Me ne vado

di Lady_Morgan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** AVVISO! ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


Attenzione: La fict, anche se ispirata a fatti realmente accaduti, è un'opera di pura fantasia.

 Me ne vado


Capitolo 1






A volte la vita riserva delle sorprese.
Questa è la prima cosa di cui mi sono resa conto stamani, aprendo gli occhi.
Avevo lasciato la finestra aperta, stanotte. Lo faccio ogni notte, a dire il vero. E non ne conosco il motivo.
E' diventata una specie di abitudine, oramai. L'odore della prima mattinata entra dai vetri spalancati accompagnato da l'odore dolce delle margherite.
Sospirando mi avvicino alla finestra, chiudendola con uno scatto secco. Certo, il profumo inebria ancora le mura della mia stanza, ma almeno smetto di farci caso.
Tanto sapevo come sarebbe andata: lui non sarebbe mai tornato da me. Non sarebbe tornato affatto.
Odio tutto e tutti, in questo momento come non mai.
Io non amo odiare.

La mia vita è finita da quando il mio ragazzo, il mio Naruto, è stato catturato da dei soldati tedeschi. E so che non lo potrò raggiungere.
Io odio questa guerra, è un qualcosa che non mi riguarda, che non aveva niente a che vedere con noi.
Certo, siamo ebrei, ma ha qualche importanza? Abbiamo gli stessi, identici diritti di ogni altra persona. Questa guerra non ha niente a che fare con me, niente.
Questa stupida discriminanza per noi ebrei, per noi che non abbiamo fatto nulla, per noi che finalmente vivevamo in pace.
Odio questa guerra, la odio. Perchè con me non c'entra. Perchè non capisco.
Voglio pregare qualcuno perchè mi porti via. Voglio scappare lontano lontano. Voglio raggiungere Naruto ovunque sia: anche all'altro mondo.
Voglio andarmene, voglio smettere di sentirmi inutile.
- Ehi! Fronte spaziosa!-
Sbuffo, stizzita. - Ma che vuoi, Ino-Pig! E poi parla piano!-
Sento i suoi passi conciati salire le scale di casa. Un attimo dopo, la sua figura solare fa capolino dalla porta dell mia stanza.
Ino è da sempre la mia migliore amica. Questa guerra non ci ha divise. E' la classica ragazza tedesca, bionda, occhi azzurri, figura alta, snella, pelle chiara. Perfetta agli occhi di tutti: se non per il fatto che nasconde segretamente un'ebrea in casa sua. Cedo che questo comprometterebbe seriamente la sua perfezione agli occhi della Germania.
- Stai ancora pensando a Naruto?- Mi chiese, sedendosi nel letto a fianco a me.
Non le rispondo. Mi limito ad annuire.
- Me l'hanno portato via, Ino. E quel che è peggio è che io ho visto tutto. Ho visto tutto da questa finestra e non ho fatto nulla perchè sono una vigliacca. Stava semplicemente venendomi a trovare, e quando ha avvistato i soldati ha cambiato direzione per non destare sospetti su casa tua.
Non voleva che scoprissero anche me, capisci?-
Annuì. Ho sempre pensato a Ino come alla mia migliore amica, eppure lei  non ha nulla contro il nazismo o contro Hitler.
Lei va alle manifestazioni provvista della sua bandierina rossa, con disegnato sopra un cerchio bianco ove spicca la svastica nera.
Lei gioisce al passaggio di Hitler. Lei approva. Lei sa.
Eppure nasconde me, e io mi sento più traditrice e più impura ogni istante che passo in sua presenza. Lei odia gli ebrei, ma è affezzionata a me. Eppure io non mi sento diversa da coloro che Ino guarda con disprezzo.
- Devo ritrovarlo, Ino. Ne va della mia vita...e poi, se continuo a stare qui, è probabile che mi scoprano. E allora saremo nei casini tutte e due.- Proseguo.
Lei stilla, balzando in piedi.
- NO! Non pensarci nemmeno, Sakura! Tu non puoi andartene!- Adesso il suo respiro è superficiale e rabbioso. Presto singhiozzerà, ne sono certa. I suoi occhi umidi sono il primo segnale.  
- Ino, io non capisco!- Mi alzo anch'io. Non sono alta come lei, ma perlomeno cerco di farmi valere.
- Tu disprezzi gli ebrei! Tu vai alle manifestazioni a cantare le tue lodi a Hitler! E poi ospiti me in casa tua? Perchè, Ino! Non capisci che io sono come loro? Sono come quelli che prendete a calci! Come mi dovrei sentire, secondo te, mentre me ne sto qui bella tranquilla e il mio ragazzo è in quel dannato campo di sterminio?-
Invece sono io che singhiozzo. Molti ebrei non sanno nulla dei campi di sterminio, io ne sono invece a conoscenza.
Ino è venuta a saperlo da fonti certe, e suo malgrado è stata costretta a comunicarmelo a sua volta.
Non so se avrei preferito non sapere. In questo momento non so niente di niente, tranne che devo ritrovare Naruto.
Ino è ammutolita. Mi fissa come se avessi qualche rotella fuori posto. Poi si riprende, con la sua voce leggermente stridula:
- Sakura, io e te siamo cresciute insieme. Abbiamo giocato a nascondino, spettegolato sui ragazzi, intrecciato ghirlande. Quando anche i tuoi sono stati presi, ti trovavi già a casa mia. Tu sei come una sorella, per me, Sakura. Non sopporterei che ti portassero via da me. Io ti voglio bene. Cosa credevi? Che ti avrei consegnato alle SS? Che razza di persona credevi che fossi?-
La guardo carica d'odio e di disprezzo.
- Tu non sei una bella persona, Ino.- Dico francamente, - Anzi, sei un'egoista. Di me non t'importa affatto, t'importa solo di avere qualcuno con cui chiacchierare, giusto? Io sono ebrea, Ino. E nessuna amicizia potrà mai cambiare questa cosa. E non mi vergogno di appartenere al mio popolo. Ne sono felice.
Io ti odio, Ino. Ma allo stesso tempo ti voglio un bene dell'anima. Per questo non mi perdonerei mai se venissi catturata a causa mia. Io adesso devo andare in Polonia e una volta arrivata... non lo so, farò quello posso!-
Ora Ino piangeva apertamente. Calde lacrime le solcavano le guance di velluto.
- Sakura...ti ammazzeranno...ti ammazzeranno...- Geme.
Impietosita, l'abbraccio forte.
Odio questa dannata guerra. Odio questa dannata discriminazione. Si è messa tra noi due. Ino ed io siamo come un cane e un gatto cresciuti assieme, ma che d'improvviso si rendono conto di non poter convivere.
I cani se li mangiano, i gatti.
E' sempre stato così.

TO BE CONTINUED...

Ok, mi sono lanciata all'avventura con questa prima long-fict. Come avrete letto nell'introduzione, è ambientata negli anni 1942\43, anni in cui, come stabilirono i piani politici di Adolf Hitler, ai campi di concentramento si affiancarono i campi di sterminio.
Fatemi sapere che ne pensate del primo capitolo.
  Baci
Lady Morgan

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***


Me ne vado

 

 

 

La prima cosa che mi ha colpita della Polonia è il freddo.

Un qualcosa di raccapricciante mi fa accapponare la pelle.

Giungere fin qui non è stato affatto facile. Gli ebrei non possono prendere mezzi pubblici e bla bla bla… a dire il vero, non possiamo fare un granché. D’accordo, siamo sinceri: non possiamo fare un bel niente.

Non ci è permesso di andare al cinema o a teatro. Dobbiamo rispettare rigorosi coprifuochi. Siamo confinati in grandi ghetti, almeno sino a quando si liberano un po’ di posti nei campi di concentramento.

Allora ci chiudono in grandi treni per le merci, e Dio solo sa la sete che patiamo, chiusi la dentro.

Di notte sogno delle mani. Mani che si tendono disperatamente dalle aperture al di sotto del tettuccio. Mani che pregano per un sorso d’acqua.

Questo pensiero mi fa rabbrividire assieme ad un altro fatto: io non porto la stella di Davide. 

Se mi scoprono, sono in un mare di guai. Per il treno mi è andata di lusso: sono riuscita a infiltrarmi clandestinamente. I controlli non erano particolarmente attivi, perciò, non indossando appunto la stella che ci identifica e ci rende “diversi”, non sono stata riconosciuta.

Fortunatamente c’era una folla pazzesca.

La separazione da Ino non è stata facile. Mi mancherà, non credo che ci rivedremo mai più.

Di tanto in tanto, mentre cerco chissà cosa, un carro armato mi sferraglia accanto. Allora un inspiegabile tremore invade le mie gambe e rimango lì, paralizzata.

Per ovvie ragioni non posso fermare qualcuno in strada e chiedere sorridendo cortese: “Mi scusi, sa dove si trova il campo di sterminio?”

Non mi pare proprio il  caso.

Ad un tratto sono disperata…disperata!

Non ho la situazione sotto controllo! Non so cosa fare! Gli occhi mi si inumidiscono. Mi impongo di non piangere: devo restare lucida.

Sono in pieno territorio nemico.

 

 

- Guten morgen*…-

Mi blocco di colpo. Qualcuno mi sta parlando, ma non riesco a capire cosa dice. Io non parlo tedesco. Pur essendo cresciuta in Germania, non ho mai parlato tedesco se non a scuola, anni fa, di tanto in tanto. Ah, non l’ho detto? La mia era una scuola ebrea…

Quel poco di tedesco che ho imparato teca con se anni di polvere e di dimenticanza.

Avrei dovuto farmi insegnare qualcosa da Ino, mi rimprovero in silenzio.

Lentamente, molto lentamente, mi volto. Stringo forte sul collo il fazzoletto che porto sulla testa.

Dinnanzi a me c’è un soldato. Sembra molto giovane. Ha impenetrabili occhi neri e capelli del medesimo colore. Pelle bianchissima. Era snello ma maestoso nella sua divisa. So già che lo rammenterò per l’eternità.

Cercò di abbozzare un timido sorriso di circostanza, ma il soldato continua a guardarmi sprezzante.

-  Wie heisst Du?**-

Wie che? Non ho capito un’acca di ciò che ha detto! Ma perché il Tedesco è così dannatamente complicato? Se si fosse trattato di spagnolo o di francese, per lo meno avrei potuto cercare di indovinare.

Il soldato mi guarda come di solito si guardano i malati mentali in un manicomio.

- Woher kommst Du?***-

Scuoto ancora la testa, stavolta nervosamente. Solo allora l’SS sembra rendersi conto che non capisco ciò che dice.

Scuote a sua volta la testa e sospira, come se vivesse quella situazione cento volte al giorno.

Mi guarda fisso.

- Evidentemente non parli molto bene il tedesco…- Constata, senza smettere di guardarmi.

Mio malgrado mi trovo a sospirare di sollievo.

- Non lo parlo affatto, il tedesco.-  Rispondo stizzita. Non è che il tedesco sia una lingua universale… ma d’accordo, vivendo in Germania avrei dovuto imparare qualcosa. Ma tanto me ne stavo barricata in casa: a cosa mi serviva il tedesco? Per dialogare con me stessa in due personalità?

Mmm… sarebbe potuto essere un passatempo divertente, tutto sommato.

Il giovane soldato mi scruta a fondo.

Poi scatta in avanti e mi imprigiona il polso.

Come tento istintivamente di divincolarmi, l’SS mi sputa in faccia.

- Ebrea! Non porti la stella di Davide!-

Vorrei chiedergli di non gridare! Le ossa del mio polso scricchiolano come se stessero per spezzarsi. La testa mi pulsa, e la sua saliva mi scivola dall’occhio lungo tutta la guancia. Questo è ciò che siamo costretti a sopportare ogni giorno…

- Come… io non…- Comincio a balbettare.

- Ti ho vista, maledetta! Sei scesa dal treno di nascosto! Nessun visto, niente! Ti sei dileguata come un’ombra dalla folla! Devi essere stupida per recarti qua! E ora pagherai le conseguenze della tua stupidità!-

Vorrei dirgli che sì, va bene, purché mi lasci il polso. Nella sua ferrea stretta, lo sento scricchiolare sempre più intensamente.

- Voglio solo raggiungere Auschwitz…- Dico, con una nocetta infantile che grazie a Dio non mi appartiene.

Il soldato mi scruta intensamente, poi scoppia a ridere.

- Avevo intenzione di fucilarti seduta stante, dannata ebrea, ma visto che ci tieni tanto a vedere Aushwitz sarò ben felice di accompagnarti.-

Mi strappa la valigetta che porto con me dalle mani e comincia a frugarci dentro. Mi domando cosa spera di trovarci.

Ci rinuncia e la getta a terra. Solo allora mi viene in mente una frase, l’unica frase in tedesco da me conosciuta, a parte ovviamente il classico “ti amo”.

- Es ist kalt!- Esclamo scandalizzata , guardando la valigia con i vestiti sparsi che ne fuoriescono. L’ho sentito dire a una ragazza a quello che presumo fosse il fidanzato. Subito lui si è sfilato il cappotto e gliel’ha messo sulle spalle. Immagino che voglia dire: “Fa freddo”.

Non che mi aspetti che si sfili la giacca e mi cinga le spalle amorosamente, intendiamoci, ma perlomeno di lasciarmi prende un golf.

Invece mi guarda sprezzante.

- Arrangiati.- Sibila tra i denti.

Certo. Come no .

Mi afferra più saldamente (se potesse, il mio polso strillerebbe indignato), e mi trascina verso un grande furgone.

Poi mi spinge dentro senza troppi complimenti.

 

 

 

Mi investe l’odore acre di un luogo particolarmente vissuto, e in effetti il furgone ospita un po’ di gente, seduta lungo le panche che occupavano il perimetro del mezzo.

Fino ad allora era stato piano di mormorii e lacrime, ma appena entro io crolla tutto nel più tetro silenzio.

Mi siedo accanto a una ragazza dai grandi occhi azzurri che mi rivolge un sorriso di circostanza.

L’SS batte violentemente il manganello in una panca, strillando: - Lautlosigkeit! -

Poi sparisce e sento il motore partire rombando.

- Che ha detto?- Chiedo alla ragazza che mi sta a fianco.

Lei si volta verso di me: - Ci ha intimato al silenzio. A volte ho la sensazione che dicano le cose tanto per dire, perché nessuno stava fiatando!-

Annuisco. – Mi chiamo Sakura.- Mi presento.

- Hinata.- Mi risponde lei.

- Sei ebrea?-

Domanda stupida. Eppure, con mia grande sorpresa, scuote la testa.

- No, sono tedesca. Kiba, il mio ragazzo, è ebreo.- E accenna al ragazzo seduto accanto a lei, che sta con la testa bassa e gli occhi. Sta fingendo di dormire, quando è chiarissimo che è sveglio.

- Lo stavo nascondendo a casa mia. Ma ci hanno scoperti e…- Non finisce il discorso. Si limita a fare spallucce.

- Sono felice di averlo fatto. Non lo avrei mai abbandonato comunque.-

“Ino, perdonami! Ti ho detto che ti odiavo, e invece tu mi amavi così tanto… tenevi tanto a me da rischiare la vita per proteggermi.”

Il furgone sobbalza nelle buche sull’asfalto. Buche scavate dalle bombe, da strumenti di morte certa, affascinanti quanto letali, divampanti, affascinanti, nei loro petali di fuoco dannato.

 

 

TO BE CONTINUED…

 

* “Buon giorno”

** “Come ti chiami?”

*** “Da dove vieni?”

 

 

 

 

 

 

Addirittura 7 recensioni! Grazie, grazie, grazie di cuore! Vielen Dank!

 Mi ha fatto un gran piacere leggere i vostri commenti e le vostre opinioni.

 

Lyla: Neanche a me, sai, piace molto il SasuSaku. Però se ci pensi bene, Sasuke è perfetto per fare l’SS. Seriose e gelide in tutto ciò che fanno: ci vedevo soltanto Sasuke e così ho inserito lui. Spero che continuerai a seguirmi, anche perché non sarà l’unico paring presente. Inoltre, la mia fict vuole far rendere conto  alle persone degli orrori subiti da quegli innocenti, (sono un’appassionata della seconda guerra mondiale) a mo di denuncia, insomma. Dopo le recenti affermazioni sul fatto che in realtà le camere a gas non sono mai esistite, sono rimasta scandalizzata. Grazie mille per la recensione

Dark_Akira: Ti ringrazio molto per l’apprezzamento. Fino a poco tempo fa non avrei mai pensato di scrivere qualcosa del genere, ma sono una che cambia idea in fretta! Grazie

Saku_93: Spero di essere stata abbastanza rapida! Ti giuro: il tempo di scriverlo e l’ho subito pubblicato! Grazie anche a te

Iander_94: Ti ringrazio! Spero continuerai a seguirmi, sono dipendente dai vostri pareri \ consigli.

Valehina: Grazie! Anche a me piacciono le frasi a effetto, cerco sempre di mettercene qualcuna, nelle mie fict. Come ho gia detto, è principalmente per denunciare quegli episodi indicibili che l’ho scritta. Cioè, non ce ne rendiamo quasi conto, ci preoccupiamo per cose futili e superficiali, quando c’è gente come noi che ha dovuto patire le pene dell’inferno. Spero di sentirti ancora.

Vampira_Malfoy: Grazie, sono felice che ti piaccia e spero che commenterai ancora.

Kry333: Spero che ti abbia interessato anche quest’ultimo chappy e che torni presto a recensire.

 

Grazie (ancora) a tutti coloro che hanno commentato! Continuate a farlo!

 

 Eins Kuss!!

 

Lady Morgan

 

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


Me ne vado

 
 

 

Il tempo sembra non trascorrere mai. Sono ore che sono qua dentro. Hinata, seduta accanto a me, carezza dolcemente e lentamente i capelli al fidanzato, che non mi ha ancora rivolto la parola.

Il retro del furgone non è chiuso molto bene, magari riuscirei a scavalcarlo.

Allontano subito quell’idea: devo raggiungere Auschwitz. Naruto è la dentro, e mi manca terribilmente.

Se lui non ci fosse più non sopravvivrei comunque, quindi tanto varrebbe chiuderla lì.

Non mi ha lasciato nulla, quel dannato soldato, neppure un piccolo golf con cui difendermi dal gelo che mi opprime la pelle.

Sto tremando: i miei denti scandiscono ogni millesimo di secondo, ticchettando.

I miei compagni di viaggio hanno tutti la stessa faccia, come se stessero recitando in una commedia drammatica accuratamente studiata.

Oramai non piange più nessuno.

Il silenzio è tale che sento la radio del soldato, da qualche parte oltre il metallo del furgone che ci divide.

Qualcuno sta parlando.

Riconosco la sua voce. La riconoscerei tra mille.

"Die zum Schutze der deutschen Interessen....“ Smetto di ascoltare. Hitler può dire quel che vuole, tanto lo farà comunque.

Ormai abbiamo già toccato il fondo, non ci resta che andare sottoterra, cosa che forse accadrà nel vero senso della parola.

- Hail, Hitler!- Sento borbottare l’SS.

Devo riconoscerglielo, a Hitler: se li è ammaestrati ben bene! Sono come cani da guardia, un branco di cani che vivono e muoiono per il loro padrone. Con la differenza che sono disposti anche a uccidere.

Qua dentro è come essere sepolta tra i cadaveri. Nessuno parla, le espressioni di tutti sono tristi e desolate, impazienti.

Forse è così anche la mia, non posso saperlo.

So che il silenzio mi sta facendo impazzire. Ed è un lusso che ora come ora non posso concedermi.

 

 

“Arbeit Macht Frei”

Non so cosa significhi, ma ho la sensazione che non sia nulla di buono.

Mi volto verso Hinata, che strizza gli occhi per riuscire a leggere attraverso la foschia.

- Il lavoro rende liberi…- Mormora, ma io sento benissimo.

L’SS dagli occhi scuri ricompare, aprendo il retro del furgone. Tiene saldamente in mano il suo manganello.

- Aus!- Sbraita, e indica l’esterno.

Ci sta incitando ad uscire. Le mie gambe, per il troppo tempo passato immobili, sono piene di crampi. I piedi mi formicolano.

Mi faccio forza, tentando di non badare al dolore. Non mi sembra uno magnanimo, questo qui.

L’esterno non è come pensavo. C’è una ferrovia, un’enorme ferrovia, che taglia la strada.

C’è un grande spazio con delle baracche, recintato da un filo spinato.

Una donna piuttosto anziana scende appenda prima di me. Disgraziatamente inciampa e cade. Mi aspetto che l’SS le porga la mano almeno per aiutarla ad alzarsi, invece le pianta qualche bastonata ben assestata sulla schiena.

- Verdammte! maledetta*-

La donna geme, poi il marito l’aiuta lentamente a tirarsi su.

Una ragazza tiene in braccio una bimba, forse sua sorella minore. La giovane si china per rimettere. Disgustata, mi volto dall’altra parte.

- Furt, furt!**- 

 

Come un violento pastore ci mette in cammino, portandoci al centro del grande spazio.

Ci sono molte altre persone, tutte vestite alla stessa maniera.

L’SS ci smista, separando gli uomini dalle donne. E allora queste, soprattutto Hinata, scoppiano in grida che avrei preferito mille volte non udire.

Ma non posso fare niente, per loro. Faccio per mettermi in fila dietro le altre donne, quando l’SS mi afferra nuovamente per il braccio.

- No, tu no…  Razza di… dirne Judein!-

Non so di preciso cos’abbia detto. Ma odio questa sua mania di afferrarmi il braccio, come se non fossi già abbastanza indolenzita.

- Tu vieni con me stanotte. Mi sono spiegato?- Affonda il viso pallido nei miei capelli, aspirandone il profumo. Lo sento fremere, eccitato.

Poi mi molla, e con un gesto brusco del manganello mi indica la fila dove scorre la triste processione di donne.

Mi aggrego alla fila.

Per prima cosa ci conducono in un grande, immenso stanzone. Ha le pareti spoglie. Ci sono cinque o sei donne vestite da soldato, tutte dritte e vigorose, senza pietà.

Ci ordinano di spogliarci. Io sono terribilmente in imbarazzo. Non sono abituata a mostrate il mio corpo a nessuno, a parte Naruto.

Tuttavia obbedisco. Il freddo mi fa accapponare la pelle. Sto per svenire.

Ci danno degli abiti strani: tutti uguali, a righe. Sembrano tanti pigiami.

E non stanno a guardare la misura, li lanciano e basta, sbraitando: - Pvendere! Pvendere!-

Io “pvendo” e mi infilo una maglietta e una gonna, a righe ovviamente. Ringraziando Dio sono della mia misura.

Una ragazza si avvicina timidamente a una di quelle donne in divisa.

- Mi scusi… questi abiti sono troppo grandi…-

La soldata prende la mira e le tira un violento schiaffone che fa barcollare la ragazza.

- Tu arrangiare!-

Questo non è un incubo. È molto peggio. In genere, appena ti svegli dopo un brutto sogno, ridacchi sollevata e butti giù un bicchiere di latte fresco.

Ma questo non è un incubo.

E ho il terrore di non svegliarmi più.

 

Improvvisamente delle mani mi afferrano i capelli. Mi volto un istante, per vedere un paio di forbici appuntite.

Intorno a me, sotto i miei piedi, ci sono già delle ciocche.

Mi guardo intorno e grido: ci stanno rasando a zero.

Comincio a strillare più forte che posso, ma non sembrano ascoltarmi.

Le forbici si avvicinano alle mie chiome. Stanno per chiudersi con un colpo secco, recidendo una parte di me, quando…

- Kein! Kein!- Quelle orrende cesoie si bloccano a pochi centimetri dalla mia ciocca.

Mi volto e vedo l’SS, quel giovane ragazzo pallido con occhi e capelli indiscutibilmente neri.

La donna si allontana.

Ma la sensazione di libertà dura poco, l’SS mi afferra il polso e mi trascina dietro di lui.

Vorrei urlare ancora, ma non ho più un filo di voce. O forse è solo la paura.

 

Mi porta nella sua residenza. È una piccola villetta ai margini di questo campo di sterminio.

Ha un vialetto in pietra molto carino. Sento odore di gigli, da qualche parte… ma gli occhi sono troppo stanchi e affaticati per localizzarli.

Istintivamente mi tocco i capelli… è merito suo se sono ancora al loro posto. Magari, però, me li ha lasciati perché vuole amputarmeli di persona, o dargli fuoco…

“No, Sakura, smettila” mi rimprovero. Mi sto solo spaventando. E non ho bisogno di spaventarmi ulteriormente.

- Tu devi molto a me…-

Mi volto verso l’SS.

- Io… io non…- Balbetto. Dentro di me, però, sto urlando: “Non ti devo niente, razza di schifoso assassino, a parte qualche ciocca di capelli!”

- Tu non hai idea di come si vive là dentro…- E accenna le baracche. – Vero?-

Scuoto la testa… come posso saperlo?

- Niente cibo… niente acqua. C’è un rubinetto che gocciola ma l’acqua non si può bere*…  e la morte arriva lenta. E se sei così robusto da resistere, ti ammazziamo noi.-

- Perché?- Chiedo. Che ingenua…

- Perché?- Mi guarda fisso, attonito. Per un momento il suo volto si addolcisce, ma è solo un momento. I suoi tratti si induriscono immediatamente.

- Perché è così. Voi, dannati giudei, siete il cancro che infetta la nostra terra. Andate ammazzati, bisogna togliervi tutto ciò che vi siete presi con l’inganno.-

Io taccio. Non ho nulla da dire, e allo stesso tempo vorrei porgli un’infinità di quesiti.

Apre la porta, e non posso fare a meno di essere compiaciuta dal calore che proviene dall’interno.

L’ingresso è ampio e illuminato.

Vi sono quadri che raffigurano Hitler un po’ ovunque.

- Allora… ricorda di strofinarli bene, quelli!- Esclama il moro, accennandoli col capo.

- Cosa? Non sono la tua sguattera!- Esclamo prima di riuscire a fermarmi.

Capisco subito di aver commesso un errore. Immediatamente una mano mi afferra il collo e mi scaraventa a terra.

Urto contro un mobile con il fianco. Gemo di dolore e rimango rannicchiata lì, impotente, sola.

- Come osi parlarmi così, sporca giudea!-  

Mi solleva di nuovo e mi scaraventa su un divano. Cado con tutto il peso sul polso e lo sento scricchiolare.

Lui mi sale sopra e avvicina il volto al mio.

Prende a baciarmi con avidità. Mi accorgo troppo tardi che i suoi non sono baci,  ma morsi. Morsi che mi fanno impazzire di dolore.

Ritrovo il coraggio pensando a Naruto. Gli tiro uno schiaffo talmente potente da gettarlo a terra.

- Toglimi le mani di dosso! Non sono neanche la tua puttana!- Esclamo, rossa e furiosa, tutta scarmigliata.

- Sei ebrea-, dice, come se fosse un sinonimo.

E di nuovo è sopra di me. Mi morde, insensibile alle mie suppliche, animale.

Si ù spoglia in fretta e furia, e inizia a fare lo stesso con me.

- Per favore… lasciami… LASCIAMI!- Grido, ben conscia del fatto che nessuno udirà le mie preghiere, solo lui può farlo, lui che non si fermerà, lui a cui non importa un fico secco di me.

Mi viola con violenza, e io grido, conficcando le unghie nella sua schiena, urlano forte per il dolore.

- Basta…- mormoro.

Lui si lascia cadere su di me, esausto, ansimando.

Solleva il suo sguardo notturno su di me. Ed è dolce, insicuro. Ma solo per quel breve, famoso istante, e ogni mia speranza svanisce in quattro parole.

- Io sono Sasuke Uchiha.-

 

 

 

* Maledetta
** Avanti
*** Prostituta ebrea


Scusate per il ritardo assolutamente vergognoso. Ho avuto gli esami e sono stata impegnatissima. Di tanto in tanto riuscivo a scrivere un po', alla sera, ma raramente. Perciò dovete scusarmi.
Vado subito ai ringraziamenti.
Sasusaku91: Sì, in effetti esteticamente Sasuke non fa molto soldato tedesco! Ti ringrazio, anche io ho cominciato questa fanfiction animata dai medesimi motivi.
Rinoagirl89: Accidenti, sono lusingata!!  Grazie, davvero! Spero di non deluderti nel seguito della storia.
piccola xxx jiojio: Grazie. Per adesso, tra i due non accade nulla di buono!
Lyla: Grazie! Ci sto azzeccando con i paring, eh? Vi vedo tutti soddisfatti...!  No, scherzi a parte, ho voluto scrivere questa ff soprattutto per non dimenticare. Ormai che la frittata è fatta, dobbiamo impegnarci a ricorare, non a dimenticare. Ti ringrazio molto!
Hele91: Grazie mille!
Valehina: Che tu ci creda o no, a me vengono i brividi soltanto a pensare ai campi di sterminio. E poi c'è gente che se ne va in giro dicendo che non sono mai esistite le camere a gas. Mi fanno saltare i nervi, ti giuro. Grazie mille per la recensione.
Carovale: Ehmm... non odiarmi!! So che non è esattamente il top dei top del SasuSaku, ma è solo l'inizio. Grazie per la recensione.
Kry333: Odi il tedesco? Peccato, a me piace un sacco! Comunque metto sempre le traduzioni in fondo alla pagina. Per il SasuSaku... vedi la risposta alla recensione precedente! Grazie mille!
Saku_93: Grazie, mi ha fatto tanto piacere la tua recensione. Spero continuerai a seguirmi.
Hana Turner: Eh, sì, l'argomento non è dei più allegri, hai ragione. Per Sakura in effetti la situazione è un po' problematica... d'accordo, molto problematica! Grazie
Maoa: Beh, l'ho scelto per quello: perchè è stato il periodo più brutto! Non è che mi piaccia l'ambientazione storica. Scrivo questa fanfiction appunto per denunciare gli orrori commessi nei campi di sterminio. Per quanto riguarda l'assegnazione di soldato SS hai ragione... non ci sono stata neanche a pensare! Grazie
Dark_Akira: Le tue recensioni non potranno che farmi piacere!  Sai, per Hinata non faceva alcuna differenza essere ebrea o tedesca, l'importante era stare con Kiba.
Per quanto riguarda il SasuSaku, posso dirti che non ho nulla contro di esso, ma che non mi piacciono nè Sasuke nè Sakura, perciò... ti ringrazio per la recensione, ti prego, continua a seguirmi!


Ciao e grazie a tutti!

Lady Morgan


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Capitolo 4
*** AVVISO! ***


AVVISO


Beh, sicuramente sarete corsi qui sperando di trovare un altro chappy, e non un dannato avviso.
Purtroppo, visto che sono una demente spericolata, ho deciso di salire su un cavallo immenso e nervoso, sperando che i  miei 4 anni di equitazione mi fossero d'aiuto. Non è stato così.
Il cavallo si è imbizzarrito. Ha impennato. Sono caduta. Ulna distaccata e sovrapposta al radio.
Gesso per un mese alla mano destra. Adesso sto scrivendo con la sinistra, ma mi risulta impossibile. Perciò fino ad Agosto non potrò aggiornare. Scusatemi, anche perchè le vostre recensioni mi facevano un enorme favore.
Passo le giornate a letto poichè devo tenere il braccio alzato per l'ematoma, spazzolando patatine (la mia insegnante di danza me la farà pagare) e ascoltando a ripetizione cd di Marilyn Manson.
Scrivere quest'avviso mi fa un male d'inferno. Comunque, mi dispiace per voi, ad Agosto tornerò ad asfissiarvi con le mie pazzie!

Un bacio grande

Lady Morgan

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