Under the Same Sky ~ Spira

di whitemushroom
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Infezione ***
Capitolo 2: *** Laguna ***
Capitolo 3: *** Consonante ***
Capitolo 4: *** Pregiudizio ***
Capitolo 5: *** Medaglie ***



Capitolo 1
*** Infezione ***




Infezione

“Non ci scherzare” sentenziò Baralai. “È grave”.
Gippal strinse le mani intorno alla gamba senza nemmeno sforzarsi di trattenere un insulto. Quel nobile dalla faccia del cavolo era nella sua stessa squadra da soli cinque giorni e già lo stava facendo impazzire, ma era stato l’unico lì dentro ad essere ritornato a prendere un Albhed così idiota da non essersi scansato all’attivazione incauta di un’ignisfera sepolta nel deserto da Yevon solo sapeva quanti millenni. Gli altri cadetti si sarebbero tagliati le palle piuttosto che aiutare un Albhed a rialzarsi.
Baralai guardò di nuovo la ferita. “È entrata la sabbia, si sta infettando. Dobbiamo raggiungere il campo dei guaritori, altrimenti …”
“È da amputare? È da amputare? Ti supplico, vai più veloce, non voglio ridurmi come Nooj!”
L’altro si fermò, levandosi uno dei suoi diecimila paramenti, e glielo strinse con forza intorno alla coscia; ormai non sanguinava più, ma stava iniziando a bruciare così tanto che sembrava che Ifrit in persona gli stesse lacerando i muscoli. “Dai, corri, ti prego, giuro che non dirò più in giro che hai un’asta da invocazione piantata su per il …”
“Smettila. Il massimo che può succederti sarà un prurito insopportabile per quasi un mese, ma sinceramente non voglio vederti grattare le tue chiappe Albhed nella missione che deciderà l’ingresso alla Crimson Squad” brontolò. Gippal sentì l’altro passargli un braccio sotto le spalle con una forza impensabile in un tipo minuto come lui. “Ma se vuoi posso sempre chiamare la nostra Dottor P. e chiederle di darti un bacino sulla ferita, magari guarisce prima!”
Quel giorno Gippal imparò che Baralai aveva la stessa espressione sia da serio sia quando faceva quelle che, almeno nel suo assai poco libertino punto di vista, dovevano essere delle battute.



Guest Star

Paine: i suoi compagni l'hanno soprannominata Dottor P, ma il perché di questo nomignolo andrebbe chiesto direttamente a loro ...

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Capitolo 2
*** Laguna ***




Laguna

“Pensi di essere diversa da tutti quelli che ci hanno provato finora?”
“Sì”.
“Molto bene” risponde lui. La fissa con occhi di sfida, il cigolio dell’arto artificiale come unico rumore oltre al loro respiro. “Allora dimmi perché lo fai”.
Paine non è diventata una reporter per soldi o fama; i primi potrebbe farli più facilmente come guardia del corpo di qualche riccone di Guadosalam, la seconda non le interessa più di tanto. Certo, avrebbe anche potuto dedicarsi a raccogliere servizi sferografici sui grandi Invocatori del passato e sulla lotta a Sin, ma preferirebbe baciare in bocca un Albhed piuttosto che trascorrere la propria vita chiusa a guardare vecchie registrazioni in un ufficio.
Se qualcuno può strappare un’intervista all’immortale Nooj “Bramamorte”, la leggenda sui campi di battaglia pari quasi al sommo Auron … quella è lei. Ha un sogno, e non permetterà alla testardaggine di questo mercenario cigolante e solitario di frapporsi tra lei ed il suo obiettivo. “Perché la gente deve sapere cosa succede quando si decide di combattere. O a chi appartengano i visi delle persone che si uccidono solo perché hanno un credo diverso dal nostro” risponde, fissandolo abbastanza intensamente da impedirgli di annoiarsi e guardare altrove. “Voglio che i lettori capiscano quanto potrebbe essere bella Spira se la smettessimo di ammazzarci. È questo ciò che desidero mostrare nei miei viaggi”.
“Oh, qualcuno qui ha letto troppi racconti su Laguna Loire …”
C’è qualcosa di folle che saetta tra le sue iridi. Paine non sa cosa sia, né come spiegarselo, o forse è qualcosa che solo chi guarda la morte in faccia tutti i giorni saprebbe descriverle.
E decide che le piace. “Qualche problema con ciò? Sarà anche un personaggio di fantasia, ma lui è il reporter che desidero essere”.
Senza paura, senza rimpianti. Senza timore di indispettire il clero o qualche invocatore, alla ricerca della verità come un gabbiano sull’oceano. Un cronista libero da tutto, solo a descrivere la morte o a immortalare nei suoi scatti panorami fantastici che la gente chiusa nelle sue città potrebbe soltanto sognare. Tutto e anche di più, un soffio di vento nell’aria chiusa del loro mondo.
Ha iniziato leggendo quelle storie mozzafiato, e non si fermerà per nulla al mondo. Rimanere nella Crimson Squad è il modo migliore per viaggiare, ma non sarà mai come il grande Laguna se non riuscirà nemmeno ad estorcere qualche parola all’uomo davanti a lei. “Questo è ciò che sono. Se non ti sta bene fattene una ragione”.
“Suppongo di non poter chiedere di più” mormora prima di sedersi su un masso. “Va bene, è il tuo turno di fare domande”.


Guest star

Laguna Loire: lo svitato coprotagonista di FF VIII, il reporter dal cuore d'oro che viaggia libero per il mondo attraversando anche i campi di battaglia. Ho pensato fosse un'idea carina per fare un cross-over delicato e non forzato.

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Capitolo 3
*** Consonante ***




Consonante
 

CLASU LRE MAKKA

Paine fissò per la trentesima volta la password sulla sfera di sicurezza. Maledicendo gli Albhed e la loro lingua probabilmente basata sui rigurgiti di Sin provò a spostarsi nella stanza adiacente, poi in quella successiva, attraversò quasi tutto il bunker con il comunicatore alla ricerca di campo.
“Smettila di agitarti”.
La mano buona di Nooj affondò nello zaino ed estrasse la prima pozione a portata; l’altra, quella meccanica, sorreggeva la figura esanime di Gippal e la fasciatura che gli avevano improvvisato intorno alla testa quando una granata aveva fatto crollare su di lui un’intera parete. “Qui sotto i comunicatori sono inutili. I maestri di Yevon ci avevano avvisati”.
“Se non apriamo questa porta siamo in trappola”.
“Mi sto seriamente pentendo di non aver ascoltato Gippal quando provò ad insegnarci l’alfabeto Albhed” grugnì il soldato. La pozione non sembrò fare alcun effetto, quindi Nooj prese il loro compagno e lo caricò su una spalla, liberando entrambe le mani e caricando il fucile con quella velocità che lo aveva reso una leggenda vivente.
Dall’altro lato del bunker dei rumori di spari fecero di nuovo tremare le pareti d’acciaio e le griglie di aereazione, poi cadde un silenzio interrotto soltanto dai getti di vapore e dal ronzare delle macchine da guerra degli Albhed ancora in superficie. Paine provò di nuovo a forzare la password che avrebbe permesso loro di uscire da quel portellone di emergenza, ma lungo la superficie della sfera di sicurezza le vocali e le consonanti formavano una massa caotica di idee.
Gippal non era stato entusiasta di infiltrarsi in una base Albhed, ma gli ordini del clero erano stati chiari ed il loro ingresso nella Crimson Squad dipendeva dall’esito della loro missione; erano riusciti a riprendere le trasmisfere rubate senza molte difficoltà –le squadre in superficie stavano facendo un eccellente lavoro di copertura- ma la loro fuga era stata compromessa.
E muoversi in una tana Albhed con l’unico Albhed in grado di interpretare le password totalmente fuori gioco aveva dato esito a quella situazione insopportabile.
Sentì il click del fucile di Nooj e si voltò di scatto, ma dall’angolo del corridoio comparve solo la figura di Baralai, tremolante ed appoggiata al suo bastone, ma ancora intero. Come fosse riuscito quel predicatore a superare i loro avversari senza finire impallinato era un grande mistero, ma Paine decise di passare oltre ed afferrò il loro compagno per la manica.
“Abbiamo un problema”.
Baralai era molto più bravo con i sermoni che non con le armi ed ancora non era ben chiaro cosa ci facesse in quel gruppo, ma Paine sorrise tra sé ricordandosi una definizione che l’Albhed aveva coniato per descrivere il loro pio compagno. “Decifra questa password o faremo la fine dei topi”.
Baralai era quello che, fosse stato durante una battaglia o ad assistere una partita di blitzball, era quello che “faceva i compiti”.
Ed infatti da sotto la sua divisa comparve il suo storico taccuino, quell’immancabile pezzo di anticaglia su cui Baralai riusciva ad annotare di tutto, dai commenti sui discorsi del venerabile Seymour alle bozze sulle nuove looksfere da combattimento. Lanciando uno sguardo preoccupato alla ferita di Gippal, Baralai iniziò a combinare tra loro le varie consonanti leggendo i propri appunti, premendo i pulsanti della tastiera sferografica finché, con un rumore secco, i chiavistelli del portellone non saltarono all’unisono preparando la via di fuga.
Paine guardò la password decriptata nella loro lingua, fissò il suo compagno incosciente e sbuffò.
“Tipico umorismo Albhed. Muoviamoci”.



Cosa vi era scritto nella misteriosa password? Pensate che Mamma Fungo vi servirà la soluzione su un piatto d'argento? Ovviamente no! Però vi lascio un simpatico dizionario italiano-Albhed per farvi giungere alla soluzione! Godetevi la prima drabble pseudo-interattiva!

www.rinoadiary.it/soluzione/final_f...izionari_albhed

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Capitolo 4
*** Pregiudizio ***




Pregiudizio

“Sai per cosa sono famosi gli Albhed?”
“Per le macchine?”
“Banale. Riprova”
Paine non ha alcuna idea di dove Gippal voglia arrivare. La transmisfera sta inviando segnali dal quartier generale da più di un’ora e nessuno dei suoi compagni si è degnato di aggiornare il rapporto con le ultime comunicazioni, il che vuol dire che toccherà a lei raccogliere i dati prima di coricarsi. Guardando lo scorrere delle informazioni tutte uguali si rende conto di aver davvero bisogno di una distrazione, ma l’accesso alla Crimson Squad dipende da tanti fattori tra cui la pronta risposta agli ordini, dunque deve inviare l’elaborato con la massima velocità. Ed una mole di lavoro supplementare con un Albhed dall’espressione poco raccomandabile che ronza intorno alla sua postazione è la combinazione perfetta per farle saltare i nervi. “La puzza?”
“Il solito pregiudizio yevonita. Siamo molto puliti, sai?” risponde. “No, mia cara, siamo famosi perché nessuna donna può resisterci!”
“Ma pensa un po' … sai che conoscendoti non lo avrei mai detto?”
“Guarda che se fai la sostenuta ti diverti la metà, sai? Se ringhi come un garm gli uomini scappano!”
Paine continua a scaricare i dati cercando di non fissare troppo il suo compagno. “Meglio. Mi risparmiano la fatica di prenderli a calci”.
No, non è mai stata portata per quel genere di cose. Ha conosciuto troppi imbecilli, più di quanti ne sappia contare, e non è mai finita bene; divertenti, ma nulla di più. Tutti troppo presi nei loro piccoli problemi dal vedere oltre il palmo del loro naso, ad un idiota blitzballer di Luca che considerava il giornalismo una professione inutile ha quasi spaccato il collo … uno dei tanti motivi per unirsi alla Milizia, probabilmente. D’altra parte ha anche piantato in asso un paio di “bravi ragazzi” tutti clero e famiglia.
Quando solleva gli occhi dalla transmisfera si accorge che Gippal si è seduto sulla scrivania proprio davanti a lei per fissarla, ed ha sempre avuto l’odioso sospetto che quel macchinista dalla lingua lunga sia più bravo a leggerle lo sguardo di quanto non lo sia lei. “È chiaro che tu non abbia mai frequentato un Albhed. Non saresti così rigida!”
“Molto bene, ma ti do una sola possibilità”.
Concluso il passaggio delle informazioni spegne la sfera ed appoggia la schiena sulla sedia. Dopotutto il turno di guardia di Nooj finirà tra più di due ore e quando Baralai è in preghiera non sentirebbe nemmeno Sin radere al suolo Bevelle. E lei ha davvero bisogno di una distrazione.
Incrocia le braccia, più divertita dalla situazione di quanto il suo buonsenso le consiglierebbe. “Stupiscimi, Albhed”.



Riuscirà Gippal a stupire Paine? Potrà riuscire a segnare un punto per la virilità dei maschi Albhed o verrà preso a calci nel sedere?
E soprattutto ... quanto dura una sessione di preghiera di Baralai?
A voi il gusto (se ve ne è) di trovare una risposta!
 

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Capitolo 5
*** Medaglie ***




Medaglie

“Una nave che scivola nell’aria … tipo quella di cui hai parlato prima”.
Paine si rende conto di avere tutti gli sguardi della squadra su di lei, compreso Nooj. A volte si chiede se i suoi compagni abbiano davvero tutti gli ingranaggi a posto. “Sì, sono serissima. Il mio sogno è volare”.
Come al solito la conversazione è partita da Baralai, come tutte le altre discussioni senza né capo né coda dove cerca di trovare un senso all’esistenza o una spiegazione all’origine di Sin e che finiscono irrimediabilmente con la sua retorica assillante che cozza con il pensiero spaccone e limitato di Gippal. Paine osserva la notte stellata, domandandosi cosa la abbia spinta a rispondere al quesito del suo pio compagno.
Quegli sguardi su di lei la fanno pentire.
Dovrebbe ricordare al gruppo di tornare sotto coperta e riposare: domani inizierà l’operazione Mi’hen, e con essa verranno assegnate le medaglie che sanciranno l’ingresso ufficiale alla Crimson Squad. Le chiacchiere sul futuro dovrebbero lasciarle volar via.
“Beh, saresti una perfetta pilota. Io potrei occuparmi di studiare le carte e decidere la rotta”.
Baralai si solleva, rivolgendole un’espressione che sulla sua faccia potrebbe essere considerata un sorriso; Paine lo squadra, cercando di capire dove il sacerdote voglia andare a parare, ma Gippal si intromette tra loro e la sfera, stranamente sobrio. “Ovviamente io sarò l’ingegnere della ciurma!”
“E tu, Nooj?”
La verità è che non ha mai immaginato molto il suo futuro. Ha sempre sognato diventare una grande reporter, girare il mondo, svegliare le coscienze della gente, e da quando si è unita a Yevon le sembra che questo pensiero in origine senza forma si stia trasformando in un piccolo sentiero nella sabbia, un cammino che potrebbe trasformarsi in una vera strada se riuscisse a raggiungere la notorietà della Crimson Squad. Eppure il quesito di Baralai, quello sul suo vero sogno, ha toccato qualche parte del suo cuore che credeva di aver dimenticato, il senso di poter diventare leggera come un gabbiano e volare sopra il mare, sopra i paesi, sopra Sin ed ogni cosa fino a sparire tra le nuvole.
Non ha mai visto nessuno al suo fianco nel proprio futuro. E adesso, alla vigilia del giorno più importante della sua carriera, le sembra d’improvviso di essere sempre stata sola.
Almeno fino ad ora.
Ed è sempre quel frammento del suo cuore a farla rispondere. “Sarebbe un meraviglioso capitano”.
Sì, loro quattro. Insieme. Gippal con la sua stupidità, Baralai con la sua espressione saccente e Nooj che si volta verso di loro con uno sguardo inamovibile e brontola: “Non credo di avere l’esperienza necessaria per comandare”.
“Rilassati Nooje!” esclama Gippal, avvicinandosi a lui e sospingendo anche gli altri verso un unico punto del ponte, tutti insieme, davanti alla luce della sferocamera che nonostante la nottata e la batteria quasi scarica continua a riprendere. “Tutto ciò che deve fare un capitano è rimanere in silenzio e sembrare qualcuno di importante. Sei tagliato per il ruolo, fidati!”
“Saresti perfetto”.
Ormai la nottata sta capitolando. Sono loro quattro, vicini come non lo sono mai stati, e Paine non ha la più pallida idea di cosa le stia dicendo il cervello mentre osservano ridacchiando le stelle e si stringono uno accanto all’altro per entrare meglio nella registrazione, quasi come se parte di loro temesse il domani, la sfida, la fine della loro strana avventura e volessero rimanere per sempre insieme in quel filmato che senza dubbio uscirà in qualità scarsissima. Persino Nooj compie un passo cigolante verso di loro. “Vi farò sgobbare come cani. Siete avvisati”.
Paine non ricordava di saper ancora ridere così bene.


Oggi avrei dovuto parlargli.
Quanti anni sono passati? Due? Tre? Venti?
Baralai è rimasto lo stesso, la stessa retorica, gli stessi gesti disegnati col pennello, la stessa espressione immobile con cui ha accolto Yuna al nuovo tempio di Yevon. Avrei dovuto dirgli qualcosa, eppure ho preferito dargli le spalle come la più schifosa dei vigliacchi.
Cosa siamo diventati, ragazzi?
Abbiamo sacrificato noi stessi per le medagli luminose della Crimson Squad, ed ecco ciò che è accaduto.
Non so cosa sia successo al nostro sogno. So solo che non mi importa più nulla della guerra o di Sin, voglio solo capire cosa sia accaduto quel giorno. Se vi è rimasto ancora qualche frammento di reporter dentro di me, sono certa che sia quello a supplicare la verità, a voler bruciare Yevon dalle fondamenta per riavere anche solo una scintilla di voi e di me.
Non avremmo mai dovuto partecipare all’operazione Mi’hen.
Non saremmo mai dovuti scendere in quella dannata caverna.


 


Paine, Nooj, Gippal, Baralai (Crimson Squad)
DESTINO SULLE ALI DEI GABBIANI

 

THE END




Ed anche questo gruppo di amici giunge finalmente a conclusione. Ammetto che ero partita con l'intenzione di narrare le loro vicissitudini durante gli eventi di FF X-2 e snocciolare la loro tragedia attraverso le drabble, ma in questo caso le parole non mi hanno aiutata affatto. Ho quindi deciso di dedicare loro piccoli eventi, semplici ed allegri, che raccontassero la loro vita prima dell'operazione Mi'hen, far vedere come personalità così diverse potessero stare insieme senza esplodere. Lascio un piccolo ringraziamento anche agli utenti Devilangel e Ash Visconti che mi aiutano a recensire delle storie su un fandom come questo che altrimenti sarebbe crollato nel dimenticatoio.
Piccola curiosità che voglio dividere con voi: stavo cercando su internet un'immagine che comprendesse TUTTI i membri della Crimson Squad, non solo i tre maschi che compaiono nel poster ufficiale. Quando mi sono imbattuta nell'immagine che potete vedere a fine storia stavo baciando per terra chiedendomi quale santo dovessi ringraziare per avermi fornito proprio l'immagine che cercavo (l'unica in tutto il web, giuro che non ne esistono altre) ... per poi scoprire che l'avevo fatta io almeno cinque anni fa e di cui avevo totalmente cancellato il ricordo. Ragazzi, so che non ve ne importa nulla, ma mi stavo abbracciando da sola per la lungimiranza!!!!!!!

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