Non c'è magia più potente dell'amore - Parte 3

di 50shadesofLOTS_Always
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Riepilogo 

In seguito al ricovero di Kahlan,al Mastio del Mago di Aydindril per una brutta ferita causata durante uno scontro con Morgana,Richard insieme alla compagna ed alla figlia,accompagnato da Zedd,Cara e Berdine,tornano al Palazzo del Popolo. Intanto Morgana riceve l’ordine,dal Oscuro Signore,di recarsi ad Aydindril dove nel frattempo,le Depositarie sopravvissute a  Valeria,che in seguito si dimostreranno baneling,attaccano il Palazzo Bianco senza riuscire a conquistarlo grazie a Verna ed alle Sorelle della Luce.
Durante una notte,Morgana entra nel Mastio del Mago aiutata dal Guardiano stesso,così da riportare in vita Denna che accetta il patto di vendetta propostole dall’incantatrice.
Mentre Richard e Kahlan iniziano ad organizzare il loro matrimonio,che avverrà dopo poche settimane,permettendo finalmente la creazione di un unico impero,una Sorella della Luce guida Alana (l’unica rimasta in vita dopo il precedente scontro ad Aydindril) a D’Hara. Lì,Kahlan la sottoporrà ad un processo per poi farla ardere viva per assicurarsi che non torni mai più. Poco prima dell’esecuzione però,scoprirà la verità sull’assassinio di sua sorella Denee per mano di Cara,che da quel momento in poi,prenderà le distanze dai nuovi sentimenti per Richard,subito dopo esser tornata da una missione,in cui rivela a Lord Rahl di aver visto Denna.
A Palazzo,arriveranno anche Chase ed Anna,ancora innamorata di Richard che si servirà del suo aiuto come erborista. Grazie ad un incantesimo,Morgana rapisce Erin e,Kahlan e Richard vengono sopraffatti dallo sconforto. Dopo un primo scontro con i baneling sulle colline di Ednah,il Cercatore tenterà di risollevare l’animo dell’amata al momento del suo compleanno.
Compiono un secondo viaggio verso la Valle degli Echi per prepararsi allo scontro finale,che avverrà in seguito alla guarigione dei soldati dalla Febbre di Fuoco (che ucciderà anche Dahlia),causata dai baneling. Invocano anche l’aiuto di Shota,che rivelerà loro di aver aiutato Morgana. Questo permette a Richard di minacciarla e costringerla a collaborare.
Durante la battaglia,Denna attraverso la Magia Nera e la sua Agiel,assoggetterà Richard al suo controllo per poi ordinargli di uccidere la Madre Depositaria. Egli obbedisce,ma un attimo prima di portare al termine il proprio compito,grazie alle parole di Kahlan ritroverà la lucidità.
Denna verrà poi condotta al patibolo per volere unanime di tutto il Palazzo del Popolo.
In seguito,Richard e Kahlan partiranno alla ricerca dell’incantatrice per riprendersi la loro bambina e dopo aver attraversato la segreta Foresta dei Ciuffi Notturni,troveranno Morgana e la uccideranno.
Sedici anni dopo però,durante la festa al Palazzo del Popolo per l’anniversario della vittoria contro Darken Rahl,quest’ultimo tornerà dal Mondo Sotterraneo.
Cosa succederà adesso? Quali altre nuove minacce mineranno l’Impero di D’Hara?

Un paio di sere dopo...

Erin aveva appena finito di spazzolarsi i capelli. Si era già preparata per la notte,indossando una lunga sottoveste rosa ed ore,era impegnata nel terminare i propri compiti di storia antica. Suo padre e sua madre avevano scelto i migliori insegnanti privati per farle avere un’ottima istruzione ed a lei piaceva studiare. Il suo viso era illuminato morbidamente da una lampada ad olio,sistemata in un angolo della scrivania.
<< Dunque... Se alla mistura,si aggiunge la mandragola... >> mormorò fra sé,quando un lieve bussare la interruppe.
Lanciò un’occhiata fugace alla porta,prima di tornare sul libro.
<< Avanti >> disse,scrivendo un altro appunto.
Noah fece capolino oltre il battente,con la testa e sorrise.
Entrò nella stanza per poi chiudersi la porta alle proprie spalle. Si avvicinò a lei e le scostò i capelli,simili ad una cascata di miele,su una spalla.
<< Stai studiando? >> le chiese con voce calda.
<< Sì. Alchimia... >> rispose con un borbottio di assenso.
<< Tua madre ha dato precise disposizioni. Non ho molto tempo... >>.
Erin si voltò a guardarlo,aggrottando la fronte confusa. Si alzò dalla sedia per poi riporla sotto la scrivania.
<< Ma i cadetti di età maggiore ai diciotto anni... >>
<< La presenza di tuo zio l’ha messa in allarme ed è preoccupata – la interruppe,afferrandola gentilmente per i fianchi - Vuole solo assicurarsi che nessuno si faccia male... >>. Lei sorrise,poggiandogli entrambe le mani sulle spalle. A quel tocco,Noah sussultò e strinse i denti. Durante l’allenamento,aveva ricevuto un duro colpo di daga sulle spalle,che gli dolevano per via di un grosso livido. Ma non se ne curava più di tanto. Quello era il suo mestiere e lo accettava con onore,soprattutto se si trattava di proteggere Lord Rahl. Richard gli aveva detto che se si fosse dimostrato all’altezza,avrebbe potuto far parte della guardia personale di Erin. Un motivo in più  per resistere alle prove dell’addestramento.
<< Come procede il tuo addestramento? >> gli chiese preoccupata da quella reazione.
<< Sono un po’ ammaccato,ma sto bene >> ammise,stampandole un tenero bacio sulla fronte.
<< Se vuoi posso aiutarti: ho imparato qualche trucchetto magico per far passare il dolore >> rispose con un sussurro suadente.
Noah arcuò un sopracciglio,sorpreso. Stava per darle un bacio,quando un urlo echeggiò per il corridoio,giungendo perfino alle loro orecchie.
Altre urla. Una sola voce angosciata.
Noah si accigliò,perplesso e preoccupato.
<< Mio padre. – disse Erin,come per rispondere alla sua domanda silenziosa - Sta’ avendo un altro incubo... >> si spiegò prima di abbassare lo sguardo. La fissò.
<< Incubo? Allora quello che diceva il Comandante Trimack... >>
<< E’ tutto vero. – mormorò,sollevando nuovamente lo sguardo su di lui - Sta’ soffrendo molto... >> dichiarò mentre i suoi occhi si riempirono di lacrime. Le accarezzò una guancia.
<< Mi dispiace. Vorrei poter fare qualcosa... >> sussurrò angustiato. Non gli piaceva vederla piangere.
<< Ho paura che si tolga la vita. Pensa che così,non sarà più un peso per mia madre... >> singhiozzò,lasciandosi andare fra le braccia del cadetto,che la accolse.
<< Ssssh... – le passò le dita tra i capelli,sperando che il gesto servisse a calmarla - Sta’ tranquilla,andrà tutto bene... >>. Poggiò la guancia sulla sua testa e la cullò,senza aggiungere un’altra parola.

<< Richard! - lo scosse freneticamente - Richard... Calmati,amore mio... >>. Gli posò una mano sulla guancia nello stesso istante in cui aprì gli occhi di scatto. Il suo sguardo vagò da un angolo all’altro della stanza,come se fosse un animale in gabbia,fino ad incontrare i proprio occhi. Lo osservò prendere dei grossi e profondi respiri mentre sotto la mano,che teneva appoggiata sul suo petto,avvertiva il suo cuore battere all’impazzata << Kahlan... >> bisbigliò,socchiudendo gli occhi.
<< Sono qui... - lo rassicurò,accennando ad un sorriso – Siediti >> lo esortò,spostandosi per permettergli si sedersi sul materasso. Richard si umettò le labbra con la lingua per poi passarsi le mani tra i capelli.
<< Perdonami... >> mormorò contrito.
Aveva la pelle madida di sudore,tanto che sulla maglietta gli si erano formati degli aloni più scuri. Aveva tanto caldo che gli sembrava di essere in una fornace.
<< Ci penso io a te... >> rispose lei,baciandogli una tempia. Si sedette sul bordo del letto,afferrò la vestaglia e la indossò per poi avvicinarsi al cassettone,sul cui piano teneva una bacinella ed una brocca. Versò l’acqua fresca nella bacinella e la porse a Richard,che con attenzione,la prese fra le mani. Osservò la moglie cercare una maglia pulita per lui ed un panno. Gli tornò vicina,sedendosi accanto a lui ed abbandonò la maglietta dietro di sé. Prese la bacinella e gli fece cenno di togliersi la camicia. Lui obbedì e si lasciò andare alle premure della moglie. Gli tamponò il panno,immerso e strizzato nell’acqua fresca,sulla fronte e sul viso fornendogli ristoro.
Si sentì meno febbricitante quando gli passò il panno sulle braccia,sulle spalle e sul resto del busto. La guardò trasognato,come se stesse avendo una visione di uno spirito buono.
<< Grazie... >> sussurrò stanco. Lei sorrise in quel modo particolare che riservava solamente a lui.
<< Ti senti meglio? >> gli chiese dolcemente. Si convinse di aver sposato il Creatore in persona.
Era come se tutto quello che lei toccava,diventasse luce. Scacciava le tenebre con la sua sola presenza.
<< Sì... >> rispose,come in trance. Dolci spiriti,come l’amava!
<< Era di nuovo Denna? >> gli chiese con cautela,tamponandogli nuovamente la fronte.
<< No,stavolta non c’era lei... >> bisbigliò,tremando al solo pensiero della Mord-Sith.
Kahlan capì che era meglio cambiare argomento. Non voleva turbarlo maggiormente. Gli passò il panno sulle palpebre e lui si lasciò sfuggire un gemito di sollievo.
<< Ne parleremo domani >> gli disse,prima di riporre il panno nella bacinella.
<< D’accordo... >> assentì lui,come fare distratto. Sollevò gli occhi sul suo viso candido.
<< Vuoi fare una passeggiata? – gli propose - Magari ti schiarisci un po’ la mente... >>
<< No. Resta con me... >> rispose a bassa voce,quasi supplicandola.
<< Ma certo... – gli scostò una ciocca di capelli dalla fronte – Rivestiti,prima che tu prenda un malanno >>.
Si alzò dal giaciglio per riporre il tutto mentre Richard indossava la casacca pulita.

Angolo Autrice: Salve miei carissimi Lettori! Ecco qui la terza parte di questa (lunghissima) ff sui nostri amati beniamini!
Come noterete,il capitolo non è molto lungo e corposo,ma mi serviva come introduzione. Spero di riuscire ad aggiornare regolarmente questa volta.
Per chi è la prima volta che mi segue,consiglio di leggere le parti precedenti poichè in questo particolare riepilogo,ho saltato molti particolari.
Per chi invece continua a seguirmi,auguro che questo sequel sia gradito come il resto della ff.
Grazie ancora per tutto,al prossimo capitolo!


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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Due settimane dopo...

Richard era seduto sul trono per presiedere alcune delegazioni. Il sole splendeva alto nel cielo ceruleo,limpido e privo di nubi,al di fuori della grandi vetrate mentre il Conte della provincia del fiume Drun,affiancato da vari ambasciatori di altri regni,esponeva il proprio timore nei confronti delle manifestazioni paranormali.
<< La mia gente ha paura,Lord Rahl >> disse il Duca di Kaska,una provincia a nord-est del Rang'Shada..
<< Vedrò cosa posso fare. – rispose Richard - Il Primo Mago Zorander mi sta’ aiutando. Dite alla gente di non preoccuparsi. Se le anime dovessero assumere un corpo e causare problemi,imprigionatele >>
<< Ma,Lord Rahl... – Richard lo interruppe con uno sguardo serio,che non ammetteva obiezioni - Come desiderate,Mio Signore >> concluse l’uomo,in tono riverente dopo aver deglutito sonoramente. A Richard non piaceva spaventare le delegazioni,ma quel giorno non era dell'umore giusto per discutere.
<< Avete altre questioni da porre alla mia supervisione? >> chiese,socchiudendo gli occhi per un attimo. Si sentiva stanco. Quella notte non aveva dormito bene.
<< In realtà... Volevamo chiedervi quando tornerà la Madre Depositaria,qui a palazzo >> disse un Ambasciatore del Kelton,esitando. Richard restò un attimo in silenzio,con lo sguardo perso nel vuoto.
<< Tornerà presto – disse infine - E’ tutto? >>
<< Sì,Lord Rahl >> risposero quelli in coro e dopo un inchino,si allontanarono frettolosamente.
Richard sospirò pesantemente,abbandonando la testa sulla mano del braccio destro,appoggiato al bracciolo dello scranno col gomito mentre il sinistro,era molle sul suo grembo. Abbassò lo sguardo sull’anulare e col pollice,fece ruotare la fedina in platino in modo distratto.
Kahlan si era allontanata da palazzo per far visita ad Aydindril. Il popolo aveva chiesto conforto alla sua Regina e lei si era precipitata. Amava quella parte di lei.
Le mancava tanto. Senza di lei,il letto gli sembrava freddo senza il sorriso della sua amata al mattino. Accettava solamente Erin e George,che cercavano di tenergli compagnia il più possibile. Sperò ardentemente che Kahlan tornasse presto. Durante quelle notti,era terrorizzato al solo pensiero di coricarsi. Se avesse fatto un incubo,chi lo avrebbe rassicurato? E quando era successo,si era svegliato solo in quel letto che gli pareva ancor più grande e dopo,aveva abbracciato il guanciale di Kahlan,così forte da farsi male alle braccia. Più di una volta,Erin aveva dormito con lui per evitare che passasse la notte in bianco.
Anche Zedd si era allontanato. Aveva voluto recarsi al Mastio del Mago per poter consultare alcuni libri,riguardo ai recenti eventi.
Emise un lamento stanco nel momento stesso in cui Berdine si affacciò dalla porta della sala. Con una mano,la invitò ad entrare ed ella si avvicinò fino a pochi metri.
<< Lord Rahl,il prigioniero chiede un’udienza >> disse interrompendo il silenzio.
<< Fatelo entrare >> rispose,tornando a sedersi in modo più composto.
La Mord-Sith fece schioccare le dita e Cara entrò nella sala,spingendo Darken Rahl davanti a sé,con ancora indosso il Rada’Han.
Lo fissò impassibile quando gli rivolse un sorriso sfacciato.
<< Fratello >> esordì Darken.
<< Che cosa vuoi? >> rispose piatto.
<< Vorrei riposare in un delle camere per gli ospiti >> disse altezzoso. Richard arcuò un sopracciglio.
<< Preferisci il Mondo Sotterraneo? >> domandò sardonico.
<< Apprezzo il tuo umorismo,ma c’è qualcosa di cui vorrei parlarti – si voltò,lanciando un’occhiata a Cara e a Berdine - Magari in privato >> aggiunse.
<< Cara,Berdine. Conducetelo nel mio ufficio e sorvegliatelo. Vi raggiungerò tra poco >> ordinò e le guerriere obbedirono.

<< Hai l’aria stanca,fratellino >> disse Darken quando Richard entrò nell’ufficio. Camminò fin davanti alla scrivania,appoggiandocisi ed incrociando le braccia sul petto.
Il sole sarebbe calato a breve dietro il Rang’Shada e lui avrebbe cenato coi suoi figli.
<< Carino il quadretto >> annetté,indicando con un cenno della testa il quadretto appeso alla parete.
<< L’ha fatto mia figlia per il mio trentesimo compleanno >> rispose quasi in automatico.
Osservò il fratello da capo a piedi mentre Cara e Berdine si erano posizionate ai lati della porta. Fuori molto probabilmente,vi erano state poste altre guardie. Da quando Kahlan era partita,le Mord-Sith si erano messe in allerta. Sapevano che senza di lei,Lord Rahl sarebbe stato più vulnerabile. Il fatto che sua moglie venisse considerata dalle guerriere in  rosso una loro consorella,lo fece sorridere mentalmente.
<< Ho notato che sei cambiato ben poco da quando mi hai ucciso >> disse Darken,distogliendolo dai suoi pensieri. Richard lo guardò con sospetto.
<< E’ un modo subdolo per lusingarmi? >>
<< No. – rispose,inclinando leggermente la testa di lato - Voglio sottoporre alla tua attenzione un quesito molto semplice: cosa sai di questo palazzo? >>
<< Rafforza i Rahl ed indebolisce qualsiasi altra forma di magia,tranne quella di coloro che appartengono alla casata. Un fortezza inespugnabile >> commentò,senza scomporsi.
<< Oh,caro fratello... Tu non ti rendi conto di dove vivi >> mormorò criptico,quasi più a sé stesso.
<< Che intendi dire? >> chiese Richard,accigliandosi.
<< E’ vero quello che dici,ma sai perché la pietra,il legno con il quale questo è costruito,non è mai invecchiato? – Cara lo fissò perplessa - Così come non sei invecchiato tu >>.
<< Beh,nemmeno tu sei poi così diverso da dodici anni fa >> rispose Richard,confuso. Non riusciva a capire dove Darken volesse arrivare. I capelli dietro la nuca gli si rizzarono.
<< E non ti chiedi il perché? >>
<< Sei tornato con  lo stesso aspetto,perché sei morto con tale aspetto >>
<< Hai ragione... – sollevò l’indice,come per ammonirlo – In parte. Vedi,questo palazzo è incantato: è avvolto da tela temporale,che impedisce a chiunque viva qui dentro di invecchiare >>
<< Ma il tempo scorre allo stesso modo del mondo esterno >> gli fece notare Richard.
<< Non importa. Tu,io ed i tuoi figli vivremo in eterno fino a che resteremo qui >>
<< Ora che me lo fai notare,nemmeno Cara e Berdine sono invecchiate. – le due Mord-Sith accennarono a dei sorrisi lusingati - Eppure non hanno sangue Rahl >>
<< Vedi... – si soffermò,come se dovesse scegliere le parole giuste - La tela agisce su tutti,ma rende immortali sono i Rahl che vi sono immischiati. Se tu mi avessi ucciso qui,a palazzo,non avresti mai vinto >>.
Richard ricordava bene dove Darken era stato consumato dalle fiamme,generate dalla distruzione degli Scrigni dell’Orden. Sul precipizio della montagna appena fuori dalla Piana di Azrith,che circonda il palazzo.
<< Ma Kahlan... >> sussurrò,distogliendo per un attimo lo sguardo da quello del fratello.
<< Lei non ha sangue Rahl – convenne Darken -Non è invecchiata molto,così come te,Cara e Berdine. Ciò non la rende immortale però. – lo guardò intensamente negli occhi - Tu governerai per centinaia di anni,forse migliaia. Ma lei come Cara e Berdine,arriveranno al capolinea >>
<< Lei morirà... >> bisbigliò il Cercatore,senza fiato. Non poteva vivere tutti quegli anni,senza la sua Depositaria. Sarebbe impazzito.
<< E’ il ciclo vitale,fratello mio - Darken fece spallucce - Non preoccuparti,ha ancora del tempo >>.
Richard non lo ascoltò e la sua mente prese a viaggiare tra i migliaia di pensieri preoccupanti,che gli sovvenivano,intrecciandosi con le possibili soluzioni.
<< Posso rimuovere la tela >> rispose infine.
<< Se la rimuovi,questo palazzo crollerà e tu,io ed i tuoi figli moriremmo all’istante >> spiegò Darken,scuotendo leggermente la testa. Richard cominciò a camminare,pizzicandosi l’attaccatura del naso con fare pensieroso. Si fermò vicino alla finestra e guardò il fratello di sottecchi mentre gli dava le spalle.
<< Perché me lo hai detto solo adesso? >> domandò esigente.
<< Per avvisarti di un pericolo che incombe su D’Hara,che il Guardiano mi ha comunicato questa notte >> rispose l’ex-despota.
<< Che genere di pericolo? >>.  Si girò completamente verso Darken e cominciò ad avanzare verso di lui,con passi cauti. Si fermò ad un braccio di distanza ed attese mentre lui sollevava il mento.
<< Al tempo dello squarcio del velo,colui che è Vero,genererà il più grande male del Mondo. La Tenebra riporrà le armi quando il sangue di colei che veste di bianco,macchierà la Spada. >> rispose solenne.
<< Cara,Berdine – entrambe le donne,compirono un passo avanti - Sottraetelo dalla mia vista. Confinatelo nell’ala nord,lontano dai miei figli >> ordinò,abbassando lo sguardo per impedire che vedessero il terrore che provava in quel momento.
<< Lord Rahl... – lo chiamò Cara con cautela - Vi sentite bene? Siete pallido come la neve >>
<< Sto’ bene – le liquidò con un gesto frivolo della mano - Ora andate e sorvegliatelo >>
<< Come desiderate >> rispose,chinando il capo.
<< Berdine,chiama immediatamente il Primo Mago >>
<< Sì,Lord Rahl >>. La mora annuì prima di allontanarsi con Darken e la consorella.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Richard camminava per la stanza con fare nervoso,con le mani dietro la schiena. Zedd era in piedi a pochi passi da lui,che lo fissava da qualche minuto in silenzio. Tossì sonoramente per attirare l’attenzione del nipote,che sembrò destarsi da un sogno. O meglio da un incubo.
<< Che succede,figliolo? >> domandò,inclinando leggermente la testa di lato.
Sorrise nel sentire quel nomignolo. Nonostante fossero passati molti anni,per suo nonno restava ancora un giovane ragazzo.
Ma il sorriso scomparve in fretta quando si ricordò il motivo per il quale lo aveva fatto chiamare con tanta urgenza.
<< Hai usato la Polvere di Fiore Ramingo per raggiungermi da Aydindril? >> domandò perplesso.
<< Mi hai scoperto >> ammise,fingendo un tono di resa.
<< Non hai portato Kahlan con te... >> commentò Richard.
<< Era al Palazzo Bianco. – rispose con un lieve sorriso - Ma il messaggio sul libro di viaggio mi ha preoccupato. Qualcosa mi dice che ho agito per il meglio,non avvisandola... >> aggiunse,compiendo un passo verso di lui. Lo scrutò attentamente mentre Richard si lasciò sfuggire un sospiro pesante.
<< Hai agito bene... – smise di camminare,fermandosi davanti al nonno e sollevò lo sguardo sul suo - Zedd,c’è una nuova profezia >>. La stanza piombò per un attimo nel silenzio.
<< Ma tu non avevi detto che non ci credevi? >> gli ricordò,confuso.
<< Già... Ma questa in particolare,non mi piace affatto. E non posso ignorarla... – disse frustrato - Al tempo dello squarcio del velo,colui che è Vero,genererà il più grande male del Mondo. La Tenebra riporrà le armi quando il sangue di colei che veste di bianco,macchierà la Spada”... >> recitò in tono grave.
Il volto rugoso di Zedd sembrò diventare dello stesso colore dei capelli.
<< Avevo già letto queste parole al Mastio,quando avevo ancora coi capelli biondi... >>
<< Sai che significa? >> chiese,avanzando di un passo. Sentiva le proprie ginocchia ridotte a gelatina.
<< No,ma non piace nemmeno a me >> rispose il Vecchio Mago,grattandosi la nuca.
<< “Colei che veste di bianco”... >> citò Richard con un flebile sussurro.
<< C’è solo una donna che veste di bianco... – si fissarono negli occhi per un lungo istante - E c’è solo un uomo che definirei “Vero”... >> aggiunse con voce seria.
<< E’ chiaro che siamo coinvolti Kahlan ed io... – mormorò il Cercatore,riprendendo a camminare per la stanza - Zedd,la parola “sangue” mi preoccupa... >>. Si passò le mani fra i capelli.
<< Perché? >>
<< La profezia dice che la ucciderò! >> rispose terrorizzato. Voleva nascondersi. Voleva fuggire con Kahlan. Coi loro figli e proteggerli per sempre. Mai come in quel momento desiderò di essere ad Hartland.
<< No. La profezia dice che il suo sangue macchierà la Spada,ma non dice in che modo questo avverrà – lo corresse,drizzano un dito - Inoltre quello che più ci dovrebbe preoccupare è “La Tenebra”... >>
<< Il Guardiano? >> propose Richard.
<< Nah... E’ troppo scontato. Di solito nelle profezie,viene definito col termine Innonimato... >> rispose l’Anziano,portandosi un dito sulle labbra con fare pensieroso.
<< Pensi che “La Tenebra” sia qualcos’altro? >> chiese incuriosito dal tono del nonno esperto.
<< O forse qualcun altro... >> mormorò Zedd,rivolgendogli uno sguardo significativo.

Il sole era già calato da un paio d’ore e dopo aver assistito all’allenamento di Noah,aveva deciso di fare un salto in biblioteca. Erin scese le scale facendo scorrere le dita sul corrimano,salutando con un sorriso ed un lieve cenno del capo,le guardie che sorvegliavano la porta. Spinse ognuno dei battenti con una mano ed entrò nella biblioteca. Davanti a lei,si apriva un enorme locale dai colori ambrati. Delle colonne massicce in marmo rosa si stagliavano per diversi metri verso l’alto,lungo le pareti,intervallate da librerie affiancate a tavoli o porte che conducevano in altre stanze,altrettanto piene di libri. Inspirò a fondo il profumo delle loro pagine,del legno del soffitto e dell’olio delle lampade accese,la cui luce si rifletteva sul pavimento lucido. Quando la porta le si chiuse alle spalle con un tonfo,avanzò fra le librerie. Gli scaffali colmi di volumi che trattavano di argomenti come storia antica,astrologia e tomi che narravano racconti e leggende,ma anche manuali di magia ed alchimia. Erin passava la maggior parte del proprio tempo in quel luogo. Le piaceva la quiete,le piaceva leggere e studiare. Alle volte si esercitava col suo bisnonno Zedd,con incantesimi e col controllo del proprio Han. Anche George spesso partecipava a quelle lezioni.
Erin aveva perfino provato ad invitare Noah,ma lui rifiutava sempre pur con gentilezza. Non aveva un vero e proprio timore per lei,ma nutriva dei sospetti nei confronti della magia. Pensò che fosse a causa della mentalità D’Hariana,chiusa e basata sulla repulsione per la magia.
Sospirò mentre cominciò a cercare il suo libro preferito. Glielo avevano letto sempre sua madre e suo padre quando era piccina. Era un libro di fiabe,in cui vi era scritta la storia del pescatore. Lo prese e lo tenne sottobraccio per poi dedicarsi alla ricerca di un volume di geografia,che doveva utilizzare nella prossima lezione con uno dei suoi insegnanti. Lo trovò dopo qualche minuto e quando allungò una mano per afferrarlo,sentì ad un paio di metri da lei il rumore di libri che cadevano a terra. Sobbalzò per lo spavento e quando si voltò,vide un ragazzo che giudicò coetaneo in base all’altezza ed a quel poco che riuscì a vedere del volto,coperto dal cappuccio della tunica che indossava. L’umile indumento gli ricordò il Primo Mago. Il giovane agitò le braccia costernato per poi lasciarle ricadere lungo i fianchi,prima di chinarsi a raccogliere i libri. Erin lo raggiunse e si abbassò a sua volta per aiutarlo. Raccolse alcuni libri per poi sollevare i propri smeraldi,simili a quelli materni,negli occhi del ragazzo impacciato che la fissava impietrito. Lo osservò meglio e si accorse che i suoi occhi avevano un colore diverso dall’altro: l’iride destra era un color nocciola,quella sinistra invece era dorata quasi come i propri capelli. Gli sorrise e quello fu costretto a deglutire sonoramente. Capì che doveva parlargli per evitare che l’apnea gli facesse avere un colorito cianotico << Tutto a posto? >> gli chiese con voce pacata per non spaventarlo.
Una volta,lei e suo padre avevano salvato un cerbiatto,che era rimasto incastrato con una zampa fra delle rocce. Il ragazzo le ricordò il cerbiatto.
<< S-S-Sì,grazie... >> balbettò lui,riprendendo a raccogliere i libri.
Erin ne raccolse la metà di una ventina e si drizzarono entrambi in piedi,con le braccia occupate da numerosi libri.
Vedendo che non prendeva iniziative,Erin cominciò ad avvicinarsi ad un tavolo e vi ripose sopra i propri libri e quelli del ragazzo,che la imitò pochi istanti dopo.
<< Non ti ho mai visto qui >> commentò,senza sembrare brusca.
<< Sono arrivato ieri da Tanimura. Sono stato condotto qui dal Palazzo dei Profeti per poter studiare con Lord Rahl e col Grande Mago Zorander >> si spiegò il ragazzo,che aveva ancora seri problemi a guardarla negli occhi. Sembrava che riuscisse a metterlo in soggezione.
<< Sei un Mago? >> domandò entusiasta.
<< Oh,beh... Non precisamente. – rispose lui,timidamente - Sto’ studiando per diventarlo... >>
<< Come ti chiami? >> chiese Erin con un sorriso.
<< Talpa >> disse il giovane per poi umettarsi le labbra.
<< Talpa? >>. Inarcò un sopracciglio,scrutandolo con attenzione.
Un ciuffo di capelli neri gli sbucava dal cappuccio ed alcune ciocche,gli coprivano la fronte.
<< E’ il nomignolo che mi hanno dato fin da bambino >> rispose quasi intimorito.
<< Perché? >>
<< Al Palazzo dei Profeti,non sono mai uscito fuori dalla biblioteca. Il mondo esterno mi spaventa... >> disse abbassando gradatamente la voce e lasciando vagare lo sguardo nel vuoto.
<< Io volevo sapere il tuo vero nome... >> mormorò Erin,cercando un contatto visivo.
Egli la accontentò,lasciandosi perfino sfuggire un sorriso. Era stata la sua domanda ad averlo fatto sorridere. Egli non ricordava l’ultima volta in cui lo avevano chiamato per nome. Il nome che sua madre gli aveva dato e poi pronunciato con orgoglio,tanto tempo prima.
<< Declan Aldurren – rispose infine,osservandola un po’ più a lungo  - E se non sono indiscreto,posso chiedervi come vi chiamate signorina? >>
<< Erin Tarallyn Rahl. Ma puoi chiamarmi solo Erin... >> aggiunse in fretta,ma si pentì di aver dichiarato il proprio cognome quando il giovane sbarrò gli occhi.
<< V-Voi siete... – farfugliò,prima di inchinarsi - Depositaria,perdonatemi non vi avevo riconosciuta... >>
<< Alzati,ti prego... Non sono la Madre Depositaria – si abbassò,lo prese sottobraccio e fece in modo che si rialzasse - Trattami come un’amica e non come la figlia di Lord Rahl >>
<< Come desiderate,Principessa... – si riscosse quando vide l’occhiata di rimprovero da parte della ragazza - Ehm... Volevo dire... Erin >>
Si sedettero al tavolo e cominciarono a studiare.

*****

Richard portò la forchetta alle labbra e mangiò l’ultimo pezzo di carne della cena. Poggiò i gomiti sul tavolo,sporgendosi leggermente col busto ed incrociando le mani. Quella sera aveva aperto la porta della biblioteca per poter cercare un riferimento alla profezia. Stava per avviarsi verso le librerie,quando la voce di sua figlia Erin aveva attirato la propria attenzione. L’aveva vista seduta ad una scrivania,di fronte a quello che gli era  parso un giovane mago. Aveva fatto sì che i maghi di Tanimura venissero fatti trasferire lì a Palazzo del Popolo. Voleva prendersi personalmente la responsabilità di istruire i futuri maghi ed incantatori,con l’aiuto di Zedd. Non approvava il fatto che le Sorelle della Luce si fossero prese tale autorità,ma non tutti i maghi dell’epoca di suo nonno erano stati disposti ad insegnare a quelli più giovani. Erano gelosi delle proprie abilità ed nuovi nati col Dono,morivano per i mal di testa.
Lui però avrebbe sistemato le cose: voleva fondare una vera e propria scuola all’interno del palazzo.
Osservò George per poi spostare lo sguardo su Erin mentre terminavano di consumare la cena.
<< Come sono andate oggi le lezioni? >> chiese per intavolare un dialogo.
<< Bene. – rispose Erin,ingoiando un boccone di verdure - Oggi la professoressa Minerva mi ha fatto fare un compito. Dopodomani mi dirà i risultati >>. Richard annuì.
<< Hai già conosciuto Declan? >> le domandò incuriosito. Sapeva,anche senza l’ammissione della figlia,che c’erano stati dei fraintendimenti con Noah. Era un D’Hariano ed in quanto tale,temeva la magia.
<< Sì,è “simpatico” >> commentò con un sorriso sornione,che Richard ricambiò. I suoi occhi erano esattamente come quelli materni,non solo nel colore. Erano uno specchio dell’anima. In quel momento,vi lesse un qualcosa in più: Erin trovava Declan molto più che simpatico.
<< Più di Noah? >> la punzecchiò George che per tutta risposta,ricevette un’occhiata in tralice dalla sorella.
<< E tu,campione? – chiese,scompigliandogli i capelli – Non hai trovato nessuna ragazza “simpatica”? >>
<< No,non come la mamma >> rispose il ragazzo.
<< Le ragazze come la mamma sono rare da trovare >> disse arcuando un sopracciglio.
<< Papà... – esordì Erin - Com’era la mamma quando l’hai conosciuta? >>. Lui sorrise d’istinto.
<< Quando la incontrai per la prima volta,nei Territori dell’Ovest,non era l’esatta definizione di amichevole. Mi puntò un pugnale alla gola – ridacchiò,imitato dai figli mentre si lasciò trasportare dai ricordi - Ci fissammo negli occhi e capii immediatamente che non era una persona comune... >>
<< E’ stato amore a prima vista? >> domandò George,sorpreso.
<< Credo di sì - rispose Richard con voce trasognata –Dopo aver ricevuto la nomina di Cercatore,durante il viaggio,imparammo a conoscerci meglio. Non è stato facile per me,accettare l’idea di... – si soffermò a cercare le parole giuste - Di non poterle dire quello che provavo. Ma non è stato facile neanche per lei,allontanarmi... – li guardò alternativamente - C’erano delle notti,quando ci accampavamo nei boschi per riposare,in cui mi offrivo per fare il turno di guardia così da poterla guardare dormire. Una sera però scoprii che anche lei faceva lo stesso... >>
<< In che senso? >>
<< Una volta,vostra madre insisté per fare la guardia ed,io e Zedd la assecondammo. Poche ore dopo,mi svegliai ma non aprii gli occhi... – la sua voce cominciò ad abbassarsi e a diventare più atona gradatamente - Si era distesa accanto a me e sentivo il suo sguardo addosso. Ricordo che potevo sentire il suo profumo. Avvertivo il suo respiro sulle guance... Era vicinissima,eppure eravamo così distanti... >>. Le parole gli morirono in gola mentre i suoi occhi presero a guardare nel vuoto ed Erin comprese i pensieri paterni. Gli posò una mano sull’avambraccio e lui fece scivolare lo sguardo prima sulle dita delicate di lei,sul suo sorriso mesto e poi sui suoi smeraldi. Gli parve di rivedere Kahlan.
<< Tornerà presto da Aydindril... >> lo rassicurò sua figlia con voce pacata. Ricambiò il sorriso.
<< Lo so... – mise la propria mano su quella di Erin e vi batté due pacche affettuose e leggere - Ora finite di cenare >> aggiunse con un sospiro.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Due giorni dopo...

La luna,ridotta ad un sottile spicchio,brillava nel cielo buio e nuvoloso,privo di stelle. La luce era fioca e non permetteva di vedere bene i lineamenti della donna a cavallo. Indossava un mantello nero come gli angoli delle viuzze che superava. Il mantello glielo aveva prestato il marito e nascondeva l’abito bianco,lungo fino alle caviglie. La donna fece schioccare la lingua sul palato,ordinando così al suo roano di rallentare e procedere al trotto. Si avvicinò alle mura esterne del palazzo. Ai lati del fornice,due guardie la fermarono incrociando le picche,che emisero clangore metallico.
<< Identificatevi >> ordinò uno dei due uomini.
Kahlan sorrise fra sé ed abbassò il cappuccio che le copriva la testa,lasciando visibili i capelli lunghi che liberò e lasciò ricadere sulle spalle. I soldati sgranarono gli occhi dallo stupore e si inchinarono,poggiando la fronte a terra << Perdonateci,Madre Depositaria >> mormorarono intimoriti.
<< Non vi avevamo riconosciuta col mantello >> aggiunse uno dei due,alzando leggermente lo sguardo senza però posarlo su quello della donna.
<< Alzatevi. – rispose lei,esortandoli con una mano - Sono contenta che siate così guardinghi,continuate ad esserlo >>.
I soldati si alzarono,aiutandosi con le lance e sorrisero al complimento.
<< Vi ringrazio,Milady. Se lo desiderate,vi accompagno all’interno >> disse l’altro.
<< No,non preoccupatevi >> rispose Kahlan,che strinse leggermente le gambe per far avanzare il proprio stallone.
Gli zoccoli sollevarono alcuni sassolini di ghiaia ed una volta,superate le mura interne,venne accolta da un gruppetto di Mord-Sith e due soldati.
<< Milady,siete tornata >> mormorò Irina con uno dei suoi rari sorrisi.
<< Ci vuole di più che foreste,garg e  torrenti per fermarmi >> commentò Kahlan,ricambiando il sorriso. Abbandonò le briglie e smontò da cavallo.
<< Non ne dubitavamo >> rispose in tono più riverente.
<< Mia Signora,c’è qualcosa che dovete sapere... >> intervenne Elinor,avanzando di un passo.

Kahlan attraversò l'ultimo corridoio prima della rampa di scale. Il vento ululò e soffiò,sollevando i lembi del mantello di Lady Rahl,da una finestra ancora aperta,prontamente chiusa da una delle inservienti a cui rivolse un lieve sorriso. Salì le scale,lasciando scivolare le dita sul corrimano e si fermò di fronte alla porta degli appartamenti,che divideva col marito da diverso tempo oramai. Posò una mano sulla maniglia e la abbassò,spingendo la porta senza emettere un cigolio.
L’unica fonte di  luce,oltre a quella lunare fuori la finestra,era quella fornita dal fuoco che scoppiettava nel camino,ma che si stava consumando.
Richard vi era seduto di fronte,sul divanetto coi gomiti sulle ginocchia e la testa fra le mani. Non si era ancora accorto di lei,ma quando chiuse la porta alle spalle,egli alzò il capo << Kahlan? >> domandò con un sussurro.
<< Ciao Richard >> rispose lei sorridendo quando lo vide scattare in piedi,voltandosi per guardarla negli occhi.
Kahlan aggrottò per un attimo la fronte,quando notò qualcosa di strano nell’atteggiamento del Cercatore. Strano,esattamente come Irina ed Elinor le avevano riferito.
Le avevano anche detto che da due giorni,si era chiuso negli appartamenti,limitandone l’accesso solo ad Erin e George.
<< Oh,Kahlan... – bisbigliò,avvicinandosi a lei - Ero così preoccupato >>.
Quasi le corse incontro e la abbracciò,stringendola così forte da impedirle il respiro. Si chiese il motivo di tanta inquietudine.
Nonostante tutto,gli avvolse le braccia attorno alle spalle e contraccambiò il gesto. Inspirò lentamente il profumo del suo amato e si lasciò cullare dal suo calore.
<< Hai spaventato l’intero palazzo con la tua preoccupazione – commentò,scostandolo da sé e trattenendolo gentilmente per le spalle - Credevi che non me la sapessi cavare da sola? >> chiese con finto tono indispettito,che immediatamente,increspò le labbra del suo uomo.
<< No,io sposo solo donne in gamba >> dichiarò lui,giocoso prima di poggiare la fronte contro la sua.
La tenne ancora fra le sue braccia,socchiudendo gli occhi per il sollievo di averla di nuovo con sé.
Kahlan lo scrutò attentamente da sotto le lunghe ciglia.
<< Com’è andata ad Aydindril? >> le chiese,passandole una mano tra i capelli.
<< Come quando torni a casa... >> rispose lei con un’espressione un po’ malinconica.
Si allontanò da lui,prendendo il suo zaino da viaggio ed avviandosi in camera da letto. Abbandonò il bagaglio ai piedi del letto,facendolo cadere sul pavimento con un lieve tonfo per poi sedersi sul bordo del materasso mentre Richard si chiudeva la porta alle spalle.
Le si avvicinò per accorrere in suo aiuto. Stava avendo dei problemi a sfilarsi gli stivali. Si chinò su un ginocchio e la aiutò,sollevando lo sguardo su di lei.
<< Darken? >> gli chiese improvvisamente,sospirando quando le tolse il primo stivale.
I piedi le dolevano sebbene avesse compiuto la maggior parte del viaggio a cavallo. Aveva dolori ovunque,anche in posti non elencabili.
Si disse che non aveva più vent’anni e che fosse più vechcia di quanto realmente credesse.
<< Confinato nell’ala nord e sorvegliato da Cara e Berdine. – rispose lui,abbassando lo sguardo sul secondo stivale - Ma non voglio parlare di lui... – i loro sguardi si incontrarono - Raccontami del viaggio >>.
La esortò silenziosamente a distendersi e non appena Kahlan si abbandonò sul giaciglio,cominciò a massaggiarle i piedi mentre socchiudeva gli occhi.
Voleva indagare su quanto fosse accaduto in sua assenza,ma non voleva rovinare quell’intimità fra loro. Sorrise.
<< E’ stato un viaggio tranquillo... – si soffermò a pensare per un attimo - Ho dormito nei boschi,ho costruito trappole per conigli ed acceso il fuoco come mi hai insegnato tu >> disse aprendo un occhio per guardarlo ridacchiare.
Avvertì le dita del Cercatore alleviarle il fastidio che sentiva fra il tarso ed il metatarso del piede sinistro. Le era mancato il tocco di suo marito.
<< Che brava donna... >> commentò lui con voce roca,ipnotizzandola.
Fu costretta ad aprire anche l’altro occhio per poter ammirare lo spettacolo degli occhi nebulosi del consorte.
<< Sono o non sono la moglie di un affascinante,barbuto e misterioso uomo dei boschi? >> gongolò,sentendosi sempre più avvolta nella loro bolla privata.
<< Continua >> le rispose con un’espressione sorniona mentre le sue mani cominciarono a risalire la caviglia destra,fino al polpaccio che prese a massaggiare con forza delicata.
<< Non ho mangiato molto,fino al mio arrivo ad Aydindrl e nemmeno lì,con  molto appetito... – le lanciò un’occhiata contrariata - Nessuno sa’ fare la zuppa di spezie come te >>.
A quella giustifica,si lasciò sfuggire l’ennesimo sorriso. Darken e le sue parole sembravano ormai lontani dai suoi pensieri. Le sue dita vagarono fino alla coscia destra della Depositaria per  poi tornare all’altezza del ginocchio,che le sollevò quel tanto che bastava per poterle posare un bacio sul collo del piede.
<< Allora domani scenderò nelle cucine e te ne preparerò una >> rispose sensuale,lanciandole il suo sguardo da predatore e godendosi lo spettacolo dei brividi,che percorsero la pelle di Kahlan << Oh,dimenticavo: Zedd si attarderà ancora pochi giorni. Dice che voleva esser sicuro di aver controllato tutti i libri >>.
Richard annuì e si rattristò un poco a quel pensiero. Era abituato alla presenza di suo nonno e non vederlo in giro,gli sembrava astruso. Kahlan comprese l’improvviso calo di umore << Il ragazzo di un ostello ha perso la testa per me >> gli disse tutto d’un fiato.
Richard si riscosse dai quei cupi pensieri e tornò a fissarla intensamente. Arcuò un sopracciglio,senza essere troppo sorpreso. Sua moglie era rimasta una bella donna. Quel pensiero gli rimembrò il fratello,ma lo scacciò subito dalla sua mente. C’era spazio solo per Kahlan adesso.
<< La prossima volta vengo anch’io >> rispose accomodandosi su di lei,tenendosi sulle braccia per non schiacciarla e con una gamba in mezzo alle sua.
<< Sei geloso? >> domandò Kahlan,avvertendo uno strano calore inebriarle il corpo nel sentire Richard così vicino. La sua presenza fortemente erotica,spesso la metteva piacevolmente in soggezione. Gli schiacciò la punta del naso e lui cercò di morderle il dito,facendole scampare una risatina gutturale.
<< No. Voglio solo proteggere l’integrità degli altri uomini... >> specificò giocoso,lasciandole un dolce e casto bacio sulla spalla scoperta dalla stoffa dell’abito.
<< Erin e George? >> gli chiese,facendo scorrere le dita fra le ciocche ruvide dei capelli di Richard.
<< Sei mancata loro molto... Li ho messi a letto come fai sempre tu. – rispose,avvicinando leggermente il proprio volto al suo - Ho provato a cantar loro la ninna nanna,ma non sono bravo quanto te >> aggiunse infine e la Depositaria non riuscì più a trattenersi dal ridere di gusto.
Richard la fissò trasognato,come se stesse ammirando l’alba o l’aurora boreale.
<< Sei bellissima quando ridi... – mormorò in tono quasi assente,senza smettere di sorridere e guardarla - Sei mancata anche a me >>. La carezzò una guancia,divenuta rossa per il caldo o forse per le risate.
<< Anche voi mi siete mancati. Soprattutto tu... >> rispose lei,prendendogli la mano fra le proprie e baciandone le nocche,come soleva fare lui con lei. Richard la scrutò,piegando un poco la testa di lato.
<< Sir Robin Werner(*) è ancora in carica? >> le chiese e rise quando Kahlan gli lasciò la mano,fingendosi indignata. A Richard non era mai stato simpatico il Consigliere della Madre Depositaria.
<< Oh,Richard! Quanto sei scemo... >> lo rimbrottò,imitandolo.
Richard si sedette sui talloni e cominciò a solleticarla,toccandole i fianchi e la pancia. Kahlan rise,cercando di scacciare via le sue mani per farlo smettere.
Riuscì ad afferrargli i polsi,ma lui ruotò le braccia riuscendo a prenderle le mani. Le loro dita si intrecciarono e Richard le bloccò le braccia all’altezza della testa,fermandola con gli occhi prima di chinarsi abbastanza per baciarla. Acuì il bacio pur avendo i polmoni sgonfi d’aria.
La Depositaria ricambiò la foga,esalando un gemito basso. Non era stanchezza,ma desiderio.
<< Kahlan... >> sussurrò Richard con voce roca.
<< Mmh-mmh? >> mugolò lei in risposta. Sollevò le palpebre per poter incrociare lo sguardo del marito.
<< Devi riposare >> le ricordò,stampandole un bacio sulla tempia.
<< Guastafeste... >> borbottò Kahlan,ricevendo una frecciatina falsamente minacciosa da parte di Richard,che scese dal letto,sperando di trattenersi.
<< Non provocarmi >> la ammonì,cercando di non sembrare arrabbiato ed osservandola puntellarsi sui gomiti.
Gli indirizzò un sorriso malizioso che si riflesse nei suoi occhi verdi,che Richard cercò di ignorare.
<< Credo che mi servirà una mano con questi scomodi lacci >> disse,simulando delle difficoltà col fiocco che le chiudeva frontalmente il corsetto del vestito.
Richard sospirò,portandosi i pugni sui fianchi.
<< Se ti aiuto,poi ti metterai a dormire? - domandò frustrato e le tornò vicino,quando gli rispose con un cenno affermativo della testa – Sei esasperante >> commentò infine. Avvicinò le dita ai lacci del suo abito e cominciò a scioglierli,senza distogliere lo sguardo da quello di lei. Se non l’avesse fatto,avrebbe ceduto a quelle lusinghe seducenti. Voleva che si riposasse.
Terminò di allentare i nodi,ma quando cercò di allontanarsi,Kahlan  si protese verso di lui. Gli passò una mano dietro la nuca e posò con forza le labbra su quelle del Cercatore,non più in grado di opporsi a lei. Con una mano libera,gli afferrò il braccio con cui non si stava reggendo,per non caderle addosso e fece in modo che le posasse una mano sulla coscia,coperta da un paio di pantaloni scuri che l’avevano protetta dal freddo pungente durante il tragitto di andata e ritorno da Aydindril.
Le dita di Richard si soffermarono sull’elsa del pugnale,che la donna aveva assicurato alla gamba con una cinghia. Lo estrasse,ritraendosi di qualche centimetro dal suo volto per poterla guardare negli occhi mentre le mostrava l’arma.
<< Non dovresti dormire con questi arnesi >> la rimbeccò con un bisbiglio. Kahlan sorrise,mordendosi il labbro inferiore e lasciando scorrere lo sguardo sul volto del consorte. Stava per rispondergli quando le posò un dito sulle labbra per zittirla teneramente.
<< Adesso mettiti sotto le coperte >> le ordinò affabile con un sorriso alla quale lei non potè reagire.
<< Va bene,Cercatore >> assentì,sedendosi sul letto.
Richard si allontanò da lei,fece il giro del letto e cominciò a cambiarsi per la notte sotto lo sguardo attento della donna,che a sua volta,ultimava di indossare una lunga sottoveste. Si infilò con lei sotto le lenzuola,sdraiandosi su un fianco per poterla guardare in viso. Lei fece lo stesso e gli si accoccolò,in cerca di calore. La abbracciò ed ordinò silenziosamente alle candele di spegnersi. La stanza venne avvolta dal buio mentre Kahlan gli posava la guancia sul petto.

*****

L’indomani,quando il sole era ormai sorto,qualcuno bussò alla porta.
Kahlan mugugnò nel sonno e Richard sbadigliò sonoramente. Si chiese chi potesse disturbarli a quell’ora.
Quel qualcuno bussò di nuovo e ad entrambi,il suono sembrava più forte. Richard sospirò,passandosi una mano sul volto per svegliarsi.
<< Arrivo subito... Attendete nell’ufficio >> bofonchiò in tono di comando ed udì da oltre la porta,due serie di passi che si allontanavano. Una la riconobbe: era quella di una Mord-Sith. Si disse che era sicuramente qualcosa di importante.
Sollevò pigramente le palpebre e voltò il viso di lato,abbassò gli occhi e vide Kahlan dormire al suo fianco,con la testa sulla sua spalla. La mano esile e delicata era posata sul suo petto. Gli aveva confessato più volte che le piaceva dormire così,ma non gli aveva mai rivelato il vero motivo.
Sorrise e le passò le dita tra i capelli. Kahlan inspirò lentamente.
<< Ti prego... >> mugolò,trattenendolo per il colletto della camicia.
Richard ridacchiò e posò una mano su quella della moglie,per farle allentare la presa.
<< Non ci impiegherò molto >> si affrettò a dire.
<< D’accordo... >> rispose lei,mettendo su un broncio che Richard trovò adorabilmente infantile.
Sfilò il proprio braccio da sotto la testa della moglie e cominciò vestirsi.

(*)Sir Robin Werner= Consigliere Ufficiale della Madre Depositaria.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Richard uscì dalla camera da letto,chiudendo la porta ed avviandosi nell’ufficio. Il sole filtrava dalle finestre,illuminando piacevolmente l’anticamera. Il profumo delle peonie nel vaso,posto sopra al tavolo,era gradevole e pervadeva la stanza. Aprì la porta ed entrò con lo sguardo sul pavimento marmoreo lucido,su cui si rifletteva la luce dei raggi solari,ancora tiepidi nonostante fosse già mattina inoltrata. Si passò una mano sul volto e sollevò gli occhi sulla figura di Jillian e sul buffo ometto che accompagnava. La Mord-Sith indossava un abito in cuoio marrone,segno che non stava addestrando nessuno. L’uomo,un po’ panciuto e con abiti semplici da lavoro,pareva in soggezione e quasi terrorizzato. Si era tolto il capelli sgualcito dalla testa con fare frenetico.
<< Signore,prego si accomodi. Non abbia timore >> esordì Richard,sistemando una sedia di fronte alla scrivania. Quella frase era anche un segnale per Jillian,che si allontanò fermandosi in piedi accanto alla porta. L’uomo parve riprendere a respirare mentre con riluttanza,si sedette.
<< Lord Rahl,per me è un onore >> balbettò l’uomo,stropicciando il capello tra le mani.
<< Mi dica,Signor... >> rispose Richard,lasciando in sospeso la frase.
<< Oh,perdonatemi... Mastro Eriksen. Fornisco i finimenti e le attrezzature delle vostre scuderie >> disse con riverenza. Tentennò nel guardarlo negli occhi.
<< E’ un piacere conoscervi. – accennò ad un sorriso - Cosa l’ha condotta qui,Mastro Eriksen? >>
<< Stanotte è successo qualcosa di strano... >> sussurrò l’uomo,inclinandosi leggermente in avanti col busto come se gli stesse rivelando qualcosa di pericoloso. Richard aggrottò la fronte << Si spieghi meglio >>
<< Solitamente,Stentor Street è affollata. Piena di gente che entra ed esce dalle botteghe,ma ieri... Ieri era completamente deserta >> mormorò il Mastro con gli occhi sbarrati << Perdonatemi,Mastro Eriksen ma... Cosa c’è di strano in tutto ciò? >> domandò Richard,arcuando un sopracciglio.
<< Vedete,Mio Signore,all’inizio non capivo nemmeno io ma poi sono uscito ed ho notato una donna. – rispose - Si guardava intorno,in piedi davanti ad una locanda. Era vestita di rosso ed aveva i capelli lunghi... >> aggiunse,lanciando un’occhiata furtiva alla Mord-Sith come per controllare che fosse sempre lì.
<< Che altro? >> domandò perentorio,senza sembrare aggressivo.
<< Ho pensato stesse aspettando qualcuno e siccome faceva un po’ freddo,volevo offrirle un pasto o invitarla ad accomodarsi in casa mia. Ma quando stavo per avvicinarmi a lei,è arrivato un uomo >>
<< Potrebbe descriverlo? >> chiese ancora.
<< Mi spiace,Lord Rahl ma potrei solo dirvi che era piuttosto alto e dal portamento,doveva essere poco più giovane di voi... – si accorse di ciò che aveva detto ed abbassò lo sguardo,fortemente imbarazzato - Perdonate la mia sfacciataggine >> si scusò in fretta.
<< Non si preoccupi della mia età. – lo rassicurò lui con un gesto casuale della mano - Mi dica semplicemente quello che è accaduto dopo >>
<< Mi sembrava poco saggio osservarli apertamente,così mi sono nascosto ed ho origliato la loro conversazione. Non sono riuscito a capire molto poiché sussurravano,ma li ho sentiti di parlare di un piano >> disse con un cipiglio di preoccupazione nella voce.
<< Un piano? >>. Richard si accigliò e sentì i capelli sulla propria nuca rizzarsi.
<< Sì. Ed hanno pronunciato più volte “L’Agente è nel Palazzo” >> mormorò in tono grave.
<< Non ricordate altro? >>
<< Mi spiace deludervi,mio Signore ma non ho sentito altro >> rispose quello.
<< E il piano? >> domandò Richard mentre tanti pensieri gli vorticavano nella mente.
<< Solo che avrebbero pazientato poiché l’Agente avrebbe fatto “il lavoro sporco per loro” >>.
Richard si chiese cosa intendessero quei due loschi individui con “lavoro sporco”. Si chiese se la faccenda non fosse legata al fratellastro.
<< Capisco. La ringrazio per la sua segnalazione,Mastro Eriksen. Se le venissero in mente altri dettagli o se accadesse altro,la prego di informarmi >> rispose,cercando di apparire posato.
<< Certamente,Lord Rahl >> annuì l’uomo con vigore.
<< Tenete... – gli porse un borsellino – Due monete d’oro e cinque d’argento per il vostro lavoro svolto impeccabilmente in questi anni >>
<< Ne siete sicuro? >> chiese stupito,fissando alternativamente il borsello nelle sue mani e Lord Rahl.
<< Sicurissimo >> assentì lui con un lieve sorriso.
<< Grazie,Lord Rahl. Buona giornata a voi e alla Vostra Regina >> augurò il Mastro con un inchino.
<< Anche a lei. – alzò gli occhi sulla guerriera accanto alla porta - Jillian,assicurati che Mastro Eriksen torni a casa senza intoppi >>.

****

Noah era intento a chiacchierare coi propri compagni mentre passeggiavano per il palazzo,durante la loro pausa pomeridiana. Avevano appena finito di pranzare ed avevano almeno due ore di svago prima di riprendere l’addestramento. Uno dei suoi amici,Derek poggiò un braccio sulle sue spalle e l’altro sulle spalle di un altro commilitone. Gli altri attesero senza fermare la passeggiata.
<< Signori,vi prego... – mormorò Derek fingendosi annoiato – Parliamo di qualcosa di più interessante... >>
<< Tipo? >> chiese uno degli altri.
<< Ragazzi,siamo a D’Hara. – rispose come se fosse ovvio - Qui ci sono le più belle ragazze del Nuovo Mondo! >>. I compagni annuirono,acconsentendo con tale affermazione. Noah scosse il capo,rassegnato.
<< Sì e quante ti si sono gettate addosso? >> gli domandò e Derek si limitò a zittirlo con un’occhiata in tralice. Noah rise e guardò il pavimento mentre l’amico continuava a tenerlo per le spalle.
<< Proprio ieri sono andato a fare un giro di pattuglia col Generale Lehmann... >> esordì e tutti del gruppo si fermarono nel bel mezzo del corridoio,lanciandosi degli sguardi eloquenti. Fra i cadetti non c’era nessuno che non sapesse chi fosse Lehmann. Tutti,anche i meno preparati,speravano di finire nella sua pattuglia ed il motivo sembra scontato perfino scriverlo.
<< Sì e indovinate chi ho scortato fino al mercato... >> disse Derek lasciando la frase in sospeso con tono cospiratorio. Noah aveva preso a fissarli,uno ad uno,di sottecchi come se dovesse valutare delle minacce.
<< Vuoi dire che tu,Derek Maelrigth,hai scortato la figlia di Lord Rahl in piazza? >> domandò incredulo John,un loro commilitone.
<< Ah-ah... >> rispose Derek con un sorrisetto furbo.
<< Le hai parlato? >> domandò un altro ancora,in tono quasi di speranza.
<< Ho fatto di più... – ammise per poi inclinarsi maggiormente verso gli amici - Le ho fatto delle avances >> aggiunse tutto d’un fiato. La testa di Noah si sollevò di scatto ed i suoi occhi azzurrini si fissarono in quelli di Derek che nel frattempo,rideva sotto i baffi.
<< Tu cosa?! >> ringhiò Noah afferrandolo per il bavero della casacca scura.
<< Ehy,calmo Evremont! Non sarai mica geloso? >> lo canzonò lui,sollevando le mani in segno di resa.
<< Geloso? E perché dovrebbe? >> chiesero gli altri,improvvisamente curiosi.
<< Perché il nostro carissimo Noah è il “Prescelto” >> rivelò Derek,scompigliando affettuosamente i capelli di Noah,che lo lasciò andare con molta riluttanza. Quello era il nomignolo che avrebbero affibbiato a colui che avrebbe conquistato il cuore di Erin. Un nomignolo che però gli pesava molto perché tutti sapevano chi fosse Erin realmente.
<< E perché non ce lo hai detto? >> domandò John.
<< Perché siete un branco di idioti >> rispose Noah inviperito.
<< Credi che sia davvero capace di fare ciò che si dice? – chiese uno - Soggiogare una persona... >>. C’era un cipiglio di preoccupazione nell’atteggiamento dei ragazzi e Noah si sentì trascinare. Non voleva ammettere né a sé stesso né ad Erin di aver paura di lei. Lui non aveva paura di niente.
<< Guardate chi abbiamo a ore sette... >> mormorò John,sgomitando contro il costato di Derek che si voltò nella direzione indicata. Gli altri lo imitarono,compreso Noah.
Erin era seduta su una sedia imbottita,intenta a conversare con un altro ragazzo vestito con una lunga tunica marrone. Il cadetto si liberò dall’oppressione che gli dava il braccio di Derek e si avvicinò di qualche passo,fermandosi sulla soglia della biblioteca. Erin rise per un attimo,portandosi una mano alle labbra per trattenersi contagiata da qualcosa che il ragazzo,seduto su una sedia accanto a lei,le aveva detto. Stava per raggiungerla,preso da un moto di rabbia,quando il ragazzo agitò una mano con un gesto frivolo,facendo apparire una farfalla colorata,che svolazzò attorno a loro per poi uscire dallo spiraglio di una finestra. Un mago. Quel ragazzo era un mago. Noah avvertì il mormorio basso dei propri compagni alle sue spalle mentre strinse i pugni. Non era preparato a tutto ciò. Improvvisamente si sentì uno stupido. Sollevò il mento,prese un respiro e si voltò tornando verso il proprio alloggio.

Erin osservò la farfalla volare fuori dalla finestra per poi sorridere a Declan.
<< Posso farti una domanda? >> gli chiese,scrutandolo attentamente.
<< Certo >> rispose lui tranquillo,accomodandosi sulla sedia.
<< Non hai paura di me? >> domandò e Declan arcuò un sopracciglio.
<< Perché dovrei? >> chiese di rimando.
<< Sono una Depositaria... >> mormorò Erin,come per delineare l’ovvio.
<< Col pieno controllo dei propri poteri – aggiunse lui,posandole per un attimo la propria mano sulla sua - Mi fido di te e delle tue capacità... >> dichiarò sincero.
Erin quasi si commosse. Nessuno dei suoi coetanei si era mai comportato così con lei.
<< Quanto vorrei che anche Noah la pensasse così... >> sospirò pesantemente,abbassando lo sguardo sconsolata.
Declan si sporse un po’ più verso di lei << Noah? >>
<< Sì... E’ un ragazzo che frequento da qualche anno,ma è D’Hariano e... Teme la magia >> rispose Erin,giocherellando con un filo dell’imbottitura del bracciolo della sedia.
<< Ma la magia è parte di te >> rispose Declan confuso.
<< Già... – sussurrò lei,alzando i propri occhi sul giovane mago - E’ un po’ complicato >>.
Declan annuì e distolse lo sguardo da lei,osservando in modo distratto l’ambiente attorno a loro. Il sole del pomeriggio illuminava la biblioteca,rifrangendosi sulle finestre di alabastro e sul pavimento lucido di marmo bianco. La luce si frammentava in colori aranciati,simili a quelli del tramonto.
<< E tu? >> domandò Erin,attirano l’attenzione di Declan.
<< Io cosa? >>
<< Non hai una ragazza? >> gli chiese ancora,fissandolo intensamente.
<< Non hai visto i fazzoletti che piovono al mio passaggio? >> rispose Declan con tono sarcastico ed Erin rise divertita. Le piaceva quando scherzava.
<< No,non ho una ragazza. – fece spallucce - Sai,sono troppo... Studioso >>
<< Io invece ti trovo affascinante e divertente >>
<< Grazie,ma dovrai metterti in coda >> continuò lui sullo stesso tono sprezzante,ma giocoso. Erin si lasciò sfuggire un’altra risata,osservandolo da sotto le lunghe ciglia. Declan era decisamente un ragazzo carino,gentile e si chiese se le altre ragazze avessero i prosciutti sugli occhi. Quella costatazione la sorprese. Si rese conto che il mago la stava fissando in un modo particolare,come se stesse guardando una cascata o ascoltando i suoni della primavera.
<< Scherzo... Potrei anche lasciarti passare senza invito >> commentò con un mormorio,rivolto quasi più a sé stesso che a lei. Erin sorrise ed abbassò lo sguardo,lusingata. Declan si rese conto di ciò che aveva detto ed arrossì vistosamente.
<< Ti va’ di accompagnarmi in un posto più tardi? >> gli chiese pochi istanti dopo,cercando di alleggerire l’atmosfera di imbarazzo e Declan annuì.

Angolo Autrice: Salve Lettori! Mi scuso per questo ritardo davvero incredibile nella pubblicazione,ma solo oggi ho esaurito test ed interrogazioni (solo del primo quadrimestre D: ) e solo oggi sono riusict a apubblicarvi questo capitolo un po' magro. Ho preferito comunque pubblicarlo sia per non farvi attendere ancora,sia perchè mi serve un po' da intermedio per il prossimo. Spero che comunque sia stato di vostro gradimento.
Ringrazio ancora tutti coloro che seguono/leggono/recensiscono le mie storie,in particolare in questo fandom :*
Al prossimo capitolo!
50shadesofLOTS_Always 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Il sole del pomeriggio splendeva radioso mentre il leggero vento primaverile faceva ondeggiare i rami delle magnolie del cortile interno dell’ala sud del Palazzo del Popolo. Giardino che Richard stava osservando,pizzicandosi l’attaccatura del naso. Un lieve bussare lo riscosse dai pensieri.
<< Avanti >> disse voltando la testa. La sedia su cui era seduto era messa di lato rispetto alla scrivania,ingombra di documenti,libri di viaggio e fogli vari.
Cara fece capolino << Lord Rahl,c’è un messaggero dal confine sud >> annunciò in tono piatto.
<< Fallo entrare >> assentì con un lieve cenno della testa. Alzò gli occhi grigi sul giovane uomo che entrò nella stanza pochi istanti dopo. Aveva l’aria di qualcuno che avesse fatto avanti e indietro nelle Terre Centrali,in due giorni e correndo.
<< Mio Signore,ho delle informazioni >> mormorò il messo,dopo un veloce inchino. Pareva urgente.
<< Ditemi >>
<< Ci sono delle truppe,oltre il Monte Tangerlich. Sono accampate e occupano quasi l’intera vallata >> rispose diretto. Richard si accigliò un po’ perplesso.
<< Truppe? >> chiese.
<< Sì. Barbari del Vecchio Mondo >> continuò il soldato semplice.
<< Hanno già attaccato? >> domandò Richard perentorio.
<< Hanno preso d’assalto un villaggio ed il mio superiore teme che presto s’imbatteranno in noi. – lo fissò negli occhi,esitando - Hanno strane armi >> aggiunse.
<< Spiegati >>
<< Riescono a lanciare palle di fuoco >> rispose,arcuando un sopracciglio come se nemmeno lui potesse crederci. Richard sapeva di cosa stesse parlando il messaggero ed era abituato a vedere quell’espressione fra i soldati. Erano D’Hariani e secondo il legame,erano acciaio contro l’acciaio,e completamente estranei a tutto ciò che riguardava la magia nonostante fossero sempre stati governati,per millenni,da Maghi.
<< Continuate a sorvegliarli ed intervenite nel caso attacchino altri villaggi. Non voglio che muoiano degli innocenti... – ordinò secco e sbrigativo - Voglio un rapporto ogni due settimane >>
<< Sarà fatto,Lord Rahl >> rispose il soldato,facendo un profondo inchino prima di uscire dall’ufficio.
Richard sospirò,lasciandosi andare sulla sedia e si passò una mano fra i capelli mentre il turbine di pensieri riprese a vorticargli in testa.
La testimonianza del fabbro del palazzo e le recenti ‘resurrezioni’ dei morti dal Regno del Guardiano lo preoccupavano molto. Ora un messo lo metteva al corrente di truppe misteriose a sud della Piana di Azrith,al confine col Vecchio Mondo. Inoltre la profezia lo assillava fino alla nausea. Stava vagliando qualsiasi opzione,ma solo una gli sembrava sensata. Non voleva dirla a Kahlan,ma sapeva che prima o poi avrebbe dovuto comunicargliela. Era per il suo bene.
Prese il foglio su cui aveva scribacchiato le parole del fratello e quelle di Morgana,quando la incontrò per la prima volta:
Al tempo dello squarcio del velo,colui che è Vero,genererà il più grande male del Mondo. La Tenebra riporrà le armi quando il sangue di colei che veste di bianco,macchierà la Spada”
“Colui che genererà il più grande male del Mondo e che protegge una grande Magia”
Gli sfuggì un lamento stanco e gettò via il foglio,che svolazzò fino a posarsi sul tappeto. Girò la sedia verso la scrivania e prese in mano alcune scartoffie,dando loro un’occhiata.
Non aveva mai creduto alle profezie e non avrebbe certo iniziato in quel caso.
Firmò velocemente le carte che aveva in mano per passare alle altre,impilate sul proprio tavolo.

Intanto in un’altra parte del Palazzo del Popolo...
Erin ripose l’ultimo libro ed insieme a Declan,presero il corridoio ovest.
<< Dove stiamo andando? >> chiese il giovane mago incuriosito,tenendo le mani infilate nelle maniche della lunga tunica. Lei gli rivolse un lieve sorriso.
<< Ti piacerebbe diventare il mio Mago? >> gli propose,cambiando improvvisamente argomento.
<< Come!? >> rispose lui con un singulto. Osservò il modo in cui le ondeggiavano i capelli biondi,sulle spalle,ad ogni passo spedito.
<< Il mio Mago – ripetè - Le Depositarie non devono mai viaggiare da sole. Mio padre oltre ad essere il Cercatore,ricopre anche la carica di Mago Protettore della Madre Depositaria >> si spiegò mentre una coppia di Mord-Sith faceva loro spazio,spostandosi di lato. Declan la seguì,cercando di starle dietro anche a parole.
<< Ma io non sono propriamente un mago o almeno,non ancora – rispose lui incerto,ma quando incontrò gli smeraldi di Erin,cambiò idea - Ma se ti fa’ piacere,d’accordo. Sarò il tuo Mago >> acconsentì infine.

Il campo dei cadetti era molto grande. Gli spalti arrivavano all’altezza di diversi metri per permettere di osservare l’intera arena,dove le giovani reclute in quel momento si stavano allenando con pesi ed armi. Erin e Declan scesero lungo la passerella centrale delle tribune,fino al recinto che percorreva tutto il perimetro ovale dell’arena. Un gruppo di ragazzi al centro erano immersi in un duello di spade. Tutti contro tutti.
Altri,sparpagliati a coppie in qua e là,si fronteggiavano in combattimenti corpo a corpo. Trimack li osservava,li seguiva,dando loro consigli o spronandoli a dare il massimo;ricordando loro che combattevano per le loro famiglie ma soprattutto per Lord Rahl.
Il mago teneva il cappuccio sollevato per nascondere il volto e,considerando la sua timidezza e la paura dell’esterno,Erin non lo rimproverò.
Declan nel mentre,scrutò la situazione con una certa inquietudine,restando vicino all’amica.
<< A che età inizia l’addestramento solitamente? >>
<< A dodici anni. Io ho iniziato un anno prima con un semplice ramo di salice per gioco e poi,sul serio. Mio padre mi ha insegnato ad usare la spada,mia madre i pugnali ed il combattimento corpo a corpo >>
<< Hai mai ucciso qualcuno? >> le chiese con cautela.
<< No... E spero di non essere mai costretta a farlo >> aggiunse grave,ma non troppo brusca.

Derek abbassò la spada ansimando e fece cenno con la testa a Noah,indicandogli qualcosa alla loro sinistra. Lui si voltò ed incrociò immediatamente gli occhi di Erin,che gli sorrise. Lui ricambiò,ma mutò espressione quando notò il ragazzo in piedi,accanto a lei. Aveva il cappuccio viola tirato sulla testa,perciò non riuscì a vederlo in volto << Che vuoi fare? >> gli chiese l’amico,riscuotendolo dallo stato di trance.
Noah continuò a fissare Erin,senza rinfoderare la spada.
<< Stabilisco il territorio >> mormorò con tono pericoloso.
Si incamminò verso il bordo recintato dell’arena,scansando gli altri commilitoni concentrati nell’allenamento.
Bruciò le distanze e passò all’attacco.
Si sporse oltre il parapetto e con misurata decisione,le poso un baciò sulle labbra. Declan distolse gli occhi,ponendoli sul Comandante.
<< Come mai qui? >> esordì allegro,osservandola con un sorriso. Erin ricambiò.
<< Volevo passare a guardarti e approfittare dell’occasione per presentarti un mio amico – si girò verso il mago e sorrise al suo indirizzo per rassicurarlo – Noah questo è Declan. Declan questo è Noah >> annunciò,attendendo una reazione dei due.
Declan porse timidamente la mano e Noah,dopo averlo squadrato,gliela strinse non troppo forte. In quell’istante,riuscì a guardare il mago negli occhi: uno dorato e l’altro color nocciola. Un chiaro segno che quello che aveva di fronte,non era un semplice ragazzo introverso.
<< E’ un piacere >> finse un tono cordiale.
<< Anche per me >> rispose l’altro,fingendosi sicuro.
<< Possiedi la Magia? >> domandò Noah,sotto lo sguardo perplesso di Erin.
<< Come prego? >> rispose l’altro,confuso quanto la ragazza.
<< Intende se hai il Dono >> si spiegò lei,osservando Noah di sottecchi. Lei sperava che il cadetto,vedendo un ragazzo dotato come Declan,capisse che la magia non è né buona né cattiva,ma l’uso che se ne fa che la definisce in un modo o nell’altro.
<< Oh,sì. Ma non ne ho ancora il pieno controllo,sto studiando >> specificò prima che Trimack richiamasse Noah.
<< Scusatemi >> si congedò velocemente,facendo intendere loro che sarebbe tornato.
Declan rimise le mani nelle maniche,osservandolo << Meglio che vada >> esordì.
Erin si voltò a guardarlo << Dove? >> chiese circospetta. Non capiva il repentino cambio di rotta.
<< Devo terminare alcuni compiti,in attesa del Primo Mago... – silenzio - E poi mi sento il terzo incomodo >> ammise infine con un certo rammarico.
<< Non lo sei >> sottolineò la ragazza,poggiandogli una mano sul braccio.
<< Erin,è chiaro che la mia presenza innervosisce Noah. Non voglio creare disagi >> rispose pacato.
<< Ma... >> lui la interruppe,sollevando il palmo della mano.
<< Tranquilla,nessun problema – si affrettò a dire con un sorriso,poggiando la propria mano sulla sua – Ci vediamo domani o eventualmente stasera >>
<< Va bene... >> mormorò Erin,delusa dal suo allontanamento. Si chiese se in quanto mago,Declan non avesse percepito qualcosa che a lei era sfuggito.

****

Stavano camminando attraverso i giardini che costeggiavano le mura del palazzo. Passarono in mezzo ad antiche piazze per la devozione,incontrando di tanto in tanto alcune persone,da sole o in piccoli gruppi,intente a pregare Lord Rahl o il Creatore. Qualcuno,riconoscendo Erin,aveva svoltato e cambiato direzione come se qualcuno li avesse pizzicati. Lei era abituata a quella repulsione.
Sua madre le aveva spiegato che non tutti avevano accettato e molti di quel ‘non tutti’,aspettavano solo che qualcuno esponesse le loro teste o vendesse i loro capelli dopo averli tagliati loro. Erano in pochi ad averle accolte ed un esempio,erano le Mord-Sith e le loro allieve. Le guerriere in rosso sembravano piccole mamme falco quando si trattava di vegliare su di lei o su sua madre. Kahlan aveva detto ad Erin,che alcune la consideravano Sorella d’Agiel,in particolare Berdine. Lei e sua madre erano diventate molto amiche.
Erin ascoltava Noah,che le spiegava quando e come avrebbe raggiunto il grado superiore nell’esercito.
Si fermò sotto le fronde di un pesco << Cos’è che ti infastidisce di Declan? >> domandò e Noah si fermò a sua volta,accigliandosi. Quella domanda lo prese alla sprovvista << Chi? >> chiese.
<< Declan >> ribadì Erin,arcuando un sopracciglio biondo.
<< Oh,il mago... – mormorò lui,distogliendo un attimo lo sguardo dal suo - Non c’è niente di lui che mi infastidisca. Perchè? >> rispose perplesso.
<< Sai che non puoi mentirmi... >> rispose lei,scrutandolo attentamente.
<< Erin,non capisco il problema >> disse lui,facendo spallucce.
<< Non riesci proprio a superarlo... >> sussurrò Erin,più a sé stessa che al ragazzo.
<< Cosa? >>
<< La tua paura per la magia >> disse lei,come se stesse vedendo per la prima volta la verità.
<< Non ti seguo... >> balbettò lui,sempre più confuso.
<< Noah,io non ce la faccio più... – si scostò una ciocca di capelli dal viso,con un gesto rapido della mano - Pensi che non me ne sia accorta? Il modo con cui ti si rivolgono i tuoi compagni... – una lieve brezza sospinse i rami del pesco - “Il Prescelto”... >>
<< Perché dai loro attenzione? Sai bene che sono degli idioti >> aggiunse frustrato.
<< Se lo sono,perché abbassi la testa quando ti chiamano a quel modo? – vide la sua mascella irrigidirsi ed i suoi pugni stringersi lungo i fianchi - Ho visto come mi guardi,ogni sera che entriamo nella mia stanza,quando accendo la candela con la forza del pensiero >>
<< Erin,per me... – sospirò - E’ fuori dal comune. Mia madre mi ha sempre detto che coloro che possiedono la magia sono malvagi >> rispose costernato,cercando di spiegarsi senza compromettere la situazione.
<< Perciò hai dedotto che lo fossi anch’io >> concluse lei,stringendo i pugni a sua volta.
<< No... >> balbettò,cercando una via d’uscita.
<< Allora perché abbassi la testa a quel nomignolo?! >> sbottò la ragazza.
<< Erin... >>
<< Noah,rispondi! >> scoppiò innervosita.
<< Perché sanno cosa sei! Tutti lo sanno cosa sei capace di fare! – tuonò Noah - Temono per la mia incolumità,mi vogliono bene... E’ umano aver paura >> disse prendendo un grosso respiro per calmarsi.
La fissò a lungo e un brivido gli percorse la schiena quando vide l’inespressività di quel volto tanto bello. Nei suoi anni di carriera militare,aveva visto quello stesso sguardo due sole volte in persone diverse: gli occhi verde-smeraldo della Madre Depositaria,in Erin, avevano assunto la freddezza tagliente e l’intensità misteriosa di quelli grigi di Lord Rahl. Un meraviglioso connubio,quanto letale,fra i due.
<< Se tenessi a me,almeno un briciolo di quanto dici,non dovresti temere per la tua incolumità – sussurrò,sibilando tra i denti - Avresti fiducia in me e nelle mie capacità  >>
<< Erin... >> sussurrò,cercando di attirarla a sé.
<< Sai che ti dico? Trovati qualcuno di meno pericoloso... >> rispose lei,prima di allontanarsi e lasciarlo solo sotto quel pesco,in balia del vento che preannunciava il tramonto.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Kahlan era seduta su una panchina marmorea,intenta a leggere un libro di storia antica. Aveva aiutato per tutta la mattina,il marito a firmare le numerose pratiche ma poi,nel pomeriggio fino a quel momento,aveva ricevuto delegazioni e udienze di mercanti e cittadini. Aveva dovuto presiedere a due processi ed ora,voleva rilassarsi con un libro. Il vento le accarezzò il viso mentre girava la pagina. Sollevò gli occhi ed in quel momento,vide un ragazzo. Aveva una tunica e se ne stava fermo,in piedi,a pochi metri da lei. Come se le stesse chiedendo silenziosamente udienza. Si stava guardando intorno e quando si accorse che Kahlan lo aveva notato,abbassò freneticamente il cappuccio e la testa. La guardò da sotto le ciglia,timido e in attesa.La Madre Depositaria lo scrutò attentamente,inclinando leggermente la testa di lato. Era curiosa e piacevolmente impressionata  dalla differenza fra i colori delle iridi del giovanotto,che le stava di fronte,in un atteggiamento timoroso e riverenziale. Ad occhio e croce,gli diede la stessa età di Erin. Vedendo che non accennava a parlare,arcuò un sopracciglio ed il ragazzo si inchinò immediatamente. Kahlan sorrise bonaria
<< Alzati,figliolo... – mormorò e mise via il libro mentre lui obbediva,seppur incerto – Tu sei? >>
<< Declan Aldurren,Madre Depositaria >> rispose quello,schiarendosi la gola.
<< Cosa posso fare per te,Declan? >> domandò con voce rassicurante,quando lo vide tremare.
<< Vorrei sottoporla a due domande,se non vi disturbo >>
<< Ti ascolto >> acconsentì,con un lieve cenno del capo.
<< Il primo quesito si tratta del Primo Mago Zorander... >>
<< Il Primo Mago tornerà a breve. E’ impegnato in alcune faccende al Mastio di Aydindril. – rispose pacata,osservandolo - Immagino che tu sia qui per diventare suo allievo >>
<< Esattamente,mia Signora >> rispose,abbandonando un po’ di paura.
<< Mi spiace che tu debba avere ancora un po’ di pazienza,ma spero che la tua permanenza qui sia stata piacevole fino a oggi >> rispose gentile e per un attimo,le parve di aver visto del rossore sul volto del ragazzo. Quello la fissò a lungo prima di riprendere il controllo delle proprie emozioni.
<< Vi ringrazio,Madre Depositaria. E’ un onore essere qui a D’Hara,nella casa di Lord Rahl. – fece una pausa - Spero di poter avere il piacere di discutere con lui di Magia. So che è il primo Mago Guerriero da tremila anni a questa parte >>
<< In questo momento,Lord Rahl è molto impegnato. – si spiegò senza sembrare brusca - Ma se vuoi posso dirgli di riceverti un giorno di questi >> si affrettò ad aggiungere. Declan sgranò gli occhi.
<< Lo fareste davvero? >> balbettò.
<< Certamente – rispose trattenendo una risatina per l’imbarazzo del giovane - Il secondo quesito qual è? >>
<< Vorrei giurare fedeltà a Voi,Madre Depositaria e all’intero Ordine delle Depositarie >> rispose sempre con più sicurezza. Si stava mettendo a proprio agio.
<< E’ un incarico molto importante. Ci sono molte responsabilità >> lo ammonì seria.
<< Ne sono consapevole mia Signora... – annuì - Vostra figlia,la Principessa Erin,mi ha scelto come suo Mago Protettore. Ma accetterò,solo se voi sarete d’accordo >>. Kahlan sorrise d’istinto. Ora conosceva il motivo del rossore di Declan.
<< Non potrei essere più contenta. – disse - Il fatto che mia figlia abbia scelto un Mago del tuo calibro,per me è una sicurezza in più >>
<< Del mio calibro? >> chiese lui,confuso.
<< Non posseggo il Dono,ma percepisco il tuo Han. Ed è molto potente – si spiegò - Ovviamente,mi aspetto il massimo >> annetté posata.
<< Sicuro,Madre Depositaria >> confermò Declan.
<< Allora... – si alzò,lasciando il libro sulla panchina - Non appena il Primo Mago sarà tornato,procederemo col Giuramento >>
<< Come desiderate,mia Signora – acconsentì lui,con un inchino - Posso servirvi ancora,prima di ritirarmi negli studi? >> domandò cortese.
<< No,puoi andare. Grazie Declan. Mi ha fatto piacere conoscerti... – disse con un sorriso un po’ più accennato - Ora so che mia figlia è in mani sicure >>.
Declan sorrise e la fissò negli occhi << Mi permettete una frivolezza,mia Signora? >>
<< Sì >> concesse lei,giungendo le mani davanti al grembo.
<< Il vostro ritratto nella Sala dei Questuanti non rende giustizia alla vostra bellezza >>
<< Ti ringrazio,Declan. Ma è meglio che Lord Rahl non sappia nulla di tutto ciò >> scherzò lei e Declan la imitò,seppur cercando di darsi un contegno.
<< Lord Rahl è un uomo decisamente fortunato >> disse senza alcuna allusione maliziosa. Era sincero.
Kahlan ridacchiò e lo osservò allontanarsi,chiedendosi che effetto avrebbe avuto quel complimento su Erin.

****

Restò chino sul piano fino a quando il sole era ormai tramontato,cedendo così il posto al crepuscolo. Kahlan ed i suoi figli avevano appena finito di cenare,infatti la loro conversazione si era conclusa dall’altra parte della porta. Il silenzio era calato come un drappo nell’anticamera per poi esser strappato dalle voci di Erin e George che davano la buonanotte a Kahlan. Dopo un paio di minuti,la vide affacciarsi da uno spiraglio della porta << Entra pure... >> le mormorò,senza guardarla. Lei entrò con cautela e si chiuse la porta alle spalle con un braccio << Richard? >> lo chiamò,attirando la sua attenzione.
Lui si sentì perforato dagli smeraldi della moglie,tanto che fu costretto a sollevare la testa per guardarla. Era in piedi di fronte a lui col consueto abito bianco.
<< Mi dispiace... >> sussurrò contrito,riferendosi alla sua assenza durante la cena e,abbandonò il pennino.
<< Di là é avanzata un po' di torta ai lamponi... >> rispose lei,con un lieve sorriso rassicurante.
<< I-Io... – la fissò,scosse il capo ed espirò frustrato – Grazie,ma non ho molta fame >> disse infine,allontanando la sedia dalla scrivania mentre gli occhi di Kahlan si posarono su un foglio,caduto a terra << Cos’è? >> domandò,chinandosi per prenderlo.
Richard si accorse del foglio e la fissò,sperando che non lo leggesse.
<< Oh,non è niente di particolare... >> balbettò.
Stava per aggiungere dell’altro quando Kahlan fece scorrere gli occhi sul testo. Notò che si era irrigidita,pietrificata dal contenuto.
<< Che significa? >> domandò perentoria.
<< Kahlan... >>
<< Richard,rispondi >> lo interruppe bruscamente,fissandolo dritto negli occhi.
Lui si scoprì di essere incapace di sostenere quello sguardo. Abbassò gli occhi sulle proprie mani che teneva molli sul grembo per poi alzarli nuovamente su un punto imprecisato,dietro le spalle della donna.
<< La prima è una profezia – rispose con un mormorio - La seconda sono parole pronunciate da Morgana >> concluse con sguardo vacuo,perso nel vuoto.
<< Tu non credi nelle profezie – disse lei con un cipiglio di nervosismo nella voce - Lo hai sempre detto,anche ai nostri figli >>
<< Lo so,ma... >>
<< Ma cosa?! – lo fermò nuovamente e fece un passo verso di lui,agitando il foglio per enfatizzare ciò a cui si riferisse - Perché mi hai tenuta nascosta una cosa del genere? >> disse irritata.
<< Perché sapevo che saremmo giunti qui! – tuonò Richard - Perché quelle parole mi spaventano e non volevo spaventare anche te! >> concluse,sbuffando mentre si passava una mano sul volto stanco. Il silenzio calò nella stanza,avvolgendoli in un drappo di tensione.
<< Da quanto? >> chiese Kahlan,dopo un paio di minuti strappando quel velo immaginario.
<< Mentre tu eri ad Aydindril... >> rispose lui,guardando il paesaggio fuori dalla finestra.
La luna stava sorgendo e le prime stelle di stavano affacciando,sbucando come margherite su un manto bluastro,quasi nero. Richard si ritrovò a desiderare di vedere quella luna e quelle stelle,sotto le fronde di un pino cavo nella Foresta di Hartland. Gli mancavano molto quei boschi e la loro tranquillità reale.
<< Che significa? >> la voce della moglie lo riscosse da quei pensieri malinconici.
<< Non lo so. E’ sicuro che tu ed io siamo coinvolti... >> mormorò.
Alzò gli occhi su di lei,osservando qualsiasi reazione avesse avuto. Kahlan aveva assunto un’espressione ieratica,inintelligibile che non lasciava trasparire alcuna emozione. Ma Richard sapeva che era angosciata quanto lui << “Colei che veste di bianco”... >> sussurrò mentre sentiva il proprio cuore stringersi nel petto.
<< “Colui che è Vero”... >> aggiunse lui di pari tono. Si fissarono negli occhi per un lungo momento.
<< Cos’è “la Tenebra”? >> domandò Kahlan,dando un veloce sguardo alle parole sul foglio.
<< Zedd pensa che non sia il Guardiano,ma qualcun altro... – allungò le gambe e guardò il soffitto per un attimo - Darken mi aveva già detto che c’era un nuovo pericolo su D’Hara,ma non ha specificato chi >>
<< Che facciamo allora? >> lo interpellò ed un brivido le percorse la schiena quando vide l’espressione del suo amato. C’era qualcosa che temeva di dirle,ma che si sentiva in dovere di comunicarle.
<< Avevo pensato di farti tornare ad Aydindril >> disse infine,dandole le spalle dopo essersi alzato dalla sedia. Kahlan si accigliò e cercò un contatto visivo mentre la morsa al petto si stringeva sempre più.
<< Perché? Richard,tu non mi ucciderai - mormorò,come per convincere più sé stessa che il consorte - Non ne saresti capace... >>. Lui si girò di scatto,puntando il suo sguardo da predatore su di lei.
<< Davvero? Ti ricordi la battaglia nella Valle degli Echi? – non era esattamente una domanda,ma una constatazione - Ti ho picchiata a sangue... >>
<< Eri sotto il controllo di Denna! >> rispose lei,costernata. Stava cercando disperatamente una via d’uscita pur sapendo bene che non c’era.
<< E’ proprio questo il problema! – continuò lui ad alta voce. Socchiuse gli occhi,prendendo un respiro profondo per calmarsi - Non sappiamo in che circostanze avverrà la profezia,ma non per questo,ho intenzione di scoprirlo >>
<< Ma... >> si zittì,quando Richard sollevò l’indice per ammonirla.
<< Sei la persona più importante della mia vita e non voglio perderti... – aveva abbassato il tono di voce - Non voglio essere io la causa della tua morte... >>
<< Richard... >> sussurrò lei,posando il foglio sulla scrivania.
<< Che devo fare allora?! Dimmelo,farò qualsiasi cosa! – agitò le braccia,sollevandole per poi lasciarle cadere lungo i fianchi mentre gli occhi gli si velarono di lacrime - Dimmi quello che devo fare... >>.
Kahlan lo scrutò e comprese,lasciando cadere a terra il foglio. Aveva paura. In tutti quegli anni passati assieme,non lo aveva mai visto in quello stato. Anche quando Denna era tornata,non era stato così terrorizzato come in quel momento.
Avanzò verso di lui e gli incorniciò il volto con entrambe le mani. Richard chiuse gli occhi,tremando e Kahlan gli fece abbassare il capo per potergli dare un tenero bacio sulla fronte.
<< E’ tardi. Hai bisogno di riposare... - disse a bassa voce – Sei stanco e quando lo sei,diventi nervoso >>
Lo prese per mano ed insieme si avviarono nella loro camera. Le candele poste sui mobili,poggiati sui mobili,illuminavano fiocamente l’ambiente rendendolo però accogliente e sereno.
<< Togliti la giacca >> gli suggerì amabilmente. Richard cominciò a sbottonarsi la giacca rossa da Lord Rahl e lei lo aiutò,facendogliela scivolare sulle braccia.

****

Kahlan si svegliò quando girandosi,non avvertì la presenza del marito accanto a sé. Si stirò,osservando la luna pallida pronta a svanire. Mancavano poche ore all’alba. Scostò le coperte,passandosi le mani sul volto e si infilò la vestaglia. Ne chiuse i lembi,legandosi la cintura di raso con un nodo morbido in vita,ed uscì dalla camera. Nonostante il buio,camminò senza emettere alcun suono e si sedette sul divanetto dell’anticamera,accanto al marito che teneva i gomiti poggiati sulle ginocchia e le mani giunte. Aveva lo sguardo perso del vuoto,ma si era accorto subito di lei.
<< Scusa se ti ho svegliata >> disse a bassa voce.
<< Non ti ho sentito vicino... Ormai non riesco a dormire da sola >> rispose con un sorrisetto,poggiando una mano sulla spalla di Richard,che la fissò di sottecchi,posandole una mano sulla sua. La strinse dolcemente,ricambiando il sorriso. Anche lui non riusciva più a dormire senza la moglie accanto.
<< Erin e George? >> chiese premuroso.
Non li aveva visti per l’intera giornata e la cosa lo faceva sentire a disagio con sé stesso.
<< George sta’ bene. E’ un po’ ammaccato per gli allenamenti,ma sta’ bene – lo tranquillizzò,alzandosi per avvicinarsi alle finestre – Erin sta’ bene,credo. Oggi non l’ho vista,ma sembra tutto a posto... >>.
Spostò la tenda e si affacciò,osservando le luci delle biblioteche dell’ala sud,che si intravedevano fra gli alti cipressi del cortile. Richard la osservò scrupolosamente.
<< Come mai quella faccia? >> le chiese,alzandosi a sua volta.
<< Credo che Erin abbia discusso con Noah... >> rispose lei con tono distante.
Richard si chiese come sapesse di Erin e Noah,se non aveva visto la figlia per tutto il giorno. Si disse che probabilmente,era stato il suo istinto materno a dirglielo.
<< Come sta il ragazzo? >> domandò dispiaciuto.
<< Non ne ho idea >> mormorò Kahlan,senza guardarlo. Richard le mise due dita sotto al mento per girarle il volto e costringerla a guardarlo negli occhi.
<< Sai di Erin e Noah,ma non sai come stia lui... – sussurrò sospettoso – Cosa mi nascondi,donna? >>
<< Niente >> rispose lei,fingendosi innocente.
<< Kahlan... >> la richiamò,accigliandosi.
<< Va bene,ti dirò come lo so... – sospirò - Ho conosciuto Declan Aldurren >>
<< Oh,Declan >> borbottò Richard in risposta.
<< Lo conosci? >> gli chiese,sorpresa.
<< Certo – schizzò,quasi come se fosse scontato - Ho ordinato che venisse trasferito dal Palazzo dei Profeti in modo da toglierlo dalle grinfie delle Sorelle della Luce... – la fissò - Come lo hai conosciuto? >>
<< E’ stato un caso fortuito. – specificò Kahlan,allontanandosi dalla finestra - Stavo leggendo in una piazza per le devozioni e lui mi ha raggiunta per farmi alcune domande. Mi ha chiesto di Zedd e di diventare un Mago al servizio delle Depositarie >>
<< Perché? >> chiese lui perplesso.
<< Erin lo ha scelto come proprio Mago >> disse lei,fermandosi al centro dell’anticamera. Le sfuggì un sorriso e Richard non se lo lasciò scappare. La guardò con un’espressione sardonica,attendendo il resto della spiegazione. La vestaglia le disegnava le curve dei fianchi,scendendo poi in modo verticale fino al pavimento,lasciando intravedere appena le dita dei piedi nudi e drappeggiandosi attorno alle gambe lunghe e toniche della donna. La scollatura della camicia da notte,che indossava sotto la veste,lasciava visibili dei segni rosati sulla pelle candida,poco sopra il seno abbondante e sul collo. Segni d’amore di cui Richard stesso,sapeva di esserne l’artefice.
<< Mi ha fatto un’ottima impressione ed ho accolto la sua richiesta – continuò Kahlan – E’ intelligente,brillante e gentile,ma soprattutto educato e rispettoso – arcuò le sopracciglia – Ed inoltre,è anche molto carino >> concluse con un sorrisetto soddisfatto. Richard ridacchiò,scuotendo la testa rassegnato.
<< Perciò ha la tua approvazione anche come pretendente alla mano del Mio Bocciolo? >> le chiese,facendo qualche passo verso di lei. L’allusione al bocciolo era in riferimento ad Erin,chiaramente attua a far “ingelosire” la moglie,che sollevò leggermente il mento con fare orgoglioso.
<< Ti ricordo che ho partorito io i Nostri Boccioli – rispose,calcando ogni signora parola per stuzzicarlo – E sì,ha la mia approvazione. Ma solo se Erin ne sarebbe felice >> aggiunse un po’ più seria.
Lo fissò negli occhi grigi mentre la attirava a sé,tenendola delicatamente per i fianchi. Gli posò le mani sui bicipiti,accarezzandogli i muscoli sotto la casacca.
<< A che stai pensando? >> gli chiese dopo qualche attimo.
<< Che sono schifosamente fortunato >> rispose Richard,scostandole i capelli da una spalla. Si accorse che il contato della proprie dita sulla pelle della moglie,l’aveva fatta rabbrividire tanto da fare socchiudere gli occhi
<< Anche Declan lo ha detto >> rispose Kahlan,sollevando di nuovo le palpebre.
<< Non sono più sicuro di volerlo qui a Palazzo del Popolo >> disse lui giocoso e risero.
Richard la osservò,prima di inclinarsi in avanti per poterla baciare. Lei ricambiò con ardore,facendo scivolare le proprie mani sulle braccia,fino alle spalle del marito mentre i loro respiri si fecero sempre più concitati. Le loro labbra si schiantavano tacitamente,con crescente passione rincarata dalle carezze. Kahlan ritrasse il volto,quei pochi millimetri che le bastavano per riprendere fiato.
<< Manca ancora qualche ora all’alba... >> soffiò,avvertendo il respiro pesante e gradevole di Richard sulle guance accaldante. Gli accarezzò i capelli dietro la nuca,stringendoli leggermente.
<< Che ne dici se ci spostiamo in camera,mia Depositaria? >> le propose sensuale,scrutandola da sotto le ciglia. Lei sorrise,avvicinando le proprie labbra alle sua.
<< Con molto piacere,Cercatore >> rispose con un sussurro.
<< Magari senza questa vestaglia... >> disse con voce roca mentre le toglieva la vestaglia,che si raccolse sul pavimento ai piedi della donna,che reclinò la testa ed espose la gola. Dalla sua bocca,uscì un gemito strozzato di piacere quando avvertì il lieve bacio di Richard sulla pelle,solleticata dal principio di barba sulla sua mascella. Emise un urletto di sorpresa quando improvvisamente,lui la sollevò di peso. Kahlan gli allacciò le gambe attorno al bacino mentre si chiudevano in camera.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Due giorni dopo...

La luna era coperta dalla coltre spessa di nubi,che da quella mattina avevano scurito il cielo sopra la Fortezza.
Le lampade erano l’unica fonte di luce all’interno del tozzo edificio di pietra,somigliante ad un grosso orso in letargo. Le guardie passeggiavano davanti agli ingressi,alle finestre e alle camera più importanti mentre gli inservienti terminavano le pulizie.
Nelle cucine invece,il personale preparava il pane per il giorno seguente. Amaryllis prese il vassoio dalle mani della consorella. Si fissarono per un lungo momento.
<< Attenta: oggi sembrava piuttosto nervoso... >> la ammonì bonaria.
Amaryllis annuì ed uscì dalle cucine con passo abbastanza svelto,senza far colare neanche una goccia d’acqua dalla brocca piena. Facendo attenzione a dove mettesse i piedi,salì le scale che portavano al terzo piano,quello riservato al Supremo e al suo braccio destro,Boris. Nonostante il pieno controllo sui propri poteri di incantatrice,Amaryllis temeva quell’uomo repellente. Aveva modi di fare che spesso nemmeno il Supremo apprezzava. Si ritenne fortunata quando non lo trovò come di consueto davanti alla camera del Suo Signore.
Tenne il vassoio con una mano e con cautela,bussò picchiettando appena le nocche sul battente ligneo. Attese fino a che egli non le rispose.
<< Avanti >> mormorò cupo.
Amaryllis obbedì ed esitando,aprì la porta con la mano libera.
Deglutì mentre si avvicinava al tavolo,posto sulla parete alla sua destra,opposto al letto semplice e privo di sfarzo.
Ansgar stava scrivendo,seduto alla scrivania e quando udì Amaryllis posare il vassoio,abbandonò il pennino.
Sollevò gli occhi,quasi con fare distratto,sul ritratto di fronte a sé.
<< Ci sono novità,Amaryllis cara? >> domandò mellifluo,facendo scorrere lo sguardo sulla donna dipinta.
La ragazza alle sue spalle annuì,pur sapendo che non si sarebbe voltato.
<< Sì,mio Signore... – intrecciò le dita,nervosa – La Prima Truppa ha trovato delle spie. Tre per la precisione. Una è stata uccisa,l’altra decapitata di fronte alla terza spia,che è stato mandato indietro con la testa del compagno,insieme al vostro messaggio >> si spiegò,sperando di poter uscire presto da quella stanza angusta,simile ad un tetro santuario.
<< Bene,puoi andare – la congedò e attese di essere nuovamente solo – Fra poco,sarai vendicata amor mio... >> sussurrò,carezzando i bordi del vestito dorato della donna bionda raffigurata nel quadro,quasi potesse davvero toccarla. Le mancavano tanto quei suoi occhi d’ametista.

****

Richard era solo nel proprio ufficio. Aveva inviato un messaggio nel libro di viaggio a Zedd,chiedendogli di tornare prima. Il pensiero della profezia era diventato assillante ogni giorno di più. E la presenza della Spada della Verità,anziché rassicurarlo lo metteva a disagio.
Sollevò gli occhi sulla porta quando avvertì qualcuno bussare.
<< Avanti >> acconsentì e si alzò di scatto in piedi quando la testa di Zedd fare capolino.
<< Ciao,figliolo >> lo salutò l’Anziano prima di entrare.
<< Finalmente sei arrivato >> mormorò in tono sollevato.
<< Immagino sia per la profezia >> rispose Zedd,chiudendosi la porta alle spalle.
<< Già... – sospirò pesantemente - Ho setacciato gli ar... >>
<< E non hai trovato niente >> concluse interrompendolo. Richard si accigliò.
<< Come lo sai? >> chiese,dando voce alla propria perplessità.
<< Perché ho trovato io il libro che cerchi >> rispose,sollevando un tomo rilegato dall’aria molto vecchia.
La pelle scura del libro era rovinata negli angoli e la rilegatura cominciava a cedere.
<< Ha l’aria molto vecchia >> commentò,aggirando la scrivania.
<< Se intendi più vecchia di me,sì – rispose Zedd con un lieve sorriso sardonico - L’ho trovato nella Biblioteca della Torre >>. Posò il libro sul piano.
<< Ma non è protetta da scudi? >> chiese il Cercatore confuso.
<< No,perché la stanza doveva essere consultabile visti i tomi che conserva. Ma i Maghi di un tempo non erano sprovveduti e crearono un meccanismo molto più sottile ed efficace. Non per questo però,si può considerare tale metodo,banale... – aprì il libro,con fare criptico e fece scorrere velocemente le pagine – Tu ed io possiamo vedere queste pagine piene di parole,ma una persona qualunque vedrebbe solo pagine bianche >>. Scrutò il nipote con aria divertita.
<< Uno scudo applicato alle parole... >> mormorò Richard meravigliato.
<< Oltre che alla memoria di colui che le legge >> specificò il Vecchio.
<< Che vuoi dire? >>
<< Che non potremo impararle a memoria. Dopo un paio di giorni,avremo nuovamente bisogno di consultarlo per conoscere ciò che c’è scritto >> si spiegò,indicandogli il libro.
<< Ma io conosco la profezia e la ricordo bene,ogni singola parola >>
<< Tu non l’hai appresa dal libro,ma da un’altra fonte che non aveva lo stesso tipo di scudo >> rispose,alludendo a Darken Rahl.
<< Hai trovato la profezia dentro questo libro? >> gli chiese,impaziente.
<< Sì ed è anche l’ultima di questo libro... >> mormorò con voce grave.
Richard prese fra le mani il libro,sfogliandolo più o meno velocemente fino alla metà. Lesse le parole che già conosceva e continuò a sfogliare le altre pagine,restando allibito. Bianche. Non una macchia.
<< Com’è possibile? >>
<< Hai letto il nome di questo tomo? >> gli suggerì Zedd,con un cenno del capo.
Richard gli lanciò un’aria critica,chiuse il libro e fissò la copertina.
<< Oltre i confini del Grande Mare – sussurrò – Non capisco... Oltre l’oceano non c’è niente... >>
<< E questo cosa ti fa’ pensare? >> gli chiese con lo stesso tono di un’insegnate che si rivolge al proprio allievo. Richard aggrottò la fronte e cominciò a camminare su e giù per la stanza,tenendo il libro fra le mani.
<< Se oltre l’oceano non c’è niente,allora... – si fermò di colpo e sollevò gli occhi su quelli del nonno - Che gli spiriti ci proteggano... Il mondo potrebbe finire una volta realizzata la profezia... >>
<< Già... >>
<< Ecco perché le pagine sono vuote... >> concluse infine. Girò il libro tra le mani mentre i suoi pensieri si ingarbugliavano fra loro,fino a nascondere sotto cumuli di idee,il nodo centrale della matassa. Doveva trovare una soluzione al problema più grave in quel momento. Il problema che avrebbe impedito la realizzazione della profezia.
<< Zedd,devo sapere una cosa... – disse dopo qualche attimo di riflessione - Ma per farlo,devo ferirmi mortalmente >>. Il Vecchio Mago arcuò un sopracciglio bianco.
<< Richard,posso comprendere... >>
<< No,non è per la profezia... – li fermò con un gesto frivolo della mano - Solo fammi provare e poi ti darò tutte le spiegazioni >>. Posò il libro sulla scrivania e si avvicinò alla sedia,dove era appesa la spada. Se era vero ciò che diceva Darken Rahl sul Palazzo del Popolo,forse poteva ancora fermare quel declino apparentemente inevitabile. Avrebbe salvato la sua famiglia. Avrebbe salvato Kahlan.
Estrasse l’arma,che emise un sibilo metallico mentre la faceva mulinare nell’aria. Impugnò l’elsa con entrambe le mani e posò la punta contro il busto,fra costola e costola. Prese un respiro profondo e affondò la lama nel petto,passandosi da parte a parte. Strinse i denti e tese il collo per lo sforzo di non urlare.
Zedd era pietrificato. Chiuse gli occhi ed incurante del bruciore,che avvertiva al polmone e alla gola,estrasse la spada insanguinata. Per un attimo,sentì le proprie forze venir meno ed affondò nuovamente la spada nelle proprie carni. Al fianco.
Sentì uno strano formicolio pervadergli il corpo e nello stesso istante in cui Zedd gli si fece vicino per curarlo,il sangue aveva smesso di spandersi sulla camicia. Se la tolse e si guardò le ferite,sgranando gli occhi per lo stupore. Si stavano marginando gradatamente. La pelle stava tornando come prima e dopo pochi attimi,delle due ferite restava solo un lieve taglio superficiale ancora aperto. Inspirò lentamente. Anche il polmone era tornato come prima.
Fissò Zedd,in piedi di fronte a lui. Il silenzio era divenuto pesante.
<< Come...? >> balbettò col volto pallido,come i capelli.
<< Sono immortale >> rispose Richard con un sussurro.
<< Ma... >>
<< Rahl aveva ragione. Il Palazzo mi permetterà di governare per millenni... – rinfoderò la spada - Vivrò per sempre finchè resterò qui dentro... >>
<< Spiegati meglio,ragazzo... Mi sto preoccupando >> ammise Zedd,posandogli una mano sulla spalla.
<< Il Palazzo è avvolto da una tela temporale,che non può essere rimossa. La tela impedisce alle persone che vi vivono all’interno di invecchiare e morire,salvo malattie o ferite gravi. Perciò rende le persone immortali... – sollevò una mano per enfatizzare le successive parole - Per coloro che hanno sangue Rahl però,non importa quanti anni abbiano o ne dimostrino,nessun’arma o magia può ucciderli finchè vivono in questo palazzo... >>
<< Ma Kahlan... >>
<< Kahlan non ha il sangue della casata... >> concluse lui,fissandolo negli occhi.
<< Perciò tu credi che la profezia... >> mormorò Zedd,socchiudendo le palpebre.
<< Avevo intenzione di farla trasferire ad Aydindril con te e i ragazzi. Lì ci sono scudi che possono proteggerla... – silenzio - Anche da me... >> aggiunse poi,con tono amaro.
<< La profezia non ti accusa di futuro omicidio >> ribattè il Vecchio Mago.
<< No,è vero. Ma non me la sento di rischiare... >> rispose Richard,passandosi una mano fra i capelli.
<< Potresti far trasferire la Spada... >> gli propose il nonno.
<< Dove? – chiese - Io non dovrei sapere l’ubicazione comunque,altrimenti... >>
<< So io dove nasconderla. Me ne occuperò io... >> lo rassicurò frettolosamente.
<< Però... >> farfugliò Richard,ma Zedd lo interruppe nuovamente.
<< Kahlan non accetterà mai di andare ad Aydindril senza di te... >>.

Angolo Autrice: Salve Lettori! Mi scuso per questo ritardo davvero seccante,ma ho avuto un sacco di impegni fra cui la scuola e... Anche l'amore.
Quest'ultimo in particolare mi ha distolto dalla ff,ma oggi ho buttato giù diverse idee per i prossimi capitoli.
Vista però la data dell'ultimo aggiornamento,non ho voluto farvi aspettare ulteriormente ed eccoci qua.
Spero comunque,nonostante possa risultare un po' corto e scritto frettolosamente,che il capitolo sia stato di vostro gradimento.
Ringrazio tutti coloro che recensiscono (anche se non rispondo alle recensioni,le leggo con molto piacere e le apprezzo molto! :*),ma anche coloro che semplicemente leggono questa e altre mie storie. Grazie a tutti! <3
Al prossimo capitolo!
50shadesofLOTS_ALwayl

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Un colpo netto di spada tranciò a metà il fantoccio,fatto di rami secchi e raccolti in fasci grandi,quanto la vita di Richard,uniti insieme da corde. Berdine ne sistemò uno nuovo e si allontanò dal raggio di azione della Spada della Verità. L’arena dei cadetti si era appena svuotata in seguito alle attività di addestramento delle giovani reclute e,Richard ne aveva approfittato per allenarsi un po’. Le scartoffie gli impedivano da molto tempo di esercitarsi con l’arma che fin dalla più giovane età,era stata appesa al suo fianco. Era diventa quasi un’amica ,una consigliera fidata. Ma era anche una condnna per lui. Il fatto di dover togliere delle vite lo faceva stare ancora male alle volte. Rifiutava spesso la carne,perché ogni qualvolta gli veniva servita,riusciva a vedere solo un cadavere.
Si stupì di come le sue ossa ed il suo fisico un po’ invecchiate riuscissero a reggere il ritmo di un duello. Poi si ricordò il perché e scacciò quella consapevolezza gravante per non distrarsi mentre mulinava la spada.
Erin scese l’ultimo gradino degli spalti e raggiunse lo steccato che correva lungo tutto il perimetro dell’arena e ci si appoggiò con i gomiti per osservare suo padre allenarsi.
Si accorse che quello che diceva sua madre era vero: era come guardare un unico fascio di materia fluida,letale. Restò lì ad ammirarlo,in silenzio prima di allontanarsi per tornare nelle biblioteche. Prese il corriorio e salì la rampa di scale,incontrando Clara. Era una ragazza un anno più piccola che aveva il compito di portarle i pasti,di aiutarla a vestirsi e di svolgere tutti i normali compiti di un inserviente.
Erin però si era molto affezionata a Clara,sempre timida e riservata come dev’essere un’ottima servitrice. Spesso si confidavano l’un l’altra. Erin le aveva donato dei vestiti che non usava perché troppo piccoli e semplicemente perché voleva regalarglieli.
Le sorrise e la fermò con una mano sul braccio prima che si inchinasse.
<< Principessa,vi stavo cercando >> esordì educatamente.
<< Clara per favore,chiamami Erin >> la riprese bonaria la giovane Depositaria per poi riprendere a salire i gradini di marmo,coperti da un tappeto di velluto vermiglio.
<< Vi stavo cercando >> aggiunse la ragazza,seguendola fedelmente.
Erin non la rimproverò nuovamente per la formalità. Sapeva che trasgredire l’etichetta in pubblico,poteva farle perdere il lavoro. Pur sapendo che né suo padre né sua madre l’avrebbe cacciata via,decise di non discutere ancora sulla questione.
<< Vi serve qualcosa? >> aggiunse Clara,affiancandosi a lei.
<< No,Clara grazie. Puoi pure riposarti adesso >> le disse gentilmente.
Clara esitò,osservando le Mord-Sith che passarono loro accanto.
<< Dove state andando? >> chiese ancora.
<< In biblioteca >> rispose Erin,girando a sinistra.
<< Dal Vostro Mago? >> domandò Clara con un sorriso lieve sulle labbra.
<< Sì… - si fermarono di fronte alla porta della bblioteca e si guardarono - Clara… Fa’ in modo che Noah non lo sappia >> le disse con un mormorio.
<< Non preoccuparti,Erin >> le sussurrò,congendandosi con un veloce inchino.
Erin sospirò,ringraziandola con un’occhiata silenziosa. Aprì la porta,facendo capolino con la testa. Scorse Declan seduto dietro ad un tavolo,su cui eran state appoggiate pile di libri.
Erin gli si avvicinò,prese una sedia e si sedette di fronte a lui.
<< Dimmi,mia cara >> esordì il ragazzo,senza guardarla mentre continuava a scrivere.
Erin sorrise senza neanche accorgersene,ricambiando il sorriso di Declan sbocciatogli a fior di labbra.
<< Declan,ti andrebbe una passeggiata nella riserva? >> propose,poggiando i gomiti sul tavolo.
Il giovane Mago sollevò gli occhi sulla sua Depositaria ed aggrottò la fronte.
<< Non dovremmo chiedere a tuo padre? >> domandò con un cipiglio di preoccupazione.
Non voleva certo sfidare l’autorità di Lord Rahl.
<< Mio padre è impegnato adesso e poi sono sicura che non avrebbe nulla in contrario >> rispsoe lei,cercando di convincerlo coi suoi occhi verdi.
Declan cercò di ignorare le farfalle nello stomaco ed il cuore che batteva all’impazzata. Posò il pennino con cura,tentando di darsi un contegno. Era il suo Mago Protettore e non poteva cedere ai propri sentimenti.
<< Va bene,purchè restiamo vicini alle mura di palazzo >> la ammonì con finto tono severo.
Erin si alzò raggiante,incrociò il braccio con quello che gli offrì Declan e si avviarono fuori.

Il giorno seguente…

Nass era intento ad ispezionare le armi,che venivano pulite da alcuni garzoni assunti proprio per quel lavoro. Serviva esperienza per a cura delle lame e la fabbricazione di dardi e frecce. Era importante assicurarsi che la loro armeria fosse sempre ben tenuta. Lo sferragliare della lima ed i colpi dei mertelli sugli incudini erano un unico fracasso dotato di ritmo costante e regolare,come il battito di un cuore.
Prese un’ascia passando il pollice sul filo della lama prima di passarla al fabbro per renderla di nuovo tagliente. Si fermò,drizzando il capo rasato quando avvertì uno strano movimento agitato intorno a loro. Un cadetto di avvicinò quasi di corsa e lo salutò,battendosi il pugno sul petto.
<< Capitano,il Generale Trimack chiede di voi >>.
I sassolini scricchiolavano sotto gli stivali. Nass si avvicinò al suo superiore in comando,guardandolo confuso. Il Generale rimase in silenzio e sollevò il mento per indicare qualcosa davanti a loro.
Nass girò lo sguardo verso la direzione indicatagli e assottigliò gli occhi per poter vedere meglio.
Riconobbe l’esile figura di Rowley che camminava con andamento ciondolante per la spossatezza. Non aveva uno stivale e la divisa da messaggero era sporca di terra e fango rappreso di giorni. Una manica della camicia era a brandelli e sventolava leggermente,sospinta lievmente dalla brezza di montagna.
Il volto era segnato da lacrime,che avevano lasciato un  solco benvisibile sullo strato di sabbia incrostato all pelle del ragazzo dagli occhi azzurro cielo. Nass ebbe un tuffo al cuore quando distinse ciò che teneva in mano. Era la testa mozzata di un altro ragazzo,un’altra spia come Rowley.
<< Dov’è il terzo? >> chiese sussurrando,più a sé stesso che a Trimack.
<< Che il Creatore lo accolga nella sua luce… >> rispose lui di pari tono.

****

Richard scese le scale con passo spedito,facendo rimbalzare il suono dei propri stivali sulle pareti in marmo. Saltò l’ultimo gradino ed entrò in sala del trono, illuminata a giorno dal sole fuori le vetrate in alabastro.
Cara aveva bussato alla sua porta,dicendogli che era richiesto dalla Madre Depositaria con urgenza.
I generali scattarono sugli attenti, nel consueto saluto militare a Lord Rahl mentre Kahlan attendeva in piedi,con le mani giunte davanti al grembo. In quel momento,fece scorrere lo sguardo sulla figura del marito,vestito di tutto punto con la consueta divisa rossa da monarca,che lo faceva apparire ancor più imponente. Gli occhi grigi,apparentemente freddi e penetranti,tagliavano l’aria come la Spada della Verità appesa al suo fianco. Sollevò quegli stessi occhi di tempesta sugli smeraldi della donna in bianco,addolcendo per un attimo l’espressione grave.
Kahlan ricambiò il silenzioso saluto di Richard,con un lieve sorriso impercettibile,che solo lui era in grado di cogliere. I capelli gli si erano rizzati sulla nuca. Qualcosa stava andando storto e  probabilmentec’era di mezzo la magia. A Richard non piacque quella sensazione.
<< Generale Trimack,Capitano Nass – esordì autoritario – Rapporto >> ordinò,assumendo l’atteggiamento delle cariche che gravavano sulle proprie spalle,già dall’età di venticinque anni.
Kahlan aveva assistito alla sua “crescita” come Cercatore,Mago Guerriero ed erede del D’Hara,e comprendeva le motivazioni che ora lo spingevano a comportarsi a quel modo. Da giorni era teso,c’era qualcosa che lo preoccupava. Qualcosa che lei non riusciva a captare.
<< Lord Rahl ieri è tornata una delle nostre tre spie con un solo messaggio… >> cominciò Trimack,spostando il proprio peso da una gamba all’altra col capo chino e le mani dietro la schiena,in segno di forte disagio. Kahlan sapeva già che,quelle che lui e Nass portavano,non erano buone notizie.
Richard lo fissò e come la moglie,comprese che le proprie paure più utopiche stavano prendendo forma,divenendo incubi reali.
<< Allora? >> domandò nervoso.
<< Rowley è tornato al campo con la testa del proprio compagno… >> rispose Trimack,senza guardarlo.
<< Parli al singolare >> gli fece notare Richard con malcelata pazienza.
<< La terza spia,secondo la testimonianza di Rowley,è stata sgozzata con un dacra da una Sorella dell’Oscurità non appena trovata davanti ai suoi occhi >> disse ancora con un mormorio.
<< Dov’è Rowley adesso? >> si intromise Kahlan,dopo un lungo istante di pesante silenzio.
<< L’ho riaccompagnato personalmente qui a Palazzo >> intervenne Nass.
<< Me ne occuperò io >> rispose lei ed il Capitano accennò ad un sorriso riconoscente.
<< Il vostro è un gesto davvero nobile,Milady >> disse dopo qualche istante.
Richard la osservò annuire. Non voleva interromperli,ma doveva sapere se c’era dell’altro.
Guardò Trimack,il cui volto era adombrato di angoscia. Quando risollevò lo sguardo sul proprio Signore,tornò ad assumere una posizione più dritta.
<< Oltre a ciò,gli occhi erano stati cavati dalle orbite >> aggiunse in tono grave.
<< Che significa? >> chiese Richard,non riuscendo più a nascondere la propria ansia.
<< E’ una minaccia di morte. Una minaccia nei miei confronti >> rispose Kahlan,in tono piatto,vedendo che i due graduati non osavano aprir bocca per timore di fare la stessa fine della spia.
La calma che pervase in seguito la sala,si trasformò in un manto polveroso. Richard premette le labbra,riducendole ad una linea sottile e posò una mano sul pomello della Spada della Verità,prima di stringere le dita attorno all’elsa con una presa così ferrea da sbiancarsi le nocche.
Trimack e Nass indietreggiarono di qualche passo per timore della reazione di  Lord Rahl. Erano abituati agli scoppi d’ira di Darken Rahl,ma Richard rimase immobile,con uno sguardo omicida perso nel vuoto.
<< Chi è il mittente? >> chiese puntando improvvisamente lo sguardo su Kahlan,che rimase composta,in piedi sulla predella. Poteva leggere ogni singolo pensiero di Richard,attraverso i suoi occhi nebulosi e cupi. Si ritrovò a pregare gli spiriti affincè non perdesse il nume della ragione.
Ogni volta che il corsorte credesse che lei fosse in pericolo,smetteva di ragionare e agiva d’impulso.
<< Il messaggio è stato firmato da un certo Ansgard >> rispose Nass,restando in attesa.
Richard continuò a fissare gli occhi verdi della propria Depositaria,privi di qualsiasi emozione.
<< Rifersici ad Ansgard che la prossima testa mozzata sarà la sua >> ringhiò,abbastanza forte da farsi sentire dai due comandanti.
<< Abbiamo il permesso di contrattaccare? >> domandò Trimack con cautela.
<< Vi voglio nel mio ufficio questa sera per parlarne. Riposatevi pure – mormorò,senza riusciread ammorbidire la voce – Io devo parlare in privato con mia moglie >>.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Una coltre bassa di nubi aveva avvolto la Valle di Gaha’Mar,ai piedi dei Picchi Gemelli.
La fortezza, ricavata da una caverna interna alla parete rocciosa della montagna a due creste,era a malapena visibile eccezion fatta della finestre,da cui provenivano fiochi bagliori. Le torce erano poche,ma situate in punti strategici. L’unico suono udibile era l’ululato del vento estivo.
Carissa camminò lungo il corridoio. Le suole dei suoi stivali picchiettavano sulla pietra umida del pavimento mentre si dirigeva nella Sala Grande, dove Ansgard la aspettava in attesa dei rapporti mattutini.
Spinse la pesante porta in rame ed entrò di gran passo. Arrivata di fronte al suo signore,si inginocchiò umilmente e chinò il capo. Lui non la vide,poiché era impegnato a guardare il cadavere imbalsamato della sua amata. Le carezzò i capelli biondi per poi sollevare il capo nell’udire i passi della sorella dell’Oscurità avvicinarsi alle proprie spalle.
<< Carissa… - esordì,accarezzando quel nome con la voce – Che notizie porti? >>
<< Ottime,signore – sorrise – Le tre spie di Lord Rahl sono state intercettate. Ne è tornata solo una a D’Hara e col messaggio da voi richiesto >>.
Ansgard inspirò lentamente,assaporando quelle informazioni.
Era l’inizio dello spettacolo.

****

Richard mollò la presa al braccio di Kahlan quando entrarono nella saletta, in cui di solito la giuria si ritirava privatamente per concordare sulla sentenza. Un raggio di sole pomeridiano filtrò dalla piccola finestra,posta in alto. Si chiuse la porta alle spalle con un gesto cadenzato che però tradì la sua furia. Girò lungo tutto il perimetro della stanza, creando uno scudo insonorizzante.
<< Tu andrai ad Aydindril >> esordì brusco.
<< Richard, calmati >> lo richiamò lei,bonaria. Trattenne la nausea,che l’aveva assillata tutta la mattinata fino al capogiro. Viste le notizie date dai rapporti,non le sembrava il momento migliore per parlarne col marito. Si chiese se gli spiriti stessero tramando contro di loro e stessero facendo di tutto per causare problemi. Finalmente stava andando tutto bene.
Erin stava sviluppando i propri poteri di incantatrice e di Depositaria.
George invece stava diventando un ottimo elemento militare,oltre che un Mago talentuoso. I suoi poteri di Depositario erano così deboli,che erano svaniti in pochi anni. Avrebbe potuto vivere sereno,con una moglie e dei figli futuri. Sarebbe stato accettato da tutti.
Ora era di nuovo incinta. Richard amava i bambini.
Il loro rapporto era ogni giorno più saldo e nonostante gli impegni di corte,trovavano sempre dei momenti da dedicare l’uno all’altra. Quei momenti erano celebrazioni del loro amore.
E invece tutto ciò che avevano costruito negli anni,stava andando di nuovo in frantumi.
Prima Darken Rahl,le anime sfuggite all’oltretomba poi lo squarcio nel Velo e la profezia. A tutto ciò,dovette aggiungere uno sconosciuto,che mirava alle loro vite. Si sentiva continuamente sballottata per poi restare con un retrogusto di sconforto.
<< Andrai al Mastio del Mago, dove Zedd potrà proteggerti come si deve >> aggiunse lui,senza guardarla.
<< Richard >> lo riprese lei,stavolta più seria.
<< No, Kahlan! – le puntò un dito contro - Non voglio obiezioni e, i ragazzi verranno con te. Sono tuo marito, il tuo Mago e faccio quello che ritengo più giusto >> ribatté grave.
<< Ed io sono la Madre Depositaria e soprattutto, tua moglie! – rispose lei di pari tono – Ti avverto Richard: sei vicino a prendere un pugno >> lo minacciò,riferendosi al permesso che lui stesso le aveva concesso molti anni addietro.
Richard sbatté le palpebre. Era rimasto interdetto dall’atteggiamento di Kahlan. Capì di star esagerando e prese un profondo respiro prima di parlare nuovamente.
<< Tu, Erin e George dovete recarvi ad Aydindril. Qui non siete al sicuro >> ribadì, ma più pacato.
<< Hai sempre detto che il Palazzo del Popolo è inespugnabile >> rispose Kahlan, aggrottando la fronte confusa. Richard comprendeva quella confusione.
<< Non più. Non per te… >> bofonchiò a bassa voce,rivolgendosi più a sé stesso che a lei.
<< Che vuoi dire? >> domando lei, accigliata quando vide l’espressione di follia sul volto. Espressione che gli aveva visto poche volte. Volte in cui c’era stata di mezzo Denna.
<< Mi ami? >> le chiese Richard improvvisamente.
<< Ma certo,amore… - rispose con  un cipiglio di stizza – Solo non… >>
<< Io sono immortale >> disse interrompendola.
Kahlan aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito. Abbassò gli occhi per un attimo e Richard la prese per le spalle, facendole capire che le avrebbe spiegato tutto. Sollevò lo sguardo, incontrando quello del Cercatore che sospirò. Non voleva che lo credesse un pazzo, così cominciò a parlare.
<< Ricordi la profezia che hai letto sul foglio? – lei annuì – Ho omesso un particolare. Questo palazzo è costruito su una gigantesca forma-incantesimo. Si tratta di uno scudo temporale: qui dentro il tempo,scorre più lentamente sui nostri corpi e sulle mura stesse dell’edificio.
<< Ma… >> si zittì,quando lui sollevò una mano per chiederle silenziosamente di aspettare.
<< L’incantesimo funziona su tutti,ma rende eterni ed immortali,solamente coloro che hanno sangue Rahl… - si allontanò da lei ,continuando a fissarla e sapendo già cosa gli avrebbe chiesto dopo – Sono giorni che osservo le persone che vivono qui con noi,in particolare le Mord-Sith. Cara e Berdine sono rimaste uguali dal giorno in cui sono salito al trono >> disse inquieto,sperando di farle capire la situazione senza perdere la sua fiducia. Aveva bisogno di lei.
<< Comunque sia,loro non sono della casata >> balbettò Kahlan,ancora sconvolta.
<< Lo so e ho provato anche a negare tutto a me stesso – silenzio - Però il dubbio era così assillante,che volevo altre prove. Delle prove solide ed inconfutabili… - fece un passo indietro – E l’ho trovate >>.
Si sfilò il balteo della spada, facendolo passare sopra la propria testa e posò l’arma, assicurata nel fodero, sul tavolo vicino. Portò le mani al collo e cominciò a sbottonarsi la giubba, senza toglierle gli occhi di dosso. Kahlan fece lo stesso, ancora confusa ,ed attese fino a che Richard non terminò l’operazione. Si tolse la giacca per poi sci0gliere le bende che gli circondavano il busto, rivelando la cicatrice sul costato e quella al fianco.
<< Come…? >> sussurrò lei. Le parole le morirono in gola.
<< Ieri ho brandito la Spada della Verità e mi sono ferito volontariamente. La lama è passata da parte a parte – si girò per mostrarle anche le ferite di uscita – Prima al fianco e poi al costato. Mi sono trapassato un polmone, ma niente… Non è successo niente >> mormorò, tornando a girarsi verso la moglie, che lo fissava attonita. Il silenzio cadde pesante fra loro, come una fitta nebbia che le impediva di respirare.
<< Sarei dovuto morire nel giro di pochi istanti, ma l’incantesimo ha cominciato a riparare i danni del mio corpo. Prima il più grave, quello al polmone - si passò una mano fra i capelli – Nel giro di pochi secondi,le ferite erano state rimarginate. Zedd era con me >>
<< Zedd è tornato? >> domandò,compiendo un passo verso il consorte.
<< Sì,credo sia nelle proprie stanze adesso >>
<< Ha trovato riscontri? >> chiese ancora.
<< Dopo l’avvenire della profezia,non sappiamo cosa succederà – ponderò le parole - Forse il mondo potrebbe finire >> disse in tono pragmatico.
<< Ne siete sicuri? >>
<< Abbastanza >> rispose Richard,guardandola dritto negli occhi mentre indossava la giubba da monarca.
<< Richard,non posso andare ad Aydindril… >> insisté Kahlan,inclinando leggermente la testa in cerca di un contatto visivo maggiore. Sapeva che doveva dirglielo. Non avrebbe potuto nasconderglielo ancora per molto. La pancia stava cominciando a gonfiarsi. Non sapeva da quanto lo fosse,ma dal ritardo del ciclo lunare,credeva che si trattasse di almeno tre mesi.
<< Zedd mi ha perfino proposto di nascondere la spada,in modo che la profezia non possa avverarsi – mormorò Richard,cominciando a camminare nervosamente per la stanza - Ma sono comunque dell’idea che… >>
<< Sono incinta >> confessò tutto d’un fiato,interrompendo il suo ragionamento.
Richard si voltò di scatto a guardarla,aveva attirato completamente la sua attenzione. Sul suo volto passarono diverse sfumature emozionali fra cui timore,sorpresa ed infine felicità. Una felicità però,venata dall’inquietudine. Kahlan rimase immobile,immaginando diversi scenari.
<< Sul serio? – lei annuì – Da quanto? Di quanto è in ritardo il tuo ciclo lunare? >> chiese con vago nervosismo.
<< Tre mesi >> rispose, tranquillizzandosi solo quando vide un sorriso sulle labbra del marito.
Richard le si avvicinò,posandole con delicatezza una mano sulla pancia. Osservò le venature degli smeraldi di Kahlan,lasciando che il proprio Han sondasse la piccola vita.
<< Sta’ bene. Benissimo direi… - aveva le lacrime agli occhi per la commozione – Non posso mandarti ad Aydindril >> mormorò dopo qualche istante.
<< No >> assentì lei con un lieve sorriso.
<< Kahlan,la profezia… >> le ricordò angustiato.
<< Facciamo come ha detto Zedd: nascondiamo la spada fino a che tutta questa faccenda non sarà finita >> propose lei,posandogli le mani sui bicipiti.
<< Resta il problema della forma-incantesimo >> continuò Richard preoccupato.
<< Ci penseremo >> sussurrò Kahlan,carezzandogli una spalla.
<< Un altro figlio… >> mormorò roco,posandole le mani sui fianchi per trarla a sé.
<< O figlia – lo corresse - I ragazzi saranno contenti >>
<< Meglio se per adesso la cosa resti fra noi >> la fermò lui,accigliandosi.
<< Perché? >> chiese lei un po’ sorpresa.
<< Le informazioni girano in fretta,non vogliono che arrivino ad orecchie indiscrete >> si affrettò a spiegare. Non voleva farle pensare che non fosse felice di essere padre per la terza volta.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Il sole era oscurato dai fumi, provenienti dalle spaccature del terreno nella Valle di Gaha’Mar e di quelle che correvano lungo i fianchi dei Picchi Gemelli.
Carissa si fermò nella sala dal pavimento in pietra, che fungeva da refettorio per Boris e pochi altri guerrieri al servizio di Ansgard, il Supremo. Il silenzio avvolse il luogo quando si accorsero di lei.
Boris, l’unico uomo a cui Ansgard affiderebbe la vita,si voltò a fissarla. La testa quasi calva era attraversata da una grossa cicatrice che terminava con una curva sulla palpebra sinistra. La mazza puntata che lo aveva colpito molti anni prima gli aveva sfigurato il volto, rompendogli anche il setto nasale. Altre vecchie feritegli avevano deturpato il volto,riducendolo ad una maschera inquietante. Le cicatrici, gli occhi quasi neri ed il petto largo e villoso concorrevano a dargli l’aspetto minaccioso e terribile,che gli aveva fatto conquistare la reputazione attuale. Carissa stessa e molte sue consorelle erano diventate centro delle sue attenzioni particolari. Era sfuggita alla morte, cavandosela con qualche livido, escoriazione o fratture guarite dopo qualche tempo,ma alcune non erano state così fortunate. Lei riteneva che quelle poche Sorelle morte invece, fossero state più fortunate di lei. Il loro corpo poteva anche appartenere a Boris, ma la loro anima sarebbe stata per sempre devota al Guardiano.
<< Il Supremo ci ha convocato nelle sue stanze >> disse autoritaria.
Boris si alzò con un grugnito e la seguì nei corridoi semibui, che compivano un percorso quadrato a chiocciola, che poi si addentrava nella roccia della montagna. Giunsero davanti ad una porta e la aprirono, facendo scricchiolare il pannello e i cardini metallici.
Ansgard sfogliava in modo distratto alcuni volumi di magia. Gli stessi che la sua amata aveva sfiorato con le dita. Farlo gli dava la sensazione di averla vicina. Presto lo sarà, pensò mentalmente.
Quando sentì Boris e Carissa entrare nella stanza, si fermò e voltandosi verso di loro, si alzò in piedi. Infilò le mani nelle maniche della lunga tunica dorata, fissandoli attentamente.
<< Carissa, Boris… - esordì – E’ il momento di attuare il nostro piano >>.
<< Mio signore? >> domandò lei, aggrottando la fronte mentre si rialzava dopo l’inchino.
<< Boris ti accompagnerà a D’Hara – puntò i propri occhi in quelli dell’incantatrice - Dovrai portarmi Richard Rahl >>. Boris annuì quando incrociò lo sguardo del suo Signore.
<< Mio signore, il Palazzo del Popolo è protetto da scudi magici e Lord Rahl è costantemente seguito da Mord-Sith >> rispose dubbiosa. Il sangue le defluì dal volto quando Ansgard si avvicinò a lei, fissando il terreno. Pessimo segno.
<< Carissa, c’è un solo ed unico motivo se mi servo di te e delle tue stupide consorelle – protese una mano e con uno scatto,la afferrò per il mento – Il Vostro Padrone mi ha promesso vendetta per mia moglie Morgana,fornendomi un esercito ed il suo Agente personale, in cambio dell’anima di Richard Rahl. Perciò il tuo compito, non è chiedermi come realizzare il mio progetto, ma di compiere il tuo dovere anche a costo della vita. Perciò sappi che se fallirai, non sarò io a godere delle tue urla di dolore, ma il Guardiano… - si lasciò sfuggire un sorriso sardonico - E tu sai meglio di me, che lì il tempo non ha valore… >> concluse, stringendo ancora per qualche attimo la presa sulla donna, che aveva cominciato a tremare.

Una settimana dopo…
Kahlan si stiracchiò pigramente, allungando le braccia e traendo un sospiro. Richard la guardò di sottecchi, trovando la presenza di sua moglie, una gradevole distrazione dalle scartoffie e dai rapporti che doveva firmare regolarmente ogni giorno. I documenti sembravano non finire mai e Richard attendeva con ansia il tramonto per poter goder appieno della propria famiglia. Ora che Zedd era tornato da Aydindril, i pasti erano delle vere e proprie riunioni familiari. Si sentiva più tranquillo nel sapere che la Spada della Verità era al sicuro, lontana da sua moglie e da mani nemiche.
<< Mancano un paio d’ore all’imbrunire >> mormorò Kahlan, alzandosi in piedi.
L’abito bianco, che le fasciava le forme come una seconda pelle, ondeggiò ad ogni suo passo mentre si avvicinava alla finestra aperta.  L’aria primaverile era più calda, ora che l’estate era alle porte.
Inspirò lentamente, assaporando i profumi floreali provenienti dai giardini sottostanti e si girò nuovamente verso il marito, seduto alla scrivania con la testa china. Lo osservò per qualche istante per poi avvicinarsi alle sue spalle, che prese a massaggiare. Richard sorrise a quel tocco familiare e lasciò andare il pennino.
<< Dovresti riposarti ed affidare queste carte a qualche consigliere >> gli suggerì, prima che Richard tornasse a firmare. Fece scorrere lo sguardo da un foglio all’altro.
<< Mi piacerebbe, ma devo dare l’esempio >> mormorò contrito mentre le delicate mani della consorte alleviavano il dolore alle spalle.
<< Comincio a credere che il tuo piano di chiuderci in camera da letto,sia una buona idea >> rispose lei,chinandosi su di lui e carezzandogli i capelli dietro la nuca.
Richard ridacchiò nel sentire le labbra della moglie solleticargli il lobo di un orecchio. Non riuscendo più a concentrarsi, si girò ed incontrò un paio di smeraldi.
<< Non mi sei di aiuto… >> tartagliò, arcuando un sopracciglio mentre sentiva una mano di Kahlan scivolargli sul petto per poi scendere sempre più in basso. La fermò, afferrandole gentilmente il polso e sporse le labbra. Kahlan si lasciò sfuggire una risatina gutturale,gli regalò un bacio per poi spingerlo via giocosamente. Si drizzò mentre la mano libera del marito le lisciò il fianco con affetto.
Quella carezza la fece sorridere, fermandosi per un attimo ad ammirare gli occhi tempestosi di Richard.
<< Vado a chiedere cosa c’è per cena >> disse prima di uscire dall’ufficio.
Richard la guardò chiudersi la porta dietro di sé per poi tornare sulle carte con un sospiro di rammarico. Anche lui desiderava trascorre più tempo da solo con sua moglie.
Riprese in mano il pennino quando dei brividi gli percorsero la schiena. I capelli sulla nuca gli si rizzarono ed ebbe l’istinto di voltarsi verso la finestra rimasta aperta. Nello stesso istante in cui girò il viso, qualcosa di invisibile gli si attorcigliò al corpo,immobilizzandolo. Poi un sibilo,seguito da uno scatto metallico attorno al suo collo. Un Rada’Han. Cercò di far appello al proprio dono, ma non accadde nulla. Non capiva cosa stesse succedendo. Era rimasto spiazzato dalla velocità con cui era accaduto tutto.
Vide delle ombre proiettate sulla parete. Una donna gli si avvicinò,ma non riuscì a distinguerne il viso perché era nascosto da una velo rosso. Una Sorella dell’Oscurità. Udì altri passi ed un uomo, grosso il doppio di lui e con un’evidente cicatrice sul volto,gli si piazzò di fronte con un ghigno.
Cercò di richiamare il Dono, ma nonostante potesse sentirlo albergare al centro del proprio essere, rimase assopito. Si chiese come i due fossero riusciti a superare i D’Hariani e le Mord-Sith di guardia.
<< Andiamo prima che ci trovino >> ringhiò la donna,che ricevette in risposta uno sguardo omicida dell’uomo, che con tutta calma, si guardò intorno per poi soffermarsi sui piccoli ritratti dipinti.
Vide quello di una ragazza, non più che diciott’enne, con i capelli di un biondo oro e gli occhi verdi. Sorrise e si voltò verso Lord Rahl,che lo fissava truce in silenzio.
<< Chi è? >> chiese,ma lui non rispose.
Richard continuò a guardarlo con gli occhi plumbei. Poteva sentire il potere della Spada, pur non avendola con sé. Cominciò a chiedersi se nasconderla, non fosse stato un errore madornale.
Si chiese anche chi fossero i due,che incombevano su di lui.
<< Non abbiamo tempo per il tuo svago – mormorò agitata - Dobbiamo tornare dal Supremo >>
<< Voglio prima sapere chi è – rispose l’uomo,tornandogli vicino - Rispondi >>.
Richard rimase impassibile mentre si preparò al colpo. Vide il pugno dell’uomo avvicinarsi, poi fu tutto buio.

Angolo Autrice: Salve Lettori! Ecco finalmente il nuovo capitolo. So che è un po' breve e scialbo, ma vi prometto che il prossimo sarà più corposo. Intanto spero che questo sia stato di vostro gradimento.
Appuntamento al prossimo capitolo!
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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Una settimana dopo…

I suoi occhi verdi erano persi nel vuoto, ma vagano comunque per quella stanza in cui non entrava da diversi giorni. Tutto era rimasto intatto e Kahlan sperava di trovare un indizio su chi fosse il rapitore. Nemmeno le sentinelle non si davano pace da allora. Non riuscivano a capire come tutto fosse avvenuto sotto il loro naso. E francamente non lo capiva nemmeno lei. Anche se si fosse trattato di un Mago, c’erano le Mord-Sith.
Camminò lentamente, guardandosi attorno per poi fermarsi davanti alla scrivania. Sul tavolo, c’erano ancora le scartoffie sparpagliate ed il pennino era caduto a terra. Una macchia di inchiostro si era seccata sul pavimento. Sospirò, sedendosi sulla sedia imbottita dopo aver raccolto il pennino, che pulì con un panno che il marito teneva sempre vicino alla boccetta d’inchiostro. Raccolse i fogli in un’unica pila e cominciò a firmare. C’erano rapporti importanti, come quelli ricevuti dalle spie al confine e rapporti piuttosto ordinari, come la lista degli acquisti per le cucine. Quei costi in particolare, si erano molto ridotti da quando Richard e Kahlan avevano assunto il potere: mangiavano cose semplici, come la zuppa di spezie e raramente facevano uso di specialità raffinate, come il fegato di shadrin o pesci oceanici. Molte cose erano cambiate in quel palazzo con Richard. Tutti lo amavano.
Le inservienti sorridevano sempre quando pulivano le camere o quando era loro richiesto qualcosa. Kahlan sapeva che quei sorrisi non erano solo per la bellezza magnetica del consorte, ma per la sua persona. Era in grado di cambiare le persone, le cose, con uno schiocco di dita. Cresciuto nei Territori dell’Ovest, era divenuto un sovrano migliore del fratello. Equo, saggio, magnanimo e all’occorrenza, spietato.
Un vero capo.
Non si stupiva se il rapporto coi figli era solido e di reciproca fiducia, quasi di amicizia.
Ma Richard non era solo una figura importante agli occhi del popolo, sia dal punto di vista politico, come monarca; sia dal punto di vista morale, in quanto Mago Guerriero.
Lei lo conosceva come Richard, il figlio di un uomo dei boschi. Il ragazzo che la salvò sulla cima del Monte Smussato, senza neanche conoscerla.
Le mancava terribilmente. Ogni sera sperava di vederlo entrare negli appartamenti, dopo aver passato l’intero pomeriggio con George ad allenarsi o con Zedd e i maghi arrivati da Tanimura per studiare magia. Pur essendo abituata alla vita di corte, Richard si preoccupava sempre per lei. Non le faceva mancare niente, sembrava che volesse rimediare alla sua infanzia. Faceva in modo che non si annoiasse in nessun momento, che avesse costantemente compagnia quando non poteva offrirle la propria.
D’altronde, non si era mai comportato in modo diverso.
Sfilò un foglio per passare al seguente,ma uno ei tanti scivolò il terra. Si chinò per raccattarlo e aggrottò la fronte quando vide di cosa si trattava.

****

Zedd corrugò la fronte esattamente come aveva fatto lei pochi minuti prima.
<< No, non avevo mai visto questo rapporto. Né Richard me ne aveva mai parlato >> ammise il Vecchio, facendo scorrere lo sguardo sulle righe. Quando ebbe finito, sollevò gli occhi sulla nuora che fissava il tappeto, appoggiata alla scrivania. Era come persa nei propri pensieri.
<< Credi che l’uomo e la donna di cui parlava il mastro siano i rapitori di Richard? >> gli chiese.
<< E’ possibile – rispose – So del messaggio di morte che ti è stato recapitato >>
<< Ansgard >> disse lei a bassa voce.
<< Forse anche lui è coinvolto >> propose con un gesto vago della mano e lei annuì con fare assente.
<< Che significa “Agente”? >> domandò Kahlan, dopo qualche istante. Sembrava che stesse rimettendo a posto i pezzi di un puzzle complicato.
<< Di solito,in magia, definisce il mezzo, che può essere un costrutto,una forma attraverso il quale le entità superiori come il Creatore… >>
<< O il Guardiano >> aggiunse lei e Zedd confermò con un cenno del capo, facendo ondeggiare i capelli nivei lunghi alle spalle esili, nascoste dalla tunica color castagna e fermata in vita, da una cintura.
<< Influenzano il mondo dei viventi – si fermò un attimo, ponderando le parole - Spesso però fa’ riferimento a una persona, genericamente dotata, che si pone al servizio di tali entità… >>
<< Come si può riconoscere un Agente? >> domandò e a Zedd, ricordò il nipote.
<< E’ difficile dirlo. Sono subdoli… >> continuò, scrutandola. Era chiaro che stesse architettando qualcosa.
<< Come Darken >> aggiunse, lanciandogli un’occhiata eloquente.
<< Credi che Rahl abbia a che fare con tutta questa storia? >> chiese, senza essere troppo sorpreso. Anche l’Anziano sospettava che l’ex-despota fosse legato alla sparizione di Richard.
Qualcuno bussò, interrompendoli. Kahlan distolse lo sguardo da Zedd e lo puntò sulla fonte del suono.
<< Lo scopriremo fra poco >> mormorò con una sfumatura pericolosa.
Niente, nessuno era più pericoloso di una Depositaria nervosa. In special modo, se quella Depositaria era Kahlan e il motivo del suo nervosismo erano le condizioni del suo amato.
<< Avanti >> disse a voce più alta e Berdine aprì la porta, facendosi precedere da Darken che avanzò con le braccia lungo i fianchi. Un raggio di sole illuminò il Rada’Han attorno al collo.
La Mord-Sith chiuse la porta dietro di sé e vi si posizionò davanti.
<< Milady… - mormorò Rahl, con una lieve riverenza – Per quale ragione sono stato convocato, di grazia? >>. Kahlan cercò di ignorare il tono di scherno col quale le si era rivolta l’uomo. Cominciò a camminare per la stanza con le mani giunte dietro la schiena, come se stesse facendo una passeggiata.
<< Circa tre settimane fa, uno dei nostri è tornato con un messaggio nemico. Un messaggio di morte nei miei confronti – si fermò, fissandolo dritto negli occhi - Era firmato da un certo Ansgard… >>.
Per un breve momento, Kahlan scorse qualcosa negli occhi azzurri di Rahl.
<< Non riesco a capire >> rispose lui, arcuando un sopracciglio.
<< Lo conosci? >> chiese ancora lei, avanzando di un passo.
<< No >> disse dopo un secondo di titubanza.
<< Stai mentendo >> sussurrò Kahlan, stringendo leggermente gli occhi a fessura.
<< Come fai ad esserne sicura? >> la sfidò Rahl.
<< Non ho bisogno dei miei poteri per vedere che razza di mostro tu sia >> sibilò la Depositaria.
<< Dov’è Richard? >> le chiese, canzonandola.
Lei conosceva quella tattica e stette al gioco, pur non restandone invischiata. Nella sua testa, aveva un piano ben preciso che doveva rispettare se voleva ottenere dei risultati. In parte, sapeva già che Rahl aveva un ruolo in tutta quella faccenda, apparentemente oscura e paludosa.
<< Perché non me lo dici tu? >> rispose lei di pari tono.
<< Io? Non è mica mio marito >>.
Quasi non riuscì a terminare la frase, che Berdine lo colpì alla schiena con l’Agiel. Si inginocchiò a terra, ansante per il dolore della stoccata. Non se lo era aspettato.
<< Non osare parlare in questo modo alla Madre Depositaria! >> lo ammonì, sovrastandolo.
Kahlan accennò ad un sorrisetto compiaciuto, che la guerriera in rosso gradì. Si chinò di fronte a Darken, che puntò gli occhi in quelli verdi della donna.
Sentiva dentro di sé il desiderio impellente di possederla. Nemmeno nel Mondo Sotterraneo, quel sentimento lo aveva abbandonato. Era una sensazione che gli infiammava l’animo ed il fatto che fosse stato così vicino alla sua concretizzazione, gli faceva ribollire il sangue. Inoltre il sapere che Kahlan lo disprezzasse fino a quel punto, non faceva altro che attrarlo ancora di più. Si sentiva come una falena troppo vicina alla fiamma della candela e si stava decisamente bruciando le ali.
<< Vedi, mio caro Darken, non sei nella giusta posizione per poter giocare con me. Una Depositaria completamente fuori di sé – ringhiò intimidatoria - Rispondi >>.
Quello sguardo avrebbe fatto arretrare chiunque, anche le montagne del Rang’Shada.
<< Non conosco nessun Ansgard >> ribadì Rahl, quasi con la medesima cadenza.
<< Davvero mi credi tanto stupida?! – esplose, stringendo i pugni fino a sbiancarsi le nocche - Ho qui un rapporto che dice l’esatto contrario >> disse alzandosi e prendendo il rapporto dalle mani di Zedd, che fissava in silenzio la scena, per mostrarlo a Darken.
<< Ti affidi a delle parole su un foglio? >> la stuzzicò nuovamente.
<< E’ una testimonianza… - parve calmarsi - Per chi lavori? A parte per te stesso, ovviamente >>
<< Se sei in grado di scoprire la verità con un semplice tocco, perché non mi confessi? >> chiese mentre si alzava in piedi, seppur barcollando, sotto lo sguardo circospetto di Berdine.
<< Perché sarebbe troppo semplice. Io voglio che tu soffra prima di morire e poi, mi assicurerò personalmente che tu non interferisca mai più, una volta per tutte, nella mia vita – gli tornò vicino, fino ad un braccio di distanza - Ora dimmi, perché sei qui >>
<< Ve l’ho detto dal primo giorno: ho un conto in sospeso >> replicò, sempre più teso.
<< Perciò se mi concedessi a te risolverei il problema? >> lo provocò quasi sussurrando.
Doveva spingerlo dove lei voleva.
<< Dovresti darmi un figlio per riuscirci >> confermò lui con un sorriso obliquo e sinistro. Lo stesso sorriso che, se non fosse stata spinta da una valida motivazione come in quel momento, l’avrebbe fatta trasalire.
<< Il potere di un Rahl deriva dal sangue, giusto? Non dallo spirito >> mormorò, dandogli le spalle.
<< Esatto >> rispose, guardandola da capo a piedi. Sorrise ancora, sapendo quanto il fratello si sarebbe irritato in quel momento. Anche quel fatto, concorreva alla fantasia smaniosa ed ossessiva di Kahlan.
<< Tu e Richard siete fratelli. Discendete dallo stesso uomo, perciò qualsiasi erede con sangue Rahl, avrebbe lo stesso valore per risolvere questo problema >>.
Quelle parole gli tolsero il sorriso dalle labbra e la donna, pur non voltandosi, lo aveva percepito.
La madre le aveva insegnato come costringere le persone a cedere e dichiararsi colpevole, a terrorizzarle, manifestando le loro paure più recondite anche senza la confessione e delle minacce esplicite.
<< Dove vuoi arrivare? >> le chiese con un cipiglio di preoccupazione e lei tornò a voltarsi per guardarlo in faccia mentre avanzava di nuovo nella sua direzione.
<< Vuoi sapere dove hai sbagliato in quell’ipotetico futuro? – domandò retorica - C’è una differenza sostanziale fra te e Richard: lui non ha bisogno di ricorrere alle cattive maniere per far cadere una donna ai suoi piedi >>. Il fuoco avvampò in Rahl, che dovette far appello ad una forza interiore colossale per poter resisterle. Lo faceva infuriare il modo in cui tutti parlavano di Richard, in particolare la Depositaria.
<< Richard si è accontentato della prima puttanella che ha trovato >> digrignò i denti, beccandosi un colpo d’Agiel al fianco. Stavolta Berdine impresse una rotazione alla bacchetta, susseguita da uno schiocco secco. Era la costola di Darken che si spezzava.
<< Ecco, è proprio questo quello a cui mi riferivo – continuò Kahlan, sollevando l’indice di una mano - Comincio a credere che abbia ragione: non è il sangue a legare due persone. Forse la tua, è semplice invidia – gli si fermò di fronte, a pochi centimetri - Lui riesce a conquistare quello che vuole con la verità mentre tu hai sempre dovuto mentire… Ed hai fallito. Anche con Jennsen… >>.
<< Anche se tu fossi incinta, quel figlio dovrebbe essere mio per risolvere il problema! >> tartagliò mentre doveva lottare contro sé stesso e col dolore al petto. Sapeva che Kahlan non avrebbe mai permesso la sua guarigione e la cosa lo eccitò. Era come se lei stesse cercando di resistergli.
<< Allora preferisco non risolverlo e godere delle tue urla di sofferenza, a meno che tu non decida di collaborare >> mormorò lei, con voce glaciale.
Zedd restò per un attimo attonito. Conosceva perfettamente quella parte di Kahlan, m,a non l’aveva mai vista in  quello stato. Era rabbia pura. Avrebbe ribaltato il mondo pur di riavere Richard.
Darken sorrise ed il Vecchio Mago pensò che dovesse essere impazzito: provocarla mentre era in quello stato, sarebbe stato come firmare la propria condanna  a morte. Un vero suicidio.
Ma lei rimase impassibile, con quell’espressione che solo Richard poteva decifrare con sicurezza e Zedd capì cosa la donna in bianco stava cercando di fare.
<< Perché complicare le cose quando potresti concederti a me per una notte sola, risolvendo la questione e scoprendo quanto tu sia stata sciocca a non farlo prima? >>
<< Non credo che tu sia in grado di superare Richard nel darmi piacere sotto le lenzuola… -  concluse per poi rivolgersi alla Mord-Sith - Niente cibo né acqua e se cambierà idea, avvertimi >>.
<< Come desiderate, Milady >> rispose la guerriera estraendo di nuovo l’Agiel per poi condurre via il prigioniero.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Kahlan camminava a passo lento, ma sostenuto mentre George le faceva di nuovo strada.
Gli alloggi dei cadetti si trovavano in una struttura al di fuori del palazzo e loro stavano attraversando un cunicolo in pietra, che serpeggiava sottoterra. Era una precauzione in più per proteggere i cadetti.
Kahlan aveva parlato con Rowley. Quel povero ragazzo aveva visto in faccia gli assassini dei suoi compagni, descrivendole così l’identità di una Sorella dell’Oscurità e di un uomo di nome Boris.
Non sapeva se erano le stesse persone che avevano rapito Richard, ma il marito non era una persona facilmente impressionabile. Rowley aveva descritto Boris come un armadio a due ante con braccia e gambe, ma le dimensioni del nemico non erano certo un problema per il Cercatore.
C’era una cosa però che non riusciva ancora a capire: perché Ansgard le aveva inviato un messaggio di morte, quando aveva intenzione di rapire Richard? Non aveva alcun senso.
George le stava di fianco, come un giovane leone. Fissandolo con la coda dell’occhio, aveva notato che il viso era maturato, rendendolo sempre più simile al padre, nonostante avesse la sua bontà e lo stesso color mogano dei capelli. Sorrise spontaneamente senza smettere di camminare.
<< Perché sorridi? >> le chiese improvvisamente e lei lo guardò di sottecchi.
Gli afferrò un braccio, coperto dalla divisa in cuoio scuro e George fu costretto a fermarsi.
<< Perché sono orgogliosa di mio figlio – gli scostò una ciocca di capelli dal viso, incrociando un paio di occhi grigi – Assomigli tanto a tuo padre >> sussurrò, quasi più rivolta a se stessa.
<< Mamma, cosa avresti fatto se i miei poteri di Depositario non si fossero assopiti? >> domandò, cambiando completamente argomento. Kahlan si accigliò per poi prenderlo per le spalle.
<< Io sono tua madre e ti avrei amato comunque – puntò il proprio sguardo nel suo - Niente può cambiare questo fatto, capito? >>. Lui annuì e abbassò lo sguardo.
<< Sarei stato comunque il tuo “ometto”? >> chiese, abbozzando un sorriso.
<< Sì – gli puntò un dito contro il petto - E qualunque ragazza ti metta gli occhi addosso, dovrà prima vedersela con me >> lo ammonì, fingendo un tono minaccioso.
<< Su questo non devi preoccuparti, mamma – disse mentre lei le stampava un sonoro bacio sulla guancia - Al momento, ci sono solo due donne che occupano un posto speciale nel mio cuore: tu ed Erin >>.

Il giorno seguente…
Zedd, vestito con una tunica aranciata e dai polsini in broccato d’argento, era ai piedi della predella sulla quale Kahlan sedeva in trono, abbigliata col consueto abito bianco. Accanto a lei in piedi, c’era Erin che per quell’occasione sfoggiava un abito come quello materno, ma diverso nel taglio che risultava molto più squadrato. I capelli biondi e lisci le ricadevano sulle spalle, come una cascata di fili d’oro.
Declan era in ginocchio di fronte a loro e per la prima volta aveva il cappuccio abbassato, rivelando a tutti i capelli corti e corvini. Una corta zazzera gli copriva la fronte e alcune ciocche, oscuravano i suoi occhi ora chiusi in segno di profonda concentrazione. La tunica che indossava era di un intenso color ametista e le rifiniture, i polsini e la cintura erano argentati.
Si sentiva a disagio. Sapeva che tutta la corte, i pochi maghi al mondo rimasti e alcuni ospiti che alloggiavano a palazzo, lo stavano guardando. Sperava che quella cerimonia terminasse presto.
Zedd guardava di fronte a sé, facendo vagare lo sguardo su tutti i presenti senza prestare  loro troppa attenzione. Al suo collo, pendeva l’amuleto di Oloron. Simbolo dei maghi che difendevano Aydindril e le Depositarie. Fra questi, vi era anche Richard.
<< Declan Aldurren, hai presentato richiesta di partecipazione all’Ordine dei Patronum, i Maghi protettori delle Depositarie – i suoi occhi nocciola si posarono sul giovane - Consapevole dei rischi mortali, dei tuoi doveri morali e dei tuoi diritti, giuri di proteggere e difendere la città di Aydindril e l’intera confederazione delle Terre Centrali, ora parte dell’Impero D’Hariano? >> domandò e la sua voce risuonò sulle pareti.
<< Lo giuro >> rispose Declan senza timore.
<< Giuri di rispettare, onorare e proteggere la vita della Madre Depositaria e l’intero Ordine? >>
<< Lo giuro >> rispose nuovamente, con pari intensità.
Il silenzio avvolse la folla mentre l’Anziano continuò in tono solenne.
<< La Madre Depositaria ha acconsentito a tale istanza e di comune accordo con gli altri membri, io Zeddicus Zu’l Zorander, Mago del Primo Ordine, ti nomino ufficialmente membro dell’Ordine dei Patronum – Declan sollevò lo sguardo e al cenno di Zedd, si alzò in piedi, lisciandosi la tunica - In ossequi a tale partito, ti facciamo dono dell’amuleto rappresentativo. Portalo con dignità e onore così come il tuo Dono di mago >> aggiunse, facendo passare il cordoncino sulla testa.
Declan osservò l’amuleto, carezzandolo con una mano e osservò il Primo Mago con un leggero sorriso.
<< Lo farò >> replicò di pari tono prima di voltarsi verso la folla in festa.
Più tardi, dopo un abbondante buffet fu richiesta l’apertura delle danze. Kahlan cedette il posto a Erin che si avvicinò a Declan, intento a conversare col Mago del Secondo Ordine, Silas.
<< Perdonatemi Mago Silas. Potrei rapire il vostro interlocutore per un ballo? >> chiese e Declan rischiò di strozzarsi con il boccone di fagiano alle more.
Si pulì in fretta con un tovagliolo, fissando Erin con gli occhi sgranati. Quella sera pensò che fosse più bella del solito. L’abito bianco le fasciava le giovani forme ancora un po’ acerbe, facendola apparire come uno spirito buono. I capelli biondi non facevano altro che accentuare quelle sembianze.
<< Prego, Vostra Altezza >> concesse Silas ed Erin si protese per poter prendere l’amico per un polso.
<< U-un ballo? Ma io… >> balbettò, seguendola e quasi rischiando di inciampare nella propria tunica.
Lei continuò a camminare fino al centro della sala, posò una mano sulla spalla del giovane e l’altra la tenne in alto. Declan la afferrò esitante prima che la Depositaria fece un cenno all’orchestra.
<< Segui me e rilassati >> gli suggerì, guidandolo in un semplice valzer.
Tutti gli occhi erano calamitati su di loro. Anche gli occhi di Noah, in piedi in mezzo agli spettatori, con le braccia dietro la schiena. Il suo compito era quello di scandagliare gli invitati, ma non riusciva a distogliere lo sguardo da Erin. Erano settimane che non si rivolgevano la parola.
<< Visto? Non è così difficile >> sussurrò lei all’orecchio di Declan, che sorrise appena prima di farle fare una giravolta per poi tornare alla posizione originale. Strinse un poco la stretta attorno ai fianchi della ragazza, che seppur piacevolmente sorpresa da quell’audacia improvvisa, non lasciò trapelar nulla dal suo volto. Sarebbe voluto scomparire per l’imbarazzo di esser così vicina a un ragazzo in una sala gremita di persone importanti, ma riuscì a non arrossire.
<< Perché sono in compagnia di una ballerina provetta >> rispose di pari tono, facendola ridacchiare.
Noah non poté sentire le loro parole, ma gli bastò vedere la ragazza che amava fra le braccia di un altro.
Kahlan osservava la scena con un sorriso malinconico a fior di labbra. Erin rideva mentre Declan le sussurrava qualcosa, circondati ben presto da altre coppie di invitati.
Era una festa e l’atmosfera era allegra, ma Kahlan non riusciva a vedere il colore. Non riusciva nemmeno a sorridere. L’atto di far curvare le labbra lo aveva imparato con Richard ed ora che lui non c’era, era tornata alla Kahlan di un tempo. La gelida, imperscrutabile Madre Depositaria.
Zedd le si avvicinò con discrezione, unendosi a lei. Aveva notato benissimo l’atteggiamento della nuora, così come le Mord-Sith. Le guerriere in rosso erano diventate ancora più nervose semmai fosse stato possibile.
L’Anziano osservò la nipote ballare e sorrise.
<< Mi ricordano molto due giovani pazzerelli che conosco… >> mormorò, inclinandosi un poco verso Kahlan che ridacchiò divertita.
<< Che ne pensi di Declan? >> aggiunse un po’ più seria.
<< Mi sembra un ragazzo a posto. E’ molto scrupoloso e a tratti pignolo, ma queste sono qualità importanti per un Mago – la scrutò attentamente -  Non balli? >>
<< Ah, io… - lo guardò, infossando la testa nelle spalle - Non so >>.
<< Somiglio così tanto ad una rana bollita? >> scherzò il Vecchio.
<< No - rise - Va bene. Sono sicura che a lui non dispiacerà >> mormorò, accettando la mano.
Zedd la strinse gentilmente, guidandola fino al centro della sala. La guidò nel valzer, mantenendo il silenzio fino a quando non notò delle lacrime negli occhi di Kahlan.
Sapeva come si sentiva. Aveva provato lo stesso identico dolore per la propria moglie, Erylin.
Ma quella per Zedd, fu la prima volta: non aveva mai visto una lacrima sul volto della Depositaria. Da sempre, anche durante la lotta contro Rahl, si era dimostrata forte nonostante la giovane età e spesso lui stesso, si chiedeva come riuscisse a trovare tanto coraggio, ma anche tanta saggezza.
Ora però mentre danzavano nel bel mezzo di un festeggiamento, gli sembrava una bambina orfana d’amore. La bambina che era stata prima di Richard. La osservò asciugarsi freneticamente gli occhi prima di rivolgergli uno sguardo eloquente.
<< Vedrai che starà bene… - le sussurrò, in modo che nessun altro potesse accorgersene - Non è il momento di dubitare di tuo marito >>.
Kahlan riuscì a rispondere con un semplice cenno della testa.

****

Richard schiuse appena gli occhi, incontrando solo il buio che si dipanava oltre il confine del cono di luce, creato dalla luna. Il disco pallido brillava nel cielo cupo, fuori dalla finestra, insieme ad un manto stellato. Una fitta dolorosa alla testa lo costrinse a restare sdraiato a terra, su un pavimento di pietra umida e gelida. Si lasciò sfuggire un lamento e non appena la stanza smise di vorticare, si puntellò su un  braccio e si sedette con fatica. Si appoggiò con la schiena al muro, prendendo un profondo respiro e strizzò un poco le palpebre, cercando di scorgere qualcosa che gli facesse capire dove si trovasse. Non ricordava niente, tranne solo che un uomo grosso il doppio di lui, lo aveva colpito con forza tramortendolo.
Portò istintivamente una mano sul fianco, cercando il pomello dell’elsa della Spada della Verità. Poi ricordò. L’arma era al sicuro, in un luogo segreto a tutti tranne che a Zedd.
Kahlan.
Fu il suo primo pensiero. La cercò con gli occhi grigi, ma non la vide.
Riconobbe solo l’inferriata che separava la porta di  metallo dalla stanza, dove l’aria sfrigolava. Era una cella di massima sicurezza, con scudi magici. Molto simile a quella in cui Denna lo aveva torturato.
Sperò che si trattasse di un sogno, uno dei consueti incubi mnemonici che lo svegliavano quasi ogni notte. Se fosse stato così, pregò che Kahlan lo svegliasse.
La chiamò, ma non rispose. Udì l’eco della propria voce estinguersi, fino a essere sostituito da due serie di passi. Una era pesante, accompagnata dal tintinnare di catene mentre l’altra era più leggera ma tipica di uomo. Poi uno scatto metallico si spense nell’aria, rimbalzando sulle pareti scure, seguito dallo scricchiolio della porta che si apriva. Due figure entrarono nella cella nello stesso istante in cui Richard si alzò in piedi.
L’uomo che lo aveva rapito si sporse appena verso il cono di luce, consentendogli di vedere le innumerevoli cicatrici che gli deturpavano il volto truce. Accanto a lui, la seconda figura più snella e slanciata restava immersa nel buio, nel più completo silenzio.
Richard non ne era sicuro a causa del Rada’Han, ma percepì una fonte magica di fronte a sé.
<< Finalmente ho l’opportunità di conoscerti, Lord Richard Rahl >> mormorò lo sconosciuto. La voce era voluttuosa e calda, quasi quanto quella di Darken. La voce di un demone.
<< Dov’è mia moglie? >> chiese, stringendo i pugni fino a sbiancarsi le nocche.
<< Lascia che rassicuri il tuo tenero cuore: è viva – la figura si avvicinò di qualche passo - Per il momento… >>. Il cappuccio tirato sulla testa gli impedì di vedere chiaramente il viso del suo interlocutore, ma il Cercatore aveva già intuito la sua identità. In fin dei conti, il fabbro Eriksen era stato vago, ma preciso nella sua descrizione. Notò la barba rada che contornava la mascella, terminante in un pizzetto che decorava il mento sporgente. A Richard, rammentò un serpente.
<< Cosa vuoi, Ansgard? >> ringhiò e l’uomo sollevò gli occhi su di lui.
Richard rimase per un attimo colpito. Le iridi di quell’uomo erano così chiare fino quasi a scomparire nel bianco, lasciando ben visibile solo la pupilla, più nera della pece.
<< Come conosci il mio nome? >> sussurrò quasi più rivolto a sé stesso e Richard lo schernì con un sorrisetto obliquo. Aveva visto il suo nemico vacillare.
Schioccò le dita ed altri due uomini entrarono nella cella, rendendola ancor più piccola visivamente. Le due guardie erano poco più basse di Boris, che lo fissava con un ghigno. Con un cenno della testa da parte di Ansgard, Richard venne afferrato per le braccia.  Cercò di liberarsi, come un gatto arrabbiato chiuso in un sacco, ma i due bruti lo trattennero con forza.
<< E’ difficile rispondere a questa domanda. Ci sono tante cose che voglio – esordì Ansgard dopo un lungo momento di silenzio - Ad esempio, la Spada della Verità >>
<< Sei cieco. Non l’ho con me >> sibilò e Boris lo colpì allo stomaco.
Richard non fece in tempo a piegarsi su sé stesso che l’uomo lo colpì una seconda volta. Più forte, sotto al mento. Per poco non gli ruppe la mascella. Le percosse lo stordirono, ma non svenne.
Denna gli aveva insegnato a resistere.
<< Uccidimi se vuoi,ma non saprai mai dov’è la spada >> rantolò, sputando del sangue.
<< Boris – mormorò Ansgard al suo sottoposto per evitare il peggio - Dimmi dov’è quell’arma >>
<< Non te lo dirò mai, neanche sotto tortura >> ansimò Richard. Per quanto non volesse ammetterlo, Boris gli aveva fatto male. Sentiva già il principio di un’emicrania.
<< Conosco metodi molto sottili per scioglierti la lingua >> sussurrò Ansgard velenoso, avvicinandosi un poco a lui. Boris sorrise di nuovo.
<< Davvero? Fin’ora non ho visto niente di speciale >> rispose lui di pari tono.
<< Fidati, presto otterrai ciò che vuoi – girò il viso verso l’uomo sfregiato - Preparalo per l’interrogatorio >>
<< Tu non sai con chi stai giocando… >> lo minacciò mentre riprese a dimenarsi.
<< Ah no?! >> disse Ansgard, arcuando un sopracciglio scuro.
<< Tu non hai la più pallida idea di chi sia mia moglie. – si sorse verso di lui, fissandolo negli occhi - Non sai niente di me e presto ti accorgerai quanto sia terribile tenerci al guinzaglio >> aggiunse, col tono di chi porta solo la morte. 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Due giorni dopo…
Erin si spostò i capelli, appena pettinati su una sola spalla. Si era svegliata presto quel mattino per poter tenere compagnia a sua madre. Avrebbero fatto colazione insieme e si sarebbe poi recate al mercato con la cuoca del palazzo. Svoltò l’angolo ed imboccò la rampa di scale che portava agli appartamenti privati di Lord e Lady Rahl. In assenza di suo padre, Zedd le avrebbe accompagnate.
<< Erin >> la chiamò George, obbligandola a fermarsi.
Suo fratello, vestito con una semplice casacca, un paio di pantaloni e stivali, era in piedi in fondo alle scale.
<< Sì? >> gli sorrise e lui ricambiò appena. Sembrava preoccupato per qualcosa.
<< Hai notato niente di strano nella mamma? – chiese - Non mi riferisco all’assenza di papà… >>
<< No, perchè? >> rispose lei, accigliandosi.
<< E’ da qualche giorno che quando le sono vicino… >> si interruppe come se non trovasse le parole adatte.
<< Cosa? >> lo incitò, scendendo qualche gradino.
<< E’ come se ci fossero due persone… >>.
Quell’affermazione le fece arcuare un sopracciglio.
<< Sicuro che non sia solo una tua impressione? >> domandò scettica.
<< L’ho sondata col mio Han >> aggiunse lui, più serio.
Era pur vero che i poteri di Depositario in suo fratello erano pressocchè estinti, ma al contrario di lei, il suo Dono di mago si stava evolvendo. Alle volte, riusciva a vedere un alone sfrigolante che lo avvolgeva. Suo padre le aveva detto più volte che quello, era l’aura interiore.
<< Ci presterò attenzione >> lo rassicurò e finalmente, le sorrise prima di allontanarsi.

Bussò alla porta mentre ripensava alle parole del fratello…
E’ come se ci fossero due persone…
E se suo padre fosse morto e quello che George avvertiva, non era nient’altro che il suo spirito?
Scosse il capo mentre sua madre le diceva di entrare. Doveva esserci un’altra spiegazione. Suo padre era vivo e sarebbe tornato a casa. Doveva.
Con una mano, spinse la porta per poi richiuderla nuovamente alle proprie spalle.
<< Mamma? >>
<< Sono in camera >> rispose con la voce ovattata.
Erin si girò e aprì la seconda porta che dava sulla stanza da letto, dove sua madre combatteva col corsetto di un abito rosso. Era la divisa da Lady Rahl.
Le si avvicinò e cominciò a stringere i lacci del corpetto semi rigido
<< Come mai non indossi quello bianco? >> le chiese cautamente.
<< Tuo padre non c’è e devo fare le sue veci… - allungò una mano dietro di sé, indicandole i lacci - Lascialo un po’ lento >> le suggerì ed Erin aggrottò la fronte.
Si chiese il motivo di quella richiesta, ma obbedì e terminò l’operazione facendo un doppio fiocco. Osservò sua madre lisciare la stoffa nera e lucida della sottogonna prima di sedersi per acconciarsi i capelli lunghi.
In quel momento, si rese conto di quanto fosse realmente bella sua madre. La schiena dritta, la pelle quasi diafana in netto contrasto col mogano dei capelli e col colore dell’abito rosso sangue. Il corpo forte e slanciato non era quello di una donna vicino ai quarant’anni, ma quello di una vent’enne. La serietà del suo volto angelico però mostrava la maturità della Depositaria di fronte a sé.
Kahlan, sentendosi studiata, sollevò fugacemente gli occhi su quelli di sua figlia che si riflettevano nello specchio. Nonostante fossero verdi, avevano la stessa intensità di quelli del consorte.
Gli occhi penetranti di un Rahl.
Rabbrividì perché era come se fosse Richard a guardarla e, non sua figlia.
Le accennò un sorriso mentre sistemava una ciocca ribelle dietro il lobo di un orecchio. Erin ricambiò il gesto mentre faceva appello al proprio Han. I capelli dietro la nuca le si rizzarono quando avvertì qualcosa di estraneo. Si accorse che non era una presenza esterna a sua madre, ma interna.
Restò paralizzata mentre Kahlan si infilava la giacca color sangue, decorata sulle spalle con ghirigori in oro. La stoffa più stretta in vita, scendeva verticalmente verso il pavimento drappeggiandosi attorno alle sua spalle ma lasciando un corto strascico dietro di sé, come se fosse un normale vestito.
Chiuse i bottoni dorati all’altezza del ventre per poi giocherellare nervosamente con i merletti delle maniche a tre quarti. L’unica nota frivola di quell’abito formale e sobrio.
<< Mamma… >> sussurrò.
<< Sì, Erin… >>
<< Sei incinta >> aggiunse con un fil di voce prima che qualcuno bussasse alla porta.
Kahlan fissò il battente e poi di nuovo sua figlia.
<< Non dire nulla su questa conversazione >> la ammonì ed uscì dalla camera.
<< Milady, mi spiace disturbarla a quest’ora >> esordì la guerriera, in attesa nel bel mezzo dell’anticamera con le braccia dietro la schiena.
<< Nessun disturbo, Berdine. Dimmi pure >> mormorò lei in risposta.
<< Il prigioniero vuole parlare >> rispose la bruna con un lieve sorrisetto.

Le segrete erano un luogo piuttosto buio. Nonostante si trovassero sotto terra, erano pulite regolarmente. L’umidità, che però trasudava dalle pareti di pietra, rendeva afoso l’intero ambiente e le aveva fatto attaccare la stoffa dell’abito alla pelle, ma Kahlan non se ne curava più di tanto.
Darken Rahl avrebbe parlato.
Avevano appena superato le carceri per ladri e tagliagole da strapazzo ed alcuni, vedendola, avevano allungato le mani oltre le grate. Alcune dita le avevano artigliato la gonna mentre altri le avevano fischiato o urlato oscenità. Berdine si era fermata di scatto, facendo guizzare un Agiel nella mano che aveva poi puntato sulla gola di un uomo.
Il ladro era morto agonizzando ed in quel momento, tutti i detenuti avevano smesso di fiatare.
Berdine la guidò verso un portone di legno, sorvegliato da Ulic ed Egan. Erano i due soldati più strambi che Kahlan avesse mai conosciuto. Per chi non era solito frequentarli, li scambiava facilmente per dei bruti senza scrupoli. In realtà, si erano dimostrati timidi come bambini i cinque anni, soprattutto nelle occasioni meno formali. Ma sia lei, che Richard, avevano imparato a non sottovalutare i due uomini.
Ulic ed Egan, in piedi e con le possenti braccia incrociate sul petto, si drizzarono come punti dagli spilli non appena la videro. Le sorridevano ogniqualvolta la incrociavano per i corridoi, durante i turni di guardia. Ma in quel momento, quando notarono l’insolito abbigliamento sanguigno da Lady Rahl, divennero subito inquieti. Avevano intuito che c’era qualcosa di serio sotto il proprio abito inusuale.
Si spostarono di lato e con un braccio ciascuno, spinsero i battenti della porta per lasciarle passare.
Kahlan continuò a camminare, guidata dalla Mord-Sith che teneva in mano una torcia per fare luce. Si stavano addentrando nelle viscere del Palazzo del Popolo.
Ora si trovavano nella zona di massima sicurezza, dove le celle erano schermate dalla magia.
Percorsero ancora un altro corridoio prima di fermarsi di fronte ad una porta, sorvegliata da Cara che le saluto con un cenno della testa. Berdine infilò la torcia nel gancio alla parete mentre Cara apriva la cella per poi richiuderla una volta che le due donne fossero entrate.
Il sole filtrava dall’unica finestra, chiusa da una grata, illuminando quel che bastava per permettere a Kahlan di vedere Darken. Era seduto in terra con la schiena appoggiata alla parete, dove era fissata un’unica catena, lunga appena trenta centimetri. All’estremo di quest’ultima, c’erano delle manette che trattenevano i polsi del prigioniero, impedendogli anche il minimo movimento.
Addossato alla parete opposta, c’era uno sgabello su cui era stata poggiata una brocca d’acqua. Vedendola, Kahlan lanciò un’occhiataccia alla Mord-Sith.
<< Avevo detto niente acqua >> ringhiò e Berdine spostò il peso da una gamba all’altra.
<< E’ stata riempita ieri, mia Signora >> mormorò.
Kahlan non rispose. Oltre a privarlo dell’acqua, volevano che soffrisse ancora di più. La cella non era grande, ma la catena poco estesa gli impediva comunque di raggiungere la brocca che si trovava a pochi metri. Era una tortura psicologica oltre che fisica.
Darken la fissò in silenzio. La Depositaria era abbigliata nello stesso modo in cui l’aveva scoperta mentre tentava di uccidere il loro unico figlio, Nicholas. Voleva ardentemente che accadesse di nuovo, solo per possederla come aveva fatto in quel futuro.
Ma ora era diverso. Non era fragile come in quel caso. Quella che aveva dinanzi a sé, era la Kahlan Amnell che gli aveva mosso guerra. Era la Madre Depositaria e quel che era peggio, era che non era calma.
Nel futuro, si era mostrata vulnerabile e fragile come uno stelo d’erba. Ma ora, era una storia completamente diversa. Ringraziò il fatto di essere immune dalla confessione.
Kahlan giunse le mani davanti al grembo ed assunse un’espressione ieratica, impassibile.
<< Se vuoi parlare, parla. Ora. >> disse in tono autoritario.
<< Ti ho fatta chiamare per proporti un accordo: liberami e ti dirò tutto quello che vuoi sapere – deglutì nel vedere gli smeraldi della donna - D’accordo… Ti dirò tutto e dopo mi farai uscire >>
<< Io ti propongo un altro accordo: tu mi dici tutto e io eviterò di farti a pezzi con le mie mani – sibilò, compiendo un passo verso di lui - Perché sei qui? >>.
<< Devo svolgere una missione per conto del Guardiano >> rispose, sedendosi più composto.
<< Che genere di missione? >> domandò con voce gelida.
<< Devo aiutare Ansgard >>
<< Va’ avanti >> lo sollecitò, senza abbandonare la postura.
<< Ti ho detto perché sono qui >> sorrise Darken.
Kahlan ricambiò il sorriso, ma non c’era malizia. Quello era il sorriso che prometteva guai.
<< E non c’è altro che dovrei sapere? – domandò fingendosi ingenua mentre tornava verso lo sgabello - Hai sete? >> aggiunse, afferrando la brocca. Lentamente la inclinò e l’acqua cominciò a cadere, picchiettando sulla pietra coperta da del pagliericcio, ormai scurito dalla sporcizia.
<< NO! >> gridò Rahl, fissando l’acqua che scendeva senza poterla assaggiare.
<< Va’ avanti o la verserò tutta… >> lo minacciò ancora, senza mettere via la brocca.
Avvertì una sorta di sadico piacere nel vedere Darken Rahl, l’uomo che aveva massacrato, trucidato intere famiglie di uomini, donne e bambini per anni, che poteva opporre resistenza ad un’Agiel, implorare pietà solo per una misera goccia d’acqua. Lo stesso uomo che aveva causato sofferenza a lei e a Richard.
<< Circa diciassette anni fa, avete ucciso sua moglie >> disse frettoloso e Kahlan smise di versare il liquido.
<< Sua moglie? >> chiese confusa.
<< Credo che si chiamasse Morgana. Conserva il suo cadavere in una teca di cristallo, avvolta in una tela magica >> aggiunse, umettandosi con la punta della lingua le labbra screpolate.
<< Morgana… - sussurrò Kahlan, più rivolta a sé stessa - Quindi si vuole vendicare >>.
Ora i pezzi del puzzle stavano combaciando ed i fili di quell’intricata matassa si stavano sbrogliando.
<< Esatto >> rispose Rahl e Kahlan sollevò gli occhi su di lui.
<< E tu cosa c’entri? >> chiese ancora e vedendo il sorrisetto di Darken come unica risposta, versò altra acqua sul pavimento.
<< Va bene, va bene! – si dimenò - Ansgard ha chiesto aiuto al mio padrone: vendetta per l’anima di Richard. Io dovevo aiutarlo >>
<< Nessuno fa’ niente per niente >> borbottò lei, lasciando la frase in sospeso.
<< In cambio, sarei tornato in vita >> aggiunse Darken con un sospiro.
<< Il lupo perde il pelo ma non il vizio… - commentò, tenendo la brocca sollevata pochi centimetri dallo sgabello - Se vuole Richard, perché non lo ha già ucciso? >> chiese, senza guardarlo.
<< Il legame è ancora attivo? >> rispose lui con un cipiglio di sorpresa.
<< Sì >> si intromise la Mord-Sith, rivolgendogli un’occhiata torva.
<< Perché ha mandato un messaggio di morte indirizzato a me? >>
<< Non lo so >> borbogliò lui.
<< Darken, non sono una donna paziente – inclinò nuovamente la brocca - Rispondi >>
<< Giuro che non lo so! Io dovevo solo fare in modo che Ansgard riuscisse a rapire Richard >> rispose sperando che gli desse un sorso d’acqua.
Ma a lei non bastava e continuò a lasciar cadere l’acqua.
<< Perché? >> domandò ancora.
<< Fa’ parte della sua vendetta, non lo so! >>
<< E la profezia? Che significato ha? >>
<< Che diavolo ne so, stupida femmina, non sono un profeta! >> rispose sempre più disperato.
La guerriera in rosso gli tirò un manrovescio con la mano coperta dal guanto borchiato. Rahl grugnì per il dolore, ma non riuscì a prender fiato prima che la donna lo colpisse ai reni con l’Agiel.
Kahlan lo fissò contorcersi dal dolore ancora qualche istante mentre rimetteva la brocca semivuota sullo sgabello. L’acqua era stata già assorbita dalla pietra ed il prigioniero non sarebbe riuscito neanche a leccarla.
<< Berdine, lo voglio vivo – li gardò severa - Con tutti i pezzi >> annetté, comprendendo i pensieri della guerriera. Riluttante, quest’ultima obbedì e rinfoderò la bacchetta.
Kahlan si avvicinò al prigioniero, ancora ansante per la sofferenza. Non credeva che Rahl potesse piangere come un bambino indifeso.
<< Hai detto che tiene il cadavere imbalsamato della moglie… - puntò il proprio sguardo su quello dell’uomo - Dove? >> chiese con un tono che non avrebbe ammesso repliche.
<< Rispondi a Lady Rahl >> lo mise in guardia Berdine.
<< Nel proprio mastio, sulle pendici dei Picchi Gemelli nella Valle del Gaha’Mar >> rispose Rahl, guardando la sua carceriera.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Qualche mese dopo…
Le torce bruciavano appese ai lati della cella, lasciando odore di pece che attempava l’aria già afosa per l’umidità. Le fiamme tremavano, creando sfumature aranciate sul muschio, che aveva attecchito sulle pietre delle pareti.
Richard emise un lamento mentre apriva piano gli occhi pesanti. Ricordava ben poco di ciò che gli era successo. Aveva provato a tenere il conto dei giorni, ma sospettò che ormai si trattasse di settimane se non di mesi. Il giorno e la notte erano confusi. C’erano volte in cui non lo facevano dormire e lo sottoponevano a torture che, a confronto dell’addestramento di Denna, sembravano punture di spillo. Ma quella non era la parte peggiore. Non erano le dita rotte o i denti scheggiati che temeva.
La settimana prima lo avevano lasciato senza cibo e abbastanza acqua per non morire ed ora, Boris si stava divertendo su di lui da quasi due giorni. Fino a quel momento, c’era andato piano perché Ansgard lo controllava. Non gli aveva fatto domande dopo la prima volta e Richard sapeva il perché.
Aspettava che lo implorasse di smettere per poi farsi dire tutto quello che voleva sapere.
Solo che Richard non aveva intenzione di stare al suo gioco.
Quando riuscì finalmente ad aprire bene gli occhi, ci mise qualche momento per mettere a fuoco. Le botte che subiva, lo intontivano fino a fargli dimenticare il proprio nome. Anche in quel caso, Ansgard aveva richiamato il suo mastino. Non poteva rischiare che il prigioniero perdesse la memoria e con essa, tutte la informazioni. Lentamente sollevò lo sguardo e poi il capo, incontrando gli occhi bianchi di Ansgard. Era seduto su un semplice sgabello con le mani infilate nelle maniche della tunica, ma abbandonate in grembo. I capelli scuri e lunghi sino alle spalle, erano tirati indietro e rilucevano come se fossero stati cerati. Richard dovette ammettere a sé stesso, che il mago di fronte a sé era un personaggio piuttosto sinistro.
<< Sai, Richard Io proprio non ti capisco – si alzò e prese a camminare, come fosse un lupo che osserva la preda prima di attaccare - Potresti risparmiarti tutto questo ed invece, ti opponi fermamente. Sarebbe tutto più semplice se tu collaborassi >> aggiunse per poi fermarsi si fronte a lui con le mani dietro la schiena.
<< Peccato che non ne ricaverei niente >> sbottò Richard, girando i polsi e le caviglie in cerca di sollievo dalle manette che lo bloccavano su una sedia. Sentiva il bisogno di dormire. Gli sarebbe andato bene anche il pavimento, purchè gli fosse concesso di chiudere gli occhi. E magari morire.
Kahlan e i ragazzi erano al sicuro, così come il Palazzo del Popolo. Non c’era altro di cui gli importava.
<< Su questo ti do ragione, ma io ho un compito da portare a termine ed ho bisogno che tu mi dica dove si trova la Spada della Verità >>
<< Non te lo dico - ribattè - Dov’è il bestione? >> chiese, guardandosi intorno. Aspettava che sbucasse da dietro qualche nicchia nelle pareti per colpirlo alle spalle con una verga.
<< E’ a sbrigare una piccola commissione per me >> rispose Ansgard, tornando a sedersi sullo sgabello.
<< Che genere di commissione? >> domandò il Cercatore, riducendo gli occhi a fessura.
<< Visto che ti rifiuti di dirmi dov’è la spada, ho pensato che almeno la tua dolce mogliettina dovesse saperlo o magari il Primo Mago >> sibilò il mago, con un ghigno.
<< Non te lo diranno mai… - ringhiò Richard, strattonando le manette - Sempre che tu riesca a prenderli >>.
Se avesse anche solo torto un capello a Kahlan o ai suoi figli, lo avrebbe ammazzato personalmente a mani nude. Lo avrebbe scuoiato vivo, se solo avesse pensato di far loro del male.
<< Non ho bisogno di entrare a Palazzo del Popolo… Sarà tua moglie a raggiungermi >> dichiarò Ansgard, ridendo.

****

Kahlan si svegliò di soprassalto. Sbatté le palpebre più volte, cercando di scacciare la nebbia del torpore che le adombrava la mente e i sensi. Il petto le si alzava ed abbassava in fretta mentre la nausea che l’aveva assillata per tutta la mattina, tornò a farsi presente. Prese un profondo respiro e lentamente, riuscì a calmarsi.
Girò la testa verso la finestra mentre un tuono scoppiava nel cielo buio della notte. Lo scroscio potente della pioggia aveva creato uno schermo trasparente trascinato dal vento di fine inverno.
Abbandonò il braccio sul materasso ed accarezzò le lenzuola fredde, dove prima dormiva Richard mentre con l’altro braccio si accarezzò distrattamente la pancia.
Zedd le aveva detto che la bambina era molto fragile e che probabilmente non sarebbe riuscita a superare la gravidanza. Era già al sesto mese, ma la pancia era appena pronunciata. Il che significava che la bambina non stava crescendo come avrebbe dovuto.
Kahlan sapeva che l’avrebbe persa di lì a poco, anche se Zedd non glielo aveva detto apertamente. L’ansia e la paura per il marito non le consentivano di portare avanti la gravidanza con successo.
Richard era stato così contento. Lui amava i bambini.
Come avrebbe potuto dirgli che la bambina non ce l’aveva fatta? Come avrebbe potuto dire ad Erin e George che la loro sorellina non sarebbe mai venuta al mondo?
<< Madre… >> sussurrò la voce di suo figlio George.
Si voltò e lo vide seduto su una sedia imbottita con una coperta sulle gambe, come una sentinella silenziosa. Non indossava la divisa militare, ma una casacca color crema e dei pantaloni semplici. I capelli mogani erano lunghi come quelli di Richard, fino al collo ed alcune ciocche gli pizzicavano gli occhi. Scostò la coperta e si inginocchiò accanto al giaciglio, assumendo un’espressione accigliata.
<< Che ci fai qui? >> gli chiese con un fil di voce mentre un lampo illuminò la notte.
<< Veglio su di voi, madre >> mormorò il ragazzo, prendendole una mano.
<< Smettila di essere così formale… - lo rimbrottò bonaria quando il tuono scoppiò fragorosamente nel cielo - Devi chiamarmi mamma come tutti i figli >>
<< D’accordo, mamma… - rispose lui, baciandole il dorso della mano - Hai bisogno di qualcosa? >>
<< No, grazie… - sussurrò, liberando la mano da quelle del figlio per potergli accarezzare una guancia - Perché non vai a riposare come si deve? >> propose, sentendo per la prima volta un principio di barba sulla mascella del suo bambino. Era molto rada, sintomo che stava cominciando a crescere sul serio.
<< Mamma, non ti lascio sola >> rispose lui in tono più serio.
Anche la voce era diventata più bassa e profonda.
<< Sto bene >> mormorò lei, pur sapendo che non le avrebbe mai creduto.
<< Non è vero, mamma… - la riprese prima in ingoiare il nodo alla gola - Non sorridi più >>
<< Non so più come si fa… - disse sottovoce - Fallo tu per me >>.
Lo stava implorando e le sue parole giunsero a George, come una litania. Sentiva una fitta al cuore nel vedere sua madre spegnersi lentamente, come un fiore che cerca i raggi del sole e l’acqua della pioggia, ma che viene lasciato appassire all’ombra di alberi troppo grandi. Era uno spettacolo deprimente.
Gli occhi verdi della donna che lo aveva messo al mondo non brillavano più di luce propria. Si stavano sbiadendo, come se la vita e la voglia di essa le stessero scivolando via dal corpo.
C’erano giorni in cui lei fissava il vuoto, che sembrava spalmare su tutto, senza parlare. Giorni in cui non aveva neanche le forze psichiche per alzarsi dal letto.
George avvicinò una mano al viso di sua madre e la posò delicatamente sulla sua guancia. Quel gesto lo aveva ripetuto un sacco di volte da bambino.
<< Chiudi gli occhi, mamma >> le disse dolcemente e lei obbedì, chiedendosi il motivo di tale richiesta.
George fece altrettanto e fece appello al proprio Dono di Mago. Alcuni filamenti dorati disegnarono la pelle della Madre Depositaria che aggrottò la fronte quando vide della immagini comparire nella propria mente. Le figure presero forma e restò senza fiato quando rivide Richard seduto su un tronco accanto a sé, con un’espressione di profonda concentrazione sul viso. Indossava gli abiti da viaggio e leggeva il Libro delle Ombre Importanti, davanti ad un fuoco da campo.
L’immagine sfumò e cambiò. Richard era vestito da Lord Rahl e parlava con il Duca della Sanderia.
Kahlan comprese che quelli erano ricordi piccoli, apparentemente cancellati, che il figlio era riuscito a far riemergere dai recessi più reconditi della memoria. L’immagine mutò ancora e vide Richard che rincorreva Erin nel Giardino della Vita. La afferrò per i fianchi e la fece volteggiare mentre ridevano assieme.
I fantasmi sbiadirono, diminuendo la loro intensità e riapparvero.
Richard stava uscendo dal proprio ufficio, sbadigliando per la stanchezza. I suoi occhi grigi si sollevarono su di lei e riflessero la curvatura del sorriso che gli sbocciò sulle labbra. Era uno di quei sorrisi in grado di scioglierle il cuore. Lo vide avvicinarsi e dopo averle dedicato un casto bacio a fior di labbra, si chinò sulle ginocchia di fronte a lei. Posando una mano sul suo grembo gonfio, si abbassò ulteriormente per posarvi un bacio a cui George aveva risposto con un lieve calcetto. Richard aveva poi sorriso ad Erin, che rideva.
Il ricordo si dissolse come nebbia al sole ed aprì gli occhi incontrando gli stessi dei ricordi, ma sul viso di suo figlio, seduto sul bordo del letto.
Kahlan tremava senza controllo, sfiorandosi le labbra. Poteva avvertire ancora la pressione di quelle del marito, anche se era stato solo un ricordo. Inaspettatamente, sentì gli angoli della propria bocca inarcarsi verso l’alto in contemporanea col figlio. Nona aveva parole per ringraziarlo per quel regalo.
Si spostò sulla sinistra per fargli spazio e lo esortò a distendersi accanto a lei.
George si tolse gli stivali e si accoccolò vicino alla madre, che girata su un fianco, lo osservava con gli occhi lucidi. Sapeva quanto lei stesse soffrendo.
<< Ti prometto che riporterò a casa tuo padre… - gli sussurrò, scostandogli i capelli dal viso - E ti insegnerà cosa vuol dire essere Lord Rahl… >>.
George  si lasciò coccolare, come quando aveva solo tre anni. Ricordò quella volta in cui lui e sua sorella si erano intrufolati sotto le lenzuola, nel bel mezzo della notte per rifugiarsi in mezzo ai loro genitori.
Il pensiero di crescere e diventare Lord del D’Hara lo intimoriva. Non sapeva se fosse stato all’altezza.
<< Papà dice che sei tu l’esperta in politica >> mormorò in risposta.
<< Papà tende a dire un sacco di stupidaggini >> disse lei, vagamente divertita.
<< Perché è innamorato >> aggiunse George, stringendosi di più a Kahlan.
<< E tu? Tu sei innamorato? >> gli chiese incuriosita.
<< Solo di voi, madre >> mormorò e Kahlan gli posò un bacio sulla fronte.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Un paio di giorni dopo...
Carissa aumentò la cavalcatura, superando i carri pieni di armi e provviste di cibo, acqua e rum. Il contingente era rimasto fermo per un po’ nel passo di Tangerlich ed aveva fatto rifornimenti a suon di razzie nei villaggi limitrofi. Ora l’esercito stava avanzando lentamente verso il Palazzo del Popolo verso la desertica Piana di Azrith, distante ancora diversi chilometri. La retroguardia era distante diversi minuti.
 Il sole era ormai pronto a nascondersi sotto l’orizzonte quando Carissa si avvicinò col proprio cavallo a quello robusto di Boris, che fissava la metà dritta davanti a sé pur non potendo vederla.
Carissa lo imitò, senza rallentare.
<< Sta calando il sole è meglio se ci accampiamo >> suggerì mentre ai loro lati sfilavano pini ed abeti ai piedi di piccoli promontori, che poi cominciavano la loro salita verso il cielo, come grosse montagne.
<< Dobbiamo avanzare il più possibile >> rispose Boris e l’incantatrice fece di tutto per controllarsi e mantenere la calma. Avrebbe potuto ucciderlo, ma avrebbe mandato all’aria il piano del Guardiano.
<< Se aspettiamo il buio, non potremo montare il campo >> si spiegò, assumendo un tono più determinato quando l’uomo si girò a fissarla torvo.
<< Io sono il Primo Ufficiale, braccio destro del Supremo… - ringhiò - Perciò sta’ zitta o ti farò fare un bel giro delle tende nelle prossime notti >> la minacciò, ma quando fece per ignorarla la Sorella si avvicinò ancora alla sua cavalcatura. Era stanca del suo atteggiamento borioso.
<< Io sono una Sorella dell’Oscurità. Credi davvero di farmi paura, razza di stupido bue? – sibilò, attirando la completa attenzione del militare -  Se non ci accampiamo in tempo, non vedremo niente e saremmo alla mercè della fauna selvaggia di questi boschi. Inoltre, qui il clima è diverso. L’escursione termica fra notte e dì è maggiore che nella Valle del Gah’Mar. Se non ci accampiamo, ci rimettiamo metà dell’esercito ancora prima di vedere la piana >> aggiunse, stringendo le redini nel pugno mentre Boris sollevò una mano per dare l’ordine di fermarsi per la notte.
<< Potrai anche aver ragione, Carissa ma ciò non ti toglie l’onere di fare un giro delle tende >> mormorò Boris, avvicinando il viso a quello della donna che continuò a guardarlo dall’alto in basso.
Sedeva impettita sulla sella, come una regina in mezzo ad una banda di galeotti.
<< Il mio corpo potrà appartenere a chiunque, ma la mia anima è devota solo al Guardiano delle Tenebre >> rispose solenne, con un’espressione impassibile sul volto.
<< Vedremo quanto sarai religiosa questa notte… >> sghignazzò Boris mentre i soldati rispondevano con cenni di assenso ed approvazione.

****

Kahlan compì un respiro profondo, fissando il giovane di fronte a sé. Il sole aranciato della sera era ancora timido nel cielo terso sopra il D’Hara. Era pronto a dormire ed anche lei.
<< Il prossimo rapporto? >> chiese quasi svogliata.
<< Fra tre o quattro giorni, Milady >> disse il giovane messaggero. Indossava la divisa.
<< Grazie, puoi andare >> acconsentì con un cenno del capo mentre l’altro si batteva un pugno sul cuore come da etichetta. Mentre usciva, Kahlan si sedette alla scrivania, osservando il quadretto all’angolo del tavolo. Era il disegno che Erin aveva fatto per Richard come regalo per i trent’anni. I segni di carboncino rappresentavano lei ed il marito insieme alla figlia, che all’epoca aveva solo cinque anni.
<< Avanti >> mormorò distrattamente quando sentì bussare alla porta.
<< Buongiorno, mia cara >> esordì Zedd, facendo capolino per poi entrare nell’ufficio.
Fino a quel momento aveva passeggiato fra le biblioteche ed i giardini del palazzo. Non era riuscito a dormire molto e sospettò che anche la donna in bianco non avesse chiuso occhio.
<< Ciao, Zedd… >> rispose lei, prendendo fra le mani in quadretto.
<< Hai delle notizie? >> chiese cauto, fermandosi in piedi di fronte alla scrivania.
<< Non  molte. Il nemico avanza da est >> disse in tono assente.
<< Il Generale Trimack ha mandato le spie? >>
<< Sì, ma i rapporti arriveranno fra tre o quattro giorni >> sospirò e Zedd si accigliò, cercando un contatto visivo con la nuora.
<< Hai già un piano? >> domandò dopo qualche attimo di silenzio e Kahlan sollevò gli occhi verdi su di lui dopo aver rimesso a posto il quadretto, e annuì - Ma… >> disse l’Anziano, aspettando il resto.
<< Ma prima devi portarmi ad Aydindril >>
<< Aydindril? – bofonchiò confuso - Balle, ragazza! Perché? >> aggiunse, sollevando un braccio frustrato.
<< Ho bisogno della Spada >>
<< Richard non approverebbe >> la rimproverò il Vecchio e Kahlan inarcò un sopracciglio.
<< Lui non è qui e anche se lo fosse, non glielo chiederei. E’ una mia decisione >> dichiarò decisa. Non avrebbe ammesso repliche, né tanto meno errori o esitazioni.
<< Dimentichi la profezia >> le menzionò Zedd, prima di sedersi.
<< Richard non crede nelle profezie e sei stato tu a dirmi di non dubitare di mio marito >> rispose lei, appoggiandosi allo schienale.
<< Ve le ricordate le mie parole quando fanno comodo eh… - borbottò aspro - Sai quanto me che quella, non è un’arma qualunque >> disse sollevando l’indice come se potesse indicare la spada.
<< Lo so, per questo ne ho bisogno – Kahlan si appoggiò col busto sul tavolo e i capelli le scivolarono in avanti - Ho bisogno che la magia della Spada faccia appello alla mia ira, se voglio ottenere dei risultati >>
<< Che intendi? >> chiese con circospezione, aggrottando la fronte. Non gli piaceva la piega che stava prendendo quella conversazione. No, non gli piaceva affatto.
<< Voglio riprendermi mio marito e portare la testa di Ansgard come trofeo >> assentì lei, come fosse ovvio e Zedd sentiva il buonsenso scivolar via.
<< Non lo so, Kahlan… >> sussurrò un lamento dubbioso.
<< Ho programmato tutto. Il Capitano Nass mi appoggia >> disse lei, come se fosse tutto già deciso. E il Mago sapeva che era così. Se voleva, Kahlan sapeva essere più testarda del nipote.
<< Il fatto che Nass ti appoggi non è un valido motivo per buttarti fra le braccia della morte – si sporse sul tavolo a propria volta - Sei troppo importante per questo impero >>.
Kahlan si appoggiò nuovamente allo schienale e accavallò le gambe, poggiando un braccio su un bracciolo ed il mento sulla mano.
<< Richard è importante >> mormorò, tornando a fissare nel vuoto.
<< Kahlan, rivoglio Richard tanto quanto te ma questo… - gesticolò con una mano - Piano potrebbe essere troppo azzardato >> disse con un cipiglio di stizza.
Kahlan si volt di scatto a guardarlo, come se l’avesse minacciata con un coltello.
<< Zedd, non mi posso più permettere il lusso della riflessione… - strinse un pugno fino a sbiancarsi le nocche - Se Richard non torna, io perderò la testa… - lasciò andare le mani in grembo che prese ad accarezzare - Non sono in grado di portare avanti la gravidanza, però se torna al mio fianco, sarò ancora la madre di Erin e George >>. Il suo sguardo si sollevò di nuovo su quello del Primo Mago, che accennò ad un sorriso mesto. Gli piangeva il cuore vedere la nuora in quello devastata dal dolore fin nell’anima.
<< Sei sempre stata più forte di così >> cercò di rincuorarla, ma vide gli smeraldi della donna diventare acquosi, come se un velo di lacrime li coprisse.
<< Zedd, io non ce la faccio più… - si schiarì la voce quando si accorse che le si era incrinata - Comincio a capire cosa desideri davvero Richard… >>
<< E cosa desidera? >> chiese senza traccia di umorismo.
<< Tornare ad Hartland e vivere una vita normale… - inclinò leggermente la testa di lato - Non credi che dopo tutto quello che ha fatto per il mondo meriti di stare pace? >>.
Sapeva a cosa Kahlan si riferisse. Dopo Darken Rahl, Richard sarebbe potuto tornare a casa ed invece i guai hanno continuato a perseguitarlo. Ma entrambi conoscevano anche i motivi che l’avevano spinto a non scappare dalle situazioni che gli si sono presentate, come fulmini a ciel sereno.
<< E vorreste… - scrollò le spalle - Andarvene, lasciando le vostre responsabilità nei confronti del popolo?! Balle, ragazza non puoi parlare sul serio… >>.
Lo sguardo della Depositaria tornò a farsi serio. Terribilmente serio.
<< Credi che non sia abbastanza lucida? >> chiese.
<< Voi non siete e non potete essere quelli di un tempo… >> mormorò Zedd, cercando di riportarla alla ragione. Sapeva che la rabbia, la paura e le emozioni forti potessero indurre le persone a fare cose stupide. Nella sua lunga vita, aveva assistito più e più volte a simili atti. Lui stesso era stato incosciente.
<< E allora forse, dovreste rinchiuderci da qualche parte e lasciarci da soli, nella nostra follia, fino alla fine dei giorni… >> ringhiò Kahlan, stringendo la mascella. Delle lacrime, le rotolarono sul viso candido.
<< Kahlan… >> sussurrò contrito.
<< Sì, sono stanca Zedd. Molto stanca… - lo anticipò, asciugandosi il viso col dorso di una mano - Ecco perché andrò a riprendermi Richard, con o senza il tuo aiuto >> asserì con un tono di voce che avrebbe fatto arretrare anche uno shadrin. Gli occhi verdi le brillavano di un fuoco ardente, che bruciava dolore per rilasciare rabbia e determinazione. Non si stupì della caparbietà irremovibile che trapelava dall’atteggiamento di Kahlan. Anche Richard era così. Ostinatamente tenace e testardo.
<< Se non ti aiuto, tuo marito mi staccherà la testa a morsi >> mormorò infine e Kahlan non riuscì a trattenere un sorriso ironico.

Angolo Autrice: Salve Lettori! Volevo scusarmi per il ritardo nella pubblicazione del precedente capitolo, ma ho avuto seri problemi di connessione e pur avendolo pronto, non mi è stato possibile pubblicarlo. Per questo motivo, pubblico questo capitolo 16 ,un po' più corto, ma che mi serve da "intermezzo" fra il capitolo 15 ed il prossimo, il 17, che pubblicherò a breve.Nel frattempo, spero che la ff sia di vostro gradimento ed aspetto con ansia le vostre recensioni. Ringrazio comunque i più silenziosi fra voi e ne approfitto per annunciarvi l'uscita di una nuova fanfiction di Richard e Kahlan (parlo di metà settembre 2016), un po' diversa da quelle che ho scritto fino adesso. Anche perchè non si tratta di una serie luuuunghissima, come questa ^^
Spero che anche in quel caso, avrete voglia di seguirmi e vi invito anche a dare un'occhiata alle altre storie della mia pagina, fra cui "Alpha Gender".
Sempre se vi va ;)
Per adesso è tutto, vi auguro buone vacanze (anche se, ahimè, sono quasi finite D:) e al prossimo capitolo!
Baciotti :*
50shadesOfLOTS_Always

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Verna la fissava con un cipiglio di preoccupazione. Zedd era seduto su una sedia imbottita e la stava ascoltando anche lui in silenzio. L’atmosfera era piuttosto pesante nonostante il sole del primo mattino suggerisse una vaga allegria. I raggi tiepidi che filtravano dalla grande finestra di alabastro, erano quelli dell’inverno, ormai pronto a scemare per lasciare il posto alla primavera.
<< Perciò vuoi fare irruzione nel Mastio di Ansgard ed ucciderlo? >> domandò l’incantatrice con un tono di voce che esprimeva a chiare lettere, l’indecisione dell’agire.
<< Sì >> assentì Kahlan, più determinata. Il balteo le attraversava diagonalmente il petto e l’elsa della Spada della Verità faceva capolino da dietro la spalla. Pur non essendo Cercatore, percepiva la magia insita nell’arma. La stessa magia che la permeava da quando venne forgiata nella notte dei tempi.
Per lei, era come se il marito stesse tenendo una mano sulla spalla. Era rassicurante.
<< Beh… Immagino che avrai bisogno di una mano >> mormorò Verna, dopo qualche breve attimo di muta riflessione. Zedd si alzò in piedi con gli occhi sgranati.
<< Cosa?! Balle, siete impazzite entrambe?! >> diede in escandescenze.
<< Zedd, Kahlan ha ragione… Non abbiamo più tempo – ribattè guardandolo - Ti fornirò della Sorelle di cui hai bisogno >> le assicurò, continuando ad osservare le iridi nocciola del Primo Mago, che cominciò a camminare nervosamente per la stanza. Kahlan lo ignorò.
<< Ne basteranno quattro delle migliori. Non voglio abbassare ora la guardia ed Aydindril deve essere al sicuro >> aggiunse più tranquilla mentre Zedd tornava a sedersi. Lui e la Depositaria si fissarono intensamente. Pur avendo accettato di aiutarla, non era d’accordo con la decisione che stava prendendo e nemmeno Richard lo sarebbe stato.
Qualcuno bussò alla porta  e le due donne si voltarono quasi contemporaneamente.
<< Avanti >> disse Kahlanm, sorridendo quando si accorse che si trattava del figlio.
<< Madre Depositaria, ho un messaggio dal libro di viaggio del Capitano Nass >> esordì, per poi chiudersi la porta alle spalle una volta entrato. Si avvicinò alla madre, tenendo le mani dietro la schiena e ad un suo cenno, prese a parlare con lo stesso tono di Richard.
<< Trimack è con le truppe a due giorni di cammino nella piana e le sentinelle dicono che i nemici non sono molto lontani >> riferì con calma
<< Quanto di preciso? >>
<< Un giorno e mezzo >> rispose ancora.
<< Non abbiamo molto tempo – sussurrò Kahlan, guardando il tappeto per un istante - Notizie dei Picchi Gemelli? >> chiese tornando a fissare gli occhi grigi del ragazzo.
<< I messaggeri stanno arrivando. Stasera saranno a Palazzo del Popolo >>
<< Riferisci ai messaggeri di attendermi all’accampamento >> mormorò a George, passandosi una mano dietro il collo fra i capelli. Era stanca e aveva soltanto voglia di dormire, senza svegliarsi mai più. IL giovane annuì e si allontanò dopo una veloce riverenza, a cui lei rispose con un’occhiata in tralice.
<< Non ti fermi? >> le chiese Verna, giungendo le mani di fronte al grembo.
<< No, devo parlare con Nass per organizzarci nella missione del Gaha’Mar e vista la vicinanza della battaglia, non posso attardarmi >> spiegò tranquilla.
<< Allora vi invierò le sorelle >> promise l’incantatrice con un cenno del capo.
<< Questa sera >> si raccomandò Kahlan.
<< Silas vi darà una mano per gli spostamenti con l’Amuleto >> aggiunse Zedd.

****

L'indomani...
L’accampamento d’hariano erano ridotto ad una cacofonia di lime, martelli che affilavano e forgiavano spade, unita al nitrito di cavalli e alle chiacchiere dei soldati, che Kahlan percepiva in modo ovattato dall’interno della propria tenda. Il Capitano Nass ed il Generale Trimack le stavano spiegando il piano d’attacco, indicandole i punti sulla cartina. Zedd era appena un passo indietro da lei.
<< Il piano è ottimo e l’idea della cavalleria li spingerà ad affrontare le difficoltà del territorio, permettendoci di schiacciarli,ma… >> si interruppe e i due graduati si lanciarono un’occhiata eloquente.
<< Ma? >> chiesero all’unisono.
<< Ma non è abbastanza. Il territorio è troppo vasto anche per noi >> rispose lei, scuotendo il capo come se stesse ragionando ad alta voce.
<< Cosa suggerite, Milady? >> chiese Nass.
<< Dunque… - sospirò, fissando la mappa - Sono soldati del Vecchio Mondo, perciò sono facilmente impressionabili e non hanno mai visto i D’Hariani in azione. – sollevò i propri smeraldi sui due uomini - Propongo di puntare sull’agilità degli schieramenti più che sulla massa >>
<< Vi ascoltiamo >> annuì Trimack. Conosceva Kahlan da tempo oramai ed aveva imparato a non discutere con lei di guerra. Per quanto fosse ancora colpito, la donna che aveva di fronte era una vera stratega e ci sapeva fare. Lui stesso aveva assistito ad un allenamento della Madre Depositaria insieme a Lord Rahl. Ognuno di loro era abile, due portatori di morte. Ma insieme, erano micidiali.
<< Dobbiamo attirarli in un punto della piana a noi favorevole… - esordì lei, puntando l’indice sulla carta - Qui >> dichiarò ferma.
<< Vicino al fiume Kern? >> chiese Nass con vago scetticismo. Quella era una zona paludosa.
<< In questo punto, c’è una specie di depressione creata da una falda sottoterra, che ha assunto le caratteristiche di una caverna. Il dislivello è piuttosto pronunciato e risalirlo li stancherà quando cercheranno di uscirne. Dobbiamo attirarli proprio là sopra in modo da circondarli, come se fossero in un pentolone >>
<< Ma come faremo? Se ci entriamo noi, ne rimarremo invischiati >> rispose Trimack, spostando il peso da una gamba all’altra. Non gli piaceva discutere con la moglie di Lord Rahl di guerra, perché non voleva contraddirla. Kahlan notò il disagio dell’uomo ed accennò ad un sorrisetto furbo.
<< E’ a questo che serve un Primo Mago – mormorò e i due lanciarono uno sguardo a Zedd, che sorrise di rimando - Inoltre, la depressione scivola verso uno strapiombo. Sotto quella depressione, la falda termina in una cascata che finisce direttamente nel fiume >> spiegò, guardando prima Trimack e poi Nass.
<< Però una volta che vi saranno entrati, i primi si accorgeranno dell’inganno >> ribattè quest’ultimo.
<< Ma quando lo faranno e cercheranno di tornare indietro, verranno sepolti dall’orda dei compagni e cadranno uno dopo l’altro, come tessere del domino >> aggiunse con tono pericoloso.
<< E i sopravvissuti verranno uccisi >> terminò Trimack con un’espressione sardonica.
<< Nel frattempo, voglio che alcuni gruppi dei nostri si infiltrino tra il nemico e facciano strage mentre dormono. In questo modo avremo meno problemi per radunarli nella depressione - ordinò la Madre Depositaria, arrotolando la mappa – Non voglio prigionieri. Puntate agli ufficiali e portate alcune Mord-Sith con voi >> suggerì, ma col tono di comando.
<< Per quale motivo? >> domandò Trimack confuso.
<< Il nemico ha con sé Sorelle dell’Oscurità. Le nostre perdite dovranno essere minime >> rispose lei severa.
<< Sarà fatto – assicurò il Generale - Quando avete intenzione di attaccare? >>
<< Domani, al calar del sole. Non avremo problemi, è il nostro territorio. E loro si fideranno ciecamente, ci seguiranno e finiranno dritti fra le braccia della morte mentre voi festeggerete la vittoria a D’Hara – sorrise per poi rivolgersi direttamente a Trimack - Con lei, Generale ho finito >> dichiarò, mettendo via la mappa nel resto del mucchio.
<< Eseguirò i vostri ordini e farò preparare subito la pattuglia per stanotte – cautelò l’uomo - Posso servirvi in qualcos’altro? >> domandò cortese.
<< No, Generale. Ma apprezzo le sue premure >> rispose lei, sedendosi sullo sgabello.
<< Lord Rahl mi staccherebbe la testa, se non mi preoccupassi per sua moglie >> mormorò il Generale, battendosi un pugno sul petto, prima di uscire dalla tenda.
<< Zedd, per favore, chiama i messaggeri >> ordinò gentilmente ed il Mago uscì.
<< Milady, è davvero sicura di volerlo fare? >> esordì Nass, non appena furono soli.
<< Mette in dubbio le mie capacità, Capitano? >> domandò Kahlan, fulminandolo coi suoi smeraldi. Era nervosa. Tutti continuavano a dubitare del suo piano e ne era stufa.
<< Assolutamente. Ma come ha detto Trimack, mi preoccupo per la vostra incolumità >> rispose, addolcendo quasi il tono. Kahlan prese un profondo respiro, consapevole che l’unica colpa di quegli uomini era la preoccupazione per il loro Signore. Inoltre, sapevano che lei, in quanto Lady Rahl, era la sola reggente dell’Impero e non potevano permettersi che le accedesse qualcosa di spiacevole.
<< Non ce n’è alcun bisogno – rispose meno arrabbiata - So badare a me stessa e Lord Rahl lo sa. Anche se a volte se ne dimentica… >> mormorò le ultime parole più a sé stessa che al Capitano, che rispose con un cenno del capo. In quel momento, il messaggero entrò costando un lembo della tenda, seguito poi dal Primo Mago, che tornò al proprio posto.
<< Madre Depositaria, abbiamo la planimetria del  Mastio >> esultò il messo. Era poco più che un ragazzo.
<< E’ più di quanto vi avessi chiesto >> constatò Kahlan con un cipiglio di sorpresa.
<< Per Lord Rahl, rischieremmo tutto >> rispose quello, porgendole un rotolo di cartapecora.
<< Altro? >>
<< Solo che dobbiamo prepararci per un caldo soffocante – lei e Nass lo fissarono in attesa del resto - La Valle del Gaha’Mar è di origine vulcanica e il terreno è pieno di spaccature. Un territorio piuttosto insidioso. Consiglio abiti comodi e traspiranti >>.
Kahlan annuì e srotolò la planimetria aprendola sul tavolino. Fermò un estremo con una boccetta d’inchiostro e si bloccò, fissando l’intricata rete di segni.
<< Che diavolo… >> sussurrò Nass, sgranando gli occhi.
<< E’ una pianta complicata >> mormorò Zedd con un velo ironico, allungandosi per vedere meglio.
<< Glielo assicuro, Madre Depositaria. Dei miei compagni sono entrati e sono tornati solo dopo due giorni >> aggiunse il ragazzo, fissandola mentre sollevava il capo per guardarlo.
<< Com’è possibile? >> chiese accigliata.
<< La fortezza si prolunga dentro la montagna. Uno dei miei dice, che questa, è solo una parte del castello >> disse con un sospiro.
<< Come faremo? >> domandò Nass, rivolto a Kahlan che tornò a guardare la pianta.
<< A noi ci servono le vie principali >>
<< Quelle ci sono tutte, anche quelle che portano nelle segrete >> si affrettò a dire.
<< Mostramele >> ordinò ed il ragazzo si sporse più avanti.
<< L’intera struttura si basa su una chiocciola quadrangolare che gira in senso antiorario – puntò il dito in basso a destra - Qui, ci sono le segrete. I miei sono entrati nella prima base >>
<< Vuoi dire che, proseguendo in profondità, ci sono altre prigioni? >> domandò Zedd ed il ragazzo lo guardò, con un atteggiamento riguardoso.
<< Esatto, ma i miei non sono riusciti a vedere nulla >> assentì, guardando di nuovo Kahlan ancora china sulla mappa. Alcune ciocche di capelli le scivolarono oltre le spalle.
<< Sono sorvegliate - notò con tono amaro – Più si va verso le viscere della montagna, più saranno sorvegliate. E’ lì che lo tengono… >>
<< Madre, devo parlarvi – attaccò George entrando nella tenda e quando Kahlan cercò di rispondergli, lui continuò perentorio - Voglio partecipare alla missione ed anche Erin >>.
<< Lasciateci soli per favore >> mormorò ed il messaggero, seguito da Nass e Zedd, uscirono dal piccolo padiglione. George attese che fossero tutti usciti.
<< Portaci con te ai Picchi Gemelli >>
<< No >> rispose Kahlan, sollevando i propri occhi in quelli del figlio.
<< Voglio portare papà a casa >> affermò, avvicinandosi al tavolino.
<< Questo è compito mio >> rispose lei, senza distogliere lo sguardo. Guardare quegli occhi grigi gli riportò alla mente le discussioni con Richard ed in quel momento, sentì il proprio equilibrio interiore vacillare.
<< Siamo i vostri figli >>
<< E io sono vostra madre >> replicò con voce sempre più autoritaria. Doveva riprendere il controllo delle proprie emozioni o avrebbe ceduto ed i suoi figli sarebbero stati esposti a rischi inutili.
<< Io voglio partecipare >> ribattè George con tenacia, appoggiandosi al piano con le braccia e protendendosi verso sua madre, che assunse un’espressione ieratica.
<< Non te lo permetterò. Né a te né a tua sorella >> continuò sullo stesso tono.
<< Perché?! >> sbottò il giovane con stizza.
<< Perché dovete restare qui. Se dovesse succederci qualcosa, tu dovrai prendere il posto di tuo padre, come Lord Rahl ed Erin il mio, come Madre Depositaria >> chiarì senza mostrare cedimenti.
<< Cosa?! Io non… >> balbettò. Quello scenario era aberrante per lui.
<< George, ho deciso. E voi non verrete >> lo interruppe severa.
<< Ma… >>
<< Niente ma! – tuonò, stringendo i pugni lungo i fianchi - Ho giurato di proteggere il Cercatore e devo mantenere la mia parola >>.
George sollevò gli occhi al cielo, le diede le spalle e si passò le mani fra i capelli. Una morsa d’acciaio si strinse attorno al cuore di Kahlan, che vedere quel gesto, le riportò alla mente il marito quando era nervoso.
<< Mamma, non puoi andare da sola >> disse infine, ma stavolta la sua giovane voce lasciava trasparire della preoccupazione.
<< George, non sopporterei l’idea che tu ed Erin… - deglutì e distolse lo sguardo dal suo - Ti prego, non insistere >> mormorò e George uscì dalla tenda con poche falcate rabbiose.
Kahlan sospirò e si sedette nuovamente, passandosi una mano sul viso.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Mancavano ancora due ore all’alba quando Kahlan si affacciò dalla tenda per accertarsi che Berdine stesse preparando il proprio cavallo. Le ultime scintille dei fuochi da campo permettevano alle sentinelle di scorgere eventuali minacce. Ma in uno spazio così aperto, era difficile essere sorpresi.
Rientrò dentro per accertarsi di aver preso tutto. Prese la cappa di lino nero e se la avvolse sulle spalle, per poi sollevarne un lembo sulla testa, come se fosse un cappuccio. Alcune ciocche di capelli le ricadevano sulle spalle, ma lei li sistemò dentro. Ricordava ancora l’attacco nella notte appena passata.
In sella ad un muscoloso roano e seguita dalla cavalleria, aveva fatto irruzione nel campo nemico. I soldati di Ansgard si erano alzati in mezzo al caos, ancora intorpiditi dal sonno. Dopo aver visto i compagni sgozzati e uccisi nel torpore, avevano imbracciato le armi e si erano lanciati dietro alla milizia d’hariana, senza curarsi di dove stessero realmente andando. Kahlan aveva poi guidato la cavalleria nel piccolo boschetto, dove gli arcieri nascosti fra e sugli alberi, avevano ucciso altri nemici. Le Mord-Sith avevano dimezzato il numero delle Sorelle dell’Oscurità, rispendendo i dacra alle mittenti.
Quelli rimasti avevano continuato a seguirli ed erano caduti in trappola verso la depressione. Zedd con un incantesimo, aveva creato una sorta di passerella invisibile sulla quale lei e i D’hariani erano corsi in salvo. I nemici li avevano seguiti verso lo strapiombo e non appena Zedd aveva ritratto la tela, ci erano caduti. Fra lo stupore di come i D’Hariani avessero sorvolato quel baratro, i bruti di Ansgard e le Sorelle dell’Oscurità rimaste erano scivolati a causa del terreno fangoso. Avevano cercato di tornare indietro, ma avevano solo peggiorato le cose. L’impeto di quelli che ancora dovevano raggiungerli li aveva travolti, come un’enorme onda di metallo e carne, trascinandoli verso la morte. Le loro urla si erano perse fra le acque paludose del torrente a centinaia di metri più in basso. Kahlan era rimasta a guardarli morire, terrorizzati e sorpresi, in sella al proprio destriero fino a che dei nemici, non ne era rimasto neanche uno.
Una volta all’accampamento, si era rifugiata nella tenda scossa dal dolore, affondando il viso su una coperta. Era riuscita a non urlare e a piegarsi in due davanti ai soldati. Nonostante la prima confusione, aveva compreso cosa stava accadendo. Aveva avvertito il sangue spandersi fra le cosce e per un attimo, aveva permesso alle lacrime di rigarle il viso. Non solo per l’agonia fisica.
Aveva pensato a Richard, alla sua espressione quando glielo avrebbe detto.
Con sospiro, tirò la cinghia del balteo per assicurarsi la Spada della Verità sulla schiena. Prese lo zaino e se lo caricò su una spalla prima di uscire dal rifugio. L’accampamento si stava svegliando lentamente mentre il drappello di uomini che l’avrebbe accompagnata, ultimava gli ultimi dettagli per il viaggio. Il Capitano Nass, un omone coperto da una robusta corazza, la attendeva di fronte ad una coppia di cavalli.
<< E’ tutto pronto? >> domandò, fermandosi ad un passo da lui.
<< Come da voi richiesto, mia Signora >>
<< Bene >> mormorò e sentì un veloce calpestio farsi sempre più vicino.
<< Mamma! >> esclamarono due voci e Kahlan si girò in tempo per accogliere i suoi figli in un abbraccio.
<< Temevamo di non fare in tempo a salutarti >> mormorò Erin prima che lei potesse dire qualcosa.
Trasse un profondo respiro e li strinse a sé, cercando di trattenersi. Quella poteva essere l’ultima volta che li vedeva ed abbracciava. Diede a ciascuno di loro un bacio sulla testa e si scostò dopo qualche attimo di riluttanza.
<< Comportatevi bene con nonno Zedd >> li redarguì, scostando una ciocca di capelli dagli occhi di Goerge mentre Erin le stringeva una mano.
<< Mamma… Torna da noi con papà >> disse Erin. Non era una semplice richiesta, ma una supplica.
Kahlan annuì, fissandola negli occhi.
<< Farò del mio meglio – accennò un sorriso mesto, carezzandoli sui loro volti - Ciao, bambini miei… >>.
Si girò verso il Capitano che tratteneva le redini del proprio cavallo. Uno stallone bianco coi quarti posteriori, puntellati di macchie nere come i crini della coda, che frustava nell’aria per scacciare le mosche. George le prese lo zaino e lo fissò ad una delle bisacce, fissate alla sella.
Kahlan li guardò, imprimendosi i loro volti mentre il Capitano saliva sul proprio destriero.
<< Vi voglio bene >> sussurrò abbastanza forte perché li sentisse.
<< Anche noi >> rispose George, avvolgendo i fianchi di Erin con un braccio.
Kahlan strinse le cosce e lo stallone partì al galoppo ed, insieme, i suoi figli la osservarono allontanarsi verso la piana. Verso il destino incerto.
<< Ciao, mamma >> sussurrò il ragazzo dagli occhi grigi.
<< Ciao, mamma >> rispose la ragazza dagli occhi verdi.

****

Erin entrò a palazzo, le mani ancora giunte in grembo. L’abito nero da semplice Depositaria era lungo fino ai piedi e lasciava intravedere le punte degli stivali.
Zedd era appena dietro di lei insieme a Trimack e Lehmann seguiti da alcuni soldati che si dileguarono a loro volta. Non ci avevano impiegato molto a tornare.
George invece le camminava a fianco nel più completo silenzio. Entrambi sapevano che la loro eroica madre era andata in cerca di Lord Rahl, gravida.
<< A che pensi? >> gli chiese a voce bassa mentre Zedd era impegnato in una conversazione con gli ufficiali. Lui abbassò gli occhi sul pavimento marmoreo e sospirò.
<< Credo che mamma abbia perso la bambina >> mormorò abbattuto.
Le spalle erano leggermente curve in avanti, come un cagnolino bastonato.
<< Cosa? >>
<< Non avremo una sorellina. Non più… >> continuò sullo stesso tono di sconforto.
<< Come lo sai? >> arcuò un sopracciglio, scettica e lui sollevò lo sguardo su di lei.
<< Quando ho parlato con lei nella tenda al campo, non ho percepito vita all’interno del suo corpo come la prima volta… >> aggiunse serio.
<< Magari eri solo distratto e il tuo dono… >>
<< No. Sono entrato nella tenda per quel motivo – la interruppe con un cenno vago della mano - Sapevo già che mamma non ci avrebbe fatto partecipare alla missione… Volevo solo assicurarmi che stesse bene >>
<< Credi che sia stato questo a farla partire così improvvisamente? >> domandò, temendo fortemente la risposta. Sua madre non agiva mai d’impulso. Era una donna estremamente riflessiva e controllata.
Il controllo per loro, le Depositarie, era fondamentale soprattutto sulle emozioni.
Anche Zedd era preoccupato su quel fronte. Non era riuscita a visitarla, ma qualcosa nell’atteggiamento della nuora aveva fatto tintinnare i suoi campanelli d’allarme.
Dopo l’attacco alle truppe di Ansgard era scomparsa nella tenda senza dire niente a nessuno e quando ne era uscita quella mattina, aveva un ‘aria stranamente rassegnata. Come quella di una donna che è arrivata al limite della vita, che rischia il niente per tutto.
Sapeva quanto stesse soffrendo per Richard e perdere la figlia, non l’avrebbe certo aiutata.
Mentre Trimack e Lehmann parlavano, si voltò in direzione di Erin e George. Li fissò con un misto di pena ed orgoglio. Per tanto tempo aveva sperato di sentire il calpestio di piedini infantili, ma ora quei piccoli piedi erano cresciuti. Erano quasi affacciati all’età adulta e lui si sentiva sempre più vecchio.
Si scusò con gli ufficiali e si allontanò nelle proprie stanze.
George lo salutò con un lieve sorriso che si spense pochi istanti dopo.
<< Non lo so… - si lasciò sfuggire un lamento stanco, abbassando per un attimo il viso - So solo che morirà di dolore, se torna qui senza papà… - guardò sua sorella - E noi non siamo pronti >>.
Erin non potè far altro che annuire, concorde. Pensò che se sua madre non fosse tornata, lei sarebbe diventata la Madre Depositaria. Quel titolo le incuteva timore solo nel vederlo scritto.
Non sarebbe nemmeno rimasta a D’Hara. Aydindril sarebbe stata la sua nuova casa.
Pensò che almeno non sarebbe rimasta poi tanto sola. Declan l’avrebbe accompagnata.
Declan.
Ad un tratto, sentì il bisogno di vederlo. Era il solo che poteva darle un po’ di appoggio.
<< George? >>
<< Sì… >> rispose lui, fissandola con gli stessi occhi del loro padre.
<< Ho paura >> ammise con un sussurro.
Lui accennò ad un sorriso mesto e la trasse a sé in un abbraccio. Erin lasciò scivolare le mani sulle sue spalle. Nonostante fosse più piccolo di lei di cinque anni, era più alto di almeno dieci centimetri.
<< Lo so, anch’io sorellina… >> disse George ed Erin sorrise. Anche lei soleva chiamarlo fratellone. Quei nomignoli avevano ben poco senso alle orecchie altrui, ma per loro era un modo scherzoso e tenero per ricordarsi che pur avendo età diverse, si capivano molto più di quel si potesse pensare. Litigavano raramente.
<< Dov’è il tuo mago? - le chiese, allentando un poco l’abbraccio per poterla guardare in faccia – Non sta facendo il proprio dovere… >> la schernì sardonico.
Lei sorrise e gli mollò un pizzicotto.

Declan era seduto ad uno dei tavoli della biblioteca. Era sceso lì per studiare, in attesa del ritorno di Erin dal campo. Non gli aveva detto nulla, ma sapeva che se era sparita così, doveva essere qualcosa di importante a livello personale e lui non se la sentiva di impicciarsi.
Udì dei passi lenti, ma ritmici e quando sollevò lo sguardo, sorrise.
Era bellissima. I capelli lunghi e biondi, che le ricadevano sulle spalle, contrastavano sulla stoffa dell’abito nero che metteva in risalto il suo corpo giovane.
Lei ricambiò il sorriso, ma dopo qualche attimo, le sue labbra ed i suoi occhi smeraldini si spensero in un’espressione di tristezza.
Si alzò, spingendo indietro la sedia e si lisciò la tunica turchese, fermata in vita da una sottile cintura. L’amuleto di Oloron pendeva fieramente al proprio collo e ondeggiò mentre le si avvicinava preoccupato. I propri passi riecheggiarono nella biblioteca. Le mani che teneva lungo i fianchi, si sollevarono e si strinsero gentilmente attorno alle spalle della ragazza, che continuava a fissarlo, assente.
<< Erin, va tutto bene? >> chiese sottovoce e lei scosse il capo vigorosamente per negare prima di affondare il viso sul suo petto. Lui le avvolse le braccia intorno e la strinse piano a sé. Sentì le dita di Erin aggrapparsi alla stoffa della tunica dietro la schiena. Non si stupì nel non sentirla singhiozzare. Lei non piangeva quasi mai, soprattutto davanti agli altri.
<< Mia madre è partita in cerca di mio padre… Da sola, con un manipolo di uomini e il Capitano Nass >>
<< Non preoccuparti: tua madre è una donna piena di risorse e se la caverà… >> mormorò, sperando che le sue parole riuscissero a rincuorarla.
Erin sollevò il viso dal petto del ragazzo, dove aveva nascosto due lacrime di ansia. Lui gliele asciugò col dorso di una mano e la fissò.
Era affascinata da lui. I suoi occhi erano un qualcosa di estremamente singolare ed attraente, così come la sua intera figura. Aveva un viso piuttosto maturo per la sua età, così come la mente.
Era un Mago. Il suo.
Passavano molto tempo insieme, sia in biblioteca per studiare sia nei boschi per delle passeggiate. Stava bene con Declan, non si sentiva fuori posto o pericolosa. Con lui si sentiva quasi una ragazza normale.
Ricordò il primo giorno che lo incontrò, apparentemente imbranato e timoroso. Due elementi ancora vivi in lui. Era la sua personalità: se un attimo prima, durante l’addestramento, era sicuro di sé e audace; l’attimo dopo arrossiva se gli sorrideva con più trasporto.
<< Declan… >> disse e la sua voce parve un fil di seta.
<< Dimmi >> rispose lui.
Era sempre stato tanto buono con lei, che alle volte, pensava di non meritarselo.
<< Quanto te ne intendi di anatomia? >> chiese e lo vide aggrottare la fronte, su cui ricadevano alcune ciocche dei capelli corvini, confuso.
<< Non ti seguo >> mormorò, guardandola negli occhi. Lo faceva sempre. Non evitava mai il suo sguardo.
Gli prese una mano e lentamente, se la poggiò sul cuore. Vide le guance di Declan imporporarsi per poi vedergli l’intera faccia cremisi. Trattenne una risata perché non voleva offenderlo.
<< Sto forse male? >> gli chiese e Declan sorrise, imbarazzato.
Sentiva il cuore di Erin correre all’impazzata e si chiese come riuscisse a mantenere una maschera imperturbabile. Anche il proprio cuore stava quasi scoppiando, forse anche più di quello della ragazza.
<< Forse abbiamo la stessa “malattia” >> dichiarò ironico con sussurro roco. Le prese una mano con quella libera e quando la posò sul proprio petto, sentì le ginocchia tremare. Lo stomaco gli si chiuse e sentì il familiare calore che si irradiava dal petto fino alla punta dei capelli, ogni qualvolta la guardava negli occhi o più semplicemente, la spiava di sottecchi mentre studiavano.
<< Speriamo non sia contagiosa >> scherzò lei e Declan ridacchiò divertito.
Schiuse le labbra inconsciamente quando tornarono a fissarsi negli occhi. Sentiva di non poter calmare il respiro e temette che sarebbe svenuto.
Incapace di sostenere il suo sguardo, poggiò piano la fronte contro quella di Erin e chiuse gli occhi, cercando di calmarsi. Sentiva la propria razionalità ed il proprio buonsenso abbandonarlo.
Lei teneva ancora una mano sul suo petto e con le dita fini aveva preso a seguire i disegni della tunica. Lo guardò da sotto le ciglia e sorrise stupidamente mentre pronunciava il suo nome.
Ma non riuscì a completare la frase.
Una mano del ragazzo si intrufolò fra i suoi capelli biondi e la trasse sé, tenendola per la nuca. Avvicinò il proprio viso e la baciò, premendo con decisione le labbra contro quelle di Erin, che rimase per due secondi sorpresa dal gesto prima di abbandonarsi contro il corpo del mago.
Declan schiuse le labbra per riprendere fiato e quando si rese realmente conto di quello che stavano facendo, ebbe l’impulso di ritrarsi. Era la figlia di Lord Rahl e lui, Declan Aldurren, aveva osato toccarla.
Ma le dita di Erin strinsero il colletto della tunica e con uno strattone, gli impedì di indietreggiare.
Deglutì sonoramente mentre poteva sentire il respiro dolce della ragazza sulle proprie guance.
<< Non ci pensare nemmeno… >> bisbigliò, fingendo una minaccia.
Giocherellò con le corte ciocche corvine dei suoi capelli prima di baciarlo nuovamente, ma con più ardore.

Quasi una settimana dopo…

Kahlan si ritrovò in una sala enorme. Il soffitto era alto diversi metri, costituito da una grossa arcata. I costoloni somigliavano alle zampe di un ragno. Le torce appese a dei ganci alle pareti laterali, rendevano l'atmosfera ancora più lugubre. In fondo, scorse una teca dove riposava un cadavere. Una donna giovane dai lunghi capelli biondi e ondulati.
Un uomo se ne stava in ginocchio di fronte alla macabra mummia e mormorava una cantilena. I capelli scuri lunghi fino alle spalle sembravano unti e riflettevano le fiamme delle torce.
Kahlan seppe per certo che quello di fronte a sé, era Ansgard. Aveva atteso a lungo quel momento.
Durante il viaggio non aveva fatto altro che studiare la planimetria sotto gli occhi di Nass e dei soldati. Quegli uomini si erano dimostrati gentili, cortesi e premurosi. Anche fin troppo, aveva pensato lei.
Sospettava che si sentissero obbligati a trattarla con riverenza. Era la moglie di Lord Rahl, che li avrebbe massacrati, secondo loro, se solo avessero pensato a lei come una donna qualunque. Come una semplice compagna del sovrano.
Sapeva che nutrivano un profondo rispetto per lei e che avrebbero continuato a prepararle un giaciglio privato, non solo per Richard, ma perché l’avevano conosciuta.
Scrutò ancora la sala funebre,in cerca di eventuali e spiacevoli sorprese.
Erano entrati con non poche difficoltà. C’erano numerose Sorelle dell’Oscurità e diversi soldati.
Si erano addentrati nella rocca, proseguendo con una mano sempre sulla parete di sinistra, seguendo l’andamento delle pareti e per evitare di perdersi.
Aveva poi dato ordine a Nass di entrare nelle prigioni con alcune Mord-sith per cercare Richard e si erano divisi. Lei si sarebbe occupata del Supremo. Ovviamente Nass non era stato d’accordo di lasciarla sola, ma guardandola in faccia, non aveva osato controbattere.
Ora erano soli. Lui era spacciato.
Kahlan allungò una mano dietro di sé, strinse le dita attorno all'elsa della spada e la estrasse lentamente. L'arma sibilò, preannunciando la morte. Il suono metallico rimbalzò sulle pareti di pietra e la lama si accese di fuoco, arroventandosi quando incontrò la sete di sangue della Madre Depositaria. 
Ansgard si zittì bruscamente e sollevò il capo, continuando a darle le spalle. Poi si mise in piedi, infilando le mani nelle maniche della tunica.
Kahlan lo fissò, lasciando che la magia della Spada fluisse in lei.
<< La Madre Depositaria Kahlan Amnell >> esordì, calcando il suo nome come se lo stesse assaporando.
<< Rahl >> rettificò lei a denti stretti.
<< Ti avrei accolto come si deve a una donna del tuo rango e invece, irrompi qui nella mia dimora - si girò lentamente per poterla guardare - Nel santuario di mia moglie >>.
Kahlan rimase per un attimo accecata dalle iridi bianche del Mago.
<< Tu hai mio marito. Direi che siamo pari >> rispose, sentendo la furia che chiedeva di essere liberata. Era come un ariete che cercava di sfondare un portone di acciaio. Più ci provava, più aumentava la frenesia.
<< No, mia cara. Purtroppo i conti non sono stati pareggiati... - inclinò appena la testa, in un modo che Kahlan trovò grottesco - Richard ha ucciso la mia Morgana e ora io, ucciderò te >>
<< Non se ti uccido prima io >> ringhiò in risposta con la mano esangue attorno all'elsa. Ansgard sorrise malevolo.
<< Richard mi aveva avvertito della tua audacia, ma non mi aveva detto che sei una folle >> mormorò, guardandola dritta negli occhi.
<< Hai paura, Ansgard? - lo canzonò - Fai bene perché sono una Depositaria molto arrabbiata... >> lo ammonì. Il sangue le pompava nei timpani mentre il lupo che era in lei desiderava solo mordere.
<< Io non ho paura, Kahlan. Ma tu dovresti averne >> rispose lui sullo stesso tono.
<< Non ho paura di un uomo solo >>
<< Oh, ma io non sono solo... >> disse e dal nulla, comparvero due sorelle e tre energumeni. Erano sbucati da delle nicchie buie, passando praticamente inosservati.
Compì un giro su sé stessa, tenendo alta la guardia in attesa di una mossa.
<< Mi sorprende che tu non sappia che una Depositaria non viaggia mai da sola, Ansgard >> intervenne una voce. 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Kahlan si girò e vide una figura, a primo impatto non familiare. Indossava un giustacuore in cuoio scuro su cui spiccava in rosso il simbolo dei Rahl, con cinghie strette al busto e un paio di spallacci in metallo leggero. Somigliava ad uno dei cadetti, ma non sembrava “adatto” a quelle vesti, quindi escluse che fosse George. Lui non le avrebbe mai disobbedito.
Quando il ragazzo sollevò appena il viso, oscurato dal cappuccio di una semplice mantella scura, Kahlan sorrise. Avrebbe riconosciuto quegli occhi fra mille: uno ambrato e l'altro aureo. Declan rispose a quel sorriso e nello stesso istante in cui le Sorelle estrassero i dacra, il giovane sollevò le mani. Ognuna diretta verso un'incantatrice. Le fiamme del fuoco magico si arricciarono in delle sfere che, come frecce, schizzarono verso le Sorelle dell'Oscurità, avvolgendole in delle crisalidi roventi. Durante il loro tragitto, sfiorarono anche uno dei soldati, che aveva cercato miseramente di opporsi. Le fiamme divamparono sulla divisa, sbranandolo fino alle ossa.
Nel frattempo, Kahlan aveva approfittato del trambusto ed acquattandosi per evitare le fiamme, assestò un colpo. La lama tagliò di netto le gambe al soldato di destra. L'uomo urlò e solo dopo alcuni secondi, cadde a terra con un tonfo sordo. I moncherini restarono dritti per poi cadere a loro volta in una pozza di sangue. Kahlan si girò, sollevando la Spada della Verità, appena in tempo per bloccare la lama del terzo uomo. L'impatto metallico fu violento e alcune scintille le schizzarono vicino al viso. Compiendo uno sforzo non indifferente, impresse una rotazione, costringendo il soldato ad indietreggiare per potersi rialzare. 
Declan fissò Ansgard, in piedi vicino alla teca di cristallo. Con un incantesimo, creò un muro d'aria e lo diresse verso il nemico. Ansgard venne sbalzato all'indietro come colpito da un cazzotto invisibile e cadde, battendo la testa contro il bordo dell'altare.
Kahlan combatteva ancora contro il soldato, che le ringhiava come un cane, ma senza sprecare energie. Balzò indietro quando l’energumeno la ferì al braccio. Il sangue cominciò a sgorgare copiosamente lungo il suo avambraccio, scivolando sulla mano, sull’elsa ed infine sulla spada.
Declan afferrò il soldato, ruotando le dita di una mano e quando mosse il braccio, scaraventò l’uomo grosso il triplo di lui contro il muro di pietra. Nella sala si udì lo schiocco raccapricciante del cranio che si fracassava per la botta. Mentre il corpo scivolava a terra come un sacco di farina vuoto, Kahlan rivolse la propria attenzione ad Ansgard, che si era chinato a prendere la spada da uno dei suoi uomini.
La lama si infuocò, nutrendosi della furia della Madre Depositaria che inspirò lentamente. L’odore del sangue le inebriò i sensi e fu come se uno spirito astioso fosse entrato in lei, prendendo il pieno controllo sulla sua mente e sul suo corpo. Era una sensazione nuova, esaltante quanto terribile.
Le sembrò di udire dei sussurri mentre stringeva la spada con entrambe le mani. Richard le aveva detto che quelli, erano i Cercatori precedenti che avevano impugnato l’arma, imprimendole le loro tecniche di combattimento, i loro pensieri e le loro vite. Sentì anche la voce del marito.
Contempla il tuo compito. Non hai tempo per pensare, sai che è giusto.
Lui è il nemico. Agisci e taglia con la rabbia della Verità.

Il tempo sembrò rallentare. Poteva percepire il sangue colarle su ogni centimetro di pelle mentre sollevava la spada. Cominciò a correre, caricando verso Ansgard come un lupo affamato. Urlò e pur non riuscendo a capire come mai il Mago non l’avesse già respinta, menò un fendente. Il mondo sembro avvolto nel miele e potè vedere l’intero tragitto della Spada. La lama si scagliò su di lui e recise la pelle, i muscoli, le arterie e poi le ossa dalla spalla sinistra fino alla tempia destra. Il sangue schizzò ovunque, le sfiorò appena il viso e si gettò sulla teca di cristallo dove prese a colare fino al pavimento.
Il cadavere giaceva ai suoi piedi mentre respirava affannosamente, cercando di riprendere il controllo su di sé. Fissò ancora per un attimo la metà della testa del Mago e diede un calcio al corpo inerte e sanguinolento.
Stringeva così forte l’elsa della spada da avere le dita esangui.
Si girò, incontrando lo sguardo impassibile di Declan. Sapeva che mentre caricava contro Ansgard, lui lo aveva immobilizzato con una tela del mago per impedirgli di contrattaccare.
<< Grazie >> mormorò e lui sorrise, chinando leggermente il capo.
<< Dovere, Madre Depositaria >>
<< Come hai fatto a raggiungermi? >> gli chiese con un cipiglio di perplessità.
Sentiva ancora la rabbia, richiamata dalla Spada della Verità.
<< L’amuleto mi ha trasportato fino al campo circa una settimana fa >> si spiegò, mostrandoglielo appeso al collo.
<< E la divisa? >> chiese, indicandola con la spada.
<< Vostro figlio George, me l’ha prestata. Ho pensato di cambiarmi prima di partire. Vi ho seguito per tutto il tempo, mantenendomi a distanza. Così nel caso in cui mi avreste scoperto, non mi avreste ucciso pensando che fossi un nemico >>
<< Hai eliminato tu le minacce attorno al campo? >> domandò, vagamente divertita.
Nass e i soldati, prima di coricarsi, avevano perlustrato i dintorni per evitare visite sgradite di garg o altri animali notturni e pericolosi ma non avevano trovato niente.
<< Sì, Madre Depositaria – la scrutò - Sua figlia è a palazzo col Primo Mago >> aggiunse, come se l’avesse letta nel pensiero.
<< Sei il suo Mago, dovresti starle vicino >> lo rimproverò bonaria, prima di avvicinarglisi.
<< Mi ha chiesto di vegliare su di voi ed io ho giurato di proteggere il vostro ordine, Milady – vide delle tracce di rossore sul volto del ragazzo - Eseguo solo i desideri e i comandi della mia Depositaria >>.
Kahlan sorrise un po’ di più, rilassandosi.
<< Non so come ringraziarti. Sarei morta senza il tuo intervento >> disse , scompigliandogli i capelli corvini con fare affettuoso.
<< Mi lusingate, mia Signora – si guardò intorno - Dov’è Lord Rahl? >>
<< Madre Depositaria, abbiamo trovato le prigioni ma non riusciamo ad oltrepassare gli schermi magici che le proteggono >> esordì una Mord-Sith, entrando di corsa nella sala.
<< Ci penso io agli schermi >> assicurò Declan, rivolto a Kahlan che pulì la lama sulla tunica di Ansgard prima di seguire la guerriera in rosso.

****

Richard sentiva le forze scivolargli via dal corpo, quasi ad ogni respiro, reso sempre più difficile e faticoso oltre che doloroso, a causa delle costole incrinate. Evitava di muoversi troppo per timore che una gli si spezzasse, bucandogli un polmone. Il Rada’Han attorno al collo bloccava i suoi poteri, impedendogli di curarsi da solo. In assenza di Boris, c’erano state le Sorelle dell’Oscurità a tormentarlo.
Ora era in attesa della morte.
Avrebbe voluto dormire, ma non ci riusciva pur desiderandolo e sentendone l’estremo bisogno.
Oltre al dolore al petto e al resto del corpo per tagli ed ematomi, i morsi della fame continuavano a ghermirlo, tenendolo sveglio. Era difficile resistere. Lo avevano lasciato lì, al buio della cella umida con un’ultima pagnotta, che aveva razionato per giorni o forse settimane. Non ne era sicuro.
Il poco cibo che gli avevano dato durante la prigionia bastava per consentirgli appena di restare sveglio, ma non lucido. Da giorni, vedeva o sentiva persone. Erano fantasmi di ricordi. La sua mente fluttuava in uno spazio ulteriore e credeva di essere impazzito.
Era comunque consapevole che gli restasse poco tempo da vivere, ma in quel lasso di tempo, avrebbe voluto abbracciare i suoi figli e baciare sua moglie, almeno un’ultima volta. Anche solo per pochissimi istanti. Si rincuorò, sapendo che erano a casa, al sicuro con Zedd e l’esercito a difenderli.
Lo sguardo spento cadde sulla propria mano sinistra, che portò alle labbra per baciare la fedina di platino.
Le mancava terribilmente.
Poggiò la testa contro il muro e chiuse le palpebre pesanti. L’immagine di Kahlan gli apparve e allietò la sua mente. Rivide il loro primo incontro sul picco della Montagna Smussata, nei Territori dell’Ovest, che sembrava ormai lontanissimo nel tempo e nello spazio.
La prima volta che incontrò quei suoi smeraldi, in cui aveva scorto fin da subito, il bagliore dell’intelligenza e dell’acume. Aveva capito immediatamente che quella, era una donna rara. Gli aveva puntato il pugnale alla gola e si erano fissati per un momento infinito, studiandosi e calcolandosi a vicenda.
Era rimasto ammaliato dai suoi capelli lunghi fino alla vita e ondulati, color mogano. Li ricordò mentre le cadevano come le acque delle cascate di Albione, sulle spalle coperte dall’abito bianco di Madre Depositaria. La stoffa leggermente lucida le fasciava le forme piene del seno e dei fianchi mentre la gonna le si drappeggiava attorno alle gambe, che ricordava lunghe e toniche. Rivisse il brivido piacevole che lo scuoteva ogni volta che facevano l’amore, pelle contro pelle. Avrebbe dato qualsiasi cosa per sentire di nuovo la fragranza della sua pelle.
La rivide poi mentre attraversava la navata della sala del trono con addosso un abito candido, coperto di pizzo rosso e fra le mani, dei Fiori dell’Isola di Ekmabar mentre i suoi occhi erano puntati sui propri. L’avevano fissato acquosi per la gioia e la commozione.
Rivide il suo sorriso, quello speciale e segreto. Solo per lui.
Sentiva il proprio cuore galoppare frenetico, il respiro pesante e una lacrima gli solcò la guancia. Gli faceva male ricordare quanto fosse bella, in qualsiasi circostanza, ma non ne poteva fare a meno. Sentiva il calore del loro amore sconfinato e mai tradito.
Cominciò a piangere, disperatamente come quella volta in cui era stato sbalzato nel futuro. Le avevano detto che era morta, si era sacrificata per lui. Per consentirgli di tornare indietro, aveva sposato il suo fratellastro. Ricordò anche quella volta in cui Morgana l’aveva ferita gravemente. Si era accasciata e gli aveva sorriso anche allora. Dopo avergli risposto un flebile ‘sì’ alla proposta di matrimonio, era quasi spirata fra le sue braccia. Ricordò l’impotenza che aveva provato nel non poterla aiutare e, sperò che lei non avesse provato la stessa cosa in tutti quei mesi lontani. Non voleva che stesse male per lui.
Cercò di calmarsi, ma in quel momento, desiderava solo morire. Decise che si sarebbe addormentato per sempre, ma un suono lontano lo infastidì. Era ritmico e assomigliava ad una serie di passi, accompagnati da un tintinnio argentino e snervante.
Si tese e cercò di sentire meglio, cercando di capire se si trattasse di un altro scherzo mnemonico. Si accorse che non appartenevano ad una sola persona, ma almeno ad una ventina.
Fra esse, solamente una percepiva più intensamente.
Sentì uno sfrigolio di fronte a sé. Fissò la porta e dalla fessura in basso, vide una luce e delle ombre.
Gli parve di sentire Kahlan che ringhiava degli ordini. Stupido pazzo, pensò rivolto a se stesso.
Il ronzio cessò improvvisamente e qualcuno aprì lo spioncino. Sentì quello sguardo su di sè, ma non seppe dire se fosse reale o meno.
<< C’è una grata oltre questa porta >> constatò la voce di un ragazzo familiare, poi lo spioncino di richiuse.
Sentì un colpo, come se qualcuno avesse dato un calcio contro il battente di metallo, che si aprì cigolando.
Aprì meglio gli occhi e trattenne il fiato quando riconobbe la figura di Kahlan sulla soglia della cella, appena oltre le sbarre. Era bellissima, come sempre.
Aveva un piastrone in cuoio sul petto, sopra ad una maglia di anelli metallici a maniche corte.
Non era sicuro che quella fosse veramente sua moglie, ma non gli importava. Lui stava per morire.
Si riscosse quando notò che stringeva la Spada della Verità. La osservò impugnarla con entrambe le mani mentre chiedeva a qualcuno di spostarsi. Serrò la mascella e menò un poderoso fendente, calando la lama affilata contro le sbarre, larghe due dita. Tracciò una diagonale e spezzò le sbarre, che si accartocciarono come se qualcuno le avesse fuse. Delle scintille rimbalzarono sul pavimento in pietra prima di spegnersi. Kahlan superò ciò che restava della grata e gli corse incontro per poi chinarsi davanti a lui.
Scorse Declan fermarsi alle sue spalle mentre il Capitano Nass attendeva sulla soglia.
<< Sono forse morto? >> chiese quasi afono, fissandola come se fosse il Creatore in persona.
<< No, amore mio… - la voce si incrinò - Grazie agli spiriti, sei vivo >> sussurrò lei, contenendo a stento le lacrime. Non riusciva a smettere di sorridere, esattamente come Richard, che allungò una mano per scostarle una ciocca di capelli dal viso. Lei appoggiò la guancia contro quella mano e vi posò sopra la propria.
No, non era pazzo. Lei era lì.
<< Mi chiedo come tu possa maneggiare una spada con delle mani così piccole… >> la schernì con un cipiglio di giocosità. Cercava di far sparire l’increspatura fra le sopracciglia della donna, segno che stava ancora patendo le conseguenze della loro distanza.
Kahlan accennò un sorriso sornione
<< Sono le tue mani che sono esageratamente grandi… >> rispose, girando il viso. Quanto bastava per posare un lieve bacio sul palmo delle sua mano. Richard socchiuse gli occhi, sentendo per un secondo le labbra della moglie. Quando aprì di nuovo gli occhi, Kahlan lo stava squadrando in modo critico.
<< Che ti hanno fatto? >> sussurrò, più a se stessa che al marito.
<< Niente >> mormorò, cercando di distoglierla da quell’argomento.
<< Non mentire – lo rimbrottò severa - Puoi fare niente? >> chiese, rivolta al ragazzo accanto a sé.
<< Purtroppo sto ancora studiando per le guarigioni. Potrei tentare, ma non vorrei causare più danni che rimedi >> ammise il giovane, arricciando il naso.
<< Se mi togli il Rad’Han, faccio da solo >> suggerì, senza essere troppo brusco.
<< Questo posso farlo >> disse e si chinò, sorridendo. Posò le dita sul Rad’Han, che dopo qualche momento, si aprì con uno schiocco secco.
<< Grazie, Declan >> disse Richard mentre gettava via i resti del collare.
Kahlan vide una rete di filamenti dorati avvolgere il marito e fissò Declan.
<< Si sta’ curando… >> la rassicurò ed attesero alcuni minuti.
I filamenti si ritirarono gradatamente fino a sparire così come si erano formati. Kahlan gli strinse piano la mano, fissandolo in attesa.
<< Richard? >>
<< Ho rimesso a posto le costole, ma se uso tutto il mio Han adesso non ce la farò. Devo riposare >> si affrettò ad aggiungere con un lieve sorriso rassicurante. Finalmente le pieghe frale sopracciglia della donna si appianarono.
<< Puoi camminare? - gli chiese e lui annuì, poggiando una mano contro la parete alle sue spalle per cercare di alzarsi - Ti diamo una mano >>.
Declan lo prese per un braccio e Kahlan per l’altro. Poi uscirono finalmente dalla cella.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Compirono il percorso a ritroso ed uscirono dalla Fortezza. Scesero verso la valle, poco più in basso rispetto all’entrata e si avviarono verso un carro, provvisto di un tettuccio. Un paio di uomini aspettavano con la carovana e i cavalli. Sorrisero all’indirizzo di Lord Rahl quando lo videro arrivare.
Camminava, ma si vedeva chiaramente che non stava del tutto bene. Aveva il passo un po’ ciondolante e seppur controvoglia, era costretto ad appoggiarsi a Kahlan, che però era ben contenta di aiutarlo. Sapeva che quella del marito non era repulsione, ma semplice preoccupazione. Non voleva gravare su di lei.
Lo aiutò a salire sul carro e lo seguì. Si accomodarono nel cassone dove c’erano diverse coperte ed un cuscino, sotto al tettuccio. Nass salì alla guida, insieme a Declan mentre gli altri soldati eseguirono i suoi ordini, alcuni a cavallo e altri a piedi.
Nel mentre, Kahlan aprì due coperte e le distese una sopra l’altra, come fossero un materasso. Poi aiutò Richard a distendercisi e si accomodò su una terza coperta accanto a lui.
Prese il cuscino e tenendogli la nuca sollevata, glielo sistemò.
Lui le sorrise, lasciando la testa sul piccolo guanciale.
<< Grazie - sussurrò quando improvvisamente si accorse del sangue sul braccio della donna – E’ il sangue di Ansgard… >> disse, ma era più una domanda per rassicurare se stesso.
Non ricevendo risposta, le afferrò il polso e la costrinse a guardarlo negli occhi.
<< Richard, sto bene >> sentenziò lei con tono duro, come se fosse troppo apprensivo.
La ignorò e con una goccia del proprio Han, le chiuse il taglio.
Lei lo fissò, contrariata e si sdraiò, girata su un fianco per guardarlo, dopo essersi tolta il piastrone di cuoio.
Richard si sistemò su un fianco per poterla ammirare.
<< Ti amo, lo ricordi vero? >> sussurrò, tentando di alleggerire l’atmosfera.
Kahlan annuì mentre sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi. Strisciò più vicina al marito, che la cinse con un braccio. Nascose il viso contro il petto del Cercatore e cominciò a piangere silenziosamente, raggomitolata come un animale indifeso. Non lo toccò per paura di fargli male.
Richard sapeva che quel pianto era dettato dal sollievo del loro incontro e lasciò scivolare la mano lungo la schiena della moglie, provando a rassicurarla.

Una settimana dopo…

Richard era disteso con la testa sulle gambe di Kahlan, intenta ad accarezzargli i capelli. Stava un po’ meglio, ma aveva ancora bisogno di riposo. Sonnecchiava fra un sobbalzo e l’altro del carro, che per tutto il viaggio gli aveva tolto l’appetito. Sospirò pesantemente e fu sollevato nel non sentire alcuna fitta al petto. Significava che le coste erano guarite, ma sapeva che doveva prestare molta attenzione.
Sentiva ancora dolori alle braccia e alla gambe, anche perché aveva perso peso.
Nonostante il viaggio però si era ripreso abbastanza da poter abbracciare Kahlan.
Prima di entrare nella piana di Azrith, erano riusciti a farsi anche un bagno. A quel ricordo, gli sfuggì un sorriso, che lui ritenne un po’ idiota.
Kahlan notò la curva delle labbra del marito ed arcuò un sopracciglio. Senza smettere di giocherellare coi suoi capelli, posò la mano libera su quelle di Richard, che teneva incrociate appena sotto il diaframma.
<< A che pensi? >> domandò incuriosita e il sorriso dell’uomo si allargò.
<< Non posso dirtelo >> disse, scrollando le spalle e lei lo fissò, accigliata.
<< Perché? >> chiese e Richard aprì un occhio per guardarla.
<< Ci sono altri uomini qui e non voglio che si facciano fantasie su mia moglie >> rispose con voce giocosa, ma lei captò una sfumatura pericolosa. Era sempre protettivo, non importa se non ce n’era un’effettiva ragione. La Depositaria ridacchiò mentre il Cercatore tornò a chiudere gli occhi per ancora alcuni minuti. Il carro si fermò quando Nass tirò le redini dei due stalloni.
<< Siamo a casa >> mormorò Kahlan, posandogli una mano sul viso.
Richard aprì entrambi gli occhi e piano, scese dal carro. Una Mord-Sith si accertò che non cadesse e riservò lo stesso trattamento Kahlan pochi secondi dopo.
Erano ai cancelli di Palazzo del Popolo e di fronte a loro, li accoglieva il lungo viale alberato.
Richard si crogiolò nei raggi caldi del sole primaverile del tardo pomeriggio, che gli accarezzarono il volto insieme al vento frizzante, che smosse le chiome longilinee dei cipressi.
Si sentiva ancora spossato, con ancora le membra intorpidite. Ma la vista del giardino gli risollevò un poco lo spirito. Si incamminò da solo verso la reggia.
Kahlan fermò le guardie, prima di seguirlo fedelmente a qualche passo di distanza. Pur comprendendo lo stato d’allerta, sapeva che il marito aveva bisogno della tranquillità di un cortile.
Le porte di ingresso vennero spalancate per accogliere il padrone di casa.
L’atrio era vuoto. Solo due persone aspettavano al centro.
Richard si bloccò. Stentava a crederci.
Fissò a lungo Erin, abbigliata come la principessa che era. Dopo mesi che non la vedeva, si era reso conto di quanto fosse realmente cresciuta. Era bellissima. Accanto a lei George,che gli corse poi incontro come aveva spesso fatto da bambino, e lo abbracciò di slancio, facendolo barcollare. Gli avvolse le spalle, battendogli delle affettuose pacche sulla schiena. Lo baciò sulla nuca, stringendolo forte a sé.
<< Ciao campione >> gli sussurrò e George ricambiò la stretta. Si staccarono lentamente, fissandosi reciprocamente con un sorriso sulle labbra.
George gli strinse una spalla con una mano, su cui Richard posò la propria.
<< La mamma ha mantenuto la promessa >> mormorò il ragazzo, ancora incredulo.
Richard sorrise e gli diede un buffetto prima di voltarsi verso Erin, ancora immobile in mezzo all'enorme atrio. Allargò le braccia quando gli corse incontro. Gli gettò le braccia attorno al collo e Richard la alzò di almeno dieci centimetri, piangendo e ridendo insieme a lei. Girò su sé stesso un paio di volte prima di farla tornare a terra e le pettinò i capelli biondi con le dita. Erin sollevò un poco lo sguardo e poggiò il mento sul petto di Richard, che le incorniciò il volto con entrambe le mani.
<< Il mio fiorellino... >> sussurrò, fissando il proprio riflesso negli smeraldi della ragazza. La stessa bambina che aveva rincorso giocando ad acchiappino fra le sale e i giardini del palazzo, che aveva cullato e che portava con sé nel bosco.
<< Mi sei mancato, papà... Sei mancato a tutti noi >> singhiozzò lei.
Non riusciva a credere che suo padre fosse lì, vivo. Coi pollici, le asciugò le lacrime mentre il cuore gli si strinse nel vedere quel dolore distorcere i bei lineamenti della sua bambina. Richard protese un braccio, includendo anche George mentre sentiva Erin aggrapparsi alla propria casacca.
<< Mi siete mancati anche voi... Non immaginate quanto... >> disse più a sé stesso per poi stringerli in un abbraccio. Sentiva le lacrime pizzicargli gli occhi ed alla fine, gli sfuggì un singhiozzo. Sentiva le ginocchia come gelatina e cercò di non lasciarsi cadere a terra dal sollievo. Stavano bene.
Kahlan attese in silenzio e li fissò commossa. George ed Erin puntarono i loro sguardi su di lei, ancora abbracciati al loro padre. Si staccarono e Richard si voltò verso di lei, sorridendo nonostante alcune lacrime gli avessero rigato il viso. Si ricordò che ancora, non l’aveva baciata come doveva.
 Kahlan camminò verso il marito, che anziché abbracciarla, le prese delicatamente il viso tra le mani e la baciò con ardore sotto gli occhi dell'intera corte radunatasi attorno a loro. Il capannello di uomini che li aveva accompagnati su unì alle persone del palazzo.
George ed Erin si lanciarono un'occhiata mentre Kahlan riprese fiato, con un sorriso imbarazzato a fior di labbra. Richard la fissò negli occhi e la baciò di nuovo. Con una mano, la tenne dietro la nuca mentre le circondò i fianchi col braccio libero. I soldati fra cui il Generale Trimack e il Capitano Nass, sollevarono ed agitarono i pugni manifestando la propria approvazione per Lord Rahl con fischi ed approvazioni virili. George si unì alla tifoseria mentre Erin scoppiò a ridere. Quando respirare divenne davvero necessario, Richard ripristinò le minime distanze, senza smettere di stringere Kahlan fra le braccia. Rise quando vide l'espressione di sua moglie, che probabilmente doveva essere anche la propria. Gli occhi lucidi, le pupille dilatate che avevano ridotto le iridi a sottili anelli verdi, e le guance imporporate.
Accolse Erin sotto ad un braccio mentre George si affiancava a Kahlan, quando si girarono verso la corte. Mord-sith e soldati sollevarono un'unica ovazione di felicità, accompagnata da un lungo applauso. Quando tornò il silenzio, Richard si schiarì la voce.
<< Non avete idea di quanto io sia contento di essere di nuovo a casa, intero e vedere i vostri visi qua, adesso. Non ci sono parole per esprimere la mia gratitudine per voi e per mia moglie, che proprio col vostro aiuto, ha reso possibile questo giorno. Per ringraziarvi, domani festeggeremo tutti insieme. Portate le vostre famiglie a palazzo per l'occasione perché voglio che anche loro, beneficino di questa gioia >> annunciò sincero e scoppiò un applauso, che scemò alla richiesta di Kahlan.
<< Condivido le parole di mio marito con la stessa intensità, ma… - sorrise, fissando Erin con la coda dell’occhio – Se siamo qui, è anche grazie ad un Mago >>.
Fece scivolare via le braccia dalle spalle di Richard e George e si voltò, incontrando la figura del ragazzo. Molti seguirono la direzione della Madre Depositaria, anche Erin che fissò il misterioso cadetto sulla soglia del palazzo. Aveva un aria familiare.
<< Declan Aldurren >> disse e si levò un secondo applauso mentre il ragazzo abbassava il cappuccio, ancora ignaro degli sguardi calamitati su di lui.
Erin spalancò gli occhi e si portò le mani alla bocca. Era sparito giorni addietro, lasciandole solo una lettera di scuse per il suo momentaneo allontanamento. Aveva temuto che in qualche modo il loro bacio, l’avesse fatto scappare.
Mentre l’intera corte lo festeggiava, Declan sorrise e salutò con un cenno impacciato della mano. Si grattò la nuca per l’imbarazzo prima di essere investito dal tornado Erin, che gli gettò le braccia attorno al collo. Lui rise e ricambiò l’abbraccio. Erin sciolse le braccia e lo spinse via con fare giocoso.
<< Santi spiriti, non farlo mai più! - lo rimproverò, guardandolo autoritaria – Potevi dirmelo che volevi fare l’eroe >> aggiunse meno seria.
<< Non avevo tempo. Lord e Lady Rahl avevano bisogno di me >> si giustificò, facendo spallucce.
Mentre chiacchieravano, Richard e Kahlan li osservavano rapiti.
<< Sono contento che ci fosse anche lui >> mormorò, inclinandosi verso la moglie mentre George parlava con Trimack.
<< E’ stata una vera sorpresa. Poi mi ha detto cosa, o per meglio dire, chi l’ha spinto a fare una cosa del genere… >> rispose Kahlan, lasciando la frase in sospeso. Richard si voltò a guardarla con fare complice prima che tornassero entrambi alla loro bambina.
Erin lo fissò, prima di posare entrambe le mani sul suo petto. Si atteggiò, intenta a studiare un graffio sul giustacuore e parlò con tono innocente << E questa divisa? >>.
<< Tuo fratello. Faceva parte del piano… >> mormorò, aspettando che lo guardasse e quando lo fece, il proprio cuore fece una capriola.
<< Ti calza a pennello… - commentò, fingendosi distratta – Dovresti indossarla più spesso >> gli suggerì, abbassando la voce ed assumendo un tono vellutato mentre lo tirava a sé con uno strattone,che annullò completamente le loro distanze.
Intanto Zedd arrivò di corsa nell’atrio. La tunica gli svolazzava come i capelli nivei, costantemente arruffati.
Richard sorrise e lo abbracciò quasi sollevandolo.
<< Zedd! Che bello rivederti >> esordì, prima di lasciarlo andare.
Il Vecchio gli battè una pacca affettuosa sulla spalla per poi arruffargli i capelli, come faceva da quando era ragazzo.
<< Finalmente sei tornato… - mormorò, commosso per poi abbracciare anche Kahlan – Sono contento che entrambi siate di nuovo qui >>
George si congedò da Trimack, sorrise a Zedd e si rivolse a suo padre, afferrandolo gentilmente per un braccio.
<< Come mai domani sera? Sei appena arrivato e vuoi già scappare? >> lo canzonò, incrociando poi le braccia sul petto. Kahlan sorrise a quel gesto, perché Richard era solito farlo. Anche Zedd rise.
<< Scappo con tua madre – le avvolse la vita con un braccio e la trasse gentilmente più vicino - Quando anche tu avrai una moglie, capirai… >> rispose lui con fare criptico.
<< Mi pare che Declan lo abbia capito prima di me… >> borbottò il ragazzo, indicando la sorella con un cenno della testa.
Richard, Zedd e Kahlan si girarono verso quella direzione, quasi contemporaneamente e scorsero Erin e Declan scambiarsi alcune timide effusioni e… Alcuni baci, più o meno focosi.
La Depositaria tirò il proprio Cercatore per una manica della camicia, aiutata da Zedd che lo afferrò per un gomito quando lo vide scattare verso l’obbiettivo con fare da orso. Si fissarono e lui li indicò con un gesto frustrato della mano, come se il Mago e la Depositaria fossero entrambi ciechi.
<< Ho visto, ma stai tranquillo al tuo posto >> lo redarguì e Richard sbuffò irritato, cercando aiuto nel nonno che si limitò ad scrollata di spalle.

Kahlan aprì la porta degli appartamenti ed entrò quando Richard le posò una mano sulla schiena. Le inservienti li seguirono a ruota come i piccoli paperotti dietro i genitori, chiedendo con insistenza se avessero bisogno di qualcosa.
Erano diligenti e laboriose, tanto quanto moleste. Erano lì da quando Kahlan era rimasta incinta di Erin, arrivate al Palazzo del Popolo, appositamente. Poi erano rimaste.
Kahlan socchiuse gli occhi, prendendo un profondo respiro. Non sapeva come controbattere quelle offerte, era troppo stanca per farlo.
Richard sapeva che anche se non lo aveva dato a vedere, era lei ad avere più bisogno di riposo. Doveva aver passato dei mesi terribili senza di lui, quanto pesanti a livello politico. Aveva firmato pile scartoffie, ricevuto delegazioni e guidato le imprese belliche. Tutta da sola.
Era orgoglioso di lei, ma ora entrambi avevano bisogno di pace.
La carezzò la schiena per sostenerla e si rivolse direttamente a Nancy, la capo inserviente. Una donna bassa, ma alquanto burbera come suggeriva la sua stazza.
<< Tutte fuori, subito >> ordinò, assumendo un tono serio ed autoritario quando proposero per l’ennesima un bagno caldo alla moglie.
<< Ma Lord Rahl… >> balbettò Caroline, una delle più giovani.
<< Io e la Madre Depositaria siamo sposati da più di una dozzina di anni, quasi tredici. Abbiamo due figli e questo dovrebbe farvi capire che ho già visto più volte mia moglie nuda… - i volti delle inservienti divennero rossi, come fragole - Completamente >> aggiunse, quasi specificandolo.
Kahlan avrebbe voluto fermarlo, ma era troppo impegnata a trattenere le risate. Con una mano, cercò di nascondere il sorriso spontaneo che era fiorito sulle proprie labbra.
Quelle donne non erano preparate ad un simile discorso, soprattutto se ci si ricordava che erano sempre state al servizio di donne e, non di uomini. Il Palazzo Bianco era stato da millenni, la casa delle Depositarie e difficilmente un uomo aveva messo piede lì dentro. A meno che non fosse il compagno della Madre Depositaria. Ma con lei, era stato tutto diverso e la stessa Nancy si era dimostrata poco incline a quel cambiamento.
<< Inoltre essendo un Mago, sono perfettamente in grado sia fisicamente che mentalmente, di prendermi cura di lei >> concluse, fissandole una ad una prima di soffermarsi su Nancy. Anche lei era cremisi.
Alcune di loro erano paonazze ed altre stavano ridacchiando imbarazzate.
In pochi istanti, spinte da Nancy, si volatilizzarono tutte quante dalla stanza, lasciandoli finalmente soli.
Richard le lanciò un’occhiata divertita quando la sentì ridere.
<< Le hai terrorizzate – disse, appoggiandosi alla sua spalla fra un riso e l’altro – Le loro facce somigliavano a dei pomodori >>.
Richard ridacchiò a quel paragone e scosse il capo. Kahlan tossì, cercando di ricomporsi. Si asciugò gli angoli degli occhi e lo guardò di rimando.
<< Ti va un bagno caldo? >> gli sussurrò, burlandosi del precedente suggerimento di una delle inservienti.
<< Purchè Nancy e Caroline non ci interrompano >> rispose lui di pari tono.
<< O Zedd >> disse lei, ridendo.

Poco dopo, Richard era seduto comodamente su uno dei gradini in marmo, immerso nell’acqua termale fino a metà petto. Reclinò la testa per un attimo e poggiando le spalle indietro, posò le braccia sul bordo della grande vasca, beandosi ad occhi chiusi della sensazione rilassante che gli stava donando il bagno. Erano in una saletta privata, provvista di una piscina d’acqua calda e candele, posizionate poco distanti dal bordo-vasca.
Sollevò nuovamente il capo e guardò davanti a sé. Kahlan riemerse dall’acqua e si mise in piedi nel bel mezzo della piscina, dove l’acqua era più alta e la copriva fino alle spalle. La osservò sollevare le braccia e passarsi le mani fra i capelli bagnati mentre gli tornava vicino con la stessa grazia di una sirena. Se la mangiò con gli occhi, senza perdersi neanche il minimo movimento e sorrise quando incontrò i suoi occhi verdi.
<< Avevi detto di avermi già vista nuda. Completamente >> mormorò quando gli fu davanti, un paio di braccia di distanza.
<< E ogni volta è come la prima… >> rispose lui roco, continuando ad contemplarla.
Kahlan sorrise, chiuse gli occhi e si immerse dopo aver preso fiato. Richard la fissò nuotare sotto al pelo dell’acqua, diretta verso di sé. Abbassò lo sguardo ulteriormente quando nuotò appena sopra di lui. La pancia piatta della moglie sfiorò i suoi addominali e si sentì avvampare quando poi riemerse lentamente con la testa, fino a pochi centimetri dal suo viso. Osservò il percorso di alcune gocce d’acqua sulla sua pelle quasi diafana. Alcune le imperlarono la fronte, le guance e le lunghe ciglia sotto alle quali lo stava esaminando scrupolosamente. I suoi smeraldi lo puntarono con intensità.
<< Cerchi di sedurmi? >> le chiese, togliendo le braccia dal bordo della piscina.
<< E non ci sto riuscendo? >> rispose lei, soffiandogli sulle labbra che si erano già incurvate in un sorrisetto sghembo. Mentre la guardava, se ne innamorò ancora una volta più profondamente.
<< Temo di sì… >> confessò infine quando una mano della donna scivolò sul proprio petto.
<< Cos’è che ti fa battere il cuore così forte? >> gli chiese ingenuamente, carezzandolo sui pettorali.
<< Il sapere che passerò l’eternità con te… >> sussurrò stregato e la vide aggrottare leggermente la fronte.
<< Conosco quello sguardo… >> lo ammonì.
<< Ho trovato una soluzione al problema della tela temporale >> rivelò lui, abbassando la voce come per confidarle un segreto. Kahlan strabuzzò un poco gli occhi, fermando le carezze.
<< Sul serio? Come? >>
<< Un incantesimo semplicissimo, niente di complicato. Durante il viaggio di ritorno mi sono consultato con Zedd tramite libro di viaggio mentre tu dormivi >> disse, prendendole la mano con la quale lo stava toccando per poterne baciare il dorso. Con quel bacio, sondò il corpo di sua moglie e il sospetto che qualcosa fosse andato storto in sua assenza, divenne un’allarmante certezza.
<< Ma Richard, si parla di millenni… >> mormorò lei con un cipiglio di insicurezza.
<< Se ci stufiamo, possiamo sempre tornare ad Hartland e vivere come due spensierati vecchietti >>
<< Hai pensato proprio a tutto… >> osservò con un bisbiglio piacente che riaccese in lui un desiderio improrogabile. Fece passare una mano dietro la sua nuca, fra i capelli umidi e la avvicinò a sé. Stava per baciarla quando la voce di Berdine scoppiò la loro intimità.
<< Lord Rahl, ho fatto come mi avete chiesto – trillò la Mord-Sith, entrando nella sala - L’abito di vostra moglie è pronto >> disse, fermandosi poco lontana dalla piscina.
Richard tolse la mano dai capelli di Kahlan e si girò verso la guerriera in rosso, che aspettava ulteriori istruzioni senza mostrare il benché minimo disagio.
<< Grazie, Berdine – sorrise educato - Ma la prossima volta non disturbarti a cercarmi per dirmelo >>.
<< D’accordo, mio Signore. Mi limiterò ad obbedirvi – mormorò, chinando leggermente la testa di lato come se non avesse notato il fastidio nella voce di Lord Rahl - Vi serve qualcos’altro? >>.
<< Ho tutto ciò che mi serve >> rispose, trattenendosi dal mandarla via in malo modo. Sembrava che tutti cercassero di non lasciarli troppo tempo da soli.
Berdine uscì, salutando Kahlan con un sorriso, che lei ricambiò. Ridacchiò quando vide il consorte sbuffare, manifestando il proprio disappunto. L’espressione buffa mutò e i suoi occhi grigi si accesero di passione.
<< Allora… - esordì, avvicinandosi – Dov’eravamo rimasti,mia Regina? >>.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Il Cercatore sorrise ad un passante, tenendo la propria Depositaria a braccetto. Entrambi non avevano le divise da sovrani, ma dopo tanti anni di reggenza, era impossibile passare inosservati.
Richard aveva “rispolverato” i vecchi abiti da guida dei boschi e Kahlan aveva abbandonato l’abito bianco. Indossava un normalissimo abito color prugna con ricami sul corsetto e sulle maniche a tre quarti, la gonna lunga e leggermente a campana era di una tonalità cromatica più chiara come i merletti delle maniche. Richard lo aveva fatto confezionare tempo addietro, simile ad un altro che ricordava che avesse indossato Mary Cypher. Se non fosse stato per i capelli lunghi ed il portamento regale, l’avrebbero tranquillamente scambiata per una donna comune, che girava fra i negozi col proprio marito.
Ad Hartland non sarebbe passata così inosservata, era troppo bella e troppo nobile per non essere notata.
Oltre a loro, c’erano mercanti che trascinavano la propria merce su dei carretti diretti verso casa, botteghe che chiudevano e coppie che, come come loro, avevano approfittato della luna piena, che si stagliava nel cielo quella sera. La via che stavano percorrendo serpeggiava nella cittadella, che si affacciava sul versante settentrionale della collina su cui sorgeva il palazzo. Da lì, all’orizzonte, si potevano osservare le foreste e le montagne del nord dell’impero.
<< Non mi vuoi dire dove mi stai portando? >> esordì Kahlan.
<< Lo scoprirai. Se te lo dico, non è più una sorpresa >> rispose Richard con un sorriso, come quello di un ragazzino. Lei ricambiò il gesto ed appoggiò per qualche istante la testa sulla sua spalla.

Pochi minuti dopo, arrivarono in una piccola locanda che aveva una particolarità: quattro tavoli erano posizionati singolarmente, su dei piccoli terrazzi aggettanti verso il paesaggio.
Il proprietario, un uomo di media altezza e magro quanto un grissino, li riconobbe e si avvicinò, compiendo una riverenza.
<< Lord Rahl, Milady è un onore incontrarvi. Come posso servirvi? >> domandò umilmente.
<< Vorremo un tavolo su una terrazzina, se è disponibile >> rispose Richard, cortese.
<< Certamente, seguitemi! >> disse l’uomo, guidandoli fra i tavoli.
Richard fece cenno ai clienti di non scomodarsi quando vide che erano pronti ad inginocchiarsi e, loro risposero con un brindisi, inneggiando al ritorno di Lord Rahl. Lui ringraziò con un sorriso, tenendo Kahlan per mano. Il locale era illuminato dalle lampade ad olio, lasciando i balconi un po’ in penombra. Il locandiere accese con un acciarino la candela al centro del tavolo mentre Richard faceva accomodare la moglie su una sedia. Poi si sedette a sua volta dall’altro lato del tavolo.
<< Cosa vi porto? >> chiese l’oste, rivolgendosi a lui.
<< Chieda a mia moglie. Qualsiasi piatto scelga, andrà bene anche per me >> mormorò Richard e Kahlan lo osservò per un attimo perplessa.
<< Ditemi, mia Signora >>
<< Zuppa di spezie. La avete? >> chiese poi.
<< Sì, una delle migliori nel D’Hara >> cinguettò l’uomo, seppur sorpreso che un uomo e una donna di tale lignaggio richiedessero un piatto tanto povero.
<< Perfetto. Ci porti anche del pane, per favore >> aggiunse gentilmente. Lanciò un’occhiata di sottecchi al marito, che la stava guardando.
<< Desiderate altro? >> domandò, guardandoli alternativamente.
<< Per adesso, no grazie >> assentì Richard.
<< Posso portarvi del vino per ingannare l’attesa? – i due annuirono - La vostra zuppa arriverà fra poco >> terminò prima di allontanarsi.
Kahlan lisciò la gonna dell’abito e si girò verso il balcone. Il paesaggio era a dir poco incantevole. Le dolci colline alberate del nord erano l’unica nota verdeggiante attorno al Palazzo del Popolo e oltre le quali, si innalzavano le montagne che superate, portavano nel profondo Sud del Nuovo Mondo. Fino alla vetta dei Picchi Gemelli dove ora regnava la tranquillità soffocante della Valle del Gaha’Mar.
<< E’ davvero un bel posto… - mormorò, tornando a guardare Richard - Come lo hai trovato? >>
<< Per caso, Berdine me ne ha parlato >> disse mentre un ragazzo si avvicinò con un sorriso mentre versava il vino nei loro calici.
<< Berdine? >> domandò Kahlan scettica, prendendo in mano il calice quando il ragazzo si fu già allontanato, lasciando la bottiglia.
<< E’ stata la mia prima reazione – fece finta di accarezzarsi una treccia, come era solito fare la Mord-Sith -  E’ un posto adorabile, Lord Rahl. Dovreste portarci la Madre Depositaria per una serata romantica >> disse, parlando in falsetto. Kahlan ridacchiò a quella imitazione, ma si fermò, guardandolo in tralice.
<< Oh, smettila! – lo rimbrottò prima di bere un sorso della bevanda - Ha usato le parole adorabile e romantica in una sola volta. Pazzesco >> commentò poi e Richard annuì distrattamente.
Osservò la mano della donna posare sul tavolo il calice poi sollevò gli occhi in quelli verdi della donna.
Ricordò che, quando era incinta di Erin, aveva evitato qualsiasi stress e qualsiasi cosa che potesse far male alla piccola. Aveva perfino rinunciato a partecipare alle feste e ai banchetti dove veniva servito l’idromele.
<< Kahlan >> la chiamò pacato, fissando prima il calice, poi di nuovo gli occhi di sua moglie.
<< Sì? >> rispose lei con un sorriso gigante, troppo acceso.
<< Hai bevuto del vino… - disse e lei distolse immediatamente lo sguardo - C’è qualcosa che devi dirmi? >> le chiese cercando di non sembrare in alcun modo offeso o arrabbiato, anche perché non lo era.
Erano passati mesi e lui non vedeva i sintomi. Non aveva intravisto la rotondità della pancia la settimana prima e questo lo aveva già agitato. Poi durante il bagno alle terme quel pomeriggio, aveva avuto la conferma della verità: Kahlan aveva perso la bambina.
Ora era nervosa e sembrava che volesse scappare il più lontano possibile da lui.
Si spostò con la sedia accanto a lei, dando le spalle al paesaggio e allungò lentamente una mano su tavolo, raggiungendo quella di Kahlan, intenta a giocherellare coi denti della forchetta. Si fermò quando la mano del marito raccolse la propria, come fosse fatta di vetro.
<< Ehy... - sussurrò gioviale - Sono così brutto? >> chiese e lei non riuscì a non sorridere.
Richard attese pazientemente, carezzandole il dorso della mano col pollice.
<< Mi dispiace, Richard... >> mormorò lei infine, tirando su col naso.
<< Quando? >> la esortò a continuare, mantenendo la voce ferma, ma affabile.
<< Mi dispiace, Richard... - la sua voce era flebile e ovatta da un pianto trattenuto a fatica – Dopo che sei stato rapito, Zedd ha incominciato ad insospettirsi. Poi cinque settimane fa, mi ha detto che le cose non stavano andando bene. La bambina non stava crescendo nel modo giusto e… Ho capito che… >>.
Si fermò. Non riusciva ancora adirlo, nemmeno a pensarlo di aver perso la figlia. La loro figlia.
<< Non piangere, va tutto bene >> la rassicurò lui, sperando in un contatto visivo.
<< Ho rovinato tutto… >>
<< No, Kahlan. Ne avremo un altro se lo vuoi, ma io sarò sempre felice finché avrò te >> si affrettò a dirle a bassa voce. Nessuno li stava osservando. Erano tutti distratti.
<< Mi dispiace >> sussurrò ancora, voltandosi verso il paesaggio quando una lacrima scivolò sulla sua guancia. Richard comprese il dolore che stava provando la sua Depositaria perché era lo stesso che provava anche lui. Sapeva anche che lei però, ne era dilaniata. Era diverso per lei, molto più viscerale.
<< Anche a me, amore mio. Ma, guardami. Guardami… - lei obbedì, esitante - E’ tutto a posto >>
<< Mi ami ancora? >> gli chiese con un fil di voce.
<< No, Kahlan... Io ti amo di più, ogni giorno e niente mi farà cambiare idea – con la mano libera, le portò via la lacrima, fermatasi sulla guancia, senza smettere di guardarla negli occhi - Niente >>.

****

George era di ronda con alcuni suoi commilitoni: Robert, Carl e Nicholas. Il quartetto aveva raggiunto il grado più alto ed erano ufficialmente soldati d’hariani.
Si separarono per coprire più corridoi e George svoltò in un vestibolo, che si avviava verso il piano appena sotto a quello degli appartamenti reali. Quello era il livello in cui soggiornavano gli ospiti fra cui re, regine, duchi, conti e tutti i nobili più importanti. Inoltre, diverse stanze erano ora occupate da coloro che avrebbero partecipato ai festeggiamenti per il ritorno di Lord Rahl.
Il silenzio regnava sovrano e le lampade ad olio fornivano abbastanza luce. Tutto era tranquillo come al solito, nonostante ci fosse ancora qualche suono di stivali e chiacchiere di Mord-Sith.
George superò un giardino coperto da un porticato, poi si fermò. Gli sembrava di aver visto qualcosa.
Aggrottò la fronte e per maggior sicurezza, indietreggiò e quando si voltò verso il giardino, vide una ragazza.
Scrutò il profilo illuminato dalla volta celeste e la giudicò coetanea.
Era seduta sui talloni, su una piccola piattaforma circolare, al cui centro vi era una campana che risuonava al momento delle devozioni. Intorno vi era un piccolo prato verdeggiante, circondato da siepi basse pochi centimetri che recintavano aiuole poligonali di azalee ed altri fiori coloratissimi.
La gonna dell’umile abito le fasciava le forme slanciate, aprendosi a ventaglio sul pavimento ciottolato.
I capelli lunghi e ondulati fino alle spalle le cadevano su una spalla. La luna gettava tonalità argentee sulle ciocche ambrate, che si mossero alla brezza notturna.
Le si avvicinò silenziosamente e la osservò. Stava disegnando una runa su della sabbia e pensò che si trattasse di un’incantatrice o molto più probabilmente una novizia.
Si sporse, indicando una linea.
<< Quella è sbagliata >> esordì e la ragazza sussultò prima di girarsi.
George rimase per un attimo abbagliato. Gli occhi della fanciulla erano azzurri più del cielo.
<< Come prego? >> chiese lei con voce irritata.
<< E’ una runa dell’Armonia, giusto? >>
<< Sì >> assentì, accigliandosi mentre lo fissava chinarsi sulle ginocchia.
<< Se ben ricordo, questa retta che si dirige a est dovrebbe indicare la linea principale dell’Han. Ma secondo il tuo disegno, la retta si dirige a ovest che in una runa simile indicherebbe l’Equilibrio >> rispose George, fissando il disegno sulla sabbia con un gomito appoggiato sul ginocchio.
<< Come può un soldato avere conoscenze così accurate sulla magia? >> domandò lei, incrociando le braccia sotto al seno.
<< Forse sono un soldato a cui piace leggere >> disse George, scrollando le spalle.
<< Oppure avete riferito ciò che avete sentito per attaccare bottone >> lo accusò lei.
<< Vuoi diventare Sorella della Luce, vero? >> sviò l’argomento, indicando le tre gemme che portava sulla fronte. Simbolo distintivo dell’ordine delle incantatrici.
<< Non uscirò con te >> sibilò lei e George arcuò un sopracciglio.
<< Non credo di avertelo chiesto >> mormorò, rivolgendole un sorrisetto obliquo.
<< Sì, sono una novizia. Ho iniziato pochi mesi fa >> rispose lei infine.
<< Come mai qui a palazzo? >>
<< Una delle mie insegnanti è una Sorella della Luce che ha aiutato l’esercito nello scontro di qualche settimana fa >> aggiunse, sollevando leggermente il mento.
<< E ti fermi molto? >>
<< Non lo so >> sospirò mentre George osserva i suoi lineamenti.
<< Forse il mio bisnonno potrebbe aiutarti nei tuoi studi. Gli piace molto insegnare >>
<< E chi sarebbe il tuo bisnonno? >>
<< Il Primo Mago Zorander >> rispose e la sentì emettere uno sbuffo.
<< Tsk! Davvero mi credi così ingenua? >>
<< Non mi credi? >> chiese, inclinando leggermente la testa di lato.
<< E’ così che rimorchi le ragazze? >> lo provocò, sporgendo in fuori il labbro inferiore con aria saccente.
<< Io non ho tempo per questo genere di cose >> ammise George, abbassando per un attimo lo sguardo.
<< E allora cosa ci fai qui? >> sbottò nervosa.
<< Controllo che non ci siano intrusi >>
<< Sono un ospite di Lord Rahl >> disse in tono fiero e lui se la immaginò vestita da principessa.
<< Ma seppur ospite, hai un coprifuoco che hai largamente oltrepassato – l’espressione di sfida scomparve dal volto della ragazza – Se vuoi, ti accompagno alla tua stanza >> propose gentile.
Lei lo guardò di sottecchi per poi distogliere lo sguardo, imbarazzata.
<< Va bene, grazie >> mormorò.

Angolo Autrice: Salve Lettori! Vi chiedo scusa per questa mia assenza, ma ho visto solo adesso che il capitolo era stato eliminato a causa dei problemi del server. Me ne sono accorta solamente adesso e vi chiedo scusa per non averlo rimesso prima.
Al prossimo capitolo,
50shadesOfLOTS_Always


 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Passeggiavano tranquilli fra le botteghe ancora aperte della città bassa. Le locande come quella in cui avevano appena finito di cenare, pullulavano di vita. Si sentivano chiacchiere allegre, risate più o meno ubriache di gioia e di vino. Alcune coppiette passeggiavano ancora come loro lungo una delle vie principali, parallela a quella da cui era arrivati, che portava alla parte alta, a palazzo. Richard strinse un po' di più la presa sulla mano della moglie. Le loro dita erano intrecciate come se fosse la cosa più normale e naturale del mondo.
Si voltò a guardarla. Era bellissima, anche con un abito diverso. La coroncina di fiori era ancora più graziosa, considerando il fatto che era stata Berdine a farla. La gonna fluttuava a contatto con la brezza serale ed avvolgeva le gambe della Depositaria come un petalo. I capelli mogani le arrivavano ai fianchi con sensuali onde e alcune ciocche le ricadevano sulle spalle, nascondendo i seni che si intravedevano dalla profonda scollatura a v del corsetto decorato. Osservò il naso dritto, le ciglia lunghe e le labbra piene della donna bellissima accanto a sé, chiedendosi mentalmente cosa aveva fatto per meritarla. Quando Kahlan si girò verso di lui, Richard scorse qualcosa in quegli smeraldi.
<< Perché mi guardi così? >> gli chiese con quella sua voce vellutata che, fin da subito, lo aveva attratto per il bagliore della spiccata intelligenza, che aveva scorto nel suo sguardo.
<< Non posso farne a meno >> ammise e lei distolse lo sguardo, sorridendo imbarazzata.
Passarono per una piazza delle devozioni, al cui centro dominava una vasca d'acqua con dei pesci colorati e sulla cui superficie, galleggiavano delle ninfee. I loro petali erano colorati di un rosa tenue. Il prato, che circondava il laghetto artificiale, era costellato di lucciole. Richard continuò a camminare e notò le Mord-sith, che vigilavano su di loro, distribuirsi accuratamente nello spazio. Era sollevato perché sia lui che Kahlan avevano bevuto e pensò, mentalmente un goccio di troppo. Non erano ubriachi, piuttosto allegri e brilli. Ma in caso di attacchi, non era sicuro di sapersi difendere a dovere. Inoltre nessuno di loro due era abituato al vino. Non ricordava l’ultima volta che ne avevano bevuto, perché non ce n’era mai stata l’occasione. Kahlan accennò ad un sorriso e senza guardarlo direttamente negli occhi, lo superò. Si mise di fronte a lui e indietreggiò. Posò le mani sul suo petto e Richard si fermò, perplesso e aggrottò la fronte.
<< Tutto a posto? >>
<< Sì, pensavo… – ridacchiò quando gli liberò l’unico bottone della casacca, all’altezza del colletto – Oggi è stato bellissimo… >> mormorò, guardandolo da sotto le ciglia con uno sguardo per nulla innocente.
Si ritrovò a sorridere mentre avanzava di due passi.
<< Sono d’accordo… >> rispose, spostandole i capelli da una spalla.
<< Abbiamo battezzato la vasca termale >> sussurrò lei maliziosa.
<< Kahlan, vuoi che lo sappia tutto il Palazzo del Popolo?! >> borbottò lui, guardandosi intorno nella ricerca di orecchie indiscrete.
<< Io credo che lo sappiano già >> disse Kahlan, lasciandosi sfuggire una risatina gutturale.
<< Giusto, abbiamo due prove viventi e inconfutabili >> ammise divertito quando la riprese prima che cadesse a terra. La tenne per i fianchi mentre lei rideva. La fissò e non riuscì a non sorridere nel vederla così spensierata, nonostante la precedente nota di tristezza.
<< Meglio se torniamo in camera >> propose, trattenendosi dal ridere.
<< Perché? Cosa vorreste fare, Lord Rahl? >> lo provocò Kahlan, arcuando un sopracciglio.
Pochi minuti dopo, la testa le girava mentre il sangue la rese quasi sorda. Spinse Richard contro la porta della stanza da letto, che si chiuse con un tonfo sordo. Ridacchiarono come fanciulli fra un bacio e l’altro, immersi nel buio interrotto dalla luna fuori dalla finestra.
Richard le posò le mani sui fianchi, fermandosi per riprendere fiato mentre Kahlan gli circondava il collo con le braccia. Strofinò la punta del naso con quella della moglie, che emise l’ennesima risatina.
Ripresero a baciarsi, camminando a tentoni verso il letto, ancora stretti nell’abbraccio. Caddero entrambi sul soffice giaciglio e alcuni guanciali rotolarono sul pavimento.
Il Cercatore rotolò su di lei, puntellandosi sulle braccia per non schiacciarla. Gli sembrava che fossero tornati di nuovo ragazzini un po’ sciocchi, ma non ricordava di aver mai provato da ragazzo quello che stava provando in quel momento. Kahlan stava seguendo la linea della propria mascella con una lenta scia di baci mentre le dita gli arruffavano i capelli dietro la nuca.
Guardò sua moglie negli occhi e sorrise.
<< Devo controllare se ci sono le guardie – scivolò all’indietro per poi mettersi in piedi, ma lei gli afferrò il polso – Faccio presto >>
<< Sbrigati >> mormorò lei.
Richard uscì e si affacciò fuori dalla porta degli appartamenti, incrociando lo sguardo di Ulic ed Egan. I due uomini, grossi quanto dei tori, si girarono nella sua direzione con un’aria perplessa.
<< Lord Rahl, credevamo foste ancora in giro >> borbottò Ulic.
<< Tutto a posto? >> chiese Egan.
<< Sì. Volevo solo chiedervi di posticipare la sveglia domani mattina – i due lo fissarono in attesa di una spiegazione – Io e Lady Rahl abbiamo bisogno di riposare… >>
<< Sarà fatto, Lord Rahl >> assentirono in coro.
Li salutò con un cenno del capo e rientrò, chiudendo la porta. Tornò in camera e sorrise, lasciandosi sfuggire un sospiro meraviglia. Kahlan era sdraiata supina con le gambe leggermente piegate, un braccio molle sull’addome e l’altro vicino alla testa. Alcune ciocche di capelli le ricadevano sul petto mentre le altre erano sparpagliate sul cuscino. Il viso rilassato era colorato da un leggerissimo sorriso sulle labbra schiuse e rosee, delicate come la stoffa purpurea dell’abito. Le palpebre abbassate con le ciglia curvate verso l’alto.
Era la visione più bella del mondo per Richard, che adesso, avvertiva lo stesso effetto soporifero del vino che aveva sorpreso Kahlan.

****

Il mattino arrivò presto. Il sole filtrava come sempre dal finestrone, accompagnato dal lamento di una tortora e dal cinguettio di un piccolo stormo di passeri, che svolazzava attorno ai bastioni. Un raggio infastidì Richard ancora immerso nel sonno, costringendolo a svegliarsi. Emise un lamento infastidito e stirò pigramente le braccia, allungandole verso l’alto mentre compiva un profondo respiro. Si girò lentamente e sorrise. Kahlan stava dormendo serenamente al suo fianco. Entrambi erano ancora vestiti come la sera precedente. Il vino li aveva fatti crollare prima che potessero progettare di stare svegli come due giovani innamorati che non hanno voglia di staccarsi nemmeno per qualche ora di riposo. La osservò per qualche minuto prima di sollevare il lenzuolo e sedersi sul bordo del letto. Si passò le mani sul viso e prese un secondo respiro per cercare di scacciare il torpore, che gli adombrava i sensi. C’erano tante cose di cui doveva occuparsi e sapeva che se avesse ritardato, quei doveri si sarebbero prolungati all’infinito. Per prima cosa si sarebbe occupato delle scartoffie. Non era esattamente sicuro che i consiglieri si fossero impegnati. Tendevano ad essere un po’ pigri, ma Richard non si sentiva di biasimarli. D’altronde, neanche a lui piaceva stare seduto ad un tavolo dal sorgere del sole al suo calare, scrivendo sempre le stesse cose. Tuttavia nel corso degli anni, il Cercatore aveva imparato a non sottovalutare quell’estenuante e noiosa pratica. Un solo foglio scartato erroneamente poteva causare danni inimmaginabili, come perfino una guerra. Si alzò, cercando di non svegliare Kahlan ed aprì il finestrone che dava sul piccolo terrazzo. L’aria fresca del mattino gli diede il buongiorno. Si appoggiò con le braccia alla balaustra, osservando il timido sole nascondersi dietro le basse nubi, leggere come nebbia. Lasciò che i suoi occhi assorbissero la bellezza del paesaggio che continuava ad estendersi in lontananza, fino alle vette del Rang’Shada che apparivano come fantasmi, oltre la desertica Piana di Azrith.
Le proprie labbra si curvarono verso l’alto quando un paio di braccia gli avvolsero la vita.
<< Buongiorno, Lord Rahl… >> sussurrò Kahlan, posando il mento sulla spalla del proprio uomo.
<< Buongiorno, Milady… >> rispose lui, roco.
<< E’ presto… >> commentò lei, schioccandogli un bacio sulla guancia ispida per il principio di barba.
<< Devo occuparmi delle scartoffie >> disse, tornando a guardare davanti a sé.
<< Potremo occuparcene insieme >> propose Kahlan con voce suadente, avvicinando le labbra all’orecchio di Richard, che ridacchiò. Le afferrò delicatamente un polso e la portò davanti a sé.
Il sole alle spalle della donna si irradiava come un alone magico, disegnando l’ombra del loro abbraccio lungo il pavimento fino alla camera. Le posò le mani sui fianchi, incontrando i suoi occhi di smeraldo.
<< Dovresti riposare ancora un po’ >> mormorò e lei gli rispose con un sorriso complice per la premura con la quale aveva appena parlato.
<< E perdermi mio marito in veste di monarca? Neanche per sogno – disse e lui sorrise quando lo tirò per il colletto della casacca - Oppure stai cercando di liberarti di me? >>
<< Neanche per sogno >> la canzonò, giocoso.
Kahlan lo strattonò, attirandolo maggiormente a sé. I loro volti erano a mezzo respiro di distanza e Richard trovava difficile resisterle. Le onde color mogano le incorniciavano il viso appena diafano, su cui la luce del sole scolpiva morbide ombre. Il pensiero che avrebbe potuto non rivedere quello sguardo intelligente, quelle labbra di rosa, gli fece torcere lo stomaco.
<< Devo andare… >> disse semplicemente, cercando di non farsi sopraffare dal piacevole profumo della pelle di sua moglie.
<< Richard, ti prego… - lo strattonò piano, traendolo maggiormente a sé - Mi sei mancato >>
<< Anche tu a me >> ammise, posandole una mano su una guancia.
Kahlan si sollevò sulle punte dei piedi e lo baciò, continuando a stringere la stoffa della sua casacca in un pugno mentre le dita della mano libera gli sfiorarono il profilo della mascella fino alla basetta.
Le mani del Cercatore scivolarono dietro la sua schiena mentre sentiva la passione montare dentro il proprio petto, come un vento impetuoso che viene dal mare. Si lasciò sfuggire un basso gemito quando la Depositaria gli allacciò entrambe le braccia intorno al collo. L’emozione di poterla stringere, baciare e di poter sentire il suo calore, lo travolse fino a lasciarlo senza fiato. La sollevò di un paio di centimetri da terra prima di lasciarla. Riprese le minime distanze quando qualcuno tossì di proposito.
<< Lord Rahl, volevo avvisarvi che i preparativi per la festa saranno terminati entro lo zenit >> esordì Ulic con gli occhi bassi per il disagio. Richard portò le proprie mani sui fianchi di Kahlan, appoggiata a lui.
<< D’accordo, Ulic. Grazie – lo osservò con malcelato divertimento - C’è altro? >> chiese mentre la guardai continuava a spostare il peso da una gamba all’altra.
<< Sì. Ci sono nuovi rapporti che chiedono la vostra supervisione >> disse, quasi come se stesse confessandosi.
<< Affidate a Berdine i documenti di minor importanza così che Lord Rahl possa occuparsi solo di quelli più urgenti >> intervenne Kahlan con gentilezza.
<< Sì, mia Signora >> rispose prima disparire, quasi lieto di dileguarsi da quegli appartamenti.
Richard si voltò di nuovo verso la moglie e sorrise.
<< Mi aiuti con le scartoffie? >> le chiese teneramente.
<< Con molto piacere, Lord Rahl >> sussurrò lei, strofinando la punta del naso contro quella del consorte.
 
****
 
Rose uscì dalla propria camera ed imboccò la rampa di scale, che saliva in alto verso il primo piano. Quello riservato agli ospiti. Attese il passaggio di due dignitari per poi entrare nel corridoio che girava attorno ad una piazzetta, coperta da un porticato. Si guardò intorno, cercando con lo sguardo il soldato della sera precedente. Si era pentita di come lo aveva trattato. Non tanto perché le aveva ammesso di essere il nipote del Primo Mago, quanto perché si era mostrato cortese nonostante la sua ostilità.
Quando le compagne l’avevano vista rientrare accompagnata da un soldato così carino, le avevano dato della pazza. Camminava fra i corridoi dell’immenso Palazzo del Popolo senza sapere dove cercarlo.
Non conosceva neanche il suo nome.
Procedette verso est dopo aver svoltato a destra e quando cominciò a credere di essersi smarrita, vide un gruppo di giovani reclute. Sembravano in riposo visto che stavano scherzando, alcuni seduti su una panchina di marmo e altri appoggiati alle colonne. Seppur titubante, si avvicinò a loro con la testa infossata nelle spalle. Anche se sembravano avere la sua stessa età, la mettevano in soggezione.
Si voltarono tutti, quasi contemporaneamente e dopo aver raddrizzato un poco la postura, si fece avanti.
<< Perdonate il disturbo. Sto cercando un soldato >> esordì, cercando di apparire più sicura.
<< Beh, zuccherino, siamo in tanti. Chi di preciso? >> mormorò uno del gruppo con le spalle e un piede appoggiato ad una colonna.
<< Non conosco il suo nome, ma ha i capelli scuri e… - sollevò lo sguardo - E’ il nipote del Primo Mago >>
<< Se hai bisogno di aiuto, chiedi pure a noi >> rispose quello, abbassando il piede e compiendo un passo nella sua direzione. Teneva le braccia conserte sul petto, coperto da una semplice giubba marrone.
<< Falla finita, Connor – intervenne una voce familiare – Non costringermi a spedirti da Trimack >>.
Il ragazzo che aveva incontrato apparve, accompagnato da un altro giovane soldato. Notò solo adesso che quelli con cui aveva parlato fino a quel momento, erano soltanto dei semplici cadetti ancora in addestramento. La divisa dei due nuovi arrivati invece era quella che indossavano i soldati eletti.
<< Stavo scherzando >> si scusò il cadetto, rimpicciolendo quando George lo guardò severo.
<< Vuoi diventare un vero soldato o essere sbattuto fuori dai ranghi? >> lo ammonì.
<< Immagino che tu te lo sia meritato il ruolo, Principino >> sibilò Connor.
George lo afferrò per il bavero e lo schiacciò contro il muro.
<< Non. Osare. Mettere in mezzo mio padre. >> ringhiò, scandendo bene le parole.
<< George, calmati >> lo redarguì Nicholas.
<< No, non mi calmo. – sbottò, fissando Connor furente - Tu, stupido pomposo, non hai idea di che cosa abbia affrontato mio padre. E’ grazie a lui se adesso sei qui >> gli ricordò.
<< George… >> mormorò Nicholas, poggiandogli una mano sulla spalla.
<< Ringrazia gli spiriti che non ho più il potere di Depositario, ma ricorda: c’è sempre Lady Rahl >> lo minacciò prima di allontanarsi.
Rose osservò Nicholas portare via Connor, poi seguì George.

Angolo Autrice: Salve Lettori! Vi chiedo mille volte scusa per questo ritardo, ma fino adesso non mi è stato possibile scrivere e pubblicare.
Oggi sono riuscita a terminare almeno questo capitolo (anche se frettoloso e un po' più corto del solito), perchè non volevo farvi attendere ancora.
Vi chiedo di pazientare un po' per quanto riguarda la nuova ff di questo fandom che vi avevo promesso, perchè è in fase di scrittura (ralllentata vista la scuola D:).
Spero di non avervi deluso e di pubblicare nuovamente al più presto. Prometto che cercherò di farmi più presente e di pubblicare la nuova long al più presto.
Vi ringrazio ancora per la vostra assiduità nelle visite. Siete meravigliosi!
Al prossimo capitolo,
50shadesofLOTS_Always :*

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