Embarassment
– imbarazzo
Avviso:
Di questa storia esiste una versione a rating rosso.
Potete trovarla qui.
Nella raccolta però ho
preferito inserire questa versione
soft per permettere a
tutti di leggerla.
M.o.m
sospirò osservando le schede disseminate sulla sua scrivania.
«Billy.»
chiamò premendo il bottone dell'interfono.
«Eccomi!»
esclamò il piccolo alieno con voce squillante.
«Quali
agenti sono disponibili?»
«In
questo periodo siamo oberati di lavoro. Sono liberi solo Martin e
Diana, cioè, gli agenti Mystere e Lombard.» si
corresse, cercando
di assumere un tono professionale.
«Non
ho scelta, mandameli in ufficio.»
«Sarà
fatto!» esclamò Billy, prima di chiudere la
comunicazione.
La
donna non ebbe neanche il tempo di abbassare gli occhi che il portale
si aprì di fronte a lei scaricando sul pavimento del suo
ufficio un
intreccio di membra umane che si contorcevano in maniera forsennata.
A
giudicare dall'abbigliamento erano stati interrotti durante un
pomeriggio al mare.
«Salve
agenti!»
«Salve
M.o.m!» risposero in coro i due, rimettendosi in piedi.
«Pensavo
foste impegnati nello studio di fine anno.» li
punzecchiò.
«Bé,
siamo tornati solo ieri dall'ultima missione ed oggi non abbiamo
lezione, visto che è sabato, quindi abbiamo deciso di
prenderci un
po' di riposo prima di riprendere a studiare.» rispose Martin
con
fare sostenuto.
A
quell'affermazione Diana gli lanciò un'occhiata scettica.
Solo chi
non lo conosceva poteva credere che si sarebbe dedicato seriamente
allo studio.
«A
quanto pare dovrete mettere da parte i libri ancora per un
po'.»
affermò la donna, fingendo di credergli. «Se ti
consola sappi che
avrei preferito non disturbarvi.»
«Perché,
non siamo sempre stati degli ottimi agenti?!»
domandò Martin,
piccato.
«Calmati,
non volevo offendervi. Semplicemente avrei preferito degli agenti che
avessero già raggiunto la maggiore età. Almeno
non saremmo
costretti a creare dei documenti falsi.»
Alla
spiegazione di M.o.m i due la fissarono confusi.
Immediatamente
nella mente di Martin si fece strada l'immagine di lui che andava ad
indagare in uno strip club.
Portato
un dito allo scollo della maglietta l'allargò leggermente;
l'ufficio
si era fatto improvvisamente più caldo.
«Di
che missione si tratta?» chiese Diana, improvvisamente
agitata.
«Sedetevi.»
ordinò la donna, indicando le poltrone davanti alla sua
scrivania.
I
due presero posto gettando uno sguardo alle carte sparse sul tavolo
nel tentativo di capire di cosa si sarebbero dovuti occupare.
«Da
qualche mese nei boschi del Québec hanno aperto un Centro
Benessere
per coppie. L'Eden.»
«Oh
si, l'ho sentito dire, è un luogo esclusivo!»
esclamò Diana
sgranando gli occhi per poi arrossire imbarazzata dalla sua stessa
reazione.
«Esattamente.»
disse M.o.m senza scomporsi. «Purtroppo però si
stanno verificando
delle strane coincidenze. Diverse coppie dopo essere state al Centro
sono andate a fare dei grossi prelievi presso le loro banche ma poi
non ricordano né il motivo né dove hanno portato
i soldi.»
«Sicuri
che non stiano mentendo? Magari volevano far sembrare che glieli
avessero rubati per metterli da parte.» suppose Martin.
«Ne
dubito. Tutti gli interrogati affermano che sentivano di dover fare
quel prelievo ma da quando sono risaliti in macchina con i soldi non
ricordano nulla.» spiegò la donna.
«Alcuni sono anche mancati ad
importanti impegni di lavoro o familiari per andare in banca. Senza
contare che si tratta di un posto piuttosto esclusivo e chi lo
frequenta non ha certo problemi di soldi. Pensiamo si tratti di
qualche forma di condizionamento psicologico.»
«Umana
o non umana?» domandò Diana, preoccupata.
«Purtroppo
non abbiamo indizi a riguardo.»
«Che
aspettiamo, andiamo ad indagare!» incitò Martin,
balzando in piedi.
Non
gli era difficile immaginare quanto fosse snob la clientela di un
posto del genere ma non per questo pensava meritassero certi soprusi.
«Agente
Mystere calmi i bollenti spiriti. Prima dobbiamo rendervi credibili
come maggiorenni.» lo rimbrottò, seria.
«Scusi
M.o.m.» borbottò Martin, rimettendosi a sedere.
«Tanya,
potresti venire nel mio ufficio.» disse alla cornetta dopo
aver
composto il numero di un interno.
Qualche
minuto dopo si sentì bussare alla porta.
«Avanti.»
disse M.o.m, alzandosi e portandosi davanti alla scrivania.
Una
donna dai lunghi capelli rossi legati in uno chignon e dal fisico
scattante fasciato da un tailleur-pantalone grigio perla fece il suo
ingresso rivolgendo un sorriso appena accennato ai presenti.
«Tanya
i nostri agenti Mystere e Lombard hanno bisogno di te.»
affermò,
indicandoli e facendo loro segno di alzarsi.
«Martin
Mystere.»
«Diana
Lombard.»
Si
presentarono i due porgendo la mano alla nuova arrivata.
«Tanya
Simard, specialista in travestimenti.» rispose la donna
studiandoli
da capo a piedi.
«Allora,
come vuoi che te li trasformi?» chiese, elettrizzata dalla
nuova
sfida che le veniva presentata.
«Secondo
te quanti anni hanno?»
«Sedici,
diciassette al massimo.» affermò la rossa dopo
averli squadrati con
sguardo critico.
«Esatto.
Io ho bisogno che sembrino almeno ventunenni.»
«Niente
alienizzazione?» domandò l'agente Simard, un po'
delusa.
«Mi
dispiace, solo crescita anagrafica.» rispose M.o.m
sogghignando.
«Bé,
sarà comunque interessante.» affermò la
donna continuando a
osservare i due ragazzi come un pezzo di creta da modellare a suo
piacimento.
A
disagio, i due abbassarono lo sguardo.
Quella
donna poteva essere brava nel suo lavoro ma quando li guardava in
quel modo era davvero inquietante.
«Avrei
bisogno che faceste una passerella per me.» disse la rossa,
rivolgendosi nuovamente ai due.
«Cosa?!»
esclamò Diana, arrossendo.
«Nulla
di eccezionale. Dovete solo camminare fino alla porta e tornare qui
alla scrivania.» spiegò. «Ho bisogno di
vedere come vi muovete e
che fisico avete per decidere l'abbigliamento e i cambiamenti
più
adatti a voi.»
«Su
ragazzi, collaborate.» li incitò M.o.m, tornando
dietro la
scrivania e facendo apparire dal pavimento una poltrona per l'agente
Simard.
«Agente
Mystere, potrebbe iniziare lei.» suggerì la donna
accomodandosi
dove suggeritole da M.o.m.
Pur
se titubante, Martin fece come gli veniva detto anche se si sentiva a
disagio sotto lo sguardo attento della donna.
Il
fatto che fosse in costume, inoltre, non lo aiutava per nulla.
«Diana,
tocca a te.» disse M.o.m, poco dopo.
Con
movimenti rigidi la ragazza fece la passerella mantenendo lo sguardo
basso e sentendosi arrossire.
«Potresti
togliere il copricostume?» domandò l'agente
Simard, meditabonda.
Arrossendo
terribilmente Diana si liberò dell'indumento evitando di
incrociare
anche solo di sfuggita gli occhi di Martin. Un conto era essere in
costume al mare e un altro era fare uno spogliarello in ufficio.
«Ti
ringrazio agente Lombard, puoi rivestirti.» disse la
donna.«Il
materiale su cui lavorare è ottimo ma sono molto giovani,
non so di
quanto potrò invecchiarli.»
«Ciò
che conta è che sembrino maggiorenni.» la
rassicurò M.o.m. «Questa
è la documentazione relativa al posto in cui dovranno
infiltrarsi.»
aggiunse, porgendole un fascicolo.
«Perfetto,
dammi un quarto d'ora e poi raggiungetemi nel mio studio.»
disse
l'agente Simard, alzandosi e uscendo dall'ufficio.
«Bene
ragazzi, ne approfitteremo per parlare della missione.»
I
due tornarono sedersi, leggermente preoccupati all'idea di finire
sotto le mani di quella donna.
«Al
Centro vanno sopratutto coppie che vogliono ritrovare la loro intesa.
Vi presenterete come clienti e vi sottoporrete ai vari trattamenti.
Non sappiamo di preciso come agiscano e se tengano sotto controllo i
clienti quindi in nessun momento potrete uscire fuori dal vostro
ruolo. So che il raggio d'azione per le indagini sarà molto
limitato
ma non possiamo rischiare che salti la vostra copertura quindi in
ogni momento dovrete comportavi come se foste una vera
coppia.»
spiegò M.o.m, porgendo loro dei depliant. «Spero
che per voi non
sia un problema.»
«Io
e Diana siamo amici da una vita. Abbiamo una grande
affinità, penso
che con uno sforzo minimo potremo tranquillamente passare per una
coppia.» affermò Martin, sicuro, volgendo lo
sguardo sulla sua
amica che si limitò ad accennare di si con un sorriso tirato.
Dal
suo punto di vista la situazione era più complicata e lui
non si
rendeva pienamente conto di cosa avrebbe voluto dire fingere in tutto
e per tutto di essere fidanzati.
«Su
agenti, è ora di raggiungere l'agente Simard.» li
incitò M.o.m
alzandosi e precedendoli alla porta.
Usciti
dall'ufficio raggiunsero l'ascensore e, scesi diversi piani, si
ritrovarono in un lungo corridoio bianco e asettico in tutto e per
tutto simile a quello che avevano lasciato.
Preceduti
da M.o.m, superarono una mezza dozzina di porte per poi fermarsi alla
fine del corridoio di fronte all'ennesimo uscio identico agli altri.
La
donna bussò e immediatamente vennero invitati ad entrare.
La
stanza che si presentò davanti ai loro occhi somigliava in
maniera
impressionante ad un salone di bellezza con postazioni trucco e
shampoo, carrellini con spazzole e pettini, sedie girevoli e grandi
specchi. L'assoluto bianco di tutto l'arredamento e delle inquietanti
vasche simili a quelle viste nei film sulla clonazione davano
all'ambiente un aspetto inquietante.
Tanya
Simard venne loro incontro con un sorriso smagliante.
Indossava
un camice bianco che copriva il tailleur-pantalone rendendola simile
ad un dottore e che fece rizzare i peli sulla nuca di Martin.
Si
sentiva una cavia da laboratorio.
«Allora
agente Simard, cosa ha pensato per loro?» chiese M.o.m
«Per
lei ho pensato ad una capigliatura mossa e leggermente più
lunga. Il
fisico pur se acerbo è piuttosto slanciato, sarà
molto elegante.»
disse la donna, girando intorno a Diana che arrossì
vistosamente
sotto lo sguardo assorto dell'agente.
«Invece,
per quanto riguarda lui.» proseguì, avvicinandosi
a Martin
«Bisognerà cambiare la pettinatura, aggiungere un
pizzetto per
dargli un'aria più matura e adottare un look più
sofisticato.»
Martin
e Diana si guardarono negli occhi, preoccupati. L'idea di stravolgere
il loro aspetto non gli piaceva per nulla.
«Cosa
sono quelle facce? Su, adesso andate nei camerini lì in
fondo,
spogliatevi completamente e indossate la biancheria e le vestaglie
che troverete, poi tornate qui.» li spronò.
«M.om, se tu intanto
vuoi seguirmi ti faccio vedere l'abbigliamento che ho scelto per
loro.»
«M.o.m,
agente Simard, dove siete?» chiese una titubante Diana,
qualche
minuto dopo, stringendosi nella vestaglia affinché non si
aprisse.
«Mi
chiedo perché non potevo tenermi i miei vestiti.»
mugugnò Martin
raggiungendola e lanciandole uno sguardo afflitto.
Con
quella vestaglia si sentiva decisamente ridicolo.
«Oh
bene, siete pronti.» disse la donna avvicinandosi a passo
svelto
seguita da M.o.m.
«Allora,
ho azzeccato la taglia?» chiese ai due che annuirono a
disagio.
«Bé,
allora cosa aspettate, fatemi vedere!» esclamò
appoggiandosi ad una
delle postazioni trucco.
A
quella richiesta, il viso di entrambi divenne di un acceso colore
scarlatto mentre anche M.o.m tossicchiava a disagio.
«Se
non sbaglio dovranno fingersi dei fidanzati venticinquenni
più o
meno, se s'imbarazzano solo a mostrarsi in mutande è la
fine. La
copertura salterà nel giro di un paio d'ore.»
rispose l'agente
Simard puntando gli occhi su M.o.m con sguardo eloquente.
«Dimentichi
che però qui ci siamo anche noi due.» fece notare
M.o.m.
«Va
bene. Andiamo avanti.» concesse la donna, avvicinandosi
nuovamente
ai due. «Tu agente Mystere adesso andrai con Seth, il mio
assistente, mentre di te agente Lombard mi occuperò
io.»
Appena
ebbe finito di parlare, un ragazzo dal fisico scolpito e dai capelli
neri fece il suo ingresso.
«Lui
è Seth, loro sono gli agenti Mystere e Lombard.»
disse l'agente
Simard, presentandoli.
«Seth,
ti affido l'agente Mystere.» affermò.
«M.o.m, tra un paio d'ore ve
li consegnerò pronti per la missione.»
Datisi
un ultimo sguardo, i due seguirono rispettivamente Seth e l'agente
Simard.
Durante
le due ore seguenti non fu concesso loro di guardarsi allo specchio
né di sbirciare in alcun modo ciò che stavano
loro facendo.
Addirittura,
al momento di vestirsi, vennero bendati per impedire loro di
sbirciare.
Finito
di prepararli, l'agente Simard rimirò il risultato ottenuto
e batte
le mani soddisfatta aumentando l'ansia dei due che, impossibilitati a
vedersi si chiedevano preoccupati cosa avrebbero visto una volta
tolta la benda.
Dopo
averli presi a braccetto, l'agente Simard e Seth guidarono i due
ragazzi, ancora bendati, per i corridoi del Centro fino alla porta
dell'ufficio di M.o.m a cui la donna bussò.
Ricevuto
il consenso ad entrare, fece strada ai due e, all'occhiata
interrogativa della donna rispose con un sorriso smagliante e un
cenno di attendere.
«Eccoci
qua!» trillò, allegra. «Gli agenti non
hanno ancora avuto modo di
vedere le trasformazioni, quindi sarebbe possibile avere uno specchio
a figura intera così da fargli ammirare il mio
lavoro?» chiese, con
evidente orgoglio.
Senza
scomporsi minimamente, M.o.m pigiò alcuni tasti presenti
sulla
superficie della sua scrivania e immediatamente l'enorme quadro che
ricopriva una delle pareti dell'ufficio si tramutò in uno
specchio.
Soddisfatta,
l'agente Simard sistemò Martin e Diana di fronte alla
superficie
riflettente e fece cenno al suo assistente di portarsi alle spalle
del biondo mentre lei faceva lo stesso con la ragazza.
«Tre,
due, uno...» contò la donna provvedendo a
rimuovere la fascia che
copriva gli occhi di Diana.
Dopo
il tempo passato ad occhi chiusi, i due sbatterono varie volte le
palpebre per riabituarsi alla luce.
Quando
riuscirono a mettere a fuoco i loro occhi si sgranarono per la
sorpresa.
Con
un sospiro di sollievo, Martin portò una mano ai capelli
sfiorandoli
leggermente. Temeva glieli avessero tagliati corti, invece li avevano
solo spuntati e pettinati verso il basso con un ciuffo che gli
copriva parte della fronte.
Abbassati
gli occhi notò la barba e il pizzetto che gli delineavano la
mascella dandogli un aspetto più maturo mentre
l'abbigliamento
sportivo ma di classe avrebbe portato chi lo avesse visto a
identificarlo come il rampollo di una “famiglia
bene”.
Finito
di studiarsi, il biondo volse lo sguardo alla ragazza al suo fianco e
ciò che vide lo portò a lasciar cadere la
mascella ciondoloni per
la sorpresa.
Quella
davanti a lui non era più la sua compagna di scuola e di
missioni ma
un'affascinante giovane donna.
Diana
era rimasta piacevolmente sorpresa dalle trasformazioni operate su di
lei ma essere oggetto di tanta attenzione da parte del suo amico la
portò ad arrossire ed abbassare lo sguardo.
«Bellezza,
non fare la timida!» le urlò l'agente Simard
facendole l'occhiolino
e aumentando il grado del suo imbarazzo. «Non sei
più una
studentessa delle superiori, sei una splendida donna che può
ammaliare chiunque voglia.»
«Anzi,
fossi in te starei attento perché qualcuno potrebbe provarci
con
lei.» aggiunse avvicinandosi a Martin e dandogli una vigorosa
pacca
sulla spalla.
Il
ragazzo sembrò non accorgersene nemmeno.
Non
riusciva a staccare gli occhi da Diana.
Le
avevano allungato i capelli acconciandoli in morbide onde che le
accarezzavano le spalle, era leggermente truccata ed indossava un
tubino blu pervinca, abbinato alle décolleté dal
tacco alto, che
mettevano in risalto il fisico asciutto e tonico e le curve sode ed
invitanti.
Martin
si ritrovò, suo malgrado, a deglutire a vuoto: era davvero
stupenda!
«A
giudicare dalla faccia del tuo collega direi che la trasformazione
gli è piaciuta.» rincarò l'agente
Simard portandosi alle spalle di
Diana. «E tu che mi dici, ti piace quello che
vedi?» chiese,
indicando il biondo.
Diana
si limitò ad alzare gli occhi per un attimo sul suo amico
per poi
arrossire e distogliere lo sguardo.
«Agente
Simard, Seth, vi ringrazio per il vostro lavoro. Potete
andare.»
disse M.o.m, perentoria.
Tanya
Simard era la migliore agente del Centro specializzata in
modificazioni corporee ma a volte la sua natura di esteta prendeva il
sopravvento rendendola un po' eccessiva.
«I
nostri agenti devono prepararsi per la missione.» aggiunse
M.o.m per
blandirla.
«Capisco.
Vi faccio i migliori auguri per la missione. Ci vediamo al vostro
ritorno per ripristinare il vostro aspetto consueto.» disse
la donna
porgendo la mano ad entrambi seguita a ruota dal suo assistente per
poi guadagnare la porta dell'ufficio.
Rimasti
soli, M.o.m ritrasformò lo specchio in quadro e fece cenno
ai due
ragazzi di accomodarsi.
«Bene
agenti, tra poco partirete per la vostra missione. Al centro
benessere vi stanno già aspettando. Abbiamo prenotato con i
vostri
veri nomi ma presentandovi come figli di ricche famiglie europee in
vacanza qui per qualche giorno e che non hanno problemi a pagare un
prezzo maggiorato pur di usufruire di uno dei pacchetti
dell'Eden.»
spiegò. «Il vostro soggiorno durerà da
oggi fino a domenica
pomeriggio. In questi due giorni voi seguirete il programma per
coppie e intanto cercherete di capire come fanno a soggiogare le
persone. Non sappiamo se gli ospiti sono videocontrollati quindi la
vostra sarà solo una missione esplorativa. Nel Centro sono
vietati
sia i telefoni che qualsiasi altro congegno elettronico, compresi gli
orologi quindi non ci sarà possibile comunicare. Fate
attenzione. Al
vostro ritorno a seconda delle informazioni che ci fornirete
decideremo se cercare d'infiltrare qualcuno tra il personale.»
I
due ascoltarono in silenzio le direttive della donna cercando di
farsi un'idea più precisa di quello che si sarebbero trovati
ad
affrontare.
«Mi
scusi M.o.m ma la terapia di coppia in cosa
consisterà?» domandò
Diana.
Aveva
sentito parlare del centro benessere Eden ma, oltre al fatto di
essere single, era un posto così esclusivo da essere ben al
di sopra
delle proprie possibilità quindi non si era mai informata
sui
trattamenti forniti.
«Nulla
di particolare, percorsi benessere, meditazione, massaggi. Purtroppo
non danno informazioni più specifiche, dicono che
è per preservare
l'esclusività dei loro trattamenti.»
L'idea
di una missione così rilassante fece sorridere la ragazza;
di solito
gli unici fanghi che vedeva in missione erano quelli delle paludi in
cui veniva trascinata dal mostro di turno.
Messa
da parte le fantasie, tornò a concentrarsi sul suo superiore
in
attesa di ulteriori istruzioni.
«Ma
dove passeremo la notte?» chiese Martin.
«All'Eden,
naturalmente. Il centro è anche un albergo.»
spiegò M.om.
«Logicamente si tratterà di una camera
matrimoniale. Spero non sia
un problema.»
«Si
figuri, da piccoli dormivamo sempre insieme quando andavamo in
campeggio!» esclamò Martin, ridacchiando.
Diana
non poté fare a meno di pensare che adesso non erano
più tanto
piccoli e si chiese come sarebbe stato dormire nello stesso letto con
quel giovane uomo seduto di fianco a lei.
Sentendo
uno strano caldo affiorarle alle guance si affrettò a
distogliere i
pensieri da quelle malsane idee. Era necessario che fosse concentrata
sulla missione.
«Non
mi sembra di avere altro da comunicarvi. Raggiungete Billy, lui vi
consegnerà l'auto e vi aprirà un portale nelle
vicinanze della
vostra destinazione.»
«M.o.m,
scusi ma non avremo bisogno di qualche cambio?»
«Non
si preoccupi agente Lombard, l'agente Simard ha già
provveduto a far
sistemare le vostre valigie nel bagagliaio del mezzo. In bocca al
lupo.» disse la donna, congedandoli.
Salutata
M.o.m, i due uscirono dall'ufficio e, preso l'ascensore, raggiunsero
la postazione di Billy.
«Diana,
sei uno schianto! Quasi non ti riconoscevo.»
esclamò il piccolo
alieno, vedendoli.
«E
a me non dici nulla?» chiese Martin atteggiandosi a modello.
«Con
quella barba somigli a tuo padre.» affermò Billy,
squadrandolo
dalla testa ai piedi.
«È
un complimento?»
«Bé,
si. Che io sappia il signor Mystere è in genere considerato
un
bell'uomo dal gentil sesso.»
A
quell'affermazione Martin finse un brivido che fece sghignazzare i
suoi amici.
«Pronta
la macchina?» chiese il biondo per cambiare discorso.
«Si
ma prima dammi un attimo l'U-watch. Devo aggiungere una cosa.»
Martin
consegnò l'orologio e attese, incuriosito, di sapere quali
nuove
armi avrebbe avuto a disposizione.
«Ecco
qui.» disse il piccolo alieno, qualche minuto dopo.
«Adesso è
fornito di un localizzatore tarato sui vostri parametri energetici.
Se l'orologio si trova a più di un chilometro da voi ci
verrà
segnalato»
«E
a che serve? Io pensavo mi stessi dando delle nuove armi.»
affermò
Martin, deluso.
«È
una missione esplorativa, le armi non servono. Senza contare che
comunque l'orologio dovrai lasciarlo in auto perché nel
Centro
benessere non è consentito portare orologi.» gli
fece notare Billy.
«In compenso ecco il mezzo che userai.» aggiunse,
lanciandogli una
chiave e spostandosi verso il garage del Centro.
Quando
Martin vide la scattante auto sportiva che l'attendeva
ammutolì.
Gli
sembrava impossibile che gli avrebbero permesso di mettersi al
volante di quel bolide.
«Martin,
ti prego, guida con attenzione. Sai bene quanto costa
quell'auto.»
lo pregò Billy interponendosi tra il ragazzo e la portiera
dell'auto.
«Lo
so, starò attento.» lo rassicurò
Martin, ponendogli una mano sulla
spalla.
L'alieno
sorrise debolmente sperando che il suo amico mantenesse la promessa e
si fece da parte.
«A
presto Billy!» lo salutò Diana, entrando in
macchina.
«In
bocca al lupo!» rispose di rimando l'alieno portandosi
davanti al
pannello di controllo e preparandosi ad aprire il portale.
«Il
navigatore è già impostato sulla destinazione e
come “casa” è
stato registrato il punto in cui vi recupereremo a fine
missione.»
spiegò ancora mentre Martin saliva in macchina facendogli un
cenno
affermativo per fargli comprendere di aver capito.
Dopo
un breve conto alla rovescia, Billy aprì il portale e
immediatamente
i due si ritrovarono su un'isolata stradina di montagna.
Data
un'occhiata ai dintorni per essere sicuro che nessuno li avesse visti
uscire dal portale, Martin accese il navigatore e si avviò
tentando
di tenere a bada la voglia di provare la potenza del motore...l'idea
che M.o.m gli addebitasse il costo delle riparazioni bastò a
farlo
desistere.
Una
decina di minuti dopo Martin fermò l'auto davanti ad una una
costruzione ultramoderna, decisamente tecnologica e di un bianco
abbagliante che contrastava pesantemente con la natura e i boschi che
la circondavano.
Il
rumore delle ruote sulla ghiaia si era appena dileguato quando due
valletti apparvero ai lati dell'auto aprendo le portiere dell'auto.
Diana,
presa alla sprovvista, ebbe un sussulto che cercò di
dissimulare.
Martin,
in cuor suo, sospirò di sollievo all'idea di aver
già tolto
l'U-wacht durante il viaggio nel portale, non era saggio che qualcuno
lo vedesse.
Fingendo
una tranquillità che non provavano, Martin e Diana scesero
dall'auto
e mentre lui consegnava le chiavi ad uno dei due valletti, lei
recuperava la giacca attillata e la borsetta che l'agente Simard
aveva lasciato per lei sul sedile posteriore.
Abbandonati
auto e bagagli al loro destino, certi che avrebbero trovato le
valigie già in camera, si avviarono verso l'ingresso
dell'edificio.
Come
avevano supposto, le porte di vetro si aprirono automaticamente ed
una sorridente bionda in attillato tailleur color panna venne loro
incontro esibendo il sorriso più abbagliante che avessero
mai visto.
«Signor
Mystere, signorina Lombard, benvenuti all'Eden! Io sono
Electra.»
esclamò senza smettere di sorridere.
«Ma
come...» si lasciò sfuggire Martin, sorpreso.
«Oh,
suppongo che la sua assistente non glielo abbia specificato ma la
politica del nostro resort esige l'invio di una copia di un documento
d'identità al momento della prenotazione.»
spiegò, senza stupirsi
della sorpresa del biondo. Era di certo abituata a clienti che
delegavano tutto alle loro assistenti prendendosi appena il disturbo
di presentarsi, ammesso che ne avessero ancora voglia.
«Accomodatevi
nella sala accoglienza.» aggiunse, indicando una porta in
fondo alla
hall.
Appena
furono entrati vennero investiti dal profumo dell'incenso bruciato in
diversi angoli della stanza.
L'ambiente
aveva una vaga atmosfera orientale data dai cuscini sparsi qua e la e
dai tendaggi drappeggiati sulle colonne che circondavano la stanza a
ricordare un harem.
Fatti
accomodare su uno dei comodi divani bianchi posti al centro della
stanza, venne loro servita una strana bibita dall'inquietante color
melma.
«È
il nostro Centrifugato di Benvenuto Depurativo.»
spiegò la donna
sorridendo incoraggiante.
Per
un attimo entrambi i ragazzi si chiesero se non fosse proprio quello
l'intruglio drogato ma, impossibilitati a liberarsene per la presenza
fissa della receptionist, si fecero coraggio e, cercando a loro volta
di sorridere, ingurgitarono qualche sorso dello strano miscuglio.
Per
loro fortuna l'aspetto era di gran lunga peggiore del gusto che, se
non poteva dirsi buono, era almeno bevibile.
«Il
nostro programma per coppie consiste di tre fasi: purificazione,
connessione e contemplazione.» spiegò la donna
sedendo nel divano
di fronte a loro.«Nel vostro caso abbiamo a disposizione solo
un
giorno e mezzo quindi sarà una versione più
concentrata.»
Finito
di parlare la donna si alzò invitandoli a seguirla.
Con
passò spedito li guidò fino ad un grande
ascensore e da lì
all'ultimo piano dell'edificio dove si fermò davanti ad una
doppia
porta.
La
targhetta apposta sopra la identificava come “Suite
Paradise”.
Martin
e Diana si scambiarono un veloce sguardo compiaciuto per poi tornare
a concentrare l'attenzione sulla donna davanti a loro.
Spalancata
la doppia porta, Electra si fece da parte per permettere loro di
entrare.
Varcata
la soglia i due riuscirono a stento a trattenere un'esclamazione di
sorpresa.
Le
pareti della stanza riproducevano un vero e proprio paradiso
terrestre.
Un
enorme letto matrimoniale torreggiava al centro della stanza
stagliandosi contro la parete raffigurante il cielo come una vaporosa
ed invitante nuvola bianca.
Dalla
parte opposta un'enorme vasca idromassaggio era stata inglobata nella
riproduzione di una cascata mentre l'enorme armadio a muro era
mimetizzato grazie alla raffigurazione di un lussureggiante bosco che
lo ricopriva.
I
due ragazzi diedero un'occhiata a tutto ciò che li
circondava
cercando di non far trasparire la loro meraviglia, in fondo come
figli di famiglie ricche avrebbero dovuto essere abituati a tutto
quel lusso.
L'apparizione
di una ragazza vestita da cameriera da una porta laterale che non
avevano notato li costrinse a concentrarsi nuovamente su ciò
che
stava accadendo.
«Piacere,
io sono Nelly e sarò la vostra cameriera personale per tutta
la
durata del soggiorno. Benvenuti all'Eden.» disse la brunetta
facendo
un lieve inchino. «Ho già provveduto a sistemare i
vostri effetti
personali.» aggiunse.
«Bene,
vi lasciamo soli. Sulla scrivania troverete il programma che
seguirete. Tra mezz'ora avrà inizio il primo trattamento. Al
resort
è vietato portare orologi ma il display sulla parete si
accenderà
un'ora prima di ogni nuovo trattamento avvisandovi con un suono di
campane a vento. Se invece aveste bisogno di Nelly su entrambi i
comodini troverete il campanello per chiamarla. Per qualsiasi altra
esigenza vi basterà alzare la cornetta e verrete collegati
con la
reception.» spiegò la donna prima di salutarli e
lasciare la stanza
seguita dalla cameriera.
Rimasti
soli, i due si diedero all'esplorazione della stanza.
Mentre
Martin si affacciava sul terrazzino per vedere il panorama che si
godeva da lì, Diana si affacciò nella stanza da
cui era uscita la
cameriera.
Pochi
minuti dopo Martin rientrò trovandosi davanti una Diana
paonazza.
«Che
succede?» chiese il ragazzo, avvicinandolesi.
La
ragazza si limitò ad indicare la stanza da cui era appena
uscita.
Incuriosito,
Martin si affacciò a dare un'occhiata.
«È
il bagno.» commentò Martin, in tono piatto, non
comprendendo lo
sgomento dell'amica.
«Non
ti sembra che manchi qualcosa?»
Il
biondo diede un'altra sbirciata oltre la porta per capire cosa si
fosse perso.
«In
effetti non c'è la doccia.» constatò,
subito dopo. «Strano!»
«Martin,
sveglia! La doccia c'è solo che è qui in
camera!» esclamò Diana,
indicando l'idromassaggio mimetizzato da cascata e arrossendo ancora
di più.
«A
ben pensarci questo è un resort per coppie e non penso che
due che
vanno a letto insieme si facciano problemi a farsi la doccia l'uno in
presenza dell'altra.» constatò Martin serafico.
Ci
volle qualche secondo perché le implicazioni della sua
stessa
affermazione giungessero al suo cervello facendolo arrossire a sua
volta.
Quando
avevano accettato la missione non avevano realmente compreso fino in
fondo il grado d'intimità che fingersi una coppia avrebbe
comportato
ma ormai era tardi per tirarsi indietro.
«Troveremo
una soluzione.» le sussurrò avvicinandolesi alle
spalle e
cingendola alla vita. «Cerchiamo di rimanere nella parte,
potremmo
essere spiati.» bisbigliò ancora.
«Hai
ragione.» rispose Diana, girandosi a guardarlo da sopra la
spalla.
Agli
occhi di chi eventualmente li stesse osservando sarebbero apparsi
come una coppia in vena di effusioni. Vista la loro precedente
imprudenza potevano solo sperare che nella camera non ci fossero
anche dei microfoni.
«Vediamo
cosa prevede il programma» propose Diana, afferrando Martin
per un
polso e trascinandolo davanti alla scrivania.
Afferrata
la cartelletta l'aprì con un certo timore. Dopo la doccia in
piena
vista non sapeva cosa aspettarsi.
Scorso
velocemente il planning delle attività per il week end,
tirò un
sospiro di sollievo mentale.
Percorsi
benessere, massaggi, insomma, nulla di preoccupante.
«Tra...»
iniziò, fermandosi per guardare il display. «venti
minuti ci
aspettano per il percorso benessere. Ci conviene cambiarci.»
La
ragazza riportò lo sguardo sul suo amico in cerca di una
soluzione.
«Io
mi cambio di qua, tu vai nel bagno.» le sussurrò
all'orecchio.
Il
suo fiato le solleticò il collo facendole scorrere un lieve
brivido
lungo la schiena.
Istintivamente
Diana strinse più forte la cartelletta tra le mani
rilasciando
lentamente il respiro per rilassarsi. Quella situazione le stava
creando più disagi di quanto si sarebbe aspettata.
Non
era insolito per loro stare da soli ma quell'ambiente romantico
rendeva ogni gesto, ogni azione, più ambigua.
Ripreso
il controllo dei propri pensieri, Diana poggiò il programma
e si
diresse verso l'armadio.
Era
una fortuna che Nelly avesse disfatto i loro bagagli così
nessuno
avrebbe notato che non avevano la più pallida idea di cosa
ci fosse
nelle loro valigie.
Andando
per logica, Diana aprì i cassetti posti all'interno delle
ante
centrali dell'armadio.
Per
sua fortuna il primo conteneva diversi costumi ognuno ordinatamente
piegato all'interno di una bustina.
Dopo
averne lanciato uno con decorazioni a fiori awajani a Martin ne
scelse uno verde smeraldo per se.
«Prima
di cambiarmi devo darmi una rinfrescata.» disse a beneficio
degli
eventuali microfoni e si chiuse in bagno.
Essendo
truccata non toccò il viso ma si bagnò il collo e
le braccia.
Nonostante
la missione, nonostante la situazione, era curiosa di beneficiare dei
trattamenti del Centro.
Dopo
aver legato i capelli in uno chignon, aprì il costume e
rimase
basita.
Il
colore era stupendo, lo stesso dei suoi occhi; era semplice, come
piaceva a lei ma le sarebbe piaciuto di più se ci fosse
stato anche
qualche centimetro di stoffa in più.
Appena
fosse tornata al Centro avrebbe strozzato Tanya Simard!
Non
poteva uscire conciata in quel modo!
Era
praticamente nuda e non aveva neanche preso un copricostume.
Cercando
di non andare in panico, diede un'occhiata intorno. In quell'attimo
notò che sullo scaffale erano sistemate due pile di
accappatoi
contrassegnati dalle scritte “bagno”
“SPA”.
Sollevata,
Diana si svestì, indossò il costume, evitando
ostentatamente di
guardarsi allo specchio (sarebbe di certo arrossita), e
s'infilò
l'accappatoio.
Sapeva
che avrebbe dovuto toglierlo prima o poi ma preferiva non pensarci,
non ancora.
Infilate
anche le ciabattine abbinate, raccolse le sue cose.
Non
sapeva quanti minuti fossero passati ma supponeva che Martin avesse
avuto il tempo di cambiarsi quindi, cercando di apparire disinvolta,
aprì la porta del bagno.
Vestito
solo del grazioso costume a pantaloncini che metteva in risalto il
suo sedere sodo, il biondo se ne stava appoggiato allo stipite della
porta che dava sul terrazzino a fissare il panorama.
Trattenuta
a stento un'esclamazione di apprezzamento, Diana si limitò a
sorridere tra se.
«Io
sono pronta.» annunciò con voce tranquilla.
«Di là ci sono
accappatoio e ciabatte anche per te. Non puoi andare in giro
così,
distrarresti troppo le cameriere.» lo punzecchiò,
facendolo
arrossire leggermente.
Mentre
il ragazzo entrava nel bagno, Diana si concesse di ridacchiare. Non
aveva resistito, era troppo divertente vederlo in imbarazzo...e poi
non trovava giusto che l'unica a disagio fosse lei.
Quando
entrambi furono pronti, presero l'ascensore che li condusse al pian
terreno dove si trovava la SPA.
Appena
entrati, un affascinante uomo in camice bianco venne loro incontro.
«Benvenuti.
Io sono Steve, piacere.» disse il moro, presentandosi.
Vedendolo
Diana si chiese se la bellezza fosse un requisito indispensabile per
essere assunti all'Eden. Accanto a lei, Martin si irrigidì
leggermente.
Agli
occhi dei dipendenti del resort Diana era la sua ragazza eppure
quell'uomo la stava squadrando spudoratamente.
«Se
volete seguirmi vi illustro il programma del pomeriggio.»
disse
Walter, invitandoli ad entrare.
Come
il resto del Centro Benessere anche la SPA era strabiliante.
Ovunque
marmo bianco, mosaici e cascate d'acqua.
Diana
sgranò leggermente gli occhi, si volse verso Martin e
sorrise.
Quella missione stava prendendo una piega piuttosto piacevole.
«Come
già specificato nel programma si tratta di un percorso
benessere per
purificare l'organismo dalle tossine.» spiegò
l'uomo. «Visto che
il fine ultimo di tutti i trattamenti è ravvivare
l'affinità di
coppia, l'intero complesso è a vostra esclusiva
disposizione.
Nessuno vi disturberà. Vi basterà seguire il
percorso così come
contrassegnato dalle frecce argentate.» disse indicandole.
I
due volsero lo sguardo notando le indicazioni, costituite non da
adesivi argentati ma da decori incastonati nel pavimento e quasi
sicuramente in platino a giudicare dalla loro lucentezza.
«Inizierete
con il bagno turco. Una campanella vi segnalerà il momento
di
uscire.»
«Bene
grazie!» rispose Diana, sforzandosi di apparire impassibile
mentre
in realtà era elettrizzata da tutto ciò che la
circondava.
«Eccovi
gli asciugamani per il bagno turco.» continuò,
porgendo loro due
spugne candide e morbidissime prendendole da uno scaffale.
«Naturalmente se ne servono altri sono a vostra disposizione.
Vi
auguro una buona permanenza.»
Dopo
aver salutato entrambi con un cenno del capo si diresse verso
l'uscita fermandosi però a pochi passi dalla porta.
«Dimenticavo,
l'uso del costume non è obbligatorio.»
affermò, lanciando
un'occhiata allusiva in direzione di Diana che, istintivamente si
strinse addosso l'accappatoio mentre lui varcava la soglia
chiudendosela alle spalle.
«Ora
ha superato ogni limite.» sibilò Martin, fuori di
sé, facendo un
passo in direzione della porta.
«Mantieni
la calma. Dal suo punto di vista era un invito a divertirci.»
gli
sussurrò Diana, afferrandolo per un braccio.
«Ciò
non toglie che ti ha praticamente spogliato con gli occhi!»
esclamò,
il biondo, contrariato.
«Ma
che dici.» minimizzò lei, in imbarazzo.
In
fondo era piacevole essere oggetto di tante attenzioni ma doveva
ammettere che forse la cosa che più le faceva piacere era
vedere
Martin partire in quarta a difesa del suo onore, anche se una parte
del suo cervello cercava di ricordarle che anche questo suo
atteggiamento era dovuto alla missione.
«Andiamo
a fare il bagno turco.» suggerì, la voce resa
malferma dai suoi
pensieri negativi.
Senza
attendere oltre si slacciò l'accappatoio e lo appese al
gancio
fissato di fianco la porta.
Uno
strano rumore alle sue spalle, come di qualcuno che stesse
deglutendo, la portò a girarsi.
Martin
era immobile a pochi passi da lei e la fissava.
«Che
c'è?» chiese la ragazza, a disagio.
Il
biondo, colto in fallo, arrossì e distolse lo sguardo.
Non
che fosse la prima volta che vedeva Diana in costume ma quello era
davvero ridotto all'osso.
Senza
rispondere alla domanda dell'amica, Martin aprì la porta del
bagno
turco e la precedette all'interno.
In
quel momento avrebbe voluto fare una doccia gelata ma sperava che
lessarsi lo aiutasse comunque a distrarre la mente dall'immagine del
corpo seminudo della sua amica che gli si ripresentava davanti appena
chiudeva gli occhi e che si ritrovava davanti appena li apriva.
Appena
entrata Diana si sentì mancare, soffriva di pressione bassa
e il mix
di caldo e vapore le fece girare la testa.
Vedendola
cambiare espressione, Martin si affrettò a raggiungerla.
«Sdraiati.»
le suggerì, guidandola sul sedile di marmo e poggiandoci
sopra
l'asciugamano.
La
ragazza vi si lasciò cadere, grata.
«Fai
dei respiri profondi e lenti, vedrai che andrà
meglio.» le disse,
sedendolesi di fianco.
Dopo
qualche minuto Diana riprese a respirare normalmente e
riaprì gli
occhi.
«Iniziamo
bene!» sussurrò, sorridendo.
«Dai,
rilassiamoci.» gli suggerì Martin, sdraiandosi a
sua volta.
Quando
il suono della campanella li avvisò che era ora di uscire i
due si
erano quasi addormentati.
«Non
avremmo dovuto controllare meglio se c'era qualcosa di
sospetto?»
chiese Diana, uscendo e controllando verso dove li guidavano le
frecce argentate.
«Era
un cubicolo di marmo con un sedile intorno, non penso ci fosse molto
da guardare. Con tutto quel vapore non avrebbero potuto mettere
neanche una videocamera.» la rassicurò Martin.
Seguendo
le frecce i due si avvicinarono allo step successivo del trattamento.
«Cos'è?»
chiese lui, indicando la strana vasca stretta e lunga con gradini e
getti di diverso tipo posti a intervalli regolari.
«È
un percorso termico che stimola la circolazione.»
spiegò Diana.
«Non
mi sembra molto sexy come attività.»
«Questa
è la parte depurativa del trattamento. Serve a staccare
dalla
frenesia del mondo. Non per forza tutto deve essere legato al
sesso.»
«Quella
specie di bambolotto bruno però ci ha tenuto a specificarti
che il
costume era superfluo.»
Diana
sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
Martin
sapeva bene quanto certe frasi la mettessero in imbarazzo.
Lì per lì
era andato su tutte le furie ma adesso se la godeva a farla sentire a
disagio.
«Anche
se in realtà non è che ci sia molto da
scoprire...» aggiunse,
gnignando.
«Martin!»
esclamò Diana, colpendo il ragazzo ad una spalla mentre il
suo viso
assumeva una tinta scarlatta.
Vedendo
la sua reazione, il biondo non riuscì più a
trattenersi e si lasciò
ad risata liberatoria.
«Cammina
davanti a me!» gridò lei, spingendolo verso la
vasca.
Consapevole
di averla già punzecchiata abbastanza, si avviò
verso la vasca
senza protestare.
Appena
si fu immerso, i vari getti entrarono in azione.
Sentiva
Diana muoversi dietro di lui e, ripensando alla scena di prima,
sentiva un sorriso divertito affiorare istantaneamente sulle sue
labbra.
In
fondo, però, doveva ammettere che fosse un bene non averla
davanti
lungo il percorso. Per quanta buona volontà avesse potuto
metterci
sapeva che comunque non avrebbe potuto fare a meno di notare i
fianchi snelli e le natiche sode messe in mostra dalla mutandina a
perizoma del costume.
Aveva
sempre pensato che lei fosse una bella ragazza ma l'abbigliamento
scelto per lei dall'agente del Centro aveva messo in risalto la sua
sensualità e stava diventando sempre più
difficile per lui
ignorarlo.
Perso
tra i suoi pensieri, Martin avanzava nella vasca per inezia notando
appena i cambi di temperatura e di massaggio dell'acqua almeno
finché, giunto alla fine del percorso, non si accorse dei
gradini
che permettevano di uscire e, andandovi a sbattere, rischiò
di
volare dritto disteso sul pavimento.
Diana,
dietro di lui, riuscì appena ad afferrarlo ma lo
sbilanciamento li
fece finire entrambi immersi nell'acqua.
Sputacchiando,
Diana riemerse e vedendo Martin in versione pulcino bagnato non
poté
fare a meno di scoppiare a ridere.
Il
biondo incrociò le braccia al petto, in atteggiamento offeso
ma
presto l'allegria della sua amica lo contagiò costringendolo
a
ridere a sua volta.
Riacquistato
un minimo di contegno, i due uscirono dalla vasca.
Compreso
dove li avrebbe condotti il prossimo punto, Diana sorpassò
Martin
lanciando un gridolino estatico.
«Le
docce sensoriali!» gridò, indicandole.
Lo
sguardo di ammonimento del ragazzo la costrinse a calmarsi.
Se
fosse stata davvero una ragazza ricca non si sarebbe galvanizzata per
così poco.
«Vado
per primo. Facciamo attenzione, non vorrei che tra le varie essenze
vaporizzate ce ne sia qualcuna tesa a stordirci.» le
bisbigliò il
ragazzo, superandola.
Con
sguardo guardingo si avviò all'interno del percorso.
Era
così in tensione che al primo spruzzo d'acqua si trattenne a
stento
dal sussultare.
Ad
ogni passo una nuova essenza l'avvolgeva accompagnata da luci di
colori diversi.
Dietro
di lui, Diana cercava di rimanere concentrata nell'individuazione di
qualcosa di strano anche se una parte di lei avrebbe voluto trovarsi
in quel posto romantico per una vacanza.
A
quel pensiero i suoi occhi si posarono sulle larghe spalle del
ragazzo che la precedeva e non poté fare a meno di
domandarsi come
sarebbe stato se davvero loro due stessero insieme.
Sentendosi
arrossire distolse lo sguardo imponendosi di non lasciarsi andare
più
a certe fantasie.
Nello
stesso momento Martin si bloccò alla fine del percorso col
risultato
che lei, distratta dai suoi pensieri, andò a sbattere contro
la sua
schiena.
«Che
succede?»
«E
con quello cosa dovremmo farci?» chiese Martin, per tutta
risposta,
indicando uno strano secchiello in legno sospeso in aria e con una
corda attaccata posto all'interno di quella che appariva come una
cabina doccia priva della porta.
«È
una doccia svedese. Serve a massaggiare il collo. Ti posizioni sotto
e tiri la corda.» spiegò Diana sorridendo dello
sguardo perplesso
del ragazzo.
Non
del tutto convinto, il biondo si posizionò sotto il secchio
e tirò
la corda.
Un'intera
secchiata di acqua gelata si riversò su di lui lasciandolo a
boccheggiare per lo shock termico mentre Diana se la rideva di gusto.
«Avevo
dimenticato di dirti che l'acqua è piuttosto
fredda.» disse,
tentando di giustificarsi.
La
rabbia per il fatto che la sua amica si stesse divertendo alle sue
spalle ebbe il potere di scongelarlo cosicché, prima che
Diana
avesse il tempo di scappare, lui l'aveva già agguantata e
trascinata
sotto il malefico secchiello che nel frattempo si era riempito
automaticamente.
Nonostante
la ragazza cercasse di divincolarsi la presa di lui era ben salda e
nulla poté fare per impedirgli di riversare su di lei una
secchiata
d'acqua gelata.
Appena
questa ebbe impattato con la sua pelle, Diana lanciò un
grido acuto
e penetrante che costrinse Martin a lasciare la presa.
Finalmente
libera, Diana iniziò a tempestare il petto di Martin di
pugni
scherzosi in segno di protesta per il tiro mancino giocatole dal
ragazzo.
La
protesta ebbe breve durata perché presto lui le
afferrò entrambi in
polsi impedendole ogni movimento.
Guardatisi
negli occhi entrambi scoppiarono a ridere. Altro che week-end
romantico, gli sembrava di essere tornati ai tempi in cui facevano le
battaglie di gavettoni.
L'atmosfera
divertita e giocosa ebbe però fine nel momento in cui lo
sguardo di
Martin si soffermò al di sotto del viso della ragazza.
Se
su di lui la secchiata gelida aveva avuto il potere di ridimensionare
i gioielli di famiglia, ben diverso era stato il risultato ottenuto
sui capezzoli della ragazza che, inturgiditi dal freddo, premevano
prepotentemente contro la sottile stoffa del costume lasciandone
intuire perfettamente la forma e le dimensioni.
Prima
che il sangue potesse tornare a scorrere in maniera omogenea,
generando situazioni imbarazzanti, Martin la lasciò andare e
si
diresse verso l'idromassaggio; ultima tappa del loro percorso
benessere.
Stupita
dal repentino cambio di comportamento del ragazzo, Diana lo
seguì,
perplessa.
«Tutto
bene?» gli chiese, immergendosi nell'acqua calda con un
mugolio di
piacere.
«Si,
certo, ho pensato solo fosse meglio finire il percorso.»
mentì lui,
cercando di rilassarsi.
Erano
ancora immersi nella vasca quando la campanella suonò
nuovamente
avvisandoli che era giunto il momento di uscire.
I
ragazzi uscirono e, indossati accappatoi e ciabattine, si diressero
nuovamente verso la loro stanza.
Appena
entrati gettarono uno sguardo intorno per vedere se, in loro assenza,
qualcuno fosse entrato in camera.
All'apparenza,
però, sembrava tutto a posto.
Resi
pigri dalla lunga permanenza in acqua i due si lasciarono andare sul
grande letto.
Trascorsi
pochi minuti, quando già il sonno stava cominciando ad avere
il
sopravvento, Diana si riscosse e si trascinò fino alla
scrivania.
«Che
fai?» le chiese Martin, con voce assonnata.
«Controllo
il programma. Non vorrei ci dimenticassimo di qualcosa.»
Raccolta
la cartelletta, la ragazza tornò sul letto accoccolandosi
con i
piedi raccolti sotto di se. In quel momento il suono delle campane a
vento si diffuse per la stanza.
«Tra
un'ora c'è la cena. Viene servita qui sul terrazzino ma
consigliano
di vestirsi come se si stesse uscendo.» spiegò
Diana con una
smorfia di disappunto.
Era
così rilassata; non aveva alcuna voglia di mettersi in tiro
inoltre,
visto lo scherzetto del costume, temeva ciò che la cara
agente
Simard aveva preparato per lei.
«Ok.»
disse Martin, rassegnato. Fortuna che era una missione
perché a suo
parere tutti quei programmi non si sposavano affatto con un piacevole
week-end romantico atto a ravvivare la passione di una coppia.
Fosse
stato per lui si sarebbe chiuso in una camera d'albero con servizio
in camera ventiquattrore su ventiquattro e lì si che i
vestiti non
sarebbero stati necessari.
«Io
adesso vado in bagno e tu intanto fai la doccia. Dopo mentre tu ti
trucchi la faccio io.» disse il biondo, rispondendo alla muta
domanda negli occhi della sua compagna di sventure.
Grazie
alla strategia di Martin entrambi riuscirono a prepararsi senza alcun
intoppo.
Appena
Diana uscì dal bagno entrambi rimasero qualche secondo a
fissarsi
vicendevolmente, stupefatti dalla visione dell'altro.
Martin
indossava un completo elegante con pantalone chiaro, giacca scura e
cravatta.
Diana,
invece, sfoggiava un abito a sottoveste color carminio lungo al
ginocchio e con una scollatura morbida che, senza mostrare troppo,
esaltava le sue forme.
«Wow!»
esclamò Martin, un attimo prima che bussassero alla porta.
Sorridendo
compiaciuta, Diana andò ad aprire.
Mezza
dozzina di camerieri, fecero il loro ingresso.
In
pochi minuti il tavolinetto nel terrazzino venne imbandito con tanto
di candele e secchiello di champagne.
«Signori,
vi auguro una buona cena.» disse l'uomo che per primo era
entrato in
camera. «Per qualsiasi problema basta chiamare il
centralino.»
aggiunse, facendo cenno agli altri di precederlo per poi inchinarsi e
chiudersi la porta alle spalle.
Rimasti
soli, i due ragazzi si rilassarono.
Incuriositi
ed affamati si diressero verso il tavolo.
«Madame.»
disse Martin, scostando la sedia per permettere alla ragazza di
accomodarsi.
Preso
posto a sua volta, sorrise a Diana attraverso il tavolo e la
invitò
con lo sguardo ad aprire la campana che copriva i piatti.
Ben
presto si resero conto che ciò che avevano davanti era una
selezione
dei cibi più afrodisiaci presenti sul mercato.
Si
passava dal risotto allo zafferano alle ostriche per arrivare ad un
delizioso tortino cioccolato e peperoncino.
Martin
sapeva bene quanto Diana odiasse i molluschi crudi e, alzando lo
sguardo non rimase deluso nel vedere la smorfia sul volto della
ragazza.
Preso
lo champagne, ne riempì i flûte e
invitò la ragazza a brindare.
Diana
era titubante. Se era vero che nel resort credevano che fossero
maggiorenni era altrettanto vero che in realtà non lo erano.
Il
biondo mise a tacere le sue proteste ricordandole che sarebbe apparso
quantomeno strano se non lo avessero neanche toccato.
Ridendo
e scherzando i due spazzolarono la cena anche se Martin dovette fare
il sacrificio di mangiare anche le ostriche di Diana ed ogni piatto
fu generosamente innaffiato con il costoso vino.
Finito
di mangiare, Martin propose di rientrare ma la ragazza gli disse che
preferiva rimanere fuori qualche altro minuto, così lui
avrebbe
avuto il tempo di mettere il pigiama.
Rimasta
sola, lasciò vagare lo sguardo sull'orizzonte sconfinato che
si
dipanava davanti a lei.
La
luce della luna faceva brillare le cime degli alberi rendendo il
tutto ancora più bello.
Diana
si sentiva la testa leggera.
Non
era la prima volta che beveva degli alcolici ma di solito si era
trattato di un sorso o poco più durante le feste, stavolta
invece in
due si erano bevuti più di mezza bottiglia...ok, in
realtà si erano
bevuti quasi tutta la bottiglia.
Giudicando
che fosse trascorso abbastanza tempo, rientrò.
In
effetti Martin si era già messo a letto.
Acciuffato
il completo per la notte che Tanya aveva scelto per lei, si
rintanò
in bagno, si struccò e lo indossò.
Se
non fosse stata un po' brilla non avrebbe avuto il coraggio di uscire
dal bagno ma, per fortuna, non era così.
Messa
la vestaglia, ritornò in camera da letto dove Martin
l'accolse
spalancando le braccia in maniera plateale e chiamandola tesoro.
Diana
ridacchiò rendendosi conto che neanche lui era molto lucido
e,
stando al gioco, si slacciò la vestaglia fingendo uno
spogliarello
e lanciandola all'amico.
Il
biondo scoppiò a ridere divertito dallo spettacolino
dell'amica ma
ammutolì di colpo vedendo l'impalpabile sottoveste bianca
indossata
dalla ragazza che quasi nessuno spazio lasciava all'immaginazione.
«Mangerai
qualche mosca se non chiudi la bocca.» lo avvisò
Diana, infilandosi
sotto le coperte e spingendogli il mento con un dito.
Resosi
conto della figura appena fatta, Martin si sentì arrossire.
Era
rimasto letteralmente a bocca aperta in un modo a dir poco
vergognoso.
«Forse
è meglio che dormiamo, domani ci aspetta una lunga
giornata.»
propose lui, cercando di recuperare un minimo di dignità.
«Questa
cavolo di camicia da notte sarà anche elegante ma non tiene
caldo
per niente.» si lamentò Diana rintanandosi sotto
il lenzuolo.
I
giorni erano abbastanza caldi da godersi il mare ma la sera,
sopratutto lì nel bosco, faceva ancora fresco.
«Vieni
qui, ci penso io a tenerti calda.» disse Martin, attirandola
a se.
In
realtà si sentiva un po' agitato a tenerla così
vicina ma voleva
dimostrare ad entrambi che nulla era cambiato.
«Grazie!»
esclamò lei, schioccandogli un bacio a metà tra
la guancia e le
labbra mentre il sonno cominciava a prendere il sopravvento.
Quel
gesto fece balzare il cuore nel petto al biondo.
Sperava
lei non se ne fosse accorta. Quando lui, un po' titubante,
abbassò
lo sguardo per controllare si accorse che lei aveva già
chiuso gli
occhi.
Un
po' più tranquillo, si sistemò meglio e in poco
tempo si addormentò
con lei ancora accoccolata sul petto.
Martin
si stiracchiò e aprì gli occhi sbattendo
più volte le palpebre a
causa del sole che inondava la stanza.
Istintivamente
portò lo sguardo di fianco a se ma il letto era vuoto. Pur
non
volendolo ammettere era un po' deluso, era stato piacevole dormire
con Diana stretta a se.
Cercando
d'ignorare i suoi stessi pensieri, Martin scalciò le coperte
e si
alzò.
Notando
un foglio sulla scrivania si avvicinò e lo prese tra le mani.
“Sono
andata a fare una passeggiata e a dare un'occhiata ai dintorni.
Ci
vediamo per la colazione.
Diana.”
Sorridendo,
si diresse verso la doccia e dopo essersi liberato dalla costrizione
degli indumenti si immerse sotto il getto dell'acqua sperando
così
di far svanire il sonno e i postumi dello champagne bevuto la sera
prima.
Dopo
aver dato uno sguardo al programma della giornata, indossò
una
comoda tuta e delle scarpe da tennis quindi raggiunse il giardino,
stando al programma era lì che si sarebbe svolta la
colazione.
Era
appena uscito quando vide Diana venirgli incontro.
Indossava
un top sportivo e un paio di pantaloni abbinati.
Martin
dovette ammettere che era splendida nella sua semplicità.
«Buondì!»
lo salutò.
«Buongiorno
a te. Come va?»
«Un
po' di mal di testa a causa dell'alcool.» confessò.
«Idem.
Magari mettere qualcosa nello stomaco ci farà
bene.» propose.
I
due si avviarono verso il tavolo imbandito per loro al centro del
giardino.
Martin
notò che lei non aveva fatto alcun accenno al quasi bacio
della sera
prima e che sembrava perfettamente a suo agio. Si chiese se se ne
ricordasse.
Lui
ricordava bene e sapeva che le sensazioni provate non sarebbero
svanite tanto facilmente.
Rifocillati
dall'abbondante colazione, i due vennero invitati a passeggiare un
po' prima del prossimo trattamento.
Appoggiata
al braccio di lui Diana si godeva l'aria fresca e il sole ma una
parte di lei continuava a ripensare a quando la sera prima si era
accoccolata sul suo petto. Non aveva le idee molto chiare, aveva un
vago ricordo del sapore della sua pelle sulle labbra ma in
realtà
non era certa di cosa fosse realmente successo.
«Allora,
notato qualcosa di strano durante il tuo giro mattutino?»
chiese
Martin, infrangendo un silenzio che si era protratto anche troppo a
lungo.
«Nulla
di nulla.» affermò Diana scrollando il capo.
«Non
ti sembra strano? Insomma, stasera andremo via e ancora non
è
successo niente.»
«Tranquillo,
purtroppo abbiamo ancora molte ore davanti.» lo contraddisse.
«Più
tardi sarà il turno del massaggio rilassante, peccato non
poterselo
godere davvero.» sospirò Diana.
Dopo
una lunga passeggiata decisero che era meglio rientrare, non volevano
arrivare in ritardo.
Rientrati
nell'edificio salirono in camera per indossare il costume visto che
di certo non avrebbero potuto fare i massaggi con i vestiti addosso.
Anche
stavolta l'agente Simard aveva dato il meglio di se. Non solo il
parigamba blu scuro di Martin era così aderente da mettere a
disagio
anche una faccia di bronzo come lui ma il costume di Diana, di un
bianco accecante, era, se possibile, ancora più striminzito
del
precedente.
Mentre
usciva dalla stanza Diana giurò a se stessa che avrebbe
ucciso
quella donna.
Avvolti
negli accappatoi, i due si presentarono nella sala massaggi.
Appena
entrati, Steve venne loro incontro con il solito sorriso smagliante.
Immediatamente
Martin sentì la rabbia montargli dentro:non avrebbe permesso
a quel
bell'imbusto di toccare la sua Diana!
Consapevole
del pensiero appena formulato, si irrigidì e
lanciò uno sguardo
preoccupato in direzione della ragazza, quasi temesse che potesse
leggergli nel pensiero.
Con
soddisfazione notò che anche lei sembrava infastidita dalla
presenza
dell'uomo; non avrebbe sopportato di vederla eccitata all'idea di
avere le sue mani sul suo corpo.
Inconsapevole
dei pensieri del ragazzo, Diana si strinse nell'accappatoio sotto lo
sguardo rapace dell'altro.
«Bentrovati.
Accomodatevi.» disse l'uomo invitandoli ad entrare.
Titubanti,
i due si fecero avanti.
«Jolanda
e Antony si occuperanno di voi.» spiegò, indicando
i due addetti
posizionati di fianco ai lettini per massaggi. «Prima
però dovreste
andare negli spogliatoi per cambiarvi.»
Diana
avrebbe voluto chiedere spiegazioni ma la timidezza e la paura di una
gaffe ebbero la meglio.
Entrati
negli spogliatoi i due trovarono su un ripiano un asciugamano ed un
perizoma bianco. A quanto pareva quella secondo quelli del centro
benessere era la tenuta adatta ai massaggi.
Riluttanti,
i due si cambiarono e tornarono nella sala.
«Lei
signor Mystere può prendere posto sul lettino a sinistra
mentre di
lei signorina Lombard si occuperà Antony.» disse
Walter indicando i
rispettivi lettini. «Prima farete un massaggio rilassante al
quale
seguirà un massaggio di coppia.» spiegò.
«Vi
lascio. Arrivederci.» salutò l'uomo uscendo dalla
stanza.
Entrambi
si sedettero sul lettino indicato loro sentendo il nervosismo
aumentare.
L'idea
del massaggio era piacevole ma, visto che ancora non avevano scoperto
come convincessero le persone a svuotare i loro conti, non sapevano
cosa aspettarsi davvero.
«Sdraiatevi
proni, per favore.» disse Jolanda.
I
due fecero ciò che gli veniva detto.
Ben
presto qualsiasi resistenza o tensione fu vinta dalle mani esperte
dei due massaggiatori e, in breve, i due si ritrovarono a sospirare
soddisfatti.
«Signori
abbiamo finito.» annunciò Antony qualche tempo
dopo, facendo
spalancare gli occhi ad entrambi per lo stupore: si erano
così
rilassati da non accorgersi del tempo che passava.
Per
quel che ne sapevano potevano averli già condizionati a
dargli tutti
i loro soldi senza che loro se ne rendessero conto.
Ancora
sbigottiti, entrambi si misero a sedere.
«Se
volete seguirmi ci spostiamo nella zona adibita al massaggio di
coppia.» li esortò Jolanda.
Dopo
un breve cenno affermativo Martin e Diana seguirono la donna dietro
una porta scorrevole celata dalla tappezzeria della stanza.
Entrambi
erano basiti; erano così presi dal massaggio da non averla
notata.
Immediatamente
tutti i loro sensi si misero in allerta; non era da escludere che
proprio in quella stanza nascosta si celasse la soluzione del mistero
che stavano tentando di svelare.
Appena
entrati i loro occhi vennero aggrediti dalla vividezza dei colori che
caratterizzavano l'ambiente.
In
netto contrasto con la stanza che avevano appena lasciato, in cui
predominava il bianco, in quella stanza i toni del rosso la facevano
da padrone.
Così
come la sala in cui avevano servito loro il cocktail di benvenuto,
anche questa aveva richiami orientaleggianti e somigliava in maniera
equivoca ad un'alcova.
L'ambiente
era diviso in due da dei tendaggi drappeggiati.
Subito
dopo l'ingresso era sistemato un divano multicolore posizionato
davanti un'enorme schermo ultrapiatto mentre, oltre le tende, era
possibile vedere quello che appariva a tutti gli effetti un enorme
letto matrimoniale rotondo.
«Adesso
noi vi lasceremo soli. Appena siete pronti accomodatevi e accendete
il televisore.» disse Jolanda. «Partirà
un video che spiega come
fare il massaggio reciproco. Abbiamo notato che la spiegazione
tramite video mette più a proprio agio i clienti.»
«Se
avete delle perplessità, però, basta premere il
campanello e noi
arriveremo.» intervenne Antony, indicando il bottone sulla
parete di
fianco all'ingresso. «In caso contrario, finito il video
potete
spostarvi sul letto.»
«A
vostra disposizione ci sono diversi tipi di oli. Scegliete il profumo
che preferite. Vi sconsigliamo di mischiarli, il risultato potrebbe
essere poco gradevole.» spiegò la donna, aprendo
la vetrinetta
contenente le varie ampolle posta vicino al letto. «Finito il
massaggio, oltre questa tenda vi è un ascensore;
è programmato per condurvi direttamente nella vostra
camera.» continuò, mostrandolo.
«Non
è necessario che recuperiate i vostri effetti personali. Vi
saranno
recapitati direttamente in stanza.» aggiunse l'uomo.
Dopo
aver salutato, i due massaggiatori andarono via ribadendo per
l'ennesima volta che nessuno li avrebbe disturbati.
Rimasti
soli, Martin e Diana si guardarono negli occhi, dubbiosi.
«Non
è che si tratta di un video ipnotico?»
sussurrò il biondo,
preoccupato.
«Da
come parlavano temo ci troveremo davanti un film porno.»
confessò
lei, arrossendo leggermente.
«Non
possiamo fare altro che vederlo e scoprirlo.» propose Martin,
prendendo posto sul divano.
Appena
Diana l'ebbe raggiunto fece partire il filmato.
Sullo
schermo apparvero un uomo e una donna vestiti solo di un perizoma
molto simile a quello che loro due celavano sotto l'asciugamano.
Dopo
i saluti di rito i due iniziarono a spiegare e a mostrare come
effettuare il massaggio reciproco.
Ben
presto i due compresero perché i clienti si sentissero
più a loro
agio con il filmato che non con le spiegazioni dal vivo e compresero
perché vi fosse un ascensore che conduceva direttamente in
camera
loro.
Nonostante
le zone erogene non venissero propriamente manipolate, il massaggio
aveva un'elevata carica erotica e non era difficile immaginare che
cosa avessero in mente di fare le coppie dopo averlo eseguito.
«Eh
eh, magari non sarebbe male prendere appunti, mi potrebbe tornare
utile il giorno che riuscissi ad andare in meta con una
ragazza!»
provò a scherzare Martin, cercando di alleggerire la
tensione.
Il
disagio tra i due era però palpabile.
Presto,
anche troppo presto, entrambi si ritrovarono a fissare uno schermo
blu. Il video era finito e bisognava che andassero avanti con la loro
messinscena.
Diana
si chiese se non potevano solo fingere di farsi il massaggio per poi
salire in camera dopo un po' ma, anche se non visibili, la presenza
di telecamere nascoste non era da escludere.
«Dobbiamo
farlo, non c'è scelta.» sussurrò Martin
all'orecchio dell'amica,
sperando che eventuali spettatori non avessero modo di sentire le
parole.
Diana
si limitò ad annuire, rossa in volto.
Con
fare impacciato i due si spostarono sul letto.
«Se
ricordo bene prima tocca a te.» disse Martin continuando a
guardarsi
intorno in cerca di una via d'uscita.
«Già.»
affermò Diana flebilmente, sdraiandosi prona al centro del
letto.
«speriamo solo che abbiano sostituito le lenzuola.
Già farebbe
schifo sdraiarsi dove lo hanno fatto gli altri ma immaginare che ci
abbiano fatto anche altro mi fa venire i brividi.» aggiunse
con
veemenza.
«Tranquilla,
non penso che in un posto di lusso come questo tralascino le basilari
norme igieniche. I clienti sono gente ricca e non gli conviene che
gli facciano causa per aver preso un'infezione.» la
rassicurò.
«Allora, che gusto vuoi?» chiese, indicando le
boccette di fianco
al letto.
Perplessa,
Diana volse lo sguardo in direzione dell'amico.
Compreso
cosa stesse indicando, scoppiò in una fragorosa risata.
«Martin,
non sono mica succhi di frutta! Si parla di profumazioni e non di
gusto.» puntualizzò. «Che ne dici di
Muschio bianco? A me piace e
tu porti spesso colonie con note muschiate quindi dovrebbe andare
bene per entrambi.»
Martin
stava per rispondere che per lui non faceva differenza ma,
riflettendo sulle parole che aveva appena udito, si bloccò.
Non
aveva la più pallida idea che Diana prestasse attenzione ai
profumi
che usava.
La
cosa se da un lato lo lusingava dall'altro lo metteva un po' a
disagio.
Se
fossero stati in un centro commerciale al reparto profumeria non ci
avrebbe fatto caso ma in quella situazione, con lei sdraiata di
fianco a lui praticamente nuda era un'altra storia.
Improvvisamente
immagini di lei che annusava il suo collo con fare sensuale
iniziarono a invadere la sua mente e avvertì qualcosa
smuoversi al
basso ventre.
Stringendo
i pugni, prese un profondo respiro per cercare di calmarsi.
Continuando così la situazione gli sarebbe sfuggita di mano.
«Per
me è lo stesso.» rispose con voce strozzata.
Sentendolo
strano Diana lo squadrò in volto.
«Tutto
bene?»
«Si,
certo.» affermò Martin, alzandosi ed avvicinandosi
all'espositore
per sfuggire allo sguardo indagatore dell'amica.
La
situazione stava prendendo una strana piega e lui si chiedeva con
sempre maggiore apprensione se sarebbe riuscito a gestirla.
Con
mani malferme afferrò la boccetta e ritornò sul
letto.
«Ci
siamo.» mormorò Diana, agitata, parlando
più a se stessa che a
Martin.
Fino
a quel momento si era tenuta l'asciugamano stretto addosso ma adesso
non aveva più scelta, doveva toglierlo.
Non
aveva incertezze circa il suo corpo, aveva da tempo accettato di non
essere una maggiorata e stava bene con se stessa. Per quanto
riguardava Martin l'aveva spesso vista in costume ma questo era
qualcosa di decisamente diverso e non riusciva a non sentirsi in
ansia.
Mordendosi
il labbro inferiore per la tensione, si sfilò l'asciugamano
rimanendo a pancia in giù.
Tirò
un lungo sospiro per cercare di rilassarsi e chiuse gli occhi, in
attesa.
Martin
stappò la boccetta, si versò un po' d'olio sulle
mani e lo scaldò
tra i palmi. A quel punto, finalmente, si decise a volgere lo sguardo
alla ragazza sdraiata di fianco a lui.
Con
fare esitante le poggiò le mani sulle spalle e
iniziò a muoverle
cercando di imitare i gesti visti nel filmato.
Al
primo tocco Diana sussultò ma tentò di rilassarsi.
In
fondo era solo un massaggio.
Intanto,
con mosse incerte, Martin iniziò a sfiorarle le spalle.
Nella
sua mente continuava a ripetersi, come un mantra, che si sarebbe
trattato di un massaggio erotico solo se fosse stato con qualcuno che
lo attraeva sessualmente ma che, invece, la ragazza che stava
accarezzando era semplicemente Diana.
Peccato
che qualcuno ai piani bassi non la pensasse allo stesso modo e
reagisse con un certo interesse al percepire il contatto delle mani
su quella pelle liscia.
Consapevole
che la seconda parte del massaggio sarebbe stata ancora più
imbarazzante perché Diana si sarebbe dovuta mettere in
posizione
supina, Martin prolungò quanto più possibile la
prima parte
inconsapevole di averlo reso ancora più sensuale nella sua
lenta
esplorazione.
Immobile
sotto il tocco del ragazzo, Diana cercava di mantenere la mente
sgombra da ogni pensiero perché sapeva che ciò
che avrebbe pensato
sarebbe riuscita solo a farla agitare. Pian piano, senza che neanche
se ne accorgesse, il lieve massaggio riuscì a farla
rilassare al
punto da strapparle un gemito di apprezzamento.
Appena
l'ebbe emesso, Diana arrossì violentemente e
spalancò gli occhi
temendo ciò che ne avrebbe detto il suo amico.
Fortunatamente
lui si limitò ad osservare che in fondo non era
così disastroso nei
massaggi se era riuscito a farla rilassare davvero.
Quella
battuta servì ad alleggerire l'atmosfera e a tranquillizzare
entrambi.
Per
quanto lento fosse, però, giunse il momento in cui Diana
doveva
girarsi.
Mentre
ogni singolo muscolo del suo corpo tornava a tendersi sotto il peso
della tensione, si girò stringendosi però un
braccio al seno.
Aveva
avuto dei ragazzi, con alcuni si era spinta più in
là dei semplici
baci ma a nessuno di loro aveva concesso di vederla nuda e che
ciò
accadesse proprio con Martin la metteva in agitazione.
Consapevole
dell'imbarazzo dell'amica, il ragazzo si concentrò sui suoi
piedi
evitando accuratamente di alzare lo sguardo.
Lentamente
con tocchi gentili risalì lungo le gambe e i fianchi,
così come
aveva visto fare nel video.
Raggiunta
la vita il massaggio doveva continuare sulle mani e le braccia.
A
quel punto Diana non poté più indugiare e
così, evitando di
guardarlo in faccia, rilasciò la presa sul petto e distese
le
braccia.
Se
avesse alzato lo sguardo avrebbe notato che Martin era arrossito e
teneva lo sguardo fisso sul materasso senza osare alzarlo su di lei.
Entrambi
sapevano come doveva concludersi il massaggio e, nonostante
cercassero di mantenere la calma, la verità è che
i loro battiti
cardiaci erano aumentati ed il respiro di Diana si faceva sempre
più
accelerato mentre Martin raggiungeva le sue spalle.
Nel
momento in cui le mani di lui scesero a lambirle i contorni del seno
i loro sguardi si incrociarono. Solo la consapevolezza di essere in
missione per il Centro permise loro di rimanere fermi al loro posto
anche se lei avvertì distintamente le mani di Martin tremare
sulla
sua pelle.
Diana
si chiedeva a cosa stesse pensando lui in quel momento, per fortuna
non poteva leggergli nel pensiero se no l'avrebbe sentito definirla
molto sexy e pregarla di smetterla di respirare in maniera
così
affannata visto che quel movimento attraeva il suo sguardo su
qualcosa che avrebbe dovuto ignorare rendendoglielo ancora
più
desiderabile.
Dopo
il rapido passaggio nella zona del seno il massaggio
proseguì con
dei lenti movimenti circolari dall'addome fino al basso ventre e si
concluse con un bacio rituale sull'ombelico.
«Finito.»
mormorò Martin, ancora frastornato.
Appena
l'ebbe detto, con movimenti fulminei Diana afferrò il suo
asciugamano e vi si riavvolse per poi mettersi in piedi.
Si
sentiva completamente scombussolata e dovette ammettere con se stessa
che era eccitata al punto da non riuscire a reggersi bene sulle
gambe.
Ostentando
una tranquillità che non provava, lui si stese sul lettino
togliendosi l'asciugamano e mettendo in mostra un sedere di marmo che
Diana non poté fare a meno di notare anche se quella specie
di
perizoma non gli rendeva giustizia.
Con
movimenti delicati iniziò a massaggiarlo.
L'eccitazione
che provava la portava a tenersi ad una certa distanza con il
risultato che, quando dovette scendere lungo le sue braccia per
massaggiarle contemporaneamente era troppo lontana e dovette
sdraiarsi con il busto sulla schiena di lui.
Nonostante
il tutto fosse durato pochi secondi e nonostante lei indossasse
l'asciugamano, Martin non poté fare a meno di pensare al
seno che
quel cotone celava e che lui aveva sfiorato poco prima. La sua
eccitazione crebbe in maniera alquanto fastidiosa facendogli sfuggire
un mugolio che, per sua fortuna, passò inosservato alle
orecchie di
Diana, troppo concentrata su ciò che stava facendo.
Lei,
dal canto suo, era troppo impegnata nell'usare ogni briciola
dell'autocontrollo che le era rimasto per evitare di lasciarsi andare
a fantasie indecenti sul suo amico.
Come
già aveva fatto lui, dalle spalle passò alla
schiena beandosi delle
spalle larghe e forti che tante volte l'avevano trasportata nel corso
delle missioni.
Arrivata
all'interno coscia lo sentì sussultare.
Consapevole
del fatto che fosse uno dei punti in cui soffriva il solletico, si
scusò con lui che si limitò a risponderle con una
scrollata del
capo.
Di
certo non avrebbe potuto immaginare che in quel momento lui si stava
mordendo le labbra con tutta la forza che aveva per non farsi
sfuggire un gemito di piacere.
Dalle
cosce scese alle gambe permettendo a Martin di rilassarsi leggermente
ma il sollievo durò poco.
Consapevole
di quanto lui soffrisse il solletico ai piedi, velocizzò il
più
possibile il massaggio alla zona portando così a termine la
prima
parte del massaggio.
«Martin,
puoi girarti.» disse.
«Non
posso.» rispose Martin, scuotendo energicamente il capo.
«Dai,
non fare lo stupido.» lo incitò lei.
«Diana,
davvero ti arrabbierai ma io non posso farci nulla!»
farfugliò in
preda al panico.
«Se
mi sono girata io non vedo perché non possa farlo
tu!» esclamò
Diana, irritata e anche imbarazzata al ricordo di essersi mostrata a
seno nudo.
«Va
bene, io mi giro ma tu non picchiarmi.» affermò
lui, tremando al
pensiero del suo martello che si abbatteva su di lui.
Lentamente
e senza il coraggio di guardarla in faccia si sistemò in
posizione
supina.
«Era
così difficile?» chiese sarcastica per poi
ammutolire di colpo di
fronte all'evidente erezione di lui.
«Oh!»
fu tutto ciò che riuscì a dire.
Allarmato,
Martin balzò a sedere e recuperò l'asciugamano
per coprirsi.
«Diana,
non so cosa dire, mi dispiace!»
«Bé,
penso che lo scopo del massaggio di coppia, secondo quelli del centro
benessere, fosse proprio questo.» commentò lei,
continuando a
fissare il pavimento.
«Non
volevo metterti in imbarazzo.» mormorò Martin,
sinceramente
dispiaciuto.
«Lo
so. È tutta colpa di questa situazione assurda.»
rispose Diana,
tornando a guardarlo negli occhi e sorridendogli. «Dai,
finiamo il
massaggio.»
«C'è
solo un piccolo intoppo, ecco, come dire, il mio problema non si
è
ancora risolto.» spiegò Martin, al colmo
dell'imbarazzo.
«Prima
mi hai colto un po' di sorpresa ma penso di essere abbastanza adulta
da affrontare la cosa. Non scapperò urlando e dandoti del
maniaco.»
rispose Diana, cercando di apparire più sicura di quanto non
fosse in realtà.
Rassicurato
dalle parole di lei, Martin si tolse l'asciugamano e tornò a
sdraiarsi.
Dandogli
le spalle con la scusa di prendere dell'altro olio, Diana si
lasciò
andare ad un sorrisetto compiaciuto, in fondo era soddisfacente
sapere di essere in grado di eccitare un ragazzo.
Portatasi
ai suoi piedi riprese il massaggio.
Sentiva
sotto le mani i muscoli di lui tesi fino allo spasmo e si chiese
quante coppie fossero riuscite a portare a termine quel massaggio.
Mentre
risaliva lungo le cosce fino ai fianchi avvertì il suo
respiro farsi
più concitato per tornare a rilassarsi leggermente quando si
spostò
sulle mani.
Massaggiate
le braccia e le spalle ridiscese sul petto beandosi del contatto con
quei muscoli forti e sodi.
Finito
di massaggiare l'addome, non ebbe altra scelta che completare il
massaggio spostandosi sul basso ventre ed in quel momento lo
avvertì
distintamente deglutire a vuoto.
Alzato
lo sguardo sul suo viso, lo vide osservarla con un'espressione che
non gli aveva mai visto.
Senza
riuscire a staccare gli occhi dai suoi, si chinò a
depositare il
bacio sull'ombelico che sanciva la fine del massaggio.
Quell'ultimo
gesto diede il colpo di grazia all'autocontrollo di Martin.
Messosi
a sedere, afferrò Diana per un braccio e l'attirò
a se.
Portata
una mano dietro alla sua nuca, la baciò con tutta la
passione di cui
era capace.
Lungi
dal fuggire, Diana rispose al bacio con altrettanta foga e
usò il
braccio libero per cingergli il collo.
Rassicurato
dal comportamento di lei, le lasciò andare il braccio e,
afferratala
per i fianchi se la sedette in grembo mentre le mani di lei vagavano
sulla sua schiena sfiorandolo e graffiandolo.
«Andiamo
in camera.» gli sussurrò, staccandosi appena un
attimo dalle sue
labbra.
Agguantate
le sue cosce, si mise in piedi senza lasciarla andare e, sempre con
lei in braccio andò all'ascensore.
Le
porte si aprirono immediatamente.
Appena
entrato, Martin appoggiò Diana sul corrimano presente
nell'ascensore
così da avere le mani libere.
Continuando
a baciarla, lasciò che le sue mani vagassero sul corpo di
lei
percorrendone la pelle morbida.
Uno
scampanellio metallico li avvisò che avevano raggiunto il
loro
piano.
Con
uno scatto fulmineo, Diana si divincolò dalle mani di lui e
corse in
camera ridendo.
Martin
la seguì ed in poche falcate la raggiunse, chiuse la porta
con un
colpo e, trovatala ai piedi del letto, ve la fece cadere per poi
sdraiarsi su di lei e riprendere da dove si erano interrotti.
Afferrato
l'asciugamano che la copriva lo fece volare dietro di se per poi
ricominciare la lenta esplorazione delle sue forme.
Staccatosi
un attimo da lei, si liberò dell'unico indumento che
entrambi
portavano e si concesse qualche attimo per ammirarla completamente
nuda sotto di se.
Sdraiatosi
di nuovo su di lei lasciò che lei avvertisse quanto la
desiderava.
In
risposta, Diana lo cinse con le gambe provocandogli un brivido di
piacere e di aspettativa.
«Non
mi sono mai sentito così.» le sussurrò,
carico di desiderio.
Quelle
parole risuonarono come un campanello di allarme nella mente di Diana
che spalancò gli occhi.
«Martin,
fermati!» urlò, allontanandolo da se e coprendosi
con il lenzuolo.
«Diana,
che succede? Pensavo lo volessi anche tu.» rispose lui,
confuso.
«Siamo
in missione e poi non ci siamo mai comportati
così.» spiegò,
arrossendo. «In questo centro puntano a rinverdire
l'affinità di
coppia, e se ci avessero dato qualche sorta di eccitante?»
Martin
sentiva di desiderarla con tutta se stesso ma sapeva anche che nelle
sue parole poteva esserci del vero.
«Hai
ragione.» ammise senza però riuscire a nascondere
la frustrazione
che provava. «Io...io vado di là.»
disse, indicando il bagno e
raggiungendolo dopo aver raccattato l'asciugamano di Diana da terra
per coprirsi.
Rimasta
sola, Diana si portò le braccia al petto e morse il lenzuolo
per
impedirsi di singhiozzare.
Quella
missione stava rischiando seriamente di rovinare la sua amicizia con
Martin.
Certo,
se si fosse scoperto che erano sotto effetto di sostanze eccitanti la
cosa sarebbe stata più facile da superare, pensò,
ma sentiva che
una parte di se avrebbe sofferto nel constatare che lui non la
desiderava davvero e si chiese se davvero ciò che sentiva
per lui
era solo amicizia.
Ancora
scossa da quanto successo, Diana si trascinò sotto la doccia
e pregò
che l'acqua calda riuscisse a cancellare le tracce di quel contatto
proibito.
Intanto,
nell'altra stanza, Martin tentava di riprendere il controllo di se
senza riuscirci.
L'ipotesi
che fossero sotto effetto di sostanze eccitanti si fece sempre
più
tangibile.
Compreso
che con la sola forza del pensiero non sarebbe riuscito a calmarsi si
rassegnò all'idea di doversi dare sollievo da solo.
Con
tutte le sue forze cercò di concentrare il suo pensiero su
qualsiasi
ragazza che non fosse Diana ma, immancabilmente, la sua mente gli
riproponeva l'immagine di lei nuda ed eccitata sotto di se, la
sensazione della sua pelle morbida.
Alla
fine, arresosi a quei pensieri che avrebbe voluto evitare, raggiunse
il piacere con un ringhio gutturale di godimento misto a
frustrazione.
Ripreso
un minimo di controllo, Martin si avvolse in un asciugamano e
bussò
alla porta; l'ultima cosa di cui aveva bisogno era vedere Diana
intenta a farsi la doccia o comunque svestita.
«Entra.»
rispose lei.
Appena
lui l'ebbe fatto, lei sgusciò in bagno senza osare guardarlo.
Non
solo la doccia calda non era servita ma, mentre era ad occhi chiusi,
si era ritrovata ad immaginare che Martin fosse lì con lei.
Cercava
di consolarsi pensando che tra qualche ora la missione sarebbe finita
ma non poteva fare a meno di chiedersi se il loro rapporto sarebbe
mai potuto tornare quello di prima.
Aveva
appena finito di truccarsi quando udì bussare alla porta
della
stanza.
Sentendo
Martin andare ad aprire, uscì dal bagno.
Entrata
in camera, lo vide richiudere la porta con un calcetto mentre
spingeva dentro un carrello con diversi piatti coperti.
Avvicinatasi,
li aprì scoprendo il meglio della cucina afrodisiaca, dalle
ostriche
alla aragoste passando per il dessert al cioccolato.
Ricordò
di aver letto che il loro ultimo pasto lo avrebbero consumato in
camera e di essersi chiesta perché.
Adesso
capiva che molte coppie, dopo il massaggio, probabilmente
trascorrevano il resto della giornata chiusi in camera a darsi da
fare e l'ultima cosa che volevano era scendere al ristorante per
mangiare.
Nel
loro caso quell'isolamento forzato era l'ultima cosa di cui avevano
bisogno.
Al
piano inferiore del carrello Diana notò una sacca di tela.
Incuriosita l'aprì; dentro c'erano i costumi che avevano
indossato
per andare in sala massaggi e, a giudicare dall'odore di detersivo
che emanavano, erano stati lavati e asciugati.
Vedere
quegli indumenti accrebbe ancora di più il suo imbarazzo.
Sentiva
le lacrime pizzicarle gli occhi ma resistette alla tentazione di
piangere, non sarebbe servito a nulla.
Si
sentiva disperata.
Aveva
messo a repentaglio il rapporto con il suo migliore amico per la
missione e adesso anche questa era a rischio.
È
vero, appena arrivati in camera avevano verificato l'eventuale
presenza di telecamere ma, impossibilitati ad usare l'U-watch, non
potevano avere la certezza assoluta che non ce ne fossero. In tal
caso probabilmente la loro copertura era già saltata.
Avvilita,
decise che era meglio iniziare a sistemare le valigie, così
sarebbero stati pronti per andare via.
Con
gesti meccanici piegò e riordinò tutto
ciò che l'agente Simard
aveva preparato per loro mentre Martin sedeva sul pavimento vicino
alla porta a vetri con lo sguardo perso verso l'esterno. Sarebbe
voluto uscire sul terrazzo ma, nel caso non ci fossero telecamere in
camera e la loro copertura non fosse ancora saltata, era meglio che
almeno le apparenze fossero rispettate e che tutti li credessero
chiusi in camera impegnati in dilettevoli attività.
«Martin,
dove hai messo l'asciugamano che avevo mentre facevo il
massaggio?»
«Nel
cesto in bagno. Perché?»
«Voglio
farlo analizzare. Sai per eventuali tracce di sostanze strane
presenti nell'olio.» spiegò lei.
Martin
rispose con un cenno del capo ma dentro si sentiva ribollire di
rabbia. Non sopportava l'idea che Diana imputasse l'attrazione
reciproca avvertita poco prima solo alla presenza di sostanze
eccitanti.
Il
trillo del telefono lo riscosse dai suoi pensieri.
«Che
succede?» chiese Diana, affacciandosi dal bagno.
«Chiamavano
dalla reception, è ora dell'ultimo trattamento. Hanno
preferito
chiamare per essere certi che non fossimo occupati.»
spiegò con una
vena di sarcasmo nella voce.
«Metto
l'asciugamano in valigia e andiamo.»
Chiuse
le valigie, i due scesero a pianterreno e raggiunsero la Stanza della
Contemplazione, almeno a dar retta alla targhetta sulla porta.
Appena
ebbero bussato una profonda voce maschile li invitò ad
entrare.
Varcata
la soglia si trovarono all'interno di una stanza circolare dalle
pareti di un rosa tenue e dal pavimento completamente ricoperto di
morbidi cuscini azzurrini.
Su
uno di questi era seduto un uomo vestito di bianco con pantaloni e
casacca di lino ed a piedi scalzi.
«Benvenuti,
sono Lambert, ideatore, creatore, proprietario e gestore
dell'Eden.»
affermò con piglio sicuro e orgoglioso.
«Accomodatevi.» disse,
indicando loro i cuscini alla sua destra e alla sua sinistra.
«Come
saprete ero psicologo e terapista di coppia ma nel corso della mia
carriera ho compreso che la sola sterile pratica mentale non poteva
far riavvicinare le persone ed è da questi miei studi che
nasce
l'Eden.»
Martin
e Diana si lanciarono un veloce sguardo di allerta. Era altamente
probabile che il loro uomo fosse proprio lui.
«La
fase della Contemplazione serve per dirsi l'un l'altro ciò
che si
apprezza del proprio partner.» continuò a spiegare
mentre loro si
sedevano ai suoi lati.
«Adesso,
guardandovi negli occhi ditevi, alternandovi, “io
apprezzo”, “io
ammiro”, “io adoro” o “io
amo” seguito da una
caratteristica fisica o caratteriale dell'altro. Ad ogni affermazione
accompagnerete una carezza sulla parte che per voi rappresenta
ciò
che avete indicato.»
Finito
di spiegare batté un colpo le mani ed una musica dai toni
orientali
iniziò a diffondersi nella stanza.
Martin
e Diana si costrinsero a guardarsi negli occhi.
Dopo
quanto successo l'ultima cosa che volevano fare era soffermarsi sulle
caratteristiche dell'altro o toccarsi anche se solo fuggevolmente.
Purtroppo però non potevano mandare a monte la missione solo
per
questo.
«Ammiro
il tuo senso dell'umorismo.» disse Diana, dopo aver fatto un
profondo respiro e accompagnando la frase con una lieve carezza alla
fronte.
Si
sentiva un po' in colpa per il modo in cui lo aveva rifiutato e
sperava che se fosse stata lei ad iniziare magari lui si sarebbe
sentito più a suo agio.
«Adoro
il modo in cui ridi anche alle mie battute più
sceme.» ribatté
Martin, intenerito dalle parole di lei, sfiorandole le labbra con un
dito.
«Adoro
la fossetta che hai sulla guancia destra.» ribatté
toccandola e
sorridendogli.
«Adoro
il modo in cui ti avvolgi i capelli intorno all'indice quando sei
concentrata a studiare.» continuò lui, rifacendo
il gesto.
Per
un attimo i due quasi dimenticarono dove si trovavano, si sentivano
più rilassati e in armonia tra loro.
La
pace però durò poco.
Mentre
erano ancora intenti all'esercizio nella nenia che faceva di
sottofondo s'insinuarono delle parole nuove.
Istintivamente
Martin volse per un secondo gli occhi al punto da cui proveniva la
musica.
Impossibilitato
a parlare, fissò intensamente Diana, sperando che lei
capisse. Un
veloce battito di ciglia fu l'unica risposta che poté dargli
ma lui
comprese ugualmente che anche lei si era accorta del messaggio
nascosto all'interno del sottofondo musicale.
Da
quel momento per loro divenne estremamente difficile rimanere
concentrati sull'esercizio di contemplazione e accolsero con sollievo
lo scampanellio che annunciò la fine del tempo a loro
disposizione.
«Signor
Mystere, signorina Lombard, è stato un immenso piacere
avervi ospiti
presso il mio Resort. Spero tornerete a trovarci.» disse il
proprietario accompagnandoli alla porta.
Usciti
dalla Stanza della Contemplazione si affrettarono a raggiungere la
loro suite.
Adesso
sapevano come condizionavano le persone e non restava altro da fare
che avvisare al più presto M.o.m.
Entrati
in camera, controllarono velocemente di non aver lasciato nulla in
giro quindi chiamarono la reception affinché gli portassero
la loro
auto.
Pochi
minuti dopo un facchino bussò alla porta, caricò
i bagagli sul
carrello e li scortò fino all'ingresso.
«Signor
Mystere, signorina Lombard, spero vi siate trovati bene.»
disse
Electra, la donna addetta all'accoglienza, venendo loro incontro.
«Mi
auguro tornerete presto a trovarci, magari come Mr e Mrs
Mystere!»
chiocciò, ignara dell'imbarazzo in cui li aveva precipitati.
«È
stato tutto fantastico.» disse Diana, cercando di apparire
naturale.
«Vi
accompagno alla macchina.» disse la donna, precedendoli nel
cortile.
«E
il conto?» si lasciò sfuggire Martin, confuso.
«Ha
già pensato a tutto la sua segretaria, anzi, la ringrazi per
aver
provveduto anche alle mance.» rispose la donna, sorridendo
affabile.
«Allora
arrivederci.» disse ancora Martin, raggiungendo lo sportello
dell'auto.
Dopo
aver fatto caricare i bagagli e aver espletato gli ultimi convenevoli
i due si avviarono all'uscita.
Oltrepassato
il cancello del Resort, Martin guidò per un centinaio di
metri
quindi accese il navigatore, impostò la destinazione
“casa” e
subito dopo recuperò il suo U-watch dal cassettino
portaoggetti.
Appena
l'ebbe messo al polso tirò un sospiro di sollievo, senza si
sentiva
come mutilato.
Attivata
la funzione Ricetrasmittente chiamò il Centro avvisandoli
che
stavano tornando.
Seduta
di fianco a lui, Diana sentiva il sollievo farsi strada in lei.
Quella
assurda missione era finita ma temeva gli strascichi che si sarebbe
portata dietro.
Velocemente
lanciò uno sguardo a Martin, sembrava del tutto concentrato
sulla
guida e si chiese se per lui fosse già tutto dimenticato.
In
quel momento raggiunsero il punto di recupero, il portale li
inghiottì e non ci fu più tempo per altre
congetture.
Quando
la luce si dissolse si ritrovarono nei garage del Centro.
«Bentornati
ragazzi!» trillò Billy andandogli incontro mentre
scendevano
dall'auto.
«Ciao!»
risposero insieme, felici di vedere un volto amichevole.
«M.o.m
vi aspetta in ufficio.»
«Un
attimo, i bagagli!» esclamò Diana.
«Tranquilla,
ci penseremo noi.»
«No,
c'è una cosa che devo consegnare a M.o.m.»
spiegò Diana,
ritornando sui suoi passi.
Aperto
in bagagliaio, rovistò brevemente nella sua valigia e ne
trasse
l'asciugamano avvolto in una busta.
Martin
vedendolo si rabbuiò, l'ipotesi di Diana era molto
verosimile ma non
sapeva rassegnarsi all'idea che tutto ciò che avevano
provato era
solo frutto di un condizionamento esterno.
Accompagnato
da questi tetri pensieri, seguì gli altri due sull'ascensore
e da lì
fino all'ufficio del loro capo.
«Agenti,
bentornati.» li salutò M.o.m, andandogli incontro.
«Che notizie
avete?» chiese, facendo loro cenno di accomodarsi.
«Abbiamo
scoperto che condizionano le persone con dei messaggi inseriti nella
musica che fa di sottofondo alla seduta di meditazione.»
spiegò
Martin.
«Inoltre
sospettiamo che vi sia qualche sostanza all'interno dei prodotti
usati per i massaggi, qualcosa che alteri la coscienza.»
aggiunse
Diana. «Per sicurezza ho portato uno degli asciugamani,
magari vi
sono rimaste delle tracce.»
«Ottimo
lavoro. Billy portali al laboratorio perché prelevino loro
dei
campioni e consegna l'asciugamano per farlo analizzare quindi
accompagnali dall'agente Simard così potranno togliersi il
travestimento.»
Ricevuti
gli ordini i tre salutarono M.o.m ed uscirono dall'ufficio.
«Ragazzi,
seguitemi!» li incitò il piccolo alieno
precedendoli lungo il
corridoio.
Qualche
minuto e molti passi dopo il gruppo si fermò davanti ad una
porta
con un microscopio stampato sopra.
Billy
si avvicinò al campanello presente a destra della porta e
suonò.
Immediatamente
una voce metallica risuonò nel corridoio chiedendo loro di
identificarsi e di spiegare il motivo per cui erano lì.
Appena
Billy ebbe dato tutte le spiegazioni del caso, la porta si
aprì con
uno scatto metallico.
Entrati,
videro un uomo in camice bianco e dai capelli brizzolati venire loro
incontro.
«Agenti
Mystere e Lombard, M.o.m mi aveva avvisato del vostro arrivo. Io sono
il dottor Harris, seguitemi. Billy, tu potresti portare l'asciugamano
ai miei collaboratori?» disse l'uomo accogliendoli e
facendoli
accomodare in una saletta a destra dell'ingresso principale mentre
l'alieno, dopo un cenno affermativo, proseguiva verso la porta di
fronte all'ingresso.
La
stanza in cui Martin e Diana vennero fatti accomodare, bianca e
asettica, era del tutto simile a una di quelle in cui si effettuano i
prelievi del sangue.
«Prima
di cominciare ho l'obbligo di chiedervi se nel corso della missione
avete avuto rapporti sessuali, tra voi o con altri.»
A
quella richiesta i due arrossirono di botto e distolsero lo sguardo
con aria colpevole.
«No.
Al Resort ci hanno fatto fare solo dei massaggi con oli
profumati.»
spiegò Martin, tentando di ritrovare la calma.
«Capisco.»
disse l'uomo, prendendo appunti su una cartelletta e corrucciando la
fronte nel leggervi qualcosa che vi era già scritto.
«Oh,
perdonatemi, temo di avervi messo a disagio, non avevo letto la
vostra età. Devo dire che l'agente Simard ha fatto un ottimo
lavoro!» esclamò, mettendoli, in
realtà, ancora più in imbarazzo.
«In tal caso non saranno necessari i test sulle malattie
veneree.»
Martin
sentì la rabbia montargli dentro. Che ne sapeva quello della
loro
vita, pensava forse che solo perché erano molto giovani non
potevano
avere un'intensa vita sessuale?
E
che ne sapeva dei rapporti in cui erano loro due, avrebbero potuto
anche stare insieme senza che al Centro ne sapessero nulla!
A
questo pensiero sentì un una morsa serrargli il petto; la
verità
era che al momento nemmeno lui sapeva davvero in che rapporti fossero
e se quella missione aveva rovinato la loro amicizia.
La
voce del dottor Harris che li invitava a prendere posto sui lettini
lo costrinse a tornare al presente anche se sapeva che l'argomento
non era concluso.
L'uomo,
dopo averli fatti accomodare, prelevò loro del sangue e fece
un
tampone orofaringeo, infine strofinò degli strani cotton
fioc nelle
pieghe della pelle.
«Bene,
abbiamo quasi finito.» annunciò, avvicinandosi al
tavolo con tutto
l'occorrente e tornando da loro con due flaconcini. «Adesso
mi serve
solo un campione delle vostre urine. Uscite da qui e di fronte a voi
troverete i bagni. Quando avrete fatto mi troverete nel laboratorio,
proprio di fronte alla porta d'ingresso.»
Dopo
aver fatto come il dottore aveva detto loro, lo raggiunsero in
laboratorio dove trovarono Billy intento a conversare con uno dei
ricercatori.
«Ragazzi,
se il dottor Harris ha finito con voi vi porto dall'agente
Simard.»
Ricevuto
il consenso del medico, i tre si avviarono nuovamente per i bianchi
corridoio del Centro.
Il
piccolo alieno, curioso, faceva loro mille domande sul Resort e sui
trattamenti ma la sua curiosità rimaneva inappagata visto
che
entrambi rispondevano a monosillabi.
Scoraggiato
smise di chiedere qualsiasi cosa e fu in assoluto silenzio che i tre
raggiunsero la loro destinazione.
Anche
in questo caso fu Billy a bussare e, ricevuto l'invito ad entrare,
spalancò la porta.
«Carissimi,
bentornati!» trillò l'agente Simard andando loro
incontro esibendo
il suo sorriso più smagliante. «Spero vi siate
trovati bene con i
personaggi che ho inventato per voi.»
Diana
sentì nascere in lei un'insana voglia di strozzarla.
Non
si era mai sentita tanto in imbarazzo come nell'ultimo giorno e mezzo
e buona parte della colpa era di quella donna e dell'abbigliamento
che aveva scelto per la missione.
Sentendo
la tensione che pervadeva la sua amica, Martin si sbrigò ad
intervenire.
«Tutto
bene, però andiamo di fretta, M.o.m ci attende.»
disse, cercando di
mascherare il nervosismo che provava.
«Peccato,
avrei voluto mi raccontaste qualcosa della missione.» si
rammaricò
la donna. «Andate nei camerini. Cambiatevi e poi tornate qui,
così
toglieremo extension e baffi.»
«Ragazzi,
io torno a lavoro.» disse Billy salutandoli e uscendo dalla
stanza.
Mezz'ora
dopo, i due, tornati quelli di sempre, uscivano dall'ascensore e
bussavano alla porta dell'ufficio di M.o.m.
Immobile
accanto a Martin, Diana malediceva se stessa per non aver portato con
se un caftano e malediceva M.o.m per averli interpellati proprio
mentre erano in spiaggia.
Il
pareo che le cingeva i fianchi copriva ben poco e lei si sentiva
decisamente a disagio.
Ricevuto
il consenso i due entrarono e la donna da dietro la scrivania fece
loro cenno di sedersi.
«Arrivate
giusto in tempo. Il dottor Harris mi stava comunicando i risultati
delle analisi.» disse M.o.m indicando l'uomo in piedi accanto
a lei
e intendo far apparire dei dati sullo schermo alle spalle della
scrivania.
«Come
già avevo accennato al vostro capo, la vostra intuizione era
giusta.» iniziò il dottore, rivolgendosi ai due.
«L'asciugamano
analizzato era intriso di sostanze eccitanti, certamente contenute
nell'olio per massaggi. Non escludiamo, inoltre che anche i cibi, le
bevande e i vapori del bagno turco non fossero intrisi di queste
sostanze. In questo caso, però, non avendo campioni ci
è
impossibile accertarlo.»
Le
affermazioni dell'uomo fecero calare un peso sul cuore di Martin, a
quanto pare Diana aveva ragione e lui non era stato capace di
capirlo.
Di
fianco a lui, Diana si sentì gettare nella disperazione.
Certo,
era più facile scaricare tutta la colpa di quanto accaduto
su delle
droghe ma, in fondo, una parte di lei sperava di sbagliarsi e che il
desiderio di Martin fosse stato autentico.
«La
particolarità di queste sostanze è quella di
creare un effetto a
catena. Le sostanze eccitanti hanno come scopo il favorire
l'attività
sessuale, a sua volta, l'attività sessuale amplifica
l'effetto delle
sostanze eccitanti e così di seguito. Alla fine chi vi
è esposto ne
è inebriato al punto da non percepire a livello conscio i
messaggi
presenti all'interno dei sotto fondi musicali. Inoltre, essendo
sintetizzati a partire da sostanze presenti nell'organismo non sono
rilevabili coi i comuni test anti-droga.» spiegò
il dottor Harris
per poi volgere lo sguardo verso M.o.m. «Per fortuna i suoi
agenti
sono riusciti a mantenere l'autocontrollo necessario e a scoprire il
trucco.»
«A
questo punto non avremo neanche bisogno di infiltrare altri agenti.
Le vostre testimonianze sono sufficienti per fare irruzione nel
centro benessere e mettere fine a questa truffa.»
affermò M.o.m,
complimentandosi con loro.
«Se
volete scusarmi, torno in laboratorio, stiamo sintetizzando una
sostanza capace di disintossicare chi è rimasto vittima
delle
sostanze eccitanti. Nel vostro caso la mancanza di attività
sessuale
ha impedito l'effetto a catena; dalle vostre analisi risulta che il
vostro organismo ha già espulso ogni eventuale residuo.
Siete
puliti.»
Dopo
averli rassicurati, l'uomo li salutò ed uscì
dall'ufficio.
«Martin,
Diana, grazie della vostra preziosa collaborazione. Visto che il
vostro compito è concluso vi lascio tornare al vostro relax
pre-esame.» disse la donna.
I
due ebbero appena il tempo di salutarla prima che il portale si
aprisse sotto i loro piedi scaraventandoli sopra i loro teli bagno.
«Perché
non possono inventare un metodo di viaggio più
comodo!?» si lamentò
Diana, mettendosi a sedere.
Martin,
che si era ritrovato sdraiato sulle cosce di lei si mise in ginocchio
trovandosi così occhi negli occhi.
Qualsiasi
altra protesta Diana avesse in mente le morì in gola. Non
erano più
stati così vicini dalla fine della missione.
Rendendosene
conto, cercò di sgusciare via ma Martin la trattenne
bloccandole una
mano a terra.
«Non
fuggire.» la implorò con tono supplichevole.
«So che tu pensi che
tutto ciò che abbiamo fatto sia stato opera delle sostanze
eccitanti.»
«Ti
prego, non parliamone più.» lo interruppe Diana,
volgendo il capo
di lato per non doverlo guardare negli occhi.
«Non
posso, ho bisogno di chiarirmi con te. Ok, le sostanze eccitanti
avranno avuto il loro peso ma non riesco a credere che anche le
emozioni che provavo erano causate da loro. Vuoi dirmi che tu non hai
provato nulla?»
Non
potendo dire, in tutta sincerità, di non aver provato alcuna
emozione, si limitò a chinare il capo in silenzio.
«Un
bacio. È tutto quello che ti chiedo. Se non proveremo nulla
il
discorso sarà concluso qui. Non ne parleremo più
e sarà solo una
delle cose bizzarre che ci sono accadute da quando lavoriamo al
Centro.» propose Martin, speranzoso. «Ci
stai?»
«Non
pensi sia una cosa pazza e insensata?» gli chiese Diana,
tornando a
guardarlo.
«Perché,
io ho mai fatto qualcosa di ragionevole e sensato?»
domandò Martin,
strappandole un sorriso. «Allora?»
Diana
si morse le labbra, indecisa sul da farsi.
Sentiva
di desiderare profondamente quel bacio ma temeva
l'eventualità in
cui solo uno dei due avesse sentito nuovamente l'attrazione provata
alla Spa; d'altro canto rimanere col dubbio non avrebbe di certo
fatto bene alla loro amicizia.
«Baciami.»
disse con decisione.
Quell'unica
parola ebbe il potere di far illuminare di gioia gli occhi di Martin.
Sistematosi
meglio sulle ginocchia, portò le mani ai lati del viso di
Diana.
Sentendola tremare le accarezzò leggermente le guance con i
pollici
e le sorrise, incoraggiante.
Lentamente
si avvicinarono, chiudendo gli occhi, e appena le loro labbra si
sfiorarono le emozioni provate qualche ora prima tornarono
prepotentemente a galla amplificate dalla certezza che stavolta erano
loro a volerlo, che non c'entravano né missioni
né sostanze
eccitanti.
Non
ci volle molto perché il semplice sfioramento di labbra si
trasformasse in qualcosa di più intenso e profondo.
Con
un movimento fluido Martin la fece sdraiare senza smettere di
baciarla.
Gli
sembrava impossibile che tutta la felicità che sentiva
esplodergli
nel petto fosse reale. Se era un sogno non voleva svegliarsi.
Fermatosi
un attimo, si rimise sulle ginocchia.
«Che
c'è?» chiese Diana, allarmata.
«Niente,
ho solo bisogno di sentire la tua pelle a contatto con la
mia.»
spiegò Martin, sfilandosi la maglietta.
«Ma
siamo in un luogo pubblico.» gli fece notare, allarmata.
La
spiaggia era deserta ed il sole, ormai al tramonto, la inondava di
una soffusa luce dorata che difficilmente avrebbe consentito a
qualcuno di scorgerli da lontano.
Nonostante
questo decise di assecondare le sue paure, non voleva che l'ansia di
essere scoperti rovinasse un momento così bello.
«Non
c'è problema.» affermò, togliendosi
l'U-watch e conficcandolo
nella sabbia.
Attivatolo,
selezionò una funzione e, immediatamente, una specie di
cupola
trasparente, simile alla bolla generata dall'U-Shield si
materializzò
attorno a loro.
«Cos'è?»
chiese Diana, perplessa, mettendosi a sedere a sua volta.
«Cupola
Mimetizzatrice. Un nuovo gadget che mi ha installato Billy qualche
tempo fa e che non avevo avuto ancora occasione di usare. Noi
possiamo vedere all'esterno ma da fuori ciò che vedono
è una
spiaggia deserta.» spiegò.
«
Ah, è anche insonorizzata.» aggiunse con uno
sguardo ammiccante che
le strappò un sorriso.
«Furbacchione!»
l'apostrofò lei, cingendogli il collo con le braccia e
ricominciando
a baciarlo.
Seguendo
quel dolce invito Martin tornò a sdraiarsi su di lei.
Non
ci volle molto perché tutto ciò che indossavano
finisse sparso
sulla sabbia.
«Ti
amo.» le sussurrò a fior di labbra, sorridendo
sorpreso di se
stesso. Aveva sempre considerato certe parole troppo sdolcinate e non
adatte a lui, invece gli erano salite alle labbra di getto, senza
quasi che se ne rendesse conto.
«Anch'io
ti amo!» esclamò Diana con gli occhi lucidi per la
commozione,
gettandogli le braccia al collo e baciandolo con passione.
Staccatosi
da lei Martin fissò gli occhi nei suoi per qualche secondo,
voleva
essere certo che fosse pronta ad andare fino in fondo e che non
avesse ripensamenti. Il desiderio e la gioia che vi vide lo
convinsero che anche lei agognava quel momento quanto lui.
Con
attenzione e dolcezza si unì a lei nella più
antica delle danze
gioendo del piacere che riusciva a darle e di quello che a sua volta
provava.
Quando
entrambi ebbero raggiunto il piacere, Martin, sfinito, si
lasciò
cadere sul suo petto e sentì le braccia di Diana stringerlo
mentre
le sue labbra si posavano tra i suoi capelli madidi di sudore per
depositarvi un piccolo bacio.
Quella
notte si amarono molte volte e fu solo quando ormai il sole stava per
affacciarsi all'orizzonte che, raccolte le loro cose e raggiunta la
jeep, ripresero la strada verso la Torrington e verso la loro nuova
vita insieme.
Fine.
Nota
dell'autrice: So che molti mi
criticheranno per
la mia scelta di farli andare subito fino in fondo ma ho pensato che
la lunga amicizia e l'intimità creatasi al resort avrebbero
fatto
cadere ogni loro resistenza.
Spero
di non avervi troppo delusi.
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