Reminder

di scoiattolo17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


L’acqua del rubinetto scorreva ormai da un bel po’.
Lo specchio sembrava aver incatenato il suo sguardo a quello dell’immagine riflessa.
Eppure quella era lei. Lo era sempre stata. Ed allora perché non si riconosceva in quella pelle, in quella vita, in quella ‘quasi’ esistenza?
Toccò lievemente la tempia.  Quella cicatrice le ricordava la fine della sua ‘vera’ vita e l’inizio di tutti i suoi dubbi, della sua ricerca.
Dopo l’incidente la sua anima non aveva trovato pace.
Ogni mattina si svegliava cercando di mettere a fuoco i brevi sogni della notte. Sogni che sicuramente parlavano di lei, di quello che era stata, urlavano da un subconscio sprofondato in un abisso oscuro da circa un mese.
Ancora ricordava il momento esatto, quando i suoi occhi si aprirono: la stanza era vuota come vuota era la sua testa. 
Quel dolore incessante alla tempia, quella sensazione di paura e nausea. Cercare di ricordare qualcosa sforzandosi di non piangere.
Poi la porta della stanza si aprì e comparve lui. Lo sguardo vuoto, perso in chissà quale mondo, sembrò accendersi di vita quando la scorse sveglia.
-Kaori come stai??!- le disse, avvicinandosi al letto
Lei lo guardò da capo a piedi. Sentiva di conoscerlo ma non sapeva nulla di lui o, per lo meno, non ricordava assolutamente niente.
-Io sto bene…- azzardò con tono flebile –ma noi ci conosciamo?-
Gli occhi dell’uomo si spalancarono per lo stupore.
Solo allora Kaori capì che quel tizio doveva conoscerla bene e che non era in errore lui, bensì era lei che si era dimenticata tutto. Una profonda angoscia la pervase.
Non c’era più niente nella sua testa, nessun ricordo. Solo il suo nome: Kaori Makimura
 
Il rumore dell’acqua che scorreva la riportò coi piedi per terra.
Era passato ormai più di un mese dal suo ‘risveglio’ e nessun ricordo le era tornato alla mente.
Chiuse il rubinetto e si guardò un’ultima volta allo specchio.
Scese le scale silenziosamente, facendo attenzione alle voci che provenivano dalla sala:
-…Ryo dovrai spiegarle la situazione! Non potrai tenerla all’oscuro di tutto per sempre!...- esordì sommessamente una voce femminile
-Saeko che diavolo vuoi che le dica?? Da dove dovrei cominciare??!! E’ meglio così per adesso… Se non altro in questo modo  è al sicuro…- il tono dell’uomo sembrava preoccupato più che arrabbiato.
Un sorriso cupo si dipinse sul volto di Kaori. Sapeva dal primo giorno dopo l’incidente che non le stavano raccontando tutta la verità.  Nessuno di tutti quelli che si proclamavano suoi amici era mai stato totalmente sincero con lei. Begli amici, non c’era che dire. E fra tutti proprio quello che abitava assieme a lei sembrava quello che le nascondeva di più.
Giacché aveva perso la memoria almeno si aspettava un po’ di sincerità… Se nessuno le diceva la verità sul suo passato come avrebbe mai potuto ricordare?
Scese le scale cercando di attirare l’attenzione su di sé.
Saeko e Ryo si zittarono appena la videro comparire nel salone.
Lei guardò entrambi, si girò e sparì in cucina.
Poco dopo sentì la porta di casa chiudersi, segno che la bella poliziotta se ne era andata. Ryo invece non tardò ad arrivare nella stanza
-Che hai Kaori?- chiese, quasi come fosse l’inizio di una ramanzina
-Mi sono stancata di sentire solo balle, tutto qui…- sorseggiò il suo caffè
-Hai di nuovo fatto un brutto sogno?- chiese premuroso
-No, è la realtà che mi preoccupa…- la risposta fu quasi sussurrata ma Ryo la sentì benissimo.
Se solo Kaori avesse saputo da cosa la stava tenendo alla larga l’avrebbe senza dubbio ringraziato, era ovvio. Quella vita non era mai stata adatta per lei, lei non ci incastrava nulla. La sua anima era ancora pulita, poteva salvarsi, poteva ancora farsi una vita ‘normale’.
Ryo guardò Kaori con ammonimento.
-Che c’è?- chiese lei alzando le spalle. Era lei quella che non si ricordava un accidente, era lei che avrebbe dovuto sbruffare –lo sai che la bella poliziotta non mi piace…- tentò di giustificarsi
Un sorriso si fece largo sul volto accigliato di Ryo. Kaori non si ricordava niente era vero… Ma da un po’ di tempo a questa parte era diventata molto sincera. Poche cose teneva per sé, per tutto il resto era un libro aperto.
 
Kaori guardava fuori dal finestrino dell’auto il traffico incessante scorrere lento sulla via principale di Shinjuku. Si sentiva svuotata praticamente di tutto. A volte le pareva di non respirare neanche.
Non ricordarsi più niente però ogni tanto risultava molto divertente. Riusciva a manipolare chiunque sapesse che aveva perso la memoria.
La gente non vedeva più la vecchia Kaori, bensì un esserino fragile, privo di difese e ricordi, al quale permettere tutto. In parte ok, era vero. Non ricordarsi niente era stato come una pugnalata al cuore. Però Kaori forzava spesso la mano e tutto le veniva concesso. Da quelli che si reputavano suoi amici in parte, ma soprattutto da Ryo.
Quel ragazzo era la cosa più misteriosa per lei.
Di certo non erano fidanzati. Questo l’aveva capito soprattutto perché dormivano in camere separate. Però c’era qualcosa che non quadrava. Lui senz’altro era sempre stato molto misterioso con lei. A molte domande evitava di rispondere ed ad altrettante cambiava proprio discorso. Soprattutto sul lavoro.
Sapeva che erano colleghi. E sapeva anche che lavoravano nel campo delle assicurazioni (n.d.A si… assicurazioni sulla vita più che altro!! :D) Però le cose non quadravano affatto… Non avevano un ufficio, un computer e nemmeno una marea di fascicoli o scartoffie a casa… Ryo non aveva una borsa per i documenti, anzi, non aveva neppure una penna con sé quando entrava nei locali per far ‘firmare le polizze’ come diceva lui… I suoi pensieri vennero riscossi  dall’imminente arrivo del suo socio.
Aprendo lo sportello dell’auto le sorrise amorevolmente
-Ehi Kaori, non dirmi che ti sei annoiata! Visto? Ci ho messo meno di 10 minuti come ti avevo promesso!-
-Già…- sbruffò lei –fatta firmare anche questa??- chiese
-Si, andata in porto!- rispose lui, distogliendo lo sguardo velocemente e mettendosi a guidare
-Posso vedere cosa gli hai fatto firmare?- domandò spavalda –di solito ci sono una marea di moduli da compilare… dove sono??! Vorrei dargli un’occhiata, chissà magari tra polizze e clausole ritrovo la memoria!- cinguettò
Ryo sbiancò visibilmente
-Ehm.. no… Era solo un foglio ce l’ho in tasca adesso…-
-O davvero fammi vedere allora!- tentò di frugargli nelle tasche ma non trovò niente, solo un moto di protesta di Ryo che sbandò con la macchina vedendosela avvicinare pericolosamente alla Magnum nascosta nel fodero sotto la giacca
-Ma sei pazza??! Rischiamo di cappottare!- la rimproverò lui, fermando l’auto e scendendo
-Non pensavo fossi così frigido!- rise lei, guardandolo affacciato al finestrino
-Vado un attimo al bagno, non muoverti da qui, torno subito- le ordinò poco prima di sparire in un locale
 
Ecco. Di nuovo. Andava avanti così da una settimana. La stessa in cui, dopo l’incidente, lei l’aveva pregato di non lasciarla a casa come al solito, ma di portarla a lavoro con sé.
Ok. Che non faceva l’assicuratore era ovvio. Ma allora che cavolo di lavoro faceva? Praticamente girellavano tutto il giorno per Shinjuku ed entrava nei locali sempre con qualche ‘scusa’. Perché ne era sicura che di scuse si trattavano.
La cosa che più le dava fastidio era soprattutto essere strettamente osservata 24ore su 24. Non la mollava un attimo. Se non c’era lui c’era qualcun altro. A volte Miki, Kazue, una volta la mollò persino da sola con quel gigante di poche parole, Falcon. Tanto sta che era praticamente sotto controllo dalla mattina alla sera e ci avrebbe scommesso qualunque cosa che qualcuno s’intrufolava persino la notte in camera sua per controllare che stesse bene.
Questa settimana era stata invece divertente. ‘Divertente’ forse era un attimo superlativo perché lei praticamente faceva, spesso e volentieri, il palo fuori dai locali ad aspettare Ryo.
In verità si era scocciata di quella situazione. Tutti che la tenevano sotto controllo, nessuno che le dicesse la verità. Avrebbe dovuto respirare un attimo. Anzi, voleva respirare un attimo.
Un pensiero le attraversò la mente.
Veloce uscì di macchina e s’immerse nella folla della città.
Sapeva che stava facendo un’enorme cazzata. Sapeva anche che Ryo avrebbe dato su tutte le furie.
Non conosceva nemmeno bene le strade ma si ricordava la via di casa, quindi sarebbe bastato chiedere informazioni a qualcuno. Sgattaiolò lontana dall’auto velocemente, infilandosi nella via laterale. La grande quantità di gente che era in giro a quell’ora le fece da scudo e quando si voltò dopo qualche minuto di passo spedito non riusciva più a vedere l’auto di Ryo.
Sorrise felice. Non ricordare più niente aveva anche i suoi lati positivi. Tutto era nuovo, tutto era da scoprire.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Le vie affollate e i mille colori delle insegne si proiettavano nella mente di Kaori come una novità. Novità  che però rimandava sempre a quello strano retrogusto di déjà-vu. Cose già viste, già vissute, solo che erano dimenticate, perse in chissà quale angolo della sua memoria.
Kaori si guardava attorno. Quella strana sensazione. Forse era la strada giusta per ricordare. Si voltò di nuovo. Perché aveva l’impressione che potesse essere seguita? Perché qualcosa le diceva di non dover stare troppo allo scoperto? Aveva forse paura che Ryo la trovasse? No, non era Ryo il problema. Aveva paura di essere un bersaglio facile. Ma per chi? E perché?
Quelle belle luci ed i neon delle insegne che fino a poco tempo prima l’avevano affascinata divennero presto minacciosi e pericolosi.
Doveva levarsi di torno il più presto possibile. O almeno così le gridava l’istinto. Non se lo fece ripetere due volte e veloce sparì nella calca di gente che prendeva la metro.
 
Qualche attimo prima Ryo usciva dal locale nel quale era entrato. Essere City Hunter voleva dire prendersi cura del quartiere e spesso, fare la spola nei bar, voleva dire aggiudicarsi informazioni e novità sulla gente della malavita che tentava di prendere le redini di Shinjuku.
Pensava giusto alle informazioni che aveva appena ricevuto quando notò che Kaori non era più in auto.
‘Cazzo’ imprecò mentalmente girandosi ad osservare se la ragazza si trovasse ancora nelle vicinanze. Di certo se ne era andata di proprio conto dato il piccolo post-it colorato lasciato sul volante della mini con scritto “Bye, bye Saeba” ed un corvetto disegnato a fianco.
L’uomo montò veloce in auto. Doveva ritrovarla e subito.
Kaori non immaginava neanche di poter essere un bersaglio per i suoi nemici. Normalmente era attrezzata per qualsiasi evenienza. Nella sua borsetta portava piccole bombe a mano, revolver, martelli giganti. Aveva sempre con se un localizzatore e, gli scocciava ammetterlo, ma la ragazzina aveva imparato a cavarsela niente male.
Ma adesso tutto era diverso. Dopo l’incidente la sua memoria tardava a tornare e lui non se l’era sentita di raccontarle come stavano realmente i fatti. Anzi; forse aveva giocato proprio sul fatto che, non ricordando, avrebbe potuto rifarsi una vita normale. Ma di certo non in quel quartiere, ne in quella città; dove tutti sapevano chi lei fosse realmente.
La socia di city hunter valeva come l’oro per i suoi nemici. Non poteva permettere che lei girellasse priva di difese per la città. Non poteva permettere che finisse tra le mani di gente sbagliata. Doveva ritrovarla.
 
Kaori sedeva sul sedile della metropolitana persa nei suoi pensieri. Forse stava facendo un’enorme cazzata. Forse sarebbe dovuta tornare a casa. Però aveva bisogno di respirare un po’. Le stavano tutti con il fiato sul collo da quando c’era stato l’incidente. Pareva che tutti si aspettassero che lei ricordasse. Che dovesse ricordare; per forza ed inevitabilmente.
Ma più si sforzava e più la sua mente rimaneva vuota e silenziosa come una stanza dopo un trasloco.
Avrebbe voluto ricordare, davvero, ma, probabilmente non era quella la strada giusta. Doveva solamente trovare la sua.
I suoi pensieri furono riscossi da delle grida in fondo al vagone.
-Lasciatemi!!!!- urlò una ragazza accerchiata da tre tipi
-Andiamo bellezza, vieni con noi ci divertiamo un po’…- la strattonò uno di loro, immobilizzandole le braccia dietro la schiena
Kaori si girò. Qualche uomo si sarebbe alzato  e sarebbe corso ad aiutare la ragazza, ne era sicura.
Passarono interminabili secondi ma la gente, invece di intervenire, faceva finta di niente, come se nulla stesse accadendo, come se, quella povera ragazza, fosse completamente in grado di rimediare alla situazione in cui era capitata da sola.
Forse per un attimo lo pensò anche Kaori. Ma solo per un attimo e chissà se lo aveva pensato veramente.
Impulsivamente si alzò in piedi e mentre la metro continuava a sfrecciare indisturbata, si diresse verso i tre.
In testa non aveva emozioni, non aveva niente. Era come se fosse un burattino nelle mani della vecchia Kaori, quella di cui non  ricordava nulla.
-Ehi piccola vuoi unirti a noi??!- ridacchiò uno di quelli, vedendola arrivare
Non fece i conti però con il poderoso cazzotto che lei gli sferrò sul naso senza preavviso e senza proferir parola.
-Che diavolo vuoi??!!- uno dei tizi le si avventò addosso cercando di colpirla ma lei riuscì a schivare senza troppi problemi le mosse del suo avversario e, prendendolo per la schiena, lo scaraventò addosso al suo compagno già a terra.
L’ultimo rimasto mollò la presa sulla ragazza che, sentendosi libera si diresse veloce lontano dalla rissa.
-Brutta stronza adesso ti faccio vedere io!...- urlò l’ultimo dei tre ancora in piedi sfoderando un coltellino a serramanico. Così facendo scatenò il panico all’interno del vagone ma nessuno intervenne in aiuto di Kaori.
Lei rimase del tutto impassibile, poco importava se brandiva un’arma che poteva esserle fatale.
Continuava a guardarlo negli occhi pronta a reagire nel momento in cui sarebbe partito all’attacco. E quel momento non tardò ad arrivare. Veloce Kaori si scansò bloccandogli il braccio teso e girandoglielo dietro la schiena lo disarmò. Quello cadde faccia a terra e dietro di lui Kaori che lo tratteneva.
Il silenzio che fino ad allora era regnato sovrano all’interno del vagone sembrò spaccarsi in due quando le porte scorrevoli della metro si aprirono ed entrarono una decina di poliziotti armati.
-Siete in arresto, mani in alto e ben in vista!-
Kaori solo allora sembrò risvegliarsi.
Che diavolo aveva combinato? Da quando in qua sapeva difendersi? Ma soprattutto da quando in qua non si faceva gli affari propri???!!
Con un sorrisetto beffardo alzò le mani in alto: -Hanno iniziato loro!!!-

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Quella mattina la centrale di Shinjuku era in subbuglio.
Tante scartoffie su quella scrivania, sicuramente troppe. L’agente Saeko Nogami malediceva il giorno in cui aveva accettato il ‘comodo’ lavoro di ufficio. Guardando l’ora decise che era giunta la fatidica pausa caffè di fine mattinata e veloce riuscì a defilarsi fuori dal suo reparto senza che la segretaria le mollasse qualche nuovo fascicolo da analizzare.
La macchinetta del caffè era ormai raggiunta quando una voce familiare la raggiunse:
-Vi ho detto che hanno iniziato loro!!! Era solo legittima difesa!!! Io gli ho solo ricordato il loro posto! Devono strusciare per terra i verm….-
Saeko incuriosita si affacciò alla porta dell’ufficio dalla quale proveniva quella voce ed una valanga di libellule la travolse in pieno quando vide Kaori ammanettata, seduta ad una sedia.
-Kaori che diavolo è successo?- si intromise la bella poliziotta nel bel mezzo dell’interrogatorio
-Eccoci…- sbruffò sommessamente l’altra vedendola entrare, poi aggiunse –Niente ho solo avuto una specie di rissa in metro con dei verm…-
-Cosa??? Ma sei impazzita? Stai bene? E Ryo dov’è???-
Che palle, ci mancava la tata a farle il terzo grado e a prendersi cura di lei adesso! E poi da quando la bella poliziotta vomitava fuori tutto questo finto buonismo?
-Io sto alla grande e Ryo non ho idea di dove sia….- sogghignò Kaori soddisfatta
 
Qualche minuto più tardi Ryo saliva velocemente le scale del dipartimento. A volte gli ci scappava da ridere quando girellava per i corridoi e gli uffici dell’Interpol. Praticamente uno dei maggiori ricercati della città quasi una volta alla settimana passava indisturbato sotto gli occhi del nemico senza che nessuno badasse a lui.
Era lì dopo aver ricevuto l’ennesima chiamata di Saeko che lo esigeva al suo cospetto ‘immediatamente’ testuali parole.
Dal tono sembrava anche abbastanza incazzata e quindi non se l’era proprio sentita di evitare l’incontro, anche se, doveva assolutamente trovare Kaori.
 
Entrò nell’ufficio di Saeko al suo solito modo, senza bussare.
La figura della bella poliziotta di stagliava di spalle illuminata dal fascio di luce che entrava dalla vetrata.
Quella si girò. Braccia incrociate ed un’aria furiosa dipinta sul volto.
Non proferì parola; solo fece un lieve cenno con il capo, indicando a Ryo qualcosa in disparte nella stanza. O per meglio dire ‘qualcuno’. E già. Immaginate lo stupore di Ryo nel vedere il soggetto della sua ‘disperata’ ricerca proprio nell’ufficio di Saeko.
Per un attimo la serenità afferrò di nuovo il corpo dell’uomo. Come una specie di sospiro ‘mentale’. Ovviamente non lo diede a vedere.
Kaori in compenso notò bene l’attimo in cui Ryò vide le manette ai suoi polsi. Gli occhi gli si accesero di una specie di scintilla omicida.
Si, l’aveva fatto incazzare. Si vedeva molto bene. Gli occhi dell’uomo non negavano l’evidenza; certo era anche vero che la mattinata, cara Kaori, forse era meglio non finirla in commissariato, ammanettata per giunta.
Quasi come per dispetto Kaori alzò i polsi scuotendo le manette in direzione di Ryo, un sorrisetto sornione dipinto sul suo volto.
 
-Che cazzo ha combinato?- chiese Ryo a Saeko, fulminando Kaori con lo sguardo
-E’ stata arrestata per rissa sulla metro- il tono cupo della poliziotta non auspicava niente di buono
-Cosaaa??!!-
-Hai capito bene Ryo! Come diavolo è successo che fosse in metro da sola??-
 
Ecco adesso cominciavano di nuovo coi soliti battibecchi da coppia in piena crisi isterica. Almeno  le loro faccende di coppia le avrebbero potute risolvere per i fatti propri! pensò Kaori, alzando gli occhi al cielo.
-E’ scappata! Non è colpa mia! Le avevo detto di stare in macchina!-
-Ma Ryo! Come fai a lasciarla da sola? Nelle sue condizioni!-
-Le mie condizioni devono essere proprio molto gravi per farvi urlare così tanto!!!- urlò Kaori stufa di quella situazione –ed ora…- disse alzandosi –…Mamma e papà potreste liberarmi e torniamo subito a fare la scenetta della famigliola felice?-le braccia in avanti a far vedere le manette ed un briciolo di sarcasmo nella voce.
La battuta non fu ben recepita dai due che la fulminarono letteralmente con lo sguardo.  Così tornò a sedersi nel suo angolino già caldo del divanetto.
-passavo nel corridoio ed ho sentito la sua voce provenire dall’ufficio… Sono riuscita ad evitarle tutte le formalità impegnandomi personalmente con il capoufficio. Ho dato la mia parola Ryo! Vedi di non farle combinare più casini o ci rimetto la faccia-
‘Sia mai’ pensò Kaori. Quel bel faccino angelico non potrebbe sopportare simili umiliazioni…
-Ok ok, Saeko, ci starò più attento- disse l’uomo guardando per un attimo di sbieco la ragazza seduta sul divanetto fare la gnorri.
-Vedi di non perdertela! E’ stata rilasciata sotto la MIA parola…-
-Ho capito Saeko, non continuare a ripetere la stessa cosa ventimila volte…- sbruffò Ryo
Ah allora sta tipa era pesante anche per lui! Pensò Kaori dal suo angolino
 
In un certo senso però essere lei il motivo del loro litigio le piaceva.  Anche se non ricordava nulla quella sensazione di protezione nei suoi confronti la metteva a suo agio. Per non dire che essere al centro dei pensieri di Ryo la faceva sentire al sicuro. Era come se volesse essere ‘l’unica’ per lui. Il suo primo pensiero. La ‘sua’ Kaori.
Guardò Ryo di sottecchi.  Era sempre molto arrabbiato, ma si capiva che non vedeva l’ora di svignarsela dalla ramanzina di Saeko.
Kaori allora si alzò, dirigendosi verso la poliziotta, avrebbe pur dovuto finirla con quella scenata da prima donna e toglierle le manette una volta per tutte.
 
-Se è stata rilasciata perché ha ancora le manette?- chiese Ryo dubbioso
-Perché ha tentato la fuga anche dal mio ufficio!- ringhiò nuovamente quella, ma, prima che potesse continuare la ramanzina, i due si defilarono in quattro e quattr’otto fuori dalla stanza.
Poco prima di chiudere la porta Kaori non mancò la battutina finale:
‘Papà credi che la mamma si sia arrabbiata molto??’
 
***
Scusate la lunga attesaaa!!! Grazie per i commenti ricevuti e per chi commenterà! Ciao a tutte/i!!! :D S.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Il caldo colore del tramonto aveva ormai abbracciato tutta Tokyo quando Kaori si destò dal suo sonno.
Si era di nuovo addormentata con la testa appoggiata al davanzale di camera sua.
 Le piaceva guardare fuori e, probabilmente, anche nella sua ‘vecchia’ vita quella ‘scomodità’ l’aiutava a pensare. Già perché questa volta forse aveva ragione Ryo.
‘Vai in camera a riflettere sulla cazzata che hai fatto oggi, non ti voglio vedere per un po’’ era tutto quello che le aveva detto da quando erano tornati dal commissariato.
E lei aveva ubbidito. Senza se e senza ma. Aveva salito le scale ed era sparita in camera sua.
Anche questo doveva far parte della ‘vecchia’ Kaori: arrendersi.
Non era tanto la rissa sulla metro a preoccuparla quanto le parole pronunciate da Ryo: ‘Non ti voglio vedere per un po’’
L’aveva pronunciato come se lei fosse un peso. Un peso troppo incombente da sopportare ancora per molto.
E poi parliamoci chiaro. Chi avrebbe voluto fare da balia ad una ventisettenne senza più la memoria?
In fin dei conti lo capiva eccome. Ma non riusciva a liberarsi dal suo pensiero nella testa. Non riusciva a pensare che ce l’avesse a morte con lei. Non poteva farsi odiare da lui. Non VOLEVA farsi odiare da lui.
 
La luce calda del cielo l’attrasse ancora per un attimo. Giusto il tempo per sfollare la testa da quei pensieri e notare uno strano luccichio sul tetto del palazzo di fronte.
Una sagoma scura, forse una persona.
Che diavolo era?
Uno strano presentimento l’avvolse.  Veloce aprì la porta e scese le scale correndo.
Doveva avvertire Ryo.
 
Quando entrò nella sala Ryo leggeva tranquillo una rivista comodamente seduto sul divano.
Kaori guardò per un attimo fuori ed il luccichio ci fu ancora.
Ryo, che dalla sua posizione dava le spalle alla finestra, notò lo strano sguardo della donna, ma non fece in tempo a girarsi per guardare nella stessa direzione che la sua socia gli si era letteralmente buttata addosso trascinandolo con se in terra.
-Stai giu!!!- urlò mentre con tutta la forza che aveva spingeva l’uomo sul tappeto
Nello stesso istante un colpo d’arma da fuoco fendette l’aria vicino a loro, finendo la sua corsa nel muro del salotto.
Ryo reagì prontamente allo sparo impugnando la sua fedele colt phyton 357 magnum e mirando nella direzione dal quale era sopraggiunto.  Ma sul tetto della palazzina di fronte non c’era più nessuno.
Un killer professionista, senza dubbio. Solo i professionisti si dileguano se non centrano il bersaglio alla prima. I pivelli scaricano un mitragliatore presi dalla foga di raggiungere l’obbiettivo, ma un professionista sa aspettare. Aspettare la prossima volta buona fino a che questa non si verificherà. Aspettare appostato il prossimo unico colpo con la calma e la determinazione che lo contraddistinguono.
 
Kaori si alzò da terra poco dopo che Ryo aveva rinfoderato la pistola nella fondina ma un forte dolore al fianco la fece cadere in ginocchio. Guardò la mano che si era portata poco sotto le coste: perdeva sangue.
 
Anche Ryo notò l’incertezza della ragazza e subito le fu addosso per sorreggerla. Senza scrupoli alzò la maglietta di Kaori quanto bastava per guardare la ferita.
Era stata colpita di striscio. La ferita non era grave ma doveva medicarla.
Cazzo. Come aveva fatto a non accorgersi? Dove diavolo era finito il suo sesto senso?
Kaori lo guardava e quasi seguendo il filo dei suoi pensieri esordì con –Stai proprio invecchiando Saeba…-
 
Ryo rimase interdetto. Quella battuta era la preferita della sua collega, ma… Come faceva Kaori a ricordarsela?
Invece Kaori parve cadere dalle nuvole. Sembrò quasi risvegliarsi da un sogno ad occhi aperti.
Di nuovo quella sensazione. Essere un burattino nelle mani di qualcun altro. Qualcuno che teneva i fili e poteva farla muovere a suo piacimento, qualcuno che faceva scomparire la sua parte razionale per lasciare posto ad un vuoto involucro mosso dai ricordi ormai persi.
 
-Che diavolo è successo??- Chiese a Ryo mentre la faceva stendere sul letto
-Hanno cercato di uccidermi- rispose arreso l’uomo, adesso avrebbe dovuto spiegarle un po’ di cose. Almeno il necessario. Non poteva più rimandare.
-Dal tuo tono sembra una cosa normale…- la fece girare sul fianco alzandole la maglietta ormai sporca di sangue
-Si, io sono un killer e la gente cerca di uccidermi da tutta la vita- fredde parole pronunciate con un’arrendevole certezza
-un killer quindi… altro che assicuratore!!- il corpo della bella ragazza ebbe un moto di protesta cercando di girarsi per guardarlo ma lui la bloccò prima. La sua mano ferma che le toccava il collo. Salda l’altra sulla coscia:
-Non muoverti…-
-Come mi spieghi il fatto che sapevo quello che stava accadendo?- la voce di Kaori era più tranquilla adesso
-Non me lo spiego infatti. Poche volte in passato ti sei accorta di essere nel mirino- le sue mani lavoravano delicatamente sul taglio provocato dalla pallottola
-Quindi anch’io sono un…-
-No- Ryo si fermò un attimo guardando il volto girato della donna –tu non sei un killer, tu non hai mai ucciso nessuno- riprese a lavorare sul fianco metodicamente
-E allora cosa sono? Perché abitiamo insieme?-
-è una lunga storia ma…. Ti basti sapere che sei la mia socia, il lavoro sporco però lo svolgo io…-
-io però ci rimetto la pelle così!!- parole maledettamente sensate.
Anche Ryo lo sapeva. Lo sapeva da sette lunghi anni. Adesso che Kaori non ricordava la sua voce era quella della sincerità. Ed infatti la prima necessità umana è la propria incolumità; stare bene, essere felici, sono le prerogative di tutti. È normale cercare di vivere una vita tranquilla lontana dai pericoli e dalla morte. Senza ricordi Kaori non aveva altre priorità che la propria.
-Già, infatti ho cercato di allontanarti spesso da questa vita ma…-
-…Io sono rimasta- aveva nuovamente parlato senza accorgersene.
Anche Ryo lo capì.
-Forse i tuoi ricordi stanno tornando se ti sei accorta del cecchino sul tetto, magari una parte di te già ricorda solo che…-
-per favore non psicanalizzarmi, che già è un bel casino quando lo faccio da sola…- un sorrisetto comparì sul volto della bella ragazza
Anche Ryo si lasciò sfuggire una smorfia di contentezza sul volto.
Aveva quasi finito la medicazione quando il telefono squillò:
-Casa Saeba-
-questo era un avvertimento, la prossima volta farò centro, caro Saeba, hai avuto fortuna che c’era la tua amichetta; mi divertirò anche con lei...-
Ryo non fece in tempo a controbattere che già aveva riagganciato. Chi diavolo era? E soprattutto che diavolo voleva? Doveva assolutamente chiamare Falcon e chiedere informazioni sugli sweeper in città. Odiava essere quasi caduto in trappola ed ancora di più odiava il fatto che a causa della sua svista anche Kaori era entrata nel mirino del suo nemico.
Kaori lo guardò negli occhi e tanto bastò per farle capire che quello era il momento giusto per NON fare domande.
Una semplice occhiata di intesa. Come ai vecchi tempi.
Chiunque avesse sparato in casa loro aveva le ore contate.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Il Cat’s Eyes era un piccolo bar nella periferia di Tokyo. Sembrava un normalissimo bar ma in verità era una specie di covo di killer professionisti. Mentre si dirigevano lì, la mattina seguente alla sparatoria, Ryo le aveva ‘finalmente’ spiegato chi in realtà fossero i due proprietari: mercenari.
Ora. L’idea di farsi servire un caffè da chi, di solito, sgozza le gole alla gente, la metteva una certa ansia ma cercò di non darlo a vedere. In compenso rimase zitta praticamente tutta la permanenza all’interno del bar guardando con occhi sgranati sia il gigante che la ragazza.
Beh, di lui avrebbe potuto anche immaginare… Ma lei… un faccino così angelico proprio non ce lo vedeva a brandire coltelli serramanico e bombe a mano.
Nonostante questi strani pensieri in testa, ascoltò molto bene la conversazione tra i due uomini; sembrava che fosse arrivato un famoso killer coreano giusto qualche giorno prima. Ma da chi fosse stato ingaggiato e il motivo, restavano un mistero.
-Ehi Kaori, stasera andiamo fuori noi ragazze… Vuoi venire?-
La bella barista le aveva appena rivolto la parola. Barista/mercenaria era il termine corretto.
Sgranando gli occhi Kaori guardò prima Ryo, poi i due dietro al bancone:
-Grazie ma credo che me ne starò rintanata in casa, visto che qualcuno vuole farci la pelle…-
Oddio ma l’aveva detto davvero?? Porpora in viso si tappò la bocca quasi a vergognarsi delle parole appena dette.
Nella sua ex-vita quello era il pane quotidiano… Ma allora perché proprio non riusciva a conviverci serenamente? La vecchia Kaori oltre ad averle lasciato un armadio pieno martelli giganti e armi letali le aveva lasciato anche questa strana schiettezza dell’essere. E, quasi come un libro aperto, non riusciva a tenersi dentro alcun pensiero che quello era già sulla sua bocca.
Dopo quella gaffe uscì velocemente dal locale, seguita da Ryo.
-Kaori, che diavolo ti è preso? Perché sei uscita di corsa?- Ryo l’aveva raggiunta lungo la via che portava verso casa
-Perché mi sento fuori luogo, non c’entro niente con voi, con nessuno di voi… Mi chiedo come diavolo ho fatto a starci per così tanti anni-
Ecco aveva di nuovo parlato a sproposito. Stupida Kaori, non sai che le parole pesano? E pesano il doppio nei cuori delle persone al nostro fianco.
La ragazza sbirciò il volto dell’uomo accanto a lei.
Occhi bui, l’anima che vive in fondo a quei pozzi scuri raramente deve far capolino su quelle iridi.
L’uomo la raggiunse due passi avanti a lei e le si parò di fronte.
Viso a viso, occhi a occhi.
Il mondo le camminava accanto ma sembrava non esistere più nulla al di fuori di loro.
In mezzo a quella via caotica lo sguardo dell’uomo la incatenava a sé.
-Kaori se vuoi posso mandarti via, a New York c’è una persona che conosciamo, sarebbe felice di vederti e ti darebbe la vita normale che hai sempre sognato-
Parole decise.
Parole giuste.
Parole tristi.
Kaori sentiva che Ryo le stava parlando dal profondo del suo cuore. Sentiva l’anima urlare infondo a quegli occhi di tenebra. Non poteva non capire. Lui, forse in un modo non molto arbitrario, l’amava. E ne era certa dal primo giorno dopo l’incidente.
Se era stata al suo fianco per sette lunghi anni una ragione doveva pur esserci. Un motivo valido per resistere in quell’ assurda vita da film d’azione.
E mentre miliardi di domande e quesiti e strani dubbi le invadevano la testa una sola parola spuntò sulle sue labbra: -Mai-
Di nuovo qualcuno parlava al suo posto e anche Ryo se ne accorse e non fece in tempo a nasconderle quella lieve smorfia di contentezza comparsa sul suo volto un attimo prima di girarsi e riprendere la strada di casa.
Adesso anche Kaori iniziava a capire. Lui voleva lei. E lei stava tornando da lui.
Fossero stati mille anni, o oceani, lei l’avrebbe ritrovato. Spazio e tempo non avrebbero mai fermato il loro amore. Neanche una memoria dimenticata.
D’altro canto lui la rivoleva, avrebbe anche sfidato i signori degli inferi per riaverla se necessario. Non importava il come ed il quando.
Lei era sua.
Per sempre.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Era ormai pomeriggio inoltrato quando Ryo e Kaori sentirono il rumore di un auto fermarsi nello spiazzo davanti casa. Incuriositi entrambi si affacciarono alla stessa finestra di sala:
-Che macchina! Sai chi è??!- esordì Kaori notando con stupore la Cadillac rosa appena arrivata
-Non ne ho idea ma…- Ryo non fece in tempo a finire che una sinuosa figura di donna uscì dal lato del guidatore. Indossava grossi occhiali neri, uno scialle bianco che le raccoglieva i capelli ed un vestitino dello stesso colore, succinto e molto osè.
-Bene, hanno riesumato Marylin Monroe-  ironizzò Kaori, andandosene in cucina; mentre Ryo si era letteralmente pietrificato davanti alla finestra con gli occhi a forma di cuoricino
-Potresti darlo a vedere anche meno!!!!- urlò Kaori facendo partire una scodella in stile boomerang dalla cucina fino ad atterrare sulla testa di Ryo in sala.
-AHIA!!!- piagnucolò l’uomo –ma sei impazzita?? Avresti potuto ucciderm…- ma non terminò la frase che il campanello della porta suonò.
Kaori allora uscì dalla cucina per aprire la porta ma fu preceduta da un Ryo agile e rinvigorito.
-La botta in testa ti ha fatto bene a quanto sembra…- borbottò Kaori poco prima che quello, facendo orecchie da mercante, aprisse la porta.
-Buongiorno, lei è il sig. Saeba giusto???- chiese la nuova bella arrivata, togliendosi gli occhiali da sole e facendo sbattere ripetutamente quelle lunghe ciglia nere inondate di mascara e rimmel.
-O mio Dio, una Barbie che parla!!!- sbottò Kaori, poco prima di essere spinta lontano dalla porta da Ryo che prese la parola
-Certo sono io, madamigella, come posso aiutarla?- una voce roca e sensuale, quasi da pervertito
-Sig. Saeba io… io…. Sigh… Ho bisogno del suo aiiuutooo…- rispose la donna struggendosi in un mare di lacrime.
 
Poco dopo, di fronte ad: una tazza di the, diversi pacchetti di fazzoletti ormai vuoti, Kaori mezza sdraiata sul tavolo annoiata e Ryo con gli occhi a cuoricino; quella bella bambolina iniziò a parlare…
-Io sono Haruko Yoshida, appartengo ad una ricca famiglia che abita in Hokkaido. Da qualche tempo ricevo delle lettere minatorie da qualcuno che praticamente conosce tutti i miei spostamenti, i miei hobbies, le mie compagnie… Nelle lettere descrive tutta la mia vita e mi vuole vedere morta.
Ormai sono cinque mesi che va avanti questa storia… Non ho idea di chi sia, ma ho paura, tanta paura sig. Saeba….- piagnucolò nuovamente.
-Come hai fatto ad arrivare a noi??- chiese Kaori dubbiosa
-Beh… avevo avvertito la polizia locale ma non potendo agire su questa specie di ‘fantasma’ mi hanno indirizzato all’Interpol di Tokyo...-
-Eccoci…- borbottò Kaori pensando alla sua bella ‘amica’ poliziotta, lasciando poi la parola ad Haruko:
-…lì l’ispettrice Nogami mi ha detto che anche loro possono ben poco su qualcuno che si limita a mandare lettere  e quindi mi ha dato il vostro indirizzo, ha detto che il sig. Saeba è un ottimo detective privato- Sorrise languida verso Ryo che non aveva smesso un attimo di guardarla con occhi a cuoricino per tutto il tempo.
-E non poteva dire cosa più giusta! Io sono il numero uno del Giappone!- rispose di rimando un Ryo galvanizzato a bestia.
-Si vede sig. Saeba, ha dei muscoli così scolpiti…- Haruko non si era certo lasciata sfuggire l’avvenente figura dell’uomo. Si vedeva lontano un miglio che quella era una donna che sapeva come far cadere ai suoi piedi qualsiasi genere di maschio.
-Mi sta venendo da vomitare…- ironizzò Kaori alzandosi, dopo i discorsi appena sentiti fra i due.
Guardando fuori chiese rivolta alla tipa:
-L’auto è tua??-
-No, l’ho noleggiata… ti piace??? E’ rosa shocking e bianca panna-
-Sobria non c’è che dire…- canzonò nuovamente –sembra un chupa chups alla fragola- terminò salendo le scale e sparendo in camera sua.
Che nervi. Odiava quel genere di donne. Oche giulive allo sbando. Non sopportava che quella specie di Barbie se ne stesse di là a fare gli occhi dolci al suo Ryo.
Suo?
Kaori se fosse stato tuo probabilmente non saresti stata sola in quella stanza, ne adesso, ne tutte le notti passate a girarti tra le fredde lenzuola abbracciata dagli incubi.
Un sospiro uscì dalle labbra dischiuse della donna.
Se la vecchia Kaori ci teneva così tanto; bene, che fosse pure tornata a riprenderselo. Lei non avrebbe perso tempo con uno stupido come lui, che si faceva abbindolare dalla prima ricca gallina di passaggio.
Non aveva ne voglia, ne tempo, ne interesse di conquistarlo. Se mai un tipo come lui l’avesse vista, ovvio. Perché lei non aveva neanche la metà del bello smalto di Haruko, ne quei bei capelli lunghi e lisci e nemmeno quello sguardo magnetico e stra truccato.
Una strana sensazione la invase. Non voleva vederli insieme, non voleva vederli vicini a tubare come due colombi in amore.
Veloce prese il suo cellulare.
-Ciao Miki! È ancora valido l’invito ad uscire stasera?-
 
******
Ciao a tutti!!! Ecco qua un nuovo capitolo appena sfornato dalla mia testolina contorta :D Fatemi sapere che ne pensate! A presto!!! :D :D   S.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


 
La musica del locale rimbombava nella sua testa già da un bel po’.
Kaori, seduta al bancone del discopub, guardava le sue ‘amiche’ ballare; a nulla erano valsi i loro tentativi di trascinarla con sé sulla pista da ballo. Non ne aveva voglia e… E si, doveva ammetterlo, non si era ancora tolta dalla testa lo sguardo che le aveva lanciato Ryo nello stesso istante in cui gli aveva detto che sarebbe uscita con Miki quella sera.
Uno sguardo di rimprovero, quasi incazzato. Sembrava che un lampo carico di odio fosse uscito da quegli occhi neri per poi tornare sull’oggetto delle sue attenzioni: la sensuale Haruko.
Eppure, l’aveva guardata così intensamente da farle venire i brividi ma, subito dopo, con un: ‘fai come vuoi, buona serata…’, si era voltato, tornando a sbavare dietro alla bella bambolina che girava per casa strinta in quel suo abitino osé.
Era stato un attimo e lei era scivolata fuori casa senza salutare.
Un attimo e si era chiusa la porta alle spalle.
 
E adesso continuava a girare i granelli di ghiaccio del suo cocktail con gli occhi del suo ‘socio’ impressi nella mente.
La musica era troppo alta e, a parte l’ora ormai tarda, si era stancata di stare lì.
Le altre si divertivano però…
-Una bella signorina come lei avrà già un accompagnatore suppongo ma…-
Un ragazzo le aveva rivolto la parola. Non doveva superare la trentina, aveva capelli neri ed occhi azzurri come il ghiaccio.
-…non ho potuto far a meno di notare la sua aria triste. Qualcosa non va??-
Kaori lo guardò per un attimo, le ispirava fiducia
-A parte l’aver perso la memoria e non aver nessuno disposto a raccontarti tutta la verità? Beh, a parte quello tutto bene, grazie dell’interessamento- ironizzò Kaori, girando il suo sgabello verso il tipo.
Lo stupore si dipinse velocemente sul volto del ragazzo di fronte a lei. Non capiva se era uno scherzo oppure no, ma quella ragazza ed i suoi modi gli piacevano e la sua proposta non tardò ad arrivare:
-Che ne dici di andarcene fuori da qui, a prendere una boccata d’aria fresca? Così puoi spiegarmi meglio la situazione…-
-Mi dispiace ma sono con delle amiche e sono piantonata a vista-
-Ma si dai… con tutto il caos che c’è nel locale non se ne accorgeranno neanche!- disse quello tirandola per un braccio.
Quel gesto non piacque a Kaori.
‘Non deve permettersi nessuno di toccarti’
Una voce riecheggiò nella sua testa. Di chi era? E Quando l’aveva sentita? Era forse un ricordo?
Ma poco importava il perché, il dove e il quando. Quella voce le stava rimproverando qualcosa.
Stava giusto in tempo per sferrare uno spintone al tipo che la voce di un uomo s’intromise tra i due:
-Lei non la devi toccare amico-
Un brivido percorse la schiena di Kaori, immobilizzandola.
Lo stesso che passò come un lampo negli occhi del ragazzo che, mollata la presa, si dileguò dalla sua visuale in quattro e quattr’otto.
 
Quando il nuovo arrivato si girò verso Kaori il cuore della donna ebbe un sussulto.
Occhi azzurri come il cielo. Occhi maledettamente familiari. Capelli biondi e lineamenti occidentali.
Kaori conosceva quell’uomo, ne era sicura. I suoi occhi erano rimasti impressi in lei come una bruciatura resta sulla pelle. Per un attimo infinitamente lungo il suo respiro cessò. Il battito accelerato e gli occhi spalancati per lo stupore.
Quegli occhi le ricordavano qualcosa di triste, quella sensazione di angoscia che sembra succhiarti il fiato dai polmoni e si ferma poco sopra lo sterno.
Lo conosceva. Ne era certa. Ma chi era? Quando? Perché??... Una marea di domande le si formarono in testa.
La mente era aperta a ricordare tutti gli avvenimenti vissuti con quell’uomo ma sembrava scorrerci solo una pellicola vuota e bianca.
Ad un tratto una voce.
Un suono lontano.
-Mick…- sussurrò Kaori, abbracciandolo.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


In casa Saeba regnava una strana tranquillità.
Ryo si era seduto sul divano da quando Kaori se ne era andata, sfogliando riviste.
Non aveva più importunato Haruko, né aveva la bava alla bocca o gli occhi a cuoricino. Lei se ne era persino andata a fare la doccia proclamandolo a tutta la sala ed ammiccando volutamente verso di lui, ma tutto quello che aveva ricevuto in risposta dallo sweeper era stato un –Ok- quasi sospirato. Non aveva mosso  ciglio, tutt’altro.
Sembrava sfogliare quella rivista senza nemmeno badare agli articoli o alle immagini. Pareva immerso nei suoi pensieri.
Pensieri che convogliavano tutti in un’unica direzione: Kaori.
Era stato giusto lasciarla andare?
Forse avrebbe dovuto fermarla prima, mentre varcava la soglia chiudendosi la porta silenziosamente alle spalle.
Forse avrebbe dovuto seguirla di nascosto.
Forse doveva, ma non l’aveva fatto. E adesso un milione di dubbi e paure si affollavano in quella mente, certo che se ne sarebbero andate appena Kaori fosse tornata da lui.
In fin dei conti era con Miki. Lei era in gamba non avrebbe avuto problemi a tenerla d’occhio.
Ma allora perché quella strana sensazione?
Un brivido gli percorse la schiena e pochi attimi dopo il telefono di casa squillò:
-Ryo, meno male sei a casa! Kaori è uscita fuori dal locale con un tipo e sono spariti! Ho provato a fermarla ma ero troppo distante da lei! Noi stiamo partendo adesso dal SunRise, andiamo a cercarla!!- disse agitatamente Miki alla cornetta riattaccando subito dopo, senza nemmeno aspettare una risposta dallo sweeper.
Ryo d’altro canto, appena ripose il telefono, già stava infoderando la sua arma e uscendo di casa.
Passo veloce e sguardo serio.
Sapeva che non doveva lasciarla uscire quella sera, perché diavolo l’aveva fatto?
Sentiva che dall’incidente sulla nave, da quando la sua Kaori non si era più ‘risvegliata’, tutto gli stava scivolando via dalle mani.
Tutto quello che era, tutto quello che importava, sembrava perso chissà dove. Perso come lo sguardo della sua Kaori, perduto come la sua memoria.
Era vero, lei non si ricordava più niente o quasi; ma non per questo doveva fargliene una colpa! Dopotutto se qualcuno aveva colpa era proprio lui che l’aveva voluta portare con sé.
Ma guardare i suoi occhi tutti i giorni senza vederci dentro la sua Kaori, forse, era stato troppo anche per lui.
Ma quella era lei. E lei sarebbe tornata da lui presto o tardi, ne era certo.
E qualunque cosa sarebbe successa da adesso in poi, lui avrebbe fatto di tutto per riaverla con sé.
Fosse stata la sua ultima sfida.
Fosse stata la più difficile o impossibile.
Lui la voleva di nuovo.
Quando salì sulla sua Mini rossa sembrava essersi accesa una strana luce nei suoi occhi. Una luce che mancava da troppo.
Diede gas e la mini sfrecciò fuori dal garage imboccando le caotiche vie di Tokyo a tutta velocità.
 
Nel frattempo una piccola auto blu girellava tra le viuzze dei sobborghi di Shinjuku.
Kaori guardava il suo accompagnatore nello stesso modo in cui le bambine guarderebbero un principe azzurro seduto al loro fianco.
-Ehi Kaori se continui a guardarmi così mi farai arrossire!!- cinguettò quello, riportandola alla realtà.
-Scusami ma… Stavo cercando di ricordarmi di te…- arrossì lievemente
-Beh, già che ricordi il mio nome è un punto a favore per me- le fece l’occhiolino sterzando nuovamente in un’altra viuzza
-Dove stiamo andando?- chiese serenamente la ragazza
-Stiamo andando a riprenderci la tua memoria- sorrise quello facendole l’occhiolino – te lo devo visto che tu, circa un mese fa, mi hai restituito la mia…-
 
****
Ciao a tutte!!!! Scusate l’attesa, giuro non lo faccio apposta! Ma ho sempre ‘na marea di cose da fare mannaggia… Però ecco qua, un altro capitolino appena sfornato! :D Buona lettura! Grazie per i commenti, sono tantissimi!!!! :D :D S.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


L’auto di Mick si fermò davanti casa Saeba.
-Perché mi hai riportato qui?- chiese Kaori con un moto di stizza –Non mi va di vedere Ryo…- aggiunse poi sottovoce
Mick sorrise guardandola. Come era dolce quella donna.
Dopo l’incidente sulla nave di Kaibara, dopo che la polvere degli angeli l’aveva scaraventato negli inferi più scuri, dopo tutto quello che aveva passato per rimettersi in forze, nonostante tutto, il suo pensiero correva sempre a lei.
-Non mi dirai che avete litigato di nuovo?- brontolò scherzando
La ragazza lo guardò sorridendo. Quell’uomo forse era l’unico che poteva raccontarle la verità. Mick  sembrava conoscerla bene e conosceva anche Ryo e quali erano stati i loro rapporti prima dell’incidente.
Appena l’aveva visto, poco prima, in quel bar, il suo corpo non aveva potuto far a meno di abbracciarlo. Non si era ricordata nessuna vicenda che lo riguardasse, ma si era ricordata il suo nome e questo la rincuorava. Qualcuno di ‘indelebile’ nella sua vita prima dell’incidente c’era stato.
 
-Ti prometto che non saliamo nemmeno, ma devi venire con me un attimo, poi dopo andiamo dove vuoi tu- le disse l’uomo porgendole la mano in un gesto un po’ infantile ma allo stesso modo rassicurante.
Kaori la afferrò stringendola ed insieme si diressero verso il portone.
 
Nel frattempo Ryo raggiunse il gruppo delle ragazze ancora alla ricerca di Kaori.
-Perdonami Ryo- Miki si fece la portavoce del gruppo –Ci siamo distratte solo un attimo e quando Saeko ha guardato nella direzione in cui Kaori era seduta fino ad allora era sparita, a Reika è sembrato di vederla andare verso l’uscita con un tipo alto, ma non era certa che fosse lei e quando siamo uscite dal locale di lei non c’era traccia…- finì dispiaciuta
-Reika chi era quel tipo?- chiese allora Ryo rivolgendosi verso una delle sorelle Nogami
-Ryo non sono sicura nemmeno che fosse lei ma… Era un uomo robusto, credo biondo, ma non so dirti altro davvero Ryo ci dispiac…-
Ma non fece nemmeno in tempo a finire che Ryo si rivolse a Kazue, fino ad allora rimasta in silenzio, dispiaciuta per l’accaduto:
-Kazue dove è Mick??!-
-Cosa?- Kazue sembrò cadere dalle nuvole ma velocemente riprese il discorso –Quando sono uscita oggi pomeriggio dalla clinica era lì, perché mi fai questa domanda Ryo? Le sue condizioni non gli permettono ancora di andare a giro lo sai…-
-Ne sei sicura?- il tono di Ryo non ammetteva dubbi ne incertezze
-Non si è ancora ripreso del tutto e poi…- sembrava più che altro stesse quasi rincuorando se stessa ma alla fine decise che il dubbio di Ryo non era così infondato -… ma proverò a chiamare lo stesso il Professore per chiedere conferma- terminò, allontanandosi dal gruppo di qualche metro prendendo il cellulare dalla pochette.
Nell’attesa Ryo guardò Saeko con ammonimento aggiungendo poi:
-Meno male che ero io che non dovevo mollarla un attimo…-
-Ok abbiamo sbagliato Ryo, ma date le circostanze, visto che fai tanto il preoccupato, avresti anche potuto seguirci fino al locale non credi??! Siamo preoccupate tutte e ci dispiace, non continuare a…-
-Guarda che sono rimasto a casa per sorvegliare la tipa che ci hai mandato oggi pomeriggio mica a divertirmi!-
-Che tipa?-
-Haruko Yoshida la bambolina dell’Hokkaido-
-Ryo io non ti ho mandato proprio nessuno, non ho idea di chi sia!- constatò Saeko guardandolo preoccupata ma non fece in tempo ad aggiungere niente che Kazue corse loro in contro:
-Ryo hai ragione! Mick è sparito ed ha rubato la macchina del Professore!!-.
 
La serata non aveva proprio preso la giusta piega. Lo sguardo di Ryo non lasciava dubbi. Veloce come un lampo ordinò a Saeko e Reika di scoprire chi fosse in realtà Haruko ed a Miki e Kazue di trovare l’auto del Professore.
Lui salì velocemente sulla sua mini couper rossa e partì sgommando.
Doveva trovarla. Sapeva che da una parte con Mick sarebbe stata al sicuro dai nemici ma dall’altra era proprio Mick il problema.
Mick amava Kaori e l’aveva dimostrato varie volte prima dello scontro sulla nave di Kaibara. Ma dal giorno dell’incidente i due non si erano più visti: Mick era stato costretto in clinica per una lunga convalescenza e Kaori, avendo perduto la memoria, non sapeva neanche della sua esistenza almeno fino a qualche ora prima.
Come aveva fatto a non pensare che Mick avrebbe senza dubbio cercato Kaori?
Guardando la strada che sfrecciava davanti a sé Ryo capì che la situazione gli stava scivolando nuovamente via dalle mani. Non avrebbe dovuto tenere Kaori all’oscuro del suo passato. Perché, ovunque sarebbe andata, qualunque cosa avesse fatto, il suo passato sarebbe tornato a cercarla.
 
 
***
Ciao a tutti/e!!!! Scusate, scusate, scusate, scusate… Lo so… Vi ho fatto attendere non ho scusanti. Un saluto a tutti!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


L’armeria di casa Saeba era un luogo grande, grigio e pieno zeppo di pistole e qualsivoglia genere di arma.
Kaori guardava stupefatta quella stanza. Non era mai entrata lì, almeno non dopo aver perso la memoria. Addirittura si era stupita non poco quando Mick aveva aperto la porta raso muro del garage.
Entrando notò come le fredde luci al neon conferissero a tutto l’ambiente un’aria ‘glaciale’.
Seguì l’uomo che aprì una delle tante vetrine tirandone fuori una pistola.
Kaori spalancò gli occhi, quasi si bloccò guardando l’arma nelle mani di Mick.
-Non avere paura Kaori, almeno non fin quando è scarica!- sorrise il tipo guardandola, dirigendosi poi verso l’area di tiro.
-Ti ho conosciuta qualche giorno prima dell’incidente- iniziò poi, catturando in pieno l’attenzione di Kaori –Io sono un vecchio amico di Ryo ed ero stato ingaggiato da un uomo per ucciderlo-
-Anche tu sei un killer allora…- il tono di Kaori sembrava rassegnato e deluso da quella notizia
-Si, sono un killer Kaori, ma non temere, io non ti farei mai del male…- le rispose dolcemente, poi aggiunse: -Comunque, come ti dicevo, ti ho conosciuto in quella circostanza, non sapevo che Ryo avesse una nuova socia e mi sono stupito molto notando quanto in verità, nonostante non te lo dimostri, tenga a te-
Kaori guardava l’uomo impugnare l’arma e caricarla lentamente, ma notò all’istante che le sue mani, nascoste da dei guanti, tremavano nel tentativo di infilare le pallottole nel tamburo. Poi tornò ad ascoltarlo.
-Purtroppo il nostro amico è testardo e so per certo che non avrebbe voluto che tu facessi parte di questa ‘vita’. L’ho scoperto perché un giorno ti ho trovata qui, ad allenarti, e ti ho insegnato a sparare- (N.d.a riferimento al manga)
Kaori lo guardò mentre, chiudendo il tamburo, armava il cane della pistola. Poi la guardò e le fece cenno di avvicinarsi.
Le mise la pistola tra le mani procurandole un leggero tremito quando sentì la fredda pesantezza dell’acciaio. Poi, delicatamente, la posizionò davanti alla sagoma.
Aiutandola ad impugnare l’arma correttamente aggiunse: -Adesso Kaori prova a sparare…-
Kaori guardò la sagoma, alzò le braccia, prese la mira e sparò.
Con il primo colpo prese di striscio la sagoma, ma non si fermò fin quando la pistola non fu scarica.
Il cuore le batteva forte. Sia per l’adrenalina in circolo sia per la vicinanza di Mick dietro di lei.
-Vedi tu non te ne accorgi- iniziò Mick –ma il peso della pistola ti fa abbassare le mani. Non farti prendere dall’entusiasmo! Sta più attenta quando spari!- (N.d.A.: dialogo ripreso pari pari dal manga)
Kaori ebbe un fremito. Quella sensazione, quella dannata sensazione, che diavolo era??!!
Non fece in tempo a metabolizzare la cosa che le sue gambe tremarono e la pistola cadde a terra. Mick notò l’insicurezza della donna e subito le fu addosso sorreggendola:
-Kaori che ti prende??- le chiese amorevolmente
-Io… io… Mick devi aiutarmi, per favore…- due lacrime solcarono le sue guance
Mick la girò verso di sé, guardandola negli occhi –Cosa posso fare??- le chiese dispiaciuto asciugandole le lacrime
-Io devo tornare…-
Solo allora l’uomo capì che stava parlando con Kaori, quella vera, quella che ricordava ancora tutto ma che, per qualche scherzo del destino, era intrappolata in chissà quale parte della sua mente.
Anche Kaori capì di aver ancora parlato senza volerlo: di nuovo era tornata quella strana sensazione di deja-vu ed era stata, un’altra volta, il burattino nelle mani della sua memoria.
-Scusa Mick… Non mi sento molto bene… Ti va di uscire a prendere una boccata d’aria?-
 
Ryo frenò bruscamente nello spiazzo sotto casa.
Desiderava con tutto se stesso che Kaori fosse tornata a casa e quando vide l’auto rubata del Professore parcheggiata sotto casa sperò che le sue preghiere fossero state esaudite.
Veloce corse per le rampe di scale fino ad aprire la porta dell’appartamento.
Chiamò il nome di Kaori un paio di volte ma rimase deluso quando la stanza buia rimandò nient’altro che una silenziosa risposta.
Guardandosi attorno decise di scendere nuovamente, magari erano sempre nelle vicinanze. Ma mentre varcava ancora la soglia di casa una voce lo fermò:
-Non ti muovere Saeba- disse Haruko armando il cane della pistola che aveva in mano – Prima di tutto devi sapere che  il mio socio sta tenendo sotto tiro Kaori e Mick Angel e che se non mi sentirà più farà fuoco, seconda cosa butta la pistola in terra.
Non fare mosse false o il mio socio spara.
Chiaro?-
 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


 
Il piccolo parchetto a poca distanza da casa Saeba era avvolto nel silenzio quando i due si sedettero ad una panchina.
Kaori continuava a pensare alla sensazione provata poco prima. Quel Mick riusciva a toccarla nell’anima. Perché? In fin dei conti, se le cose che le aveva raccontato erano vere, era una delle ultime persone che aveva conosciuto poco prima dell’incidente. Perché avrebbe dovuto ricordare di lui e non di Ryo che conosceva da molti anni?
Mick notò la sua faccia pensierosa e veloce le chiese cos’avesse:
-Non so Mick…- rispose Kaori –non capisco perché ho ricordato il tuo nome… Non capisco questa strana sensazione… è tutto così… difficile…-
-Forse Kaori non dovresti pensare troppo e non dovresti farti tutte queste domande… Prendi le sensazioni che provi e vivile fino in fondo all’anima… Non avere paura dei ricordi… Io sono sicuro che ti ricorderai, me lo hai dimostrato anche prima nell’armeria. Dovresti arrenderti e non lottare con la tua memoria…- s’interruppe bruscamente sentendo un rumore quasi impercettibile, poi continuò avvicinando le labbra all’orecchio della donna: -Kaori adesso sarà uno dei momenti in cui è meglio se non pensi dato che qualcuno ci sta tenendo sotto tiro…-
Kaori sgranò gli occhi guardandolo.
-Sai Kaori, mi è venuta sete… Tieni…- disse Mick frugandosi nelle tasche e consegnando alla ragazza delle monete –perché non vai a prendermi da bere? Dietro l’angolo del parco ci sono dei distributori di bevande- sorrise falsamente il tipo indicandole la via.
Kaori prese automaticamente le monete e si alzò di scatto.
-Co-cosa ti porto Mick?-
-Una Coca può andare…-
Kaori stava andandosene quando Mick la tirò a sé avvicinando pericolosamente i loro volti.
-tranquilla Kaori, in passato sei uscita da situazioni peggiori… Torna a casa e aspettami lì…-
-Mick ma come farai… le tue mani…-
-Non temere darling, me la caverò…- finì facendole l’occhiolino
Kaori, con nonchalance, camminò fino all’uscita del giardinetto, poi, appena voltò l’angolo nascosta dalla siepe, iniziò a correre più veloce che poteva…
 
Nel frattempo a casa Saeba, Ryo, dopo aver lasciato la sua Magnum a terra, sedeva disarmato sul divano a braccia conserte.
Haruko lo teneva sotto tiro a pochi metri di distanza.
È vero. Sarebbe riuscito a disarmarla anche senza la pistola. Ma non poteva. Quella portava un auricolare col quale conversava con il suo ‘socio’ o almeno così lo aveva chiamato poco prima.
Non poteva permettersi di rischiare la vita di Kaori. Quindi restava in silenzio avvolto nei suoi pensieri fino a che qualcosa non l’avesse facilitato ad agire.
Da una parte era contento che Kaori fosse con Mick. L’uomo non si sarebbe mai fatto sfuggire il fatto di essere sotto tiro. Dall’altra però sapeva bene che Mick non era ancora guarito dall’attacco contro Kaibara e che le sue mani, ormai, non avevano più la forza necessaria ne di impugnare la pistola ne di difendersi come sapeva fare una volta.
Il ticchettio incessante dell’orologio alla parete riecheggiò nella sala fino a che Haruko non parlò:
-Saeba ti sei fatto fregare come un pivello… Non ti sei neanche informato su chi fossi veramente perché eri troppo preoccupato a far tornare la memoria alla tua partner… E io, la socia di Sang-Hun, ho girellato in casa tua per una giornata-
-Quindi è lui il killer coreano venuto ad uccidermi…-
-sei perspicace Saeba…- cinguettò quella –avrei tanto voluto ucciderti io ma mio fratello vuole tutta la fama per sé… quando ti avrà ucciso diventerà il più famoso sweeper di sempre e…-
-baggianate- rispose arguto Ryo mentre un corvetto precipitava sulla testa della bella Haruko
-Cosa???- Haruko paonazza in viso stava per dare in escandescenze quando una voce dall’altra parte dell’auricolare la fece trasalire.
Ryo notò la faccia seria della sua sequestratrice. Era forse il momento buono per attaccarla???
No. Doveva attendere. Fino a che non avrebbe saputo che Kaori era in salvo non avrebbe reagito. Non poteva rischiare. Neanche con quella pivellina di fronte a lui.
Come aveva fatto a cadere nella trappola di Haruko??
‘Stai invecchiando Saeba’ una voce nella sua testa lo riportò alla realtà, non una voce qualsiasi, la ‘sua’ voce, la voce della sua Kaori.
Un lieve accenno di sorriso comparve sul suo volto.
 
Kaori correva a perdifiato lungo la via che costeggiava la strada.
Come le aveva detto Mick, sarebbe dovuta tornare di corsa a casa ed aspettarlo lì. Era senza dubbio la cosa migliore da farsi.
Ma un pensiero la travolse. No. Non l’avrebbe aspettato. Doveva aiutare Mick. Ma non avrebbe potuto fare niente disarmata… Ryo forse era a casa e lui avrebbe senz’altro saputo cosa fare. Arrivata di fronte alla palazzina entrò di corsa nell’atrio iniziando a salire le scale velocemente convinta che Ryo l’avrebbe senza dubbio aiutata…
*****
Ciao ragazze!!! Come va?? Vi piace la storia?? Siamo in dirittura di arrivo eh… Mi dispiace non vedere i vostri soliti commenti affiatati però! Dove siete finite???? Un Grazie a chi segue la mia storia, a chi ha commentato ed a chi lo farà!!! :D Ciao Belle! A presto! S.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Arrivò trafelata sul pianerottolo delle scale, stava per correre in direzione dell’appartamento quando un leggero dolore la fece fermare. Controllandosi sotto il giacchetto di jeans notò che la ferita al fianco perdeva nuovamente sangue.
-due promemoria per la prossima volta Kaori- pensò tra sé e sé : - uno, non correre dopo che qualcuno ti ha sparato e due, cerca di non farti sparare la prossima volta… Anche se…-
Fu un attimo e una leggera sensazione di paura la pervase.
Qualcosa non quadrava.
E se il killer che voleva City Hunter morto era lo stesso che stava tenendo poco fa sotto tiro lei e Mick?? E non era strano che quella bambolina di Haruko fosse comparsa precisamente il giorno dopo la sparatoria?
Quelle domande le frullavano in testa mentre tentò di tamponarsi come meglio potè la ferita.
Strano a dirsi ma non le faceva male, forse a causa di tutta l’adrenalina in circolo.
Non perdendo di vista la porta dell’appartamento si avvicinò quasi trattenendo il respiro.
Il cuore le tamburellava nel petto. Accostandosi alla porta sentì delle voci…
 
-Cosa?... Complimenti fratellone ti sei fatto scappare quella novellina… Allora passiamo al piano B-
 
Kaori ascoltava in silenzio fuori dalla porta. Come sospettava Haruko era immischiata nella faccenda del killer. Nessuno le rispondeva quindi forse parlava al telefono con qualcuno che forse non era altro che il killer Coreano che la teneva sotto tiro pochi minuti fa…
 
-Mi dispiace Saeba- parlò Haruko volgendo lo sguardo a Ryo  -Sei mio…- finì, puntandogli la pistola.
Ryo la guardava impassibile armare il cane e puntargli la pistola addosso a pochi metri di distanza.
Il dito scorse sul grilletto.
Uno sparo rimbombò nella stanza.
-Ehi Barbie non ci provare!-
Kaori era entrata un attimo prima correndo in direzione di Haruko, buttandola in terra e facendo in modo che lo sparo diretto a Ryo mancasse il bersaglio.
Un sorrisetto beffardo si fece largo sulla bocca di Ryo.
-Era l’ora socia- la canzonò, mentre si dirigeva verso le due
Kaori sedeva sopra Haruko immobilizzandola
-Sapevi che ero fuori dalla porta?-
-Certo, ti sei presa del tempo ho notato. Cos’è? Volevi farmi ammazzare??- ironizzò quello mentre disarmava Haruko, legandole i polsi dietro la schiena e lasciando Kaori libera di alzarsi.
-Io credevo che…-
-Sei stata in gamba comunque-
Kaori gli sorrise di rimando, poi, ad un tratto si ricordò di Mick
-Ryo dobbiamo aiutare Mick!! Eravamo sotto tiro quando…-
-Io farmi aiutare da lui????!!- Mick comparve sulla porta gettando nella stanza il corpo malconcio di Sang-Hun –Preferirei morire piuttosto!!!- ironizzò quello
-Mick ma come??- Kaori sbalordita guardò l’americano sedersi sul divano ed accendersi una sigaretta in tutta tranquillità
-Ti ho sbalordita Darling?? È il mio mestiere!- disse ammiccando verso Ryo che, di tutta risposta, lo congelò con lo sguardo
-Kaori, Mick ha i suoi assi nella manica…- concluse Ryo, mentre immobilizzava anche il corpo malconcio del malcapitato.
La ragazza sorrise sedendosi a sua volta sul divano a fianco di Mick.
L’adrenalina ancora le scorreva nelle vene. Qualche minuto prima fuori dalla porta, quando aveva sentito Haruko minacciare Ryo, aveva fatto ciò che Mick le aveva consigliato:
‘Non pensare’
E così aveva fatto. Aveva smesso di pensare e come una furia aveva aperto la porta e si era scagliata su Haruko quell’attimo prima che lei facesse fuoco.
Si era completamente arresa al suo corpo e alla sua anima. E nel momento in cui  Ryo aveva rischiato la vita, da esserino fragile e indifeso, si era trasformata in una leonessa pronta a combattere.
Non l’aveva fermata la paura.
Non l’aveva fermata il dolore.
Lei avrebbe dato la vita per lui.
Adesso, come altre mille volte. Ne era certa.
Quando anche Ryo, dopo aver chiamato Saeko per informarla dell’accaduto, si sedette al suo fianco sul divano il cerchio sembrò chiudersi.
Kaori guardò prima Mick alla sua destra e poi Ryo alla sua sinistra.
Erano la sua famiglia. E, anche se avesse viaggiato per anni e per chilometri, non ne avrebbe trovata una migliore. Sorrise leggermente ripensando con gioia al passato.
Veloce scattò in piedi, seguita dagli sguardi dubbiosi dei due
-Kaori che c’è?!- le chiese Ryo
Kaori sembrava pietrificata davanti a loro:
-Ricordo tutto…-
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Il sole con i suoi flebili raggi colpiva il viso della bella ragazza addormentata sul letto.
Kaori dormiva rilassata mentre Ryo la fissava, sdraiato al suo fianco.
La sera prima, dopo tutto quello che era successo, dopo che i due malviventi erano stati portati in cella da Saeko e dopo che Mick se ne era andato lasciandoli ‘finalmente’ soli; Kaori non riusciva a chiudere occhio.
Un po’ per l’adrenalina in corpo, la ferita al fianco che le aveva dovuto medicare un’altra volta e soprattutto per lo shock di aver riacquistato il suo passato, Kaori non riusciva ad addormentarsi.
Erano più delle tre di mattina quando era entrata in camera sua.
-Ryo?- aveva sussurrato avvicinandosi
-Ehi Kaori che c’è?-
-Posso stare un po’ qui? Con te? Non riesco a dormire…-
Ryo l’aveva guardata teneramente, poi senza dire niente, aveva alzato le coperte per permetterle di entrare.
Lei si era infilata al sicuro e al riparo da tutto sotto il suo braccio ancora alzato.
Non era arrossita, ne aveva titubato. Aveva cercato quel contatto fisico quasi con urgenza, in una maniera che in sette anni non aveva mai fatto.
E adesso se ne stava lì, al suo fianco, con la testa appoggiata alle sue costole.
Tirando giù il braccio con il quale aveva alzato le coperte non poté far altro che abbracciarla e stringerla a sé. Le era mancata immensamente.
-Sei sicura di stare bene?- le chiese un po’ sospettoso
-Adesso si- rispose d’altro canto lei, ancora con gli occhi chiusi.
Il silenzio e il buio si mischiarono nella stanza e per un po’ i due giovani non avevano sentito altro che i loro respiri.
-Mi sei mancato Ryo- gli aveva sussurrato lievemente –Ho paura di addormentarmi… E se mi dimenticassi tutto un’altra volta?-
Ecco di cosa aveva paura.
Di perderlo una seconda volta.
-Non temere Kaori… Domani mattina quando ti sveglierai sarò qui… Mi riconoscerai, ne sono certo- le aveva risposto sicuro lui, stringendola più forte.
Teneramente poi, le aveva posato un bacio sulla fronte ed era rimasto ad ascoltare il suo respiro fino a che non era piombata in un sonno profondo.
 
Quella mattina si era svegliato presto ma non aveva potuto far altro che rimanere a contemplare il viso di  Kaori al suo fianco.
Era bellissima.
Qualche attimo dopo anche lei aprì gli occhi.
Notando l’uomo che l’ammirava a pochi centimetri da lei arrossì lievemente.
-Ti ricordi di me??- le sussurrò all’orecchio
Lei sorrise.
-Come posso dimenticarmi di te?-
 
******
FINE!!!! Non ne potevo più!!!! AHAHhaahaAH… :D Scherzo dai… Eccoci giunti al termine. Sappiate che mi dispiace tantissimo averla tirata così per le lunghe ma fra impegni vari è sempre un casino riuscire ad avere il tempo libero… Quindi ho deciso che mi prenderò una bella pausa dalle fanfiction per adesso. Mi dispiace ma il tempo è quello che è, e se mai posterò ancora qualcosa sarà già compiuta… Vi saluto ragazze!!!!! :D :D Grazie per tutti i fantastici commenti che siete state così gentili da lasciarmi fino adesso. Grazie e alla prossima!!!! (FORSE!!!!) :D :D :D S.

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