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Salve, sono Judith e vorrei rubarvi solo due minuti per raccontarvi
della mia storia, che posso, senza sentirmi vanitosa, defi
Salve, sono Judith e vorrei rubarvi solo due
minuti per raccontarvi della mia storia, che posso, senza sentirmi vanitosa,
definire “incredibile”.
Prendete una ragazza normale (me), non troppo
brutta ma nemmeno appariscente, senza particolari talenti o attitudini, con
l’unica grande passione rappresentata da Twilight e dagli attori che hanno
interpretato i suoi personaggi preferiti. Prendete ora il ragazzo perfetto,
l’idolo di tante ragazzine e anche di questa ragazzina in particolare: lui è
Robert Pattinson. Vi starete chiedendo: che cosa c’entrano due personaggi così
diversi? C’entrano, c’entrano...ma se vi raccontassi tutto subito dove andrebbe
a finire la suspence?
Ho conosciuto il mio mito quando avevo 17 anni,
lui 23. Ero a New York e mi stavo godendo le mie vacanze estive dall’altra
parte dell’oceano rispetto a dove abitavo io, in provincia di Milano, in
un’estate torrida. Era il 13 luglio e mi stavo gustando la mia indipendenza:
stavo facendo shopping con la mia adorata cugina americana (io sono nata in
Italia ma mi chiamo Judith perché mia madre è nata proprio nella Grande Mela), libera
dai controlli dei miei genitori rimasti in Italia. Comunque, stavo passeggiando
con Meg indisturbata per la via quando sento alcune urla e vedo un ragazzo
sfrecciarmi accanto. Nella mia presentazione ho tralasciato due fattori
importatissimi per questa vicenda: ho un pessimo carattere e anche un pessimo
senso dell’equilibrio. Io rovinai a terra più o meno con la grazia che potrebbe
avere un sacco di patate e sentii qualcuno ridere. Le ragazzine urlanti al
momento sembravano aver cambiato strada ma il ragazzo, quello che era
sicuramente inseguito da loro e che aveva osato ridere di me, ricominciò a
correre. La vergogna che stavo provando presto si trasformò in rabbia e, sotto
lo sguardo attonito di Meg, feci uno scatto degno di un atleta olimpico e mi
lanciai all’inseguimento di colui che si era permesso di prendermi in giro. Lo
raggiunsi in fretta, dato che lui ormai aveva smesso di correre, e con fare
molto civile gli urlai dietro nel migliore inglese possibile:”Ma non ti hanno
insegnato a chiedere scusa e permesso? Dov’è la buona educazione?”. Dato che il
ragazzo faceva finta di niente, mi avvicinai e allungai il piede per fargli uno
sgambetto. Anche lui cadde a terra, anche se devo ammettere con molta più
eleganza di quella dimostrata da me, e si rialzò in fretta e inviperito
“Ma cosa ti passa per la testa, eh? E se mi
fossi rotto qualcosa? Sentirai il mio avvocato, carina”
“Carina a chi? E poi, un avvocato? Ma chi ti
credi di essere?” a questa mia frase fu come se il ragazzo fosse stato un palloncino
punto da un ago: si sgonfiò.
“Non sai chi sono io?’”disse con sguardo
stupefatto.
Certo avevo notato che il ragazzo aveva un volto
familiare che ricordava molto il viso cinematografico di Edward Cullen, ma non
avrei mai sensato che alla mia richiesta di conoscere il suo nome lui avrebbe
risposto:”Piacere, Robert Pattinson”! Neanche nelle mie più rosee
aspettative o nei miei sogni più sfrenati era successo niente del genere; mi
ero rifiutata di illudermi sull’identità dello sconosciuto e il mio sospetto
era la realtà. Per me, come avete visto, non c’è stato nessun incontro
romantico con il mio idolo, solo una pessima figuraccia. Diventai rossa più di
un pomodoro e cominciai a borbottare parole di scuse, per lo più in italiano.
Dovetti sembrargli molto buffa perché lui cominciò a ridere. Cercai di scappare
via, sforzandosi allo stesso tempo di trattenere le lacrime ma sentii di essere
trattenuta per la borsa (in quel momento, lo ammetto, mi sentii molto Bella
Swan)
“Scusa, sono stato molto maleducato: buttarti
giù, ignorarti, non chiederti scusa...”
”Ridere di me”continuai
“C’era un motivo se questo fatto non l’avevo
incluso nell’elenco: non è un gesto di maleducazione, è una reazione
inevitabile!”
Potete solo immaginare come mi sentissi (più o
meno come essere investiti da un elefante obeso): ero stata presa in giro dal
mio attore preferito! Cercai nuovamente di allontanarmi, e nuovamente venni
trattenuta da Robert Pattinson, che evidentemente non aveva niente di meglio da fare che
scocciare una povera ragazza italiana.
“Scherzavo, certo che sei molto permalosa: va
bene se ti offro una cioccolata per farmi perdonare?” Stavo quasi per
accettare, quando mi ricordai di Meg così declinai l’invito. In quel momento
non era esattamente al primo posto della mia classifica personale di simpatia
ma era pur sempre il mio idolo e se avessi potuto non avrei avuto esitazioni a
rispondere affermativamente: ma non potevo lasciare mia cugina senza mie notizie
per ore! Senza contare che per la corsa fatta per raggiungerlo e le lacrime di rabbia non ero proprio al mio meglio. Così a malincuore mi staccai da lui praticamente di corsa, dopo un
ciao più che detto sussurrato, e raggiunsi mia cugina. Le raccontai per sommi
capi la vicenda, pensando che tutto sarebbe finito lì ma così non fu.
In quel periodo mia cugina stava frequentando Steve, un ragazzo decisamente carino che mi stava molto simpatico. Durante quell’estate l’avevo conosciuto bene, anche se in realtà la prima volta che l’avevo visto risaliva all’anno scorso. Comunque questo giovane, che aveva vent’anni come mia cugina, lavorava in una discoteca molto famosa in New York e per questo molto esclusiva. In estate si organizzava in quel locale una festa alla settimana, alla quale poteva partecipare solo le persone con invito e mai più di cento. Naturalmente a queste feste partecipavano molti vip e io e Meg avevamo convito Steve a procurarci degli inviti per uno di questi eventi memorabili. Quindi quel giorno, il 13 luglio, eravamo in giro a fare dello shopping dell’ultimo minuto proprio per quella festa super chic a cui avremmo dovuto partecipare quella sera. Dopo l’incontro con Robert Pattinson, infatti, ci recammo di tutta fretta nelle vie dei negozi, già in ritardo sulla nostra tabella di marcia, che includeva tre ore durante le quali dovevamo riuscire a sembrare delle dive. Comunque alle dieci riuscimmo ad arrivare alla discoteca dove, come promesso, riconoscemmo molti visi noti al grande pubblico. E, guarda la coincidenza incredibile, tra questi invitati illustri figurava anche Robert, il nostro bel Edward. Non potevo dire di conoscerlo ma visto il suo comportamento in quello stesso pomeriggio, davo per scontato che mi sarebbe venuto a cercare nel corso della serata, anche solo per prendermi in giro e ricordarmi con molto tatto lo sciocco comportamento da me tenuto nei suoi confronti. Invece non mi rivolse la parola: ad un certo punto addirittura pensai di farmi avanti io ma la sola idea mi metteva in imbarazzo al punto di non riuscire neanche a spiaccicare una parolina in inglese. Cercai più volte il suo sguardo, mentre ballavo, e lui sembrava sempre molto impegnato in discussioni con gente di cui ignoravo il nome. Mai una volta i nostri sguardi si incontrarono: pensavo che la proposta che mi aveva fatto di prendere una cioccolata insieme fosse seria ma mi dovetti ricredere. Non so perché ma mi sentii umiliata, anche di più di quando mi aveva preso in giro. In fondo non mi aveva mica chiesto un appuntamento? Mi sentii un’illusa per essermi convinta che una star volesse passare del tempo con me. La serata comunque fu molto bella, anche se non all’altezza delle aspettative che si erano create nella mia mente nel corso delle settimane di attesa per quel momento. Tornai a casa dopo le tre e un po’ ubriaca anche se in realtà avevo bevuto pochissimo. Non ero assolutamente abituata a reggere alcolici e se non fosse intervenuto Steve probabilmente sarei arrivata al punto di non riuscire a reggermi in piedi. Comunque arrivai nella mia camera, intontita, e mi addormentai di sasso, senza neanche togliermi i vestiti. Quella notte sognai di incontrare Robert Pattinson, di ucciderlo e, resuscitatolo, di sposarlo.
Salve, sono Judith e vorrei rubarvi solo due minuti per raccontarvi
della mia storia, che posso, senza sentirmi vanitosa, defi
Dopo una terribile notte sembrata eterna, durante la quale il sonno
popolato di incubi era stata una tortura e non una momento di relax, mi
ritrovai a pensare agli eventi della sera prima. Presi, sempre stavo
cercando con il trucco di coprire le occhiaie molto marcate che la notte aveva
lasciato come conseguenza, a insultare in tutti i modi a me conosciuti, sia in
italiano che in inglese, quel bel ragazzo che era sempre stato il mio mito e che ora era il mio
incubo. Era quasi mezzogiorno quando decisi di uscire dall’appartamento dei
miei zii, che condividevamo Meg ed io, dato che i suoi erano partiti per un
week-end romantico da passare sull’Oceano, per cercare di comprare qualcosa di
commestibile, considerando che era dalla sera prima che non mangiavo. Però, appena
uscita dalla porta, quasi inciampai in un enorme mazzo di fiori, grande quanto
un cespuglio, composto unicamente da rose, che neanche a farlo apposta sono i
miei fiori preferiti. Pensai immediatamente che fossero un regalo per mia
cugina e stavo già per rientrare per avvertirla quando mi accorsi che in mezzo
ai fiori c’era un bigliettino con sopra il suo nome, “Judith”, in una
calligrafia così ordinata e elegante da sembrare finta. Io sono sempre stata una
persona molto curiosa ma anche molto insicura e diffidente e il primo lato
del mio carattere ci mise un po’ a prevalere sul’altro. Se qualcuno mi avesse
visto avrebbe sicuramente pensato che non fossi a posto: ero immobile, come
paralizzata, davanti alla porta di casa, con in mano un bigliettino che fissavo
con uno sguardo a dir poco da pazza. Infine, riuscii a convincere le mie mani
ad aprire quella piccola busta, facendo molta attenzione a non sgualcirla, e ad
estrarre da essa un fogliettino di una carta chiaramente molto costosa, sembrava quasi una pergamena. Sopra di
esso, nella stessa calligrafia ordinata di prima, c’era scritto semplicemente
“call me” seguito da un numero di cellulare. Rimasi più sconvolta di prima: la
prima cosa a cui pensai fu uno scherzo ma il mio lato curioso non era
soddisfatto da questa evasiva risposta. Riuscì in qualche modo a convincere la
parte razionale del mio cervello che era una cosa furba chiamare quel numero e
questo fu ciò che feci. Mentre componevo il numero ero pronta psicologicamente
a qualunque evenienza: che fosse uno scherzo, che nessuno rispondesse... Ciò che
non presi minimamente in considerazione fu che a rispondermi fosse una voce stranamente
familiare, che mandò le mie guance in fiamme prima che io mi fossi realmente
resa conto di chi fosse dall’altra parte del telefono
“Pronto”rispose il mio interlocutore
“ehm, ciao... sono Judith e ho trovato questo numero e...”
“Ciao Judith, non speravo seriamente che avresti richiamato. Hai capito
chi sono?”
“...” il silenzio più profondo fu la mia risposta a questa domanda
“Neanche un’idea?”azzardò lui
“...”silenzio
“Va bene sono Robert e...”
“Robert Pattinson?”
“Sì e volevo offrirti quella cioccolata che...”
La prima mia reazione sarebbe stata quella di attaccare il telefono ma alla fine optai
per un comportamento più educato e maturo: “Ma lo sai vero che sono quella che
ti ha buttato per terra in strada?” non avevo avuto un comportamento
intelligente. Scusatemi, ma dovreste capirmi: il mio attore preferito mi stava
parlando e il mio cervello era entrato in sciopero.
Una risata da mozzare il fiato arrivò dall’altra parte del telefono:”Sì,
certo che lo so che sei quella ragazza. Allora accetti il mio invito?”
Con un piccolo sforzo di immaginazione potete indovinare la mia
risposta...
Nota dell’autrice
Grazie, grazie, grazie alle sei persone che mi hanno aggiunto nei loro
preferiti!!! Spero che continuate a seguire la storia di Judith e soprattutto,
non dimenticate di recensire: datemi anche consigli su ciò che vorreste che
accadesse alla protagonista, li accetterò volentieri!!
Infatti una volta che mi fui ripresa dallo shock, la mia mente non potè
fare altro che obbligare la mia bocca a balbettare un
Infatti una volta che mi fui ripresa dallo shock, la mia mente non potè
fare altro che obbligare la mia bocca a balbettare un timido “sì”. Cioè
veramente prima lo dissi in italiano, scatenando l’ilarità di lui, e poi le mie
corde vocali si riallacciarono con il cervello e riuscii a ricordarmi di dover
usare l’inglese. Dopo vari contrattempi di questa natura, alla fine fui in grado
di accordarmi con lui e decidemmo di vederci alla 5 in un locale molto vicino a
dove abitavo. Chiusa la chiamata, corsi a svegliare Meg per riferirle tutta la
vicenda con una cronaca praticamente minuto per minuto; una volta finito il
racconto, mi buttai al suoi piedi supplicandola di aiutarmi a rendermi
presentabile per il mio grande appuntamento. Naturalmente non potè fare altro
che accettare, dato che il look e il make-up erano i suoi punti forti, anche se
prima si fece lusingare un po', obbligandomi a lodare le sue incredibili capacità da truccatrice. Erano
ormai quasi le due quando cominciai a prepararmi e scoprii che talvolta è vero
che delle ore non bastano per farsi belle. Non volevo sembrare esagerata e meno
che meno volgare, ma stavo sempre per uscire con uno dei miei più grandi idoli e volevo essere oiù affascinante che mai.
E poi c’era un dubbio che mi rodeva nella testa: lo potevo considerare un vero
appuntamento? Era solo buona educazione la sua o qualcosa di più? Mi stavo solo
illudendo? Presa come ero dai miei pensieri finii per fare tardi e quindi
arrivai al locale con un leggero ritardo. Probabilmente “leggero ritardo” è un
eufemismo (tre quarti d’ora dopo le cinque) ma mia cugina mi aveva insegnato
che una vera signora si fa sempre aspettare, anche se forse io avevo un po’
esagerato con questa regola. Comunque arrivai nel luogo convenuto (mi sembra si
chiamasse Amy’s o qualcosa del genere) e con mio grande sconcerto scoprii che il
bar era sbarrato. Non riuscivo a capire cosa potesse essere accaduto e mi sentii
persa, oltre che delusa. Mi sembra inutile dire che, nonostante avessi cercato
in ogni modo di impedirmelo, mi ero fatta molti castelli per aria e rimasi
molto male per quella situazione: infatti la prima cosa che pensai fu che lui,
il mio ammirato Robert Pattinson, mi avesse presa in giro, che avesse fatto solo
finta di voler uscire con me. Mi sfuggiva perché lui dovesse fare una cosa del
genere a una che per lui era una perfetta sconosciuta. Perché farmi stare così
male? Stavo quasi per andarmene quando mi accorsi, nonostante la vista
annebbiata dalle lacrime, che qualcuno mi stava osservando oltre la porta
sbarrata di Amy’s (ormai sono quasi certa che il posto si chiamasse così). Era
sicuramente un ragazzo sulle cui labbra era stampato un sorriso ma non di
quelli da persona che si diverte; no, era quel tipo di sorriso che riservi alle
persone che ti fanno tenerezza, un po’ pena, per cui ti dispiace. Veramente non
sono sicura che queste considerazioni sia del tutto oggettive, la mia mente
potrebbe aver ricamato intorno all’espressione del suo volto ma è innegabile
che il giovane sembrasse davvero di ottimo umore. E mi sembra inutile e
superfluo aggiungere che il ragazzo fosse Robert Pattinson. E quella famosa
star mi stava facendo segno di avvicinarsi al vetro.
E’ la prima volta che la inserisco e sono molto
emozionata! Ho 3 cose da dire:
1. Vi prego, vi supplico, commentate! Anche se
vi fa schifo, scrivete cosa è che non vi piace così posso migliorare e magari
così potrebbe piacere anche a voi, no?
3. ringraziare ancora di più kiarab e alice
brendon cullen per essere le uniche che hanno commentato fino ad ora: grazie,
grazie, grazie all’infinito!!! E ancora un’altra piccola cosa: può essere che
nei capitoli precedenti, come anche in questo, ci siano degli errori. Ci terrei
a dire che non sono perché non parlo bene l’italiano ma perché il mio computer
si impalla quando faccio il controllo ortografico.
Bene, adesso vi lascio alla lettura del nuovo
capitolo
Mi avvicinai al vetro della porta con una
lentezza esasperante, come se dovessi convincermi che non mi ero immaginata
quella persona all’interno del locale, Però più mi avvicinavo più mi rendevo
conto che c’era davvero Robert Pattinson ad aspettarmi dietro alle tapparelle
del bar, precauzione presa affinchè nessuno dalla strada potesse vederlo e
riconoscerlo. Quando finalmente arrivai davanti alla porta apparentemente
sbarrata, vidi che in realtà era solo accosta e raccolsi tutto il mio coraggio
per trovare la forza di aprirla. Per fortuna il mio gentil cavalieri mi venne
in soccorso e fu lui ad aprire l’entrata. Appena fui completamente all’interno
del locale buio, mi chiuse la porta alle spalle e io mi ritrovai davanti al mio
idolo. Il mio cervello era sicuramente partito per una vacanza alle Bahamas,
dato che non potei fare altro che rimanere imbambolata alla vista di quel viso
stupendo Lui mi stava guardando con un’espressione alquanto interrogativa, e
quando mi resi conto che era per la MIA di espressione, diventai di un colore
in confronto al quale quello dei peperoni sembra pallido. A questo punto Robert
scoppiò a ridere, e mi sento in dovere di specificare che non ho mai sentito
una risata come la sua, e io mi sentii ancora di più in imbarazzo. Comunque
convincei le mie gambe a fare qualche passo e arrivai fino al tavolo più vicino,
anche se per essere precisi dovrei dire “sbattei contro il tavolo più vicino”
dato che per il buio non vedevo oltre il mio naso e in realtà neanche quello.
Il rumore che provocai andando a cozzare contro il mobile convince Robert del
fatto che la sola luce esterna non fosse sufficiente e accese tutte le lampade
di Amy’s. Questo fece sì che io potessi vedere che nel mezzo della sala c’era un
enorme tavolo pieno di tazze e tazzine. Guardai Robert che chiedere spiegazioni
e lui, senza che io dicessi niente, neanche fosse in grado di leggere il
pensiero come Edward Cullen, mi rispose:
“Dato che non sapevo i tuoi gusti, in ogni tazza
c’è un tipo di cioccolato diverso”
Io rimasi a dir poco basita, perché mi stupì
questa attenzione e questa organizzazione, visto soprattutto il comportamento
menefreghista della sera prima. Probabilmente dovevo avere la bocca aperta
stile cartone animato perché dopo aver cercato di trattenersi per un po’ lui
scoppiò a ridere. Visto il numero di volte che avevo scatenato la sua ilarità,
dovevo sembrargli a dir poco ridicola. Questo pensiero infiammò le guance ancora
di più. Per lo meno fui in grado di ritrovare la capacità di parlare, e riuscii
per la prima volta in quel pomeriggio a dirgli qualcosa, per quanto stupido:
“Perché?”
“Perché cosa, Judith?” ribatte lui con un
sorriso, il più bello del mondo, stampato sulla faccia
“Perché tutto questo, perché mi hai invitato
qui? Perché ieri non mi hai parlato? Mi avevi vista? E perché mi aspettavi qui
dentro? Come mai non c’è nessun altro? E…”
E lui, al suono della mia valanga di domande,
ricominciò a ridere. All’inizio non capii perché ma poi mi resi conto di aver
parlato in italiano. Come avevo fatto la prima volta che l’avevo incontrato. E
mi resi conto anche che quella volta non mi ero neanche presentata; allora come
faceva a sapere il mio nome…
“Scusa, non mi sono accorta di parlare in
italiano…”
“Non fa niente, non ti preoccupare. Ma traducendolo
in inglese, cosa avresti detto?”
“In poche parole erano un sacco di domande su
dei punti che mi sono oscuri. Ma per il momento voglio fartene solo una”
“E quale sarebbe?”
“Come fai a conoscere il mio nome? Quando ci
siamo incontrati non mi sono presentata ma prima mi hai chiamata per nome.
Come l’hai saputo?”
Lui rimase interdetto, probabilmente non si era
reso conto di quel dettaglio, e prima di rispondere sospirò, come una persona
che sta per confessare una colpa capitale
“L’ho chiesto al tizio del locale ieri sera.
Quello che parlava con te e la tua amica. Ho visto che ti parlava e gliel’ho
chiesto”
“Ah” fu tutto quello che riuscii a dire
“Forse- continuò- avrai pensato che ieri non ti
avessi vista ma non è così. Appena sei entrata ti ho riconosciuta solo che non
sapevo come venirtia parlare. E poi
ieri c’erano tutti quei fotografi, che sicuramente avrebbe montato uno scoop
sul fatto che il famoso Robert Pattinson si fosse intrattenuto con una ragazza
non celebre. Così ho preferito chiedere al barista, con il quale ho visto che
parlavi, invece che venire io direttamente”
“E l’indirizzo?”
”Idem. E dopo gli ho fatto promettere di non dirti niente”
Rimasi ancora una volta senza parole: Robert
Pattinson si era preoccupato di chiedere di me! Era come un sogno che diventava
realtà, forse era ancora più bello! Cercai di mantenere un contegno dignitoso e
così mi avvicinai al tavolo delle cioccolate. Mi sedetti per assaggiarne una e
quasi subito lui mi raggiunse e si sedette di fronte a me.Dopo averne assaggiato un sorso, gli posi
un’altra domanda, premurandomi di parlare in inglese:
“Come devo chiamarti?”
“In che senso?”
“Non lo so…Ti devo chiamare Robert, Mister
Pattinson, o…”
“Robert andrà bene, ma se peferisci i miei amici
di solito mi chiamato anche Bob o robe simili”
“Preferisco Robert”
“E Robert sia. Ora comincia ad assaggiare che
poi mi dovrai dire quale è la tua preferita”
Bevvi 4 o 5 tipi di cioccolate diverse prima che
mi venisse in mente un’altra domanda a cui volevo assolutamente una risposta
“Robert” lo chiamai per la prima volta dopo aver
avuto il permesso, e aggiungerei l’onore, di utilizzare quel nome
“Sì. Dimmi. Fammi indovinare: un’altra domanda?”
Per la prima volta in quel pomeriggio fui io a
ridere:”Esattamente. Ma come mai ci siamo solo noi? Di solito questo posto è
pieno”
“Diciamo che l’ho affittato per tutto il
pomeriggio”
“Ma quanti soldi hai speso per questo
pomeriggio”
“Top secret, e comunque i soldi, come
immaginerai, non sono un grande problema. Io non sono come certi che spendono
tutto in macchine o cose simili ma a volte ti rendono la vita più facile.
Prova a pensare a tutti i paparazzi che ti avrebbero circondata una volta che
ti avessero visto entrare qui con me”
“Forse hai ragione”
“Io ho sempre ragione” disse con un sorriso
degno di un angelo.
Il pomeriggio trascorse velocissimo e presto,
troppo presto, si erano fatte le 10 e mezza e io dovetti tornare a casa.
“Robert, senti, dovrei tornare a casa. Si è
fatto tardi e mi aspettano”
“Vorrei accompagnarti a casa ma non sono sicuro
che sia una grande idea”
“No, infatti non lo è. Non ti preoccupare, torno
da sola” Quindi mi avviai verso la porta. E avevo già la mano sulla maniglia
quando decisi che era il momento di essere coraggiosa una volta nella mia vita.
Tornai indietro, gli diedi un bacio sulla guancia e gli dissi:
“Se ti va di rivedermi, il mio numero ce l’hai”
Non aspettai neanche la sua risposta e uscii
dalla porta del bar senza girarmi indietro.
e adesso il numero delle
persone che hanno aggiungo questa fanficion in preferiti è arrivato a 10!!! E’
un momento unico, irripetibile!! A parte questa piccola parentesi volgio
ringraziare tutti quelli che leggono questa storiella e non la commentano. E
voglio ancora una volta supplicarvi di lasciare un commento, bello o brutto che
sia. Bene, ora che ho portato a termine il mio compito, ritorniamo alla storia
di Judith.
Ero arrivata a casa da meno
di un quarto d’ora quando arrivò il primo messaggio. Al mio ritorno avevo
liquidato Meg con poche parole molte sbrigative, ansiosa di chiamare a casa e
raccontare tutto a Sally. Non ve l’ho ancora presentata? Rimediamo subito:
Sally è la mia superadorata sorella maggiore, anche se la nostra differenza
d’età e inferiore ad un anno, con la quale non mi sentivo da un po’. E quale
migliore occasione che raccontarle del mio appuntamento con una star, che tra
l’altro era anche una delle sue preferite? Dopo una chiacchierata durata
purtroppo solo 10 minuti, fui costretta ad attaccare perché mia sorella aveva
sull’altra linea il fidanzato e, come mi aveva insegnato lei, i ragazzi non si
fanno mai aspettare altrimenti scappano alla seconda chiamata persa. Quindi mi
ritrovai da sola in camera e stavo pensando di tornare da Meg per fornirle i
dettagli quando il mio cellulare mi avvertì che era arrivato un sms. Lo aprii,
convinta che fosse l’enesimo tentativo di mia madre di fare il genitore moderno
utilizzando una tecnologia di cui non aveva ancora capito il senso, ma una
volta aperto mi resi conto che il mittente non era nessuno di quelli
memorizzati in rubrica. Dato che non ricevevo messaggi se non da poche amiche,
mi venne spontaneo pensare a Robert, e non mi ingannai facendo questo. Infatti
il sms era firmato con il suo nome e recitava, testuali parole:
“Mi è sembrato di capire che ti fossi divertita oggi
o
sbaglio? Hai altre domande a cui non ho potuto
rispondere?
Perché io ne vorrei fare alcune a te…Facciamo una
domanda
a testa e cominci tu? Robert”
Dopo averlo letto per poco
il cuore non ebbe un colpo. Stavo forse messaggiando con Robert Pattinson? E
per caso lui voleva conoscermi meglio? Era un’occasione unica e da cogliere al
volo, e infatti così feci. Nel tempo più ridotto possibile raccolsi i miei pensieri,
scelsi accuratamente una domanda sperando che non sembrasse troppo banale e mi
apprestai a litigare con la tastiera del cellulare per scrivere delle parole di
senso compiuto. Il risultato di tutta questa fatica fu semplicemente:
“prima domanda: perché mi hai cercata dopo
il primo incontro?”
Era una domanda che mi
tormentava ormai da un po’: cosa aveva trovato di interessante in me? Il fatto
che gli avessi urlato dietro? Perché ero assolutamente una persona assurda? Non
sapevo proprio che cosa avrebbe potuto rispondermi. Ma la risoluzione dei miei
dubbi non tardò da arrivare e subito il mio cellulare ricominciò a suonare.
“perché non mi sei saltata addosso urlando,
perché non mi hai riconosciuto, perché
non ci hai provato con me come fanno
ormai tutte le ragazze che mi incontrano”
Waohhh, non mi sarei
aspettata per niente quel tipo di risposta!! Si potevano definire
pseudo-compliment? Però era meglio mettere le cose in chiaro: io ero una sua
fan, solo che trovavo altamente improbabile che quel ragazo potesse essere il
mio idolo!
“Sono forse degli apprezzamenti?
Però ci tengo a dire una cosa: io
Ti conoscevo, ho visto Twilight un
Triglione di volte. Comunque non
Penso che per te possa cambiare
Molto. Adesso però tocca a te fare
Una domanda”
Aspettai con impazienza che
lui si facesse vivo, curiosa di quali fatti riguardanti me potessero scatenare
il suo interesse. Dopo un paio di minuti il mio schermo cominciò a lampaggiare
e io mi precipitai a leggere il contenuto del messaggio. E rimasi molto stupita
di quello che vi trovai all’interno:
“oggi hai detto che ti erosembrato diverso: diverso
da cosa?
Cosa ti
aspattavi da questo pomeriggio?
Rispondi sinceramente non mi offenderò.”
Domanda a dir poco spinosa! Come
dire in un modo gentile che fosse solo una star piena di sé, pronta a mettermi
in ridicolo e ad illudermi, e che invece si era dimostrato un ragazzo sensibile
e intelligente? Come dire che la prima cosa a cui avevo pensato era che fosse
tutto uno scherzo? Che non avevo stentato a credere che lui potesse lasciarmi
davanti al bar come una stupida? Non erano osa che si potessero dire in un
messaggio.
“non te lo posso spiegare
per sms. Chiedimelo un’altra volta”
La risposta fu pressochè
istantanea:
“e se domani ci vedessi
e tu mi raccontassi tutto
quello che non puoi dirmi adesso?”
Ancora una volta lascio alla
vostra immaginazione l’onere di capire la mia risposta: vi basti sapere che
quella notte sognai di nuovo robert Pattinson.
La mattina seguente mi avviai verso il lungo-fiume
La mattina
seguente mi avviai verso il lungo-fiume. Il mio obiettivo era un chiosco presso
il quale avevo preso appuntamento con Robert. Mi ero
premurata di arrivare in anticipo almeno questa volta e mi stupii di trovarlo
già lì ad attendermi. Gli andai incontro il più velocemente possibile,
rattenendomi quel minimo che bastava per non mettermi a correre, e quando gli
fui davanti mi limitai a sorridergli, non sapendo cosa fare. Fu lui a prendere
l’iniziativa: mi posò un dolce bacio sulla guancia sinistra causando un
cambiamento di tonalità del mio viso, che divenne tendente al porpora. Dovetti
ricordare al mio cervello, che pareva partito per le Hawaii, che per vivere era
necessario e feci un respiro profondo, cercando di nascondere questa paralisi
cerebrale a Robert. Penso di poter dire che non ci
riuscii e che se ne accorse, ma che fece educatamente finta di niente. Infatti
mi chiese semplicemente:”tutto bene?”
Io diventai ancora
più rossa ma almeno riuscii a formulare una frase di senso compiuto:”sì, tutto ok. E tu stai bene?”. Che domanda stupida, pensai, ma fu il
meglio che fossi in grado di fare.
“sicuro, anche se
questa notte non ho dormito”
“mi spiace, come
mai?”
“Pensavo”
“posso chiederti a
cosa?”
“A te” rispose lui
semplicemente, senza vergogna né imbarazzo. Io mi sentii avvampare: RobertPattinson aveva tempo da
sprecare pensando a me?! Per poco questa rivelazione non mi fece svenire, e
questa volta se ne accorse senza ombra di dubbio poiché mi disse:
“forse è meglio se
ricominci a respirare…” e lo sentii ridere, pareva veramente divertito dalla
mia reazione. Questo mi fece sentire ancora peggio, e ancora più stupida. Non
potevo solo essere lusingata, perché dovevo reagire così? Forse perché mi ero
resa conto che a me lui piaceva veramente, non come attore ma come persona? La
notte precedente lo avevo sognato, e non solo: il mio inconscio aveva prodotto
l’immagine di lui chiedeva di sposarlo! Avevo passato tutta la mattina prima
del nostro incontro (non avevo il coraggio di chiamarlo “appuntamento”) a
convincermi che era un’opzione irrealizzabile, e ora lui mi illudeva così? Il
mio flusso di pensieri fu interrotto dal suono della sua voce.
“Adesso devi
rispondere” mi ordinò dolcemente, tanto da sembrare una supplica.
“Rispondere a
cosa?” chiesi, davvero non capendo che cosa intendesse
“ alla domanda di
ieri sera: cosa ti aspettavi dal nostro appuntamento e da me?”
Appuntamento:
aveva usato la parola appuntamento!! Quindi per lui noi stavamo uscendo
insieme, o io stavo fraintendendo tutto?
“Pensavo fossi un
ragazzo egoista, pieno di sé, menefreghista, convinto di essere superiore a
tutti e a tutto, insopportabile,…”
“Arriva anche il
momento del “ma” nel tuo discorso?” mi chiese, divertito dall’elenco infinito
di “complimenti” che gli avevo rivolto
“Ma non è stato
cosi” soffiai il più velocemente possibile
“Cioè?” mi chiese
lui, non curandosi di nascondere minimamente il suo interesse
“Non ti sei
dimostrato la persona che io credevo fossi: sei gentile, educato,..” volevo
dirgli anche che mi ero presa un’enorme cotta per lui, ma non ne ebbi il
coraggio.
“E…” mi invitò a
continuare lui
“E cosa?”
“Sei tu che hai
lasciato la frase in sospeso, devi dirmi tu cos’altro volevi aggiungere”
“Non ho nient’altro
da dire”
“Sicura?”
“Certo!” risposi,
cominciando un po’ ad innervosirmi.
“Allora è il mio
turno” constatò
“Il tuo turno?”
non riuscii a capire cosa intendesse
“Sì, il mio turno
di essere completamente sincero con te. Tu sei stata onesta e mi hai detto
tutto quello che pensavi, e adesso è giusto che lo faccia anch’io”. Non gli
avevo detto proprio tutto, ma l’idea generale era corretta e apprezzai questo
suo modo di fare, che mi mise subito maggiormente a mio agio.
“E su cosa
dovresti essere completamente sincero?” chiesi, curiosa e un po’ civetta.
Rise della mia
domanda, ma non fu la sua solita risata rilassata: era un risolino tirato e
anche, addirittura, imbarazzato.
“Allora?” chiesi,
ormai impaziente
“Sul motivo reale
per cui oggi ti ho chiesto di incontrarmi” disse, con la voce ridotta a poco
più che un bisbiglio. Cosa intendeva Robert con
questa affermazione? Cosa poteva essere questo motivo? La mia curiosità levitò
fino alle stelle.
“Spiegamelo: se
non era per questa domanda, perché hai voluto vedermi?”
Lui rimase per una
manciata di secondi immobile, pensieroso, poi trasse un respiro profondo e
cominciò a parlare:
“Dopo il nostro
incontro ho pensato molto a te, poi alla festa ho chiesto di te, e questo lo
sai. Da quando ci siamo visti eri pomeriggio penso solo a te, e anche questo lo
sai. A questo punto dovresti aver intuito la motivazione che mi ha spinto a
chiederci di vederci oggi…”
Aspettò, sperando
che io lo levassi dall’impaccio di doversi spiegare più chiaramente, ma io ero
solo sempre più confusa. Voleva intender davvero quello che pensavo io o la mia
immaginazione era arrivata ad una conclusione completamente errata? Per la
paura di sbagliare e di mettermi in imbarazzo davanti ad una star (che era
anche il ragazzo che mi piaceva) preferii tacere e aspettare che lui si spiegasse
meglio.
“Quello che voglio
dire è che…ecco…penso che si possa dire che…”
COOOOOSAAA? RobertPattinson era in imbarazzo
davanti a me? Balbettava mentre parlava con la sottoscritta? Ma cosa diamine
era possibile? Forse quella mattina non mi ero mai svegliata, forse stavo
ancora sognando...
“Judith, forse non
ci crederai, ma sto cominciando ad innamorarmi di te. Sei così solare, allegra,
diversa dalle ultime ragazze che ho frequentato…Ecco, adesso ti ho detto tutto.
Tu cosa mi dici?”
La saliva mi si
era seccata in gola, la lingua era tutta impastata, non ero più in grado di
parlare, tanta fu l’emozione. Una dichiarazione d’amore da parte di EdwardCullen? Il sogno di
qualunque teenager, e quindi anche il mio. Ma lui per me non era più solo la
star, era una person vera e proprio, che conoscevo ed
apprezzavo.
“Infatti, Robert, non ci posso credere. Ma non credo neanche che tu
mi stia prendendo in giro, o sbaglio?” chiesi, in realtà più riferita a me
stessa che a lui
“Non ti potrei mai
mentire su una cosa del genere, l’hai capito ormai che non sono una persona di
quel tipo”. Ed io, a questa dichiarazione, decisi di fidarmi.
“Anch’io sento la
stessa cosa, Robert, e non ti sto mentendo”.
Lui si avvicinò,
fino a che non ci separarono che pochi centimetri, e mi guardò negli occhi,
intensamente come mai nessuno prima. Probabilmente voleva essere sicuro di
quello che gli avevo detto, ocercava
qualche segno di indecisione. Non trovandoli, mi posò le mani sulle guance,
accarezzandole dolcemente, e avvicinò ulteriormente il suo viso al mio. Il mio
cuore ormai batteva a mille, sentivo le farfalle nello stomaco, ero quasi sul
punto di svenire. Chiusi gli occhi, in attesa, incapace di reggere l’intensità
di quello sguardo. All’improvviso sentii le sue labbra appoggiarsi sulle mie,
con decisione e insieme con dolcezza. E così mi trovai in paradiso.
Questa è la mia
storia. Da quel momento diventai la fidanzata ufficiale di RobertPattinson, fummo inseparabile fino a che… beh, questa
è un’altra storia. Magari un giorno ve la racconterò, ma per il momento accontatevi di questo! Spero di incontrarvi presto, ciao!
Nota
dell’autrice:
e con questo
capitolo metto per la prima volta la parola “fine” ad una fanfiction!!
È un momento indimenticabile!! Almeno questo capitolo spero verrà commentato da
molte più persone che i precedenti (anche se temo sarà una speranza vana)…
comunque è giunto il momento dei ringraziamenti. Un grosso grazie :
Alle dodici persone che mi hanno messo
in preferite:
A kiarab, FrancySoffi e alice brendoncullen, le uniche che abbiano lasciato una recensione.
Bene, con questo
ho concluso!! Spero di vedervi tra coloro che leggeranno anche le mie altre ff.
in particolare, vi invito a leggere “JellosBrothers”, che poso io: è una collaboraiozne
tra FrancySoffi, me e milka_boh.
Leggete e recensite numerose, mi raccomando!!! È una sotria
sui JonasBrothers: se vi
piacciono, dovete assolutamente leggerla, se non vi piacciono, leggetela lo
stesso perché il passatempo preferito di milka_boh è
insultare questi poveri disgraziati… e adesso ho davvero finito!!! Passo e
chiudo.