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DISCLAIMER: I
personaggi di Slayers sono di proprietà di Hajime Kanzaka e degli altri aventi
diritto
Intro
Il palcoscenico era
già illuminato dalle luci, e la gente seduta sugli spalti attendeva che lo
spettacolo avesse inizio.
Intanto dietro le quinte…
Makari:
Insomma, si può sapere perché abbiamo dovuto mettere quell’orribile cosa sopra
il palco??
Sul
palco troneggiava un enorme stemma, un demone o qualcosa del genere mentre sotto
spiccava la scritta: “Zolmaister. Diffidate dalle imitazioni. Il solo e
l’originale a Zoana!”
Mistral: Lo so
che è orribile, ma è la regola degli sponsor, lo sai anche tu, e i sovrani del
regno di Zoana sono stati così gentili da aiutarci…!
Intanto tra il
pubblico si aggirava una strana figura con occhiali da sole scuri e vestita più
o meno come una cameriera, che se andava in giro a vendere portafortuna e gadget
vari con lo stesso simbolo.
Mistral: Dove
sono gli attori, che fra poco si comincia!?! Valgarv, comincia ad andare fuori
ad annunciare!!
Valgarv
(adult human version): Ma perché io devo presentare???
Makari: Niente
storie e vai!!!!!!!
Non appena il drago,
che indossava un elegante vestito nero, uscì sul palco, un enorme boato si
sollevò dal pubblico:
“Waaaaaaa!!!! Valgarv!!!!!”
Le fan erano in
visibilio, e sventolavano enormi striscioni con scritte di ogni tipo.
Da
dietro le quinte si sentirono arrivare delle urla:
Philia: Grrrr,
io le ammazzo quelle oche!!!!!!!!!
Mistral: Ti
prego Philia calmati!!
Philia: Non
posso perdonarle…!
Xelloss:
Suvvia, Philia, non potrai mica competere con quelle belle fanciulle vecchia e
acida come sei?
Da sotto il vestito
le spuntò una coda col fiocco abbinato al nastro rosa che aveva tra i capelli.
La traghetta si voltò verso il Mazoku con gli occhi infuocati di rabbia:
Philia:Tu,
lurido namagomi! Come ti permetti di dare a me della vecchia e acida??? Ma ti
sei mai visto allo specchio?? Non potrò perdonarti per quello che hai appena
detto…. aaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!
Si sprigionò
un’enorme luce e, al posto della pacata (si fa per dire) ragazza, c’era ora un
enorme drago dorato
Philionell
(tra il pubblico): Che meraviglia un drago! Hanno fatto le cose in
grande!!*____*
Valgarv tossì
cercando di darsi un contegno: Ehm... Ladies and gentlemen, benvenuti a questo
spettacolo che…
Philia cominciò a sputar fuoco a destra e a manca, non potendo sopportare
l’idea di avere perso così il controllo e di essersi trasformata così davanti a
Xel che aveva visto le sue grazie…
Makari:
Xelloss, che ci fai qui?? Perché non indossi gli abiti di scena?? Vai subito a
cambiarti e spicciati!!>____<
Zelas, uscendo
da un camerino con un abito succinto: Uffa, vorrei sapere perché a me è stato
dato un ruolo così marginale, e poi perché il mio priestuccio dovrebbe farsela
con L..ffffffffffff!!!!
Mistral si
precipitò su Zelas cercando di tapparle la bocca alla meglio: Zitta, che così
rovini tutto, ti sentono da fuori!!!!!
In
effetti, il sipario del palco era andato quasi del tutto bruciacchiato a causa
di Philia (mi dispiace… ;___; Nd.Philia), e non
era difficile per il pubblico assistere a quanto avveniva dietro le quinte…
Valgarv: Ehm
dicevo, in questo spettacolo vedremo presenti anche il mio amato maestro Garv e
Phibrizio, anche se erano passati a miglior vita alla fine di Slayers Next.
Dietro le quinte
Garv: Siiigh,
finalmente qualcuno potrà apprezzare il mio talento artistico!!
Dal pubblico, le
ragazze del Phibrizio Fan Club entrarono in delirio.
Valgarv: ….in
realtà le nostre due autrici non hanno le idee ben chiare sul perché siano
tornati in vita, e… AHI!!
Makari era entrata
velocemente in scena sbattendo un ventaglio in testa al presentatore. Poi,
veloce come era arrivata, sparì dietro le quinte (*velocità WARP!!*).
Valgarv, con un
vistoso cerottone: Aehm, ci scusiamo per l’imprevisto; dicevo, questa è una
storia a quattro mani scritta da Makari (che è quella che mi ha appena menato) e
Mistral (che si spera essere più pacifica)…
Da
dietro le quinte Mistral sussurrò: Ehi, ricordati lo sponsor!
Val: Ah, sì…
che si sono conosciute grazie l’Erika Fanfiction Page, il cui indirizzo vedete
qui in sovrimpressione...
Entrò in scena Jiras
che reggeva uno striscione con scritto l’indirizzo.
http://www.egoio.net/efp/index.php
Valgarv (con
numerose goccioline lungo la fronte): …e vede come attori quasi tutta la Slayers
Gang. Saremo lieti di accogliere qualsiasi tipo di commento; per i complimenti
rivolgetevi pure alle nostre autrici; per le critiche è invece aperto il nostro
ufficio reclami.
Valgarv indicò con un
cenno della mano un tavolino situato in un angolino buio, con dietro seduto uno
strano figuro incappucciato, che rimase assolutamente impassibile.
Valgarv: Vulgum
sarà ben lieto di accogliere le vostre voci. ^_____^”
Vulgum, facendo
la V con le dita: Yeah!!
Valgarv:…^^””””….continuiamo:
ogni riferimento a eventi, cose, persone, realmente esistite (o esistenti) è
puramente casuale; per la presenza di scene violente o di s...BIP...ue (*sangue*
censurato by Mediaset) che scorre….
Da
dietro le quinte, provenne l’inquietante risata di Makari, che mostrò i
suoi canini un po’ troppo sviluppati: Ghghghghghghhggh, sangue!!!
Valgarv: Cough…
dicevo, ed inoltre per la probabile….
Mistral
annuendo col capo: Molto probabile, sì sì!
Valgarv
(^^””):…e per la probabile presenza di scene dal contenuto inadatto ad un
pubblico di bambini, si consiglia la visione accompagnata da un adulto.
*FIRE
BALL!!!!*
Da
dietro le quinte si sentì un’esplosione.
Makari e Mistral fecero giusto in tempo ad evitare la sfera infuocata che colpì
in pieno Luna, addetta alla scenografia nonché grafic girl.
Luna: Ma che
centro io?? ;____;
Makari: Povera
Luna-chan! Ma che succede ora??
Lina infuriata:
Come sarebbe a dire la presenza di scene inadatte ad un pubblico di bambini??
Guardate che io scene sconce con Xelloss non le faccio!!!!!!!
Molti nel pubblico cominciarono a bisbigliare:
Ooohhhh, ma è una Lina/Xelloss??
Qualcuno fece per protestare:
Io voglio le trade couples!! >___<
Mentre ovunque si levavano sorrisini maliziosi, una strana donna con un abito
nero, lunghi capelli biondi, un frangettone enorme che le copriva gli occhi e
una sigaretta accesa in mano (fregandosene del cartello che diceva no-smoking),
seduta su un’enorme poltrona di velluto rosso girata di spalle al palco,
cominciò a ridere:
Uhuhuhuhuhuh, l’ho sempre detto che quei due dovevano stare insieme!!!!!
Mistral con un
vistoso gocciolone: Calma, calma (l’effetto sorpresa è rovinato….T___T), ha
detto probabile, e poi non è detto che siano tra voi…!
Lina la guardava
scettica.
Mistral: Poi,
pensa alla ricompensa…. Ti pagheremo bene per questo…
A Lina cominciarono a
scintillare gli occhi.
Makari: Sì,
tante belle monete d’oro e pietre preziose (seeeee!)!!! E inoltre se avremo
successo ci sarà un gran bell’incasso!!
Lina immaginava
già la scena di lei che nuotava in un mare d’oro alla Paperon de Paperoni, e
subito incominciò ad urlare: Su, muovetevi, quando si comincia?? Lassù le luci
sono pronte?
Jiras, uomo… ahem,
volpe tuttofare fece cenno di sì col capo.
Lina: E voi,
nei camerini?????
*silenzio*
Lina
con un grosso gocciolone invece della testa: Su Val-chan, qui siamo pronti
finisci quella tua stupida presentazione!!
Valgarv: Cough,
mi dicono che si può cominciare… Si dia inizio allo spettacolo: ladies and
gentlemen, ecco a voi Blind
butterfly and violet eyes!!!
^__^(finalmente ho finito!^^).
Il
sipario (o quel che restava di esso) si sollevò e dal pubblico si sollevò un
applauso, a dire il vero non troppo convinto.
***
Prologue
La neve cadeva lenta nel palazzo costruito tra i ghiacci
perenni, rendendo il paesaggio ancora più irreale e fatato. Tutto era silenzioso
e, come sempre, pareva senza vita, ma quel giorno era un giorno speciale
all’Eternal Ice Palace: il padrone aveva ospiti.
Nella sala principale del palazzo, un massiccio uomo in
armatura dalle mani nivee si versava da bere, attorniato da alcune delle sue
dame, gli spiriti della neve, e intanto discorreva pacatamente con una figuretta
imbacuccata in un pesante cappotto col cappuccio bordato di pelliccia.
“E quindi la Madre ti ha riportato in vita ma senza
spiegarti il motivo di questa sua scelta?”
“Già” annuì il bambino, scolandosi in un colpo solo un
calice con un mix di alcolici che avrebbe steso un uomo grande tre volte lui.
“Beh, ma alla fine non è che me ne importi poi molto, sai? Quel che conta è
essere tornato”
“Le azioni di LoN possono risultarci incomprensibili, ma
di sicuro lei agisce per portare a compimento un progetto ben definito”
“Che secondo te sarebbe…?”
“È ragionevole pensare che voglia riequilibrare la
situazione nel confronto con i Draghi: eravamo rimasti praticamente solo in due,
non potevamo fare molto”
Gli occhi verdi del bimbo scintillarono minacciosamente.
“Di sicuro io posso dare una grande mano a questo scopo…”
“Non ne dubitavo” sorrise l’altro, alzando la visiera
dell’elmo che (chissà perché) portava anche in casa, quasi fosse sempre in
guerra.
“Piuttosto” riprese il ragazzino, versandosi un’altra
generosa dose di alcool “si può sapere perché nostra sorella ha convocato una
riunione proprio oggi e proprio qui, dove fa un freddo cane?!”
“Per quanto riguarda i motivi che l’hanno portata a
scegliere casa mia, ne so quanto te fratello” rispose il guerriero, alzandosi e
avvicinandosi ad un enorme finestrone che si apriva su un pittoresco giardino di
ghiaccio “Comunque a me questa temperatura pare ideale”
Il bambino fece una smorfia significativa. “Ma và?! Non
l’avrei mai creduto che a te piacesse stare in questa specie di freezer gigante!
E comunque, visto che mi ha fatto scomodare a venire qua in capo al mondo, la
cara sorellina dovrebbe almeno essere puntuale!” si lamentò poi.
“In
effetti ci sta mettendo davvero un po’ troppo ad arrivare…” assentì il
guerriero, osservando impassibile la danza della neve tra le sculture di
ghiaccio nel parco. Improvvisamente alzò gli occhi. “Eccola finalmente!”
Anche
l’altro, svaccato sull’immenso divano bianco, guardò verso l’alto. “Alla
buon’ora!” strillò poi agli stucchi del soffitto.
“Guarda che noi siamo di qua…” intervenne una voce femminile. I due si
voltarono, un po’ sorpresi, e videro sulla porta una bellissima donna, avvolta
in un lungo abito color avorio, con un corpino ricamato di pizzi che sosteneva
un seno da capogiro e lasciava nude le spalle, riparate solo in parte da un
coprispalle di ermellino. Al collo, lasciato libero dai capelli raccolti in una
pettinatura sostenuta da pettini tempestati di perle, un fiore bianco come la
neve con il cuore e i petali venati da striature rosso sanguigno.
Dietro di lei, ancora seminascosta nell’ombra della porta, c’era un’altra
figura, ma nella sala non la notarono.
“Zelas, cara” la salutò il guerriero, baciandole la mano
“sono molto felice di vederti…”
“Grazie Dynast” rispose lei, con un sorriso “E scusateci se abbiamo fatto
tardi…”
“Senti un po’, Zelas, mi vuoi spiegare perché diavolo continui a parlare al
plurale? L’unico che può avere manie di grandezza in famiglia sono io!”
intervenne il bimbo, tirandosi giù il cappuccio dalla testa e scoprendo il
caschetto nero come la notte.
“Beh,
semplicemente perché ci sono anch’io!” Con il suo sempiterno sorriso e la sua
consueta espressione misteriosa, Xelloss spuntò da dietro le spalle della sua
Master. “Hellmaster-sama, Dynast-sama… è un piacere” salutò poi, con due
profondi inchini.
Phibrizio fece un cenno con la mano, mentre Dynast gli lanciò uno sguardo
schifato (il Dark Lord non l’aveva mai preso in simpatia). “Zelas, cara… mi
spieghi perché mai ad una riunione di DARK LORD deve partecipare anche lui che è
un PRIEST?” domandò poi, velenoso, calcando la voce sui loro diversi gradi nella
gerarchia demoniaca.
La
Dark Lady sorrise, sfilandosi i guanti di pelle bianca e posandoli su un
tavolinetto di cristallo. “Semplice fratello: perché, per il piano che ho in
mente, Xelloss è fondamentale e, siccome non ho voglia di ripetergli dopo tutto
quello che sarà deciso in questa riunione, tanto vale che me lo porti dietro,
no?” spiegò poi, con tono annoiato, come se la cosa fosse lampante.
Evidentemente, però, non lo era per Dynast che continuò a borbottare tra sé;
Phibrizio invece decise di fregarsene della presenza del quarto incomodo e di
cominciare a parlare di cose serie.
“Bene, dato che gli altri sembrano non voler dare segni di vita, direi che
possiamo cominciare. Avanti, Zelas, dicci in cosa consiste questo tuo piano per
portare Lina Inverse dalla nostra parte”
“Dunque, visto che non siamo riusciti a convincerla con i metodi tradizionali”
iniziò la Dark Lady, sedendosi su una poltrona e accendendosi una lunga e
sottile sigaretta in un bocchino “propongo di usare una… se così si può dire,
arma impropria”
“E in
che cosa consiste? sentiamo…” domandò Dynast, togliendosi l’elmo e scuotendo la
testa per sistemare i lisci capelli blu notte che gli arrivavano alle spalle.
“È
una tattica psicologica” spiegò la demone. L’Hellmaster stava per ribattere, ma
Zelas lo pervenne “Sì, lo so che l’idea non ti piace Phiby-chan, tu preferisci i
mattatoi, ma con lei non funziona… bisogna che accetti volontariamente di
servirci”
“Ma
allora siamo al punto di prima!” sbottò il Dark Lord dei ghiacci, chiaramente
poco portato per la strategia e ancor meno paziente.
“No,
perché è possibile manipolare la volontà degli esseri umani in modo che pensino
di fare di loro spontanea volontà qualcosa che invece gli viene imposto
dall’esterno”
“Senti Zelas” intervenne Phibrizio “io non ci ho capito un accidente! In breve,
noi cosa dovremmo fare?”
“Noi
tre personalmente niente” rispose pacata la demone, accavallando le lunghe gambe
nascoste sotto il vestito “Penserà a tutto Xelloss”
“Facendo cosa, se è lecito saperlo?” Il guerriero era visibilmente insoddisfatto
di come si stava delineando il piano.
“Usando il suo fascino per sedurre quella ragazzina e convincerla a passare
dalla nostra parte” Zelas lo disse con la massima calma, ma i due Dark Lord
rimasero a fissarla a bocca aperta, come se avesse dichiarato di voler diventare
amica di Cephieed.
Anche
Xelloss rimase piuttosto stupito: la sua Master non l’aveva informato della sua
decisione. Però tutto sommato l’incarico non gli dispiaceva… era divertente per
lui sedurre le donne, così, senza nessun tipo di impegno, solo per passatempo; e
doveva riconoscere che gli riusciva molto bene.
“Allora, che ne dite?” domandò dopo un po’ Zelas, vedendo le facce perplesse
degli altri due.
“Seduzione, eh?” disse Phibrizio “Ok, proviamoci… da quel che ne so l’amore e
l’attrazione sono molle piuttosto forti negli esseri umani… potrebbe funzionare”
“Dynast?”
“Umphf! E va bene, proviamo anche questa…”
“Xel?” chiese infine la Greatest Beast, voltando leggermente la testa verso il
suo sottoposto dietro di lei.
“Ai
suoi ordini, Master” rispose lui, con un lieve inchino “Sarà divertente…”
“Benissimo, e ora passiamo ai dettagli tecnici”
“Hai
pensato proprio a tutto, eh Zelas?” sorrise Dynast “Efficiente come sempre”
La
demone sorrise di rimando. “Beh, con due sanguinari in famiglia, ci vorrà pure
uno stratega, no? Altrimenti, fosse per voi, a quest’ora questo mondo sarebbe
già praticamente spopolato… non sempre è necessario uccidere un nemico per
renderlo innocuo, ricordatelo Dynast” Poi si scostò dal viso una ciocca bionda e
riprese a parlare “Dunque, avremo bisogno di uno dei tuoi demoni, Phibrizio. Lo
manderemo contro Lina. Deve essere abbastanza debole perché lei riesca ad
ucciderlo, ma abbastanza forte perché prima di schiattare riesca a ferirla
almeno un po’… prima però dovremo praticargli un incantesimo, di modo che, prima
che la ragazza gli dia il colpo di grazia, possa lanciarle un sigillo che la
lasci temporaneamente cieca e senza poteri magici”
“Per
il demone non preoccuparti, ci penso io” assicurò l’Hellmaster “Poi cosa
dovrebbe succedere?”
“Qui
entra in scena Xel”
Il
mazoku annuì e si portò di fronte alla sua Master, di modo che ella potesse
vederlo.
“Quando tu «per caso» la troverai, Lina sarà cieca e spero separata dai suoi
odiosi compagni; in caso contrario, gli altri sono sacrificabili, uccidili pure.
Dicevo, lei resterà cieca per circa tre settimane, poi recupererà completamente
la vista e i poteri. Questo è l’arco di tempo a tua disposizione per completare
la missione. Devi portarla nel villaggio di Nimrod, dove c’è un tempio dedicato
a me; lì vive un sedicente saggio, che in realtà come tu ben sai è un lesser
demon. Devi convincere Lina che lui è l’unico che la può curare. Durante il
viaggio inoltre devi sedurla e conquistarti la sua fiducia, in modo che
all’arrivo il saggio di Nimrod possa facilmente prendere possesso della sua
mente. È tutto chiaro?”
“Certo Master”
“Non
male come piano, Zelas” si complimentò Phibrizio.
Zelas
sorrise sorniona, scuotendo la cenere dalla sigaretta. “Lo so Phiby-chan, lo
so…”
DISCLAIMER: I personaggi di Slayers sono di proprietà di
Hajime Kanzaka e degli altri aventi diritto
Day 1
“Fire ball!!”
La voce
di Lina risuonò nella foresta, mentre l’incantesimo andava ad infrangersi
contro il demone che le si stagliava davanti, sollevando un gran polverone.
Certo, era un mazoku di rango inferiore, ma quella faccenda non le quadrava per
niente: di solito i mazoku che incontrava erano interessati a qualche oggetto
in particolare, o erano guidato dal semplice gusto di ammazzare chiunque si
trovasse sulla loro strada. Ma quell’essere sembrava conoscere bene contro chi
stava combattendo, e Lina era pronta a scommettere che era stato mandato contro
di loro da un suo superiore; che magari obbediva a qualche Dark Lord. E se
qualche Dark Lord era coinvolto, voleva dire che c’era qualcosa di grosso di
mezzo; e questo non le piaceva affatto. Inoltre faceva freddo, ed aveva ripreso
a nevicare; ed aveva fame. Chiunque fosse stato a mandarle contro quel mazoku,
aveva scelto il momento sbagliato: non poteva immaginare quanto la grande maga
Lina Inverse potesse essere pericolosa a stomaco vuoto.
Approfittando
del momentaneo disorientamento del mazoku, Lina scoccò una rapida occhiata a
Gourry, che fece un cenno di sì col capo e corse contro il demone brandendo la
sua Blast Sword, affondandogli la lama nel dorso.
La
creatura emise un ruggito di dolore, poi si voltò verso lo spadaccino, ed
afferrò la spada tra le mani estraendola dalla ferita e scaraventando Gourry a
terra; poi si diresse verso di lui, puntandogli la lama insanguinata contro. Ma
Lina gli immobilizzò il braccio lanciandogli contro una Freeze Arrow.
Il demone
si rivolse furioso verso di lei, ruppe il ghiaccio intorno al braccio, e le
lanciò contro una sfera di energia nera.
Lina la
evitò sollevandosi in aria con il Levitation, osservando il colpo che andava ad
infrangersi contro un albero, incendiandolo di strane fiamme nere e alzando una
gran quantità di fumo. Non ebbe il tempo di chiedersi che razza di incantesimo
fosse quello, quando sentì un dolore lancinante alla spalla destra; cadde a
terra con un tonfo e vide sopra di lei il mazoku che brandiva un’affilata lama
di energia nera.
L’essere
cominciò a scendere lentamente a terra, pronto ad attaccarla nuovamente, ma
immediatamente Gourry corse a riprendere la spada e gli fu addosso, ferendolo
di striscio ad un fianco.
Per tutta
risposta il mazoku si rivolse sorridendo contro di lui, e cominciò ad
attaccarlo con la sua lama nera.
Lina si allontanò
velocemente e si preparò a castare un incantesimo che avrebbe posto fine a
quell’inutile combattimento.
“Darkness from twilight….”
Gourry
intanto riusciva a stento a tener testa a quel maledetto demone, inoltre lo
spesso strato di neve a terra gli impediva i movimenti veloci.
“Crimson from blood that flows….”
Lo
spadaccino venne scaraventato contro un albero, l’impatto gli fece cadere
addosso la neve che si era accumulata sui rami.
‘Merda!
Ci mancava anche questa!’ pensò il ragazzo. Il mazoku corse contro di lui, le
lame delle loro armi si incrociarono in aria, con un sordo rumore di ferraglia.
“In thy great name I pledge myself to
darkness!”
Quel
demone aveva una forza mostruosa… continuava a fare pressione contro la spada
di Gourry, i loro volti erano vicinissimi, e lo spadaccino poteva sentire il
fetido odore del suo respiro sul collo. Ma che stava aspettando Lina?? Scoccò
una rapida occhiata alla maga, vide che stava castando un incantesimo…. No! Non
aveva mica intenzione di lanciargli contro il…
Lina
sorrise.
“DRAGON
SLAVEEEEE!!!!!!”
urlò unendo le mani e scagliando l’incantesimo contro il demone.
Gourry
osservò terrorizzato il raggio di energia magica che si dirigeva contro di
loro, con uno sforzo immane si liberò dalla presa del demone e cercò di
mettersi in salvo come meglio poteva, mentre la creatura veniva colpita in
pieno… seguì un terribile boato, la foresta venne avvolta da un’enorme cupola
di energia rossa, e quando essa scomparve, quel che ne rimaneva era solo
qualche albero bruciacchiato con i rami spogli mossi dal vento. Del demone non
c’era traccia.
“Vittoria!”,
esclamò Lina con le dita a V.
Intanto
un piccolo cumulo di terra poco lontano si sollevò, e ne uscì la testa bionda
di Gourry. Lo spadaccino, dopo essersi guardato a destra e a sinistra con aria
smarrita pensando a come Lina aveva ridotto quella povera foresta con il suo
incantesimo, uscì completamente dal suo nascondiglio sotterraneo.
“Lina,
quante volte devo dirti di avvisarmi prima di lanciare quel tuo
Dragon-non-so-che???”
“Dragon
SLAVE, SLAVE! Idiota col cervello di un mollusco!!”, esclamò Lina sbattendogli
una pantofola in testa, “E, poi, cosa avrei dovuto fare? Quel demone mi aveva
fatto proprio innervosire! Ma è stato sistemato dal grande genio della divina
maga Lina Inverse! Bwahahahahah… AH!”…
Dolore.
Chinò il
capo, e vide una lama nera che le trafiggeva il ventre. Il demone l’estrasse da
dietro, e lei emise un gemito di dolore, portandosi le mani alla ferita.
“Lina!!”,
esclamò lo spadaccino mentre il sangue cominciò a scorrerle tra le dita; Lina
si accasciò inginocchio a terra, stava lottando contro sé stessa ed il dolore
per non perdere i sensi e cercare di respirare correttamente.
Gourry le
poggiò una mano sul fianco, e fece per prenderla tra le braccia, ma lei fece
cenno di no col capo.
“Tienilo
occupato per un po’…”, sussurrò con un filo di voce.
Gourry
vide che tra le sue mani si accendeva la luce bianca del Recovery. Poi fece
cenno di sì col capo, e si rivolse verso il mazoku, impugnando la spada.
“Me la
pagherai per quello che hai fatto!”, urlò correndogli contro.
Lina
osservò l’amico partire all’attacco: quel demone gliel’aveva giocata. Poi
vomitò del sangue e si piegò in avanti per il dolore, poggiando il capo a
terra.
Gourry
intanto stava sferrando una serie di violenti colpi contro il mazoku, ma la
creatura era più veloce e riusciva ad evitarli senza troppe difficoltà. Poi
scomparve.
Gourry si
guardò intorno prudente, ma sentì subito un forte dolore alla schiena. Il
mazoku ne estrasse la spada insanguinata e il ragazzo si accasciò a terra
portando le mani al petto che gli sembrava stesse per esplodere: la lama doveva
essere penetrata in profondità. Tossì del sangue, sentiva un fortissimo dolore
e faticava a respirare.
Il mazoku gli affondò nuovamente la lama dietro le spalle,
lo spadaccino sgranò gli occhi per il dolore e la sorpresa, rendendosi conto di
essere ormai spacciato. Il sangue gli riempiva la bocca, non riusciva più a
respirare; poi il mazoku affondò la spada per la terza volta, trapassandolo da parte
a parte, ed andandola a conficcare nella terra sotto di lui.
“AAAHHHHHHH!!!”,
il giovane urlò per il dolore, il suo pensiero corse a Lina: non avrebbe più
potuto proteggerla…. Sentì le forze venirgli meno, sollevò il capo cercando
invano di urlare il su nome. “Li…na…….”, mormorò con un filo di voce, mentre il
sangue gli colava tra le labbra. Sentiva i fiocchi neve bagnargli il volto….
aveva freddo…. infine si accasciò a terra privo di sensi.
Lina
aveva sentito le urla dell’amico e supplicò LoN di darle la forza per resistere
ancora un po’; si voltò lentamente verso il mazoku, e vide che stava per
infliggere il colpo di grazia allo spadaccino.
“Merda….”
Si alzò stringendo i denti per il dolore, nelle sue mani si materializzò una
lunga lancia di energia negativa.
“Ehi,
tu!”, urlò al mazoku, che si voltò verso di lei osservando la lama che
stringeva in mano.
Lei partì
all’attacco.
“Vediamo
se sei così bravo a evitare anche questo! LAGUNA BLADEEEEE!!!!!!”, urlò con
tutto il fiato che aveva in corpo, affondandogli la lama tra il colloe la spalla.
La lancia
di energia nera penetrò verso il basso, dividendo il corpo del mazoku in due,
ma un attimo prima di svanire in un gemito di dolore, lui riuscì ad afferrarle
il gomito, piantandole una mano in faccia.
“Ma che…??”,
la maga provò a divincolarsi dalla presa del mazoku e vide terrorizzata che dal
palmo della mano del demone stava partendo un incantesimo. Strinse gli occhi in
attesa del colpo, ma non sentì niente, poi si rese conto che qualcosa non stava
funzionando: l’incantesimo si era spento tra le sue mani troppo rapidamente.
Dal corpo lacerato del demone emanò un forte bagliore, poi ci fu una
violentissima deflagrazione, e la risata del mazoku in lontananza.
Lina
venne scaraventata contro un muro di roccia, e si accasciò a terra disegnando
una traccia di sangue sulla pietra biancastra. Sotto di lei si formò subito una
chiazza scura; provò a rialzarsi, ma ricadde in ginocchio.
Poi venne
presa da un dolore immenso al volto, chiuse gli occhi che le bruciavano da
morire e portò le mani alle tempie, urlando per il dolore; poggiò la fronte a
terra e sentì il freddo strato di neve che si era già posato sul suolo bruciato
dal suo Dragon Slave. Le sembrò che la testa le stesse per scoppiare, finché
non terminò tutto, improvviso com’era venuto.
La maga
cercò di riprendere fiato; ma cos’era successo? Infine si sollevò sui gomiti,
riaprendo gli occhi.
Buio.
Si guardò
intorno smarrita: non riusciva a vedere niente intorno a sé. In che posto era
finita? Provò a rialzarsi barcollando, e sollevò il palmo della mano in alto.
“Lighting!”,
castò l’incantesimo per cercare di capire dove si trovasse; ma non sentì
nessuna magia fluire tra le dita.
“Lighting!”,
esclamò di nuovo. Niente.
“Lighting, lighting, lighting!!!!!”, intorno a lei
continuava ad essere buio.
Una
fredda goccia di sudore le scese lungo la fronte. Perché l’incantesimo non
funzionava? Provò a castarne altri, sperando che quello che stava temendo non
fosse vero.
“Fire
Ball!!”, urlò all’aria d’avanti a lei. Ma non sentì nessuna esplosione, nessuna
sfera infuocata illuminò lo spazio intorno.
“Levitation!”,
si sollevò sulle punte dei piedi, ma non riuscì ad alzarsi da terra.
Fu presa
dal panico: non riusciva ad usare i suoi poteri, quel demone doveva averle
operato un sigillo, o qualcosa del genere; e questo poteva significare due
cose: o non era morto, ed allora in quello stato si trovava davvero nei guai;
oppure il sigillo doveva fare capo ai poteri di altri mazoku, e questo
certonon migliorava la situazione.
Intanto
la neve continuava a cadere, e si era sollevato un freddo vento proveniente da
Est, che le feriva gli occhi. Qualunque posto fosse quello, era all’aperto:
Lina poteva sentire dei corvi gracchiare in lontananza. Ma allora perché era
tutto buio, e non riusciva a vedere niente? E Gourry? Lui come stava?
“Gourry!”,
urlò provando a muovere qualche passo in avanti, ma era debole, aveva perso
troppo sangue e il Laguna Blade l’aveva sfinita.
“Gourry!!”,
urlò ancora, ma la sua voce si perse nel buio; cercò di riscaldarsi le braccia
con il mantello, faceva sempre più freddo, stava congelando e non ce la faceva
più a stare in piedi.
“Gourry,
Gourryyyyy!!!”; nessuna risposta; sentì gli occhi riempirsi di lacrime; in
quello stato era ridotta all’impotenza.
“Gourry,
rispondimi, ti preg…COUGH!”, del sangue le risalì in gola, portò una mano alla
bocca, contorcendosi in avanti per il dolore, e crollò a terra. Provò a
rialzarsi sui gomiti.
“Gou…rry……”,
sussurrò con un filo di voce; poi si sentì venir meno e cadde di nuovo nella
neve, rossa del suo sangue. Sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti….
“Gourry….”
mormorò ancora una volta, come se quella fosse stata una preghiera da ripetere
in eterno, mentre un rivolo di sangue le colava tra le labbra.
Poi non
sentì più niente.
La neve
aveva cominciato a cadere più fitta. Tutto intorno, nella foresta devastata dal
Dragon Slave, si stava posando una coltre bianca sempre più spessa e i contorni
dell’orizzonte sfumavano nella foschia.
Tutto era
silenzio e pareva che da quel bosco fosse scomparsa ogni traccia di vita.
Dopo un
tempo indefinibile, qualcosa si mosse.
Lentamente,
tra i fiocchi che continuavano a cadere si disegnò una sagoma che aveva
qualcosa di vagamente umano e alla fine lui apparve.
Si guardò
in giro, gli occhi felini socchiusi e un sorriso beffardo che gli increspava le
labbra. “Però… ci è andato pesante quel demone”.
Scese
verso terra, ma senza metter piede sul terreno, e si avvicinò al piccolo corpo
che giaceva immobile in parte coperto da fiocchi di neve che il suo calore
troppo debole non riusciva a sciogliere; a una trentina di metri di distanza,
un altro corpo, riverso in una pozza di sangue e trapassato da una spada.
Era una
scena spettrale.
Senza
degnare Gourry di più che di uno sguardo fuggevole, Xelloss si accostò a Lina.
“Beh, comunque prima di crepare è riuscito nel compito che gli era stato
affidato” constatò, vedendo sul volto pallido della maga cinque segni di forma
allungata, come di bruciature. Lì il demone che li aveva attaccati le aveva
stretto il viso mentre le lanciava il sigillo magico.
“Ma
questa ferita è troppo profonda, si vede che non ha avuto il tempo di curarsi.
Vediamo di sanarla almeno un po’, altrimenti rischia di morire dissanguata
prima di sera…” Scosse il caschetto viola, come indispettito di doversi
scomodare per un errore altrui, e sfiorò con le dita guantate lo squarcio sulla
schiena della ragazza castando un incantesimo; lei reagì con un fremito.
“Ah, ma
allora ci sei…” notò con il suo solito sorriso ambiguo.
“Gourry…”
mormorò Lina con un filo di voce “Gourry… dove sei…?”
Prima di
risponderle, il mazoku si guardò un attimo alle spalle, verso il guerriero
steso a terra poco lontano; si concentrò, cercando di percepirne l’aura vitale,
e si rese conto che era ancora vivo, anche se ferito molto gravemente. Non ne
era molto felice: sapeva che il legame che univa i due sarebbe stato l’ostacolo
più arduo da superare per portare a compimento la sua missione. Per un attimo
pensò di uccidere Gourry ora che ne aveva la possibilità, ma poi si rese conto
che, una volta che avesse saputo della morte dell’amico, la maga si sarebbe
chiusa completamente in sé stessa e non sarebbe certo stata incline a farsi
corteggiare. No, per quanto lo infastidisse, lo spadaccino doveva vivere, ma il
suo ricordo doveva scomparire alla svelta dalle mente di Lina.
Decise di
rassicurarla sulla sorte di Gourry, in modo da poter poi sviare l’attenzione di
lei dal ragazzo per portarla unicamente su di sé. “Lina, mi senti?” le domandò
“Sono Xelloss…”
La maga
mosse appena la testa, cercando la fonte del rumore, e d’istinto aprì gli
occhi, ma il suo sguardo era vuoto, fatuo, quello di un cieco. “Xelloss… dove
sei? Non… non ti vedo…” La voce già flebile della ragazza si incrinò nel
rendersi conto che il buio assoluto di prima non era stato solo un brutto
incubo.
Il demone
sorrise di nuovo, di un sorriso pieno di maligna soddisfazione: gli dava un
sottile senso di eccitazione vedere la grande Lina Inverse, colei che non
temeva mai niente e nessuno, stesa a terra, ferita e completamente inerme…
decise di iniziare da subito la sua opera di seduzione. Ora che la ragazza era
così debole, doveva dimostrarle tutto il suo sostegno, conquistarsi la sua
fiducia e abbattere a poco a poco il muro della sua diffidenza.
Scese a
terra e si chinò verso di lei, cingendole le spalle con un braccio e
sollevandola leggermente. La sentì irrigidirsi, ma non si allontanò. “Sono qui,
Lina… cos’è successo?”
“Ci ha
attaccato un demone” rispose lei, cercando di scostarsi dalla sua presa “Sono
riuscita ad ammazzarlo ma deve avermi fatto un incantesimo perché… non ci vedo
più… e poi… ha ferito Gourry… dov’è adesso? Lo vedi?”
Dissimulando
alla perfezione il proprio fastidio, il mazoku la rassicurò. “Stai tranquilla,
ho fatto in modo che alcune persone del villaggio qui vicino lo trovassero.
Adesso si staranno occupando loro di lui… le sue ferite non erano così gravi,
un po’ di riposo e si rimetterà in sesto”
Lina
parve sollevata: neanche lei sapeva bene perché, ma voleva credere a Xelloss…
cercò di dire ancora qualcosa, ma appena tentò di inspirare un po’ più
profondamente la ferita le provocò un dolore allucinante, facendola piegare in
due. Tossì sangue e si sentì mancare.
Xelloss
la sostenne prontamente, evitandole di finire di nuovo distesa nella neve.
“Piuttosto…” le disse poi dolcemente “ti preoccupi di Gourry ma sei tu quella
ridotta peggio…”
Lei
scosse appena la testa. “Io… io sto bene, la ferita non è niente… solo…” si
coprì gli occhi con una mano, contraendo il volto in una smorfia di dolore “…i
miei occhi, Xelloss… cosa mi è successo?”
“Aspetta
che adesso lo zio Xel ti dice tutto…” esclamò lui, col suo solito tono
scanzonato. Non voleva usare subito tutte le sue armi, preferiva perdere a poco
a poco ai suoi occhi l’aspetto del demone misterioso e burlone per assumere poi
quello dell’amante.
Si chinò
di più accanto a lei, fingendo di esaminare le bruciature sul suo viso. Quando
poi le parlò con un tono basso e sensuale, ebbe cura che le sue labbra si
trovassero vicine al collo della ragazza, di modo che lei potesse sentire il
suo alito caldo su di sé e, come previsto, la sentì irrigidirsi, impacciata.
“Stai tranquilla, Lina, non è niente così grave da essere irreparabile…”
“Ch-che
significa?” la voce di lei tremava, per il freddo, per la paura, per
l’imbarazzo o forse per tutte e tre le cose insieme.
“Beh,
quel demone ti ha praticato un incantesimo, te n’eri già accorta da sola, no?”
rispose, sempre respirando sulla sua pelle “però guardando da vicino i segni
che ti ha lasciato sulla faccia ho capito un paio di cosette, una bella e una
brutta”
Ora la
maga era completamente scossa da brividi; la vicinanza fisica di Xelloss la
inquietava, ma nello stesso tempo la rassicurava. E questo la faceva sentire
tremendamente confusa: come poteva anche solo pensare di affidare la sua vita a
quel demone? Eppure, aveva forse altra scelta? E poi, lui sarebbe stato in
grado di aiutarla?
“La cosa
bella è che esiste una persona capace di spezzare il sigillo che hai sugli
occhi e di ridarti la vista. La cosa brutta è che questa persona è un saggio
che vive nel tempio di Nimrod…”
Lei voltò
la testa di scatto, senza accorgersi che in quel modo le sue labbra quasi
sfioravano quelle del mazoku; rendendosene conto, Xelloss sorrise e si ritrasse
leggermente, non era il caso di forzare i tempi anche se, ammise a sé stesso,
un bacio gliel’avrebbe rubato volentieri.
“Nimrod?!
Ma è dall’altra parte della Penisola dei Demoni! Ci vorranno settimane di
cammino per arrivarci!”
‘Che
sciocca, non ha pensato al teletrasporto… bene, non facciamole venire strane
idee, meno fatica per me!’ pensò il demone. Poi le disse: “Già. All’incirca tre
settimane, se tutto va bene… se ti fidi di me posso accompagnarti”
Fidarsi
di lui?! E come poteva? Lina non sapeva cosa fare. Si sentiva debole e stanca,
aveva paura… spinta da una forza che neanche lei avrebbe saputo identificare o
definire (forse l’istinto di sopravvivenza?) decise di fidarsi del mazoku. Tese
una mano incerta nel buio a cercare quella di lui da stringere per sigillare il
loro patto. “Ok, Xelloss… ho deciso di fidarmi di te. Portami a Nimrod”
Il demone
le strinse la mano, sorridendo soddisfatto: la prima parte del piano era andata
a buon fine.
“Molto
bene, Lina. Però prima di iniziare il viaggio credo sia meglio fermarci in un
villaggio. Tu sei debole e hai bisogno di riposare e i tuoi vestiti sono
decisamente malconci e inadatti a queste temperature… senza contare poi che si
sta facendo sera”
La
ragazza annuì. “Credo ci sia un villaggio poco lontano da qui… ricordo di
esserci passata con…”
Innervosito
dall’accenno a Gourry, Xelloss serrò la mascella per il disappunto, ma riuscì a
dominarsi e con delicatezza fece tacere Lina posandole un dito sulle labbra.
“Non ci pensare. Adesso vieni, cerca di aggrapparti alla mia schiena: ti
porterò io”
Con un
po’ di fatica, il demone riuscì a prendersi la ragazza sulle spalle e la coprì
con il suo mantello, poi si incamminò verso il villaggio.
Lina era
tesa come una corda di violino: una parte di lei le rimproverava questa scelta
di affidarsi a Xelloss ma, si disse, c’era qualche altra possibilità? Mentre il
mazoku camminava, attraverso la sottile seta della camicia sentiva i muscoli
della sua schiena contrarsi e distendersi ritmicamente; quel movimento, il
calore del suo corpo, le sue spalle ampie, le davano una sensazione di forza
controllata e incanalata allo scopo di proteggerla… e la facevano sentire
protetta. «È pericoloso avermi come nemico» soleva ripetere il demone… ma ora
lui la voleva aiutare, il suo smisurato potere sarebbe stato usato solo per difenderla…
Si
sentiva debole e stanca e la ferita le faceva malissimo. ‘Tanto, peggio di così
non può andare…’ Non aveva più voglia di combattere contro sé stessa, pensando
a un domani che forse non avrebbe visto mai. Si rilassò e poggiò la testa sulla
spalla di Xelloss, facendosi cullare dai suoi passi e dal suo profumo e in
breve cadde in un sonno pesante e senza sogni.
Da parte
sua il demone, consapevole solo in parte della lotta interiore di Lina,
aspettava con pazienza un segnale che gli permettesse di capire se aveva scelto
l’approccio giusto. E quando sentì il suo seno premere sulla sua schiena e le
sue braccia piene di graffi e lividi stringerlo, capì di aver segnato un altro
punto a suo favore.
Decisamente
soddisfatto, continuò lentamente a camminare su quel sentiero esile che si
inoltrava nella foresta e a poco a poco si perdeva nella neve.
DISCLAIMER: I personaggi di Slayers
sono di proprietà diHajimeKanzaka e degli altri aventi diritto.
Altri
personaggi che dovessero apparire sono da considerarsi
proprietà delle Autrici.
Night 1
Le alte cuspidi di un palazzo costruito da una civiltà scomparsa, i
raggi della luna che le illuminavano con la loro luce argentata, pavimenti di
marmo e arazzi alle pareti. Ricordi di un tempo lontano.
Xelloss
Metallium camminava silenzioso lungo il sentiero che conduceva ad un vicino
villaggio.
No, non
lo stesso dove Lina era già stata con lo spadaccino. Troppo vicino, troppo alto il rischio che Gourry fosse stato
davvero riportato in salvo da qualcuno e che i due potessero incontrarsi di
nuovo.
Maledisse
sé stesso per non averlo tolto di mezzo. Aveva avuto
un attimo di esitazione. Ma
sapeva benissimo che era stato proprio il suo orgoglio ad impedirglielo. E non
parlava di orgoglio di demone, del demone assetato di
sangue che i draghi avevano imparato a conoscere e a temere, ma di orgoglio di uomo.
Perché lui un tempo era stato un uomo. Anche
se i ricordi di allora, di un tempo che aveva preceduto di molto la KoumaSensou, sfumavano lentamente nella sua
memoria. Ma il dolore no, quello no. Non amava parlare
di quell’argomento; e anche il solo pensiero bastava a ferirlo.
Era
strano come tutto ciò gli stesse tornando alla mente
proprio in quel momento.
Sentiva
la neve soffice sotto i piedi; sollevò lo sguardo verso l’alto: il sole stava
tramontando dietro le cime innevate dei vicini Kataart,
colorandole di caldi riflessi rosati. Il cielo era nitido, come spesso accadeva
da quelle parti dopo che aveva nevicato, e la luna era già alta nel cielo
pallido, accompagnata dalle prime stelle.
Sangue
sparso su tappeti preziosi. Ancora ricordi.
Scrollò
il capo, costringendosi a tornare alla realtà. Osservò con la coda dell’occhio
Lina, che dormiva con la guancia poggiata alla sua spalla. Non era un sonno
tranquillo. Come poteva esserlo, dopotutto? Poteva sentire i muscoli delle
gambe contrarsi sotto le sue dita, il suo respiro
affannato e le braccia sottili tremare intorno al suo collo. Faceva freddo, anche
se l’aria giaceva immobile.
Si rese
conto di tutta la fragilità del suo corpo mortale, della sua
vita che scorreva rapida come un battito di ciglia, mentre lui la osservava
immobile dal suo paradiso di sangue.
Pensò
alla sua missione, al perché lui, un demone, la cui forza
era da molti paragonata a quella di un Dark Lord, si trovava lì, su quel
sentiero, quella sera, e portava sulle spalle una creatura che, in fondo, era
solo un essere umano.
Se
non fosse intervenuto subito, lei sarebbe certamente morta.
Aveva
provato piacere prima, nel vedere il suo piccolo corpo giacere inerme nella
neve rossa di sangue e nel pensare che gli era stato
concesso di poterci giocare come più gli piaceva. Ma ora non ne
era più tanto sicuro. Come sempre quando ricordava, una grande tristezza gli era piombata nel cuore e quello che era
un demone senza scrupoli si era trasformato in una creatura dilaniata dal
rimorso e dalla nostalgia per i suoi anni mortali.
Ma
improvvisamente ebbe un sussulto. Gli era entrata nella testa. La sua Master. Sapeva bene che non avrebbe mai potuto
chiudere la mente a lei. Non una parola, solo la presenza. Per ricordargli che
lei sapeva, per ricordargli che ora era un demone.
Un demone
non può avere rimorsi. Un demone non può provare sentimenti. Al
di là della sessualità, non può esistere altro legame con gli esseri
umani. Ma valeva anche per lui, un demone costruito su
base umana?
Continuò
a camminare silenzioso, stringendo a sé il corpo di Lina, per cercare nel
contatto fisico con lei un appiglio che gli permettesse
di allontanare quei pensieri dalla testa.
Incrociò
un uomo anziano, che portava sulle spalle un carico di legna. Lui lo guardò, poi abbassò lo sguardo con aria sommessa. Chissà
cosa aveva pensato di lui.
Intanto
si era alzata una lieve brezza proveniente da oriente, che gli scompigliava i
capelli viola sulla fronte, lasciandogliela scoperta.
All’orizzonte,
cominciavano ad intravedersi le luci delle prime case.
Profumo di rose carezzate dalla neve, ed il tocco di labbra vellutate
sulle sue. O erano petali?
Lina
sentiva una gran pace. Le sembrava di stare sprofondando sempre più in un mare
tranquillo e placido, illuminato dai riflessi rossi di un sole che stava
lentamente tramontando, mentre intorno a lei crescevano dalle profondità delle
acque una gran varietà di piante e cespugli, e i loro rami le avvolgevano il
corpo, si avvinghiavano alle braccia e alle gambe, le carezzavano il volto.
Poi
improvvisamente qualcosa cambiò. Il cielo si colorò di tinte cupe. I rami
aumentarono la loro presa e la stinsero sempre di più, facendola sanguinare; le
sembrò di urlare per il dolore, poi si sentì precipitare, cadere sempre più in
basso, mentre la sua voce si perdeva nel vuoto.
Spalancò
gli occhi, la fronte madida di sudore. Ora il buio era totale. Si ricordò di essere viva.
E non
fu sollievo quello che provò. Sentiva la testa stretta in una morsa di dolore,
mentre cercava invano di mettere a fuoco l’ambiente intorno a sé.
Si tirò a
sedere, ma una fitta dolorosa le attraversò il ventre; vi portò istintivamente
una mano per calmarlo, cercando la ferita con le dita. Non la trovò. Il dolore
era interno. Poi ricordò tutto, tutto le fu chiaro
nella mente. Trasalì, quando sentì la presenza del demone vicino a lei.
“Bentornata
tra noi, Lina Inverse…!” esclamò Xelloss, badando a non lasciare trasparire nessuna emozione dalla sua voce.
Lina si
voltò immediatamente verso di lui, mentre una goccia fredda di sudore le
scendeva lungo le tempie.
Il priestera rimasto ad osservarla tutto il
tempo, in piedi, accanto ad una finestra coperta da pesanti tende scure,
gli occhi ridotti a due fessure color ametista.
Si
trovavano nella piccola camera di una locanda, illuminata dalla flebile luce di alcune candele, poste sul comodino accanto al letto e su
una scrivania. La luce danzava sulle pareti in legno e
sui quadri che raffiguravano antiche storie di elfi, boschi e draghi,
riflettendosi sui lunghi capelli ramati della maga.
Il demone
seguì i riccioli morbidi che le incorniciavano il volto pallido e umido,
scendevano lungo il collo e le ricadevano sulle spalle, per poi posarsi sui
piccoli seni, che sporgevano dalla maglietta bianca, attraverso cui si intravedeva il colore rosato dei capezzoli. Il demone
sorrise, immaginando sé stesso che li stringeva tra le
mani e baciava il suo collo levigato, mentre lei si contorceva sotto di lui e
il rossore le saliva lungo il petto, illuminandole il volto. Ma
non era ancora quello il momento.
Tutti i
dubbi di prima sembravano essere svaniti in quella penombra. Non c’era più il
ricordo di sangue sparso, solo il suo respiro debole nell’aria.
Si
avvicinò lentamente, andandosi a sedere sul bordo del letto accanto a lei, e le
scostò i capelli dal viso.
Lei
deglutì ritraendosi indietro, quando sentì il tocco freddo delle dita del
demone sul suo viso. Il suo pensiero corse a Gourry: lui dov’era, e come stava?
E lei, dove si trovava? La presenza di Xelloss la inquietava,
anche se sapeva bene che in quel momento era viva solo grazie a lui.
Il priest sembrò intuire le domande che correvano nella mente
della ragazza. “So che per te non dev’essere facile,
Lina. Ma devi fidarti di me, non voglio farti del
male” le disse “Pensaci: se avessi avuto l’incarico di ucciderti l’avrei già
fatto prima, anziché curarti, no?”
Colpito e
affondato. Lina si morse il labbro, indecisa su come comportarsi e nello stesso tempo spaventata, sia dalla facilità con cui
Xelloss aveva capito a cosa stava pensando, sia dalla logica inattaccabile del
suo ragionamento.
“Capisco
che possa sembrarti impossibile, ma stavolta non agisco per ordine dei miei
superiori” continuò poi il mazoku, abbassando il tono della voce e
avvicinandosi alla maga “Ti ho salvato perché volevo salvarti,
credimi…” tacque per qualche secondo e le accarezzò la guancia con due dita “Ti
vuoi fidare di me, Lina?” domandò poi, costringendola a voltarsi verso di lui.
Lina
tremava. Afferrò il polso del demone e ne scostò la mano, poi si rannicchiò di
più nel letto, cercando di allontanarsi da lui e stringendosi con le braccia
come a proteggersi. “Xelloss, ti prego, lasciami un momento
da sola …” disse poi, con voce un po’ incerta.
“Va bene,
Lina, come vuoi” rispose lui, con un’alzata di spalle “Sarò di ritorno tra
qualche ora”. Si alzò e cominciò a dirigersi lentamente verso
la porta, aspettandosi da un momento all’altro di venir richiamato. Cosa che puntualmente avvenne.
Infatti,
come Lina sentì il materasso distendersi nel punto in cui Xelloss si era
alzato, una sensazione indefinibile, quasi di ansia,
si impossessò di lei. “Xel! Aspetta, non lasciarmi da
sola!” lo chiamò, allungando una mano nel buio “Dimmi almeno dove siamo… e
dov’è Gourry?”
Sentendo
il nome dello spadaccino, negli occhi socchiusi del demone passò un lampo
crudele: di rabbia, certo, ma non solo, anche d’orgoglio, con una punta di
gelosia. Lei doveva smetterla di pensare a quell’idiota! Ma
ancora una volta riuscì a dominarsi e dalla sua risposta non trasparì nulla dei
suoi veri sentimenti. “Te l’ho detto, Lina. Gourry è stato affidato alle cure
degli abitanti di un villaggio vicino al luogo dove vi ho trovato. So che lì vive
anche un guaritore molto abile, il tuo amico sarà di certo affidato alle sue
cure. Però ora tu non devi più preoccuparti di lui,
pensa solo a stare tranquilla”
La maga
trasse un profondo sospiro. “MaXel…”
“Cosa c’è, non mi credi? Che ragione avrei
di mentirti?”
“Nessuna…
però…”
“E allora? Dai, non pensare a Gourry. Che
se no poi io divento geloso! Scusami, sei in viaggio con me e non fai che
pensare a lui… non è molto d’aiuto alla mia autostima!” concluse, con tono
scanzonato.
A quelle
parole, sebbene pronunciate con fare scherzoso, Lina sobbalzò: non si sarebbe
mai aspettata una risposta simile da parte del demone. “Xel…
cosa intendi dire?” gli domandò, incerta.
Lui
sorrise: aveva fatto centro, forse anche meglio di quanto si aspettasse.
Voleva prenderla alla sprovvista, comportandosi in
modo strano per destabilizzare le sue difese e poi, al momento giusto,
colpirla. E doveva ammettere che quel primo colpo era andato
a segno molto bene. “Esattamente quello che ho detto, Lina-chan!”
le rispose ridendo.
Lina
chinò il capo e tacque. Dopo qualche istante alzò lo sguardo e si voltò verso
il mazoku. “Xelloss… vieni qui” e gli fece cenno di
sedersi di nuovo accanto a lei.
Il demone
le si avvicinò e si accomodò sul letto. Un sorriso
soddisfatto gli increspava le labbra: sapeva di essere riuscito a scalzare
un’altra pietra dal muro che la maga aveva eretto da sempre attorno al suo
cuore.
Ma rimase
allibito quando lei cercò la sua mano e gliela
strinse. “Io non ti ho ancora ringraziato per avermi salvato la vita… e per
esserti offerto di prenderti cura di me e di accompagnarmi a Nimrod… grazie”
Xelloss
era sinceramente stupito dalle parole della ragazza. “Ma
dai, non c’è bisogno di ringraziarmi! Alla fine…”
Ma
lei lo interruppe. “Cosa posso fare per ricambiare?”
‘Questa ragazza è una fonte inesauribile di sorprese…’ pensò il mazoku. Mai e poi mai si
sarebbe aspettato di sentirsi dire una cosa del genere.
La prima
risposta che gli venne in mente fu: «Vieni a letto con me». ‘Sarebbe di sicuro un’esperienza piacevole, anche se non fosse per lavoro…’
Ma
poi ripiegò su un: “Promettimi che non penserai più a Gourry finché non sarai
guarita”.
Lina
strinse forte la mano del demone, poi, dopo un attimo di esitazione,
annuì.
“Bene!
Così mi piaci!” esclamò Xelloss. “Adesso che ne dici
di andare a farti un bagno caldo così poi mangi
qualcosa?”
“Beh, non
sarebbe male come idea…” assentì lei, con un mezzo sorriso.
“Allora
ti accompagno nella stanza da bagno! Ah, Lina, sai che se sorridi sei molto più carina? Cerca di farlo più spesso!” concluse il demone, mentre l’aiutava ad alzarsi e la guidava
nel piccolo bagno.
Lina arrossì ma non protestò; inspiegabilmente, il complimento di
Xelloss le aveva fatto molto piacere.
Dopo aver
accompagnato Lina nel bagno e averla aiutata ad orientarsi almeno un po’
(doveva essere tremendo non vedere e trovarsi in un posto sconosciuto), il mazoku
si sistemò comodamente sul divano, in attesa che la
ragazza uscisse, mettendosi in ascolto dei deboli rumori dell’acqua che
provenivano da dietro la porta.
Lina
iniziò a raccogliersi in qualche modo i capelli sul capo, tentando di fermarli
alla bell’e meglio con delle
grosse forcine tirate fuori da chissà dove ed entrò nella tinozza, assaporando
con piacere il calore dell’acqua e fermandosi nel frattempo a riflettere sugli
ultimi avvenimenti.
Si immerse
nell’acqua bollente fino al mento, ma, nonostante tutto, non le riuscì di
scaldarsi. Doveva aver preso davvero parecchio freddo quel giorno… anche se…
anche se quando Xelloss l’aveva portata in spalla e coperta con il suo mantello
non aveva più sentito freddo… “Basta Lina, smettila!” si rimproverò, tuffandosi
completamente sott’acqua “Ti sembra il caso di pensare a queste cose in una
situazione del genere?!”
Però…
però doveva ammettere che le piaceva pensare al
demone. Si vergognava terribilmente ad ammetterlo, ma il complimento di prima,
per quanto banale, le aveva fatto un immenso piacere.
E avrebbe voluto che lui la prendesse di nuovo in braccio… ma
lui era il TricksterPriest,
l’ultima persona sulla terra di cui fidarsi… eppure…
“Oh
basta! Ci rinuncio!” esclamò, alzandosi in piedi di
scatto. Le forcine che già prima fermavano a stento la sua folta chioma, non
ressero al peso dei capelli fradici e li fecero ricadere lunghi e lisci sulle
spalle e sulla schiena, coprendola completamente. Lina se li scostò dal viso e
dal seno in qualche modo, cercando poi a tentoni un
asciugamano per avvolgerselo attorno al corpo. “Mi pare che Xel
avesse detto che c’era un asciugamano qui…” disse tra
sé, allungandosi verso il muro. Finalmente trovò il prezioso oggetto e, uscendo
dalla tinozza, se lo avvolse addosso. Poi cercò qualche riferimento nel buio
per arrivare alla porta e uscire; nel fare ciò, però, inciampò in uno sgabello
imprevisto e rovinò a terra, lanciando un urlo.
Quando
Xelloss sentì Lina gridare, per un attimo non poté fare a meno di preoccuparsi: ‘Cosa sta combinando quella?! Non deve farsi male,
altrimenti chi li sente gli alti papaveri se gliela porto tutta ammaccata?!’
Poi però,
nel giro di un secondo recuperò il suo sangue freddo e, socchiudendo la porta,
la vide distesa sul pavimento di cotto che tentava lentamente di rialzarsi…
senza accorgersi di lui che la osservava, ma soprattutto del fatto che
l’asciugamano nella caduta si era aperto e ora la lasciava quasi completamente
scoperta.
A quella
vista, Xelloss non poté più trattenersi: spalancò la porta, fingendo di essere appena arrivato. “Lina! Cosa ti è
successo?” esclamò, facendosi mentalmente i complimenti per la
recitazione.
Al
sentirlo arrivare lei, che ormai era seduta sul
pavimento, rendendosi conto di essere nuda, lanciò un altro urlo, coprendosi il
seno con un braccio. “Fuori! Brutto maniaco!” gridò, tirandogli addosso la prima cosa che le era capitata sotto mano: lo
sgabello incriminato.
Il mazoku
ridacchiò, chiudendosi la porta alle spalle. “Troppo tardi Lina-chan!
Ormai ho visto tutto! Comunque non hai affatto il seno
piatto!” la provocò.
“Smettila
demone depravato! Pensa piuttosto a trovarmi dei vestiti!”
“Già
fatto… vuoi che ti aiuti a metterli?”
Il demone
si aspettava un’altra risposta velenosa, ma da dietro la porta venne solo
silenzio. Era perplesso: cosa diamine aveva ora? Provò a chiamarla: “Lina? Ci
sei?”
La maga,
dal canto suo, non lo sentì neanche, troppo preoccupata di trovare una
soluzione al problema che Xelloss le aveva appena
posto. Alla fine, come dando voce alla conclusione di un ragionamento, disse:
“Ho trovato. Xel, cerca una cameriera, una cuoca,
chiunque purché sia una donna, e dille di venire qui
ad aiutarmi a vestirmi! Muoviti!”
“Ma dove vado a trovarla? Mica la
posso rapire!” provò a protestare lui.
“Trovamela!
Non mi interessa come, ma trovamela! Subito!” ordinò
la ragazza, sull’orlo di una crisi di nervi.
Il demone
sospirò sconsolato. “Agli ordini, capo…” disse, uscendo dalla stanza. “Ma
guarda te: io, un mazoku potentissimo, costretto a
eseguire gli ordini di una ragazzina isterica… tanto alla fine la spoglierò
comunque, che differenza fa se la vedo nuda adesso o fra qualche giorno?”
continuava a mugugnare tra sé, vagando per i corridoi deserti.
Stava già
per alzare bandiera bianca e chiedere aiuto alla sua Master,
quando incrociò due bambine, di circa 8 o 10 anni, che salivano le scale
parlottando tra loro. Assumendo la sua aria più amabile, Xelloss si avvicinò. “Scusate piccole… potrei chiedervi un favore?”
Due paia di occhioni gemelli color azzurro
ghiaccio si alzarono su di lui e, nel guardarle in viso, il demone rimase
stupito nel constatare quanto si somigliassero; se non fosse stato che una era
quasi bionda e l’altra con un bellissimo caschetto corvino si sarebbero potute
scambiare per gemelle.
La
bambina dai capelli neri, che era anche leggermente più bassa della sorella
(forse era la minore delle due), gli domandò diffidente: “Cosa
dobbiamo fare?”
“Beh, una
mia amica non ci vede e avrebbe bisogno di qualcuno
che la aiuti a vestirsi… potreste darmi una mano?”
La bimba
bionda, giocherellando con una ciocca dei suoi lunghissimi capelli, gli sorrise. “Certo, vero Fillei?”
L’altra
fece cenno di sì con la testa. “Ok, dai accompagnaci dalla tua amica”
“Penultima
porta a destra lungo questo corridoio”
La
piccola chiamata Fillei annuì nuovamente e poi prese
per mano la sorellina, correndo avanti. “Vieni Estrel!
Facciamo a chi arriva prima!”
Il mazoku
le osservò correre nel buio corridoio, ridendo felici, e un sorriso sincero gli
increspò le labbra. Un’altra fitta di nostalgia lo assalì. Quelle piccine, nei
loro vestitini di lino sbracciati e con le gonne lunghe, decisamente
poco adatte a due bambine della loro età, gli ricordavano tanto le figlie del
Duca presso cui… stava per abbandonarsi di nuovo ai ricordi quando una voce
acuta gli perforò i timpani. “Xelloss! Dove sei demone disgraziato?!”
“Uh-oh… Lina sembra ansiosa di
vedermi, meglio muovermi…” e allungò il passo per raggiungere la loro camera.
Appena
entrato, vide che le bambine avevano già vestito la ragazza e constatò con
piacere che i vestiti che aveva scelto per lei le stavano a
pennello: un maglioncino a collo alto color ebano,
molto aderente, che evidenziava le sue forme e un paio di pantaloni beige con
una cintura alta di pelle. Annuì soddisfatto e poi bussò alla porta aperta.
“Posso entrare Lina?” domandò con finta deferenza.
“Smettila
di fare il cretino, Xel” rispose lei “Tanto lo so che
sei già qui da chissà quanto tempo” Nella voce non c’era rabbia, anzi, forse…
una punta di autocompiacimento?!
Il mazoku
ridacchiò, imbarazzato. “Ma no… cosa dici? Comunque quei vestiti ti stanno proprio bene”
Adesso
era il turno della maga essere imbarazzata. “Ah? Eh? G-grazie…
Comunque, volevo chiederti se potevamo portare a cena
con noi anche queste bambine…”
Xelloss
inclinò il capo da un lato, sorpreso, poi lanciò un’occhiata alle piccole che
lo guardavano sorridenti. “Beh… sì, niente in contrario…”
Non riuscì
a finire la frase che FilleieEstrel gli si erano già buttate in braccio, felici.
“Grazie zio Xel!”
Sul capo
del demone comparve un gocciolone.
Dieci
minuti più tardi, Xelloss ricomparve con tutto il cibo che aveva potuto
raccattare nella cucina della locanda (ben poco) e tutti e quattro si sedettero
attorno al tavolo. Chi li guardava da fuori, senza sapere nulla di loro,
avrebbe sorriso intenerito.
***
Zelas,
Dynast e Phibrizio che li
osservavano dal palazzo del Dark Lord dei ghiacci, al
vederli rimasero perplessi.
L’Hellmaster si schiarì la voce. “Zelas,
non vorrei criticare il tuo piano, anche perché sinceramente non l’ho capito,
ma… siamo sicuri che dovesse proprio andare così?”
Zelas,
sempre seduta sulla poltrona con il bocchino d’avorio alle labbra e un
posacenere stracolmo a fianco, stavolta non ce la fece a mantenersi
impassibile. “Mi credi se ti dico che non lo so neanch’io?” rispose con un’espressione sconsolata.
Dynast
scosse la testa. “Vedi che avevo ragione io? Meglio un bel massacro, così non
ci sono problemi…”
Mentre una dolce e soave musichetta allietava le orecchie di quanti
sedevano nella plate adel Seilunne Theatre, e che aspettav
Backstage
1 – L’ intervista doppia
A cura del grande
stupendo inimitabile demone dragoGarv
Mentre
una dolce e soave musichetta allietava le orecchie di quanti sedevano nella
platea del SeiluneTheatre,
e che aspettavano con impazienza (a dire il vero un po’ annoiati) che lo
spettacolo ricominciasse, dietro le quinte c'era un
gran movimento.
A parte
le varie lamentele degli attori (di chi sosteneva di non poter sopportare
troppo a lungo di dover seguire il piano di una Dark Lady che di guerre non
capiva niente e di chi lamentava la presenza di scene oscenamente oscene a suo
danno), in quel momento il problema primario era un altro: una delle due
autrici/registe/costumiste si era resa irreperibile; e
questo era davvero un grosso, ma grosso problema. E
c'era già chi (un certo demone drago finora escluso dalle scene) urlava al
complotto contro il suo straordinario talento artistico da attore, mentre Mistral correva da un camerino all'altro in preda ad una
crisi di nervi.
"Insomma,
si può sapere dov'è finita Makari?!"
Garv
non poteva sopportare oltre. Si avviò con passo deciso al centro del parco, reggendo
in mano il suo bel leggio personale a forma di drago ed indossando il migliore
dei suoi impermeabili gialli (vera pelle di drago dorato… ma questo Philia era molto, ma molto meglio che non lo venisse a sapere,
se si teneva all'integrità del pubblico e degli attori, onde evitare che si
trasformasse per l'ennesima volta in un'adorabile draghetta
sputa fuoco fuori di sé…). Con un cenno del capo, il Mariyu
ordinò a Jiras di alzare il sipario bordeaux che copriva il palco. Mistral
intuì le intenzioni del Demone Drago e si diresse correndo verso la volpe.
"Fermat....!!", ma rovinò
miseramente a terra, inciampando in un mucchio di abiti da scena lasciati lì da
chissà chi.
Intanto
il sipario si stava lentamente sollevando, lasciando la scena ad un salottino
con tre poltroncine rosse stile orientale ed un tavolo basso, con poggiate sopra
delle tazze da the ed un vassoio di pasticcini (made
in casa UlCopt). Ed in piedi, davanti al tavolo, c'era lui, il grande Demone
Drago, questo strano tizio con lunghi capelli rossi raccolti in una coda bassa
ed un enorme spadone poggiato dietro la schiena.
'Finalmente il mio grande momento è giunto...!', pensava con le lacrime agli occhi,
mentre gli applausi del pubblico riempivano le sue orecchie, miracolosamente
immuni ai fischi che si sentivano qua e là e ai commenti dei maliziosi che
volevano una sua relazione con un certo drago ancestrale - e già gridavano alla
scandalo.
Poi, con
un gesto veloce, estrasse la spada (chissà perché il pubblico si zittì
all'istante) e cominciò, facendo pericolosamente volteggiare l'arma in aria.
"Ladiesand gentleman, welcome (visto
come sono international?^^) al primo intermezzo di
questa FF a quattro mani, in cui conoscerete meglio le nostre due autrici!
Incominciamo col dire che…"
Garv
continuava la sua presentazione, intanto dietro le quinte...
"L'ho
trovata!^___^", esclamò Xelloss col suo solito sorrisino stampato sulle
labbra, trascinando letteralmente a terra Makari (una
strana tizia con lunghi capelli scuri ed una frangettona
che quasi le copriva gli occhi, facendola somigliare ad uno yorkshire,
completamente vestita di nero e con una maglietta con sopra stampato uno strano
cuore a forma di stella, o stella forma di cuore, o una stella fusa in un
cuore…); la ragazza cercava di aggrapparsi a qualunque cosa le capitasse sotto mano, urlando, piangendo e supplicando di
non farla salire sul palco, mentre Jiras raccoglieva
le lacrime in una bacinella rosa.
Nel vederla, Mistral tirò un sospiro di
sollievo, mentre Garv continuava a parlare:
"Signore e signori, ecco a voi Mistral!".
Era
giunto il suo turno. La giovane uscì sulla scena, indossando una camicia bianca
con i primi bottoni aperti (*ooohhhhhh!!!*NdPubblico), dei jeans alla
caviglia e dei tacchi alti; la carnagione era piuttosto chiara e i lunghi
capelli castani le scendevano fin sotto le spalle. Fece un breve cenno di
saluto al pubblico ed andò a sedersi su una delle due poltroncine accavallando le
gambe.
Garv
la salutò con un breve inchino, poi continuò.
"…ed ora la sua Pal, Makari!" esclamò indicando con lo spadone il lato
opposto del palco.
Non uscì
nessuno. Delle fredde gocce di sudore cominciarono a scendere lungo le tempie
di Mistral, che intanto si attorcigliava nervosamente
i capelli tra le mani, facendo tintinnare i braccialetti che aveva al polso.
"Non
voglio!!", urlava intanto Makari,
mentre Martina cercava di aggiustarle alla meglio il trucco, dal momento che la
matita nera che di solito portava sotto gli occhi le era leggermente colata
sulle guance, facendola somigliare ad un certo Cappellaio Matto… Poi con uno
spintone la gettò sul palco, facendola quasi cadere a terra.
Ormai
spacciata, la giovane si voltò (provando almeno a sorridere) verso il pubblico,
che aveva cominciato ad applaudire (ed ovviamente a ridere per la sua
meravigliosa entrata in scena); poi si diresse a testa
bassa, avvolta da una nuvoletta scura, verso la poltroncina di fianco a Mistral.
Mistral,
vedendola, le sorrise: ma in fondo era colpa sua, che aveva avuto la splendida
idea dell'intervista doppia! Poi prese una tazza di the e cominciò a
sorseggiarla, bruciandosi inevitabilmente la lingua; decisamente
quella non era la sua giornata!>___<
Nel
frattempo, il demone drago continuò, schiarendosi la voce: "A questo
punto, direi che possiamo cominciare la nostra intervista
doppia!^____^"
Le due fanficwriter fecero cenno di sì
col capo, mentre Garv andò a sedersi sulla
poltroncina di fronte a loro, osservando con aria schifata il vassoio di
pasticcini, che erano pur sempre opera di un drago,
mentre le nostre due autrici avevano già incominciato a servirsi senza fare
troppi complimenti.
TEA PARTY
-INTERVISTA DOPPIA
DEL DEMONE DRAGO-
Nome:Mistral
Nome vero: mi appello alla legge sulla privacy
Nata il: 28/04/1984
Età: ma non sai contare? Siamo nel
2005, quindi 21 (sigh! me
vecchia! ;_;)
Residente a: L’Isola-che-non-c’è
Hobby: leggere FF, scrivere FF…
Musica: 883 e Liga
su tutti
A che età il
primo incontro con i manga? A 14 anni
Manga preferiti?Slayers e City Hunter
Personaggio con cui ti identifichi di più? Questa è difficile… direi Kaori
(la protagonista femminile di CH)
Personaggio preferito di Slayers? Facile! Xelloss! Mon amour!
Personaggio che non sopporti? Nessuno in particolare
Coppia preferita? Xel-Lina,
ovviamente!
Coppia che non sopporti?quelle
senza senso, del tipo Xel-Zel (ma ce li vedete voi
insieme?!)
Fai un appello ai lettori: ehm… boh, non saprei… cosa dire…
continuate a seguirci e mi raccomando! RECENSITE!
Nome:MakariMetallium
Nome vero:sorewa, himitsudesu!=D
Nata il: 26/06/1985
Età: 20 (ovvio, no?...-___-
Dark Lord ignoranti!)
Residente a:WolfPackIsland
Hobby:manga, fanfic, disegnare…
Musica: HIM
A che età il
primo incontro con i manga? 12 anni.
Manga preferiti?Slayers, Evangelion, quelli
delle Clamp…
Personaggio con cui ti identifichi di più?mmhhh….penso Zelgadis.
Personaggio preferito di Slayers? Lina.
Personaggio che non sopporti? Nessuno
Coppia preferita?Lina-Xelloss.
Coppia che non sopporti? Quelle yuri
e yaoi, in Slayers proprio
non le reggo!!>___<
Fai un appello ai lettori:reviewate,
please!!^___^;;
DISCLAIMER:
I personaggi di Slayers sono di proprietà di Hajime Kanzaka e degli altri aventi
diritto.
Altri personaggi che
dovessero apparire sono da considerarsi proprietà delle Autrici.
Day 2
La
mattina dopo, Xelloss si svegliò quando le prime luci dell’alba che filtravano
attraverso le tende cominciarono a solleticargli gli occhi. Non che avesse
realmente bisogno di dormire; il suo corpo da demone recuperava energie molto in
fretta, ma lui aveva conservato l’abitudine al riposo notturno in ricordo dei
suoi anni mortali e anche per comodità quando viaggiava con gli esseri umani.
Infastidito dalla luce, sollevò appena una palpebra, si lasciò andare ad un
inelegante sbadiglio e poi si stiracchiò abbondantemente.
“Certo che è scomodo dormire sul divano…” brontolò tra sé, muovendo la testa
avanti e indietro come per sgranchirsi il collo “…peccato che il letto me
l’abbia occupato qualcun altro…” E lanciò un’occhiata a Lina che ancora dormiva,
tenendo strette a sé, una alla sua destra e una alla sua sinistra, Estrel e
Fillei, anche loro profondamente addormentate.
Scuotendo la testa, si diresse verso il bagno, con l’intenzione di darsi una
rinfrescata. Versò un po’ d’acqua gelida da una brocca nel bacile di porcellana
finemente dipinta e si sciacquò il viso, osservandone poi il riflesso nello
specchio; il sole che entrava dalla piccola finestra giocava con le goccioline
che gli erano rimaste sulla pelle, facendole luccicare, e accendeva di bagliori
ametista i suoi occhi perennemente socchiusi. Xelloss si lasciò scappare un
sorriso soddisfatto: anche appena sveglio non perdeva una virgola del suo
fascino.
Sempre sorridendo, tornò nella camera e prese ad avvolgersi in vita la lunga
fascia che usava come cintura, poi si lisciò la maglia e si sistemò i capelli
con un gesto veloce. Ormai era pronto, ma le ragazze non si erano ancora mosse
di un millimetro e non sembravano intenzionate a farlo.
Scosse di nuovo la testa, lasciandosi scappare un sospiro rassegnato, e si mise
a cavalcioni di una sedia, gli avambracci incrociati sullo schienale, ad
aspettare che si svegliassero. Per sua fortuna, non dovette attendere molto:
Estrel infatti, forse sentendosi osservata o forse perché Lina, in un movimento
brusco, l’aveva fatta sobbalzare, lentamente si stropicciò gli occhi e poi si
mise a sedere sul letto. Come vide che il demone la osservava, gli sorrise.
“Ciao zio Xel…” sussurrò poi.
“Ciao
piccola… dormito bene?”
La
bimba bionda annuì e poi si allungò oltre il corpo di Lina per chiamare la
sorellina la quale, a furia di pizzicotti, nel giro di un minuto aveva un
braccio bordeaux ed era perfettamente sveglia.
Fillei non apprezzò molto il risveglio, ma il suo malumore durò poco perché in
un attimo le due sorelline si erano inventate un nuovo gioco: come scivolare
fuori dal letto senza svegliare la maga, che ancora dormiva della grossa.
Nell’osservare i movimenti lenti e misurati delle bambine, Xelloss ridacchiava
divertito; la loro missione, però, si rivelò impossibile, tanto erano incastrate
nelle lenzuola, arrotolatesi attorno alle loro gambe, ma soprattutto a quelle di
Lina, dopo un notte agitata.
E
infatti alla fine la rossa si svegliò e, tirandosi a sedere, cominciò subito a
voltare la testa in tutte le direzioni, come a cercare di rendersi conto della
situazione. Infine sembrò calmarsi e riuscì anche ad individuare con discreta
precisione la posizione di Xelloss nella stanza. “Ciao Xel, ciao bambine”
salutò, tendendo gli occhi chiusi fissi in un punto indefinito.
Il
mazoku si alzò lentamente dalla sedia, colpito della velocità con cui la ragazza
aveva imparato ad individuarlo percependone la presenza, ma, quando parlò, nulla
nella sua voce tradì quello stupore. “Buongiorno Lina, come stai?”
Lei
accennò un sorriso. “Potrei stare meglio, ma in confronto a ieri sto
divinamente”
“È
già un inizio” concesse il demone “Che ne dici se Estrel e Fillei ti
accompagnano in bagno?”
“Vi
va piccole?” domandò Lina, girando la testa attorno.
Le
bambine gli si fecero subito accanto e la aiutarono ad alzarsi, mentre il mazoku
si avvicinò alla finestra, tirando le tende e scoprendo un cielo limpidissimo
che faceva scintillare l’abbondante manto nevoso. Si preannunciava una giornata
splendida ma anche estremamente fredda, a giudicare dalle imprecazioni assortite
cha salivano dal cortile, dove l’oste non riusciva ad attingere acqua dal pozzo
perché il ghiaccio aveva bloccato tutto.
Osservando la scena, il demone sorrise. “Questo gelo dev’essere opera di
Dynast-sama… avrà deciso di inviare i suoi spiritelli a portare neve e ghiaccio
per complicarmi la vita… L’ho sempre saputo che non gli sto particolarmente
simpatico!” mormorò a mezza voce, scherzando ma neanche tanto.
“Xel…” lo chiamò Lina, distraendolo dalle sue riflessioni “…andiamo a fare
colazione?”
Il
demone si voltò e vide la maga sulla porta del bagno, con Estrel e Fillei che la
scortavano, tendendole una mano ciascuna. Com’era fragile in quelle condizioni!
Costretta a farsi guidare da due bambine! Di nuovo quel senso di sottile piacere
lo percorse, disegnando sulle sue labbra un sorriso ambiguo. E di nuovo nulla di
ciò che provava sporcò la sua voce allegra. “Certo Lina, se hai un po’ di
pazienza scendo con le bambine a occupare un tavolo e ad ordinare e poi torno a
prenderti”
La
maga rimase un attimo perplessa, ma poi annuì. “Ok… Estrel, Fillei, per favore
fatemi sedere sul letto e passatemi una spazzola… così nel frattempo mi pettino”
Quando Xelloss ritornò in camera, trovò Lina seduta dove l’avevano fatta
accomodare le bambine, il viso rivolto verso la finestra, intenta a spazzolarsi
i capelli.
La
maga teneva la gamba destra piegata sul letto, mentre l’altra penzolava
pigramente senza che il piede, seminascosto dagli ampi pantaloni, toccasse
terra. Tutti i capelli erano stati raccolti sulla spalla sinistra e ora le
ricadevano sul petto in morbide onde fino a sfiorarle la coscia; la luce ambrata
del mattino, poi, donava loro dei riflessi dorati che davano l’illusione che sul
seno della ragazza scendesse una cascata d’oro. Le sue mani si muovevano veloci,
in gesti armonici e ritmici, la destra che impugnava la piccola spazzola di
legno lavorato e la sinistra che la seguiva nel movimento, lisciando i capelli.
Il
demone la osservò per qualche istante, assorto: voleva poter mettere le dita tra
quelle ciocche. Gli erano sempre piaciuti molto i capelli di Lina. Fin dalla
prima volta che si era soffermato un istante ad osservarla, si era convinto che,
quando LoN l’aveva pensata e creata (perché Xelloss era sicuro che la Madre
avesse pensato e creato uno per uno anche gli esseri umani, non solo i demoni e
i draghi), non avesse scelto a caso per lei quella chioma rosso fuoco. Già,
perché i capelli di Lina sembravano davvero una fiamma danzante, quando si
agitavano portati dal vento o da un movimento della ragazza. Ed erano davvero
belli.
Lentamente, si avvicinò a lei e si sedette al suo fianco sul letto. La ragazza
se ne accorse solo quando sentì il materasso piegarsi: per quanto brava fosse
diventata, non sarebbe mai stata più abile del Trickster Priest.
“Xel!
Da quanto sei qui?” esclamò, sorpresa.
“Sono
appena arrivato Lina, altrimenti te ne saresti accorta, no?” le rispose, con un
sorriso. Poi allungò una mano a sfiorare la sua che teneva la spazzola “Scusa,
posso?”
“Posso cosa?”
“Pettinarti” esclamò il mazoku, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Lina
rimase giustamente sconcertata. Ci mise un po’ a focalizzare quello che le era
stato detto. Decisamente Xelloss in quei giorni era davvero strano! “Beh… se
vuoi…” balbettò dopo un attimo.
Il
demone le prese la spazzola di mano e la posò sul letto, quindi iniziò a
raccoglierle i capelli e a dividerli in tre grandi ciocche, per poi
intrecciarli. Le sue dita, non ancora coperte dai guanti, si muovevano agili e
veloci, come se il priest nella sua plurisecolare vita non avesse fatto altro
che acconciare le chiome delle signore.
Mentre la grossa treccia rossa prendeva forma, Lina ascoltava le sensazioni che
il suo corpo le trasmetteva, sentendo le dita di Xelloss scivolarle tra i
capelli e accarezzarle il seno, in un movimento che aveva ben poco di casuale e
involontario; ed erano sensazioni strane. Lei non era mai stata molto incline al
contatto fisico, ma in quelle ultime ore aveva permesso al mazoku di avvicinarsi
a lei come mai nessun altro e la cosa sconcertante - oltre al fatto che,
teoricamente, lui era uno dei suoi nemici più temibili - era che lei aveva
apprezzato le sue attenzioni, le aveva desiderate…! Davvero, non si capiva più.
C’era
qualcosa di molto, troppo strano nell’atteggiamento di Xelloss da quando lui
l’aveva salvata il giorno prima ma la maga non riusciva a capire l’origine di
quelle stranezze… ma in fondo era importante? Lina trasse un profondo sospiro.
Sì, avrebbe potuto esserlo, se solo lei avesse avuto voglia e forza sufficienti
per prestare a quella faccenda l’attenzione che meritava. Ma non le aveva.
La
ragazza scosse lievemente la testa. “Carpe diem, Lina, carpe diem! come diceva
un antico poeta…” mormorò a mezza voce.
Xelloss, che aveva finito proprio in quell’istante di fissare la treccia con un
nastro, alzò gli occhi e la fissò. “Hai detto qualcosa?”
Lei
arrossì e agitò le mani. “No, no Xel, niente! Senti, andiamo a fare colazione?”
“Certo! Dai, dammi la mano che ti guido fino giù” disse, porgendole la destra
perché la afferrasse.
“Dammi la… mano?” ripeté Lina, a disagio, alzandosi in piedi. “Ma…”
“Che
c’è ora?!”
“No,
niente… è che…” La maga non sapeva più cosa dire. Si sentiva terribilmente in
imbarazzo all’idea di prendere per mano il demone, era troppo… intimo. A dire il
vero si sentiva in imbarazzo anche soltanto all’idea di stare da sola con lui,
visto quanto era successo la sera prima in bagno, ma non lo disse.
“Ho
capito, vuoi che ti porti in braccio”
“EH?!
Ma non ci pensare neanche!” strepitò la ragazza “Piuttosto cado giù dalle scale,
ma tu non pro-”
Non
finì la frase. Xelloss, sorridendo sornione, la sollevò senza fatica e se la
strinse al petto. Lina, assolutamente paralizzata dalla sorpresa, per un attimo
rimase immobile, poi timidamente allacciò le braccia dietro al collo del demone
per tenersi salda, avvicinandosi così a lui quel tanto che bastava per sentirne
il profumo dolce.
La
ragazza non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma tra le braccia di
Xelloss si sentiva bene e, in fondo, sperava che lui facesse una mossa del
genere. Inspirò profondamente per calmare il battito impazzito del suo cuore e
si impose di rilassarsi: ormai si era arresa davanti all’evidenza di non essere
più in grado di capire le sue stesse reazioni.
‘Io
ci rinuncio: accada quel che deve accadere…’ si disse, scuotendo leggermente
la testa.
Intanto il mazoku si era avviato lentamente per le scale con un sorriso
compiaciuto e soddisfatto dipinto sul volto.
***
Monti Kataart. Quartier Generale del Signore dei Ghiacci.
Dynast Graushella si
materializzò al centro di un’enorme sala a mala pena illuminata dalla fioca luce
che filtrava dalle alte finestre a sesto acuto coperte da pesanti tende scure e
da alcune candele, appese qua e là alle pareti. La sala era pressappoco
rettangolare, divisa in tre navate da enormi colonne dalla superficie
irregolare, completamente trasparenti e dall’aspetto fragile. Le pareti,
perfettamente lisce, si incurvavano verso l’alto a formare il soffitto a vela.
La sala del trono del
Demone dei Ghiacci era strana, rispetto al resto del suo palazzo, che sembrava
essere stato praticamente scavato nei ghiacci dei Kataart, e godeva di una
particolare luminosità. Su di un lato, la parete si apriva a formare una cripta,
a cui si accedeva tramite delle scale. Apparentemente, quella era l’unica
apertura della sala.
Il Dark Lord si diresse
con passo deciso verso un trono addossato alla parete nord della sala, e vi si
sedette. Non indossava la solita armatura, ma una lunga veste bianca e azzurra,
simile ad uno yukata, allacciata sul davanti e con delle maniche piuttosto
larghe. Il volto, di un incarnato chiarissimo, era in parte ricoperto da un
ciuffo arruffato di capelli blu, che invano il mazoku cercava di far stare al
posto suo.
Si guardò intorno e,
resosi conto di essere solo, si sporse sbuffando da un lato, per afferrare una
bottiglia di vino rosso e versarlo in un calice posto su un tavolino - anch’esso
trasparente - lì vicino. Allungò una mano per afferrare il calice ma lo urtò,
facendolo pericolosamente traballare. Si sporse ulteriormente per cercare di
afferrarlo, ma peggiorò soltanto la situazione, facendolo cadere con tutto il
tavolino. E rovinando miseramente a terra, con le gambe ancora sul trono.
Una vena cominciò a
pulsargli sulle tempie, a dimostrare quanto dovesse essergli fastidiosa quella
situazione.
“Sephi!!!” urlò.
Silenzio.
Il Dark Lord era ancora a
gambe all’aria. Ma perchè quando aveva bisogno di lui non c’era mai?! Un certo
demonietto avrebbe fatto i conti con lui, prima o poi.
“Sephi, Sephi,
Sephiiiiiiiiii!!! SEEEPHIIIIII!!!!” continuò ad urlare.
Finché, correndo da chissà
dove, non sbucò fuori una strana figura, completamente avvolta in una veste blu
scura con cappuccio e bordata da rune gialle, portando in mano una quantità
indescrivibile di pergamene, oggetti vari e scartoffie d’ogni genere.
Si fermò un attimo per
riprendere fiato, poi cercò di assumere l’aria più dignitosa possibile,
dimenticando la polvere che gli ricopriva i vestiti.
Era lui che si occupava
del castello quando Graushella era assente. E certo non era impresa da poco. Il
demone amava collezionare libri ed oggetti di ogni genere, peccato che non fosse
ugualmente amante dell’ordine; così alla fine toccava sempre a lui cercare di
mettere ordine nelle migliaia di cose che affollavano ogni camera.
Sollevò lo sguardo verso
il suo padrone, ma un vistoso gocciolone gli scese lungo la fronte, quando vide
il grande e terribile Demone di Ghiacci riverso a terra, sporco di vino, e con
le gambe all’aria. Il Dark Lord provò a rialzarsi, ma scivolò sulle mani e
ricadde con la faccia terra.
Sephi dovette trattenersi
non poco dallo scoppiare a ridere.
“Invece di startene lì a
guardare, che ne diresti di venire a darmi una mano?!”
“Uahhhh! Si, subito!!”,
esclamò Sephi agitandosi tutto e correndo verso il mazoku, dopo aver lanciato in
aria tutte le cose che teneva in mano e facendole inesorabilmente cadere a
terra. Si sollevò della polvere e qualcosa si ruppe. Delle gocce di sudore
scesero lungo le tempie di Dynast, mentre provava a non pensare a chissà cosa
aveva distrutto il piccolo demone con la sua grazia.
Quando si fu finalmente
rialzato, si risistemò sul trono, cercando di pulirsi lo yukata alla meglio,
mentre Sephi risistemava il tavolino.
Il cappuccio gli era
caduto, rivelando dei capelli neri malamente raccolti in un codino che gli
scendeva lungo sulle spalle, mentre davanti gli coprivano la fronte e le tempie.
Da essi, sbucavano delle lunghe orecchie a punta. Sul volto aveva degli strani
segni viola, anche vicino agli occhi, verdi. Tutto sommato, aveva l’aspetto di
un ragazzino di non più di 12-13 anni. Ma soprattutto, chiunque gli si fosse
trovato dinnanzi, avrebbe notato che non aveva la stessa aura di Graushella.
Certo, era un demone pure lui, altrimenti non sarebbe mai potuto sopravvivere a
lungo nel castello del Dark Lord, così gelido ed intriso di aura negativa. Ma
non era stato creato dal Signore dei Ghiacci.
Dopo avergli lanciato
un’occhiataccia, Dynast poggiò distrattamente il capo su una mano, ripensando
agli eventi degli ultimi giorni.
Guardava con diffidenza al
piano di Zelas; ma soprattutto non gli quadrava una cosa: come faceva Phibrizio
ad essere ancora vivo? Ricordava perfettamente come la sua aura fosse scomparsa
dopo l’affare del Giga Slave. Ed ora se lo ritrovava improvvisamente davanti.
Non voleva ammetterlo, ma temeva il suo potere. E se era lo stesso di quando era
stato sconfitto da L-sama, beh, ci sarebbe stato di che preoccuparsi. Non voleva
avere niente a che fare con lui. Né tanto meno con Zelas. O Dolphin. Che tanto
non si era nemmeno presa la briga di presentarsi, rifugiata in chissà quale
grotta marina del Demon Sea.
E poi Garv. Tutti avevano
perfettamente sentito la sua aura, quando era ricomparsa esattamente nello
stesso istante in cui era ricomparsa quella dell’Hellmaster. Ma non aveva
risposto a nessuna chiamata.
Dynast aveva sempre
evitato di avere grossi rapporti con gli altri Dark Lord, e davvero non ci
teneva a sviluppare assurde strategie di attacco con loro. Soprattutto se poi
riguardavano quella strega. Inverse. Strinse i pugni tanto da farsi male.
“Ehm… Dynast-sama…”
Fu riportato alla realtà
da Sephi che gli porse un bicchiere di vino. Lo portò lentamente alle labbra,
continuando ad osservare il vuoto davanti a sé.
Aveva osato affrontarlo.
Aveva osato uccidere la
sua Shella.
Aveva osato sconfiggerlo.
Lui non poteva
dimenticare.
Non poteva accettare di
averla tra le fila come compagna; loro potevano farcela anche senza di lei.
Non poteva perdonarla.
Desiderava solo vedere
scorrere il suo sangue, rosso come il vino che stava bevendo.
Tirò una gamba a sé,
poggiando il piede sul trono, mentre agitava distrattamente il bicchiere tra le
mani, ed osservava come la sala venisse deformata attraverso il sottile
cristallo.
“Allora, è stato fatto?”,
chiese infine osservando il demone inferiore con la coda dell’occhio, la fronte
corrugata.
“Si, Dynast-sama. Le
larve sono da poco tornate”.
Sephi si portò di fronte
al suo padrone, guadandolo con i suoi occhioni verdi.
Negli ultimi giorni era
stato impregnato con i suoi fratelli, ed avevano potuto comunicare solo
telepaticamente. Dynast riusciva a chiudere la sua mente a qualsiasi tipo di
intrusione, e gli aveva insegnato come fare; per questo riteneva che la
telepatia fosse tra le forme di comunicazione più sicura.
Sephi sapeva bene quanto
la visita degli altri Dark Lord avesse irritato il suo padrone; specie per
quanto riguardava l’Hellmaster.
E per quanto riguardava
Zelas… in fondo nemmeno il Demone dei Ghiacci si era mai potuto dire immune al
suo fascino. Ma, d’ altra parte, egli era notevolmente cambiato, da quel giorno.
Da quando l’aura della sua ultima General era scomparsa a Gairia.
Sephi era stato accolto
dal Re dei Ghiacci molto, ma molto tempo prima della Kouma Sensou. Aveva visto
come la morte di Grau, Nost e Grou avesse lasciato il Dark Lord tutto sommato
indifferente. Ma non era stato così per Shella. E Sephi era certo che ce da
qualche parte nel palazzo, Dynast conservasse ancora il corpo della demone,
mentre il suo spirito vagava chissà dove negli Abissi del Caos.
Il fatto che poi
l’argomento principale del nuovo piano di Zelas fosse “come giocare a divertirsi
con la strega”, non aveva certo migliorato le cose.
Era passato troppo poco
tempo da allora. Certo, si era rimesso perfettamente dopo la sconfitta; ma le
ferite dell’animo erano molto più lente a guarire di quelle del corpo. E sapeva
anche quanto la rinascita di Phibrizio e Garv gli avesse fatto male, dato che
niente invece era stato concesso a Shella.
Poi era giunto quell’
ordine. Era strano che Dynast-sama scegliesse di usare le larve. Le
larve erano spiriti erranti, non morti che un tempo erano stati uomini,
completamente soggiogati al volere del Dark Lord.
Dynast di solito agiva
solo. E raramente aveva mandato Sephi in missione. Ma ora non poteva esporsi in
prima persona. Le larve arrivavano silenziose, trascinate dal vento del
Nord, e agivano silenziose, praticamente invisibili agli occhi di qualsiasi
essere vivente, umano e non. Evidentemente, il suo padrone doveva avere in mente
qualcosa.
“Tutto secondo gli ordini”
rispose il mazoku, andandosi a mettere di fronte a lui.
Gli occhi di Dynast si
scintillarono sinistramente.
“Le sue condizioni?”
“Lo hanno trovato
praticamente mezzo assiderato, ma è vivo; ed è stato fatto in modo che lo
restasse…”
“È quel che basta…” .
Le labbra di Graushella si
incresparono in un sorriso. La sua mente viaggiò attraverso le proiezioni dei
pensieri di Sephi, attraversò lunghi corridoi, per entrare in una sala piena di
strani congegni, poi avanzò, fino al limite di una specie di laghetto
ghiacciato, delimitato da pietre con incise delle rune, si sporse in avanti e
vide sul fondo di esso la figura di un uomo, gli arti legati al fondo da pesanti
catene, gli occhi chiusi in un profondo sonno senza sogni. Ed il battito del suo
cuore.
Chiamò a sé il demone e
gli cinse il collo con un braccio, baciandogli le tempie. Poi affondò il volto
tra i suoi capelli, osservando oltre le sue esili spalle il vino che si muoveva
nel bicchiere che ancora reggeva in mano.
Ora aveva un’arma che
avrebbe fatto tremare anche Lord of Nightmares.