A family is a family - di marmocchi in giro per casa e altre avventure di StormLight94 (/viewuser.php?uid=70510)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ristoranti cinesi da due soldi ***
Capitolo 2: *** Quando è meglio specificare subito di cosa si sta parlando ***
Capitolo 3: *** Iniziare a temere per la propria incolumità fisica ***
Capitolo 4: *** Somiglianze ***
Capitolo 5: *** Parole di troppo ***
Capitolo 6: *** Scommettiamo? ***
Capitolo 7: *** Regali amorevoli ***
Capitolo 8: *** San Valentino ***
Capitolo 9: *** Inizi ***
Capitolo 10: *** Nomi ***
Capitolo 11: *** Papà? ***
Capitolo 12: *** Quando ad un momento speciale si aggiunge un altro momento speciale ***
Capitolo 13: *** "Stanno facendo...un esperimento" ***
Capitolo 14: *** Tutto sotto controllo ***
Capitolo 1 *** Ristoranti cinesi da due soldi ***
123
Ristoranti cinesi da due soldi
Quella serata tra ragazze stava proseguendo in modo strano.
Sia Penny che Amy si
trovavano in bagno, la prima seduta sul water mentre la seconda sul
bordo della vasca. Entrambe avevano il volto pallido e l'aria
preoccupatissima.
Bernadette le guardava severamente, mentre cullava il suo bambino di due mesi soltanto.
« Forza, cosa aspettate a farlo? »
Le due ragazze si scambiarono un'occhiata tesa, non convinte affatto di quello che stavano per fare.
« Io non credo sia necessario. Dico davvero. »
Amy annuì energicamente. « Esatto, si tratta solo di un'intossicazione alimentare o qualcosa del genere. »
Emily restava immobile
dietro la microbiologa cercando di non ridere per l'esagerazione di Amy
e Penny ad una cosa tanto semplice come quella.
« Oh, ma la volete finire di fare le bambine? Volete togliervi il dubbio o no? »
« E va bene, ma tanto
ti accorgerai che non sarà nulla di che. Probabilmente è
tutta colpa di quel ristorante cinese da due soldi dove siamo andate.
» borbottò la rappresentante farmaceutica aprendo la
scatola e tirando fuori due bastoncini che passò poi uno ad Amy
mentre l'altro lo tenne per sé.
« Certo, infatti
è colpa del ristorante se avete entrambe un ritardo, vi sentite
gonfie ed avete la nausea ogni mattina. » replicò
Bernadette severa, come se fosse una madre alle prese con due figlie
adolescenti ed irresponsabili. « E ricordate che io ci sono
passata prima di voi e so cosa si prova. Non potete ingannarmi. »
Sospirando, entrambe seguirono le istruzioni riportate sulla scatola finché non rimase loro solo da attendere.
Nonostante l'attesa fosse breve sembrava un tempo infinito da far passare.
Ancora pochi secondi e avrebbero potuto dire, per una volta, che Bernadette si sbagliava.
Penny sbirciò prima
il bastoncino di Amy e quest'ultima fece la stessa cosa con quello
dall'amica seduta in parte. Come a scuola, quando si guarda il
risultato del compito del compagno di banco prima del proprio per paura
di scoprire il voto.
Sgranarono gli occhi entrambe e si fissarono per un paio di secondi prima di gridare all'unisono.
« Sei incinta! »
Note autrice:
Sì,
ho deciso di iniziare questa raccolta e no, non so nemmeno io
perché lo stia facendo. Ho solo bisogno di qualcosa di fluff e
divertente, capitemi <.<
Il numero di flash e one-shot è indefinito. Andrò avanti con la raccolta finché avrò l'ispirazione.
Qui
ancora di marmocchi in giro non ce ne sono, ma arriveranno presto,
tranquilli xD Sarà una raccolta di spaccati di vita quotidiana
che ha inizio con, appunto, la gravidanza di due delle protagoniste. Bernadette ha già dato.
Gli
aggiornamenti, come ormai avrete capito, saranno assolutamente random.
Quindi niente criterio di aggiornamento, ci sarà un capitolo
quando capita xD Mi impegnerò a non far passare troppo tempo,
promise.
Detto
questo al prossimo capitolo che, visto che è già scritto,
sarà lunedì 18 gennaio (sono buona e non farò
passare troppo tempo).
A presto e grazie infinite a chiunque seguirà <3
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Quando è meglio specificare subito di cosa si sta parlando ***
111
Quando è meglio specificare subito di cosa si sta parlando
Amy era agitatissima, come
mai lo era stata in vita sua. Nemmeno quando Sheldon si era presentato
il giorno del suo compleanno con un regalo speciale si era sentita
così nervosa.
Aveva già fatto passare troppo tempo ed ora era arrivato il momento di dirglielo.
Quando sentì
l'inconfondibile bussata si precipitò ad aprire, non prima di
aver preso un grosso respiro ed essersi asciugata entrambi i palmi
umidi delle mani sulla gonna.
Sheldon era lì, come sempre, ma non sembrava affatto felice.
« Non avrei mai pensato che sarebbe capitata una cosa del genere. » disse il ragazzo con tono grave.
Amy si agitò ancora di più. « Te lo ha detto Leonard? »
« Ma certo che me lo ha detto, è il mio migliore amico! Come poteva tenermelo segreto? »
« Avrei...preferito dirtelo io stessa. » mormorò a disagio.
« E' indifferente
saperlo da te o da Leonard o dal fattorino che porta la pizza. Ormai il
danno è fatto. » sentenziò entrando in casa della
fidanzata e sistemando la tracolla sul divano.
« Come abbiamo fatto
ad essere così sprovveduti, Amy? Non siamo dei ragazzini,
avremmo dovuto prestare più attenzione. » continuò
lui scuotendo la testa rammaricato.
Amy non riusciva a dire una
sola parola, troppo sconvolta sia dalla notizia sia dal modo drammatico
con cui il fidanzato stava reagendo.
« È tutta
colpa tua, lo sapevo fin dall'inizio che sarebbe stata una pessima idea
» concluse il fisico imbronciandosi e tormentandosi il labbro con
i denti.
« Mia?! Guarda che la colpa è anche tua se permetti » sibilò iniziando a sentirsi un po' arrabbiata.
Sheldon sospirò.
« Sì, me ne rendo conto. Ho ceduto alle tue pressioni pur
sapendo ai rischi a cui sarei andato incontro. »
Amy spostò il peso
da una gamba all'altra nervosamente. Non aveva il coraggio di guardarlo
negli occhi. Forse aveva ragione, forse la colpa era solo sua.
« Che cosa facciamo? » disse infine in un sussurro.
Sheldon camminò a
tondo per la stanza portandosi entrambe le mani sui fianchi mentre
rifletteva sulle varie opzioni. Una volta fermo alzò lo sguardo
sulla ragazza di fronte a sé.
« Vuoi portarla a termine? » disse senza tanti mezzi termini.
Amy sbiancò. Da una parte se lo aspettava una domanda di quel tipo, ma sentirla ad alta voce le fece parecchio male.
« Io...certo che la
voglio portare a termine! » alzò la voce. « Sia con
te che da sola, non mi importa! » disse con le lacrime agli occhi.
Il fisico alzò le
entrambe le mani in segno di scusa. « Okay, okay...penso anche io
che sia la soluzione migliore. » Vedendo la ragazza con gli occhi
lucidi Sheldon iniziò a preoccuparsi.
« Amy, su, non
piangere. Capisco che sia una notizia inaspettata e sconvolgente, ma
non c'è bisogno di reagire così. Leonard mi ha sempre
detto che piangere per queste cose è da stupidi ed infantili.
»
« Quindi sono stupida
ed infantile! » urlò la ragazza portandosi le mani sul
viso per nasconderlo mentre le lacrime le rigavano le guance.
Sheldon non aveva la
più pallida idea di cosa fare. Non pensava di vedere una
reazione di questo tipo da parte di Amy. Si avvicinò e,
titubante, appoggiò una mano sulla sua spalla.
« Dai, dai...Sheldon è qui. »
A nulla valse il suo infallibile metodo di conforto. Amy era ancora un fiume di lacrime.
« Non è
così grave infondo. Ci restano soltanto quattro episodi da
vedere e il finale è abbastanza conclusivo, da quello che ho
letto su internet. »
Amy si asciugò gli occhi con la manica del maglione, ma si accorse in ritardo delle parole del fisico.
« Cosa...cosa stai dicendo? » disse con voce rotta.
Sheldon sbatté gli occhi un paio di volte, un po' confuso. « Sto parlando di Gracepoint
e di come abbiano voluto cancellare la serie tv soltanto dopo dieci
episodi, mi pare ovvio. » Lo sguardo di Amy misto ad
incredulità e perplessità lo lasciò senza parole
per un paio di secondi. « Perché, tu cosa avevi capito?
» disse quando appurò che per tutto il tempo avevano
portato avanti due conversazioni differenti.
« Stai parlando di
una serie tv, Sheldon? » sibilò furiosa. « TU stai
parlando di una stupida ed inutile serie tv? » ripeté a
tono più alto. Sheldon iniziò ad indietreggiare.
« Ehm...c-credo che
mi avvallerò della facoltà di non rispondere »
balbettò iniziando ad essere leggermente spaventato. Una Amy
furiosa era proprio quello che non voleva.
« Io credevo sapessi
della mia gravidanza e che ne fossi sconvolto quanto me! Invece per
tutto il tempo hai parlato di una serie tv! » sbottò
incredula.
« Amy...cosa...sei
incinta? » disse con voce stridula il fisico ora completamente
allibito e non del tutto sicuro di aver capito bene.
La neurobiologa roteò gli occhi. « Era ora, è da mezz'ora che sto cercando di dirtelo. »
« Quindi non stavamo parlando Gracepoint? » tentò ancora a mezza voce, appigliandosi ad una vana speranza.
« No! »
« Ah » disse solo prima di cadere rovinosamente a terra.
Amy incrociò le braccia al petto e sospirò guardando l'uomo privo di sensi.
« Forse avrei fatto meglio a fargli vedere gli ultimi episodi prima di dirglielo. »
Note autrice.
Eccomi qui, puntualissima^^
Per questa seconda flash ho voluto immaginare semplicemente che Sheldon
ed Amy, a causa di un piccolo fraintendimento, finiscono per portare
avanti due conversazioni parallele. Ovviamente Amy è
preoccupatissima per la gravidanza mentre Sheldon...per la
cancellazione di una serie tv.
Sheldon era stato convinto da Amy ad iniziare questa serie per questo
era così arrabbiato con lei, dandole perfino la "colpa" per
tutto. Ma tranquilli, questa volta non sarà come con The Flash xD
Okay, credo di aver finito con le spiegazioni anche perché non c'è nulla da spiegare praticamente.
Alcune flash sono già state scritte quindi, intanto, posso
mettere la data del prossimo aggiornamento (per una volta mi sono
organizzata *esulta felice*).
Ci vediamo giovedì 21 gennaio^^
A presto!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Iniziare a temere per la propria incolumità fisica ***
111
Iniziare a temere per la propria incolumità fisica
« Non so se sia peggio avere la propria moglie con gli sbalzi
d'umore a causa della gravidanza o avere sia la moglie che la sua
migliore amica con continui sbalzi d'umore a causa della gravidanza di
entrambe! » sbottò Leonard rigirando la pasta nel piatto.
Howard ghignò. « La colpa è vostra che le avete messe incinte entrambe nello stesso momento. »
« Bernadette non era
così malefica quando era nel bel mezzo della gravidanza. Sapete
cosa ha fatto Amy allo Star Wars day? Mi ha preparato la torta a forma
di Morte Nera come tutti gli anni e a metà del secondo film ha
iniziato a dire che preferisco il film a lei, che non le presto mai
attenzione e che lei deve solo preparare torte dalla forma rotonda che
detesta solo per farmi felice. Poi ha preso la mia torta dal piatto e
l'ha buttata via. Infine ha iniziato a piangere dicendo che non era
colpa sua, ma degli ormoni e ho dovuto rimanere tutta sera a farle le
coccole sul divano mentre si mangiava metà della torta rimasta.
Assurdo » si lamentò Sheldon sedendosi al tavolo della
mensa insieme ai soliti amici dopo aver udito Leonard parlare di cosa,
per lui, è peggio.
« Penny quando si
sente giù va a fare shopping per poi tornare a casa e piangere
perché non trova più vestiti che le piacciono della sua
taglia. Poi mi insulta dicendo che è colpa mia se non le va
più bene niente » disse Leonard.
« Vi prego ditemi che
c'è un film nuovo da andare a vedere o un videogioco da provare
o qualunque altra cosa possa liberarmi di Amy per un paio di ore!
» supplicò Sheldon all'idea di dover tornare a casa e
sorbirsi una Amy fin troppo emotiva e bipolare.
Improvvisamente il
cellulare posto sul tavolo iniziò a suonare. Leggendo il nome
della fidanzata Sheldon rabbrividì.
Nemmeno il tempo di sbloccare la chiamata che dall'altra parte si sentivano già delle urla isteriche.
Il fisico cercò di parlare con tono pacato, ma bastarono due parole in più per iniziare ad innervosirsi.
« Non so dove siano
finite le tue barrette al caramello...no che non le ho mangiate, sai
benissimo che io non—!» alzò gli occhi al cielo.
« Certo, hai ragione...» abbassò la voce e diede una
veloce occhiata agli amici seduti di fronte, prima di girarsi
dall'altra parte per non dare troppa testimonianza della conversazione
che stava portando avanti con Amy.
« No che non esco
prima dal lavoro per prenderti le barrette al caramello! »
urlò sottovoce. « Qui ho ricerche importanti da fare,
teorie da dimostrare, scienziati da sminuire; non ho tempo di stare
dietro alle tue ridicole voglie da gravidanza e—»
Raj e Howard si scambiarono
occhiate d'intesa e a stento si trattenevano dallo scoppiare a ridere.
Riuscivano a sentire fino a lì le urla di Amy dal telefono.
Sheldon, infine,
lasciò andare un lungo sospiro. « A che ora hai detto che
chiude il negozio? Sì, alle cinque sono già lì,
anzi alle quattro e mezza così sono sicuro. Certo che dovresti
darti una calmata ragazzina...»
Howard si avvicinò
all'orecchio dell'amico e ridusse la voce ad un sussurro appena
udibile. « Con quel "dovresti darti una calmata ragazzina" si
è praticamente scavato la fossa da solo. » L'indiano
annuì energicamente, già pronto mentalmente a dare
l'addio all'amico.
Prima di chiudere la chiamata i ragazzi udirono piuttosto distintamente un "quando torni a casa faremo i conti" da parte di Amy.
Mettendo il cellulare in
tasca Sheldon si rivolse a Leonard. « E poi ti chiedi
perché ci abbia messo così tanto per decidermi di
iniziare a convivere con una donna. »
Howard guardò il
fisico piuttosto sorpreso. « Wow, è bastata una donna
incinta per renderti uno zerbino peggio di Leonard. »
« Ehi, io non sono
uno zerbino! » protestò il fisico sperimentale sentendosi
chiamato in causa. Anche il suo cellulare squillò, ma per
l'arrivo di un messaggio.
« Ragazzi, sabato
salta la nostra maratona di film di fantascienza sugli alieni. Penny
vuole portarmi a vedere il nuovo film con Robert Pattinson »
borbottò per nulla entusiasta all'idea di andarci.
« Un altro film romantico/drammatico? Ma tu odi quei film » constatò Howard scettico.
« Sì, è vero, ma Penny non vuole andare da sola e mi ha chiesto di accompagnarla. »
Howard finse di tossire ed infilò in mezzo un "zerbino" che camuffò non poi così bene.
Leonard fece finta di non aver sentito.
Sheldon spostò i pezzi di carne nel piatto senza nemmeno assaggiarne un boccone.
« Spero solo che questo periodo finisca presto. Non ne posso più. »
« A chi lo dici » borbottò Leonard decidendosi finalmente di mangiare qualcosa.
Raj, guardando gli sguardi abbattuti ed amareggiati dei due fisici, iniziò a ridere.
« Ragazzi, siete
sempre i soliti esagerati. Le vostre donne sono solo un po' più
emotive del normale, non c'è nulla di cui preoccuparsi. I nove
mesi della gravidanza sono tra i più belli della vita. »
Sheldon e Leonard gli lanciarono un'occhiataccia omicida ed Howard si passò una mano sotto il mento.
« Già hai
ragione, pensa a quando sarà Emily ad aspettare un bambino.
Quando sarà più emotiva, come dici tu, ti troverai con il
corpo sottoterra e la testa conficcata in una picca » disse
rivolgendogli un breve sorriso ironico prima di riprendere a mangiare.
Un anno e mezzo dopo, quando Emily gli annunciò di essere incinta, a Raj tornarono subito in mente le parole di Howard.
E un brivido gli percorse tutta la schiena.
Note dell'autrice
Bene bene, putnuale come un orologio svizzero aggiorno questa raccolta stupidissima xD
Questa volta i nostri baldi eroi hanno dovuto affrontare qualcosa di
peggiore rispetto a qualunque cosa si erano mai immaginati: Amy e Penny
con sbalzi d'umore.
Sheldon ridotto ad un servo per Amy; Leonard ad una valvola di sfogo a
cui lanciare insulti gratuiti per la sua "condizione" per Penny. Beh,
poteva andare anche peggio no?
Se le due ragazze sanno incutere così tanto timore ai loro uomini non oso immaginare Emily. Povero Raj xD
Non ho più nulla da dire se non ringraziarvi per aver letto e
recensito le precedenti flash e sperando che sia questa che le prossime
riescano a divertirvi almeno un pochino :D
Mi sto divertendo parecchio a scrivere queste scemenze ed è un
ottimo stacco alla noia e allo stress della quotidianità, quindi
spero di riuscire a portarla avanti per un bel po' di tempo.
Ebbene sì, lo so che siete stupiti quanto me, ma ho la data
anche per la prossima flash. Questa volta dovrete pazientare un po' di
più.
Ci vediamo mercoledì 27 gennaio :D (certo che se aggiorno a
questa velocità finiscono in fretta le flash pronte <.<)
A presto!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Somiglianze ***
111
Somiglianze
« Ho una laurea e due dottorati di ricerca e mi ritrovo a fare da baby sitter al figlio di qualcun altro. »
Sheldon guardò il
piccolo Simon Wolowitz nella culla che lo fissava curioso. Nonostante i
peluche e i giochi colorati che lo circondavano la sua attenzione era
sempre concentrata sul quel tizio che se ne stava un po' in disparte
con le braccia incrociate.
« Sono solo un paio
di ore Sheldon. Il tempo di cenare e poi verranno a riprenderselo
» disse Amy cercando di tranquillizzarlo. Avvicinò un dito
al bambino il quale lo afferrò prontamente, ma quando Sheldon si
avvicinò un po' di più per studiare quel piccolo
esserino, Simon lasciò la presa e tornò a fissare il
fisico teorico.
« Amy, quel bambino mi guarda in modo strano » appurò storcendo il naso.
Amy sospirò. « Ha soltanto sei mesi, a malapena capisce quello che gli sta attorno. »
« Credo abbia lo stesso sguardo inquietante di Howard quando si trova vicino ad una bella ragazza. »
Guardando il bambino, la neurobiologa si domandò dove vedesse la somiglianza con l'ingegnere.
A lei, più che Howard, ricordava molto Bernadette.
La piccola, apparentemente dolce ed adorabile, Bernadette.
Note dell'autrice:
Flash piuttosto corta, solo
200 parole, ma non mi andava di approfondire o allungare ulteriormente.
Semplicemente, Amy e Sheldon si ritrovano a fare da baby sitter a Simon
Wolowitz (finalmente il primo dei marmocchi) e per uno la
somiglianza è palese con Howard mentre per l'altra con
Bernadette. Vedremo più avanti chi avrà ragione tra i due
xD
Visto che è stata molto corta la prossima sarà domenica 31 gennaio.
Grazie ancora per le splendide recensioni, alla prossima :D
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Parole di troppo ***
114
Parole di troppo
Leonard, tornando nel nuovo appartamento che avevano deciso di
acquistare per avere più spazio, trovò sua moglie sul
divano che mangiava gelato con il cucchiaio mentre piangeva.
« Oh no, stai
guardando ancora Io e Marley? Dispiace anche a me per il cane, ma non
c'è bisogno di fare così ogni volta. »
« No...»
singhiozzò. « Sto piangendo perché sono cicciona e
non riesco a smettere di mangiare! » disse tra le lacrime mentre
si portava alla bocca una generosa porzione di gelato.
« Sei incinta,
tesoro. » disse il marito per giustificare il suo comportamento
insolito. « È normale prendere qualche chilo in
più. A me piaci anche se sei un po' più grassa. »
Leonard si sedette accanto alla donna e le passò la mano sulla
schiena dolcemente.
Penny ora non piangeva più, fissava il marito immobile, senza muovere un solo muscolo.
Leonard si accorse che non era esattamente quello che Penny voleva sentirsi dire.
Si preparò mentalmente a passare la notte sul divano.
Sistemandosi la coperta e
il cuscino offerti gentilmente – per modo di dire - dalla moglie,
diede un'ultima occhiata al cellulare per vedere se c'erano messaggi
nuovi in arrivo. Ne trovò uno di Sheldon.
“Ho appena scoperto di non dover mai e poi mai dire ad una donna incinta che è grassa.”
Leonard digitò velocemente.
“Questa sera divano anche per te?”
Dieci secondi dopo la risposta.
“Non mi va di parlarne.”
Angolo dell'autrice.
Siamo ancora alle prese con piccoli
ed insignificanti problemucci da donne incinte. Insomma, Leonard e
Sheldon saranno anche dei geni, ma su certe cose proprio non ci
arrivano u.u
Amy e Penny sono proprio cattive non c'è che dire xD
Come flash mi dice poco devo essere sincera, ma lascio a voi ovviamente ogni giudizio, positivo o negativo che sia.
Ringrazio tutti come sempre e ci vediamo giovedì o venerdì, non so bene xD
A presto!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Scommettiamo? ***
111
Scommettiamo?
Più volte si erano
ritrovati ad ipotizzare chi avrebbe partorito per prima. Usarono la
matematica per calcolare la durata esatta in base alla presunta data
del concepimento insieme ad uno studio approfondito della situazione
familiare di entrambe per scoprire se c'erano stati casi di nati
prematuri oppure in una data successiva a quella ipotizzata dal medico.
Così alla fine tutti, dopo una lunga ricerca e un'accesa discussione, scommisero una bella somma su Amy.
« Io continuo a dire
che sarà Penny la prima » disse Leonard incrociando le
braccia al petto. « Non puoi essere sempre tu il primo in ogni cosa. »
« Leonard, capisco il
tuo provare un continuo senso di inferiorità nei miei confronti
perché, come ben sai, sono infinitamente superiore a te in qualsiasi
cosa, come abbiamo già appurato più e più
volte...» Sheldon smise di gustare il suo piatto thailandese solo
per poter dimostrare ancora una volta la sua superiorità e
strafottenza. «...ma sarà Amy la prima a far nascere i
miei figli. Il che mi porterà ad essere il secondo qui dentro a
diventare padre. Anche se ora che ci penso avrei preferito guadagnare
la prima posizione. »
« Come se fosse una gara...» alzò gli occhi al cielo il fisico sperimentale.
Raj, che intanto si gustava
il vino sotto lo sguardo invidioso di Penny, interruppe l'ennesima
discussione che da mesi portavano avanti i due amici.
« Pensate se invece partorissero insieme! »
Ci fu solo una breve risata generale mentre immaginavano quell'improbabile, ma non impossibile, scenario.
Mentre guidava la sua auto,
Raj si chiese perché il karma ce l'avesse così tanto con
lui. Cercava di andare il più velocemente possibile, spronato
dai continui strilli di Penny seduta al lato del passeggero che, tra
una contrazione all'altra, lo minacciava di morte sicura se non si
fosse dato una mossa. Dietro, Emily cercava di tranquillizzare una Amy
entrata totalmente nel panico appena iniziò ad avvertire dei
dolori al ventre mentre saliva in macchina.
« Ma perché
non sto mai zitto? » si disse tra sé e sé mentre le
due ragazze gli urlavano di muoversi.
Giunti in ospedale i medici
si presero subito cura di entrambe le donne e Raj, con mano tremante,
prese il cellulare ed iniziò a chiamare i due neopapà.
Sheldon era tesissimo. Si passava le mani sulle ginocchia e le stringeva mentre cercava di tranquillizzarsi in qualche modo.
"Andrà tutto bene" si disse. "Tutto bene."
« Sembri molto nervoso. Vedrai che andrà tutto per il meglio. »
Sheldon si voltò
alla sua destra, abbozzando un sorriso ed accavallando una gamba
sull'altra cercando di mostrare il massimo della disinvoltura.
« In realtà
sono tranquillissimo, Amy » disse, ma una fugace occhiata
all'ingresso tradì le sue parole.
Amy riusciva a capire il suo senso di disagio anche se lui cercava in tutti i modi di non darlo a vedere.
« So che vorresti essere dai tuoi amici in questo momento. Vai da loro, su. »
Sheldon la guardò
incerto. « No, non importa. Posso restare anche qui. Appena
sarà tutto finito mi informeranno sicuramente » disse
infine dopo essersi preso una breve pausa.
« Sto bene, Sheldon,
è stato solo un falso allarme. Verrei anche io, ma come vedi
sono costretta a rimanere a letto. »
« Sei sicura? »
Lei sorrise sincera ed annuì.
Sheldon non se lo fece ripetere un'altra volta e si alzò di scatto, precipitandosi verso la porta.
« Ci metterò
solo due secondi, te lo prometto! » disse sparendo dalla sua
vista. Un attimo dopo lo vide sbucare con la testa dalla porta semi
aperta.
« Ovviamente non si
tratta di due secondi letterali perché, come vedi, ci ho messo
più tempo solo per uscire dalla stanza. Quindi calcolando il
tempo che ci metterei a raggiungerli e tenendo conto anche dell'ora in
cui siete arrivati più il tempo che ho atteso qui, direi che
approssimativamente—»
« Vai! » lo incitò Amy con la mano, ridacchiando per i suoi commenti sempre nei momenti poco appropriati.
Raggiunta la stanza dove si trovavano i suoi amici, Sheldon vide Leonard cullare e parlare al bambino che aveva in braccio.
« Ehi, guarda chi
c'è, lo zio Shelly! » disse in falsetto al bambino non
appena vide il fisico teorico fermo all'ingresso.
Sheldon deglutì e rimase immobile nella stessa posizione.
« Tecnicamente non
sarei suoi zio visto che, per quanto mi dispiaccia ammetterlo, non
abbiamo alcun legame di sangue » disse a bassa voce come
prima cosa che gli venne in mente. Si sfregò le mani in un gesto
nervoso.
« Allora niente zio per te. Vieni Matt, andiamo dallo zio
Raj. Almeno lui mostrerà un po' più di entusiasmo »
borbottò rimarcando appositamente la parola "zio" nel riferirsi
all'indiano. Si sentiva offeso per essere stato stroncato in questo
modo quando l'unica cosa che voleva fare era renderlo partecipe a
quell'evento importantissimo per lui.
Raj portava sul viso ancora
i segni del fiume di lacrime che versò appena vide il bambino,
le stesse che aveva versato alla nascita di Simon Wolowitz.
« Ehi, cosa stai
facendo? » sbottò all'improvviso Sheldon quando
capì le intenzioni di Leonard. Immediatamente si frappose tra il
suo migliore amico e l'astrofisico. « Se c'è qualcuno qui
che deve prendere per primo Matthew Hofstader in braccio quello sono io
perché IO sarò sicuramente uno zio
migliore di tutti loro messi insieme! » disse allungando le
braccia verso di lui e scoccando un'occhiataccia a Raj, come a voler
rimarcare che quel diritto spettava a lui e a lui soltanto.
Leonard, al massimo della perplessità, gli mise il bambino tra le braccia senza dire una sola parola.
Per tutto il tempo Sheldon
si lamentò dei neonati, del fatto che fossero troppo rumorosi e
fastidiosi, ma nemmeno una volta si offrì di darlo in braccio a
qualcun altro che non fossero i genitori.
« Comunque avete
perso tutti quanti. Voglio i miei soldi! » disse Leonard con un
largo sorriso facendo borbottare tutti quanti mentre mettevano mano ai
portafogli.
« E va bene » disse Sheldon riluttante mentre gli allungava una banconota. « Per questa volta sarai tu il primo.»
Note dell'autrice.
Questa volta un capitoletto un po' più lungo ci voleva.
Finalmente è nato un altro dei
marmocchi e si tratta di Matthew Hofstader. Pensavate davvero che le
avrei fatte partorire insieme? :D
Infondo in una situazione del genere
penso che avrebbero fatto mille congetture e mille ipotesi oltre che
scommesse, ma nessuno di loro ha azzeccato a quanto pare xD
Sappiamo inoltre che Sheldon ed Amy
avranno due gemelli visto che si riferisce al plurale. Ma tranquilli
non ci vorrà molto prima di vedere anche loro, promesso.
Vi ringrazio ancora e alla prossima :D
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Regali amorevoli ***
111
Regali amorevoli
« Tua madre è stata molto carina a farci un regalo.
» disse Penny prendendo il pacchetto e scuotendolo vicino
all'orecchio per cercare di capire cosa c'era all'interno.
« Già, sinceramente non me lo sarei mai aspettato. »
« È appena
nato suo nipote. Anche se non lo dà a vedere è piuttosto
emozionata, sai? » La bionda guardò il bambino nella culla
che dormiva placidamente.
« Certo, infatti la
sua faccia quando ha visto Matt era uguale a quando parla di psicologia
o va a fare la spesa o mi parla assieme. » borbottò
commentando la monoespressività della madre.
Penny ridacchiò e
appoggiò la mano sul suo braccio. « Dai, questa volta ha
fatto un gesto carino. Non possiamo provare a darle una
possibilità? »
Lui sorrise. « Hai
ragione, non può essere peggio della tavoletta in legno con su
dipinto Gesù mentre battezza un neonato che Mary ha regalato a
Sheldon ed Amy per la nascita dei gemelli. »
Prese il pacchetto dalle mani della moglie ed iniziò a scartarlo. Quando aprì la scatola, sbiancò.
Penny allungò il collo per vedere cosa aveva inorridito così il marito.
Poi eccolo lì.
Il libro su come crescere i propri figli firmato da Beverly Hofstader.
Note dell'autrice.
Torno con una flash brevissima che ho scritto tipo in dieci minuti.
Beverly ha deciso di fare un regalo
per la nascita di suo nipote e cosa se non il suo rinomato libro (con
tanto di momenti super imbarazzanti di Leonard) su come crescere i
figli?
La prossima sarà a tema San Valentino e la pubblicherò domenica se riesco, massimo lunedì :D
Grazie ancora per le recensioni e a presto!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** San Valentino ***
147
San Valentino
Giunti al ristornate
prenotato da giorni, finalmente sentirono di potersi godere qualche ora
di pace e tranquillità senza pianti isterici, pannolini da
cambiare e bambini da rincorrere.
A tratti sembrava quasi
surreale non avere a che fare con piccoli marmocchi che spesso creavano
imbarazzo nel ristorante con le loro urla e i loro disastri.
« Ancora non mi
sembra vero di uscire tutti insieme senza quelle piccole pesti »
disse Penny aprendo la porta e facendo passare prima le due amiche.
« È vero,
sembra di essere tornati indietro di anni! » esclamò
Bernadette piuttosto euforica dalla prima serata di libertà dopo
tanto tempo di "prigionia".
« Al primo segno che
qualcosa non va per il verso giusto io torno indietro » disse
Sheldon dietro di loro rivolto ad Amy.
« Ma vuoi rilassarti?
Ne stai facendo una tragedia come sempre » sospirò Leonard
entrando per ultimo insieme ad Howard.
« Sì che ne
faccio una tragedia se a tenere i miei figli è qualcun altro
» sbottò secco dando una veloce occhiata all'amico.
Una volta sistemati al loro tavolo, Amy non riuscì a non preoccuparsi un po'.
« Siete sicuri che Rajesh se la caverà da solo con tutti quei bambini? »
« Andrà tutto
bene, stai tranquilla. Hai presente come tratta Cannella? Ecco, allo
stesso modo tratterà i tuoi figli » la rassicurò
l'ingegnere.
Ripensando a come Raj si
comportava con il suo cane, trattandola quasi fosse un bambino, si
sentì decisamente più sollevata.
« Hai ragione,
però credo siamo stati crudeli ad approfittarci di lui in questo
modo » continuò imperterrita Amy, iniziando ora ad
avvertire un debole senso di colpa.
« Qui siete stati voi
ad approfittarvi di Raj se vogliamo precisare » intervenne
Bernadette guardando prima la biologa e poi Penny. « Io e Howard
abbiamo deciso di lasciargli Simon per San Valentino e poi anche voi
avete pensato di fare lo stesso con i vostri bambini. »
Bernadette usò un tono serio, come se le stesse rimproverando di aver avuto la sua stessa idea.
« Raj è
l'unico di noi a non avere figli, quindi è giusto che si
sacrifichi ogni tanto » disse Penny lanciando uno sguardo
complice alla ragazza seduta in parte e prendendo il menù dei
vini.
« Io credo che Raj
sia stato solo gentile a lasciarci godere San Valentino in
tranquillità, tutto qui. » Leonard sorrise alle ragazze e
tornò a sfogliare il suo menù.
Ormai convinte di aver
fatto la scelta migliore iniziarono a parlare e ridere come sempre,
godendosi quelle poche di ore di tranquillità dove non avrebbero
dovuto alzarsi a portare i bambini al bagno, sgridarli perché si
erano rovesciati addosso qualcosa o cercare di imboccarli mentre
lanciavano il cibo dappertutto.
Mentre Sheldon rideva per
un'imitazione di Howard si rivolse ad Amy. « Credo che dovremmo
lasciare più spesso James e Alison insieme a Raj. »
In un appartamento poco
distante Raj si ritrovava a badare a quattro bambini svegli e pimpanti
che non sentivano assolutamente la mancanza dei genitori.
Infondo non era la prima
volta che teneva i figli dei suoi migliori amici e si era sempre
divertito con loro. Per questo si era offerto più che volentieri
di badare ai bambini visto che non aveva nulla in programma quella sera.
Ma non aveva tenuto conto al fatto che li avrebbe avuti tutti e quattro insieme.
« James smettila di
dare fastidio a tua sorella! Simon no, non ti arrampicare sul mobile!
Matt non correre con l'aereo in mano, se cadi ti fai male! »
Raj correva da una parte
all'altra dell'appartamento, facendo di tutto per far smettere James di
litigare e rubare i giochi ad Alison, Simon di arrampicarsi su
qualsiasi cosa e Matt di correre con oggetti in mano.
« Okay, adesso basta!
» urlò dopo l'ennesimo tentativo di farli calmare.
L'appartamento era disordinatissimo e perfino Cannella aveva deciso di
allontanarsi il più possibile per non finire nelle grinfie di
uno di loro, nascondendosi in camera.
Ovviamente nessuno gli diede retta e continuarono imperterriti nelle loro attività.
Ad un certo punto gli venne un'idea.
« Che ne dite di mangiare una fetta di torta e vedere un cartone animato? »
Improvvisamente Simon smise
la sua impresa di scalare la libreria, Matt si fermò tenendo
l'aereo ben saldo nelle mani e James lasciò il gioco che aveva
rubato a sua sorella dopo averle tirato i capelli.
Tutti e quattro lo fissavano curiosissimi.
« Totta? » disse uno di loro con gli occhi che brillavano.
Raj sorrise vedendo di aver
fatto centro. Matt era il più goloso di loro e infatti fu il
primo ad abbandonare l'aereo per terra e raggiungerlo.
« Sì Matt,
torta. Ma se non vieni qui non ne mangerai neanche un pezzo. La stessa
cosa vale anche per te James se non la smetti di litigare con Alis.
»
Si avvicinò al piano
della cucina e prese la torta avanzata del giorno prima. Fortuna che ne
era rimasta abbastanza per tutti.
Tutti e quattro si
portarono vicino al tavolo, ma non arrivavano nemmeno al bordo per cui
cercavano di alzarsi sulle punte per riuscire a vedere cosa, lo zio
Raj, aveva in mente di fare.
« Totta o'ccolato
» disse James allungando il braccio sopra il tavolo sperando di
riuscire a prendere una fetta, ma era troppo piccolo sia per arrivarci
sia per vedere cosa le sua mano stava toccando.
« Lo so che è
la tua preferita, James. Aspetta il tuo turno come tutti gli altri e
non essere impaziente » lo ammonì. « E visto
che sei stato dispettoso con Alis avrai la tua fetta per ultimo.
» James si imbronciò quando vide Raj dare per primo la
fetta a sua sorella, capendo così che davvero sarebbe stato
l'ultimo.
Il suo sguardo ricordava tantissimo quello di Sheldon quando le cose non andavano come aveva previsto.
Raj continuò a
tagliare tranquillamente. « Tieni pure il muso quanto vuoi, ma
sarai l'ultimo a prendere la tua fetta. Che ti piaccia o no. »
Ora era il turno di Simon di prendere la sua porzione. James si
imbronciò ancora di più. « Quello sguardo non ha
mai funzionato con tuo padre e non funzionerà nemmeno con te.
»
Ricordava tutte le volte
che Sheldon si imbronciava nella speranza di ottenere qualcosa da lui,
ma non aveva mai funzionato. Raj non aveva mai voluto dare troppo peso
ai comportamenti infantili del suo amico.
Quando finalmente anche
James ricevette la sua parte e quindi svanito il broncio e lo sguardo
corrucciato, Raj fece sedere i bambini sul tappeto e prese un dvd dalla
sua collezione. Sulla copertina il disegno di un cowboy e un ranger
spaziale con tanto di scritta "Toy Story".
Quando si sedette sul divano, o meglio, si accasciò
sul divano, Raj poté tirare un sospiro di sollievo nel vedere i
quattro marmocchi tranquilli e pacifici, tutto il contrario rispetto
alle pesti che aveva prima.
Si sentiva esausto e
constatò che lavorare tutto il giorno era molto meno faticoso
che badare per un paio di ore a tutti e quattro contemporaneamente.
Il cellulare squillò e Raj rispose.
« Ciao tesoro, come te la stai passando? Ti stanno facendo disperare? »
Emily ridacchiava
dall'altra parte del telefono, a Raj avrebbe voluto dirle che no, non
se la stava passando bene e che sì, lo stavano facendo
disperare. E parecchio anche.
Non sentendo alcuna risposta, la ragazza smise di ridere.
« Ehi, va tutto bene? »
« Emily ti ricordi quando dicevo che i bambini sono adorabili e che vorrei avere una famiglia numerosa? »
Emily corrugò la fronte perplessa. « Certo. »
Raj guardò per
un paio di secondi i bambini davanti a sé che avevano iniziato a
lanciarsi pezzi di dolce come se stessero facendo una battaglia.
« Dimenticalo. »
Note dell'autrice.
Eccomi qui con un capitoletto un po'
più lungo degli altri a tema San Valentino. Come avete visto
c'è stato un salto temporale, qui i bambini sono più
grandicelli. Questa OS era pronta già da parecchio e ho
calcolato male i tempi pensando di riuscire ad aggiungere altre flash
prima xD
Quindi penso che d'ora in avanti
avremo flash/one shot che non seguiranno un vero e proprio filo
cronologico. In alcune i bambini saranno più grandi, in altri
più piccoli. Tutto dipende da cosa mi viene in mente^^
Detto questo alla prossima e grazie
ancora a chiunque segue questa raccolta. Vi ricordo che le recensioni
sono sempre ben accette^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Inizi ***
147
Inizi
Bernadette mescolava il
sugo nella pentola lentamente. Con un occhio controllava che la cena
non si bruciasse mentre con l'altro osservava Howard accovacciato con
le braccia tese in avanti, invitando, con un sorriso, Simon a
raggiungerlo.
« Forza, vieni qui Simon! »
Il bambino si teneva
attaccato alla stoffa del divano per riuscire a rimanere in piedi.
Fissava curioso suo padre che da diversi minuti si trovava in quella
buffa posizione e continuava a dirgli di andargli incontro.
« Dai, so che ci riesci. Fallo vedere alla mamma. »
Simon prese coraggio. Anche
se si fosse staccato dalla presa sicura era certo che suo padre lo
avrebbe afferrato prontamente se per caso avesse vacillato a causa del
precario equilibrio. Si girò verso sua madre e appena ricevette
un sorriso, decise di provarci ancora.
Mollando la stoffa iniziò a muovere i primi passi verso Howard. La distanza era breve, poteva farcela.
Appena si avvicinò
al tappeto però inciampò e cadde in avanti, finendo
sdraiato. Per lo spavento iniziò a piangere.
Howard si portò
accanto al bambino e lo prese in braccio, cullandolo e massaggiandogli
la parte su cui era caduto. Poco tempo dopo Simon smise di piangere.
« Visto? Non è
successo niente » disse facendolo sedere sulle sue ginocchia.
« Hai fatto un sacco di strada, complimenti! » Lo prese per
i fianchi iniziando a fargli il solletico scatenando subito una risata
irrefrenabile nel bambino.
A Bernadette piaceva
guardare Howard insieme a suo figlio. Le piaceva vedere come lo
incoraggiasse, gli stesse vicino, lo confortasse e lo facesse
divertire. Howard sapeva farci con i bambini e nei suoi gesti esprimeva
tutto l'affetto che provava per lui e che mai aveva ricevuto dal padre
che era scappato via molti anni prima.
Era così assorta che non si accorse di aver dimenticato la pentola sul fuoco.
« Non senti puzza di bruciato? » disse improvvisamente Howard.
Bernadette si
risvegliò dall'incanto e spense immediatamente il fornello non
prima di aver tirato giù una sonora imprecazione.
Howard avvicinò la bocca all'orecchio del figlio ed abbassò la voce per non farsi sentire.
« Questa cosa non la impariamo però, okay? »
Note dell'autrice.
Eccomi tornata con un'altra flash questa volta tutta dedicata agli Howardette <3
Qualcosa di tenero e carino su di
loro dovevo scriverlo, sopratutto dopo la notizia bomba data nella
serie. Sono senza dubbio la coppia migliore dello show (dopo gli Shamy
of course) e sapere che adesso sono ufficiosamente alle prese con un
figlio riempie il mio cuore di felicità *.* ♥
Spero che vi sia piaciuta anche
questa flash. Vi ringrazio immensamente per i pareri positivi che state
dando a questa raccolta :D
A presto con il prossimo capitolo^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Nomi ***
111
Nomi
« Si sono addormentati finalmente » sussurrò Penny a bassissima voce.
« Già
finalmente. Sinceramente pensavo sarebbe stata un'impresa titanica
farli addormentare tutti e quattro contemporaneamente e invece è
stato piuttosto semplice. » Amy tornò dalla vecchia camera
di Leonard, ora destinata ai due gemelli, e si sedette al suo posto,
quello vicino al suo fidanzato.
« Spero solo che non si sveglino quando dobbiamo andarcene » commentò Leonard.
« Matt ha preso il
sonno profondo di Penny. Non si sveglierebbe nemmeno se scoppiasse una
bomba. Al contrario di Alison che al minimo spostamento di aria si
sveglia e inizia a piangere » disse Sheldon stancamente,
reduce di notti insonni.
« E ovviamente se piange Alison piange anche James. È un circolo» si aggiunse Amy a sua volta, esausta.
« Quindi non vi
azzardate a fare il minimo rumore o è la volta buona che davvero
mi butto dalla finestra. Non scomodatevi a venire al mio funerale
» disse il fisico teorico a bassissima voce guardando
minacciosamente i presenti.
Tutti quanti, un po'
intimoriti dal suo sguardo, un po' perché la voglia di sentire
pianti isterici quadruplicati non era quello che avevano programmato
quella sera, presero i loro piatti e lentamente iniziarono a mangiare.
Cercavano di fare tutto nel modo più silenzioso possibile e non dissero una sola parola. Ma non potevano stare in silenzio troppo a lungo, non era loro abitudine.
« Mi chiedevo...come
avete scelto i nomi dei bambini? » chiese Raj pensieroso mentre
faceva roteare il vino nel bicchiere.
Sheldon immediatamente gli
scoccò un'occhiataccia omicida e drizzò subito le
orecchie per captare anche il minimo rumore provenire dall'altra stanza.
« Raj! » urlò sottovoce per riprenderlo.
« Sheldon stai calmo. Non si sono svegliati. » Amy lo rassicurò appoggiando una mano sul braccio.
« Già. Ragazzi
non possiamo stare in silenzio per tutto il tempo, su! Basta solo non
urlare o alzare troppo la voce » disse Bernadette abbozzando un
mezzo sorriso.
« Allora temo che tu
non potrai aprire bocca per un bel po' di tempo. » Howard
ridacchiò e strinse la mano della moglie affettuosamente.
« Che cosa intendi dire? » disse quest'ultima assottigliando lo sguardo.
« Io? Assolutamente
niente. » L'ingegnere cercò in fretta un modo per
cavarsela e sperò che Bernadette non capisse il riferimento
scherzoso alla sua voce stridula, ma dato che il suo sguardo trasudava
tutt'altro che buone intenzioni, si allontanò un po', intimorito.
« Comunque tornando
alla tua domanda, Rajesh...» Amy si rivolse all'astrofisico.
« Con noi è stato semplice. Io ho scelto Alison mentre
Sheldon James » concluse e tornò a mangiare, come se la
sua spiegazione fosse stata sufficientemente esplicativa.
« Tutto qui? » chiese Penny delusa. « Speravo in un qualcosa di più interessante. »
« Sì esatto.
Conoscendovi non credo siete andati per esclusione o a caso »
intervenne Emily e Bernadette annuì.
« Ci deve essere un motivo se li avete chiamati James Nicholas Cooper e Alison Emmy Cooper. »
« Per James credo di
aver intuito, ma non sono sicuro per Alison » commentò
Leonard sorridendo e lanciando un'occhiata ai tre amici i quali
annuirono subito, poiché la stessa intuizione l'avevano avuta
anche loro.
Prima che Amy potesse
aprire bocca Penny la interruppe alzando due dita per zittire tutti e
squadrando i presenti mentre si mordeva il labbro eccitata dall'idea
geniale che aveva appena avuto.
« Io credo di aver capito da dove derivano i nomi! »
Tutti smisero di mangiare e la guardarono curiosi, aspettando la sua spiegazione.
« Per James scommetto
che hai voluto chiamarlo per James Bond, l'affascinante spia inglese
ormai diventato un cult del cinema. Il secondo nome Nicholas invece
perché avete voluto omaggiare Nicolas Cage. Ho indovinato vero?
» disse emozionata squadrando i due diretti interessati.
Amy e Sheldon sbatterono le palpebre un paio di volte, si guardarono per qualche secondo e poi tornarono a fissare la bionda.
« È la
spiegazione più stupida che abbia mai sentito. »
sentenziò il fisico teorico mostrando una certa nota di
disapprovazione nella voce.
« Perché? Non avete voluto omaggiare qualcuno con i loro nomi? »
« Sì, ma—»
« Ma non menzionando
quei due tizi che hai detto tu. » Sheldon interruppe Amy ed
appoggiò una mano sul suo ginocchio come a voler dire che d'ora
in avanti ci avrebbe pensato lui. « E poi chi sarebbe 'sto
Nicolas Cage? »
Le ragazze alzarono gli occhi al cielo, facendo finta di niente.
« Okay, allora
illuminaci, sua maestà. » lo preso in giro Penny
incrociando le braccia ed appoggiandosi completamente al cuscino del
divano, lanciandogli uno sguardo di sfida.
« Sono assolutamente
disposto a folgorarvi con il mio intelletto, come sempre del resto.
» si inumidì le labbra prima di iniziare.
« James è un
nome che appartiene a tre dei miei personaggi preferiti in assoluto,
ovvero il capitano Kirk, il detective Gordon e il padre di Harry
Potter. Inoltre è anche il nome dell'attore che ha prestato la
voce a Darth Vader e il Re Leone, ovvero James Earl Jones. »
Leonard, Howard e Raj si scambiarono uno sguardo d'intesa come a dire “lo avevamo già capito”.
« E Nicholas invece? » chiese Bernadette incuriosita.
« Ma come Nikola Tesla mi pare ovvio. »
« La mia spiegazione
era stupida mentre questa per te non lo è? » disse Penny
scettica accavallando una gamba sull'altra.
« Assolutamente. Vuoi mettere i due tizi che hai menzionato tu con Star Trek, Batman e Harry Potter? »
Penny sospirò
esasperata decidendo di smettere di dargli corda perché tanto,
in un modo o nell'altro, Sheldon avrebbe trovato il modo per avere
ragione.
« E a te andava bene
questo nome? » chiese Emily provando una certa nota di
compassione per Amy per essere stata costretta a scegliere un nome che
in qualche modo ricordasse un personaggio amato dal fidanzato.
« Beh contando che le
sue prime scelte erano Legolas, Severus, Spock e Luke direi di
sì. Almeno James è un nome normale. »
« Legolas è un
figo. Amico, io avrei appoggiato la tua scelta. » disse Raj
indicandolo con la forchetta e parlando con la bocca piena.
« Lo so Raj, peccato che Amy non l'abbia trovato così figo come tu. » sospirò rassegnato.
« Cos'ha che non va Luke? » chiese Emily un po' perplessa.
« Sheldon passerebbe
ore a dire “Luke io sono tuo padre” quindi l'ho scartato
immediatamente. Già mi basta quando lo ripete allo sfinimento
durante lo Star Wars day. » Amy scoccò un'occhiataccia
torva all'uomo seduto in parte il quale era intento a capire se quello
che aveva nel piatto era davvero pollo o meno.
« Ora è il
turno di Alison. Spero che almeno lei non riguardi un personaggio di
fantasia » Penny rivolse una breve occhiata al fisico teorico.
« Perché ti
urta così tanto che abbia deciso di chiamarlo come dei
personaggi che mi piacciono. Tu perché hai deciso di chiamare
tuo figlio Matthew? »
Sheldon era piuttosto
stizzito dalle frecciatine che Penny continuava a lanciargli. Il nome
lo aveva scelto lui, gli piaceva e questo doveva bastare.
«
Perché...beh, perché...» la ragazza si
bloccò e iniziò a mordersi il labbro, allontanando lo
sguardo dal suo.
« Penny? » Leonard corrucciò lo sguardo, interrogativo.
La bionda prese un grosso
respiro. « Perché mi è venuto in mente Matt Bomer e
ho pensato fosse un nome figo. Figo quanto lui. » rivelò
tutto d'un fiato guardando male il fisico teorico che intanto aveva
iniziato a sorridere soddisfatto.
« Vedi? Alla fine hai deciso di chiamarlo come un attore che ti piace. Il principio è lo stesso. »
Howard si sbilanciò
verso il fisico sperimentale, abbassando la voce. « Immagino che
tu abbia pensato a Matt Murdock, vero? »
Leonard si girò e sorrise. « Ovvio. Daredevil è un personaggio cazzuto. » disse e fece il pugno contro pugno con l'ingegnere.
« Amy non ci hai
ancora spiegato dove hai preso il nome Alison! » Penny si rivolse
all'amica nella speranza di deviare la conversazione da lei.
« Oh, è stato
semplice. Ho sentito una donna chiamare la figlia mentre ero al
supermercato e ho pensato che fosse un bel nome »
Penny e Bernadette si
scambiarono una veloce occhiata e quando vide che la biologa era
tornata a mangiare come se nulla fosse, la rappresentante farmaceutica
le rivolse un'occhiata piuttosto perplessa.
« Tutto qui? Nessuna spiegazione lunga ed elaborata su come hai avuto l'illuminazione sul nome? »
Amy alzò gli occhi
in un breve attimo di riflessione poi tornò a guardare l'amica.
« No, nessuna spiegazione. » disse. « Però il
secondo nome, ovvero Emmy, era il nome di una famosa scienziata. Ho
pensato fosse una bella idea omaggiare una persona tanto importante per
la scienza come lei » sorrise rivolta ai ragazzi che annuirono
compiaciuti, comprendendo chi fosse la donna in questione e i
contributi che aveva portato alla matematica e alla fisica.
« Senza dimenticare
che Alison era anche il nome di una supereroina degli X-men »
aggiunse Sheldon come a puntualizzare il perché avesse approvato
la scelta di quel nome.
Le ragazze alzarono gli occhi al cielo.
« E tu Rajesh? Come chiameresti tuo figlio o tua figlia? »
« Beh...»
incrociò le mani e ci pensò qualche secondo. « Mi
piacerebbe Julia, Jennifer oppure Justin se si tratta di un maschietto.
»
« Ma sono nomi americani. Non daresti un nome indiano? »
Raj arricciò le
labbra con aria infastidita. « No che non avrà un nome
indiano. I nomi americani sono più fighi. E non avrà
nemmeno l'accento indiano così nessuno lo prenderà in
giro per come pronuncia le parole. » Questa volta guardò
tutti i presenti, memore delle infinite volte in cui iniziavano a
tirarlo in giro per la sua pronuncia diversa.
« Non ti prendiamo in giro Raj » sospirò Howard.
« Invece sì
che mi prendete in giro! Non lo do mai a vedere ma ci rimango male
» alzò la voce, un po' arrabbiato, vedendo che nessuno di
loro abbozzava nemmeno uno straccio di scusa, ma anzi negavano tutto.
« Shh! I bambini si svegliano! » lo rimproverò Amy a bassa voce guardandolo malissimo.
« Ti ripeto che non ti prendiamo in giro » insisté Howard e anche Leonard gli diede ragione.
« Esatto. Nessuno ti ha mai preso in giro per come parli »
Raj alzò un sopracciglio. « Ah no? Una sola parola: mustacchi »
Appena lo sentirono tutti e tre gli scienziati ripeterono la parola ad alta voce, imitando il suo accento ed iniziando a ridere.
Si zittirono subito appena
sentirono dei gemiti dall'altra stanza e poi dei pianti incontrollati.
Sgranarono gli occhi e si portarono la mano sulla bocca, ma ormai era
troppo tardi.
Le tre madri lanciarono sguardi di fuoco ai loro uomini.
« Vi avevo detto di
non alzare troppo la voce! » sbottò Amy alzandosi per
prima e preparandosi a calmare due gemelli di otto mesi.
« Siete degli idioti.
» Bernadette sibilò verso di loro e Howard deglutì
spaventato per lo sguardo omicida che aveva riservato a lui in
particolare.
Penny, invece, se ne restò seduta.
« Ehm...tu...tu non vai? » domandò cauto Leonard verso sua moglie.
« Te lo scordi bello. Tu lo hai svegliato e tu lo fai addormentare di nuovo »
« O-okay...»
mormorò poco entusiasta. Howard e Sheldon gli mostrarono uno
sguardo di compassione, ma non osarono dire nulla.
« È tutta colpa tua » sibilò il fisico teorico all'astrofisico.
Howard annuì a sua volta. « Già...dovevi proprio dire quella parola? »
Raj, invece,
incrociò le braccia al petto e sorrise appena. «
Così la prossima volta ci penserete due volte a prendere in giro
il mio accento. »
Note dell'Autrice.
Ho fatto passare un po' di tempo
dall'ultimo aggiornamento e un po' mi dispiace perché pensavo
sarei stata più veloce. <.<
Comunque anche questa raccolta
è stata aggiornata con una flash molto semplice dedicata alla
scelta dei nomi. Visto che qualcuno forse si è chiesto da dove
abbia tirato fuori questi nomi, beh, ecco la spiegazione xD
Spero vi sia piaciuta^^
A presto :)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Papà? ***
147
Papà?
« Sheldon vieni qui, sbrigati! »
Il fisico si tolse le cuffie e lasciò la scrivania dove c'era il suo immancabile computer portatile.
« Cosa c'è?
È già ora di cambiarli? Questa volta te lo scordi che lo
faccio io, donna. Tocca a te » disse incrociando le braccia ed
indurendo lo sguardo come a volerla intimidire che questa volta avrebbe fatto sul serio.
« No, non è quello » tagliò corto Amy guardandolo male. « Guarda. »
Sheldon guardò prima
sua figlia Alison dormire pacifica tra le braccia della madre, mentre
James, suo fratello gemello, era seduto al suo fianco e teneva in mano
un gioco.
« Non capisco, cosa
dovrei guardare? » chiese piuttosto confuso. Non sembrava ci
fosse qualcosa di diverso dal solito.
« Shh » disse solo portandosi un dito alle labbra.
Appena tornò il
silenzio, James iniziò a farfugliare qualcosa. Non erano vere e
proprie parole di senso compiuto, ma si stava sicuramente impegnando.
« Sta iniziando a
dire le prime parole. Mi sembra normale, Amy, visto che si trova
nell'età giusta. Presto sarà in grado di formulare delle
frasi elementari » spiegò Sheldon professionale non
mostrando lo stesso entusiasmo che stava provando la sua fidanzata.
Amy non vedeva l'ora di sentire chiamarsi per la prima volta mamma.
« Credo proprio che
sarà piuttosto logorroico da grande » Amy ridacchiò
mentre ascoltava suo figlio creare dei veri e propri discorsi,
biascicando dei suoni che per lui sembravano delle parole vere e
proprie. « Chissà da chi avrà preso. » disse
ironica rivolta il fisico teorico il quale nemmeno le prestò
attenzione.
« Secondo te quale sarà la prima parola che pronuncerà? »
Amy si stupì della sua domanda. Non credeva gli importasse davvero.
« Nella maggioranza dei casi è mamma. »
Sheldon alzò le
spalle. « Magari invece sarà 'trasformatore amperometrico'
come nel mio caso. Mamma voleva farmi esorcizzare pensando fossi
posseduto. »
Amy aprì la bocca per ribattere, ma la chiuse subito, non ben sicura di cosa dire.
Stanco del suo gioco, James lo lanciò per terra e si voltò verso la donna seduta accanto.
« Vuoi venire in
braccio alla mamma, James? » chiese notando il modo intenso con
cui quegli occhi verdi la fissavano.
James schiuse la bocca e provò con una nuova parola.
« Ma-ma »
Sheldon alzò gli
occhi al cielo. « Ovvio. A quanto pare mio figlio è
piuttosto comune agli altri » sentenziò non
particolarmente contento che la sua prima parola fosse una così
semplice.
« È solo
geloso che la tua prima parola è stata mamma e non papà.
Vero James? » disse sorridendo rivolta al bambino. « Prova
con papà. Paaapà. »
Tsk, geloso lui. E di cosa?
James sorrise e provò ancora nella sua impresa.
« Pa...»
Sheldon drizzò le
orecchie e si avvicinò un po', sicuro di non volersi perdere la
prossima parola. Se aveva detto mamma per la prima volta ora toccava a
lui sentirsi chiamato.
Faceva finta di non essere molto interessato, ma sotto sotto fremeva di sentire la parola papà uscire dalla sua bocca.
La porta si aprì e
appena una donna bionda che teneva per mano un bambino entrò,
James balzò giù dal divano e urlò: « Pen-ny! »
Angolo dell'autrice.
Flash semplicissima, ma se abbiamo avuto i primi passi di Simon ora tocca alla prima parola di James.
Sheldon sembra sempre il solito
disinteressato, ma sappiamo che mooolto infondo è tenero e
aspetta solo di sentire per la prima volta uno dei due figli chiamarlo
papà.
Peccato che però James abbia chiamato Penny xD
Grazie per le vostre recensioni, mi rendere troppo felice *.* ♥
A presto!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Quando ad un momento speciale si aggiunge un altro momento speciale ***
111
Quando ad un momento speciale si aggiunge un altro momento speciale
Tutto era perfetto.
Il giorno che aspettava da quasi una vita era finalmente giunto e niente sembrava voler andare storto.
Amy rimirava la fede che
portava al dito in modo quasi incantato mentre aspettava l'arrivo delle
portate. Gli invitati sembravano divertirsi, l'atmosfera era allegra e
Sheldon aveva finalmente abbandonato quell'aria nervosa ed impacciata
che portava fin dall'inizio della cerimonia.
« Ragazzi guardate qui! »
Un flash accecò i due sposi.
« Non hai ancora
finito con queste maledette foto? » sbottò il fisico
teorico cercando di mandare via i fastidiosi puntini bianchi
stropicciandosi gli occhi.
« Questo è un
evento storico. Sheldon Cooper si è appena sposato. Voglio far
vedere alle generazioni future che se ce l'ha fatta lui può
farcela chiunque. » Penny sorrise raggiante guardando sul display
della macchina fotografica come fosse uscita la fotografia appena
scattata. Soddisfatta, si guardò attorno in cerca di altri
obiettivi.
« E poi guarda che
bel faccino che hai! » commentò Bernadette tirando la
fotocamera più vicino a sé per vedere meglio. «
Siete tenerissimi! »
Amy addolcì lo sguardo a quei complimenti mentre l'uomo in parte a sé borbottò qualcosa.
Leonard si affiancò
a sua moglie dopo aver parlato a lungo con Wil Weathon. « Non
dimentichiamoci che le generazioni future potranno vedere che anche se
sei basso, timido e goffo puoi comunque riuscire a conquistare la bella
ragazza popolare. »
« Penny ha scelto di
stare con te solo per esasperazione e perché non trovava un modo
soddisfacente per liberarsi di te. Non le hai lasciato altra scelta
» replicò Sheldon tranquillamente una volta tornato in
possesso della sua capacità visiva.
Leonard sospirò esasperato.
« Sono così
contenta per te, Amy! E la cerimonia è stupenda. » Con la
sua voce stridula Bernadette catturò facilmente l'attenzione
della neurobiologa, anche con tutto il chiacchiericcio in sottofondo.
« Grazie »
sorrise lei felice come non mai. Guardò alle spalle dell'amica
il tavolo occupato da sua madre e sua suocera oltre ad altri parenti di
Sheldon che non aveva mai visto, sua sorella gemella e suo fratello
maggiore. Alison la guardò e la salutò con la manina
mentre veniva imboccata da Mary Cooper.
« Qualcuno qui
farà molto movimento stanotte, eh? » ammiccò Howard
maliziosamente tenendo in mano il bicchiere con lo champagne.
« Chi? » chiese Sheldon curioso guardando gli amici.
« Sta parlando di te, Sheldon. » sospirò Amy scuotendo la testa verso Penny.
« Io? Non amo lo
sport, perché mai dovrei fare del movimento stano-oh! »
esclamò quando finalmente capì a cosa Howard si
riferisse, salvo poi arrossire violentemente.
« N-non sono affari che ti concernono, Wolowitz. » tagliò in fretta il discorso.
« Si sa che succede.
E' un normale rituale di accoppiamento socialmente accettabile quello
che avviene la prima notte di nozze. » continuò a
prenderlo in giro l'ingegnere e gli altri si sforzarono di non ridere
nel vedere la sua espressione imbarazzata.
« Esatto. Stanotte
noi sapremo. » disse Leonard alzando le sopracciglia con fare
malizioso portandosi il bicchiere di vino alle labbra.
Sheldon rabbrividì pensando a cosa i loro amici avrebbero iniziato ad immaginare.
Bernadette decise di salvarlo prendendo il marito per il braccio ed allontanandolo.
« Andiamo, tuo figlio è rimasto solo troppo a lungo. »
« Ehi aspetta non ho ancora finito! »
« Cammina! »
Emily avrebbe voluto rimanere con gli amici del fidanzato, ma era ancora bloccata in bagno.
Rimase dentro per un bel po' prima di accorgersi con orrore di quello che stava accadendo.
Non poteva succedere ora, si disse. Non proprio ora!
« Oh, porca vacca! »
Amy si guardò attorno quando si accorse che una persona mancava.
Era convinta che con tutto l'alcol presente alla cerimonia lo avrebbe
visto fare una delle sue solite figuracce e invece tutto procedeva in
modo tranquillo, troppo tranquillo.
« Ma Rajesh dov'è finito? »
« Non lo so, non mi
ero nemmeno accorto che non ci fosse » disse il fisico teorico
distrattamente mentre accompagnava Amy sulle note della musica.
Ballavano al centro della sala insieme a diverse altre coppie tra cui
Leonard e Penny e Howard e Bernadette.
Sheldon teneva una mano
sulla sua schiena scollata e l'altra intrecciata nella sua mentre
lentamente si muovevano seguendo il ritmo.
« È strano però, è da un po' che non lo vedo. »
« Amy così ti
stai distraendo e ci farai fare una pessima figura! » si
lamentò lui all'idea di apparire persino peggiore di Leonard.
« Sì, hai
ragione » disse lei tornando a concentrarsi sui suoi passi. Non
era brava quanto lui e doveva stare attenta a non inciampare.
Penny tornò al
tavolo e frugò nella pochette alla ricerca del cellulare,
l'unica cosa che era riuscita ad infilare dentro. Trovò quattro
chiamate perse, due messaggi scritti e uno in segreteria.
Ascoltò il messaggio e spalancò la bocca.
Quello che l'infermiera vide fu alquanto insolito.
Un gruppo di persone
vestite molte elegantemente era appena passato dall'ingresso e stava
correndo verso di lei. Contò velocemente tre uomini, quattro
bambini e due donne.
« Amy sbrigati, sei rimasta indietro! »
« Se corro più veloce di così cado! »
Si corresse. Tre donne. Ed era un abito da sposa quello che indossava?
Il numeroso gruppo si mise
davanti al bancone della reception, sotto lo sguardo stupito del
personale medico. Erano tutti affannati per la breve corsa.
Infine, quella che
l'infermiera sapeva si chiamava Amy, li raggiunse tenendo il vestito
più che poteva per non rischiare di inciamparci sopra. Si diede
una sistemata all'acconciatura un po' disfatta e l'infermiera si
schiarì la voce.
« Posso aiutarvi? »
Howard si mise davanti, prendendo il ruolo del leader del gruppo.
« Sì...ehm, un
nostro amico è venuto qui circa mezz'ora fa con una donna che
stava per partorire...» iniziò lui cercando di riprendere
fiato un po' per la corsa un po' per la sincera preoccupazione per
l'astrofisico.
L'infermiera batté le palpebre più volte.
« Non c'è stato nessun parto imminente nelle ultime due ore, signore. »
« È sicura? » chiese scettico.
« Assolutamente. »
Howard si sporse per leggere lo schermo del computer. « Può controllare per favore? »
L'infermiera
sospirò, già stanca. « Signore le assicuro che se
il vostro amico fosse venuto con una donna incinta me ne sarei accorta.
» disse prendendo delle cartelle e sperando di aver concluso
così la conversazione.
« Ma se desse un'occhiata saremmo più sicuri » continuò lui senza demordere.
« Non ce n'è bisogno, si fidi. »
« Ma—»
Bernadette spostò il marito per mettersi di fronte all'infermiera.
« Non le
costerà nulla dare un'occhiata, non crede? Sono dei nostri amici
e non abbiamo nessuna intenzione di perderci la nascita della bambina.
Quindi le conviene iniziare a cercare con il computer o presto avranno
un'infermiera di mezza età da ricoverare. »
La microbiologa fu così minacciosa che riuscì a far raggelare anche gli amici.
L'infermiera si limitò ad annuire.
« Come si chiama? »
« Rajesh Koothrappali. » disse prontamente Howard.
« Il nome della donna
che sta per partorire. » alzò gli occhi al cielo la donna
dandosi mentalmente una mano sulla fronte.
« Ah, giusto...Emily Koothrappali. »
« No aspetta, ha
voluto il doppio cognome quando si sono sposati. Provi con Emily
Swan-Koothrappali. » intervenne Leonard.
« Si chiama Sweeney non Swan, stupido! » lo rimproverò il suo ex coinquilino.
L'infermiera stava letteralmente perdendo la pazienza.
« Non c'è nessuno registrato con questo nome. »
« Ne è certa? »
L'infermiera girò lo
schermo del computer verso di loro con un gesto stizzito e l'aria
esasperata. « Vede? Non c'è nessuno registrato con questo
nome! »
« Ragazzi non
è qui, è al Pasadena Central Hospital! »
esclamò Penny leggendo l'ultimo messaggio ricevuto da Raj.
« Ma perché è tornato in città? Non faceva prima a venire qui? »
« E io che ne so? Chiedi a lui! »
« Forza diamoci una mossa! »
« Un altro ospedale? Non se ne parla, io non mi espongo ulteriormente a fonti di contagio. »
« Mamma devo andare in bagno! »
« Okay, va bene. Ragazzi vi raggiungo, datemi cinque minuti. »
La donna dall'altra parte del bancone guardò il gruppo allontanarsi e scosse la testa.
Arrivati all'ospedale di
Pasadena vennero squadrati allo stesso modo sia dai medici che dalle
infermiere. Amy fu l'ultima ad arrivare e non fece nemmeno in tempo a
raggiungerli che li vide tutti quanti correre per le scale, lasciandola
lì.
« È bello
vedere come gli amici ci tengono a te. Sopratutto tuo marito. »
borbottò salendo le scale a sua volta, non riuscendo però
a mantenere il passo per il vestito troppo stretto e i tacchi alti.
Penny appena vide Raj in sala d'aspetto corse verso di lui. Appena anche gli altri gli furono intorno lo riempirono di domande.
« Allora? È nata? »
« Come sta Emily? »
« È andato tutto bene? Possiamo vederle? »
« Qualcuno sa dove trovare del disinfettante? »
Raj batté gli occhi un po' sorpreso, non aspettandosi di certo tutti i suoi amici proprio in quel momento.
« Ma...che ci fate tutti qui? »
« Come cosa ci
facciamo qui? Sta per nascere tua figlia, dove vuoi che siamo? »
sbottò Bernadette con la sua voce stridula.
« Già, ci sei sempre stato per i nostri figli e ora tocca a noi. » sorrise Penny.
« Grazie per avermi
aspettata e sopratutto aiutata. Siete degli amici fantastici. »
ironizzò Amy quando finalmente arrivò dagli altri.
« Finalmente sei qui.
Perché ci hai messo così tanto tempo? » la
rimproverò il fisico teorico ed Amy decise semplicemente di
ignorarlo.
« Anche voi due? Perché avete lasciato la cerimonia? Siete gli sposi! »
« E perderci la nascita di tua figlia? Non se ne parla! » disse Amy sorridendo.
« Io sarei rimasto,
ma so che Amy si sarebbe arrabbiata e litigare il giorno del matrimonio
è quanto di meno auspicabile ci sia. Non mi chiamo mica Leonard
Hofstader. »
Raj addolcì lo sguardo. « Aww, grazie Amy. Quando torniamo ti porto della marmellata fatta da me. »
Amy scoppiò a ridere.
« Signor Koothrappali? Sua moglie vorrebbe vederla. »
Raj prese un grosso respiro
e sciolse le spalle. « Okay, sono pronto. » disse
dirigendosi nella stanza insieme all'ostetrica.
« Chissà se
verrà portato via in barella come con Sheldon. » disse
Penny con un ghigno rivolto a quest'ultimo il quale si stava sistemando
sulla sedia in modo da non toccare nulla.
« Almeno a me non
è venuto un attacco asmatico che per poco non ci rimanevo secco.
» sbottò lanciando un'occhiataccia alla bionda.
« Emily sarà
l'unica ad avere suo marito vicino al momento del parto. Non lo
vedrà svenire, avere un attacco d'asma o una crisi isterica.
» commentò Bernadette.
« Io non ho avuto una crisi isterica. » borbottò Howard offeso.
« Certo tesoro...certo...» sorrise in modo tirato la moglie.
« Come sarebbe a dire
che ci vorrà ancora del tempo? Non vedete che sta male? Oddio.
» Raj uscì dalla stanza con le mani nei capelli. «
Oddio, oddio, oddio...»
« Signore? »
« Sto bene! Sto
benissimo! » gridò. Poi iniziò ad impallidire.
« No, non mi sento tanto bene...» Svenne prima che le
infermiere riuscirono a calmarlo.
« Dicevi? » disse Howard rivolto alla moglie.
« Allora? » Raj si alzò dalla brandina e guardò gli amici intorno a lui.
Penny scrollò le spalle e sorrise. « Sei diventato padre. »
Senza aggiungere una
parola, l'astrofisico si precipitò giù dalla brandina
e,dopo un attimo di sbandamento, riuscì a riottenere
l'equilibrio e a portarsi nella stanza di Emily.
Si avvicinò lentamente al letto in cui la sua donna teneva tra la braccia la neonata.
« Katherine,
finalmente ci conosciamo. » Sorrise prima di prenderla
delicatamente. Era così piccola che aveva il terrore di farle
del male. Poco alla volta tutto il gruppo entrò nella stanza,
cercando di rimanere un po' in disparte. Raj appariva molto tenero con
in braccio sua figlia.
L'astrofisico si accorse dopo un bel po' di tempo che tutti lo stavano fissando.
« Questi invece sono
i miei amici. Lui è lo zio Leonard, sono sicuro che ti
piacerà subito. Lei è zia Penny, ti insegnerà ad
essere socievole e a farti tanti amici. Poi ci sono zio Howard e zia
Bernie. Sono gli amici migliori in assoluto e per fortuna che non sei
un maschio o Howard ti avrebbe portato in ogni bar della città
ad insegnarti le peggiori tecniche di rimorchio. »
« Sarebbe stato molto fortunato, credimi. » replicò l'ingegnere.
« Zia Amy ti
insegnerà a preparare i dolci e ti presterà i libri
più belli da leggere. Mentre lo zio Shelly, beh...» lo
guardò brevemente. « Lui è antipatico e scorbutico
con tutti, non preoccuparti. Ma può insegnarti un sacco di cose
su argomenti diversissimi. Sai, lui è un genio. »
« Questo lo capirà molto presto. » disse quest'ultimo con orgoglio.
« Sono particolari e
anche un po' strani, ma imparerai a voler bene a tutti loro. E ricorda
che quando avrai bisogno ci saranno sempre per te. Per ogni cosa.
»
Le ragazze si commossero.
« Hai detto una cosa bellissima. » disse Amy.
« Già. Sei davvero dolce, Raj. » si aggiunse Bernadette con gli occhi lucidi.
Sheldon si mise tra le due
donne. « Sì, tutto molto bello. Ma se ci sbrighiamo
possiamo tornare alla cerimonia e finire quel ballo lasciato in
sospeso. »
Tutti lanciarono sguardi omicida verso il fisico teorico.
« Vi lasciamo soli.
» Amy prese per un braccio Sheldon. Gli altri stavano per
seguirla quando Penny si mise davanti loro.
« Aspettate un
attimo! Questo è un altro momento da immortalare. »
tirò fuori la fotocamera. « Oggi è un giorno epico.
Non solo Sheldon si è sposato, ma Raj, che fino a non tanti anni
fa non riusciva nemmeno a parlare con una donna, è appena
diventato padre. Questa foto salverà intere generazioni future!
»
« Penny...»
« Sì? »
« Prima di salvare le
generazioni future forse ti conviene togliere la protezione
dall'obiettivo » le fece notare Sheldon in tono
assolutamente calmo.
« Tsk, me ne ero
accorta, cosa credi? » disse togliendo frettolosamente la
protezione e mettendosi in posa, cercando di inquadrare tutti.
« D'accordo allora, fate tutti un bel sorriso! »
Angolo dell'autrice.
Scusate l'immenso ritardo, tutta colpa di questo capitolo che non ne
voleva sapere di uscire decentemente -.- Se fa schifo chiedo perdono in
anticipo.
Così ora conosciamo anche la figlia di Raj :D E' sempre l'ultimo
in ogni cosa, e così è stato quello che ha avuto un
figlio dopo Sheldon Cooper xD
Non so perché, ma la scena di vederli arrivare tutti insieme
all'ospdale con Amy vestita da sposa mi ha fatto sorridere e ho pensato
che sarebbe stato un momento particolare per far nascere Katherine
Koothrappali.
Detto questo, ringrazio tutti quelli che stanno seguendo questa raccolta scema.
A presto :D
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** "Stanno facendo...un esperimento" ***
777
"Stanno facendo...un esperimento"
Leonard saliva
faticosamente le scale che lo avrebbero portato al suo appartamento.
Penny, al suo fianco, si teneva saldamente al corrimano per darsi il
giusto sostegno mentre sbuffava e sospirava ad ogni gradino. Dietro, le
voci squillanti e vivaci di due bambini fece capire loro che gli unici
a sentire la stanchezza dopo quella lunga giornata erano soltanto loro
due.
« Chi arriva per
ultimo è un blobfish! » urlò il maschietto
iniziando a correre per la rampa di scale e la sorellina, dopo essersi
lamentata per essere stata presa alla sprovvista, iniziò a
rincorrerlo.
« Un che roba? » chiese Penny stancamente con una smorfia rivolta al marito, non capendo cosa fosse questo blobfish.
« È un pesce e
viene considerato l'animale più brutto del mondo. »
spiegò il marito dandole solo una breve occhiata.
« Oh, certo.
Perché questo è esattamente il tipo di animale che un
bambino di cinque anni conosce. » disse sarcastica la donna.
Conosceva quel bimbetto da cinque anni eppure non c'era giorno che non
la stupisse in qualche modo.
« Così non vale, James! » strillò la bambina dal fondo della scala del secondo piano.
« Non è possibile che abbiano ancora tutte quelle energie. » disse la bionda dopo l'ennesimo sospiro.
« Voglio solo
buttarmi sul letto e non alzarmi mai più. » Leonard si
fermò a metà scala per riprendere un po' di fiato.
Leonard aveva deciso di
lasciare suo figlio Matt da sua madre per qualche giorno. Era una cosa
che faceva raramente poiché vedere sua madre comportarsi con il
nipote esattamente come aveva fatto con lui durante la sua infanzia lo
terrorizzava.
Eppure, nonostante il suo
timore, ogni tanto poter lasciargli il bambino ed avere un attimo di
respiro era la cosa giusta da fare. Sia per lui sia per Penny.
Si era svegliato quella
mattina con l'idea di far passare una giornata super rilassante a sua
moglie. Aveva pianificato tutto nei minimi dettagli per settimane e non
pensava assolutamente che qualcosa potesse andare storto.
Eccetto se ad intromettersi fosse Sheldon Cooper.
Quella mattina, intorno
alle sette, si presentò alla sua porta con i due bambini tenuti
per mano. Prima ancora che potesse chiedere spiegazione, Sheldon lo
interruppe.
« Sii gentile,
tienimeli fino a stasera, Leonard. Ah, hanno già fatto
colazione, sono a posto. E ricordati che Alison è allergica alle
nocciole. Buona giornata. »
Leonard tentò invano
di replicare, ma Sheldon era già tornato nel suo appartamento.
Rimase sul pianerottolo per parecchi secondi, immobile, mentre i due
gemelli lo guardavano assonnati.
Capì solo a metà mattina che quello era l'anniversario del primo incontro tra il suo amico e Amy.
Non potendo sottrarsi a
quel compito, Leonard dovette suo malgrado rinunciare alla beauty farm
e alla degustazione di vini la sera.
Passarono così
l'intera giornata tra un posto e l'altro. Dal parco, allo zoo, alla
gelateria, da Howard e Bernadette e il negozio di giocattoli. Ora
poteva finalmente riconsegnarli ai genitori i quali, sperava, fossero
adesso liberi.
Un sorrisetto gli comparve sulle labbra pensando a cosa lo avrebbe aspettato ora.
Il pigiama, una tisana rilassante e le coperte calde.
« Perché la porta è chiusa a chiave? »
Il sorriso sparì immediatamente.
James girava il pomello, ma la serratura non scattava. Provò anche Alison, ma il risultato non cambiò.
Penny aggrottò le sopracciglia perplessa. « Forse non sono ancora tornati. »
« Già, saranno
usciti a mangiare qualcosa. Venite, andiamo dentro. » disse
Leonard cercando le chiavi nella tasca dei pantaloni e dirigendosi
verso il suo appartamento.
« Ma io sento dei rumori. » disse James appiccicandosi con l'orecchio alla porta. « E sono strani. »
Leonard e Penny si allarmarono.
« Dei
rumori...strani? » chiese quest'ultima scambiando un'occhiata con
il marito. Rumori sospetti e porta chiusa a chiave il giorno del loro
anniversario lasciava ben poco all'immaginazione.
« Mamma, papà, siamo tornati! Cosa state facendo dentro? » gridò Alison.
Penny si precipitò per prendere i due gemelli ed allontanarli.
« Bambini
perché non entriamo a casa mia? Vi preparo la cena. Avete fame,
vero? Ma certo che avete fame! » rise nervosamente e li spinse
delicatamente verso il 4B.
Non poteva lasciare che
quei due li traumatizzassero. Già era toccato a loro l'anno
scorso, quando erano andati insieme in quell'hotel in montagna nel
periodo natalizio e certi rumori provenienti dalla stanza accanto li
lasciarono a bocca aperta, non credendo a quello che sentivano. E la
conferma, il giorno dopo, dai sorrisetti che si scambiavano tra di loro
fu ancora più sconvolgente.
« Ma la mamma e il papà sono a casa adesso...» disse Alison voltandosi verso la porta chiusa a chiave.
« Sì, ma sono
impegnati adesso. Non disturbiamoli. » sorrise debolmente il
fisico. Avrebbe dovuto trovare un modo per vendicarsi del suo ex
coinquilino visto che si è divertito tutto il giorno mentre lui
aveva fatto da baby sitter ai suoi marmocchi.
Penny intanto li teneva per
un braccio e pensò che la spiegazione data da Leonard fosse
più che esauriente. Si incamminò quindi verso il 4B, ma
James non si mosse.
« Sono impegnati a fare cosa esattamente? » domandò il bambino incrociando le braccia.
Leonard si irrigidì
e guardò la moglie in cerca di aiuto. Gli occhi di James
brillavano per la curiosità nonostante la sua espressione fosse
fin troppo seria per un semplice bambino. Leonard sapeva che se non
soddisfaceva la sua curiosità lo avrebbe tormentato con le
domande fino allo sfinimento.
« Ehm...beh…
sì, insomma...» iniziò massaggiandosi il collo
nervosamente. E adesso che si inventava?
Anche se aveva solo sette
anni era molto sveglio, esattamente come i genitori e doveva stare
perciò attento a quello che diceva.
Penny si illuminò.
« Stanno facendo...un esperimento. Sì, un esperimento
importante e non vogliono essere disturbati. »
Pensò di essersela
cavata, ma con James Cooper non poteva essere così facile. E
infatti il bambino non sembrava volersi muovere dal suo posto preso sul
pianerottolo.
« Che tipo di esperimento? »
« Sono cose troppo
difficili per te. Quando sarai più grande te lo
spiegherò. » tagliò corto Leonard voltandosi.
« Ma io voglio saperlo lo stesso. » continuò lui imperterrito.
« Te lo farai
spiegare da loro allora. » disse il fisico. Ora voleva vedere
cosa avrebbero inventato Sheldon e Amy per cavarsela. Senza volerlo
aveva già attuato la sua vendetta.
« Voglio saperlo ORA. »
« Ripeto: non capiresti, sono cose troppo difficili per te. »
« Ma io sono grande! E non è vero che non capisco! » si imbronciò.
Leonard sospirò
esasperato. « Va bene! Stanno...» si leccò le labbra
e pensò più in fretta che poté. Guardò il
bambino ed assottigliò lo sguardo. « Stanno osservando i
fenomeni subatomici costruendo una camera a nebbia per l'osservazione
delle particelle elementari attraverso le tracce da esse lasciate nel
vapore soprasaturo. » incrociò le braccia al petto e lo
guardò come se lo stesse sfidando. Si sentiva ridicolo a
competere con un bambino di cinque anni, ma certe volte gli ricordava
terribilmente Sheldon e, se non poteva con lui, almeno con suo figlio
ogni tanto una soddisfazione poteva togliersela.
E infatti James non aveva
capito un tubo di quello che aveva detto, anche se non lo dava a
vedere. Sciolse le braccia e le portò lungo i fianchi. Poi li
raggiunse. « Allora ci conviene cenare. Ne avranno per un sacco
di tempo. »
Leonard sorrise soddisfatto guardando Penny e lei fece lo stesso.
Quando sia i bambini sia il
marito si allontanarono Penny pensò che origliare qualcosa non
fosse poi la fine del mondo. Infondo Sheldon, per colpa di quella
maledetta telecamera nascosta in Aquaman, aveva visto di peggio.
« Dici che va bene così? »
« Certo, fidati di me. E scommetto che alla fine ti piacerà. »
« Dubito. L'ultima volta è stato un disastro. »
Amy sembrava scocciata dal tono di voce usato.
«
Scusa se sono troppo qualificato e dotato di un intelletto di gran
lunga superiore alla media per dedicarmi a questo tipo di cose. Sai
anche tu che ho iniziato tardi ad occuparmene. »
Un sospiro da parte della donna sembrava voler sancire la fine di quel discorso.
« D'accordo ho capito. Cosa devo fare adesso? »
« Mettiti gli occhiali protettivi. La sicurezza prima di tutto. »
Occhiali protettivi?
« Okay e adesso? »
« Se metti anche il camice da laboratorio sembrerai una vera scienziata. »
Camice?
La sentì sbuffare
sonoramente mentre se lo allacciava. Sapeva che avrebbe voluto dire
qualcosa a quel "così sembri una vera scienziata", ma per una
qualche ragione aveva preferito lasciare perdere.
« Anche i guanti. Amy, devo proprio dirti tutto? »
Guanti?
Sentì lo scocco del lattice appena li infilò e la ragazza corrucciò le sopracciglia.
« Ma che razza di sesso stanno facendo? » mormorò tra sé e sé.
Stava diventando tutto
leggermente inquietante, ma Penny non voleva muoversi da lì.
Voleva capire cosa avrebbero fatto e, chissà, magari anche
prendere spunto.
« Adesso mettiti qui...okay, bene. Io invece mi sposto qui...esatto. Quando dico 'vai' tu lo muovi, okay? »
« Non ho capito perché non puoi farlo da solo. »
« Amy, tu sei mia moglie. Chi altri dovrebbe farlo se non tu? »
« Sì, ma—»
« Vuoi che chieda a Penny? Oppure Leonard se preferisci tanto è lo stesso. »
La ragazza chiamata in
questione guardò inorridita la porta chiusa e decise che non
avrebbe ascoltato più una sola parola.
« Questa cosa me la sogno di notte. » disse una volta entrata nel suo appartamento.
Leonard aggrottò la fronte. « Cos'è che ti sogni stanotte? »
« Funziona? » chiese Sheldon guardando in basso.
Amy sorrise e gli
mostrò la provetta con dentro un liquido colorato. «
Sì, il nostro esperimento funziona! »
« Il colore è
cambiato come pensavo. L'avevo detto che la chimica è piuttosto
stupida. » disse il fisico guardando il suo esperimento con
orgoglio. « Pensi che piacerà ai bambini? » chiese
con voce più bassa.
« Sì ne sono
convinta. Anzi, possiamo farlo vedere anche a Matthew e Simon e magari
anche a Katherine anche se è ancora molto piccola. »
« Sì, penso
sia una buona idea. Anche se non so quanto Simon potrà
apprezzarlo. Se ha preso da Howard la scienza non la capirà mai.
» Guardò Amy. « Mi dispiace che abbiamo usato tutta
la giornata del nostro anniversario solo per preparare questi
esperimenti. »
« Non fa niente. Ci
tenevi a voler iniziare ad insegnare la scienza ai bambini e questo era
l'unico giorno in cui non avevamo nessuno dei due in casa. »
Nonostante cercasse di
mostrarsi felice per aver trascorso la giornata in modo insolito
Sheldon sapeva che stava fingendo e che avrebbe voluto passarla
diversamente.
« Vieni ti faccio
vedere una cosa. » Si avvicinò alla grande finestra del
salotto dove era stato posizionato un telescopio.
Amy lo guardò perplessa. « Che dobbiamo farci? »
« Vieni » La
incitò facendo segno con la mano di raggiungerlo. Quando
finalmente si mise davanti al telescopio Sheldon le appoggiò una
mano sulla schiena per invitarla a guardare dentro.
« Cosa vedi? »
« Mmh...niente per il momento. »
Sheldon spostò di qualche grado il telescopio. « E adesso? »
Amy alzò la testa
chiedendogli con lo sguardo cosa dovesse vedere, ma il fisico si
limitò a fare un cenno con la testa indicando il telescopio.
Così Amy tornò a guardare dentro.
« Non vedo ancora nien—aspetta...vedo qualcosa che si muove. »
« È un
asteroide » disse lui osservando la donna che affascinata seguiva
l'asteroide nella sua apparente lentezza.
« Un asteroide? »
« Sì. È Amy. »
Lei tornò a guardarlo. Ci mise un po' più del dovuto per formulare la domanda. « Si tratta di quell'asteroide? »
Il fisico ridacchiò. « Esatto. Non ce ne sono tanti. Solo uno ha quel nome. »
« Oh...»
Faceva uno strano effetto
sentire che un oggetto nello spazio a chissà quanti chilometri
di distanza fosse stato chiamato con il suo nome. Con tutti i nomi che
Sheldon poteva dargli aveva scelto il suo.
« Capita raramente
che un asteroide ritorni al punto esatto in cui è stato
avvistato per la prima volta. » continuò lui interrompendo
i suoi pensieri. « Invece questo qui è ritornato. Ha
ripercorso una traiettoria simile a quella di sette anni fa ed è
ritornato. Non in un giorno qualsiasi, ma bensì esattamente
dodici anni dopo averti incontrata per la prima volta. »
Guardò l'orologio al polso. « Beh, dodici anni e un'ora
dopo per la precisione. » Si avvicinò un po' a lei e
toccò il telescopio. Si prese una pausa di qualche secondo prima
di proseguire. « Sono cambiate così tante cose. Ti
ho conosciuta, ti ho sposata e ho addirittura due figli, cosa che mai
avrei pensato potesse accadere ad uno come me. » Sorrise. «
Chissà, magari ritornerà tra trent'anni e lo
mostrerò ai miei nipoti. »
Amy abbozzò un mezzo
sorriso. « Stai insinuando che questo sia una specie di segno da
parte, che so, dell'universo o qualcosa del genere? » disse lei
facendo un gesto con la mano e un'espressione mista tra il divertito e
il scettico.
« Non essere
ridicola. Io non credo ai segni, al destino o altre cose insulse come
queste. Però...» si interruppe ed Amy si avvicinò
un po' visto che non proseguiva.
« Però? »
Lui guardò in basso
per qualche secondo finché non ritornò a fissare la donna
negli occhi. « Credo sia meglio andare a riprenderci i nostri
figli. Sono rimasti troppo tempo in compagnia di Penny e non vorrei che
li abbia influenzati negativamente in modo permanente. » disse
passandole accanto.
Amy era piuttosto
incuriosita da quel suo strano discorso, sopratutto per il fatto di
averlo lasciato a metà. Era una cosa non da Sheldon.
Sapeva che se avesse
insistito non avrebbe ottenuto niente per cui lasciò che quelle
parole non pronunciate rimanessero un mistero.
« Mamma! »
urlò Alison appena sentì la voce della donna dietro la
porta chiusa, appena prima di udire la strana bussata di suo padre.
Si precipitò all'ingresso ed abbracciò prima sua madre poi Sheldon.
« Dove siete andati?
Cosa avete fatto? Perché siete tornati così tardi? Cosa
facevate chiusi in casa? » li bombardò di domande, ma non
riuscirono a rispondere perché fu la volta di James
intromettersi.
« La zia ha detto che
stavate facendo un esperimento...» scese dalla sedia e li
raggiunse mentre Penny e Leonard si immobilizzarono all'istante.
« Ce lo fate vedere? » gli occhi già iniziavano a
brillargli per l'emozione.
« Ehm...non credo sia una buona idea...» disse Penny.
Amy invece sorrise. « Certo che ve lo faremo vedere! Ormai siete abbastanza grandi per queste cose. »
Leonard lanciò uno
sguardo terrorizzato alla moglie e quest'ultima assottigliò lo
sguardo incredula per la risposta dell'amica.
« Già,
all'inizio ero un po' perplesso però presumo che prima impariate
meglio sia no? » continuò Sheldon sorridendo a sua volta.
Penny spalancò la bocca scandalizzata. « Ma...ma che state dicendo ragazzi? »
« Già...che—che state dicendo? » disse Leonard scandalizzato quanto lei.
I Cooper nemmeno diedero loro attenzione.
« Prima però
c'è un po' di teoria che vi devo spiegare. » concluse
Sheldon già avviandosi verso l'ingresso.
I bambini gridarono entusiasti.
« Forza, prendete le
vostre cose e andiamo a casa. Prima si inizia e meglio è!
» Il fisico teorico aprì la porta e fece uscire la
famiglia prima di chiudersela alle spalle.
Rimasti da soli, Leonard e Penny non ebbero nemmeno il coraggio di muoversi.
« Sta...sta succedendo davvero quello che penso stia succedendo? » mormorò la donna battendo le palpebre.
Leonard sorrise in modo
tirato e si passò una mano nei capelli. « Beh...arriva
prima o poi il momento in cui bisogna fare il discorsetto, no? »
Penny gli lanciò
un'occhiataccia. « Sì, peccato che a farlo sono Sheldon e
Amy. E la cosa mi spaventa a morte. »
Angolo dell'Autrice.
Ritorno di nuovo dopo un mese e più di assenza da questa
raccolta. Non sto ad annoiarvi sul perché ci abbia messo
così tanto, ma ormai si sa come sono fatta. E
pensare che questa doveva essere pubblicata il 24 maggio in occasione
dei 6 anni degli Shamy, ma io la pubblico al 30 giugno perché
sono trasgre.
Comunque penso che questa OS sia la più, come dire, nosense che abbia pubblicato in questa sezione.
Insomma, rumori strani, usano la scusa di un esperimento per spiegare i
suddetti rumori ai bambini, poi in realtà stavano facendo un vero
esperimento ma Leonard e Penny non lo sanno e quindi dopo quelle frasi
finali ambigue iniziano a pensare molto male. Sì, ecco, diciamo
che il caldo non mi fa un bell'effetto.
Spero sia di vostro gradimento comunque, è un po' che avevo in mente una cosa simile.
A presto^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Tutto sotto controllo ***
777
Tutto sotto controllo
« Sei sicuro di farcela? »
« Certo. Amy, si tratta solo di due giorni. Andrà tutto bene. »
« Lo so, ma sono così piccoli! Non vorrei lasciarli, ma non ho altra scelta. »
« Non puoi saltare la conferenza. Avresti lavorato duramente per tutti questi anni per nulla altrimenti. »
Sheldon la
rimproverò con lo sguardo. Non voleva che si preoccupasse
così tanto per lui. Voleva che si godesse quel momento speciale
senza sentirsi continuamente in angoscia. L'aveva vista per anni
destreggiarsi egregiamente tra il lavoro e la famiglia ed era giunto il
momento che si prendesse un momento di tregua.
Amy dal canto suo
apprezzava le continue rassicurazioni del marito, ma un'ombra di
preoccupazione continuava ad aleggiare dentro di sé. Stava
lasciando Sheldon da solo con due bambini di quattro anni e, anche se
non glielo avrebbe mai ammesso davanti, la cosa la terrorizzava.
Doveva passare due giorni a
Philadelphia per parlare davanti a famosi scienziati di una prestigiosa
università e l'unica interazione che poteva avere con i
suoi figli era solo attraverso lo schermo di un computer.
Come poteva stare tranquilla?
« Se dovesse succedere qualcosa non esitare a chiamarmi. »
Sheldon roteò gli occhi. « Sì, ho capito. Amy non sono un bambino so badare a me stesso. »
Non convinta al 100% da
quella affermazione fu ancora più propensa di chiedere a Penny
se poteva passare a dare un'occhiata ogni tanto. Ovviamente questo a
lui non lo avrebbe detto.
« Piuttosto, come
è andato il viaggio? » riprese il fisico dopo una breve
pausa. « E l'hotel è pulito? Non porterai a casa qualche
parassita mi auguro. »
Amy sorrise. «
È andato benissimo anche se è stato un po' stancante.
L'hotel è pulitissimo e ho fatto un controllo generale della
stanza per assicurarmi che non ci siano delle sorprese. »
« Ottimo. Se però dormissi nel telo di plastica mi sentirei più sicuro. »
« Sheldon, non
dormirò nel telo di plastica che mi hai messo nel bagagliaio.
» rispose con tono calmo che però non ammetteva ulteriori
repliche.
« Come vuoi. » disse un po' offeso.
Restarono in silenzio per
un po'. Sheldon si tormentava il lembo della maglia con fare nervoso. A
discapito dell'aspetto assolutamente calmo dentro di sé era
parecchio teso all'idea di stare da solo. Non era la prima volta che
Amy partisse per qualche giorno, ma prima non aveva due figli a cui
badare. Anzi, a badare a lui c'era Leonard.
Ma non poteva dare l'impressione di non riuscirci. Come avrebbe fatto a fidarsi di lui in futuro?
« Chiamo i bambini così ti salutano. Non stanno aspettando altro. »
Lei ingrandì il
sorriso ed annuì. Dallo schermo vide il fisico teorico uscire
dalla camera e chiamare James e Alison dicendo che la mamma li stava
aspettando. Tempo pochi secondi e i bambini si precipitarono davanti al
computer spingendosi e litigando.
« Calmi, calmi. Come è andata oggi? »
« Mamma appena torni devi sgridare James perché mi h rubato tutte le matite colorate! »
« Non ho rubato niente! »
« Sì invece! »
« Basta litigare.
Salutate la mamma e poi andate a mettervi il pigiama e a lavarvi i
denti. » li ammonì Sheldon da dietro.
« Mi mancate così tanto! Vi trovate bene da soli con papà? »
« Sì! » risposero all'unisono. « Stamattina zio Leonard ci ha preparato i fren tos
e poi siamo andati a far volare gli aquiloni insieme a Matt.
Quello di James si è incastrato su un albero ed è ancora
là. » rise Alison. « E ha anche pianto un sacco.
»
James si imbronciò. « Ho pianto solo un po'. » borbottò offeso.
Amy ridacchiò. « Ma come, un ometto grande come te che piange? »
« Infatti ho
smesso quasi subito! Papà mi ha comprato il gelato. Era al
cioccolato e ci ha messo anche la panna sopra! » disse il bambino
togliendosi immediatamente il broncio e gli occhi verdi brillavano al
ricordo dello strappo alla regola che suo padre aveva fatto per farlo
smettere di piangere e tirargli su il morale.
« Settimana prossima
ci andiamo ancora e questa volta però viene anche la mamma.
» intervenne Sheldon appoggiando le mani sulle teste dei due
gemelli.
«
Sìììì! Anche la mamma! » gridarono in
coro avvicinandosi ancora di più allo schermo ed Amy
scoppiò a ridere.
« Va bene, va bene verrò anche io. Ora ubbidite a papà e andate a mettervi il pigiama. »
« Buonanotte! » urlarono e scesero dal letto matrimoniale per correre in camera.
« Visto? Tutto sotto
controllo. » Sheldon si sedette sul letto e si mise il pc sulle
gambe, lo sguardo orgoglioso e soddisfatto.
« Okay, ora mi sento decisamente più sollevata. »
« Le tue
preoccupazioni erano del tutto infondate. Così come quelle di
Leonard, Penny e tutti gli altri. Sono in grado di provvedere a due
bambini, dopotutto sono i miei figli. »
Amy annuì e si
sistemò gli occhiali. « Hai ragione. Mi dispiace, avrei
dovuto avere più fiducia in te. »
« Scuse accettate. Ora, mi assicuri che non ti tratterrai a Philadelphia più del dovuto? »
Amy si tamburellò
due dita sul mento per pensare. « Non ho mai visto la
città. Forse potrei fermarmi un giorno in più per
visitarla. »
Sheldon non mosse un muscolo. « Se è uno scherzo sappi che non è affatto divertente. »
« Ma non mi hai detto che è tutto sotto controllo? » chiese lei candidamente.
« Sì...» mormorò.
«
Dov'è la mamma? » chiese James appena raggiunto il salotto
dopo essersi svegliato. I capelli ancora arruffati, gli occhi mezzi
socchiusi. Vedeva suo padre intento a preparare la colazione, ma di sua
madre nemmeno l'ombra. Era sabato e il sabato la sua mamma preparava la
colazione per tutti quanti. Ma c'era qualcosa di diverso quel giorno.
« La mamma è a Philadelphia per una conferenza scientifica. » rispose tranquillamente.
James era ancora immobile.
«La
mamma non torna più? » Questa volta fu Alison a fare la
domanda. Si era appena alzata anche lei e teneva sotto il braccio un
peluche di un koala.
Sheldon aggrottò le sopracciglia. « Certo che torna. »
« Ma quando? » continuò lei con un velo di disperazione nella voce.
« Domani sera. Alison, ne abbiamo parlato anche ieri e—»
« Ma io voglio la mamma! » urlò gettando il peluche per terra.
Sheldon schiuse la bocca. Aveva previsto tutto per quei due giorni, ma non una crisi isterica di Alison.
«
Alison, la mamma torna. È in un'altra città per lavoro e
domani sera sarà di nuovo qui. » continuò il fisico
cercando di mantenere un tono calmo.
E adesso che doveva fare?
« Sei sicuro? » gli occhi le si riempirono di lacrime.
« Certo, te lo assicuro. Alison, ti ho mai mentito? »
La
bambina fece di no con la testa. Tirò sul col naso e riprese in
mano il peluche accarezzandolo per sistemargli il pelo.
« Ora venite a fare colazione, su. »
I
gemelli si sedettero sugli sgabelli con aria mogia. Lo guardavano
mentre appoggiava un piatto davanti a loro e poi metteva delle uova con
il bacon divisi nella stessa quantità.
Alison mise il broncio e spostò il piatto lontano.
Sheldon sospirò. « Cosa c'è adesso? »
« Non lo voglio. »
« Perché? »
Alison lo guardò male. « La mamma prepara i fren tos il sabato mattina. Io non voglio questa roba. »
Sheldon
prese un grosso respiro. « Beh, io non sono la mamma e non so
fare i french toast. Quindi stamattina si mangia questo. »
James aveva già quasi finito mentre Alison non si degnava di mangiarne neanche un boccone.
«
D'accordo se non hai fame allora niente. » Le prese il piatto, ma
lei iniziò ad urlare. Sheldon ignorò le sue proteste ed
accompagnò James in camera per vestirlo. Il bambino sembrava
tranquillo al momento. Il problema era Alison.
Finalmente
smise di urlare. A piccoli passi raggiunse la camera che divideva con
il fratello e si sedette sul letto a gambe a braccia incrociate,
guardando male tutti e due. Il viso era rosso e le guance ancora
bagnate di lacrime.
« Forza, vestiti. » le disse.
Lei scosse la testa energicamente in segno di disappunto.
Sheldon
provò a toglierle la maglia del pigiama, ma fu impossibile con
lei che si dimenava e non collaborava minimamente. Si staccò
dalla sua presa e si infilò sotto le coperte.
« Non voglio vestirmi! » gridò.
« Se Alison non si veste non mi vesto nemmeno io » disse James gettando i vestiti per terra con un calcio.
Sheldon
perse la pazienza. Se doveva passare due giorni interi così
sarebbe stato un inferno. Non immaginava che potessero fare così
tanti capricci nell'aver visto Amy andare via.
Dopo
un'ora sia Alison che James erano ancora sotto le coperte e Sheldon in
piedi con i vestiti in mano che non era riuscito a far indossare
in alcun modo a nessuno dei due.
Giunto a questo punto c'era solo una cosa che poteva fare.
« Qualcuno sta bussando alla porta. Probabilmente è Sheldon. »
Leonard
sbuffò e prese gli occhiali dal comodino. « Amy è
partita da meno di tre ore e già ci sono problemi? »
«
Non sarà nulla di che, lo sai. » lo rassicurò Penny
toccandogli il braccio. « Vai a vedere cosa vuole così
torniamo a dormire. »
Leonard aprì e lasciò entrare l'ex coinquilino che stava fumando di rabbia.
« Che cosa ci fai con i vestiti di Alison in mano? » domandò Leonard indicando gli indumenti.
« Che cosa ci faccio con i vestiti di Alison in mano? Te lo spiego io che cosa ci faccio! » sbottò.
Raccontò
tutto quello che la figlia gli aveva fatto passare quella mattina a
partire da quando aveva messo piede giù dal letto.
«
È ancora là sotto le coperte che scalcia e urla se mi
avvicino! Non posso passare due giorni così! »
sbottò stizzito.
«
Perché zio Sheldon sta urlando? » chiese Matt alla madre
la quale, rimasta tutto il tempo sull'uscio della camera a braccia
incrociate, sorrise sotto i baffi e superò i due uomini con
grandi falcate per andare nell'appartamento di fronte.
Sheldon decise di seguire la donna e vedere cosa aveva in mente di fare.
Penny
si sedette sul letto e tenendo una mano sulla schiena della bambina
usò parole calorose e rassicuranti, esattamente come una madre
verso la propria figlia. Poco alla volta uscì da sotto le
coperte e guardò prima la zia, poi suo padre e poi di nuovo la
zia. Penny le fece il solletico e questa iniziò a ridere come
una matta. Poi balzò giù dal letto e corse in cucina dove
scalò lo sgabello ed appoggiò i gomiti sul tavolo in
attesa.
« Io ho fame! Voglio la colazione! »
Sheldon guardò sbigottito Penny domandandole con lo sguardo come avesse fatto e di rivelare anche a lui quel segreto.
La donna scrollò le spalle. « Istinto materno. » gli disse passandogli accanto.
« Ma come...io...»
« Arrivano i french toast! » esclamò Leonard avvicinandosi ai fornelli ed accendendo il gas.
« Sìì i fren tos! » urlò la bambina di nuovo contenta.
James
tirò i pantaloni di Sheldon per attirare la sua attenzione.
« Papà posso mangiare anche io i fren tos di zio Leonard?
»
In un
altro momento avrebbe detto di no visto che già aveva mangiato,
ma questa volta lasciò perdere. Fece un cenno e James corse a
sedersi al suo posto.
Mentre
facevano colazione Penny guardò i tre bambini ed ebbe un'idea.
« Che dite se oggi andiamo al parco a far volare gli aquiloni?
»
Un grido corale approvò quell'idea e finirono in fretta la colazione per correre a prepararsi.
Ancora Sheldon non aveva capito cosa stesse succedendo.
« Sheldon? Sheldon mi stai ascoltando? »
Il fisico si ridestò
dai suoi pensieri. « Certo. Comunque ti aspettiamo domani sera
per cena. Non fare tardi. »
« O-okay...»
disse un po' perplessa la neurobiologa. Gli diede ancora un paio di
raccomandazioni e poi si salutarono.
« Forza, è ora di andare a dormire! »
« Ancora cinque
minuti! » si lamentò James facendo gli occhi grandi nel
tentativo di convincerlo. Sheldon però rimase irremovibile.
« Sono le nove e un
quarto, siete di quindici minuti fuori dall'orario della nanna. Sapete
che non mi piace che non rispettiate gli orari. » Incrociò
le braccia al petto ed assunse uno sguardo duro, quello di chi non
ammetteva ulteriori repliche.
« Uffa. » James abbandonò il telecomando e si diresse verso la sua camera seguito da Alison.
Entrambi si infilarono nei loro letti e attesero che anche Sheldon arrivasse.
« Buonanotte. » disse spegnendo la luce.
« Aspetta! » urlò Alison.
Sheldon riaccese la luce ed alzò un sopracciglio perplesso. « Cosa c'è? »
« Devi rimboccarci le coperte. »
« Ma—»
« Mamma ci rimbocca
sempre le coperte. Così se ci fosse qualche mostro sotto il
letto non ci può prendere. »
Il fisico aprì la
bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito. Sia Alison che James lo
stavano aspettando impazienti. Con un piccolo sospiro decise di
ubbidire a quella piccola richiesta.
Iniziò dal
maschietto, sistemandogli anche il cuscino ed infilando bene le coperte
sotto al materasso in modo che non uscissero se dovesse girarsi nel
sonno.
Quando finì anche con Alison le diede una breve occhiata. « Così va bene? »
Lei annuì soddisfatta e strinse il peluche.
« Okay. Buonanotte. » ripeté e si alzò dal letto.
« Stai dimenticando
il bacio della buonanotte! » disse Alison corrugando lo sguardo.
« Papà, ma devo dirti proprio tutto? »
« Io non—»
« Mamma ci dà sempre il bacio della buonanotte così riusciamo a dormire. » spiegò.
Sheldon non sapeva di tutti
questi riti prima di farli addormentare. Amy si occupava di metterli a
letto, lui si limitava a dare una semplice buonanotte dal salotto.
Con un altro sospiro decise
di ubbidire anche a quella richiesta. Infondo lui era il primo ad
approvare un rigido schema di abitudini e, come si aspettava, anche i
suoi figli ne avevano uno tutto loro.
Si avvicinò al viso della bambina ed appoggiò le labbra sulla sua fronte.
Lei ridacchiò.
« Anche Stitch! » disse prendendo il peluche con due mani.
« Devo proprio? » disse arricciando appena le labbra.
« Sì! Mamma—»
« Ho capito, ho capito! »
Riuscì a dare un bacio veloce anche al peluche facendo ridere la bambina che se lo accoccolò subito al petto.
Infine Sheldon si alzò e fece lo stesso anche per James. Per fortuna questa volta non c'era nessun peluche.
« Ora, se abbiamo finito, posso spegnere la luce in modo che possiate finalmente dormire? » domandò con una punta di esasperazione nella voce.
« Sì! »
Guardò un'ultima
volta i due bambini nei loro letti e poi chiuse la porta. Si
portò in salotto dove si lasciò andare sul suo posto sul
divano. In tv andava in onda i titoli di coda del primo film di Indiana
Jones.
« Beh, magari potrei
guardare qualcosa su Netflix. » si disse cercando un film sul
catalogo. Qualcosa che magari lo distraesse un po' e non gli facesse
sentire la mancanza di qualcuno.
« Oh, questo film non l'ho mai vis—»
« Papà! »
Sprofondò sul divano e chiuse brevemente gli occhi prima di alzarsi e vedere cosa James voleva.
« Posso avere un bicchiere di latte caldo? »
« Adesso? » chiese perplesso.
« Sì! Non riesco a dormire sennò! »
Ormai aveva capito che erano solo capricci per non dormire, ma decise comunque di soddisfare anche quella richiesta.
Scaldò il latte alla giusta temperatura e glielo portò in camera.
James si mise seduto ed allungò le mani che prontamente afferrarono il bicchiere e se lo portarono alle labbra.
« Stai attento
però a non rovesciartelo addo—» non finì la
frase che una grossa macchia di latte si era già formata sul
pigiama e sulle lenzuola.
James si guardò i pantaloni bagnati e poi suo padre. « Ops. »
Sheldon fece forza a tutto
il suo autocontrollo, ma un tic nervoso iniziò a tormentargli
l'occhio destro. Gli tolse il bicchiere dalle mani e lo mise sul
comodino poi prese James da sotto le ascelle e lo mise in piedi
togliendogli così la maglia e i pantaloni.
« Posso dormire così stanotte? »
« No, non puoi dormire solo in mutande. »
« Ma è divertente! »
Ignorandolo lo rivestì, cambiò le lenzuola e mise quelle sporche in un cesto.
Rifece tutta la tiritera
delle coperte e dei baci ad entrambi perché gliela richiesero
un'altra volta e poi, dopo aver ringraziato mentalmente una qualche
divinità di dubbia esistenza, spense la luce che già
stavano dormendo.
Era passata più di un'ora da quando li aveva messi a letto.
Ormai era venuta anche la
sua di ora di andare a dormire e, sinceramente, voleva solo riprendersi
da quella giornata lunghissima sperando che l'indomani andasse tutto
liscio. Forse poteva portarli allo zoo. Sì, era una buona idea,
si disse.
Si sistemò sul cuscino sentendo le palpebre farsi pesanti in un attimo.
Stava dormendo placidamente
quando avvertì la porta della camera aprirsi con un breve
cigolio. Arrivava una debole luce dalla finestra del salotto.
Sheldon fece finta di dormire.
« Papà? »
Tenne gli occhi chiusi. Non aveva nessuna voglia di aprirli.
« Papà? »
Sospirò a lungo. Gli occhi ancora chiusi.
« Cosa? »
« Posso dormire qui con te? »
Si girò sulla
schiena ed accese la lampada sul comodino. Sua figlia era accanto a lui
con il suo pigiama verde fresco di bucato e il peluche di koala sotto
un braccio.
« Non riesci a dormire? » chiese mezzo assonnato.
Lei scosse la testa e i lunghi capelli mossi si spostarono da una parte all'altra.
Sheldon sospirò ancora. Voleva solo porre fine a quell'agonia.
« D'accordo. Per
stasera puoi stare qui. » disse spostando le coperte e un bel
sorriso apparve sulle labbra della bambina. Saltò sul letto e si
mise sotto accoccolandosi tra le coperte calde.
« Adesso però dormi, va bene? »
Alison annuì e Sheldon le regalò un breve sorriso. Si girò su un fianco e spense la luce.
Il silenzio avvolse
entrambi immediatamente. Fuori la leggera pioggerellina regalava
un'atmosfera che contribuiva a far rilassare Sheldon. Si stava
assopendo di nuovo ed era questione di un attimo prima di potersi
finalmente riaddormentare...
« Papà? »
« Oh mio Dio Alison
cosa c'è ancora?! » sbottò esasperato. Sembrava non
volesse dargli tregua nemmeno per un attimo.
Alison si avvicinò e
dato che il padre le dava la schiena appoggiò le manine sulla
sua spalla e si protese un po' per vedere il profilo del suo volto. Era
contratto in una smorfia spazientita.
« Sei arrabbiato? »
Sheldon si passò una
mano sul viso. « Non sono arrabbiato. È tardi e sono
stanco. Per favore, dormi. » la supplicò. Alison
però non si mosse.
« Pensavo che ti saresti sentito solo a dormire senza la mamma. »
Sheldon la guardò
sorpreso. Sua figlia era preoccupata che potesse sentirsi solo e voleva
semplicemente fargli compagnia. Si sentì uno schifo per averle
risposto male.
La guardò negli occhi verdi, gli stessi di Amy e sorrise. « Adesso mi sento meglio. »
Alison sorrise raggiante,
contentissima di aver fatto sentire meglio il suo papà. Gli
diede un bacio sulla guancia, gli augurò la buonanotte e
finalmente appoggiò la testa sul cuscino e strinse il peluche a
sé, pronta per dormire.
Sheldon esalò un breve respiro esausto e soddisfatto.
Finalmente poteva dormire.
Si rimise sul fianco, sistemò bene la coperta sopra la spalla e chiuse gli occhi.
Era quasi sul punto di riaddormentarsi quando avvertì qualcuno camminare per la stanza. Dei piccoli passi.
No.
I passi si fermarono dalla parte opposta alla sua.
No, non può essere.
Un attimo di tentennamento poi sentì il materasso sprofondare appena sotto il piccolo peso.
Perché?
Sheldon con un gesto stizzito si tirò su ed accese di nuovo la luce.
« E tu che ci fai qui? »
James si era fatto piccolo piccolo sperando di averla fatta franca, ma ovviamente così non era.
« Ho fatto un brutto sogno. » mormorò timidamente.
« Che sogno? » chiese. Ormai era deciso che quella sera non doveva dormire.
« Ho sognato la faccia di un uomo che si scioglieva e mi ha fatto tanta paura. »
« La faccia di un
uomo che—oh no...» Sheldon si passò due dita sugli
occhi. Quella sera davano in replica Indiana Jones e aveva deciso di
riguardare il film, ma giunto a quella scena non fu abbastanza veloce a
cambiare canale. E James ovviamente quella notte la sognò subito.
« Che cosa facciamo quindi? » chiese sapendo già tuttavia la risposta.
« Posso dormire qui? »
Il fisico guardò i
due gemelli e non poté far altro che annuire. Infondo quella era
una serata inusuale, tanto valeva renderla ancora più inusuale.
« Però cercate di dormire adesso. Intesi? »
I bambini annuirono.
Questa volta sperò che finalmente lo ascoltassero. Era stanco morto e non sapeva quanto riusciva a tollerarli ancora.
Provò a chiudere di nuovo gli occhi e sembrò andare tutto bene.
Fino a quando non li sentì muoversi nuovamente.
« Spostati, non ci sto. »
« Vai via James c'ero io prima! »
« Papà ha detto che posso restare, spostati tu! »
« Ahia! Papà, mi ha tirato i capelli! »
« Ha iniziato lei! »
Iniziarono una vera e propria lotta dove volavano calci, schiaffi e morsi.
Questa era la prima e unica volta che lasciava andare via Amy da sola, poco ma sicuro.
Si rimangiava tutto quello che le aveva detto prima su Skype.
Non aveva nulla sotto controllo.
Dopo un tempo lunghissimo torno ad aggiornare questa raccolta.
Mi mancavano troppo!
Non voglio abbandonarla così presto, ho ancora qualche idea che mi piacerebbe scrivere.
Poi ci sono questi momenti misti tra il fluff e il comico che adoro troppo <3<3<3<3
Spero vi sia piaciuto, mi sono fatta perdonare un po' con questo capitolo un po' più lungo degli altri u.u
Grazie a tutti <3
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3361083
|