Il volto celato nell' ombra

di EllyBlue
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il numero 4 ***
Capitolo 2: *** Virvè animacija ***
Capitolo 3: *** Il volto nella foto ***
Capitolo 4: *** il piano ***
Capitolo 5: *** la pazzia di Antonin ***
Capitolo 6: *** sectumsempra ***
Capitolo 7: *** La verità è solo un punto di vista. ***
Capitolo 8: *** Non lasciarmi ***
Capitolo 9: *** un' effimera promessa ***
Capitolo 10: *** Cose da grandi ***



Capitolo 1
*** Il numero 4 ***


“il numero 4”

Era una notte buia e gelida e la figura nera marciava silenziosa su per il vialetto del numero 4, la testa che scattava da un lato e dall' altro, guardingo.

 

Erano immersi in una tenebra profonda, poiché nessun bagliore dei lampioni giungeva fin lì.

L' ombra aveva provveduto attivamente a quel piccolo inconveniente, privando Silente dello " spegnino", oggetto magico trasfigurato in un comune accendino.

Così facendo, aveva potuto spegnere quelle fastidiose luci, facendo affogare Privet Drive nel buio più fitto.

Si avvicinò alla porta.

 

Senza pietà.

 

 L' odio che provava nei confronti dei Babbani persisteva perenne nonostante gli anni fossero passati, e soprattutto contro quella specie orrenda, così maniacali, così immersi in quella realtà effimera,

 falsa, che si erano creati con le loro dita indegne, scivolando placidi in quella monotonia stanchevole, nonostante conoscessero la verità,

e ne ignorassero con strenua sicurezza l’ esistenza della fonte di potere che riverberava nel suo braccio: la Magia.

 

Ah, ma adesso avrebbero smesso di chiamare "mostri" coloro come lui, che potevano sottomettere quei sudici non magici con un solo cenno della mano,

 in un battito di ciglia, in un solo, istante di silenzio, rompendo le loro sciocche convinzioni, strappandole, facendoli finalmente trovare davanti alla cruda realtà...

 

Ma loro NO, erano così misericordiosi,  così buoni, così eccentrici da non afferrare il potere che danzava davanti ai loro occhi. Così ciechi, ignoranti.

Sorrise beffardo, la sua espressione trasudante odio e amarezza. Ma tutto ciò un bel giorno sarebbe terminato.

E sarebbe avvenuto presto. Appoggiò la mano sulla maniglia e mormorò: “Alohomora.”

 

 La porta si aprì con un lieve cigolio.

 

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Capitolo 2
*** Virvè animacija ***


“Virvè animacija”

 

Solo un sussurro nella notte seguito da un debole clic.

 

 Era così facile spianarsi la strada nel mondo dei Babbani che il Mangiamorte indugiò quasi stupito; giusto il tempo di un breve sorriso celato dalla maschera argentea, per poi sospingere delicatamente la porta di fronte a se.

L’ingresso della villetta era immerso nella penombra rischiarato a malapena dalla luce fioca proveniente dalla televisione accesa in salotto.

 Sul divano in faccia ad essa bivaccavano sbracatamente due individui identici, tranne per il fatto che quello seduto sulla sinistra era più giovane di almeno vent’ anni.

Le loro facce paffute riflettevano smorzandoli i colori dello schermo che tanto rapiva le loro inutili menti. Il Mangiamorte con passo felpato, o forse solo troppo schifato da ciò che lo circondava, si avvicinò allo stipite della porta che dava sulla sala, restando come un‘ ombra attaccato alla parete.

 

La veste nera e il cappuccio lo coprivano completamente rendendolo del tutto invisibile ai Babbani lì dove si trovava ora.

I suoi macabri pensieri vennero interrotti da un fastidioso gridolino stridulo proveniente dalla cucina:

 

 –non pronunciare mai più quella parola sciocco inutile piccolo mostro! La magia non esiste!-. Incuriosito l’uomo sporse con circospezione la testa in salotto; nulla era cambiato sul divano e nulla cambiò quando si udì un forte rumore di percosse e il pianto di un bambino.

 

Poi di nuovo il silenzio in cucina. La luce si spense. Da dietro la gelida maschera d’argento un ghigno malefico illuminò il volto dell’uomo che la indossava. Era giunto il momento del terrore, del dolore, della morte.

Era giunto il suo momento.

 

Si udirono dei passi, era Petunia Evans che raggiungeva il resto della famiglia. Il divano scricchiolò leggermente quando la donna giunse a destinazione. La quiete regnava al numero 4 di Privet Drive, ma ancora per poco. Con un leggero colpo di bacchetta sul suo petto profondo il mago oscuro si rese invisibile e entrò nella stanza che fino a un momento fa aveva spiato dall’ uscio, badando a non far scricchiolare il parquet sotto il peso dei suoi passi.

Un passo alla volta, pregustando l’ odore del sangue che di lì a poco avrebbe stuzzicato le sue narici, si avvicinò pericolosamente a quei luridi Babbani.

 

 Per istinto li avrebbe voluti strangolare uno ad uno sotto gli occhi terrorizzati degli altri restando invisibile, ma ora che era così vicino da sentire il respiro di ogni componente di quella famiglia, si accorse di essere fin troppo disgustato dalla loro presenza per potersi sporcare le mani toccandoli. No, non si sarebbe abbassato al loro livello, ci poteva tranquillamente giocare usando il suo potere e stando a debita distanza.

 

 “Virvè animacija”

 

 solo due semplici parole. Il solo pensiero gli bastò a compiere quella semplice magia; un innocente passatempo per il Mangiamorte.

Gli occhi dell’uomo s’illuminarono quando davanti a se si materializzò una grossa corda tipo quelle che si usano per ormeggiare le navi. La cima iniziò a strisciare di fronte all’uomo, passò sotto al sofà e si diresse come un grosso boa verso i piedi di Vernon.

Il vocio fastidioso della televisione venne sovrastato da un grido quando l’uomo grasso s’accorse d’avere ormai una gamba attanagliata dalle spire della corda.

 

“Ma che bella rappresentazione animata del Laocoonte”  pensò il Mangiamorte prima di rendersi visibile.

 

 L’intera famiglia Dursley urlava e si dibatteva stretta in quella morsa stregata mentre l’uomo incappucciato si spostava da dietro al divano per mettersi in una posizione in cui tutti potessero vederlo.

Sulla maschera si riflettevano i volti sfigurati dall’espressione di terrore;

 

–non c’è bisogno d’urlare, tanto non se ne andrà!- disse sarcastico l’uomo mentre si crogiolava soddisfatto alla vista di quelle facce.

 

–Avete così paura del mio potere? No, no, non dovete…- la voce si fece tranquilla, quasi dolce e rassicurante –la magia non è malvagia, ma io sì!-. Una risata isterica si mischiò alle grida incontrollate.

L’odio trapelava dai neri occhi visibili tramite la fessura della maschera. Un delicato colpo di bacchetta e la birra che si trovava sul tavolino accanto al divano si trasfigurò in una tanica di benzina che, senza nemmeno che l’uomo ci pensasse più di tanto, era riversa sui Dursley terrorizzati.

 

 –Vedete questo non è magico…- e il Mangiamorte indicò un fiammifero acceso nella sua mano sinistra

 

-…ma vi farà male comunque-.

 

Il bagliore del fuoco dirompente illuminava di rosso tutta la stanza mentre un forte olezzo di carne bruciata rendeva l’aria irrespirabile.

 

–Amzinai! Così siamo sicuri che non morirete…Sapete, vi consumerete fino a diventare solo polvere, ma le sensazioni le proverete fino a quel momento…e forse anche oltre- sorrise il Mangiamorte soddisfatto. Poi non resistette e approfittò di un paio di manciate di popcorn abbandonati sul tavolino per godersi meglio la scena. Poteva sentire perfino lo sfrigolio delle mucose in fiamme nonostante la televisione ancora accesa.

Poi gli venne in mente ciò che aveva origliato prima di entrare in salotto: doveva esserci un altro Babbano col quale divertirsi.

Con passo deciso si diresse nella stanza adiacente

 

         Lumos-.

 

      Un bambino giaceva ai piedi del tavolo svenuto, con una grossa ecchimosi sulla tempia destra. L’uomo s’avvicinò curioso e, inaspettatamente preoccupato, scostò i capelli al bambino per verificare in che stato si trovasse.

 

Ciò che vide lo turbò profondamente: una cicatrice a forma di saetta si stagliava sulla fronte sudata del ragazzino.

 

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Capitolo 3
*** Il volto nella foto ***


Il volto celato nell’ ombra

 

Capitolo 3=  Il viso nella foto”

 

 

 

Non poteva credere a tanta fortuna.

 

Era impossibile

Eppure eccolo là, con la cicatrice a forma di saetta che riluceva argentea sotto il suo sguardo strabuzzato.

 

 

 

Il Bambino- Che- E’-Sopravvissuto.

Il Prescelto.

 

Harry Potter.

 

Le sue dita tremarono mentre sfiorava il punto in cui la Maledizione Senza Perdono era rimbalzata via, lasciando il bambino quasi completamente illeso. I suoi occhi luccicarono al pensiero di ciò che quel ritrovamento avrebbe portato…

 

Lord Voldemort vivo.

 

Il sogno di ogni Mangiamorte. Beh, vero, non proprio tutti, ma era il suo, e questo era ciò che contava. Una risata insana uscì dalle sue labbra mentre osservava con insistenza quella cicatrice e sentì con piacere il potere che si levava da quel corpicino minuto. Così piccolo e così potente.

 

“ Il Signore Oscuro tornerà e il suo regno basato sul terrore verrà nuovamente ripristinato! LUI TORNERA’!!!!!” ricordava le deliranti parole di Bellatrix, rivolte a quei pochi seguaci rimasti, mentre veniva trascinata da un gruppo di Auror, di fronte all’ intero Wizengamot. Allora, però si potevano definire deliranti affermazioni. Del tutto inverosimili. Ma ora non più.

 

Avevano ciò che serviva, ciò che avevano cercato con trepidante insistenza!

Il Prescelto.

 

Lo afferrò delicatamente, come fosse fatto di ceramica, gli occhi ancora colmi di commozione. Strinse contro il suo petto quel piccolo fagotto tremante, mentre si lasciava sfuggire un gemito constatando il peso quasi inesistente del bambino. Con un moto di stizza, ricacciò indietro l’ indignazione.

Stupidi, schifosissimi Babbani. Loro non sapevano, ignoranti, stolti com’ erano. A quest’ ora, sarebbero stati preda di atroci agonie prima ancora che arrivasse lui a rompere la loro monotonia, se Harry Potter non avesse posto fine al Regno di Voldemort!

 

I Babbani come loro venivano passati a fil di spada, sbeffeggiati, imprigionati, torturati solo per il gusto di farlo, ma Harry Potter aveva praticamente fatto in modo che i Mangiamorte non giungessero nel loro piccolo quartiere tranquillo, e questo era il ringraziamento! Ingrati, deficienti…

 

Mentre imprecava silenziosamente contro quei Babbani, si fermò di fronte al salotto, dove ancora sagome indistinte venivano divorate dal fuoco incombente. Istintivamente, protesse con il suo mantello il corpicino di Harry, proteggendolo col suo braccio guantato dal calore intollerabile che proveniva da quel groviglio di membra. Le grida provenienti dalla vampa erano roche e penetranti, tanto che il piccolo tra le sue braccia si agitò tra i lamenti.

 

“ Silencio!” borbottò iracondo contro le fiamme che si avvolgevano attorno agli elettrodomestici, alla televisione, ai corpi in agonia.

 

Neppure un uggiolio raggiunse il suo orecchio e, ritenendosi soddisfatto, si diresse verso la porta d’ ingresso. Nel frattempo che il suo tacco batteva lento sul tappeto, si volse appena e pronunziò con voce suadente, una piccola frase in una lingua elegante, che Harry udì a malapena, intontito com’ era.

 

Le fiamme divamparono travolgenti e in breve tempo si diffusero in ogni più piccolo angolo dell’ abitazione e crollò nello stesso istante in cui il Mangiamorte varcava tranquillo e imperscrutabile la soglia, soffocando la frase pronunciata dalla televisione perennemente accesa:

 

“ Morte misteriosa nel Surrey…”

 

Harry aprì lentamente gli occhi, destato da quel rumore fragoroso e assordante. Guardò allarmato le braccia nere che l’ avvolgevano, il busto del medesimo colore, il cappuccio che celava il viso di quella figura allampanata che lo trascinava via dal luogo dei suoi incubi. Ma quella figura stessa pareva così tremendamente paurosa e di colpo la consapevolezza di trovarsi con qualcuno peggio dei suoi zii lo colpì con la forza di un ciclone. Quell’ uomo lo stava trascinando via da un’ inferno, si, ma solo per portarlo in uno ancor peggiore del precedente.

 

Harry lo sapeva, lo sentiva.

 

Ed Harry non aveva mai sbagliato.

 

 

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Il bambino continuava a dormire placido, avvolto nel suo mantello nero. Non riusciva a smettere di fissarlo. La sua chioma arruffata e indomabile, nera come  l’ inchiostro, gli ricordarono il papà di quel bambino maltrattato, Potter, James Potter, famosissimo ai tempi di Hogwarts. Noto per i suoi scherzi davvero di cattivo gusto, tanto che spesso si era domandato se il giorno dello Smistamento, il Cappello avesse bevuto una bottiglia di Wisky Incendiario. Era geniale, ma quella sua creatività era quasi perfida, voleva nuocere agli altri, gli recava evidente piacere osservare i volti umiliati delle sue vittime. Era stato l’ incubo di diversi Serpeverde, per lunghi anni.

 

Eh, si. E soprattutto per...

 

La sua mente non terminò mai quel concetto. La sua bocca si aprì leggermente per l’ improvviso stupore.

 

Piton...

 

Ecco chi era necessario contattare per quella scoperta! Era certo ne sarebbe stato lieto, entusiasta! Eh si, e poi era sempre stato lui il sottile stratega dei Mangiamorte, una mente fine e insaziabile di conoscenza. E lui non sapeva proprio che fare, dove contattare i pochi Mangiamorte rimasti fedeli all’ Oscuro, e dove incontrarli. Certo, Piton avrebbe fatto al caso suo!

Si alzò di scatto, incurante del movimento nervoso che fece il piccolo Harry, infagottato in quell’ enorme mantello nero, e si guardò intorno. Gli alberi lo circondavano, alti e maestosi, torreggianti ombre scure. Non sarebbe stato difficile procurarsi ciò che gli serviva. Puntò con decisione la bacchetta contro i rami alti della quercia più vicina e ululò:

 

“ Diffindo!”

 

I rami caddero sul terreno con tonfi attutiti dall’ erba sottostante e continuò a recidere finché non lo ritenne necessario.

 

“ Legna locomotor” ordinò nuovamente, puntando il bastoncino contro le fronde al suolo. Si raggrupparono vicino al corpicino raggomitolato del bimbo, in una piccola pila. Il Prescelto gemette al rumore sfrigolante della legna che si adagiava sul terreno, disturbato. Ignorando quel piccolo gesto, il Mangiamorte disse, con voce perentoria:

 

“ Incendio!”

 

La legna prese fuoco all’ istante. Harry sentì quasi immediatamente il suo corpo invaso da quella lenta sensazione di calore avvolgente, si sentì quasi immediatamente rassicurato e così si riaddormentò.

L’ uomo in nero si avvicinò calmo alla vampa, frugando nelle tasche dei pantaloni alla ricerca della piccola scatola che portava sempre con sé. Si esasperò al pensiero di aver lasciato nella sua abitazione incautamente quel piccolo scrigno...

Ma fortunatamente questo sembrava non essere avvenuto, visto che qualche secondo dopo si ritrovò a stringere tra le dita ciò che cercava.

 

“ Bene...” sospirò sollevato. L’ aprì e vi prelevò una manciata di polvere argentata. La gettò nel fuoco e le fiamme divennero immediatamente smeraldine. Vi entrò con calma e scandì lentamente:

 

“ Spinner’ s End!”  Sentì la testa girare tremendamente mentre si addentrava nella casa di Piton. Quella polverina era uno dei loro segreti più grandi. Non era normale “ Polvere Volante” , ma quella stessa sostanza modificata in modo tale da poter apparire in qualunque fuoco magico, senza la richiesta di alcuna autorizzazione della Metropolvere.  Inventata proprio da colui che dimorava in quel luogo.

Camminò cauto. Non si sentiva nemmeno un suono, un sibilo di una sedia spostata, qualunque cosa era silente, immobile. Si sentiva inquieto, quasi atterrito. Girò guardingo un angolo e notò che una porta era leggermente aperta. La aprì di scatto, facendo lunghi e lenti respiri per calmarsi. Fu tutto inutile. Entrò frettolosamente, chiudendo immediatamente la porta dietro di sé.  Severus riusciva sempre a spaventarlo, con quella sua preferenza per i luoghi bui e tetri, il suo modo eccentrico di vestirsi sempre di colori lugubri, quel volto imperscrutabile. Lo irritava il modo fin troppo veloce in cui riusciva a spaventarlo.

La cosa che lo stupì immediatamente di quella stanza furono un mazzo di gigli diafani e la piccola foto adagiata sotto a quei bellissimi fiori, sfiorando con i suoi petali il viso ritratto in quel piccolo foglio sgualcito.

Il resto della stanza manteneva il solito perverso stile di Severus. Poca roba ma utile, tanti libri, un armadio nero e un appendiabiti. Sembrava lo studio di Piton, come poteva notare dalla vasta libreria e dalla scrivania.

Si avvicinò lentamente al tavolo, dove sostavano i fiori e la fotografia. Lo stupore crebbe.

 

Era... La Evans?... Perché?...

 

“ Vedo che le tue abitudini sono dure a morire.”

 

Una voce gelida lo fece sobbalzare, terrorizzato. Si voltò di scatto e si ritrovò di fronte a quella figura nera che tanto era celebre ai tempi di Voldemort.

 

“ Ah, Severus!” esclamò sorridendo falsamente “ Ti stavo giusto cercando...”

 

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Capitolo 4
*** il piano ***


Il volto celato nell’ ombra

Capitolo 4=  “Il piano”

 

 

 

 

 

 

 

“A cosa devo l ‘onore della tua visita?” ironico e garbato allo stesso tempo. Per educazione il pozionista sapeva ricevere sempre nel modo migliore ogni eventuale ospite, anche se la cosa riusciva ad irritarlo più di un intoppo o una perdita di tempo

“E’ una lunga storia…”

Oddio, perché proprio una storia LUNGA    “Se è così allora accomodati, prego” gli indicò una poltroncina da salotto in pelle nera “mentre mi racconti tutto posso offrirti qualcosa da bere? The, caffè, whisky?”

Il Mangiamorte declinò gentilmente l’ offerta. Anche se stava morendo di sete non avrebbe MAI preso da bere qualcosa di amaro o di forte a casa di Piton. L’ idea d’ avere un liquido dal sapore coprente nel proprio bicchiere un po’ lo spaventava. Piton, il più grande pozionista tra i maghi oscuri, per di più spia di Voldemort e membro infiltrato nell’ Ordine della Fenice… e, come tutte le spie, maledettamente abile a nascondere i propri fini. Solo un incosciente avrebbe accettato di bere un the preparato da lui.

Piton rispose solo con un piccolo sorriso sornione tirato sulle labbra. Quel gesto non fu assolutamente galanteria, ma bensì la manifestazione del leggero piacere d’ avere ottenuto un’ informazione in modo indiretto. Conosceva bene il Mangiamorte che aveva davanti: il tipico approfittatore che, se gli si offre un the, non solo accetta, ma se può ti ruba anche il cucchiaino in argento appena ti distrai. Se aveva rifiutato la sua offerta voleva dire che non si fidava e se non si fidava di uno dei più rinomati Mangiamorte, quale che era Piton, allora voleva dire che nascondeva qualcosa di importante. Il pozionista aveva sempre considerato Antonin una persona non troppo intelligente, ma ora sentiva chiaramente di avere davanti un cretino, che come tutti i cretini, si credeva furbo. Il sottile presentimento che da sempre aveva avuto nei confronti della figura che sedeva ora in poltrona, trovava in quel momento ampia conferma.
 
“Bellatrix non è pazza, aveva ragione, si può fare!”

forse la Lestrange no, ma tu si    “Spiegati meglio” lo incitò Piton
 
“ho trovato il bambino sopravvissuto!” l’orgoglio si dipinse nell’ espressione dell’ uomo seduto “Grazie al suo sangue potremo riportare in vita l’ Oscuro Signore e le tenebre torneranno a regnare” IO lo riporterò in vita e me ne prenderò il merito

…ci mancava solo questa!  “e dove sarebbe il Prescelto?” chiese inarcando un sopracciglio

“L’ ho trovato mentre ripulivo dalla feccia la città. Era in una famiglia di Babbani in Privet Drive. Non mi ricordo come si chiamassero…Dursley credo, ma poco importa, ciò che conta è che finalmente il Prescelto sia in mano nostra”

Dursley, perché questo nome  non mi è nuovo? Vernon Dursley, ecco! Il marito di Petunia Evans…Tanti ricordi gli affiorarono nella mente. Un leggero dolore gli fece sentire come un peso sul petto.
 “bene, ma DOVE sarebbe il bambino?”

“ah, hai ragione! L’ ho lasciato alla radura… Vado subito a prenderlo!”

“hai abbandonato il ragazzino in una radura????” cavoli, questo è davvero scimunito. Ma si può essere così incoscienti?

Senza degnare Piton della benché minima risposta il Mangiamorte si alzò, s’ avvicinò al caminetto e vi saltò dentro scandendo ad alta voce il nome del luogo in cui doveva andare.
Pochi minuti dopo Antonin riapparve nella stanza. Teneva stretto a se il mantello nero tipico dei Mangiamorte con avvolto all’ interno il corpicino di un innocente bambino addormentato.
“bisogna avvertire gli altri. Tutti! Faremo una cosa alla grande…”

“Mi sembra un ottima idea…Avverti Lucius, organizzeremo una riunione nel suo maniero che mi sembra molto più appropriato che qui. Non dirgli ancora il motivo, se no potrebbe cercare di prendersene il merito” così, almeno per ora, Lucius non sarà un problema e Antonin si convincerà di essere l’ artefice di un grande piano “Mentre tu gli scrivi io mi occupo del bambino. Dai su passamelo”

Antonin passò il ragazzino a Piton, il quale lo strinse forte a sé mentre saliva le scale.

Nel passare tra le braccia di uno a quelle di un altro Harry si destò leggermente. Antonin l’aveva tenuto un po’ rozzamente, adesso invece la presa dell’ uomo che lo trasportava era salda e sicura, ma da essa non traspariva nessuna cattiva intenzione. Nel dormiveglia Harry si sentì quasi cullato dal movimento ondulatorio dovuto ai gradini. Arrivato in stanza, Piton mise il piccolo adagiato sul suo letto, gli sfilò il golf e i pantaloni lasciandolo in maglietta e lo avvolse nelle calde coperte. Poi riscese lasciando che il bambino continuasse a dormire

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Capitolo 5
*** la pazzia di Antonin ***


Il volto celato nell’ ombra

 

Capitolo 5: “La pazzia di Antonin”

 

 

 

 

 

 

 

Severus osservò pensieroso il liquido porpora che si agitava nel suo bicchiere, la fronte aggrottata. Pensò a quel corpicino esile, alla sua pelle fredda, a quei capelli perennemente scompigliati, neri come i suoi. Quel pensiero lo irritò a tal punto da indurlo ad alzarsi, posando il bicchiere nemmeno sfiorato dalle sue gelide labbra sottili e percorse la vasta sala avanti ed indietro, il pensiero che errava lontano, ma che continuava a soffermarsi irresistibilmente su quel bimbo dagli occhi smeraldini, belli come quelli di…

 

“ Ti prego, Severus! Piantala di tormentarti!” lo redarguì quella piccola vocina fastidiosa che qualche volta veniva a fargli visita, nella sua solitudine. Agitò un attimo il capo, come sperando di scrollarsi di dosso il ricordo delle labbra languide di lei, la sua amata, la furia dai capelli rossi che l’ aveva trascinato via dall’ inferno freddo che rappresentavano le mura della sua vecchia casa, luogo dei suoi incubi.

 

Si risedette pesantemente sulla poltrona verde smeraldo, affondando la testa tra le mani nivee. Perché continuava a tormentarlo?!! Perché non se ne andava, quel maledetto fantasma?!! I suoi pensieri vagarono da un argomento all’ altro, tentando di allontanarsi dal momento fatidico in cui avrebbe pensato al bambino Potter, al modo dolce in cui si era stretto alla sua veste nera come la pece…

 

“ Sono per caso mentalmente instabile?” si chiese ironicamente, ma con una nota appena percettibile di malcelata tristezza. Prima ancora che la sua mente diabolica elaborasse altri termini per definire il suo insolito comportamento, la testa ciondolò di lato e le sue palpebre diafane si posarono sulle sue iridi d’ ebano.

 

 

 

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 “ Lucius, fai piano, non vorrei trovarmi di fronte a Piton da un momento all’ altro!” sussurrò istericamente Antonin, terrorizzato alla sola idea. Malfoy sbuffò irritato e il suo respiro scompigliò per un attimo i capelli biondo platino che cadevano sulla sua fronte aggrottata. Ancora si chiedeva come avesse fatto Voldemort a scegliere, come uno dei suoi seguaci, quell’ idiota spaurito!

 

Ma anche i grandi sbagliano... commentò mentalmente, mentre un ghigno divertito gli deformava il volto.

 

“ Zitto!” esclamò furibondo quel mentecatto di Antonin, mentre Lucius si scompisciava silenziosamente per la sua inaspettata battuta. Si fermò a metà della sua risata, mentre le sue mani tremavano di sdegno a quell’ affermazione dell’ incauto Mangiamorte, che subito si affrettò a scusarsi. Sibilando incollerito, Lucius rovistò nelle tasche alla ricerca della sua bacchetta. L’ afferrò, la puntò contro la maniglia della porta chiusa e borbottò:

 

” Alohomora” La porta gemette soltanto, ma non si mosse di un solo centimetro, tra lo stupore generale.

 

 

Piton…

 

 

Quel maledetto ragazzo riusciva sempre a prevedere ogni loro mossa! Era sempre stato così, fin dalla prima volta che era entrato a far parte del loro gruppo, a soli 17 anni, era riuscito a dare del filo da torcere a tutti, anche ai più veterani. Era terribile! Non potevi muovere un passo, sapendo che lui ti osservava da un angolo, minacciandoti silenziosamente di procedere. Ed era terribilmente vendicativo.

 

Oh, si. Qualcuno, semplicemente osservandolo, potrebbe dire che è un ragazzo severo… Ma quell’ aria di uno che solitamente preferisce contrattare piuttosto che passare ai fatti, è molto ingannevole.

La paura di Antonin non era così infondata, come molti credevano. Ciò che nessuno sapeva, era che aveva un motivo più che valido per temerlo, per evitare il suo sguardo gelido quando lo scrutava con i suoi oscuri pozzi neri. Sapendo le passate persecuzioni che Piton aveva subito, pochi giorni dopo la sua recluta, Antonin ne aveva approfittato per punzecchiarlo, per schernirlo, deriderlo, come tempo addietro aveva fatto Potterino. Si compiacque alla vista del giovane dai capelli neri dagli arti bruscamente irrigiditi, rimase soddisfatto alla vista dell’ occhiata d’ odio che gli lanciò, carico di una muta minaccia.

 

 

In quell’ attimo non comprese. Ma il momento dell’ apprensione arrivò molto tempo dopo e da quel momento, Antonin non tornò più lo stesso...

 

 

FLASHBACK

 

 

 

“ Sectumsempra!” poteva ancora sentire la sua risata malvagia, fredda, anche a distanza di anni, che spesso si incrinava per la rabbia che lo prendeva improvvisamente, aumentando inconsapevolmente la potenza già notevole applicata all’ incantesimo, facendo desiderare ardentemente ad Antonin di morire, si, avrebbe voluto strapparsi di dosso la pelle che tanto gli doleva, dilaniarsi, finirla con quella insulsa vita di reietto!

 

Lo gridò, lo gridò a quel ragazzino stravagante, ma lui rifiutò la sua offerta, ridendo malignamente. Bastardo dai capelli d’ inchiostro!

 

“ No, caro Antonin.” Borbottò malefico, mettendo su un cipiglio pensieroso, interrompendo la tortura ma lasciandolo sanguinare copiosamente al suolo, incurante dei respiri radi della sua vittima “ Adesso che il Signore Oscuro è scomparso, adesso che la mia amata è stata uccisa nonostante le mie suppliche accorate, non ho alcuna intenzione di continuare a seguire la vostra stupida causa!” ruggì improvvisamente, lasciandomi perplesso. Diede un calcio furioso alla sedia di fronte a lui, il volto contratto in un’ espressione di dolore lancinante, come se fosse lui quello dilaniato dal Sectumsempra.

 

“ Quindi…” continuò con voce tremante “ Io vi punirò tutti, dal primo all’ ultimo, chi mi ha schernito, sbeffeggiato e insultato avrà ciò che si merita! Soprattutto…” sibilò, avvicinandosi a me.

E’ pazzo, pensai con terrore, rivolgendo occhiate stupite a quel volto così giovane e già segnato da un dolore immane, che sembrava divorarlo dall’ interno, impedendogli di respirare. Lo dedusse dagli ansiti che uscivano a fatica dalle sue labbra strette, da quel leggero barcollare, dallo sguardo luccicante di lacrime. E’ pazzo di dolore.

 

“… SOPRATTUTTO SE UNO SCHIFOSISSIMO, LURIDO MANGIAMORTE!” urlò d’ un tratto. Era davvero pazzo, non c’ era alcun dubbio. Chiuse per un attimo gli occhi e il Mangiamorte vide una piccola goccia di acqua salata colare lungo la guancia perfetta, candida come la neve e finire schiantata al suolo. Afferrò il suo mantello poggiato sul tavolo e si allontanò con passo tentennante, così leggero che il parquet non scricchiolò neppure. Antonin si agitò al suolo, gli occhi che roteavano incontrollabili, terrorizzato. Sarebbe morto se l’ avesse lasciato a marcire lì dentro! E in modo orribile, per giunta.

 

 

Ammazzami, ti prego. Non chiedo altro…

 

 

“ Ho contattato gli Auror. Verranno a prenderti e prima di condurti ad Azkaban ti cureranno. Non hai motivo di temere per la tua vita.” Sussurrò sulla porta con voce roca, il capo chino, rivolto al pavimento.

 

Per la prima volta comprese davvero il motivo per cui Severus Piton era stato reclutato.

 

 

FINE FLASHBACK

 

 

Venne bruscamente riscosso dai suoi pensieri dal rumore di qualcosa che si muoveva cigolando e da un’ esclamazione trionfante. Osservò la porta con sguardo vacuo, completamente assorbito dal ricordo appena rivissuto, dalle terribili emozioni che l’ avevano preso quella notte di 7 anni prima.

 

Nemmeno si accorse di Lucius che sgattaiolava furtivo dentro la camera appena aperta, del corpicino rannicchiato tra le sue braccia. Venne trascinato via borbottando da un isterico Malfoy, giù per la scale, lungo il corridoio. Finché non giunsero in soggiorno.

 

Terrorizzato, s’ incatenò coi piedi dov’ era, gli occhi che lanciavano faville. Lucius seguì il suo sguardo. Anche lui s’ irrigidì.

 

Piton sedeva su una comoda poltroncina verde, profondamente addormentato. La sua pelle perfetta riluceva diafana alla debole luce che filtrava dalla finestra e dava un senso di tenerezza il modo in cui si stringeva nel mantello nero, come se avesse bisogno di qualcuno che lo stringesse a sé, il volto angelico poggiato sul cuscino della comoda poltrona. Mai Antonin avrebbe pensato che Piton potesse fare cose normali come dormire, soprattutto con quell’ espressione, lo avrebbero reso ai suoi occhi umano e questo per lui non era possibile.

 

Lucius lo riscosse ancora una volta dai suoi contorti pensieri, trasportandolo oltre il portone nero che delimitava i confini di Casa Piton.

 

Finalmente, Antonin potè tirare un sospiro di sollievo.

 

 

Ma quel momento di calma sarebbe durato poco, sapendo di aver prelevato il bambino Potter sotto il naso di Severus Piton e Severus Piton non poteva essere ingannato. MAI.

 

 

 

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Severus si riscosse con un sussulto. Il portone principale sbatteva con veemenza sui cardini, scossa dal vento gelido che imperversava quella notte fredda. Si alzò lentamente, cercando con lo sguardo appannato la sua bacchetta. Fece un balzo d’ allarme notando la completa assenza della sua amata arma, che fino a qualche ora prima era appoggiata sul tavolino nero di fronte alla poltrona. Si guardò attorno. Finalmente posò le sue iridi d’ inchiostro sull’ oggetto che l’ aveva destato così bruscamente: la porta. Aperta.

Lui ricordava perfettamente di aver chiuso il portone, poiché non riusciva nemmeno a concepire che qualcosa stesse fuori posto e, per altro, faceva un gran freddo. A meno che i suoi 27 anni si fossero raddoppiati tutto d’ un tratto, era certo di aver riposto la sua bacchetta sul tavolo, di aver chiuso la porta...

 

Allora, perché niente di ciò che ricordava si manifestava nella realtà?!! Non credeva, non poteva credere di essersi ammattito di colpo!

 

... o forse...

 

Si precipitò su per la grande scalinata che conduceva ai piani superiori. Il suo cuore martellava con violenza, come intenzionato a schizzare fuori dalla gabbia toracica. Merlino, fa che non sia così…

Severus si fermò davanti al letto sfatto, osservando con gli occhi spalancati le lenzuola penzolanti da un lato del letto, senza alcuna traccia del Golden Boy. La rabbia lo prese d’ improvviso, scuotendo ogni più piccola cellula del suo corpo, il respiro gli usciva a fatica fuori dai polmoni, per un sentimento conosciuto, tristemente noto, anche se non l’ avrebbe mai ammesso:

 

la paura.

 

Schizzò giù per le scale, con furia entrò nel salotto, il cuore gonfio sembrava stesse impedendo al sangue di fluire nelle sue vene, perché così interpretò quella sensazione all’ altezza del petto, il tremito convulso che aveva preso possesso delle sue dita...

 

Gridò con furia cieca, sperando quasi che quel pazzo piromane lo udisse, e fu tale l’ intensità con cui uscì dalle sue labbra che ne fu quasi certo.

 

 

 

“ DOLOHOOOOOOOOOOV!!! TI UCCIDERO’, PAZZO PIROMANE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

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Capitolo 6
*** sectumsempra ***


Il volto celato nell’ ombra

 

 

Capitolo 6: “Sectumsempra"

 

 

 

 

 

 

 

Si strinse nervosamente il mantello intorno al collo, il cappuccio che gli ricadeva sugli occhi gelidi. Si fermò davanti a quel portone nero, osservando ogni più piccola rifinitura, composta da una coppia di serpenti che s' intrecciavano grottescamente, luccicanti alla luce della luna.

L' aria fredda s' insinuava pungente accarezzandogli le guance nivee. Sentiva in se un innato calore. Rabbia. Nulla l' avrebbe fermato, tanto meno quel lussuoso maniero. Con un gesto macchinoso fece sporgere il polso scheletrico dalla manica. Bussò. Tre colpi sordi infransero la quiete nell' aria. Uno scalpiccio di passi oltre la porta non sfuggì all' orecchio allenato di Severus Piton che attese, con apparente quiete, mentre dentro di se divampava una collera intollerabile, che gli bruciava la gola secca. La porta si aprì con un lieve cigolio. Risposero al suo sguardo due occhi limpidi come l' acqua, che appena lo videro parvero emettere una luce radiosa

 

 

“Buonasera Severus, avanti entra...”

 

 

 L' uomo in nero, restando immobile in fronte all' uscio, rispose con il classico sorriso tirato di chi non ha voglia d' intraprendere un' amabile conversazione

 

 

“Lucius è in casa?”

 

 

Narcissa Malfoy lo guardò fisso con gli occhi tremanti, leggermente emozionata “no…è uscito circa due ore fa”

 

 

" Sapresti dirmi dove si sia diretto?"

 

" Perché lo cerchi così assiduamente?" Chiese Nercissa, guardandolo interrogativa

 

" Diciamo che ho urgenza di parlare con lui per una questione importante..." Non credo che per allora riuscirà a rispondermi, perché sarà già sotterrato sotto due metri massicci di terra...

 

" Era particolarmente entusiasta, da quanto ho potuto constatare. Eccitato, quasi. E' uscito baldanzoso dalla porta e alla mia domanda su dove fosse diretto mi ha solo lasciato intendere che era un luogo dove sono accadute cose importanti per NOI. Non riuscivo a capire cosa intendesse..."

 

Il naso di Narcissa si storse per l' indignazione al pensiero di quel marito indegno che, senza avvertirla, l' aveva lasciata lì ad osservare con sguardo furibondo il pavimento immacolato, senza spiegazione alcuna. Severus non notò neppure quel piccolo gesto di stizza, impegnato com' era a cogliere il senso di quella frase pronunciata da Lucius... Un posto dove sono accadute cose importanti ma tremende... Importanti per noi...Ecco la chiave di lettura! Solo un posto corrispondeva a quella descrizione. L'uomo salutò frettolosamente con un cenno di capo, lasciando la bella signora Malfoy spiazzata. Casa Riddle, ecco dov' era diretto Lucius. Severus sentì la rabbia aumentargli in corpo mentre velocemente si muoveva nelle tenebre. Un leggero disprezzo verso se stesso lo innervosì ulteriormente: casa Riddle era una meta scontata e lui aveva perso tempo prezioso sopravvalutando i propri avversari/amici. Quando sentì che lo sguardo della Signora Malfoy si staccava dalla sua schiena, aumentò l' andatura del passo d' improvviso e, appena svoltato un angolo, girò sui tacchi e girò su se stesso, in un vortice nero. Severus riapparve di fonte alla vecchia casa, le porte che cigolavano sinistramente e le ragnatele che si ramificavano fittamente sul muro.

 

" Che gran bel presagio..." commentò sarcastico, prima di abbassare il cappuccio sugli occhi neri. Il vecchio Severus era tornato. Le labbra sottili gli si inclinarono in quello che poteva sembrare a un ghigno. Un leggero colpo di bacchetta sul petto ampio ed ecco che il suo corpo diventò totalmente trasparente. Invisibile a chiunque. Silenzioso si diresse verso la porta; era aperta. Con la massima attenzione si intrufolò nell' abitazione. Il difficile sarebbe venuto ora. Il vecchio pavimento scricchiolava in modo sinistro a ogni suo minimo movimento, quindi il mago dovette procedere con un incantesimo del silenzio, badando bene a non togliere i naturali rumori della vecchia casa.  Procedette con cautela su per le scale ricoperte da un soffice strato di polvere. Almeno, quella serviva ad attutire i suoi passi. Altrimenti non avrebbe ritenuto ammissibile l' idea di affondare le sue brillanti scarpe nere in quel tremendo orrore. Maledetto Potter, questo lo stava facendo tutto per lui, per salvare la sua morbida pelle candida, altrimenti, se fosse stato qualcun altro, forse avrebbe potuto sorvolare su ciò che sarebbe stato fatto alla persona in questione. Ma il Golden Boy non poteva essere maltrattato, no, nessuno l' avrebbe concepito... Ma, soprattutto, non avrebbe permesso che quei bellissimi occhi verdi venissero deturpati dal dolore, come nel suo caso, dove il suo sguardo non pareva più tale, ma solo un pozzo senza fondo, infinito e letale. Mai avrebbe permesso che quel verde smeraldo fosse intaccato dal dolore. Mai. Giunto deciso sul pianerottolo, si guardò intorno. Due porte. Una era socchiusa. Varcò silenziosamente quest' ultima.

 

Nella stanza, seduto per terra vicino alla finestra, Harry se ne stava semi imbambolato. Il suo sguardo era vuoto verso la parete. Severus, senza nemmeno pensarci si avvicinò a grandi passi al bambino. Si chinò e lo afferrò incurante di schermare la propria presenza. Harry non reagì alla presa dell' uomo. Dal camino scintillante giungevano i bagliori rossastri del fuoco, illuminando tenue le pareti ingiallite, le poltrone di pelle nera, il tavolino al centro della stanza e ogni oggetto proiettava ombre inquietanti sul muro colmo di piccoli crepe, quasi spaventose, ma tutto ciò non fece altro che aumentare ulteriormente l’ irritazione di Severus.

Come, come avevano potuto condurre un bambino di appena 7 anni, in un luogo così saturo di abbandono, di violenza ( lo si poteva capire chiaramente dalla macchia cremisi sul tappeto liso, su cui avevano fatto sedere il bambino Potter) e così terribilmente spaventoso, con tutti quegli angoli bui e tetri, l’ odore persistente di chiuso, quasi intollerabile?!! Come avevano potuto?!!

 

 

 

Digrignando i denti, nuovamente furioso, si diresse pesantemente verso la porta, incurante del rumore che provocava, impegnato com’ era a emettere imprecazioni colorite contro quei due mentecatti.

Da 2 giorni non faccio altro che alterarmi, rifletté Piton, da quando lui è entrato nella mia vita. Preso dai suoi pensieri, mentre varcava la soglia stringendo il bambino fra le sue braccia, non si accorse nemmeno di aver sfiorato con le dita diafane un vaso di ceramica che, smosso, iniziò la sua caduta a precipizio verso il pavimento.

A Severus, raggelato sulla soglia, parve di vederlo a rallentatore, mentre, attirato dalla forza di gravità, il fragile oggetto si dirigeva verso il suolo.

“Oh, Merlino!” ebbe il tempo di imprecare in un sussurro prima che il fragoroso suono della ceramica infranta invadesse Casa Riddle, rimbombando tetramente. Afferrandosi saldamente all’ unica ancora di salvezza che avesse, la sua bacchetta, applicò velocemente su se stesso e sul piccolo rannicchiato tra le sue braccia un incantesimo d’ invisibilità. Se solo si fosse spostato di un metro verso destra, forse ciò che accadde dopo non sarebbe mai avvenuto e si sarebbe data la colpa del frastuono alla finestra aperta e al vento che imperversava fuori, che era penetrato con veemenza nel vecchio maniero.

 

 

Ma così non fu.

 

 

Dalla stanza sottostante si udì un forte rumore di passi. Era Dolohov che si stava precipitando goffamente su per le scale pestando i piedi come un forsennato. I gradini della vecchia scala passavano veloci sotto il Mangiamorte. Arrivato al pianerottolo l’ uomo svoltò istintivamente verso la stanza in  cui doveva trovarsi Harry; sulla soglia però andò a sbattere violentemente contro il nulla che lo fece ricadere pesantemente a terra. Con stupore si sentì precipitare all' indietro, protendendo le mani per afferrarsi a qualcosa... E sentì sotto le dita un senso di morbido e liscio, come se stesse toccando un tessuto. Cadde scompostamente supino al suolo e un gemito involontario uscì dalle sue labbra. Precisamente aprì le labbra ma, con suo enorme stupore, non un suono uscì dalla sua bocca. Sentì la porta alle sue spalle sbattere sinistramente sui cardini e, con uno scatto, si chiuse. Il panico gli attanagliò le viscere mentre cercava di alzarsi, puntellandosi sui gomiti doloranti. Si precipitò verso la sua unica via d' uscita, pregando mentalmente Merlino di risparmiarlo e di far aprire quella porta. Ovviamente, Merlino non l' ascoltò, memore com' era degli atti commessi da Dolohov e, anzi, forse si sedette più compostamente sulla sua poltroncina, godendosi la scena. O almeno così immaginò Antonin.

 

 

Ormai era stato scoperto, era inutile sprecare energie per continuare a mantenersi invisibile. Piton riapparve. I suoi occhi scuri tagliarono l’aria come una lama trapassando l’ uomo a terra. Il Mangiamorte poté quasi sentire il contatto sulla pelle dello sguardo nero di Piton, come un rasoio agghiacciante. Un ghigno illuminò macabramente il pozionista

 

 

“sbaglio o ti avevo cortesemente chiesto di non spifferare tutto a Lucius?”

 

 

A queste parole seguì un movimento repentino del suo corpo in avanti come a voler incutere timore. La bacchetta stretta tra le dita fredde.

 

 

Antonin osservò terrorizzato la figura di fronte a lui, che inclinò leggermente la testa da un lato, guradandolo curioso, come chiedendosi cosa stesse pensando di tanto orribile da deformare così terribilmente il volto. Strinse più forte la bacchetta e raddrizzò lentamente le spalle, puntando la sua arma lentamente contro quell' incauto. Il bambino osservava da un lato la scena, seduto al suolo, vagamente interessato da quel bastoncino sottile. Lo sguardo d' inchiostro di Severus si spostò fastidiosamente sul piccolo. Non poteva uccidere qualcuno davanti ad un marmocchio, forse ne sarebbe rimasto segnato e questo Severus non voleva per nulla al mondo avvenisse. Lo priverò di questo ricordo, pensò l' uomo e, così facendo, non avrebbe avuto niente di cui rimproverarsi. Ah, a proposito di ricordi... sorrise sinistramente l' uomo interamente vestito di nero, vediamo un po’ cosa frulla in quella testolina vuote... E, così dicendo, puntò la bacchetta contro di lui.

 

 

“Legilimens!”

 

 

La mente del debole Mangiamorte si aprì senza porre resistenza al pozionista, come un libro fugacemente consultato. Un insulto, derisioni; un “Sectumsempra” quasi urlato. Poi sangue, grida, dolore. Quello che Piton vide non erano semplici ricordi, ma pura follia. La fantasia di un inerme pazzo. Per il pozionista fu quasi come usare un molliccio, ora sapeva cosa turbasse, fino alla follia, la mente di Antonin: LUI!

Osservò con stupore crescente Dolohov, completamente senza parola. Sapeva che l' uomo fosse mentalmente instabile, ma non aveva mai osato credere potesse giungere a tanto: era un folle, pazzo piromane.

 

"Ah, bene bene bene..." ghignò Severus mentre osservava l' uomo fremere al suono della sua risata. Ah, non poteva fare a meno di godersi il suo, piacevole momento di gloria, sentire il potere che esercitava su quel tipo strampalato gli recava un senso di pura soddisfazione. Non lo si poteva nemmeno biasimare: dopo il rapimento del Golden Boy la rabbia per quel folle era triplicata.

 

“…e pensare che non ti ho ancora torto nemmeno un capello”

 

Il volto gli si illuminò come se fosse stato in levigato marno di Carrara. Che bello era sentirsi quasi onnipotenti! Con un ghigno distorto ancora stampato in faccia s’ avvicinò a Antonin, fino quasi a fargli sentire il proprio respiro sul collo, come un vampiro. Con la bocca vicina all’ orecchio del Mangiamorte sibilò

 

“mi hai fatto venire una splendida idea. Come potrei resistere a una tentazione simile?”

 

Senza spostarsi, lasciando che Antonin vedesse solo il nero del suo mantello che ricadeva sulle sue spalle, sussurrò il tanto agognato  Sectumsempra”

 

Delle ferite profonde apparvero sul corpo di Dolohov, lacerando gli abiti che indossava. Severus osservò con noncuranza le pozze vermiglie che lentamente si formavano sulle piastrelle scure, il volto imperscrutabile come sempre. Uno scalpiccio di passi proveniente dall' altro capo della porta chiusa e imprecò a mezza voce. Afferrò il bambino al suolo, rintanandosi in un angolo e pronunciò l' incantesimo di disillusione. La porta si aprì, facendo entrare Lucius Malfoy che, con un grido strozzato, si chinò sul corpo sanguinolento del compare. Severus scivolò alle spalle del Mangiamorte e se andò il più velocemente possibile. Un po’ gli dispiacque di non poter assistere all’ ultimo respiro di quel miserabile. Almeno però gli restava la soddisfazione d’aver lasciato Dolohov in una condizione alla quale solo la morte poteva porre rimedio.

 

Silenzioso come un ombra  Piton corse giù per le scale col bambino imbraccio. Attraversò invisibile la zona cintata che contornava la casa. Si girò per controllare di non essere seguito. Per un attimo ricomparve, giusto il tempo per pronunciare un nuovo incantesimo e smaterializzare lui e Harry.

 

Dalla stanza al primo piano Lucius intravide una siluette al margine esterno di casa Riddle. Giusto il tempo di un respiro e era già scomparsa. 

 

 

 

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Capitolo 7
*** La verità è solo un punto di vista. ***


Il volto celato nell’ ombra

 

Capitolo 7: “La verità è solo un punto di vista”

 

 

 

 

 

 

Era Severus quello che Lucius pensava d' aver visto? No, non era possibile! Lucius non credeva ai suoi pensieri; mai Severus avrebbe ucciso un servo dell' Oscuro Signore. Mai li avrebbe traditi! Doveva per forza trattarsi di qualcun' altro. Il biondo era ancora lì, davanti alla finestra, pieno di dubbi. Alla sue spalle il corpo di Dolohov iniziava già a diventare freddo. Le estremità livide. Lucius Malfoy si avvicinò lentamente al corpo morente, la pozza di sangue che si allargava ininterrottamente sul pavimento. Dolohov mormorava qualcosa di incoerente e incomprensibile, schiudendo appena le labbra livide. Si chinò per poterlo ascoltare e con le dita fredde Antonin lo costrinse a piegarsi fin quasi a sfiorare con l' orecchio la sua bocca.

" S..." sibilò faticosamente e un respiro rasposo interruppe la parola e un fiotto di sangue sgorgò dalle labbra lievemente schiuse, colando lungo il mento. "...Se..."

Di colpo il suo sguardo si fece vacuo e la testa ciondolò all' indietro, cadendo rovinosamente sul pavimento duro. Lucius abbassò con due dita le palpebre sugli occhi spenti del morto e per un attimo il suo volto parve riacquistare colore, ma un momento dopo il suo colorito tornò terreo, rendendolo il solito volto anonimo dei morti, che li rendeva tutti uguali.

Lucius sospirò sconsolato, quasi più preoccupato di essersi sporcato di sangue il bordo inferiore del mantello, che di aver perso un compagno. Non che fosse una grande perdita a dire il vero. Tutti i Mangiamorte avevano sempre considerato Antonin poco più che un galoppino, la versione ammantata di un elfo domestico. Ogni qualvolta ci fosse un compito noioso da svolgere, veniva sempre affidato a Dolohov.

 

Malfoy si tirò indietro i capelli lucenti con un gesto ampio. Scavalcò il corpo rigido che giaceva sul pavimento e si diresse giù per le scale. Per quella notte ne aveva abbastanza di sudiciume.

 

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Severus si alzò lentamente, ansante. tra le sue braccia stava rannicchiato Harry, che si stringeva teneramente nel suo mantello nero, accomodandosi meglio sul suo petto ampio. Seccato dal sorriso stupido che era apparso sulle sue labbra a quella dolce vista, Severus afferrò il bambino, alzandosi in piedi. A pochi passi da lui il cancello di Hogwarts sostava maestoso, pronto per essere varcato. Avrebbe dovuto rientrare ad insegnare a quelle teste di legno... Proposta davvero poco allettante. Il bambino si strinse più forte al suo petto sentendo le braccia forti del suo salvatore circondarlo più rigorosamente. Con un sospiro, Severus entrò nei territori di Hogwarts. Lì, seduti sul manto soffice d' erba, stavano alcuni ragazzini che dovevano sottostare al volere del malvagio professor Piton. Qualcuno di loro, Grifondoro con molte probabilità, iniziò a blaterare con qualche compagno qualcosa che da quella distanza non era comprensibile( Severus dubitava che anche standoci vicino lo sarebbe stato...) e, ignorando un commento espresso ad alta voce di un comprensivo Tassorosso, aprì il Portone Principale.

L’ingresso di quel vecchio castello pareva senza tempo. Ogni singola pietra sembrava poter raccontare una storia millenaria. La maestosità della sala che si apriva davanti al professore e al bambino avrebbe lasciato a bocca aperta chiunque. Non Piton. Ormai l’ uomo viveva lì da quasi cinque interminabili anni, sebbene la sua residenza ufficiale fosse ancora Spinner’s End. Ci aveva fatto l’ abitudine. Col tempo era diventato come impermeabile alla magnificenza di Hogwarts, ma non solo, era diventato imperturbabile a tutto ciò che fosse materiale. Stranamente però era da un paio di giorni che la rabbia minava la sua proverbiale freddezza.

Piton si diresse velocemente verso la presidenza. Era di fondamentale importanza che Albus Silente sapesse del bambino.

Dopo aver salito interminabili rampe di scale, aver incontrato il Barone Sanguinario e aver fatto un' inutile conversazione con Pix, Severus si ritrovò finalmente di fronte ai tanto agognati Gargoyle. " Sorbetto al limone!" esclamò ansante e le due statue si mossero lentamente da un lato per lasciarlo passare. Piton pensò per una attimo, con un senso di fastidio, che Silente doveva essere strabico ogni qual volta metteva le parole d' ordini per accedere al suo ufficio, altrimenti non avrebbe saputo spiegare quelle frasi insolite e assolutamente ridicole. Sbuffando al pensiero che quel vecchiaccio non sarebbe mai cambiato, si lasciò trasportare dalle scale mobili, che si muovevano a spirale verso l' alto. Ancora una volta, si disse stupito per l' assoluta mancanza di reazioni del piccolo Potter, che nonostante la magnificenza del castello e delle meraviglie al suo interno non pronunciò nemmeno una frase stupita e nemmeno mostrò il suo sbalordimento con qualunque altro gesto. Beh, si riscosse, penserò a dopo alle stranezze del Golden Boy. Bussò gentilmente alla porta, nonostante dentro di sé la trepidazione premeva sul suo cuore.

" Avanti"

 Piton si sentì improvvisamente quasi imbarazzato. Lui, il più oscuro tra i professorini di Hogwarts era in presidenza con un bambino in braccio. Rabbrividì. Senza pronunciare nemmeno una parola si avvicinò alla pesante scrivania. Con la mano libera girò una delle due sedie davanti al tavolo e, senza chiedere il permesso, si sedette. Silenzioso guardò negl’occhi il professor Silente. Piton voleva che fosse lui ad iniziare il discorso. Attese per un interminabile istante.

“ Severus!” esclamò stupito, alzandosi immediatamente dalla poltrona che occupava dietro quella sua scrivania e dirigendosi verso di lui. Un bambino stava rannicchiato tra le braccia del pozionista e, cosa che più l’ aveva colpito, Piton non accennava a volerlo mollare, come se l’ avesse completamente dimenticato o come se fosse diventato parte integrante del suo petto ampio. E anche il bimbo faceva altrettanto, stringendo convulsamente il mantello tra le dita piccole e pallide e celando il suo viso alla vista dell’ anziano e affondandolo nel morbido tessuto nero. Si fermò a pochi passi dalla figura dell’ ex Mangiamorte che stette lì, in silenzio, attendendo la mossa dell’ altro. E, d’ improvviso, le dita di Silente sfiorarono la fronte cerea del Golden Boy, accarezzando la cicatrice a forma di saetta.

Piton attese ancora, non voleva assolutamente mettersi a dare delle spiegazioni. Sapeva già che se avesse intrapreso qualunque conversazione con il preside avrebbe avuto la peggio. Odiava doverlo ammettere, ma in cuor suo sapeva che Silente era l’unico a riuscire a comandarlo in qualche modo.

 

Gli occhi del preside luccicarono, poi le sue labbra sottili si schiusero in un leggero sussurro “Harry Potter”. Ancora silenzio. Poi il preside cedette alla sfida di Piton e iniziò per primo la conversazione, ben consapevole che le sue domande avrebbero alquanto irritato il ragazzo

 

“Credevo che il bambino fosse stato affidato alla sua famiglia Babbana…e adesso arrivi tu con lui. Credo che tu mi debba delle spiegazioni, Severus”sorrise un pelo beffardo “c’è qualcosa a riguardo che vuoi dirmi?”

Severus si ritrovò a soppesare accuratamente l’ idea di dire tutto a Silente. Sarà stato anche il più grande mago del Mondo, avrà anche sconfitto Grindelwald, ma si, sapeva anche mandare avanti egregiamente quella scuola, ma tutti sapevano che la più grande pecca di Silly era una, insormontabile, qualcosa di irreparabile: era un grande, grandissimo bugiardo. Anche suo fratello lo ammetteva, dichiarandolo a chiunque avesse la forza di seguire i suoi contorti discorsi. Decise che, anche se la sincerità non era il suo forte, Silente aveva il diritto di essere a conoscenza della verità. O, per meglio dire, di una parte di verità. A quel sorriso sornione del vecchio barbuto, Severus rispose beffardo. Anche se, in realtà, si volevano un gran bene, quando Silly giocava a fare il furbo era davvero irritante.

 

Una frase si fece spazio nella sua mente la verità è solo un punto di vista. Poi iniziò a spiegare badando a mantenere i suoi pensieri ben schermati

 

“Come sicuramente sai, esiste un incantesimo col quale si può riportare in vita un morto grazie al sangue del suo nemico... Dolohov, venuto a conoscenza di questa possibilità, aveva intenzione di usare il bambino a riguardo. Io l’ho dissuaso.”

 

 

“E dov’ è Dolohov adesso?”

 

 

“E’ morto”

 

 

“L’hai ucciso?”

 

 

“No, l’ ho solo ferito gravemente. C’ ha pensato Lucius a lasciarlo morire.”

 

 

“Lucius Malfoy?”

 

 

Piton annuì freddamente, poi sbottò nel leggere preoccupazione negl’ occhi del preside “Non mi ha visto; mi ero reso invisibile. Può al massimo dedurre che il rapitore di Potter sia un buon conoscitore delle Arti Oscure”

 

Silente si alzò nuovamente dal suo scranno, soddisfatto.

 

“ Perfetto. Ovviamente Lucius potrebbe avere qualche idea su chi possa essere stato a porre fine alla vita del suo compagno Mangiamorte…”

 

“ In quel caso sarò io a fargli cambiare idea.”

Silente sorrise dolcemente a Severus, che fece una smorfia a quello sguardo paterno. E’ sempre così sentimentale

 

“ A questo punto ti consiglio vivamente di portare il piccolo da Madama Chips. Non sembra in buone condizioni.” osservò Albus, occhieggiando il volto magro e pallido del bambino.

 

“ Se non me l’ avessi detto, non l’ avrei mai capito, davvero…” grugnì sarcastico Piton, alzandosi a sua volta e voltandosi verso il bimbo dagli occhioni verdi. Uno sguardo vacuo rispose al suo. Dannazione. C’ era qualcosa che lo faceva rabbrividire in quegli occhi smeraldini, c’ era qualcosa… Qualcosa d’ inquietante… Qualcosa che non quadrava…

 

“ Stai diventando davvero permaloso, Severus!” sbuffò Silente “ La vicinanza di Lucius ti ha fatto male!”

 

“ Silente, non dire stupidaggini e torna al tuo lavoro!” sbottò furioso Piton, facendo ridacchiare Albus.

 

 

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Capitolo 8
*** Non lasciarmi ***


Il volto celato nell’ ombra

 

 

Capitolo 8: “Non lasciarmi"

 

 

 

 

 

 

Severus si precipitò febbrile nel suo ufficio e si fermò un attimo sull’ uscio, ansante, come se avesse dimenticato ciò che doveva fare. Si poggiò un attimo al muro, la testa che vorticava incredibilmente e l’ emicrania che cominciava a tamburellare sulle sue tempie. Quando si fu calmato, si avvicinò alla sua scrivania, stipata ordinatamente di pergamene e piccole boccette contenti liquidi multicolori. Con mani malferme raccolse un calderone da terra e cominciò a mischiare ininterrottamente le pozioni, spargendo il contenuto delle fiale nel paiolo. Rapidamente, si rimproverò per la sua mancanza di tatto, cieco com’ era e fermo alle apparenze.

 

Non sei poi così diverso da James. lo redarguì duramente una vocina nel suo animo, facendo quasi soffocare Severus con la sua stessa saliva. Lily aveva ragione. E non fare così! lo avvertì, mentre il professore veniva scosso da incontenibili scoppi di tosse, mentre le boccette si svuotavano al suolo.

 

“I-Io...N-Non...Sono...come LUI!” biascicò, le dita posate sulle labbra pallide per attutire la tosse. Per un attimo odiò se stesso. Lui non poteva essere come James! La tosse lo assalì nuovamente. La trattenne, ma una fitta ai polmoni lo bloccò. La bocca gli si riempì di sangue, non era solo una sensazione metallica sulla lingua, era davvero sangue. Una specie di magia accidentale causata dal suo disprezzo l’aveva colpito. Si trattò quasi di una forma di autolesionismo involontario. Possibile che Potter potesse portarlo a tanto?  Barcollante, si avvicinò a un piccolo armadio scuro. Aprì l’anta e prese una bottiglia. Ne trangugio due grandi sorsi. Era assenzio. Ora si sentiva meglio. Tornò al suo calderone.

Eppure, ciò non gli stava impedendo di salvare colui nelle cui vene scorreva il sangue di Potter, il suo odio, il suo orgoglio erano come nascosti da qualche parte in quel ufficio, celandosi agli occhi disperati di Sev. Lui aveva BISOGNO della sua maschera cinica, ne aveva un incontenibile bisogno. Senza di essa sarebbe stato terribilmente fragile e consapevole, terribilmente consapevole, della sua solitudine e il dolore, tremendo e incontrastabile, ramificato con solide fondamenta nel suo animo straziato sarebbe stato visibile e Severus Piton non sarebbe più stato il terribile professore, freddo e imperscrutabile, ma insopportabilmente sensibile. Ma davanti a quegli occhioni verdi che lo avevano supplicato non aveva potuto far altro che tentare di salvarlo, perché adesso c' era qualcuno che necessitava il suo aiuto, che voleva il suo aiuto. Questo era da una parte dolce e faceva sciogliere Severus in un sorriso di tenerezza, ma dall' altro avrebbe rammentato con nostalgia le sue raggelanti occhiatacce e la sua freddezza. Lui lo sapeva. Ma non poteva permettere che quella piccola creaturina morisse... Mai sotto il suo tetto. E finché fosse rimasto lì, Piton lo avrebbe protetto. Sempre. Come fosse figlio suo. E figlio di LEI. Rabbrividì ai suoi pensieri. Non era possibile che fosse davvero così vulnerabile. Poi si auto convinse, il suo era egoismo, non sensibilità. Lui non voleva far star bene il bambino, ma far star bene se stesso e onorare il ricordo di Lily. Una maschera sotto la maschera. Ghignò sprezzante. Ora sì che si riconosce va in se stesso. Incredibilmente bravo a mentire anche al suo ego.

Soprappensiero e  con quel sorriso sardonico stampato in volto, il ragazzo tornò al lavoro. Il sorriso svanì quando il suo sguardo d’ ebano si posò sulle fiale al suolo. Non riuscì a trattenere un gemito. Ore di lavoro sprecate, infante sul pavimento, rovesciate e inutili.

“ Io ti odio!” disse a voce alta, riferendosi con rabbia a quella vocina mentale che se gentilmente non fosse intervenuta avrebbe evitato quel tafferuglio. Preso dai suoi pensieri, si chinò sui vetri si accinse a raccogliere quelle punte affilate, pensando a lei, a James e...

A quel maledetto marmocchio!

 

 

FLASHBACK

Harry era stato portato in infermeria subito dopo il colloquio tra Severus e Silente. Appena entrato nella bianca stanza, subito il pozionista era stato bloccato frettolosamente da madama Chips. Sembrava quasi, leggendole negl’ occhi, che la donna ritenesse Severus responsabile delle condizioni in cui giaceva il Golden Boy. Evidentemente la medimaga era rimasta davvero molto colpita, quasi scioccata,  dal vedere il giovane con un bambino imbraccio. Subito però la donna cambiò il suo parere, perché il piccolo dimostrava di sentirsi assai più al sicuro tra le braccia di lui che seduto sul letto per essere visitato. Il bambino strinse strettamente tra le piccole dita un lembo del mantello nero di Severus, implorandolo di rimanere con lui, supplicandolo silenziosamente di non abbandonarlo. "Non lasciarmi" recitavano quegli occhi verdi e per un attimo a Piton parve di affogare in quel mare smeraldino, intriso di dolore e smarrimento. Un piccolo dal passato controverso, ecco cos' era. A quel gesto, Severus esitò, dapprima incerto sul da farsi, ma uno sguardo minaccioso di Madama Chips lo convinse che quella era la cosa migliore da fare. Si sedette sul letto dalle candide coperte, circondando i fianchi del bambino con un braccio, rassicurante, nonostante gli occhi neri del professore rimasero apparentemente indifferenti. Il bimbo si limitò a lanciare un' occhiata fugace al volto diafano di Severus, prima di rivolgere timidamente la sua attenzione alla gentile donna, che ebbe conferma delle sue idee.

Il professore si sentiva profondamente in imbarazzo in quella circostanza, quindi cercò di concentrarsi su ciò che avrebbe dovuto fare una volta uscito di lì. La mente di Severus si staccò completamente dalla realtà.

Madama Chips visitò velocemente, eppure senza fretta, il bambino. Una volta finito sospirò pesantemente. Severus, a quel rumore si destò leggermente, come se fosse stato chiamato nel dormiveglia.

 

“Allora?” chiese annoiato, anche se con una vena di curiosità mista a preoccupazione.

 

“Fisicamente il bambino sta bene, seppur sia un po’ scosso” la donna lanciò un’ occhiata accusatrice al giovane “E’ evidente che il piccolo ha paura”. 

 

“…non di me!” la interruppe tagliente il professore, quasi offeso dalle parole di lei.

 

“no no Severus, non ho detto questo e non lo penso.” Sorrise nonostante la preoccupazione dipinta negl’ occhi “Qualcosa di terribile è accaduta a questo bambino”

 

"Qualcosa di terribile.." ripeté lentamente, stupito e allo stesso tempo terribilmente apprensivo. Teso come una corda di violino, una vocina bellicosa mormorò, nel suo animo:" Lucius... Io ti ammazzo!" borbottò disperata la voce, rispecchiando perfettamente i pensieri del professore e quel leggero tremito che s' impadronì delle dita lunghe di Severus fu la testimonianza che tutto ciò che in quel momento il Pozionista voleva era stritolare il collo di Lucius in una morsa ferrea. " Oh, Salazar, fa che non c' entri!..."

"Il bambino è stato picchiato ripetutamente." sospirò Madama Chips, facendo irrigidire ancor di più. Calò il silenzio. Il Golden Boy si limitò a giocherellare distrattamente col mantello del suo salvatore, ignaro di essere il centro di quella discussione.

"COSA?!" sbottò Piton, mentre il tremito tornava e si impadroniva di ogni più piccolo centimetro di pelle e quello stato di raggelamento sparì, sostituito da un' ira così tremenda che spaventò anche la dottoressa, che sussultò quando lo vide balzare in piedi. " CHI E' STATO?! COME HANNO POTUTO..."

Indignato, Severus fece per correre fuori dall' infermeria, con l' intento di fracassare il cranio di Silente e di Lucius contro il muro, quando Madama Chips lo bloccò.

 

Senza pensarci minimamente Severus si girò di scatto e scagliò un poderoso pugno sullo stipite della porta che scricchiolo sinistramente. Guardando la donna dritto negl’ occhi, con l’ odio che gli deformava il volto, il professore sibilò “dammi un buon motivo per aspettare anche solo altri 10 minuti prima di fare una strage”

La donna, benché assai intimorita, sentì il suo cuore scaldarsi. Era difficile vedere Severus preoccuparsi per qualcuno. La medimaga ci avrebbe sconnesso: il pozionista s’ era già affezionato al bambino. “Siediti, sarà una cosa lunga”

 

Tenendosi la mano leggermente sanguinante Sev avanzò verso la donna “vediamo di sbrigarci allora! Ho molto da fare una volta uscito di qui…”. Il professore era talmente fuori di se che gli si vedevano le vene pulsare. A tratti i tendini dei muscoli platisma comparivano tesi sul collo di lui come in un’ espressione di sforzo. Il viso era già tornato imperturbabile però.

“Va bene va bene, ma adesso calmati. Le percosse ricevute dal bambino risalgono almeno a tre giorni fa. Guarda qui” e la donna indicò un livido all’attaccatura dei capelli sulla tempia del bambino “l’ecchimosi sta già volgendo verso l’ocra. Questa è la percossa più recente che ho trovato sul suo corpo”.

Severus annuì pensieroso ma allora non è stato Lucius e nemmeno quello sprovveduto di Dolohov…Io AMMAZZO Silente! Lui sapeva, ne sono sicuro!      

"E... Non è l' unica cosa..." fece, questa volta esitante la donna, facendo raggelare ancora una volta Severus che si era diretto nuovamente a grandi passi verso l' uscio della porta. Si volse lentamente, accigliato e vagamente spaventato da ciò che poteva udire.

"Che cosa può esserci di peggio?" chiese in un sussurro Piton, non totalmente sicuro di volerlo sapere. Madama Chips gli fece segno di avvicinarsi al bambino, serissima e questo fece preoccupare ancora di più Severus, che, stringendo i pugni fino a conficcarsi le unghie nella carne, si avvicinò al piccolo. Il Golden Boy si limitò a guardarlo con intensità, sorridendo brevemente all' uomo in nero, che sentì un sorriso nascere sulle labbra, ma si affrettò immediatamente a spegnerlo.

"Chi ti teneva in custodia fino a qualche giorno fa? Chi sono i Dursley?" Severus si accigliò, sconcertato. "Perché queste domande insolite?..." si domandò e fece per schiudere le labbra in una protesta, quando la voce fievole del bimbo lo bloccò.

"Io... Non so... Non so chi sono i Dursley." Severus, rimase immobile dov' era, ancora non completamente conscio di ciò che stava avvenendo davanti ai suoi occhi.

 

“Non è un oblivion, ne sono sicura. La mente del bambino non è stata svuotata, eppure lui non ricorda. Non so di cosa si tratti, Severus, ma una cosa è certa: magia nera della peggior specie!” la donna scuoteva il capo a destra e a sinistra mentre parlava, come a voler negare lo scempio che era stato fatto dell’ anima innocente che le sedeva davanti. Con quasi le lacrime agl’ occhi appoggiò una mano sulla spalla ossuta del pozionista. Sembrava volerlo consolare, ma in realtà cercava conforto per se stessa.

 

 

“i ricordi non son stati cancellati, ma il piccolo non ricorda, hai detto. Si mmh insolito. E’ come se il terreno fosse stato preparato per la semina… Forse ho capito” disse statico Severus, lasciando la donna a bocca aperta. “Ti lascio il bambino, occupatene tu per il momento, io non posso. Ho del lavoro urgente da sbrigare. La mia biblioteca mi attende”. Il professore era di una freddezza impressionante. La medimaga fu colta da un lampo di terrore quando notò la vuotezza degl’ occhi neri di lui. Sembrava che qualunque sensazione umana, qualunque pensiero, qualunque emozione, avesse definitivamente abbandonato quel corpo. La morte stessa sarebbe stata più espressiva. Com’ era possibile che fino a pochi minuti prima il ragazzo ribolliva d’ odio e sete di vendetta, e adesso sembrava che nulla lo animasse? La donna non se lo riusciva a spiegare e rimase in silenzio mentre il ventiseienne usciva come un’ ombra tetra dalla stanza.

 

[fine flashback]

 

 

 

Ed eccolo là, nel suo studio, mentre si struggeva segretamente dall' ansia, cosa che non avrebbe mai ammesso nemmeno a se stesso. Si sentiva vittima ancora una volta del destino, che questa volta però sembrava punire per reati inesistenti un bambino di appena 7 anni. Crudele e perverso fato! E sembrava che il ruolo di Sev fosse quello di tirarlo via da quella situazione pericolosa.

Sbuffando, concentrato, tornò alla pozione che bolliva lenta nel calderone. Sarebbe morto piuttosto che ammettere la sua preoccupazione.

Mentre mescolava, con la massima attenzione, il liquido ribollente, si sentiva assai strano. Da un lato era decisamente felice; non era da tutti riuscire a trovare una pozione da antidoto contro certe magie nere. Riusciva ad essere però pure rattristato per tutto ciò che aveva subito Harry. Infondo era pure un po’seccato, quella sera avrebbe preferito sperimentare nuovi intrugli. E infine c’ era un’altra sensazione, che non aveva provato più da anni così intensamente. Lui stesso non sapeva come definirla, l’unica cosa che sapeva era che due splendidi occhi verdi gli scaldavano il cuore attraverso l’ immagine che continuava a irrompere irriverente nella sua mente. Non erano gli occhi del bambino però.

Strinse le mani a pugno. Maledetto Harry, era colpa sua, da anni non provava quella fitta al cuore, al contempo così piacevole e così... dolorosa. Perché la consapevolezza di non poterla mai più osservare da lontano lo stava trafiggendo ancora, come allora, o addirittura più intensa, perché lui era la causa della sua morte prematura e le sue labbra bramavano ancora quelle di lei, ma mai avrebbe potuto anche solo sfiorarle e questa consapevolezza l' aveva da quel girono lontano, dei Gufo, in cui seppe che il suo dolce sorriso non sarebbe più stato dedicato a lui, ma sarebbe stato concesso a James Potter.

Scosse il capo nervosamente. In cuor suo si rallegrò nel vedere che l’ antidoto era ormai pronto. Sperava che, smettendo di occuparsi di qualcosa che riguardasse il possessore di quegli occhi verdi, forse anche l’ immagine che tanto lo tormentava se ne sarebbe andata. Imbottigliò il contenuto del calderone e si affrettò ad uscire dalla stanza. Si accorse che stava sorridendo da solo. Cavoli! Gli sembrava quasi di avere lei davanti agl’ occhi…quel dolce angelo che tanto lui aveva bramato in passato. Che ancora desiderava ardentemente.

 

Prese distrattamente una fiala e la immerse nella pozione gorgheggiante.

" Dovrebbe bastare" borbottò calmo, occhieggiando il contenuto della fiala, agitandolo leggermente per valutarne la densità. " Perfetto" disse orgoglioso e, con uno svolazzo del mantello, si volse e varcò la soglia del suo ufficio, facendo la strada a ritroso, diretto verso l' infermeria. Arrivato là, trovò tutto come l' aveva lasciato, nonostante fossero passate ore dal discorso dove si era parlato della salute del Golden Boy. Senza nemmeno prestare attenzione alla figura di Madama Chips che si agitò alla sua vista, si avvicinò al bambino rannicchiato sotto le coperte candide.

Il bambino era sveglio, nonostante, stranamente, fosse assolutamente immobile. Alla vista di quell’ uomo nero, Harry inaspettatamente sorrise. Senza soffermarsi sui dovuti convenevoli il professore estrasse dalla tasca la fiala che aveva appena preparato. Prese il bicchiere che giaceva sul comodino lì accanto e vi travasò dentro la sostanza vischiosa. Poi diede un colpettino con la bacchetta pronunciando a bassa voce “mellitus”. Guardò con fare severo Harry e, con parole che tradivano la sua espressione, disse calmo “bevi piccolo, fino all’ ultima goccia. Tranquillo, non ha un cattivo sapore”. Gli porse il bicchiere. Nel frattempo madama Chips si era avvicinata ai due “e da quando in qua Severus ti metti a fare incantesimi per rendere dolci le tue pozioni?” chiese la donna a metà strada tra il provocatorio e lo sconcertato.

Il primo pensiero che venne al ragazzo fu quella di dimenticarsi completamente le buone maniere e mandare al diavolo lei e le sue provocazioni. Da quando, DA QUANDO qualcuno osava prendersi certe confidenze?! Con LUI, poi, Severus Piton! Schiuse appena le labbra, voltandosi minaccioso verso la donna che tratteneva un sorriso TENERO. No, no, questo non riusciva proprio a sopportarlo!... La sua voce gelida stava facendo sfoggio della sua freddezza quando improvvisamente venne interrotta da un richiamo accorato.

"Signore..." parlò debolmente Harry James Potter, arrossendo allo sguardo del professore. Severus stette lì, in silenzio, rimangiandosi la battuta sadica che in quel momento avrebbe voluto dire. Fece un cenno col capo, incitando il piccolo a continuare.

Balbettò qualcosa d' indistinto, osservando un punto sopra la spalla di Sev. Gli occhi d' ebano del professore erano strabuzzati per lo stupore. Perché faceva così?

 

"I-Io... Non sono malato... Non mi piace stare qui..." Harry sperò che l' uomo-nero cogliesse il messaggio, ma con la fortuna che si ritrovava...

Infatti Severus non capì, si limitò a guardarlo aggrottando la fronte, mentre Madama Chips osò, in uno slancio di audacia, dare una gomitata eloquente al professore ed ebbe in risposta solo un' occhiataccia furiosa. Harry, dopo aver deglutito e respirato a fondo, si diede coraggio e...

"Posso venire a stare da lei, signore?" esclamò, lo sguardo basso rivolto alle coltri che lo avvolgevano.

 

Il professore si sentì improvvisamente bloccato. Non aveva ALCUNA INTENZIONE di portare Potterino con se; proprio no! Prima che al ragazzo venisse in mente una qualunque frase di rifiuto, ma allo stesso tempo non troppo sgarbata, madama Chips intervenne melliflua “il bambino ha ragione, non essendo malato non c’è nessun motivo perché lui passi la notte qui”. La donna ammiccò “Bisognerà trovargli una sistemazione…”.

Severus venne percosso da un fremito. Le sue uniche parole, sconnesse e incoerenti quasi come se non fossero uscite dalle labbra sottili e pallide del giovane, furono “ma a che gioco stai giocando?”. 

Chips sghignazzò senza ritegno all' occhiata poco lusinghiera di Severus.

"Ti sto solo aiutando." sussurrò al suo orecchio. Lui non aveva bisogno dell' aiuto di nessuno! E tantomeno di una pettegola infermiera! Stava per dirlo, gelido e mellifluo allo stesso tempo, come solo lui poteva essere, quando un paio di braccine gli cinsero le gambe in una dolce morsa.

"Grazie, signore-nero! GRAZIE!"

Perché tutte a me? si chiese tristemente rassegnato, mentre il bambino tirava per il braccio una molle figura nera e una certa infermiera che se la rideva di gusto.

 

 

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Capitolo 9
*** un' effimera promessa ***


Il volto celato nell’ ombra

 

 

Capitolo 9: “Un’ effimera promessa"

 

 

 

 

 

 

 

Il professore sbuffò rassegnato. Era stato attaccato su due fronti e, piuttosto che ingaggiare una lotta all’ ultimo sangue con un bambino e una donna, optò per una soluzione diplomatica. Non un’ arresa, ma una via d’ uscita scaltra tipicamente nel suo stile. “A mio parere ti troveresti meglio qui con madama Chips piuttosto che con me” sentenziò il pozionista rivolgendosi all’ omino che gli attanagliava con tanto vigore la gamba. Non passò nemmeno una frazione di secondo che la medimaga aveva già assestato un poderoso pestone al piede sinistro del giovane. Cavoli! Stramaledetta megera! pensò lui mentre dal suo viso imperturbabile non traspariva nessuna emozione. “Dai su Harry, seguimi. E’ tardi e i bambini come te a quest’ ora dovrebbero essere già a letto”. Detto ciò Severus folgorò con uno sguardo la donna che si stava crogiolando in un sorriso compiaciuto.

Il bambino intrecciò le sue piccole dita con quelle lunghe e pallide di Severus, che a quel contatto sussultò, ma non lo ruppe. Così, trotterellando allegro, il piccolo Harry seguì il ragazzo giù per lunghe scale, che sarebbero state completamente tenebrose, se non fosse stato per la luce soffusa emanata dalle torce affisse alle viscide pareti di pietra. Severus si stupì del coraggio del bimbo, anche se, particolare che se avesse saputo lo avrebbe a dir poco raggelato, l' unica cosa che dava conforto a quel piccolo tormentato era il calore proveniente dalle nocche del suo salvatore e questo gli diede il coraggio necessario per affrontare la paura che non accennava a svanire del buio. Arrivati davanti ad un quadro dall' aria nient' affatto felice, si fermarono e Severus attese, con le braccia incrociate, che quella sciocca d' infermiera se ne andasse.

L’uomo in nero guardò la donna con aria eloquente fin quando lei non si convinse a rompere il silenzio “buona notte, a entrambi”.

 

Finalmente un po’ di pace pensò il giovane mentre entrava nelle sue stanze, quasi dimenticatosi della presenza del piccino. Quando però lo sguardo nero incrociò quello smeraldino, improvvisamente il professore tornò, con non poco rammarico, alla realtà. M’ ero quasi dimenticato della piattola…Sbuffò. E mio caro Sev, stai diventando vecchio, inizi a perdere i colpi come Albus. Scosse il capo, rivolgendosi a se stesso. Era ormai sua abitudine, nell’ immensa solitudine della sua vita, comportarsi come se il suo ego fosse una persona in carne ed ossa. Ti odio! sbottò tacitamente contro la sua vocina interiore. Era già la seconda volta che oggi si malediva da solo… Sicuramente non si trattava di un buon segno e, cosa ancor peggiore, il pozionista era  assolutamente convinto che fosse la presenza di Harry a renderlo così.

"Seguimi, Harry." sussurrò calmo, rivolto al bimbo immobile al centro del salotto. Subito il piccolo si precipitò al fianco di Severus, cingendogli sorridendo un braccio nella sua dolce morsa. Il professore si accorse, con sgomento, del proprio battito cardiaco accelerato oltre l' inverosimile, soprattutto per... Per POTTER!! Altro che l' INFLUENZA DI LUCIUS, stava diventando patetico come Silente! Questo era intollerabile, inammissibile!...

Saltellando allegro, il bambino lo seguì in una grande stanza elegante e dai cupi colori che sarebbe stata completamente spoglia se non fosse stato per un enorme armadio nero addossato alla parete e il letto a baldacchino dalle morbide coperte verde smeraldo. Il Pozionista attese che il bambino-Potter si fosse sistemato sotto le coperte, paziente e quando questo accadde si chiese chi fosse quella figura nera che rimboccò amorevole le coperte di Harry e che gli sfiorò la fronte in una tenera carezza. Quando si rese conto di averlo fatto, si alzò di scatto, in completo disaccordo con i sentimenti che provava.

 

Mentre, con passo duro e freddo si dirigeva verso le sue stanze, si sentì bussare alla porta.

 

Il pozionista andò ad aprire seccato. A di là della porta la figura slanciata di Lucius Malfoy attendeva immobile a pochi passi dal pozionista. I capelli biondi dell’uomo, lisci e lucenti come non mai, lo facevano apparire come una figura fuori dal tempo. Il Mangiamorte era vestito con un meraviglioso abito scuro ricamato in argento che contrastava alla perfezione coi suoi capelli chiari. Era evidente che l’espressione altezzosa di quegl’ occhi grigi rispecchiava senza ombra di dubbio il carattere dell’ uomo. Elegante, raffinato, forse un po’ troppo teatrale, Lucius salutò l’amico con voce melliflua accompagnando le parole con un leggero gesto del capo “ciao Severus! Silente mi ha detto che ti trovavi qui. Mi ha gentilmente concesso di scendere fin quaggiù a parlarti. Posso entrare?”

Oddio no! Ma come cavolo ha fatto quel incosciente di Albus a mandare qui Lucius?Questa è davvero demenza senile! “Buonasera Lucius, stavo giusto uscendo. Ti va di parlare mentre facciamo un giro?”

Dì di si, ti prego, dì di si!, implorò fievole la sua vocina interiore, tornata inaspettatamente alla carica. Ogni lineamento di Severus era stirato in un' espressione seria da cui non traspariva nessuna delle emozioni che lo stavano sconvolgendo. Ansia, apprensione e...

PAURA. Quel sentimento non lo provava da così tanti anni!... Si stupì che fosse anche incentrato e causato da Harry James Potter, figlio di quel demente, arrogante, presuntuoso...

"Ma certo." sorrise Lucius "E poi non mi sento al sicuro, con questi schifosi Mezzosangue e Babbanofili che circolano liberamente per il castello. Dovrebbero sterminarli. Sono al feccia della società." continuò Malfoy, seguendo accondiscendente Severus fuori dalla scuola. Piton si trovò perfettamente d' accordo, soprattutto se fossero stati tutti costituiti da orribili persone come quei Dursley. Allora avrebbero potuto. Ma il ricordo di Lily lo colpì con la forza di un ciclone. Se esisteva gente così pura, così bella, non doveva essere toccata.

“Ti rammento, caro amico mio, che mio malgrado anche io sono un Mezzosangue” gli aveva detto Severus quando i due amici erano ancora nel castello. Stranamente Malfoy gli aveva risposto con un mucchio di frasi sull’ onore, sul valore in battaglia e sull’odio per i babbani che tanto li accomunava. Sembrava quasi che il biondo lo volesse consolare per quella sua innata pecca. Poi una volta arrivati al di là del muro di cinta Lucius si era un po’sciolto “come ben saprai, dopodomani è il settimo compleanno di Draco. Daremo una cena in famiglia per l’ occasione e ci terremmo che tu, in quanto padrino ed amico, partecipassi”

"Dove si terrà?" chiese curioso Severus

"Qui ad Hogwarts, in Sala Grande. Draco non vedeva l' ora di ammirare Hogwarts, perciò abbiamo deciso di fargli questo regalo." sorridendo, Lucius ricordò la trepidazione di Draco al sentire i racconti del papà sulla scuola. Ci fu un istante di silenzio, che cadde pesante tra i due uomini.

"Senti Lucius" sbottò improvvisamente Severus, stupendo Malfoy "so che non è questo il motivo reale della tua visita. Lo leggo nei tuoi occhi. Cosa ti turba?"

Lucius, prima di rispondere, sospirò pesantemente.

Il biondo non sapeva cosa rispondere. Cercò con ansia di riordinare i suoi pensieri per cercare di non rivelare la verità. “Antonin Dolohov è morto, assassinato”

 

“non farmi ridere Lucius! Sono certo che la cosa non ti tange minimamente, anzi, forse ti fa piacere che finalmente qualcuno ci abbia tolto di dosso quel parassita”

 

“…ebbene lo ammetto, ma è il modo in cui è stato ucciso che mi preoccupa. E’ stato un incantesimo di magia nera a farlo trapassare. Un incantesimo che non conosco” disse visibilmente spaventato Malfoy

 

“Dolohov aveva persino se stesso come nemico, non c’è nulla di strano nel fatto che sia stato ammazzato. Piuttosto, quel pazzo ci ha traditi entrambi. Mi aveva portato il Prescelto con l’intento di resuscitare l’Oscuro. Io gli ho detto subito di contattarti, ma evidentemente non si fidava di te…e nemmeno di me. Quel idiota s’è portato via il bambino. Se poi s’è pure fatto ammazzare come un babbeo, chissà adesso dove sarà il prezioso infante…Ma noi lo recupereremo. Io e te troveremo chi ha ora il ragazzino, lo uccideremo e finalmente faremo tornare l’ Oscuro!” Volutamente Severus parlò tutto d’ un fiato per cercare di essere assai convincente. Poi estrasse un suo ricordo con la bacchetta e lo porse all’uomo. Era il ricordo in cui diceva ad Antonin di chiamare Lucius “guarda! Conservalo come prova della mia sincerità. In nome della nostra amicizia”

 

Lucius prese la boccetta contenente il liquido argentato, osservandolo ribollire e gorgheggiare all' interno del vetro, pensieroso. Severus era un uomo intelligente, colto e sarcastico, ma possedeva anche un' astuzia impareggiabile. Era riuscito sempre ad ingannare chiunque volesse, con il semplice uso della parola. Lucius non si sentiva poi così sicuro della TOTALE innocenza del suo amico, visti i suoi precedenti... E se fosse tutto un suo piano? si chiese esitante. E se fosse davvero colui che hai visto fuggire da Casa Riddle?...

" Lucius... Hai l' aria strana. Stai bene?" chiese fintamente ignaro Piton, ben consapevole di ciò che frullava evidentemente per la testa di Malfoy.

 

“no nulla, sono solo un po’stanco…”sorrise pigramente rimettendo dietro l’orecchio una ribelle ciocca bionda “non c’era bisogno di questa” scosse lievemente la boccetta “siamo amici da anni, sai che mi fido di te”.

Una cosa aveva imparato Lucius dalla sua, non poi così tanto inventata, amicizia con Severus: se si hanno dei dubbi riguardo a qualcosa, sempre meglio cambiare completamente argomento perché il geniale pozionista sa trarre indizi anche da un sospiro represso.

 

Severus, senza battere ciglio, ripose nel suo mantello la boccetta, ritornando poi a esaminare con lo sguardo i gesti e il volto di Lucius. Cadde pietosamente il silenzio. Dopo pochi attimi, Lucius lo ruppe mentre camminavano l' uno di fianco all' altro nel giardino di Hogwarts.

"Devo tornare a casa, altrimenti Narcissa mi uccide! Perché non vieni anche tu? Cissy sarebbe contenta di rivederti, anche Draco!"

Oh, lo so già Lucius, che la tua Cissy è felice quando mi vede... pensò con un ghigno appena accennato. "Certo. Mi farebbe molto piacere".

Ma aveva dimenticato il pargolo che dormiva nei suoi alloggi.

 

Quando il professore si rammentò della piattola raggomitolata sotto le soffici coperte ebbe come un flash di paura. Il suo cuore saltò un battito, ma l’uomo riprese subitoli controllori se; vabbè il bambino ha tutto al castello, non ha bisogno di me, al massimo se ne occuperanno gli altri pensò con una freddezza sconcertante,anche se un pochino si sentiva in ansia.

 

 

[CASA MALFOY]

La coppia di amici smaterializzò a pochi passi dal pesante portone. Come di consueto Severus attese che il padrone di casa s’avvicinasse per primo alla grande maniglia. Lui rimase un metro dietro, educato come sempre.

Una volta dentro i due uomini vennero accolti, stranamente, direttamente da Narcissa. La donna era vestita con un lungo abito da sera colore dell’ acquamarina. Le sfumature leggermente azzurrate sulle maniche e in prossimità del collo le facevano risaltare i meravigliosi occhi azzurri. Il trucco della donna era assai raffinato, ma sobrio; l’unica cosa in cui aveva volutamente ecceduto era la cipria bianca sulle guance per evitare eventuali rossori provocati dagli sguardi di ghiaccio del pozionista.  

 

"Severus! Che piacere vederti..."

Non è poi passato così tanto dalla mia ultima visita... E già le sono mancato? si chiese sbigottito Severus. La cotta era davvero una di quelle tremende...

"Cissy, Severus sarà nostro ospite, stasera." mormorò con la sua voce strascicata Lucius Malfoy.

Mentre Narcissa spalancava la bocca per l' eccesso di entusiasmo e stupore, una freccia indefinita sfiorò Piton, sparendo nel corridoi con velocità impressionante.

"DRACO!" ululò furibondo Lucius al suono dell' inconfondibile rumore di un vaso che si infrangeva al suolo.

 

Mentre Lucius si avviava furibondo verso dove era provenuto il rumore, Severus pensò bene di approfittarsene un pochino di Cissy. Il più discretamente possibile le si avvicinò e con un leggero inchino la salutò facendogli il bacio a mano. I suoi occhi neri per un attimo incrociarono lo sguardo imbarazzato di quelli azzurri di lei

 

“piacere mio” le sussurrò lui.

 

Il suo cuore gelido e calcolatore intendeva non comportarsi proprio da gentiluomo. Visto che Lucius non si fidava di lui, lui avrebbe usato una spia involontaria per controllare l’ amico. 

 

Si guardarono per un lungo istante negli occhi, in silenzio. Sembrò che tutto per un attimo si fermasse, i rumori si placassero e il tempo si bloccasse.( ovviamente, questo è solo per Cissy...)

Narcissa sprofondò completamente in quei pozzi neri che costituivano gli occhi dell’ uomo, sentendosi perduta in quell’ abisso ma allo stesso tempo una certa eccitazione le fece battere il cuore e il sorriso appena accennato che le rivolse Severus fece stringere il cuore della donna in una piacevole morsa. Ma l’ incanto ben presto si ruppe e la signora Malfoy distolse faticosamente lo sguardo dal volto di Piton, che per un attimo fu illuminato da un sorriso divertito, ma fu qualcosa di quasi impercettibile. Lucius fece irruzione mentre brandiva la scopa in una mano e l’ orecchio di un bambino dai capelli di un biondo così lucido e di un biondo talmente chiaro che lo si poteva confondere facilmente col bianco. Il volto del bambino era bellissimo e dall’ aria nobile, ma in quel momento il suo viso era contratto in una smorfia di dolore. Gli occhi chiari del bambino prillavano come lanterne riflettendo la luce della stanza. Le lacrime trattenute li facevano sembrare ancor più color dell’ acqua dei torrenti di montagna.

Lucius non pronunciò nemmeno una parola mentre con uno strattone slanciava il figlio in direzione di Severus. Il giovane Malfoy si trovò improvvisamente, un po’ imbarazzato, tra suo padre  e il suo padrino.

 

 ”Buonasera” sussurrò il biondino accompagnando le parole son un elegante inchino.

 

“Buonasera, Draco.” Sorrise Piton, guardandolo e sorridendo gentilmente. Lui era l’ unico della famiglia Malfoy a piacergli davvero... Quel bambino aveva un qualcosa d’ incredibile, che con un’ occhiata da cucciolo spaurito riusciva a farti fare di tutto e ti coinvolgeva in ogni cosa che faceva o diceva. Dono che ovviamente mancava nettamente a Lucius. E anche alla madre.

A Severus, in realtà, non era mai piaciuto il signor Malfoy. Era uno che si faceva vedere elegante quando non conosceva nemmeno il significato di quella parola ed era insofferente ad ogni cosa andasse contro la sua volontà o idea, era burbero, anche, alle volte, come dimostrava quella spinta entusiasta di cui era stato vittima il figlio. Piton non sopportava Malfoy quando si comportava così.

Draco sorrise a sua volta, ritrovando l’ allegria di sempre e lo tirò per una manica, sospingendolo verso la scopa che teneva tra le mani Lucius, mentre Narcissa sembrava si stesse mangiando Severus con gli occhi, ma come al solito il signor Malfoy non lo notò, stupido com’ era.

Lucius, stupito dall' improvvisa e incomprensibile gioia del figlio, scosse il capo in segno di disapprovazione. sarà perché è felice di vedere il suo padrino pensò tra se.

 

Poi andò a riporre la scopa di Draco. L’espressione dell’ uomo lasciava trasparire tutta la sua rabbia, ma come sempre, preferì mostrare il suo lato più mellifluo ed evitò di fare una scenata di fronte ai suoi ospiti. Forse l’ abito non fa il monaco, ma in casa Malfoy l’ esteriorità faceva il nobile. Tutto era sempre curato nei minimi dettagli, come se ogni cosa fosse stata studiata anticipatamente. Il tempismo di Narcissa fu assolutamente perfetto: mentre Lucius era fuori dalla stanza e Draco si occupava dei convenevoli, lei chiamò un elfo domestico per far apparecchiare la tavola e un altro al quale ordinò di preparare la cena. Così facendo, se l’ ospite non era una persona attenta e osservatrice come Severus, sembrava quasi che nel maniero tutto accadesse automaticamente.

 

Ma ovviamente Severus non era quel tipo di persona e notò ogni cosa ma non batté ciglio. Quando tutto fu pronto, Draco accompagnò Piton a tavola e tutti si sedettero e, dopo aver augurato buon appetito, iniziarono a mangiare. Con deliberata, elegante lentezza, Severus afferrò la forchetta in una mano e il coltello nell’ altra e mentre abbassava continuamente le due posate sul cibo e lo portava alle labbra con calma e con movimenti aggraziati, per un nanosecondo incrociò gli occhi della signora Malfoy, che non sembrava intenzionata a staccare gli occhi dalle labbra rosse e carnose di Piton e seguì, sotto gli occhi attenti di Severus, il percorso che faceva il cibo dal piatto alle sue labbra, su cui si soffermò accuratamente. Quando Narcissa si accorse di quei due pozzi che la fissavano, abbassò di scatto lo sguardo sul suo piatto ancora intatto, arrossendo così violentemente che il trucco utilizzato fu completamente inutile.

Severus, il più discretamente possibile, spostò lo sguardo indagatore sul padrone di casa. Ovviamente Lucius non si era accorto di nulla. Quella situazione rese particolarmente di buon umore il pozionista che decise di giocare un po’. Bevve un piccolo sorso di vino elfico badando a lasciare che le labbra gli si inumidissero visibilmente. Appoggio delicatamente la coppa al tavolo e guardò Narcissa. Senza toglierle lo sguardo di dosso, si portò il candito tovagliolo alla bocca e tamponò leggermente la labbra sottili. Tenendosi leggermente coperto dal tovagliolo sorrise alla donna. Accennò un occhiolino mentre riponeva il pezzo di stoffa sulla tavola. Poi osservò Lucius; sembrava che l’ uomo si fosse accorto solo che il suo piatto si stava lentamente svuotando.

Dopo diverse occhiate ambigue scambiate con discrezione, dopo che i piatti furono completamente vuoti( Cissy fu l’ ultima a terminare), Severus e la famiglia Malfoy si spostarono nel soggiorno, dove si sedettero sulle comode e morbide poltrone, accingendosi a intraprendere un discorso. Draco, dopo aver ascoltato annoiato alcune battute scambiate tra l’ ospite e i padroni di casa, si decise ad abbandonare la scena, dirigendosi su per le scale, diretto alla soffitta, luogo buio e isolato, ma era proprio per quello che il bambino lo adorava. E lì c’ erano anche i suoi giocattoli. Era il luogo dove era solito nascondersi quando i suoi litigavano.

Un Elfo Domestico trotterellò verso l’ ospite che chiacchierava amorevolmente con i Malfoy e, quando fu vicino al Pozionista, squittì con voce stridula.

 

“ Gradisce del vino o idromele?” Severus optò per il vino e l’ Elfo si diresse verso la cantina che sostava nei sotterranei della Casa, mentre Lucius apriva leggermente la bocca con espressione seria, pronto a quanto pareva, a iniziare un discorso realmente serio.

 

 

[HOGWARTS]

Il piccolo Harry se ne stava seduto sul letto in cui era stato lasciato. Le gambe conserte e le braccia appoggiate al materasso. Si guardava intorno, incuriosito. Non si ricordava molto di quello che era successo prima, anche se la memoria lentamente gli stava tornando grazie alla pozione di Piton. Il bambino si ricordava di un uomo vestito di nero, coi capelli lunghi, che l’aveva portato in braccio in una camera da letto che non era quella in cui si trovava ora. Sì, si ricordava davvero poco, però di lui si ricordava. Nella sua mente era tornata la presa salda e tranquilla che l’ aveva tolto dalle braccia dell’ altro uomo e portato via con se. Sospirò. Come vorrei andare da quel signore nero pensò il bambino. Lo pensò molto intensamente.

 

Pensò a quanto fosse rassicurante la sua stretta, di come l’ aveva tenuto per lungo tempo, senza mai stancarsi di reggerlo tra le braccia, il caldo avvolgente che lo aveva colpito quando l’ uomo-nero lo aveva stretto in quella dolce morsa. E adesso, si rese conto, aveva bisogno di essere rassicurato, dopo così tanti, lunghi anni, in cui l’ affetto era mancato, aveva bisogno di risentire quella stessa sicurezza che l’ aveva colto tra le braccia del signore. Magari, lui avrebbe costituito la famiglia che tanto avrebbe voluto e di cui sentiva di avere un ardente bisogno. Aveva bisogno di quell’ uomo.

I tuoi genitori sono morti in un incidente d’ auto. Il ricordo di quelle parole lo colpirono duramente. Sei un mostro, un’ anormale.

Nessuno era mai stato gentile con Harry. Nessuno. O almeno, tutti coloro che aveva conosciuto nella sua breve vita lo avevano bistrattato. Ma quel tipo in nero lo aveva salvato, cullato e protetto.

Mentre altri tremendi ricordi lo travolgevano, alcune lacrime colarono lungo le sue guance e il suo ultimo pensiero, prima di vedere il mondo girare vorticosamente, fu che rivoleva il suo uomo-nero.

 

Per un attimo Harry ebbe paura. Si sentì incredibilmente solo. Era strana come sensazione, si sentiva abbandonato proprio ora che in teoria sarebbe dovuto essere tranquillo perché circondato da persone per bene. Harry scosse la testa con una lacrimuccia che scendeva lenta sulla sua guancia. Si alzò di scatto. Voleva troppo andare dal signore in nero. Il più velocemente possibile il bambino si rivestì e s’ avviò verso l’ uscita dell’ appartamento. Arrivato alla porta però si accorse che era stata chiusa dall’esterno. Era bloccato lì, lontano dal suo amico. Scoppiò a piangere e si sedette a terra, appoggiando la testolina sulle gambe piegate. Gli girava la testa. I pensieri stavano tornando e con loro anche un terribile bisogno di affetto.

La stanza cominciò a roteare vorticosamente e per un attimo non vide più nulla, con suo enorme e tremendo stupore. Il terrore gli artigliò le viscere e, con un grido sbalordito, improvvisamente, si ritrovò al suolo, tra una serie di oggetti vecchi e giocattoli, che produssero un rumore assordante allo schianto del piccolo contro di essi. I suoi occhi verde smeraldo si ritrovarono ad osservare con paura, ma, soprattutto, puro sbalordimento, un paio di occhi che parevano due pozze di argento fuso.

 

 

[CASA MALFOY]

Il giovane Malfoy si trovò ad essere letteralmente a bocca aperta senza nemmeno capire bene il motivo. Nel vedere il piccolo Harry si sentì improvvisamente spaventato. Indietreggiò rapidamente verso la porta, poi si fermò. Si rese conto che aveva davanti un ragazzino all’ incirca della sua età; non poteva essere un pericolo. Il biondo accennò un timido sorriso “ciao”

 

Harry quasi non gli rispose, impaurito e stupefatto com’ era. Riuscì solo a guardare il biondo con sguardo vacuo e, dopo essersi riscosso con un sussulto, il moro balzò in piedi e iniziò a perlustrare la stanza, constatando, dopo aver stropicciato più volte gli occhi, che non si trovava davvero più nell’ appartamento del suo uomo-nero. La voce algida del bambino biondo lo fece sobbalzare teatralmente.

 

“ Non si saluta, di grazia?” gli chiese freddamente ed Harry lo guardò timidamente, facendo rimpiangere al biondino di aver fiatato.

 

“ Si, scusami. Ciao.” Sorrise timido, girandosi a contemplare più da vicino una piccola statuina di un Drago bellissimo.

 

“Ti va di giocare?” chiese il biondino indicando i giocattoli con un cenno del capo

 

Harry non rispose, nessuno gli aveva mai chiesto di giocare con lui. L’ unica reazione che ebbe fu quella di illuminare il volto con un ampio sorriso.

I due bambini si sedettero a terra e iniziarono a giocare con degli ippogrifi e dei draghi in miniatura.

 

[…intanto AL PIANO DI SOTTO]

 

Narcissa, seduta con le gambe elegantemente accavallate, era terribilmente nervosa. Con le piccole mani continuava a stropicciare un fazzolettino in cotone bianco.

Lucius, visibilmente imbarazzato si schiarì la voce per ben due volte prima di iniziare a dire ciò per cui aveva invitato l’ amico a cena “Severus, dobbiamo palare”

 

“ Di cosa? Lucius, mi devo forse preoccupare?” chiese vagamente ansioso, mentre con la mente tornava inspiegabilmente alle occhiate che aveva rivolto a Cissy.

 

 Mi ha scoperto? Oh, Salazar, che vergogna!...

 

“ No, Severus... Se non hai nulla da nascondere.” Lucius posò il bicchiere ancora colmo di vino sul tavolino che lo divideva da Piton, imponendosi mentalmente di stare calmo e lucido. “ Di questi tempi difficili” cominciò “ Nessuno può fidarsi di sconosciuti o perfino degli amici più intimi... Soprattutto noi Mangiamorte, che ci troviamo in questa situazione di precaria stabilità, con il Ministero che non attende altro di catturarci anche per futili motivi, quando in giro c’ è davvero gente che lavora tuttora per le Arti Oscure. Mentre noi, soli e miserevoli, soccombiamo silenziosamente al nostro destino, sapendo che qualcuno ci ha tradito, conducendo il Signore Oscuro alla rovina e facendo cadere, con i suoi atti di spionaggio contro di noi, il Regno che tanto faticosamente avevamo instaurato. Ancora oggi l’ identità di quella persona è sconosciuta. Non posso permettermi di sbagliare, anche se così peccherei di sfiducia nei confronti del mio amico. Ma di questi tempi, davvero, non posso permettermi di fare mosse azzardate.” Terminò il discorso con un ennesimo sospiro.

 

“ Hai perfettamente ragione...” sussurrò Severus, incuriosito dalla strana piega che stava prendendo la conversazione.

 

“…ed è per questo, caro amico mio, che mi devi aiutare.” Il biondo era visibilmente compiaciuto dalla malizia contenuta nell’ultima parola della frase appena pronunciata. “Un voto infrangibile” sentenziò Lucius e non aggiunse altro. Quella tre parole erano già abbastanza da sole.

 

Per un attimo Piton si sentì mancare, ma si fece forza e rispose freddamente “tra me e te con Cissy come suggello?”

 

“Esattamente” Il signor Malfoy aveva un’ espressione assolutamente indecifrabile. Da un lato la sua voce aveva assunto la flessione tipica di chi sta facendo qualcosa di spiacevole controvoglia, dall’ altro lato però i suoi occhi plumbei luccicavano di una vena d’ orgoglio come se fosse felice di mettere in difficoltà il pozionista.

“ Accetti, Severus?” chiese esitante, attendendo la risposta, che non si fece attendere.

 

“ Certamente.” Rispose sorridendo, mentre dentro di sé ribolliva il desiderio ardente di afferrare per il collo quell’ insolente, viscido( per la prima volta dava completamente ragione a Voldemort.) Malfoy.

Si posizionarono al centro della stanza e, lentamente, Lucius protese la sua mano, attendendo silenziosamente d’ essere stretta. Con deliberata calma, Piton la strinse e Narcissa, bacchetta alla mano, si avvicinò ai due uomini, che si guardavano con decisione negli occhi. Lucius fece per aprire le labbra sottili e Severus si rese conto in che razza di situazione si era ficcato.

 

Era finita.

 

Salazar, aiutami tu! Implorò Piton, mentre Lucius cominciava a parlare.

 

“ Severus, cercherai di trovare colui che ha ucciso Antonin?”

 

“ Lo farò.”

 

“ Cercherai colui che ha tradito l’ Oscuro Signore?”

 

“ Lo faro.” Questa, lo sentì, era la parte riguardante Harry Potter. Adesso come avrebbe fatto a proteggere il piccino?... Come avrebbe fatto a mantenere la promessa fatta a lei?...

 

“ E, cosa più importante...” cominciò Malfoy, mentre dentro di sé Severus si sentì fremere. “... ti occuperai di quell’ orribile Mezzosangue, colpa di ogni nostro male?”

 

Severus rimase così scioccato dalla propria fortuna che dapprima non rispose, tremendamente consapevole che, per la prima volta, qualcuno lassù l’ aveva ascoltato.

 

Salazar! Mi hai aiutato davvero!... Non dubiterò mai più di te!

 

“ Lo farò” disse e per poco non scoppiò a ridere loro in faccia. Un Malfoy rimaneva pur sempre un Malfoy...

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Cose da grandi ***


Il volto celato nell’ ombra

 

 

Capitolo 10: “ Cose da grandi "

 

 

 

 

 

 

 

Il dopocena a casa Malfoy terminò assai prematuramente. Dopo il voto infrangibile Lucius s’ era sentito talmente in imbarazzo da non riuscire a sostenere nessuno conversazione col pozionista. Il biondo si sentiva veramente uno schifo; in cuor suo una vocina gli diceva che era l’ unica soluzione e che s’ era comportato bene, eppure persisteva il problema che lui non riusciva a non considerare Severus come un amico. Per un attimo due paroline nelle quali non si rispecchiava affatto gl’ avevano invaso la testa: “bene superiore”. Il signor Malfoy disprezzò se stesso per quest’ improvviso attacco di lealtà. D’ altro canto Narcissa era terribilmente preoccupata per la vita di Severus. Sebbene lei fosse fermamente convinta della totale adesione del giovane alla causa dei Mangiamorte, una specie di ombra nefasta le aveva oscurato ogni speranza: Severus, il suo Severus, sarebbe anche potuto morire per il voto stipulato con Lucius. L’ unico a essere felice come mai in vita sua era il professore. Ovviamente ogni sua emozione rimase celata sotto una fredda maschera, ma il suo ego rideva di gusto.

Quando Piton si congedò aggiunse al saluto quello che in un' altra occasione sarebbe risultato come un augurio:

 

 

“Che Salazar vi protegga”

 

 

Agl’ occhi di Lucius però la frase giunse come una minaccia Hai dubitato di lui e ora lui ti renderà la vita un’ inferno pensò il padrone di casa mentre richiudeva il portone alle spalle dell’ uomo.

 

 

Una volta che il sordo CLOK della serratura indicò che casa Malfoy era isolata Severus s’ abbandonò in un ampio sorriso mentre un evvai! gli si fece spazio tacitamente tra i pensieri. Arrivato infondo al vialetto che conduceva fuori dal parco che contornava il maniero il pozionista si smaterializzò alla volta di Hogwarts.

 

 

 

 

Quando il professore riapparve le torri del castello erano ormai tutte spente. Era notte fonda. Silenzioso l’ uomo penetrò all’ interno della scuola cercando di non dare nell’ occhio. Sebbene non dovesse temere nulla lì, l’ uomo aveva assunto l’ abitudine di nascondere i suoi spostamenti. Camminando vicino alla parete il professore si diresse verso le sue stanze. Aveva intenzione di andare subito a dormire, per poi svegliarsi all’ alba e andare subito a riferire a Silente le vicende di quella sera.

Quando Piton entrò nei suoi alloggi quasi nemmeno ci fece caso al fatto che non vi fosse nessuno. Era da anni che viveva da solo e la mancanza di Potter rappresentava semplicemente la normalità…certo, la normalità fino al giorno precedente! Dopo solo un passo al di là della porta il pozionista si bloccò. La luce era accesa. Improvvisamente gli tornò in mente Harry. Guarda un po’ te se quella piattola deve dormire con la luce accesa! borbottò il suo cervello. Istintivamente l’uomo però lanciò un’ occhiata al letto. Come in un momento di paternità voleva controllare che il piccino stesse bene. Notando le coperte spostate e la mancanza del bambino l’uomo ebbe uno slancio di ira, e preoccupazione, Merda! urlò tra se mentre correva fuori dall’ appartamento alla volta dell’ ufficio del preside.    

 

 

Correndo, trafelato, sconvolto, col cuore in gola, si fermò per riprendere fiato davanti ai Gargoyle di guardia all’ entrata. Era così confuso e sconvolto che, con la sua capacità di ragionamento improvvisamente intaccata da una rabbia cieca e dalla confusione così intensa che lo pervadeva, che non ricordava neppure la parola d’ ordine per accedere all’ Ufficio. Così, frustrato, si scervellò per trovare, in un meandro recondito della sua mente, quella maledetta frase, o anche solo un imput, che gli permettesse di rammentare la parola d’ ordine. Infine, dopo una trentina di secondi che a Severus parvero un’ eternità, intimò, con voce arrochita dallo spavento(se l’ avesse sentita Cissy sarebbe svenuta per l’ estasi):

 

 

“ Togliti immediatamente.” La sua voce era bassa e apparentemente calma, ma solo uno stolto avrebbe ignorato la nota più che evidente di minaccia in quell’ ordine. I Gargoyle sono di pietra, anche il cervello sarà fatto della stessa materia...

 

 

“ Se non conosci la paro...” non riuscì nemmeno a terminare la frase il Gargoyle che, sotto lo sguardo atterrito dell’ altro, finì scaraventato contro il muro alle loro spalle da uno strano vento improvviso, che sferzò l’ aria con la sua notevole potenza, e ricadde sul pavimento, ormai a pezzi.

 

 

“ Vuoi fare la sua fine?” gli chiese impaziente e con voce leggermente tremante Severus, soffermando il suo sguardo impenetrabile sull’ altro fratello di pietra che, a quelle parole, afferrò baracca e burattini e scappò a tutto gas, urlando qualcosa sull’ omicidio di un Gargoyle. Ghignando divertito, Severus ascoltò quelle parole. Ma quando gli tornò alla mente ciò che era avvenuto il sorriso svanì e si precipitò, salendo tre gradini alla volta la lunga rampa di scale a chiocciola che conducevano all’ ufficio di Silente. Si scaraventò all’ interno della stanza all’ istante, senza nemmeno degnarsi di bussare, come faceva ogni degno gentiluomo inglese.

 

 

“ Severus!” esclamò Silente, sussultando al suono della porta che sbatteva violentemente sui cardini. Severus rimase fermo dov’ era, le mani strette a pugno, le braccia tese lungo i fianchi e la testa rivolta al pavimento, i capelli neri che cadevano scompostamente a coprirgli il viso stravolto. Silente, rimasto seduto stupito sulla poltrona oltre la scrivania, colto mentre era intento a firmare una fila interminabile di documenti, si alzò alla vista di quel professore apparentemente e realmente sconvolto, avvicinandosi cautamente al pozionista.

 

 

“ Severus...” ripeté con meno irruenza, sfiorando la guancia candida del professore. Con un sobbalzo, Piton parve risvegliarsi da quello strano torpore, guardando Albus con occhi infuocati dall’ ansia. Si sedette pesantemente sulla sedia di fronte alla scrivania di Silente, sovrappensiero, la testa affondata nelle mani. Silenzio. Spazientito, il Preside lo fissava silenzioso, osservandolo che si massaggiava lentamente le tempie in un gesto di eloquente agitazione.

 

 

“ Silente... Harry...” balbettò confusamente, lo sguardo rivolto all’ uomo, che lo guardava aggrottando la fronte.

 

 

“ Severus, se non sei più chiaro...”

 

 

“ Harry è SPARITO!”

 

 

 

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INTANTO, A CASA MALFOY...

 

 

 

“ Ehi, Dra’, questa è la tua stanza?” Harry si guardò attorno incuriosito. Nella stanza si alternavano i colori soliti dei Serpeverde, il verde e l’ argento, ma non per questo meno affascinanti. Ad Harry piaceva molto il verde, perché gli ricordava di possedere gli occhi della sua mamma e anche perché era un colore caldo, che rievocava la primavera. L’ argento gli piaceva perché era identico alle iridi del suo amico, da cui ormai credeva di non potersi mai più separare. 

 

 

“ Si...” rispose distrattamente Draco, mentre si buttava sul letto pesantemente. Per poi rialzarsi con uno scatto fulmineo alla vista di Harry che, curioso e casinista come sempre, rischiava di buttare al suolo un ennesimo vaso finemente decorato. Con un urlo inorridito, lo vide che si dirigeva verso il pavimento a velocità stellare... Ma prima che potesse frantumarsi al suolo, Harry, con gesto noncurante e quasi involontario, afferrò il prezioso cimelio rimettendolo al suo posto.

Draco, ancora col fiato corto, sibilò irritato, al suo orecchio:” Non - Toccare - NIENTE!” incollerito, ricadde sul letto, poggiando una mano sulla fronte in un gesto stanco.

 

 

“ Un giorno mi farai morire... E se non lo farai tu, ci penserà papà...” mormorò esasperato, con la sua solita, elegante voce strascicata.

 

 

“ A te viene sempre voglia di scherzare!”

 

 

“ Non sto scherzando. Sarai la mia rovina!” ribattè con evidente aria scherzosa, ma si fece d’ un tratto serio. “ Papà non sarà un pericolo per me... ma per te si. Se ti vedesse... Cavolo, tu sei Harry Potter! Amico, papà ti odia!”

 

 

“ Perché?” chiese Harry, perdendo interesse quasi immediatamente per un nuovo e curioso drago.

 

 

“ Non dirmi che... Non lo sai!” esclamò inorridito Draco, guardando l’ amico attonito.

 

 

“ Che cosa dovrei...”

 

 

“ Tu sei il GRANDE  e FAMOSISSIMO Harry Potter, colui che ha sconfitto Tu-Sai-Chi all’ età di un anno! UN ANNO!” allegramente e ammirato, il biondo aristocratico lo guardava come se non avesse desiderato altro che conoscerlo in tutta la sua breve vita. Harry si chiese se il suo nuovo amico fosse un suo segreto fan... ma...

 

 

“ Ehi! Ti starai confondendo certamente con qualcun’ altro! Io, si, mi chiamo Harry Potter, ma non ho mai sconfitto questo vostro... COSO...”

 

 

“ Caro mio... Io conosco cose che...” non riuscì nemmeno a terminare di pavoneggiarsi che un urlo stridulo di Harry lo raggelò. Il suo sguardo scattò terrorizzato sull’ oggetto del terrore del Prescelto... Uno sbuffo annoiato uscì dalle sue labbra quando s’ accorse cosa fosse la motivazione di tanta paura. Salazar Serpeverde guardava con occhi sgranati il moro, come se si trovasse di fronte ad un fantasma, seduto sulla sua comoda poltrona di pelle nera, congelato come in precedenza era accaduto a Draco ma per motivi completamente diversi.

 

 

Ma non era questo che atterriva Harry... Era un QUADRO!!!!!!!!

 

 

“ Quel... Quel...” non riusciva a smettere di balbettare, indicando ininterrottamente l’ uomo raffigurato sulla tela, che intanto lo occhieggiava attonito.

 

 

“ Potter, possibile che tu non sappia nemmeno che cos’ è un quadro? Devo spiegartelo? Sai, sono delle tele che vengono dipinte con dei colori, tempera, acquerelli...”

 

 

“ Stupido. Non ho bisogno della sua spiegazione, PROFESSORE, lo sapevo già.” Lo freddò Harry mentre Draco s’ imbronciava. L’ urlo acuto di Serpeverde li distolse dal loro momentaneo odio.

 

 

“ POOOOOOOOOOOOOOOTTTTTTTTTTTTTTTTTTEEEEEEEEEEEEEEEEEEER?!?”

 

 

“ ZITTO!” gridarono all’ unisono il moro e il biondo, impauriti dalle conseguenze possibili...

 

 

Un suono di passi pesanti fece sobbalzare entrambi, mentre Salazar non smetteva di occhieggiare i due amici, come se non potesse credere ai suoi occhi.

 

 

“ Oh, Merlino! Nasconditi!” esclamò atterrito Draco, precipitandosi vicino ad un armadio e tirando Harry per la manica con occhi luccicanti di terrore.

 

 

Harry venne scagliato con una spinta fin troppo entusiasta all’ interno dell’ armadio in mogano e dopo aver fatto ciò, Draco si buttò sul letto, gettandosi febbrilmente la coperta addosso, e strizzando gli occhi, mentre la luce, chissà come, si spense da sola. Proprio in quell’ istante la porta si aprì, rivelando la figura pallida ed elegante di Lucius Malfoy. Harry spiò ciò che avveniva dall’ anta leggermente accostata, constatando che gli sembrava di essere nella favola di Pollicino, dove il gigante malvagio e assetato di sangue costringeva il protagonista a nascondersi. La somiglianza con la favola lo fece tremare.

Lucius continuava ad avvicinarsi al letto del bambino, come poteva notare dall’ ombra proiettata sul pavimento, unica cosa che il Prescelto riusciva a vedere. Socchiuse gli occhi per una paura improvvisa. E se quel uomo dall’aria così sospetta avesse fatto del male a Draco? Al suo amico Draco? Cosa avrebbe fatto lui, Harry? Una vocina interiore gli rispose, con uno scatto di coraggio indescrivibile, che avrebbe lottato con le unghie e con i denti per salvare il suo nuovo e, sinceramente, primo e unico amico che possedeva. Harry si preparò all’ attacco, pronto all’ assalto.

 

 

“ Draco?” lo scosse leggermente per le spalle Lucius, con una dolcezza e delicatezza che fecero tranquillizzare leggermente Harry. Se avesse avuto cattive intenzioni, l’ approccio sarebbe stato completamente diverso.

 

 

“Mmh?” Harry rimase sconcertato dalla voce assonnata del ragazzino: come diamine faceva?!! Fingeva davvero egregiamente, mentre lui, le uniche volte che ci aveva provato, aveva fallito a dir poco miseramente! Dal suo viso, dai suoi occhi verde smeraldo, si leggevano sempre le sue emozioni... E questo lato di sé lui lo odiava. Odiava essere un libro aperto.

 

 

“ Ho sentito dei rumori. E’ successo qualcosa?” chiese Lucius con voce carezzevole e alta poco più di un sussurro.

 

 

“ No” rispose brevemente Draco, mentre si rigirava nel letto, fintamente sonnolento. “ E’ solo Salazar che rompe come al solito.”

 

 

“ Ehi!” esclamò indignato Serpeverde, spalancando gli occhi, iracondo.

 

 

“ Salazar, per favore, stavo tentando di dormire, prima che la tua dolce voce mi svegliasse! Cerca di stare calmo... O, con la notevole età che hai, potresti avere un infarto!” esclamò sarcastico Lucius, mentre Harry, tappandosi la bocca per non ridere, osservava le spalle di Draco scosse dalle risate, nascondendo il viso al padre, mentre Serpeverde sbottava in un altro verso stridulo e indignato.

 

 

“ Bene, posso tornarmene a letto!...” sorrise Lucius, mentre Harry lo spronava nella sua mente ad andarsene. Vai, vai via...

 

 

I due si rivolsero la buona notte e, alzando la testa dal cuscino, Draco aspettò che scendesse il silenzio nel corridoio. Balzò con un ghigno fuori dalle coperte, mentre Harry spalancava le ante con lo stesso identico sorriso stampato in volto. Le luci si riaccesero e i due amici si abbracciarono allegramente, inebriati dallo scampato pericolo e imbaldanziti per essergli sfuggiti.

 

 

Ma loro non sapevano quanto fosse terribile il pericolo cui erano scampati... Non lo immaginavano nemmeno lontanamente... Con questo pensiero impresso nella mente, Salazar si alzò dal suo scranno, pronto a far visita al suo vecchio quadro.

 

 

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HOGWARTS.

 

 

 

“ Silente, cosa posso fare?!! Non posso sopportare che si faccia del male... Dove sarà?... Non oso immaginare ciò che sta subendo!...”

 

 

“ Severus, ti stai comportando peggio di un padre iperprotettivo! Sono certo che Harry stia bene!”

 

 

“ E chi te la darebbe questa sicurezza?!!”

 

 

“ Sospetto di sapere dove sia...” rispose Silente, con un ampio sorriso, mentre Severus era preda dell’ inquietudine più violenta.

 

 

“ Ma non ne hai la certezza!” esclamò irritato e seduto sull’ orlo della sedia, come intenzionato a lanciarsi su quel vecchio decrepito.

 

 

 Silente, sorridendo docile come suo solito, si alzò dal suo scranno, sotto lo sguardo inceneritore di Severus, che lo osservò mentre l’ anziano afferrava con le sue mani corrugate da interminabili e intricate rughe un insolito oggetto che rilasciava nuvolette di fumo ad intervalli regolari.

Piton, nonostante tutto incuriosito, si avvicinò un po’ di più all’ oggetto, studiandolo con interesse. Albus accennò appena un sorriso vedendo lo sguardo attento di Severus e anche lui si avvicinò all’ oggetto, studiando l’ improvviso mutare della sequenza con cui il fumo fuoriusciva dall’ oggetto. Il fumo prese improvvisamente forma, concentrandosi in un punto, prendendo la insolita forma di un serpente. Severus aggrottò le sopracciglia. E quello che voleva significare?

 

 

“ Certo, certo...” sussurrò soprappensiero il Preside, mentre Piton lo guardava scettico. Cosa ci trovava di così certo?!!

 

 

“ E... Si trova col nostro Harry, eh? Sarà interessante vedere come si svolgerà la situazione...”  il serpente venne raggiunto quasi immediatamente da una fenice, e lentamente si intrecciarono tra loro. Silente allontanò da sé l’ oggetto, riponendolo accuratamente dov’ era in precedenza e si risedette lentamente sul suo scranno, lo sguardo illuminato dalla sua solita luce ironica e allegra che spesso coloravano i suoi occhi. Severus, impaziente, sbottò:

 

 

“Allora?!” esclamò irritato, guardando con i suoi profondi occhi neri Silente.

 

 

“ Si trova a Casa Malfoy, in compagnia di Draco Malfoy.”

 

 

“ Cosa?!! Come c’ è finito, lì?”

 

 

“ Vedi, Harry non ha mai ricevuto l’ amore adeguato alle sue necessità, e tu sei stato l’ unico, fino ad ora, ad aver manifestato attaccamento nei suoi confronti. O un minimo di dolcezza. E lo hai anche sottratto ai Mangiamorte. Vedi, lui adesso si sente legato a te come non lo è mai stato con nessun altro. E il desiderio di riavere quel minimo d’ affetto e attenzioni che tu riuscivi a donargli con gesti quasi involontari lo ha spinto a Smaterializzarsi lì da te. Magia minorile, Severus. Involontaria e incontrollabile. E se parliamo di Harry può essere anche devastante per chi gli fa del male, constatando il notevole flusso di magia che scorre nelle sue vene...”

 

 

“ SILEEEEEEEEEEEEEEEEEENNNNNNNNNNTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” un urlo squarciò il silenzio concentrato che era caduto nell’ Ufficio.

 

 

“ Salazar?” chiese debolmente Silente, balzato in piedi e una mano premuta sul petto, dove si poteva udire il suo cuore palpitante. Dall’ altra parte della scrivania, Severus era in piedi, la bacchetta sguainata e puntata contro Serpeverde, il petto che si alzava e abbassava deciso.

 

 

“ Sei... Impazzito?!!” esclamò scioccato il pozionista. “ Guarda... Che la mia minaccia non rimarrà tale se continui così! Passerò ai fatti, la prossima volta che tenterai di farmi morire precocemente...”

 

 

Salazar, spintonando con il proprietario di una tela, impallidì visibilmente all’ affermazione del professore.

“ Prometto... Di non farlo più!” lo interruppe Serpeverde, osservandolo intimorito. “ Ma... la situazione è... Gravissima!” riprese Salazar, non riuscendo a sostenere oltre lo sguardo imperscrutabile di Severus.

 

 

“ Cosa?...”

 

 

“ Potter! HARRY POTTER! STA IN COMPAGNIA DEL MIO PUPILLO! DEL MIO ORGOGLIO VIVENTE… DRACO!!!”

 

 

“ E non ti sei preoccupato minimamente di Harry, vero?!!” chiese furibondo Severus, mentre Silente lo guardava divertito.

 

 

“ Bene” interruppe la ramanzina che si accingeva a fare Piton. “ Abbiamo la conferma di ciò che sospettavo... Credo non ci sia tempo da perdere, a questo punto...”

 

 

“ Sono perfettamente d’ accordo Silente.” Disse alzandosi Sev, mormorò un “Accio!” e un mantello nero col cappuccio svolazzò deciso verso il pozionista.Albus osservò con rinnovato interesse ogni gesto del professore.

 

 

“ A cosa ti serve quella mantellina?” domandò curioso il Preside. Severus si voltò a guardarlo, un sopracciglio alzato scetticamente.

 

 

“ Lucius non mi crede, altrimenti gli sarebbe sembrato inutile l’ utilizzo del Voto Infrangibile. Crede che quell’ uomo in nero,( non ha torto, pensò) quello che ha aggredito Dolohov, sia io. Perciò dobbiamo convincerlo del contrario...”

 

 

“ A questo proposito ho qualche idea.” Rifletté Silente “ Ma sembri troppo agitato, perciò vai e recupera Harry. Ne parleremo dopo.”

 

 

Con un cenno del capo, Piton indossò il mantello e uscì dall’ ufficio.

 

 

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CASA MALFOY

 

 

 

 

“ Dra’... Perché tuo padre mi odia, se ho salvato i maghi da quel... COSO?”

 

 

Draco non seppe davvero cosa rispondere. I suoi occhi luccicarono, pieni di lacrime che riuscì rapidamente a nascondere.

Tante volte si era ritrovato, andando di nascosto a casa di bambini della sua età senza dirlo al padre, a guardare cartoni in cui il cosiddetto capo famiglia è buono e giusto, gentile e rispettoso. Erano cose che spesso si era ritrovato a cercare in Lucius, talvolta non trovandole. Lui, imperturbabile, gelido, distaccato. Una volta, Draco si era nascosto in un armadio, come precedentemente fatto da Harry, per non essere scoperto dalla madre ancora in piedi alle due di notte, attendendo il papà che ritornava da “lavoro”. E lo spettacolo che gli si era parato davanti era stato raccapricciante.

 

 

Sangue che colava copioso al suolo, il tessuto di seta nera del mantello impregnato di quella sostanza vischiosa e cremisi, questo era stato ciò che aveva visto. Era fuggito appena l’ uomo, leggermente zoppicante, si dirigeva nel bagno. E la cosa orribile, era che quel sangue non apparteneva a Lucius Malfoy e quella era una certezza che nessuno poteva togliergli.

 

 

Rabbrividendo al ricordo e tremante, Draco balbettò: “ Io... Non lo so.” Sussurrò, girando la testa da un lato, per non incrociare gli occhi verde smeraldo dell’ amico e per celare allo sguardo indagatore di Harry le lacrime. Il Golden Boy lo guardò sconcertato, poi sorrise, tornando ad osservare un soldatino appoggiato tra tutti quei giocattoli. Era tutto così bello ciò che possedeva l’ amico...

 

 

“ Saranno cose da grandi!” sorrise Harry, raggiante, incurante del tormento del giovane Malfoy, che serio e turbato, sussurrava:

 

 

“ Si...Cose da grandi.”

 

 

 

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Severus scassinò, con un complicato ed elaborato incantesimo, la porta, entrando nella penombra della casa. Delle risatine strozzate lo attirarono verso la lunga scalinata poco lontano da lui. Le voci provenivano da una delle porte dei piani superiori. Cautamente, Severus si ritrovò ben presto a camminare per un lungo corridoio disseminato di stanze chiuse a chiave o contenenti chissà cosa. Seguì le voci, tra cui distingueva benissimo quella ridente di Harry. Non lo aveva mai sentito ridere così... Era gioiosa, che infondeva nell’ animo del tormentato professore una serenità provata molto raramente.

 

 

Si fermò di fronte all’ uscio. Con che coraggio avrebbe privato Harry del suo amico?

 

 

Con deliberata calma aprì la porta. I volti terrorizzati dei bambini lo fecero raggelare, ma immediatamente si rilassarono. Harry si precipitò dall’ uomo nero, riconoscendolo nonostante il cappuccio coprisse interamente il suo viso. Gli cinse le gambe in una morsa stritolante e gli gettò uno sguardo adorante.

 

 

“ Severus! Come sono contento di rivederti!” gli occhi verde smeraldo di Harry brillavano di gioia e Severus non potè fare a meno di sciogliersi in un sorriso.

 

 

 

 

 

 

Nota Autrici: Ellythebest= Ringrazio i nostri amati lettori, sia coloro che recensiscono, sia coloro che ci hanno inserito tra i preferiti. Ringraziamo anche chi ci ha inserito nelle fanfic seguite e chi recensisce. Ovviamente BlueViper si unisce a me nel rivolgervi i ringraziamenti. Questo clamoroso ritardo è dovuto ad impegni di lavoro e, nel mio caso, agli esami che si avvicinano e i compiti in classe che ormai si presentano ripetutamente in questi mesi. Rispondo alla richiesta fatta da JDS=

 

Chi è il Mezzosangue di cui parliamo nel voto Infrangibile?

 

Cara, Mezzosangue sono tutti coloro che sono imparentati con Babbani di Nascita, Mezzosangue. Perciò Harry, che ha come madre una Babbana di Nascita, è Mezzosangue. Lo dice anche Bellatrix nel quinto libro!

 

 

PS= VI AVVISO IN ANTICIPO! NON STUPITAVI SE IL CAPITOLO FA SCHIFO! L’ HO SCRITTO PRINCIPALMENTE IO, PERCIO’...

 

Non vi stupite! Un bacione e recensite!

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