Blind butterfly and violet eyes

di Makari e Mistral
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro ***
Capitolo 2: *** Day 1 ***
Capitolo 3: *** Night 1 ***
Capitolo 4: *** Backstage 1 ***
Capitolo 5: *** Day 2 ***



Capitolo 1
*** Intro ***


Blind butterfly and violet eyes

Blind butterfly and violet eyes

di Makari e Mistral

 

DISCLAIMER: I personaggi di Slayers sono di proprietà di Hajime Kanzaka e degli altri aventi diritto

 

Intro

Il palcoscenico era già illuminato dalle luci, e la gente seduta sugli spalti attendeva che lo spettacolo avesse inizio.

Intanto dietro le quinte…

Makari: Insomma, si può sapere perché abbiamo dovuto mettere quell’orribile cosa sopra il palco??

Sul palco troneggiava un enorme stemma, un demone o qualcosa del genere mentre sotto spiccava la scritta: “Zolmaister. Diffidate dalle imitazioni. Il solo e l’originale a Zoana!”

Mistral: Lo so che è orribile, ma è la regola degli sponsor, lo sai anche tu, e i sovrani del regno di Zoana  sono stati così gentili da aiutarci…!

Intanto tra il pubblico si aggirava una strana figura con occhiali da sole scuri e vestita più o meno come una cameriera, che se andava in giro a vendere portafortuna e gadget vari con    lo stesso simbolo.

Mistral: Dove sono gli attori, che fra poco si comincia!?! Valgarv, comincia ad andare fuori ad annunciare!!

Valgarv (adult human version): Ma perché io devo presentare???

Makari: Niente storie e vai!!!!!!!

Non appena il drago, che indossava un elegante vestito nero, uscì sul palco, un enorme boato si sollevò dal pubblico: “Waaaaaaa!!!! Valgarv!!!!!”

Le fan erano in visibilio, e sventolavano enormi striscioni con scritte di ogni tipo.

Da dietro le quinte si sentirono arrivare delle urla:

Philia: Grrrr, io le ammazzo quelle oche!!!!!!!!!

Mistral: Ti prego Philia calmati!!

Philia: Non posso perdonarle…!

Xelloss: Suvvia, Philia, non potrai mica competere con quelle belle fanciulle vecchia e acida come sei?

Da sotto il vestito le spuntò una coda col fiocco abbinato al nastro rosa che aveva tra i capelli. La traghetta si voltò verso il Mazoku con gli occhi infuocati di rabbia:

Philia:Tu, lurido namagomi! Come ti permetti di dare a me della vecchia e acida??? Ma ti sei mai visto allo specchio?? Non potrò perdonarti per quello che hai appena detto…. aaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!

Si sprigionò un’enorme luce e, al posto della pacata (si fa per dire) ragazza, c’era ora un enorme drago dorato

Philionell (tra il pubblico): Che meraviglia un drago! Hanno fatto le cose in grande!!*____*

Valgarv tossì cercando di darsi un contegno: Ehm... Ladies and gentlemen, benvenuti a questo spettacolo che…

Philia cominciò  a sputar fuoco a destra e a manca, non potendo sopportare l’idea di avere perso così il controllo e di essersi trasformata così davanti a Xel che aveva visto le sue grazie…

Makari: Xelloss, che ci fai qui?? Perché non indossi gli abiti di scena?? Vai subito a cambiarti e spicciati!!>____<

Zelas, uscendo da un camerino con un abito succinto: Uffa, vorrei sapere perché a me è stato dato un ruolo così marginale, e poi perché il mio priestuccio dovrebbe farsela con L..ffffffffffff!!!!

Mistral si precipitò su Zelas  cercando di tapparle la bocca alla meglio: Zitta, che così rovini tutto, ti sentono da fuori!!!!!

In effetti, il sipario del palco era andato quasi del tutto bruciacchiato a causa di Philia (mi dispiace… ;___; Nd.Philia), e non era difficile per il pubblico assistere a quanto avveniva dietro le quinte…

Valgarv: Ehm dicevo, in questo spettacolo vedremo presenti anche il mio amato maestro Garv e Phibrizio, anche se erano passati a miglior vita alla fine di Slayers Next.

Dietro le quinte

Garv: Siiigh, finalmente qualcuno potrà apprezzare il mio talento artistico!!

Dal pubblico, le ragazze del Phibrizio Fan Club entrarono in delirio.

Valgarv: ….in realtà le nostre due autrici non hanno le idee ben chiare sul perché siano tornati in vita, e… AHI!!

Makari era entrata velocemente in scena sbattendo un ventaglio in testa al presentatore. Poi, veloce come era arrivata, sparì dietro le quinte (*velocità WARP!!*).

Valgarv, con un vistoso cerottone: Aehm, ci scusiamo per l’imprevisto; dicevo, questa è una storia a quattro mani scritta da Makari (che è quella che mi ha appena menato) e Mistral (che si spera essere più pacifica)…

Da dietro le quinte Mistral sussurrò: Ehi, ricordati lo sponsor!

Val: Ah, sì… che si sono conosciute grazie l’Erika Fanfiction Page, il cui indirizzo vedete qui in sovrimpressione...

Entrò in scena Jiras che reggeva uno striscione con scritto l’indirizzo.

http://www.egoio.net/efp/index.php

Valgarv (con numerose goccioline lungo la fronte): …e vede come attori quasi tutta la Slayers Gang. Saremo lieti di accogliere qualsiasi tipo di commento; per i complimenti rivolgetevi pure alle nostre autrici; per le critiche è invece aperto il nostro ufficio reclami.

Valgarv indicò con un cenno della mano un tavolino situato in un angolino buio, con dietro seduto uno strano figuro incappucciato, che rimase assolutamente impassibile.

Valgarv: Vulgum sarà ben lieto di accogliere le vostre voci. ^_____^”

Vulgum, facendo la V con le dita: Yeah!!

Valgarv:…^^””””….continuiamo: ogni riferimento a eventi, cose, persone, realmente esistite (o esistenti) è puramente casuale; per la presenza di scene violente o di s...BIP...ue (*sangue* censurato by Mediaset) che scorre….

Da dietro le quinte, provenne l’inquietante risata di Makari, che mostrò i suoi canini un po’ troppo sviluppati: Ghghghghghghhggh, sangue!!!

Valgarv: Cough… dicevo, ed inoltre per la probabile….

Mistral annuendo col capo: Molto probabile, sì sì!

Valgarv (^^””):…e per la probabile presenza di scene dal contenuto inadatto ad un pubblico di bambini, si consiglia la visione accompagnata da un adulto.

*FIRE BALL!!!!*

Da dietro le quinte si sentì un’esplosione.

Makari e Mistral fecero giusto in tempo ad evitare la sfera infuocata che colpì in pieno Luna, addetta alla scenografia nonché grafic girl.

Luna: Ma che centro io?? ;____;

Makari: Povera Luna-chan! Ma che succede ora??

Lina infuriata: Come sarebbe a dire la presenza di scene inadatte ad un pubblico di bambini?? Guardate che io scene sconce con Xelloss non le faccio!!!!!!!

Molti nel pubblico cominciarono a bisbigliare: Ooohhhh, ma è una Lina/Xelloss??

Qualcuno fece per protestare: Io voglio le trade couples!! >___<

Mentre ovunque si levavano sorrisini maliziosi, una strana donna con un abito nero, lunghi capelli biondi, un frangettone enorme che le copriva gli occhi e una sigaretta accesa in mano (fregandosene del cartello che diceva no-smoking), seduta su un’enorme poltrona di velluto rosso girata di spalle al palco, cominciò a ridere: Uhuhuhuhuhuh, l’ho sempre detto che quei due dovevano stare insieme!!!!!

Mistral con un vistoso gocciolone: Calma, calma (l’effetto sorpresa è rovinato….T___T), ha detto probabile, e poi non è detto che siano tra voi…!

Lina la guardava scettica.

Mistral: Poi, pensa alla ricompensa…. Ti pagheremo bene per questo…

A Lina cominciarono a scintillare gli occhi.

Makari: Sì, tante belle monete d’oro e pietre preziose (seeeee!)!!! E inoltre se avremo successo ci sarà un gran bell’incasso!!

Lina immaginava già la scena di lei che nuotava in un mare d’oro alla Paperon de Paperoni, e subito incominciò ad urlare: Su, muovetevi, quando si comincia?? Lassù le luci sono pronte?

Jiras, uomo… ahem, volpe tuttofare fece cenno di sì col capo.

Lina: E voi, nei camerini?????

*silenzio*

Lina con un grosso gocciolone invece della testa: Su Val-chan, qui siamo pronti finisci quella tua stupida presentazione!!

Valgarv: Cough, mi dicono che si può cominciare… Si dia inizio allo spettacolo: ladies and gentlemen, ecco a voi Blind butterfly and violet eyes !!! ^__^(finalmente ho finito!^^).

Il sipario (o quel che restava di esso) si sollevò e dal pubblico si sollevò un applauso, a dire il vero non troppo convinto.

 

***

 

Prologue

La neve cadeva lenta nel palazzo costruito tra i ghiacci perenni, rendendo il paesaggio ancora più irreale e fatato. Tutto era silenzioso e, come sempre, pareva senza vita, ma quel giorno era un giorno speciale all’Eternal Ice Palace: il padrone aveva ospiti.

Nella sala principale del palazzo, un massiccio uomo in armatura dalle mani nivee si versava da bere, attorniato da alcune delle sue dame, gli spiriti della neve, e intanto discorreva pacatamente con una figuretta imbacuccata in un pesante cappotto col cappuccio bordato di pelliccia.

“E quindi la Madre ti ha riportato in vita ma senza spiegarti il motivo di questa sua scelta?”

“Già” annuì il bambino, scolandosi in un colpo solo un calice con un mix di alcolici che avrebbe steso un uomo grande tre volte lui. “Beh, ma alla fine non è che me ne importi poi molto, sai? Quel che conta è essere tornato”

“Le azioni di LoN possono risultarci incomprensibili, ma di sicuro lei agisce per portare a compimento un progetto ben definito”

“Che secondo te sarebbe…?”

“È ragionevole pensare che voglia riequilibrare la situazione nel confronto con i Draghi: eravamo rimasti praticamente solo in due, non potevamo fare molto”

Gli occhi verdi del bimbo scintillarono minacciosamente. “Di sicuro io posso dare una grande mano a questo scopo…”

“Non ne dubitavo” sorrise l’altro, alzando la visiera dell’elmo che (chissà perché) portava anche in casa, quasi fosse sempre in guerra.

“Piuttosto” riprese il ragazzino, versandosi un’altra generosa dose di alcool “si può sapere perché nostra sorella ha convocato una riunione proprio oggi e proprio qui, dove fa un freddo cane?!”

“Per quanto riguarda i motivi che l’hanno portata a scegliere casa mia, ne so quanto te fratello” rispose il guerriero, alzandosi e avvicinandosi ad un enorme finestrone che si apriva su un pittoresco giardino di ghiaccio “Comunque a me questa temperatura pare ideale”

Il bambino fece una smorfia significativa. “Ma và?! Non l’avrei mai creduto che a te piacesse stare in questa specie di freezer gigante! E comunque, visto che mi ha fatto scomodare a venire qua in capo al mondo, la cara sorellina dovrebbe almeno essere puntuale!” si lamentò poi.

“In effetti ci sta mettendo davvero un po’ troppo ad arrivare…” assentì il guerriero, osservando impassibile la danza della neve tra le sculture di ghiaccio nel parco. Improvvisamente alzò gli occhi. “Eccola finalmente!”

Anche l’altro, svaccato sull’immenso divano bianco, guardò verso l’alto. “Alla buon’ora!” strillò poi agli stucchi del soffitto.

“Guarda che noi siamo di qua…” intervenne una voce femminile. I due si voltarono, un po’ sorpresi, e videro sulla porta una bellissima donna, avvolta in un lungo abito color avorio, con un corpino ricamato di pizzi che sosteneva un seno da capogiro e lasciava nude le spalle, riparate solo in parte da un coprispalle di ermellino. Al collo, lasciato libero dai capelli raccolti in una pettinatura sostenuta da pettini tempestati di perle, un fiore bianco come la neve con il cuore e i petali venati da striature rosso sanguigno.

Dietro di lei, ancora seminascosta nell’ombra della porta, c’era un’altra figura, ma nella sala non la notarono.

“Zelas, cara” la salutò il guerriero, baciandole la mano “sono molto felice di vederti…”

“Grazie Dynast” rispose lei, con un sorriso “E scusateci se abbiamo fatto tardi…”

“Senti un po’, Zelas, mi vuoi spiegare perché diavolo continui a parlare al plurale? L’unico che può avere manie di grandezza in famiglia sono io!” intervenne il bimbo, tirandosi giù il cappuccio dalla testa e scoprendo il caschetto nero come la notte.

“Beh, semplicemente perché ci sono anch’io!” Con il suo sempiterno sorriso e la sua consueta espressione misteriosa, Xelloss spuntò da dietro le spalle della sua Master. “Hellmaster-sama, Dynast-sama… è un piacere” salutò poi, con due profondi inchini.

Phibrizio fece un cenno con la mano, mentre Dynast gli lanciò uno sguardo schifato (il Dark Lord non l’aveva mai preso in simpatia). “Zelas, cara… mi spieghi perché mai ad una riunione di DARK LORD deve partecipare anche lui che è un PRIEST?” domandò poi, velenoso, calcando la voce sui loro diversi gradi nella gerarchia demoniaca.

La Dark Lady sorrise, sfilandosi i guanti di pelle bianca e posandoli su un tavolinetto di cristallo. “Semplice fratello: perché, per il piano che ho in mente, Xelloss è fondamentale e, siccome non ho voglia di ripetergli dopo tutto quello che sarà deciso in questa riunione, tanto vale che me lo porti dietro, no?” spiegò poi, con tono annoiato, come se la cosa fosse lampante. Evidentemente, però, non lo era per Dynast che continuò a borbottare tra sé; Phibrizio invece decise di fregarsene della presenza del quarto incomodo e di cominciare a parlare di cose serie.

“Bene, dato che gli altri sembrano non voler dare segni di vita, direi che possiamo cominciare. Avanti, Zelas, dicci in cosa consiste questo tuo piano per portare Lina Inverse dalla nostra parte”

“Dunque, visto che non siamo riusciti a convincerla con i metodi tradizionali” iniziò la Dark Lady, sedendosi su una poltrona e accendendosi una lunga e sottile sigaretta in un bocchino “propongo di usare una… se così si può dire, arma impropria”

“E in che cosa consiste? sentiamo…” domandò Dynast, togliendosi l’elmo e scuotendo la testa per sistemare i lisci capelli blu notte che gli arrivavano alle spalle.

“È una tattica psicologica” spiegò la demone. L’Hellmaster stava per ribattere, ma Zelas lo pervenne “Sì, lo so che l’idea non ti piace Phiby-chan, tu preferisci i mattatoi, ma con lei non funziona… bisogna che accetti volontariamente di servirci”

“Ma allora siamo al punto di prima!” sbottò il Dark Lord dei ghiacci, chiaramente poco portato per la strategia e ancor meno paziente.

“No, perché è possibile manipolare la volontà degli esseri umani in modo che pensino di fare di loro spontanea volontà qualcosa che invece gli viene imposto dall’esterno”

“Senti Zelas” intervenne Phibrizio “io non ci ho capito un accidente! In breve, noi cosa dovremmo fare?”

“Noi tre personalmente niente” rispose pacata la demone, accavallando le lunghe gambe nascoste sotto il vestito “Penserà a tutto Xelloss”

“Facendo cosa, se è lecito saperlo?” Il guerriero era visibilmente insoddisfatto di come si stava delineando il piano.

“Usando il suo fascino per sedurre quella ragazzina e convincerla a passare dalla nostra parte” Zelas lo disse con la massima calma, ma i due Dark Lord rimasero a fissarla a bocca aperta, come se avesse dichiarato di voler diventare amica di Cephieed.

Anche Xelloss rimase piuttosto stupito: la sua Master non l’aveva informato della sua decisione. Però tutto sommato l’incarico non gli dispiaceva… era divertente per lui sedurre le donne, così, senza nessun tipo di impegno, solo per passatempo; e doveva riconoscere che gli riusciva molto bene.

“Allora, che ne dite?” domandò dopo un po’ Zelas, vedendo le facce perplesse degli altri due.

“Seduzione, eh?” disse Phibrizio “Ok, proviamoci… da quel che ne so l’amore e l’attrazione sono molle piuttosto forti negli esseri umani… potrebbe funzionare”

“Dynast?”

“Umphf! E va bene, proviamo anche questa…”

“Xel?” chiese infine la Greatest Beast, voltando leggermente la testa verso il suo sottoposto dietro di lei.

“Ai suoi ordini, Master” rispose lui, con un lieve inchino “Sarà divertente…”

“Benissimo, e ora passiamo ai dettagli tecnici”

“Hai pensato proprio a tutto, eh Zelas?” sorrise Dynast “Efficiente come sempre”

La demone sorrise di rimando. “Beh, con due sanguinari in famiglia, ci vorrà pure uno stratega, no? Altrimenti, fosse per voi, a quest’ora questo mondo sarebbe già praticamente spopolato… non sempre è necessario uccidere un nemico per renderlo innocuo, ricordatelo Dynast” Poi si scostò dal viso una ciocca bionda e riprese a parlare “Dunque, avremo bisogno di uno dei tuoi demoni, Phibrizio. Lo manderemo contro Lina. Deve essere abbastanza debole perché lei riesca ad ucciderlo, ma abbastanza forte perché prima di schiattare riesca a ferirla almeno un po’… prima però dovremo praticargli un incantesimo, di modo che, prima che la ragazza gli dia il colpo di grazia, possa lanciarle un sigillo che la lasci temporaneamente cieca e senza poteri magici”

“Per il demone non preoccuparti, ci penso io” assicurò l’Hellmaster “Poi cosa dovrebbe succedere?”

“Qui entra in scena Xel”

Il mazoku annuì e si portò di fronte alla sua Master, di modo che ella potesse vederlo.

“Quando tu «per caso» la troverai, Lina sarà cieca e spero separata dai suoi odiosi compagni; in caso contrario, gli altri sono sacrificabili, uccidili pure. Dicevo, lei resterà cieca per circa tre settimane, poi recupererà completamente la vista e i poteri. Questo è l’arco di tempo a tua disposizione per completare la missione. Devi portarla nel villaggio di Nimrod, dove c’è un tempio dedicato a me; lì vive un sedicente saggio, che in realtà come tu ben sai è un lesser demon. Devi convincere Lina che lui è l’unico che la può curare. Durante il viaggio inoltre devi sedurla e conquistarti la sua fiducia, in modo che all’arrivo il saggio di Nimrod possa facilmente prendere possesso della sua mente. È tutto chiaro?”

“Certo Master”

“Non male come piano, Zelas” si complimentò Phibrizio.

Zelas sorrise sorniona, scuotendo la cenere dalla sigaretta. “Lo so Phiby-chan, lo so…”

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Capitolo 2
*** Day 1 ***


Capitolo 1

Blind butterfly and violet eyes

di Makari e Mistral

 

DISCLAIMER: I personaggi di Slayers sono di proprietà di Hajime Kanzaka e degli altri aventi diritto

 

Day 1

“Fire ball!!”

La voce di Lina risuonò nella foresta, mentre l’incantesimo andava ad infrangersi contro il demone che le si stagliava davanti, sollevando un gran polverone. Certo, era un mazoku di rango inferiore, ma quella faccenda non le quadrava per niente: di solito i mazoku che incontrava erano interessati a qualche oggetto in particolare, o erano guidato dal semplice gusto di ammazzare chiunque si trovasse sulla loro strada. Ma quell’essere sembrava conoscere bene contro chi stava combattendo, e Lina era pronta a scommettere che era stato mandato contro di loro da un suo superiore; che magari obbediva a qualche Dark Lord. E se qualche Dark Lord era coinvolto, voleva dire che c’era qualcosa di grosso di mezzo; e questo non le piaceva affatto. Inoltre faceva freddo, ed aveva ripreso a nevicare; ed aveva fame. Chiunque fosse stato a mandarle contro quel mazoku, aveva scelto il momento sbagliato: non poteva immaginare quanto la grande maga Lina Inverse potesse essere pericolosa a stomaco vuoto.

Approfittando del momentaneo disorientamento del mazoku, Lina scoccò una rapida occhiata a Gourry, che fece un cenno di sì col capo e corse contro il demone brandendo la sua Blast Sword, affondandogli la lama nel dorso.

La creatura emise un ruggito di dolore, poi si voltò verso lo spadaccino, ed afferrò la spada tra le mani estraendola dalla ferita e scaraventando Gourry a terra; poi si diresse verso di lui, puntandogli la lama insanguinata contro. Ma Lina gli immobilizzò il braccio lanciandogli contro una Freeze Arrow.

Il demone si rivolse furioso verso di lei, ruppe il ghiaccio intorno al braccio, e le lanciò contro una sfera di energia nera.

Lina la evitò sollevandosi in aria con il Levitation, osservando il colpo che andava ad infrangersi contro un albero, incendiandolo di strane fiamme nere e alzando una gran quantità di fumo. Non ebbe il tempo di chiedersi che razza di incantesimo fosse quello, quando sentì un dolore lancinante alla spalla destra; cadde a terra con un tonfo e vide sopra di lei il mazoku che brandiva un’affilata lama di energia nera.

L’essere cominciò a scendere lentamente a terra, pronto ad attaccarla nuovamente, ma immediatamente Gourry corse a riprendere la spada e gli fu addosso, ferendolo di striscio ad un fianco.

Per tutta risposta il mazoku si rivolse sorridendo contro di lui, e cominciò ad attaccarlo con la sua lama nera.

Lina si allontanò velocemente e si preparò a castare un incantesimo che avrebbe posto fine a quell’inutile combattimento.

“Darkness from twilight….”

Gourry intanto riusciva a stento a tener testa a quel maledetto demone, inoltre lo spesso strato di neve a terra gli impediva i movimenti veloci.

“Crimson from blood that flows….”

Lo spadaccino venne scaraventato contro un albero, l’impatto gli fece cadere addosso la neve che si era accumulata sui rami.

‘Merda! Ci mancava anche questa!’ pensò il ragazzo. Il mazoku corse contro di lui, le lame delle loro armi si incrociarono in aria, con un sordo rumore di ferraglia.

“In thy great name I pledge myself to darkness!”

Quel demone aveva una forza mostruosa… continuava a fare pressione contro la spada di Gourry, i loro volti erano vicinissimi, e lo spadaccino poteva sentire il fetido odore del suo respiro sul collo. Ma che stava aspettando Lina?? Scoccò una rapida occhiata alla maga, vide che stava castando un incantesimo…. No! Non aveva mica intenzione di lanciargli contro il…

Lina sorrise.

“DRAGON SLAVEEEEE!!!!!!” urlò unendo le mani e scagliando l’incantesimo contro il demone.

Gourry osservò terrorizzato il raggio di energia magica che si dirigeva contro di loro, con uno sforzo immane si liberò dalla presa del demone e cercò di mettersi in salvo come meglio poteva, mentre la creatura veniva colpita in pieno… seguì un terribile boato, la foresta venne avvolta da un’enorme cupola di energia rossa, e quando essa scomparve, quel che ne rimaneva era solo qualche albero bruciacchiato con i rami spogli mossi dal vento. Del demone non c’era traccia.

“Vittoria!”, esclamò Lina con le dita a V.

Intanto un piccolo cumulo di terra poco lontano si sollevò, e ne uscì la testa bionda di Gourry. Lo spadaccino, dopo essersi guardato a destra e a sinistra con aria smarrita pensando a come Lina aveva ridotto quella povera foresta con il suo incantesimo, uscì completamente dal suo nascondiglio sotterraneo.

“Lina, quante volte devo dirti di avvisarmi prima di lanciare quel tuo Dragon-non-so-che???”

“Dragon SLAVE, SLAVE! Idiota col cervello di un mollusco!!”, esclamò Lina sbattendogli una pantofola in testa, “E, poi, cosa avrei dovuto fare? Quel demone mi aveva fatto proprio innervosire! Ma è stato sistemato dal grande genio della divina maga Lina Inverse! Bwahahahahah… AH!”…

Dolore.

Chinò il capo, e vide una lama nera che le trafiggeva il ventre. Il demone l’estrasse da dietro, e lei emise un gemito di dolore, portandosi le mani alla ferita.

“Lina!!”, esclamò lo spadaccino mentre il sangue cominciò a scorrerle tra le dita; Lina si accasciò inginocchio a terra, stava lottando contro sé stessa ed il dolore per non perdere i sensi e cercare di respirare correttamente.

Gourry le poggiò una mano sul fianco, e fece per prenderla tra le braccia, ma lei fece cenno di no col capo.

“Tienilo occupato per un po’…”, sussurrò con un filo di voce.

Gourry vide che tra le sue mani si accendeva la luce bianca del Recovery. Poi fece cenno di sì col capo, e si rivolse verso il mazoku, impugnando la spada.

“Me la pagherai per quello che hai fatto!”, urlò correndogli contro.

Lina osservò l’amico partire all’attacco: quel demone gliel’aveva giocata. Poi vomitò del sangue e si piegò in avanti per il dolore, poggiando il capo a terra.

Gourry intanto stava sferrando una serie di violenti colpi contro il mazoku, ma la creatura era più veloce e riusciva ad evitarli senza troppe difficoltà. Poi scomparve.

Gourry si guardò intorno prudente, ma sentì subito un forte dolore alla schiena. Il mazoku ne estrasse la spada insanguinata e il ragazzo si accasciò a terra portando le mani al petto che gli sembrava stesse per esplodere: la lama doveva essere penetrata in profondità. Tossì del sangue, sentiva un fortissimo dolore e faticava a respirare.

Il mazoku gli affondò nuovamente la lama dietro le spalle, lo spadaccino sgranò gli occhi per il dolore e la sorpresa, rendendosi conto di essere ormai spacciato. Il sangue gli riempiva la bocca, non riusciva più a respirare; poi il mazoku affondò la spada per la terza volta, trapassandolo da parte a parte, ed andandola a conficcare nella terra sotto di lui.

“AAAHHHHHHH!!!”, il giovane urlò per il dolore, il suo pensiero corse a Lina: non avrebbe più potuto proteggerla…. Sentì le forze venirgli meno, sollevò il capo cercando invano di urlare il su nome. “Li…na…….”, mormorò con un filo di voce, mentre il sangue gli colava tra le labbra. Sentiva i fiocchi neve bagnargli il volto…. aveva freddo…. infine si accasciò a terra privo di sensi.

Lina aveva sentito le urla dell’amico e supplicò LoN di darle la forza per resistere ancora un po’; si voltò lentamente verso il mazoku, e vide che stava per infliggere il colpo di grazia allo spadaccino.

“Merda….” Si alzò stringendo i denti per il dolore, nelle sue mani si materializzò una lunga lancia di energia negativa.

“Ehi, tu!”, urlò al mazoku, che si voltò verso di lei osservando la lama che stringeva in mano.

Lei partì all’attacco.

“Vediamo se sei così bravo a evitare anche questo! LAGUNA BLADEEEEE!!!!!!”, urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, affondandogli la lama tra il collo  e la spalla.

La lancia di energia nera penetrò verso il basso, dividendo il corpo del mazoku in due, ma un attimo prima di svanire in un gemito di dolore, lui riuscì ad afferrarle il gomito, piantandole una mano in faccia.

“Ma che…??”, la maga provò a divincolarsi dalla presa del mazoku e vide terrorizzata che dal palmo della mano del demone stava partendo un incantesimo. Strinse gli occhi in attesa del colpo, ma non sentì niente, poi si rese conto che qualcosa non stava funzionando: l’incantesimo si era spento tra le sue mani troppo rapidamente. Dal corpo lacerato del demone emanò un forte bagliore, poi ci fu una violentissima deflagrazione, e la risata del mazoku in lontananza.

Lina venne scaraventata contro un muro di roccia, e si accasciò a terra disegnando una traccia di sangue sulla pietra biancastra. Sotto di lei si formò subito una chiazza scura; provò a rialzarsi, ma ricadde in ginocchio.

Poi venne presa da un dolore immenso al volto, chiuse gli occhi che le bruciavano da morire e portò le mani alle tempie, urlando per il dolore; poggiò la fronte a terra e sentì il freddo strato di neve che si era già posato sul suolo bruciato dal suo Dragon Slave. Le sembrò che la testa le stesse per scoppiare, finché non terminò tutto, improvviso com’era venuto.

La maga cercò di riprendere fiato; ma cos’era successo? Infine si sollevò sui gomiti, riaprendo gli occhi.

Buio.

Si guardò intorno smarrita: non riusciva a vedere niente intorno a sé. In che posto era finita? Provò a rialzarsi barcollando, e sollevò il palmo della mano in alto.

“Lighting!”, castò l’incantesimo per cercare di capire dove si trovasse; ma non sentì nessuna magia fluire tra le dita.

“Lighting!”, esclamò di nuovo. Niente.

“Lighting, lighting, lighting!!!!!”, intorno a lei continuava ad essere buio.

Una fredda goccia di sudore le scese lungo la fronte. Perché l’incantesimo non funzionava? Provò a castarne altri, sperando che quello che stava temendo non fosse vero.

“Fire Ball!!”, urlò all’aria d’avanti a lei. Ma non sentì nessuna esplosione, nessuna sfera infuocata illuminò lo spazio intorno.

“Levitation!”, si sollevò sulle punte dei piedi, ma non riuscì ad alzarsi da terra.

Fu presa dal panico: non riusciva ad usare i suoi poteri, quel demone doveva averle operato un sigillo, o qualcosa del genere; e questo poteva significare due cose: o non era morto, ed allora in quello stato si trovava davvero nei guai; oppure il sigillo doveva fare capo ai poteri di altri mazoku, e questo certo  non migliorava la situazione.

Intanto la neve continuava a cadere, e si era sollevato un freddo vento proveniente da Est, che le feriva gli occhi. Qualunque posto fosse quello, era all’aperto: Lina poteva sentire dei corvi gracchiare in lontananza. Ma allora perché era tutto buio, e non riusciva a vedere niente? E Gourry? Lui come stava?

“Gourry!”, urlò provando a muovere qualche passo in avanti, ma era debole, aveva perso troppo sangue e il Laguna Blade l’aveva sfinita.

“Gourry!!”, urlò ancora, ma la sua voce si perse nel buio; cercò di riscaldarsi le braccia con il mantello, faceva sempre più freddo, stava congelando e non ce la faceva più a stare in piedi.

“Gourry, Gourryyyyy!!!”; nessuna risposta; sentì gli occhi riempirsi di lacrime; in quello stato era ridotta all’impotenza.

“Gourry, rispondimi, ti preg…COUGH!”, del sangue le risalì in gola, portò una mano alla bocca, contorcendosi in avanti per il dolore, e crollò a terra. Provò a rialzarsi sui gomiti.

“Gou…rry……”, sussurrò con un filo di voce; poi si sentì venir meno e cadde di nuovo nella neve, rossa del suo sangue. Sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti….

“Gourry….” mormorò ancora una volta, come se quella fosse stata una preghiera da ripetere in eterno, mentre un rivolo di sangue le colava tra le labbra.

Poi non sentì più niente.

 

La neve aveva cominciato a cadere più fitta. Tutto intorno, nella foresta devastata dal Dragon Slave, si stava posando una coltre bianca sempre più spessa e i contorni dell’orizzonte sfumavano nella foschia.

Tutto era silenzio e pareva che da quel bosco fosse scomparsa ogni traccia di vita.

Dopo un tempo indefinibile, qualcosa si mosse.

Lentamente, tra i fiocchi che continuavano a cadere si disegnò una sagoma che aveva qualcosa di vagamente umano e alla fine lui apparve.

Si guardò in giro, gli occhi felini socchiusi e un sorriso beffardo che gli increspava le labbra. “Però… ci è andato pesante quel demone”.

Scese verso terra, ma senza metter piede sul terreno, e si avvicinò al piccolo corpo che giaceva immobile in parte coperto da fiocchi di neve che il suo calore troppo debole non riusciva a sciogliere; a una trentina di metri di distanza, un altro corpo, riverso in una pozza di sangue e trapassato da una spada.

Era una scena spettrale.

Senza degnare Gourry di più che di uno sguardo fuggevole, Xelloss si accostò a Lina. “Beh, comunque prima di crepare è riuscito nel compito che gli era stato affidato” constatò, vedendo sul volto pallido della maga cinque segni di forma allungata, come di bruciature. Lì il demone che li aveva attaccati le aveva stretto il viso mentre le lanciava il sigillo magico.

“Ma questa ferita è troppo profonda, si vede che non ha avuto il tempo di curarsi. Vediamo di sanarla almeno un po’, altrimenti rischia di morire dissanguata prima di sera…” Scosse il caschetto viola, come indispettito di doversi scomodare per un errore altrui, e sfiorò con le dita guantate lo squarcio sulla schiena della ragazza castando un incantesimo; lei reagì con un fremito.

“Ah, ma allora ci sei…” notò con il suo solito sorriso ambiguo.

“Gourry…” mormorò Lina con un filo di voce “Gourry… dove sei…?”

Prima di risponderle, il mazoku si guardò un attimo alle spalle, verso il guerriero steso a terra poco lontano; si concentrò, cercando di percepirne l’aura vitale, e si rese conto che era ancora vivo, anche se ferito molto gravemente. Non ne era molto felice: sapeva che il legame che univa i due sarebbe stato l’ostacolo più arduo da superare per portare a compimento la sua missione. Per un attimo pensò di uccidere Gourry ora che ne aveva la possibilità, ma poi si rese conto che, una volta che avesse saputo della morte dell’amico, la maga si sarebbe chiusa completamente in sé stessa e non sarebbe certo stata incline a farsi corteggiare. No, per quanto lo infastidisse, lo spadaccino doveva vivere, ma il suo ricordo doveva scomparire alla svelta dalle mente di Lina.

Decise di rassicurarla sulla sorte di Gourry, in modo da poter poi sviare l’attenzione di lei dal ragazzo per portarla unicamente su di sé. “Lina, mi senti?” le domandò “Sono Xelloss…”

La maga mosse appena la testa, cercando la fonte del rumore, e d’istinto aprì gli occhi, ma il suo sguardo era vuoto, fatuo, quello di un cieco. “Xelloss… dove sei? Non… non ti vedo…” La voce già flebile della ragazza si incrinò nel rendersi conto che il buio assoluto di prima non era stato solo un brutto incubo.

Il demone sorrise di nuovo, di un sorriso pieno di maligna soddisfazione: gli dava un sottile senso di eccitazione vedere la grande Lina Inverse, colei che non temeva mai niente e nessuno, stesa a terra, ferita e completamente inerme… decise di iniziare da subito la sua opera di seduzione. Ora che la ragazza era così debole, doveva dimostrarle tutto il suo sostegno, conquistarsi la sua fiducia e abbattere a poco a poco il muro della sua diffidenza.

Scese a terra e si chinò verso di lei, cingendole le spalle con un braccio e sollevandola leggermente. La sentì irrigidirsi, ma non si allontanò. “Sono qui, Lina… cos’è successo?”

“Ci ha attaccato un demone” rispose lei, cercando di scostarsi dalla sua presa “Sono riuscita ad ammazzarlo ma deve avermi fatto un incantesimo perché… non ci vedo più… e poi… ha ferito Gourry… dov’è adesso? Lo vedi?”

Dissimulando alla perfezione il proprio fastidio, il mazoku la rassicurò. “Stai tranquilla, ho fatto in modo che alcune persone del villaggio qui vicino lo trovassero. Adesso si staranno occupando loro di lui… le sue ferite non erano così gravi, un po’ di riposo e si rimetterà in sesto”

Lina parve sollevata: neanche lei sapeva bene perché, ma voleva credere a Xelloss… cercò di dire ancora qualcosa, ma appena tentò di inspirare un po’ più profondamente la ferita le provocò un dolore allucinante, facendola piegare in due. Tossì sangue e si sentì mancare.

Xelloss la sostenne prontamente, evitandole di finire di nuovo distesa nella neve. “Piuttosto…” le disse poi dolcemente “ti preoccupi di Gourry ma sei tu quella ridotta peggio…”

Lei scosse appena la testa. “Io… io sto bene, la ferita non è niente… solo…” si coprì gli occhi con una mano, contraendo il volto in una smorfia di dolore “…i miei occhi, Xelloss… cosa mi è successo?”

“Aspetta che adesso lo zio Xel ti dice tutto…” esclamò lui, col suo solito tono scanzonato. Non voleva usare subito tutte le sue armi, preferiva perdere a poco a poco ai suoi occhi l’aspetto del demone misterioso e burlone per assumere poi quello dell’amante.

Si chinò di più accanto a lei, fingendo di esaminare le bruciature sul suo viso. Quando poi le parlò con un tono basso e sensuale, ebbe cura che le sue labbra si trovassero vicine al collo della ragazza, di modo che lei potesse sentire il suo alito caldo su di sé e, come previsto, la sentì irrigidirsi, impacciata. “Stai tranquilla, Lina, non è niente così grave da essere irreparabile…”

“Ch-che significa?” la voce di lei tremava, per il freddo, per la paura, per l’imbarazzo o forse per tutte e tre le cose insieme.

“Beh, quel demone ti ha praticato un incantesimo, te n’eri già accorta da sola, no?” rispose, sempre respirando sulla sua pelle “però guardando da vicino i segni che ti ha lasciato sulla faccia ho capito un paio di cosette, una bella e una brutta”

Ora la maga era completamente scossa da brividi; la vicinanza fisica di Xelloss la inquietava, ma nello stesso tempo la rassicurava. E questo la faceva sentire tremendamente confusa: come poteva anche solo pensare di affidare la sua vita a quel demone? Eppure, aveva forse altra scelta? E poi, lui sarebbe stato in grado di aiutarla?

“La cosa bella è che esiste una persona capace di spezzare il sigillo che hai sugli occhi e di ridarti la vista. La cosa brutta è che questa persona è un saggio che vive nel tempio di Nimrod…”

Lei voltò la testa di scatto, senza accorgersi che in quel modo le sue labbra quasi sfioravano quelle del mazoku; rendendosene conto, Xelloss sorrise e si ritrasse leggermente, non era il caso di forzare i tempi anche se, ammise a sé stesso, un bacio gliel’avrebbe rubato volentieri.

“Nimrod?! Ma è dall’altra parte della Penisola dei Demoni! Ci vorranno settimane di cammino per arrivarci!”

‘Che sciocca, non ha pensato al teletrasporto… bene, non facciamole venire strane idee, meno fatica per me!’ pensò il demone. Poi le disse: “Già. All’incirca tre settimane, se tutto va bene… se ti fidi di me posso accompagnarti”

Fidarsi di lui?! E come poteva? Lina non sapeva cosa fare. Si sentiva debole e stanca, aveva paura… spinta da una forza che neanche lei avrebbe saputo identificare o definire (forse l’istinto di sopravvivenza?) decise di fidarsi del mazoku. Tese una mano incerta nel buio a cercare quella di lui da stringere per sigillare il loro patto. “Ok, Xelloss… ho deciso di fidarmi di te. Portami a Nimrod”

Il demone le strinse la mano, sorridendo soddisfatto: la prima parte del piano era andata a buon fine.

“Molto bene, Lina. Però prima di iniziare il viaggio credo sia meglio fermarci in un villaggio. Tu sei debole e hai bisogno di riposare e i tuoi vestiti sono decisamente malconci e inadatti a queste temperature… senza contare poi che si sta facendo sera”

La ragazza annuì. “Credo ci sia un villaggio poco lontano da qui… ricordo di esserci passata con…”

Innervosito dall’accenno a Gourry, Xelloss serrò la mascella per il disappunto, ma riuscì a dominarsi e con delicatezza fece tacere Lina posandole un dito sulle labbra. “Non ci pensare. Adesso vieni, cerca di aggrapparti alla mia schiena: ti porterò io”

Con un po’ di fatica, il demone riuscì a prendersi la ragazza sulle spalle e la coprì con il suo mantello, poi si incamminò verso il villaggio.

Lina era tesa come una corda di violino: una parte di lei le rimproverava questa scelta di affidarsi a Xelloss ma, si disse, c’era qualche altra possibilità? Mentre il mazoku camminava, attraverso la sottile seta della camicia sentiva i muscoli della sua schiena contrarsi e distendersi ritmicamente; quel movimento, il calore del suo corpo, le sue spalle ampie, le davano una sensazione di forza controllata e incanalata allo scopo di proteggerla… e la facevano sentire protetta. «È pericoloso avermi come nemico» soleva ripetere il demone… ma ora lui la voleva aiutare, il suo smisurato potere sarebbe stato usato solo per difenderla…

Si sentiva debole e stanca e la ferita le faceva malissimo. ‘Tanto, peggio di così non può andare…’ Non aveva più voglia di combattere contro sé stessa, pensando a un domani che forse non avrebbe visto mai. Si rilassò e poggiò la testa sulla spalla di Xelloss, facendosi cullare dai suoi passi e dal suo profumo e in breve cadde in un sonno pesante e senza sogni.

Da parte sua il demone, consapevole solo in parte della lotta interiore di Lina, aspettava con pazienza un segnale che gli permettesse di capire se aveva scelto l’approccio giusto. E quando sentì il suo seno premere sulla sua schiena e le sue braccia piene di graffi e lividi stringerlo, capì di aver segnato un altro punto a suo favore.

Decisamente soddisfatto, continuò lentamente a camminare su quel sentiero esile che si inoltrava nella foresta e a poco a poco si perdeva nella neve.

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Capitolo 3
*** Night 1 ***


Capitolo 2

Blind butterfly and violet eyes

di Makari e Mistral

 

DISCLAIMER: I personaggi di Slayers sono di proprietà di Hajime Kanzaka e degli altri aventi diritto.

Altri personaggi che dovessero apparire sono da considerarsi proprietà delle Autrici.

 

Night 1

Le alte cuspidi di un palazzo costruito da una civiltà scomparsa, i raggi della luna che le illuminavano con la loro luce argentata, pavimenti di marmo e arazzi alle pareti. Ricordi di un tempo lontano.

Xelloss Metallium camminava silenzioso lungo il sentiero che conduceva ad un vicino villaggio.

No, non lo stesso dove Lina era già stata con lo spadaccino. Troppo vicino, troppo alto il rischio che Gourry fosse stato davvero riportato in salvo da qualcuno e che i due potessero incontrarsi di nuovo.

Maledisse stesso per non averlo tolto di mezzo. Aveva avuto un attimo di esitazione. Ma sapeva benissimo che era stato proprio il suo orgoglio ad impedirglielo. E non parlava di orgoglio di demone, del demone assetato di sangue che i draghi avevano imparato a conoscere e a temere, ma di orgoglio di uomo.

Perché lui un tempo era stato un uomo. Anche se i ricordi di allora, di un tempo che aveva preceduto di molto la Kouma Sensou, sfumavano lentamente nella sua memoria. Ma il dolore no, quello no. Non amava parlare di quell’argomento; e anche il solo pensiero bastava a ferirlo.

Era strano come tutto ciò gli stesse tornando alla mente proprio in quel momento.

Sentiva la neve soffice sotto i piedi; sollevò lo sguardo verso l’alto: il sole stava tramontando dietro le cime innevate dei vicini Kataart, colorandole di caldi riflessi rosati. Il cielo era nitido, come spesso accadeva da quelle parti dopo che aveva nevicato, e la luna era già alta nel cielo pallido, accompagnata dalle prime stelle.

Sangue sparso su tappeti preziosi. Ancora ricordi.

Scrollò il capo, costringendosi a tornare alla realtà. Osservò con la coda dell’occhio Lina, che dormiva con la guancia poggiata alla sua spalla. Non era un sonno tranquillo. Come poteva esserlo, dopotutto? Poteva sentire i muscoli delle gambe contrarsi sotto le sue dita, il suo respiro affannato e le braccia sottili tremare intorno al suo collo. Faceva freddo, anche se l’aria giaceva immobile.

Si rese conto di tutta la fragilità del suo corpo mortale, della sua vita che scorreva rapida come un battito di ciglia, mentre lui la osservava immobile dal suo paradiso di sangue.

Pensò alla sua missione, al perché lui, un demone, la cui forza era da molti paragonata a quella di un Dark Lord, si trovava lì, su quel sentiero, quella sera, e portava sulle spalle una creatura che, in fondo, era solo un essere umano.

Se non fosse intervenuto subito, lei sarebbe certamente morta.

Aveva provato piacere prima, nel vedere il suo piccolo corpo giacere inerme nella neve rossa di sangue e nel pensare che gli era stato concesso di poterci giocare come più gli piaceva. Ma ora non ne era più tanto sicuro. Come sempre quando ricordava, una grande tristezza gli era piombata nel cuore e quello che era un demone senza scrupoli si era trasformato in una creatura dilaniata dal rimorso e dalla nostalgia per i suoi anni mortali.

Ma improvvisamente ebbe un sussulto. Gli era entrata nella testa. La sua Master. Sapeva bene che non avrebbe mai potuto chiudere la mente a lei. Non una parola, solo la presenza. Per ricordargli che lei sapeva, per ricordargli che ora era un demone.

Un demone non può avere rimorsi. Un demone non può provare sentimenti. Al di là della sessualità, non può esistere altro legame con gli esseri umani. Ma valeva anche per lui, un demone costruito su base umana?

Continuò a camminare silenzioso, stringendo a sé il corpo di Lina, per cercare nel contatto fisico con lei un appiglio che gli permettesse di allontanare quei pensieri dalla testa.

Incrociò un uomo anziano, che portava sulle spalle un carico di legna. Lui lo guardò, poi abbassò lo sguardo con aria sommessa. Chissà cosa aveva pensato di lui.

Intanto si era alzata una lieve brezza proveniente da oriente, che gli scompigliava i capelli viola sulla fronte, lasciandogliela scoperta.

All’orizzonte, cominciavano ad intravedersi le luci delle prime case.

 

Profumo di rose carezzate dalla neve, ed il tocco di labbra vellutate sulle sue. O erano petali?

Lina sentiva una gran pace. Le sembrava di stare sprofondando sempre più in un mare tranquillo e placido, illuminato dai riflessi rossi di un sole che stava lentamente tramontando, mentre intorno a lei crescevano dalle profondità delle acque una gran varietà di piante e cespugli, e i loro rami le avvolgevano il corpo, si avvinghiavano alle braccia e alle gambe, le carezzavano il volto.

Poi improvvisamente qualcosa cambiò. Il cielo si colorò di tinte cupe. I rami aumentarono la loro presa e la stinsero sempre di più, facendola sanguinare; le sembrò di urlare per il dolore, poi si sentì precipitare, cadere sempre più in basso, mentre la sua voce si perdeva nel vuoto.

Spalancò gli occhi, la fronte madida di sudore. Ora il buio era totale. Si ricordò di essere viva.

E non fu sollievo quello che provò. Sentiva la testa stretta in una morsa di dolore, mentre cercava invano di mettere a fuoco l’ambiente intorno a sé.

Si tirò a sedere, ma una fitta dolorosa le attraversò il ventre; vi portò istintivamente una mano per calmarlo, cercando la ferita con le dita. Non la trovò. Il dolore era interno. Poi ricordò tutto, tutto le fu chiaro nella mente. Trasalì, quando sentì la presenza del demone vicino a lei.

“Bentornata tra noi, Lina Inverse…!” esclamò Xelloss, badando a non lasciare trasparire nessuna emozione dalla sua voce.

Lina si voltò immediatamente verso di lui, mentre una goccia fredda di sudore le scendeva lungo le tempie.

Il priest era rimasto ad osservarla tutto il tempo, in piedi, accanto ad una finestra coperta da pesanti tende scure, gli occhi ridotti a due fessure color ametista.

Si trovavano nella piccola camera di una locanda, illuminata dalla flebile luce di alcune candele, poste sul comodino accanto al letto e su una scrivania. La luce danzava sulle pareti in legno e sui quadri che raffiguravano antiche storie di elfi, boschi e draghi, riflettendosi sui lunghi capelli ramati della maga.

Il demone seguì i riccioli morbidi che le incorniciavano il volto pallido e umido, scendevano lungo il collo e le ricadevano sulle spalle, per poi posarsi sui piccoli seni, che sporgevano dalla maglietta bianca, attraverso cui si intravedeva il colore rosato dei capezzoli. Il demone sorrise, immaginando stesso che li stringeva tra le mani e baciava il suo collo levigato, mentre lei si contorceva sotto di lui e il rossore le saliva lungo il petto, illuminandole il volto. Ma non era ancora quello il momento.

Tutti i dubbi di prima sembravano essere svaniti in quella penombra. Non c’era più il ricordo di sangue sparso, solo il suo respiro debole nell’aria.

Si avvicinò lentamente, andandosi a sedere sul bordo del letto accanto a lei, e le scostò i capelli dal viso.

Lei deglutì ritraendosi indietro, quando sentì il tocco freddo delle dita del demone sul suo viso. Il suo pensiero corse a Gourry: lui dov’era, e come stava? E lei, dove si trovava? La presenza di Xelloss la inquietava, anche se sapeva bene che in quel momento era viva solo grazie a lui.

Il priest sembrò intuire le domande che correvano nella mente della ragazza. “So che per te non dev’essere facile, Lina. Ma devi fidarti di me, non voglio farti del male” le disse “Pensaci: se avessi avuto l’incarico di ucciderti l’avrei già fatto prima, anziché curarti, no?”

Colpito e affondato. Lina si morse il labbro, indecisa su come comportarsi e nello stesso tempo spaventata, sia dalla facilità con cui Xelloss aveva capito a cosa stava pensando, sia dalla logica inattaccabile del suo ragionamento.

“Capisco che possa sembrarti impossibile, ma stavolta non agisco per ordine dei miei superiori” continuò poi il mazoku, abbassando il tono della voce e avvicinandosi alla maga “Ti ho salvato perché volevo salvarti, credimi…” tacque per qualche secondo e le accarezzò la guancia con due dita “Ti vuoi fidare di me, Lina?” domandò poi, costringendola a voltarsi verso di lui.

Lina tremava. Afferrò il polso del demone e ne scostò la mano, poi si rannicchiò di più nel letto, cercando di allontanarsi da lui e stringendosi con le braccia come a proteggersi. “Xelloss, ti prego, lasciami un momento da sola …” disse poi, con voce un po’ incerta.

“Va bene, Lina, come vuoi” rispose lui, con un’alzata di spalle “Sarò di ritorno tra qualche ora”. Si alzò e cominciò a dirigersi lentamente verso la porta, aspettandosi da un momento all’altro di venir richiamato. Cosa che puntualmente avvenne.

Infatti, come Lina sentì il materasso distendersi nel punto in cui Xelloss si era alzato, una sensazione indefinibile, quasi di ansia, si impossessò di lei. “Xel! Aspetta, non lasciarmi da sola!” lo chiamò, allungando una mano nel buio “Dimmi almeno dove siamo… e dov’è Gourry?”

Sentendo il nome dello spadaccino, negli occhi socchiusi del demone passò un lampo crudele: di rabbia, certo, ma non solo, anche d’orgoglio, con una punta di gelosia. Lei doveva smetterla di pensare a quell’idiota! Ma ancora una volta riuscì a dominarsi e dalla sua risposta non trasparì nulla dei suoi veri sentimenti. “Te l’ho detto, Lina. Gourry è stato affidato alle cure degli abitanti di un villaggio vicino al luogo dove vi ho trovato. So che lì vive anche un guaritore molto abile, il tuo amico sarà di certo affidato alle sue cure. Però ora tu non devi più preoccuparti di lui, pensa solo a stare tranquilla”

La maga trasse un profondo sospiro. “Ma Xel…”

Cosa c’è, non mi credi? Che ragione avrei di mentirti?”

“Nessuna… però…”

E allora? Dai, non pensare a Gourry. Che se no poi io divento geloso! Scusami, sei in viaggio con me e non fai che pensare a lui… non è molto d’aiuto alla mia autostima!” concluse, con tono scanzonato.

A quelle parole, sebbene pronunciate con fare scherzoso, Lina sobbalzò: non si sarebbe mai aspettata una risposta simile da parte del demone. “Xel… cosa intendi dire?” gli domandò, incerta.

Lui sorrise: aveva fatto centro, forse anche meglio di quanto si aspettasse. Voleva prenderla alla sprovvista, comportandosi in modo strano per destabilizzare le sue difese e poi, al momento giusto, colpirla. E doveva ammettere che quel primo colpo era andato a segno molto bene. “Esattamente quello che ho detto, Lina-chan!” le rispose ridendo.

Lina chinò il capo e tacque. Dopo qualche istante alzò lo sguardo e si voltò verso il mazoku. “Xelloss… vieni qui” e gli fece cenno di sedersi di nuovo accanto a lei.

Il demone le si avvicinò e si accomodò sul letto. Un sorriso soddisfatto gli increspava le labbra: sapeva di essere riuscito a scalzare un’altra pietra dal muro che la maga aveva eretto da sempre attorno al suo cuore.

Ma rimase allibito quando lei cercò la sua mano e gliela strinse. “Io non ti ho ancora ringraziato per avermi salvato la vita… e per esserti offerto di prenderti cura di me e di accompagnarmi a Nimrod… grazie”

Xelloss era sinceramente stupito dalle parole della ragazza. “Ma dai, non c’è bisogno di ringraziarmi! Alla fine…”

Ma lei lo interruppe. “Cosa posso fare per ricambiare?”

‘Questa ragazza è una fonte inesauribile di sorprese…’ pensò il mazoku. Mai e poi mai si sarebbe aspettato di sentirsi dire una cosa del genere.

La prima risposta che gli venne in mente fu: «Vieni a letto con me». ‘Sarebbe di sicuro un’esperienza piacevole, anche se non fosse per lavoro…’

Ma poi ripiegò su un: “Promettimi che non penserai più a Gourry finché non sarai guarita”.

Lina strinse forte la mano del demone, poi, dopo un attimo di esitazione, annuì.

“Bene! Così mi piaci!” esclamò Xelloss. “Adesso che ne dici di andare a farti un bagno caldo così poi mangi qualcosa?”

“Beh, non sarebbe male come idea…” assentì lei, con un mezzo sorriso.

“Allora ti accompagno nella stanza da bagno! Ah, Lina, sai che se sorridi sei molto più carina? Cerca di farlo più spesso!” concluse il demone, mentre l’aiutava ad alzarsi e la guidava nel piccolo bagno.

Lina arrossì ma non protestò; inspiegabilmente, il complimento di Xelloss le aveva fatto molto piacere.

Dopo aver accompagnato Lina nel bagno e averla aiutata ad orientarsi almeno un po’ (doveva essere tremendo non vedere e trovarsi in un posto sconosciuto), il mazoku si sistemò comodamente sul divano, in attesa che la ragazza uscisse, mettendosi in ascolto dei deboli rumori dell’acqua che provenivano da dietro la porta.

 

Lina iniziò a raccogliersi in qualche modo i capelli sul capo, tentando di fermarli alla bell’e meglio con delle grosse forcine tirate fuori da chissà dove ed entrò nella tinozza, assaporando con piacere il calore dell’acqua e fermandosi nel frattempo a riflettere sugli ultimi avvenimenti.

Si immerse nell’acqua bollente fino al mento, ma, nonostante tutto, non le riuscì di scaldarsi. Doveva aver preso davvero parecchio freddo quel giorno… anche se… anche se quando Xelloss l’aveva portata in spalla e coperta con il suo mantello non aveva più sentito freddo… “Basta Lina, smettila!” si rimproverò, tuffandosi completamente sott’acqua “Ti sembra il caso di pensare a queste cose in una situazione del genere?!

Però… però doveva ammettere che le piaceva pensare al demone. Si vergognava terribilmente ad ammetterlo, ma il complimento di prima, per quanto banale, le aveva fatto un immenso piacere. E avrebbe voluto che lui la prendesse di nuovo in braccio… ma lui era il Trickster Priest, l’ultima persona sulla terra di cui fidarsi… eppure…

“Oh basta! Ci rinuncio!” esclamò, alzandosi in piedi di scatto. Le forcine che già prima fermavano a stento la sua folta chioma, non ressero al peso dei capelli fradici e li fecero ricadere lunghi e lisci sulle spalle e sulla schiena, coprendola completamente. Lina se li scostò dal viso e dal seno in qualche modo, cercando poi a tentoni un asciugamano per avvolgerselo attorno al corpo. “Mi pare che Xel avesse detto che c’era un asciugamano qui…” disse tra sé, allungandosi verso il muro. Finalmente trovò il prezioso oggetto e, uscendo dalla tinozza, se lo avvolse addosso. Poi cercò qualche riferimento nel buio per arrivare alla porta e uscire; nel fare ciò, però, inciampò in uno sgabello imprevisto e rovinò a terra, lanciando un urlo.

 

Quando Xelloss sentì Lina gridare, per un attimo non poté fare a meno di preoccuparsi:Cosa sta combinando quella?! Non deve farsi male, altrimenti chi li sente gli alti papaveri se gliela porto tutta ammaccata?!

Poi però, nel giro di un secondo recuperò il suo sangue freddo e, socchiudendo la porta, la vide distesa sul pavimento di cotto che tentava lentamente di rialzarsi… senza accorgersi di lui che la osservava, ma soprattutto del fatto che l’asciugamano nella caduta si era aperto e ora la lasciava quasi completamente scoperta.

A quella vista, Xelloss non poté più trattenersi: spalancò la porta, fingendo di essere appena arrivato. “Lina! Cosa ti è successo?” esclamò, facendosi mentalmente i complimenti per la recitazione.

Al sentirlo arrivare lei, che ormai era seduta sul pavimento, rendendosi conto di essere nuda, lanciò un altro urlo, coprendosi il seno con un braccio. “Fuori! Brutto maniaco!” gridò, tirandogli addosso la prima cosa che le era capitata sotto mano: lo sgabello incriminato.

Il mazoku ridacchiò, chiudendosi la porta alle spalle. “Troppo tardi Lina-chan! Ormai ho visto tutto! Comunque non hai affatto il seno piatto!” la provocò.

“Smettila demone depravato! Pensa piuttosto a trovarmi dei vestiti!”

“Già fatto… vuoi che ti aiuti a metterli?”

Il demone si aspettava un’altra risposta velenosa, ma da dietro la porta venne solo silenzio. Era perplesso: cosa diamine aveva ora? Provò a chiamarla: “Lina? Ci sei?”

La maga, dal canto suo, non lo sentì neanche, troppo preoccupata di trovare una soluzione al problema che Xelloss le aveva appena posto. Alla fine, come dando voce alla conclusione di un ragionamento, disse: “Ho trovato. Xel, cerca una cameriera, una cuoca, chiunque purché sia una donna, e dille di venire qui ad aiutarmi a vestirmi! Muoviti!”

Ma dove vado a trovarla? Mica la posso rapire!” provò a protestare lui.

“Trovamela! Non mi interessa come, ma trovamela! Subito!” ordinò la ragazza, sull’orlo di una crisi di nervi.

Il demone sospirò sconsolato. “Agli ordini, capo…” disse, uscendo dalla stanza. “Ma guarda te: io, un mazoku potentissimo, costretto a eseguire gli ordini di una ragazzina isterica… tanto alla fine la spoglierò comunque, che differenza fa se la vedo nuda adesso o fra qualche giorno?” continuava a mugugnare tra sé, vagando per i corridoi deserti.

Stava già per alzare bandiera bianca e chiedere aiuto alla sua Master, quando incrociò due bambine, di circa 8 o 10 anni, che salivano le scale parlottando tra loro. Assumendo la sua aria più amabile, Xelloss si avvicinò. “Scusate piccole… potrei chiedervi un favore?”

Due paia di occhioni gemelli color azzurro ghiaccio si alzarono su di lui e, nel guardarle in viso, il demone rimase stupito nel constatare quanto si somigliassero; se non fosse stato che una era quasi bionda e l’altra con un bellissimo caschetto corvino si sarebbero potute scambiare per gemelle.

La bambina dai capelli neri, che era anche leggermente più bassa della sorella (forse era la minore delle due), gli domandò diffidente: “Cosa dobbiamo fare?”

“Beh, una mia amica non ci vede e avrebbe bisogno di qualcuno che la aiuti a vestirsi… potreste darmi una mano?”

La bimba bionda, giocherellando con una ciocca dei suoi lunghissimi capelli, gli sorrise. “Certo, vero Fillei?”

L’altra fece cenno di sì con la testa. “Ok, dai accompagnaci dalla tua amica”

“Penultima porta a destra lungo questo corridoio”

La piccola chiamata Fillei annuì nuovamente e poi prese per mano la sorellina, correndo avanti. “Vieni Estrel! Facciamo a chi arriva prima!”

Il mazoku le osservò correre nel buio corridoio, ridendo felici, e un sorriso sincero gli increspò le labbra. Un’altra fitta di nostalgia lo assalì. Quelle piccine, nei loro vestitini di lino sbracciati e con le gonne lunghe, decisamente poco adatte a due bambine della loro età, gli ricordavano tanto le figlie del Duca presso cui… stava per abbandonarsi di nuovo ai ricordi quando una voce acuta gli perforò i timpani. “Xelloss! Dove sei demone disgraziato?!

Uh-ohLina sembra ansiosa di vedermi, meglio muovermi…” e allungò il passo per raggiungere la loro camera.

Appena entrato, vide che le bambine avevano già vestito la ragazza e constatò con piacere che i vestiti che aveva scelto per lei le stavano a pennello: un maglioncino a collo alto color ebano, molto aderente, che evidenziava le sue forme e un paio di pantaloni beige con una cintura alta di pelle. Annuì soddisfatto e poi bussò alla porta aperta. “Posso entrare Lina?” domandò con finta deferenza.

“Smettila di fare il cretino, Xel” rispose lei “Tanto lo so che sei già qui da chissà quanto tempo” Nella voce non c’era rabbia, anzi, forse… una punta di autocompiacimento?!

Il mazoku ridacchiò, imbarazzato. “Ma no… cosa dici? Comunque quei vestiti ti stanno proprio bene”

Adesso era il turno della maga essere imbarazzata. “Ah? Eh? G-grazieComunque, volevo chiederti se potevamo portare a cena con noi anche queste bambine…”

Xelloss inclinò il capo da un lato, sorpreso, poi lanciò un’occhiata alle piccole che lo guardavano sorridenti. “Beh… sì, niente in contrario…”

Non riuscì a finire la frase che Fillei e Estrel gli si erano già buttate in braccio, felici. “Grazie zio Xel!”

Sul capo del demone comparve un gocciolone.

Dieci minuti più tardi, Xelloss ricomparve con tutto il cibo che aveva potuto raccattare nella cucina della locanda (ben poco) e tutti e quattro si sedettero attorno al tavolo. Chi li guardava da fuori, senza sapere nulla di loro, avrebbe sorriso intenerito.

 

***

 

Zelas, Dynast e Phibrizio che li osservavano dal palazzo del Dark Lord dei ghiacci, al vederli rimasero perplessi.

L’Hellmaster si schiarì la voce. “Zelas, non vorrei criticare il tuo piano, anche perché sinceramente non l’ho capito, ma… siamo sicuri che dovesse proprio andare così?”

Zelas, sempre seduta sulla poltrona con il bocchino d’avorio alle labbra e un posacenere stracolmo a fianco, stavolta non ce la fece a mantenersi impassibile. “Mi credi se ti dico che non lo so neanch’io?” rispose con un’espressione sconsolata.

Dynast scosse la testa. “Vedi che avevo ragione io? Meglio un bel massacro, così non ci sono problemi…”

Ma nessuno gli diede retta.

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Capitolo 4
*** Backstage 1 ***


Mentre una dolce e soave musichetta allietava le orecchie di quanti sedevano nella plate adel Seilunne Theatre, e che aspettav

Backstage 1 – L’ intervista doppia

A cura del grande stupendo inimitabile demone drago Garv

 

Mentre una dolce e soave musichetta allietava le orecchie di quanti sedevano nella platea del Seilune Theatre, e che aspettavano con impazienza (a dire il vero un po’ annoiati) che lo spettacolo ricominciasse, dietro le quinte c'era un gran movimento.

A parte le varie lamentele degli attori (di chi sosteneva di non poter sopportare troppo a lungo di dover seguire il piano di una Dark Lady che di guerre non capiva niente e di chi lamentava la presenza di scene oscenamente oscene a suo danno), in quel momento il problema primario era un altro: una delle due autrici/registe/costumiste si era resa irreperibile; e questo era davvero un grosso, ma grosso problema. E c'era già chi (un certo demone drago finora escluso dalle scene) urlava al complotto contro il suo straordinario talento artistico da attore, mentre Mistral correva da un camerino all'altro in preda ad una crisi di nervi.

"Insomma, si può sapere dov'è finita Makari?!"

Garv non poteva sopportare oltre. Si avviò con passo deciso al centro del parco, reggendo in mano il suo bel leggio personale a forma di drago ed indossando il migliore dei suoi impermeabili gialli (vera pelle di drago dorato… ma questo Philia era molto, ma molto meglio che non lo venisse a sapere, se si teneva all'integrità del pubblico e degli attori, onde evitare che si trasformasse per l'ennesima volta in un'adorabile draghetta sputa fuoco fuori di sé…). Con un cenno del capo, il Mariyu ordinò a Jiras di alzare il sipario bordeaux che copriva il palco. Mistral intuì le intenzioni del Demone Drago e si diresse correndo verso la volpe.

"Fermat....!!", ma rovinò miseramente a terra, inciampando in un mucchio di abiti da scena lasciati lì da chissà chi.

Intanto il sipario si stava lentamente sollevando, lasciando la scena ad un salottino con tre poltroncine rosse stile orientale ed un tavolo basso, con poggiate sopra delle tazze da the ed un vassoio di pasticcini (made in casa Ul Copt). Ed in piedi, davanti al tavolo, c'era lui, il grande Demone Drago, questo strano tizio con lunghi capelli rossi raccolti in una coda bassa ed un enorme spadone poggiato dietro la schiena.

'Finalmente il mio grande momento è giunto...!', pensava con le lacrime agli occhi, mentre gli applausi del pubblico riempivano le sue orecchie, miracolosamente immuni ai fischi che si sentivano qua e là e ai commenti dei maliziosi che volevano una sua relazione con un certo drago ancestrale - e già gridavano alla scandalo.

Poi, con un gesto veloce, estrasse la spada (chissà perché il pubblico si zittì all'istante) e cominciò, facendo pericolosamente volteggiare l'arma in aria.

"Ladies and gentleman, welcome (visto come sono international?^^) al primo intermezzo di questa FF a quattro mani, in cui conoscerete meglio le nostre due autrici! Incominciamo col dire che…"

Garv continuava la sua presentazione, intanto dietro le quinte...

"L'ho trovata!^___^", esclamò Xelloss col suo solito sorrisino stampato sulle labbra, trascinando letteralmente a terra Makari (una strana tizia con lunghi capelli scuri ed una frangettona che quasi le copriva gli occhi, facendola somigliare ad uno yorkshire, completamente vestita di nero e con una maglietta con sopra stampato uno strano cuore a forma di stella, o stella forma di cuore, o una stella fusa in un cuore…); la ragazza cercava di aggrapparsi a qualunque cosa le capitasse sotto mano, urlando, piangendo e supplicando di non farla salire sul palco, mentre Jiras raccoglieva le lacrime in una bacinella rosa.

Nel vederla, Mistral tirò un sospiro di sollievo, mentre Garv continuava a parlare: "Signore e signori, ecco a voi Mistral!".

Era giunto il suo turno. La giovane uscì sulla scena, indossando una camicia bianca con i primi bottoni aperti (*ooohhhhhh!!!*NdPubblico), dei jeans alla caviglia e dei tacchi alti; la carnagione era piuttosto chiara e i lunghi capelli castani le scendevano fin sotto le spalle. Fece un breve cenno di saluto al pubblico ed andò a sedersi su una delle due poltroncine accavallando le gambe.

Garv la salutò con un breve inchino, poi continuò.

"…ed ora la sua Pal, Makari!" esclamò indicando con lo spadone il lato opposto del palco.

Non uscì nessuno. Delle fredde gocce di sudore cominciarono a scendere lungo le tempie di Mistral, che intanto si attorcigliava nervosamente i capelli tra le mani, facendo tintinnare i braccialetti che aveva al polso.

"Non voglio!!", urlava intanto Makari, mentre Martina cercava di aggiustarle alla meglio il trucco, dal momento che la matita nera che di solito portava sotto gli occhi le era leggermente colata sulle guance, facendola somigliare ad un certo Cappellaio Matto… Poi con uno spintone la gettò sul palco, facendola quasi cadere a terra.

Ormai spacciata, la giovane si voltò (provando almeno a sorridere) verso il pubblico, che aveva cominciato ad applaudire (ed ovviamente a ridere per la sua meravigliosa entrata in scena); poi si diresse a testa bassa, avvolta da una nuvoletta scura, verso la poltroncina di fianco a Mistral.

Mistral, vedendola, le sorrise: ma in fondo era colpa sua, che aveva avuto la splendida idea dell'intervista doppia! Poi prese una tazza di the e cominciò a sorseggiarla, bruciandosi inevitabilmente la lingua; decisamente quella non era la sua giornata!>___<

Nel frattempo, il demone drago continuò, schiarendosi la voce: "A questo punto, direi che  possiamo cominciare la nostra intervista doppia!^____^"

Le due fanfic writer fecero cenno di sì col capo, mentre Garv andò a sedersi sulla poltroncina di fronte a loro, osservando con aria schifata il vassoio di pasticcini, che erano pur sempre opera di un drago, mentre le nostre due autrici avevano già incominciato a servirsi senza fare troppi complimenti.

 

TEA PARTY

-INTERVISTA DOPPIA DEL DEMONE DRAGO-

 

 


Nome: Mistral

Nome vero: mi appello alla legge sulla privacy

Nata il: 28/04/1984

Età: ma non sai contare? Siamo nel 2005, quindi 21 (sigh! me vecchia! ;_;)

Residente a: L’Isola-che-non-c’è

Hobby: leggere FF, scrivere FF…

Musica: 883 e Liga su tutti

A che età il primo incontro con i manga? A 14 anni

Manga preferiti? Slayers e City Hunter

Personaggio con cui ti identifichi di più? Questa è difficile… direi Kaori (la protagonista femminile di CH)

Personaggio preferito di Slayers? Facile! Xelloss! Mon amour!

Personaggio che non sopporti? Nessuno in particolare

Coppia preferita? Xel-Lina, ovviamente!

Coppia che non sopporti? quelle senza senso, del tipo Xel-Zel (ma ce li vedete voi insieme?!)

Fai un appello ai lettori: ehm… boh, non saprei… cosa dire… continuate a seguirci e mi raccomando! RECENSITE!


Nome: Makari Metallium

Nome vero: sore wa, himitsu desu!=D

Nata il: 26/06/1985

Età: 20 (ovvio, no?...-___- Dark Lord ignoranti!)

Residente a: Wolf Pack Island

Hobby: manga, fanfic, disegnare…

Musica: HIM

A che età il primo incontro con i manga? 12 anni.

Manga preferiti? Slayers, Evangelion, quelli delle Clamp

Personaggio con cui ti identifichi di più? mmhhh….penso Zelgadis.

Personaggio preferito di Slayers? Lina.

Personaggio che non sopporti? Nessuno

Coppia preferita? Lina-Xelloss.

Coppia che non sopporti? Quelle yuri e yaoi, in Slayers proprio non le reggo!!>___<

Fai un appello ai lettori: reviewate, please!!^___^;;

 

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Capitolo 5
*** Day 2 ***


Blind butterfly and violet eyes

Blind butterfly and violet eyes

di Makari e Mistral

 

DISCLAIMER: I personaggi di Slayers sono di proprietà di Hajime Kanzaka e degli altri aventi diritto.

Altri personaggi che dovessero apparire sono da considerarsi proprietà delle Autrici.

 

Day 2

La mattina dopo, Xelloss si svegliò quando le prime luci dell’alba che filtravano attraverso le tende cominciarono a solleticargli gli occhi. Non che avesse realmente bisogno di dormire; il suo corpo da demone recuperava energie molto in fretta, ma lui aveva conservato l’abitudine al riposo notturno in ricordo dei suoi anni mortali e anche per comodità quando viaggiava con gli esseri umani.

Infastidito dalla luce, sollevò appena una palpebra, si lasciò andare ad un inelegante sbadiglio e poi si stiracchiò abbondantemente.

“Certo che è scomodo dormire sul divano…” brontolò tra sé, muovendo la testa avanti e indietro come per sgranchirsi il collo “…peccato che il letto me l’abbia occupato qualcun altro…” E lanciò un’occhiata a Lina che ancora dormiva, tenendo strette a sé, una alla sua destra e una alla sua sinistra, Estrel e Fillei, anche loro profondamente addormentate.

Scuotendo la testa, si diresse verso il bagno, con l’intenzione di darsi una rinfrescata. Versò un po’ d’acqua gelida da una brocca nel bacile di porcellana finemente dipinta e si sciacquò il viso, osservandone poi il riflesso nello specchio; il sole che entrava dalla piccola finestra giocava con le goccioline che gli erano rimaste sulla pelle, facendole luccicare, e accendeva di bagliori ametista i suoi occhi perennemente socchiusi. Xelloss si lasciò scappare un sorriso soddisfatto: anche appena sveglio non perdeva una virgola del suo fascino.

Sempre sorridendo, tornò nella camera e prese ad avvolgersi in vita la lunga fascia che usava come cintura, poi si lisciò la maglia e si sistemò i capelli con un gesto veloce. Ormai era pronto, ma le ragazze non si erano ancora mosse di un millimetro e non sembravano intenzionate a farlo.

Scosse di nuovo la testa, lasciandosi scappare un sospiro rassegnato, e si mise a cavalcioni di una sedia, gli avambracci incrociati sullo schienale, ad aspettare che si svegliassero. Per sua fortuna, non dovette attendere molto: Estrel infatti, forse sentendosi osservata o forse perché Lina, in un movimento brusco, l’aveva fatta sobbalzare, lentamente si stropicciò gli occhi e poi si mise a sedere sul letto. Come vide che il demone la osservava, gli sorrise. “Ciao zio Xel…” sussurrò poi.

“Ciao piccola… dormito bene?”

La bimba bionda annuì e poi si allungò oltre il corpo di Lina per chiamare la sorellina la quale, a furia di pizzicotti, nel giro di un minuto aveva un braccio bordeaux ed era perfettamente sveglia.

Fillei non apprezzò molto il risveglio, ma il suo malumore durò poco perché in un attimo le due sorelline si erano inventate un nuovo gioco: come scivolare fuori dal letto senza svegliare la maga, che ancora dormiva della grossa.

Nell’osservare i movimenti lenti e misurati delle bambine, Xelloss ridacchiava divertito; la loro missione, però, si rivelò impossibile, tanto erano incastrate nelle lenzuola, arrotolatesi attorno alle loro gambe, ma soprattutto a quelle di Lina, dopo un notte agitata.

E infatti alla fine la rossa si svegliò e, tirandosi a sedere, cominciò subito a voltare la testa in tutte le direzioni, come a cercare di rendersi conto della situazione. Infine sembrò calmarsi e riuscì anche ad individuare con discreta precisione la posizione di Xelloss nella stanza. “Ciao Xel, ciao bambine” salutò, tendendo gli occhi chiusi fissi in un punto indefinito.

Il mazoku si alzò lentamente dalla sedia, colpito della velocità con cui la ragazza aveva imparato ad individuarlo percependone la presenza, ma, quando parlò, nulla nella sua voce tradì quello stupore. “Buongiorno Lina, come stai?”

Lei accennò un sorriso. “Potrei stare meglio, ma in confronto a ieri sto divinamente”

“È già un inizio” concesse il demone “Che ne dici se Estrel e Fillei ti accompagnano in bagno?”

“Vi va piccole?” domandò Lina, girando la testa attorno.

Le bambine gli si fecero subito accanto e la aiutarono ad alzarsi, mentre il mazoku si avvicinò alla finestra, tirando le tende e scoprendo un cielo limpidissimo che faceva scintillare l’abbondante manto nevoso. Si preannunciava una giornata splendida ma anche estremamente fredda, a giudicare dalle imprecazioni assortite cha salivano dal cortile, dove l’oste non riusciva ad attingere acqua dal pozzo perché il ghiaccio aveva bloccato tutto.

Osservando la scena, il demone sorrise. “Questo gelo dev’essere opera di Dynast-sama… avrà deciso di inviare i suoi spiritelli a portare neve e ghiaccio per complicarmi la vita… L’ho sempre saputo che non gli sto particolarmente simpatico!” mormorò a mezza voce, scherzando ma neanche tanto.

“Xel…” lo chiamò Lina, distraendolo dalle sue riflessioni “…andiamo a fare colazione?”

Il demone si voltò e vide la maga sulla porta del bagno, con Estrel e Fillei che la scortavano, tendendole una mano ciascuna. Com’era fragile in quelle condizioni! Costretta a farsi guidare da due bambine! Di nuovo quel senso di sottile piacere lo percorse, disegnando sulle sue labbra un sorriso ambiguo. E di nuovo nulla di ciò che provava sporcò la sua voce allegra. “Certo Lina, se hai un po’ di pazienza scendo con le bambine a occupare un tavolo e ad ordinare e poi torno a prenderti”

La maga rimase un attimo perplessa, ma poi annuì. “Ok… Estrel, Fillei, per favore fatemi sedere sul letto e passatemi una spazzola… così nel frattempo mi pettino”

 

Quando Xelloss ritornò in camera, trovò Lina seduta dove l’avevano fatta accomodare le bambine, il viso rivolto verso la finestra, intenta a spazzolarsi i capelli.

La maga teneva la gamba destra piegata sul letto, mentre l’altra penzolava pigramente senza che il piede, seminascosto dagli ampi pantaloni, toccasse terra. Tutti i capelli erano stati raccolti sulla spalla sinistra e ora le ricadevano sul petto in morbide onde fino a sfiorarle la coscia; la luce ambrata del mattino, poi, donava loro dei riflessi dorati che davano l’illusione che sul seno della ragazza scendesse una cascata d’oro. Le sue mani si muovevano veloci, in gesti armonici e ritmici, la destra che impugnava la piccola spazzola di legno lavorato e la sinistra che la seguiva nel movimento, lisciando i capelli.

Il demone la osservò per qualche istante, assorto: voleva poter mettere le dita tra quelle ciocche. Gli erano sempre piaciuti molto i capelli di Lina. Fin dalla prima volta che si era soffermato un istante ad osservarla, si era convinto che, quando LoN l’aveva pensata e creata (perché Xelloss era sicuro che la Madre avesse pensato e creato uno per uno anche gli esseri umani, non solo i demoni e i draghi), non avesse scelto a caso per lei quella chioma rosso fuoco. Già, perché i capelli di Lina sembravano davvero una fiamma danzante, quando si agitavano portati dal vento o da un movimento della ragazza. Ed erano davvero belli.

Lentamente, si avvicinò a lei e si sedette al suo fianco sul letto. La ragazza se ne accorse solo quando sentì il materasso piegarsi: per quanto brava fosse diventata, non sarebbe mai stata più abile del Trickster Priest.

“Xel! Da quanto sei qui?” esclamò, sorpresa.

“Sono appena arrivato Lina, altrimenti te ne saresti accorta, no?” le rispose, con un sorriso. Poi allungò una mano a sfiorare la sua che teneva la spazzola “Scusa, posso?”

“Posso cosa?”

“Pettinarti” esclamò il mazoku, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Lina rimase giustamente sconcertata. Ci mise un po’ a focalizzare quello che le era stato detto. Decisamente Xelloss in quei giorni era davvero strano! “Beh… se vuoi…” balbettò dopo un attimo.

Il demone le prese la spazzola di mano e la posò sul letto, quindi iniziò a raccoglierle i capelli e a dividerli in tre grandi ciocche, per poi intrecciarli. Le sue dita, non ancora coperte dai guanti, si muovevano agili e veloci, come se il priest nella sua plurisecolare vita non avesse fatto altro che acconciare le chiome delle signore.

Mentre la grossa treccia rossa prendeva forma, Lina ascoltava le sensazioni che il suo corpo le trasmetteva, sentendo le dita di Xelloss scivolarle tra i capelli e accarezzarle il seno, in un movimento che aveva ben poco di casuale e involontario; ed erano sensazioni strane. Lei non era mai stata molto incline al contatto fisico, ma in quelle ultime ore aveva permesso al mazoku di avvicinarsi a lei come mai nessun altro e la cosa sconcertante - oltre al fatto che, teoricamente, lui era uno dei suoi nemici più temibili - era che lei aveva apprezzato le sue attenzioni, le aveva desiderate…! Davvero, non si capiva più.

C’era qualcosa di molto, troppo strano nell’atteggiamento di Xelloss da quando lui l’aveva salvata il giorno prima ma la maga non riusciva a capire l’origine di quelle stranezze… ma in fondo era importante? Lina trasse un profondo sospiro. Sì, avrebbe potuto esserlo, se solo lei avesse avuto voglia e forza sufficienti per prestare a quella faccenda l’attenzione che meritava. Ma non le aveva.

La ragazza scosse lievemente la testa. “Carpe diem, Lina, carpe diem! come diceva un antico poeta…” mormorò a mezza voce.

Xelloss, che aveva finito proprio in quell’istante di fissare la treccia con un nastro, alzò gli occhi e la fissò. “Hai detto qualcosa?”

Lei arrossì e agitò le mani. “No, no Xel, niente! Senti, andiamo a fare colazione?”

“Certo! Dai, dammi la mano che ti guido fino giù” disse, porgendole la destra perché la afferrasse.

“Dammi la… mano?” ripeté Lina, a disagio, alzandosi in piedi. “Ma…”

“Che c’è ora?!”

“No, niente… è che…” La maga non sapeva più cosa dire. Si sentiva terribilmente in imbarazzo all’idea di prendere per mano il demone, era troppo… intimo. A dire il vero si sentiva in imbarazzo anche soltanto all’idea di stare da sola con lui, visto quanto era successo la sera prima in bagno, ma non lo disse.

“Ho capito, vuoi che ti porti in braccio”

“EH?! Ma non ci pensare neanche!” strepitò la ragazza “Piuttosto cado giù dalle scale, ma tu non pro-”

Non finì la frase. Xelloss, sorridendo sornione, la sollevò senza fatica e se la strinse al petto. Lina, assolutamente paralizzata dalla sorpresa, per un attimo rimase immobile, poi timidamente allacciò le braccia dietro al collo del demone per tenersi salda, avvicinandosi così a lui quel tanto che bastava per sentirne il profumo dolce.

La ragazza non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma tra le braccia di Xelloss si sentiva bene e, in fondo, sperava che lui facesse una mossa del genere. Inspirò profondamente per calmare il battito impazzito del suo cuore e si impose di rilassarsi: ormai si era arresa davanti all’evidenza di non essere più in grado di capire le sue stesse reazioni.

Io ci rinuncio: accada quel che deve accadere…’ si disse, scuotendo leggermente la testa.

Intanto il mazoku si era avviato lentamente per le scale con un sorriso compiaciuto e soddisfatto dipinto sul volto.

 

***

 

Monti Kataart. Quartier Generale del Signore dei Ghiacci.

Dynast Graushella si materializzò al centro di un’enorme sala a mala pena illuminata dalla fioca luce che filtrava dalle alte finestre a sesto acuto coperte da pesanti tende scure e da alcune candele, appese qua e là alle pareti. La sala era pressappoco rettangolare, divisa in tre navate da enormi colonne dalla superficie irregolare, completamente trasparenti e dall’aspetto fragile. Le pareti, perfettamente lisce, si incurvavano verso l’alto a formare il soffitto a vela.

La sala del trono del Demone dei Ghiacci era strana, rispetto al resto del suo palazzo, che sembrava essere stato praticamente scavato nei ghiacci dei Kataart, e godeva di una particolare luminosità. Su di un lato, la parete si apriva a formare una cripta, a cui si accedeva tramite delle scale. Apparentemente, quella era l’unica apertura della sala.

Il Dark Lord si diresse con passo deciso verso un trono addossato alla parete nord della sala, e vi si sedette. Non indossava la solita armatura, ma una lunga veste bianca e azzurra, simile ad uno yukata, allacciata sul davanti e con delle maniche piuttosto larghe. Il volto, di un incarnato chiarissimo, era in parte ricoperto da un ciuffo arruffato di capelli blu, che invano il mazoku cercava di far stare al posto suo.

Si guardò intorno e, resosi conto di essere solo, si sporse sbuffando da un lato, per afferrare una bottiglia di vino rosso e versarlo in un calice posto su un tavolino - anch’esso trasparente -  lì vicino. Allungò una mano per afferrare il calice ma lo urtò, facendolo pericolosamente traballare. Si sporse ulteriormente per cercare di afferrarlo, ma peggiorò soltanto la situazione, facendolo cadere con tutto il tavolino. E rovinando miseramente a terra, con le gambe ancora sul trono.

Una vena cominciò a pulsargli sulle tempie, a dimostrare quanto dovesse essergli fastidiosa quella situazione.

“Sephi!!!” urlò.

Silenzio.

Il Dark Lord era ancora a gambe all’aria. Ma perchè quando aveva bisogno di lui non c’era mai?! Un certo demonietto avrebbe fatto i conti con lui, prima o poi.

“Sephi, Sephi, Sephiiiiiiiiii!!! SEEEPHIIIIII!!!!” continuò ad urlare.

Finché, correndo da chissà dove, non sbucò fuori una strana figura, completamente avvolta in una veste blu scura con cappuccio e bordata da rune gialle, portando in mano una quantità indescrivibile di pergamene, oggetti vari e scartoffie d’ogni genere.

Si fermò un attimo per riprendere fiato, poi cercò di assumere l’aria più dignitosa possibile, dimenticando la polvere che gli ricopriva i vestiti.

Era lui che si occupava del castello quando Graushella era assente. E certo non era impresa da poco. Il demone amava collezionare libri ed oggetti di ogni genere, peccato che non fosse ugualmente amante dell’ordine; così alla fine toccava sempre a lui cercare di mettere ordine nelle migliaia di cose che affollavano ogni camera.

Sollevò lo sguardo verso il suo padrone, ma un vistoso gocciolone gli scese lungo la fronte, quando vide il grande e terribile Demone di Ghiacci riverso a terra, sporco di vino, e con le gambe all’aria. Il Dark Lord provò a rialzarsi, ma scivolò sulle mani e ricadde con la faccia terra.

Sephi dovette trattenersi non poco dallo scoppiare a ridere.

“Invece di startene lì a guardare, che ne diresti di venire a darmi una mano?!”

“Uahhhh! Si, subito!!”, esclamò Sephi agitandosi tutto e correndo verso il mazoku, dopo aver lanciato in aria tutte le cose che teneva in mano e facendole inesorabilmente cadere a terra. Si sollevò della polvere e qualcosa si ruppe. Delle gocce di sudore scesero lungo le tempie di Dynast, mentre provava a non pensare a chissà cosa aveva distrutto il piccolo demone con la sua grazia.

Quando si fu finalmente rialzato, si risistemò sul trono, cercando di pulirsi lo yukata alla meglio, mentre Sephi risistemava il tavolino.

Il cappuccio gli era caduto, rivelando dei capelli neri malamente raccolti in un codino che gli scendeva lungo sulle spalle, mentre davanti gli coprivano la fronte e le tempie. Da essi, sbucavano delle lunghe orecchie a punta. Sul volto aveva degli strani segni viola, anche vicino agli occhi, verdi. Tutto sommato, aveva l’aspetto di un ragazzino di non più di 12-13 anni. Ma soprattutto, chiunque gli si fosse trovato dinnanzi, avrebbe notato che non aveva la stessa aura di Graushella. Certo, era un demone pure lui, altrimenti non sarebbe mai potuto sopravvivere a lungo nel castello del Dark Lord, così gelido ed intriso di aura negativa. Ma non era stato creato dal Signore dei Ghiacci.

Dopo avergli lanciato un’occhiataccia, Dynast poggiò distrattamente il capo su una mano, ripensando agli eventi degli ultimi giorni.

Guardava con diffidenza al piano di Zelas; ma soprattutto non gli quadrava una cosa: come faceva Phibrizio ad essere ancora vivo? Ricordava perfettamente come la sua aura fosse scomparsa dopo l’affare del Giga Slave. Ed ora se lo ritrovava improvvisamente davanti. Non voleva ammetterlo, ma temeva il suo potere. E se era lo stesso di quando era stato sconfitto da L-sama, beh, ci sarebbe stato di che preoccuparsi. Non voleva avere niente a che fare con lui. Né tanto meno con Zelas. O Dolphin. Che tanto non si era nemmeno presa la briga di presentarsi, rifugiata in chissà quale grotta marina del Demon Sea.

E poi Garv. Tutti avevano perfettamente sentito la sua aura, quando era ricomparsa esattamente nello stesso istante in cui era ricomparsa quella dell’Hellmaster. Ma non aveva risposto a nessuna chiamata.

Dynast aveva sempre evitato di avere grossi rapporti con gli altri Dark Lord, e davvero non ci teneva a sviluppare assurde strategie di attacco con loro. Soprattutto se poi riguardavano quella strega. Inverse. Strinse i pugni tanto da farsi male.

“Ehm… Dynast-sama…”

Fu riportato alla realtà da Sephi che gli porse un bicchiere di vino. Lo portò lentamente alle labbra, continuando ad osservare il vuoto davanti a sé.

Aveva osato affrontarlo.

Aveva osato uccidere la sua Shella.

Aveva osato sconfiggerlo.

Lui non poteva dimenticare.

Non poteva accettare di averla tra le fila come compagna; loro potevano farcela anche senza di lei.

Non poteva perdonarla.

Desiderava solo vedere scorrere il suo sangue, rosso come il vino che stava bevendo.

Tirò una gamba a sé, poggiando il piede sul trono, mentre agitava distrattamente il bicchiere tra le mani, ed osservava come la sala venisse deformata attraverso il sottile cristallo.

“Allora, è stato fatto?”, chiese infine osservando il demone inferiore con la coda dell’occhio, la fronte corrugata.

“Si, Dynast-sama. Le larve sono da poco tornate”.

Sephi si portò di fronte al suo padrone, guadandolo con i suoi occhioni verdi.

Negli ultimi giorni era stato impregnato con i suoi fratelli, ed avevano potuto comunicare solo telepaticamente. Dynast riusciva a chiudere la sua mente a qualsiasi tipo di intrusione, e gli aveva insegnato come fare; per questo riteneva che la telepatia fosse tra le forme di comunicazione più sicura.

Sephi sapeva bene quanto la visita degli altri Dark Lord avesse irritato il suo padrone; specie per quanto riguardava l’Hellmaster.

E per quanto riguardava Zelas… in fondo nemmeno il Demone dei Ghiacci si era mai potuto dire immune al suo fascino. Ma, d’ altra parte, egli era notevolmente cambiato, da quel giorno. Da quando l’aura della sua ultima General era scomparsa a Gairia.

Sephi era stato accolto dal Re dei Ghiacci molto, ma molto tempo prima della Kouma Sensou. Aveva visto come la morte di Grau, Nost e Grou avesse lasciato il Dark Lord tutto sommato indifferente. Ma non era stato così per Shella. E Sephi era certo che ce da qualche parte nel palazzo, Dynast conservasse ancora il corpo della demone, mentre il suo spirito vagava chissà dove negli Abissi del Caos.

Il fatto che poi l’argomento principale del nuovo piano di Zelas fosse “come giocare a divertirsi con la strega”, non aveva certo migliorato le cose.

Era passato troppo poco tempo da allora. Certo, si era rimesso perfettamente dopo la sconfitta; ma le ferite dell’animo erano molto più lente a guarire di quelle del corpo. E sapeva anche quanto la rinascita di Phibrizio e Garv gli avesse fatto male, dato che niente invece era stato concesso a Shella.

Poi era giunto quell’ ordine. Era strano che Dynast-sama  scegliesse di usare le larve. Le larve erano spiriti erranti, non morti che un tempo erano stati uomini, completamente soggiogati al volere del Dark Lord.

Dynast di solito agiva solo. E raramente aveva mandato Sephi in missione. Ma ora non poteva esporsi in prima persona. Le larve arrivavano silenziose, trascinate dal vento del Nord, e agivano silenziose, praticamente invisibili agli occhi di qualsiasi essere vivente, umano e non. Evidentemente, il suo padrone doveva avere in mente qualcosa.

“Tutto secondo gli ordini” rispose il mazoku, andandosi a mettere di fronte a lui.

Gli occhi di Dynast si scintillarono sinistramente.

“Le sue condizioni?”

“Lo hanno trovato praticamente mezzo assiderato, ma è vivo; ed è stato fatto in modo che lo restasse…”

“È quel che basta…” .

Le labbra di Graushella si incresparono in un sorriso. La sua mente viaggiò attraverso le proiezioni dei pensieri di Sephi, attraversò lunghi corridoi, per entrare in una sala piena di strani congegni, poi avanzò, fino al limite di una specie di laghetto ghiacciato, delimitato da pietre con incise delle rune, si sporse in avanti e vide sul fondo di esso la figura di un uomo, gli arti legati al fondo da pesanti catene, gli occhi chiusi in un profondo sonno senza sogni. Ed il battito del suo cuore.

Chiamò a sé il demone e gli cinse il collo con un braccio, baciandogli le tempie. Poi affondò il volto tra i suoi capelli, osservando oltre le sue esili spalle il vino che si muoveva nel bicchiere che ancora reggeva in mano.

Ora aveva un’arma che avrebbe fatto tremare anche Lord of Nightmares.

 

 

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