Ascoltami sorel

Ronald non rovinare tutto! Ginny, so che ti senti in colpa per quello che hai fatto. Ma tu non hai nulla da rimproverarti! La colpa è tutta di Tu-sai-chi! Tu sei innocente! E se qualcuno prova a dire il contrario sappi che conosco un sacco di incantesimi che possono tornare utili. Se vuoi posso insegnarteli. Potremmo anche lasciare che Ron, Fred e George scoprano i loro nomi e ci pens

Hermione non prenderti tutto lo spazio! Stavo dicendo sorellina: se hai bisogno di qualunque cosa vieni dal tuo fratellone e ci penserà lui. A parte cose che riguardano i ragni! Odio i r

Ron stai rovinando questa dedica!

Io non sto facendo nulla di male!

Riprendo in mano io la situazione Ginny. Quei due ora litigano anche per iscritto... Ti stavo dicendo: questo diario è sicuro! Prendilo come un segno di amicizia e affetto.

E ricordati che sei hai bisogno di qualcosa siamo sempre amici! A noi puoi dire tutto.

Ti vogliamo bene!

Harry Ron e Hermione

 

 

 

Ginny rise di gusto leggendo quella dedica. Anche Harry sorrise.

< Così va molto meglio! Ti piace? > Chiese Harry.

< E' b-bellissimo! G-Gr-Grazie! > Balebettò Ginny, avvampando.

< Questo è per i pensieri > Disse Harry < Ma se in futuro dovessi avere bisogno di qualcuno con cui parlare... Beh... Ricordati che siamo tuoi amici! Ci saremo sempre se avessi bisogno di noi! >

< Si okey... Me lo ricorderò > Mormorò Ginny.

< Promesso? >

< Promesso! >

Harry le sorrise. Poi allargò timidamente le braccia. Ginny ci mise qualche istante a capire che le stava proponendo un abbraccio.

I due ragazzi si avvicinarono impacciati, stringendosi timidamente, ma in modo amichevole.

< Adesso devo proprio andare > Disse Harry, con il tono di voce di chi chiede scusa.

< Non preoccuparti > Gli disse Ginny, sorridendo. Harry ricambiò il sorriso.

< Ci vediamo Ginny > Fece lui alzandosi e dirigendosi verso l'uscita.

< Ciao... Harry! > Lo bloccò lei con la voce. Harry si fermò e si voltò a guardarla.

< Grazie! Grazie per tutto quello che hai fatto per me > Disse Ginny timida. Arrossì ancora mentre guardava gli occhi verdi del ragazzo, ma riuscì a non abbassare lo sguardo.

< Non c'è di che! > Rispose Harry. Ginny notò che sembrava davvero felice del suo ringraziamento.

Si voltò ancora ed uscì dall'infermeria. Ginny si lasciò cadere sui cuscini, stringendo il diario al petto.

Capì in quel momento che doveva mettersi il cuore in pace. Quella mostruosa cotta per Harry Potter non le sarebbe mai passata.   

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Capitolo 2
*** Un piccolo scambio di doni ***


Ed eccoci di nuovo.

E' passato un anno. E i nostri protagonisti crescono...

Gli ingredienti per il prossimo momento? Timidezza, amiche invadenti e amici immaturi, troppa pioggia, gratitudine... E un famoso biglietto d'auguri canterino di cui avrete già sentito parlare!

Buona Lettura!!! E grazie a chi mi legge!

 

 

 

 

Ginny e Colin rientrarono in sala comune tremando dal freddo. Erano ancora completamente zuppi per l'acquazzone a cui erano stati esposti sugli spalti dello stadio di Quidditch. I capelli di Ginny si erano fastidiosamente saldati al suo viso e Colin lasciava una vera e propria scia d'acqua lungo il tappeto.

< Dove sono tutti? > Chiese Ginny, cercando i loro compagni per la sala comune, non vedendoli.

< Penso che siano di sopra > Rispose Colin < Vado a vedere! Vieni anche tu? >

Ginny annuì, persa nei suoi pensieri. Seguì Colin lungo le scale del dormitorio maschile.

Il ragazzo non si era sbagliato. Tutti, maschi e femmine, erano seduti attorno al piccolo camino della sala. Stavano aspettando loro. Ginny lo capì quando tutti si voltarono e li tempestarono di domande.

< Come sta? >

< Si è svegliato? >

< Si è rotto qualcosa? >

< Ci avete parlato? >

< Davvero la sua scopa si è rotta? >

< Come l'ha presa? >

I due ragazzi rimasero spiazzati dall'assalto di domande.

< Fatemi sedere vicino al fuoco e vi dico tutto! Ora sto congelando! > Esclamò Colin.

Lui e Ginny si fecero strada verso il fuoco. Demelza fece gentilmente spazio sul pavimento e Ginny si sedette accanto all'amica. Tese le mani verso le fiamme, cercando di scaldarsi.

Colin prese a raccontare, ma Ginny non l'ascoltò. Sapeva già tutto.

Ripensò a quella mattina al campo. Quel freddo innaturale e terribile che le era penetrato fino alle ossa. Il campo invaso da una vera orda di dissennatori. Harry che scivolava via dalla scopa e precipitava. Silente che lo portava via in barella, mentre lui si agitava privo di sensi. Non erano immagini facili da dimenticare.

Dopo la partita praticamente tutta la casa di grifondoro aveva assediato l'infermeria per sapere come stava Harry. Ma madama Chips non aveva voluto sentir ragioni e non li aveva fatti entrare, urlando qualcosa a proposito di una mandria di bufali. Solo Ron, Hermione e i compagni di squadra di Harry avevano avuto il permesso di entrare.

Le sue minacce di andare a chiamare il preside e la fame che premeva vista l'ora avevano fatto sfollare la maggior parte delle persone. Assieme a Ginny e a Colin erano rimasti soltanto i compagni di corso di Harry.

Era rimasto anche Cedric Diggory, il cercatore di Tassorosso. Diceva che voleva sapere come stava Harry, e che gli dispiaceva di aver vinto così. Ma alla fine era stato trascinato via da alcuni ragazzi di Tassorosso.

Dopo un po' di tempo erano uscite le tre cacciatrici di grifondoro. Dissero che Harry si era svegliato e che stava bene. A quel punto Colin e gli altri ragazzi si precipitarono dentro. Ginny invece era rimasta bloccata fuori, senza neanche sapere bene il perchè. Voleva da matti vedere Harry. Capire come stava con i suoi occhi. Ma non voleva entrare e farsi vedere preoccupata per Harry dai suoi fratelli. Sarebbe stato troppo imbarazzante. Così aveva atteso fuori, sperando che i suoi fratelli andassero via prima di Colin. Purtroppo fu proprio il suo compagno ad uscire dall'infermeria per primo, e Ginny non aveva potuto fare altro che seguirlo verso la torre, delusa.

< E questo è quanto > Concluse il suo discorso Colin.

< Poverino > Mormorò Maggie, con le mani davanti alla bocca.

< Vi ha detto qualcosa? > Chiese Irine interessata. Colin scosse il capo, ma la domanda della ragazza era rivolta più a Ginny che al ragazzo.

< E tu cosa gli hai detto? > Chiese ancora Irine, stavolta direttamente a Ginny. La ragazza la guardò, irritata per il morboso interesse della sua compagna per qualsiasi cosa potesse trasformarsi in un pettegolezzo.

< Nulla. Non sono entrata > Rispose Ginny piatta.

< Non sei entrata? > Esclamò Irine a bocca aperta. Anche le altre ragazze erano stupite.

< Cioè... Perchè sei rimasta li fuori per due ore bagnata fradicia per poi non entrare? > Chiese Shawn, grattandosi la testa. Dietro di lui Ritchie e Cody si scambiarono uno sguardo. Ginny sentì il primo mormorare al compagno < Ma lui non le piaceva? >

< Non mi andava di entrare > Sbuffò Ginny.

< Non ti andava di entrare? > Strillò Irine < Ma ti sei bevuta il cervello? >

< Non mi sembra! > Rispose Ginny, alzandosi in piedi < Vado a darmi un'asciugata! Non sopporto più questi vestiti! Posso usare il vostro bagno? >

I ragazzi annuirono.

< Grazie! C'è qualcuno che ha voglia di andarmi a prendere dei vestiti di ricambio? >

Demelza annuì alzandosi e Ginny sorrise in ringraziamento. La rossa si diresse verso il bagno ed entrò.

Si spogliò e afferrò il primo asciugamano che le capitò a tiro. Lo sfregò con foga contro il suo corpo, cercando di asciugarsi e scaldarsi. Sentì finalmente il gelo dissiparsi e la sensibilità tornare.

Sentì una serie di voci concitate fuori dalla porta, che si aprì senza preavviso.

< Ma siete matte? > Strillò Ginny, arrossendo furiosamente e coprendosi come poteva con l'asciugamano.

Dentro al bagno erano entrate una Irine a passo di marcia, una Demelza piuttosto rassegnata e una Maggie molto divertita. Guardando oltre le spalle delle amiche, Ginny vide che i ragazzi stavano tenendo lo sguardo fisso nella direzione opposta. Pregò che non avessero visto nulla. Maggie si chiuse la porta alle spalle.

< Noi abbiamo un discorso urgente da fare! > Sbottò Irine, piazzandosi davanti all'amica.

< Talmente urgente da non darmi nemmeno il tempo di vestirmi? >

< Secondo Irine si... > Borbottò Demelza, appoggiando i vestiti di ricambio di Ginny sul mobiletto del bagno.

Ginny si avvolse l'asciugamano attorno al corpo e incrociò le braccia.

< Dunque? > Disse piccata.

< A te piace davvero Harry Potter? > Chiese Irine, senza giri di parole. Ginny arrossì ancora.

< Ecco... Io... Insomma... > Balbettò lei.

< Si o no? >

< Oh va bene! Si mi piace! Mi piace un sacco! Ma lui non mi vede nemmeno... Sembro invisibile per lui > Mormorò Ginny, affranta, pensando a tutte le volte in cui lo aveva incrociato nei corridoi o in sala comune. Tutte le volte in cui i suoi cenni e i suoi sguardi non erano stati ricambiati.

< E' proprio questo il punto! > S'infervorò ancora di più Irine < Non puoi lasciarti sfuggire questa occasione! >

< Quale occasione? >

< Lui in infermeria, da solo, triste e abbattuto... > Elencò Maggie < Fai qualcosa che lo faccia sentire meglio! Di certo non lo ignorerà! >

Ginny si trovò a riflettere. Avevano ragione. Harry non avrebbe potuto ignorare il fatto che lei si preoccupava per lui. Che desiderasse farlo stare meglio.

< Cosa devo fare? > Chiese alle amiche.

< Questo sta a te! > Esclamò Irine, soddisfatta di aver convinto l'amica < Noi la nostra parte l'abbiamo fatta! Andiamo ragazze! >

Lei e Maggie uscirono dal bagno.

< Tu cosa ne pensi? > Chiese Ginny a Demelza, mordendosi il labbro.

< Penso che se Harry ti piace davvero e lui non ti nota, dovresti almeno fare un tentativo per farti notare. Se per te è così importante... > Disse lei, incoraggiante.

Ginny annuì.

< Farò del mio meglio! >

< Non ho dubbi! > Rispose Demelza, uscendo anche lei dal bagno.

 

 

 

Ginny aveva lavorato al suo regalo per Harry tutto il fine settimana. Alla fine era molto soddisfatta.

Il biglietto di auguri che aveva creato era piuttosto semplice. Niente cuori o frasi sdolcinate, non gli pareva il caso. Si era limitata a scrivere alcune semplici frasi di augurio, e ad incantarlo perchè cantasse quando si apriva.

Quella era stata la parte più complicata. Ginny ci aveva messo un giorno intero per fare correttamente l'incantesimo. Ma adesso il biglietto cantava una leggera canzone, che parlava di amicizia e affetto che aiutano a superare le difficoltà. Era riuscita persino a darle una voce simile alla sua. Di questo Ginny era molto soddisfatta.

< Devi darglielo adesso! > Esclamò Maggie a colazione lunedì mattina.

< Adesso? > Chiese Ginny in ansia, rimanendo con la cucchiaiata di cereali a mezz'aria.

< Si adesso! Subito dopo colazione > Intervenne Irine < E' lunedì e abbiamo un'ora buca adesso. In giro ci saremo soltanto noi e i tassorosso del secondo anno. Tutti gli altri saranno a lezione. Quale momento migliore per un po' di intimità? >

Sola con Harry in infermeria? Ginny si sentiva arrossire al solo pensiero. Però pensò anche che era sicuramente la situazione migliore in cui dargli il suo biglietto. Però gli serviva più tempo, per farsi coraggio.

< Potrei anche darglielo oggi pomeriggio... Dopo le lezioni... > Provò.

< Ho sentito dire da tuo fratello agli altri del terzo anno che Harry sta molto meglio e domani quasi sicuramente tornerà a lezione... > Intervenne Demelza < Se vuoi farlo, devi farlo ora! >

Ginny deglutì. Poi si fece coraggio e si alzò.

< Quindi... Vado! > Disse incerta, avviandosi verso l'uscita. Fece appena qualche passo che le sue amiche la raggiunsero.

< Sostegno morale! > Esclamò Maggie. Le quattro ragazze si infilarono in mezzo a tutti gli studenti che premevano per uscire dalla sala. Ma, invece che dirigersi alle aule, presero la scalinata che portava all'infermeria. Ginny era assorta nel trovare le parole giuste da usare per parlare ad Harry e non si accorse di essere arrivata finchè non si trovò la porta davanti.

< Forza Ginny! Siamo tutte con te! > Incoraggiò Demelza.

< Verrete dentro con me? > Chiese Ginny, non sapendo bene se sperare che la risposta fosse si o no.

< Certo che no! Avrai il tuo Harry tutto per te! > Disse Irine, maliziosa. Ginny fece per ribattere, ma prima che se ne rendesse conto Demelza aveva aperto la porta e Maggie e Irine l'avevano spinta dentro. Sentì la porta dell'infermeria chiudersi alle sue spalle.

Rimase bloccata a fissare l'interno della stanza. Tutte le parole che aveva pensato di dire erano sparite dalla sua mente. I piedi non sembravano volerne sapere di muoversi.

Respirò a fondo. Non era nulla di cui preoccuparsi. Harry avrebbe sicuramente apprezzato il pensiero. Magari anche qualcosa di più... Ginny ci sperava davvero. Doveva solo evitare di fare o dire cose imbarazzanti.

Fece qualche passo verso il centro della sala, superando le tende che nascondevano i letti alla vista. Non vide subito Harry. Tutti i letti le sembravano uguali. Ma poi individuò una colonna di scatole di dolci appoggiata su un mobiletto vicino ad uno dei letti. Vide anche un paio di gambe sotto al lenzuolo di quel particolare letto, e poi una testa mora disordinata fece capolino oltre la pila di dolciumi, guardando chi fosse entrato.

Ginny si sentì arrossire non appena i suoi occhi incontrarono quelli verdi del ragazzo e le labbra di Harry formarono un piccolo sorriso sorpreso.

< Ciao Ginny! > Esclamò lui, gentile.

< Ciao > Pigolò Ginny, a voce piccola piccola.

< Non hai lezione? Che ore sono? > Chiese Harry cercando l'orologio.

< Ho un'ora buca adesso... > Sussurrò Ginny. Mentalmente si maledisse. Che cosa stava facendo? Stava rovinando tutto!

< Come stai? > Chiese al ragazzo, cercando di essere più sicura.

< Bene! Grazie > Gli sorrise cortese, e la sicurezza di Ginny vacillò ancora < Secondo me sono perfettamente in grado di andare a lezione. Ma madama Chips mi vuole tenere qui fino a domani! Sai che noia stare seduto qui da solo! L'unica cosa che ho da fare è scartare questi. Ne vuoi uno? >

Prese una scatola nuova di zuccotti al cioccolato e la aprì, offrendola a Ginny. La ragazza ne prese uno con le dita che le tremavano appena.

< Grazie > Mormorò < Chi ti ha portato tutta questa roba? >

< Praticamente tutta la casa di grifondoro si è presentata qui con un dolce > Disse Harry, guardando la montagna di scatole leggermente nauseato < Non so se pensano che mi nutra solo di questo... Pensa che buona parte l'ho già fatta fuori assieme a tuo fratello! >

Ginny guardò la montagna di dolci. Erano proprio uno più delizioso dell'altro. Però forse, come diceva Harry, erano decisamente troppi per una persona sola.

< Ne vuoi prendere un po' Ginny? Non fare complimenti! > Disse Harry, quasi speranzoso.

< Beh... Se non li mangi tutti.. > Fece Ginny. Harry prese alcuni sacchetti di caramelle e le disse di aprire la cartella.

Un minuto dopo la cartella di Ginny era piena fino a scoppiare di dolci, caramelle e cioccolatini. Ginny non riuscì nemmeno a sollevarla.

< Ma è roba tua... > Protestò imbarazzata.

< Io non posso mangiare tutto questo zucchero! Mi sta venendo il diabete solo a starci vicino > Ribattè Harry. Ginny non riuscì a rispondere, impegnata com'era a trascinare il suo zaino e a cercare di chiuderlo.

Osservò il biglietto d'auguri che stringeva ancora tra le mani. Ora o mai più!

< Harry > Disse voltandosi, in un tono molto più serio di quello che volesse. Harry la guardò stupito.

< Si? > Chiese, leggermente preoccupato.

< Ero venuta per darti questo! Spero che ti piaccia > Rispose Ginny, cercando di fare una voce più dolce di prima. Tese impacciata il braccio e gli porse il biglietto, arrossendo furiosamente.

Harry guardò il biglietto con una strana espressione, prima di prenderlo dalle mani della ragazza. Lo guardò attentamente, ed un sorriso comparve sul volto del ragazzo.

< Grazie Ginny > Disse gentilmente. Ginny arrossì ancora di più ed abbassò lo sguardo. Ma sul suo volto comparve un sorrisetto.

Gli era piaciuto! Aveva apprezzato il suo regalo! E sicuramente gli sarebbe piaciuto di più quando lo avrebbe aperto e avrebbe letto la sua dedica e avrebbe sentito la canzone!

Le sue speranze andarono in frantumi quando una voce acutissima e stridula, e non la voce dolce e gentile che aveva sentito quando provava, si diffuse per la stanza. Ginny si coprì istintivamente le orecchie. Alzò lo sguardo e vide Harry richiudere il biglietto di scatto, allibito.

< Ehm... > Mormorò imbarazzato, voltandosi per guardare Ginny. Ma la ragazza era già corsa via, vergognandosi terribilmente di quello che era appena successo. Uscì dall'infermeria e si chiuse la porta alle spalle.

< Allora? > Chiese Irine, speranzosa.

La risposta arrivò da dentro l'infermeria, dove la voce agghiacciante del suo biglietto aveva ricominciato a cantare a squarciagola. Ginny non proferì parola e corse via.

 

 

 

Ginny cancellò con rabbia, e per l'ennesima volta, una frase dal suo tema. Si sentiva isterica. Quella giornata era stata orribile.

Dopo la sua terribile figuraccia con Harry non aveva più avuto pace. Come prima cosa, al momento di andare a lezione, si rese conto di aver lasciato lo zaino in infermeria. Ginny si sentiva morire al solo pensiero di dover rientrare in quel posto, e Demelza fu abbastanza comprensiva da andare lei al suo posto.

A pranzo Ginny aveva scoperto che la notizia del biglietto canterino si era diffusa per tutto il castello, e non era stato difficile per molti capire chi fosse stato a regalarlo ad Harry. Come se non bastasse, aveva dovuto affrontare una doppia ora di pozioni con i serpeverde quel pomeriggio. Quelle serpi non smisero un momento di fare battutine a proposito del biglietto, e fu solo grazie a Maggie che le tenne il braccio fermo che Ginny non gli lanciò contro un vaso di vetro.

Adesso era seduta ad un tavolo in sala comune con i suoi compagni. Tutti i dolci che le aveva dato Harry erano sparsi sul tavolo. Ginny sperava che il complicato tema di trasfigurazione e le bocche piene di cioccolato e caramelle impedissero ai suoi compagni di tornare sull'argomento.

< Oh andiamo! Un biglietto che canta! Ma come ti è venuto in mente? >

Ovviamente era una speranza vana...

< Volete darci un taglio e lasciarla stare? > Sbottò Demelza.

< Oppure potremmo affrontare l'argomento una volta per tutte! > Fece Irine < Dovevi per forza aggiungere quell'incantesimo? >

< Mi sembrava un'idea carina! > Si difese Ginny.

< Ma a quale ragazzo piacerebbe mai un biglietto che canta? > Chiese Cody.

< Così non aiuti! > Lo rimproverò Colin < Non lo ascoltare Ginny! Harry avrà capito che non volevi fare quello che è venuto fuori! Avrà apprezzato comunque! >

< Ma se lo abbiamo visto schiacciare quel biglietto sotto alla cesta della frutta per farlo tacere! > Intervenne Shawn.

< Ma non lo deve per forza sapere! > Gli ringhiò contro Colin.

< Ma se lo sa tutta la scuola! > Esclamò Ritchie. Ginny avrebbe tanto voluto mettersi a piangere. O prenderli a schiaffi. Una delle due.

< La volete finire? > Chiese irata.

< Lasciali perdere! > Le disse Demelza comprensiva < Secondo me ha ragione Colin. Avrà apprezzato il gesto >

Ginny vide Cody chinarsi verso Shawn e sussurrare qualcosa che somigliava a “Come ha apprezzato il San Valentino musicale”. Shawn ridacchiò.

Quello fu troppo per Ginny. Si sentì umiliata e derisa dai suoi stessi amici. Gli angoli dei suoi occhi pizzicarono fastidiosamente. Si alzò di scatto, prese la sua roba e si diresse ad un altro tavolo.

< Ecco! Soddisfatti ora? > Sentì le voci arrabbiate di Colin e Demelza. Non riuscì a distinguere la risposta di Shawn, ma non le importava. Se quelli erano i suoi amici, tanto valeva stare da sola.

Si sedette all'unico tavolo vuoto che trovò, dando le spalle ai suoi compagni. Aprì il libro di trasfigurazione e riprese a fare il tema.

Pensò che quei ragazzi erano degli idioti. Se solo avessero immaginato cosa provava lei... Ma sarebbe toccata anche a loro prima o poi. Pensò che si sarebbero rimangiati quelle battutine quando sarebbero stati loro a soffrire. Gliele avrebbe fatte rimangiare lei.

Dopo qualche istante Ginny si rese conto di stare scrivendo i suoi pensieri sul tema al posto delle definizioni di trasfigurazione. Con un ringhio furibondo, le cancellò con tanta foga che la penna squarciò la pergamena.

< Ehm... Se mi avvicino non faccio la fine di quel foglio vero? > Chiese una voce incerta.

Ginny sussultò e si girò.

< Harry! Mi hai spaventata! >

< Scusami... > Disse lui < Come mai ti sei seduta qui da sola? Prima ti ho vista la con i tuoi compagni >

Ginny arrossì. L'aveva vista discutere con i ragazzi. Aveva sentito tutto.

< Quanto hai sentito? > Chiese pianissimo, abbassando lo sguardo dalla vergogna e dall'imbarazzo.

< Sentito cosa? E' successo qualcosa? > Chiese Harry preoccupato. Ginny alzò lo sguardo e lo vide sedersi accanto a lei. Sembrava non avere idea di cosa fosse successo.

< I ragazzi mi prendevano in giro. E io non ce l'ho più fatta ad ascoltarli e sono andata via > Disse tutto d'un fiato.

Si rese conto un istante dopo di aver detto quello che le era successo ad Harry. Era imbarazzata, ma allo stesso tempo più leggera. Dire ad Harry cosa la faceva stare male l'aiutava a sentirsi meglio. Non sapeva nemmeno lei il perchè.

< Per caso... Ti prendevano in giro per questo? > Chiese Harry, estraendo parzialmente il suo biglietto di auguri dalla tasca del mantello.

Ginny si stupì di vederlo. Pensava quasi che Harry lo avesse buttato via, o che lo avesse lasciato in infermeria. Invece se l'era portato dietro e lo teneva in tasca. Nella tasca del mantello, sopra al cuore.

Un momento! Fermi tutti... Teneva il suo biglietto di auguri in tasca sopra il cuore?

Ginny fermò i suoi film mentali prima che potessero iniziare. Ero ovvio che lo tenesse li. Quella era l'unica tasca abbastanza grande da contenerlo nella divisa.

Però se lo era portato dietro. Quindi un minimo significato ce lo aveva per lui.

Harry dovette interpretare il suo silenzio come una conferma alla sua domanda, perchè parlò ancora.

< Lasciali perdere. A me è piaciuto il tuo biglietto >

< Da-Davvero? > Boccheggiò Ginny, stupefatta.

< Davvero > Confermò Harry, ignorando palesemente il rossore che era tornato a colorare le guance di Ginny < E' stato un bel pensiero! >

Ginny abbassò lo sguardo e mormorò qualcosa come “Non è venuto come volevo!”.

< Lo sospettavo... Ma è stato comunque un bel pensiero. Grazie Ginny > Disse lui, sincero.

< N-Non c'è d-di che... > Balbettò Ginny, in preda al rossore, non riuscendo ad alzare lo sguardo e guardare il ragazzo.

Un silenzio molto imbarazzato cadde tra di loro. Ginny si urlava dentro la testa di dirgli qualcosa. Di trattenerlo li, ora che finalmente gli stava parlando. Ma non sapeva cosa dire di abbastanza interessante da farlo restare. Sapeva che si sarebbe alzato da un momento all'altro.

< Compiti di trasfigurazione? > Chiese Harry, guardando quello che avrebbe dovuto essere il suo tema.

< Si > Mormorò Ginny, accettando quel banale discorso.

< Complicati? >

< Un vero e proprio macello! La trasfigurazione animale è un caos! Non ci capisco nulla e non sono in vena di studiare > Sbuffò Ginny. Non aveva per nulla voglia di passare tutta la sera a scrivere quel tema.

< Me lo ricordo l'anno scorso! > Fece Harry, comprensivo < Trasfigurazione è stata un vero trauma! Non che quest'anno sia stata tanto meglio... Ora che ci penso, è stata un trauma anche al primo anno! >

< Cioè sempre? > Ridacchiò Ginny, senza riuscire a trattenersi.

< Si esatto > Rispose Harry. Si stava guardando intorno, come per cercare qualcuno. Poi si voltò di nuovo verso Ginny e si abbassò verso di lei.

Alla ragazza si mozzò il respiro nel trovarsi così vicino a lui. Avevano praticamente i viso uno accanto all'altro.

< Ginny... Accetteresti un piccolo gesto di gratitudine per il tuo pensiero di oggi? > Le sussurrò all'orecchio. Ginny non aveva la minima idea di cosa intendesse, e non riusciva a formulare un pensiero a riguardo. Annuì appena, incapace di proferir parola.

Harry si guardò ancora attorno, furtivo. Poi prese da sotto il mantello un piccolo rotolo di pergamena e lo porse alla ragazza. Ginny lo prese e lo aprì incerta, restando a bocca aperta.

< Ma... Questo è... >

< Il tema di Hermione sulla trasfigurazione animale > Confermò Harry, con un ghigno < Un dieci assicurato! Solo non farti scoprire! Se Hermione viene a sapere che te l'ho dato ci fa la pelle ad entrambi >

Ginny non sapeva cosa dire. Forse poteva sembrare poco, ma Harry gli aveva appena risparmiato una sera intera a fondersi il cervello sul libro di trasfigurazione. E per Ginny non c'era regalo più bello in quel momento.

< Non dovevi Harry... > Disse, riconoscente e imbarazzata.

< Non dovevo fare cosa? Io non so di cosa tu stia parlando! > Fece Harry, con una finta faccia confusa, alzandosi in piedi < Nascondilo! Sta arrivando! >

Ginny nascose immediatamente il rotolo di pergamena sotto al tavolo, mentre Harry si dirigeva verso Hermione. Il ragazzo la intercettò, e tatticamente la condusse nel punto più lontano della sala comune.

“Grazie Harry” Pensò Ginny, sperando che quella si rivelasse essere solo la prima di tante volte in cui sarebbero stati insieme, anche solo a parlare.

Ginny si concentrò sul tema di trasfigurazione, ma non potè iniziarlo.

Non prima di aver raccontato a Demelza, Maggie e Irine cosa si fossero detti lei ed Harry, ovviamente!

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Capitolo 3
*** Non aver più paura ***


< Bacon appetitoso, Uovo gustoso. Una colazione perfetta, e la giornata sarà benedetta! >

< Cody... Lo stai facendo ancora... > Borbottò Ritchie, assonnato e disperato.

< Oh! Scusate. Non me ne accorgo. Ma quando sono tanto felice mi viene da parlare in rima! > Si giustificò il ragazzo.

< Non ce n'eravamo mai accorti sai? > Esclamò Irine, ironica.

< E comunque tu non puoi essere così felice alle otto e mezza del mattino! È contro la legge! > Insistette Ritchie.

Ginny soffocò le risate dentro la sua tazza di caffelatte. I suoi amici non sarebbero mai cambiati. E questa era davvero un'ottima notizia.

Sorrise tra se. Quell'anno era iniziato nel migliore dei modi. Avevano dovuto rinunciare al torneo di Quidditch, ma avrebbero assistito al torneo tremaghi! Era un evento storico. In più, lei e i suoi amici si stavano divertendo un mondo. Trovava che i ragazzi fossero maturati sensibilmente dall'anno prima, in cui erano ancora oggettivamente dei bambini. E stare in loro compagnia era esilarante.

Come ulteriore buona notizia, Irine le aveva fatto notare che molti ragazzi stavano iniziando ad osservarla per i corridoi. Sembrava interessare a diversi ragazzi. E ciò non poteva che farle piacere. Se solo tra di questi ci fosse stato il ragazzo che piaceva a lei...

Guardò lungo il tavolo. Harry era seduto alcuni posti oltre di loro. Stava ridendo assieme a Dean Thomas e a Seamus Finnigan dei tentativi di Ron di copiare un tema da Hermione, mentre questa era distratta da un complice Neville.

Rimase imbambolata a guardare il suo volto sorridente. Poi si sforzò a distogliere lo sguardo. Non voleva rovinarsi la giornata ricordando che lei per Harry era completamente invisibile.

< Come posso non essere di buon umore? > Stava dicendo Cody < Oggi è Giovedì! Abbiamo difesa contro le arti oscure oggi pomeriggio! E' il mio corso preferito! >

< A proposito di difesa... Secondo voi il mio tema è troppo lungo? Cioè, sono cinquanta centimetri in più di quanti ne ha chiesti Moody! > Esclamò Maggie, osservando in apprensione una pergamena accanto a lei.

< Saresti la prima a cui un professore toglie dei punti per aver scritto troppo! > La rassicurò Ginny, cercando di far capire all'amica quanto assurda fosse la sua paura.

< Poi te ne dovrebbe assegnare il doppio per il record! > Intervenne Colin, facendo ridere tutti, inclusa Maggie.

< Pensa ad un povero tapino come me! > Mormorò Shawn < Io a stento sono arrivato a venti centimetri! Ma sui mollicci che altro c'è da scrivere? Come avete fatto ad arrivare a quaranta? >

< Consultando il libro, mio caro! > Disse Maggie con ovvietà.

< Per un compito perfetto, devi scegliere bene il soggetto! Al professore piacerà e tanti punti alla tua casa assegnerà! > Recitò Cody.

< Fatelo stare zitto o lo affogo nei cereali! > Ringhiò Ritchie.

< Fammi capire... Ti vengono così spontanee o te le studi di notte? > Chiese sconcertato Shawn. Le ragazze risero a crepapelle, beccandosi gli sguardi severi dei prefetti poco lontano.

< Noi abbiamo finito! Ci vediamo in classe! > Trillò la voce di Irine. Lei e le ragazze si alzarono assieme e si avviarono verso la sala grande.

Ginny non potè fare a meno di guardare verso Harry. Si stava avvicinando nella sua direzione. Gli sarebbe passata proprio davanti agli occhi. La avrebbe vista sicuramente.

Ginny passò dietro alle schiene di Ron, Hermione e Neville. Harry non distolse lo sguardo dai suoi amici, continuando a ridere con loro.

Ginny passò oltre, affranta. Si chiese che cosa doveva fare perchè lui la degnasse di uno sguardo.

Demelza parve capire il suo umore, perchè la coinvolse immediatamente in una conversazione sul loro argomento preferito.

Quidditch, ovviamente!

 

 

 

Erano già tutti seduti in aula, quel pomeriggio, quando Moody fece il suo ingresso zoppicante.

< Cooper, sputa la gomma! Hallison e Tempock, via quella rivista o dovrò togliere dei punti a tassorosso! >

Un ragazzo di serpeverde si alzò per buttare via la gomma e le due ragazze di tassororsso misero via la rivista da sotto al banco. Era veramente impossibile fare qualcosa in quell'aula senza che quel professore se ne accorgesse.

< Quell'occhio è una cosa fantastica! > Si esaltò Colin, seduto assieme a Ginny e Ritchie.

< Vede attraverso tutto! Mi chiedo se veda anche attraverso i vestiti... > Mormorò l'altro ragazzo.

< Ragazzi! > Esclamò Ginny sconcertata < Non avevo bisogno di questo dubbio sapete! >

La ragazza alzò lo sguardo e vide che l'occhio magico di Moody era puntato su di lei. Istintivamente mosse braccia e gambe, come per volersi coprire.

< Mettete i vostri compiti sulla cattedra! Poi venite vicino a me con la bacchetta > Ringhiò il professore.

I ragazzi si alzarono tutti assieme, accalcandosi per posare il compito.

< Secondo te perchè ci fa prendere le bacchette? > Chiese Colin a Ginny. La ragazza fece spallucce.

< Non ne ho idea > Aggiunse, posando il suo compito sopra gli altri e dirigendosi verso Moody. Colin accanto a lei prese la bacchetta dalla tasca dei pantaloni.

< Ragazzo! > Abbaiò Moody, furibondo, facendo trasalire Colin < Quello non è un posto dove mettere una bacchetta! Se si accende, perdi qualcosa di molto prezioso >

Praticamente tutti i ragazzi risero e Colin sbiancò. Ginny soffocò le risate solo perchè voleva molto bene a Colin.

< Forza! Non perdiamo tempo! Seguitemi! > Li riprese il professore, avviandosi poi all'uscita dell'aula. I ragazzi lo seguirono, guardandosi dubbiosi.

< Dove stiamo andando? > Chiese Ginny, ma nessuno gli rispose. Erano tutti troppo affannati a seguire Moody. L'uomo camminava molto in fretta, e i ragazzi stavano praticamente correndo per stargli dietro.

< Accidenti come corre per avere una gamba sola > Sussurrò Demelza, affannata per stargli dietro.

Dopo cinque minuti giunsero a destinazione. Moody aprì la porta del suo ufficio e fece entrare i ragazzi. Gli studenti si persero a guardare l'enorme quantità di oggetti magici e detector oscuri presenti all'interno. Ginny si avvicinò ad uno strano specchio. Vedeva ombre confuse agitarsi dentro di esso. Prima che riuscisse a mettere a fuoco qualcosa, Moody chiuse la porta e riprese a parlare.

< Adesso faremo un piccolo test! > Disse, avanzando verso il centro del suo studio.

Un brivido freddo percorse tutta la sala alla parola test. Parola universalmente più temuta ad Hogwarts, dopo solo il nome di Tu-sai-chi e “Doppia ora di pozioni”.

< Ma prima > Continuò il professore, sedendosi su uno strano baule con sette serrature < Facciamo un veloce ripasso. Chi sa dirmi cos'è un molliccio? >

Qualcosa da dentro il baule urlò in modo terrificante, facendolo tremare vistosamente. I ragazzi trasalirono. Moody diede un colpo con il piede al baule e l'urlo finì.

< Dicevamo... Che cos'è un molliccio? >

Diverse mani si alzarono. Moody scelse una ragazza di corvonero in prima fila.

< E' un mutaforma! Rimane nascosto in luoghi bui per non farsi trovare. Ma se qualcuno lo scopre si difende assumendo la forma della paura più profonda del suo nemico > Esclamò la ragazza, tutto d'un fiato.

< Cinque punti a corvonero! E sai dirmi come si affronta un molliccio... Signorina Weasley! >

Ginny venne colta di sorpresa dalla domanda diretta. Ma, per fortuna, sapeva la risposta.

< La formula magica è “Riddikulus” > Rispose Ginny < Ma ciò che veramente sconfigge un molliccio sono le risate. Per liberarsi di un molliccio bisogna obbligarlo ad assumere una forma ridicola, che noi troviamo divertente >

< Cinque punti anche a grifondoro! > Esclamò il professore. Ginny non seppe trattenere un sorrisino compiaciuto.

< Quindi... Adesso dovrete tutti mettere in pratica queste conoscenze! Qui dentro... > Moody diede un altro colpo con il tallone al baule che gli stava facendo da sedia < C'è un molliccio. E voi dovrete dimostrarmi di sapere come affrontarlo. Siete giovani e non avete esperienza, ma il molliccio basa tutta la sua strategia di difesa sullo spavento e la sorpresa. E voi adesso vi aspetterete cosa vi troverete davanti. Prendete qualche momento per concentrarvi e trovare un modo per rendere la vostra più grande paura assolutamente ridicola ed esilarante >

Ginny chiuse gli occhi e si concentrò, come stavano facendo tutti. Cos'era che le faceva più paura? Ginny non avrebbe saputo dirlo. Sua mamma che le urlava contro? Probabile, ma sperava che non fosse così. Sarebbe stato piuttosto imbarazzante.

Ma allora cosa? L'anno scorso avrebbe detto i lupi mannari, ma dopo aver scoperto che quella buonissima persona del Professor Lupin era un lupo mannaro non ne aveva più cosi paura. I ragni? No. Non era come Ron. Non le facevano paura i ragni. Disgusto molto, ma non paura.

< Pronti? > Chiese Moody, cogliendo Ginny di sorpresa. Ci fu un mormorio d'assenso, e Ginny non si osò chiedere altro tempo.

< Mettetevi in fila. Lo affronterete uno alla volta! >

I corvonero spintonarono gli altri e si spinsero tra di loro per mettersi in testa alla fila. Dietro di loro si misero i grifondoro, seguiti da dei timorosi tassorosso e da degli svogliati serpeverde.

< Pronti? Via! > Esclamò Moody. Puntò la bacchetta contro il suo baule. Una delle serrature scattò e il coperchio si aprì, mentre il primo studente si faceva avanti. Dal baule uscì una mostruosa manticora. La creatura avanzò minacciosa verso il ragazzo.

< Riddikulus > Disse sicuro lo studente. Dei pattini comparvero sotto le zampe del mostro, il quale lottò per restare in equilibrio, fallendo miseramente. Tutti i ragazzi trovarono quella scena davvero ridicola e cominciarono sghignazzare.

< Avanti un altro! > Gridò Moody. Un secondo studente si fece avanti. La manticora lo fissò per un istante, prendendo poi la forma di un mostruoso essere marino fatto di fango.

< Riddikulus > Fece il ragazzo il ragazzo, senza esitare. La creatura si seccò all'istante, diventando una statua di terracotta piuttosto stramba. Le risate crebbero d'intensità.

Man mano che gli studenti si facevano avanti e il turno di Ginny si avvicinava, la ragazza si tranquillizzò. Sembrava facile. Non doveva per forza sapere quale fosse la cosa che le faceva più paura. Era facile ridicolizzare quei cosi. Attese serena, mentre mummie, scorpioni, banshee e clown inquietanti le sfilavano davanti.

Alla fine arrivò il turno di Colin. Ginny era la prossima. Il ragazzo avanzò sicuro. Davanti a lui comparve un grosso serpente. Un sibilo minaccioso si diffuse per la stanza, ma Colin non si fece intimorire.

< Riddikulus > Disse deciso. Il corpo del serpente si avvolse come se fosse un gomitolo di lana, facendo scoppiare Ginny a ridere. La ragazza avanzò tranquilla, ancora sghignazzando. Il serpente rotolò davanti a lei e i suoi occhi incrociarono quelli della ragazza.

Ginny comprese cosa stava per succedere una frazione di secondo prima che succedesse. La sua risata si congelò e il suo cuore iniziò a martellare ne petto, mentre il terrore più assoluto la invadeva.

Davanti a lei non c'era più il serpente. C'era un alto adolescente dai capelli neri.

Tom Riddle la guardava con un ghigno malvagio, che tolse il respiro alla ragazza. Fece un passo verso di lei. E Ginny sentì le sue gambe tremare.

< Ciao Ginny > Disse, con quella voce dolce e incantatrice < Ti ricordi di me? >

Ginny alzò la bacchetta, cercando disperatamente di tener fermo il braccio.

< R-R-Ridd-Riddik... > Balbettò terrorizzata.

< Non puoi avermi dimenticato! Eravamo così legati io e te! > Rise sadico Tom.

Ginny non riusci più nemmeno a parlare. Le immagini di ciò che le era accaduto durante il suo primo anno le passarono in fretta davanti agli occhi.

< Tempo scaduto! Robins tocca a te! >

Ginny si riscosse alle parole di Moody. Fece diversi passi indietro, lasciando spazio a Demelza. Tom scomparve.

Ginny rimase in silenzio, completamente sconvolta. Continuò a fissare il punto dove prima c'era Tom, e ora c'era un inferus che si agitava con ai piedi delle scarpe da tip-tap impazzite. Le risate tornarono a risuonare nello studio.

Ma Ginny era da un'altra parte. Vedeva ancora il volto di Tom davanti agli occhi, mentre le immagini di cosa aveva fatto con il basilisco le passavano nella mente. Il cuore le martellava nelle orecchie e ansimava in preda al panico, non riuscendo a calmarsi.

Alla fine, Ginny fu l'unica che non riuscì a sconfiggere il molliccio.

 

 

 

Ginny sedeva in silenzio, in un'aula vuota e dimenticata. Aveva la testa appoggiata su un banco, nascosta dalle braccia. Le lacrime scendevano silenziose sul suo viso.
Era passata una settimana da quella terribile lezione di Difesa contro le Arti Oscure. Una settimana che le era sembrata un terribile, infinito incubo.

Il fatto che quel ragazzo dai capelli neri l'avesse terrorizzata al punto da non riuscire più nemmeno a parlare era sembrato inspiegabile ai suoi compagni, e un'occasione imperdibile per i sepreverde. Non riusciva più a camminare per i corridoi senza che qualcuno di loro facesse qualche battuta maligna su di lei e sul molliccio. E quelle perfide serpi avevano fatto in modo che ad Hogwarts si diffondesse bene la notizia secondo cui Ginny Weasley avesse paura dei ragazzi. In particolare dei ragazzi dai capelli neri.

Anche le domande innocenti e prive di cattiveria dei suoi amici non avevano fatto che farla stare peggio. Come poteva spiegargli il perchè di quella sua paura? Come poteva dirgli che quel ragazzo impersonava il ricordo di Voldemort? Ricordo che l'aveva posseduta per quasi un anno e resa sua schiava. A stento l'aveva detto alla sua famiglia.

Ginny si alzò e raggiunse una finestra. Il suo sguardo si perse nel parco, quasi invisibile a quell'ora ormai. La pioggia cadeva tenue oltre il vetro.

Si coprì il volto con le mani e serrò gli occhi. Sapeva che non avrebbe mai dimenticato Tom, ma almeno da diverso tempo aveva smesso di pensarci, di ricordarsi cosa era successo.

Da quando se lo era trovato davanti invece, non riusciva più a toglierselo dalla testa. La sua mente continuava a mostrarle senza sosta quelle immagini terribili. Aveva incubi, tutte le notti. Le sembrava di vederselo davanti per i corridoi, in mezzo alla folla di studenti. Si bloccava d'improvviso, fissando raggelata quello che poi si rivelava un normale ed innocuo ragazzo dai capelli scuri.

Non riuscirai mai a dimenticarmi!” Sentì dire ad una voce terribilmente simile a quella di Tom, dentro la sua testa.

Ginny si premette le mani alle orecchie con un gesto istintivo.

< Vattene via! > Strillò tra i singhiozzi.

Ginny si sentì una stupida ad urlare, da sola, in un'aula vuota contro una voce nella sua testa. Si sentiva come se la stesse facendo impazzire. Di nuovo.

Una sciocca, stupida, piccola ragazzina!” Sibilò la voce di Tom.

< Basta! > Gemette Ginny, battendo i pugni contro il muro < Vattene via! Lasciami in pace... >

Perchè doveva tornare a sentirsi così? Perchè non riusciva a dimenticarlo? Perchè non riusciva a passare oltre cosa le era successo?

La porta dell'aula si aprì cigolando. Ginny alzò gli occhi e trasalì. Dal riflesso nello specchio lo vedeva ancora. Quella sagoma spettrale di un ragazzo con i capelli e occhi neri.

Si voltò di scatto, col cuore in gola.

Qualcosa non andava. Gli occhi di quel ragazzo erano verdi, non neri. E i capelli di Tom non erano così spettinati.

< Tutto a posto? > Chiese incerto Harry, prima di riuscire a metterla a fuoco chi c'era in quell'aula < Ginny? >

Ginny sentì il cuore iniziare a battere come un pazzo, spinto da molti sentimenti che si mischiavano. Il terrore per aver creduto di vedere ancora Tom. La vergogna per aver confuso lui ed Harry. L'imbarazzo di trovarsi da sola con lui in un punto remoto del castello. Il fatto che lui l'avesse sorpresa a piangere.

Ginny si passò velocemente una mano sul volto, asciugandosi occhi e naso come poteva con la manica della divisa. Perchè lui doveva trovarla sempre quando stava piangendo? Aveva pianto si e no quattro volte negli ultimi anni, e tutte le volte si era trovata Harry davanti. Oramai doveva considerarla una fontana con le gambe. Non c'era da stupirsi che non alzasse nemmeno lo sguardo per salutarla. Un ulteriore peso si aggiunse sul suo stomaco e il nodo che aveva alla gola si strinse di più.

< Ginny va tutto bene? Perchè piangi? > Chiese Harry, guardandosi attorno < Con chi stavi parlando? >

Fantastico! L'aveva anche sentita strillare da sola contro una voce nella sua testa. Oltre che una fontana, anche la definizione “pazza schizzata” stava per aggiungersi all'idea che il ragazzo si era sicuramente fatto di lei.

< Con nessuno... Non ho detto nulla io! Va tutto bene Harry! > Disse, cercando di essere il più convincente possibile < Tu che ci fai qua? >

< Tornavo dalla biblioteca. Questa è una scorciatoia molto comoda. Ginny stai piangendo... > Rispose lui, evitando il tentativo di lei di cambiare argomento.

< Non è vero! > Rispose lei, ma la sua voce le tremava.

< Ginny, ti ho visto e sentito! > Disse lui con veemenza. Ginny abbassò lo sguardo.

< Non è nulla Harry... >

< Tu non... Insomma... Ron dice che tu non piangi mai... Quindi se lo stavi facendo qualcosa deve essere successo! >

Almeno non la considerava una fontana. Il suo cuore si risollevò, ma solo di un millimetro.

< Hai bisogno di parlare? > Chiese Harry. Ginny scosse il capo. Come poteva parlargli? A stento metteva in fila due parole in condizioni normali, figurarsi in quella situazione. Per poi dirgli cosa? Che un molliccio l'aveva fatta andare in crisi? Che vedeva Tom Riddle in ogni ragazzo, incluso lui? Che sentiva la sua voce nella sua testa, come se fosse ancora posseduta dal diario? L'avrebbe presa per pazza nella migliore delle ipotesi.

< Sicura? > Chiese ancora Harry. Ginny annuì. Harry le si avvicinò leggermente.

< Ricordi cosa mi avevi promesso? >

Ginny alzò lo sguardo confusa. Lei gli aveva fatto una promessa? Quale? A stento si parlavano...

< No? Se hai bisogno di qualcuno con cui parlare... > Suggerì Harry.

< Oh! > Esclamò Ginny. Adesso ricordava. Aveva promesso ad Harry che se aveva bisogno di aiuto o di qualcuno con cui parlare si sarebbe ricordata di lui. Glielo aveva promesso in infermeria, poco dopo che lui l'aveva salvata dalla camera dei segreti.

< Si mi ricordo... > Disse, chinando ancora il capo < Ma non ho bisogno di parlare Harry! Davvero sto bene! >

Ginny stava malissimo invece. Ma non se la sentiva di parlare.

< Ginny... >

< Davvero Harry! Lasciamo stare! > Soffiò. Perchè doveva insistere? Se non voleva, non voleva!

< Oh! Ok... > Rispose Harry, voltandosi e dirigendosi verso la porta.

Ginny era congelata per un momento. C'era una nota inaspettata nella voce di Harry. Cos'era? Delusione? Preoccupazione?

Alzò lo sguardo, vedendo il ragazzo che aveva quasi raggiunto l'uscita. Si sentì una completa stupida. Era stato lui a confortarla dopo quello che era successo nella camera dei segreti. Lui non l'aveva rifiutata, le era stato accanto, e aveva compreso già una volta. Perchè adesso doveva spingerlo via?

< Tom > Sussurrò, talmente piano che pensò che Harry non l'avesse sentita.

Il ragazzo si fermò, praticamente con un piede fuori dall'aula, e si voltò a guardarla.

< Cosa hai detto? >

L'aveva sentita, ma non aveva capito.

< Tom > Ripetè Ginny, un po' più forte. Harry rientrò dentro l'aula e chiuse la porta.

< Tom? Tom Riddle? > Chiese avvicinandosi.

Avrebbe voluto chiedergli chi altro poteva essere.

Ginny deglutì e si decise a parlare.

< L'avevo dimenticato! Erano mesi che non ci pensavo più... > Lottò per tenere la voce ferma, ma fece molta fatica.

< Ginny... Hai passato una cosa terribile! Non puoi dimenticarlo facilmente... > Esclamò Harry avvicinandosi. Ginny lo ignorò.

< Adesso lo vedo ovunque! Lo vedo nei corridoi! Ho gli incubi di notte! Lo sento parlare... Come se fosse ancora nella mia testa! Sto diventando pazza! E tutto per uno stupido molliccio! >

Nascose di nuovo il volto tra le mani, lottando per non singhiozzare.

< Un molliccio? > Chiese Harry, confuso.

< Moody... Ci ha fatto affrontare un molliccio in classe... E il mio... E' diventato lui... E io non ce l'ho fatta ad affrontarlo... Mi ha rimandato indietro... >

Ginny sentì di nuovo il bagnato sotto alle dita. Gemette di frustrazione.

< Adesso... Tutti pensano che io abbia paura dei ragazzi... Dei ragazzi dai capelli neri... > La sua voce si spezzò definitivamente < E io... Io non posso dire a tutti chi è in realtà... E sono ritornata dentro ad un incubo >

Ginny sentì il braccio di Harry passare incerto attorno alle sue spalle e darle alcuni leggeri colpetti sulla spalla. Ginny avrebbe tanto voluto appoggiare la testa alla sua spalla. Abbracciarlo ed essere abbracciata. Sentire le sue parole di conforto. Ma non ebbe la forza e il coraggio di avvicinarsi e lui non sembrava voler fare di più che darle quei deboli colpetti. Ne abbracciarla ne parlarle. Ginny si sentì un po' delusa da questo. Aveva davvero sperato per un momento che lui riuscisse a tirarla fuori da quell'incubo.

Rimasero così per diverso tempo. Solo dopo che Ginny ebbe smesso di piangere e ebbe abbassato le mani, Harry parlò.

< Sai... > Cominciò Harry, che sembrava incerto se parlare o meno < Anche Lupin... L'anno scorso intendo... Anche io non ho affrontato il molliccio >

Ginny non aveva la minima idea di come questo potesse interessarle o aiutarla, ma era grata per qualsiasi cosa le distogliesse la mente da Tom Riddle.

< No? > Chiese piatta.

< No... Lupin me lo ha impedito. Aveva paura che apparisse Voldemort >

Ginny si sentì gelare a quel nome, ma non era poi così peggio di come già si sentiva.

< Comprensibile... Un Tu-sai-chi riconoscibile avrebbe creato scompiglio... > Disse atona, lo sguardo perso nel vuoto. Pensò che il molliccio era probabilmente la prima cosa che trovava avessero in comune lei ed Harry. Non un grande inizio...

< Il mio molliccio non diventa Voldemort > Fece Harry.

Ginny non potè fare a meno di aggrottare la fronte e guardarlo. La più grande paura di Harry non era Voldemort?

< Non diventa Tu-sai-chi? Ma allora cosa? >

< Un dissennatore... > Mormorò Harry.

< Un... > Mormorò Ginny, stupita < Beh... Si lo capisco... Sono creature spaventose... >

< Non ho paura del dissennatore in se. Non tanta almeno... Ora che mi so difendere > La interruppe Harry < Ho paura di quello che sento >

< Cosa senti? > Chiese Ginny in un sospiro.

Harry esitò prima di rispondere. Il suo volto s'irrigidì un momento.

< Sento la voce di mia madre... > Mormorò < Sento mia madre che supplica Voldemort di risparmiarmi. Che lo prega di uccidere lei al mio posto... Prima che Voldemort la uccida... >

Ginny dimenticò per la prima volta da giorni Tom Riddle, anche se non fu per un motivo bello. Si portò le mani alla bocca, guardando il ragazzo con tristezza.

< Oh cielo... E' terribile... > Sussurrò. Harry alzò le spalle.

Rimasero in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.

< Perchè me lo hai detto? > Chiese Ginny, dopo un lungo silenzio. Le era parso strano che il ragazzo le facesse una confidenza del genere, dopo non averle rivolto la parola per settimane.

< Penso... > Esitò Harry < Penso che tu avevi il diritto di saperlo. Tu mi hai detto la tua più grande paura, io ti ho detto la mia. Siamo pari >

Ginny annuì. Pensò a ciò che succedeva ad Harry l'anno prima, quando incrociava un dissennatore. Stava davvero male. Molto, ma molto peggio di come si sentiva lei adesso. Aveva perso più volte conoscenza, rischiando anche di uccidersi cadendo dalla scopa. Eppure, alla fine dello scorso anno, sembrava riuscire a tenerlo in qualche modo sotto controllo.

< Come ci sei riuscito Harry? Come hai fatto a vincere la tua più grande paura? > Chiese ansiosa.

< Non ce l'ho fatta... > Ammise Harry < Penso che nessuno ce la possa fare. Si può solo imparare a conviverci, ad affrontarla e a controllarla >

Non era esattamente la risposta che Ginny voleva sentire. Il suo sguardo si perse, rassegnato e triste.

< Non ce la farò mai > Mormorò.

Harry rimase in silenzio per qualche secondo, poi fece uno strano verso e lasciò andare Ginny. La ragazza alzò lo sguardo sorpresa, e lo vide che gli sorrideva.

< Non credo proprio! Ho avuto un'idea! Vieni con me! > Disse, porgendole la mano. Ginny esitò, e poi la prese, incerta ed imbarazzata. Le sue guance scelsero quel momento per tornare ad infiammarsi dopo tanto tempo.

Harry la guidò fuori dall'aula. Purtroppo, le lasciò andare la mano dopo solo pochi passi, ma il rossore di Ginny rimase al suo posto per diversi corridoi.

Si chiese dove la stesse portando, e quale idea avesse avuto stavolta. Pensò che le idee di Harry erano del tutto imprevedibili. A volte erano geniali. Altre volte erano folli o molto stupide. E Ginny sperò decisamente che si trattasse della prima opzione.

Era talmente assorta che non si accorse che erano giunti a destinazione finchè Harry non bussò ad una grande porta di ferro. Ginny la trovava familiare, anche se non la riconobbe.

< Chi va là! > Sibilò una voce. Era Malocchio Moody. Solo allora Ginny riconobbe la porta come quella del suo studio.

< Siamo Harry Potter e Ginny Weasley signore! Avremmo bisogno del suo aiuto. Possiamo entrare? > Chiese Harry.

Una specie di feritoia si aprì sulla porta e comparve il volto di Moody. Il professore squadrò i due, mentre il suo occhio magico schizzava a destra e a sinistra. Alla fine chiuse la feritoia e li fece entrare. Harry entrò sicuro, Ginny più incerta. Cercò istintivamente con lo sguardo il baule che conteneva il molliccio, ma non lo vide. Malocchio chiuse la porta a chiave.

< Cosa posso fare per voi? > Disse Moody, più gentile e comprensivo di quanto Ginny lo avesse mai sentito. La ragazza pensò che quella era proprio una bella domanda. Chissà cosa aveva in mente Harry.

< Ginny vorrebbe riprovare ad affrontare il molliccio, se è possibile > Esclamò Harry.

Cosa? Che cosa? Oh no! Assolutamente no! Non lo avrebbe riaffrontato per nessun motivo. Non ne aveva la forza. Era sbiancata al solo pensiero! Harry doveva essere impazzito.

Moody aveva l'occhio normale puntato su Harry e quello magico su Ginny. Sembrava stesse valutando la proposta del ragazzo.

< Ormai il test è andato Potter. Mi spiace, ma Weasley non ce l'ha fatta. E io non cambio il suo voto anche se adesso dovesse riuscirci! > Disse serio.

< Non è per quello! > Fece subito Harry < Il motivo è più importante del voto in un test! >

Moody spostò entrambi i suoi occhi tra i due ragazzi più volte, soffermandosi infine su Ginny.

< In questo caso allora... Vado a prenderlo! > Esclamò, entrando in un'altra stanza.

< Sei impazzito? > Esclamò isterica Ginny, in preda al panico.

< Ginny ascoltami bene! >

Harry le posò le mani sulle braccia e la guardò con uno sguardo molto intenso. Ginny si sentì trapassata da parte a parte da quello sguardo e non riuscì a replicare.

< Se non affronti questa cosa, ti farà impazzire. Non puoi vivere nella paura Ginny. Non è giusto! Tu sei libera da lui adesso! >

< Io non ce la faccio... Non sono abbastanza coraggiosa per affrontarlo > Biascicò Ginny.

< Tu sei molto più coraggiosa di quello che è necessario per affrontarlo! >

< Non lo sono! >

< Si che lo sei! Io credo in te Ginny! >

Ginny rimase talmente sorpresa da quello che aveva detto Harry e dalla sicurezza del suo tono che non replicò. Rimase ferma a guardarlo, con la bocca semi aperta dalla sorpresa.

< Dunque! > Riflettè Harry < Come si può rendere Voldemort ridicolo? >

< Non ne ho idea... > Mormorò Ginny.

< Uhm... Neville l'anno scorso ha vestito Piton con un vestito da donna... Forse potresti fare la stessa cosa. Mettergli addosso un vestito di tua madre. O magari uno dei tuoi! >

< Uno dei miei? > Chiese Ginny, sconcertata.

< Si! Un vestito da sera. Un pigiama. Un costume da bagno... > Suggerì Harry. Poi, vedendo la faccia allibita della ragazza, aggiunse < Che c'è? Non hai costumi da bagno? >

< Si ne ho... > Mormorò Ginny.

< Ginny... So che hai paura. Chi non ne avrebbe? > Le disse Harry incoraggiante < Non dico che smetterai di avere paura... Ma almeno saprai di poterlo affrontare. Se lo respingi ora, lo potrai rifare se sarà necessario >

Quel discorso non faceva una piega. Ginny lo sapeva. Se imparava ad affrontarlo, come Harry aveva fatto con i dissennatori, poi sarebbe riuscita a tenerlo sotto controllo. Ma le sembrava una cosa impossibile. Le tremavano le gambe solo al pensiero di ritrovarselo davanti.

Moody rientrò finalmente nella stanza, facendo levitare il suo baule davanti a se.

< Sei pronta Weasley? > Chiese, facendo scattare una delle serrature.

Harry si spostò da davanti alla ragazza, passandole accanto.

< Ce la farai! Lo so, e lo sai anche tu! > Le sussurrò all'orecchio, prima di mettersi dietro di lei.

Ginny guardò il baule. Si ce la poteva fare! Ora lo sapeva! Lo avrebbe affrontato e lo avrebbe battuto.

< Sono pronta! > Rispose a Moody, estraendo la bacchetta.

Moody aprì il baule, e Ginny sentì la sua sicurezza venire meno quando vide la figura di Tom Riddle alzarsi da dentro di esso.

< Ciao Ginny. Sei tornata a trovarmi? > Chiese divertito, Ginny deglutì.

Scavalcò il bordo del baule e si diresse verso di lei. La ragazza chiuse gli occhi un momento per calmarsi.

< Sai che io sarò sempre assieme a te! Io sono parte di te Ginny! >

No! Lui non era parte di lei! Lui era solo un mostro! Un assassino! Colui che le aveva rovinato la vita! Ma ora era tempo di finirla!

< RIDDIKULUS! > Gridò,spalancando gli occhi.

Un forte crack risuonò per la stanza. Tom Riddle si guardò con orrore. Non indossava più la sua elegante divisa scolastica. Indossava soltanto un costume da bagno da bambina, infinitamente troppo piccolo per lui.

Alzò lo sguardo verso Ginny con pura rabbia, e la ragazza scoppiò a ridere. Rise con gioia e rabbia, con un piacevole senso di vendetta.

Ci fu un secondo crack e Tom Riddle scomparve. Il baule si chiuse con un tonfo.

< Per Morgana! > Esclamò Moody, con un ghigno divertito < E' la cosa più stramba che io abbia mai visto! >

Ginny non riusciva a smettere di ridere. Era una sensazione così bella ridere di qualcosa che ti aveva fatto paura.

< Penso di dovermi rimangiare le mie parole Weasley! > Continuò Moody < Hai sconfitto un molliccio da sola con un sol colpo! Direi che quel tuo zero si è appena trasformato in un dieci pieno! >

< Grazie professore... > Esalò Ginny, con il fiatone per le troppe risate.

< C'è altro che posso fare per voi? >

< No. Grazie per il suo tempo signore > Rispose Harry.

< Nessun problema! E ricordate, fate sempre attenzione! Non si sa mai da dove possa arrivare il pericolo! > Ammonì il professore, mentre li faceva uscire. I due salutarono educatamente e si allontanarono.

Ginny veniva scossa dalle risa ogni tre passi. Era più forte di lei. Non ce la faceva a non ridere. Si sentiva leggerissima, come se si fosse liberata di un peso indescrivibile.

< Ti fa così tanto ridere? > Chiese Harry, abbastanza sconcertato.

< Si! Tu non l'hai trovato divertente? Insomma, era assurdo e ridicolo! >

< Divertente si... Ma principalmente orribile! E anche piuttosto inquietante... > Disse Harry con una smorfia. Ginny rise ancora. Non riusciva proprio a smettere.

< Allora... Come ci si sente a ridere della propria paura? >

Ginny ci pensò solo in quel momento. Era di Tom Riddle che stava ridendo. Stava ridendo sguaiatamente del ragazzo che l'aveva posseduta per un anno!

< Meravigliosamente! > Ammise. Ce l'aveva fatta! Aveva vinto il molliccio! Adesso sentiva che Tom non le faceva più così tanta paura.

Arrivarono ad una scala. Ginny fece per scendere, mentre Harry fece per salire.

< Non vieni alla torre? > Chiese Harry.

< Oh no... Devo passare in biblioteca... Compiti arretrati > Sbuffò Ginny, ma nemmeno il pensiero del tema di storia della magia che l'aspettava riusciva a scalfire il suo umore.

< Va bene. Allora ci vediamo in giro! > La salutò lui, avviandosi per le scale.

< Harry! > Lo bloccò lei. Il ragazzo si voltò a guardarla nuovamente.

< Grazie > Disse sincera < Grazie per tutto quello che hai fatto per me! >

Harry le sorrise. Sembrava sorpreso.

Poi fece una cosa che lasciò Ginny senza fiato. Saltò giù dalle scale e corse ad abbracciarla. La ragazza rimase imbambolata e riuscì appena a ricambiare.

< Non mi devi dire grazie Ginny! > Le disse, lasciandola andare < Sono sempre pronto ad aiutarti, se posso. In fondo sei la sorella di Ron. E come se fossi anche mia sorella >

Dicendo questo, Harry se ne andò sorridendo.

Non si accorse che il sorriso era scomparso dal volto di Ginny. Non vide che le lacrime erano tornate a bagnarle il viso. Lacrime che non avevano nulla a che fare con Tom Riddle.

 

 

 

Purtroppo, non ci può essere sempre un lieto fine...

Ho pensato ad un momento simbolico, in cui Ginny capisce che non può fare altro che lasciare andare i suoi sentimenti per Harry. E l'ho sempre immaginato così, con Harry che ingenuamente dice qualcosa pensando di rendere Ginny felice. E invece finisce per spezzarle il cuore.

Ma sappiamo tutti che questo momento passerà. Giusto? ;)

Ci vediamo al prossimo capitolo. Grazie davvero a tutti quelli che leggono!!!

Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Un pensiero felice ***


< Alla buon ora! Manchiamo solo noi! >

Colin e Dennis Canon la guardarono con uno sguardo di rimprovero. Ginny guardò l'ora. Erano le otto meno dieci! Erano in ritardissimo per la riunione dell'ES!

< Muoviamoci! > Disse brusca, afferrando i due ragazzi e trascinandoli fuori dal buco del ritratto. I tre iniziarono ad attraversare i corridoi per il settimo piano praticamente di corsa.

< Qualcosa non va? > Le chiese Dennis. Ginny lo fulminò con lo sguardo.

< Nulla! Sto benissimo! > Rispose Ginny aggressiva. Il ragazzo trasalì ed abbassò lo sguardo.

< Ginny! > Esclamò Colin, allibito del tono che la ragazza aveva usato con suo fratello.

Ginny si portò le mani alla fronte, massaggiandosi le tempie.

< Scusa Dennis... > Mormorò < Sono di pessimo umore... Ho appena discusso con Demelza e Irine >

Il ragazzino annuì in segno che accettava le scuse.

< Perchè avete discusso? > Chiese Colin. Ginny si prese il tempo necessario per controllare che il corridoio di fronte fosse sicuro per rispondere.

< Sempre per lo stesso motivo... > Borbottò < Demelza vorrebbe entrare nell'Es, ma quando io ho ancora detto di no si è arrabbiata. Dice che io non mi fido di lei e io le ho risposto che è vero, visto che pensava che Harry fosse un pazzo visionario finchè non ha letto quell'intervista sul Cavillo. Se vuole indietro la mia fiducia se la dovrà guadagnare! Invece Irine non la smetteva di dirmi che dovevo fare la pace con Michael e sono esplosa! >

< Fare la pace? Avete litigato ancora? >

< Si! Perchè lui è stufo di nascondersi! Ma non lo capisce che ci sono tre miei fratelli pronti a renderci la vita impossibile se ci vedono assieme? >

< Ma Ginny... Litighi con Michael, litighi con Demelza, litighi con Irine, litighi coi tuoi fratelli, litighi coi serpeverde... Non ti sembra di esagerare? >

Ginny sbuffò. Erano giorni che non faceva altro che litigare con tutti. Aveva discusso con Ron giusto due giorni prima, quando aveva sentito per caso un discorso che suo fratello faceva su Michael. Solo l'intervento di Hermione aveva impedito ai due di urlarsi contro. Ma da allora si ignoravano freddamente. Aveva litigato con Michael perchè non accettava le sue ragioni riguardo al nascondersi dai suoi fratelli. Aveva litigato con Irine perchè aveva litigato con Michael.

In una condizione come questa Ginny sarebbe corsa da Demelza per parlare. Ma i rapporti tra lei e l'amica erano piuttosto tesi. Lei voleva entrare nell'Es, e Ginny in fondo avrebbe davvero voluto farla entrare. Ma il suo orgoglio le impediva di cancellare così facilmente i lunghi mesi in cui lei aveva creduto alla gazzetta del profeta, dando di conseguenza dei pazzi a tutti loro. Però la sua amica le mancava.

< E' solo un brutto periodo Colin... La squadra di Quidditch sta andando malissimo. Ron è nervoso per quello e fa ancora più il fratello geloso ed immaturo. Ma è solo normale amministrazione tra di noi. E i serpeverde non contano! Ci ho sempre litigato con quei vermicoli! E con Michael... E' complicato... > Disse evasiva. Non le andava di parlare della sua vita sentimentale.

< Va bene... Ma perchè rifiuti di far entrare Demelza? Se adesso crede davvero ad Harry non tornerà indietro. La conosci! Non cambia idea facilmente! > Disse Colin con ovvietà.

Ginny non rispose. Colin aveva ragione. Demelza non cambiava idea facilmente.

< Tu non vuoi che lei entri nel nostro gruppo? > Chiese Dennis guardingo, temendo una seconda sfuriata.

< Io vorrei... Ma non mi sembra giusto perdonarla così facilmente. Non mi sembra corretto nei confronti di tutti > Rispose Ginny < Che cosa direbbe Harry se mi presentassi con una persona che fino ad un mese fa lo riteneva un pazzo egocentrico? >

< Potresti sempre... Chiederglielo... Se a lui sta bene > Provò Colin.

Ginny rimase spiazzata. Era una soluzione talmente banale che si diede della stupida per non averla pensata. Alla fine era l'opinione di Harry che contava. Se lui si rifiutava, il problema non si poneva. Se lui accettava invece, non aveva più motivi per rifiutare Demelza. Lei avrebbe messo da parte il suo orgoglio immediatamente, pur di riavere indietro la sua amica, a patto di ricevere da lei le sue scuse. Scuse che, a dir la verità, Demelza le aveva già fatto, e più volte.

< Magari posso provare a parlargli... > Concesse Ginny. Colin annuì deciso.

I tre erano intanto arrivati finalmente al settimo piano. Dennis saltellò impaziente davanti alla parete spoglia, facendo comparire l'entrata della camera. Ginny aprì la porta ed entrò assieme ai due ragazzi.

Il resto dell'Es era al centro della solita, ampia sala di allenamento. Stavano chiaccherando allegramente, in attesa che iniziasse la lezione. Ginny si diresse verso la colonna di cuscini per prenderne uno su cui sedersi. Notò con disappunto che ne erano rimasti solo tre. Erano gli ultimi.

Ne prese uno e si diresse verso il gruppo, con i due fratelli alle calcagna. Diverse teste e mani le fecero cenni di saluto, a cui rispose educatamente.

Individuò Michael. Era seduto al centro del gruppo, assieme a Terry ed Anthony. Non dava segno di averla vista, nonostante fosse girato proprio verso la porta. Evidentemente voleva ignorarla ancora, e Ginny non aveva alcuna intenzione di salutarlo se si ostinava a trattarla così.

Passò davanti ai tre senza degnarli di uno sguardo e si diresse verso una posizione più avanzata. Aveva individuato Ron, Hermione e Neville. Facendo slalom tra i vari compagni seduti per terra, si diresse verso di loro.

< Non so se ti interessa, ma Michael si è voltato a guardarti offeso perchè non l'hai salutato > Le sussurrò Colin all'orecchio.

< Non mi importa > Disse indifferente.

Pluffa dritta nell'anello centrale! Dieci a zero per Ginny!

Questi furono più o meno i suoi pensieri...

< Ciao Ron! Hermione! Neville! > Salutò lei, calcando molto il nome di quest'ultimo. Sapeva che Michael era geloso del ragazzo, perchè l'aveva invitata al ballo del ceppo l'anno prima. I continui discorsi della ragazza sul fatto che fossero usciti solo come amici non erano serviti a nulla. E nemmeno quelli secondo cui lei ora non provava nulla per Harry erano valsi a qualcosa. Il suo ragazzo sapeva della sua pluriennale cotta per Harry, e ciò lo rendeva ancora più geloso di lui di quanto non lo fosse di Neville.

Ginny lanciò uno sguardo al ragazzo dai capelli arruffati che tanto a lungo aveva abitato i suoi sogni. In fondo, un po' di ragione Michael ce l'aveva. Harry a Ginny piaceva ancora. Però non gli correva più dietro e si era messa definitivamente l'anima in pace a riguardo. Anche se sentiva che qualcosa tra loro era cambiato. Il loro rapporto era più stretto e avevano parlato assieme più volte da natale di quanto avessero fatto nei tre anni precedenti. La guardava anche con occhi diversi. Forse aveva smesso definitivamente di considerarla alla stregua della carta da parati della sala comune. E questo a Ginny non poteva che fare molto piacere.

Ginny si sedette accanto a Neville, e proprio in prima fila. Sapeva che avrebbe fatto schiumare Michael di rabbia, vedendola così vicina proprio ai due ragazzi di cui lui era geloso. E se ne compiacque molto. Pensò che probabilmente il suo era un comportamento infantile, ma non le importava poi così tanto.

< Ciao Ginny. Come ti va la vita? > Chiese Neville. Ginny fece spallucce.

< Solito. Mi sembra di navigare nel letame di drago... >

Guardando Hermione chiese < Che cosa facciamo oggi? Non ancora incantesimi diversivi spero. Sarebbe la quarta lezione >

< Non saperei... Harry non ce l'ha detto > Rispose la ragazza.

Hermione che non sapeva cosa avrebbero fatto a lezione con Harry? Quella si che era una cosa insolita. Ginny guardò il ragazzo, vedendo che stava parlando con Dean. Harry aveva le braccia incrociate e fissava il compagno con un cipiglio serio.

< Dean vorrebbe che Seamus si unisse a noi... > Fece Neville, vedendo l'espressione interrogativa di Ginny < Non si è unito a noi prima perchè non credeva ad Harry, ma ora ha cambiato idea >

< Harry non lo vorrà! > Borbottò Ron.

< Perchè non dovrebbe? Gli ha chiesto scusa. Ed è pure un suo compagno! > Lo riprese Hermione.

< Tu non hai sentito cosa diceva di lui! Non lo perdonerà così facilmente! >

Il battibecco venne interrotto dall'arrivo di Dean, che li raggiunse sorridendo felice.

< Ha accettato! > Esclamò su di giri < Ha detto che posso spiegargli tutto e farlo venire con noi già dalla prossima volta! >

< E' fantastico! > Fece Neville. Hermione scoccò uno sguardo a Ron come per dire “Visto?”. Ron dal canto suo borbottò qualcosa di incomprensibile, diventando rosso in zona orecchie.

Ginny invece decise che a fine lezione avrebbe parlato ad Harry di Demelza. Sperò che anche lei sarebbe risultata convincente come Dean.

< Visto che siamo arrivati tutti, possiamo iniziare! > Disse Harry, a voce alta per superare il chiacchericcio generale. Tutti si zittirono e rivolsero al ragazzo la loro attenzione.

< Cosa facciamo oggi Harry? > Chiese la voce eccitata di Cho. Ginny si voltò di scatto, scoprendo che la ragazza era seduta vicino a lei. Lo sguardo mieloso con cui guardava Harry la irritò parecchio.

< Si Harry! Cosa facciamo? > Disse George.

< Orsù! Non tenerci sulle spine! > Gli diede man forte Fred.

< Ci insegnerai qualcosa di nuovo? > Chiese Hermione, curiosa.

Harry non rispose. Il suo sguardo vagò per tutta la stanza, osservando con orgoglio il gruppo di difesa. Il suo gruppo di difesa!

A Ginny sembrò che il suo sguardo indugiasse su Cho leggermente più a lungo rispetto agli altri. Alla fine però guardò verso il gruppo di Grifondoro in prima fila. Un sorriso felice comparve sul suo viso mentre alzava la bacchetta.

< Expecto patronum! >

Ginny saltò in piedi, con uno strillo sorpreso ed eccitato. Osservò meravigliata lo splendente cervo argenteo esplodere dalla bacchetta di Harry. Il patronus balzellò tra tutti i ragazzi, che lo guardavano rapiti. Ginny non aveva mai visto nulla di più bello e maestoso.

Il cervo trotterellò tra di loro, tornando poi verso Harry. Si fermò davanti a lui, esattamente in mezzo tra Ginny e Cho. Voltò il muso verso la ragazza dai capelli rossi, guardandola fiero. Ginny rimase ammaliata. Tese una mano incerta, desiderando accarezzarlo. Ma il cervo svanì poco prima che lei potesse sfiorarlo, e la sua mano attraversò solo una leggera nebbia argentata.

< Allora... > Riprese Harry < Chi di voi vuole imparare ad evocare un patronus? >

Un ruggito si levò nella sala. Qualcuno battè addirittura le mani. Ginny si sentì emozionata. Non vedeva l'ora di scoprire che forma aveva il suo.

Tutti si risedettero a terra, guardando Harry con attenzione.

< L'incanto patronus è una magia molto avanzata e complessa > Spiegò Harry, iniziando a passeggiare avanti e indietro, come faceva sempre mentre spiegava < Serve principalmente come difesa contro un dissennatore, ma può essere usata anche per altri scopi. Un patronus è una rappresentazione di tutti i sentimenti di cui si nutrono i dissennatori, però non ha sentimenti tristi, quindi i dissennatori non hanno potere su di lui >

Ginny ascoltava attentamente Harry. Era incredibilmente piacevole sentirlo mentre spiegava le magie che gli insegnava. Pensò che se tutti gli insegnanti fossero stati come lui, probabilmente Ginny avrebbe avuto il massimo dei voti in tutto!

< Un patronus ha una forma caratteristica per ognuno. Ma ottenere un patronus corporeo è veramente difficile! Io ci ho messo sei mesi prima di riuscire ad evocarlo >

Molti ragazzi si guardarono atterriti.

< Non volevo demoralizzarvi! > Disse subito Harry < Solo sappiate che non sarà un problema se non vi riesce immediatamente... Dunque, per poter fare questa magia servono due cose. Prima di tutto la formula. Ve la ricordate? >

E adesso quale formula aveva usato Harry? Ginny non la ricordava. Era troppo impegnata ad ammirare il cervo per ricordarsela.

< Espectio patronum? > Provò. Da quello che riuscì a distinguere dal mormorio che sentiva, tutti avevano detto una versione diversa. E nessuna sembrava quella giusta.

< Ripetete dopo di me > Fece Harry < Expecto... >

< Expecto > Dissero in coro.

< ...Patronum >

< Patronum! >

< Expecto patronum >

< Expecto patronum! > Ripeterono tutti in coro.

< Bene! > Esclamò Harry, soddisfatto < La seconda cosa di cui si ha bisogno è un pensiero felice. La felicità è l'esatto opposto di ciò che i dissennatori provocano alle persone. Ma è proprio questa a sconfiggerli. L'emozione provocata da quel pensiero deve essere forte ed intensa. Solitamente si usano i ricordi, perchè è più facile riconoscere emozioni già provate, ma non è obbligatorio. Adesso direi che potete iniziare a provare! Sparpagliatevi per la stanza e concentratevi su un pensiero felice. Scegliete il più felice che avete! >

Tutti eseguirono immediatamente. Ginny fremeva letteralmente. Non vedeva l'ora di provare.

Si posizionò tra Hermione e Neville. Notò con grande irritazione che Michael si era messo poco lontano da lei in posizione perfetta per osservarla. Si voltò dall'altra parte, decisa a non mostrare al suo ragazzo quanto quella sua mossa le avesse dato fastidio.

Quale era il suo ricordo più felice? Il primo che le venne in mente fu quando aveva ricevuto la sua lettera per Hogwarts. Si concentrò su quel ricordo, chiudendo gli occhi.

< Expecto patronum! >

Aprì gli occhi. Niente. Nemmeno un piccolo insetto argenteo. Ritentò, ma senza risultato.

Dopo qualche minuto si sentì un grido eccitato. Voltandosi, Ginny vide Hermione guardare sorpresa una nuvoletta argentata davanti a se.

< Brava Hermione! Sei sulla strada giusta! > Esclamò Harry < Quello che ha evocato Hermione è un patronus incorporeo. E' più debole rispetto ad uno corporeo, ma è più facile da evocare. Non farà fuggire un dissennatore, ma farà comunque da barriera >

Ginny tornò a concentrarsi. Che ricordo poteva scegliere? Scelse una sua festa di compleanno. Ma anche quella volta dalla sua bacchetta non uscì nemmeno uno sbuffo di fumo.

Dopo venti minuti Ginny era sempre più frustrata. Praticamente tutti erano riusciti ad ottenere un patronus incorporeo. Tutti tranne lei. Pensò che probabilmente non era dell'umore adatto per un pensiero felice.

Guardò Michael davanti a se, scoprendo che la stava fissando ancora. Pensò che era in gran parte colpa sua se stava fallendo così miseramente. Era così nervosa con lui che non riusciva a concentrarsi come voleva. Pensò anche che, se non fosse stata così arrabbiata con lui, il ricordo del loro primo bacio sarebbe stato sicuramente abbastanza felice per ottenere almeno un patronus incorporeo.

Tornò a provare. Chiuse gli occhi per non vedere Michael e concentrarsi meglio. Provò con il ricordo di quando era entrata nella squadra di quidditch di grifondoro. Con quello dei giochi che faceva da bambina con i suoi fratelli. Con quello della prima volta che aveva rubato la scopa di Charlie, volando per il cortile della tana. Ma nessuno di questi funzionò. Gemette frustrata.

< Problemi? >

Ginny aprì gli occhi, notando che Harry era vicino a lei.

< Secondo te? Non riesco nemmeno ad evocare uno spruzzo d'argento! Ti sembra che possa non avere problemi? > Sbottò nervosa.

Harry aggrottò la fronte, sorpreso e sconcertato dal suo tono. Ginny si rese conto di essere stata parecchio maleducata.

< Scusami Harry > Mormorò, con voce più tranquilla e amichevole. Vide Michael fulminare lei ed Harry con lo sguardo. Trattenendosi dallo sbuffare, si voltò verso Harry, dando le spalle al suo ragazzo.

< Non penso di essere dell'umore adatto per un patronus... > Ammise affranta.

< Non lo si è mai... > Mormorò Harry < Dimmi, quale ricordo avevi scelto? >

< La prima volta che ho volato su una scopa >

Harry ridacchiò sorpreso e Ginny lo guardò alzando un sopracciglio.

< Curioso... Anche io avevo scelto quel ricordo al primo tentativo > Raccontò Harry.

< E ha funzionato? >

< Nemmeno un po'! Non si avvicina nemmeno a quello che serve >

< Allora cosa? Io non ho più idee! Cosa hai pensato tu? > Chiese Ginny, interessata.

< La prima volta che ottenni qualcosa che somigliava ad un patronus ho pensato ai miei genitori > Raccontò Harry, con lo sguardo che si perdeva nel vuoto < Non era proprio un ricordo... Era più una fantasia su di loro che mi parlavano quando ero piccolo... >

< Qualcosa che assomigliava? >

< Si... Ho ottenuto solo una specie di nuvola informe. Appena sufficiente a respingere un dissennatore-molliccio >

Ginny deglutì sconcertata. Harry era orfano. Se il pensiero dei suoi genitori assieme a lui era appena sufficiente per ottenere un patronus incorporeo, cosa accidenti serviva per ottenerne uno corporeo?

< La prima volta è sempre più difficile, poi è come se ti abituassi ad usare quella determinata magia > Le disse Harry, forse intuendo i suoi pensieri.

< E tu cosa ha pensato... Quando ci sei riuscito > Specificò Ginny.

Harry diede due rapide occhiate attorno, per controllare che nessuno li stesse ascoltando, e poi si chinò verso Ginny. La ragazza pensò a che faccia doveva avere Michael nel vedere Harry parlarle all'orecchio. Le veniva da ridere solo a pensarci. Pensò anche all'effetto che le avrebbe fatto qualche anno prima averlo così vicino. Probabilmente si sarebbe paralizzata e sarebbe andata a fuoco. Anche se doveva ammettere che percepiva lo stesso qualcosa di fastidiosamente simile a delle farfalle svolazzare in un punto fastidiosamente vicino al suo stomaco. Maledizione Ginny!

< Mi stai ascoltando? >

< Eh? Oh scusami! > Esclamò mortificata. Harry le stava probabilmente rivelando il suo più grande desiderio e lei pensava alla faccia del suo ragazzo.

< Non importa > Rispose Harry. Ginny fu grata di vedere che non sembrava irritato < Stavo dicendo... Quando ci sono riuscito per la prima volta dovevo salvare Tartufo... Speravo di riuscire a farlo riconoscere come innocente, o quanto meno evitargli il bacio del dissennatore. Così avrei avuto mio padrino con me... >

< Oh... > Fu tutto quello che la ragazza riuscì a dire. Questo era necessario? La speranza di riavere indietro una persona che era a tutti gli effetti parte della propria famiglia? Lei poteva avere un pensiero o un desiderio che la rendesse così felice?

Pensò per un istante al ritorno di Percy, con tanto di scuse per essere stato un idiota di proporzioni bibliche. No... Tutto quello che riusciva ad immaginarsi era il suo presunto fratello con addosso dei graziosi orchetti viola... Ecco! Magari il pensiero di lanciare una fattura orcovolante a Percy avrebbe funzionato!

< Pensa al momento più bello della tua vita. Quello in cui sei stata più felice! Oppure il tuo più grande desiderio... Uno dei due funzionerà sicuramente! >

Il suo più grande desiderio? Il momento più bello della sua vita? E quali erano? L'unica cosa che non aveva ancora provato era il suo primo bacio con Michael... Oppure poteva fare un tentativo con la vacanza in Egitto? Si era divertita parecchio. Tutti non facevano altro che farla ridere e coccolarla dopo quello che le era successo.

I ricordi la colpirono senza preavviso, dandole una stretta allo stomaco. Ricordò quel momento, quando si era svegliata nella camera, confusa e spaventata. Poi aveva riconosciuto Harry, accanto a lei, e aveva capito di essere salva.

Delle immagini presero forma nella sua mente. Una piccola, esile figura dai capelli rossi in lacrime mentre un ragazzo dai capelli neri arruffati cercava di consolarla. Vide la stessa ragazza addormentarsi sulla spalla del ragazzo, dimenticando i suoi incubi. La vide arrossire mentre accettava un piccolo libro rosso in dono. Vide i due ragazzi abbracciarsi timidamente.

Ricordò quella sensazione di protezione che le aveva fatto dimenticare gli orribili ricordi di Tom e della camera. E l'emozione che aveva provato quando aveva ricevuto il diario in dono e quando aveva abbracciato Harry.

< Expecto patronum >

Ginny sentì la sua bacchetta vibrare. Un lampo di luce argentata esplose da essa.

Uno splendente cavallo argentato galoppò fiero per tutta la stanza. Tutti i ragazzi presenti voltarono lo sguardo e lo guardarono a bocca spalancata.

< Woah! > Esultò Harry, seguendo con gli occhi il patronus galoppare per la stanza < Fantastico Ginny! Semplicemente fantastico! >

Ginny guardò incredula il cavallo etereo raggiungere l'altro lato della stanza e svanire. Ce l'aveva fatta! Proprio lei era stata la prima di tutti a riuscirci! E il suo patronus era davvero meraviglioso. Provò una gioia e un orgoglio immensi.

Diversi ragazzi e ragazze la circondarono, congratulandosi con lei. Ricevette complimenti e pacche sulle spalle, e lei li ricambiò con un largo sorriso.

< Complimenti Ginny > Disse Harry, avvicinandosi con un sorriso orgoglioso < Ci hai messo circa sei mesi meno di me! Assolutamente fantastico >

< Grazie Harry! > Rispose felice Ginny.

C'erano tanti significati in quel “grazie”. Ginny era grata al ragazzo per averle insegnato a combattere. Per averle dato una possibilità di dimostrare chi era davvero.

Ma gli era grata anche per averla salvata. Lei gli doveva la vita. E, a quanto pareva, era stato lui a donarle il ricordo più bello della sua vita.

< Adesso però mi dici come hai fatto a riuscirci così in fretta! > Esclamò Harry.

< Mi è bastato trovare un ricordo abbastanza felice > Rispose Ginny, con un sorriso < L'hai detto tu! Scegli il tuo ricordo più felice o il tuo più grande desiderio >

< Giusto! Però adesso tutti vogliamo sapere a cosa hai pensato! >

Oh cavolo!
Per la calzamaglia bucata di Merlino!
E adesso cosa gli avrebbe detto? No, non poteva dire la verità! Non poteva dire ad Harry che il suo ricordo più felice era quando lui era passato a trovarla in infermeria dopo averla salvata dalla camera dei segreti. Non ce l'avrebbe fatta in una situazione normale. Era impossibile anche solo pensare di farlo davanti a ventisette persone che la guardavano curiose. Specie se tra quelle ventisette persone c'erano tre suoi fratelli e suo infinitamente geloso ragazzo.

< Se ce lo vuoi dire ovviamente... > Aggiunse Harry quando lei non rispose. Ginny vide che la guardava mortificato. Forse aveva paura di essere stato troppo indiscreto.

< Ma certo che voglio! > Disse subito. Sapeva che non poteva restare in silenzio. Questo non avrebbe fatto altro che procurargli domande insistenti da persone molto meno discrete di Harry.

Lanciò un veloce sguardo a Michael, che la stava guardando con le braccia incrociate, e rispose. Doveva decisamente dire qualcosa che le evitasse scenate di gelosia.

< Ho pensato... Ho immaginato di prendere il boccino nella prossima partita davanti a tutta la scuola e di far vincere a grifondoro la coppa del quidditch > Inventò Ginny, sperando di risultare abbastanza convincente da evitare domande.

< Senza rancore > Aggiunse, guardando il gruppetto di corvonero che la fissava torvo.

< Quidditch > Esclamò Harry con una piccola risata < L'ho sempre detto io che è la soluzione di tutti i problemi... Dai adesso riprendiamo! >

Ginny fu sollevata che praticamente tutti parvero credere alla sua bugia, o comunque non interessarsi troppo al fatto che Ginny non avesse detto la verità.

< Quindi... Il tuo più grande desiderio sarebbe batterci a quidditch? > Sibilò acida la voce di Michael.

Ginny fu costretta a correggersi. Aveva evitato scenate di gelosia, ma purtroppo in suo ragazzo non parve gradire lo stesso la sua risposta.

Voltandosi rassegnata verso Micheal, Ginny si chiese se il patronus oltre che coi dissennatori funzionasse anche con i fidanzati spaccabolidi.

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Capitolo 5
*** Come consolare una ragazza ***


Il tempo piano piano passa. E i nonìstri ragazzi crescono.
I senimenti cambiano. Qualcuno se ne rende conto. Qualcuno ancora no...
Ma non sarà troppo tardi giusto? Sappiamo tutti come va a finire!
Grazie davvero a tutti quelli che leggono e che apprezzano questa storia!!!! Grazie davvero tanto!
Alla prossima!
Gabry









< Ragazze... Domanda di Difesa contro le arti oscure... >

Tre teste si voltarono in direzione della ragazza che aveva appena parlato.

< Se mi punto contro la bacchetta e lancio un Avada Kedavra, può funzionare come metodo di suicidio alternativo? > Chiese Ginny sconsolata, con gli occhi persi tra le righe del libro di Storia della magia.

Demelza ed Irine ridacchiarono, anche se un po' istericamente. Maggie si limitò a scuotere il capo e a tornare a concentrarsi sulla sua traduzione di Antiche Rune.

La rossa appoggiò la testa contro le pagine del libro, chiudendo gli occhi e massaggiandosi le tempie. La testa le scoppiava.

Stava scoprendo a sue spese che Harry e Ron non scherzavano affatto l'estate prima a dirle che i G.U.F.O non erano altro che una tortura psico-fisica su larga scala.

I professori ci stavano andando pesante con i compiti, e gli studenti del quinto anno ne erano sepolti vivi. Letteralmente, se si considera che Ginny ed Irine avevano entrambe quattro libri aperti attorno a loro e le gambe di Maggie erano completamente coperte di fogli di appunti.

< Non ne posso più... > Si lamentò ancora Ginny, rotolando sulla schiena e perdendosi ad osservare il soffitto.

< Nel tempo che hai passato a lamentarti avresti finito il tema sui diplomatici dei folletti! > La rimproverò Maggie.

< Come se questo avrebbe risolto i miei problemi... > Borbottò Ginny in risposta. Oltre a quel noioso tema di Storia della magia, ne aveva un altro altrettanto noioso e lungo di Pozioni, degli esercizi di Incantesimi e doveva prepararsi per l'interrogazione di Trasfigurazione. Tutto per Lunedì. E poi Maggie le chiedeva perchè si lamentava...

Rotolando ancora sul pavimento. Ginny riprese in mano la piuma d'oca e la intinse nel calamaio, cercando formulare una frase di senso compiuto da scrivere.

< Guarda il lato positivo > Le disse Irine, incoraggiante < Potrebbe andarti peggio >

< E come? > Chiese lei, scettica.

< Potresti essere costretta a passare tutta la sera in compagnia dei noiosi prediletti di Lumacorno assieme alla tua amica Hermione > Rispose l'amica, indicando la porta della stanza.

Ginny voltò appena la testa per scorgere una Hermione piuttosto sconsolata che si dirigeva verso la sala comune. Aveva indosso un vestito moderatamente elegante. Ginny si disse che stava andando ad uno di quegli incontri del Lumaclub.

Era stata invitata anche lei da Lumacorno, però gli aveva dovuto rispondere di no, con sua somma felicità. Anche se non ricordava più il motivo per cui aveva dovuto declinare l'invito. Era certa che non fossero i compiti, perchè non sarebbero bastati come scusa.

Oh certo! Che sciocca. Lei non ci andava perchè Harry, volendo evitare tutte quelle cene noiose e logoranti, continuava a spostare gli allenamenti in modo da evitarle, salvando in questo modo anche lei!

Fermi tutti un attimo...

< L'ALLENAMENTO! > Gridò Ginny, saltando in piedi. Demelza la guardò stupita, senza capire. Poi i suoi occhi si spalancarono e imitò la compagna. Le due ragazze presero scope e divise dai bauli e si affrettarono di corsa giù dalle scale.

< Non ci posso credere! Ci stavamo dimenticando dell'allenamento > Mormorò sconcertata Demelza.

< Colpa dei G.U.F.O! Friggono il cervello! > Esclamò Ginny.

< Ma noi dobbiamo fare le cose davvero importanti adesso! Giusto? >

< Giustissimo mia cara vice-cannoniera di Grifondoro! Dobbiamo prepararci a dovere per macinare i Serpeverde sabato prossimo! >

< Sbrighiamoci! Non so quanto potremo fare affidamento sul buon cuore di Harry se arriviamo in ritardo prop... Oh ciao Dean! >

Aprendo la porta che dava sulla sala comune, Demelza si era ritrovata davanti il ragazzo. Stava guardando proprio verso il dormitorio femminile e tamburellava per terra col piede.

< Ciao Dem... Ciao Ginny > Esclamò, liquidando in fretta Demelza per concentrarsi sulla sua ragazza.

Si avvicinò a lei e le diede un lungo bacio di saluto. Ben più lungo di quanto Ginny pensava fosse necessario, considerato che erano in sala comune ed erano in ritardo per l'allenamento. La ragazza mise il suo stesso trasporto nel bacio, ma dovette interromperlo piuttosto bruscamente.

< Potevi andare Dean. Non era necessario che mi aspettassi! Così farai tardi anche tu... > Gli disse, afferrandogli il polso e trascinandolo fuori dalla sala comune. Dean ovviamente dovette aiutarla ad attraversare il buco del ritratto. Come se lei non fosse capace a camminare. Ginny represse la frustrazione. Non c'era tempo di lamentarsi con lui. Erano troppo di fretta.

< Ehi Dem! Aspettaci! > Chiamò. La sua amica era appena sparita oltre la fine del corridoio. La sua testa sbucò da oltre l'angolo, leggermente confusa.

Dean borbottò qualcosa mentre i tre proseguivano la strada assieme.

< Che cosa hai detto? >

< Nulla di importante... Allora come è andata oggi? > Chiese il suo ragazzo, prendendo la sua mano nelle sue ed iniziando ad accarezzarla.

< Mi è sembrato di essere a lezione... Ho studiato tutto il giorno... > Mormorò stancamente la ragazza, con gli occhi semichiusi. Pensò a tutti i compiti che ancora le mancavano e che avrebbe dovuto fare o quella sera o domani. Domani, decisamente domani!

< Povera piccola... > Disse il suo ragazzo comprensivo, accarezzandole una guancia.

Ginny andò a nulla dal ritirarsi irritata. Più per le parole che per il gesto. Proprio non le piaceva essere chiamata “piccola”! Le ricordava quanto fosse dannatamente bassa di statura. E davvero non lo sopportava.

< Magari potrei aiutarti io... > Suggerì Dean speranzoso.

< Tu? >

< Certo! Ho già affrontato i G.U.F.O! Posso aiutarti in tutto! A parte Storia della magia ed Erbologia... Sono una capra in quelle. Allora ci stai? > Chiese lui.

Ginny rimase interdetta. Perchè l'idea che il suo ragazzo la aiutasse con i compiti non le piaceva neanche un po'? Si disse che avrebbe dovuto esserne felice. Eppure non ci riusciva.

< Ma poi tu non avresti più tempo per i tuoi... Non voglio essere la causa della tua bocciatura... > Disse evasiva. Dean s'incupì.

< Pensi che non sia in grado di fare i miei compiti e di aiutare te al tempo stesso? >

< Demelza! > Chiamò Ginny, guardandosi attorno, evitando così di rispondere.

Anche se poteva sembrare una scusa, non lo fu. La ragazza si era infatti accorta che la sua amica stava camminando molto più indietro di loro due. Si fermò, e così fu costretto a fermarsi anche Dean. Riprese a camminare solo quando Demelza li ebbe raggiunti.

Per tutto il tragitto fino al campo da quidditch andarono avanti così. Dean che faceva il premuroso e riempiva Ginny di attenzioni e parole dolci. Demelza dal canto suo continuava a camminare o più lenta o più veloce della coppia, cercando di lasciarli da soli. Peccato che Ginny glielo impedisse, continuando a raggiungerla o ad aspettarla. Solo quando furono ormai in vista del campo Ginny lasciò che la compagnia li distanziasse.

< Ginny dopo andiamo a fare una passeggiata vicino al lago? > Le propose Dean.

< Dean ho i compiti da fare... E anche tu... >

< Eddai! Solo dieci minuti! Non ci vediamo mai > Si lamentò Dean, mettendo il muso. Ginny sospirò.

< Va bene, ma solo dieci minuti... >

< Promesso? > Chiese Dean, con un sorriso a trentadue denti.

< Si... > Esalò stancamente Ginny, entrando finalmente dentro lo spogliatoio femminile. Li almeno Dean non l'avrebbe seguita.

< Io non ti capisco sai... > Esordì Demelza, mentre si infilava la maglia della divisa.

< A cosa ti riferisci? >

< A come ti comporti... Si vedeva lontano un miglio che Dean voleva rimanere da solo con te. Io volevo solo mettermi in disparte e lasciarvi spazio >

< Hai pensato che forse io non volevo restare sola con lui? > Chiese Ginny, vincendo finalmente la sua lotta contro il nodo della cravatta ed iniziando anche lei a cambiarsi.

Demelza rimase stupita da quella risposta, e ci mise diversi secondi prima di chiederle il perchè.

< Ecco... > Esordì incerta Ginny, che non sapeva bene come spiegare cosa provava < Mi sento soffocare Dem... >

Capì dallo sguardo dell'amica che non aveva capito, così si spiegò meglio.

< E' ovunque! Mangia con me. Viene in biblioteca con me. Sta con me in sala comune. Vuole che passiamo assieme ogni momento libero. Ma io non posso passare ogni momento della mia vita con lui! Adesso è pure entrato in squadra e vuole anche che studiamo assieme. Ma così avrei per me solo le ore di lezione e quelle di sonno... >

< Ho capito... Ma perchè ti sei messa con lui se fa così e tu non lo sopporti? >

< Perchè non ha sempre fatto così... All'inizio ci vedevamo abbastanza, ma potevo stare con voi se volevo. Adesso non ci riesco più >

Ginny sottolineò quella frase con uno sbuffo. Quell'aspetto di Dean non le andava proprio a genio.

Demelza non ebbe il tempo di dire nulla. Qualcuno bussò alla porta dello spogliatoio.

< Arrivi Gin? > Era Dean.

< Si un momento! > Rispose lei. Si cambiò più in fretta che potè e poi entrò in campo assieme a Demelza.

Il resto della squadra li stava aspettando al centro del campo. Ritchie era il più vicino e stava chiaccherando assieme a Jimmy. Poco più avanti c'erano Ron ed Harry. Suo fratello sembrava parecchio imbronciato, mentre Harry pareva più allegro.

< Iniziavo a temere che vi foste persi ragazzi > Li accolse con un sorriso. Ginny pensò che Harry era davvero troppo buono con loro. Probabilmente lei stessa avrebbe strigliato pesantemente dei ritardatari ad uno degli ultimi allenamenti prima della partita.

< Scusa capitano... Ci siamo perse con i compiti >

< G.U.F.O. Demelza. Ci sono passato e ti capisco. E mi sembrava di averti detto di chiamarmi Harry! > La rimproverò scherzosamente il ragazzo con un sorriso.

Demelza arrossì a quelle parole. Ginny non potè non pensare ai suoi sospetti sul fatto che la sua amica avesse una mezza cotta per Harry. E quell'idea la metteva sempre a disagio, dandole quasi fastidio.

Relegò a forza quel pensiero sul fondo della sua mente. Non voleva tornare a rimuginare sui suoi sentimenti che riguardavano quel ragazzo dagli occhi verdi davanti a lei.

Ma allora perchè le dava così fastidio se a Demelza piaceva... Piantala Ginny!

< Iniziamo allora! > Harry la richiamò alla realtà < Jimmy, prendi un bolide e inizia a scambiartelo con Ritchie come al solito. Ron, tu scaldati assieme ai cacciatori >

Tutti inforcarono le scope e si alzarono in volo. Ron si unì alle ragazze e a Dean e i quattro iniziarono a passarsi la pluffa. Ginny sentiva i colpi ritmici delle mazze dei due battitori che si scambiavano il bolide. Harry intanto aveva iniziato a volare tra di loro, provando picchiate e virate strettissime.

Ginny si distrasse alcune volte a guardarlo volare. Era così bravo. Doveva assolutamente chiedergli di insegnargli qualcuna di quelle mosse.

< Ginny! > Gridò una voce. La ragazza si voltò di scatto, ricevendo la pluffa in pieno viso.

< Vuoi stare attenta? Dovremmo allenarci noi > Le disse scorbutico suo fratello. Ginny rimase stupita del suo tono burbero, ma si riprese in fretta.

< Ma se stai mancando metà dei passaggi! > Disse scocciata. Le orecchie di Ron diventarono molto rosse e borbottò qualcosa che Ginny non volle ascoltare.

Andarono avanti per altri cinque minuti, con Ron che imprecava ad ogni pluffa che mancava e sibilava irato se per caso uno degli altri tre sbagliava. Ginny pensò che quello non prometteva nulla di buono.

< Okey ci siamo scaldati! > Li interruppe Harry, avvicinandosi ai quattro < Proviamo lo schema a triangolo rovesciato. Ron vai agli anelli. Jim, Ritch, facciamo come al solito >

Per i non esperti nel quidditch: lo schema a triangolo rovesciato è una tattica d'attacco che si usa quando il portiere riesce ad intercettare un tiro oppure l'ultimo difensore recupera la pluffa. Consiste nel mandare avanti due cacciatori che si scambiano la pluffa ripetutamente, attirando l'attenzione degli avversari. Il terzo doveva volare dietro di loro, al pelo del campo. Solo una volta giunti vicino agli anelli avversari, i due cacciatori avrebbero dovuto passare la palla al terzo che, trovandosi probabilmente libero da marcature, avrebbe potuto segnare facilmente.

Harry voleva fare di questo schema la sua tattica principale contro i serpeverde, e Ginny era d'accordo con lui che fosse il più adatto. C'era solo un problema. Questo schema prevede che i cacciatori mantengano sempre delle posizioni abbastanza fisse nel campo. Harry aveva stabilito che fosse Kate ad occupare il ruolo al centro, quello che doveva aiutare davvero Ron tra gli anelli e poi arrivare da dietro in attacco. Questo perchè lei era la più esperta delle tre. Ma ora avevano dovuto rivoluzionare tutto da quando Dean l'aveva sostituita. E stavano ancora decidendo quali posizioni assegnare a chi.

L'allenamento prevedeva che i tre cacciatori si alternassero nei vari ruoli, mentre Harry ed uno dei due battitori a turno cercavano di bloccarli. Il secondo battitore si preoccupava invece del bolide.

Iniziò Demelza. Lo schema andò bene, se non fosse che Ron si fece passare tra le mani un tiro molto facile.

Poi toccò a Dean. Lui non riuscì mai a ricevere la pluffa, perchè Harry riuscì ad intercettare il passaggio di Ginny.

< Ma quella cosa la chiami passaggio? > Le gridò irritato suo fratello.

< Chiudi quella dannata bocca! > Gli sbraitò lei di rimando. Ron era davvero insopportabile quando giocava male. E più sbagliava, più si arrabbiava e peggio giocava. Non parò un solo tiro in tutte le prove. E urlava contro tutti ad ogni errore che facevano.

< Ron ti conviene darti una calmata! > Ringhiò Dean, dopo l'ennesima sfuriata di suo fratello.

< Non sono in vena di essere calmo! > Rispose maleducatamente Ron, iniziando ad avvicinarsi minaccioso a Dean, che fece lo stesso, piuttosto arrabbiato. Ginny pensò che stava per finire male.

< Okey adesso smettetela! > Intervenne Harry, piazzandosi con la scopa in mezzo ai due e squadrandoli. Dean tornò immediatamente indietro. Ron continuò a guardarlo male e smise solo ad un'occhiataccia di Harry.

< Adesso proviamo la difesa in uno contro due. Ginny, ti va di iniziare tu? >

< Certo! > Rispose lei, posizionandosi davanti a Ron senza degnarlo di uno sguardo. Dean e Demelza scattarono in avanti. Ginny fece del suo meglio, ma difendere sola contro due era davvero difficile. Non riuscì ad intercettare il passaggio di Dean, lasciando Demelza libera davanti a Ron. La ragazza però tirò male e mancò gli anelli. Ron la guardò malissimo ma non disse nulla, felice che il suo errore passasse finalmente inosservato.

Ginny vide invece la sua amica tornare sconsolata verso il centro del campo, e pensò che le servisse un incoraggiamento.

< La prossima è tua! E stavolta entrerà > Le disse, senza però riuscire a tirarle su il morale.

Demelza però sbagliò anche il tiro dopo. Poi, quando fu il suo turno di difendere, abboccò ad una finta banale di Dean e lasciò al ragazzo campo libero per segnare.

Ron parve sul punto di esplodere, ma Harry lo anticipò, volando provvidenzialmente vicino alla ragazza per consigliarla ed incoraggiarla. Demelza annuì, ma sembrava sconfortata.

L'allenamento peggiorò sempre più. Ron non avrebbe parato un tiro nemmeno se Ginny gli avesse dato la pluffa in mano e Demelza sembrava davvero sfiduciata. Continuava a cascare nelle stesse finte. E Ron aveva ripreso ad inveirle contro ad ogni errore.

< Per Merlino! E' la quarta volta! > Sbraitò, al nuovo errore della compagna.

< Scusa Ron... Non succederà più > Mormorò Demelza. Ginny vide che aveva gli occhi lucidi e l'espressione triste. Ron era riuscito a demoralizzarla per davvero. E adesso Ginny sapeva che avrebbe dovuto fare i salti mortali per farla sorridere e ridarle fiducia. Demelza si demoralizzava facilmente purtroppo.

Nella prova dopo la ragazza volò molto dietro a Ginny, evitando in tutti i modi di ricevere la pluffa. Ma alla prova dopo toccò a lei iniziare con la pluffa. Era talmente spaventata dal poter sbagliare che non sapeva se passarla o andare da sola verso gli anelli, col risultato che Ginny le strappò di mano la pluffa senza problemi.

< Ma cosa diavolo fai? Se fai così sabato Urquart ti mangia viva! >

< RON! > Gridò Ginny, ammonendolo dal continuare. Vide Harry avvicinarsi a suo fratello e dirgli qualcosa. Ron annuì, anche se sembrava ancora furibondo come prima.

Toccava di nuovo a Demelza difendere. E anche questa volta abboccò alla finta di Dean, gemendo frustrata mentre il compagno tirava.

< Sei una cosa impossibile! > Strillò Ron, senza tentare nemmeno tentare di parare il tiro < Mai vista una cacciatrice peggiore di te! Sei una vera piaga! Ci farai perdere la partita sicuramente! >

Questo fu troppo per Demelza. Iniziò a singhiozzare e nascose il volto tra le mani.

< Lasciala stare! > Ringhiò Jimmy. Anche Ginny e Ritchie iniziarono a ringhiare contro Ron.

< BASTA COSI'! > Gridò Harry, zittendoli tutti < L'allenamento è finito! Ritchie, Dean, mettete via le palle per favore. Ron, se dici un'altra parola giuro che ti schianto! Demelza... >

Ma la ragazza non era più con loro. Era atterrata e aveva lasciato li la sua scopa, scappando via in lacrime.

Ginny puntò decisa verso terra ed atterrò vicino alla scopa dell'amica, raccogliendola. Guardò indietro. Vide Ron dare un calcio alla pluffa e farla finire fuori dal campo. Harry marciò verso di lui e lo afferrò per i vestiti. Di sicuro gli stava dando la lavata di capo che si meritava. Poi ci avrebbe sicuramente aggiunto la sua dose personale anche lei. Ma ora doveva pensare a Demelza.

Uscì dal campo e si diresse verso lo spogliatoio femminile. Ma, arrivata a metà strada, qualcuno la prese per un braccio e la fece voltare. Non capì chi fosse finchè non sentì delle labbra posarsi sulle sue.

Quel gesto di Dean la irritò parecchio. Non era proprio dell'umore adatto per dei baci. Si liberò bruscamente dalla sua stretta e si allontanò.

< Ma che fai? > Esclamò.

< Come sarebbe cosa faccio? E' un'ora che aspetto che l'allenamento finisca per stare con te! > Rispose lui, come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo.

< Scusa ma devo andare da Demelza adesso! > Rispose lei, sbrigativa. Ma fece appena in tempo a voltarsi che Dean la fermò ancora.

< Ma mi avevi promesso che saremmo stati insieme adesso > Si lamentò lui. Ginny si liberò ancora della sua stretta e si allontanò.

< Mi spiace Dean, ma ha bisogno di me adesso >

< Ah certo! Per me non hai mai tempo ma per la tua amica si! >

Ginny si voltò immediatamente a quella frase. Cosa aveva detto?

< Cosa vorresti insinuare? > Sibilò minacciosa, avvicinandosi a lui. L'espressione furiosa di Dean vacillò mentre si avvicinava.

< Dico solo che non è la prima volta che preferisci stare con altri che con me > Mormorò lui.

< Dean! Ma lo capisci che non posso lasciarla da sola in quello stato? > Disse lei, allibita.

< Dipende da cosa consideri importante... >

< LEI E' MIA AMICA! > Gridò Ginny.

< E IO SONO IL TUO RAGAZZO! > Alzò la voce Dean < DOVRESTI CAPIRE DA SOLA CHI DOVREBBE ESSERE PIU' IMPORTANTE! >

Ginny era rossa dalla rabbia. Fremeva talmente tanto che non riuscì a parlare per qualche secondo.

Lesse negli occhi di Dean che forse si era reso conto di aver esagerato e lo vide aprire la bocca, ma non lo lasciò parlare.

< Se pensi che confortare un'amica triste sia meno importante che passare un po' di tempo a pomiciare con il proprio ragazzo... Devi davvero fermarti a riflettere su cosa è più importante Dean... Tornaci da solo alla torre! Io vado da Demelza! > Disse dura. Gli voltò le spalle e si diresse verso lo spogliatoio femminile. Dean non la seguì. E fece bene, perchè se ci avesse provato Ginny lo avrebbe certamente affatturato. Si era comportato davvero da idiota immaturo. Pretendere che lasciasse Demelza a piangere da sola solo per passare del tempo con lui era fuori dal mondo!

Arrivò al corridoio che portava allo spogliatoio. Rimase sorpresa nel constatare che non era la sola.

Harry fece quei pochi passi che lo separavano dalla porta e bussò. Aveva ancora la sua Firebolt in mano. Nell'altra stringeva invece una mazza da battitore.

< Demelza > Chiamò < Posso entrare o ti trovo nuda? >

La ragazza non rispose. Quando Ginny lo raggiunse, potè sentire chiaramente il rumore dei singhiozzi dell'amica.

< Ron l'ha fatta grossa! > Sibilò, abbastanza piano perchè la sentisse solo Harry < Demelza si demoralizza in un attimo! E poi tirarle su il morale è un'impresa... >

Harry sospirò appena.

< Puoi controllare tu se posso entrare? > Chiese gentilmente. Ginny annuì e sbirciò dentro.

Demelza era seduta su una delle panche. Era ancora completamente vestita. Guardava il vuoto e tirava su col naso praticamente ad ogni respiro.

< Via libera... > Mormorò, entrando assieme ad Harry.

Ginny si sedette sulla panca accanto all'amica. Le passò un braccio attorno alle spalle, cercando di confortarla. Harry invece le si accovacciò di fronte. Demelza distolse lo sguardo per non incrociare quello del ragazzo.

< Ron è solo un idiota! > Esclamò Ginny, ma le sue parole non ebbero effetto. Demelza tirò ancora su col naso.

< Non ho fatto una sola cosa giusta in tutto l'allenamento... > Biascicò, con voce triste < Non posso giocare sabato... Vi farei perdere tutti! >

< Dem... > Gemette Ginny, ma Demelza la ignorò.

< Sono un incapace! >

< Dem ti prego... >

< Non merito di essere in squadra! > Gemette ancora Demelza. Incontrò per un istante lo sguardo di Harry, ma lo distolse subito. Sembrava quasi che si vergognasse a guardarlo.

< Hai detto a Seamus Finnigan che può fare da riserva... Vero capitano? Fai giocare lui al mio posto! Sicuramente farà meglio di me... > Mormorò affranta.

Ginny guardò Harry, implorandolo perchè lui dicesse qualcosa.

< Guardami Demelza > Disse infine Harry.

La ragazza tentò di tamponarsi le lacrime e poi si girò verso Harry, guardandolo affranta.

< Hai ragione! Ho detto a Seamus che può fare la riserva. E sai perchè l'ho fatto? >

Demelza ci mise qualche secondo a capire che Harry voleva davvero che gli rispondesse.

< Perchè è bravo? > Mormorò.

< Si, ma allora perchè non l'ho scelto per la squadra? > Chiese Harry < Perchè ho scelto te per la squadra! >

< Ma... >

< Demelza adesso ascoltami! Gioco da cinque anni. E di bravi cacciatori ne ho visti diversi. E sappi che tu non hai nulla da invidiare a nessuno di loro! > Disse deciso Harry.

< Ma se non ho fatto una sula cosa giusta per tutto l'allenamento! > Obbiettò lei.

< Giornata storta. Capitano a tutti. Io quando sono in giornata no fatico a volare dritto... E comunque non posso far giocare Seamus al tuo posto! Devi giocare al centro sabato! >

Demelza spalancò la bocca, completamente colta alla sprovvista.

< Io? Ma ho fatto schifo... >

< E sabato farai benissimo! Io credo in te Demelza! > Disse Convinto Harry.

Ginny rimase stupita quando sul volto di Demelza comparve un leggero sorriso incredulo. Non aveva mai visto la sua amica riprendersi così in fretta.

< Così va meglio! > Le sorrise Harry < Ora fila a farti una doccia e non pensare più di essere una cacciatrice orribile! E non dimenticarti questa! >

< E cosa dovrei farci? > Chiese Demelza, guardando la mazza da battitore.

< La dai sui denti a Ron! E' evidente! >

Demleza scoppiò a ridere. Prese la mazza e si avviò verso le docce ancora parzialmente piegata dalle risate.

< Adesso mi dici come hai fatto? > Esclamò Ginny < Quando Demelza è giù ci vogliono minimo due giorni per farla riprendere. E tu ci hai messo cinque minuti >

< Aveva semplicemente perso fiducia > Disse Harry < E io le ho mostrato di averne in lei, al punto da affidarle il ruolo più importante sabato. Con una responsabilità così le persone o crollano o si riprendono >

< E come sapevi che non sarebbe crollata? >

< Ho rischiato... > Rispose lui con un sorrisino, passandosi una mano tra i capelli. Ginny ridacchiò.

Scese il silenzio. Ginny si ritrovò a pensare che probabilmente era la prima volta che si trovava davvero sola con lui. E non trovava nulla da dirgli. Eppure i tempi in cui non riusciva a spiccicare parola davanti a lui erano finiti da un pezzo.

Vero?

< Come va con Dean? > Chiese cauto Harry.

< Bene... Perchè? > Rispose subito Ginny, sorpresa dall'argomento scelto da Harry.

< Ecco... Io non ho origliato Ginny... > Si giustificò Harry < Ma vi si sentiva dal campo >

Ginny si passò una mano sulla fronte. Davvero fantastico. Non solo aveva litigato con Dean, ma anche tutta la squadra li aveva sentiti.

< Dean si è comportato da idiota > Disse Ginny alla fine < Voleva che ignorassi Demelza e che la lasciassi qui a piangere per andare a fare una passeggiata con lui al parco >

Harry parve stupito.

< Pensi che sarei dovuta andare con lui? > Si scaldò Ginny.

< Certo che no! > Rispose subito lui < Solo non mi sembra un comportamento da Dean questo >

< Nemmeno a me... All'inizio non faceva così >

< Che intendi dire? >

Ginny studiò Harry per un istante. Poteva parlare dei problemi con il suo ragazzo con lui? Poteva considerarlo così vicino a lei?

Si rispose di si. In fondo erano diventati ottimi amici in quei mesi. Perchè non avrebbe dovuto aprirsi con lui?

< Dean sta diventando soffocante > Spiegò < All'inizio avevo tempo e spazio per stare con i miei amici e anche con te, Hermione e Ron. Ma più passa il tempo e più Dean vuole che noi stiamo di più assieme. Ormai il solo tempo che passo lontano da lui è quando studio o dormo. E vuole anche iniziare a studiare con me. Ma sta diventando davvero pesante... >

Harry si prese qualche secondo per valutare le sue parole.

< Gliel'hai detto a Dean? >

< No. Finiremmo sicuramente per discutere ancora... Ma non voglio litigare con lui > Mormorò Ginny.

< Ci tieni davvero a Dean? > Le chiese Harry, dopo un momento di silenzio. Anche Ginny si prese un attimo per rispondere.

< Beh si. Ci tengo tantissimo a lui > Rispose.

L'espressione di Harry cambiò per un brevissimo istante. Ginny credette di vedere un'ombra di tristezza attraversargli il viso. Ma fu solo un attimo. Pensò di esserselo immaginato.

< Allora parlaci. Di che quello che fa non ti fa star bene. Se ci tiene davvero a te, e credo proprio di si, capirà >

Ginny lo guardò curiosa.

< Da quando sei così esperto di relazioni? > Chiese scherzosa.

Harry si passò una mano tra i capelli, imbarazzato.

< Non lo sono > Ammise < Se lo fossi non sarei single adesso... Ma so che non è giusto che in un rapporto uno dei due stia male... >

Ginny gli sorrise dolcemente. Harry era davvero una bella persona. Aveva sempre una buona parola per tutti.

< Allora adesso vado a parlarci > Disse Ginny < Grazie Harry. Sei un vero amico >

E no! Stavolta non se l'era immaginato! Gli occhi di Harry erano divenuti ancora tristi per un istante alle sue parole, prima che riprendessero lo sguardo di sempre. Ma per quale motivo Harry era triste se lei le diceva che era un buon amico?

Ginny aggrottò le sopracciglia. Glielo avrebbe chiesto, se non fosse successo il finimondo.

La porta delle docce si aprì e una Demelza parecchio trafelata ne spuntò attraverso, indossando solo un asciugamano e un paio di ciabatte. Niente di troppo preoccupante, se non fosse per il fatto che l'asciugamano era avvolto attorno alla sua testa e non al corpo.

Tutto accade in meno di un secondo. Demelza si voltò verso di loro e incrociò lo sguardo di Ginny. La rossa spalancò gli occhi, presa dal panico, e Demelza iniziò ad urlare, avvampando. Harry, colto completamente alla sprovvista, si spaventò dell'espressione di Ginny e fece per voltarsi. La ragazza riuscì ad afferrargli la testa prima che vedesse Demelza e lo costrinse a voltarsi ancora verso di lei. Il collo di Harry fece uno strano crick.

< AHIA! Ginny mi serve ancora il collo! > Si lamentò lui, dolorante.

< Cause di forza maggiore > Rispose Ginny. Controllò che Demelza si fosse rintanata ancora nelle docce prima di lasciare andare Harry.

< Che cosa ti è preso? > Chiese lui voltandosi e non notando nulla di strano.

< Non pensavo di trovarti ancora qui... > Mormorò la voce di Demelza. Il suo occhio fece capolino timidamente dalla fessura della porta.

< Non era... Come dire... Presentabile quando è uscita un attimo fa... > Spiegò Ginny.

< Cosa intendi dire? >

< Harry santo cielo! Tu come sei quando esci dalla doccia? > Sospirò Ginny.

< Beh sono... Oh! Adesso ho capito > Rispose, spalancando gli occhi leggermente imbarazzato < Vado via subito! Scusami Demelza! Ti assicuro che non ho visto nulla! >

E se la filò fuori dallo spogliatoio. Ginny lo seguì, ridacchiando dell'imbarazzo dei suoi due amici.

< Lo sai che vi prenderò in giro per tutto il resto dell'anno per questo? >

< Non se ti cancello la memoria! > Rispose fintamente minaccioso Harry.

< Non lo faresti mai! Sei troppo buono Harry >

< Forse si... > Mormorò lui.

< Ehi! > Si stupì Ginny < Guarda che non è brutto essere buoni! Era un complimento il mio >

Harry sembrava non sapere cosa rispondere. Sorrise, e a Ginny bastò.

Rimasero qualche secondo in silenzio, guardandosi l'un l'altro.

< Credo che sia meglio che vada... Devo parlare con Dean... Sai... > Mormorò Ginny, quasi a volersi scusare che se ne stesse andando.

< Va bene. Io vado a controllare che Ron non si sia impiccato nelle docce... > Rispose lui, scuotendo il capo.

< Se lo sta facendo, stringigli il nodo da parte mia! > Disse Ginny con un ghigno malefico < Ciao Harry! >

< Aspetta! >

Ginny si voltò sorpresa. Harry la stava guardando con una strana espressione, come se volesse parlarle ma non sapesse bene cosa dirle. Ginny lo guardò stupita per qualche secondo prima che lui parlasse.

< Buona fortuna... Con Dean intendo > Mormorò Harry infine.

Ginny sorrise.

< Credo proprio che mi servirà... >

Si sorrisero in segno di saluto e poi si avviarono in direzioni opposte. Ginny continuò a sorridere per parecchio tempo.

Era felice. Felice perchè Harry era diventato davvero un amico fantastico per lei.
 

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Capitolo 6
*** Dire addio ***


Eccomi tornato!

Questo capitolo sarà un po' più triste degli altri... Sapete bene cosa è successo quest'anno...
Però mentre lo scrivevo mi è venuta l'idea di scrivere uno “spin-off” più allegro e divertente su una delle scene.

Fatemi sapere se l'idea vi più piacere!

Buona lettura!!! E alla prossima!!!

 



 

 

Il sole risplendeva sulla superficie cristallina del lago. La brezza accarezzava le foglie, producendo un dolce fruscio. Quel giorno sembrava che volesse irradiare allegria e gioia a tutti loro.

A Ginny non parve che potesse esistere un giorno più sbagliato di quello. Perchè la giornata era così bella? Perchè il mondo non piangeva? Perchè sembrava volerla convincere ad essere allegra?

Camminava in silenzio, senza guardare nemmeno dove andava. Seguiva solo la figura davanti a se. Sua madre era avvinghiata a lei come se fosse stata uno scoglio in mare aperto. Sentiva qualcuno piangere. Era suo padre? O era George? O forse entrambi...

La famiglia Weasley seguì la professoressa McGranitt fino a quella sponda del lago che avevano imparato a conoscere nei giorni precedenti. Un piccolo cimitero era stato costruito in un punto nascosto del parco, quasi invisibile dal castello e da vicino al lago. Li erano stati sepolti i caduti della battaglia di Hogwarts.

C'erano già stati diverse volte nei giorni precedenti. Il funerale di Lupin e Tonks era stato il primo della lunga serie, ormai quasi due settimane prima. Tre giorni dopo era stato sepolto Piton. Harry aveva spiegato a tutti cosa avesse fatto quell'uomo per loro in tutti quegli anni, e nessuno di loro aveva voluto mancare. E solo l'altro ieri avevano sepolto Colin. Quello sarebbe stato l'ultimo per Ginny, ma era il peggiore. Era il funerale di Fred.

Le sedie erano già pronte e occupate. Ginny non alzò lo sguardo finchè non fu ormai davanti alla sua sedia, in prima fila. Vide diverse teste rosse nelle file dietro alla loro. Innumerevoli, lontani parenti di cui non era nemmeno sicura di ricordarsi il nome.

Cercò gli occhi che più desiderava vedere in quel momento. Harry aveva voluto lasciarla con la sua famiglia quel giorno, come era giusto che fosse. Però a Ginny serviva un suo sguardo, anche breve, solo per trovare la forza di affrontare quel momento.

Harry era seduto circa a metà delle file di sedie, tra Hermione e Neville. Le rivolse un debole, triste sorriso, e a Ginny parve quasi di sentire la sua voce.

Coraggio Ginny, coraggio...

Con un lungo sospiro, Ginny si voltò e assorbì il primo colpo allo stomaco quando vide la lucida bara a pochi metri da lei.

La cerimonia le sembrò eterna, e sempre peggiore ad ogni parola che il celebrante pronunciava. Perchè le sembrava tutto così sbagliato, come inadatto? Le sembrò quasi che fosse più adatta una cerimonia con fuochi d'artificio e un kit dei migliori scherzi Made in Weasley. Ginny sentì per un breve istante il bisogno di scoppiare a ridere.

Accanto a lei Bill aveva incominciato a piangere, chiamando sommessamente il nome di Fred. Sua madre si era aggrappata di nuovo a lei, cercando di trovare un po' della forza di sua figlia in quell'abbraccio.

Ma Ginny non si sentiva forte. Sentiva come se stesse per crollare, oppressa da quello a cui stava assistendo.

Si ripeteva insistentemente che lei non doveva piangere, che doveva resistere per la sua famiglia. Ma vedere sua madre e suo fratello in quello stato le fecero annebbiare gli occhi. E quando George, finito il suo discorso e tornando verso la sua sedia, scoppiò improvvisamente a piangere, al punto che Lee e Oliver dovettero sostenerlo, non ce la fece più.

I ricordi di tutti i momenti passati assieme a Fred e George le tornarono alla mente. E la consapevolezza che non avrebbe potuto rivivere mai più quei momenti le trafisse il cuore. Le lacrime scivolarono lente sulle sue guance.

Il resto della cerimonia non lo sentì. La sua mente era altrove, persa nei ricordi degli innumerevoli momenti a cui Ginny non aveva mai dato peso, e che ora le mancavano terribilmente.

Si accorse che la cerimonia era finita solo quando vide Bill alzarsi accanto a lei. Lui e Ginny sollevarono loro madre quasi di peso, e seguirono il resto della famiglia.

Fred sarebbe stato sepolto nella fila di tombe più vicina al lago. Gli uomini del ministero e il cerimoniere attesero che la famiglia si avvicinasse. Ognuno ebbe un suo ultimo momento personale. Ginny fu l'ultima ad avvicinarsi alla bara. Poggiò le mani al legno e la fissò, con gli occhi che semplicemente non ce la facevano più a contenere tutte le lacrime che stava disperatamente cercando di fermare.

Voleva dire qualcosa. Dirgli addio in qualche modo. Ma sentiva come se qualsiasi parola pronunciata in quel momento fosse tardiva, inutile.

Rimase in silenzio, sentendo qualcosa dentro di lei divorarla. Quando seppe di non poter più resistere si allontanò.

Si ritrovò stretta tra Percy e Charlie. Strinse la mano di entrambi, mentre osservava svuotata la bara di suo fratello venire calata nella tomba. Chiuse gli occhi mentre gli addetti iniziavano a spostare la terra. Non voleva vedere.

Riaprì gli occhi solo quando sentì i passi degli addetti che, rispettosi, si allontanavano. La famiglia Weasley rimase sola, a fissare la fredda lapide del loro figlio e fratello.

Poi fu come se una bolla di sapone che li aveva avvolti fino a quel momento fosse scoppiata. Diverse persone iniziarono ad avvicinarsi caute, chiedendosi se fosse il caso di attendere per avvicinare la famiglia.

Ginny sapeva che presto tutti sarebbero stati sommersi da persone che volevano fare loro le condoglianze. Mostrare quanto capivano il loro dolore. Ma Ginny sentì che non sarebbe riuscita a sopportarlo. La presenza di quelle persone era già diventata soffocante, ed erano ancora lontani. Voleva fuggire. Lontano da loro. Trovare riparo da quel dolore che le schiacciava il cuore.

Cercò frenetica con lo sguardo tra le persone che, preso coraggio, si avvicinavano sempre più. Dov'era Harry? Perchè non lo vedeva?

Ron le passò accanto, quasi correndo. Ginny sapeva che stava correndo da Hermione. E dove c'era Hermione, c'era anche Harry.

Afferrò al volo la mano di suo fratello. Ron dovette capire chi fosse, perchè la strinse e la lasciò seguirlo. Ginny si lasciò condurre tra la folla, che si scansava per lasciare passare i due fratelli.

Quando la calca finì, Ron lasciò andare la mano di Ginny. Corse via e abbracciò Hermione, che era pochi metri più avanti. Harry era proprio accanto a lei, e sembrava che stesse solo aspettando Ginny. La ragazza si gettò al suo collo, stringendolo forte. Harry la avvolse con le sue braccia e lei si lasciò andare.

Ginny sapeva che non aveva bisogno di essere per forza forte con Harry. Col lui poteva anche permettersi di sfogarsi. Non le importava se altri la vedevano così. Gli altri non esistevano quando era tra le braccia di Harry.

< Sfogati > Le sussurrò Harry, mentre i singhiozzi la scuotevano < Sfogati finchè ne avrai bisogno >

E Ginny si sfogò. Pianse tutte le lacrime che aveva trattenuto in quei giorni senza fine. Pianse tutto il suo dolore. Pianse finchè il corpo non le fece male per i singhiozzi.

Si accorse appena che Harry l'aveva condotta verso alcune sedie. Si erano seduti accanto, mentre Ginny cercava di riprendersi. Harry attese che fosse lei a parlare, ma Ginny non sapeva cosa dire. E non sapeva neppure se voleva parlare. Ma, in fondo, parlarne con lui, sfogarsi, l'avrebbe fatta stare meglio. E di certo non l'avrebbe fatta stare peggio.

< Tutti quei momenti... > Sussurrò piano, con la voce impiastrata dalle lacrime < Quando lui era con me. Mi sembravano così futili. Mi davano quasi fastidio... Ora darei qualsiasi cosa per riaverli indietro... >

Harry la strinse e Ginny appoggiò la testa tra il collo e la spalla del ragazzo. Sospirò.

< Fred... > Chiamò, stringendo la camicia di Harry, lui aumentò la stretta < Non ho potuto nemmeno parlargli un'ultima volta... C'erano così tante cose che avrei voluto dirgli >

< Lui era... Incredibile > Mormorò il ragazzo. Ginny annuì.

< Cercava sempre di tirarmi su il morale > Ricordò Ginny < Anche a costo di inventarsi scherzi assurdi >

< Tipo far inseguire la Umbridge da un fuoco d'artificio a forma di drago? > Suggerì Harry.

< O spedirmi la tazza del water di Hogwarts via gufo... > Ricordò Ginny, con un triste sorriso.

< L'ha fatto davvero? > Si stupì Harry.

< Certo! E non è neppure nella Top 10 delle cose più assurde che mi ha mandato da Hogwarts! >

< Allora me le dovrai raccontare tutte! Cosa c'è al primo posto? >

< Credo che sia stato quando hanno spedito a Mamma un elfo domestico “preso in prestito dalle cucine”... > Ricordò Ginny. La ragazza si ritrovò a ridacchiare con Harry al ricordo di tutte le marachelle dei gemelli. Ma la sua risata divenne presto malinconica.

Si appoggiò al petto di Harry con la fronte e sospirò più volte. Si sentiva meglio, ma sapeva che ci sarebbe voluto tanto tempo prima che avesse potuto essere di nuovo felice.

< Vado da Mamma e Papà > Mormorò dopo diversi minuti di silenzio < Hanno bisogno di sostegno in mezzo a quella ressa >

La folla di persone che voleva fare le condoglianze ai Weasley era infatti lungi dal disperdersi. Ginny si alzò e guardò verso Harry. Scoprì che il ragazzo stava guardando un punto lontano, mordendosi il labbro. Sembrava che stesse riflettendo su qualcosa.

< Scusa Ginny ma... Devo andare a fare una cosa. E' importante! Scusami! > Disse alzandosi.

Ginny annuì. Non aveva la pretesa che lui la seguisse. Era più giusto così in fondo. I due ragazzi presero direzioni diverse, e Ginny si lasciò accerchiare da lontani parenti e compagni di scuola.

Strinse molte mani, abbracciò molte persone e ascoltò molte condoglianze. Il tutto con una strana apatia e un misto di gratitudine e irritazione per quelle persone che si le facevano sentire che Fred era una persona amata, ma al tempo stesso stavano allungando quel giorno terribile più di quanto fosse necessario.

Ginny non vide Harry quando tornò. Semplicemente se lo trovò davanti. La circondò con un braccio e la portò via dalla ressa.

< Dove eri finito? > Chiese Ginny atona.

< Nella foresta >

Quella risposta inattesa riuscì a risvegliare Ginny dal suo triste torpore e a suscitarle un vago interesse. Dopotutto, era felice di non pensare a Fred per un momento.

< Cosa ci sei andato a fare nella foresta? > Chiese di nuovo.

< Dovevo prendere una cosa... > Fece Harry, guardandosi attorno. Harry attese finchè non raggiunsero la sponda del lago prima di ricominciare a parlare.

< Ti ricordi alla fine della battaglia, quando ho affrontato Voldemort? >

Ginny alzò un sopracciglio.

< Potrei mai dimenticarmelo? >

< Ti ricordi anche cosa ha detto? >

Ginny scoprì che non ricordava molto del dialogo tra Harry e Voldemort. E, per quanta paura avesse provato, il ricordo era sicuramente meglio che pensare a suo fratello. Quindi si concentrò e cercò di ricordare.

< Ricordo che avete parlato di Piton... Di Piton e di tua madre... E poi avete parlato dell'amore... E anche della sua bacchetta... >

Ginny capì che era quello il punto dove Harry voleva arrivare quando annuì con forza.

< Ha detto... Che la sua bacchetta era la bacchetta di sambuco > Ricordò Ginny < Ma è assurdo! Quella è solo una leggenda! >

Harry scosse il capo.

< No Ginny. La sua bacchetta era davvero la bacchetta di sambuco! > Le disse deciso. Ginny lo guardò stupita.

< Era la bacchetta... Mi stai dicendo che i doni della morte esistono davvero? >

< Si. Io ne ho posseduto uno per anni. E' il mio mantello! >

Lo stupore di Ginny raddoppiò. Guardò Harry a bocca aperta, prima che la sua espressione si spegnesse.

< E allora? Che cosa centra questo adesso? > Chiese, forse più duramente di quanto volesse. Perché lui le aveva detto queste cose adesso? Cercava forse di distrarla da suo fratello? Non era granché come argomento, se questo era il fine.

Harry non parve per nulla turbato dal suo tono aspro. Si frugò in tasca e prese qualcosa.

< Non voglio illuderti Ginny > Disse, porgendole la mano < Questa non... Nulla può far tornare indietro Fred. Ma se volessi parlargli ancora una volta. Rivederlo. Dirgli addio veramente... Non penso che ci sia nulla di male >

Ginny spostò lo sguardo più volte dal viso di Harry, che le sorrideva dolcemente, alla sua mano aperta. Le stava porgendo una piccola pietra nera scheggiata.

Era confusa e sconcertata. Che cosa diavolo stava dicendo Harry? Cosa centrava quella pietra con Fred? Perché aveva parlato di dirgli addio? E cosa diavolo centrava quella spiegazione sui doni della...

Oh mio Dio...

< E'... E' quello che penso che sia? > Balbettò Ginny, indicando la piccola pietra. Harry annuì. Il suo sorriso si allargò.

< Ma come... >

< Silente l'aveva nascosta dentro al boccino che mi ha lasciato in eredità. E' una lunga storia > Tagliò corto Harry < Te la racconterò! Ma Silente sapeva che io ne avrei avuto bisogno prima... Beh... Prima della fine >

Ginny capì immediatamente a cosa si riferiva.

< L'hai usata quando sei andato a consegnarti... >

< Per rivedere le persone che avevo perso > Concluse Harry < Ho rivisto Remus, Sirius e i miei genitori. Mi ha aiutato parecchio... Avevo deciso di non andarla a riprendere. Ma credo che possa essere ancora utile >

Ginny era senza fiato. Era un'idea assurda. Eppure sembrava così palese... Dovette cercare un'ultima conferma, perchè stentava a crederci.

< Quindi... Quella è davvero... > Mormorò, spostando lo sguardo dalla pietra ad Harry, incredula.

< E' davvero la pietra della resurrezione > Confermò Harry.

Oh. Mio. DIO!

Ginny prese immediatamente la pietra in mano e afferrò quella di Harry con l'altra. Lo trascinò letteralmente verso dove si trovava la la sua famiglia. Per fortuna la folla se n'era finalmente andata e assieme alla sua famiglia erano rimasti solo Hermione, Fleur e Lee.

< Venite con me! > Ordinò a tutti < Subito! Svelti! >

Iniziò praticamente a correre verso il castello, trascinando Harry con se. Gli altri parvero piuttosto sconcertati, ma alla fine seguirono Ginny.

Era eccitata. Non avrebbe potuto descriversi in altro modo. Stava per rivedere Fred. Stava davvero per parlare ancora con Fred! Se era un sogno, non voleva svegliarsi. E la sua eccitazione aumentò ad ogni passo, mischiandosi con l'impazienza di arrivare a destinazione.

< Ginny... Cosa ti prende? > Chiese Bill con il fiatone.

< Lo vedrete! > Strillò lei.

< Perchè sei così esaltata? Che cosa ti ha detto Harry prima? Aspetta... >

Ron si voltò minaccioso verso Harry.

< Non le avrai mica chiesto di sposarti? >

< Cosa? >

Ginny si stupì tanto che si fermò di botto. Harry che le chiedeva di sposarlo? Ma cosa si era immaginato suo fratello?

< No Ron! Harry non mi ha chiesto di sposarlo > Lo rassicurò lei, tornando a sorridere < Ha fatto una cosa molto più bella! Per tutti! Seguimi e vedrai >

I Weasley si guardarono a bocca aperta e poi tornarono a guardare Harry, che veniva di nuovo trascinato dalla sua ragazza.

Il gruppo raggiunse finalmente la sala comune di Grifondoro. La scuola era chiusa, quindi non c'era nessuno là. Era il posto perfetto per quello che avevano in mente di fare. Si sedettero tutti in cerchio, chi sulle poltrone e chi sulle sedie.

< Allora, cosa c'è di così importante da farci correre qua? > Chiese subito Bill.

Ginny guardò tutta la sua famiglia, fermandosi poi su George. Aveva ancora gli occhi terribilmente rossi. Ginny non voleva sprecare tempo a spiegare. Glielo avrebbe fatto vedere.

Abbassò lo sguardo verso la pietra che teneva ancora in mano. Si rese conto solo in quel momento che non aveva la minima idea di come funzionasse.

< Harry... Come faccio? > Chiese piano, dandosi della stupida per non averci pensato prima.

< Harry... E' quella pietra? > Intervenne Ron, guardando scioccato la pietra in mano alla sorella. Harry annuì e suo fratello parve rimanere senza fiato. Hermione si portò una mano alla bocca, mentre gli altri spostarono lo sguardo più volte da un ragazzo all'altro, confusi.

< Girala tre volte tra le dita. E pensa a Fred > Spiegò Harry a Ginny, passandole un braccio attorno alle spalle. La ragazza fece un respiro tremante ed eseguì.

< GIU' LE MANI DA MIA SORELLA, VISCIDO DI UN POTTER! >

Ginny fece quasi cadere la pietra dalla sorpresa. Cercò di alzarsi e di girarsi contemporaneamente, riuscendo solo a rischiare di cadere per terra. Non fu la sola. Charlie, Ron e Lee caddero davvero per terra e George andò anche lui a nulla dal farlo. I signori Weasley, Fleur ed Hermione lanciarono urla di spavento e sorpresa. Bill e Percy parevano sul punto di svenire.

L'unico che sembrava vagamente preparato era Harry. Il ragazzo lasciò andare immediatamente Ginny, gemendo con una punta d'irritazione.

< Fred! Santo cielo, vuoi farci prendere a tutti un infarto? > Si lamentò con uno sbuffo.

A questo punto Ginny non riuscì più a vedere chiaramente il suo ragazzo. Una figura umana, eterea, dai bordi leggermente sfocati, ma corpulenta e con dei folti capelli rossi, si era frapposta tra lei e il suo ragazzo.

< Lo volevo solo far prendere a te, approfittatore! > Ululò la figura, con una voce incredibilmente simile a quella di Fred < Aspetti solo che io esca dal giro e ti butti su Ginny? >

La figura era quasi completamente opaca, ma Ginny riuscì comunque a vedere attraverso essa Harry incrociare le braccia e alzare un sopracciglio.

La figura fece uno strano suono. Un suono che Ginny, con un'indescrivibile stretta alle budella, pensò fosse identico quello che faceva Fred quando si sforzava di trattenere una risata.

Sul viso di Harry comparve un sorriso, e la figura scoppiò palesemente a ridere.

< Oh ma chi voglio prendere in giro? Tu sei perfetto per Ginny! Lo sappiamo tutti da anni! Qua il pugno, Weasley acquisito! >

Ginny intravide Harry e la figura scambiarsi un colpetto amichevole di pugno. O meglio, tentare di farlo, visto che le due mani si attraversarono come se una delle due non avesse consistenza.

< Per Morgana! Questo cancella circa l'ottanta per cento di tutti gli scherzi che avevo in mente! Va beh pazienza... >

Finalmente la figura si voltò verso gli altri presenti. Ginny sentì un colpo al cuore quando incrociò lo sguardo allegro di suo fratello Fred.

< Allora? > Chiese lui, osservando i presenti atterriti dalla sua comparsa < Cosa sono queste facce da funerale? >

Fred allargò le braccia e li guardò tutti uno ad uno, aspettandosi forse che corressero ad abbracciarlo. Ma nessuno pareva nelle condizioni di muoversi.

< Che razza di diavoleria è questa? Dovrebbe farci ridere? > Borbottò Percy, il primo ad accennare una ripresa.

< Forse tra due minuti... Aspetta che trovo la battuta adatta > Disse Fred, facendosi pensieroso.

< Percy... Questa pietra... E'... > Provò a dire Ginny, ma la sua bocca non pareva collaborare.

< E' complicato Percy > Le venne in aiuto Harry < Ma hai la mia parola! Non è uno scherzo o un trucco. Fred è davvero qui! >

< Tiè Zuccaposcuola! > Esclamò Fred con un ghigno. A quel punto però si fece più serio. Incrociò le braccia, scosse il capo ed iniziò ad avvicinarsi a George.

< No! Oh no! No-No-No-No-No-No-No-No-No-No! Niet! Nein! Assolutamente No! Non ci siamo! > Esclamò. Si piazzò davanti al gemello, osservandolo severo. George sembrava che stesse per avere un collasso.

< Mi hai deluso Georgy! > Esclamò, piantando più volte l'indice impalpabile tra le costole di George < Come hai potuto permettere che il mio funerale fosse quella noia? >

George spalancò la bocca.

< Nemmeno uno scherzo! Una pernacchia! Una cassa di fuochi d'artificio! Ma dico io! Non hai imparato nulla? >

George boccheggiò ancora e Fred sospirò.

< Hai ancora modo di rimediare! Sono buono e ti concedo un'ultima possibilità > Fece Fred, in tono solenne. Ginny provò l'ennesima, emozionante stretta al cuore, ricordando quante volte aveva assistito a dialoghi come quello tra i due gemelli o tra i gemelli e un altro fratello.

< Dovrai rendere la mia tomba più adatta al mio fantastico corpo! Aggiungi delle luci fluorescenti! Metti delle campanelle che suonano “Can you dance like an Hippogrif?”! Aggiungi un incantesimo che fa cambiare il mio nome in “Imperatore degli scherzi”! Metti sulla lapide la mia foto che balla il can-can! Anzi... Dimentica l'ultima cosa che ho detto... Potresti... > Fred si fece pensieroso.

< Mettere un vaso da fiori che prende a calci chi arriva! > Esclamò George, con un tono fanatico e allegro che Ginny gli aveva sentito infinite volte quando aveva un'idea geniale. Ma che non aveva più sentito da quel giorno. Tutti lo guardarono a bocca aperta e lui stesso parve scioccato di cosa avesse appena detto. Il volto di Fred s'illuminò.

< Ecco il gemello che conosco! > Esclamò, rivolgendogli un gran sorriso.

< Fred... Sei davvero tu? > Mormorò Bill, che aveva già gli occhi lucidi. Fred sorrise alla sua famiglia.

< Si sono io! Ed è bello vedervi di nuovo. Poter stare con tutte le persone a cui voglio davvero bene un'ultima volta... >

Ginny sentì i suoi occhi tornare umidi a quelle parole. Era un sogno. Non poteva essere descritto altrimenti. Avere di nuovo suo fratello, anche se per poco tempo. Vederlo di nuovo ridere. Ascoltare la sua voce. Vederlo sospirare. Scuotere la testa.

Aspettate un momento... Sospirare e scuotere la testa?

< E questa è l'unica cosa sdolcinata che mi sentirete dire! Adesso VIA AL DIVERTIMENTO COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI! > Gridò Fred, più forte che poteva.

Quella giornata fu completamente pazza. In un momento di lucidità, Ginny pensò che se qualcuno li avesse visti, avrebbe pensato che si fossero tutti pesantemente ubriacati. Parlarono, giocarono, scherzarono e risero tutto il tempo. Fred era semplicemente scatenato. Nessuno poteva dire una qualsiasi parola senza che lui trovasse un modo di fare una battuta, un gioco di parole o un aneddoto che li facesse ridere tutti.

Ginny aveva il cuore stracolmo di gioia. Rideva e rideva. Rivedere la sua famiglia felice, essere di nuovo felice, le pareva un sogno. Diverse volte fu costretta a ricordarsi che Fred sarebbe dovuto andare via presto, altrimenti rischiava di restarci davvero male.

La giornata passò molto in fretta. A Ginny parve che Fred fosse appena comparso quando guardò fuori e vide il cielo di Hogwarts completamente nero. Voltando gli occhi verso i gemelli, capì che il loro tempo stava finendo. La risata di Fred sembrò diventare sempre più spenta e forzata. Alla fine chiese se potevano andare a fare un giro nel parco.

< Stai bene Fred? > Chiese sua madre.

< Si... Abbastanza... Solo non ho più molto tempo > Disse mestamente.

L'allegria della famiglia si affievolì e l'atmosfera divenne malinconica e triste mentre il gruppetto di persone si avviava lento per i corridoi semi distrutti del castello. Arrivarono al lago e si fermarono in un punto riparato da occhi indiscreti, non molto lontano dal cimitero.

Lo sguardo di Fred vagò per il parco di Hogwarts, il lago e infine sul castello danneggiato. Sospirò.

< Mi mancherà questo posto... > Mormorò.

< Anche tu ci mancherai... > Disse Percy. Fred si voltò verso di lui e gli si avvicinò. Ginny capì che era arrivato il momento degli addii. Cercò la mano di Harry accanto a se e la strinse forte.

< E' arrivato quel momento eh... > Biascicò Fred, dondolandosi sul posto. Nessuno rispose e il ragazzo sospirò.

< Non so se vi può far sentire meglio > Iniziò lui < Ma non ho sentito nulla. Non fa male morire... Qui c'è qualcuno che può confermarvelo >

Fece un cenno verso Harry, che abbozzò un sorriso.

< Sappiate che laggiù... Dall'altra parte... Si sta bene. E io in fondo sarò sempre con voi. Quando mi pensate o parlate di me. Io vi sento >

Ginny deglutì, sentendo pizzicare gli occhi.

< Prima che vada, vorrei che voi mi faceste alcune promesse... > Continuò Fred < Prima di tutto, continuate a vivere per favore. Non voglio che voi passiate le vostre giornate a ricordarvi di me. Non ora che siete liberi... So che non è facile. Ma fatelo per me. Io non vi ho mai voluti tristi. E non vi voglio tristi nemmeno ora! Lo farete per me? >

Tutti annuirono, anche se nessuno sembrava sicuro. Ma a Fred parve bastare.

< Bene! Chiarito questo punto, passiamo alle cose personali. Percy! >

Percy trasalì quando si sentì chiamare.

< Diventa ministro della magia! >

< Io diventare... Cosa? > Fece Percy strabuzzando gli occhi < Io non posso diventare ministro >

< Puoi e lo farai! Io lo so che ce la farai! E' quello che hai sempre voluto no? >

< Si... >

< Allora ce la farai! Non ho mai avuto dubbi su questo! >

Percy parve completamente scioccato, ma annuì. Ginny però avrebbe potuto giurare di aver sentito Fred sussurrare “Purtroppo”.

< Continuiamo! Bill >

Il maggiore dei suoi fratelli lo osservò attentamente.

< Goditi la vita! E non cambiare mai! Sei il secchione più figo che si sia mai visto! >

Bill rise, annuendo.

< Fleur! Controlla che quel pazzo di mio fratello esegua i miei ordini! E goditi la vita anche tu! E non smettere mai di esercitarti con l'inglese >

Fleur sorrise, stringendo il braccio del marito.

< Ron! Promettimi che recupererai i sette anni che hai perso con la tua dolce metà! Hemione, stessa cosa! >

I due ragazzi arrossirono furiosamente. Annuirono, imbarazzatissimi, stringendosi per mano.

< Papà. Lavora un po' di meno e riposa un po' di più. E scopri come funzionano gli areopiani. O come si chiamano quei cosi! >

Il signor Weasley annuì, incapace di dire qualsiasi cosa.

< Mamma. Non farti venire alcun tipo di dubbio o rimorso. Sei e sarai sempre la miglior madre del mondo >

La signora Weasley non seppe trattenere le lacrime. Si strinse al marito, che la abbracciò stretta.

< Ginny >

La ragazza guardò ancora suo fratello. Lo vide sorridere e lei ricambiò, in attesa.

< Realizza i tuoi sogni. Diventa cacciatrice di Quidditch. E tieniti stretto il tuo ragazzo >

Ginny si mosse un labbro nervosa. Sentì una forza crescerle nel petto. Per la prima volta, sapeva che sarebbe riuscita a realizzare ciò che desiderava. Non aveva più dubbi. Non se Fred glielo chiedeva.

< Lo farò! Contaci! > Disse decisa. Fred le sorrise.

< Harry > Continuò < Cerca di stare lontano dai guai. Almeno provaci! E fai felice la mia sorellina! >

Ginny vide il ragazzo al suo fianco sorridere a suo fratello e annuire. Strinse la sua mano ancora più forte.

< Charlie. Non farti venire sensi di colpa! Non è colpa tua quello che è successo! E per favore, trovati una ragazza al posto di un drago! Almeno un tentativo >

Charlie, incupitosi sentendo la prima frase, rise alla seconda.

< Lee. Non lasciare solo mio fratello. Ha bisogno di te, e tu di lui >

Lee sorrise all'amico, mentre una lacrima scivolava lenta sulla sua guancia.

< George. Lobo solitario... >

George fece una smorfia, cercando allo stesso tempo di sorridere e di scacciare l'espressione triste.

< Continua con i nostri sogni. E non avere una vita triste. Il mondo ha bisogno del tuo sorriso >

George sorrise, ma allo stesso tempo si arrese alla commozione.

< E' il momento... > Disse Fred, guardandoli uno ad uno < Buona fortuna. Ricordatevi che siete i migliori. Non avrei potuto desiderare amici, fratelli e genitori fantastici come voi. Vi voglio bene >

< Addio Fred... > Mormorò Ginny, dopo alcuni secondi di silenzio. Diverse voci ripeterono le sue parole. Qualcuna chiara, altre incerte o impastate.

< Addio > Disse Fred.

Con un ultimo, allegro sorriso, scomparve per sempre.

Il silenzio cadde su di loro. Si dispersero, allontanandosi l'uno dall'altro. Ognuno perso nei propri pensieri.

Ginny non lasciò andare la mano di Harry. Lo condusse in un posto riparato, lontano dagli sguardi degli altri. Poi si voltò verso di lui e gli diede un leggero bacio sulle labbra.

< Grazie > Sussurrò, stringendosi a lui.

< Di nulla... > Rispose lui al suo orecchio, abbracciandola.

< Nulla... > Esalò Ginny < Non immagini neanche quanto questo significhi per noi >

Harry non rispose. La strinse più forte e le baciò i capelli.

Ginny pensò che non sarebbe stato difficile mantenere la promessa che aveva fatto a Fred. Non si sarebbe lasciata scappare quel ragazzo unico al mondo per nessun motivo.

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Capitolo 7
*** Regalare un sogno ***


Ciao a tutti!!!

Vi ricordate di me? Sono quello che sparisce sempre per mesi lasciando le storie a metà... XD

Spero di aver ripagato l'attesa indecenti di chi, temerario, aspettava ancora l'ultimo capitolo.

Buona lettura!!!

E alla prossima!!!!!

 

 

 

 

Quell'anno l'inverno non sembrava volersene andare. Fuori dal castello di Hogwarts c'erano ancora trenta centimetri buoni di neve, in cui gli studenti si trovavano ad arrancare per andare alle lezioni di Erbologia.

Anche quella notte aveva nevicato, e il parco, nonostante l'ora tarda, era ancora una distesa immacolata. Tutta la scuola era ancora in sala grande e chiaccherava allegramente. Nell'aria c'era una certa eccitazione. Un'eccitazione che solo le partite di quidditch potevano portare.

La squadra di grifondoro entrò assieme nella sala, provocando un grosso applauso da parte del proprio tavolo. Qualcuno salutò, altri chinarono la testa imbarazzati. Apparivano tutti comunque piuttosto nervosi. Solo una ragazza sembrava traboccare energia.

< Forza! Mangiate tutti quanti! Non voglio vedere nessuno con meno di tre uova e cinque fette di bacon nel piatto! > Ordinò Ginny, sedendosi al centro della squadra.

Qualcuno, come Ritchie o Jimmy, non ebbe bisogno di sentirselo dire e si servì a volontà, ma la ragazza seduta di fianco a Ginny emise un gemito.

< Ginny... Forse è meglio se non mangio... Ho una nausea fortissima > Pigolò, facendosi piccola piccola.

< Su su Violet > La incitò Ginny < Ti servono forze per volare >

La ragazza deglutì e si prese una tazza di latte con i cereali, a cui Ginny le aggiunse una bella cucchiaiata di miele, davanti al suo sguardo allibito. Ginny ridacchiò e iniziò a pensare alla sua colazione. Però fu costretta a interrompersi nuovamente, quando si rese conto che Violet era immobile con lo sguardo nel vuoto.

< Non devi aver paura! E’ solo un gioco >

Più o meno

< Tutti si aspettano così tanto da me... > Sussurrò Violet < Ma io non sono Harry Potter. Non sono nemmeno lontanamente brava come lui… Vi deluderò tutti >

< Contro serpeverde sei andata benissimo! > La incitò Ginny < E vedrai che anche oggi andrai alla grande >

< Fortuna… Il boccino mi è praticamente finito in fronte e Dixon è in squadra solo perché è amico del capitano di serpeverde… >

< A volte la fortuna serve > La interruppe Ginny < Ti hanno mai raccontato come Harry ha preso il boccino alla sua prima partita? >

Violet scosse la testa.

< Si è tuffato in picchiata assieme al cercatore di serpeverde, lo ha evitato con una finta e ha virato per inseguire il boccino. E questo gli è finito in bocca! >

< Scherzi? > Esclamò Violet a bocca aperta.

< No! > Ridacchiò Ginny < Stava per soffocare. Flint, il capitano di serpeverde, è andato avanti un’ora a lamentarsi dicendo che aveva quasi inghiottito il boccino >

Violet si unì alle risate di Ginny.

< E’ vero che noi ci aspettiamo tanto da te > Disse Ginny < Ma è anche vero che tutti crediamo in te! Non ti avrei scelta se non avessi pensato che eri in grado di farci vincere! Tu sei bravissima e farai benissimo! >

< Okey... > Mormorò Violet.

< E poi in fondo è solo un gioco! > Ribadì Ginny < L’importante non è vincere ma divertirsi >

Più o meno...

Lei annuì e abbozzò un sorriso. Ginny, soddisfatta, riprese a mangiare, o meglio a trangugiare, la sua colazione. Aveva una terribile fame come sempre le capitava prima delle partite. Ci teneva a quella partita quasi quanto a quella contro serpeverde. Da quando era arrivata ad Hogwarts, grifondoro non aveva mai battuto tassorosso, e lei aveva tutte le intenzioni di porre fine a quella brutta tradizione.

< Molto bene! Squadra, al campo! > Ordinò, non appena tutti furono con i piatti vuoti.

Uscirono seguiti da un secondo scroscio di applausi. Qualcuno dei suoi compagni salutò. Ma lei era già concentrata sulla partita. Appena uscirono fuori, osservò l'ininterrotta distesa di neve davanti a lei.

< Non va bene! Troppa luce! Resteremmo abbagliati con la neve! Mettetevi questa sotto agli occhi! > Disse, prendendo dalla borsa un tubetto con una crema nera.

< Che cosa sarebbe sta roba? > Chiese Demelza, annusando sospettosa il contenuto del tubetto.

< Non ne ho idea... Era nel kit per cacciatori che mi ha regalato Ron a natale. Dovrebbe aiutare a vedere meglio... >

< Facciamo che prima arriviamo al campo? > Chiese l'amica, arrancando nella neve. Ginny glielo concesse.

Arrancarono fino al campo e fecero un giro di controllo.

< Il vento arriva di lato. E ho già sentito un paio di folate > Disse con occhio critico < Quando tiriamo dobbiamo stare attenti. Jess, attenta ai tiri che ti arriveranno da destra, devieranno all'improvviso. Aaron, ricordati di volare il più basso che puoi. Gli darà fastidio dover guardare verso il basso... >

Continuò così per una mezz'oretta buona. Ginny non aveva intenzione di perdere quella partita, e non voleva lasciare nulla la caso. Smise solo quando sentì le porte del castello aprirsi e tutta la scuola riversarsi sul parco.

< Va bene. Credo di avervi detto tutto. Ci siamo allenati tanto e bene! Sono sicura che vinceremo! > Li spronò mentre si avvicinavano allo spogliatoio.

Quando furono quasi arrivati però, una voce chiamò < Ehi! Capitano! >

Ginny si voltò, sorpresa.

< Uhm... > Mugugnò, incrociando le braccia al petto < Tu pensi forse che sia una buona idea interrompermi prima di una partita? >

Harry si alzò dalla sedia su cui era seduto e la guardò con un sorriso sornione.

< Probabilmente no > Disse < Ma ho voluto correre il rischio >

< Allora non hai imparato niente in sette anni > Soffiò Ginny.

Il suo cuore batteva forte per la sorpresa e la felicità. Davvero non si aspettava di vedere Harry. Lui era partito per l’addestramento da Auror e avrebbe dovuto essere in Irlanda in quel momento. Ed era venuto apposta, non sapeva come, per vederla giocare come capitano di grifondoro e farle una sorpresa.

Però questo andava contro i suoi principi. Nessuno doveva distrarla prima di una partita. Nemmeno Harry.

< Credi forse che adesso mollerò la scopa, mi precipiterò da te e ti salterò tra le braccia per salutarti? > Chiese sarcastica.

< Si! Perchè so che vuoi farlo! >

E aveva ragione. Aveva dannatamente ragione. Ginny fremeva dalla voglia di andare ad abbracciarlo. Però non intendeva dargli la soddisfazione.

L’aveva interrotta prima della partita, Santo Merlino!

< Io avrei una reputazione da preservare… > Gemette Ginny.

Harry rispose con un ghigno e allargò le braccia. Ginny rinunciò a resiste e gli corse incontro, abbracciandolo stretto. Si ricordò di quanto gli era mancato solo quando lui le posò le labbra sulle sue. Ginny rispose per alcuni secondi, molti più di quelli che aveva previsto, e poi si staccò da lui.

< Non esagerare! > Lo ammonì < Mi hai sempre interrotto prima di una partita. E siamo in pubblico! >

Harry fece una smorfia e sciolse l’abbraccio controvoglia. Ginny raccolse la sua scopa e tornò verso la squadra, con Harry che la seguiva.

< Ciao ragazzi! E’ bello rivedervi! > Salutò allegro Harry.

< Ciao cap… Harry > Si corresse Demelza quando Harry la fulminò con lo sguardo. Ritchie e Jimmy risero e diedero il cinque ad Harry. Ginny notò che gli altri membri della squadra rimanevano lontani, quasi timorosi di avvicinarsi ad Harry.

< Ti presento le nuove leve Harry > Esclamò < Aaron, cacciatore dal tiro formidabile ed eccellente difensore. Jessica, nota a tutti come Jess, portiere agile e senza alcun riguardo per la propria incolumità. Violet, cercatore, colei che sta facendo esclamare a tutti “Potter chi?” >

< Addirittura! > Esclamò divertito Harry, osservando storto Ginny, come per controllare che stesse davvero scherzando. La ragazza rise ancora.

Il gruppo sentì i passi degli studenti far scricchiolare il legno sopra le loro teste. Harry guardò l’ora.

< Vi ho rubato anche troppo tempo > Disse < E’ stato un piacere conoscervi ragazzi. Magari ci vediamo dopo per i festeggiamenti. Perchè vincerete vero? Non mi va di essermi giocato i permessi di due mesi per vedere una sconfitta >

< Ah ci puoi contare! I tassorosso non hanno speranze! >

Harry sorrise e diede a Ginny un rapido bacio di buona fortuna prima di voltarsi e salire le scale. Ginny condusse la squadra nello spogliatoio.

< Penso sia inutile che vi dica che non ho alcuna intenzione di fare brutta figura davanti al mio ragazzo > Iniziò tranquilla, godendosi il brivido che le sue parole provocarono nella squadra < Quindi è anche inutile dirvi che se non vinciamo questa partita tornerete al castello scortati da dei graziosi orchetti volanti viola >

Demelza e Ritchie deglutirono.

< Detto questo, non ho dubbi che vinceremo! Forza! Andiamo a fare lo scalpo a quei tassi! >

Raccolse la sua scopa e uscì sul campo. La luce riflessa sulla neve la abbagliò e fu costretta ad avanzare praticamente ad occhi chiusi fino al centro del campo.

Dopo la rituale stretta di mano con il capitano di tassorosso, Ginny si preparò di fronte a Madama Bum.

< In sella alle scope > Ordinò l’arbitro < Pronti! VIA! >

Ginny si diede una forte spinta con le gambe, anticipando il cacciatore di Tassorosso e sfrecciando verso l’alto.

< Ed è Ginny ad intercettare la pluffa. Martin di tassorosso è sembrato molto lento in quest’occasione, ma è normale per chi soffre di allergia ai Blandisoffi… >

Ginny, mentre sfrecciava a tutta velocità, guardò verso la tribuna dei professori. Vide Luna col megafono mano spiegare concitata al pubblico come erano fatti questi particolari esseri, con accanto la McGranitt che scuoteva la testa, rassegnata. Ginny notò Harry, seduto poco oltre la coppia, ridere sotto i baffi assieme a Lumacorno.

Il fischio del bolide che sfiorò il suo viso ricordò a Ginny che doveva giocare una partita. S’affrettò a passare la palla ad Aaron, che evitò un difensore e gliela restituì. Ginny mirò all’anello di destra e tirò, colpendo il bersaglio senza dare il tempo al portiere di tentare un intervento.

< Dieci a zero per Grifondoro > Esclamò la McGranitt, ormai abituata a dover intervenire al posto di Luna per ricordare il punteggio.

< Di già? > Esclamò la corvonero < Ma quando è successo? >

Sorridendo tra sé, Ginny tornò in difesa.

La partita scivolò via veloce. Violet vide per ben due volte il boccino, ma in entrambi i casi era stata distratta dai battitori di tassorosso e dai loro bolidi. Ginny dal canto suo giocava con una determinazione nuova. Se prima sapeva che la sconfitta non le sarebbe andata giù, ora non concepiva nemmeno l’idea di perdere quella partita.

Dopo venti minuti il punteggio era cento a trenta per grifondoro. Ginny pensava soddisfatta che i tassorosso l’avrebbero sognata di notte per una settimana.

E non i sogni che Harry aveva confessato di fare su di lei...

Era dappertutto. Intercettava passaggi, tirava, contendeva pluffe perse o le rubava agli avversari. In più aveva già segnato sette gol.

< …E quindi mangiare queste bacche darebbe il potere di vedere attraverso i muri e… Oh! Povero Aaron! Quel bolide deve avergli fatto male >

Aaron era infatti stato colpito alla nuca da un bolide. Il cercatore di tassorosso prese la pluffa dalle mani del ragazzo e volò via. Aaron era fuori posizione e Ginny si trovò sola contro tre.

La ragazza si concentrò al massimo, fissando negli occhi l’avversario che le veniva incontro. Al momento giusto scattò. Il cacciatore di tassorosso si accorse dell’errore solo quando la pluffa aveva ormai lasciato le sue dita. Ginny intercettò il passaggio e partì in contropiede.

Scartando di lato per evitare un bolide Ginny passò la palla dietro la testa senza guardare. Non ne aveva bisogno. Sapeva che Demelza sarebbe stata nella posizione perfetta per spingere la pluffa nell’anello. Un secondo dopo sentì il pubblico di grifondoro esultare.

< Altri dieci punti per grifondoro. Ginny oggi sta dominando la partita! >

Luna tacque per qualche sencondo.

< Qualcuno faccia in modo di far finire dei gorgosprizzi nelle mutande di Harry per la prossima partita. Così non si presenta e noi corvonero avremo una possibilità >

Ginny si voltò in tempo per vedere Harry fare una poco matura e molto divertita linguaccia all’amica, che suscitò il divertimento di tutto il pubblico rosso-oro e anche di qualche insegnante. Fu allora che Ginny notò accanto ad Harry due figure incappucciate, di cui non riusciva a vedere il viso.

Trovò quelle figure molto strane, anche perché sembrava che stessero osservando lei. E Ginny ebbe la sensazione che lo avessero fatto per tutta la partita. Ma non ebbe il tempo di pensarci. I tassorosso erano già tornati all’attacco.

Passarno altri dieci minuti e Ginny fece in tempo a segnare altre tre reti. Poi all’improvviso…

< Ellison ha preso il boccino! Grifondoro vince trecentodieci a sessanta > Gridò nel megafono la McGranitt, cogliendo tutti di sorpresa, giocatori inclusi.

Ginny si guardò attorno confusa, e vide Violet volare verso di lei con il boccino in mano. La cronaca di Luna aveva ancora distratto tutto il pubblico e nessuno si era accorto che la ragazza aveva catturato il boccino.

Lentamente, urla esultanti esplosero sempre più dalla tribuna dei grifondoro, mentre i giocatori esultavano e si abbracciavano in aria.

Quando scesero, Ginny non potè restare coi piedi a terra per due secondi, perché una folla di studenti di grifondoro la sollevò per portarla a fare un giro di trionfo attorno allo stadio.

I giri a dir la verità furono tre o quattro. I ragazzi la fecero scendere solo quando lei gridò molto forte che era ora di andare a festeggiare.

La folla di ragazzi si precipitò verso l'uscita dal campo, festante. In qualche modo, Ginny riuscì a sgusciare via e ad infilarsi dentro il corridoio che porta agli spogliatoi. Li attese nascosta che la folla passasse.

< Noi andiamo > Esclamò la voce di Jess < Ho una voglia matta di festeggiare >

Ginny si voltò, vedendo le sue compagne di squadra accanto a lei.

< Si! > Esultò Demelza al settimo cielo < Ho visto Ron cercare di portare dentro quattro casse di burrobirra. E io ho sete! >

< Vieni con noi Ginny? > Chiese Violet.

< Ehm... > Fece Ginny. Aveva certamente una gran voglia di andare a festeggiare in sala comune. Però c'era qualcosa che aveva più voglia di fare in quel momento.

< Capisco > Disse Demelza, complice < Andiamo ragazze. Il capitano ha un appuntamento galante >

< Non è un appuntamento! > Precisò Ginny, mentre le ragazze le sfilavano davanti.

< Fatti bella! > La prese in giro Demelza, sparendo oltre l'angolo.

Ginny non badò alle battute della sua amica. Si voltò nella direzione opposta e s'incamminò.

Arrivò in un corridoio cieco, dove c'erano solo ripostigli per le scope. Era semibuio e da li non passava mai nessuno. Era il posto perfetto, ora che tutti erano andati via.

< Non giocavi così due anni fa > Disse a voce bassa Harry.

Ginny non si voltò, aspettando che lui si avvicinasse.

< Mi sono allenata molto l'anno scorso >

< E io che pensavo tu progettassi pericolose missioni per l'ES >

La mano di Harry passò sul fianco del suo viso, spostandole i capelli.

< Quello era il mio tempo libero > Scherzò lei.

Sentì le labbra di Harry baciarle il collo e le sfuggì un sospiro. Alzò un braccio e passò una mano tra i suoi capelli, invitandolo a continuare. Lui scese lentamente, arrivando fino a quel poco di spalla scoperta dalla divisa.

Ginny si voltò, si alzò in punta di piedi e lo baciò con foga. Si trovò a pensare che dopo una vittoria in una partita era il secondo momento migliore in cui baciare Harry.

Non c'è bisogno che vi dica qual'era il migliore vero?

I due ragazzi sentirono il trasporto aumentare sempre più. Ginny prese la giacca di Harry e lo tirò più vicino a se. La mano di Harry s'insinuò tra la divisa, arrivando alla schiena della ragazza. Ginny trattenne il respiro quando sentì la sua mano sulla sua pelle.

Ginny stava distrattamente pensando al fatto che avrebbe tardato molto alla festa quando Harry si staccò da lei, apparentemente senza motivo.

Ginny lo guardò interdetta. Non si era mai allontanato da lei in quel modo. Si chiese se avesse fatto qualcosa di male. Però lui stava continuando a sorriderle.

< Tutto bene Harry? >

< Tutto benissimo! > Rispose lui < Solo ho pensato che fosse meglio fermarsi >

< E perchè? > Esclamò Ginny, un po' delusa. Lei non aveva nessuna voglia di fermarsi, e le era parso che nemmeno lui volesse.

< Perchè sei attesa >

< Harry alla torre possiamo andarci dopo... > Sospirò.

< Non intendo alla torre >

< E dove allora? > Chiese lei stupita.

< Vieni con me > Sorrise lui, tendendole la mano. Ginny la prese e lo seguì.

Attraversarono quasi tutte le tribune dello stadio, arrivando fino ad un corridoio che Ginny non aveva mai visto. In fondo a quello c'era solo una porta, e davanti stava aspettando Lumacorno.

< Oh-Oh! Signorina Weasley! Complimenti per la partita! Non vedevo nessuno giocare così da anni >

< Grazie professore! >

Lumacorno le sorrise, prima di rivolgersi ad Harry.

< Ha portato tutto. Non stava più nella pelle! Non l'ho mai visto così >

< Ottimo > Ghignò Harry. Ginny spostò più volte lo sguardo tra i due, senza capire di chi stessero parlando.

< Non vi seguo >

< Oh lo capirà presto. Prestissimo anzi, signorina Weasley > Disse allegro Lumacorno, spostandosi da davanti alla porta

< Buona fortuna amore > Le sussurrò Harry all'orecchio.

Ginny si ritrovò dentro una stanza senza che quasi se ne accorgesse. Sentì la porta chiudersi alle sue spalle. Si voltò, ma non vide nessuno. Si accorse invece che davanti a lei aveva le due figure incappucciate che aveva visto sedute sugli spalti accanto ad Harry. Una stava leggendo un foglio di pergamena, mentre l'altra cercava di riordinare almeno venti fogli che erano sparsi su un tavolo.

< Signorina Weasley! > Esclamò affannata quest'ultima < Prego prego! Entri! Si sieda! Si metta comoda >

Ginny si lasciò condurre, o meglio trascinare, verso una sedia accanto al tavolo, dove si sedette leggermente frastornata.

< Ma... >

< Oh che sciocco! Non mi sono presentato! > Continuò imperterrito l'altro < Mi chiamo Williams. Clark J. Williams. Manager. Scusi il disordine ma sono molto agitato. Sa, amo il quidditch, e quando vedo un grande talento come lei non sto più nella pelle! Vede io... >

< Clark falla respirare. Così la spaventi! Ci farai passare per due matti > Intervenne l'altra figura, con una voce di donna. Ginny non poteva darle torto < E poi perchè abbiamo ancora i mantelli? Qui non ci vede nessuno >

< Hai ragione > Disse l'altro, abbassandosi il cappuccio. Williams era un uomo sulla cinquantina, con il volto scarno e una calvizie incipiente. All'apparenza sembrava debole, ma i suoi occhi ardevano.

Anche l'altra figura si sedette al tavolo e si tolse il cappuccio.

< Nemmeno io mi sono presentata. Sono... >

< Gweong Jones! > Pigolò Ginny, con la gola improvvisamente secca.

Non ci poteva credere! Non poteva essere davvero davanti a lei! Era il suo idolo fin da quando aveva nove anni.

Stava sicuramente sognando! Adesso si sarebbe svegliata in infermeria e Demelza le avrebbe detto che avevano perso di cinquecento punti.

< Visto! > Fece Williams < Harry Potter ti aveva detto che è una tua fan >

Harry aveva detto cosa?

< Mi fa sempre molto piacere incontrare tifose come te. Specialmente se sono brave con la pluffa > Le sorrise Gweong, porgendole la mano.

Ginny la strinse, rendendosi conto di averei palmi delle mani sudati da quanto era emozionata.

Controllò la presa della donna. La sua mano sembrava normale, il che escludeva la possibilità che si trattasse di una statua di cera animata con la magia. Allora rimaneva solo una possibilità per spiegare quello che vedeva. Prese la pelle della gamba tra le dita e pizzicò forte.

< Ahi! > Gemette di dolore Ginny.

< Oh scusa! Ho stretto troppo forte? > Chiese perplessa l'altra.

< Eh? Oh no no! > Esclamò Ginny imbarazzata, sentendosi avvampare.

< Bene > Fece Gweong < Allora. Perchè siamo qui... Clark >

< Ah certo! > Strillò l'altro, sfilando un foglio di pergamena dal mucchio e porgendolo alla donna.

< Horace mi ha chiesto come favore se potevo venire ad assistere a questa partita, portando con me Clark. Ha detto che non me ne sarei pentita. E aveva assolutamente ragione > Disse lei, sorridendo < Per adesso non possiamo fare nulla di ufficiale. Sei ancora a scuola. Ma ci piacerebbe se tu valutassi la nostra offerta >

Jones spinse il foglio verso di lei. Ginny lo prese titubante, cercando di decifrare la spigolosa calligrafia con cui era scritto.

< Non ne avevo una copia con me > Intervenne Williams < Quindi l'ho scritto a mano e di fretta. Ma domani mattina le invierò quello ufficiale. E' un precontratto con le Holyhead Harpies... >

Da quel momento il cervello di Ginny parve spegnersi definitivamente. Continuò a spostare lo sguardo tra il foglio, Williams e Jones. Non vedendo davvero nessuno dei tre.

< In fin dei conti non è nulla di particolare > Intervenne Jones, tagliando corto la prolissa spiegazione di Williams < Solo le clausole di ammissione alla squadra riserve e l'impegno a non fare provini con altre squadre prima di averlo fatto con noi. Anche se penso che sia solo una formalità. Harry ci ha detto che sei nostra tifosa e, da quello che ho visto oggi in campo, ci metterai più o meno due giorni a passare dal provino alla squadra titolare. Ah, se tu sei d'accordo vorremmo inviarne una copia anche ai tuoi genitori, con il vincolo di non parlare di te ad altri osservatori >

Ginny aveva ancora delle serie difficoltà a mettere in fila due sillabe, ma riuscì ad annuire.

< Fantastico > Esclamò Williams, euforico < Vado immediatamente in sede per sbrigare le pratiche di burocrazia >

< E io devo correre agli allenamenti > Fece Jones < E' stato un vero piacere conoscerti e vederti giocare. Spero davvero di vederti per il provino vero a proprio in Luglio >

Ginny strinse le mani ai due e li guardò uscire, poi abbassò lo sguardo verso la pergamena che teneva. Da quello che riusciva a tradurre da quella grafia, era un vero e proprio contratto.

Un contratto...

Di un provino...

Per una squadra di quidditch...

Con Gweong Jones...

Un contratto...

Di un provino...

Per una squadra di quidditch...

CON GWEONG JONES!

< A giudicare dall'aria di chi ha appena preso un paio di bolidi in testa, deve essere andato tutto bene >

Harry era comparso accanto a lei, sorridente come poche volte l'aveva visto. Ginny lo guardo a bocca aperta. Harry inclinò la testa, divertito.

< Ma... Come... > Balbettò Ginny.

< Lumacorno > Disse semplicemente Harry < Dopo la battaglia, mi ha detto che se avevo bisogno di qualsiasi cosa dovevo solo chiedere. E io ho chiesto >

< Ma quando... >

< A natale. Non hai avuto sul serio nemmeno un sospetto quando ti ho costretta ad andare alla festa di Lumacorno? >

No... Nemmeno uno.

< E Gweong Jones ha accettato? >

< Non poteva dire di no a Lumacorno > Ghignò Harry.

< Hai fatto tutto questo... Per me? > Chiese piano Ginny.

Harry sorrise ancora di più.

< Penso che dopo tutto... Tutto quello che è successo lo scorso anno. Ti meritassi qualcosa. Un regalo. Tipo per “Buona nuova vita” o qualcosMPFH... >

Ginny lo aveva afferrato per la maglietta e lo aveva baciato. Non riusciva davvero a crederci. Gweong Jones che la veniva a guardare giocare e che poi le chiedeva di entrare nella sua squadra del cuore. Forse nemmeno nelle sue fantasie adolescenziali aveva osato sperare tanto. Ed ora era vero.

Il bacio fu lungo. Quasi infinito. E anche quando ebbe bisogno d'aria, Ginny non si allontanò più di qualche millimetro.

< Non so cosa dire... >

< Non serve che tu dica nulla >

< Ti amo > Sussurrò Ginny, guardandolo negli occhi < Grazie Harry. Grazie per quello che fai e hai sempre fatto per me >

Harry la strinse più forte.

< Era il mio sogno, fin da quando ero bambina >

< Lo so > Le mormorò Harry all'orecchio < Per questo l'ho fatto >

Prendendole la mano, uscirono insieme dalla stanza, diretti verso la festa in sala comune.

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