Maya

di Alma Karma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 ***
Capitolo 3: *** 2 ***
Capitolo 4: *** 3 ***
Capitolo 5: *** 4 ***
Capitolo 6: *** 5 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Il giorno del mio ventiduesimo compleanno mi sono resa conto che avevo sprecato il miglior tempo della mia vita con persone di cui non mi importava assolutamente nulla, facendo cose che non odiavo ma che non mi procuravano neanche gioia. Mi sono resa conto di aver passato giornate completamente vuote, senza nessun valore né alcun significato. Ho capito che cercavo di farmi notare dagli altri ma che, nonostante tutti i miei sforzi, continuavo ad essere invisibile. Ho capito che non avevo mai amato nessuno e che nessuno mi aveva mai amato.
 Ania era una mia amica, o almeno è quello che ho creduto per un po' di tempo, troppo tempo. C'è stato un periodo in cui eravamo realmente inseparabili. Ci sentivamo ogni minuto della giornata, uscivamo quasi ogni sera. Perfino quelle sere in cui avrei preferito starmene a casa mi lasciavo convincere a passare del tempo con lei. Per anni non avevo fatto altro che assecondare le sue richieste. Credevo perché la ritenessi la mia migliore amica ma infine ho capito che la mia era solo paura di restare da sola, e l'ho capito il giorno in cui lei smise di cercarmi. Fu lo stesso giorno in cui decisi di cambiare vita.

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Capitolo 2
*** 1 ***


                  

Provo a chiamarla per la terza volta nell'arco della giornata e per la terza volta rifiuta la chiamata. Rimango perplessa davanti lo schermo nero del mio cellulare. Fuori il sole è ancora alto in cielo. Settembre è appena arrivato ma la città è ancora immersa nel caldo di agosto. Apro la finestra per far circolare l'aria. Il mio quartiere dista poco dal centro della città. La mia strada è costituita per lo più da vecchi edifici signorili, il mio risale alla fine dell'Ottocento, la struttura esterna riporta ancora gli elementi architettonici tipici di quel periodo ma gli spazi interni sono stati completamente modificati e modernizzati. Mi sono spesso chiesta se anche gli altri edifici avessero subito delle modifiche così drastiche. Quello di fronte alla finestra della mia stanza, ad esempio, è particolarmente bello. Due piani come il mio e con grandi finestre affiancate da paraste i cui capitelli sono decorati da quelle che sembrano essere delle foglie. Sopra ogni finestra, le cui persiane sono state cambiate di recente, delle cornici triangolari, molto semplici ma anche molto piacevoli alla vista. Il rumore del traffico riempie la stanza. Indietreggio con lo sguardo ancora rivolto verso l'edificio di fronte al mio. Inciampo sul letto e mi lascio cadere a braccia aperte. Il mio sguardo si sposta sul lampadario e sul soffitto bianco. Un tempo c'erano delle stelle. Di mattina si notavano ben poco, ma la notte, con tutte le luci spente, facevano risplendere la stanza e a me sembrava di trovarmi realmente sotto un cielo stellato. In città le stelle non si vedono molto bene. 

Penso di aver chiuso gli occhi con l'intenzione di dormire per qualche minuto ma quando gli riapro il buio ha già avvolto la mia stanza e il rumore dei clacson si è fatto più insistente. Rimango qualche altro minuto sul letto. Le gambe a penzoloni e le mani sul viso. Mi tocco i capelli, mi devo ancora fare la doccia e il mio stomaco ha iniziato a brontolare. Mi stupisco il silenzio che proviene da casa mia. Di solito mia sorella ascolta musica a tutto volume e la televisione del soggiorno è sempre accesa. Mi alzo in piedi e mi avvicino alla scrivania. Sul display del cellulare l'orologio segna poco più delle ventuno. Pensavo fosse più tardi. Nessuna chiamata, nessun messaggio. Il sonno ha attenuato l'angoscia e la tristezza che già da qualche giorno non vogliono lasciarmi. La terribile sensazione di restare da sola. Di non aver nessuno da poter chiamare, con cui potermi sfogare o semplicemente ridere. Non avere nessuno affianco a me è la sensazione più spaventosa che potessi mai provare. Un incubo che diventa realtà. Ma forse doveva andare così. Forse non era realmente mia amica se si faceva sentire giusto quando voleva lei. Forse era un bene quello che mi stava succedendo. Un bene... Si, forse. Ma rimango comunque sola. Quando ero bambina piangevo spesso, non ho mai avuto molti amici. Come si trovano degli amici? 

Mi avvicino alla finestra per chiuderla. Mi fermo di colpo con le mani per aria. Rimango interdetta. Sapevo che l'edificio di fronte il mio era disabitato sebbene di recente aveva subito qualche ristrutturazione da parte del vecchio proprietario. Ma allora com'è possibile che la stanza di fronte la mia ha la luce accesa?

 

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Capitolo 3
*** 2 ***


Quando esco dalla mia camera scopro di essere da sola. I miei sono a casa di amici e mia sorella è uscita. Non sapendo che fare mi butto sul divano con una coppa di gelato sulle gambe. In TV non danno niente di interessante. Le solite commedie sentimentali e programmi televisivi di scarso interesse. "A quest'ora sarei potuta essere in giro, non so dove ma sicuramente non in casa" mi trovo a pensare e mi do subito della stupida. Non ho bisogno di nessuno! Non voglio aver bisogno di qualcuno. Aspetto un oretta buona, poi torno a guardare fuori dalla finestra della mia camera. La luce dall'altra parte della strada è ancora accesa mentre il traffico pian piano diminuisce. Mi appoggio al davanzale. Ho dei nuovi vicini? Ma quando sono arrivati? Non ho assistito a nessun trasloco. Si che in questo periodo sono molto indaffarata con lo studio e la preparazione agli esami di settembre, ma possibile che non mi sono accorta di niente? Dalla finestra aperta si riesce a vedere una parete bianca sulla quale è appeso un quadro che sembra raffigurare una donna girata di spalle con una stoffa bianca che le cade sui fianchi lasciando la schiena completamente scoperta. Non riesco ad intravedere nessun altro mobilio. Sto alla finestra per una buona mezz'ora aspettando che qualcuno, dall'altra parte della strada, passi davanti quella finestra aperta. Non arriva nessuno. Mi convinco che la mia più che curiosità è mancanza di alternative e alla fine decido di cambiarmi e mettermi a letto. 
Lascio che il vento fresco della sera agiti le tende. Mi addormento guardando quella luce che rimane accesa fino a quando non cado in un sonno profondo e sogno una donna coperta da una sola e semplice stoffa bianca.
Il mattino seguente il mio telefono inizia a suonare dalle otto del mattino. Alzo la testa dal cuscino. I capelli spettinati mi cadono sul viso. Prendo il telefono dal comodino e senza neanche guardare chi sia accetto la chiamata.
-pronto? 
Dico con voce roca mentre mi stropiccio gli occhi con la mano libera.
-non dirmi che stai ancora dormendo! 
La voce strillante della ragazza mi fa svegliare completamente. 
-Ania.. Certo che sto ancora dormendo, sono le otto ed è domenica! 
Guardo l'orologio sul comodino. È veramente troppo presto per alzarmi a quest'ora! 
-dai sbrigati a vestirti, passo a prenderti tra mezz'ora. 
Eh? 
-cosa?
-ti devo dire una cosa importante.
Mi sposto delle ciocche dalla fronte e mi metto a sedere.
-va bene, tra mezz'ora sarò pronta.
-grande! Sbrigati e non farmi aspettare! 
Dice poco prima di riagganciarmi il telefono in faccia. Rimango qualche secondo imbambolata davanti lo schermo nero del telefono. Poi mi lascio ricadere indietro sprofondando la faccia nel cuscino. Fino a ieri non si degnava di rispondermi al telefono e ora pretende che sia pronta in mezz'ora. Sono sempre stata sfortunata nelle amicizie ma è sempre meglio di non avere nessun amico... Credo. 
Mi rimetto seduta. Faccio dondolare le gambe, i piedi sfioravano il parquet. Poi mi alzo e mi sgranchisco la schiena. La finestra è rimasta aperta tutta la notte. La chiudo e noto che anche la finestra di fronte la mia lo è. A quanto pare mi sono arresa troppo velocemente, bastava attendere solo un altro po'. In realtà so già che non dovrò attendere molto per scoprire chi siano i nuovi vicini. Non solo avrò sicuramente modo di vederli per strada o dalla finestra, ma con molta probabilità me li ritroverò in casa. Mia madre ama avere ospiti. Oltre amici e parenti capita spesso di aver avuto per cena un vicino, vecchio o nuovo che sia. Una volta invitò per un caffè una coppia che si era appena trasferita nel condomino infondo alla strada! Sono certa che non si smentirà neanche questa volta. L'appartamento dall'altro lato della strada è bello grande. Sicuramente sarà una coppia. Magari con figli. O spero di no! Non sopporto i bambini, non posso accettare l'idea di sentire vocine strillanti per tutto il giorno e non posso vivere per sempre con la finestra sigillata. L'orologio segna già le otto e cinque. Corro in bagno e mi butto sotto la doccia. Cerco di non bagnarmi i capelli. Non ho il tempo per asciugarli! Ancora in accappatoio corro nella mia camera. La casa è ancora immersa nel silenzio, tutti dormono (cosa che avrei voluto continuare a fare anch'io). Prendo dall'armadio un vestitino blu con delle piccole rose rosa e foglioline disegnate su tutto il tessuto. Non mi va di indossare i jeans e fa ancora molto caldo. Estraggo dal cassetto la biancheria intima che poggio sulla scrivania e lascio cadere a terra l'accappatoio. Mi infilo le mutandine e mi allaccio il reggiseno. Dopo di che indosso il vestito e vado in bagno per lavarmi i denti e truccarmi. Raccolgo i capelli in una coda alta e alle otto e ventisette sono già fuori dal portone di casa. Ho lasciato un post-it sul frigo avvisando che farò colazione fuori casa ma estraggo ugualmente il cellulare dalla borsa ed invio un messaggio.
Ania arriva con dieci minuti di ritardo. E meno male che non dovevo essere io quella a farla aspettare. Salgo sulla Fiat bianca e mi sistemo il vestito. 
-a che bar andiamo? 
Mi domanda senza  scusarsi per il ritardo. 
-al Black.
Dico guardando fuori dal finestrino. 
-che fine hai fatto in questi giorni? 
-niente. Sono stata molto occupata.
Si, come no. 
-cosa è successo di tanto importante. 
-andiamo al bar e te lo racconto. 
Risponde con la sua voce stridula cercando di trattenere, senza però riuscirci, un sorriso. 
Non sono neanche le nove. In pratica abbiamo quasi tutti tavolini del bar a nostra disposizione. Mi rendo conto che se vuole vedermi così presto la cosa era seria. 
-quindi?
Chiedo prendendo in mano il menù.
-un espressino, per favore.
Dice ignorandomi e volgendo l'attenzione al cameriere che si è appena avvicinato a noi.
-ah... Un cappuccino.
Intervengo notando che entrambi mi guardano. Poi restituisco il menù e torno a porgere l’attenzione sulla ragazza bionda che mi sta seduta davanti. 
-quindi? 
Lei sospira, congiunge le mani e mi fa un sorriso a trentadue denti.
-quindi penso di essermi innamorata. 
Non riesco a trattenere la mia risata e noto il suo sorriso diventare un broncio. 
-perché ridi? 
-scusa... Scusa veramente...
Mi scendono delle lacrime dagli occhi e mi affretto ad asciugarle con il dito prima che il mascara inizi a imbrattarmi la faccia.
-allora? 
-allora ho sentito questa frase uscire dalla tua bocca non so quante volte da aver perso il conto ormai.
-Maya sono seria! Credo veramente di essermi innamorata. 
-okay okay...
Dico cercando di riprendere un po' di controllo. Nel frattempo il cameriere ci porta le nostre ordinazioni e versa lo zucchero nella mia tazza. 
-allora chi è il fortunato? 
-non lo so! 
Il sorso che ho appena dato mi va di traverso. Questo è troppo strano perfino per lei. 
-in che senso non lo sai? 
-non ci siamo presentati. Non so il suo nome. 
-vuoi scherzare? Come puoi esserti innamorata di lui se non sai neanche il suo nome?
-devi vederlo! È così figo! 
-se lo dici tu mi fido.
Rispondo mentre con il cucchiaino raccolgo la schiuma rimasta sul fondo della tazza. So che è maleducazione e non si fa ma penso che quella sia la parte migliore del cappuccino. 
-seriamente Maya, stasera usciamo e te lo faccio vedere. 
Ah adesso vuole che esca con lei. 
-va bene. Ma come fai a sapere che riuscirai a trovarlo. 
-un tizio che lavora nel locale in cui sono andata ieri ha detto che sono già un paio di sere che lo vede. 
-bene, hai chiesto informazioni su di lui ha un perfetto estraneo e non hai pensato di presentarti? 
Lei sgrana gli occhi e mi guarda come se io provenissi da un altro pianeta. 
-ma sei matta!? Che figura! 
-okay, allora stasera se lo becchiamo ti presenti. 
Concludo alzandomi e dirigendomi alla cassa. 
-si! Oddio spero proprio di riuscire a incontrarlo di nuovo! 
Dice sorridendo e saltellando verso la macchina. 
Bene, quindi mi vuole come spalla. Chi sa perché non sono assolutamente stupita.

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Capitolo 4
*** 3 ***


                  

 

Tornata  a casa trovo mia madre impegnata nel preparare la colazione.

 

-ti riscaldo un po' di latte?

 

dice continuando a darmi le spalle

 

-no grazie, sono avanzati dei cornetti?

 

mi chino vicino al freezer e lo apro. Immergo le mani nella speranza di riuscire a trovare i cornetti surgelati.

 

-no ieri tua sorella ha mangiato l'ultimo.

 

-ed era buonissimo.

 

Interviene Alessia entrando in cucina e sedendosi ad una delle sedie del tavolo.

 

-grazie e io che mangio ora?

 

-non sei andata al bar?

 

-ho preso solo un cappuccino, non mi andava di mangiare.

 

Prendo dal frigorifero del succo di arancia e me ne verso un bicchiere.

 

-passa anche a me la bottiglia.

 

do il succo a mia sorella e mi siedo di fronte a lei. La finestra aperta lascia entrare nella stanza il rumore della città che si sveglia in una calda domenica di settembre.

 

-mi mancherà il bel tempo.

 

confesso poggiando il mento su una mano. Mia sorella apre un pacco di biscotti al cioccolato e me ne porge uno

 

-almeno ora non devi stare attenta alla linea per i prossimi mesi.

 

lo addento e annuisco.

 

-che farai oggi?

 

continua lei

 

-penso che studierò tutto il giorno.

 

torno a guardare fuori dalla finestra

 

-ah e forse questa sera esco.

 

-non vuoi venire con noi al centro commerciale?

 

mia madre mi scosta il ciuffo dalla fronte.

 

-no, non mi va. Ho troppo da studiare. Preferisco mettermi sotto oggi pomeriggio e poter uscire stasera che viceversa.

 

mi alzo e vado nella mia stanza. Nello stesso tempo mio padre esce dalla camera da letto. Lo bacio sulla guancia e mi chiudo in camera. Mi getto sul letto, metto il telefono a caricare e mi siedo alla scrivania. Il vestito è scomodo. Torno in pigiama in un battibaleno e studio senza sosta fino alle sette di sera. Alle sette e mezza mi arriva un messaggio da Ania "alle dieci sono da te".

 

Mi rendo conto di non aver neanche pranzato e vado in cucina. La casa, come al solito, è vuota. Estraggo dal frigo la mia porzione di lasagne e la riscaldo nel forno a microonde. Mi siedo sul divano con una copia di Anna Karenina tra le mani. Ama questo libro. Inizio a leggerlo, Anna è appena scesa dal treno e...il timer mi richiama alla realtà troppo presto. Mangio e torno in camera per scegliere che robe indossare. Fa caldo quindi non voglio indossare i jeans. Prendo un vestito nero molto aderente e fin troppo corto e mi getto sotto la doccia. Lascio che l'acqua calda bagni ogni centimetro di pelle.  Che scorra tra i miei capelli come se dovesse lavare i brutti pensieri. Li voglio sentire scorrere via. Voglio che lascino il mio corpo. Quando esco pulisco lo specchio appannato dal vapore e guardo la ragazza riflessa. Si sforza di sorridere ma le esce solo una brutta smorfia. Quello non può essere un sorriso. E quelle che scorrono sul suo viso non possono essere gocce di acqua. Sono troppo salate...

 

Mi riscuoto. Non in questo momento. Non posso perdermi proprio in questo momento. Mi lavo la faccia e torno in camera per prepararmi. Mi asciugo i capelli lisci, mi spalmo la crema idratante sulle gambe e sulle braccia e indosso il vestito. Trucco, ho bisogno di tanto trucco. Una spessa linea di eyeliner, tanto blush, mascara e rossetto rosso. Quando ho finito guardo di nuovo la ragazza riflessa allo specchio. È molto diversa dall'altra ragazza. Questa sembrava perfino più felice. La osservo a lungo, la guardo di sottecchi. Non mi fido di quel riflesso. È troppo diverso dalla realtà. E lei mi sorride. Sorride come chi sa di aver vinto. Ma non è vero. È solo apparenza, il tempo di una sera e tornerà il buio. Chi sei in realtà?

 

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Capitolo 5
*** 4 ***


                  

 

In macchina, con la musica a tutto volume, abbasso il finestrino e lascio che il vento mi colpisca il viso. Ho più sonno che voglia di uscire. Osservo le case passare, le macchine muoversi in direzioni opposte alla nostra, seguirci e voltare ad incroci disseminati ovunque. Osservo semafori diventare verdi e poi rossi. Osservo le persone passeggiare sui marciapiedi e respirai lo scarico delle vetture che ci sorpassano. Poi davanti ai miei occhi i condomini si trasformano in villette e poi in capannoni. Superiamo anche la zona industriale e proseguiamo oltre. Ania guida fin fuori la città. In campagna l'aria è più fresca.

 

-ma dove stiamo andando?

 

-è un vecchio locale, non manca molto siamo quasi arrivati.

 

-non manca molto? È già mezz'ora che guidi.

 

Svolta in un stradina persa nel nulla. Non vi è alcun tipo di illuminazione eccetto per i fari della macchina. Fuori dal raggio di quella luce non è possibile vedere nulla. In lontananza le luci della città. Tutto il resto è solo buio ed oscurità. Dobbiamo percorrere qualche altro chilometro prima di iniziare ad udire della musica.

 

-che ti ho detto? Siamo arrivati!

 

Dice Ania con la sua voce stridula non riuscendo a trattenere un sorriso. Ci troviamo di fronte a quello che avrei detto essere un vecchio capannone abbandonato. Se non fosse per la musica ad alto volume, le luci ad intermittenza che provengono da dentro e per le persone che affollavano la facciata d'avanti avrei detto che abbiamo sbagliato posto. Sembra che cada a pezzi!

 

-ma almeno è a norma?

 

Lei mi guarda come se avessi appena detto una bestemmia (be no, in realtà non si è mai inorridita sentendo una bestemmia)

 

-che ti importa se è a norma o no?

 

Parcheggiamo la macchina in un grande spiazzale, non sono rimasti molti posti liberi. Due macchine più in là la nostra una ragazza vomita. Mi sistemo i capelli ormai spettinati dal vento e mi allungo il vestitino lungo le cosce. Ania indossa un canotta nera tempestata di paiette e dei pantaloncini rossi molto sgambati. I tacchi affondano nel terreno. Invidio le sue converse. Lei conosce già il posto, chiaro che si sia  vestita di conseguenza. Poteva almeno avvisarmi di non mettere i tacchi.. i miei bellissimi tacchi in vernice nera.

 

-dai sbrigati!

 

Mi afferra per il polso e mi strascina verso l'entrata.

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Capitolo 6
*** 5 ***


Sono già stata a parecchie feste ma questo posto mi è totalmente nuovo. Ci facciamo strada tra la gente. Alcuni li conosco di vista, ma la maggioranza non li ho mai visti prima! Conosco il ragazzo all'ingresso. Ci fa entrare senza chiederci nulla. Dentro la musica è davvero molto alta e le luci fanno male agli occhi.

-sicura che il tuo tipo si trovi qui?

Le grido all'orecchio.

-si!

Che razza di ragazzo frequenta questo tipo di posti? Che razza di persone frequentano questo tipo di posti? Poi guardo la ragazza che tiene ben saldo il mio polso. Poi guardo il mio polso e le mie bellissime scarpe sporche di terriccio. Okay, in questo momento sono una di quelle ragazze che frequenta questo posto. Ma ci sono stata strascinata, non era mia vera intenzione venirci...

-Ania, Maya!

Vicino al bar c'è molta gente ma la musica è decisamente più bassa in questo punto ed è possibile parlare senza dover urlare. Luigi si dirige verso di noi con due bicchieri di wodka pesca lemon

-stasera c'è il free drink.

Dice porgendoci i bicchieri e chinandosi verso di noi per sentire meglio le nostre voci.

-grazie mille!

Dico prendendo il bicchiere e dando il primo sorso. Luigi lo conosco dall'epoca dell'asilo. Prima eravamo vicini di casa, poi lui si è trasferito dall'altra parte della città. All'inizio fu brutto non poterlo vedere ogni giorno. La sera, quando non riuscivamo a dormire, ci affacciavamo dalla finestra e parlavamo sotto voce. Poi lui se n'è andato e a quella finestra sono rimasta da sola. Abbiamo continuato a vederci comunque molto spesso tra università e uscite insieme, ma non era più la stessa cosa. C'è stato un periodo in cui ho perfino avuto una cotta per lui. Ma parliamo di tanto tempo fa.

-ragazze ci vediamo dopo in giro.

Dice  allontandosi per andare a salutare una ragazza riccia poco distante da noi. Noto che Ania la squadrò da capo a piedi, poi si rivolge a me.

-allora il nostro obiettivo è quello di trovarlo e di riuscire a presentarmi a lui.

Dice guardandosi intorno.

-okay non mi sembra molto complicato.

Le rispondo bevendo un altro sorso. Sento la vodka scorrermi lungo la gola. È una sensazione davvero piacevole.

-va bene, dividiamoci così sarà più facile cercarlo!

Dice voltandomi le spalle.

-cosa?! Stai scherzando? Io non so nemmeno come è fatto!

-è un figaccio, non puoi non riconoscerlo!

Dice rivoltandosi verso di me senza smettere di camminare. Poi scompare tra la folla di persone che si dimena a ritmo di house lasciandomi da sola in mezzo a un mucchio di sconosciuti, alcuni hanno facce veramente inquietanti. Non voglio scoprire di cosa si sono appena fatti.

-fantastico e ora che cavolo faccio?

Mi guardo intorno spaesata. Non riesco a vedere nessuno che conosco. Come una stupida mi sono lasciata strascinare da Ania in un locale poco raccomandabile e che poteva cadermi in testa da un momento all'altro. Dopo tre sorsi decido che la cosa più saggia sia andare a cercare Luigi e mi butto nella calca.

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Vorrei chiedervi se la lunghezza dei capitoli va bene (non so, ho paura che siano troppo corti!). Buona lettura e ricordatevi di commentare! ❤️

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