Un passo dalla fine

di Raven_Death
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Incontro ***
Capitolo 2: *** Era davvero solo un brutto sogno? ***
Capitolo 3: *** Luminoso ***
Capitolo 4: *** Disaccordo ***
Capitolo 5: *** Death City ***
Capitolo 6: *** Half Shinigami ***
Capitolo 7: *** Inettitudine ***
Capitolo 8: *** Kin e Bell ***
Capitolo 9: *** Assassino ***
Capitolo 10: *** Follia ***
Capitolo 11: *** The Kami Game ***
Capitolo 12: *** Amaya ***
Capitolo 13: *** Piume nere ***



Capitolo 1
*** Primo Incontro ***


La vita è¨ un qualcosa che ci viene donata e molti di noi la sprecano perdendola. Mi chiamo Yume. Sono una normale ragazza che frequenta il secondo superiore. Be' cosa potrei mai dirvi,non ho amici per un solo e semplice motivo. Sin da piccola i miei occhi hanno sempre visto cose fuori dalla norma. I fantasmi. Almeno penso, perche' nessuno riesce a vederli. Forse dopo questa cosa che ho appena detto, non sono piu' cosi' normale. Comunque sia, le persone mi evitano, mi ignorano e se si accorgono della mia presenza mi giudicano. Ma ormai ci ho fatto l'abitudine, anche se vorrei tanto trovare almeno uno come me. Mi sono stancata ad essere l'unica persona che riesce a vedere questi mostri. Già  , sono dei mostri. Alcuni di loro sembrano piccoli e buoni ma, come tutti gli altri portano le persone disperate alla morte. Una cosa terribile, che avviene spesso davanti ai miei occhi e io ogni volta non so cosa fare.Comunque sia, oltre al fatto di vedere i fantasmi, la mia vita e'¨ completamente normale. Ho una famiglia, vado a scuola e le solite cose. Delle cose che mi mancano sono l'amcizia e il voler un ragazzo. Si,avete capito bene, non voglio un ragazzo. Tanto alla fine mi prenderebbe per pazza. "Signorina Yume? La prego venga alla lavagna" Mi ero nuovamente dimenticata di stare a scuola. Passare 5 o 6 ore in quell'inferno ad ascoltare le chiacchiere inutili dei prof mi. annoiava. Infatti, molto spesso, mi incanto a guardare fuori dalla finestra . Io lo trovo magnifico, perdersi tra i pensieri mentre osservi il cielo, qualunque sia il tempo, mi rilassa. Dopo essere tornata al mio posto, riguardai fuori dalla finestra e qualcosa attiro' la mia attenzione . Si avvicinava sempre di piu' alla nostra scuola, sempre di piu' alla mia classe.. Poi mi resi conto che era uno di loro. Cosi'mi alzai di scatto e,mentre il prof mi riprendeva, quel fantasma ci attacco'². Le finestre si ruppero e alcuni pezzi di vetro mi tagliarono. Nessuno riusciva a capire cosa stesse accadendo, cosi'entrarono nel panico ma riuscirono a fuggire. Io invece. rimasi immobile, le mie gambe non facevano alcun movimento, tremavano solamente . Quel mostro entro' completamente in classe e mi noto' ²cosi' incomincio' ad avvicinarsi . Il loro corpo e' come quello degli esseri umani, con braccia gambe, ma non e' ben definito. Hanno due occhi privi di conoscenza e, ovviamente, una bocca. Quel "coso" continuava ad avvicinarsi e, quando tutto sembrava ormai finito , un ragazzo apparve con un'enorme spada. Era magnifica, aveva una lama doppia e bella grande e il suo manico d'orato, si attorcigliava ad essa come una radice. "Tch, brutto bastardo. Invece di venire da me, attacchi una scuola. Che str***o" disse il ragazzo Dopo quelle parole, impugno' per bene la spada e attacco' il fantasma. Dopo vati tentativi, il ragazzo getto' il mostro sopra un albero, che lo fece rompere, e lo uccise. Da li' usci' una luce accecante e il fantasma spari'. Rimasi sconvolta e in piu' avevo del sangue che mi colava e bruciava. "Guarda cosa ha combinato quell'ayakashi"disse il ragazzo "Adesso mi tocca eliminare un po' di memoria ad alcune persone" Ero ancora in una fase shock, ma riusci' a parlare. "S-scusami...ma...ma cosa e' successo e chi sei tu?"chiesi balbettando Il ragazzo prima mi guardo' con stupore e poi si avvicino' a me. "Tu puoi vedermi?" chiese incredulo "Be' si, mi sembra ovvio" risposi Mi fisso' per un po', poi si accorse della mia ferita. Cosi' s'inginocchio' e prese delle bende, per fermarmi il sangue. Li' lo notai bene. Aveva dei capelli neri e molto corti. Ma la cosa che mi colpì maggiormente, erano i suoi occhi. I suoi occhi avevano un color grigio perla magnifico. Li fissai per un po', fin quando non fini' di fasciarmi. "Ecco fatto" disse "Grazie" risposi timidamente "Scusami,puoi dirmi chi sei?" Cosi' il ragazzo si alzo' e io feci lo stesso. "Non ti preoccupare e' solo un brutto sogno" rispose Mentre proprio stavo per riproporgli la domanda, svenni. Al mio risveglio, la testa mi faceva male e mi sentivo confusa. I miei compagni di classe erano tutti li' che parlavano. Mi resi conto, poi, che ero stesa sul pavimento . L'insegnante era vicino a me che continuava a ripetere "Va tutto bene, si e' svegliata" Anche se il suono della sua voce era distante. Per un attimo pensai di essere svenuta e di aver vissuto un brutto sogno. Ma non era cosi'. Avevo le braccia fasciate e c'era del vetro sparso sul pavimento. "Cosa e' successo ?" chiesi "Un albero ha ceduto e ha colpito la classe" mi rispose l'insegnante "Ma adesso e' tutto finito" Non riuscivo a credere a quelle parole.La mia mente era confusa riuscivo a ricordare solo il dolore delle ferite e due occhi grigi perla. Mi ero stancata troppo e cosi' lasciai perdere, almeno per quel giorno. Tornammo tutti a casa prima e mentre ero in macchina le parole "E' tutto finito" echeggiava nella mia testa. Pero' sentivo che niente era finito, ma solo iniziato.

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Capitolo 2
*** Era davvero solo un brutto sogno? ***


Sono passati un paio di giorni da quell'incidente, ma la mia testa era ancora confusa. Per i miei compagni le giornate passavano normalmente, come se non fosse successo niente. Invece io la notte non riesco piu' a dormire. Faccio sempre lo stesso incubo in cui ci sono io distesa in una stanza completamente bianca. Ad un tratto mi alzo e le braccia sanguinano eccessivamente e incominciano a farmi malissimo. Mentre le osservo, un mostro si getta su di me tentando di uccidermi. Li' appaiono due occhi grigi e mi sveglio. Non e' una cosa che mi mette tanto terrore, pero' non mi fa piu' dormire. E' da un po' che giro per le strade come uno zombie. Ma cosa vorrà dire quell'incubo? Non riesco a capire cosa sia successo veramente quel giorno. E' davvero stato un albero a cadere sulla scuola e a ferirmi in quel modo? Non ne potevo piu'. Ieri avevo tentato di drogarmi o tagliarmi per pensare ad altro, ma fortunatamente io non cado cosi' in basso. Pero', mentre ero in classe, mi venne un'idea. Questa volta niente mi avrebbe fermato, purtroppo. Dopo la scuola sarei andata fuori la fermata della cumana. Li' ci sono molti di quei "cosi". Andro' li' e tentero' di farmi uccidere. Non ne ero tanto sicura, potevo rischiare davvero, ma credevo che in qualche modo qualcuno o qualcosa mi avrebbe salvata e forse potrei ricordarmi tutto. Almeno speravo...Finita la scuola andai verso la fermata.Ma prima chiamai mia madre. Volevo sentire almeno la sua voce per l'ultima volta. "Mamma...potrei fare tardi oggi. Quindi non mi aspettare per il pranzo...non ti devi preoccupare, cercherò di fare presto...mamma...ti voglio bene" Finita quella chiamata, scesi per le scale esterne della scuola e andai verso la mia morte. Ci misi un bel po' di tempo ad arrivare li', anche se era vicina. Ma avevo paura, stavo pur sempre per rischiare la mia inutile vita. Ed eccomi li' ma per il momento esitai. C'erano troppi ragazzi che dovevano prendere la cumana. Cosi' aspettai. Osservavo come tutti erano cosi' tranquilli, senza essere consapevoli di quello che potrebbe succedere nel futuro o di quello che stava per succedere a me. Ed ecco che la cumana era, sfortunatamente, arrivata. Tutti i ragazzi la presero e uscirono di li' poche persone, che se ne andarono subito. Cosi' rimasi sola. La paura aumentava, ma dovevo attirare uno di loro. Ma come? Neanche il tempo di trovare una risposta che uno di loro arrivò. Era terribilmente enorme. I miei occhi si fecero piccoli dalla paura. Rimasi ferma per tutto il tempo ma il fantasma mi notò e ,dopo un suo urlo spaventoso, mi attcco'. Mi spostai dalla mia posizione e caddi varie volte.Cercavo in giro qualcosa per ferirlo, ma fu inutile. Mi ritrovai vicino ad un muro, dove non potevo scappare. Il mostro si avvicinava sempre di piu' e io incominciai ad urlare. Ma nessuno mi udi'. Era completamente vicino a me e tentò di possedermi e ci riusci'. Non ero piu' in me. Mi alzai contro la mia volontà e un dolore acuto colpi' la mia schiena. Non riuscivo a capire cosa fosse, dato che non mi aveva colpita nulla. Il mostro parlo' "Hai paura? Dimmi hai paura?" disse "Posso far finire tutta questa sofferenza. Vai verso quella direzione" mi disse indicando il lato dove solitamente si fermava la cumana. Io non volevo andarci, ma le mie gambe iniziarono a camminare da sole e non riuscivo a fermarle. "Dai su vieni. Non soffrirai mai più" continuava a dire Cosi' mi fermai sui binari.Cosa voleva farmi? Poi quando capi' era ormai troppo tardi. La cumana stava arrivando e mi avrebbe uccisa. Con uno sguardo spento e non mio, guardavo la mia morte arrivare pensando di aver avuto una vita inutile e patetica. Eccola era vicina e quando stava per eliminarmi, qualcuno mi prese per i fianchi e mi gettò, con poca delicatezza, contro il muro. "Sei finalmente uscito allo scoperto, str****tto" anche se ero totalmente assente, riconobbi quella voce. Ma non sapevo di chi fosse. Cercavo di risvegliarmi ma fu inutile. "Adesso te la vedi con me" disse quella voce sconosciuta" Lo scontro iniziò. Durò un po' di tempo, ma ecco che lo sconosciuto uccise il mostro e io svenni. Al mio risveglio udi' delle voci. "Tch, ma quando si sveglia sta mocciosa" "Rivaille calmati è stata pur sempre posseduta" disse una voce femminile Li' mi svegliai. Ero super stordita. "Finalmente ti sei svegliata" disse la ragazza Era davvero bella. Alta, capelli lunghi e neri con due occhi blu. "Tutto bene?" mi chiese Mi alzai di scatto ma caddi subito per il forte dolore alla testa. "Fa attenzione" disse "Stupida, vedi di calmarti" mi rimproverò il ragazzo Lo guardai meglio e lo riconobbi. Lui mi aveva già salvata una volta. Riusci' a ricordarmi tutto e, stranamente, sorrisi. "Perchè diamine stai sorridendo?" disse il ragazzo "Io già ti conosco. Mi hai salvato quella volta a scuola" dissi "Ancora tu?!" "Finalmente posso incontrarti. Ti prego dimmi chi sei e cosa sta succedendo" Mi guardò con quei suoi occhi grigi per poi voltarsi "Kou andiamocene" "No ti prego"urlai Per la rabbia mi prese per la felpa e stava quasi per romperla "Non scherzare con me. Non ti cancellerò la memoria è inutile" disse I miei occhi presero coraggio e gli rifeci la domanda "Cosa facciamo?" chiese la ragazza "Presentaci" disse infuriato "Io mi chiamo Kou e lui è Rivaille, piacere di conoscerti" disse Confusa non sapevo cosa fare. Poi dopo capi' che dovevo rispondere "Io sono Yume" dissi "Bene Yume, ascoltami. Te lo dirò direttamente. Noi non siamo più umani. Siamo morti e andiamo a mietere l'anima degli ayakashi. Rivaille è uno Shinigami io la sua arma. Quindi sei pregata di stare lontana da noi" disse "Shinigami, ayakashi. Quei mostri si chiamano ayakashi e voi potete vederli come me. Grazie al cielo, finalmente" dissi entusiasta "Tu puoi vederli?" chiese Kou "Certo. Ed è terribile" dissi Rivaille e Kou si fissarono stupiti "Adesso dobbiamo andare" disse Rivaille "Ma io..." "Credo che ci rincontreremo" disse Kou "Nel frattempo, sta lontana dagli ayakashi" disse il ragazzo Annui' e i due se ne andarono.Io tornai a casa che erano le quattro e, senza neanche levarmi le scarpe, mi gettai sul letto e dormi' tutto il pomeriggio, come se non fosse successo nulla.

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Capitolo 3
*** Luminoso ***


Erano passati vari giorni da quell’incontro e, come mi aveva detto il ragazzo, cercavo di stare lontana dagli ayakashi. Era ancora un po’ stordita, ma il dolore che penetrava nella mia schiena se ne era finalmente andato. Ho passato le giornate intere a pensare ai miei chiamiamoli “salvatori”. Mi era rimasto impresso nella mente la bellezza e la tranquillità che sapeva emanare quella ragazza e, allo stesso tempo, il volto minacciatorio di Rivaille. Continuavo a viaggiare con la testa finché una voce non rovinò tutto. “Yume…Yume, venga alla lavagna per favore” era la prof di matematica e adesso pretendeva che io le facessi quell’esercizio. Feci quello che dovevo fare e alla fine della lezione uscì da quel “carcere” per poi recarmi sulla fermata dell’autobus. C’erano abbastanza studenti e in quel caos notai qualcosa. Mi stava per venire un infarto perché quello che avevo visto era uno di loro. Volteggiava tranquillo nell’aria e si avvicinava sempre di più a me. Cosa potevo fare? Non potevo mica urlare o scappare. Così ebbi la brillante idea di andare sulla fermata più vicina. Forse alla fine questo significava scappare ma almeno non vengo uccisa. Il bus arrivò abbastanza presto, stranamente. Salita sul pullman presi posto e tutto sembrava molto tranquillo. Ma ecco che l’ayakashi sbucò dal nulla. Era davvero strano, girava per il mezzo senza disturbare nessuno. Ed ecco che incominciò ad osservarmi e ad avvicinarsi. In quel momento non potevo fare assolutamente niente, non mi era neanche permesso di respirare tra poco. Riuscì a superare la folla e arrivò a me per poi mettersi sulle mie gambe e addormentarsi. Ero terrorizzata, cosa voleva fare? Però sembrava diverso dagli altri, emanava molta più sicurezza che paura. Era molto piccolo, aveva una forma rotonda, con due occhi neri. Non aveva neanche la bocca. Lo lasciai dormire per sicurezza. Ma arrivata alla mia fermata dovetti alzarmi e lui si svegliò. Stranamente non mi fece nulla, però continuava a seguirmi ed era molto inquietante. Con la mano cercavo di cacciarlo, ma niente, lui continuava a gironzolare intorno a me. Quando mia madre mi venne a prendere con la macchina, il piccoletto non lo vidi più. Tornata a casa pranzai per poi gettarmi sul mio letto nella mia camera. Chiusi per pochi minuti i miei occhi e all’apertura il mostriciattolo era lì. Spaventata, caddi dal letto. “Che cosa vuoi da me?” dissi L’esserino si spaventò udendo le mie parole e si nascose. Io non riuscivo a capire se fosse davvero un ayakashi. Mi avvicinai al suo nascondiglio e lo fissai. Lui mi ricambiava con uno sguardo innocente e impaurito e dopo un po’ ricominciò a girarmi attorno come un gatto quando vuole essere coccolato. La mia tensione se ne andava piano piano, quel piccoletto emanava una luce calda. Così lo presi tra le mani e di tanto in tanto lo accarezzavo. Avevo ormai capito che non mi avrebbe fatto nulla di male e decisi di tenerlo con me finché non avrei capito cosa fosse e anche se appartenesse a qualcuno. Così iniziai col fare qualche ricerca sugli ayakashi se lui facesse parte di quei mostri. Ma nulla. Passai intere ore a leggere libri nelle biblioteche sui fantasmi e cose del genere. Ma non trovai niente, forse perché gli esseri umani non li hanno mai visti e quelle, probabilmente, sono solo teorie. Lasciai perdere per il momento le ricerche e iniziai a osservare il piccolo. Prima di tutto è simile ad un ayakashi solo che non ha una bocca, infatti, da quando sta con me, non ha mai mangiato, bevuto o detto qualcosa, sempre se ne ha davvero bisogno. Riesce a volare per molto tempo, anche ore. Molto spesso però, se sta troppo spesso a contatto con me, si addormenta. Un fatto, che si nota da subito, è che e sempre luminoso. Emana questa luce calda e accogliente. Ma alla fine, neanche osservandolo sono riuscita a capire qualcosa. In quei giorni mi ero distrutta nel fare ricerche e in più avevo anche la scuola. Ogni volta invece di camminare strisciavo i piedi e, in classe, dovevo fare attenzione o rischiavo di addormentarmi. Mentre la mia insegnante spiegava, pensai di smetterla di farmi tutte le domande e di abbandonare tutto. Almeno finché non mi sarei ripresa. Anche perché, se avessi continuato in quel modo, i miei voti sarebbero scesi. Non che avessi una media invidiabile. Poi l’idea di restituirlo al suo padrone mi rendeva triste. Mi ero affezionata. Era l’unica cosa che fosse rimasta con me senza mai giudicarmi. Comunque sia, era passata una settimana e io mi ero ormai abituata. Ma il venerdì mattina mi attaccarono. Stavo come sempre andando a scuola, quando uno di loro mi notò. Dovetti andare il più lontano possibile da lì, oppure avrebbe potuto uccidere qualche altra persona. Non so dove andai a finire, ma lì non c’era anima viva. Speravo che qualcuno mi aiutasse, ma dato che non sarebbe arrivato nessuno, mi nascosi. Mentre l’ayakashi mi cercava, io riprendevo fiato. L’unica cosa che poteva consolarmi era il piccoletto. Sentivo la sua presenza avvicinarsi sempre di più a me, ma ecco che il mostro urlò. Curiosa, uscì fuori e vidi Rivaille e Kou. Ero davvero felice di rivederli. Lottarono per un po’ di tempo e entrambi si procurano delle ferite. Poi l’ayakashi fece battere la testa di Rivaille contro un muro per poi svenire. Preoccupata corsi da lui. “Rivaille…Rivaille” dissi senza avere nessuna risposta da lui “Y…Yume cosa ci fai qui?” disse Kou con dolore “Non ha importanza. Io voglio aiutarvi!”. “No scappa. Vattene via, non sprecare la tua vita” disse Io non le diedi retta e tentai di proteggerli. Stavo tremando, ma non volevo scappare. Guardai il mio amico e sentì una voce. “Fatti forza. Combatti!” Ero sconvolta, ma dopo che mi ripeté quella frase mi diedi forza e lui si trasformò in una katana. Sentii una un potere enorme provenire da quella spada che mi diede coraggio. La impugnai bene e andai dal mostro. Non ero molto brava, però il fantasma non era molto agile. Dopo vari tagli, mi colpì facendomi cadere a terra. Mi rialzai con dolore e vedendo i miei amici per terra decisi di dare il meglio. Cercai di essere più veloce di lui e, appena fece una mossa falsa, lo uccisi. Dopo di che svenni. Al mio risveglio mi ritrovai stesa sul letto e vidi mia madre che piangeva e mi abbracciò sollevata. Dopo mi lasciarono sola per riposarmi. “Come ti senti?” mi chiese qualcuno Mi voltai verso la finestra e vidi Rivaille. “B…bene grazie” dissi Insieme a lui c’era Kou e un ragazzino dai capelli biondi con due occhi color del miele. Doveva avere più o meno 13 anni. “Questa è la tua arma. Tch non riesco ancora a capire come tu possa averne una” disse Rivaille “E’ davvero strano. Eppure sei solo un umana” disse Kou “Ma tu…tu sei quell’esserino” dissi “Si” mi rispose il ragazzo “Gli hai dato un nome?” “No…vediamo. Ti chiamerò Aki. Ti piace?” chiesi “Patetica” rispose Aki “Hey moccioso. Mostra rispetto per la tua padrona” urlò Rivaille. “Adesso basta è meglio che tu ti riposi” disse Kou Così se ne andarono lasciandomi Aki e ovviamente non mi spiegarono nulla. E nella mia mente vi era solo la domanda Come era possibile?

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Capitolo 4
*** Disaccordo ***


“Aki…Aki”. “Cosa vuoi stupida” mi rispose. “Alzati. Devo andare a scuola e tu devi seguirmi” Le mie giornate ormai le passavo in quel modo. Aki mi trattava male ed era sempre molto antipatico. Mi chiedevo se non fosse lui la vera arma di Rivaille. Quei due, come al solito, non mi avevano detto niente su cosa dovrei fare con quel ragazzo. Per il momento dorme con me e ogni volta che andiamo a dormire, il giorno seguente mi ritrovo stesa sul pavimento. Quel moccioso. Ho passato giornate intere a capire chi fosse e alla fine vengo ripagata con un ragazzino poco socievole. Che disgrazia, intanto è l’unico che può aiutarmi se un ayakashi decidesse di attaccarmi. A scuola sembra anche più irrequieto. Le prime ore è ancora assonato, quindi si siede per terra vicino al mio banco e dorme. Sinceramente non pensavo che avessero bisogno di dormire o mangiare, erano pur sempre morti. Era incredibile la fame che avesse quel moccioso. Dovevo portarmi una scorta di cibo oppure avrebbe incominciato a dare fastidio, non solo a me, ma anche alle altre persone. A proposito di fastidio, ecco che incomincia. Quando si è stancato di stare seduto, si alza e girovaga per la classe. Ogni tanto punzecchia i miei compagni, oppure gli fa il solletico. Molti di loro, per via di Aki, hanno preso dei rapporti. Dopo il suo giretto, tocca all’insegnante di turno. E oggi ha deciso di prendersela con la professoressa meno simpatica. Quella di scienze. Era una donna molto severa, con noi non scherzava mai. Aveva i capelli castani che le arrivavano giusto alla spalla. Non aveva mai fatto un giorno di assenza e le sue lezioni erano pesantissime. Non riuscivamo mai a capire niente. Ecco che Aki prese dei fogli da dentro il cestino della carta. Li appallottolò per bene e incominciò a lanciarli. I miei compagni iniziarono a ridere sottovoce. “Fate silenzio!” urlò. Tutti quanti si calmarono, ma Aki non voleva che quel silenzio regnasse. Così prese altri fogli di carta e in più dei gessetti. Non ne potevo più di quella scena, non che mi importasse della prof. Mi dava fastidio il comportamento di quel moccioso. Così mi alzai e urlai. “Adesso basta!” . La classe era sconvolta, non avevo mai fatto una cosa del genere. “Signorina Yume” gridò “Esca da questa classe e veda di calmarsi”. Ero diventata rossa per via della mia timidezza. Ma quando uscì fuori portai con me Aki e andammo al bagno delle ragazze. Non che mi piacesse tanto l’idea di portarlo lì. Controllai che non ci fosse nessuno. “Idiota!” gli urlai contro. Lui mi guardava con una faccia da strafottente. “Mi spieghi perché devi fare sempre così. Potevo essere sospesa per colpa tua” Si fece una piccola risata “Tanto che fa. Per tutte le volte che ti distrai, verrai sicuramente bocciata” mi rispose Alzai la mano, volevo picchiarlo ma non mi sembrava il caso. “Sei solo una sfigata. Tra tante persone mi sei capitata proprio tu e sei pure un umana.” Dopo quelle parole se ne andò e io rimasi nel bagno. Mi sentivo davvero una stupida. Ma perché si comportava in quel modo con me? Cosa gli ho fatto, gli sono stata sempre vicina e ho sempre cercato di accontentarlo. Perché mi odia? “Idiota…”. Alzai lo sguardo e vidi Rivaille. Urlai lanciandogli contro un rotolo di carta. “Pervertito!” continuai ad urlare. “Ma sei scema. Cosa credi che sia venuto qui per spiare le ragazze!”. “Che cosa ne so io, potresti essere capace. Poi avresti potuto far venire Kou” dissi. “Kou sta controllando se un ayakashi è nei paraggi. Io sono venuto qui per vedere la situazione tra te e Aki” disse. Abbassai lo sguardo. “Lo immaginavo” disse. Lo guardai sorpresa. “Anche a te è successa la stessa cosa?” domandai. “Certo che no. Quando ho incontrato Aki per la prima volta ho visto un forte disprezzo e sentivo che tutto questo odio sarebbe ricaduto su di te, Yume” . “Già…me ne sono accorta, ma non capisco il perché…” dissi. “Yume devi capire che noi siamo morti. La nostra anima è rinata. Possiamo sentire dolore, anche se di meno rispetto a qualsiasi umano, abbiamo fame, proviamo ancora sentimenti e tra questi il principale è l’odio. Potremmo anche vivere come una persona normale ma ci sono due problemi: il primo è che dobbiamo mietere le anime, il secondo è che siamo difficili da notare. Anche se ci notano dopo si dimenticheranno di noi. Tu Yume fai d’eccezione perché hai questo potere speciale e stai a contatto con Aki. Siamo ormai destinati a rimanere soli. Alla fine non è così bello rivivere.” Il mio cuore si strinse nel petto dalla tristezza. Non avevo mai sentito Rivaille fare un discorso del genere, non che ci conoscessimo da sempre. Penso di aver giudicato un po’ male questo ragazzo. Che sguardo triste. Chissà come sono morti. Sono tutti quanti così giovani. “Credo che devo chiedere le mie scuse a quel moccioso” dissi. “Già, però devi essere più forte di lui oppure non ti ascolterà mai. Quel ragazzo fa tanto il prepotente, ma ci tiene a te.” “Rivaille!” urlò una voce femminile. “Kou…cosa succede?!” “Un ayakashi…muoviti” rispose “Subito…Vieni Kou!” Così la ragazza si trasformò in una spada enorme e sempre più bella. “Yume non seguirci” mi disse Rivaille Senza neanche ricevere la mia risposta se ne andò. Inizialmente stavo pensando di dargli ascolto, ma volevo far capire ad Aki chi comanda veramente. Così corsi a cercarlo. Lo cercai per tutto il secondo piano, dove si trovava la mia classe, ma lui non c’era. Scesi al primo ed eccolo che cercava di rompere il distributore per rubarsi qualche merenda. “Aki!” urlai. “Hai smesso di piangere?” mi rispose. “Non ho mai pianto stupido…adesso vieni c’è un ayakashi” “Io non vengo, finirei solo col farmi male” Che rabbia che mi faceva quel ragazzo. Poi mi venne in mente come Rivaille fece trasformare Kou in un arma. “Aki vieni” provai senza alcun risultato. “Che stupida non riesci neanche a richiamarmi” disse ridendo con piacere. Le sue parole mi irritavano, ma non per questo decisi di arrendermi. Così riprovai. “Aki…VIENI!” Usai tutta la mia volontà e lui si trasformò. Notai che il collaboratore scolastico mi stava guardando. “Ma cosa diavolo stai facendo…” mi disse sconvolto. “Non si preoccupi è..è..è solo un trucco di magia” gli risposi. “Ma quante str***ate dici con quella bocca” mi disse Aki. Così corsi all’esterno. L’ayakashi stava proprio davanti la mia scuola. Rivaille stava combattendo senza alcun problema, ma io volevo aiutarlo. Notai che il mostro aveva posseduto un ragazzino e in mano aveva un coltello e tentava di uccidere altre persone. Decisi di fermare per prima il ragazzo, mi sembrava la cosa più logica. Gli andai incontro e senza esitare mi puntò il coltello verso il cuore, ma non mi colpì. Potevo usare Aki solo come difesa, non potevo di certo ucciderlo. Era terribilmente agile e se non avessi trovato qualcosa per tenerlo fermo al più presto, mi avrebbe uccisa senza pietà. Prima di tutto dovevo prendere quel coltello. Iniziai col levarglielo di mano ma mi procurai, come al solito, una bella ferita che bruciava. Così decisi di colpirlo. Gli diedi un pugno nello stomaco per poi colpirlo con il manico della mia katana. Il ragazzo svenne. Non molto distante da me c’erano delle corde, così le presi e lo legai per bene, sperando che lo trattenessero per un po’. Nel frattempo Rivaille continuava ad attaccare il mostro e io andai ad aiutarlo. “Yume…vattene è pericoloso!” urlò. “No…farò vedere a questo moccioso chi comanda!” risposi. “Dannata” disse sottovoce Rivaille. Impugnai per bene Aki e attaccai. L’ayakashi con la sua mano mi gettò via come se fossi un moscerino. Ero ancora più infuriata di prima, stavo pensando a come quel marmocchio mi avrebbe presa in giro. Sentii come se una forza mi stesse avvolgendo. Mi rialzai e con tutta la mia rabbia colpì il mostro, facendo un enorme squarcio. Rivaille con un colpo decisivo lo tagliò in due e una luce uscì da lì. Nel frattempo il ragazzo riprese conoscenza. Tutti, compresa me, rimasero senza parole per quello che era appena successo. Da dove proveniva tutta quella forza?

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Capitolo 5
*** Death City ***


Ero così sconvolta che le mie gambe tremavano e di conseguenza caddi a terra. Avevo già combattuto una volta con quella katana ma questa volta avevo usato un potere per me inesistente, fino a pochi secondi fa. Sentii un terribile dolore dietro la schiena, vicino la spalla destra, tanto da farmi urlare. “Yume fa ritornare Aki in forma umana!” urlò Rivaille. “R…ritorna Aki…” dissi sforzandomi in una maniera assurda. Aki ritornò, ma il dolore non cessava. Caddi al suolo e mi rannicchiai, passati poi qualche minuto di sofferenza il dolore svanì. Io, però, rimasi ancora in quella posizione. Tutti si avvicinarono a me. “Yume, riesci a sentirmi?” chiese Kou. La guardai e feci di si con la testa, anche se mi dovetti sforzare. “Il ragazzo…il ragazzo sta bene, vero?” chiesi disperata. “Ma che razza di domande fai, stupida” disse Aki piangendo. Rimasi sbalordita per quel gesto e gli sorrisi. “Yume, puoi dirmi cosa ti è successo?” chiese Rivaille. “Dopo aver usato quel potere, le mie gambe hanno iniziato a tremare e la mia schiena…faceva male” dissi in modo amaro. “Rivaille secondo te dovremmo portarla dallo Shinigami...” disse Kou. Rivaille era pensieroso, il suo sguardo era rivolto verso di me. Quei due occhi piccoli e freddi non smettevano di fissarmi. “Temo di si…” disse. “Ma come facciamo…lei è un umana e non riesce neanche a muoversi” disse la ragazza. Effettivamente non riuscivo a muovermi, a stento riuscivo a parlare o a sostenere lo sguardo. “Yume, se non ti crea dolore, richiama Aki” disse il ragazzo. “Si…Aki vieni”. Anche se con una voce debole, Aki ridiventò una katana. Fortunatamente non percepì nessun tipo di dolore. Dopo di che, Rivaille mi prese in braccio. Che strana sensazione, però era piacevole. Come può uno shinigami emanare così tanto calore. “Kou aggrappati a me, dato che non posso farti diventare un arma. Yume rimani stretta a me, chiaro?!” Accennai debolmente ed ecco che due bellissime ali apparirono. Però erano strane. Avevano delle bellissime piume bianche e candide, a giudicare dall’aspetto, ma andando verso le punte erano nere e cupe. Ho sempre visto immagini di angeli con ali completamente bianche o completamente nere, ma non avevo mai visto una cosa del genere. Comunque sia, Rivaille si alzò in volo e andò sempre più in alto. Evitai di vedere il basso perché date le mie condizioni sarei svenuta. Il ragazzo alato si fermò ad un tratto. “Midnight Death!” urlò Rivaille. Dopo quelle parole, apparse dal nulla un enorme portone completamente nero sospeso su un pezzo di terra, come se da qualche parte nel Mondo vi mancasse quella parte. Sulla porta sinistra vi era una D e ai lati di queste vi erano due colonne, sempre con quel colore tetro, con piante ormai rinsecchite che si attorcigliavano ad esse. Per terra vi era solo erba secca e qualche teschio. Che cosa macabra. Ed ecco che quella porta si aprì. Sinceramente non mi sarei mai aspettata di vedere una cosa del genere. Sembrava una semplice città e vi erano pure delle persone. Non umane, ovviamente. “Siamo arrivati, potete scendere” disse Rivaille. Stavo per scendere pure io ma mi fermarono. “No, tu rimarrai ancora in braccio a me. Non che la cosa mi piaccia.” disse in modo arrogante. Le sue magnifiche ali sparirono e proseguimmo a piedi, be’ io facevo da eccezione. Camminammo per i vicoli di quella città misteriosa. Le persone, nel vedermi, rimanevano stranite. Molti di loro guardavano con disprezzo Rivaille, altri invece ci ignoravano totalmente. Se alzavo lo sguardo vi erano dei piccoli esserini. Avevano un aspetto familiare. “Quelli sono come Aki, sono armi” mi spiegò Kou. “Quando rinascono vagano per la città finché non trovano un padrone”. “Allora perché Aki si trovava sulla Terra?” chiesi. “Alcuni di loro non riescono ad arrivare fino a qui e sono costretti a girovagare, invece altri vengono mandati sulla Terra per cercare un loro padrone lì. In questo caso parliamo di Dei.” Mi spiegò gentilmente. “Dei? Vuoi dire gli Shinigami”. “Ma allora sei stupida.” Disse Rivaille “ Siamo divisi in due parti: Dei e Shinigami. Viviamo in città diverse. La nostra si chiama Death City, la loro Bright. Ognuna di esse è governata da qualcuno. Noi dallo Shinigami Supremo, loro dall’Angelo Supremo.”. “Ma che differenza c’è? Sia Dei che Shinigami uccidono gli ayakashi, no?” chiese Aki. “Si dice che i due Supremi siano fratelli e non hanno mai voluto collaborare tra di loro. Hanno creato queste città per salvare l’umanità, ma usando tipologie differenti. Gli shinigami vengono considerate persone oscure senza pietà e che provengono dall’Inferno. Invece si pensi che gli dei siano persone buone e celestiali perché sono comandate dal Signore. Alla fine niente di tutto questo è vero, tranne come sono nate queste due città.” Spiegò la ragazza. Rimasi davvero senza parole, infatti mi limitai a pensare. Anche se avrei preferito saperne di più su questa storia. Ma avevo come l’impressione che Kou e Rivaille ne sapessero poco, oppure non volevano spiegarmi altro. Be’ alla fine io non c’entro niente con questa storia, anche se mi sono successe tante cose in questi ultimi tempi. Comunque sia, il ragazzo si fermò davanti una casa. “Adesso lo Shinigami Supremo non ci farà entrare senza un motivo. Quindi aspetterete qui” disse Rivaille. Con un calcio aprì la porta di quella casa. Entrammo e lui, con delicatezza, mi fece stendere su di un letto. “Noi andiamo. Aki sorveglia Yume. Fa in modo che si riposi un po’”disse per poi andarsene via senza avere una risposta, come sempre. Passai un paio di minuti cercando di addormentarmi, ma non ci riuscivo. “Vedi di dormire” mi rimproverò Aki. Era facile per lui dirlo, ma non riuscivo proprio a prendere sonno. Non mi sentivo molto a mio agio in quella casetta. Era molto scura anche se vi era una finestra aperta. Era pulita e ordinata ma emanava una tristezza quasi da farmi piangere. Al centro di questa vi era un vecchio tavolo con delle sedie con sopra un vaso vuoto. Andando più avanti vi era un letto a castello, dove io vi ero stesa. Di fianco vi erano delle scale che portavano al piano successivo. Fine, questo è quello che conteneva quella casa. Ad un tratto sentii dei rumori provenire da fuori. Aki allarmato si alzò di scatto dalla sedia. “Vado a controllare” disse. “No fermo, rimani qui dentro. Se non ci facciamo notare è meglio”. I rumori cessarono per un attimo e sembrava che tutto fosse finito. Aki si avvicinò alla porta e l’aprì lentamente, senza farsi notare o sentire. Ma ecco che la finestra fu rotta. Mi alzai di scatto e richiamai la mia arma. Entrarono due tizi veramente loschi. “Cosa volete?” urlai. “Allora è vero che quel nanetto sta ospitando una nuova ragazzina.” Disse quello più alto. “Andatevene” Il più basso si avvicinò a me e mi prese per i capelli. “Jack, questa ragazza ha uno strano potere e odore.” Disse. Per la rabbia gli diedi un calcio nello stomaco e lui si accasciò per terra dal dolore. Mi alzai lentamente e Jack sfoderò la sua arma. Non potevo combattere, ero troppo debole. Decisi allora di fuggire dalla porta. Ma proprio mentre avevo messo un piede fuori, Jack mi prese buttandomi a terra, in un angolo. Volevo fargli del male, ma lui prese Aki e lo gettò via. Nel frattempo l’altro si riprese e mi legò, per poi portarmi via. Mi risvegliai legata su di un letto, in una casa peggiore di quella di Rivaille. Bastava solo sentire il fetore che emanava per ucciderti. “Si è svegliata” disse il piccoletto. “Che cosa volete da me!” “Vogliamo fare un dispetto a quel moccioso di Rivaille. Quindi abbiamo preso te e vogliamo prendere il tuo potere e forse dopo mangiarti.” Disse Jack. Mangiarmi? Non bastavano gli ayakashi, adesso ci si mettono pure questi. “Scusatemi, cosa c’entro io con questa storia?” chiesi infuriata e preoccupata. “Prima di tutto sarai la fidanzata o qualcuno di importante per quel tizio, secondo dentro di te scorre uno strano potere e io lo voglio” disse. Arrossì leggermente per la prima opzione che mi aveva detto. “F…fidanzata…uno strano potere? Brutto bastardo non dire c****te e lasciami stare!” Ma non mi diede retta e stava per mettermi le mani addosso quando Rivaille aprì violentemente la porta. “Lascia stare Yume brutto bastardo.” “Rivaille” urlai allegramente. “Stai zitta tu, che dopo facciamo i conti!” urlò Rivaille sempre con quel tono arrogante. Pensai a quanto fosse antipatico, ma almeno era venuto a prendermi. “Invece di venire da me, te la prendi con una ragazza. Che codardo” disse. I due erano terrorizzati e a Rivaille bastò dargli qualche pugno e qualche calcio per metterli fuori gioco. Finito di picchiarli, uscimmo da quella discarica. “Tch, ci hanno fatto perdere tempo e hanno impregnato casa mia con il loro odore disgustoso.” Disse Rivaille lamentandosi. “Adesso andiamo dallo Shinigami Supremo” disse Kou. Così ci recammo da lui.

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Capitolo 6
*** Half Shinigami ***


Attraversammo ancora per un po' quei vicoli di quella strana città. Finimmo di camminare per quelle case vecchie e abbandonate e ci ritrovammo in abitazioni molto curate.Mi sentivo ancora molto stanca e debole. Rivaille continuava a tenermi, anche se non aveva molta voglia. Finita quella "camminata", arrivammo davanti un enorme palazzo di marmo grigio con qualche decorazione in oro. In alto si poteva notare questa scultura dove veniva raffigurato un uomo alto, con dei capelli lunghissimi e una veste un po' stracciata alla fine con in mano una falce. Era abbastanza macabra, ma allo stesso tempo meravigliosa. Era stata scolpita perfettamente, sembrava quasi reale. Comunque sia, entrammo nel palazzo. Era enorme. Ai lati vi erano molti quadri che raffiguravano persone con la solita tunica nera e la falce. Altre invece vi erano persone vestiti in modo differente e reggevano armi come spade o katane. Una porta,poi, fermò quel lungo corridoio. Magicamente si aprì e da subito si poteva intravedere un enorme trono dove vi era seduta una persona, anch'essa molto grande. Arrivati davanti quel trono Rivaille mi appoggiò per terra e dopo di che tutti s'inchinarono. Quel " gigante" sorrise nel vederci per poi alzarsi e diventare sempre più piccolo, fino a raggiungere un'altezza normale. "Rivaille da quanto tempo" disse. Lo osservai. Aveva un volto familiare. "Signor Supremo ci perdoni per averla disturbata" disse Rivaille con cortesia. Così mi ricordai di quella scultura che avevo visto prima, era lo Shinigami Supremo. "Rivaille questa ragazza è..." "Umana e l'abbiamo portata qui per il suo strano potere" disse il ragazzo. "Come ti chiami?" disse sempre con un sorriso stampato sulle labbra. "Mi...mi chiamo Yume. Signore" dissi timidamente. "Ti prego chiamami Mark. Avrò chiesto a Rivaille di chiamarmi così chissà quante volte." disse ridendo. "Dimmi Yume cosa ti ha spinto qui?" chiese. Così gli spiegammo tutto quello che era successo e dei miei poteri. "Capisco...Yume avvicinati a me" Così feci e lui mi prese per il mento. Vidi poi i suoi occhi. Erano verdi come uno smeraldo. Mentre mi stava osservando, sentì di nuovo un dolore acuto e svenni. Vedevo tutto nero ma ad un tratto sentii una voce ed era così calda. "Yume riprenditi...non riesco a vederti così. Non riuscirei a perdonarmi." La voce scomparve e percepì una luce familiare, così mi svegliai. Affianco a me c'era Aki preoccupato. "Yume...come ti senti?" "Meglio...grazie...ma dove siamo?" chiesi confusa. "In una stanza che ci ha prestato lo Shinigami Supremo" "Capisco...Aki prima di te c'è stato qualcuno qui?" "Non lo so. Quando sono arrivato qui eri sola." mi disse. Ero convinta che Rivaille fosse stato qui, ma sarà stata la mia immaginazione. Comunque sia, decisi di ritornare da Mark. Riuscì ad arrivare vicino la porta anche se faticai un po'. Sentii Mark e Rivaille parlare. "Vi è un modo per poterla salvare...colpendola nello stomaco con la tua spada" disse ridendo compiaciuto dall'idea. "Ma Yume è un'umana, morirebbe" disse Rivaille. "Se rilasci una parte del potere della tua spada sopravviverà. Ma diventerà un mezzo Shinigami" disse Mark. "Non glielo permetterò." disse. "Temo che qualcuno ci abbia già sentiti" così si aprirono le porte e videro me. "Dimmi Yume vuoi diventare un mezzo Shinigami, potrebbe essere divertente" disse Mark ridendo con gusto. Rivaille aveva uno sguardo contrariato. Io non sapevo cosa fare. I miei pensieri furono interrotti da un allarme. "Un ayakashi...vediamo dove si trova" disse lo Shinigami. Così apparse uno specchio. L'ayakashi si trovava in un quartiere e stava inseguendo due persone. "Quelli...quelli sono i miei genitori!" urlai. "Meglio che andiate" disse Mark. Lo Shinigami ci aprì un varco e subito ci ritrovammo da quel mostro. Stava per possedere i miei genitori ma gli lanciai contro la mia katana. "Yume non intrometterti, sei troppo debole!" urlò Rivaille. Fece diventare Kou una spada e incominciò a lottare. Era terribilmente forte.Rivaille sferrò vari colpi, facendo del male all' ayakashi. Il mostro innervosito, riuscì a possedere i miei genitori che, da subito, fecero di tutto per attaccarmi. Potevo solo difendermi. Non potevo attaccarli. Ad un tratto lo Shinigami Supremo apparse. Prese Rivaille e lo strinse. "Mi sto annoiando. Quindi perdonami....Possiedo" Una luce accecante avvolse tutto. Dopo di che Mark scomparve e vi era Rivaille. Si alzò all'impiedi e si avvicinò a me. Tentava di colpirmi ma io lo schivavo, anche se sono caduta varie volte per la mia debolezza. Ma i miei genitori mi presero per le braccia, stringendomi il più forte possibile. Rivaille alzò la spada. Kou tentava di fermarlo ma non poteva trasformarsi. Avevo tanta paura, incominciai ad agitarmi inutilmente. Stava per colpirmi ma esitava. "Y...Yume...ti prego non di nuovo " disse. Non di nuovo? Cosa significava? Comunque sia, Rivaille stava combattendo contro se stesso. Tentavo di liberarmi, ma sembrava inutile. Decisi di colpire, non con tanta forza, i miei genitori. Finalmente mollarono la presa e afferai le mani del ragazzo. "Yume...scappa" Non volevo scappare ma lui mi gettò a terra. Era ormai fuori di se. Mi diede un calcio vicino la gamba sinistra e poi appoggiò il suo piede su quest'ultima. Rialzò Kou e mi colpì. Dritto nello stomaco. Incominciai ad urlare per il dolore penetrante. Il mio sangue scorreva senza fine. La mia fine era giunta. Guardai i miei genitori con quello sguardo spento. Mi mise tanta tristezza. Incominciai a piangere. "K...Kou rilascia il potere" urlò Rivaille. Lì non capì più niente. Non sapevo dove mi trovassi. Era tutto bianco. Era giunta la mia fine? Il mio corpo incominciò a brillare e una forza stava scorrendo nelle mie vene. Di colpo mi svegliai. Vidi tutti stesi al suolo. Sulla mia pancia vi era uno squarcio enorme dove il sangue colava. Mi sentivo più forte. "Aki...vieni!" urlai. Afferai la mia spada e incominciai a correre. "Muori!" Colpì con forza il mostro, tagliandolo in due. Tutto era finito o quasi. Portai tutti nella mia casa, sperando che non fossero morti. Poi apparse Mark. "Bastardo! Tu hai fatto tutto questo!" gli urlai contro. "Sei diventata un mezzo Shinigami e così mi ringrazi, sei crudele" disse ridendo. Guardai il volto dei miei genitori e quello dei miei amici. Come l'avrebbe presa Rivaille? Lui era contrario. "Non ti preoccupare sono tutti vivi" Rivaille aveva il volto pallido e pieno di graffi. Di colpo aprì i suo occhi color grigio perla. Si mise seduto e prima osservò la sua maglia piena di sangue e poi vide il mio squarcio. Alzò lo sguardo verso di me. Aveva gli occhi che tremavano. Mark intanto ridacchiava. Lui si alzò e tentò di colpirlo ma io lo bloccai. Mark se ne andò. "Perdonami Yume" disse abbracciandomi. "Ormai è fatta. Non è colpa tua. E poi volevo proteggere i miei amici e la mia famiglia. Va bene così" dissi tra la tristezza e il cuore sollevato per averli salvati.

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Capitolo 7
*** Inettitudine ***


Il freddo si faceva sentire sempre di più, poteva sembrare una semplice giornata una di quelle che appanna i vetri mentre fuori il gelo abbraccia tutto e tutti. Ma per me non era così. Ero diventata da poco qualcosa di soprannaturale, qualcosa che esiste nelle leggende o nei libri. I miei genitori e i miei amici non ancora si erano ripresi del tutto. Rivaille ogni tanto si alzava dal divano ,che gli avevo offerto e sistemato con delle coperte, per aiutarmi o per vedere se i nostri amici stavano bene. La più stanca fra tutti era Kou. Aveva rilasciato una parte del suo potere e non mi sembrava una cosa da poco. Aki ogni tanto si svegliava per mangiare qualcosa o per osservare l’esterno dai vetri. “Dannazione, perché riesco a percepire il freddo anche se sono morto” ripeteva il ragazzo. Io stavo in cucina e dato che sentii quelle parole decisi di preparare qualcosa di caldo. Non avevo molto, così preparai dell’orzo. Offrii le bevande e dopo di ciò mi sedetti sul divano vicino a Rivaille. Affondai nel calore di quelle coperte e iniziai a bere con lo sguardo perso nei miei pensieri . Stavo quasi per dimenticare che avevo una tazza bollente in mano, l’avrei fatta anche cadere se Rivaille non mi avesse avvisata. “Yume, tutto bene?” mi chiese il ragazzo. Prima di rispondere lo guardai fisso per poi annuire con la testa. In realtà non ne ero molto sicura. Ma non avevo tanta voglia di pensarci, il freddo aveva congelato i miei pensieri e mi stava venendo sonno. I miei occhi si facevano sempre più pesanti e fu lì che caddi nel sonno più profondo. “Yume…Yume…tch questa bastarda dorme ancora” Sentii la voce di Rivaille. “Che idiota. Non dovrebbe aiutarci?” disse Aki. “Guarda un po’, io non l’ho fatta morire e adesso se ne sta sul divano a riposare. Tutto quello che è successo è colpa sua dopo tutto. Forse era meglio lasciarla crepare” disse Kou. Ma cosa stavano dicendo. Io non volevo procurare dei problemi. Non riesco a svegliarmi, non riuscivo a fare un movimento. Che cosa stava succedendo? Mi alzai di scatto. Era stato solo un brutto sogno. Toccai le mie guance, erano bagnate. Avevo pianto. Corsi nel bagno. Chiusi la porta a chiave e mi guardai nello specchio. Spaventata caddi a terra. Il mio aspetto era terribile: avevo le occhiaie, un volto bianco quasi cadaverico e bagnato dalle mie lacrime. Be’ mi sembrava quasi normale, non ho dormito bene in questi ultimi giorni. Decisi di sciacquarmi la faccia. Bagnai di poco il mio ciuffo di capelli che cadeva sul lato destro del mio viso. Mi sentivo in colpa. È solo colpa mia. I miei amici hanno fatto tutto questo per me e io sto qui a non far niente. Sento che mi disprezzano. Se mi stanno usando fanno bene. Lacrime, so versare solo lacrime. Uscì dal bagno. Prima di andare nel salone, andai verso la camera da letto. I miei genitori si erano ripresi, non avevano subito ferite gravi. Mia madre si svegliò. “Yume…che ore sono?” mi chiese assonnata. “Sono le sette di sera” dissi. “Così tardi, devo preparare la cena” Si alzò di scattò e andò verso la cucina. Rimasi stupita da tutta quella forza che faceva uscire. Dopo qualche minuto anche mio padre si svegliò e andò ad aiutare sua moglie. “Yume, perché ci sono tutte queste tazze?” chiese mia madre. “Questo pomeriggio sono passati alcuni miei compagni e gli ho offerto qualcosa di caldo” “Capisco, ma avresti potuto sistemare…Yume a proposito domani devi assolutamente ritornare a scuola!” urlò. Dannazione ci mancava solo la scuola. Ma non posso rimanere a casa, dovrei affidare tutto a Rivaille. Sistemai le tazze, ma una mi scivolò da mano. Mia madre infuriata mi costrinse a pulire quel disastro e Rivaille venne da me a rimproverarmi per aver fatto troppo rumore. Quei due farebbero una bella coppia. Dopo aver sistemato, preparai il tavolo per poi cenare. Finita la mia porzione di cibo, sistemai i ragazzi nella mia camera. Portai loro anche da mangiare combinando altri disastri. “Cos’hai oggi Yume?” mi urlò contro Aki. Abbassai lo sguardo e corsi via. Presi il mio cappotto e una sciarpa di lana e uscì fuori. Faceva davvero tanto freddo e fortunatamente in questo paese non nevica mai. Feci una piccola passeggiata nei dintorni, finché non trovai una panchina. Sono davvero una stupida piagnucolona. Li ho lasciati improvvisamente, ma avevo bisogno di una boccata d’aria anche se gelida. Un mezzo shinigami. Perché a me? Sono una persona incapace. Mi accovacciai sulla panchina stringendo le gambe verso di me per appoggiare il mento. Stavo congelando, ma non mi andava di tornare a casa. Sentii dei passi. Mi girai verso la mia destra e vidi qualcuno camminare. Grazie alla luce dei lampioni riuscì a vedere bene la persona. Era Rivaille. Sarà venuto a rimproverarmi. Arrivato alla mia panchina, si sedette al mio fianco. Notai il suo cappotto e i guanti neri con tanto di cappello di lana. “Ho preso il cappotto di tuo padre, scusa” mi disse. Mi stava venendo quasi da ridere, ma ne feci a meno. Rimanemmo in silenzio a guardare in giro, seduti su quella panchina. Io sentivo sempre più freddo e tentavo di riscaldarmi non so come. Rivaille notò quello che stavo cercando di fare e con la mano sinistra si levò il cappello e me lo cedette. Lo guardai meravigliata per poi fare di no con la testa. Lui, con il suo sguardo di ghiaccio, me lo mise in testa. Incominciai ad arrossire, forse stavo prendendo calore. Mi girai verso di lui e incominciai a ridere. Questa volta non riuscì a trattenermi. “Perché sta ridendo?” disse innervosito. “Hai i capelli tutti in disordine” dissi continuando a ridere. Per farmi perdonare tentai di sistemarglieli, ma lui non si fece toccare e fece tutto da solo. Antipatico. “Almeno ti sei messa a ridere” disse. “Cosa?” chiesi confusa. “In questi giorni ti stai comportando in un modo strano e immagino il perché. Ma questa sera eri davvero confusa e sbadata. Cosa ti è successo? Be’ immagino che sei stanca.” Abbassai lo sguardo. “No, non è niente” Mi diede un pugno sulla testa. “Sei stupida. Guarda che io non sono scemo come te. Lo so che ti è successo qualcosa” Strinsi le mie mani e abbassai ancora di più lo sguardo. “Ero solo agitata, adesso sto bene. Grazie per esserti preoccupato”. “Guarda che non l’ho fatto per te. Non mi va di vedere tutto quel disordine” disse anche se non lo credevo. “Yume non è colpa tua. Aki è solo un moccioso. Poi Kou si è ripresa. Quindi smettila” disse in un modo freddo ma in quelle parole sentii qualcosa di incoraggiante. Non gli dissi proprio la verità. La mia non era proprio stanchezza. Mi sentivo un’inetta. “Rivaille. Mia madre vuole che domani vada a scuola, quindi non posso occuparmi di voi. Devi pensarci tu. Preparerò quello che posso. Mi dispiace davvero tanto. Lo giuro appena tornerò a casa farò tutto quel…”mi chiuse la bocca coprendomela. “Non sei mica una cameriera. Smettila di dire st*****te con quella bocca.” Mi rimproverò. “Adesso capisco cosa ti passa per la testa. Vedi di smetterla” disse alzandosi dalla panchina per andarsene. Mi inginocchiai a terra, quello che aveva detto mi aveva colpito tanto da farmi urlare “va bene”. Il giorno seguente mi sentii più energica. Preparai delle cose che avrebbero potuto aiutare il ragazzo e gli affidai la chiave della mia camera, così i miei genitori non sarebbero entrati. Indossai il mio cappotto, presi la cartella e uscì di casa salutando tutti. Raggiunsi la scuola in tempo. Appena entrai la prof chiese subito la mia giustifica. Io gliela diedi con un sonoro “bastarda”. Ok non le avevo detto quella parola ma mi sarebbe piaciuto. Mi sedetti al mio solito posto e, stranamente, seguii tutte le lezioni. I miei compagni si erano divertiti, durante i miei giorni d’assenza, a scrivermi minacce o le solite scemenze sul mio banco. Ma io le cancellai senza farmi troppi problemi. Le parole di ieri mi facevano andare avanti. Nessuno mi aveva mai capita, neanche i miei genitori. Finite le lezioni, uscì pimpante da quel carcere e mi diressi verso casa. Durante il percorso, sentii una presenza. Cambiai strada per vedere se fosse solo una sensazione. Vi era veramente qualcuno che mi stava seguendo. Andai verso il parco. Aspettai un po’ prima di andarmene. Appena mossi il piede per uscire da lì. Mi sbucò davanti un uomo che mi rapì. “Finalmente ti ho trovata” disse ridendo.

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Capitolo 8
*** Kin e Bell ***


“Yume…dove sei? Yume!” “Rivaille…” Tin tin tin Cos’era quel suono. Non mi era familiare. Ma era così dolce. Dove mi trovavo? “Yume!” Mi svegliai di scatto con il fiatone come se avessi corso fino allo svenimento. Mi guardai attorno. Mi trovavo su un letto bello grande, di fronte a me vi era una scrivania e alla mia destra una finestra ampia. La carta da parati era lilla con dei ornamenti in oro e il parquet di un bel rosso scuro. Sentii di nuovo quel suono. Mi alzai dal letto barcollando e aprii la porta. Non sapevo dove andare così mi limitai ad inseguire il suono. Aprii la porta e trovai un divano rosso con una ragazza davvero bella. “Lei è qui” disse. Dopo di che un ragazzo si alzò dal divano fiero di se. “Ti sei finalmente svegliata” disse sorridendo. “Scusi, ma lei chi è? E dove ci troviamo?” chiesi confusa. “Perdonami mia cara io sono Kin. Tu?” disse. Mia cara? Ma se neanche lo conoscevo. Era un tipo troppo confidenziale. Non sa neanche il mio nome. “Io sono Yume” dissi. “Yume, che bel nome. Ti si addice, dopo tutto il tempo che hai passato a dormire”. “Cosa vuoi da me?” dissi freddamente. “Sei fredda. Voglio solo dirti che mi piaci, piccoletta” Rimasi a bocca aperta. Cosa aveva appena detto?! Sta parlando proprio con me. No impossibile, sta scherzando. La ragazza mi prese in braccio e mi sistemò sul divano e Kin ci raggiunse. Ci portò qualcosa da bere e io accettai senza problemi. Notai che la ragazza portava al collo un nastrino con un campanellino, tipo un gatto. “Lei si chiama Bell. È la mia serva e arma” disse Kin. Il ragazzo appoggiò il suo braccio sulle mie spalle, neanche se ci conoscessimo da tanto tempo. Poi mi prese per il mento e incominciò a fissarmi. Aveva i capelli neri con qualche riflesso blu e corti fino alla spalla. La cosa più strana erano i suoi occhi. Erano d’orati come quelli di un gatto. Secondo me aveva qualche fissa per i felini. Mi allontanai da lui. “Non mi hai risposto prima, dove ci troviamo?” dissi per cambiare la situazione. “Siamo nella Terra di Bright, mia cara. Che ne dici, ci facciamo un giro?” Lo guardai scioccata. Cosa diamine ci facevo lì? Neanche il tempo di ragionare che quello svitato mi prese per mano e mi portò fuori dalla sua dimora. Incominciammo a passeggiare per le vie di quella città. Le strade erano molto larghe e pulite, le case erano grandi e ben sistemate. Sembrava di stare in un tipico quartiere toscano o nipponico. Però ,come al solito, gli abitanti mi guardavano male oppure era invidia. Non lo sapevo neanche io. Kin continuava a sorridere a tutti con quei suoi occhioni gialli e ogni tanto si aggrappava a me come una liceale con il suo adorato fidanzatino. Una scena disgustosa direi. Bell si limitava a camminare al fianco del suo padrone e ogni tanto mi fulminava con lo sguardo. Cosa potevo farci, tutti quanti mi odiavano senza che io facessi niente. Alla fine ci sedemmo su di una panchina in un parco. “Dimmi, perché mi hai rapita?” chiesi esausta di quella situazione. “È da un po’ di tempo che sento questo potere strano che mi attirava. Ho girato per tutta Bright ma non ti ho trovata. Poi l’altro ieri mentre stavo sulla Terra, per uccidere un ayakashi, ho sentito il tuo potere farsi sempre più vicino a me e ti ho trovata. Così ho deciso di portarti via.” Un potere? Deve essersi accorto della mia trasformazione in un mezzo Shinigami. “Dimmi sei uno Shinigami, vero?” mi chiese. “Si” risposi seccamente. “L’ho notato dal tuo comportamento qui. Dimmi come sei morta Yume?” Questo tipo non riusciva a capire che io fossi ancora viva? “Non ricordo” dissi disperata. “Capisco, a volte capita. Ma tu non hai un arma, quindi sei morta da poco.” “No io in realtà…” “Non ti preoccupare. Chiedo il permesso all’Angelo Supremo così andremo nella città di Death per trovarti un arma” disse. Quel tizio mi sembrava un vero idiota. Mi prese nuovamente per mano e mi fece correre per tutti i quartieri finché non arrivammo nell’enorme palazzo del Supremo. Era fatto di marmo bianco con enormi finestre, sempre con un ornamento in oro qua e la. All’interno vi erano specchi ovunque e il pavimento era di vetro. Vi erano varie statue con la loro impeccabile perfezione e i soliti quadri dove venivano raffigurati angeli con le loro ali maestose. Arrivati davanti alla porta, Kin la spalancò senza problemi. Vi era un uomo seduto vicino ad un tavolo di marmo dove delle piante s’intrecciavano alle quattro gambe. Mi venne quasi un colpo quando lo notai bene. Era uguale allo Shinigami Supremo tranne per i capelli lunghi e biondi e i suoi occhi color del ghiaccio. E non dimentichiamoci delle sue ali bianche con qualche piuma argentata. Con un sorriso, che non vorrei ricordare, ci fece sedere con lui. Verso del thè ma io rifiutai dato che odiavo quella bevanda. “Dimmi Kin, lei chi è?” chiese con una voce così sottile. “Mi scusi Angelo Supremo, lei è Yume.” “Piacere” dissi ormai stanca di essere presentata a tutti. “Sei uno Shinigami, vero?” disse con un piccolo sorriso. Temo che anche questo tipo sia stupido. Tra l’altro fa le stesse cose dell’altro fratello: sorride spesso come un idiota, fa i stessi gesti. “Avvicinati” disse. Feci come richiesto e lui mi bloccò entrambe le mani con la mano destra e con la sinistra alzò la mia felpa. Agitata tentai di fermarlo. L’alzò di poco e vide la mia cicatrice. “Sei morta con un colpo di spada? Che cosa strana. Sento però di riconoscere questa arma che ti ha colpito, mi è familiare. Hai anche un potere magnifico, cosa avrà combinato mio fratello con te per averti resa così. In quale notte di Luna piena sei nata? Dimmi non ti piacerebbe diventare un Dio, potresti stare al mio fianco.” Disse ridacchiando come al solito. Mi allontanai bruscamente da lui e con la testa feci di no. “Capsico, ma non credo che mi arrenderò. Comunque Kin, perché sei qui?” chiese “Volevo avere il vostro permesso Sommo Angelo per andare nella Città di Death.” “Vuoi un’altra arma? Hai già Bell e mi sembra molto potente” disse innervosito. “In realtà volevo semplicemente aiutare Yume a cercare un’arma, dato che è nuova” “Che cosa patetica” disse ridendo rumorosamente. “Va bene, ti concedo di andare nella Città di Death con Ryuu.” L’Angelo ci accompagnò fino alla porta e ci salutò con uno sguardo malizioso. Arrivammo in questo edificio di pietra e un uomo ci affidò un drago. Rimasi sbalordita dalla bellezza di quell’essere: era di un bel verde e più ti avvicinavi alla coda più il suo colore diventava di un blu meraviglioso. Aveva due ali magnifiche. “I draghi esistono veramente” dissi sbalordita dall’idea. “Già, anche loro sono invisibili all’occhio umano. Peccato che sono rari.” Disse Kin. Salimmo sul drago. Avevo un po’ di paura ma mi feci coraggio. L’essere mistico si alzò in volo sbattendo le ali prima lentamente poi sempre più velocemente. Mi tenni ben stretta a lui. Durante quel “viaggio” ricordai le parole dell’angelo Supremo che mi lasciarono perplessa. “Bell prima il Supremo ha parlato di una notte? Non è che sai qualcosa al riguardo?” chiesi. “Si riferiva alla notte della Luna piena. In questa notte possono nascere uno o due persone in tutto il mondo ed entrambi sono molto speciali e possono avere un potere, ma dipende dal tipo di Luna. Kin è un esempio. È nato nella notte della Luna d’orata. Per questo motivo i suoi occhi sono di quel colore e ha uno spirito molto forte.” Disse. Arrivammo, finalmente, nella città di Death. Incominciammo a girare nei dintorni per trovare un’arma ma io ero lì solo per cercare Rivaille e compagnia. Kin mi proponeva vari ragazzi e ragazze ma io rifiutavo sempre. “Bell anche tu sei nata in una di queste notti?” chiesi curiosa. “No, io non ho niente a che fare con tutto ciò” “Come hai conosciuto Kin?” “Non sai farti i fatti tuoi, vero? Comunque io e Kin ci conoscevamo già sulla Terra. Un giorno dei teppisti mi presero e lui venne a salvarmi. Quei tizi ci spinsero verso la strada e proprio in quel momento un camion stava passando da quelle parti e ci uccise. Non sono riuscita neanche a proteggere l’unica persona che amavo veramente” mi disse con un tono amaro. “Mi dispiace, sai Bell a me non piace per niente Kin quindi puoi anche smetterla di guardarmi così e pensare molto di più a lui. Oppure lo perderai di nuovo” La ragazza mi guardò con gli occhi lucidi e tentò di dire qualche parola ma era troppo triste per farlo. Kin era tornato da noi rassegnato. Così ci sedemmo su di una panchina un po’ sfasciata. “Questa città è terribilmente diversa da quella di Bright. Qui è tutto in rovine tranne le abitazioni vicino al palazzo.” Disse il ragazzo. “Kin c’è qualcuno qui!” urlò la ragazza. Il ragazzo fece trasformare Bell in un’arma meravigliosa: nel manico argentato vi era incastonata una piccola campana e la lama era affilata ma non molto grande. Davanti a noi apparse un ayakashi. Cosa ci faceva uno di loro nella città? Kin con un semplice gesto lo uccise ma subito fu attaccato da qualcuno. Il rumore delle spade cessò subito. “Rivaille?” disse Kin. “Tu sei Kin” “Allora sei ancora vivo!” disse.(anche se questa frase è strana da dire per persone come loro) “Yume!” Aki corse verso di me e mi abbracciò ma si scostò velocemente dall’imbarazzo. Anche Kou si ritrasformò e venne ad abbracciarmi. Ero davvero felice di rivederli. “Come mi avete trovata?” chiesi. “Abbiamo usato un ayakashi che vengono presi per casi del genere, dato che hanno un buon olfatto” mi spiegò Kou. Rivaille si avvicinò a me e mi diede un pugno sulla testa, come l’ultima volta. “Idiota, ci hai fatto preoccupare!” urlò il ragazzo. “Kin perché lei è qui con te?” “L’ho rapita. Devo dire che mi piace il suo potere, secondo me potrebbe purificare un’aurea maligna” disse. “Mi dispiace ma non ti lasceremo Yume. Lei non è neanche morta” disse Rivaille. Spiegammo tutto a Kin e lui rimase sbalordito dalla cosa. Dopo di che capì che non potevo restare con lui e mi lasciò. “Yume io non rinuncerò a te, saresti perfetta per quella tecnica” disse Kin. “Io rinuncerei, hai di meglio” dissi guardando Bell.

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Capitolo 9
*** Assassino ***


Mezzo Shinigami o no, questo fo***to dolore nella spalla è tornato. Neanche se fossi una vecchia abbandonata al suo destino. In questi ultimi tempi la mia vita è stata letteralmente sconvolta e guardo con invidia le persone che passeggiano per le strade con tutta la tranqullità del mondo. A scuola non riesco a distrarmi e continuo, stranamente, a seguire le lezioni. Mi è capitato molto spesso di saltarle per recarmi nella chiamiamola infermeria della scuola. Sempre per il solito motivo. Mi avranno controllata varie volte ma non hanno mai trovato niente di strano. Ho avvisato anche i miei genitori ma senza farli preoccupare troppo. Le uniche persone che non sapevano niente di tutto ciò sono i miei amici. Ed ecco che il formicolio iniziò a farsi sentire, fortunatamente le lezioni erano finite. Scesi le scale esterne e iniziai la mia solita camminata per tornare a casa. Aki era al mio fianco e faceva dispetti alle persone che gli capitavano d'avanti e io ogni volta dovevo rimproverarlo. Come suo solito sbuffava e cercava di non cadere in tentazione. Arrivata a casa, mangiai velocemente dopodiché mi gettai sul letto per abbandonarmi al sonno più profondo. "Yume...Yume!" Mi svegliai e vidi Aki per terra con uno sguardo spaventato. "Aki, tutto bene?"chiesi. "S-stavi per c-colpirmi con un pugno"disse balbettando. "Ma cosa diamine ti prende? Nel sonno ti lamentavi" mi urlò. "Perdonami, non era mia intenzione" dissi scioccata. Feci un piccolo gemito per via della spalla. Aki mi sentii e mi guardò preoccupato. Senza dirgli niente, me ne andai in cucina per prepararmi qualcosa di caldo. Mentre sistemavo il tutto, notai Kou che mi salutava dalla finestra. Andai verso la porta e l'aprì facendola entrare. "Rivaille?"chiesi. "Sta facendo un giro di controllo, era un po' nervoso"disse facendo un piccolo sorriso. La feci accomodare e Aki la raggiunse, sedendosi sullo stesso divano. Preparai tre tazze di cioccolata calda. Portai le bevande e mi sedetti nel mezzo. Mi sentivo così stanca, così posai la bevanda e mi addormentai ,nuovamente, sulla spalla della ragazza. Sentì una brutta sensazione scivolarmi addosso, avevo i brividi e non per il freddo. Mi sentivo strana, mi sentivo comandata. Aprì gli occhi e vidi Aki ancora una volta terrorizzato. Kou manteneva con forza la mia mano destra. Mi resi conto che stavo per colpire il ragazzo ma mi fermai immediatamente. Aki incominciò a rilassarsi ma era ancora spaventato. Io lo guardavo con uno sguardo confuso e dispiaciuto mentre Kou mollò la presa dopo avermi reso il polso rosso. "Ma cosa ti prende idiota??"urlò il biondino. Io cercavo di spiegargli qualcosa, ma come potevo se neanche io sapevo cosa mi fosse successo in quel momento? Mi limitai ad abbassare lo sguardo. "P-perdonatemi io esco"dissi. Mi misi le scarpe e presi il cappotto e la sciarpa per poi andarmene, lasciando quei due da soli con la testa disorientata. Inizia a passeggiare e, per distrarre la mente, ascoltai della musica. Continuai a camminare finché non arrivai nel parco più vicino mentre canticchiavo canzoni per niente tristi. Mi sedetti su di una panchina e osservavo i bambini che giocavano sulle giostre, anche se faceva un freddo imperdonabile. Adesso invidiavo anche loro, avevo sempre desiderato rimanere una bimba come Peter Pan oppure, se proprio dovevo crescere, essere una strega di Hogwarts. Aspettavo ancora la lettera. Mi sentivo una viaggiatrice che aspettava il treno, dove quest'ultimo l'avrebbe portata in terre troppo lontane che neanche la fantasia avrebbe raggiunto. Mi sarebbe piaciuto continuare a fantasticare ancora un po', ma il freddo mi stava congelando le idee. Mi guardai attraverso uno specchietto che mi portavo sempre appresso. Avevo la faccia bianca e la punta del naso un po' rossa. Mi sarebbe piaciuto prendermi ancora in giro per quel naso, ma un urlo terrificante mi fece distogliere lo sguardo dal piccolo specchio. Chi poteva essere se non uno di loro. Era davvero enorme, le sembianze erano ancora più simili a quelle di un uomo adulto. Sul volto due occhi spenti cercavano la libertà e una profonda cicatrice rossa partiva dalla fronte e arrivava fino alla guancia destra. Emanò un altro urlo e il suo sguardo si posò sui bambini. Allarmata dalla cosa, mi alzai di scatto dalla vecchia panchina. Volevo muovermi ma mi sentivo pietrificata. L'ayakashi alzò il suo enorme braccio e colpì le giostre dove i bambini stavano giocando. Finalmente riuscì a muovermi e corsi verso di loro. Levai qualche macerie e riuscì a farli uscire. Mentre tentavamo di scappare, il mostro prese uno dei bambini più lenti. Nel frattempo portai i piccoli dietro delle piante per nasconderci. Il mostro strinse il piccoletto e se lo portò alla sua bocca enorme e lo ingoiò in un attimo. "No!Fermati bastardo!"urlai disperata. Delle lacrime iniziarono a scendere, i bambini spaventati mi stringevano forte mormorando parole tipo "voglio tornare a casa" " dov'è la mamma". Quel distruttore iniziò a cercare qualche altra pedra nelle macerie. "Voglio mia madre" continuavano a piagnucolare disperati. "N-non vi preoccupate, andrà tutto bene. Tornerete dai vostri genitori" dissi mentre cercavo di tranquillizzarli con un abbraccio. Le lacrime, però, continuavano a scendere mentre pensavo a quel bambino e a come avrebbero potuto reagire la sua famiglia alla terribile notizia. Continuava a squarciare la tranquillità di quel pomeriggio con i suoi urli. Ma uno di quelli mi sembrava diverso dal solito. Mi affacciai per vedere cosa stesse succedendo. Un angelo era appena sceso a salvare le nostre vite, Rivaille era finalmente arrivato. Aki corse verso il nostro nascondiglio. "Yume come stai?"mi chiese. "U-un bambino...Aki dobbiamo aiutare Rivaille. Piccoli voi dovete rimanere qui e non dovrete muovervi, andrà tutto bene e solo un sogno, intesi?" I bambini annuirono debolmente. "Aki vieni!" A quel richiamo il ragazzo si trasformò in una katana. Dopodiché andai verso il mostro. "Rivaille!" "Yume...tutto bene?"chiese. "Rivaille quell'ayakashi ha divorato un b-bambino" dissi tristemente. "Lo so. Non ti preoccupare è ancora vivo. Ma se non ci muoviamo è la fine" Presi la rincorsa e colpì al petto, procurandogli una bella ferita ma non letale. "Yume! Non colpire verso il petto o lo stomaco, potresti uccidere il bambino!"urlò il ragazzo. Mi allontanai subito da lì. " Ascoltami...dobbiamo colpire prima le gambe, poi dopo si passa alle braccia." Rivaille partì senza esitare. Diede, inizialmente, dei colpi alla gamba per poi tagliarla con un colpo perfetto. Iniziai anche io a colpirlo e, anche se con qualche difficoltà, riuscì a targliargli l'altra gamba. L'ayakashi, non avendo più un supporto, appoggiò le mani a terra per non cadere. Rivaille si diresse verso il braccio sinistro e lo fece a fette. Io tentai sempre con dei tagli poi mi avvicinai verso la spalla. Tagliai prima la parte superiore, poi presi un piccolo coltello che avrei usato come sostegno mentre tagliavo il resto. L'ayakashi cadde e io insieme a lui, solo un po' più distante. Rotolai finché non riuscì a fermarmi. Mi ero procurata varie ferite ma non facevano male quanto quella fo***ta spalla. Nel frattempo, Rivaille tagliò la testa del mostro. Io mi alzai con dolore e mi avvicinai a lui. "Aiutami a colpirlo al cuore" disse il ragazzo. Così alzammo le armi e lo colpimmo nel cuore all' unisono. Prendemmo il bambino svenuto e all'improvviso il vento iniziò a farsi sempre più forte e la polvere si alzava. Si formò un tornado e da lì uscì un portone enorme e nero. Su entrambe le ante vi erano due lettere differenti: la "D" e la "B". Le porte si aprirono e l'ayakashi si trasformò in un uomo. Delle catene uscirono da quel buco nero e trascinarono all' interno l'uomo. Si potevano intravedere delle sbarre. Tutto sparì all' improvviso. "Quello era il Vuoto. Quando un umano commette omicidi sulla Terra e lì che viene spedito alla sua morte."disse Rivaille. Rimasi scioccata e le lacrime continuavano a scendere. Il dolore si amplificò, tanto da farmi urlare. Un urlo che letteralmente non mi apparteneva. Sentì la mia conoscenza andarsene via, impugnai la mia katana per bene e mi scagliai sul ragazzo. Cademmo a terra e io tentavo di colpirlo. "Yume fermati"urlava. Riuscì a buttarmi con le spalle per terra ma io non mollavo. "L-la m-mia spalla"mormorai con dolore. Rivaille gettò Aki lontano da me. Scostò i miei vestiti e vide la mia spalla. "Ma questo..."

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Capitolo 10
*** Follia ***


"Ma questo..." Non feci finire il ragazzo di parlare, che gli urlai contro. Rotolai di poco, portando Rivaille con le spalle per terra mentre tentavo di colpirlo. "Y-Yume calmati!" Le sue parole perdevano senso e importanza alle mie orecchie, diventando sempre più aggressiva. Riuscì a dargli un pugno e lui mi ripagò con uno schiaffo. Sentivo la rabbia salirmi, incominciai a respirare con fatica. Mi rigirai verso di lui con uno sguardo cupo e strinsi le mie mani alla sua gola. "Muori!Muori!"urlavo senza pietà. Rivaille si agitava e stringeva i miei polsi. Dalla sua bocca iniziò ad uscire della saliva e i suoi occhi lacrimavano. Mi diede un calcio nello stomaco che mi fece accasciare al suolo, lasciando la presa. Si alzò di poco dal suolo mentre tossiva e tentava di riprendere fiato. Mi alzai lentamente e sputai un po' di sangue. Successivamente, mi gettai verso la mia katana che usavo,per il momento, come appoggio. Presi la rincorsa per poi scagliarmi sul ragazzo, che riuscì a evitarmi. Corse verso la sua arma e la raccolse velocemente. "Rivaille, non stai pensando di ucciderla, vero? Non fare altri errori ti prego" implorava Kou. Il giovane non rispose e con lo sguardo mi disse di attaccarlo. Il mio corpo,senza esitazione, non si fece aspettare. Fu una questione di un attimo e le nostre lame si scontrarono. Usavo la mia katana con impulso e Rivaille, con fermezza, riusciva a fermare ogni mia azione. In quella serata, si potevano sentire solo il rumore echeggiante delle nostre armi. Ma alla fine,il ragazzo riuscì a disarmarmi e colpirmi. Il buio mi avvolse e io mi addormentai in quel vuoto angosciante. Sentì il freddo accarezzarmi la testa come se la morte fosse scesa a prendermi con la sua presenza oscura e terrificante. Qualcosa di familiare,però, non mi faceva cedere al sonno eterno. Mi sentivo avvolta dai ricordi e cercavo un' uscita che mi portasse via da quel posto così triste. Delle voci suonavano la loro melodia in quella stanza e una luce mi accolse. "Si sta svegliando." Aprì i miei occhi con fatica e cercavo di focalizzare le cose che mi circondavano. Vedevo ancora un po' sfumato ma le forme si disegnavano sotto i miei occhi. Mi alzai e toccai la mia testa. Sentì delle fasce e un dolore allucinante che mi procurava un forte mal di testa. "Tutto bene?" Mi girai verso sinistra e vidi Kou inginocchiata vicino al divano dove io ero seduta. "Kou,ma cosa..."non riuscì a finire la frase che misi la testa fra le mani. Aki si avvicinò a me e mi porse una tazza bollente di non so cosa. Soffiai e assaggiai. Risputai tutto. "Cosa diamine è questa schifezza!"urlai. "Una tisana"mi rispose il biondino. Con faccia schifata, feci posare quell'orrore sul tavolino. Rivaille sbucò con sguardo cupo dalla cucina. "Ti sei rispesa"disse. Mentre stavo per risponderlo, mi bloccai e vidi il suo collo con un segno rosso. Aveva la forma delle dita. Il cuore mi si strinse nel petto e una sensazione di colpa mi stava avvolgendo. Mi vennero in mente i bambini del parco. "I bambini!"urlai. "Sono tutti sani e salvi. Li abbiamo riportati a casa" mi rispose il ragazzo più grande. Mi calmai con un sospiro di sollievo. Notai Aki guardarmi con uno sguardo diverso, come se fosse impaurito. Allungai la mia mano verso di lui e tentai di accarezzargli i suoi morbidi capelli, ma lui si scostò. Quel gesto mi fece stare inspiegabilmente male e urlai. La testa e la spalla si fecero sentire e i ricordi non rimasero fermi. Inizia a lacrimare, tutto ritornò alla mia debole mente. Mi alzai di scatto e abbracciai Aki tremante. Feci la stessa cosa con Kou e poi con Rivaille. Guardai quest'ultimo. "P-perdonatemi"dissi singhiozzando mentre stringevo la sua felpa nera. Impazzì nuovamente e mi gettai al suolo dandomi dei pugni. I ragazzi mi fermarono, mantenendomi le braccia con forza. "Dobbiamo parlare con lo Shinigami Supremo."disse Rivaille. Il ragazzo fece spazio nel salotto, spostando il tavolino e i divani. Si mise al centro e chiuse gli occhi, per poi unire l'indice e il medio della mano destra. "Repulsus"disse tracciando davanti a se una linea invisibile. Una luce uscì e da lì apparse uno specchio con la cornice argento. Dopodiché, apparse il riflesso dello Shinigami Supremo. Guardavo il suo volto distante e i brividi scesero sulla mia schiena dall' odio. "Supremo, abbiamo un problema con Yume."disse il ragazzo "Di che genere?"chiese. Rivaille fece segno di avvicinarmi. Feci come richiesto e lui velocemente mi afferrò, stringendomi a se per poi scostarmi i vestiti. Mark rimase senza parole, così decisi di osservarmi. Spostai leggermente la testa verso la spalla e ne rimasi sconvolta. Avevo un occhio rosso che mi osservava e sbiancai per la cosa. "Venite nel mio palazzo il più presto possibile" Rivaille accennò e lo specchio sparì. Facemmo come la prima volta. Richiamai Aki e Rivaille mi prese in braccio. Uscimmo da casa mia e il giovane aprì le sue ali bicolore e spiccò il volo. Riuscimmo a essere abbastanza veloci e arrivammo nell' enorme palazzo. Entrammo e subito fummo condotti in una biblioteca meravigliosa. Aveva scaffali terribilmente grandi, con libri di ogni genere. L'odore della carta stampata e anche un po' di vecchio circondava quella stanza, con il suo pavimento in marmo nero. Un lampadario di cristalli pendeva al centro della stanza. Vi erano anche piccoli appoggi, dove sopra trovavi qualche teschio raccapricciante. Ero incantata da quella bellezza, tanto da lasciarmi letteralmente con la bocca aperta. Mi fecero sedere su di una sedia, vicino a un tavolo dove libri enormi giacevano con tanto di polvere che pizzicava il naso. "Yume ci rivediamo"disse Mark Non risposi, rimasi solo a guardarlo un po' schifata. "Perdonami, ma devo controllare la tua spalla"mi disse prendendomi per il mento, mentre si poteva sentire il freddo del suo anello che toccava la mia pelle. Scostò i vestiti e vide il mostro. "Alzati e combatti"mi disse. "Kou vieni!"urlò Rimasi sbalordita. "Già, posso usare le armi altrui mia cara Yume"disse con un sorriso. "Aki vieni" richiamai la mia katana e subito lo Shinigami mi attaccò. Era davvero agile e veloce. Era difficile stargli dietro e potevo percepire la preoccupazione di Rivaille. Mi mancavano le forze e appena mi lasciai andare, mi colpì nello stomaco con il manico. Un po' come fece Rivaille qualche oretta fa. Caddi a terra e non mi sentì più in me stessa. Mark colpì la mia spalla e altre parti del corpo, facendomi cadere a terra per i dolori. Il mio corpo non mi stava più ascoltando, persi nuovamente conoscenza. Mi rialzai e mi diressi verso quello st***zo. Ma in un attimo lo Shinigami mi colpì e ritornai in me. "Capisco...basta così. Vado a fare delle ricerche"disse mentre si sperse nel silenzio di quel posto. Kou mi diede una mano a rialzarmi e a farmi sedere. Il ragazzo più grande si limitò a osservare i libri, ne prese uno e si sedette di fronte a me. Feci la stessa cosa. Trovai un libro su delle tecniche di purificazione. Quelle che Kin voleva tanto insegnarmi. E mi stavo già esercitando. Rivaille si alzò di scatto, andosene probabilmente a girovagare. Nel frattempo, io stavo provando una delle tecniche. Mi ritrovai con la mano destra avvolta da una fiamma azzurrina e per la paura scossi la mano per farla spegnere. Vidi, poi, lo Shinigami parlare con Rivaille così mi nascosi per origliare. "Ho fatto varie ricerche e quell'occhio può essere eliminato con un semplice colpo di una qualsiasi arma." "Quindi posso farlo anche io"disse il ragazzo. "In teoria si, ma quell'occhio ha posseduto una buona parte di Yume, dato che si trova lì da troppo tempo."rispose "Quindi non possiamo aiutarla"disse con delusione il ragazzo. "Vi è una sola soluzione. Esistono persone con un sangue raro. Possono sfruttarlo e ogni cosa si corrode al suo contatto. Se usassimo solo un goccio di quel sangue, quell'occhio si eliminerebbe definitivamente senza recare problemi alla ragazza. Però sono rarissime le persone con questo potere. Ma sento che per voi non sarà difficile trovarlo."spiegò. "Quindi cosa dovremmo fare?"chiese. "Aspettare, non è vero Yume?"disse alzando la voce. Uscì dal mio nascondiglio e annuì. Rivaille si avvicinò a me. "Stupida"disse accarezzandomi la testa, mentre io iniziai ad arrossire. "Ora potete andarvene. Non voglio ospitarvi ancora per lungo. Fa attenzione tu!"mi rimproverò Mark. "Supremo, p-posso portare con me questo libro?"chiesi timidamente. "Purificazione eh...vedi di riportarmelo intatto." Gli sorrisi e strinsi a me quel librone. Così lasciammo quel pazzo e io tornai a casa con Aki con l'intenzione di continuare a leggere.

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Capitolo 11
*** The Kami Game ***


"Finalmente il mio amato weekend" Questo era quello che ripetevo ogni fottuto fine settimana, anche se ogni sabato dovevo andare a scuola. Il sabato in quell'inferno era la cosa più brutta. E oggi non era un'eccezione. Grazie al cielo, quelle quattro ore erano finite e potevo rilassare un po' la mente. Dopo una bell'oretta sulla fermata ad aspettare quel dannatissimo pullman, arrivai alla mia fermata dove mi sarei fatta,poi, una piccola "passeggiata". Come al solito, ero molto pensierosa e casualmente una macchina stava per buttarmi sotto. Ovviamente questo perché le persone prendono la strada come una pista da corsa e una persona non può perdersi nei suoi pensieri perché verrebbe fatto fuori! Potevo solo dire grazie per chi stava lassù che mi vegliava! Alla fine, riuscì a tornare a casa sana e salva. Mi feci aprire il cancelletto e lentamente salì le scale, raggiungendo l'ingresso. Entrai in casa e trovai una lettera per terra. Inizialmente, il mio cervello non dava segni d'interesse. Dopo, spinta dalla curiosità, la raccolsi. La girai più volte su se stessa e poi guardai il modo in cui era stata sigillata. Spalancai gli occhi. Volevo urlare ma iniziai solo a saltare come una cretina. " Ditemi che non è un sogno! Sembra una lettera di Hogwarts! " dissi mentre tentai di aprire la busta. Quando ci riuscì, chiusi gli occhi mentre, lentamente, tiravo il contenuto fuori. Aprì un solo occhio e le mie mani tremavano, ma tutto questo entusiasmo finì quando lessi: Carissima Yume, Lei è stata invitata, come spettatrice, al gioco "The Kami Game" nella città di Death. Saremo lieti di darla il benvenuto. Spero che voi accettiate. Distinti saluti Supremo Rimasi inorridita nel leggere quella lettera e solo nel vedere Carissima Yume mi faceva stare male. Le domande,ovviamente, mi balzarono in testa. Che cos'era quel gioco? E anche i miei compagni avevano ricevuto la stessa lettera? Per scoprirlo dovevo solo andare in camera mia. E così feci. Aprì la porta e vidi Rivaille seduto vicino alla mia scrivania. Ormai lo aveva preso come il suo covo casa mia. "Ciao Yume" Feci cenno con la mano per poi chiedere "Anche tu hai ricevuto questa lettera?" alzai la busta per fargliela vedere. "Quei dannati l'hanno mandata anche a te? Comunque si. Eccola" mi mostra la busta. "Posso sapere cos'è?" "Quale parte della parola " gioco" non comprendi?" disse in modo molto antipatico e scortese. Alzai gli occhi al cielo. "Tu partecipi?" chiesi. Non ebbi risposta e così me ne andai nel soggiorno dove incontrai i ragazzi. "Yume!" disse allegramente Kou. Le sorrisi e feci la stessa domanda anche a loro. "Vedi Yume noi non veniamo invitati, se il nostro padrone va, di conseguenza lo seguiamo. Non possiamo ne partecipare ne essere uno spettatore di nostra volontà" mi spiegò la ragazza. "Che cazzata" dissi con franchezza mentre Aki annuiva irritato. "Rivaille cosa ha deciso?" "Tu cosa vuoi fare?" chiese il ragazzo che arrivava dalla mia stanza. "Bè uno sguardo potrei darlo" "D'accordo. Domani svegliati alle otto e ci andiamo" "Di domenica? Alle otto?" mi misi le mani nei capelli e continuai "Addio weekand. Ci vediamo la settimana prossima" "Vedi di inventati una scusa per i tuoi genitori" mi disse Abbassai la testa e andai ad inventarmi frottole. Il giorno seguente, mi alzai alle otto. Il silenzio invadeva tutta la casa. Maledivo la mia boccaccia e quella lettera per avermi fatta svegliare a quell'ora. Mi preparai la colazione e velocemente mi vestì. Tentavo di non fare rumore ma la mia delicatezza equivaleva a quella di un elefante sbizzarrito! Fortunatamente i miei genitori non si svegliavano molto facilmente, soprattutto quando erano molto stanchi. Sbuffavo continuamente mentre prendevo le mie cose e alla fine uscì di casa. Aki era già pronto da una vita e Rivaille e Kou erano seduti sulla scala. "La principessa è pronta!" esclamò Aki. "Guardate che sono in tempo. Siete voi mattinieri!" feci il broncio. "Invece di fare storie, perché non richiami il tuo compagno Yume?" disse il ragazzo. Feci una smorfia e richiamai Aki e Rivaille fece lo stesso. Ad un tratto, guardai le scarpe e notai un laccio che fuoriusciva. Mi chinai per sistemarlo e Rivaille mi prese in braccio. "Hey ma cos-" "Mi sono scocciato di aspettare" così aprì le ali e si alzò in volo. Come al solito, arrivò in alto finché non si fermò di scatto. Guardai di poco giù per poi chiudere gli occhi dalla paura. Vedevo casa mia così distante e i brividi scesero per tutta la schiena. Rivaille decise,finalmente, di pronunciare quella parola e di farci entrare nella città di Death. Mi fece mettere i piedi per terra e un giramento di testa m'invase, ma riuscì a controllarmi. "Non prendermi più in braccio all'improvviso!" dissi mettendomi sulle punte con il dito puntatogli contro. "Non m'interessano i tuoi problemi" disse mentre mi spostò per passare. Quel ragazzo mi irritava, ogni tanto avrebbe potuto essere un po' gentile! Decidemmo di camminare per la città. A quell'ora il silenzio regnava ma lo stesso vi erano molte persone sveglie e come al solito su chi cadevano i loro occhi? Ovviamente sulla sottoscritta. Anche se guardavano con molta più infamia Rivaille. "Yume, fa attenzione. Tieniti pronta a chiamare Aki" mi disse. Inclinai la testa come un cane, dopodiché annuì. Dopo aver girato l'angolo, un tipo non permetteva il passaggio. "Mi scusi ma noi..." Kou fu bloccata dallo sconosciuto che le strinse il polso. "Bastardo lasciala stare" il ragazzo stava per agire ma il tipo ci evitò anche se mi fulminò con gli occhi. Occhi mai visti. Erano scuri come la notte e una striscia giallastra disegnava solo una parte del contorno dell'occhio. Quella sotto la pupilla. Mi fecero rabbrividire. "Che tipo strano" commentò Aki. "Ti ha fatto male, Kou?" chiesi. "No, fortunatamente" "Andiamo" ci disse il più grande facendo un cenno con la testa. Così arrivammo nel luogo del gioco. Sembrava il Colosseo, solo che era molto moderno e con la solita mania delle statue e dell'oro che ricopriva una buona parte della struttura. All'entrata, un piccolo ometto, ti chiedeva l'invito e di firmare un foglio con su scritto "Invitati" e notai un altro con sopra riportato "Partecipanti" dove vi erano molti nomi. Firmai ed entrai per cercare il posto. Aki si gettò d'impulso sui gradoni centrali e ci fece posto a tutti noi. Ci accomodammo e una voce familiare urlava i nostri nomi. Ci girammo e vedemmo Kin e Bell. Il ragazzo mi saltò addosso nel vedermi e mi strinse forte a se. "Yume! Da quanto tempo" ripeteva mentre mi stringeva sempre di più. Arrossì leggermente e appoggiai una mano sulla guancia di Kin per allontanarlo. "K-Kin" guardai la ragazza e continuai "Ciao Bell" La ragazza mi tolse Kin da dosso e mi salutò. "Ciao Yume, perdona il mio padrone" "Come mai qui Rivaille?" chiese il "ragazzo gatto". " Avevano voglia di vedere questo gioco e così ho deciso di accompagnarli, perché? " lo guardò con occhi freddi. "Era solo per curiosità. Solitamente non partecipi a questi eventi" così si fece posto tra me e Kou e mise un braccio sulle mie spalle, per poi portarmi a se. Bell si sedette di una gradino più in alto e diede uno schiaffo al suo padrone. "Veda di non dare fastidio!" lo rimproverò. Kin si limitò solo ad accarezzarsi la testa. Poi la nostra attenzione fu richiamata dallo Shinighami Supremo che era seduto vicino a suo fratello dall'altra parte dell'arena. I due sorridevano e sentivo i loro occhi scrutarmi. Mi chiedevo "Perché proprio a me?" "Buona mattina a tutti voi, piccoli schiavi" sorrise e poi continuò dicendo"Vi do il benvenuto nella mia città! E soprattutto vi do il benvenuto all'inizio del "The Kami Game"!" L'Angelo Supremo si alzò e spalancò le braccia. Agitò le mani e disse qualcosa di incomprensibile con la bocca. Magicamente, apparse davanti a noi una barriera. "Ma cosa sta facendo?"chiesi. "I Supremi non vogliono che gli invitati vengano coinvolti e così creano una barriera." mi spiegò Kou. Il gioco ebbe inizio. Vi erano due file rivolte verso i due Supremi. Si poteva capire benissimo che da un lato vi erano Shinigami e dall'altro Dei. Alla fine le due file si sparpagliarono per tutto il campo. Ognuno richiamò la propria arma e si sentì il rumore di cancelli aprirsi. Ne rimasi sorpresa nel vedere i loro avversari. "Ma quelli..." "Già sono ayakashi" mi rispose Kin con un sorriso. I mostri iniziarono ad attaccare e vi furono già delle morti di quest'ultimi. Notai in alto un tabellone enorme dove vi erano segnati dei numeri. "Kin puoi spiegarmi un po' il gioco?" "Sei venuta qui senza sapere nulla? D'accordo. Il gioco è formato da 40 giocatori. 20 Shinigami e 20 Dei. Nell'antica Roma, questi tipi di giochi in cui i guerrieri dovevano uccidere le belve, si chiamavano " Venationes". La differenza sta che qui chi uccide uno di loro da un punto alla propria squadra e gli ayakashi non vengono diciamo "istruiti". Ah mi stavo quasi per dimenticare, il nemico può uccidere un componente dell'altra squadra. Alla fine vince la squadra con più punti. Lo hanno chiamato " The Kami Game" perché massacro collettivo gli faceva orrore." finì scherzando. "Ma è terribile" "Non esiste la parola " terribile" nel loro vocabolario probabilmente. Per i Supremi e puro divertimento." Mi girai verso l'arena e mi misi una mano vicino al petto. I Dei erano in vantaggio e, tra l'altro, erano stati fatti fuori già due Shinigami. Più si andava avanti e più gli ayakashi erano forti. Mentre osservavo inorridita, notai un volto familiare. Quella persona era davvero forte e usava come armi due falci, ma quelle piccole. Era davvero spietato, era lui l'elemento forte dei Dei. Uno della nostra squadra stava per uccidere un ayakashi, ma quel tipo gli balzò addosso e lo fece fuori, senza crearsi troppi problemi. Il numero di partecipanti diminuiva a dismisura, invece i punteggi salivano sempre di più. Le urla dei morti venivano coperte da quelle degli spettatori entusiasti dello spettacolo. Alla fine rimasero in campo 4 della nostra squadra e 5 in quella avversaria. Il silenzio cadde e i guerrieri rimasero fermi, mentre riprendevano le forze e il fiato. "Miei guerrieri! Adesso è giunta l'ora, quindi tenetevi pronti!" urlò l'Angelo. Le persone nell'arena impugnarono le armi. Un cancello enorme fu aperto. L'ansia che emanava quel cancello buio era insopportabile. Ad un tratto si sentirono dei passi. Ma non semplici passi, erano quelli di un mostro gigantesco. Una mano enorme si appoggiò al lato della porta e lì uscì un ayakashi. "Ecco il vostro Condannato! urlarono all'unisono i due Supremi. Il mostro urlò così tanto da farci coprire le orecchie. Il nostro gruppo lo attaccò ma lui, senza esitare, ne uccise due stritolandoli con la mano destra e con la sinistra ne uccise un altro schiacciandolo al suolo. Si potevano sentire il rumore delle ossa sfrantumarsi, accompagnate dalle urla delle vittime. Uno spettacolo orribile. Alla fine furono uccisi tutti, tranne il tipo familiare e uno dei nostri. Per un attimo, il silenzio regnò. Nell'aria si sentiva la paura. L'ayakashi iniziò a comportarsi stranamente e si avvicinò al pubblico. Scrutava con gli occhi ogni persona, poi si fermò. Allungò la sua mano verso gli spettatori e la barriera sembrava non avere effetto. Gettò, letteralmente, in aria alcuni di loro e prese di mira me. Mi prese per poi lanciarmi nell'arena. Feci un atterraggio doloroso, come se non avessi già abbastanza problemi con il mio corpo. Dovetti raccogliere un'arma qualsiasi e alzarmi per potermi difendere. I due concorrenti istigavano il mostro ma non dava alcun interesse verso di loro. Guardava solo me, assaporava già la mia morte. Alzò in alto il braccio e tentò di colpirmi. Decisi di attaccare ma peggiorai solo la situazione. Rivaille e Kin stavano in piedi mentre cercavano di distruggere la barriera, che era nuovamente tornata. Questa si chiamava sfiga! I due Supremi ridevano compiaciuti, più del solito e non avevano intenzione di aiutarmi. Decisi di usare più potere possibile e appena mi sentì pronta riattaccai. Riuscì a ferirlo, ma niente di così speciale. Purtroppo, il dolore ritornò e caddi a terra. Il mio corpo si fece di pietra e faticavo nel respirare. L'ayakashi mi prese e mi inghiottì. Sentivo solo la paura e il mio corpo raffreddarsi. Il gelo mi stava prendendo ma, come sempre, riuscì a scampare alla morte. Il mostro fu tagliato e qualcuno riuscì a prendermi al volo. Guardai il ragazzo e mi sorpresi. Era il tipo scontroso che avevamo incontrato prima del gioco! I suoi occhi mi guardavano e io facevo altrettanto. Non riuscivo a distaccarmi dal suo sguardo e sentivo la forza che la sua anima emanava. "Tutto bene?" mi chiese. Annuì mentre continuavo a fissarlo. Il gioco terminò e i due Supremi ci raggiunsero. "Rey, complimenti per aver vinto" disse Mark "Datemi un buon motivo per non uccidervi! Avete permesso che uno di loro attaccasse il pubblico e non noi! La vita di questa ragazza era in pericolo" urlò il ragazzo. Rivaille arrivò armato e tentò di colpire i Supremi, ma Kin lo bloccò. "Bastardi!" urlò. "Non fate tante storie. Sapevamo che Rey l'avrebbe salvata." disse Mark "Non è successo niente di grave" finì col dire Luke. Rey guardò furioso i suoi superiori ma mi fece solo rimettere coi piedi per terra. Stava per andarsene ma io lo bloccai, prendendogli una mano. "Rey...g-grazie" dissi timidamente. Il ragazzo se ne andò senza dire una parola. "Sempre silenzioso e scontroso quel ragazzo" affermò Kin. "Lo conosci?" chiese Aki curioso. "Non proprio. So solo che lui è nato nella notte di mezzaluna. Per questo i suoi occhi sono così" spiegò. Tornammo tutti a casa ma Rivaille non aveva ancora digerito l'accaduto. La mia testa era piena di pensieri ma la mezzaluna mi aveva stregata quella sera e guardavo il cielo ringraziando ancora Rey per avermi salvata

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Capitolo 12
*** Amaya ***


"Sono venuta qui per ucciderti" "Perché succede tutto a me?" Stop! Sono andata troppo avanti con la storia, perdonatemi. Il suono della campanella era sicuramente l'ultima cosa che avrei voluto sentire dopo essere stata salvata da uno strano belloccio perché una creatura voleva farmi fuori. Volevo tanto non ricordare quella scena ma purtroppo nella mia testa c'era solo quello e in più avevo il pensiero di stare a scuola. Ormai lo sapeva tutto il mondo che odiavo quel posto con tutti quei pazzi che circolavano. Una cosa in più che odiavo: quelle dannate scale. La mattina avevo la stessa forza di un bradipo e dopo le mie "avventure" la voglia di vivere veniva sempre meno. Dopo aver raggiunto la mia classe, mi sistemai al mio solito posto dove il sole mi accecava per quattro ore circa. Qualcuno si starà chiedendo: "Perché diamine ti siedi in un posto dove il sole non è un optional?". Sapete si dice che chi si siede vicino alla finestra è probabilmente il protagonista di una storia magnifica o roba simile. Se non sapete di una cosa simile andate a farvi una cultura. Posso solo dirvi che la mia vita era strana ma sicuramente non magnifica...credo che cambierò posto, un giorno. L'insegnante entrò e con se portò una ragazza che non era alta ma sicuramente mi superava. Aveva i capelli rosa, ovviamente erano tinti, e occhi castani. Era vestita in modo molto stravagante: un pantalone nero che non raggiungeva la caviglia, una maglia bianca con vari schizzi sopra, un felpone rosa di cui le maniche le arrivavano al gomito e portava delle mollette colorate sul suo grazioso caschetto con un ciuffo che le copriva l'occhio destro, un po' come il mio solo più lungo. "Ragazzi, avete una nuova compagna. Su presentati" disse l'insegnante. "Piacere a tutti, io sono Amaya" fece un lieve sorriso. "Quei capelli sono veri?" domandò qualche cretino della classe. "Certo che sono veri" si mise a ridere. "Sono semplicemente tinti" "Amaya non pensare a questi cretini. Comunque puoi sederti all'ultimo banco nella fila centrale" La ragazza si avviò decisa verso la sua postazione e posò lo zaino sul banco preparando fogli e penne. "Io sono l'insegnante d'inglese e oggi finiamo di spiegare il superlativo" Inglese era l'unica materia che mi piaceva anche se l'insegnante era la peggiore del mondo. Un'altra vecchia idiota che si agitava solamente. "Signorina Yume, signorina Yume?" "Cosa? Ehm...mi dica prof" risposi nervosamente. "Allora me la fai una frase con il superlativo?" "Ehm...si...I'm..." ed ecco che il blocco venne a farmi visita quando le cose le sapevo. "Allora? Non dirmi che non hai ancora capito? Qualcuno sa farmi una frase?" Amaya alzò la mano e rispose: "You are the worst" "Finalmente, non era poi così difficile" Il modo in cui l'aveva detto mi aveva fatto rabbrividire, come se quella frase fosse rivolta a me. Non ci pensai più di tanto e cercai di seguire la lezione. Finita la prima ora seguirono le altre e ogni volta mi distraevo perché mi sentivo osservata dalla nuova arrivata. Ogni volta che prendevo appunti o seguivo la lezione, sentivo qualcuno che mi stesse osservando e mi giravo più volte per vedere chi fosse. Ma niente. La nuova ragazza non mi degnava di uno sguardo ma più ci pensavo e più credevo che lei fosse "l'osservatrice". Questo era solo il primo giorno. Il segunte sentivo che qualcuno stesse ridendo di me. Solitamente era una sensazione che avevo sempre ma questa volta era più forte e proveniva da una sola persona. Mi giravo sempre verso di lei e questo avevo fatto tutto il tempo. Ero stata pure rimproverata più volte ma cosa potevo farci, era più forte di me. Verso la fine, tutta la classe si stava avviando verso l'uscita e io stavo finendo di sistemare le mie cose. Uscì da lì e vidi lei vicino alla soglia dell'ingresso della scuola. Stava lì, immobile che mi sorrideva. Le passai vicino ma lei continuava a sorridere e basta. Mi diressi velocemente a casa per lo spavento. Il giorno seguente arrivò troppo in fretta. Ero in anticipo e non sapevo il perché. Entrai direttamente in classe, fuori faceva troppo freddo. Non ero da sola in classe, lei era lì con me. Mi sedetti al mio solito posto, sperando che il termosifone facesse il suo effetto. Il silenzio regnava nella stanza e il freddo pure. "Senti freddo?" mi chiese. Annuì leggermente e nel mentre lei si alzò e si diresse vicino alla finestra per spalancarla. La guardai male. Cosa voleva quella bastarda? Mi porse un piccolo sorriso per poi allungare la mano verso di me. "Non ho ancora fatto amicizia con te. L'intera classe mi ha detto che sei una noia. Ma chi lo sa" fece un sorriso ancora più grande. Avrebbe un sorriso davvero socievole se non mi stesse su una parte molto delicata del corpo. "Comunque sono Amaya, tu sei..." "Yume" dissi velocemente. "Bel nome...ehm cosa significa?" chiese. "Sogno" "Sogno? Nome curioso" disse in modo antipatico. "Cosa vuoi da me?" Suonò la campanella e Amaya non mi diede nessuna risposta. Rimasi tutto il tempo a riflettere ma continuavo a non capire cosa volesse. Non sembrava un ayakashi o uno shinigami oppure un dio. Era umana. L'ansia si faceva sempre più sentire. Volevo parlarne con qualcuno ma Aki, in questi giorni, non veniva con me. Si annoiava. In teoria dovrebbe stare con me nel caso succedesse qualcosa ma niente da fare. Continuava ad istigarmi, ogni volta che dicevo o facevo qualcosa lei ridacchiava e il resto della classe la seguiva. Tornai a casa distrutta e decisi di parlare con Aki. Lo ritrovai sul letto mentre giocava con la mia vecchia console. "Aki devo parlarti" Il ragazzo fece una smorfia ma abbandonò comunque il gioco. "Dimmi tutto" mi disse strofinandosi l'occhio. "Aki c'è una ragazza strana nella mia classe" "Sai che novità" "Non fare lo stupido, ascoltami. Questa ragazza non mi sopporta e mi osserva, ride per ogni mia cosa. Io non so cosa fare." "Yume, ti giuro che conosco uno psicologo se vuoi ti porto da lui" Lo guardai stupita dalla sua arroganza. "Sei davvero una persona orribile. Ho bisogno di una mano e tu fai lo spiritoso." lo guardai con uno sguardo atroce. Prima di uscire dalla mia camera gli lanciai un ultimo sguardo, sembrava dispiaciuto e finì col stendersi. Me ne fregai ma un po' me ne pentì. Uscì fuori casa e andai verso le panchine. Rimasi per un po' di tempo sola finché qualcuno si avvicinò a me. Alzai lo sguardo e un volto pallido mi salutò. "Hai deciso di prendere un bel raffreddore?" "No...volevo solo pensare" risposi. "È successo qualcosa, non è vero? Ho visto Aki disperarsi sul letto" Guardai Rivaille con uno sguardo dispiaciuto. "Non volevo...una ragazza mi sta dando dei problemi a scuola e volevo parlarne con lui ma mi prendeva solo in giro e mi sono arrabbiata." "Una ragazza eh. Forse stai interpretando male. Prova a fare amicizia invece di piangerti addosso." mi rimproverò. "Forse hai ragione. Mi sento in colpa..." "Che noia. Andiamo da Aki e fate pace. Sembrate due bambini" Gli sorrisi e lo presi per la manica del cappotto. Il giorno seguente cercai di calmarmi: andai a scuola e provai a vivere normalmente la giornata. Sembrava che stesse andando tutto bene però quando tornai dal bagno trovai un biglietto: Ci vediamo nel parco alle 18:15. Vedi di presentarti Pensai che era molto preciso come orario. Mi venne in mente già l'articolo di giornale: "Ragazza morta in modo anomalo alle 18:15". Volevo tanto che qualcuno ammazzasse il mio sarcasmo e che mi dicesse che fosse solo uno scherzo. Appena tornata a casa, raccontai tutto a Rivaille. "Cosa dovrei fare?" dissi disperata. Si massaggiò la fronte. "Facciamo così tu ti presenti al parco e noi ci nascondiamo da qualche parte così possiamo aiutarti nel caso succedesse qualcosa" "Ma...ma...ma" continuai così per un po'. "Yume devi risolvere questa faccenda, okay?" disse ormai stufo di quella situazione. Erano le 18:13 e io già mi trovavo al parco. Rivaille e gli altri si erano nascosti dietro dei cespugli. Avevo una paura incredibile, volevo scappare. "18:14..." inizia a a muovere il piede dall'agitazione. "Allora hai un minimo di coraggio" Alzai lentamente lo sguardo finché non si appoggiò su di una ragazza che era un po' distante da me. La riconobbi, era Amaya. Era vestita solo in un modo non adatto alla stagione: un top cortissimo bianco, dei pantaloncini di jeans, delle scarpette rosse e il suo felpone rosa. "C-cosa vuoi da me?" chiesi impaurita. "Il tuo potere non è per niente normale. Sei una persona pericolosa" mi rispose. "Ma cosa diamine vuoi da me?!" urlai. "Sono venuta qui per ucciderti" "Perché succede tutto a me?" Amaya alzò il braccio e si ferì la mano di proposito. Iniziava a sanguinare ma ecco la cosa assurda: iniziò a solidificarsi fino a formare una lunga ed enorme lama rossa. "Che cosa sei? Cos'hai appena...io io" non riuscivo a finire la frase. "Io sono un Ikaishi e la tua esistenza deve scomparire" Spaventata corsi e richiamai Aki. La lama arrivò verso di me ma la scansai temendo che mi ferissi. "Bastarda" "Scusa" dissi con un filo di voce. Iniziò la corsa. Amaya mi rincorreva e io fuggivo. Proprio una bella figura. Comunque sia, la ragazza mi si piombò varie volte addosso e io dovevo difendermi in tutti i modi possibili e immaginabili. Ogni volta che la mia lama scontrava la sua, si poteva sentire una puzza di ferro molto forte. Mentre combattevamo, mi gettò del suo sangue sul braccio. Iniziò a bruciarmi come se avesse usato del fuoco e sentivo la pelle corrodersi. Il dolore era intenso ma io dovevo difendermi. Rivaille venne ad aiutarmi, finalmente. "Sei un Ikaishi eh. Pensavo che la tua specie fosse estinta ormai" disse con tono arrogante. "È vero, io sono l'ultima della mia famiglia. Da come vedo tu sei come lei. Dovrò lavorare il doppio" scagliò un fendente contro il ragazzo ma lui riuscì a bloccarlo. Iniziarono a scontrarsi solo loro due mentre io ero seduta a terra come un idiota a levarmi quella roba. Alla fine mi unì pure io, anche se ero solo un peso. Ma hey, quella che stava al centro della situazione ero io, non potevo uscire così di scena. Comunque attaccai. Lei parò ogni mio colpo. Era assolutamente normale, io non sapevo neanche sfiorare uno di quei manichini per allenarsi. Tentò di colpirmi le gambe ma iniziai a saltare come un coniglio e ne approfittai per colpirle le braccia. Stranamente ci riuscì ma lei tornò lo stesso all'attacco. Ero in difesa ma ecco che un carissimo amico era venuto a trovarmi. Ciao dolore nella spalla non mi eri affatto mancato. Caddi a terra come mio solito e Amaya dovette fermarsi oppure sarebbe inciampata. Rivaille mi raggiunse. "Yume come ti senti?" "Non un granché" risposi. Sentì Amaya sbuffare. "Mi avevano detto che eri molto potente ma qui vedo solo una ragazzina che geme per qualsiasi dolore. Non faresti del male a nessuno." "Io...io non voglio far del male a nessuno" afferrai la mia spalla. "Yume stai ferma devo controllarti la spalla" Rivaille scostò il mio maglione e l'occhio era lì. "Dannazione" guardò Amaya e si ricordò di una cosa "Tu puoi aiutarla, non è vero?" Non rispose. Rivaille riformulò la domanda ma urlò questa volta. "Si, posso. Ma se l'aiutassi cosa avrei in cambio?" chiese. "Bastarda" disse Rivaille. Io iniziai a piangere e mi strinsi al ragazzo. Mi vergognavo e provavo dolore ma ad un tratto sentì qualcuno singhiozzare e così alzai lo sguardo. Era Amaya. "Io...io...non volevo" non riusciva a parlare, sembrava che stesse ricordando qualcosa di veramente triste e così mi alzai e la strinsi a me. Avevo capito che quelle scuse non erano per me ma sentivo che dovevo aiutarla. "Amaya io non so cosa stia succedendo ma tu stai soffrendo tantissimo" Si staccò dall'abbraccio. "Mettiti in ginocchio e mostra la spalla" disse mentre si asciugò le lacrime. Feci così: m'inginocchiai e mantenni il maglione. Amaya alzò la spada e da lì cadde una goccia del suo sangue che bruciò l'occhio e parte della mia pelle. Riniziai a piangere dal dolore e diedi vari pugni al suolo per sfogarmi. "Io non so se durerà, potrebbe ritornare. Non l'ho fatto per te, quindi non sentirti in debito" dopo quelle parole se ne andò e noi rimanemmo per un po' nel parco cercando di capire cosa fosse successo. Qualche giorno dopo... "Solita giornata fredda oggi eh" mormorai tra me e me. Sentì il rumore della finestra aprirsi. "Un po' di aria fresca, qui dentro si muore" "MA SEI IMPAZZITA?! STO MORENDO DI FREDDO!" "Yume non puoi sentire tutto questo freddo" mi rimproverò mentre si accomodò accanto a me. Le feci una smorfia. "Yume, io ti ringrazio per avermi abbracciata qualche giorno fa" "Io devo ringraziare te. Anche se forse è per poco, mi hai levato un dolore. Sei la mia dottoressa" iniziammo a ridere. "Quando ti ho vista piangere mi hai ricordato una persona a cui tenevo molto. Sono scoppiata in lacrime e alla fine ho voluto aiutarti" ridacchiò. Io le sorrisi solamente e le appoggiai la mano sulla sua. "È suonata la campanella. Vedi di non distrarti, chiaro?" "Ci proverò, Amaya" "Nel caso ti do un pugnetto" "Crudele..." misi il broncio. Dopo quella strana giornata, avevo capito di aver trovato qualcuno di veramente speciale. Era così difficile per me spiegare un sentimento che vedevo solo nei film. Qualcosa di meraviglioso mi era capitato dopo tanto tempo: avevo trovato un meraviglioso sorriso che splendeva in una notte uggiosa.

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Capitolo 13
*** Piume nere ***


L'inverno si faceva sempre più sentire, le pioggie erano frequenti e la voglia di dormire era sempre maggiore. Ogni volta che il tempo era cupo, mi piaceva osservarlo e, per non cadere troppo in depressione, pensavo all'estate che sarebbe potuta venire. Amavo l'estate con i suoi colori, con la sua musica frizzante, con l'odore salmastro del mare e con il suo cielo azzurro limpido. Le serate con gli amici, il suono della risata più vivace, il pensiero che la scuola non l'avresti vista per un bel po' di tempo; io volevo sempre sperimentare tutto questo ogni volta che la stagione più calda sarebbe venuta. Purtroppo esistevano anche le altre e l'unico modo per poterle superare era passare del tempo con persone che ti avrebbero reso la vita più bella. Per molto, troppo tempo non avevo mai provato la sensazione di stare con qualcuno che ti rendeva piacevole anche la storia de "La Piccola Fiammiferaia". Stavo esagerando ma da quando era venuta Amaya nella mia classe, mi era venuta anche più voglia di seguire le lezioni. Dal giorno in cui ci siamo incontrate, ci siamo sempre aiutate a vicenda. Soprattutto lei: mi supportava sempre anche quando non sembra esserci un apparente motivo. Mi capitava spesso di pensare se anche io riuscissi a farla sentire in quel modo, avrei voluto fare tutto quello che potevo per lei. Anche se non mi aveva ancora detto niente, sapevo che era successo qualcosa di terribile nel suo misterioso passato. L'unica cosa certa era che lei non aveva più dei genitori e viveva in una casa famiglia. Mentre camminavo per andare a scuola, quel pensiero mi aveva invaso ma non volevo farmi vedere dalla mia nuova amica con quella faccia. Così mi diedi due piccoli schiaffetti sulle guance e ripresi determinata il percorso: stavo per attraversare la strada, quando ad un tratto udì una voce. "Sii mia" Mi girai attorno con il cuore in gola ma intorno a me c'erano solo ragazzi che parlavano con i compagni o che ascoltava della musica. Pensai di essermelo immaginato. Rivolsi lo sguardo verso l'alto e vidi delle piume nere cadere. "Delle piume nere?" Ne afferrai una e la osservai. "Forse qualche Gazza ladra smarrita si trova da queste parti" abbandonai la piuma e proseguì. Riuscì ad arrivare a scuola senza problemi. Entrai in classe e mi sedetti vicino Amaya. "Ciao Amy" "Oggi mi siedo io dentro, hai fatto un po' tardi" mi fece la linguaccia. "Se per te due minuti significa essere in ritardo,non oso immaginare cinque" le dissi. Rise in modo sarcastico. "Quanto sei spiritosa" L'insegnante entrò nell'aula e iniziò la lezione. Le prime ore non volarono ma almeno non successe niente di particolare. Verso la terza ora, arrivò qualcuno a sostituirci e tutta la classe era al settimo cielo. Potevamo fare, quasi, tutto quello che volevamo. E io partì col mangiare la mia merenda. Alle superiori o perlomeno nel mio istituto non esisteva la pausa, quindi se volevi sgranocchiare anche solo il tappo della bottiglia dovevi o uscire fuori con il permesso oppure mangiare di nascosto, mentre la prof di storia tentava di tenere la classe sotto controllo. Non ricordavo quante volte avevo mangiato furtivamente durante le ore dei professori che non ti permettevano neanche di nominare la parola "merenda". Ma cosa puoi fare quando la fame ti viene durante le ore sbagliate? Comunque sia, riuscì a "riempire" il mio stomaco almeno per un po'. Io e la mia compagna di banco avevamo pensato di passare il tempo ad ascoltare la musica assieme e così facemmo. Ma qualcosa non andava per il verso giusto. O perlomeno era la mia cuffia a non funzionare. "Sii mia" Sentì di nuovo quella voce. Picchiettai sulla cuffia e quella ripartì ma la cosa successe nuovamente. "Vieni dalla mia parte" Stanca chiesi ad Amaya. "Amy ma ha dei difetti questa cuffia? No perché mentre ascolto "Sober" sento un'altra voce in sottofondo " chiesi preoccupata. "Scherzi?! Sono nuovissime queste cuffie, ti devi essere impressionata. Facciamo a cambio." facemmo così ma questa volta sentì una piccola risata. "Se continui così dovrò usare le maniere forti" mi minacciò la voce. Agitata, scossi la testa e alzai lo sguardo per gettare un'occhiata alla classe. Scrutai uno per uno e notai qualche "difetto". Uno dei miei compagni stava seduto da solo al primo banco e osservava il vuoto con occhi stanchi. Non mi piaceva per niente la cosa. Si fece un'aurea nera intorno a lui e il suo volto non sembrava lo stesso. Si girò lentamente verso di me, come se fosse una bambola impossessata, e il mio cuore fece un salto nel vuoto: il suo volto era scuro, i suoi occhi erano più tondeggianti e rossi e, per finire, aveva un sorriso raccapricciante che gli arrivava quasi agli zigomi. Sembra un cosplay fatto male del " Joker". Mi scese un brivido lungo la schiena quando quel "coso" iniziò a parlare. "Unisciti a lei" disse con voce sottile e un po' tremolante. "A lei?" pensai ad alta voce senza rendermene conto. Di scattò si girò anche il compagno di banco dietro di lui. "A lei, unisciti a lei" Amaya mi toccò la spalla e io mi girai. "Se mi vuoi bene,sii sua" mi disse con quel volto agghiacciante. Mi alzai di scatto e mi gettai contro la porta chiusa a chiave. Scivolai lentamente vicino alla porta fino a sedermi. Tutti quanti si alzarono e si avvicinarono a me come dei zombie dicendo: "Unisciti a lei" all'infinito. Ossevai il restante dell'aula e vidi uno di loro. "Brutto bastardo, sei tu a fare tutto questo!" così mi alzai e gettai tutti per l'aria. Aki non era con me perché come al solito doveva fare l'antipatico così dovetti prendere una penna con una bella punta. L'ayakashi era piccolo così riuscì a farlo fuori in poco tempo. Tutto sembrò essere come prima e in più ricevetti un potente urlo dal prof. Mi sedetti al mio posto e preferì non dire nulla per il momento ad Amaya. La terza ora finì e proseguimmo con la quarta. Speravo che fosse finita ma ormai tutta quella speranza dovevo solo buttarla da qualche parte; mentre la prof segnava delle cose alla lavagna, i gessetti si rompevano e si udivano dei graffi su di essa. Non parliamone delle finestre che si aprivano da sole. La classe era stata infestata e nessuno l'aveva capito tranne me. Ma ecco che un avvenimento attirò l'attenzione di tutti: lo spegnimento e l'accendimento continuo delle luci. Alcuni si spaventarono, altri cretini invece urlavano "Ci sono i fantasmi!" e non avevano tutti i torti. L'unica luce debole presente era quella del sole coperto dalle nuvole. Le finestre si spalancarono completamente e il gelo abbracciò tutti. L'aria fredda dava senso di sonnolenza tanto da farmi addormentare. Aprì i miei occhi e urlai dallo shock: un ragazzo era morto con un piccolo coltello da tasca davanti a me. Il restante della classe si era rannicchiata in un angolino che mormorava parole. Amaya era tra di loro, così mi avvicinai a lei. "Amy cos'è successo?" le chiesi. Lei alzò il suo volto pallido e mi guardò con due occhi tremolanti e i suoi bei capelli rosa era tutti in disordine. "P-perché ci odi? Perché non mi hai ascoltata? Lei ti vuole, fallo per noi...sei la peggiore" I ragazzi mi salirono addosso e mi ferirono al petto con delle forbici, come se volessero il mio cuore ormai distrutto. Mi svegliai al suono della campanella, la quarta ora era finita. Ero sudata e con il cuore che batteva all'impazzata. "Yume, tutto bene?" mi chiese la mia compagna. Feci un sì tremolante con la testa e notai sul mio banco una piuma nera. "Una piuma?..." Le lezioni erano finalmente concluse e io potevo tornare a casa. Portai con me quella piuma per poterla osservare durante il traggitto: era la stessa che avevo visto quella mattina, ne ero sicura. Non vedendo dove stessi andando, mi ritovai in qualche vicoletto. Ero confusa, così mi riposai appoggiandomi vicino a un muro. "Yume...vieni via con me" mi guardai a torno ma non vi era nessuno. Ad un tratto, qualcuno appoggiò delle mani fredde e sottili come una lama sui miei occhi. "C-chi sei?" "Prova a scoprilrlo, Yume" mi disse la voce. "L-lasciami stare" mi scansai da lei e mi girai. Era un angelo dai capelli scuri, con un viso pallido e gli occhi erano piccoli e rossi. E le sue ali nere. "Tu chi sei?" Mi fece un grande sorriso e mi rispose. "Io sono Rukia, un angelo caduto" "Un angelo...cosa vuoi da me?!" le urlai. "Mia cara, voglio solo averti, voglio solo il tuo potere. Unisciti a me" mi allungò la mano. "No!" le urlai tremando. L'angelo si limitò a sorridere per poi dirmi. "Non mi arrenderò mia cara. Pensaci su" stava per andarsene quando continuò dicendo "Salutami il tuo amico Shinigami" e se ne andò. Corsi di fretta a casa e mi recai nella mia camera. Vidi il ragazzo seduto sul mio letto. "Rivaille! Chi diamine è Rukia!" gli urlai

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