Vietato calpestare i palmipedoni! di Cobwy23 (/viewuser.php?uid=18186)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Topsy-Turvy ***
Capitolo 2: *** Se una notte, un Bianconiglio... ***
Capitolo 3: *** Sneering half-moons ***
Capitolo 4: *** Checkmate [A pezzi] ***
Capitolo 5: *** Daughters and dead fish are no keeping wares ***
Capitolo 1 *** Topsy-Turvy ***
Alice nel paese delle Meraviglie è una delle mie "favole" preferite. C'è
da dire che è un pò tanto che non scrivo ma è da "Assassin[i]o!"
che avevo in mente un qualcosa del genere...e che quindi una cartuccia era
già stata sparata. Seguirò la tabella dei 100 promtp di livejournal, e ogni storia conterrà una determinata parola, o ad essa sarà dedicata.
Spero possa piacere.
Gè
Titolo:
Topsy-Turvy Promt: 050. Picche
[Dopotutto
sono solo ordini
E
loro non son altro che cuori capovolti]
Per un
gioco di parole alquanto banale ora quella se ne stava li,
distesa
supina tra fiori e cuori rossi, con la testa tutta da un'altra
parte.
I
cuori, osservati i fatti, piangevano ancora dal ridere pulsando
forte,
e si
sarebbero letteralmente messi a sanguinare se non fosse stato
per
quel
loro famoso senso del decoro e del buon gusto,
[c'era
già splatter a sufficienza nei dintorni], oltre che per un qualche
tipo
di
rispetto e di morale nei confronti dell'ospite, tali
da
astenersi dal toglierle la scena così sfacciatamente.
Quando
era successo, proprio li, nell’aula magna del tribunale, nessuno aveva
fiatato.
Eppure
all'inizio glielo avevano detto tutti.
Ma lei
non li aveva ascoltati. Da valente ragazzina
impertinente.
Eppure
glielo aveva detto il Bianconiglio.
Si era
fatto vicino all’istante, e glielo aveva bisbigliato piano, in un sussurro
allarmato, ma lei non lo aveva nemmeno ascoltato. Non si era proprio
impegnata a captare quei pigolii, così fastidiosi a suo parere, da brava
ragazzina impertinente.
Eppure
glielo aveva detto anche il Re.
Glielo
aveva tartagliato fuori avvicinandosi di soppiatto e producendo un rumore
assurdo,
con la
corona di paillettes che pendeva di lato, prossima a
cadere.
Ma lei
non lo aveva ascoltato, gli aveva girato le spalle senza degnarlo neppure di
risposta,
da
sciocca ragazzina impertinente.
Eppure
glielo aveva detto persino la Regina. Glielo aveva urlato subito,
perlomeno
subito dopo esser divenuta color porpora e nero di seppia in volto,
le
aveva gridato "Taci!!" così forte che i fenicotteri avevano nascosto la testa
sotto la sabbia, manco fossero struzzi.
Ma lei
non l'aveva ascoltata, figurarsi, dopotutto era o non era una ragazzina
impertinente? Le aveva anzi sfacciatamente risposto e poco ci mancava che la
mandasse a quel Paese, un villaggio turistico di massa situato sulla costa
che la
Regina odiava davvero perché ci aveva fatto l'animatrice quando ancora era
povera e senza dote.
Li,
ahimè, non c'era stato santone che tenesse e la regina, già bicolore, aveva
assunto il motivo a strisce dello stregatto
e
lo aveva fatto di nuovo.
E
nemmeno allora, sul momento, Alice l'aveva ascoltata.
Probabilmente
così ligia alla sua impertinenza non l'aveva fatto neanche apposta.
Le
aveva però dato dell'inetta, della pusillanime senza alcuna autorità visto
che nessuno si era mosso, e che se c'era qualcuna che doveva tacere
allora
era proprio lei, grassa mongolfiera, regina solo di uno stupido mazzo di carte
da poker, o tutt'al più da ramino.
[Che
empietà!]
[Che
giro di vite!]
[Che
simpatico fuori programma!]
Ma non
aveva nemmeno finito di parlare che lo squadrone da combattimento delle picche
si era alzato in volo.
Veri
kamikaze, addestrati alla prospettiva di una possibile morte per il bene del
paese delle meraviglie, e per Alice era stata l'ultima delle sue avventure al di
là dello specchio.
Per la
Regina e il reale consorte, le carte, i palmipedoni, la lepre marzolina,
Guglielmo la lucertola, e tutti gli altri abitanti invece, non era che un altro
spettacolino bizzarro e un pò grottesco, ma certamente appagante, per ingannare
la noia. Un intermezzo.
Dopotutto
era risaputo che da un pezzo gli invitati dalla Regina a visitare il suo reame
perdessero la testa.
Ragazzina
impertinente.
-
Tagliatele la testa!! -
aveva urlato.
[Normale
amministrazione.
e le picche da bravi soldati avevano obbedito. Non erano cuori
loro,
Non erano mica scansafatiche loro, Erano capovolti
ecchecaspita!
Qualcosa
doveva pur significare.]
A presto! Grazie a WillHole per la recensione, contenta che ti sia
piaciuta! :)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Se una notte, un Bianconiglio... ***
52
Titolo:
Se una notte, un Bianconiglio…
Prompt:
052. Fuoco
Faceva
un caldo la dentro.
Da
quant'è che faceva così caldo?
Prima
non ci aveva fatto caso, forse troppo impegnata a
piangere,
ma
ora che ci rifletteva, si sentiva proprio andare a fuoco.
*
Qualcuno
doveva pur farlo.
Se
non lo avesse fatto lui infatti, era chiaro che lo avrebbe fatto qualcun
altro.
[Ci
avrebbe messo la mano sul fuoco].
E lui
aveva semplicemente affrettato i tempi, o meglio, aveva provveduto a cancellare
quello che sin dall'inizio era stato un madornale errore: lasciare che lei lo
seguisse.
Dopotutto
era stata colpa sua.
Colpa
sua e dei suoi continui ritardi.
Colpa
sua e di quel suo dolce codino bianco. [veramente
irresistibile].
Colpa
sua e soprattutto di quella sua dannata imbranataggine tale da non accorgersi di
nulla.
Ma
quando è troppo è troppo.
[Non
si scherza col fuoco].
E
quello scherzo della natura, quel mostro, quel seeeerpente!, era andato
veramente troppo in là.
Urgeva
presto una soluzione, e lui l'aveva trovata.
Trovata,
...diciamo che gli si era presentata.
Presentata
ecco...qualcuno gli aveva detto come fare.
Qualcuno
che non era lui.
In
effetti...lui ci aveva solo messo la casa, [più o meno] nulla di chè, se ci si
pensava bene.
Ma
ora di chi era il vero merito, chi aveva fatto più di chi, non
importava.
La
cosa fondamentale era che comunque vi aveva posto rimedio.
Perché
nei guai, lui, non ci voleva più finire, nemmeno per tutte le Marianne del
mondo!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Sneering half-moons ***
Forme
Titolo:
Sneering half-moons Prompt: 041. Forme
"Sembra
di buon umore, — essa pensò; — ma ha le unghie troppo lunghe, ed ha tanti
denti,"
Plic.
Plic
Plic.
Compiva
quel gesto ormai da ore, apatico, inerte, oscillando
ipnotico,
avanti
e indietro, [avanti e indietro], come se seguisse una nenia che sentiva
lui solo.
Si
dilettava tranquillo, destreggiandosi sornione tra spirali arzigogolate e
mezzelune davvero invitanti.
Uno
sfrigolare afono si levava lieve di quando in quando, rispettoso,
e poi,
come nulla fosse, scivolava via su quella pelle così vaga e
burrosa.
Lentamente
le frugava il cuore con gli artigli, pigro, pazzo,
affondando
laggiù le radici del suo piacere.
E
ghignava, ghignava mezzelune fluorescenti.
Plic.
Plic. Plic. ...
Plic.
Non
tremava più.
Plic.
Tratteggiava
percorsi obliqui, curve sinuose, eleganti, diritte, [impeccabili]
e il
sangue rotolava flemmatico come miele
contrastando
incantevole con l'incarnato esangue.
Si
divertiva come un matto, sventrava allegro, tinteggiava a
strisce.
Disegnava
ellissi e parabole, semicircorferenze,
figure
geometrice,
euforico
definiva e descriveva forme astratte.
E
ghignava, ghignava mezzelune fluorescenti.
Plic.
Plic. Plic. ...
Plic.
Non
tremava più.
Ma era
così...appiccicosa.
Plic.
Plic.
Plic.
Rideva
ancora quando, ripulitosi,
la
lasciò li, a penzolare immobile e gocciolante
con
l'abito un pò sgualcito, ma che sembrava le fosse stato cucito addosso.
E
rideva ancora [famelico] mentre, senza il minimo barlume di
senno,
cominciava
a scomparire,
riflettendo
quanto ritardo portasse per il croquet pomeridiano con la
Regina.
E la
sua risata insensata riecheggiava ancora nei dintorni sebbene,
dissoltosi
nel nulla, di lui non rimanesse alcunché da un pezzo.
Ma
ghignava, ghignava ancora mezzelune fluorescenti.
Plic
plic
plic.
Grazie
a tutti quelli che leggono e a chi ha messo la storia nei Preferiti. :
)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Checkmate [A pezzi] ***
Blog
Titolo: Checkmate Promt: 071. Rotto
Per un po’, doveva ammettere suo discapito,
che le era anche piaciuto il tutto, le regole, le stranezze..il gioco in sé
insomma. Poi però, si era un po’ scocciata di tutte
quelle manfrine, riverenze e buone maniere e aveva fatto la cosa che sapeva fare
meglio: aveva cominciato a sbuffare.
*
La risata grassa e roca della
Regina riecheggiava nello spiazzo gongolandosi tronfia della sua facile
vittoria, prendendosi tutti gli applausi e sovrastando le poche e blande
lamentele avversarie.
Già i cronisti definivano quella partita una
tra le più estrose, se non la più balzana, che si erano giocate nel Regno e
fioccavano complimenti come zollette di zucchero verso una Regina più in forma e
vitale che mai.
Quello che nessuno diceva, che
nessuno osava accennare, indicare, menzionare, o anche solo leggermente
articolare era che, beh..se quella partita era stata cosi memorabile e la Regina
così smagliante, il merito era solo
della piccola e dolce Alice.
Era infatti ormai pomeriggio
inoltrato quando per un fortuito colpo del destino il gioco s’era acceso di
interesse.
A seguito di due intere ore di
scervellamenti logici, filologici e labirintici, il Re aveva fatto la sua mossa
e, vuoi in un modo vuoi in un altro, l’ennesimo dei suoi tor-fenicotteri era
stato scotennato, sbriciolato o,
com’è maniera in questi casi, “mangiato”.
Conseguenza dell’infausta e poco
fortuita dipartita di un altro degli
amati fenicotteri di sua maestà il Re, ora quanto mai ben spiumato, era
stato il sonoro sbuffo di un’annoiata Alice seduta in tribuna ad
assistere.
Quando tutte le carte si erano
elegantemente defilate in scale miste, era stato ben chiaro alla Regina Chi
fosse l’ineducato artefice di quel sottile affronto. Certo, non che chiaro non
lo fosse da principio, soprattutto se qualcuno avesse visto l’espressione
trionfante che aveva scolpita in faccia la reale un attimo prima di
voltarsi.
“Non è più di vostro gradimento il
gioco young lady? Vi annoia forse? O magari, semplicemente, volevate sentirvi
più coinvolta nella partita?” e lo aveva domandato col suo sorriso più
raggiante.
*
Quando aveva
visto la Regina sogghignare sotto i baffi e urlare “Scacco” si era sentita
leggermente inquietata, ma solo leggermente e si era subito rincuorata
pensando al caso,
così fortuito e benevolo nei confronti
di sua maestà la
Regina! Miscredente.
Scettica
.
Scriteriata!
Dubbiosa fino in
fondo.
Era ovvio
infatti che allo scacco sarebbe certamente succeduto
“Scacco
Matto”.
Poi tutto si era
Rotto.
In mille
pezzi.
[A pezzi .
Si decisamente era quella la
locuzione più appropriata a definire il suo attuale status.
Soprattutto quando con la testa
poteva tranquillamente vedere le sue gambe arrancare felici, metri più in là su
quel pavimento così
psichedelico, verso un agonizzante
bianconiglio].
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Daughters and dead fish are no keeping wares ***
056
Titolo: Daughters and dead fish are no keeping wares. Prompt 056:
Colazione
Un
qualunque pesce, persino quello pagliaccio,
farebbe certamente meno storie e sarebbe indiscutibilmente più composto e
garbato
nell’accettare la sua
fine.
Ma
proprio quel pesce, insolente,
di
morire non ne aveva voluto sapere fino all’ultimo,
Continuando ad agitarsi
e dimenarsi in modo davvero sconcio.
“Non era stato affatto un buon
affare”.
*
Sul posto in cui si
trovava si potevano comporre svariati pensieri.
Il primo, tra i tanti
che le affollavano la mente, era stato “non c’era un odore piacevole”, che si
era poi pesantemente arricchito di sfumature: “Né appetitoso, né stuzzicante. Nemmeno
gradevole, o vagamente passabile”; per poi concludersi , tempo dopo, in una
battutina ironica che l’aveva fatta ridacchiare fra sé e sé, e quindi affatto
opportuna.
Decisamente quel posto
puzzava di pesce, di putrido, di marcio. Ma lei, di pesce, in giro non ne
vedeva.
Il secondo pensiero, era
stato diverso, se lo era sentito impellente arrivarle giù fin nei polmoni: “mancava d’aria! Quel posto mancava d’aria!”, cosa
fastidiosissima, poiché si sentiva la gola secca, impastata; e lei stessa
gonfia, febbricitante, con la pelle raggrinzita e appicicaticcia, “per l’amor del cielo! Lei li dentro
sudava!!!”. Assolutamente quel posto aveva un non so ché di
asfissiante.
Il terzo pensiero lo
aveva percepito, schifandosene subito dopo.
Viscido, il posto era
bagnato e viscido. Aveva provato a muoversi un tantino, quel poco che bastava
per sgranchirsi un po’ le gambe ecco, e – le venivano i brividi solo a pensarci
– era scivolata su una di quelle cose così vischiose disseminate in ogni dove.
Le aveva sentite fin sotto la pelle, così appiccicose, unte, scivolose.
Indiscutibilmente quel posto era grasso.
*
Vedendo quello strano,
ingenuo, pesce arenato sulla spiaggia
Il
tricheco non aveva fatto altro che lasciarsi condurre dal suo
stomaco.
Immediatamente.
La
parola “COLAZIONE” era apparsa come
un neon lampeggiante,
ed era
bastata un’unica, rapida occhiata al carpentiere
per
capire che erano sulla stessa lunghezza d’onda.
E
ghiotti come pochi si erano leccati i baffi,
pregustandosi il
momento.
Forse
sarebbe stato meglio cercare altre ostrichette.
“Non
era stato affatto un buon affare”.
*
Ci era voluto un po’ per
capire che era lei stessa ad emanare quell’odore così speziato, ad essere così asciutta, e che
quelle cose così..così grasse su cui era scivolata erano le sue stesse
interiora.
Poi non le era rimasto
che boccheggiare.
Come un
pesce.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=355484
|