Prendi Cara Questi Fiori

di Generale Capo di Urano
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione - Scandalo e Infedeltà ***
Capitolo 2: *** Il Re Brillante e la Regina Pungente ***
Capitolo 3: *** Lo Zar Sorridente e il Re Rumoroso ***
Capitolo 4: *** La Regina Selvaggia e il Fante Cortese ***



Capitolo 1
*** Introduzione - Scandalo e Infedeltà ***


 
~Scandalo e Infedeltà~



Scandalo! Scandalo!

Il Re di Quadri, dov’è andato?
Via, non s’è più trovato.

Il suo Fante l’ha ammazzato
con la spada l’ha infilzato
il cuore trafitto ha vendicato
della dolce moglie dall’animo spezzato.

Quel pover’uomo non la amava
il suo cuore, incupito, ammirava
un’altra Regina, lontana
del Regno di Picche sovrana
che ora si è rinchiusa in penitenza
triste e sola in una stanza.

L’ha ripudiata il marito
che tanto mai lei ha apprezzato
da tempo innamorato
dello Zar del Regno fiorito.

Scandalo! Scandalo!

Qui nessuno è più puro, innocente
i sentimenti annebbiano la mente.

Il Fante di Picche, perplesso
non si è neanche più commosso
è fuggito su di un monte
ora fissa l’orizzonte
e si è perso a meditare
non vuol quasi più mangiare.

Chi consolerà, ora, la giovane sposa?
Chi le regalerà ancora tanti petali di rosa?

Non sarà l’adultera Regina di Fiori
con la veste di mille colori
che amò il suo Fante tanto elegante
dall’iride viola e l’atteggiamento galante,
non sarà il Jolly pallido e fiero
con gli occhi rossi e il vestito nero.

Ma un soldato pavido e innocente
dal volto rubicondo e sorridente
colmo d’amore, di gioia leggera
le mostrerà la felicità vera.

Il giovane strano, dall’animo gentile
e con un’aria tanto infantile
che amò il suo Re e la sua Regina
saprà consolare anche la dolce ragazzina.

Scandalo! Scandalo!

Nel Regno di Cuori giocondo
si è già fermato il mondo
e le menti non sono più tese
nel piccolo, quieto Paese.










Angolino al caramello
Non guardatemi male, vi supplico. C'è già il povero Gianni Rodari che si rivolta nella tomba.
Anyway, non so neppure io il perché di ciò...mi andava. Tantopiù che il Cardverse è uno dei miei AU preferiti <3 
Non disperate, non ho intenzione di scrivere tutti i capitoli a filastrocca, i vostri occhi sono più o meno salvi. Ma mi pareva carino come capitoletto introduttivo~ volevo provare a inserire un paio di versi in ogni capitolo, ma si vedrà. Sento già le urla disperate :D
Non so neppure quando mai potrò aggiornare, causa scuola e vari altri fattori quali la mia pigrizia e l'ispirazione che come viene se ne va, ma farò del mio meglio come se qualcuno ne sentisse davvero il bisogno, but who cares. Io avverto comunque, se mai qualcuno si volesse tanto male.
Moi moi! <3

 

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Capitolo 2
*** Il Re Brillante e la Regina Pungente ***



~Il Re Brillante e la Regina Pungente~



Di nascosto, nel boschetto
sta l’amante, quatto quatto
il suo amor segreto aspetta
in silenzio, senza fretta.

Si presenta la Regnante
dal carattere pungente
che ama tanto il Re Brillante
ma mai glielo dirà direttamente.

Vola un bacio, una carezza
passa un velo di tristezza
al momento di lasciarsi…
quando potranno rivedersi?

Nel prossimo incontro, ancor più di prima
lo straniero amerà la sua bella regina.

 



«È sempre un immenso piacere rivederla, ma reine
Il giovane uomo s’inchina, afferrandogli la mano e sfiorandola dolcemente con le labbra. Gli abiti sgargianti lo fanno luccicare anche nella penombra del boschetto in cui si sono appartati, rendendo estremamente difficile il potersi nascondere – per fortuna, almeno, non ha portato la corona.
«Oh, ma piantala! E fai piano, che ti sente tutto il palazzo!» Arthur, il volto rosso e il cilindro storto sul capo, allontana la mano e distoglie lo sguardo, con un malcelato nervosismo. Francis ridacchia, per nulla offeso dalla reazione dell’altro; la chiama scherzosamente “timidezza”, ma forse la Regina di Picche è solo restia ad esprimere ciò che prova.
«Mon cher, sei sempre così indisponente.» Il Re riesce a lasciargli un rapido bacio sulla guancia arrossata, prima che si scansi. Arthur si sistema il cappello e si stringe nel cappotto blu, rabbrividendo per l’improvviso soffio di vento che ha fatto frusciare le foglie degli alberi sopra di loro.
Francis allontana i lunghi capelli dal volto, approfittandone per avvicinarsi a lui e tirarlo a sé, avvolgendolo con un braccio; a poco servono i tentativi del giovane di divincolarsi – in fondo, dopotutto, non desidera altro che farsi abbracciare, ogni tanto. E il Re di Quadri, da anni, è l’unico che gli abbia mai dimostrato tanto l’amore che prova per lui.
Non che non voglia bene a suo marito, davvero, ci tiene e sa che il sentimento è reciproco – ma tra loro non c’è mai stato più che un semplice affetto, che a quanto pare non è abbastanza per mantenere una relazione solida e forte. Arthur sospira: la sfera sentimentale, a volte, è davvero complicata e i matrimoni combinati tra nobili non hanno mai aiutato.
Il compagno interpreta quel sospiro come una lieve manifestazione di sconforto e con quella dolcezza mielosa che tanto lo caratterizza  gli sfiora il dorso della mano e gli sussurra all’orecchio qualche parola gentile – con una voce troppo bassa perché l’altro lo possa capire, ma il solo suono della voce profonda dell’uomo basta per farlo star bene. A poco a poco, la Regina di Picche cede e si lascia andare ai baci e alle carezze del premuroso Sovrano del Regno di Quadri.
«Dovremmo sbrigarci a tornare a palazzo, o si faranno strane domande.»
«Che fretta c’è, mon amour? Nessuno si accorgerà della nostra mancanza, in quel caos.» Francis è tranquillo, sorridente. Sfiora la guancia pallida del compagno e fissandolo negli occhi verdi riesce a strappargli un bacio a fior di labbra – un ladro, lo chiama Arthur, che ha lasciato cadere l’orologio da taschino che aveva preso in mano per tenere d’occhio l’ora.
«Ho rubato un regalo per te, coniglietto.» Il Re ride nel vedere l’espressione seccata del giovane al sentire quello sciocco soprannome. Con un rapido gesto estrae dal cappotto una splendida rosa – arancione, come gli abiti brillanti che l’amato ama indossare – e Arthur si chiede per quale strana magia essa non si sia rovinata. Sorride senza accorgersene, mentre nel prenderla sfiora la mano calda dell’altro.
Nessuno dei due ode il singhiozzo trattenuto e spezzato proveniente da un luogo poco lontano, dietro un vecchio albero; una ragazzina bionda si allontana con una mano a coprire la bocca, il cuore in frantumi e la vista annebbiata da un velo di lacrime amare.
 



Un pianto innocente ha risvegliato
la rabbia furiosa di un Fante devoto
che non sa ricucire un cuore ferito
ma può far del male a chi l’ha tradito.

Una spada affilata ha ucciso il buon Re
che non può più amare nessuno, ahimè.
Si dispera la Regina amata
che solo da lui si sentiva apprezzata
si dispera la fanciulla ferita
che, spaventata, lontano è fuggita.
Il senso di colpa stringe il soldato
in un cupo rimorso ormai è affondato.

Qualcuno consoli tutti quei cuori infranti
che torni letizia e i sorrisi raggianti
qualcuno riporti la gioia più bella
che brilla nei cuori come candida stella.

Nessuno più sappia cos’è il nero dolore
che torni negli animi il calor dell’amore.

 







Angolino flangst - sono una persona orribile ç.ç
Ho spezzato quattro anime in un colpo solo una letteralmente, sono un mostro T-T *abbraccia i cucciolini Frucche* perdonatemi, vi prego-
Nella speranza che EFP la smetta di fare brutti scherzi, moi moi!

 

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Capitolo 3
*** Lo Zar Sorridente e il Re Rumoroso ***


 
~Lo Zar Sorridente e il Re Rumoroso~


Non c’è trucco, non c’è inganno
tutti quanti ormai lo sanno
che nessuno qui è fedele
questa è proprio una Babele!

La Regina del gran Regno
ha suscitato tanto sdegno
non si vuol far più vedere
piange ancor giornate intere.

Quel brav’uomo del marito
tutto aveva già capito
ma d’Amore era accecato
per un altro suo alleato.

Non si sentono più strilli
i giardini son tranquilli
non urla più il Re casinista
la moglie non l’ha più vista.

C’è un sorriso, un girasole
vuol ridargli il buonumore
quel grosso Zar della terra fiorita
che tiene un mazzo tra le dita
di bei fiori così gialli
tanto grandi e tanto belli
vuole il suo amante abbracciare
tanto amore ha da donare.

Il Re di Picche, un tempo gioioso
ha ritrovato il suo grande sorriso.

 




“Non puoi stare lì dentro per sempre!” gli aveva urlato, da dietro la porta chiusa, con quel tono stranamente agitato che gli abitanti del Regno di Picche avrebbero potuto giurare di non aver mai sentito provenire dalla bocca del loro sovrano.
Cinque giorni prima l’aveva gridato: la Regina ancora non si faceva vedere.
«Dovrai uscire, prima o poi!» strillò dal giardino, di nuovo, sotto la finestra della camera. Lo faceva tutti i giorni, ormai: tanto non era in grado di fare altro che quello.
Alfred si appoggiò con la schiena al muro del palazzo, le braccia incrociate e un’espressione cupa dipinta sul volto, come nessuno l’aveva mai vista. Si strofinò con le dita di una mano gli occhi azzurri dietro agli occhiali, cercando di ignorare i sussurri delle nobildonne che passeggiavano sui prati, come se nessuno le sentisse.
Pettegole.
Solo Yao, pover’uomo, si arrischiò a salutarlo cordialmente, come tutti i giorni. L’animo buono del Fante era troppo limpido e genuino per capire i sotterfugi e i tradimenti delle corti regali – faceva solo il suo lavoro, fedele come sempre, dopo tanti anni; e il non udire più gli schiamazzi del Sovrano e i rimproveri della Regina lo preoccupava, turbando quella calma apparente che era data dalla solita quotidianità.
Fu un’ombra alta e imponente a disturbare il silenzio cupo del Re, oscurando la luce del sole pomeridiano che colpiva direttamente le pietre che componevano l’enorme villa. Alfred si vide costretto ad alzare lo sguardo, per incontrare gli occhi viola di Ivan che anche in un momento simile esprimevano una qualche sorta di inquietante letizia.
«Ci ho messo un bel po’ a trovarti» commentò. «Qui è tutto troppo silenzioso, ultimamente.»
Il Re di Fiori teneva la schiena leggermente piegata, incombendo sulla figura più bassa del compagno; indossava il suo solito cappotto verde e il colbacco storto sul capo, nonostante facesse piuttosto caldo, quel giorno. Aveva allungato verso di lui un girasole, quasi fosse un omaggio per il Sovrano alleato.
Alfred cercò di piegare le labbra in un ghigno di sfida, ma la sua parve solo una smorfia avvilita. «Quello non è uno dei fiori dell’aiuola di Mei? Non sarà contenta di sapere che gliene hai portato via uno» lo stuzzicò, senza prendere in mano il girasole.
Ivan alzò le spalle. «Mi piacciono i fiori che crescono qui.» Sorrise, con quel suo modo di fare che pareva tanto dolce, ma che, Alfred ne era convinto, nascondeva sempre qualcosa di poco piacevole. «Se non lo vuoi tu lo tengo io; voglio provare a coltivarli in casa mia.»
Il Re di Picche glielo prese dalle mani, facendogli la linguaccia. «Scordatelo, o non avrò più una scusa per trascinarti qui.» Se lo lasciò sfuggire così, involontariamente, ma non gl’importava più di tanto. «Come accidenti fai a sorridere in un momento simile? Sai cos’è successo a Francis? Il Regno di Quadri è in subbuglio, non sanno più che fare.»
«Non mi è mai stato troppo simpatico…»
«Come puoi dire una cosa del genere?!» Alfred era tornato quello di prima: agitato, rumoroso, casinista. Udì una risatina velata provenire dall’amante, stranamente divertito dalla situazione.
Ogni tanto, il Sovrano si chiedeva se lo Zar di Fiori avesse un cuore. Smetteva di domandarselo quando quello, nascosto dal buio di una camera, lo stringeva stretto e sorrideva, anche se non poteva vederlo.
Ivan sorrise anche quella volta, appoggiandogli una manona sui capelli biondi. «Andrà tutto bene, neh?»
Sembrava una frase detta molto a cuor leggero, ma Alfred non poté fare a meno che mostrargli un ghigno spavaldo e sicuro; dopotutto, nulla avrebbe mai potuto abbatterlo per sempre.
 




Andrà bene, non avere paura
tornerà la pace anche tra queste mura.

Puoi star tranquillo, mio bel Re
tornerà la pace anche per te
tornerà la pace per la tua Regina
dovesse piangere fino alla mattina.

Il Fante, confuso, in silenzio osserva
tutto quanto nel cuore conserva
e per capire quel mondo sì strano
interroga uccelli nel cielo blu ciano
cerca risposte nella foresta più nera
ascolta i discorsi di una vecchia megera.

Finché su di un monte non si trova a pensare
a quanto in quella vita gli può capitare
si chiede il perché di ciò che è accaduto
ma sa solamente che ormai l’ha vissuto.

In alto e isolato, sta a meditare
finché, finalmente, potrà arrivare
alla più grande, giusta verità
per comprendere questa realtà.

Il Fante fedele, con tranquillità
alle sue risposte un giorno arriverà.







*Cambia caratteristiche storia da "raccolta di flashfic" a "raccolta di one-shot"*
Ehilà- no, non sono stata rapita dagli alieni (non che a qualcuno fregasse qualcosa). E niente, toccava ai bei RusAme~ ...mentre cerco di ricordare se mai ho scritto una storia con Alfred. Boh.
Norberto: infatti non lo sai trattare. 
STAI ZITTO. Comunque a parte questo, c'è qualcosa che non mi convince con alcune rime, non scorrono un granché bene :/ ma più ci penso più più escono uno schifo quindi, ehm, meglio lasciare così.

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Capitolo 4
*** La Regina Selvaggia e il Fante Cortese ***




~La Regina Selvaggia e il Fante Cortese~



Nelle terre tiepide a Oriente
c’è un Regno calmo, vasto e ridente
che appare alla vista di mille colori
coi suoi prati pieni di splendidi fiori.

Regna in quel posto una bella regina
che più che una donna pare una bambina
lo difende un Fante non troppo capace
che se può suonare è ben più felice.

E quando il Re non c’è, lontano per affari
si aman come bimbi, si aman come pari:
non c’è servo, non c’è matrona
ma solo una Regina senza corona
solo un Fante senza la spada
che la guarda negli occhi di giada.

Che sia un amore puro, ancor non lo sappiamo
e, per la verità, neppure ci crediamo.
Ciò che conta è che sia vero
un Amor forte e guerriero
un Amor che non si arrende
e come fuoco vivo splende.

Scandalo e confusione tutto intorno
alla loro storia fanno da contorno.
A che serve, in fondo, darsi tante pene?
A cuor leggero stanno tutti più bene.

 



«Questa non te l’ho mai sentita suonare.»
Roderich si ferma per qualche attimo, seduto composto sullo sgabello davanti al pianoforte, senza girarsi. «Perché la tenevo preparata per un momento speciale.» Solo in quel momento si gira, voltando il capo verso la finestra aperta che dà sullo splendido giardino del palazzo: Erzsébet è lì, seduta sul davanzale e appoggiata allo stipite, con una gamba penzoloni all’interno della stanza, incurante dell’abito che è scivolato via dall’altra lascandola quasi completamente scoperta.
Il Fante si gira del tutto, abbandonando lo strumento e i suoi spartiti per rivolgere tutte le sue attenzioni alla sua bella Regina. «Per un attimo ho temuto foste vostro marito, Elisabeth.»
«Come sarebbe a dire, mi avevi sentito? Non c’è gusto così!» La donna ride, saltando all’interno e avvicinandosi al pianista; gli si siede in braccio, avvolgendogli le braccia attorno al collo. «Ivan non sarebbe contento di vederti qui a suonare invece che fuori a fare la guardia.»
«Non sarebbe contento neanche di sapermi in atteggiamenti intimi con la sua splendida moglie, non crede?»
«Ah, che vuoi che gl’importi…» La Regina abbandona il capo sulla spalla dell’uomo, mentre questi non riesce a trattenersi dall’accarezzare dolcemente le sue cosce sotto la gonna verde – ed è lì che avverte la presenza della lama nascosta nelle lunghe calze della Sovrana, e non può nascondere una certa smorfia contrariata; Erzsébet sospira e sorride, sfiorandogli le labbra con le proprie in un bacio rapido e innocente.
«Sembra sempre temere un attacco improvviso, Regina.»
«Di questi tempi non si sa mai, mio bel soldato: una donna attenta non può andarsene in giro indifesa, non crede?»
Roderich le sfiora i capelli castani e accenna una risata amara, dell’uomo che non si cura delle sciagure altrui e vuole solo vivere in pace, nel suo mondo quieto e pacifico. «Di certo nessun uomo dotato di buon senso potrebbe mai tentare di farti del male, Elisabeth.»
E quel passaggio repentino dal “lei” al “tu”, quel tono un poco incupito di colui che spera solo di amare nella più dolce tranquillità, rallegrano la Regina combattiva e vivace che in un lampo circonda con le gambe la vita del Fante e lo bacia come se fosse la sua ultima volta – poi si stacca di colpo e si alza in piedi, tirando con sé anche il compagno: «Vieni, ti porto un po’ fuori di qui!»
L’uomo non si ribella, seguendola verso il giardino con un tenero sorriso dipinto sul volto sottile – si darebbe dell’ebete, a guardarsi, ma fortunatamente non si può vedere in quel momento. Il sole è tiepido e illumina i prati, facendoli brillare di un verde acceso e vivo; Erzsébet non ha ancora lasciato la sua mano, e il Fante ne approfitta per portarla verso un’aiuola un po’ discosta, laddove Irunya ama coltivare i tulipani che un’amica del Regno di Cuori le ha donato tempo fa.
È lì vicino che si siedono, sull’erba morbida e fresca, e la Regina selvaggia finalmente si placa e si abbandona alle carezze delicate del milite incapace che riconosce come unica guerra quella dell’animo tormentato. Roderich si allunga verso l’aiuola e le ruba alcuni dei suoi splendidi figli – lo perdonerà, Irunya, che è tanto buona e comprensiva – per colorare i capelli dell’amata con tulipani meravigliosi e lucenti.
Rosso, come l’amore eterno e profondo. Violetto, perché non osava giurarle nulla invano, e giallo come la sua spensieratezza che riusciva a far amare anche a lui quell’unica, preziosa vita che avevano.
Ed è poco lontano, sopra un tiglio ombroso, che un’ombra scura li osserva in silenzio: e per quel giorno, il Jolly esuberante decide di lasciare in pace i due amanti.
 



Anche la Regina guerriera e combattiva
viene calmata nella pace di una giornata estiva,
anche il Fante elegante e distaccato
s’è lasciato incantare e dall’Amore è cullato.

Il piccolo demonio, nascosto dalla vista
non osa disturbare quell’Amor così egoista
che si nasconde dai curiosi sguardi
con parole ingenue e sorrisi bugiardi.

Il Jolly nero e bianco, dall’aria malvagia
li fissa per ore con quegli occhi di bragia
non è cattivo, in fondo
ma tanto solo al mondo
e un po’ di compagnia
placherebbe la sua agonia.

Se troverà, lui, l’Amore
non ci è dato sapere
solo possiam sperare
che anche lui lo possa trovare.

Fatti coraggio, o Jolly combattivo!
Nessuno può resistere a quel tuo argento vivo
nessuno può resistere a quei capelli bianchi
all’energia esplosiva di mille saltimbanchi.

La Matta tanto sola, un giorno troverà
una dolce compagnia con cui si divertirà.








Angolino dell' "I MIEI DUE BIMBI BELLI AAAAAAHHH"
Ehm, buonsalve :D
...GIURO CHE IL TITOLO ERA MESSO A CASO, DAVVERO. No, sul serio, l'avevo messo così...non pensavo di inserire dei fiori in ogni capitolo o.o Ma siccome è capitato, così sia.
Figuratevi se la mia OTP si poteva salvare, ceh. E visto che sono i miei due patatini cari, mi ci sono impegnata: "
il vero simbolo dell'amore perfetto, quello onesto, eterno e disinteressato è il tulipano, almeno stando a ciò che la letteratura e le antiche leggende popolari ci tramandano[...] Per quanto oggi sia comunemente "la rosa rossa" la regina indiscussa degli innamorati il fiore che più di tutti simboleggia l'amore è proprio il tulipano[...] Si ritiene che esso sia un'allusione alle relazioni perfette, non tanto a quelle sfortunate e deleterie, sebbene esista un'altra interpretazione secondo cui il tulipano rappresenti proprio i sentimenti più scostanti.
Tulipano rosso: regalare un tulipano rosso è come dire "ti amo e ti amerò per sempre";
Tulipano violetto: il tulipano della modestia. forse la dichiarazione di chi non ha la presunzione di promettere qualcosa di eccessivo? Comunque nobile e dolce.
Tulipano giallo: il giallo ricorda il sole: un dono perfetto per un amore solare, spensierato, e caldo, reso tale da una persona disinibita e con gioia di vivere.

Non ricordo la fonte, scusate, ma non dev'essere difficile da trovare. 
Con la partecipazione speciale di Gilbert. Voglio bene anche a te, caro <3 

PS: mi sono accorta solo ora che il secondo capitolo è scritto al passato e non al presente; purtroppo provando a cambiare i tempi verbali esce una cosa oscena, perciò ho preferito non cambiarlo (sorry ç.ç). In ogni caso, cercherò di mantenermi costante nei prossimi capitoli.

 

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