La signorina McDougal

di BlueLouKiwi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio primo giorno ***
Capitolo 2: *** Terra di fate ***
Capitolo 3: *** Il mio stare in equilibrio ***
Capitolo 4: *** Il mio avvenimento ***
Capitolo 5: *** Il mio super ego ***
Capitolo 6: *** Il mio lato cattivo ***
Capitolo 7: *** Il mio appuntamento al buio ***
Capitolo 8: *** La mia morsa sacrificale ***
Capitolo 9: *** Le mie vanterie a letto e oltre ***
Capitolo 10: *** Il mio mentore ***
Capitolo 11: *** L'errore del mio ragazzo ***
Capitolo 12: *** Il mio eroe ***
Capitolo 13: *** La mia vecchia signora ***
Capitolo 14: *** I miei due padri ***
Capitolo 15: *** I miei quindici minuti ***
Capitolo 16: *** Il mio giorno libero ***
Capitolo 17: *** Il mio soprannome ***
Capitolo 18: *** Il mio Dio personale ***
Capitolo 19: *** La mia storia di droga ***
Capitolo 20: *** La mia pesante indifferenza ***
Capitolo 21: *** Il mio studente ***
Capitolo 22: *** Il mio cuor di Corvonero ***
Capitolo 23: *** Il mio vecchio ***
Capitolo 24: *** La mia strada o superstrada ***
Capitolo 25: *** Il mio ultimo giorno ***
Capitolo 26: *** Il mio eccesso ***
Capitolo 27: *** Il mio usignolo ***
Capitolo 28: *** La mia bocca larga ***
Capitolo 29: *** Il mio caso ***
Capitolo 30: *** Il mio nuovo mantello ***
Capitolo 31: *** Il mio grande fratello ***
Capitolo 32: *** Il mio primo passo ***
Capitolo 33: *** Le mie coppe da frutta ***
Capitolo 34: *** Il mio giorno fortunato ***
Capitolo 35: *** Il mio mostro ***
Capitolo 36: *** La mia storia di sesso ***
Capitolo 37: *** La mia nuova vecchia amica ***
Capitolo 38: *** La mia filosofia ***
Capitolo 39: *** Mio fratello, il mio guardiano ***
Capitolo 40: *** La sua storia ***
Capitolo 41: *** Il mio karma ***
Capitolo 42: *** Il mio show privato ***
Capitolo 43: *** Il mio esame di coscenza ***
Capitolo 44: *** Il potere di una mente giovane ***



Capitolo 1
*** Il mio primo giorno ***


Iniziamo con le presentazioni: mi chiamo Abbey, sono quasi sempre la prima negli elenchi in ordine alfabetico per nome, sarà per questo che la preside McGonagall mi ha chiamata ad insegnare in questo nuovo anno scolastico? Ero la prima dell'elenco?
La mia prima volta in classe è andata così: mi preparo in classe, dietro la mia cattedra (un po' consunta, devo dire), con una buona mezzora di anticipo (non capita anche a voi di iniziare a prepararvi con l'intenzione di fare con calma, ma alla fine vi preparate tutti di fretta ed arrivate troppo in anticipo all'appuntamento? Che se ne vada a fare un giro ad Hogsmeade il nervosismo), tiro fuori il mio quadernetto su cui avevo preparato la lezione e aspetto i miei studenti.
Mi guardo in giro, osservo i banchi vuoti, penso al pranzo... A proposito, che fame!
Oh, ecco i miei studenti. Sorrido, non vedo l'ora che passi questo primo momento di difficoltà, non vedo l'ora di andare a casa (ho imparato ad amare il calduccio della Metropolvere) e di dire al mio ragazzo che si, ce l'ho fatta, ho affrontato il mio primo giorno di lavoro senza avere una crisi di nervi.
Iniziano a chiacchierare, e così mi alzo, per presentarmi a loro, ma sembrano non curarsi di me.
"Ragazzi, buongiorno" Sorrido.
Niente.
"Hey, ragazzi... Sono la nuova insegnante di Pozioni"
Ancora niente.
Mi avvio per i corridoi dei banchi e cerco di attirare l'attenzione, quando finalmente riesco ad incrociare lo sguardo di un alunno (rivelatasi poi Eddie Charmichael), che mi chiede quale fosse il mio nome "Sono la signorina McDougal, l'insegnate" Gli dico cercando di risultare amichevole.
Al che il silenzio iniziò a distibuirsi come l'acqua in un grande contenitore.

La morale di questa storia? Gli alunni del sesto del mio primo giorno di scuola mi avevano scambiato per un'alunna, bassa come sono.

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Capitolo 2
*** Terra di fate ***


Mi accosto alla finestra del mio studio, questa sera mi sono trattenuta un po' di più a correggere qualche pergamena dei ragazzi del primo anno, in queste serate piovose mi piace guardare fuori, immaginare, pensare. A sinistra del panorama c'è la Foresta Proibita, i cui alberi somigliano a nuvole cariche d'acqua, con la sua nebbia misteriosa e a destra il tenebroso Lago Nero.
Il vetro è tutto coperto di pioggia, quasi stesse piangendo, e tutto, fuori da qui, assume una forma indistinta.
Sta sorgendo la luna, come tante volte ha fatto, in ogni notte inquieta, in un mutare incessante di luogo. Spegne tutte le stelle a lei vicine, con un sospiro del suo volto pallido.
Sorseggio il mio tè (ne preparo sempre uno quando mi sento triste) e controllo l'ora. Si è già fatta mezzanotte, non ne avevo idea!
Capto, con la coda dell'occhio, una stella cadente, "Esprimi un desiderio, cara", mi dico, sospirando. E soffio forte, in modo che il desiderio arrivi sino alla stella caduta, in modo che lo possa far avverare.
Mi decido a muovermi, prendo la Metropolvere e vado a casa.
Casa nostra è situata su di una montagna, è un po' come un piccola coroncina se vista da lontano.
In casa non sembra esserci nessuno, è tutto così silenzioso e immobile. Inizio a chiudere le persiane delle finestre, dando ancora un'occhiata a quella meravigliosa e immensa superficie biancastra, somiglia un po' ad un arazzo, e penso su cosa si stia posando la sua luce in quel momento. Su castelli, borghi, strane foreste, fantasmi, sul mare e sulle cose che dormono.
E così i miei pensieri si fanno sempre più profondi mentre bacio il mio ragazzo e mi addormento accanto a lui.
Al mattino, nell'ora del risveglio, la luna ha già sollevato il suo velo, lasciando posto ad una vera e propria pioggia autunnale. Che profumo, che profumo!
Sembra quasi, la pioggia intendo, una tenda stravagante che rende tutto stravagante. Tutto si dissolve nella pioggia, ogni cosa cambia aspetto, e persino noi cambiamo le nostre abitudini, il nostro modo di camminare, i più acuti cambiano anche il proprio umore.
Le farfalle salgono a cercare il cielo e ce ne portano una goccia soltanto sulle ali tremanti

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Capitolo 3
*** Il mio stare in equilibrio ***


Il calore abbacinante del sole invade l’intera stanza da letto. Mi volto, per assicurarmi di non essere rimasta da sola nel letto. Remus mi restituisce uno sguardo assonnato, ma sorridente. “Buongiorno”.
Gli sorrido e mi alzo. Scendo in cucina per farmi del tè. Verso l’acqua calda e bevo, osservando il culaccino della tazza: non sono mai stata brava a versare liquidi. Proprio no.
Torno in camera a vestirmi, scelgo una collana carina e vado in bagno a finire di prepararmi.
“Ci vediamo più tardi, scappo.” e se ne va, dopo un forte abbraccio ed un bacio.
“A più tardi” rispondo alla porta che si chiude. E’ un Magizoologo e fortunatamente qualche volta ci capita di avere gli stessi orari. Soprattutto i suoi giorni di riposo sono tanto comodi, riusciamo quasi sempre a inventarci qualcosa da fare per stare un po’ insieme.
Ed eccomi pronta a partire, entro nel camino e raggiungo il mio studio. Prendo le cose che avevo preparato per la prima lezione, secondo anno di Grifondoro e Tassofrasso, e mi precipito in classe.
“Professoressa, professoressa!" Mi grida una voce durante la mia corsa verso l’aula di Pozioni. Mi volto per scorgere Charmicael, del sesto anno. “La mia Felix Felicis ha subito una dicotomia.” Essendo un alunno altamente dotato gli ho consigliato di prepararne una, fuori dall’orario delle lezioni, per fare pratica, e se fosse riuscita gli promisi che poteva tenerla tutta per sè.
“Hai usato Acqua di Luna preparata all’inizio dell’estate?”
“Credo di si, professoressa.”
“Allora non vedo perchè debba essere così eristica… Dopo le lezioni vieni nel mio studio, che le diamo un’occhiata.”
“Grazie, professoressa.”

Maledetta la mia facondia, sono in ritardo per la lezione. “Eccomi ragazzi, ci siete tutti? Bene, bene. Ormai siamo quasi alla fine di ottobre, ma soprattutto alla fine della settimana, quindi sarebbe bello riposarsi un po’, non trovate?” Mano alzata. “Si, giovane?”
“Dato che le Bacche di Vischio stanno invacchendo, che ne dice di preparare una Pozione Obliviante?”
“E’ una buona idea, signor..?”
“Creevey, professoressa. Colin Creevey”
“Bene ragazzi prendete i vostri libri e gli ingredienti, oggi seguiremo il suggerimento del signor Creevey”

All’ora di pranzo mi siedo nella Sala Grande coi miei colleghi, tento un discorso con Filius, di Incantesimi, ho sempre associato le nostre materie, ma oggi si rivela particolarmente misoneista, quindi abbandono in fretta i tentativi di conversazione e finisco in fretta il mio pasto. Ho ancora una mezzora buona prima di dover riprendere le lezioni del pomeriggio. Ne approfitto per tornare nel mio studio.
Poco dopo essere uscita dalla Sala Grande noto Argus intento a borbottare tra se e sè, molto simile ad un brutto orpello. “Come va la giornata oggi?” Gli domando, sperando di poter fare un po’ di conversazione.
“Oh male, molto male” mi risponde con un ghigno, quasi di sofferenza per aver dovuto alzare il volto dal pavimento. “Sento odore di Tiri Wispi Weasly, lo sento” dice camminando, continuando a mandare maledizioni ai fratelli Weasley. Blop blop, blop blop, come una pentola di fagioli.
“Buona giornata Argus, ci vediamo più tardi” gli grido dietro, cordialmente, forse in modo pletorico, non vorrei che capisse la presa in giro...

Sulla mia scrivania trovo un gufo, abbastanza arrabbiato, probabilmente mi sta aspettando da un po’. Ha con se una piccola lettera e un cioccolatino al Whisky Incendiario. Questa sera tornerò tardi, alcuni colleghi mi hanno chiesto di andare con loro a fare delle ispezioni, credo di tratti di roba grossa.
Spero che il cioccolato attenui un po’ il mio debito.
Mi manchi, ti amo.


“Aspetta, aspetta, rispondo subito.” Dico al gufo, subito pronto a ripartire.
Scribacchio in fretta una quietanza, e gliela lego alla zampetta rugosa. “Buon viaggio, amico gufo.” Lo carezzo e gli apro la finestra. Una brezza fredda entra veloce. “Chiudi, chiudi.” Bisbiglio rabbrividendo. Ed ecco un subitaneo rumore fuori dalla mia porta. E’ in atto una guerriglia magica tra giovani maghi. “Adesso devi mostrare il tuo lato autoritario, forza che ce la fai.” Non sono fatta per queste cose.
Apro la porta e c’è tutto un gruppo di studenti, che rumoreggia. “Che succede?” Dico ad alta voce, non riuscendo a vedere attorno a cosa sono radunati. “Che…” Non faccio in tempo a finire la frase che scorgo Minerva avanzare a tutta velocità verso di noi, col suo tipico passo autoritario. “Via, via, fatemi passare.” E la maggior parte della folla si scosta, consentendo anche a me di vedere chi sono i ragazzi infuriati. Sembrano due del primo anno, piccoli come sono.
“Qualunque sia il motivo della confusione andate tutti verso le vostre aule.” disse la preside con fare tignoso, senza voler sentir ragioni. Al che, nessuno ha il coraggio di dire niente e ognuno inizia a camminare il più in fretta possibile. “McDougal, si fermi un attimo, mi faccia accomodare nel suo studio.”
“Certo, entri pure.” Non so bene cosa aspettarmi, non mi aveva mai rivolto la parola dopo avermi accolto il primo giorno di scuola, due mesi fa.
“Questo è un edificio vetusto, pieno di corridoi, scale e stanze particolari. Ebbene, ho un’idea, ma ho bisogno di tutto il corpo insegnanti al completo per realizzarla.”


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Ciao a tutti, eccoci al terzo capitolo della storia. Finalmente riesco a scrivere qualcosa.
Anzitutto vorrei ringraziare chi l’ha letta e chi la leggerà. Grazie :) Per il momento la sto aggiornando giornalmente, e dovrebbe essere così fino alla conclusione (ancora non so bene da quanti capitoli sarà composta, ma comunque vi tengo informati).
Passate domani per un nuovo capitolo, se vi va <3

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Capitolo 4
*** Il mio avvenimento ***


Cammino, cammino, un po’ nervosa.
Ci sono ancora dei seguaci di Voldemort, non possiamo negarlo, e credono sia ancora possibile una sua rivalsa. In questa scuola sono rimasti i migliori maghi della Gran Bretagna, ci serve tutto l’aiuto possibile.
Il Signore Oscuro. Nonostante sia morto, il problema non è ancora stato debellato del tutto, ovviamente. Non è possibile cancellare tutto il male del mondo eliminando un solo mago oscuro, per quanto potente esso sia. La Preside ha ragione, dobbiamo unirci e muoverci, ma ce la faremo? Non siamo Auror, cosa mai potremo fare?
Siamo insegnanti aveva detto Minerva è nostro dovere salvaguardare la sicurezza dei nostri alunni e delle loro famiglie. Se a qualche esaltato dovesse venire in mente di capitanare una sciocca banda di novellini maghi oscuri, potremmo non essere fortunati. Ci sono ancora famiglie adoranti la purezza di sangue, le voci girano in fretta in questa scuola. Quei ragazzi lì fuori, litigavano perchè il padre di Caldwell è babbano e a Zabini non sta bene. E se a qualcuno di loro venisse in mente di continuare il lavoro del loro cosiddetto Signore? Il Ministero non è mai stato in grado di emarginare in problema. Dobbiamo pensarci noi.
Noi? Non sono affatto rassicurata da tutta questa storia, ma è vero, in questa scuola ci sono conoscenze che non devono e non possono essere sprecate.
Ne parli lei col signor Binns, non sono riuscita a trovarlo e non risponde ai miei gufi.
Ed ecco il nostro colloquio finito. Questo è il mio primo compito nella lotta contro l’ignoto.
Raggiungo l’aula di Cuthbert, ma è vuota, sarà nel suo studio.
Ma no, non si trova nemmeno lì. “Oh, Sir Nicholas, si fermi, si fermi.”
“Che graziosa signorina. Non si adatta ad una signora la scura caverna in cui vi hanno confinata ad insegnare, l’ho detto io.”
“Sto cercando di renderla più di mio gusto” gli dico con impeto “Volevo chiederle se ha visto il signor Binns, è molto urgente.”
“Nessuno cerca mai quel pover’uomo… O fantasma, ma questo non è importante” bisbiglia un po’ tra se e sè “ecco, credo che tu possa trovarlo nella Torre di Astronomia, siamo tutti legati a quel posto, da quando Albus è stato lì.” E all’improvviso un gelo cala tra di noi. E fluttuando via pensieroso mi lascia da sola.

“Signor Binns, posso parlarle?” Niente. “Signor Binns, è importante.” Con una calma mortale si volta e mi guarda come se non sapesse bene cosa sono. “Minerva crede che dovremmo fare qualcosa…”

“Andare contro le famiglie più importanti della comunità magica?” E’ questo il suo commento alla fine della mia spiegazione, nella quale ho più o meno ripetuto le parole della Preside. Dette da lei erano molto più convincenti. “Hai mai letto qualche libro di storia? Queste famiglie sono secolari per un motivo: loro non hanno mai torto.” Ha una voce così soporifera… Rilassante… Ho così sonno…
Ma no. Non posso demordere così.
“Però se Minerva ha detto così, per me va bene” Aggiunge all’improvviso, come arrendendosi, per non fare troppa fatica remandomi contro. E così mi congeda.

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Capitolo 5
*** Il mio super ego ***


Ed è così che mi ritrovo in una specie di covo ad osservare tutta una serie di piccoli esseri in gabbia.

Poco prima di essere arrivata nel mio studio mi raggiunge un gufo, portandomi una lettera del mio ragazzo.
Ti va di venire con me stasera? Non voglio stare via così tanto senza di te, non ho proprio idea di quando riesco a tornare a casa

Ed eccomi qua ad ascoltare discorsi infiniti sul pelo, sul carattere, sulle abitudini (e chi più ne ha, ne metta pure) di qualche creatura ancora non molto studiata.
Fortunatamente ci sono un sacco di oggetti su cui posso far soffermare gli occhi, sfortunatamente la mia statura non mi permette di vedere gli oggetti più in alto, che per un qualche strano maleficio sembrano quelli più interessanti.
Iniziano a farmi male le gambe, però non posso sedermi, e chi è donna capirà: questa mattina ho messo sotto la veste da insegnate una striminzita gonnellina con uno spacco, sapendo che nessuno l'avrebbe vista, e quindi mi ritrovo nella situazione che non posso sedermi, altrimemti mi si scopre tutta la coscia.
Spero di non essere l'unica a cui succede, ma quando mi trovo in queste situazioni qua, quelle in cui ti ritrovi a pensare, più che a parlare, mi vengono in mente di quei pensieri esistenzialisti, quello del tipo più profondo e confuso possibile. E poi da lì partono altri e altri ragionamenti, giungendo così a punti di indicibile shock: come son giunta a pensare di creare una corda con petali di fiore per superare un burrone profondo venti virgola due metri?
A volte credo che sia "colpa" della mia giovane età, credo che sia una caratteristica di qualsiasi venticinquenne quella di pensare, pensare, pensare all'infinito. No?
"Abbey?" Mi interrompe una voce. Mi volto verso il mio ragazzo, che a quanto pare mi sta chiamando già da un po'. "Ti va di uscire quando abbiamo finito?" Sento lo stomaco lamentarsi, ma non mi lascio prendere dal momento e gli rispondo con un sorriso.
"Si, certo." Gli dico tirandomi su gli occhiali dalla punta del naso.
La risposta sembra averlo soddisfatto, e torna ad ascoltare i suoi colleghi; una cosa che voglio tanto migliorare di me è riuscire a non dimostrare così tanto quelli che sono i miei sentimenti. Quando sono triste non riesco a nasconderlo. Quando sono annoiata lo nota chiunque mi guarda. Quando sono arrabbiata lo sentono tutti (tendo a sbattere le cose).
Soprattutto negli ultimi tempi, visto che adesso lavoro con dei ragazzi mi piacerebbe riuscire a tenere fuori dall'aula i miei sentimenti negativi e passare soltanto positività a loro. Cerco sempre di essere d'ispirazione per gli altri, forse per questo ho accettato volentieri il ruolo di insegnante, pensare che un giorno farò parte dei ricordi di qualcuno è una cosa bellissima, per me.
Frasi come "Ricordo che la signorina McDougal dice sempre..." o "La signorina McDougal era sempre sorridente, mi metteva sempre di buonumore".
Però non sono solo difetti, sia chiaro, ho anche delle qualità: ad esempio aiuto sempre coloro che ne hanno bisogno, è più forte di me.
Anche se non navighiamo nei Galeoni, diciamo che possiamo inserirci nella classe media, anche economicamente aiuto come posso. Facendo qualche piccola donazione o in alternativa facendo qualche dolce. I dolci aiutano sempre, in qualche modo. Provaci tu a piangere davanti ad una bella fetta di torta.

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Capitolo 6
*** Il mio lato cattivo ***


Finiti i saluti entriamo (finalmente) nel camino ed andiamo in un piccolo Pub, molto simile alla Testa di Porco di Hogsmeade, però non ne conosco l’esatta ubicazione. Remus ha voluto farmi una sorpresa e, testardo e permaloso com’è, non ho potuto rifiutare.

Ci sediamo ad un tavolo, piccolo e rovinato, ed ordiniamo due Whisky Incendiari.
“Allora, come è andata oggi?” Gli chiedo, mi piace sentire i racconti della sua quotidinità.
“Bene dai, ho mangiato solo un po’ di pasta.”
“E hai dovuto mescolarla da solo?” Gli chiedo con finto stupore. Non gli piace mescolarla da solo, non ha la pazienza di farlo con calma e così la pasta finisce per uscirgli tutta dal piatto.
“Certo che l’ho mescolata da solo, sono fortissimo ed impavido.”
“Non hai mangiato nemmeno un dolcetto?” So quanto è affezionato al dolce a fine pasto.
“No, niente dolce, infatti adesso sto proprio soffrendo, mi sento quasi malato.” Mi dice ironico, tirando su col naso, fingendo di avere il raffreddore.
Il cameriere ci porta i nostri Whisky, lo ringraziamo ed io ne approfitto per darmi un’occhiata attorno. Ci sono dei piccoli oggetti, grossi come una scatola da scarpe, per intenderci, pieni di nastri che ruotano, ingranaggi che rumoreggiano o cilindri che si muovono. Chissà a che cosa servono, vorrei tanto chiederlo al cameriere, ma ha un’espressione molto triste, ho paura che mi risponda male. Così lo chiedo alla mia dolce metà, se ha deciso di stare con me vuol dire che ha deciso di non annoiarsi mai delle mie domande.
“Secondo te a cosa servono quelle cose?”
“Non lo so” risponde contemplandole “forse sono dei Sensori, o delle Passaporte da attivare all’occorrenza, magari in caso di grandi raduni in questo pub.”
“E chi si riunirebbe in questo pub?” Gli dico abbassando la voce, non voglio trovarmi strani insetti nei bicchieri.
“Qualche appassionato di ragnatele? Piacciono anche a te, eh.”
“A me piacciono sui vestiti, non sui muri.” E poi mi viene in mente il discorso della Preside, prima o poi dovrò dirglielo, chissà cos’altro prevedere il piano della McGonagall, è giusto che lui sappia, e così decido di riferigli tutto.

“Praticamente dovete agire in segreto, scovando Magia Oscura per conto vostro senza sapere bene quello che state facendo? Non funzionerà mai.” Ed ecco il suo lato pessimista che esce in tutto il suo splendore.
“Esattamente, aggiungendo anche, però, che siamo competenti in ciò che facciamo, e che le nostre competenze e l’espe…”
“Scusate signori, stiamo chiudendo, devo chiedervi di pagare.” Mi interrompe il cameriere di prima in modo sgarbato.
Gli do le sei Falci per i Whisky e ce ne andiamo, dopo esserci lanciati uno sguardo d’intesa, che più o meno significava “Ci lamenteremo di lui a casa, davanti a qualcosa da sgranocchiare”. O almeno, spero che qualcosa da sgranocchiare faccia parte dei nostri piani.

“Lì non ci torniamo più.” Dice lui, con mio sollievo, non mi è proprio piaciuto come posto.
“Come desideri mio dolce tesoro.” Lo chiamo così a mo’ di presa in giro, non perchè quello sia il suo abituale appellativo, di solito lo chiamo Remmy. “Vuoi qualcosa?”
“Te lo stavo chiedendo io, patate?”
“Ottima idea.”

Una volta pronta mi siedo sul divano con lui, noto che si è fatta una certa ora, vorrei tanto andare a riposare, sono così stanca… Però mi fa piacere avere questo tempo per stare con lui, a chiacchierare un po’, a raccontarci la nostra giornata.
“Ci facciamo una doccia dopo? Questa è più grande di quella di prima, è più grande.” Propone lui.
“E più comoda.” Gli dico con fare ammiccante.

E il resto è storia, come si suol dire.

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Capitolo 7
*** Il mio appuntamento al buio ***


Finite le mie lezioni del martedì (fortunatamente nell’ultima ora ho avuto quelli del Sesto che oggi erano particolarmente tranquilli) la McGonagall mi manda a chiamare da una piccolissima ragazzina del Primo di Corvonero.
Raggiungo il suo ufficio. Elfo Domestico , il gargoyle di pietra si sposta e la scala inizia a muoversi.
La porta è già aperta, quindi indugio un po’, prima di entrare, sento dei rumori come di pianto; una bambina sta piangendo.
“Professoressa, voleva vedermi?”
“Si si, certo.” Mi risponde, continuando a consolare la giovane creatura. “Temo che sia arrivato il momento. Qualcuno ha messo in circolazione questo… Aggeggio. Non sappiamo come sia entrato nella scuola, né che cosa sia, e questa studentessa è troppo agitata per riuscire a parlarcene.”
Ho sempre fatto colpo sui bambini, forse perchè in certi aspetti siamo molto più simili del dovuto. Così mi avvicino alla ragazzina e le chiedo il nome. “Eleanor” mi risponde, riuscendo a smettere di piangere per un attimo. “Eleanor Brandstone”
“Ciao Eleanor, sai una cosa? Presto ti porterò in infermeria, te lo prometto, e lì potrai stare un po’ da sola, o con i tuoi amici se preferisci, sei esentata dalle lezioni per domani. E’ d’accordo Preside?” La McGonagall mi risponde con un leggerissimo cenno di approvazione, questo mi fa pensare di star facendo un buon lavoro. Così continuo, nel cercare di rassicurare Eleanor; chissà che questo mi faccia entrare un po’ di più nelle grazie della Preside. Mi piace questo lavoro, voglio tenermelo stretto.
“Vuoi provare a parlare con noi? Possiamo aiutarti.” Al che la bambina inizia a scuotere la testa, piano piano, ma con decisione. “Sei sicura? Non c’è niente da temere, credo che tu sia nella stanza più sicura di tutto il Castello, qui non c’è assolutamente niente di cui aver paura.” E qui, forse le mie parole iniziano a fare un certo effetto anche sulla giovane studentessa oltre che sulla Preside, perchè inizia a frugarsi nel mantello, in cerca di qualcosa.
Fruga, fruga, fruga e ne esce una rivista, tutta sgualcita e arrotolata, come se fosse passata di mano in mano. Guardo la McGonagall, per sapere cosa fare e lei mi sussurra di continuare.
Srotolo la rivista e mi ritrovo faccia a faccia con una vecchissima fotografia di Lucius Malfoy, quando ancora era un giovane uomo dalle ardenti speranze. Attorno alla sua fotografia ci sono alcuni titoli, che mi mettono i brividi.
Come riconoscere un Sanguemarcio in 4 facili passi
8 Tendenze Purosangue per il Mago di Classe
5 Oggetti che tutti i Purosangue dovrebbero possedere
9 Idee che ti motiveranno a non diventare amico dei Babbani
6 Purosangue che amiamo
10 Domande che dovresti porti prima di parlare con un Magonò
7 Segreti per sembrare un Purosangue
La risorsa che non sapevi di avere per diventare un Purosangue DOC
I segnali Irriconoscibili che puoi inviare ad un Purosangue per farti aiutare nella caccia al Babbano

Rimango per un poco come Pietrificata dopo aver letto quelle parole. Com’è possibile che qualcuno scriva un giornale del genere. I numeri del Purosangue Si chiama. Ma davvero? Sfoglio qualche pagina, per controllare che non sia tutto uno scherzo e poi lo passo alla Preside, che domanda: “Sei in grado di andare da sola in infermeria?” Eleanor annuisce e se ne va, un po’ tremate. “Ma cos’è questa storia?”
“Non ho nemmeno mai sentito nominare questo giornale. Chi mai farebbe una cosa del genere? E soprattutto, chi mai la darebbe al proprio figlio da portare con sè a scuola?”
“Mi creda, ci sono genitori che ne darebbero anche una doppia copia al figlio, fieri come sono.” Mi risponde con sguardo corrucciato. “E’ di questo che stavo parlando l’altro giorno, i Mangiamorte esistono ancora e questa… Rivista è solo il primo dei nostri problemi.” Si avvicina alla scrivania. “Dolcetto?” Ne prendo uno. “Credo che il loro piano sia quello di indebolire dall’interno le persone più sensibili: i ragazzi. Facendoli diventare insicuri di sè e della propria famiglia li spingono a cercare qualcos’altro a cui aggrapparsi.” Mi dice sfogliando il giornale. “Li spingono a cercare una nuova famiglia.” Alza lo sguardo e solleva il giornale, facendomi così vedere una foto di,a quanto pare, Purosangue, felici e che si abbracciano, come, appunto, una famiglia.
“E come si può combattere una cosa del genere?”
“Non a caso ho richiesto l’aiuto di tutto il corpo insegnati.” Mi risponde alzando un sopracciglio, facendomi sentire un po’ scema.
“Effettivamente...” Cerco di concentrarmi per trovare una soluzione, un qualcosa per risolvere questo problema.
“Sarà una cosa su cui riflettere, manderò un gufo a tutte le persone coinvolte. Mi aspetto dei cambiamenti quest’anno. Non l’anno prossimo o tra dieci anni. Quest’anno.”

Conclusosi quella conversazione, avrei preferito che non fosse mai avvenuta. Arrivare e colpire quelli che dovranno andare a costituire il nostro futuro. Non avrebbero potuto fare cosa peggiore.
Vado nel mio studio, raccolgo le mie cose e vado subito a casa, ho bisogno di mettermi a pulire e sistemare, per distendere i nervi e pensare. Chissà che magari mi venga un’idea inaspettata.
Tornata a casa sento un buon profumo di cannella, uno degli ingredienti più magici del mondo, per me. Altro che Zanne di Serpente e Bacche di Vischio. Cannella!
Il mio dolce Remmy ha deciso di provare a cucinare dei piccoli panini alla cannella. Aiuto.
“Mi sono scottato.” Mi dice con un faccino tristissimo.
“Ma tesoro” gli rispondo con un sorriso che mi parte direttamente dal cuore “che hai combinato?”
“Volevo farti una sorpresa…” Sussurra con un’aria colpevolissima.
“Ci sei riuscito.” Concludo con un bacio.

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Capitolo 8
*** La mia morsa sacrificale ***


Certo, forse non era stata proprio una bella idea. Il coraggio, la spavalderia che mi avevano animato durante la discussione con gli amici, quel crescendo di urla e di risate che era culminato nella scommessa, ora mi appariva eccessivo, una stupida ostentazione.
E ora eccomi qui, sola, al buio, infreddolita nel lungo mantello, a vagare nel villaggio solitario in cima alla collina. "Fino alle prime luci dell’alba” diceva la scommessa, ed era solo da poco trascorsa la mezzanotte.

Durante il pomeriggio successivo decisi di prendermi la sera per uscire coi miei colleghi visto che Remus aveva organizzato un’uscita coi suoi amici.
Così, finite le lezioni, me ne torno a casa in tutta fretta e la sistemo, in modo da non doverlo poi fare quando tornerò più tardi.
Mi faccio una doccia e metto un vestito carino, uno che avevamo comprato insieme, io e Remmy, qualche tempo fa.

E qui torniamo alla scommessa. Presa dal momento, dalle risate, dal calore confortante dei Tre Manici di Scopa, accetto di rimanere al villaggio sino, appunto, alle prime luci dell’alba. Anzi, lì per lì mi sembrava una bellissima idea per godersi la notte, le stelle, la calma. E così, una volta uscita dal pub mi dirigo verso il limitare del villaggio, sulla collina dal verde prato morbido, in modo da trovare un posto comodo nel quale sedermi un po’, aspettando che le vie si svuotino.
Dopo un frusciare di mantelli, voci e suoni, rimango finalmente sola. Finalmente è la parola giusta, però? Inizio quasi subito a sentire degli strani rumori, che quasi davo per scontato di dover sentire.
Poi piano piano quei rumori si trasformarono in voci, voci maschili.
Automaticamente mi guardo attorno, in cerca di un riparo, e cerco di fare il minor rumore possibile.
Trovo una siepe abbastanza grande da nascondermi e mi ci ficco a tutta velocità, rimanendo impantanata nel fango e incastrata nei rami pungenti.
“Te l’avevo detto io che era una buona idea, a quest’ora non c’è mai nessuno.” Dice una voce.
“Si si” risponde l’altro, impaziente “adesso andiamo pevò, non abbiamo tanto tempo.” risponde l’altro, con una pesante erre moscia
E così dicendo si avviarono per la strada, andando verso I Tre Manici di Scopa.
Eccomi al sicuro posso rilassarmi un po’, stando in questa posizione mi è venuto il mal di schiena.
La curiosità uccise il gatto diceva quello là. E infatti prima o dopo la mia curiosità mi farà uccidere. Contro ogni logica, ma decisamente a favore di coloro che mi hanno chiamata stupida mi metto a seguire, a distanza, ovviamente, i due signori.
Arrivano indisturbati sino alla porta dal pub, sussurrano un incantesimo che non riesco a sentire ed entrano. Per fortuna che non ci sono le tende alle finestre, così posso seguire i loro movimenti senza dover entrare nel pub.
Uno dei due, quello più grosso, solleva la bacchetta, con un gesto molto rozzo, facendo sparire tutti i tavoli e le sedie. “Ottimo colpo Eatsgain.” Si dice da solo, sorridendo al compare incappucciato. Poi con un altro movimento brusco della bacchetta comparvero due strani macchinari, di cui non conosco l’utilità. “Forza, stampiamo e andiamocene.” Così dicendo l’altro si abbassa il cappuccio, scoprendo così dei lunghi capelli rossi e uno sguardo smarrito. Tira fuori la bacchetta e i due colossi al centro della stanza iniziano a sbuffare ed agitarsi, muovendosi in modo ripetitivo e così capisco che quelle sono due grosse stampanti editoriali. E’ qui che nasce I Numeri del Purosangue.
Approfitto della distrazione dei due, che sono andati sul retro in cerca di qualcosa da bere, per intrufolarmi dalla finestra e nascondermi dietro al bancone. Sono sicura che mi verrà in mente qualcosa.

Dopo diverse ore, a quanto pare, tutte le copie sono pronte per essere distribuite, come le mie gambe, a forza di stare piegata a terra credo di non essere più in grado di distenderle. Potrei distriburle un po’ qui, un po’ là, tanto credo che a me non servano più.
“Perfetto, il nostro lavoro qui è finito. Hai visto l’articolo sull’origine delle famiglie Pure?” Chiede Eatsgain.
“No, lo sai che non mi intevessano queste cose, sono Mezzosangue io, cevca di vicovdavtelo.”
“Me lo ricordo si, ma tu cerca di non farlo sapere agli altri, non sono tutti buoni come me. Anzi dovresti proprio tenerne una copia anche tu, cerca di non sembrare un traditore del tuo sangue.” Così dicendo gli getta una copia, che l’altro afferra al volo. “Io esco, sistema tu.”
“Sistema tu, sistema tu. Pevchè mi tvatta sempve così!?” Dice a bassa voce il rosso una volta che il suo compare è uscito, lanciando la rivista addosso al muro sul quale sono appoggiata io, facendomela cadere in testa.
Con immane sforzo cerco di trattenere un grido di dolore, mi ha colpito proprio col suo durissimo dorso fresco di stampa. Che male.
“E’ successo qualcosa?” Si affaccia il grosso.
“No, no.” Mente. Fa sparire tutto, risistema i tavoli al suo posto, sempre con un gesto della bacchetta e se ne va, sbattendo la porta.

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Capitolo 9
*** Le mie vanterie a letto e oltre ***


Oggi, 27 Ottobre, è giovedì e il mio ragazzo ha la giornata libera, infatti anche lui ieri sera è tornato tardi, quasi di corsa, nella nostra piccola casa al numero 19, in una delle vie più antiche del paese.
Ero a casa ad aspettarlo da qualche minuto, tutta agitata: avevo appena assistito a qualcosa che non avrei dovuto vedere e qualcosa dentro di me non voleva placarsi. Identifico quel qualcosa con una sensazione di nervosismo, misto a tensione, misto a paura. Paura di che, poi?
“Ciao.” Mi saluta lui, chiudendosi la porta alle spalle. Preferisce Materializzarsi, il lieve calore della Metropolvere non fa per lui, se può scegliere un’alternativa.
“Ciao” lo saluto di rimando “non indovinerai mai cosa è successo.” Gli dico agitandomi, il solo parlarne mi fa tornare tutta l’agitazione che con tanto impegno avevo provato a scacciare. “Ti avevo parlato del Purosangue, no?” Cenno di Remus. “Ecco, questa sera ho visto dove lo stampano, non puoi immaginare, ero nascosta, c’erano due Mangiamorte che parlavano, il buio, i macchinari, e… E… ”
“E siamo rimasti lì a spiare le altre persone?”
“Persone!? Altro che persone, quelli stanno intacc-” e mi interrompe con un lieve abbraccio. Credo che sia proprio l’unico modo per zittirmi. Per fortuna che le altre persone non lo sanno.
“Che ne dici di stenderci un po’? Sono stanco e sono sicuro che domani è una giornata migliore per un Abbey-Racconto.” Ok, capisco la sua stanchezza, non insisto.
Chiudo le finestre e lui si mette il pigiama, metto il pigiama e lui si lava i denti, io mi lavo i denti e lui s’infila nel letto.
Lo raggiungo e spengo la luce, effettivamente sono davvero stanca anche io, non vedo l’ora di chiudere gli occhi e riposare un po’.
Dopo qualche minuto mi chiama a sè, tirandomi per la maglietta, così un po’ rotolando, vado verso di lui e mi metto sul fianco sinistro, in modo da averlo comodo comodo per qualche bacio della buonanotte.
Iniziamo a baciarci, tutti e due un po’ stanchi, ma non per questo con meno voglia di amarci.
Inizia ad accarezzarmi lungo tutto il corpo, facendomi sentire un calore dolce, morbido. Anche le mie mani si muovono lungo il suo, ho bisogno di poterlo toccare di più. Mi sollevo sulle ginocchia e gli sfilo la maglietta; finalmente lo sento, sento il suo petto caldo sotto le mie mani bramose.

Anche se mi sembrano passati solo cinque minuti da quando, sorridenti, ci siamo addormentati l’uno vicino all’altro mano nella mano, è già arrivato il momento di andare a scuola.
Entro nel camino, lascio le mie cose nello studio e scendo le scale, incontrando studenti, insegnanti, fantasmi… E anche Sir Nicholas. “Salve.” Mi dice con la sua voce aleggiante.
“Salve Sir Nicholas, come sta?”
“Oh bene, bene. Ieri sera il signor Binns è venuto da me.” Bisbiglia nella mia direzione. “Davvero? Dici che si è reso conto di essere…” Morto? Non voglio dire ad un fantasma che è morto. Sembra maleducato…
“Defunto? Ah si, credo di si. Mi ha fatto tante domande: cosa mangiamo, dove dormiamo, se dormiamo… Un mucchio di domande. Credo che abbia bisogno di qualcuno, ma, aimè, io ho molti impegni. Infatti la saluto, signorina. Arrivederci.”
Lo guardo andarsene, tutto fiero nella sua gorgiera. “Non mi dia del lei, mi dia del Sua Altezza Reale” dico tra me e me. Dovrebbero esserci tante persone attorno a me quando faccio queste battute, dove sono i miei applausi?

Oggi ho una doppia lezione con quelli del Primo, voglio provare a parlare con Eleanor e Owen, il ragazzino che è stato preso in giro per avere il padre babbano.
Mi avvicino a lei, per prima, dopo aver assegnato un capitolo da leggere. “Come stai? Madame Pomfrey ti ha dato qualcosa?”
“Si, professoressa. Sto bene.” Risponde, non alzando lo sguardo oltre il mio ventre.
“Ti va di venire nel mio ufficio dopo le lezioni?”
“E perchè?” Dice, brusca. “Non ci voglio parlare con lei, e con nessun’altro. Io non sono Pura.” Aggiunge con la voce spezzata dall’emozione.
“Dopo le lezioni, vieni da me.” E ripeto lo stesso invito a Owen, non voglio disturbare tutta la classe con pianti e urla isteriche. C’è un problema, si, ma bisogna mantenere la calma.

Mi raggiungono entrambi finite le lezioni, non credevo che lo avrebbero fatto, allora esiste davvero qualcuno che rispetta la mia autorità. Che cosa nuova…
Inizio spiegando loro che non ci sono mai state davvero delle famiglie Pure, e che se anche ci fossero non è comunque sinonimo di migliori. Loro non hanno niente per cui vergognarsi e nemmeno le loro famiglie, non devono arrabbiarsi coi genitori o, peggio ancora, con sè stessi. E’ bello essere diversi, è bello essere un po’ tutti fantasia.
Con un braccio cingo le spalle di Eleanor e piano piano la bambina solleva lo sguardo dall’acqua. Owen sedette accanto a lei, e tutti e tre restiamo tranquilli, sulla riva del Lago Nero, nel sole del pomeriggio.


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Era mia intenzione inserire delle scene erotiche all’interno della storia, devo essere sincera, ma arrivata al momento di scriverle mi sono come “bloccata”. Non sono del tutto sicura di voler far prendere “questa” piega alla storia.
In ogni caso, è una cosa che non sono ancora sicurissima di voler fare, almeno in questo capitolo. Nei prossimi, magari… Perchè no? ;)

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Capitolo 10
*** Il mio mentore ***


Quello che provo ora è un grande senso di soddisfazione. I due ragazzini sembrano felici, forse hanno davvero afferato il senso delle mie parole, o per lo meno per un paio di giorni si sentiranno un po’ meglio.
Adesso è il momento di andare dalla preside e raccontarle quello che ho visto, che dopotutto non mi preoccupa nemmeno così tanto: so che lei ha una soluzione giusto giusto nella tasca del mantello. Perchè non dovrebbe essere così?

Mi avvio verso il castello, dopo aver raccomandato ai ragazzi di stare attenti, e giungo in fretta nell’ufficio della McGonagall. Fortunatamente la parola d’ordine è sempre la stessa.
Le racconto tutto quello che ho visto, con tanto di particolari e commenti personali. Sempre con la mia convinzione che comunque non c’è niente di cui preoccuparsi: lei risolverà tutto senza il minimo problema. No?
Finito il mio luuungo racconto, mi guarda. “Come facciamo a trovarli?”
“Non ne ho la minima idea, da quello che ho capito continuano a spostarsi, appunto per evitare di essere trovati.”
Al che la preside si alza e cammina un po’ per la stanza, raggiungendo la finestra. “Non c’è un modo per contattarli? Un modo per mandargli delle foto, dei commenti, delle lettere, qualcosa?”
“Potrebbe essere!” Le rispondo illuminandomi: ecco la soluzione, lo sapevo che eravamo in buone mani.
“Ma dove la troviamo quella rivista? Non possiamo fermare tutti gli studenti e chiedergli di vuotare le borse.”
Ci penso un per un po’, penso al modo di trovare una delle riviste senza ricorrere alle perquisizioni (Filch ne sarebbe felicissimo, eh, per carità), pensando addirittura di intrufolarmi in un dormitorio e spulciarlo tutto in cerca di quel maledetto Purosangue.
Poi mi viene in mente. “Ma certo, che stupida che sono. Si ricorda di quando il Mangiamorte rosso mi ha tirato in testa una copia? Ecco, l’ho tenuta, ce l’ho nello studio!”
“Bene, allora vai a prenderla e guardala bene.” Così dicendo mi fa cenno di andare, segnando così la fine della conversazione.

Fuori dal mio studio incontro una ragazzina con addosso la divisa di Serpeverde. Mi guarda con ostentata sfrontatezza, quindi capisco che è proprio me che aspetta. “L’ho vista prima, sa? Con quei due sanguemarcio. I miei genitori avevano ragione su di lei, quando gli ho mandato un gufo dicendo che non ci ha ancora fatto fare nessun veleno mi hanno detto che non dovrebbe insegnarci una materia così importante.” Mi dice con un ghigno.
La guardo. Non capisco perchè mi stia dicendo questo. “I tuoi genitori sono insegnanti di Pozioni?”
“No.” Mi risponde con un ghigno, come se pensasse di averla vinta lei.
“E tu, sei un’insegnante di Pozioni?”
“No. Ma…”
“Bene, allora se desideri avere dei compiti aggiuntivi e delle ore di lezione extra per me, che sono l’insegnante di Pozioni, non c’è alcun problema.Voglio per domani mattina venti centimetri di pergamena per ogni veleno che riuscirai a trovare nella biblioteca. E che non siano meno di quindici” Concludo entrando nel mio studio e chiudendomi la porta alle spalle.
Bene, è il momento di dedicarsi alla rivista. La sfoglio in lungo e in largo, ma non trovo assolutamente niente che possa sembrare un contatto, un indirizzo… Un modo di comunicazione con la rivista. E così mi viene l’idea.
Vado sino alla guferia con un pezzo di pergamena in mano, ci scrivo il mio messaggio e lo chiudo, indicando come destinatario “I Numeri del Purosangue”.
Ho appena inviato la mia candidatura per scrivere degli articoli per loro.

Torno a casa, finalmente, dove mi aspetta un gufo tutto spelacchiato. “Grazie” Gli dico porgendogli un biscottino. Non sono una che resiste alle tentazioni offerte dagli animali, per me sono tutti dei bambini che hanno bisogno del mio amore. Non hanno bisogno di me? Bhè, sono sicura che me lo diranno se è così.
Preparami una torta per stasera, per favore, è il compleanno di mio padre (me ne ero dimenticato). Arrivo per le otto emmezza.
Otto emmezza? Ma sono le sette e venti!
Quell’uomo… Quell’uomo… Ogni tanto mi fa saltare i nervi, ma proprio che saltano di cinque metri in altezza.
Lancio il mantello sul divano, mi tolgo le scarpe, mi lavo le mani e cerco di preparare dei piccoli dolcetti a forma di zucca (i miei dolcetti preferiti) in tutta fretta.

Ed ecco delle Cioco Zucche con Super Sorpresa pronte appena in tempo per il ritorno di Remus. “Ciao tesoro, che profumo. Andiamo?”
“Si certo, mi cambio e arrivo.” E allora di corsa anche in camera che bisogna correre via. Speriamo di bruciare calorie, almeno.
Torno in cucina e ci sono solo cinque Zucche e un Remus con la barba piena di cioccolato colante. Lo guardo accigliata, con le mani sui fianchi. Mi manca solo il matterello in mano e poi mi sento la perfetta massaia. “Tanto siamo in cinque questa sera, no?” Tenta, facendo quel suo faccino innocente che sono sicura avrà usato anche tante volte da bambino, per sfuggire le sue punizioni.
Come un’allocca ci casco. E che devo farci? Resistere a quegli occhioni lì?
Mi aggrappo al suo braccio e ci ritroviamo a casa dei suoi genitori, che possiamo definire come un “Perfetto Cottage di una Perfetta Famiglia”, e credo di aver detto tutto. Che invidia che mi fa la loro casa… Eh, che ci vogliamo fare? Il tempo passa per tutti e Remus ha un solo fratello con cui dividerla; senza augurare la morte a nessuno.

La serata per fortuna passa in fretta, rimaniamo lì un po’ a cincischiare, guardiamo la tv nel dolcissimo torpore frutto dei forni accesi, e mangiamo di tutto e di più.
Mi viene però un po’ il panico nel vedere un gufo arrabbiatissimo guardarmi dalla finestra. Che faccio? Devo aprire io? Ma non è casa mia, sembro maleducata se ritiro la loro posta?
Alla fine, fortunatamente è suo fratello ad alzarsi, mettendo fine ai miei dubbi interni. “Abbey McDougall. E’ per te.” Mi dice porgendomi la piccola lettera sgualcita.
La leggo in fretta, sentendomi gli sguardi di tutti addosso e cerco di non farmi prendere dal panico.
Sono stata accettata in prova come nuova giornalista del Purosangue. La prossima riunione si terrà lunedì, dopo mezzanotte in un luogo che mi verrà comunicato lunedì mattina.

Dopo una spiegazione veloce, e bisbigliata, a Remus di tutta la vicenda aspetto di rimanere sola con lui per mandare un Patronus alla preside. “Hai intenzione di andarci?” Mi chiede.
“Per forza, sarebbe una buona opportunità per capire le loro intenzioni e portare informazioni dalla nostra parte.”
“Non ti permetterò di andarci da sola.” Non lo avevo mai sentito pronunciare qualcosa di questo tipo, nè con questo tono autoritario, quasi protettivo. A questo punto vale davvero la pena di rischiare la vita tutti i giorni mi dico, ammiccante.
“E come vorresti fare? Vorresti essere trasfigurato in una teiera e venire con me in borsa?”
“Qualcosa del genere, tu lasciami parlare con un mio collega e ved-”
“Aspetta, ho un’idea! Tu lasciami fare, e ci andremo insieme a quella riunione.”
I suoi tornano in cucina, con un dolce gigantesco tra le braccia. Al che le mie Cioco Zucche con Super Sopresa fanno una specie di versetto smorzato che più o meno significa “Ma perchè è così grande?”.

Mangiamo dolce e dolcetti, caffè e caffetti. E prendiamo anche la via di casa.
A questo punto della serata non vedo l’ora di mettermi sotto le coperte e di fare tanti bei sogni rilassanti.

La mattina dopo mi alzo, vado in bagno a prepararmi e scendo a preparare la colazione.
Dopo un po’ mi raggiunge anche Remus, che, un po’ stranito, mi domanda: “Ma davvero ti vuoi intrufolare in un gruppo di Mangiarmorte?”
“Detto così sembra un po’ brutto, diciamo che vado a dare un’occhiata, ecco.” Il suo pessimismo matutino ormai è appeso alla caldaia con una calamita. Però c’è da dire che questa volta, per lo meno, è un po’, lievemente, giustificato.

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Capitolo 11
*** L'errore del mio ragazzo ***


L'amore è... Una cosa fortissima.
Una cosa che ti fa fare anche partecipare ad una riunione di Mangiamorte.

Come promesso questa mattina mi è arrivato il gufo col messaggio. La riunione sarebbe stata dopo la mezzanotte all'Orniblues, raggiungibile tramite camino.
Dopo aver letto il messaggio il panico mi prende, deciso a non lasciarmi più.
Soprattutto perché, nonostante io ci abbia pensato a lungo (e anche in largo) non mi è venuta in mente nessuna idea per portare con me Remus.
Ho pensato ad ogni pozione, ogni incantesimo, ogni tutto... Ma, colpa forse l'agitazione, non sono riuscita a trovate niente di sicuro.

Trascorrono le ore di lezione, ma ancora non riesco a trovare una soluzione. Cammino tra i banchi durante una doppia lezione con quelli del quinto di Corvonero e Serpeverde quando ad un certo punto sento un fischio fortissimo ed una pozione mi esplode in pieno viso. "Zabini le manda i suoi saluti." Mi dice con impertinenza Montague, il presunto fidanzatino della ragazzina che ha voluto farmi sapere la mia incompetenza l'altro giorno.
"Ah, mi manda i suoi saluti? Bene. Sarà contenta di sapere che il suo ragazzo ha sprecato un'ottima abilità come pozionista per far reagire due ingredienti in modo che l'insegnante venisse colpita." Sono così nervosa, devo trovare un modo per costringere Remus a rimanere a casa questa notte e i miei alunni si mettono a vendicarsi.
Mi pulisco con un gesto della bacchetta, e passo oltre, non ho tempo per questo.
Fortunatamente il resto della giornata passa senza altri gesti eroici. Ed io non ho ancora trovato niente per non coinvolgere Remmy.

Torno a casa e lo trovo lì attendermi. "Ciao, senti, davvero... Non puoi venire staresera. Pensavo di riuscire a trovare un modo, ma non mi è venuto in mente niente. Niente!"
"Vuoi andare da sola?" Mi chiede calmo. Comprende perfettamente che so quello che faccio.
"Si, per favore. Non voglio che tu venga coinvolto. Vado là, do' un'occhiata e me ne vado. Vedrai, non succederà niente."
"Non c'è bisogno di convincermi."
Cerco di capire se davvero è d'accordo con quello che gli ho detto, ma come al solito è restio a parlare dei suoi sentimenti.

E così niente, dopo aver passato la serata ognuno un po' sulle sue, lui un po' arrabbiato per quello che gli ho detto ed io preoccupata a morte. Sembra che io sia nata solo per affrontare questo momento.
Momento che non tarda nemmeno tanto ad arrivare.
Saluto Remus, che è ancora un po' arrabbiato con me, e vado.

L'Orniblues si presenta un po' come un vecchio locale, un po' polveroso, con le vetrate colorate.
Un paio di Mangiamorte si alzano e mi accolgono, sgarbatamente. "Siediti." Mi dice uno. "Parola d'ordine."
"Animagus cacciatore." Gli rispondo con la voce più ferma che riesco a tirar fuori da me.
"È quella giusta." Dice quello che mi ha invitata a sedermi, rivolto agli altri. "Perché sei qua?"
"Sono... Bhè... Non lo so. Sono una brava pozionista e conosco delle persone... Posso..."
"Posso che cosa?"
"Non abbiamo bisogno di lei, liberiamocene." Sbotta il Mangiamorte grasso che avevo visto a I Tre Manici di Scopa.
"No no, io posso aiutarvi." La mia bocca parla da sola, tentando di attingere alla più basilare sopravvivenza. "Posso scrivere articoli per voi, articoli di ogni genere."
Di quello che successe poi nei minuti successivi ricordo poco e niente. Solo dolore e buio. Un'esplosione forse, delle urla.

Mi sveglio, non so dove sono. Mi sento tutta... Come se fossi stretta in un tubo, immobilizzata.
Mi raggiunge una signora, con fare rassicurante mi dice che sono finita al San Mungo e che ho bisogno di stare ferma e a riposo. Cerco di chiederle da quanto sono lì, cosa è successo, e chiedo di poter avvisare il mio ragazzo, lui deve sapere, deve vedere, deve... "È stata colpita dalla maledizione Crociatus, è questo tutto quel che sappiamo."

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Capitolo 12
*** Il mio eroe ***


Mi sto adattando ai ritmi dell’ospedale.
Colazione, passeggiata per i corridoi, pranzo, visite, cena e riposino.
Ho provato a mandare tre messaggi: a casa, al lavoro e persino a dei colleghi di Remmy per fargli sapere ciò che è capitato, ma non mi ha risposto.
Minerva ha sospeso le mie lezioni, cosa che certamente non ha ferito i miei ragazzi. Chissà cosa faranno nel tempo libero.

Col passare del tempo mi tornano in mente anche certi dettagli che prima non ricordavo.
E ora che arriva la sera inizio a pensare che fosse Rem stesso ad aver provocato l’esplosione che ho sentito prima di svenire.
Perché, ciò che ricordo è che stavo cercando di spiegarmi, o perlomeno di trovare il modo di non farli sospettare di me e le cose verificatesi dopo sono, nell’ordine: forte dolore, esplosione, ospedale. Non è che il mio ragazzo ha deciso di fare l’eroe? E’ la spiegazione delle mancate risposte?

Ok, bene. E’ il momento di andare. Afferro le mie cose e mi precipito all’esterno, ignorando i vani tentativi di fermami.
Ad Hogwarts la vita non si è certo fermata per colpa della mia assenza, bene così, mi serve di parlare con la McGonagall.

“REMSTTATRAPT!” Grido spalancando la porta.
La McGonagall si gira decisamente scocciata. Mi osserva per capire se fossi per caso impazzita. “Si sieda e si rilassi.”
Ascolto il consiglio, mi siedo e ripeto: “Il mio ragazzo è stato rapito! Ha cercato di salvarmi dai Mangiamorte.”
“Ne è certa?” Mi chiede con molta calma.
“Certo che sono certa. Era là.” E le spiego ciò che mi ricordo. Lei mi lascia parlare liberamente, dicendo che avrebbe mandato persone fidate a cercarlo. “Lei di certo non si allontana dal castello. Vada in infermeria.”

Senza tanti ripensamenti faccio ciò che mi è stato detto. Vado in infermeria con la certezza che la preside avrebbe fatto ogni cosa per aiutare Rem.
Arrivata davanti alla porta dell’infermeria però, mi volto, certa delle mie idee.
Cammino a passo svelto, ho bisogno di sapere, di mettere fine alle mie perplessità.
“Professore, ha da fare?” Chiedo al signor Binns. Ormai mi ritrovo a parlarci molto, non me lo sarei mai aspettata.
“No, le lezioni sono finite.”
Senza tanti giri di parole, glielo chiedo. “Lei potrebbe saperlo se… Ecco, lei potrebbe sentire le persone che passano a miglior vita? Le persone che lasciano il nostro mondo, si possono avvertire?”
Come al solito il professore si prende diverso tempo prima di rispondere. Anche se, a dire il vero, mi farebbe piacere avere delle risposte immediate. “Non credo che ci sia il modo per sapere ciò che mi chiedi. Forse possiamo sent-” Lo interrompo, so cosa devo fare!
Mi precipito in direzione della soffitta di Sybill; l’insegnante di Divinazione potrà di certo darmi l’informazione che cerco. Se non andare oltre.
Salgo la scala a pioli con la massima velocità consentitami, e riverso le mie ansie addosso alla professoressa.
Mi versa del tè, cercando di mettermi a mio agio, sebbene la cosa non sia semplice; ci sono strani odori nell’aria. Odori davvero inebrianti. “Non potevi fare scelta migliore.” Mi dice con voce eterea. “La soffitta dove sei adesso, ne ha viste di previsioni.” Si alza a prendere la sfera di cristallo dietro di lei, la posa davanti a sè. “Vedo, vedo… Vedo violenza, vedo dolore e sofferenza.”
Così non va bene. “E poi, professoressa, cos’altro vede?” Anche la mia voce rallenta, deve essere contagioso.
“Oh, ragazza, oh.” Se solo parlasse a velocità normale… “Oh, vedo… Chi farà l’inaspettato.” L’inaspettato? Ma come l’inaspettato? Che significa? “Si, ragazza, vedo che ci saranno degli eventi tristi. Dopo la scomparsa della settimana scorsa ne vedremo molte altre.”
No no, devo andarmene. All’esterno. Respirare aria fresca.

Che voleva dire la Trelawney. Dolore? Sofferenza? Scomparse?
Ci saranno altre scomparse? E’ la prossima mossa dei sostenitori di Voldemort?

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Capitolo 13
*** La mia vecchia signora ***


Una settimana e tre giorni dopo le mie lezioni sono in pieno corso di svolgimento, è stato bello poter fare qualcosa, non passa attimo nel quale io non pensi a Remus. Chissà dov’è finito.
Al termine delle lezioni di oggi voglio andare a parlare con la McGonagall, so che se avesse scoperto qualcosa mi avrebbe mandato un gufo, ma ho bisogno di essere rassicurata.
Nel mentre cerco di fare il mio lavoro al meglio delle mie capacità mentali attuali, mi sento così scombussolata. E’ difficile ritrovarsi da soli nella casa in cui, sino a poco tempo prima, si condivideva tutto: dalla colazione, al letto la sera.
Ritrovarsi soli e per di più senza nessun tipo di preavviso.
Ci sono persone che continuano a mentirsi, dicendo che si, da soli stanno benissimo. “Non ho bisogno di nessuno”, “Meglio soli che mal accompagnati”.
E’ davvero così? O è una menzogna che continuiamo a ripeterci per non stare male?
Ecco, io non so stare sola, non fa per me. Ho bisogno di vedere, sentire, odorare un’altra persona. Se non sempre, almeno per la maggior parte del tempo nel quale sono sveglia.
E da tre anni a questa parte era stato Remus il mio punto fermo, erano state le sue braccia a tirarmi su dal mio baratro personale. E’ con lui che ho esplorato me stessa, è con lui che ho vissuto i miei viaggi più belli, è con lui che ho scelto di avere una famiglia tutta nostra.

Pensando e pensando, mi ritrovo già sulla via dell’ufficio della preside. Goblin Bancario.
“Salve, preside. Posso parlarle?” Le dico entrando piano piano.
Mi guarda di sottecchi, da sopra gli occhiali. “Immagino che voglia sapere se ci sono novità.” Fa una pausa. “Ebbene, non ce ne sono. Mi dispiace.” Aggiunge. “A questo proposito: mi segua.”
Senza aggiungere nient’altro si alza dalla scrivania ed esce dall’ufficio, si volta. “Allora? Viene?” La seguo.

Camminando arriviamo sino alla sua camera blindata, e ancora non ho capito dove vuole andare a parare. “Prego, andiamo anche nella sua.” Mi dice, con un tono che non era del tutto interrogativo. Era proprio un’affermazione, quasi un’ordine.
Andiamo, prelevo qualche Galeone, non sapendo bene perchè devo prenderli.
All’uscita della Banca mi dice: “Abbiamo messo alla ricerca di Remus i migliori maghi a nostra disposizione. Adesso noi non possiamo fare niente. E mi creda se le dico che la capisco. Quindi adesso mi segua e cerchi di non pensare.”
E queste parole? Le percepisco abbastanza vagamente, come faccio a non pensare a Rem? Mi è stato portato via e adesso chissà dove è rinchiuso!
Ma mi fido della preside, so che sa cosa sta facendo. Decido quindi di seguirla e non oppormi. Non ne avrei neanche le forze.

Nel corso della giornata tutto scorre ad una velocità impressionante, e tutto sembra sfuggirmi, come se non stessi davvero vivendo io gli eventi. Mi dice che Remus potrebbe “soltanto” essere sotto la Maledizione Imperius, o aver subito gli effetti della Maledizione Cruciatus. Al che mi vengono delle lacrime impossibili da rimandare indietro e così piango. Si, piango, in mezzo alla strada, piango.
A questo punto mi guida verso i Tre Manici di Scopa e ordina da bere per tutte e due. Mi dice che è meglio una di queste maledizioni piuttosto che la morte. “Non avrebbe alcun senso ucciderlo, lo potrebbero collegare a te, che sei all’interno del castello, che loro considerano fortezza inespugnabile. Bramano ancora il controllo sulle giovani menti, e questo è chiaro.”
E così finiamo per parlare di Remus, e lei mi lascia parlare, senza interrompermi e senza dare segni di impazienza.
Parliamo del suo passato, nel quale ha sviluppato la sua personalità. Parliamo della nostra vita attuale ed insieme. Le racconto un paio di aneddoti. Tipo quello di qualche settimana fa che ha deciso di portarmi a sentire un concerto dei Weird Sister ma non c’erano più posti e così mi ha portata a comprare libri al Ghirigoro.
Paghiamo ed usciamo.
Continuiamo la nostra passeggiata entrando in vari negozi, guardando le cose, parlando. E piano piano mi spunta un piccolo sorriso. Come ho detto: non sono fatta per stare da sola.
Certo, in fondo al mio cuore c’è sempre la preoccupazione di dove sia finito Remus, ma di certo la mia tristezza non lo aiuta a tornare a casa.
E adesso di questo ho la certezza, non ho bisogno di tornare dalla Trelawney (per fortuna, ho paura di quello che può succedere in quella sua soffitta, c’è un’aria troppo strana): Rem tornerà a casa.

Passeggiando l’una al fianco dell’altra torniamo al castello in silenzio.
Prima di salutarci lei mi rivolge un velocissimo sorriso, talmente veloce che credo di essermelo immaginato. “Torni domani, per un tè.” Mi dice, prima di voltarsi e andarsene.
Ah, allora è questo il lato che la preside nasconde?

Col cuore lievemente più leggero torno al mio studio, non sono ancora pronta per entrare nel camino ed andare a casa.
Mi siedo alla scrivania e prendo il mio notebook, iniziando a preparare le lezioni di domani. Quando un lieve bussare mi giunge all’orecchio.
“Professoressa, posso entrare?” Domanda Eddie Charmichael,
“Che succede? Hai qualche problema coi compiti?”
“No professoressa, volevo solo chiederle se poteva valutare la mia pozione. Mi aveva detto che potevo utilizzare la sua aula dopo le lezioni.” Mi dice, un po’ timoroso.
“Ma certo, entra pure.”
Al che la McGonagall in persona entra nel mio studio, con fare agitato. “L’hanno trovato. E’ in infermeria.”

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Capitolo 14
*** I miei due padri ***


Ok, prendo su tutto, alunno compreso e voliamo in infermeria.
Fortunatamente le porte sono già aperte, perchè altrimenti le avrei scardinate. O per meglio dire, mi sarei rotta il piede calciando i pesanti battenti di legno.
Corro dal mio amato, a tutta velocità e senza alcun ritegno. Sorrido, piango, gesticolo, balbetto. Quotidianità, insomma.
“E’ svenuto, crediamo che gli sia stato somministrato del Distillato della Morte vivente. Sto preparando la pozione per far-”
“Io ho preparato la Pozione Occhiopallato!” Così Eddie interrompe Madame Pomfrey. “E’ la pozione che sono venuto a farle vedere!”
Prendo la boccetta, sparo il tappo verso il soffitto, con gran disappunto della McGonagall, e verso la pozione nella bocca di Remus, che fortunatamente dopo qualche secondo apre gli occhi. “Non mi sento tanto bene.”
“Ma certo che non ti senti bene, brutto testardone, perchè hai voluto fare di testa tua?” E questo è solo l’inizio della mia lunga serie di insulti, conclusasi poi con una semplicissima frase di Rem.
“Vieni qui.”

Dopo aver fatto la pace con la mia dolce metà ricordo l’invito della Preside e così mi avvio verso il suo studio. Ho voglia di scambiare quattro parole con lei, mi è stata molto vicina in un momento in cui ne avevo davvero bisogno. Certe volte fatico molto a gestire le emozioni.
E’ facile farmi intristire; la sensibilità è una qualità utile, talvolta, mi rende empatica, comprensiva e compassionevole. Certo, ma a volte è esasperante.
Sono sempre in ansia quando devo fare tante cose in poco tempo, per non parlare delle tragedie ogni volta che devo prendere una decisione.
Questa cosa mi aiuta a riflettere più profondamente sulle cose, ma questo comporta che io vada facilmente in crisi.
Quindi, non sono affatto sorpresa che la sparizione di Remus mi abbia del tutto scombussolato i ritmi. Anzi, prevedevo una situazione più disastrosa e sono molto riconoscente nei confronti della McGonagall che ha abbassato le sue difese per aiutarmi, capendo la mia difficoltà.
“Lo sai cosa mi è successo una volta?” Mi chiede la Preside, versando del tè nella mia tazza. “Avevo conosciuto un bellissimo mago, Charlus si chiamava, e mi aveva invitato ad andare con lui al ristorante. Nel pomeriggio mi manda un gufo, dicendo che la madre aveva deciso di cucinare per lui, quella sera, e così aveva deciso di non uscire più.” Mi dice sfoggiando una delle sue migliori espressioni di massima serietà.
Per un attimo la guardo seria anche io, ma poi non riesco a trattenermi e scoppio in una breve risata. Breve ma intensa. Così lei mi sorride e si siede dietro la scrivania.
“Allora, come sta il suo ragazzo?”
“Si riprenderà, sta bene.” Mi guardo un attimo attorno, osservando lo studio. Adesso che la McGonagall mi ha preso un po’ in simpatia ha tutto un altro aspetto, sembra decisamente più amichevole. “Mentre Remus era ancora scomparso sono andata a parlare con la Trelawney. Mi ha detto che ci sarebbero state molte altre scomparse.”
Mi guarda di sottecchi, a metà tra l’esasperato e il compassionevole. “In momenti di difficoltà, tutti facciamo qualcosa di affrettato.” Risponde facendomi capire che insomma, non ha alcuna fiducia nei responsi della Trelawney.

Bevuto il nostro tè, torno da Remus, sperando che abbia qualcosa da raccontarmi su come sono andate davvero le cose.
“Sono stato trattenuto in una camera di una grande villa. Non so a chi appartenesse. Ho cercato di ascoltare qualche discorso, ma non riesco a ricordarne nessuno, credo di aver subito qualche Maledizione.”
“Non pensarci più, adesso andiamo a casa e ceniamo insieme. Ti va un po’ di pollo?” Non me la sento di tartassarlo di domande. Ne potremo parlare domani, con calma e poi riferirò tutto alla Preside.
Gli infilo le scarpe e lo sorreggo lievemente mentre andiamo nel mio studio. “Allora hai anche tu un posto nel quale creare confusione, eh?” Mi dice notando il caos della mia stanza di Hogwarts.
Ed ecco il mio secondo padre: il bisogno di pulire ed igienizzare ogni cosa nella nostra casa.
E’ qualcosa più forte di me, più forte di ogni istinto, più forte di ogni cosa.
E sono consapevole che questo, oltre al fatto di essere ipersensibile, è un fattore fondamentale della mia vita. Questi miei disturbi in qualche modo la governano, la guidano, proprio come due padri che si contendono i diritti sulla figlia. E in qualche modo mi fanno anche sentire protetta, come se conservando queste abitudini io possa avere sempre un punto fisso al quale rifermi.

Arriviamo alla Sala D’Ingresso per uscire dai confini di Hogwarts; Remus preferisce Smaterializzarsi.
Facciamo una Materializzazione Congiunta e arriviamo davanti al nostro cancello di legno e con sguardo terrorizzato ci guardiamo l’un l’altro, senza sapere cosa fare.
Il Marchio Nero troneggia sul nostro nido d’amore, immobile nella fredda brezza invernale.

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Capitolo 15
*** I miei quindici minuti ***


Quello che mi ferisce è il senso di impotenza che quel simbolo luminoso mi ha fatto crescere dentro.
Puoi avere paura, puoi andare nel panico, ma non puoi farci niente.

Senza appunto poter fare altro torniamo ad Hogwarts, l’unico posto che considero casa mia oltre alla mia vera abitazione.
Visto che è molto tardi e Remus ha avuto un giornata decisamente pesante lo accompagno nel mio studio, dove preparo un giaciglio improvvisato sul divano e lo lascio lì, a riposare. Intanto io vado nel solito posto dove trovar risposte: lo studio della McGonagall.
La preside però non si trova lì, forse dopo il nostro tè ha deciso di farsi una passeggiata o qualcosa del genere.
Non sapendo dove trovarla vado alla guferia e le mando un messaggio, dicendo quello che è successo e chiedendole se possiamo restare ad Hogwarts per un po’.

Tornando da Remus incontro il professor Binns, che a quanto pare ha preso l’abitudine di aggirarsi per i corridoi, come gli altri fantasmi del Castello. “Buonasera signor Binns, come sta?”
Si guarda attorno, come se stesse cercando la risposta sul soffitto o sulle pareti. “Fa così freddo, stasera… Deve essere successo qualcosa.”
Mi ritrovo tristemente a dargli ragione; certo che è successo qualcosa, e la McGonagall non è qui a rassicurarmi. Penso, un po’ egoisticamente, forse.

Questi babbei si sono dimenticati di controllare che non ricevessi gufi.
Mi hanno portata alla loro Villa.


Hanno preso anche lei? E come è possibile?
Vorrei tornare da Remus, ma temo che possa avere qualche altra idea testarda. Quindi opto per tornare nello studio della Preside.
Spiego la situazione al ritratto di Silente che mi consiglia di parlare con Ronald Weasley, Auror per il Ministero. Così provo a mandargli un Gufo chiedendogli di venire il prima possibile ad Hogwarts.
Intanto che lo aspetto mi metto a passeggiare in cerchio, camminare mi fa bene in queste situazioni di emergenza. “Perchè sei così agitata?” Mi domanda Silente.
“I Mangiamorte hanno fatto apparire il Marchio Nero sulla nostra casa.”
“Sono sempre stati degli esibizionisti” Mi dice con semplicità, come se mi stesse dicendo di preferire i dolci alle cose salate.
“Per conto mio potrebbero fare tutto un altro tipo di esibizioni.” La sua tranquillità ha pervaso un po’ anche me. Ricordiamolo: non son buona a stare da sola. Menchemeno nelle situazioni pericolose.
Rumore dal camino. “Eccomi, Ronald Weasley.” Mi si presenta un mago dai capelli rossi.
“Buonasera.” Gli stringo la mano. “Hanno preso la Preside e si sono messi a Marchiare case.”
Ronald si gratta la testa, come se volesse aspettare un po’ prima di rispondere. Forse se avesse aspettato a rispondere il problema sarebbe svanito da solo. “La troveremo.” Conclude infine. “Abbiamo trovato il ragazzo, Remerald mi sembra si chiamasse. Avviso gli altri e le ricerche partiranno subito.”
“Remus? Avete trovato voi Remus?”
“Si, la McGonagall ci ha fatto iniziare le ricerche.” Dice. “Immediatamente” Aggiunge poi con una perfetta imitazione della voce della Preside. Cosa che mi fa sorridere, nonostante la gravità della situazione.
“E chi sarebbero gli altri?”
“Te li presento.” Mi dice, cominciando ad armeggiare con un vecchio Galeone un po’ opaco. “Non ho mai capito come facesse Hermione... “ Borbotta puntando la bacchetta sul Galeone. “Ecco fatto!” Sorride trionfante. Ha un sorriso pieno, rassicurante… Genuino, ecco.

“Harry Potter, Hermione Granger, Neville Longbottom, George Weasley, Ginny Weasley, Lee Jordan e Luna Lovegood.” Ronald fece le presentazioni. “Al servizio della McGonagall.”
Professoressa.” Lo corresse Hermione.
“Si… Certo. Bene” e inizia a spiegare loro la situazione.
Al termine della spiegazione Hermione prende subito il comando e organizza un piano d’attacco, che prevede la divisione della squadra in tre.
Harry e Hermione. Neville, George e Lee. Ginny, Ron e Luna.
“Torniamo il prima possibile. Con la McGonagall.”
Professoressa, Ron.” Lo richiama Hermione.
E con le proteste di Ron, nelle quali dice che non frequentano più la scuola, entrano nel camino della Preside e spariscono tutti, uno alla volta.
“Questa volta sanno già dove andare, faranno in fretta.” Commenta Silente. Cosa che ancora una volta mi fa tornare serena.

Torno da Remus e mi sdraio accanto a lui.
Solleva un braccio, per farmi addomentare sulla sua spalla ed io mi ci accoccolo. Finalmente al sicuro. Mi ritrovo a pensare.
Ed una dolce pioggerellina inizia a cadere all’esterno, cullando i miei pensieri e facendomi addormentare.

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Capitolo 16
*** Il mio giorno libero ***


Apro l’agenda, per segnare le cose da fare, in questo momento di confusione avere ancora qualcosa dove essere organizzata mi fa stare bene.
Inizio a scrivere e a fare i miei pensieri quando l’occhio mi cade su una piccola scritta infondo alla pagina: Ciao piccola, ti sto guardando mentre tu guardi i tuoi alunni impegnarsi con le loro pozioni, e niente… Sei molto molto bella. Ma adesso basta parole, ora mi alzo e vengo a darti un bacino. Ah, ti amo tanto ♥

Ed è per questo motivo che Remus ieri è comparso nella mia aula e mi ha baciata davanti agli studenti, che ne sono rimasti un po’ disgustati.
Come faccio a preoccuparmi delle avversità con lui stretto attorno al mio corpo?
“Se siamo insieme non potrà succedere niente di così male, no?” Mi sono ritrovata a dirgli nell’esatto attimo in cui questo pensiero si formava nella mia mente.

Comunque, di comune accordo ci siamo dati un giorno libero. “Tanto la preside non c’è a controllarci.” Ha detto con grasse risate il professor Lumacorno, frenando subito la sua ilarità dopo gli sguardi furiosi dei colleghi. “Suvvia, suvvia. Minerva è in ottime mani, conosco personalmente quasi tutte le persone che la stanno cercando e molti dei loro parenti facevano parte della mia cerchia di persone fidate.” Si giustifica sorridendo.
“Lei insegna Trasfigurazione, vero?” Gli domando alla fine della riunione. “Ho sentito dire che prima insegnava Pozioni.”
Al che lui mi guarda, con un sorriso un po’ strano e mi risponde con un cenno affermativo, senza aggiungere altro, solo ostentando il suo sorriso. Così con una scusa ne approfitto per andare via, mi inquieta la sua espressione.

Nel corso di questa giornata libera ne approfitto per far fare un giro del Castello a Remus, è un posto meraviglioso. “Deve essere bello stare qui da bambini, sai quanto ti diverti?” Mi dice.
“Infatti sono sorpresa dal fatto che ci siano ancora ragazzi che studiano in questa scuola. Sono sempre vicini ai propri amici, in un bel posto… Tutto da esplorare.”
“Allora missà che sei davvero una brava insegnante.” Dice lui tirandomi per un braccio in modo da farmi finire tra le sue braccia. “Mi racconti la storia dei Doni della Morte?”
“Ancora?” So che gli piace molto, e sono contenta che mi abbia domandato di raccontargliela. Infatti lo faccio sedere a terra e inizio il racconto.

Nel mentre delle nostre considerazioni sulla storia viene verso di noi una piccola ragazza che mi dice di andare nell’ufficio della Preside.
Guardo Remus. “Ci vediamo dopo.” Mi dice dopo avermi dato un bacio.
Arrivo nell’ufficio della McGonagall e mi trovo ancora faccia a faccia con Ron. “L’abbiamo trovata, abbiamo provato a portarla via ma erano più del previsto.” Mi dice tristemente.
Mi siedo su una delle sedie di fronte alla scrivania (temo in modo spaventoso quella aldilà della scrivania. Quella è della Preside e non si discute) e metto le mani davanti agli occhi. Che confusione. “Ma lei come sta? Le hanno fatto qualcosa?”
“No, sta bene, è-” Camino infuocato.
“Ron, dov’eri finito? Abbiamo una riunione tra poco.” Dice Hermione. “Salve.” Mi saluta.
Vorrei ricambiare il saluto ma loro due sono troppo impegnati a borbottare tra di loro.
Alla fine lui se ne va, senza salutare e lei mi dice: “All’uscita del lavoro mi ha detto che non aveva tempo di accompagnarmi alla riunione dell’Ordine di stasera e mi ha lasciata lì come una vera scema.”
“Effettivamente certe volte non ci pensano a quello che fanno.” Le dico, mandando segnali di pace. Non voglio essere aggredita anche io.
“No, non ci pensano proprio. Comunque, io sono Hermione, Hermione Gr… Weasley. Mi ci devo ancora abituare, ci siamo sposati da poco.” Dice toccando l’anello d’oro che le splende all’anulare sinistro.
“Io sono Abbey, insegno Pozioni.”
“Pozioni? E il professor Lumacorno?” Usa la parola “professore” con estrema delicatezza, come se fosse una cosa che si potrebbe rompere. Con timore reverenziale, oserei dire.
“La McGonagall mi ha brevemente spiegato che la sua materia, Trasfigurazione, era diventata pesante, aggiunta alla carica di Preside. E così ha chiesto al professor Lumacorno di prendere il suo posto.”
E in questo modo ci siamo ritrovate entrambe sedute alla scrivania della Preside, a chiacchierare dei miei colleghi che un tempo erano stati suoi professori, del suo matrimonio, del Marchio Nero e di tutto ciò che ci veniva in mente.
Alla fine ci diamo appuntamento per il sabato seguente.
E’ proprio vero che quando cerchi le cose è improbabile che le trovi. Ed è anche meglio così: le cose inaspettate hanno un sapore migliore.

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Capitolo 17
*** Il mio soprannome ***


E’ un po’ come vendemmiare nel campo del tempo, raccogli un ricordo, un grappolo di racconti, una foglia di menzogne.
Il vecchio contadino con la sua falce non riesce più a raccogliere molto, la lama ha perso il filo.
E poi, faticosamente torni verso la tua strada, quella che ti condurrà oltre la vita; col tuo raccolto di ricordi nel cesto.
Spiega le vele, a favore dei venti più antichi, non devi avere nessuna paura nel tuo cammino, non devi avere nessun ripensamento. Combatti ogni ostacolo sul tuo cammino, e tieni stretto ogni segno che il tempo ha lasciato su di te.
Incontrerai delle altre povere anime come te, saranno tutti rotti, squartati, ma tu sei stato baciato dagli Dei e devi procedere senza nessun timore.
Posso ancora crederci? Essere felice?
Sono cose che cerco da molto tempo e nonostante il mio impegno neanche il sole mi ha aiutato, riscaldandomi.
Le conoscenze della vecchiaia le puoi trovare solo negli alberi più antichi. Li sai ascoltare?
Quali magie puoi farmi? Puoi allontanare tutti i miei timori?
Se mi aiuterai io non dovrò morire. Solo il sigillo rotto potrebbe interrompere il tuo incantesimo.
Vedo segnali positivi nei tuoi occhi, se hai bisogno di aiuto sono una delle persone più affidabili che puoi trovare.

Provo a leggere un po’ prima di addormentarmi accanto a Remus.

Intanto le cose nel Castello procedono normalmente, se non fosse per il fatto che la Preside manca dal suo ufficio. E’ inutile dire che se le hanno fatto qualcosa se la vedranno direttamente con me. Ne ho ho già parlato con Rem e dice che è estremamente stupido di andare nel covo dei Mangiamorte per una vendetta.
One, two, three,four,five, six, seven, eight… Predicare! Razzolare (possibilmente in modo diverso da come si predica)! Ma sono testarda anche io.

Decido quindi di intraprendere una mia ricerca personale. Ho un vago sospetto che mi piacerebbe alimentare. E decido quindi di lanciarmi alla ricerca di Horace, il modo in cui mi ha risposto alla riunione mi ha fatto pensare parecchio.
Chiedo e domando e alla fine lo trovo nella Guferia, intento a mandare un messaggio del quale intravedo le parole: “Villa Malfoy”.
Non è per caso la famosa Villa di cui parlava Remus? Lumacorno sta comunicando coi Mangiamorte?
Non c’è tempo da perdere, e così glielo chiedo. Il mio istinto mi dice che è la cosa giusta da fare.
Prontamente lui nega.
“Ho visto cosa c’era scritto sulla pergamena, stava legando il messaggio, ho avuto tutto il tempo di leggere.” Gli dico, pensando che forse non è carino spiare cosa scrivono gli altri. Ma non m’importa, sapevo che i miei sospetti erano fondati.
Ma lui continua a guardarmi con la faccia più innocente e pacifica del mondo. Come uno di quelli che, beccato con le mani nella marmellata, non prova neanche a dire che gli erano caduti gli occhiali nel vasetto: no, dice proprio “Non stavo rubando la marmellata!”, mentre questa gli cola ancora tra le dita. E con una scusa buttata lì riesce ad andarsene.
Ma quando una come me si mette in testa una cosa, caschi il cielo: la si deve fare. In un modo o nell’altro.
In questo caso parliamo dell’altro modo. Ovvero: un inseguimento.
Aspetto qualche minuto prima di precipitarmi dietro il professore e poi inizio a seguirlo.

Durante la sua camminata saluta a destra e a manca, come se fosse una celebrità. Si ferma a parlare brevemente con dei ragazzi, saluta un altro gruppo di studenti e ne invita un altro paio a passare nel suo ufficio.
Poco dopo, invece si fa più attento. Si ferma a parlare con una professoressa, credo che sia quella di Astronomia, mi ricordo che la Preside me ne aveva parlato quando mi aveva fatto una breve panoramica sui miei futuri colleghi all’inizio dell’anno scolastico.
Iniziano a bisbigliare tra di loro, non riesco a sentire niente. “Accio Orecchieoblunghe.” Improvviso. So che ce ne sono nel Castello e almeno una dovrà arriv- TOC. Nell’occhio.
Non importa, basta che sia arrivata.
Cerco di avvicinarmi un po’ e sistemo l’orecchia in modo da sentire quello che dicono.
“... è passato, non sono più quello di una volta.” Dice Lumacorno.
“Dobbiamo fare di più, ormai Minerva manca da tanto tempo, inizieranno a farsi delle domande.” Gli risponde la Professoressa Sinistra.
“E chi” si ferma il Professore. Per controllare che nessuno lo stia sentendo. “Potrebbe collegare la sua sparizione a-”
“Professoressa, posso farle una domanda?” Mi chiede uno dei miei studenti mentre sono tutta accovacciata e contorta dietro al mio nascondiglio. Al che, ovviamente salto per aria, spaventandomi da morire.
Gli biascico una risposta e cerco di mandarlo via, devo riprendere ad ascoltare la conversazione. Sono coinvolti entrambi nella sparizione della Preside?
Purtroppo però nella confusione, magari hanno sentito il rumore del mio spavento improvviso, i due si sono allontanati e nonostante io abbia provato a cercarli nelle vicinanze non sono riuscita a trovarli.

Faccio la prima cosa che mi viene in mente e vado a raccontare tutto a Remus.
Solo che nello studio lui non c’è. Dov’è proprio adesso che mi serve?
Cerco di calmarmi e osservo il cielo dalla finestra.
Abbasso lo sguardo e vedo che attorno al Lago Nero si muovono due figure. Una decisamente imponente e l’altra più alta e minuta.
Anche se scendessi i gradini con una Scopa non arriverei mai in tempo per riuscire a seguirli; c’è troppo buio e se accendessi la bacchetta mi vedrebbero.
Devo parlare dei miei sospetti con qualcuno, farli controllare. Ma di chi posso fidarmi? Non sono neanche sicura di potermi fidare di me stessa, ultimamente.

Infine opto per mettermi a riposare, nel mentre degli avvenimenti si è fatta una certa ora e non mi sento più nemmeno nelle condizioni di poter fare qualcosa.
Nel buio sento Remus aprire piano la porta ed entrare. Si spoglia delicatamente, per non svegliarmi, non sapendo che mi sono appena sdraiata.
Si sdraia accanto a me, e sentire il peso del suo corpo accanto al mio è bello.
Bello, si, perchè è quel peso lì che è unico ed importante per me.
Non è un peso qualunque, è proprio il suo. Mi bacia
Ed è questo il peso che, semplicemente posandosi accanto a me, mi fa sentire incredibilmente bene.
"Buonanotte Piccola."
Non c’è emozione negativa che tenga, se quel peso lì è al mio fianco, tutto andrà bene.


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Con questo capitolo vorrei rendere omaggio ad una donna che mi ha fatto ridere, piangere (dalle risate) e mi ha anche insegnato qualcosa sulla cinofilia. E con la testa dura che ho (peggio di un Bernese, eh) vuol dire che è stata davvero forte.

Questo è il mio omaggio per te, anche se non sono mai riuscita a conoscerti come avrei voluto
Grazie Valeria

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Capitolo 18
*** Il mio Dio personale ***


Nel bel mezzo della mia prima lezione della giornata, un impegnativo Settimo Corvonero-Grifondoro, mi arriva un gufo.
Sorellina, arrivo oggi da te ;)
Mio fratello ha deciso di farmi una sorpresa.
Non abbiamo mai avuto un rapporto… Come dire? Intimo. Ma non credo ci sia alcun modo per rifiutare il suo auto-invito. Quindi cerco di godermi il più possibile le ore di lezione che mi rimangono e poi sarò pronta a far conoscere a Ian il mio lavoro, il mio ragazzo, la mia vita… Aspetta. Dovrò sottostare ai suoi giudizi su ogni ambito nella mia vita?
Non posso farcela.

“Indovina!” Strilla il mio dolce fratellone spalancando la porta del mio ufficio. “Ho chiesto dove trovarti ad un fantasma; ci credi!? Non ne avevo mai visto uno!” Mi abbraccia fortissimo, strapazzandomi tutti gli organi interni.
“Ciao fratello.” Gli dico quando finalmente mi lascia andare, alla fine sono contenta di vederlo.
“Ho sentito dire che qualche bontempone ha Marchiato casa tua. E pensare che non l’avevo ancora vista!” Si siede sul mio divano, chiedendomi le novità. “Hai un appuntamento con una ragazza?” Mi dice facendomi un occhiolino.
“Non ho un appuntamento con una ragazza, ci vediamo per… Per passare un po’ di tempo, tutto qua. Ho già un ragazzo.”
“E com’è?” So che si sta riferendo ad Hermione, non a Remus.
“E’... Carina, dai. Ha i capelli rossi, un bel fisico. Ha anche un anello al dito.” Questa mia battutina, inaspettatamente funziona, e lui decide di lasciar perdere. “Forse hai qualche chances col Custode.”

Alla fine decidiamo di andare a cena insieme, invito anche Remus, ma lui rifiuta. Forse ha molto da fare al lavoro.
Poco dopo mi arriva un altro gufo. La McGonagall è in infermeria. Meraviglioso!
“... alla fine abbiamo provato ad attaccarli uno alla volta, Pietrificandoli quando si allontavano dagli altri. Ci abbiamo messo un po’ di più, ma alla fine l’importante è che la McGonagall sia qui.” Stava spiegando Ron.
“E come è andata? Che ne avete fatto di loro?”
“Li abbiamo rinchiusi nella loro Villa, abbiamo chiamato quelli del Ministero che li hanno portati via.”
“Avete fatto un ottimo lavoro.” Gli dico seriamente ammirata.
Intanto Ian se ne sta dietro di me, a braccia incrociate. “Qua il cinque” dice all’improvviso, in direzione di Ron. Il Rosso alza lo sguardo e, un po’ spaesato, gli batte la mano, sorridendo un po’ imbarazzato.
Non perdo neanche tempo ad estraniarmi da mio fratello, so che è fatto così. Infine gli dico di andare a fare un giro del Castello, voglio parlare un attimo con Madame Pomfrey, voglio sapere come sta la McGonagall e quando si riprenderà. Abbiamo tutti bisogno di lei.
Arrivata nella sua stanzetta vedo Remus entrare, cercando qualcuno con lo sguardo, quando all’improvviso la Preside apre gli occhi. Faccio per precipitarmi da lei, ma qualcosa mi trattiene e alla fine mi soffermo, un po’ nascosta ad osservare il bel corpo di Rem che le si avvicina. Com’è premuroso…
Sento le loro voci. Lei gli sta dicendo che si sente moderatamente bene e chiede a lui perchè ha quell’espressione strana.
“Abbey mi ha chiesto di andare ad una cena con lei e suo fratello, che non sopporto.” Davvero Remus parla così apertamente dei suoi sentimenti con la McGonagall? Forse a forza di sentire i miei racconti su di lei ha finito col pensare che è una specie di buona mamma chioccia sempre pronta a dispensare consigli.
“In questo caso: la pianti di importunarmi. Credevo che si trattasse di qualcosa di serio, riguardante quel manipolo di impostori, non di uno sciocco capriccio.” Si ferma, facendo la sua tipica faccia da ti guardo da sopra gli occhiali, quella faccia che di solito ti fa capire ciò che è giusto fare, senza che la Preside abbia effettivamente detto niente.
Infatti sembra proprio che Remus abbia trovato la risposta che cercava e se ne va.

Avendo risolto la mia curiosità vado a mia volta dalla Preside. Le chiedo come si sente e se posso fare qualcosa per lei.
“Potrebbe lasciarmi riposare, ecco cosa potrebbe fare.”
“Certo, certo… Passerò più tardi.” Le dico prima di uscire dall’infermeria.
Sulla porta incontro Hermione, con la quale mi congratulo per l’ottimo lavoro fatto nel ritrovare la McGonagall e nel riportarla indietro tutta intera.
Come l’altra volta, parlando scopriamo di avere molte più cose in comune del previsto e si fa l’ora di cena. “Ceniamo insieme?” Mi chiede infatti lei.
Provo a dirle di no, ma non trovo nessuna buona scusa per non farlo e di certo non posso dirle che mio fratello vorrebbe provarci con lei e che è per questo che non la vorrei a cena con noi.
E così andiamo insieme ai Tre Manici di Scopa, diventato ormai un luogo familiare per me.

Durante la cena Hermione fa un sacco di domande a mio fratello.
Dove abiti? Che lavoro fai? Dove vivi? Quanti anni hai?
Allora non sono l’unica con cui parla ad oltranza. Realtà che un po’ mi infastidisce, pensavo che in realtà ci fosse un feeling speciale tra di noi.
Piango un po’ dentro.
La sedia accanto a me si sposta (ho la schiena rivolta all’entrata del pub, quindi non vedo chi entra o chi esce) e mi ritrovo Remus, vestito per bene e profumato. “Credevo che non volessi venire.” Gli bisbiglio.
“E invece eccomi qua, ho deciso di voler venire.” Solo lui ha il potere di farsi cambiare idea.

Tornati al Castello, dopo aver passato una bella serata, andiamo tutti insieme dalla McGonagall.
Fortunatamente è ancora sveglia e ha la pazienza di ascoltare i miei sospetti su Lumacorno.
“In questo caso credo che ci sia poco da fare, dobbiamo seguire i suoi movimenti.” Sono già lì pronta a correre fuori dalla stanza per andare a cercarlo, quando mi giunge la voce della Preside. “Con la massima discrezione.” Aggiunge. Sarei propensa a ignorare le sue parole, ma non ci riesco. “E qualcuno mi faccia alzare, non ho intenzione di passare la notte qua.”

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Capitolo 19
*** La mia storia di droga ***


Oggi Remus è partito con dei suoi colleghi per fare una ricerca sul campo, a quanto pare vogliono studiare meglio i Lobalug. Dopotutto sono contenta, so che si trovano vicino (dentro? Sotto? Sopra? Non sono molto esperta di creature, in effetti…) al mare e conosco bene il suo amore per l’acqua. Quindi alla fine sono felice che lui abbia avuto questa opportunità, se la merita.
Approfitto del tempo libero per andare dalla McGonagall; mi sono accorta di avere assoluta fiducia in lei, ma non la conosco quasi per niente.
Le chiedo come si sente, se ha bisogno di qualcosa o se posso fare qualcosa per lei. Ma se la si conosce, anche solo vagamente, si potrebbe benissimo immaginare la sua risposta: “Avrei bisogno di un incantesimo efficace a tenervi tutti fuori di qui.” Mi dice indicando la porta con la bacchetta, che teneva in mano per riscaldare una tazza di tè.
Prendo l’iniziativa e mi siedo senza invito. “Lei è garbatamente scortese.”
Mi guarda, cercando di capire se sono più matta o scema e alla fine risponde alzando un sopracciglio: “E con questo?”
“Vorrei sapere perchè.”
“Non sono solita raccontare questo genere di cose al primo che passa.”
Gioco al suo livello. “Lei ormai è anziana, ha passato gli ottanta. Vuole finire come Silente?” Al che il Silente dipinto mi lancia uno sguardo curioso. Lo prendo con un incoraggiamento a proseguire. “Vuole che scrivano menzogne su di lei? Le piacerebbe se non ci fosse nessuno pronto a smentirle?”
Il mio piano sembra funzionare. “I miei genitori hanno discusso a causa mia. Adesso è contenta?”
“In realtà no, vorrei sapere la sua storia.” Adoro quando mia nonna tira fuori una delle sue storie sulla sua gioventù o sulla sua infanzia. E sono sicura che la Preside ne ha di cose da raccontare.
Mi valuta ancora un po’ e alla fine cede. Si! “Erano i primi anni nei quali insegnavo e mi è capitato di essere in ritardo per una lezione. Ho preso il primo mantello che mi è capitato e me lo sono gettata addosso. Quando poi in classe ho iniziato a muovermi tra i banchi non mi sono accorta di perdere mutandine” dice questa parola senza nessun imbarazzo, lo sapevo che era una rivoluzionaria, a suo modo “per l’aula. Quando me ne sono accorta ne avevo già lasciate indietro almeno tre.” Si ferma, per vedere se mi fosse venuto da ridere. Per fortuna possiedo un grande autocontrollo. A volte. “Ho cercato di spiegare che erano accessori del cappello, delle fascette decorative. Ma nessuno mi ha creduta. E così ho imparato a fregarmene del parere degli studenti.” Ottime dote, per un’insegnante. “E le ho indossate tutto il giorno sul cappello.”
Rimango del tutto senza parole, so che ha una dignità pazzesca, ma non me lo aspettavo da lei. Sono piacevolmente sorpresa. E lei deve intuirlo, perchè continua. “Sono una fan sfegata dei Montrose Magpies.”
“Anche lei?” Le chiedo decisamente shockata.
“Ho apprezzato, diciamo così, l’audacia di Murray.”
“Che ha chiesto che il Boccino fosse reso più veloce, altrimenti si annoiava.” Le dico divertita.
Al che lei mi guarda con una specie di sorriso.
“Mi stava parlando dei suoi genitori, va d’accordo con sua madre?”
“L’ho sempre aiutata a nascondere le malefatte dei miei fratelli a mio padre, non volevo che avessero motivo di allontanarsi ulteriormente.” Mi dice con una lieve nota triste, che però subito ritira. Evidentemente nemmeno a lei piace parlare del suo passato; come a molti, dopotutto.
“Sarà per questo che ho preso a cuore la vicenda di Harry Potter. Ci sono così tanti bambini fortunati e con dei bravi genitori la fuori, ma a quanto pare gli stessi pargoli non se ne accorgono.” Mi pianta addosso i suoi occhi verdi. “Sono una Grifondoro alla fine, devo aver preso anche io, con gli anni, la brutta abitudine di voler salvare il mondo.”
“Ha anche lei dei sentimenti?” Oso. Ma probabilmente qui esagero, perchè la Preside si alza e mi guarda minacciosa.
Dopo qualche minuto si confessa con me. “Ho pianto, una volta. E lo sa perchè?”
“Non riesco proprio ad immaginarlo.” Le rispondo sinceramente.
“La mia Casa ha vinto la coppa di Quidditch.”
“Davvero?” Le chiedo senza aspettarmi una risposta.
“Anche un’ottima strega ha le sue debolezze. Guarda la signora Sprout. Ha un talento innato nel campo dell’Erbologia, ma non lo ha nell’ambito amoroso.” Fa una pausa, probabilmente per far aumentare in me la curiosità. Anche se non l’ha fatta con quell’intento, c’è riuscita. “Quando eravamo ragazze mi ha raccontato che una volta un Mago, incredibilmente bello, l’aveva portata a casa sua, dove hanno fatto del sesso fantastico. Alla fine le ha detto ‘Ti riaccompagno a casa’. Lei gli ha risposto che avrebbe preferito dormire da lui e così ha tirato fuori la bacchetta, le ha fatto comparire una brandina malridotta. ’Non riesco a dormire se c’è rumore, se dormiamo insieme rischio di non chiudere occhio tutta la notte’”. Sospira. “Come vedi non ha mai avuto occhio per certe cose.”
“Almeno lei l’ha avuto, scegliendo me come insegnante di Pozioni.” Le dico con un’alzata di spalle.
“Sa perchè l’ho scelta?”
“No, ovviam-”
“L’ho scelta per via del suo cognome.” Si alza. “Subito dopo il mio diploma sono tornata dai miei genitori, prima di partire definitivamente per Londra, dove avrei avuto un posto al Ministero. Durante la mia sosta però provai dei sentimenti per un certo Dougal. E poco dopo mi ritrovo con l’anello al dito.” Prende dei biscotti. “Sapevo fin da subito che se lo avessi sposato avrei dovuto abbandonare i miei sogni. Avrei dovuto dimenticare la mia bacchetta, avrei dovuto insegnare ai miei figli come fingersi Babbani. Non mi sono mai illusa: sapevo che lui non mi avrebbe mai seguita a Londra. Anzi, sospettavo che avesse soltanto messo gli occhi sulla fattoria di mio padre.” Torna indietro. “Dissi a Dougal che avevo cambiato idea; non potevamo più sposarci. Non potevo violare lo Statuto di Segretezza, avrei perso il posto al Ministero, quindi non potevo neanche dargli una spiegazione.” Mi porge i biscotti.
Ne prendo uno e lo mangio piano piano, sono davvero sensibile a questo tipo di storie, mi sembra quasi possibile tornare indietro e sistemare tutto. Anche se in realtà sono passati più di cinquant’anni.

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Capitolo 20
*** La mia pesante indifferenza ***


Io e Remus ci svegliamo, ormai ci siamo “trasferiti” qua al Castello, non ho il coraggio di andare a vedere come sta casa nostra e nemmeno lui ha affrontato l’argomento. Evidentemente è meglio aspettare ancora un po’, e alla fine non si sta neanche male qua. Potrei richiedere un alloggio come gli altri professori...
Mi metto seduta sul letto e vedo che sulla scrivania c’è un pacco per Rem, da Ian. E’ ancora al castello?
Si avvicina al pacco e lo guarda un po’ insospettito. “Non aspettavo niente.” Lo apre e mi guada, un po’ indispettito. Poi legge: Stavo scherzando. Lascia il pacchetto sul tavolo e si precipita fuori.
Non ho tempo anche per questo, visto che oggi non ci sono lezioni (è sabato), posso seguire indisturbata il professor Lumacorno o la professoressa Sinistra; vediamo chi riesco a trovare per primo.
Mi preparo ed esco dalla stanza. “Professor Binns, come sta?” Ci incontriamo così spesso, oserei dire che siamo quasi amici.
“Mi sembra una bella giornata.” Dice facendo vagare lo sguardo, un po’ smarrito.
E poi, l’illuminazione! “Potrebbe fare una cosa per me?” Sembra che questa frase attiri del tutto la sua attenzione. Infatti mi guarda attento. Ed io lo prendo come un invito a continuare. “Potrebbe seguire una persona per conto mio? Solo per un po’.” Mi guarda insospettito e così gli racconto i miei sospetti. Credo di potermi fidare di lui.
“Si, credo che sia una cosa che si può fare.” Mi risponde andandosene.
Bene, e questa è andanda, ora rimane la professoressa Sinistra. Ma qui ho bisogno di un complice, mi serve Rem.
Lo cerco in ogni dove e alla fine lo intravedo camminare a gran velocità in uno dei corridoi, così affretto anche io il passo e vado da lui, notando che c’è qualcosa che si muove sotto il suo mantello. “Ti sei portato il lavoro qua?” Non mi risponde e continua a camminare, testardo di sè. Ah no, volevo dire sicuro, non testardo.
Arriviamo nell’aula di Difesa contro le Arti Oscure e lì prende una gabbia, dove ficca dentro un gufo. Lo guardo enigmatica.
“Lui mi fa gli scherzi, ed io gli rubo il gufo.” Mi dice seriamente inbronciato.
No, no. Oggi non è giornata di star dietro a queste bambinate. Esco, devo trovare un complice per le mie malefatte. Che poi alla fine proprio malefatte non sono, lo faccio per il bene del pianeta! (Jingle vittorioso)
“Dai aspettami Piccola. Cosa volevi?” Mi insegue Rem.
Valuto un po’ se è il caso di coinvolgerlo, non mi piace per niente il suo non curarsi dei problemi seri, altro che l’innocente scherzetto di Ian. Qui c’è in gioco la vita stessa delle persone!
Alla fine mi ritrovo sempre nella posizione di dover andare contro quei suoi occhi azzurri azzurrissimi. E non ce la faccio. “Dobbiamo seguire la professoressa Sinistra e scoprire i suoi piani.” Gli dico imbronciata come lui poco fa.
Mi guarda come se lui in realtà avesse avuto tutt’altra idea rispetto alle cose da fare, ma non ci do peso.
Facciamo per andare a cercare la professoressa quando vedo che inizia a guardarsi attorno in modo strano. Cerco comunque di far finta di niente; bisogna darsi delle priorità.
Però ad un certo punto è impossibile non notare il suo nervosismo e quindi gli domando cosa gli succede.
Lui si guarda ancora un po’ attorno. “Ehm, si. Credo che qui andrà bene.” Mi dice facendomi spostare di qualche centimetro. “Ecco, volevo chiederti una cosa.” Inizia a tastarsi il mantello, i calzoni, la maglietta. Alla fine tira fuori una scatolina quadrata blu scuro e la apre, rivolgendola verso di me.
Non sarà per caso..?
No, c’è dentro un biglietto. Lo prendo e lo apro. Ti piacerebbe. “Pensi che sia divertente?” Gli dico decisamente infastidita.
Lui guarda prima me, poi il biglietto, un po’ confuso.
Me ne vado, oggi è deciamente una giornata esasperante.
Nel frattempo incontro Hermione che mi chiede di poter annullare l’appuntamento di quella sera. “Sto lottando con tutte le mie forze per avere un ufficio più grande al Ministero. Sai quanto è grande adesso? Circa così.” E mi fa il simbolo di un rettangolo con il dito, per aria.
“Almeno non ci metti tanto a pulirlo, no?” Le dico sperando di risultare simpatica. Infatti lei fa una breve risatina, ci so ancora fare, mi congratulo con me stessa. Nel mentre arriva anche Ian che, lo si nota subito e benissimo, ha le scarpe lacerate nella parte superiore.
“Lo vedi? Vedi cosa mi ha fatto?” Dice allarmato, con l’aria da vittima di un soppruso ingiusto.
“Chi è stato?”
“Indovina.” Incrocia le braccia.
“E’ stato per caso Remus? E’ tutto il giorno che andate avanti a farvi scherzi. Perchè gli hai lasciato quel pacco questa mattina?”
“Perchè lui non ha voluto ascoltarmi.”
“E quando mai avete parlato? Non vi conoscete neanche, se non di vista.”
“Fuori dai Manici gli ho detto di lasciarti stare. E lo sai lui cosa mi ha detto? Ha detto che ti avrebbe sposata prima che io potessi dire una parola.”
Remus? Sposarmi? Allora non mi stava prendendo in giro oggi... Devo andare a cercarlo.
Al che mi sento cadere per terra, senza possibilità di movimento. Non avrà osato Pietrificarmi!?

Mi porta con se nella Stanza delle Necessità, nella quale c’è la nostra stanza di quando eravamo piccoli. Ecco dove alloggia questo screanzato.
Mi mette a terra, su un soffice tappeto rosa e blu e se ne va.
Appena la porta con degli orsetti disegnati si richiude dietro di lui lo sento litigare con qualcuno.
Poi gli orsetti si spostano ancora e Remus entra a bacchetta sfoderata. “Carpe rectatum.” Dice, più alla sua bacchetta che a Ian. Una corda parte dalla sua bacchetta e spinge via, bloccando, Ian.
“Non te la meriti.” Si difende mio fratello, riuscendo a liberarsi dalle corde. “Incendio!” Grida Ian con aria furente, in direzione di Remus.
Non riesco a dire e fare niente, sono ancora Pietrificata, ma continuo a pensare con tutte le mie forze che sono dei bambinoni.
“Brachium Emendo!” Anche Remus ha perso ogni ritegno.
Il mio fratellone prova a schivare l’incantesimo ma ne riceve comunque una parte sul piede, che diventa all’improvviso mollicio, floscio. E’ una scena disgustosa. Appena riesce a riprendersi dallo shock di non avere più le ossa del piede scaglia addosso a Rem un Incantesimo Ardemonio, che fortunatamente non colpisce il bersaglio.
Ci metto ancora più impegno per tentare di fermarli, ma i miei sforzi sono del tutto vani.
Remus risponde con un Aresto Momentum, facendo rallentare i movimeni di Ian, mi richiama a sè con un Accio e lo Disarma.
Mio fratello si fionda comunque sulla sua bacchetta e prova a scagliare un getto d’acqua, che però colpisce la porta dietro di noi.
“Allora, mi vuoi sposare?” Mi domanda sposatandosi una ciocca di capelli dal viso. “Il silenzio è assenso, Piccola.” Mi dice, liberandomi finalmente dall’incantesimo Pietrificus.

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Capitolo 21
*** Il mio studente ***


Sono con Eddie in una delle aule del primo piano a lanciare dei sassolini, volevo passare del tempo con lui per ringraziarlo della pozione Occhiopallato che ha salvato Remus.
Quando il pensiero di star facendo qualcosa di tendenzialmente pericoloso si insinua nella mia mente è troppo tardi. Abbiamo colpito qualcuno.
Ci affrettiamo a scendere, senza farci notare e poi ci salutiamo con un sorriso complice. Ha futuro quel ragazzo.
Io probabilmente no, se si viene a sapere che un’insegnante ha colpito un alunno con un sasso missà che non vado molto lontana.

Il professor Binns non è ancora venuto a riferirmi niente, probabilmente sta ancora cercando di beccare Lumacorno in fallo. Oppure si è dimenticato di ciò che gli avevo chiesto, anche questo è possibile.
“...mi sono fatta assegnare la stanza migliore alla Villa, dopotutto me lo merito.” Villa? Stiamo parlando di Villa Malfoy?
“Ah si, indiscutibile.” Le risponde la voce di Horace. Beccati sul fatto!
“Se dopo tutto quello che abbiamo fatto per loro non mi danno la camera padronale ne pagheranno le conseguenze.”
“Sai una cosa, mia cara? Conosco una certa giovane al Ministero che desidera un ufficio più grande, se glielo faccio avere mi dovrà un favore.”
“Cosa centriamo noi col Ministero?” Domanda Sinistra, molto meno spavalda di poco fa.
“Oh, niente, niente. Ma ascoltami: se lei cambia ufficio ne rimarrà uno vuoto, possiamo far assumere Eatsgain e approfittare della sua euforia per prenderci le stanze migliori.”
“Non capisco, perchè dovremmo fare una cosa del gen-”
“Noi due non siamo nella posizione di opporci a loro, possiamo però agire indirettamente.” Spiega Lumacorno con fare evasivo, non è tipo da partecipare in prima persona ai piani, questo l’abbiamo capito. “Quindi vuoi far downgradare qualcuno al Ministero, far avere il suo ufficio ad una tua amica e far assumere in un ruolo minore uno dei nostri, di modo che lui sia malleabile e ci faccia avere dei privilegi. Dico bene?”
“Sono nella posizione di fare questo ed altro. Dimentichi il fatto che avremo qualcuno all'interno.” Risponde lui con ovvietà.
Al che si allontanano troppo per farmi sentire cosa dicono. Ma per oggi ho già appreso molto. Devo riferire il tutto alla McGonagall.

Sto per arrivare al Gargoyle al quale avrei dovuto dire la parola d’ordine, ma sento delle grida incomprensibili. Mi faccio più vicina per ascoltare, sentendomi subito un’impicciona; sto sentendo molte cose che non dovrei sentire.
La curiosità uccise il gatto.
Ah, non ci pensare, i gatti hanno nove vite.
Il Gargoyle di pietra si sposta e ne esce un professor Binns tutto infuriato.
Vorrei chiedergli cosa succede, ma non ne ho il coraggio.
Approfitto della via libera per salire; non ricordo la parola d’ordine.

Appena terminati i saluti alla Preside ci raggiunge uno studente con un vistoso bernoccolo in testa.
“Stavo passeggiando nel parco, mi è caduto qualcosa in testa.” Dice. Mi metto ad esaminare la stanza, in situazioni come queste bisogna essere come dei camaleonti.
“E perchè vieni da me? Non stia lì a contemplare il soffitto McDougal, lo porti in Infermeria.” Sbotta Minerva.
Continuo a far finta di niente e annuisco. Poi, prima di aprire la porta, mi ricordo il motivo per il quale sono lì e dico alla Preside di avere delle significative novità.
“Puoi andare anche da solo in Infermeria, sono certa che sai dove si trova.” Il ragazzo obbedisce senza obiezioni. “Si sieda e mi racconti.” Dice invece rivolta a me.

Finito il mio racconto Minerva si dice preoccupata, “ma non possiamo farci niente, non abbiamo nessuna prova contro di loro.”
SBAM! Si spalanca la porta. “Non dirmi che gli hai risposto ‘si’!” Entra urlando Ian.
La McGonagall guarda prima lui e poi me. “Devo davvero trovare un Incantesimo per tenervi fuori dal mio ufficio.” Borbotta tra sè.
“Non è il momento di parlarne, stavamo discutendo di una cosa seria.” Gli dico sperando di mandarlo via, perchè le persone non capiscono l’importanza della rivalsa dei Mangiamorte?
“E questa non è una cosa seria? Vuoi sposarti davvero con un tipo del genere!?” E’ sempre più arrabbiato.
“Credo di avere il diritto di sposare chi voglio.” Gli rispondo calma.
“Eh si. Si.” Valuta Minerva a bassa voce. “Ha ragione.”
Al che Ian prende un oggetto metallico, dall'aspetto molto delicato e lo lancia contro la finestra, sulla quale fortunatamente rimbalza senza far danni, se non quelli acustici.
Riprese dal piccolo shock io e Minerva ci alziamo contemporaneamente urlandogli “Fuori di qui.” al contempo.
“Non finisce qui.” Ci risponde lui prima di uscire sbattendo la porta.

Una volta finito di scusarmi saluto la Preside, con la promessa di pensare alla prossima mossa contro i Mangiamorte. Voglio andare in Infermeria a scusarmi col ragazzo colpito.
Nel percorso incontro Eddie e lo trascino con me, dobbiamo scusarci. Senza che però la Preside sappia che siamo stati noi.
Arriviamo dal ragazzo, che si scopre essere McLaggen e gli chiediamo come sta.
“Mi fa male qui.” Dice indicandosi la fronte.
Presa da un senso di maturità inizio la confessione, ma prima che sia troppo tardi ci raggiunge Madame Pomfrey. “E’ stato colpito da una lettera, probabilmente non era legata bene.” Gli dice facendogli contro un movimento della bacchetta. “Deve essere stata una lettera pesante, gli è rimasto un piccolo buco.”
Eddie ed io ci guardiamo, festeggiando silenziosamente.

Tornando nel mio studio penso ancora che dovrei davvero richiedere un alloggio, non possiamo dormire per sempre lì.
Mi metto alla scrivania e inizio a preparare le lezioni per domani, quando ad un certo punto arriva Remus, pieno di piume di tutti i colori. “E’ andata bene oggi, caro?” Gli chiedo divertita.
“Benissimo, abbiamo trovato finalmente una specie che cercavamo da tantissimo tempo.” mi bacia. “Allora, sei contenta di sposare un uomo così capace, eh?” Mi domanda speranzoso, indicandosi.
Tentenno un po’ prima di rispondergli positivamente, non voglio raccontargli della pazzia di mio fratello.
Evidentemente Remus intuisce qualcosa e mi chiede spiegazioni, ed io, in preda al panico non resisto e gli racconto tutto.
Però lui non la prende male come pensavo, mi fa alzare e mi comunica che mi farà sua.
Facendomi effettivamente sua, sulla scrivania.

“Certo che sono contenta di sposare uno capace come te.” Gli dico ammiccante, rivestendomi.

Durante la cena nella Sala Grande la Professoressa Sinistra mi chiede un favore.
Mi chiede di tenere d’occhio Binns, dicendo che aveva iniziato a comportarsi in modo strano. Che fosse stato scoperto? Forse è per quello che urlava nell'ufficio della Preside? Perchè è stato scoperto e non voleva più essere coinvolto?
Cerco di chiederle spiegazioni senza farle capire che in realtà so molto più di quanto dovrei sapere.
Lei mi spiega, confermando le mie teorie, che è stato minacciato da qualcuno.
“E’ un fantasma, non so se se ne sono accorti.” Le dico con una risatina fintissima. Cavolo, avrebbe dovuto uscirmi meglio.
“Un fantasma con una famiglia però.”
Non credevo che avesse ancora dei parenti, chissà da quanto è morto. Non mi sono mai sognata di domandarglielo, mi sembra una domanda del tutto indelicata.

Dovrò occuparmi anche di questo, nutro un certo sentimento di benevolenza nei suoi confronti.
Con una scusa mi allontano dal tavolo e faccio segno a Remus di seguirmi, ho un’idea che non riguarda affatto inseguimenti, Mangiamorte o pazzie fraterne.


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La mia cagnolona si è addormentata sulla tastiera col suo testone, ecco cosa ne è risultato:”kkiu999999oouooooooooooooooooooooooooooooooooooouuuu
uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu
uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu
uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuo”

Mi sembrava troppo dolce come cosa per non includerla nel finale del capitolo ;)

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Capitolo 22
*** Il mio cuor di Corvonero ***


Ok, oggi è il giorno giusto per farsi assegnare un alloggio, non possiamo dormire anche stanotte nel mio ufficio.
Mando un Gufo alla McGonagall che mi dice di chiedere a Binns, è lui che se ne occupa.
Così, in un momento di coraggio, mi decido ad andare da lui, anche se ieri era super super super arrabbiato. Magari oggi si è svegliato felice… No?
“Ehm, professore..?” Gli chiedo entrando nella sua aula, dove si è soffermato dopo le lezioni.
Lui mi guarda all'improvviso, facendomi un po’ spaventare. I suoi occhi vitrei mi ispezionano. “Volevi mettermi nei guai facendomi seguire Sinistra?”
Rimango un attimo sconvolta da quell'affermazione. “Certo che no, è ovvio che non metterei mai i miei amici in pericolo.”
“Evidentemente però è quello che stai facendo, hai visto com'è finita Minerva? Solo perchè tu volevi fare l’eroina della situazione.”
Non faccio in tempo a rispondergli perchè sentiamo un fracasso infernale fuori dalla porta.
Vado ad aprirla, per scoprire cosa succede e vedo che ci sono molti studenti che corrono in direzione della Sala Grande. “Dove stanno andando tutti quanti? A giocare a Tombola?”

Nel mentre mi corre incontro anche Hermione, tutta contenta perchè le hanno finalmente assegnato una stanza più grande al Ministero.
Non credo che sia del tutto una buona notizia, vuol dire che adesso hanno qualcuno all'interno.
“Ma come mai c’è tutta questa confusione?” Le domando.
“Non hai sentito? C’è un fantasma nuovo che sta dando spettacolo.” Dice con un risolino.
“Ci mancava un altro fantasma scortese…” Rifletto ad alta voce.
Arriviamo nella Sala Grande in pochissimo tempo; nonostante il corridoio sia pieno di persone corrono tutti.
Mi affaccio con gli altri due e vedo Remus appeso per il mantello ad una delle decorazioni della parete di destra. “Non preoccuparti Rem! Sto venendo a prenderti!”

Chiedo aiuto ad Hermione, so che è un’ottima strega e mentre siamo lì ad allontanare il nuovo fantasma e a cercare di non far morire Remus lei mi dice di essere stata lasciata da suo marito, Ron.
Li sentivo battibeccare un po’, ma non pensavo che fosse una cosa seria, credevo che facesse parte della loro complicità.
“Si, abbiamo sempre fatto così.” Conferma lei. “Ma ultimamente è peggiorato sempre di più.” Non lo fa trasparire per niente, ma sento che soffre molto per questo.
Riusciamo finalmente a far scendere Rem, che mi abbraccia e ringrazia Hermione.
“Ma chi è lui?” Domanda Hermione guardando il fantasma piroettare abilmente per la stanza.
“E’ mio fratello.” Risolve i nostri dubbi il signor Binns. “Adam.”
“Mostri... ma tra un po', ce ne sarà uno in meno.” Dico andando a tutta velocità verso Adam.

Una volta che sono riuscita a convincerlo a finirla e a seguirmi, riusciamo a parlare un po’.
Alla fine si rivela essere anche decisamente simpatico, un po’ esibizionista, ma… Sicuramente l’opposto del nostro Binns.
Alla fine ci ritroviamo ai Manici, dove, non volendo, ci ubriachiamo.
“Non pensavo che anche i fantasmi potessero sbronzarsi.” Dico ad Adam, un po’ troppo divertita dalla cosa.
“Vuoi toglierci anche questo oltre alla vita?” Mi risponde lui, divertito come non mai. Poi riprende un attimo di serietà e mi spiega che è venuto per essere sicuro che suo fratello stesse bene. Lancia un’occhiata a Cuthbert.
“Si, Sinistra mi ha scoperto nel tentativo di seguirla, e ha raccontato tutto ai suoi amichetti, mettendoli sulle tracce della nostra famiglia.”
Non vorrei essere indelicata, ma glielo chiedo, incoraggiata anche dall'alcol. “Ma voi siete morti, di cosa vi preoccupate?”
“Non tutta la nostra famiglia è morta, ho diversi nipoti ancora in vita.” Mi risponde il professore, un po’ turbato. “Quando Sinistra mi ha scoperto, ho cercato di parlare con lei.” Riprende. “Ho cercato di spiegarle che in realtà volevo parlare con lei, che non avevo cattive intenzioni.”
“E sai cosa gli ha risposto?” Mi chiede suo fratello, evidentemente gli è già stata raccontata tutta la vicenda.
“Mi ha risposto ’Sei pur sempre un estraneo. Ti avverto, non metterci i bastoni tra le ruote, o le conseguenze per te saranno terribili.’ E poco dopo mi arriva un Gufo di mio nipote, nel quale mi dice che hanno messo il Marchio Nero sulla sua casa.”

Al nostro rientro al castello, nel quale siamo ancora decisamente poco solidi sulle gambe ma ancora in tempo per la cena, Cuthbert mi mostra il mio dormitorio, che Adam mi promette di rimettere apposto. “Ho bisogno di stare un po’ per conto mio.” Si giustifica.
Fuori dalla Sala Grande incontro Hermione che parla con la McGonagall; sembrano entrambe molto tristi.
Decido che è il momento giusto per far sapere alla ragazza dai capelli rossi il motivo per il quale le hanno dato un ufficio più grande, sentendomi subito dopo il colpa per averla fatta intristire ancora di più.
“Almeno sappiamo che è dei loro.” Dice la McGonagall, pratica.
“Lo terrò d’occhio, e visto che è uno solo proverò anche a estorcergli qualche informazione. Mi puoi preparare un Veritaserum?” Risponde Hermione, riprendendosi in fretta dal malessere.
“Certo, nessun problema, è ora che smettano di ritenersi i padroni del mondo.”

Mentre stiamo andando verso il tavolo per la cena ci supera a gran velocità Sinistra, lanciandoci uno sguardo che dice tutto: sa che sappiamo.
Poco dopo aver iniziato a mangiare ci raggiungono anche Remus e Ian, camminando il più distanti possibili e senza guardarsi.
Ian si siede alla mia destra e Rem alla mia sinistra.
“Hai vissuto anche troppo a lungo.” Bisbiglia mio fratello dietro la mia schiena, in direzione di Remus.

Cerco di intervenire in qualche modo, inutilmente e la situazione si aggrava.
Si mettono a discutere a bassa voce, sempre dietro la mia schiena e così chiedo loro di andare da un’altra parte a litigare.
Spostano le sedie indietro, con violenza e si precipitano fuori. Non era mia intenzione farlo, ma alla fine li seguo.
Arrivo giusto in tempo per vedere Rem far scomparire un quadrato di pavimento.
“Uhm... perché non sento un piacevole suono di impalamento?” Dice portandosi una mano all'orecchio. Eddie, che passando di lì ha visto e sentito tutto, ha fatto un incantesimo di Levitazione, fortunatamente.
“Oh, Remus! Scusami. Sono stato troppo precipitoso quando ho detto a mia sorella che eri un buono a nulla.” Gli dice scagliandogli uno Schiantesimo addosso. “Avrei dovuto dirle che i tuoi incantesimi possono essere fermati da un bambino."

Ci raggiunge la McGonagall, che avendoci visti uscire tutti e tre probabilmente si è insospettita.
E così finiamo per litigare tutti insieme. “Dovete smetterla.” “Non puoi sposarlo.” “Siete degli idioti, tutti quanti!” “Non ti devi intromettere” E altre frasi di questo tipo si uniscono, a formare una deliziosa melodia di strilli ed urli.
Alla fine prendo Remus, l’unico sul quale riesco ad avere un po’ di controllo e lo trascino via.
Nel nostro nuovo alloggio è tutto in ordine e abbastanza pulito, evidentemente Adam aveva davvero voglia di stare un po’ da solo, non era una scusa.
Remus sigilla la porta con un incantesimo. “Non voglio che nessuno ci disturbi.” Mi dice abbracciandomi con fare vigoroso.
“Hai davvero un bell'aggeggio.” Gli dico indicando la bacchetta. ”Ma non mi piacciono gli uomini troppo violenti.”

Proprio mentre stavamo per darci all'azione vedo qualcosa muoversi appena fuori dal mio campo visivo.
E’ Lumacorno.
“Pensi che una mente conservatrice possa mai tracciare una nuova rotta per il mondo?” Mi chiede. “Pensi che in questa scuola si potrà mai avvistare qualche nuovo orizzonte magico?” Si avvicina. “Pensi che sia con l’amore che riusciremo ad andare ‘oltre’?” Sfodera la bacchetta. “La magia è potere, singorina McDougal.”


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In questo capitolo ho inserito alcune battute di Leon o di alcuni altri personaggi di Resident Evil 4, che sto rigiocando per l’ennesima volta in questo periodo.
Voleva essere il mio tributo, chiamiamolo così, a Resident Evil, saga video ludica che nella mia vita ha avuto un senso molto importante

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Capitolo 23
*** Il mio vecchio ***


La magia è potere?
E’ stato il motto di Voldemort ai tempi del suo potere.
“Cosa vuole fare?” Domando al professore, in un moto di coraggio.
“Cosa voglio fare? Signorina Abbey, non sia sciocca.” I suoi occhi prendono un color rosso sangue. “Voglio portare al governo chi è in grado di regnare.”
Mi sembra Confuso. Forse è sotto qualche maledizione. “E chi dovrebbe essere in grado di mandare avanti il Ministero?”
“Io, ovviamente.” Ci scaglia addosso uno Schiantesimo, che per fortuna non prende nessuno dei due. E’ decisamente Confuso. “Non potete uscire di qua ancora vivi, non l’avete capito?”
“Ah no?” Domanda una voce da dietro la porta, che si apre, scardinandosi. Entra Hermione, a passo deciso e Pietrifica Lumacorno. Dietro di lei c’è Ron.
“Avete sentito? Non credo che sia del tutto in sè, deve essere sotto la maledizione Imperius, ne sono certa.” Dico andando vicino a Remus che mi stringe a se, passandomi un braccio attorno al collo.

“Sono riuscita ad interrogare Eatsgain, basta dagli retta in un paio dei suoi ragionamenti ed è disposto a dirti qualunque cosa. Non avrei mai fatto affidamento su di lui.” Ci informa Hermione mentre usciamo, chiudendoci la porta alle spalle.
“Io resto qui, nel caso che riuscisse ad aprirla.” Dice Ron indicando la porta con la bacchetta.
“Oh, non credo che riuscirà, non sono in molti a conoscere l’incantesimo giusto.”
Senza dirci una parola sappiamo già tutti dove stiamo andando: nell’ufficio della McGonagall.
“Mando un Gufo al resto dell’Ordine, questa non se la vorranno perdere.” Dice seria la rossa.

“So che forse non è il momento, ma… Tu e Ron?” Le domando, non riesco a resistere.
“Bhè, c’è stato un cambio di programma.” Risponde lei, sbrigativa.
La guardo con espressione interrogativa e poi la vedo con la coda dell’occhio che si accarezza il ventre.
Remus mi prende per mano. “Che stupida, me ne stavo dimenticando, il Veritaserum! Pensi che ti serva comunque?” Visto che è già riuscita a parlare col Mangiamorte, forse non le serve più.
“No no, è una buona idea, anche se ci vorrà un po’... Intanto proverò a parlarci lo stesso.”
Io e Remus andiamo verso i sotterranei, sono contenta che sia qui con me, stanno succedendo troppe cose e troppo in fretta, inizio ad avere male alla testa.
“Se va tutto bene il 15 Dicembre dovrebbe essere pronto.” Dico più a me stessa che a Remus.
“Piccola, sei sicura di volermi sposare?”
“Non ho neanche avuto il modo di risponderti.” Gli dico con più cattiveria del dovuto, mi sento veramente stanca e affaticata.
“Allora te lo chiederò ancora, tu fatti trovare con la risposta pronta.”

“Ha chiamato mamma, è morta la zia.” Entra correndo Ian.
Mi cadono di mano diversi ingredienti. “Quale zia?” Gli chiedo allarmata.
“Zia Rosie!”
Non volendo mi rilasso istintivamente, non ho mai parlato granchè con la zia Rosie. Certo, mi dispiace, ma sono più legata alla parte materna del mio albero genealogico.
“Dobbiamo andare ad aiutare con il funerale.”
“Andiamo?” Chiedo a Remus.
“Avvisiamo gli altri.” Risponde lui sbrigativo.
“Vai tu, io devo finire almeno di prepararla.” Indico il calderone.
“Ti aspetto, così andiamo insieme.”

“Staremo via per cinque giorni, circa, non ci vorrà di più. Il Veritaserum è nella mia aula, ho cercato di nasconderlo un po’.”
La McGonagall si mostra assolutamente d’accordo e così anche Hermione, solo Ron sembra un po’ contrariato, ma sotto sotto non m’importa molto.
Io e Rem abbiamo cinque giorni per stare da soli, senza impegni!
Ehm… Per festeggiare il ciclo della vita, no? La zia se n'è andata e noi la onoriamo amandoci… No?

Durante il viaggio col Nottetempo, abbiamo evitato di uscire per smaterializzarci, fa davvero freddo, Rem mi abbraccia molto forte e mi sussurra all’orecchio la tanto sospirata domanda.
“Certo, sei il mio vecchio dopotutto.” Gli dico piangendo come una scema.

“Perchè l’hai fatta piangere?” Domanda Ian burbero.
“Perchè ci sposiamo.” Risponde lui spingendo Ian da parte, per tornare ad abbracciarmi.
“Ma ci hai riflet-” Tenta mio fratello.
“Adesso basta, per favore. Il mio…” Guardo Remus. “Nostro, matrimionio non è sinonimo di allontanamento nei tuoi confronti.” Cerco di spiegare a Ian, ancora con gli occhi lucidi.
“In ogni caso dovrai fartene una ragione.” Conclude Rem.

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Capitolo 24
*** La mia strada o superstrada ***


È il primo giorno nel quale siamo lontani dalla confusione del Castello.
Ammetto di essere particolarmente preoccupata, però mi hanno promesso di tenermi aggiornata sulle novità, infatti non ci è voluto per ricevere una piccola pergamena, non firmata, recitante: Sfuriata a Villa Malfoy. I Rapporti sono molto tesi tra tutti.

Ian sembra deciso a lasciarci in pace, forse ha capito che siamo entrambi adulti e che possiamo fare la nostra vita.
Che abbia capito di non essere più il mio fratellone-protettore?
No, la risposta è arrivata in breve tempo.
Adam, finito di spostare alcune cose dal mio alloggio è andato a parlare con Ian. Evidentemente nel corso della serata ho detto più di quanto ricordassi e così il fantasma si è sentito in dovere di andare a parlare con mio fratello.
Se l’effetto è che Ian se ne sta nella sua camera senza far danni alla mia relazione, sono d’accordo!

Lumacorno ha imprecato per ore contro la porta del tuo alloggio, credo che dovresti cambiarla, per scaramanzia
Mi scrive Ron mentre siamo a casa dello zio. Prendo Remus e lo trascino in cucina, per fargli leggere. Entrambi soffochiamo una risatina.
“Non dovremmo essere così contenti ad una veglia.” Mi dice lui come per sgridarmi.
“Non dovremmo? Ce la siamo meritati una vacanza tutta per noi, altrochè.”
“Solo tu riesci a goderti una vacanza funebre.” Mi dice lui carezzandomi il braccio.
“Ma, aspetta. Questa è una carezza del tipo ‘A, Amorevole’, ‘B, Compassione’ o ‘C, Mi sembra che tu abbia freddo’?”
“Di tipo B.” Risponde lui divertito.
Lo guardo sconvolta, allontanandomi un po’, rifiutando le sue carezze di tipo B.

Approfitto del fatto che siamo lontani dagli altri parenti per usare il gufo di casa; voglio ringraziare Adam, oggi Ian si è limitato a parlare cordialmente coi parenti in visita e a lanciarci qualche sguardo.
Mentre il gufo se ne va col mio messaggio scruto il cielo, temo di vedere qualche brutta notizia in arrivo da parte dell’Ordine e, visti i recenti passi avanti dei Mangiamorte al Ministero, non me ne stupirei per niente.
“Fa freddo.” Mi dice Rem, tirandomi dentro per i fianchi.
Lo guardo, indecisa. Non voglio far preoccupare anche lui.
“Venite a tavola? E’ pronto.” Ci comunica una qualche lontana cugina che non avevo mai visto.
Andiamo nella sala da pranzo, rozzamente arredata con un grande mobile di legno scuro e un tavolo abbinato. Nient’altro.
E lì capisco, egoisticamente, che non mi interessa niente della situazione.

Durante il pomeriggio mi arriva un gufo di Hermione.
Passo il tempo nascondendomi da Ron, non sono ancora sicura di poterlo perdonare.
Di poter perdonare me stessa.
Di poter perdonare noi.
Rinnovo ancora le mie condoglianze, porgi i miei saluti ai tuoi parenti;
ci vediamo presto,
Hermione

Non sapendo cosa risponderle infilo la pergamena in tasca, ripromettendomi di pensarci dopo.

Intanto io e Remus ci diamo alla nostra attività preferita di quando fa freddo fuori; infilarci sotto le coperte pesanti e riposare tutti abbracciati.
E lì, l’illuminazione.
Prendo il messaggio di Hermione e utilizzo il retro per risponderle.
Le consiglio di provare a condividere qualche momento di intimità con Ron, per scoprire dove portano i loro sentimenti rimasti sospesi.
Remus mi domanda cosa stessi facendo, agitandomi così tanto nel letto e gli spiego la mia idea improvvisa. E’ più forte di me, lui è mia persona designata per gli spettegolamenti da nonna fuori di casa coi ferri in mano.
“Mmh, mi sembra una buona idea.” Mi dice spostandosi verso di me, abbracciandomi. “Perchè non la mettiamo in pratica anche noi?”
“Signore, mi sembra proprio che lei sia un mascalzone impenitente.” Gli rispondo stando al gioco.
“Credo proprio di si.” Dice mentre si sposta, in modo da starmi sopra.

E il resto è storia, signori.

Ian era davvero innervosito dal fatto che qualcuno ti stesse portando via dalla sua protezione, non era pronto a lasciarti andare. Non prendertela con lui. Adesso ti lascerà percorrere la tua strada. Ha detto che tu riuscirai a far diventare 'super' anche quella.
Adam.
P.S. Ho aggiustato la tua porta ;)
P.S.S. Credo di voler rimanere, mi piace prendermi cura del Castello.


Presa com’ero dal cercare di risolvere i problemi di tutti mi ero quasi dimenticata della nostra di casa.
Ne parlo con Remus.
“Possiamo tornare a darle un’occhiata quando ce ne andiamo da qua.”
Ci penso un attimo. “Si… Si. Andiamo, diamo un’occhiata e se la situazione sembra brutta, ce ne andiamo.” Concordo alla fine con lui.
Mi piace questa idea, mi sento un po’ sperduta senza la nostra casa.
Insomma, è indubbio il fatto che sia lì che si concentrano le cose più importanti di una famiglia.
Le più belle e piacevoli, e le più brutte e fastidiose.
Alla fine mi mancano quelle di entrambe le categorie, a pari merito.

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Capitolo 25
*** Il mio ultimo giorno ***


Il tempo, adesso che siamo qua insieme e a rilassarci sembra volare a tutta velocità. Fortunatamente le novità continuano ad arrivarmi puntualmente, impazzirei se non fosse così, non sono brava a rimanere nel dubbio, ho bisogno di certezze.
La famiglia di Binns è ancora scossa, Hermione non sa che fare con Ron e la sua gravidanza e Ron inizia a chiedersi se i motivi per i quali si sono lasciati siano davvero validi.

Remus intanto ha preso a cuore la faccenda della famiglia Binns e continua a chiedermi come stanno e a preoccuparsi per loro.
“Allora, ho deciso che questa idea del matrimonio mi piace.” Gli dico durante la nostra ultima sera di vacanza.
“Si?” Mi chiede lui, interessato.
“Si.” Finto disinteresse. “Vorrei provare ad organizzare qualcosa, che ne dici? Se ci si fidanza bisognerebbe anche stabilire una data. Che ne dici?”
“E’ un’idea.”
Prendo l’agenda ed inizio a sfogliare.
No, questo giorno qui no, mi sembra brutto.
In inverno assolutamente no, fa freddo.
D’estate no, fa troppo caldo.
“Che ne dici di farlo nel giorno del nostro anniversario? Così non dobbiamo ricordarci un’altra data!”
“Mi piace, anche se comunque me ne ricordo molte più di te.” Mi prende in giro. “Io ricordo la data della nostra prima uscita, quella del nostro primo bacio, quella della nostra prima volta.” Mi si fa vicino.
“Ricordi anche com’ero vestita quando siamo usciti la prima volta…”
“Si.” Dice sorridendo fieramente.
“Lo sai io invece cosa ricordo?” Sguardo di sfida. “Ricordo che abbiamo una cosa in sospeso.” Inizio a fargli il solletico e lui cerca di difendersi.
“Hai dimenticato però che io ti batto sempre.” Mi dice buttandomi sul letto e facendomi il solletico a sua volta.

Nel mentre delle nostre risate e delle nostre sciocchezze sono successe le seguenti cose: i Mangiamorte hanno trovato ancora la Famiglia Binns e la tengono sott’occhio, Adam si è stabilito al Castello col permesso della McGonagall e a Villa Malfoy sono adirati perchè abbiamo abbattuto il loro Lumacorno.
Eatsgain si è fatto scappare l'informazione e prontamente Hermione l’ha presa al volo.
Sono arrivati più Patronus in questa stanza che in tutta la mia vita!
A dire il vero sono contenta che Adam sia un nuovo fantasma del Castello, mi piace la sua compagnia.
Per quanto riguarda invece Lumacorno invece sono molto molto dubbiosa. So che l’hanno Confuso perchè probabilmente hanno sospettato che si stesse tirando un po’ indietro.
So che colpire a muso duro, come si suol dire, non è una buona idea, molti di noi non ne avrebbero mai il coraggio ed Hermione dice che non è ancora il caso di parlarne al Ministro.
Cosa mai potremo fare?

Intanto proviamo ad assistere i parenti per come possiamo, contando che lui non li ha mai visti in vita sua ed io pure. Quasi.
Io forse li ho visti una o due volte.
Siamo andati in ognuna delle loro case, abbiamo passato del tempo con loro, parlando di argomenti casuali e abbiamo fatto le nostre condoglianze.
In tutto questo abbiamo anche passato del tempo con Ian che sembra aver cambiato idea sul rovinare il matrimonio.
Apparentemente. Scopriremo se è la verità solo a cose fatte, suppongo.
“Mi sento tanto debole oggi.” Dico a Remus durante uno dei nostri pomeriggi dai parenti.
“Vuoi andare fuori a prendere un po’ d’aria?” Annuisco.
Appena fuori dalla porta principale c’è un sentiero, costeggiato da una piccola vigna che circonda tutta la casa, a mo’ di labirinto.
Camminiamo un po’, lui con le mani in tasca ed io abbracciata al suo braccio; tira un po’ di vento.
“Che ne dici di tutta questa storia?” Gli chiedo.
“Che dovrei dire, piccola?”
“Non so, vorrei il tuo parere. Non ti sembra che dovremmo fare qualcosa?”
“Ci sono già quelli dell’Ordine in azione, cerca di stare tranquilla.” Fortunatamente non mi ha intimato di stare calma, sarebbe stata la fine definitiva della mia calma.
Mi avvicino a lui, ritrovando la serenità.
Continuiamo a camminare, più ci allontaniamo dalla morte che pervade quelle case così sconosciute, meglio mi sento.

Remus parcheggia la scopa sotto la casa di una cugina, dove stiamo a dormire e inavvertitamente schiaccia con un piede uno dei giocattoli, inciampando e cadendo per terra.
Rido brevemente della scena buffa e poi vado ad aiutarlo.
Lui mi giura vendetta, coi capelli tutti scompigliati.
Defodio” bisbiglia lui e un buco spunta sotto i miei piedi, facendomi cadere a terra accanto a lui.
Mi abbraccia e mi tira su di sé, stringendomi forte.
Ci baciamo teneramente per un po’. Ed io mi sento felice.

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Capitolo 26
*** Il mio eccesso ***


Come ci eravamo ripromessi al nostro ritorno siamo andati subito a casa nostra, insieme a Ron ed Hermione, che a quanto pare sono tornati insieme, e ad Adam, che dice di trovarsi bene nel suo nuovo nido, il Castello.
Forse non avrei dovuto portarmi dietro tutta la truppa, è eccessivo?
La situazione non si prospetta affatto bella, il marchio è ancora al suo posto e anche solo vista da fuori è tutta una confusione.
Dalle finestre si intravedono i cassetti tirati fuori, il letto in disordine, i piatti rotti e le finestre quasi tutte in frantumi.
Guardo Remus che ha ancora uno sguardo impietrito. Ci vorrebbe del coraggio per dargli torto.
Lo stringo forte e lui si china per baciarmi i capelli. Vorrei che mi dicesse che andrà tutto bene.
“Almeno nessuno si è fatto male.” Dico.
“Già, almeno non vi hanno trovato.” Conferma Ron, seguendo Hermione verso la casa.
“Vuoi entrare?” Le domando decisamente allarmata.
“Certo che voglio entrare, facciamo ordine e mettiamo incantesimi protettivi. Non gli lasceremo fare quello che vogliono con la vostra casa.” Sono contenta che qualcuno abbia preso in mano la situazione. “Hai qualcosa di efficace?” Continua la rossa.
“Ho molto unguento di Horklump, lo volevo dare ai miei studenti come premio. Posso metterne un po’ su tutta la casa, è protettivo.” Le rispondo.
“Bene. Andiamo dentro allora. Tenete pronte le bacchette.”

Nonostante le continue complicazioni che ci si parano davanti non ci fermiamo, ispezioniamo tutta la casa e mettiamo ordine silenziosamente; potrebbe esserci qualcuno.
Arrivati sino al bagno della camera da letto, al secondo piano, e fortunatamente non incontriamo nessuno.
Hermione mi si fa vicina. “Abbiamo bisogno di un quartier generale, dove incontrarci, dici che potremmo usare casa vostra?” Mi chiede con un po’ di timidezza.
Remus mi si avvicina, avendo sentito cosa mi stava chiedendo. “Certo, fate un incanto Fidelius su di me.” Dice deciso.
“Possiamo ingrandirla un po’.” Suggerisco. “Così ci staremo tutti in caso di emergenza.”
“Chiamo quelli dell’Ordine a mettere gli incantesimi.”

Poco tempo dopo un piccolo gruppo di persone compare in casa nostra.
Sfila davanti a noi: Harry Potter che con la bacchetta in mano percorre il perimetro della nostra casa, aggiungendo altri incantesimi difensivi; Neville Longbottom apre invece delle aperture nei muri a suon di Bombarda, per creare delle nuove stanze; George Weasley invece è venuto subito nella mia direzione chiedendomi qualcosa da mangiare e chiacchierando con me delle sue gesta ad Hogwarts, soffermandosi appositamente sul suo ultimo giorno nel castello.
“Avrei tanto voluto vedere meglio la faccia della Umbridge prima di volare via.” Mi dice con sguardo sognante.
Ginny è andata con Harry, evidentemente anche lei è brava in quel genere di incantesimi. Poi è tornata dentro per aiutarmi a preparare la cena per tutti.
“Siamo già qua, che ne dici se prepariamo qualcosa? Ti darò una mano.”
“Mi farebbe piacere avervi a cena.” Le dico con un sorriso.
In quel momento arriva la Preside. Nella mia casa, che onore!
“Ho una proposta per lei.” Mi dice senza tanti giri di parole.
“Ci pensi tu qui?” Chiedo a Ginny, che risponde con un cenno.
Appena sole, nel giardino, Minerva inizia il suo discorso. “Viste tutte le recenti avversità ho pensato che sarebbe positivo ridurti l’orario.”
Orario ridotto? “Non è soddisfatta dei miei servigi?” Le domando intristita.
In tutta risposta lei mi guarda, severa. “Lo saprebbe se fosse così. Adesso che L’Ordine verrà qui avrai bisogno di più tempo per occuparti della casa.” Fa una pausa. “E della tua famiglia.”
“Va bene allora. Ma chi mi sostituirà?”
“Lumacorno. Siamo riusciti a farlo rinsavire, ha promesso di aiutarci. Se farà qualche passo falso riavrai le tue ore e lui riavrà il suo posto ad Azkaban.”

Finita la nostra conversazione rientro in casa. “Ho provato a chiedere a Minerva di fermarsi ma-”
E’ tutto diverso. Ci sono mobili nuovi, stanze nuove, scale.
“Non le piace.” Afferma Luna.
“No no, mi piace. E’ solo tutto nuovo.” Cerco Remus e gli comunico con gli occhi di venire da me. “Mangiamo, così poi discutiamo del resto.”
La cena è servita da Ginny, che coraggiosamente ha preso la direzione della cucina.
“Finalmente si mangia.” Dice George sistemandosi il tovagliolo nella maglietta.
“Avevo una fame…” Rincara Lee.
“Luna!” Cerco di chiamarla al di sopra del chiasso, anche se è seduta accanto a me è difficile riuscire a sentirsi, hanno iniziato tutti a rumoreggiare. “Davvero, mi piace la casa, sono solo rimasta un po’ sorpresa.” Mi sentivo in dovere di spiegarmi.
“Oh, lo immagino.” Risponde lei tranquilla. “Deve essere una gran seccatura per te.”
“Miseriaccia!” Ron si è rovesciato addosso un po’ di zuppa. Hermione lo aiuta a pulirsi, amorevolmente.
“Dovremo fare una riunione al più presto, decidere come agire.” Dice Harry, pratico, mangiando un pezzo di pane.
“Ci possiamo fermare dopo cena.” Propone Neville, guardandomi per chiedere conferma.
“George, lasciane un po’ anche a me!” Lee si avventa sulle patate.
“Credo che possiamo rimandare almeno sino a domani mattina, adesso siamo tutti stanchi.” Dice Ginny, servendo da bere a Harry e stampandogli un tenero bacio sulla guancia.
“Ad Abbey darà fastidio averci tutti qua a dormire.” Afferma Luna senza il minimo imbarazzo.
Mi affretto a smentirla, rimanendo colpita dalla sua bravura nell'indovinare i miei sentimenti. “Per me non c’è problema, abbiamo fatto dello spazio in più apposta.”
Allungo una mano sotto al tavolo per accarezzare la coscia di Remus, è un po’ contrario al dare agli altri le proprie cose. Lo guardo ed effettivamente è un po’ contrariato, continua a tormentarsi la barba.

A cena finita troviamo una sistemazione per tutti, a parte Hermione e Ron, che preferiscono andare a casa loro.
“Stiamo seguendo il tuo consiglio.” Mi bisbiglia Hermione prima di andare.
Harry e Ginny hanno preso la nostra stanza degli ospiti, al piano di sopra.
Neville e Luna stanno in due delle nuove stanze.
George e Lee invece occupano insieme una piccola stanzetta creatasi accanto alla nostra camera da letto. Dovremo dividere il bagno.

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Capitolo 27
*** Il mio usignolo ***


Rimasta sola con Remus gli racconto quello che mi ha detto la McGonagall.
“E perché dovresti fare meno ore? Quelli dell’Ordine non possono pensare a sé stessi?” Mi dice un po’ irritato.
“Immagino di sì, ma probabilmente ci sarà più confusione da ora in poi ecco, e magari Minerva ha pensato che fosse una buona idea quella di avere più tempo da passare con te o a sistemare.”
Si siede sul letto, dove poco prima era sdraiato, e si tormenta la barba.
“Non sarà per sempre e poi continuo ad avere il mio posto, sono di ruolo.”
“Questa storia non mi convince.”
“Prova a vederla dal punto di vista affettivo: quando avrai il giorno libero staremo insieme un po’ di più.” Cerco di convincerlo con un sorriso.
Lui non mi risponde, così prendo un maglioncino e scendo in cucina, so che ha bisogno del suo tempo, e anche se non mi fa piacere, devo lasciargli fare i suoi ragionamenti.
Per le scale incontro Luna, che vaga un po’ incerta.
“Avete discusso perché noi siamo venuti a stare qua?” Mi chiede.
Vorrei mentirle, ma non ci riesco. “Circa, diciamo che è un po’ infastidito. Ma gli passerà.”
Scendiamo le scale insieme e metto l’acqua a scaldare.
“Sai una volta ero in un pub, con Peter, che avevo conosciuto via Gufo, sotto consiglio di un'amica.” Inizia a raccontarmi a bassa voce, per non svegliare gli altri. “Ho visto che stava giocando con un piccolo maghetto e gli ho chiesto se volesse avere figli. Credevo che un giorno ne avremmo avuti.” Mi dice contemplando le mie reazioni alla sua storia. “Ne ho già due, non te l’ho detto che sono sposato?.”
“Che strombo! E tu?”
“Niente, ho finito la mia Burrobirra e gli ho detto che non ci saremmo più rivisti visto che io avevo scoperto la sua relazione.”
“Che roba… A questo punto non posso proprio lamentarmi di Remus.” Le dico, divertita.
“Remus è il primo?” Mi chiede genuinamente interessata.
“Non proprio, diciamo che è l’uno e mezzo. Ho avuto un’altra relazione che è stata… Sentimentalmente importante.” Le dico prendendo le tazze per il tè. “Non importante come è importante la storia con Remus, però ci avevo messo tutta me stessa ecco e quando poi lui mi ha lasciata, senza dirmi il motivo ci ho sofferto molto.” Verso il tè. “Fai che qualche tempo dopo avevo accettato di uscire con Lorchus, perché alla fine mi piacere e quando ci siamo visti abbiamo iniziato a parlare di ex. E lui ha passato la serata a darmi consigli per riconquistare il mio ex.”
E per la prima volta la vedo sorridere.
“Che strani che sono. Gli uomini, intendo.” Inizia a bere il suo tè. “Una volta sono uscita con uno che non faceva altro che parlare della sua carriera, del suo lavoro stimolante… E così gli ho chiesto quanto guadagnasse, per curiosità, per fargli vedere che ero interessata a lui. Mi ha detto che sono un’arrivista che pensa solo ai soldi.”
“Forse hai più fortuna nel gioco.” Le dico prendendo i biscotti.
Non si beve il tè senza i biscotti.

Poco dopo ci raggiunge anche Hermione, alla quale do subito una tazza. Sento aria di pettegolezzi.
“Speravo di trovare qualcuno sveglio.” Ci dice, sollevata.
“Credo che troverai sempre qualcuno qua, d’ora in poi.” Alzo le spalle.
“Ho lavorato tutto il giorno al Ministero, alla sera siamo venuti qua per sistemare il nuovo quartier generale e mi fa malissimo la schiena. Vorrei chiedere a Ron di aiutarmi, ma lo vedo piuttosto stressato, con la storia della gravidanza…” Dice reggendosi un fianco col la mano.
“Se vuoi posso provare con questo.” Le dico prendendo in mano la bacchetta e muovendola delicatamente verso di lei. Alcune pietre si alzano a mezz'aria e le rotolano sulla schiena.
Hermione chiude gli occhi e si rilassa. “E’ meraviglioso! Dove hai imparato.”
“La vita insegna.” Le dico con un’occhiolino.
Intanto Luna si è messa a vagare per il soggiorno.
“Avete pensato a qualche nome?”
“Ron pensava a Dedalus, ma non mi convince affatto.”
“Se è femminuccia io la chiamerei Abbey, è proprio un bel nome.”
Hermione spedisce le tazze vuote nel lavandino con un movimento della bacchetta. “Lo terremo in considerazione.”

Il giorno dopo mi alzo un po’ più tardi del solito, aver passato la notte sveglia non ha fatto bene alla mia stanchezza.
Sul tavolo la colazione è già servita e chi più chi meno, tutti stanno già mangiando, pronti a partire per le loro giornate.
“Hai sentito di Ian?” Mi dice Hermione.
“E’ un po’ che non lo sento, che ha fatto?” Chissà cosa ha combinato questa volta.
“Gira voce che abbia passato la notte con Luna.” Mi bisbiglia all'orecchio.
“Luna?” Dico un po’ troppo ad alta voce. “Ma era qui con noi!”
“Non esattamente, quando tu sei andata a letto lei è voluta uscire per fare due passi, cercando chissà quale creatura inventata.” Qui fa una smorfia.
“E poi ha incontrato Ian, in qualche modo.”
“Già. E si dice anche che ci abbiano dato dentro parecchio.” E’ troppo emozionata per una notizia del genere.
“E come mai lo sanno tutti?”
“Ian lo ha raccontato alle persone giuste. Si sa che le cose più segrete sono le prime a venir raccontate in giro.” Mi dice con ovvietà.

Indagherò su questa cosa di Ian, anche volendolo alla fine non si può non essere curiosi.
Intanto torniamo da Remus, che è ancora un po’ sulle sue e, noto con piacere, sta mangiando i biscotti che gli avevo preparato io e non la colazione cucinata da Ginny.
Allora sono brava. Ammicco a me stessa. Mi ha visto qualcuno?
“Buongiorno caro.” Sondo il terreno
“Ciao Piccola, hai dormito bene?”
“Certo, anche se avrei dormito meglio avendoti vicino.” Abbasso la voce.
Lui continua a mangiare i suoi biscotti. “Me ne fai degli altri per stasera?” E’ il suo modo per riappacificare la situazione.
“Ma certo, te ne preparerò moltissimi.” Gli dico abbracciandolo. Sono contenta che non sia arrabbiato.
“Comunque dovresti parlare con la McGonagall, non vedo perché tu debba occuparti dei problemi degli altri. Che cucini lei per loro.” Mi dice indicandoli col mento.
Non aggiungo altro e lo accompagno all'uscita.
“Ci vediamo stasera.” Mi stringe a sé sulla porta. “Ti amo tanto.”
Lo bacio sulla guancia. “Anche io ti amo tanto.” E così ci salutiamo.
Mi volto, persa nei miei pensieri amorosi e vedo George, Lee e Neville intenti a fissarmi.
“Non c’è niente da guardare.” Dico andando a tutta velocità verso il bagno, nessuno deve vedere che mi sento in imbarazzo.

“... e non solo, Calì mi ha anche detto che ci sa fare molto bene.” Hermione mi guarda complice.
“Si ma… Vorrei tanto appassionarmi anche io alle storie sessuali di mio fratello, il fatto è che mi raccapricciano un po’.” Confesso.
“Certo, certo.” Ammette lei. “Però Cyprian mi ha detto che Ian ha del bel materiale su si può lavorare.”
Stavo per dirle che è una donna sposata ed incinta ma un rumore di porta sbattuta mi fa pensare che sia meglio uscire a vedere cosa succede.
Ian sta correndo via, parecchio infuriato.
Cerco di raggiungerlo e maledico un po’ il fatto che non ci si possa smaterializzare all'interno delle mura.
“Ian! Ian! Fermati!” Tento.
Ovviamente non si ferma e così ricorro alla bacchetta.
Lo tiro verso di me.
“Lasciami! Lasciami!” Urla lui.
“Cosa c’è? Perché fai così?”
“Parli di me con le tue amiche?”
“Ah!” Faccio finta di essere sconvolta. “Come se ti desse fastidio.” Gli batto sul petto. “Lo so che ti piace la pubblicità.”
Lui mi guarda corrucciato e pensa un po’ prima di parlare. Poi si guarda in giro e mi si avvicina. “Si, ma questa volta penso che sia una cosa seria.” Mi dice gonfiandosi tutto, come per non perdere la virilità.
“Una cosa seria? Tu?”
“Prendimi in giro, vedremo poi chi riderà.” Fa per andarsene.
Lo prendo per un braccio. “Non ti sto prendendo in giro, è che… Non so, tu non sei da cose serie.”
“Neanche tu.”
Lo lascio.
“Ecco perché secondo me non dovresti sposarti. Tu non sai impegnarti.”
Cerco di valutare bene le sue parole.
“Avresti mai detto che saresti finita in questo modo? Sei la piccola usignolo della casa, hai sempre rallegrato tutti, riappacificato le liti… Non sei una donna adulta che sta per sposarsi e lasciare il suo fratellone da solo.”
Lo abbraccio.
“Ti voglio bene, sorellina.”

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Capitolo 28
*** La mia bocca larga ***


Dopo due settimane dalla strana confessione di mio fratello sto cominciando a prendere il ritmo giusto. Tra lavoro, casa, Ordine e relazione. Mi sento in perfetto equilibrio, tant'è che alcune persone dell’Ordine si sono trasferite a casa nostra.
Sto impastando dei biscottini, adesso che ho l’orario quasi dimezzato ho molto più tempo per occuparmi delle cose che mi fanno sentire bene. Come cucinare, prendermi cura della mia famiglia, riordinare…
Remus rientra dal lavoro, lo sento chiudere la porta dietro di sé.
Sento però anche che sta bisbigliando qualcosa a qualcuno. Mi lavo le mani, le asciugo e vado a controllare; dev'esserci qualcosa sotto.
Un piccolo batuffolino nero mi guarda con aria spaventata.
“C’è un cane in casa nostra.” Gli dico, guardando quel piccolo cosetto dal muso bianco, che mi guarda a sua volta, un po’ spaventato e un po’ incuriosito.
“Un cane che ha bisogno di un nome.” Rem viene ad abbracciarmi.
“Un nome? E’ nostro?”
“Oggi è il nostro terzo anniversario, non hai guardato il calendario? Hai riempito questo giorno di cuoricini marroni.”
“E’ stato il primo pennarello che ho trovato…” Cerco di giustificarmi. “E quindi” torno alla realtà “abbiamo un cane?” Mi chino ad accarezzare il nuovo arrivato, prima non avevo osato farlo, sapevo che me ne sarei innamorata nel toccarlo e non volevo illudermi.
“Mistery! Che ne dici?”
“Mistery? Mi piace… Ma allora è un maschietto.”
“Un maschietto fiero.” Scherza Rem vedendo il cane tutto impettito.
“E così adesso siamo in tre.” Ragiono tra me e me. “Grazie caro.” Gli dico con occhi lucidi, che lui non può vedere visto il mio repentino abbraccio.
“Sapevo che ne avresti sempre voluto uno… Spero che ti piaccia.”
“Ma certo che mi piace, brutto testardone, è…” Faccio una pausa. Com'è? Pensavo che una volta avuto il mio cane personale avrei avuto una reazione diversa, invece non sento niente se non la gioia di averne uno. Nel senso, non gli voglio bene, non lo conosco neanche; non ci sono affezionata.
“Allora, che ne dici di infornare quei biscotti, ho un po’ di fame.” Fortunatamente Rem mi tira fuori dai miei pensieri negativi. Non so cosa farei senza di lui.

“Sorellinaaa! Sono a casaaa!”
“Ma ancora? Non potrebbe andare ad urlare da un’altra parte?”
“Stai buono tu.” Dico a Remus, appena in tempo per accogliere Ian in cucina.
“Che buon prof-.” Guarda per un po’ il mio compagno e poi decide di essere cordiale. “Si, ecco. Ciao Remus” storpia un po’ il suo nome “vorrei parlare con mia sorella.” Incrocia le braccia.
Remus fa per andarsene, alzando gli occhi al cielo, ma prontamente lo blocco. “Perché non ne parliamo tutti insieme?” Propongo.
“Io non ho proprio niente da dire.” Dice scontroso Rem.
Lo guardo, contrariata e lui torna a sedersi. Sbuffando.
“Eccoci, una vera e propria riunione di famiglia! C’è anche Mistery.” Dico guardando accanto al bancone della cucina, dove il nostro nuovo piccolo amico giace a terra.
“Avete un cane?”
“Sì, glielo ho regalato per il nostro terzo anniversario ed è anche costato sei-”
“Non siamo qua per parlare di soldi e di ricchezze.” Lo interrompo. “Dicci Ian, che succede?”
Lui sembra intenzionato a prendere un po’ di tempo, restando vago a parlare di Mistery, ma alla fine si convince. “Credo di essere innamorato.”
Remus ride.
Gli porto via i biscotti e smette immediatamente, imbronciandosi come un ragazzino.
“Di Luna?” Gli chiedo.
Ian in tutta risposta annuisce.
“E perché non glielo dici?” Mi sembra la cosa più ovvia.
“Perché ho paura…” Fa quasi i capricci. Ma dove son finita? Alla riunione della scuola materna di zona?
“Figurati se a lei piace.” Borbotta Rem.
Lo ignoro. “Perché non la inviti fuori? Se ti dice di no come ragazzo almeno puoi schivarla e farla passare come un’uscita per passare il tempo. No? Ho sentito dire che fanno una partita di Quidditch tra qualche giorno; invitala!” Mi sto appassionando alla vicenda, sono troppo troppo troppo impicciona, me ne rendo conto.
“E chi gioca?” S’informa lui.
“Ma che ne so. Però so che a lei piace il Quidditch, invitala.”
“Tu ci usciresti con me?” Mi dice tutto corrucciato.
“Certo che no.” Risponde per me Remus.
“Neanche io uscirei con te, se è per questo.” Gli risponde Ian.
“Perché non vai a chiederglielo? Prendi un paio di biscotti” li faccio volare dentro un piattino decorato e glieli porgo “e fatti avanti.” Lo incoraggio con un occhiolino.

Prendo la mia copia di “Incantate il vostro formaggio” e lo consulto per la cena.
“Che giornataccia! Oggi non me ne va bene una.” Dice Hermione uscendo dal camino.
Remus la guarda un po’ storto e fa per andarsene, ancora. Questa volta lo fermo prontamente. “Vuoi raccontarci cosa è successo?” Le chiedo.
“Se non me ne approfitto troppo… Scusami Remus.” Si siede accanto a lui.
“Vorrei che Ron mi ascoltasse qualche volta, sembra fare sempre di testa sua.”
Remus alza gli occhi al cielo.
“E’ un brutto testardone?” Le chiedo ridendo.
“Si, proprio così: è un brutto testardone.” Ride anche lei.
Al che Rem non ce la fa più e se ne va.
Lo seguo e vedo che si siede sul divano, coi suoi biscotti. Gli do un bacio e torno in cucina.
“Organizza le sue uscite e non mi dice quello che fa, non mi chiede niente.” Intanto Hermione continua a parlare, so che ha solo bisogno di sfogarsi quindi la lascio parlare.
Riprendo il mio libro di Greta Catchlove e lo sfoglio, non sapendo cosa fare.
“Perché fa così? Quando usciamo coi suoi amici per lui non esisto e non riesce a decidersi per un nome. Lo dovremo pur chiamare questo bambino.”
Chissà come dev'essere poter vedere nel futuro, mi piacerebbe spiare tutte queste coppie che fine faranno.
“Non mi ascolta! Quando gli chiedo cosa vuole da mangiare o cosa vuole mettere il giorno dopo, vedi sono tutte gentilezze, lui non mi ascolta, non mi risponde neanche!”
Ad un certo punto Ron entra nella cucina, accompagnato da Lee e da George che lo spintonano verso Hermione.
“Scusa...” Le dice a testa bassa.
“Con più convinzione, Ron!” Gli dice George.
“Mi dispiace…” Farfuglia il rosso.
“Non ho sentito bene!” Rincara Lee.
“Si, Hermione, mi dispiace, non volevo essere una persona così sgradevole.” Recita.
E così lei, dopo una breve esclamazione di stupore lo abbraccia e insieme se ne vanno, abbracciati.
“Cosa gli avete fatto?” Domando sospettosa. E dietro di loro vedo Remus sgattaiolare in direzione delle scale. “Rem!”
Lui si ferma e mi guarda. Finge innocenza. “Si?”
“Che hai fatto?”
“Mi ha detto di Hermione e così io l’ho detto a George” Confessa Lee.
“Ed io ho fatto tornare in sé Ron. Ha delle responsabilità adesso.” Aggiunge George con aria fiera.
“Ti metti a spettegolare anche tu?” Chiedo retorica a Rem.
“Ognuno ha i suoi vizi.” Mi risponde George.

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Capitolo 29
*** Il mio caso ***


Ci alziamo dal letto dopo aver dormito pochissimo: abbiamo passato la notte a coccolarci.
Remus quindi è un po’ scontroso perché ha dormito poco e si lamenta che non ha niente da mettere.
“Tesoro, faccio quello che posso, ogni giorno lavo tutto ciò che posso, hai visto anche tu che ci sono un sacco di panni sporchi.” Contando che adesso ci sono anche quelli dell’Ordine. Ma questo non lo dico, non vorrei che scacciasse tutti tirandogli dietro i loro vestiti sporchi.
“Si ma io non ho più niente da mettere.” Ripete, scocciato.
Lo lascio perdere e vado in cucina, ormai so che non ci si può far niente in queste occasioni.
Dopo un po’, mentre sto preparandogli la colazione mi sfila davanti ed esce senza salutarmi.
“C’E’ QUALCOSA DA MANGIARE?” Urla Ian, facendo capolino dal camino.
“Perché urli? Che succede?”
“COME? NON TI SENTO! HO SBAGLIATO CON UN INCANTESIMO, MI SI E’ RITORTO CONTRO.”
Vorrei chiedergli cosa ha combinato, ma mi risponderebbe urlando ancora, quindi annuisco e gli metto davanti un po’ di cibo; questo lo distrarrà un po’.

George e Neville entrano in cucina, evidentemente pronti anche loro per fare colazione, perché li vedo osservare famelici il pasto di Ian.
“EHI RAGAZZI!” Li saluta lui.
“Perché-urli?” Gli chiede lentamente George.
“COSA?”
“Sei-scemo-forse?” George continua a parlare lentamente.
“SI, SI!” Risponde Ian, sorridendo. Chissà cos'ha capito.
“Ha fatto un incantesimo e credo che sia diventato momentaneamente sordo, non ci sente.” Spiego a George.
“HO FATTO UN INCAN-”
“GLIELO HO SPIEGATO IO!” Interrompo mio fratello, posandogli una mano sul braccio.
George intanto ride di gusto, trova divertente la confusione, a quanto pare.
“Io devo andare al Castello, se volete qualcos'altro lo trovate lì, sul tavolo.” Dico indicando un vassoietto con qualche dolce.
“Grazie Abbey, sei la migliore.” Mi abbraccia George, lasciandomi un po’ confusa.
“Si, la migliore.” Aggiunge Neville. Da quando quei due vanno così d’accordo? Ultimamente li vedo quasi sempre insieme.
Oggi si inizia con un sesto di Corvonero e Serpeverde.
“Professoressa?” Alza la mano Eddie.
“Chiedi pure, cosa succede?”
Mi si fa vicino.
“Mi hanno detto che la mia bacchetta vale meno delle altre.” Confessa, timidamente.
“Perché dovrebbe valere meno delle altre?”
“Non lo so… Su un giornale ho letto che le bacchette di Sorbo sono meno potenti.”
“Quale giornale?”
Mi consegna una copia del Purosangue. Ancora questo coso?
Ero stata così impegnata con la casa e l’Ordine da aver un po’ accantonato i problemi del mondo esterno.
“Il Sorbo è uno dei migliori legni da bacchetta, non ascoltare chi dice il contrario. E’ una bacchetta per cuori puri, è persino più difficile vincere un duello contro questo tipo di bacchetta. Anche la mia è di Sorbo, caro.” Al che Eddie sembra un po’ più tranquillo e se ne torna al posto; così ne approfitto per leggere i titoli di copertina:
Idea del mese: Centro di Massima sicurezza per Babbani
Alla ricerca del medaglione di Salazar Serpeverde
Scamander e Lovegood: una coppia, una disfatta

Scamander e Lovegood? Scorro le pagine sino a trovare l’articolo nel quale, brevemente, si dice che Luna e Rolf si sono fidanzati ufficialmente.
“Cavolo.” Mi scappa. Gli studenti mi guardano male. “Devo andare via per un attimo, torno subito.”
Corro alla Stanza delle Necessità, dove trovo ancora la nostra stanza di quando eravamo bambini e Ian all'interno, intento a sistemare la scrivania, sulla quale vedo parecchi fogli. Mi avvicino e do’ un’occhiata: sono per Luna!
“CIAO SORELLINA! NON HAI DELLE LEZIONI DA FARE?” Mi chiede con un sorriso.
“NO, SENTI, IAN… DEVO DIRTI UNA COSA… LUNA E’ FIDANZATA.” Mi sento malissimo per lui.
“COME?”
“LUNA- E’- FI-DAN-ZA-TA!” Scandisco.
“NON CAPISCO! ME LO DICI DOMANI, VA BENE? HO DELLE COSE DA FARE!” Mi dice indicando le lettere sulla scrivania.
“Non farlo…” Bisbiglio tra me e me.
“COME?”
“NO, NIENTE, A DOPO.”
Esco dalla Stanza sentendomi più in colpa che mai.
Torno nella mia aula pensando a cosa potrei fare.
Idea! Posso organizzare un appuntamento a quattro con Remus e Ian!
Appena ci sentirà di nuovo.
Ottima idea, così non si sentirà solo e non perderà fiducia nell'amore.

“Hai preso in giro mio fratello?” Incontro Luna tra i corridoi e non resisto.
“No.” Mi risponde semplicemente lei.
“Hai fatto l’amore con lui quando sapevi che ti saresti sposata. Come lo chiami questo?”
“Provare cose nuove.”
“E Rolf cosa ne pensa?”
“Rolf non ne pensa niente. Non lo sa.”
“Allora forse qualcuno dovrebbe dirglielo.”
“Credo di si.”
Me ne vado a gran velocità, non credo che abbia senso insistere, tanto non farei mai una cosa così brutta come fare la spia.
Torno finalmente nella mia aula, dove gli studenti sono ancora intenti a lavorare alle loro pozioni.
“Ancora quindici secondi.” Annuncio. “Poi prendere una di queste boccette” le faccio comparire sulla cattedra “e portatemi un campione della vostra pozione. Ci penso io a svuotare i calderoni.”
Segni di assenso e rumoreggiare per finire in tempo il compito.
Neville sta molto male, George gli ha lanciato uno Schiantesimo un po’ troppo forte
Torna appena puoi.
George ha Schiantato Neville? Ma non andavano d’amore e d’accordo quei due?

Finite le lezioni mi precipito a casa, dove Neville giace ancora frastornato sul divano, appena oltre l’ingresso.
“Che è successo?” Chiedo a Remus.
“Credo che abbiano litigato, non ho capito bene perché. Parlavano di Piton, so che è stato insegnante ad Hogwarts.”
“E perché litigavano?”
“Perché Neville sostiene che sia stato una pessima persona e George non era d’accordo.” Viene in soccorso Lee.
“Ma si, per la storia di Harry, per la fedeltà a Tu-Sai-Chi, per l’amore morboso verso la mamma di Harry…”
“Ma non è morto? Che problemi ci sono?”
“Neville ha sempre avuto molta paura di Piton.” Mi risponde Lee con ovvietà.
“Non voglio giudicare nessuno… Come sta? E dov'è George?”
“Neville sta bene” riprende Remus “e George se ne è andato.”
“Oh, si farà vivo chiedendo scusa, non preoccupatevi.” Dice Lee, sicuro.

Dopo essermi accertata che Neville fosse in buone mani mi propongo per andare a cercare George, non è mai bene quando uno se ne va in questo modo.
E per sicurezza voglio almeno provare a cercarlo.
Mi viene in mente di provare a vedere alla Tana, la casa di Arthur e Molly Weasley.

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Capitolo 30
*** Il mio nuovo mantello ***


Arrivata fuori dalla Tana rimango un po’ esterrefatta, un po’ per il fatto che ho dovuto fare davvero dei giri lunghissimi per arrivare sino a lì e capire dove abitano i Weasley e un po’ perché non mi aspettavo di trovare un tale pubblico.
Fuori dalla Tana ci sono delle persone un po’ bizzarre, delle donne più che altro.
E visto che io indosso un nuovo mantello mi sento in vena di analizzare un po’ i vestiti delle curiose signore:
Befana n°1. Cappello nero, pellicciotto nero e scarpe altissime e viola
Befana n°2. Maglietta bianca a maniche lunghe, gonna cortissima nera e stivali bordeaux altissimi
Befana n°3. Abito lunghissimo e trasparentissimo blu. Il che è tutto dire.
Befana n°4. Giacca di pelle, maglietta con frange e stivali altissimi grigi. La giacca di pelle è davvero ok, devo dire.
Befana n°5. Completo floreale tendente al marrone.
Befana n°6. Canottiera gessata e calzoni super animalier.
Befana n°7. Vestito dorato con strascico e aperto sui fianchi.
Befana n°8. Vestito tipo kimono con delle banane sopra.
Befana n°9. Calzoni larghissimi e reggiseno.
Befana n°10. Calzoni a righe bianchi e neri e scarpe altissime, quasi del tutto piantate nel terreno.

Stanno lì e borbottano, di chissà che cosa. Ho quasi paura ad avvicinarmi.
Mi faccio coraggio.
Befana 1 e 2 si interrompono e mi guardano male.
“Ciao, stavo cercando Molly.” Cerco di dire senza esitazione, so che se percepiscono la paura ti attaccano con furia ceca.
“Kate, hai sentito?” Dice Befana 4 rivolta alla 3.
“E così cerchi Molly…” Mi valuta Befana 5.
“Molly non c’è.” Dice secca Befana 6.
Mi accerchiano.
“Bene, allora tornerò un’altra volta.” Cerco di mantenere il controllo.
“Basta, basta ragazze. Che succede?” Interviene finalmente la padrona di casa. “Chi sei?” Mi chiede.
“Sto cercando George, è sparito dopo…” non sono sicura di poterle dire il motivo per il quale è sparito, poi magari si preoccupa più del dovuto, è sua madre dopotutto “dopo… Bhè, dopo una situazione.”
“Sparito? In che senso?” Mi chiede agitata. “Vieni, vieni dentro.” Si fa più dolce, premurosa. “Vieni anche tu Taylor.” Dice alla Befana 7. “Abbiamo appena finito una piccola riunione, ogni tanto ci incontriamo per parlare… Cose da donne, no?” Mi dice con fare complice. “Adesso siediti, ti porto qualcosa.” Mi fa accomodare in cucina, con un sorriso.
“George e un suo amico, Neville, non so se lo conosce, hanno litigato a quanto pare e poi George se ne è andato via e nessuno sa dove sia finito.”
Il signor Weasley rientra in cucina tutto contento. “La bellezza la si trova sempre nei momenti inaspettati.” Si accorge di me e mi fa un breve cenno di saluto. “Oggi l’ho trovata nell'ascensore, Molly cara.” Abbraccia la moglie. “Mi ha lasciato col fiato sospeso, ispirato. L’ho preso, ho sorriso e mi sono guardato attorno.” Sospira. “Che bella giornata.” Guarda il soffitto.
“Lo sai cosa ha fatto tuo figlio?” Lo riporta alla realtà.
“Quale?” Domanda lui, in risposta, tutto contento.
“George.” Gli risponde Molly, come se fosse una risposta ovvia.
“Non poteva essere altrimenti… Cosa ha fatto questa volta?”
Spiego anche lui.
“Andiamo a cercarlo.” Afferma deciso il signor Weasley.
“Grazie cara per averci informati, ti inviterei a restare, ma è meglio se andiamo tutti. Torna da Neville e vedi come sta.”

Befana 7 esce con me.
“Hai una brutta cera.” Mi dice con la sua vocetta acuta, da gallina.
La guardo, per capire che problemi ci sono e la ignoro.
“Dovresti valutare di cambiare guardaroba, sei troppo nera.”
La guardo nuovamente, con un sopracciglio alzato, cercando di farle capire che non mi interessa niente del suo parere.
“Guarda qua, questo mantello poi, non ti sei accorta che è troppo corto?”
Vorrei risponderle come si deve, ma mi viene in mente la cena che volevo organizzare con mio fratello e Remus. E mi viene anche in mente che non conosco nessuna donna disponibile, single. “Hai da fare domani sera?”
Lei sembra un po’ sorpresa, ma alla fine risponde di no.
“Bene, ti andrebbe di venire ad una cena a quattro?”
Fa una smorfia, civettuola. “Se c’è un uomo libero, io ci sono.”
“Ma certo” provo ad usare il suo tono da gallina “c’è mio fratello, è libero e disponibile.”
“Mandami un gufo coi dettagli, ci sarò.” Sembra che abbia preso per buono il mio tono da scema, e se ne va.

Torno a casa e trovo Remus insieme a George e Hermione.
Li informo che ho avvertito i signori Weasley della scomparsa di George e nel farlo mi sento davvero un po’ scema, altro che fingere con la Befana.
Chissà come si chiamava poi…
“Vado io ad avvertirli, credo di sapere dove trovarli.” Dice Hermione, che parte spedita.
“Ok… Dov'eri finito?” Domando a George, con fare un po’ accusatorio.
“E’ meglio che tu non lo sappia.” Mi risponde con un sorriso triste.
“Bene, puoi stare qui un secondo senza sparire?” Gli domando e mi alzo, facendo segno a Remus di seguirmi.
“Ho organizzato una cena a quattro con Ian e una Befana, che ne dici?” Gli dico tutta eccitata.
“Perché?” Mi guarda sospettoso.
“Per via di Luna no? Visto che lei si è fidanzata pensavo che a Ian avrebbe fatto piacere uscire con un’altra.”
“Non credo che la mente di un uomo funzioni così, piccola....”
“Hai un’idea migliore per non farlo soffrire?”
“Ho molte idee, ma tutte riguardano la sua sofferenza.”
Ridacchio un po’, senza volerlo. “Allora, ci stai?”
“Devo esserci anch'io?” Mi domanda un po’ sconvolto. “Mh, va bene.” Dice un po’ riluttante.

“Dov'è Hermione?” Ci chiede Ron.
“E’ andata dai tuoi genitori.” Gli rispondo.
“Perché? Stanno parlando male di me?” Chiede il rosso un po’ allarmato e se ne va.
Torniamo da George e lo troviamo a parlare con Ian.
“... è favolosa.” Sta dicendo Ian.
“Chi è favolosa?” Domando cauta.
“Luna! Ovviamente…” Dice con sguardo sognante.
Guardo Remus, in cerca di aiuto.
“Si ecco, che ne dici di venire a cena con noi, domani sera?”
Ian lo guarda un po’ sospettoso e poi mi domanda: “Vuole avvelenarmi?”
“Ma no, ma no, vogliamo solo passare un po’ di tempo con te.” Gli rispondo io con un sorriso fintissimo che spero passi per buono.
“Mh, va bene… “
Mi affretto verso la cucina per mandare un gufo alla Befana, prima che cambi idea. Mi dispiace un po’ rifilarla a Ian, ma non saprei che altro fare.

Il giorno dopo arriva più in fretta del previsto e ci ritroviamo seduti all’Orniblues.
“Dai dicci” vorrei dire il suo nome, ma non lo ricordo “qual’è il tuo film sentimentale preferito?” Domando alla Befana.
“Uno nuovo, niente merita di essere visto più di una volta.” Risponde lei, ridendo eccessivamente.
Guardo Ian, cercando di capire se si sta facendo abbindolare oppure no.
Lui lo prende come un invito a rispondere. “A me piacciono i film vecchi, quelli del secolo scorso, mi fanno sentire giovane.” Sorride.
La Befana indossa un abito da sera e mio fratello evidentemente i vestiti del suo primo giorno di scuola.
Rem invece si è fatto consigliare da me ed è bellissimo nella sua giacca elegante e coi capelli sciolti. Gli coprono tutta la schiena e finiscono in deliziosi riccioli biondi.
“Dove sei andata in vacanza l’ultima volta?” Ian prende la parola, interessandosi alla Befana e mangiando un po’ della sua bistecca.
“Sono andata alle Hawaii, un certo Evan mi ha regalato delle collanine…” Ammicca nella mia direzione. “Noi ci capiamo.” Ride sguaiatamente.
Annuisco e sorrido.
“E tu, invece?” Le domanda lei.
“Biglietti dei musei, animali impagliati e una fiala di acqua di fiume.” Risponde Ian tutto convinto.
Lei lo guarda un po’ estraniato e vedo chiaramente il suo cervello in funzione che cerca di capire cosa ha detto mio fratello.
“Aah! Ho capito, sono le cose che ti sei portato via!” Ride, sempre troppo forte.
Mio fratello però sembra apprezzare.
Che io abbia fatto un errore di calcolo?
Ma no, lei non può piacergli.
“E per quanto riguarda le ex” dice lei, civettuola “cosa hai tenuto?”
Lui lì si gonfia tutto, orgoglioso. “Assolutamente niente, ho bruciato tutto con un colpo di bacchetta.” Si vanta.
“Io ho tenuto tutto invece, ho una stanza dedicata.” Mi dà una gomitata d’intesa, davvero molto forte. Che male.
Io e Remus ci guardiamo, non stiamo partecipando un granché a questa serata, siamo un po’ inorriditi dalla situazione che si è venuta a creare per puro sbaglio.
E non è finita, c’è ancora il dolce, il caffè, i saluti…
Aiuto.

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Capitolo 31
*** Il mio grande fratello ***


“Secondo te?” Mi chiede Ian nell'anticamera del bagno.
“Che devo dirti? Se ti piace…” Non posso dirgli il vero motivo per cui ho invitato lei.
“E’ così facile avere un appuntamento, al giorno d’oggi.” Riflette. “Non è facile però arrivare a conoscere qualcuno profondamente, frequentandolo.” Faccio per entrare in bagno, ne ho davvero bisogno, ma lui mi ferma. “Un tempo si doveva sudare per riuscire a conquistare una persona, a mantenerla interessata a te… E intanto si iniziava a formare una nuova coppia, si presentavano gli amici, i parenti…” Ritento una fuga. “Ci si conosceva piano piano, e alla fine si poteva decidere se quella persona avrebbe fatto parte della nostra vita per sempre, oppure no.”
“Tutto questo per dirmi che alla fine hai paura di essere rifiutato da lei?” Ho preso confidenza con i suoi modi di fare, ormai, e riesco a rispondere prontamente alle sue domande.
“Ai tempi di Gerbold Ollivander deve essere stata tutta un’altra storia.”
“Più facile, intendi?”
“Si!”
“Lo sai che non è vero. Non essere così nervoso, vedrai che andrà tutto bene.”
Approfitto del fatto che è distratto per andare finalmente in bagno.

Tornati al tavolo Remus sta accuratamente evitando di parlare con la Befana, anche se lei ci prova.
“Quando hai il cuore infranto sei convinto che nessun altro possa aver provato le emozioni che stai vivendo tu.” Dice lei con fare da intenditrice.
“Ah si?” Le risponde lui, contento di vedermi tornare.
E, succede l’inaspettato.
Luna entra nel pub e cammina in direzione di Ian, con tranquillità. “Mi sono fidanzata.” Gli dice semplicemente.
Io rimango del tutto a bocca aperta. “Sei arrabbiato?” Continua Luna, sempre molto tranquillamente.
Dopo qualche minuto Ian ritrova la parola e guardando a terra risponde: “Non sono arrabbiato, sono deluso.”
Lei si limita a guardarlo, senza aggiungere niente.
“E’ colpa mia se mi aspettavo qualcosa da te.” Aggiunge lui prima di andarsene.
“Potevi dirglielo prima, o per lo meno pensarci prima di ingannarlo.” Dico a Luna, aspramente. “Andiamo?” Chiedo invece a Remus.
Lui si alza e insieme ce ne andiamo.
E il conto rimane da pagare alla Befana. Ottimo.
Mi fa soffrire molto questa situazione e Remus sembra capirlo, infatti torniamo a casa e mi fa sedere sul divano, e lui sparisce in cucina.
Mi chiedo dove sia andato Ian. Dovrei cercarlo? O ha bisogno di stare da solo?
Rem torna con del cioccolato e del tè caldo.
“Sei troppo incredibile per esistere davvero.”
In tutti i sensi, eh. Sia nel bene, che ne male, ecco. Però questo non glielo dico.
“Devo andare al lavoro.” Mi dice. “Sono già in ritardo.”
Lo accompagno alla porta e lì ci salutiamo.
Ha degli orari assurdi, per fortuna non dobbiamo organizzare niente di speciale nel prossimo futuro.

Rimasta sola chiedo a George di venire da me, ho bisogno del suo umorismo.
Con lui arriva anche Neville.
“E’ tutto apposto tra voi due?” Chiedo a George.
“Direi di si.” Mi dice con un sorriso. “Bene, che abbiamo da fare?”
“Visto che le persone che erano a conoscenza di un certo fatto non sono riuscite a risolverlo, io credo che sia il caso di coinvolgere nuove persone.”
“Oh bene, di che si tratta?” Mi chiede il rosso sfregandosi le mani e sedendosi a sua volta sul divano.
Gli racconto del Purosangue e di quello che avevo visto quella lontana sera ai Manici.
“Non avevi niente di meglio da fare quella sera oltre a stare a vagare per tutta la notte?” Mi chiede in risposta al mio racconto.
Neville ci guarda. “Nessuno ha pensato al Mantello dell’Invisibilità? Non credo che quello sia Rilevabile.”
“Il Mantello dell’Invisibilità? Quello dei tre fratelli?” Sono perplessa.
“Proprio quello.” Risponde fiero George.
“E dove lo troviamo?” Potrebbe anche funzionare; ovviamente se avessimo un mantello del genere.
“Lascia fare a me.” George prende e se ne va.
Guardo Neville, chiedendomi cosa avesse in mente l’altro.

Neville si lamenta un po’ del fatto che il suo amico non lo coinvolgesse spesso nei suoi piani.
“E’ una delle persone più divertenti che conosco, ma non mi dice mai quello che vuole fare. Prende e se ne va.”
“Forse non è abituato a fare le cose in due…”
“Faceva tutto insieme a Fred, una volta…”
“Chi è? Perchè non l’ho mai visto?”
“E’ morto.” Mi risponde lugubre l’altro.
Non so cosa rispondere, quindi mi alzo e vado alla finestra, giusto in tempo per vedere la Befana arrivare di gran carriera nella mia direzione.
Mi nascono istintivamente.
“Neville! Ho bisogno di sparire per un po’, puoi aiutarmi? Fai finta che non ci sono.”
Toc toc. Salgo le scale e mi nascono in camera.

Li sento parlare e sento la porta che si chiude.
“Eccoti.” Mi dice la Befana dopo avermi raggiunta in cima alle scale.
Guardo Neville carica d’odio.
“Mi ha convinto ad aiutarla…” Confessa.
“Mi avete lasciata là da sola, senza alcuna spiegazione.” Grida, isterica. “E chi era quella?” Si riferisce a Luna, ovviamente.
“Vedi…” Mi alzo, cercando in qualche modo di ritrovare la dignità.
Lei aspetta pazientemente (si fa per dire) la mia risposta; vuole delle spiegazioni. E, sinceramente, non credo che le basteranno per calmarsi.
La porta sbatte ancora.
“Ecco.” Mi dice George, porgendomi una specie di tessutino tutto cangiante, fragandosene della presenza di altre persone. “E tu chi sei?” Domanda alla Befana. “Somigli ad uno dei Cannoni, Ron aveva un tuo poster in camera.” La valuta.
La Befana, fin troppo evidentemente infastidita, fa per andarsene, non prima di aver giurato vendetta.
Ringrazio George per avermi salvata e prometto a Neville che non avrà mai più i miei biscotti. “E questo?” Chiedo al rosso, alzando lievemente il mucchietto di stoffa.
“E’ il Mantello.”
“Quello della storia?” Sono sorpresa fin nel profondo.
“Proprio quello, dovrebbe arrivare anche Harry, gli ho chiesto di venire per raccontarti almeno una delle storie nelle quali è stato protagonista.” Sogghigna. Chissà cosa è successo a questo mantello.
All’improvviso mi viene in mente di Fred, ma non voglio chiedere chi sia questo suo amico morto. Non mi sembra l’occasione. Mi riprometto però di farlo.
Harry entra dal camino. Mi saluta, cordiale come al solito.
“Come sta Ginny?” Gli chiede George, premuroso.
“Tutto ok, stasera voglio portarla a mangiare in un posto speciale.” Dice Harry, sorridendo tra sé e sé.
“George mi ha detto che hai delle storie per me.” Interrompo il flusso di pensieri di Harry, la curiosità mi spinge a fare anche questo.
“Quale vuoi sentire?”
“A questo punto quella che vuoi tu.” Mi piace troppo sentire le storie.
E così Harry inizia a raccontare: “Iniziamo allora con la storia di Hepzibah Smith, ho visto quasi personalmente la brutta fine che ha fatto… E solo perchè le piacevano gli oggetti antichi.”
“Questa non la conosco neanche io.” Interviene George.
“Bene, Hepzibah possedeva due oggetti appartenuti ai quattro fondatori di Hogwarts: la coppa di Tosca Tassofrasso e il medaglione di Salazar Serpeverde.”
“Il medaglione Ron se lo ricorda bene.” Scherza Neville. “Mi ha raccontato di quando l’ha rotto.”
“Con la spada di Grifondoro, si. E’ stato coraggioso in quell’occasione.” Ricorda Harry ad alta voce. E poi riprende la sua storia: “E poi conobbe Tom Riddle da Borgin & Burke, per sua sfortuna.”
Neville trasalì lievemente nel sentire il nome di Lord Voldemort.
“Sfortunatamente per lei, Tom era un ragazzo seducente… E lei si fece sedurre. Gli mostrò la coppa e il medaglione, sperando di far colpo su di lei quando Tom andrò a casa sua per comprare un’armatura.”
Harry si interrompe, a causa di un rumore proveniente dall’esterno.
Mi affaccio alla finestra, come avevo fatto poco prima, questa volta per vedere un gruppo di untuosi Mangiamorte che cerca di superare gli incantesimi di protezione della casa.

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Capitolo 32
*** Il mio primo passo ***


“Abbiamo ancora un po’ di tempo.” Esclamo cercando di rimanere calma. “Gli Incantesimi reggeranno.”
“Cosa possiamo fare?” Domande George.
“Io vado a prendere delle pozioni, voi restate qui e cercate di Schiantarli.”
“Faremo del nostro meglio.” Risponde Neville, determinato.
Io vado nella nostra camera, con così tante persone in casa il mio laboratorio si è spostato lì.
Prendo delle sanguisughe e le aggiungo ad una pozione ormai quasi completata; e così abbiamo un po’ di vantaggio dalla nostra parte.
Intanto apro la finestra e cerco di colpire qualche Mangiamorte da lì, ma purtroppo non sono così abile alla Bacchetta. Ecco perchè ho scelto Pozioni e non Incantesimi. Mica ho tutti i torti.
Faccio per tornare giù dai ragazzi quando scorgo un piccolo pacchetto proprio sul letto.
Nonostante non sia proprio il caso di perdere tempo o fermarsi non resisto. Vado e lo apro.
Dentro c’è una piccola tiara argentata, un cioccolatino e una lettera.
Non sarà per caso la tiara che avevo mostrato a Remus qualche tempo fa? Se ne è ricordato?
Mangio il cioccolatino e sento George chiamarmi.
Mi affretto. Sporcandomi tutta di cioccolato.
Il Grande Giorno è arrivato
Della tiara non mi ero dimenticato
Ora mia per sempre sarai
Presto mia moglie diventerai

Alle otto. Nel posto dove tutto è iniziato.

Anche se di sotto si sta scatendando un putiferio il mio cuore salta un battito e un sorriso enorme mi si stampa sul volto.
Cerco di riprendere coscienza della situazione, prendo la mia tiara, la metto nella tasca interna del mantello e mi precipito giù con tanto di pozioni in mano.
“Le cose si stanno mettendo male.” Urla George furioso.
“Se solo tu facessi meglio il tuo lavoro!” Si arrabbia Neville.
Passo a loro le pozioni, che magari hanno più mira di me. Alcune sono esplosive, altre sono dei semplici aiuti per noi.
“Non stanno funzionando.” Mi dice George abbassandosi appena in tempo per evitare una Maledizione.
Vado in cucina, più per istinto che per fare qualcosa di utile. Mi dispero, mi guardo attorno e penso che ormai la mia casa è destinata a crollare sotto il suo stesso peso.
Tocco il tavolo, con entrambe le mani, le lacrime ormai sono prossime ad uscire.
E poi, mi guardo le braccia nude. Il tatuaggio di un drago.
Che io possa..? Che sia possibile..?
Devo provarci.
Torno in salotto con più decisione in volto di quanta ne abbia mai avuta. Tant’è che i ragazzi si fermano e aspettano.
Spalanco la porta, senza alcuna vera certezza.
“Basta!” Dico ad alta voce, non urlando.
Tutto attorno a me si ferma.
E così, lì, tento il primo passo verso l’ignoto.
Esco dalla porta, e conseguentemente anche dalle protezioni.
Inizio a far ruotare il mio braccio da bacchetta, e ripeto la formula dentro la mia testa.
La dico una volta.
La penso una seconda.
La grido dentro di me una terza volta.
Tutto rimane sospeso per un po’. I mangiamorte mi osservano senza capire cosa stessi facendo. E quando mi vedono immobilizzata e del tutto priva di protezione, iniziano a ridere.
Un fruscio, sempre più forte, fuoriesce dalla mia bacchetta.
Inizia a vibrare, sempre più forte.
Un fiotto di luce dorata si proietta da essa verso il cielo.
La perfetta riproduzione di un Ironbelly Ucraino ne esce, circordato dalle fiamme, spezzandomi la bacchetta.
Puntra dritto contro i nostri nemici col suo muso tozzo e corto.
La sua pelle grigia contrasta coi suoi occhi rossi. Assetati.
Lentamente cala su di loro e le fiamme che lo circondano investono, funeste, ogni figurata incappucciata.
Mi volto, George e Neville mi guardano esterrefatti.

Una volta che l’Ironbelly ha fatto ciò per cui è stato invocato viene fatto sparire da un colpo di bacchetta di George, che preso dall’emozione mi raggiunge e mi solleva.
“Che disastro.” Neville guarda il mio giardino, pieno di ceneri umane. “E’ macabro.”
“Ha funzionato, è questo l’importante.” Gli dice George.
“Se non li avessimo uccisi noi, lo avrebbero fatto loro.” Dico più a me stessa che agli altri.
Faccio per andare verso il divano, per cercare di comprendere quello che è successo, quando il rosso mi ferma e mi scosta il mantello.
Non ho le forze per fermarlo, o per chiedergli cosa sta facendo e così lo lascio fare.
“Ma tu perdi sangue!” Mi dice con sguardo terrificato.
Solleva la mano che mi ha toccata e regge tra le mani la mia tiara, è piena di sangue.
Mi sento debole.
Non avverto più il mio corpo.
“Avvisate Rem.” Dico, prima di perdere conoscenza.

“E l’avete lasciata fare?” Chiede a qualcuno la voce di Remus.
“E’ stata grandiosa.” Risponde Neville, sulla difensiva.
“Un drago…” Commenta Hermione tra sè e sè.
“E gli incantesimi di protezione, non hanno funzionato?” Chiede Ron.
“Avrebbero ceduto se non fosse intervenuta.” George mi si avvicina.
Apro gli occhi.
“Un drago… Hey, si è svegliata! Come stai?” Hermione si accorge di me.
Cerco di farfugliare che sto bene, ma Remus mi si precipita addosso e mi prende la mano. “Pensavo che non volessi sposarmi!” Mi dice arrabbiato.
George lo scosta, furibondo. “Ha dovuto affrontare una dura prova.” Lo sgrida. “Lasciala in pace.”
Remus si scosta, riluttante e mi lascia parlare con gli altri.
Mi spiegano che, sostanzialmente, dopo avermi persa, hanno chiamato Hermione (erano un po’ nel panico), lei ha ripulito la casa e sistemato i danni, e infine sono arrivati anche gli altri.
Rifletto per un attimo. “E la mia bacchetta?” Chiedo, ricordandomi di lei. Si è spezzata davero?
Ron mi guarda dispiaciuto e me la porge. “Hermione ha provato ad aggiustarla, non c’è niente da fare.”
“Poco male dai, poteva andare peggio, avremmo potuto perdere la casa.”
Finalmente decidono che posso rimanere da sola per un po’ ed uno ad uno escono dalla stanza.
Remus ferma Neville e gli bisbiglia qualcosa.
Entrambi si avvicinano al mio letto.
“So che non è come te lo aspettavi, piccola…” Mi posiziona in testa la mia tiara, mi sistema i capelli e mi mette in mano un mazzolino di fiori. Mi guarda, con gli occhi lucidi e subito nasconde il viso. Non vuole farsi vedere emozionato.
“Ci stiamo sposando?” Gli domando con un sorriso.
Lui tenta di parlare, ma l’emozione glielo impedisce.
Lo tiro verso di me e lo abbraccio. “Neville.” Lo invito a far la sua parte.
Prende la mia mano sinistra e la mano sinistra di Rem, che la solleva, singhiozzando tra sè.
Gli muove la bacchetta sopra ed una corda rossa si avvolge attorno al nostro groviglio di mani.
“Ora e per sempre, sarete il compagno l’uno dell’altra.”
Le nostre mani si stringono forte e sento sparire tutta la spossatezza.
Rem mi guarda, con occhi nuovi, più consapevoli e si china verso di me. “Per sempre mia.” Mi sussurra e poi mi bacia, come mai prima d’ora aveva fatto.
E lì le lacrime non me le può fermare più nessuno.
Altro che Astronomia, Erbologia o Trasfigurazione. Questo ti devono insegnare: quanto può essere bella la vita.

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Capitolo 33
*** Le mie coppe da frutta ***


Nei giorni seguenti l’attacco dei mangiamorte mi sono affidata solo ed unicamente a Remus.
Mi sono sentita frastornata, debole, strana.
Oggi invece, mi sento un po’ meglio, riesco a fare lezione, cucinare, parlare tranquillamente.
“Come ti senti?” Mi domanda George, venendomi a trovare tra una lezione e l’altra.
“Sicuramente meglio dei giorni scorsi.” Gli rispondo sistemando la mia scrivania. “E tu? Come nei sei uscito da quella brutta storia?”
“Intendi il tuo matrimonio?”
Lo guardo, divertita. “Neville ha sparso la voce?”
“Pensavi che non l'avrebbe fatto, è così felice di aver unito due cuori in uno solo.”

Torno a casa, finite le lezioni, e trovo Rem che mi aspetta in camera, tutto intento ad accendere qualche candela profumata con la bacchetta.
“Succede qualcosa di speciale?” Gli domando.
“Sicuramente qualcosa succederà.” Mi dice lui, ammiccante. “Siediti qui e chiudi gli occhi.”
Mi accomodo nel punto, sul letto, da lui indicato e, nel giro di pochi minuti, scopro che le intenzioni di Remus sono decisamente piacevoli.

Passato un po' di tempo, sento qualcuno salire le scale a gran velocità e afferro al volo le coperte, per coprirci entrambi.
La porta si spalanca. Mio fratello non ha mai avuto un gran senso della privacy.
“Che vuoi Ian?” Gli chiedo un po’ sconvolta.
Lui ci valuta per un attimo e poi decide di non farci la guerra, almeno per oggi. “Mh, siete sposati, vi aspetto giù. Ho una bella notizia da dare a tutti voi.” Dice gongolando.
Appena chiusa la porta approfitto della distrazione di Remus per coglierlo di sorpresa e prendere le briglie della situazione.

Mentre scendiamo dalle scale sento Neville alle prese con la McGonagall, che a quanto pare è un po’ arrabbiata.
“Senta, non mi faccia perdere tempo. Accetti ed andremo d’accordo.” Stava dicendo lei.
“Cosa deve accettare?” M’intrometto sistemandomi la maglietta.
Si voltano verso di me.
“Il posto di insegnante di Erbologia.” Mi dice secca la Preside.
“E Pomona?”
“Ha necessità… Diverse al momento.”
“Perchè non vuoi accettare quel posto, Neville?” Mi siedo sul divano, interessata alla questione.
“Magari non ne sono capace…” Ammette senza volerlo.
Attimi di silenzio carichi di tensione.
Confundo bisbiglio, approfittandomi degli sguardi distratti degli altri. Al che Neville sembra percorso da un invisibile brivido e, con qualche lieve farfuglio accetta il posto.
“Ottimo, Longbottom. Ci vediamo lunedì.” E la McGonagall se ne va.
“Bene, adesso credo che sia finalmente arrivato il mio momento.” Dice tutto contento Ian.
“Si, fratello, è arrivato il tuo momento, cosa è successo?” Remus mi passa un braccio sulle spalle.
Ian si guarda attorno e poi, trionfante, inizia a parlare. “Ho deciso di prendermi anche io le mie responsabilità, dato il recente matrimonio della mia sorellina.” E lì indica nella mia direzione. “Io e…” La Befana entra dalla porta, con un sorriso più grande del normale; è spaventoso.
Si tuffa in braccio a mio fratello e lo bacia in un modo decisamente non adatto ad un pubblico di parenti.
“Ci sposiamo!” Urlacchia lei, mostrando a tutti il suo appariscente anello di fidanzamento.
Lui la guarda con sguardo del tutto perso.
“Sei sicuro di fare la cosa giusta?” Interviene Neville, spezzando l’entusiasmo della Befana, che lo guarda in tono accusatorio.
“La cosa giusta!? Certo che stiamo facendo la cosa giusta. Noi ci amiamo.” Cantilena e ancora si butta tra le braccia di Ian, come se dovesse far ingelosire qualcuno.
Mi guardo attorno.
Remus è del tutto indifferente alla situazione, Neville è soltanto preoccupato e George...
“Oh George, per fortuna che sei qui, dacci il tuo parere.” Dico, sperando che possa far ragionare Ian.
“Non sei obbligato a rispondere.” Remus si rivolge a George, che a stento trattiene le risate.
Mi alzo e vado in cucina, prendo delle coppe da frutta, le riempio di gelato e cerco al contempo di svuotarmi la mente.
Di certo questa brutta idea gli passerà di mente. Non la sposerà mai.
Da quanto si conoscono? Una settimana.
Ha solo fatto dei pensieri affrettati per via di Luna.
Sicuramente.
George mi raggiunge in cucina, scuotendo la testa. “Che situazione…”
Senza avere la possibilità di fermala, la mia bocca si apre da sola. “Chi era Fred?” Gli domando.

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Capitolo 34
*** Il mio giorno fortunato ***


“Preferisco non parlarne, al momento.” Mi risponde George, con una strana aria seriosa.
“Non vuoi proprio dirmi niente?” E’ più forte di me.
Lui si gira, mi da le spalle e scuote la testa.
“Neanche un indizio?” Provo ancora, per l’ultima volta.
“No, no. Scusami.” E se ne torna in salotto. Forse ho esagerato.
Torno anche io insieme agli altri, portando il gelato.
Lo distribuisco, dando quello meno abbondante alla Befana; una piccola ripicca da padrona di casa.
“Allora, quando è il grande giorno?” Chiede Neville, sperando probabilmente di interrompere quel silenzio.
“Ancora non lo sappiamo, dobbiamo ancora fare tutti i preparativini!” E la Befana stuzzica il naso di Ian.
“Eh si.” Borbotta mio fratello, tutto preso a guardare la Befana.
“Vi va di fare una passeggiata?” Tento, non sopporto più la situazione e anche se fa un freddo incredibile, preferisco star fuori.

Neville mi sfida a chi lancia più lontano delle pietre, George e Remus stanno parlando per conto loro e Ian e la Befana si sono un po’ appartati per sbaciucchiarsi. Bleah.
*PAC*
Ho colpito qualcosa.
Un piccolo uomo di color verde, vestito di foglie si ferma e ci guarda.
“Un Lepricano!” Esclamo gioiosa, non ne avevo mai visto uno.
Remus pianta George e mi viene vicino. E’ un gesto che trovo molto bello.
Passeggiamo ancora un po’, ma ormai si sta facendo davvero buio, credo che sia il caso di tornarcene a casa. “Avete fame?” Domando.
“Si.”
“Un po’.”
“Decisamente.”
Vedo con la coda dell’occhio che la Befana sta giocando con la sua bacchetta, mentre è distratta a guardare Ian, e delle scintille scoppiano allegre dalla sua punta.
“Hey, guarda che…” Faccio per avvertirla, ma è troppo tardi.
Alcune foglie secche prendono fuoco e in poco tempo ci troviamo la strada sbarrata.
Dall’altra parte del muro infuocato sentiamo un Incantesimo Freddafiamma e poco dopo una figura grassottella l’attraversa. “State tutti bene?”
Remus e Ian si mettono d’impegno per spegnere l’incendio.
Ed io mi ci metto proprio d’impegno per esprimere tutto il mio sdegno in uno sguardo, rivolto ovviamente alla Befana. Ma chi si vuole sposare Ian?
Un Puffskein è al seguito della signora, della quale scopro l’identità solo nell’avvicinarmi a lei. E’ la signora Sprout. “Pomona? Che ci fai qui?” Le chiedo.
“Piuttosto voi, perchè usate fiamme nel bosco?” Mi risponde con fare inquisitorio.
Guardo la Befana, non ho intenzione di prendere le sue difese.
“Sono stata io.” Ridacchia.
Lancio uno sguardo alla mia collega, sperando che capisca la mia disapprovazione nei confronti della Befana.
E poi mi viene in mente: ma lei non è più mia collega. “Perchè hai lasciato il tuo posto a Hogwarts?” Troppo sfacciata?
Mi valuta un attimo, con le mani sui fianchi. “Problemi personali.” Dice, irascibile e sempre meno amichevole.
Dopo la mia affermazione regna il silenzio.
“Bhè, signora, perchè non viene a cena da noi? Stavamo giusto tornando a casa.” Remus salva la situazione.
“No, no. Ho delle faccende da sbrigare, piante da curare, erbe da far crescere.” Risponde lei per poi continuare a camminare nella direzione opposta alla nostra.
Ci supera e si ferma.
Riflette e poi si gira.
“Volete davvero che venga con voi?” Ci domanda.
“A noi farebbe molto piacere averla a cena.” Interviene Neville, che sembra convincerla.
Il suo Puffskein saltella allegro dietro di lei, mentre andiamo tutti insieme verso la nostra casa.
“Dovremmo trovarle un nome.” Penso ad alta voce. “Alla nostra casa.”
“Un nome… Un nome…” Riflette George.
“Ci possiamo pensare?” Interviene Nevile.
“A stomaco pieno si ragiona meglio.” Dice Pomona.

Neville viene in cucina con me, mentre gli altri si sistemano in salotto e si mette subito d’impegno per aiutarmi.
Pochi minuti dopo inizia a sentirsi un dolce profumo di cibo casalingo. “Mi piace un sacco, questo profumo, la casa di mia nonna sapeva sempre di minestrone.” Dice con un sorriso nostalgico.
“Hai passato molto tempo con tua nonna?”
“I miei genitori… Si, diciamo di si.” Gli sorrido.
“Mia nonna mi raccontava sempre delle storie, soprattutto sulle famiglie di maghi. Dice persino che siamo imparentati coi Black.”
“Aiutami con questi” gli passo dei piatti. "Ti va di raccontarmi qualcosa della tua famiglia?"

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Capitolo 35
*** Il mio mostro ***


Neville si siede accanto a me e nel corso della cena mi racconta storie su storie riguardo la sua famiglia. Storie che ascolto con molto piacere.
Remus e George sono l’uno accanto all'altro e parlottano tra di loro animatamente.
Ad un certo punto sento anche dei complimenti da parte del rosso per avermi sposata.
Ne approfitto per domandare a Remus che ne pensa del presunto matrimonio di Ian. Abbassando, ovviamente, la voce.
“Il matrimonio? Eh… Speriamo che sia uno scherzo.”
Dopotutto sono felice di sapere che anche lui non è tanto d’accordo.

La cena si conclude abbastanza in fretta, evidentemente siamo tutti un po’ stanchi.
Ci organizziamo per i posti letto, Pomona alla fine rimane da noi, e ci prepariamo per la notte.

La mattina seguente io e Neville andiamo al Castello, per le nostre lezioni.
Un imprevisto nell'aula di Pozioni (una pozione andata decisamente male) ci costringe a liberare l’aula, dando a tutti, studenti ed insegnante (io), un’ora libera.
Ne approfitto per vagare un po’ nel Castello, in cerca di qualcuno con cui parlottare un po’.
Non so bene come ma mi ritrovo sulla Torre di Astronomia.
Inizio a fare i miei pensieri, sul futuro, sulle lezioni, sulla casa… La solita situazione insomma, quando George mi chiama.
“Mi manda Remus, mi ha detto di dirti che questa sera farà tardi.” Mi dice.
“Grazie per avermelo detto.”
Fa per andarsene, ma poi evidentemente ci ripensa. “Volevi sapere di Fred?” Mi dice lottando un po’ con sè stesso; ne vorrebbe parlare, ma non ci riesce, intuisco.
“Se me ne volessi parlare, sarei felice di ascoltarti, lo sai.”
George ci pensa un po’ e poi comincia il suo racconto. “Proprio qui, iniziò quella che poi fu la Seconda Guerra dei Maghi. Era il 30 giugno 1997, io e Fred non frequentavamo più il Castello, stavamo mettendo in piedi il nostro negozio a Diagon Alley, ma poi ovviamente Harry ci raccontò tutto. Draco Malfoy, è colpa sua se tutto è iniziato, ha fatto entrare i Mangiamorte nella scuola, grazie ad un Armadio Svanitore, nella Stanza delle Necessità e poi è venuto qua sopra, coi suoi amici, per uccidere Silente. Alla fine non ha nemmeno avuto il coraggio di farlo ed è stato Piton a completare il lavoro. Poi sono scappati tutti come codardi: Draco, Bellatrix, Fenrir, Alecto, Amycus… Tutti! Ed è stato proprio in questa battaglia che Fred è morto.” Fa un pausa, contemplando l’orizzonte, come a cercare il coraggio di pronunciare le parole seguenti. “Fred è…” Porta una mano alla bocca, coprendola. “Fred era…” Scuote la testa, non credendo lui stesso alle sue parole, come se potesse cancellare i fatti già avvenuti. “Fred era mio fratello.”
Wow. “Mi… Non... “ Inizio a farfugliare, non sapendo bene cosa dire. Non me lo aspettavo, che insensibile che sono stata.
Fortunatamente Ian compare dalle scale. “Come mai avete queste facce?” Domanda con un sorrisone. Ci abbraccia entrambi. “Dai, che c’è un matrimonio da organizzare!” Ci da delle pacche sulla schiena.
“Si, Ian, nel senso... Non è il momento.” Cerco di dirgli, ma evidente oltre a diventare stupido è diventato anche sordo.
“Allora, vorrei che ci preparassi cocktail di gamberetti, filetto di salmone e dell’arrosto di tacchino. Credo che vada bene, no? E comunque la mia sorellina cucina tanto bene e quindi non sarà un problema per lei, vero? Certo che no.” Inizia a fare tutto da solo.
“E visto che ci sei anche tu, che ne dici di aiutarmi con l’organizzazione del bugdet? Vedrai che sarà divertente!” Si rivolge a George.
Incurante delle nostre proteste, continua a pianificare le nostre vite in prospettiva del suo matrimionio.
Per sua sfortuna la McGonagall ha deciso di venirmi a cercare nel momento sbagliato.
“Bene, bene, signora, per fortuna che è arrivata. Ci servono quante più braccia possibili! Ci trovi un posto nel quale fare la cerimonia, la festa e il pranzo; scommetto che si divertirà un sacco.”
“E’ imbecille?” Gli domanda la McGonagall con la più totale serietà in volto.
Ma Ian non lo ascolta, perché Neville è appena comparso sulla Torre, avrà finito la lezione.
“Ah, un ragazzo forte e prestante! Non potevo chiedere di meglio.” Ian ammicca in direzione di Neville. “Scrivimi e spediscimi gli inviti al matrimonio. Scrivici un po’ quel che vuoi. Mi raccomando, non farmi fare brutte figure. E adesso seguitemi.”
Data la situazione sin troppo bizzarra e singolare alla fine lo seguiamo sul serio. Probabilmente siamo troppo confusi e sconcertati dal comportamento di Ian. Ma che gli prende?
Harry e Ginny stanno parlando con Hermione poco più avanti rispetto a noi. Tento di fare qualcosa per avvisarli della furia distruttiva di Ian, ma purtroppo non mi riesce.
“Tu puoi celebrare la cerimonia.” Dice indicando Harry, che preso alla sprovvista, non sa bene che dire. “Tu ci troverai degli abiti: a mi piace il verde e alla mia dolce fidanzata il rosa pastello.” Dice indicando invece Ginny. Ad Hermione invece tocca la scelta degli anelli.
I tre mi guardano, chiedendomi spiegazioni silenziosamente, per paura che Ian assegni loro qualche altro compito. Gli rispondo con un’alzata di spalle e spero che la situazione finisca il prima possibile.
Continuiamo a seguire Ian, per inerzia.
Avvisto Ron, che sta uscendo dal bagno degli insegnanti e cerco di avvertire pure lui; ma non mi riesce neanche questa volta. Non è giornata.
“Bene, mi serviva proprio un fotografo per il grande evento, il compito è tuo!” Gli dice Ian senza neanche fermarsi.
“Ah bene Luna, che bello vederti.” Le dice con un sorriso fintissimo, facendo fermare dietro di sè tutta la sua strana scorta. “Ho proprio bisogno che qualcuno suoni al mio matrimonio. Come? Non sapevi che mi sposo? Eh si, mi dispiace, tu ti sei fatta scappare il meglio, non si può tornare indietro. No. Proprio no.” Le lancia uno sguardo stranissimo e prosegue. Anzi, proseguiamo.
Ovviamente le mie speranze di non incontrare nessuno di mia conoscenza sono vane. Molly è proprio lì davanti a noi. “Ah signora Weasley, proprio lei cercavo, mi serve una torta per il mio matrimonio. Faccia lei.”
E adesso abbiamo un nuovo membro della scorta nuziale di Ian.
Le chiedo scusa con gli occhi.
“Arthur, Arthur!” Grida Molly.
“Non lo faccia…” Bisbiglio a me stessa, più che altro.
“Signor Weasley? Che ci fa qui? Ah bene bene, non importa. Ci può portare da casa di Abbey al luogo della cerimonia? Ah, non lo sa? Mi sposo, ci sposiamo! Ecco bene, faccio affidamento su di lei, grazie.”
Ian si ferma, finalmente e ci guarda con le mani sui fianchi, soddisfatto.
“Bene bene ragazzi, per oggi è tutto. Siamo un ottimo team.” Ci fa un’occhiolino, noncurante dei nostri sguardi esasperati. “Ci aggiorniamo domani.”

Per evitare spiegazioni, fuggo via. Non ho intenzione di giustificare mio fratello.
Lasciatami alle spalle quella brutta situazione, torno nella mia aula, dove alla fine sono sicura che nessuno venga a disturbarmi.
Faccio le mie lezioni e penso ad un modo per far ragione Ian. Dovrò parlarne con Remus.
La McGonagall fa irruzione nella mia aula, con sguardo furente.
Mi si avvicina e mi chiede spiegazioni, senza tanti giri di parole.
Cerco di spiegarle meglio che posso e il più in fretta possibile la situazione di Ian, e lei, forse un po’ presa dalla compassione, abbandona per un attimo la sua rabbia, giustificata.

Arrivata a sera, tarda sera, in effetti, finalmente Remus torna a casa; devo assolutamente raccontargli tutto.
Lo blocco in entrata e me lo trascino dietro in cucina, dove inizio a preparargli uno spuntino, raccontandogli nel mentre tutta la vicenda di Ian.
Remus distoglie lo sguardo dal giornale. Alza le spalle, mi guarda e mi dice. “E’ buffo come sua sorella.”
Lo guardo a mia volta. “E’ tutto quello che hai da dire?”

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Capitolo 36
*** La mia storia di sesso ***


“... sicuramente dal punto di vista dei Goblin è stato più crudele Yardley Platt, il famoso serial killer di Goblin.” Dico a Remus, mentre ci stiamo preparando per la giornata.
“Secondo me è stato Voldemort, alla fine noi siamo umani, non Goblin.”
“Non è che hai tutti i torti…” Ammetto. A bassa voce però.
Scendiamo in cucina, dove Neville ci serve la colazione.
“Che lusso.” Gli dico. “Grazie, Neville.”
“Grazie.” Ringrazia anche Remus.
“Chissà come ha fatto il Castello a sopportare tutte quelle magie.” Rifletto, tornando al nostro discorso.
“Parlate di Hogwarts?” Interviene Harry, appena arrivato.
“Si.” Dice Rem, con la bocca tutta impastata di dolce al burro. “Lei pensa che Voldemort non sia stato il mago più malvagio di tutti i tempi.”
“Non ho affatto detto così, ma contestualizzandolo Platt è stato più cattivo.” Cerco di difendermi.
“Voldemort ha trovato molti oppositori, però.” Dice Harry. “Nella mia squadra di Quidditch c’era una certa Alicia Spinnet, per esempio, ha combattuto valorosamente durante la Seconda Guerra.”
“Alicia Spinnet… Spinnet… Non mi è nuovo questo nome.” Penso ad alta voce.
“Faceva parte dell’ES, l’Esercito di Silente.” Mi spiega Harry.
“Ah, si, ne ho sentito parlare… E adesso dove sono i membri dell’ES? Non ci possono dare una mano? Alla fine non stiamo più facendo niente nei confronti dei Mangiamorte e della loro Villa. Chissà cosa stanno combinando mentre noi siamo qui a mangiare focaccine dolci.”
“Molti hanno iniziato a far parte dell’Ordine, come Neville, Hermione, Ron… E gli altri dovremmo contattarli.” Mi dice Harry, prendendo un’altra focaccina al burro.
“Bhè, io adesso devo andare, è tardi. “ Mi dice Rem, alzandosi.
Lo accompagno alla porta, dove ci salutiamo.
Appena lui si Smaterializza, Ian compare, raggiante.
Corro verso la cucina, decisa ad evitarlo. “Ma… Harry, non ci stavi raccontando qualcosa riguardo a Hepzibah Smith? Sembrava una storia molto appassionante.” Gli dico in tutta fretta, interrompendo un discorso che stavano facendo i due in cucina.
Visto che non mi risponde lo incito con gli occhi, dicendo “Ian” a denti stretti, in modo che solo lui potesse sentirmi.
“Ah, si… Si! Hepzibah… Si. Dove eravamo rimasti?” Fa un pausa per ricordare dove aveva lasciato il suo racconto. Gli pesto un piede. “Bhè, non importa, possiamo ricominciare da capo.” Si siede un po’ più comodo, allungando le gambe. “Se non sbaglio stavamo parlando della Coppa di Tosca Tassofrasso. Dato che l’ho vista personalmente posso dire che effettivamente era più piccola di quanto me l’ero immaginata. Aveva due manici, dorati, come il resto dell’oggetto, e c’era un tasso, simbolo della Casa, inciso su uno dei lati.” Harry si alza e ci invita a seguirlo in salotto, con grande disapprovazione di Ian. “Si diceva che avesse qualche potere magico, anche se nessuno ha mai accertato questa voce. Si diceva anche che fosse il primo utensile della cucina di Hogwarts visto che Tosca era molto brava con gli incantesimi sul cibo.” Mistery mi si sdraia accanto sul divano, sta diventando proprio grande. “La coppa andò ovviamente ai discendenti di Tosca, dopo la sua morte, e dopo anni e anni arrivò ad Hepzibah, che la tenne sempre come un cimelio di inestimabile valore, quale in effetti era. Verso il 1946, Voldemort riuscì a metterci gli occhi sopra, visto che era commesso da Borgin & Burke; ne rimase molto affascinato, tant’è che lui stesso tornò a casa della signora, la uccise e gliela rubò, insieme al Medaglione di Serpeverde. Diedero la colpa all’elfa domestica, Hokey, e la stessa confessò l’omicidio, per colpa di un incantesimo di memoria fatto da Voldemort. Dopo aver consegnato le dimissioni da Borgin & Burke Voldemort sparì dalla circolazione e di lui non si seppe più niente per molto molto tempo. Bellatrix ricevette in custodia il Medaglione e la Coppa, una volta diventati Horcrux, ma visto che lei non sapeva bene cosa fossero li lasciò nella sua camera blindata, senza darci troppo peso; ovviamente mise la Maledizione Gemino e la Maledizione Flagrante su ogni oggetto della camera, in modo che niente potesse essere preso senza permesso.” Harry fece un sospiro. “Più tardi Silente scoprì qual’era il vero scopo della Coppa, ma non avevamo idea di dove fosse e così, solo dopo essere stati catturati da dei Ghermidori e portati a Villa Malfoy, scoprimmo che Bellatrix teneva particolarmente alla sua Camera Blindata e ci precipitammo lì, il prima possibile. Una volta entrati nella banca con l’aiuto di Unci-unci riuscimmo ad entrare per un pelo, scappando poi in groppa ad un Drago… Tornammo poi ad Hogwarts, per poter distruggere l’Horcrux con le zanne del Basilisco.”
Harry conclude così la sua storia, che mi ha presa del tutto. Infatti rimango un attimo sospesa, in attesa di sentire altro.
Mi viene voglia di rileggere Le Fiabe di Beda il Bardo, ho bisogno di leggere delle storie.
George interrompe il filo dei miei pensieri, sbattendo la porta d’ingresso.
“Che è successo?” Gli chiede Neville.
“Torno dall’Ufficio Brevetti Ridicoli, non mi hanno approvato il mio nuovo Calderone Bucato.”
“Forse il progetto non era giusto… Ci puoi riprovare… No?” Provo a consolarlo, invitandolo a sedersi e facendogli arrivare in mano dei dolci.
“Lasciamo stare… Guardate cosa ho trovato al Ministero.” George mi porge un foglietto colorato in bianco e nero, con delle forme geometriche disegnate sopra.
La tua famiglia fa parte delle Sacre Ventotto?
La tua è una famiglia indicata da Cantankerus Nott come famiglia dal sangue puro?
Ecco l’elenco delle Sacre Ventotto: i Black, i Malfoy, i Lestrange, i Selwyn, i Travers, gli Yaxley, i Tiger, i Burke, i Lumacorno, i Longbottom, gli Abbott, i Greengrass, i Flitt, i Fawley, i Bulstrode, i Carrow, i Crouch,i Gaunt, i Nott, gli Ollivander, i Macmillan, i Parkinson, i Prewett, i Rosier, i Rowle, gli Shaklebolt, gli Shafiq e i Weasley.

“Non posso credere che dal 1930 non abbiamo fatto mezzo passo avanti.” Continua George.
“Almeno non ci sono discriminazioni sul sesso del Mago o della Strega.” Dice pratico Harry.
Mi viene un’idea, per sdrammatizzare un po’ la situazione, giusto per ridere un po’.
Vado in camera e prendo qualche Pozione Drizzacapelli che ho preparato come regalo di Natale per alcuni parenti, torno in salotto, già divertita per la situazione che si verrà a creare, quando sento che Harry inizia a raccontare della Stamberga Strillante.

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Capitolo 37
*** La mia nuova vecchia amica ***


Mi avvicino ad Harry per ascoltare la nuova storia.
“La Stamberga Strillante… Che strano nome. Comunque, come tutti sappiamo si trova ad Hogsmeade, e viene declamata come la casa più infestata di spiriti della Gran Bretagna. Ve lo dico io cosa ha davvero di spettrale.” George si alza e va in cucina. “Durante gli anni settanta era il luogo nel quale Lupin andava a passare le sue notti da lupo mannaro.”
Neville mi bisbiglia all’orecchio, sapendo che io non ho studiato ad Hogwarts, che Lupin era un loro insegnante, morto poi nella seconda guerra magica.
“Durante quelle notti gli abitanti del vicino villaggio sentivano urla proveniente dalla Stamberga e così iniziarono a pensare che fosse infestata. Silente, poi, incoraggiò queste voci, in modo che chiunque se ne tenesse alla larga. Albus teneva molto a far continuare la carriera scolastica di Remus, nonostante lui fosse un lupo mannaro.” Remus! “Infatti, come dicevo, ad ogni luna piena, Lupin andava nella Stamberga, tramite un passaggio segreto posto tra le radici del Salice Schiaffeggiante. Un’altra cosa che non tutti sanno è anche che non era solo durante le sue serate, infatti, i suoi più cari amici si erano accorti delle assenze di Lupin, e così divennero poi Animagus a loro volta. Sirus, Peter e James, divennero Felpato, Codaliscia, e Ramoso.”
“Si, ragazzi, la storia è molto interessante, ma che ne dite di parlare del mio-” Prova ad interrompere Ian, ma viene subito zittito da un mio gesto della mano.
“Lì conobbi per la prima volta il mio padrino Sirus… E scoprii che non era a me che voleva far del male, ma a quel traditore di Minus.” Harry si perde un attimo nei ricordi.
Intuendo la fine della storia raggiungo George in cucina. “Non ti interessa la Stamberga?”
“Tu non sai quante volte Harry racconta le sue storie… Quando lo conoscerai come me farai di tutto per Smaterializzarti ogni volta che inizia a blaterare.” Mi dice con un sorriso.
“Non dire così, è bello ascoltare le storie.“ Gli dico dandogli un lieve buffetto sul braccio.
“Senti, immagino che non ti interessi granché, ma… Ti andrebbe di venire a vedere i Caerpihilly Catapults domani? Sarei dovuto andare con Neville, ma dice che la Sprout ha bisogno di compagnia…” Fa una smorfia tra il disgustato e il comico.
“Ma certo, perchè no? E’ un modo diverso per passare il tempo, almeno.”

“Tu vuoi solo quello che non puoi avere.” Dico in risposta a George mentre siamo in coda per entrare nello stadio.
“Non è affatto vero: io ricerco vette migliori, ecco.” Ride.
“Allora, mi stavi dicendo?”
“Lo sapevo che ti interessava, dopotutto.” Mi fa un’occhiolino. Il rumore della folla attorno a noi si fa via via più forte, così mi avvicino a lui, per sentire quello che dice, senza che lui debba urlare. “I Caerphilly Catapults sono una squadra di Quidditch. Fin qui tutto chiaro?”
“Ma certo, non fare lo stupido!” Non pensavo che fosse così divertente andare ad una partita di Quidditch. O forse non è merito della partita?
“Giocano nella lega Britannico-Irlandese, hanno la loro sede a Caerphilly in Galles e la squadra venne fondata nel 1402. Ok?” Mi guarda, ed io noto la grandezza dei suoi occhi luminosi. “Hey?”
“Ehm… Si, si… Tutto chiaro.” Mi riprendo. Ma che mi succede?
“Nel 1956 sconfissero i Karasjok Kites, vincendo la Coppa Europa e-”
“Ti prego, lasciami qualche secondo di respiro… Sono del tutto certa che la loro storia sia interessantissima, ma parliamo di altro, per favore.” Cerco di salvarmi dalla valanga di informazioni sciorinate dal ragazzo.
“Va bene, va bene. Come vuoi.” Dice, un po’ deluso. “E Remus, non è preoccupato di saperti qua con me?” Mi chiede, cambiando finalmente argomento.
“Geloso? Stai scherzando! E’ geloso solo quando fa comodo a lui… E poi perchè dovrebbe esserlo? Non stiamo facendo niente di male.” Dico un po’ più per me stessa, che per lui. Per ricordarmi che effettivamente non stiamo facendo niente di male, sto iniziando a sentirmi in colpa.
“Certo che no… Però fammi dire un’ultima cosa: la scopa dei Caerphilly è una diretta discendente della Moontrimmer, la scopa di frassino di Gladys Boothby, del 1901.” Dice con espressione fiera. Lo guardo male. “Ok ok, adesso basta… Ho finito. E tuo fratello? Il suo matrimonio si sta avvicinando, che ne pensi?”
Riddikulus!” Dico, agitando per aria l’indice della mano destra. “Sono riuscita a neutralizzare la domanda? No?” Sospiro. “Come tutti penso che sia una pura e semplice follia. Non riesco a capire cosa abbia in mente.” Guardo George per un attimo, i suoi capelli rossi gli ricadono lievemente sulle spalle. “Secondo te dovrei fermarlo con ogni mezzo a mia disposizione?”
Riflette per qualche minuto e poi, si pronuncia. “Potresti anche provare con una Fattura Orcovolante, ma non so a cosa servirebbe. Io e Fred siamo sempre stati sulla stessa lunghezza d’onda, non saprei neanche cosa consigliarti.”
Finalmente è arrivato il nostro turno e possiamo entrare a prendere posto.
Ci sediamo, le sedie sono stranamente comode; non me lo aspettavo.
I giocatori entrano in campo sulle loro scope, delle quali George mi fa una descrizione dettagliata delle caratteristiche, dei pregi e dei difetti.
E poi la partita inizia.
E devo dire, in tutta sincerità, che è molto coinvolgente.
Mi soffermo sui giocatori, osservo le loro abilità (che George comunque mi spiega minuziosamente), e seguo il gioco con genuino interesse.
Tant'è che arrivati alla fine della partita, conclusasi con una vittoria da parte dei Caerphilly ne rimango un po’ rattristata. Dovevano prenderlo così presto il boccino?

Torniamo a casa, con le sciarpe dei colori della squadra ed abbracciati, tutti contenti.
Entriamo in salotto e vediamo Pomona che singhiozza sul divano, con Neville che cerca in qualche modo di consolarla.
Appena si accorgono della nostra presenza la signora Sprout cerca di riprendersi un po’. “Ciao ragazzi.” Dice con voce spezzata.
Mi avvicino a lei e provo a domandarle cosa succede, ma non riesce a rispondermi per via della troppa emozione.
“Ti preparo un tè, ti va?” Le chiedo.
Lei annuisce e Neville mi fa un segno d’incoraggiamento.
Chissà cosa succede?
“Pensi che qualcuno le abbia eliminato le sue piante preferite dalla faccia della terra?” Scherza George a bassa voce, mentre andiamo in cucina.
“Non scherzare, magari è una cosa seria!”
Al che un gufo picchietta alla finestra, chiedendo di entrare. Porta con sè una piccola busta verde.
“E’ per me.” Dice George, facendo accomodare il gufo e dandogli da bere. “Luna vuole vedermi.”
“Luna?” Lascio lì il tè e mi precipito a leggere la pergamena.
Ciao George, lo so che tutti pensano che io sia cattiva, ma non è così. Vorrei vederti, appena puoi
Voglio parlarti
Luna

“Luna vuole parlarti? E perchè mai dovrebbe parlare con te?”
“Durante l’estate, dopo la seconda guerra, lei è venuta per qualche tempo a stare con Ron, Harry e Hermione… Forse mi reputa ancora un amico.” Prova a spiegare George.

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Capitolo 38
*** La mia filosofia ***


Mi trovo al terzo piano del Castello.
Avevo una breve pausa tra una lezione e l’altra ed ho deciso di vagare in cerca di Ian: è ora che qualcuno gli dica di svegliarsi dal suo torpore.
Aula di Difesa contro le Arti Oscure.
Rumori provenienti dall’interno.
E da brava impicciona, rallento il passo e tendo le orecchie.
Purtroppo non le Orecchie Oblunghe.

Riconosco chiaramente la voce di Luna e quella di George, ma non riesco a capire cosa si stiano dicendo.
La mia filosofia mi impone di controllare che nessuno mi stia guardando e di avvicinarmi, per sentire meglio.
“Non è di certo colpa mia se siamo bloccati qua dentro.” Stava dicendo George.
“C’è bisogno di dare la colpa a qualcuno?” Gli risponde Luna, calmissima.
Passi agitati.
Scorgo in lontananza Neville e gli affido il compito di rimanere lì a controllare cosa succede. “Riferiscimi tutto, mi raccomando.” Gli dico prima di continuare la mia ricerca di Ian.

“Abbey, proprio te stavo cercando! Alicia Spinnet mi ha risposto, le ho chiesto di vederci qui, stavo andandola ad incontrare; vieni anche tu?” Mi dice Harry.
“Ha risposto? A cosa… Chi ha risposto?” Sono confusa.
“Volevi riunire l’Ordine per andare alla Villa, no?”
“Ah, l’Ordine… Alicia… Ho capito!” Mi sento stupida. “Andiamo, andiamo.”
Lei ci sta aspettando in giardino.
Appena arriviamo saluta Harry con calore, come se un tempo fossero stati grandi amici.
Si scambiano veloci convenevoli e poi Alicia passa subito al sodo. “Allora, avete già in mente un piano?”
“No, non proprio… Stavamo aspettando di essere un po’ più numerosi prima di azzardare qualche teoria.” Le rispondo.
“Con me siamo già ad uno in più, qualche idea?”
“Non è il luogo giusto per parlarne.” Le dice Harry, saggiamente. “Raggiungici a casa di Abbey, questa sera facciamo una riunione.”
“Come una volta?” Le chiede lei sorridendo, tirando fuori un Galeone dalla tasca.

Mentre la mia ultima lezione del giorno è in corso, un’agghiacciante verità mi si presenta davanti.
Nella borsa di uno dei miei studenti vedo spuntare una nuova copia del Purosangue.
Argh!
Speciale!
La bacchetta del prescelto: colui che ha ucciso il Signore Oscuro.


Non resisto, e inizio a leggere, pregustandomi il mal di stomaco.
La bacchetta fabbricata da Ollivander, fabbricante di bacchette dal precoce talento, per Harry Potter è di agrifoglio, uno dei legni da bacchetta più rari, ha il nucleo di Piuma di Fenice, le cui piume risplendono nell’oscurità, è lunga 12 pollici ed è molto flessibile.
Come tutti sappiamo la bacchetta di Harry Potter contiene come nucleo una piuma della coda della fenice che fu di Albus Silente.
Quelle fenice produsse un’altra piuma soltanto, che andò poi a costituire il nucleo della bacchetta del nostro Signore.
Il nostro Signore provò a scoprire il motivo per il quale la bacchetta di Harry Potter non potesse essere sconfitta, chiedendolo nientemeno che al suo fabbricante.
Lucius Malfoy fece, onorevolemente, dono della propria bacchetta al Signore Oscuro, ma nemmeno quella ebbe i risultati sperati.
L’ultimo tentativo di Lord Voldemort fu allora quello di utilizzare la bacchetta di Sambuco, a detta di molti la miglior bacchetta presente sul mercato, ma anche quella fallì, andando poi perduta.

Ecco infatti che nel prossimo numero tratteremo la ricerca dell’ultima bacchetta del nostro Signore. Dove si nasconde? Qualcuno l’ha rubata?

Seguiteci fedelmente e lo scoprirete presto.


Mi schiarisco sonoramente la voce e mi riferisco alla classe. “Se vedo ancora una copia del Purosangue nella mia aula non ci metterete mai più piede. Sono stata chiara?”
Al che seguono diverse proteste.
“Ma professoressa…”
“E’ solo un gionaletto…”
“Non dica così…”
Ma le ignoro tutte e torno alla mia postazione.

“... Allora il cappello aveva detto: Sono sicuro che ti troverai bene a Grifondoro!.” Stava dicendo Neville mentre veniamo spintonati tra la folla.
“Hai scoperto qualcosa?” Gli domando al volo.
Sono finite le lezioni della giornata, finalmente siamo liberi.
“Non ho sentito molto, dovresti chiedere a George.”
“E’ ancora dentro?”
“Credo di si.”
E tu non hai fatto niente, stupidone? Vabbè, ci penso io.
Torno, con la velocità concessami dagli studenti accalcati nei corridoi, al terzo piano.
Bombarda Maxima.
Grida dall’interno dell’aula.
“Abbey!? Ci hai fatto prendere un colpo!” Mi urla contro George. “Forte.” Aggiunge divertito.
“Da quanto siete qui dentro?” Domando a tutti e due.
“Da tutta la mattina, probabilmente.” Mi risponde Luna.

“Abbiamo parlato, credo che non volesse far del male a Ian.” Mi dice George una volta arrivati a casa tutti e due.
“Pomona, come stai?” Domando alla signora Sprout, intenta a rimodernarmi il giardino.
Anzi, adesso che lo noto.“Cosa diavolo è successo al mio giardino?”
“Oh, credevo che avesse bisogno di qualche pianta in più, non si sa mai dopotutto.”
Però la vedo felice. Non succedeva da tempo.
“Ti senti meglio?” Le chiedo.
Mi si fa vicina, asciugandosi il sudore dalla fronte col dorso della mano inguantata. “Si si… Crisi, no? Capitano a tutti.” Mi osserva per qualche minuto. “Grazie.” Aggiunge, stringendomi vigorosamente la mano. “Adesso devo tornare al lavoro.”
“Donna strana, eh?” Riflette George. “Che ne dici di accompagnarmi a fare shopping?”
“Shopping? Si… Voglio prendere un regalo di Natale per Remus, andiamo.”

George si ferma davanti ad Accessori di Prima Qualità per il Quidditch.
“Ho visto che ti sei appassionata l’altro giorno, che ne dici?” Mi indica la vetrina del negozio.
Sospiro. “Chissà che magari trovo qualcosa che mi piace sul serio… Entriamo.”
Dopo aver attraversato la porta d’ingresso circondata da due vetrine ci ritroviamo in un locale luminoso e molto grande. Difronte a noi abbiamo il banco per i pagamenti e tutto attorno a noi ci sono scope, kit di pulizia, kit di riparazione, divise…
Ci mettiamo a guardare tutto.
Ma davvero tutto.
Tant’è che trovo un regalo per Remus (il modellino di una scopa, davvero volante), uno per me (un kit per una scopa decorativa Fai Da Te) e George si prende anche una nuova scopa.
Arriviamo alla cassa e George insiste per pagare. “Sarà il mio regalo per te.” Mi dice con un occhiolino, tirando fuori un sacco di Galeoni dalle tasche.
“Visto che hai tutti quei soldi che ne dici di prendermi una divisa nuova?” Dice Ron, comparendo alle nostre spalle.
“Fratello, non hai ancora capito con chi hai a che fare.”
“Dovrai pur farmi un regalo per le feste, no?”
“L’ho già preso.” Gli risponde George, sorridendo divertito.
“Davvero? E che cos’è?” Vedo negli occhi di Ron i sogni più fantasiosi.
“Delle Gelatine Tutti Gusti +1.” Ride George.

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Capitolo 39
*** Mio fratello, il mio guardiano ***


“Credo di non amare davvero Remus.” Chiedo consiglio a Ian. Sebbene sia impazzito, negli ultimi tempi, è pur sempre il mio guardiano.
“Dovrei scagliarti addosso un Incantesimo Rallegrante, non ti ho mai vista così triste.”
“E’ da tanto tempo che non mi sentivo così…” Concordo con lui.
“Dai, vieni qui, sorellina.” Mi stringe tra le sue lunghe braccia. E’ comodo essere piccole, in queste occasioni, sentirsi così avvolti fa bene al cuore.
Gli sorrido. “Ti va di aiutarmi con la casa? Ultimamente, presa dalle mie preoccupazioni, non sono riuscita a fare un granché.”
“Tu indicami la via, ed io sarò il tuo schiavo.” Ride.
Mi mancavano le nostre giornate da fratelli. Niente mariti scontrosi, niente future mogli dalla risata fastidiosa. Solo io e il mio compagno di giochi.
Gli faccio apparire in mano una pergamena con l’elenco delle cose da fare. “Ma è quasi mezzanotte, vuoi che facciamo tutte queste cose?” Protesta lui.
“Dai, che il lavoro più lungo è quello che non si è mai iniziato.” Gli colpisco il braccio. “Diamoci da fare.” E detto questo mi sento davvero più felice. Rallegrata. “Mi hai davvero stregata?” M’infurio, scherzando, con lui.
“Non lo potrai mai sapere.” Mi dice correndo via, sogghignando.

Manca solo un giorno al nostro piano e George sembra davvero preoccupato. “Siete davvero sicuri che funzionerà?” Domanda, appena ci siamo seduti al tavolo per fare colazione.
“Si, non preoccuparti, abbiamo già studiato tutte le possibili varianti.” Gli risponde Neville, rassicurando un po’ tutti.
“Arriveremo alla Villa, io userò il Mantello di Harry e ruberò loro qualche capello, pelo… Unghie” Faccio un’espressione schifata. “E poi c’infiltriamo, come hanno fatto loro con noi, al Ministero. Funzionerà.” Dico.”
“Io non credo che sia una buona idea, lasciatevelo dire.” Interviene Pomona.
“Nessuno è riuscito a tirare fuori un piano migliore, e in ogni caso questo è l’unico modo per vedere cosa hanno in mente, cosa stanno facendo nel segreto del loro covo.” Le risponde George, serissimo.
“Sentite, se continuiamo così ci facciamo soltanto venire l’ansia. Adesso andiamo a fare le nostre cose e domani entriamo in azione; è tutto deciso e sappiamo cosa potrebbe andare storto. Non pensiamoci più.” Dico all'improvviso, mi stanno mettendo l’ansia. E già io sono una perfetta Macchina Sfornatrice di Ansia!

“Mi scriveresti le promesse di matrimonio?” Sento Ian che parla con Neville in salotto, verso metà mattina.
“Io? Non so se-” Cerca di rispondere Neville, non riuscendo a concludere la sua frase.
“Provaci alm-” Ian si interrompe vedendo entrare Luna. “Sono sicuro che farai un ottimo lavoro.” Dice in fretta a Neville, prima di correre via, salutando Luna con un brevissimo cenno.
“Ho deciso di non voler più litigare con te.” Mi dice.
La valuto per qualche secondo, indecisa. “A questo punto credo che non ne valga neanche più la pena, guarda con chi si sta andando a sposare…” Sbuffo.
“Allora siamo amiche?” Domanda lei, pronunciando la parola amiche in un modo strano.
“Vieni con me.” La porto a casa Weasley, dove Molly ci accoglie con un grembiule color vinaccia. “Entrate, entrate, fa davvero freddo oggi.”
“Grazie Molly, non so cosa faremmo senza di te.” Le dico, accomodandomi nella sua accogliente cucina.
“Già Molly, sei incredibile.” Le dice sinceramente Luna.
Molly sparisce in un’altra stanza ed io ne approfitto per chiedere a Luna dei Galeoni di cui hanno parlato Ron ed Harry.
“I Galeoni? Li usavamo ad Hogwarts per dire agli altri dell’ES che ci sarebbe stata una riunione, visto che non potevamo parlarne ad alta voce. A quei tempi c’erano spie ovunque. Hermione ha preso l’idea dal Marchio dei Mangiamorte: quando Harry toccava il suo Galeone anche tutti gli altri si scaldavano e al posto del loro numero di serie compariva la data e l’ora della prossima riunione.”
“Che ingegno… E li usate ancora?”
“L’ho sempre detto che Hermione sarebbe dovuta essere una Corvonero…” Fa una pausa. “Si si, chi di noi fa parte dell’Ordine li ha ancora a portata di mano, forse per ricordo… Più che altro.”
Molly torna tra di noi. “Eccomi ragazze” ci guarda, massaggiandosi le mani “allora, come state? Perchè siete qui?” Ci sorride.
“Abbiamo appena fatto la pace” le rispondo “e vorremmo fare un pranzo tra ragazze, ci stai?”
“Alla grande!” Risponde con una specie di imitazione giovanile.
L’amiamo per questo.

“E quindi, che scuola hai frequentato?” Mi domanda Molly, nel bel mezzo del dolce.
“Ah, la domanda del secolo!” Le rispondo ridendo. “Volete indovinare?”
“No, è meglio di no.” Dice Luna.
“E va bene… Il primo anno l’ho fatto alla Scuola di Magia di Mahouotokoro, in Giappone.” Le guardo, cercando di creare della suspance. “E il secondo alla Scuola Koldovstoretz in Russia. Non vi dirò altro per oggi.”
“Così lontano?” Si sorprende Luna.
“Così lontano… Mi piace viaggiare.” Le rispondo, enigmatica.
“E poi?” Mi chiede Molly.
“Vi dispiace se ne parliamo un altro giorno? Sono davvero sazia, ho bisogno di fare due passi.” Dico, stendendomi lievemente sulla sedia. Non so come siano rimasti così in forma Ron e George, mangiando quotidianamente a casa della madre.

Mi scuso se non aiuto a sistemare la cucina ed esco, approfittando un po’ della bontà di Molly.
Ho bisogno di camminare un po’ da sola e di pensare.
Non credo di poter ancora sopportare la situazione che si è creata tra me e Remus.
La scorsa settimana, avendo passato tutto quel tempo con George, ho capito che forse non ho tutta la pazienza che credevo di avere.
Credevo di poter aspettare che Remus diventasse un marito premuroso, così, da un momento all’altro.
Ma forse avevo sbagliato i miei calcoli…
Non credo che funzioni così un matrimonio.
“Che ci fai qui?” Mi domanda Pomona, ad un certo punto.
“Io..? Dove siamo?” Le chiedo spaesata.
“Nel bel mezzo della campagna.” Mi risponde lei, appoggiando le mani sui fianchi e asciugandosi il sudore dalla fronte.
“E tu che fai qui?”
“Ah no, ragazza, l’ho chiesto prima io.”
“Pensavo... “
“Amore?” Intuisce lei.
Annuisco.
“Sai cosa ho capito nei giorni scorsi? Tra il lasciare il lavoro e l’essere triste in casa tua?”
“Non dire così, non è-”
“Ho imparato che non esiste la strada semplice, e se c’è è quella sbagliata.”
Rimango senza parole, incredula del fatto che abbia perfettamente capito a cosa stessi pensando.
Legilimens?
“Le cose che davvero contano si trovano in fondo al sentiero più dissestato, fangoso e ripido.” Mi porge una paletta. “Aiutami qua, finiremo prima.” Inizia a scavare. “Tieni duro.”
Inizio a scavare con lei.


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Ciao a tutti i lettori di questa storia!
Mi riprometto sempre di lasciare qualche commento, ma puntualmente appena ho finito di scrivere il capitolo mi ritrovo a dover scappare via e quindi a pubblicarlo di fretta, dandogli solo un’occhiata fugace.
Ecco, allora per questa volta mi son decisa a scrivere prima il commento e poi il capitolo.
Inizio ringraziando tutte e ventidue le persone che mi seguono e che mi perdonano gli errori, l’altra volta avevo scambiato Ketie Bell con Alicia Spinnett… Che errore grossolano :(
Ho ricevuto diversi feedback su Facebook e per questo ringrazio chi ha voluto darmi il suo supporto, chi non scrive non lo sa, ma gli altri che come me scrivono lo sanno bene: essere apprezzati per qualcosa che ti da così tante emozioni è meraviglioso.

Detto questo, inizio a scrivere il capitolo di oggi, sono già troppi giorni che non aggiorno e ho un sacco di idee in mente.

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Capitolo 40
*** La sua storia ***


Continuo a scavare con lei, raccogliendo le radici che mi indica.
La vedo davvero serena, come se avesse finalmente trovato la pace dei sensi.
Come quando vai a letto dopo una luuunga giornata.
“Ho sentito dire che questa sera vuoi fare una sorta di festeggiamento.” Mi dice.
“Si, direi di si.” Mi metto a sedere. Stanca. “Alla fine so che domani un sacco di cose potrebbero andare storte, stiamo davvero iniziando a fare qualcosa. Passiamo all’azione.”
“E vuoi goderti gli amici?”
“Esattamente, soprattutto Remus. Alla fine ne abbiamo passate tante insieme, e provo un sentimento speciale per lui.”
Lei mi sorride, fin troppo comprensiva.
“Torniamo a casa?” Le chiedo.

“Chissà quando compierà un anno… Come celebreremo il suo compleanno?” Stava chiedendo Hermione a Ron, in cucina.
“Potremo organiz-” mi vede “hey, ti senti pronta per domani?”
“Se la smettete di chiedermelo forse si.” Sbotto, nervosa. Non volevo.
Ron mi guarda un po’ e poi decide che avere a che fare con Hermione è già abbastanza pericoloso, quindi lascia stare.
“Ragazzi, ciao! Ciao bello” Ian saluta vigorosamente Mistery “sono qui per invitare ufficialmente tutta la famiglia, amici compresi, per stasera.”
Mistery si alza e va ad annusare il tavolo della cucina; forse ha fame.
Vado a prendergli uno spuntino, per farlo giocare un po'.
Intanto guardo Pomona, accanto a me, e cerco di farle capire i miei sentimenti, del tipo Provaci tu a dirgli qualcosa, a me non da retta, di a Ian di non farlo! ma lei non dice niente.
Continuo a guardarmi attorno, imbarazzata.
Hermione cerca di intervenire, ma non trova la scusa giusta per non venire.
"Ottimo, ottimo... Spero che vengano tante persone" Continua Ian.
E va bene. Vuole sbagliare? Io sono stanca di oppormi, che faccia un po’ i suoi sbagli.
Esco dalla stanza, seguita da Pomona.

“Oh, ciao Rem, oggi mi sento così nervosa… Strana. Stanca!”
“Aspetta un attimo. Legno di nocciolo, piuma di fenice, 11 pollici e mezzo devo scrivere una cosa ad un collega.” Borbotta scrivendo su un piccolo foglio di pergamena. “Flessibile” chiude la pergamena in quattro “ecco fatto” lo lega alla zampa di un gufo “dimmi tutto, cosa succede?”
Guardo Pomona, che sta sul divano, davanti a noi, e lei mi restituisce uno sguardo sorridente.
Devo dire che è davvero contagioso il suo sorriso.
“Niente, niente… E' per stasera, io non sono affatto sicura che sia una buona idea.”
“Eh, lo so...”
“Stasera.” Incrocio le braccia. “Ci credi?”
“E che ci vuoi fare? Non si può evitare.”
“E' quello che dico io...” Lancio uno sguardo d’intesa a Pomona, che mi da ragione annuendo.
“Ecco, adesso devo finire di scrivere un rapporto sul lavoro che abbiamo fatto oggi, ti dispiace?” Mi domanda indicando le scale.
“Vai vai, voglio andare a raccogliere un po’ di lavanda in giardino, pensavo di usarla come decorazione profumata per stasera."
Mi da un tenerissimo bacio, che in parte mi fa dimenticare i timori riguardanti il futuro.
Lo allontano lievemente, per non mettere in imbarazzo Pomona e lo abbraccio.
Lo guardo salire le scale, e lui arrivato all’ultimo gradino mi fa una faccia buffa.
Gli sorrido.
Aspetto che si chiuda la porta alle spalle. “Non è vero che non lo amo… Non è affatto vero.” Dico a Pomona.
“Ah, io lo so, e tu?” Si alza. “Andiamo a raccogliere quella lavanda?”

“Qualche giorno fa eravamo sulla torre di Astronomia, io e George, mi ha raccontato un sacco di cose… Mi fa davvero arrabbiare il fatto che ci siano individui che pur di raggiungere uno scopo, per quanto assurdo esso sia, sono disposti a distruggere la vita dei loro simili.” Dico alla signora Sprout.
“Credo che ci sia stato un preside di Hogwarts che ha fatto lo stesso pensiero. Conosci Vindictus Viridian?”
“Mh… Credo che Minerva me lo abbia indicato in qualche ritratto… Non so altro.” Ammetto.
“Ha scritto un libro, Maledizioni e contromaledizioni (Stregate gli amici e confondete i nemici con le vendette all'ultimo grido:Teste Rapate, Gambemolli, Languelingua e molte altre ancora). Ai miei tempi si che andava di moda.” Ride. "Io ho usato almeno la metà delle maledizioni contenute in quel libro."
Rido insieme a lei.
Riesce a rendere vano ogni mio sentimento negativo di oggi.
Mi sento davvero giù.
Hermione ci raggiunge. “Ron non vuole che nostro figlio abbia il cognome di entrami. E’ assurdo.”
“Forse… E’ legato alle tradizioni?” Ipotizzo.
“Ah, mi fa impazzire quando fa così.” Sbuffa.
“Magari Ron vuole avere il suo piccolo momento di gloria?”
“Secondo me vuole avere il suo momento di essere fastidioso.”

“Ciao tesoro, come sta andando qua?” Abbraccio Remus dalle spalle; è ancora alla scrivania.
“Bene, bene, ho quasi finito… Che ne dici di farmi un massaggino? Mi fanno molto male i piedi.” Mi dice con sguardo languido.
“Ma certo, caro. Che hai scritto?”
“Una cosa su un drago peruviano.” Resta vago.
“Draghi? Oh ti prego, me lo leggi? Intanto ti massaggio i piedi!”
“Sapevo che l'avresti detto.” Fa una pausa, imbronciato. “Va bene, tu inizia il tuo lavoro.”
Mi siedo e inizio a massaggiarlo.
“Il Vipertooth Peruviano è il drago più minuto che esista, infatti è lungo soltanto quattro metri e mezzo. E’ ramato, con macchie nere sulle creste. Ha zanne velenose e corna. Ama la carne di capre, mucche e umani. Alla fine del 1900 la Confederazione Internazione dei Maghi ha predisposto lo sterminio di questa razza perchè ritenuta troppo numerosa e pericolosa. Perchè ti sei fermata?”
“Perchè? Pensavo che fosse un racconto rilassante.” Mi alzo e mi siedo sul letto. “Non mi piacciono i tuoi racconti.”
“A me invece i tuoi piacciono, ti ascolto sempre quando mi racconti la tua giornata.”
In effetti… “Vuoi raccontarmi la tua?” Gli dico.
“Ho conosciuto un discendente diretto di Herbert Beery.”
Aspetto che continui. Ma non lo fa. “E quindi?”
“E quindi niente, continuava a vantarsene, forse è una cosa importante.” Remus si siede accanto a me sul letto.
“Sono preoccupata per domani, per stasera… Per tutto.” Butto fuori, senza riuscire a trattenermi. Dovrei imparare a fingere.
Lui non mi dice niente. Guarda a terra.
Visto che i minuti passano inizio a temere di aver sbagliato a comunicargli i miei sentimenti e mi alzo, per andarmene.
Al che, dopo davvero troppo tempo, lui allunga la mano, per stringere la mia, fermandomi. Poi mi guarda negli occhi, brevemente.
Non me lo dice, ma lo sento nella mia mente.
Andrà tutto bene.

“Vieni un attimo? George ha qualcosa che non va.” Urla Hermione, dal salotto.
Io e Rem ci precipitiamo giù.
“Ha iniziato a levitare, a sentirsi male… Ho già letto di situazioni simili, ma non capisco cosa gli stia succedendo.” Continua Hermione, un po’ nel panico.
“Come è successo?” Chiede Remus, interessato.
“Non lo so, eravamo qui a parlare e lui ha iniziato a dire di avere mal di testa. Pensavo scherzasse.” George ci passa accanto fluttuando. “E adesso ha iniziato a levitare.”
“Avete per caso visto un insetto blu aggirarsi per la casa?” Intuisce Rem.
“Un insetto blu?”
“Si, i Celestini fanno venire le vertigini e fluttuare, probabilmente ne è entrato uno.” Spiega Remus.
“Non ci avevo pensato.” Riflette Hermione. “Eppure ho letto tutto sull’argomento.”
“E’ strano però che questo insetto si trovi qui… Non dovrebbe.” Ragiona Remus. “Bisogna solo aspettare che passi, non è niente di grave.”
Hermione spinge George in salotto.
“Devo ancora finire di sopra, odio lasciare le cose a metà.” Mi dice Remus.
“Lo so caro, sei un brutto testardone.” Gli dico, baciandolo. “Va pure, qua ce la caviamo.”

Arrivata la sera, dopo aver passato il pomeriggio a preparare la casa e la cena con Pomona, gli invitati arrivano uno ad uno.
Minerva, Neville, e la famiglia Weasley al completo, direttamente da Ottery St Catchpole.
Molly si preoccupa per George, primariamente e poi decide di occuparsi della cucina.
Hermione parlotta con Ron, in un angolo, e da come si comportano capisco che lei ha ceduto. Più che altro lo capisco dall’espressione trionfante di Ron.
Poi arriva anche la Befana, che stranamente non è tutta fasulla come al solito. Anzi, indossa un vestitino semplice semplice, un po' morbido, di un verde scuro orrendo.
Va subito accanto a Ian.
Ma io ho deciso di non oppormi più alla cosa, quindi, va bene così.
Arriva anche Luna, indossando anche lei abiti troppo sobri per la sua persona.
Da quando le persone sono impazzite tutte di colpo?
Una volta che tutti gli invitati sono arrivati, Ian chiede se possono iniziare.
“Neville.” Chiama Ian.
Neville si posiziona davanti alla porta della cucina, in modo che tutte le persone presenti in salotto possano ascoltarlo.
Si guarda attorno tormentandosi le mani, non vorrebbe essere lui a dover fare quel discorso, lo capisco.
Io sono rimasta in cucina, ma lo sento bene.
“Mi dispiace di dover essere io a parlare, stasera. Anzi, mi dispiace di dover dire queste parole.”
Remus mi raggiunge. “Che fai, non vieni?” Mi chiede, mettendomi un braccio attorno alle spalle e dandomi un bacio sulla guancia.
“No, sento bene anche da qui.” Gli rispondo.
“Lei è stata” la voce inizia ad incrinarsi “la migliore insegnante che io abbia mai avuto. Che noi abbiamo mai avuto.”
“Ma che sta dicendo? Non c’è bisogno che siano tutti così tristi, lo so che non è quello che avremmo voluto, ma Ian è felice.” Dico a Remus.
“Piccola… Andiamo.” Remus mi conduce in salotto, comprensivo.
Non ho la forza di oppormi.
Mi siedo accanto a George, che continua a fluttuare anche da seduto.
Mi sorride brevemente, comprensivo, e poi mi lascia alle braccia di Remus.
“Siamo qui, noi tutti che ti abbiamo voluto bene, per salutarti un’ultima volta.” Continua intanto Neville.
Gli invitati lo guardano, o si stringono l'un con l'altro, per farsi forza.
E poi Neville prende coraggio, e pronuncia quelle uniche due parole che stavo evitando di pensare da tutto il giorno.
“Addio, Pomona.”


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Eccomi, adesso mi sto impegnando per lasciare anche un piccolo commento.
Non ho molto da dire su questo capitolo, se non che mi ha reso un po' triste. Avrei voluto che non fosse Pomona a lasciarci, alla fine mi ci sono davvero affezionata.
Però la storia mi ha portata a questo punto, e credo che non si poteva evitare.

Detto questo, grazie per avermi letta e spero che la storia vi stia piacendo.
:)

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Capitolo 41
*** Il mio karma ***


Il tempo che ho avuto per provare rimorso è stato relativamente breve.
Una notte e poi si passa all’azione.
Senza tanti complimenti ci siamo salutati e ho promesso a tutti di fare grande attenzione.
Il mio obbiettivo è John Eatsgain, il corpulento mangiamorte che avevo già incontrato ai Manici.
Alla fine abbiamo scelto lui perchè ho avuto modo di osservarlo per un po’ e di capire, almeno vagamente, come parla, che parole usa…
E così mi ritrovo fuori da Villa Malfoy, col Mantello e tanta tensione.
Riesco a oltrepassare il giardino con facilità, non c’è nessuno a controllarlo, e a quanto pare nessun incantesimo protettivo.
Immaginavo che non fossero un granchè intelligenti.
“Allora, Alex” dice Eatsgain mentre Alex ripiega un biglietto e con dita tremanti lo ripone in tasca “domani, se non sbaglio, si va in stampa. Vero? Mi dicono che la nostra si che è una rivista come si deve. E lo scherzo del Celestino? Dici che è piaciuto a quegli incapaci? Mi vedo ancora le loro facce! Spero che qualcuno ne sia allergico.” Conclude con un’amara risata, per poi allontanarsi.
Al sicuro da sotto il Mantello li seguo, ricordando che Remus mi aveva detto che per una volta non potevo lamentarmi della mia altezza, il Mantello ti copre perfettamente aveva continuato a dire mentre organizzavamo il piano.
“Si, pevò io vovvei vicovdavti che nessuno ci affida mai compiti davvero impovtanti.” Interviene Alex, timidamente.
“Vedrai che all’improvviso il nostro desiderio si realizzerà, dovranno solo accorgersi di noi, niente più.” Gli risponde John con supponenza.
Vedrai quante cose si realizzeranno, te lo dico io.
Abbiamo studiato diversi modi per prendere dei campioni da Eatsgain, però nessuno, al momento sembra valido.
Prendo nota per la prossima volta.
Oh, quale prossima volta? Speriamo di non dover mai più rifare questa cosa.
Poco dopo però la situazione sembra presentarmisi da sola davanti.
Eatsgain inizia a camminare, e noto che la sua veste è troppo lunga per lui.
Mi avvicino, piano piano e gli faccio uno sgambetto, facendo un incantesimo di appello rivolto ai suoi capelli.
Lui cade sulla libreria e gli faccio cadere in testa “Dall’uovo agli inferi: guida pratica per l’allevatore di draghi” prima che lui possa accorgersi di quel che succede.
Così se anche sentirà male alla testa non penserà mai che qualcuno gli abbia strappato dei capelli per fare una Polisucco.
Ottimo lavoro!
Esco in tutta fretta, senza nemmeno più badare al rumore: tanto quello stupido di Mangiamorte che sta mandando accidenti a chiunque, facendo un baccano tremendo.

A casa nessuno ha voglia di festeggiare eccessivamente: chi più chi meno eravamo tutti un po’ affezionati a Pomona.
“Vado in camera, vediamo che succede.” E salgo le scale per andare a preparare la pozione.
Ho bisogno di concentrazione, e probabilmente gli altri lo capiscono, infatti nessuno mi segue.
In camera mi metto a pensare, mentre preparo gli ingredienti e poi la pozione.
Mi viene in mente quando presi per la prima volta il treno al Binario 7½, per andare a vedere come fossero i villaggi di maghi nell’Europa occidentale.
Poi mi viene in mente mia nonna, la mia adorata nonnina, che mi regalò Guida alla disinfestazione domestica quando venni ad abitare con Remus, sperando in qualche modo di fare di me la casalinga perfetta.
Penso al Castagno, famiglia di alberi alla quale mi sono interessata qualche mese fa, alla sua versatilità, alla sua storia…
E via di pensieri, la pozione è pronta per essere lasciata in pace.
Adesso abbiamo il tempo di capire come far sparire Eatsgain.

E’ la prima volta che mi trovo nella posizione di essere l’unica in grado di far funzionare un piano.
E’ strano, non è come uno se lo immagina.
E’ più che altro una sensazione sgradevole di panico.
Fortunatamente c’è George, che prova ad aiutarmi, parlandomi dei Cannoni di Chudley e delle loro ultime prodezze.
“Così non mi aiuti per niente.” Gli dico in tono petulante.
“Posso sempre rasserenarti con una delle mie più belle imitazioni: Alecto Carrow.”
“Non credo che sia il caso, visto quello che stiamo facendo.”
“Sei altamente scaramantica, oggi.” Mi dice agitando le mani.
Nel frattempo Molly, che ha deciso di restare per la notte, viste le condizioni del suo figlioletto, ci porta tè e biscotti. “Questi si che ti tireranno su, non preoccuparti cara.” Mi dice accarezzandomi i capelli.
“Remus mi ha parlato stamattina.” Mi dice, all’orecchio.
“Quando?” La guardo stupefatta, so che lui non ama parlare con gli sconosciuti.
“Quando sei andata alla Villa, lui si è fermato, e mi ha detto di volerti dimostrare di essere cambiato.”
“Cambiato?” Mi alzo in piedi.
“Si, ha detto di aver capito che si è comportato in modo sbagliato con te, vuole provare a riparare ai suoi errori.”
Ma certo, ha chiesto consiglio alla persona che più gli ispirava fiducia, alla persona che è riuscito a farlo sentire a suo agio, coccolato. E chi se non Molly Weasley? “E tu, che gli hai detto?”
“Gli ho raccontato di come Arthur ha conquistato me.” Si siede sulla poltrona accanto a me e George.
“Mamma, non racconterai ancora quella storia?” Sbuffa il rosso. “Te la riassumo io: papà è stato smielato e la mamma c’è cascata.”
Rido, di cuore. “Lasciala raccontare, sono curiosa.”
“Prima togliamo queste Mosche dalla tua maglietta, sono un po’ disgustose.” Mi fa notare Molly, e pensare che non me ne ero neanche accorta.
Ian entra dalla porta principale, con sguardo funereo.
Mistery si alza dal divano e corre ad annusarlo.
“Ciao sorella, ci siamo sposati.” Dice, senza usare mezzi termini, tentennamenti. Così, lo dice.
“Ah bene. Adesso puoi sederti a sentire la storia di Molly.” Gli rispondo, freddamente e d’impulso, ignorando ogni sensazione che la mente mi manda.
“Lei è incinta.” Mi dice, adesso timoroso.
Inorridisco sin nel profondo e… Improvvisamente capisco di essere stata davvero malvagia nei suoi confronti.

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Capitolo 42
*** Il mio show privato ***


La grande stanza circolare in cima alla torre Ovest di Hogwarts che ospita la Guferia oggi ha un aspetto tremendo. Ci sono piume ovunque, escrementi, pezzi di pergamena… E anche un gufo spelacchiatissimo. Mi preoccupo per lui e mi avvicino.
Cerco di toccarlo, per vedere se sta bene, se posso aiutarlo.
“Hai trovato Hermes?” Mi domanda Harry un po’ divertito.
“Si chiama così? Credo che non stia bene, guarda.” Sono seriamente Preoccupata. “Dovrei chiamare Remus.”
“Non ce n’è bisogno, Hermes è fatto così.” Ridacchia lui.
Ma cosa ridi? Guarda questo povero gufo! “E non facciamo niente?”
“No… Era il gufo di Percy, credo che abbia una cosa come tre o quattro mila anni.”
Sospiro un po’ di sollievo e un po’ di… Preoccupazione?
Torno indietro, guardando ancora una volta la Guferia.
Nessuno aveva voglia di pulirla?
“Ricordo quando venivo qui per spedire delle lettere a Sirius.” Mi dice Harry.
Intanto io spedisco le lettere che mi hanno affidato da casa.
“Quando ancora era ricercato.” Continua Harry.
Spedisco quella di Remus, quelle di George (chissà con quante persone intrattiene una corrispondenza) e quelle di Molly (non potevo rifiutarle un favore).
“Ricordo che Edvige si offese moltissimo quando usai uno dei barbagianni della scuola.” Ricorda Harry.
“Ne hai fatte di cose durante la scuola, eh?” Gli dico, non sapendo bene come non far cadere il discorso verso la malinconia più assoluta.
“Molte…” Sorride tra sè. “Hai visto la nuova amica sexy di Minerva? Sta facendo impazzire tutti. Pensa che Binns per far colpo su di lei si è distratto e ha bucato il braccio di uno studente.”
“Come ha fatto?” Domando abbastanza inorridita all’idea di un braccio sanguinante e bucherellato.
“Credo che avesse in mano un tagliacarte, o qualcosa del genere. Il problema è che quello studente era un promettente pozionista e probabilmente la sua carriera in questo senso è quasi sicuramente rovinata adesso.”
“E chi era questo studente?” Chi ho perso?
“Charmichael… Qualcosa del genere. Eddie Charmichael.”
“Eddie? No, non può essere! Scusami, devo andare a vedere come sta.”
Mi precipito in Infermeria.
“Professoressa, cosa ci fa qui?” Mi domanda Madame Pomfrey. “Non ha lezione?” E poi aggiunge a bassa voce: "Sono sempre tutti qua, in mezzo ai piedi, a gironzolare..."
Ignoro i suoi borbottii, che ho comunque sentito chiaramente. “Ho un’ora libera, e ho incontrato Harry, mi ha detto che-.”
“Potter? Harry Potter? Quel Harry Potter? Ha passato più tempo lui qua di Faris Spavin, altro che Ministro della Magia, Ministro della Malattia! Sospetto che lo facesse per saltare le lez-.”
“Si, mi scusi se la interrompo, ma vorrei sapere come sta Eddie Charmichael, mi ha detto che non può più usare il braccio destro.”
“Guarda, vengono qua e poi non mi fanno neanche parlare come se sapessero tutto loro." Borbotta ancora. "Si, il professor Binns gli ha colpito l’arteria, probabilmente non potrà più usare quel braccio.” Mi risponde la Guaritrice. "Ovviamente ho fatto del mio meglio."
“Ma certo, certo… Posso vederlo?”
“Adesso è meglio di no, è ancora addormentato, ha perso davvero molto sangue.” Mi risponde visibilmente preoccupata.
“Abbey?” Mi chiama Hermione. “Hai voglia di una Burrobirra?”
Guardo Eddie che riposa. Sarò qui quando ti sveglierai. Gli prometto dentro di me. “Andiamo.” Rispondo invece ad Hermione.

“Abbey, Abbey, da questa parte!” Quando entriamo ai Manici Ginny mi chiama. E’ lì con un ragazzo coi capelli a caschetto.
“Eccomi, ciao. Come state?” Domando ai due.
“Abbiamo un nuovo membro.” Mi risponde Ginny, sbrigativa. “Justin Finch-Fletchley. Era un Tassofrasso, e diciamo che ha i suoi motivi per voler andare contro i sostenitori di Voldemort.”
“Bene, ne sono lieta. Benvenuto nel club.” Gli porgo la mano.
Lui me la stringe. “Felice di poter aiutare.”
Inizialmente non glielo dico, ma ha un’espressione… Strana. Non mi fido molto di lui.
Ho ancora del Veritaserum pronto per essere usato.
Che sia il caso di farlo?

“Ciao Malcolm! Come va?” L’imputato saluta un suo amico e si allontana.
Ne approfitto per chiedere a Hermione e a Ginny cosa pensano di lui.
Ovviamente Ginny lo difende, ma Hermione si trova d’accordo con me.
“Contando come ha trattato Harry quella volta del serpente, al Club dei Duellanti…” Borbotta lei tra sè.
“Quale serpente?” Domanda Ginny, interessata.
“Durante un'esercitazione, a scuola, Harry ha cercato di difendere Justin da un serpente, rivolgendosi in serpentese al serpente. Justin ha pensato che Harry aizzasse il seprende e si è spaventato. Quella volta ha messo mezza scuola contro di Harry, è stato uno sciocco.” Fa una pausa. “Per me è troppo affrettato nel giudizio.” Incrocia le braccia.
“Sta tornando.” La avviso.
Orchideous.” Borbotta Justin. “Per te, ti vedo un po’ tesa.” Mi porge un mazzo di fiori.
Forse ho sbagliato a giudicarlo male.
Mi faccio abbindolare da dei fiori?
Ma son profumati… “Grazie.” Gli sorrido, inebetita.
“Allora, cosa prendete?” Chiede Ginny, guardandomi sospettosa.
Inizialmente non le rispondo, presa a parlare con me stessa, ho un sacco di voci nella mia mente, oggi; per non contare la miriade di sogni ad occhi aperti che sto facendo.
Dovrei davvero concentrarmi su quello che sta succedendo ora.

A casa George mi accoglie ridendo come un pazzo. “Ho rallegrato mamma, guardala.”
Molly stava ascoltando la radio, ballando e ridendo, eccessivamente.
Rido un po’ con George, ma poi mi ritiro in cucina per farmi un tè.
George si diverte ancora un po’ con sua madre, facendo il pagliaccio con lei, come se fosse un bambino che gioca con la madre.
Qualche minuto dopo anche Lee si unisce a loro, ballano, si tirano cuscini, gridano.
Adoro come casa mia è diventata.
Si sta evolvendo con noi, con me e Remus.
Ci sono le nostre foto alle pareti, mobili nuovi… E anche l’intrattenimento!
"Hai mai sentito parlare di Burdock Muldroon?” Mi domanda Molly, ridacchiando come se fosse ubriaca.
“No, Molly, vuoi raccontarmi qualcosa tu?” Mi sento un po’ cattiva a darle corda.
“E’ colui che ha provato a riclassificare le creature magiche. Diceva che ogni membro della comunità magica che camminasse su due gambe fosse un essere e gli altri fossero animali.” Si ferma per ridacchiare un po’. “Infatti convocò ad una riunione Diricawl, Augurey, Pixie… E… No, aspetta, ho sbagliato. E… Gli altri.” Ride del fatto che non si ricorda bene ciò che voleva dire. “Ecco, e comunque, le creature magiche urlavano, alcune non capivano cosa stesse succedendo, altre distruggevano la Camera del Consiglio… E così Muldoon provò ad aprire lo stesso la riunione, alzandosi, ma scivolò sullo sterco di di un Porlock!” Molly si piega in due dal ridere. Nel frattempo anche George e Lee stavano ascoltando la storia della madre e anche loro adesso sono impossibilitati a muoversi dalle risate.
Che situazione!

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Capitolo 43
*** Il mio esame di coscenza ***


Sono nell'ufficio della McGonagall, stavo pensando di lasciare definitivamente il lavoro.
“Non se ne parla, abbiamo bisogno di te.” E’ stata la sua risposta, categorica.
“Ma… Io non credo di poter stare più dietro agli studenti, ho troppe cose per la mente.”
“Remus Lupin era un lupo mannaro, eppure ha insegnato qua, sopportando per tutta la vita le sue trasformazioni, senza fare molte storie. Credi di avere più difficoltà di quelle che ha avuto lui?”
“Non credo… Però con la casa, i Mangiamorte, mio marito… Io non credo di poter ancora sostenere delle lezioni in modo chiaro e utile per gli studenti.” Sono determinata, so quello che voglio.
La Preside mi guarda. “E va bene, McDougal, ci penserò.”
La ringrazio e torno a casa, questa mattina non ho lezione.
“Ciao Rem, ci sei solo tu?” Chiedo, con evidenti secondi fini.
“Si, sono usciti tutti…” Mi risponde lui continuando a scrivere sul suo quaderno degli appunti di lavoro.
“Hai da fare?”
“Dovrei finire questo scritto, passare in ufficio, andare a controllare una cosa a Diagon Alley… Non ho voglia di fare nessuna delle tre cose.” Mi dice un po’ triste.
Mi avvicino a lui e gli porgo le mani, per aiutarlo ad alzarsi. “Che ne dici di fare una cosa completamente diversa?” Lo bacio, stringendolo a me, per poi condurlo su per le scale, dove chiudo la porta, assicurandomi che rimanga chiusa.

Ci risvegliamo qualche ora dopo, per via di uno strano lampeggiare.
“Cos'è?” Domando a Remus, un po’ frastornata.
“Hey” mi dice lui in tono ammiccante. “Sei bellissima.” Aggiunge con un bacio.
Gli sorrido, smielata, avvicinandomi a lui.
Poi con la coda dell’occhio vedo ancora questa luce rossa, intermittente. “Ma! Hai visto?”
Alle lunghe Remus si alza, borbottando un po’.
E poi mi guarda, colpevole.
“Cos'è? So che lo sai.”
“Io? No…” Resta vago.
Mi vesto e apro la porta. Facendo un salto per aria, che neanche il miglior saltatore del mondo di salto in alto.
Una specie di cosa, un misto tra una rana ed una scimmia, mi guarda, arrampicata al corrimano.
“Caro… Cos'hai portato a casa?” Dico guardando bene quella creatura dallo sguardo non molto intelligente.
Remus mi si avvicina. “E’ un Clabbert… Aveva bisogno di cure, non potevo lasciarlo là, da solo.”
“Non hai bisogno di convincermi, lo vedo che non sta molto bene… Però c’è già abbastanza confusione in casa e gli è andata bene che Mistery non l’abbia visto, lo sai che gioca con tutto e tutti.”

Dopo aver messo al sicuro il Clabbert, costruendo una specie di piccolo terrario in giardino, io torno in casa e Rem rimane fuori a controllare Vic (lo abbiamo chiamato così).
“... non voglio una relazione seria.” Stava dicendo la Befana. Deve essere arrivata da poco.
“E cosa vuoi fare? Non possiamo lasciare il bambino senza una famiglia.” Le risponde Ian.
“Non lo lasceremo senza famiglia, sarà un maghetto-”
“O una strega.” La interrompe lui.
“Si... “ Dice lei, poco convinta. “Insomma, non è necessario avere l’esclusiva l’uno sull’altro, possiamo anche avere degli amichetti.”
“Sei incinta e siamo sposati!” Esclama Ian, perdendo la calma. “Sei un ottuso!” Grida lei, stridula, prima di scomparire nel camino.
Entro in cucina, appoggiandomi appena alla porta, in modo tale da poter sparire a mia volta rapidamente se Ian avesse voluto rimanere da solo.
“Hai sentito?” Mi chiede.
Annuisco. “Posso?”
“Vieni, vieni. Ricordi il mio G.U.F.O. ad Ilvermorny? Che esame disastroso… Tu a che anno eri?”
“Al terzo.”
“Ricordi quando ero io a non voler prendere impegni? E adesso mi ritrovo dalla parte di colui che vorrebbe qualcosa in più ma viene rifiutato per via della frivolezza dell’altro. Lo avresti mai detto di me?”
“Alla fine… Si, speravo che succedesse. Però nella mia mente anche l’altra persona avrebbe voluto fare sul serio.”
Dall'altra parte della stanza Mistery riposa sulla sua copertina. Mi segue ovunque io vada; viene con me in cucina (camminandomi sui piedi), mi segue in bagno (sdraiandomisi sui piedi) e viene a letto con noi (poggiando il suo piccolo testone sulle mie mani, sino a quando mi addormento). “E quindi ha deciso di essere una compagna di sesso?” Domando ad Ian, senza tanto girarci attorno. “Senti, tu hai fatto la cosa giusta. Sapevi che era incinta e l’hai sposata, prendendoti le tue responsabilità, non hai fatto niente di male. Adesso sta un po’ anche a lei fare qualcosa. Non prendertela.”
La finestra vibra. Un barbagianni (spaventoso) bussa lievemente con la sua piccola zampetta. Lo faccio entrare e lui mi consegna un’elegante pergamena viola da parte della McGonagall.
Hai una sospensione fino alla fine del mese
Tutto qua. “Bene!” Esclamo gioiosa.
“Cosa succede?” Domanda Remus, appena rientrato.
“Ian… Ha avuto un posto ad Hogwarts.” Spero che non si sia sentito eccessivamente il mio arresto cardiaco.
“Ah, ok.” Dice Rem. “Congratulazioni.” Continua la sua marcia e si siede in salotto, accendendo la radio.
“Gli menti?” Mi bisbiglia Ian.
“Non era d’accordo quando la McGonagall mi ha dimezzato le ore, figurati come la prende se sa che voglio lasciare il lavoro… Glielo dirò, prima o poi.”
Ian mi guarda sospettoso, sembra che voglia dire qualcosa, ma non lo fa.
“Userò il sesso per ammorbidire la questione.” Potrebbe essere l’unico modo, effettivamente, per farglielo sapere, per eliminare la tensione. “E tu non andare in depressione, non può andare sempre tutto per il verso giusto, ricorda che tu non hai fatto niente di male.”

“Mi hanno detto che la McGonagall è sempre più pressapochista nel suo lavoro.” Ci informa George durante il pranzo. “Ha chiesto a me di aiutarla oggi.”
“Ha anche la sua età, ne paga le conseguenze.” Dice Ian, serio.
“Sta diventando negligente, la ragazza.” Continua George.
“Continua ad aiutarla, magari potrebbe nominarti suo erede ufficiale.” Scherzo.
“Forte…” Il rosso prende una fetta di pane e sparisce in gran fretta nel camino.
“Non mi avrà presa sul serio?”

“Ho convinto quasi tutti che la McGonagall ha bisogno di prendersi una pausa per riflettere sulla sua vita.” Gioisce George qualche ora dopo.
“Sei incredibile. Vuoi farla licenziare?” Gli dico, un po’ incattivita.
“Voglio che abbia il suo meritato riposo, dopo tanti anni di onorato servizio.” Mi risponde lui, per niente credibile.
“Non puoi diventare Preside di Hogwarts. Hai un negozio da gestire.” Provo ad oppormi, con quel che ho: le scuse.
“Ho già quattro assistenti che ci lavorano.”
“Non è solo la McGonagall che decide chi far diventare Preside.” Gli faccio notare.
Eppure sarebbe interessante vederlo nella veste di preside...
“Questo è tutto da vedere.” Lui continua nella sua convinzione. E a questo punto io voto lui. Che diventi preside!
“S’infurierà un sacco quando scoprirà quello che hai fatto.”
E infatti, senza neanche dover aspettare tanto, il camino s’infiamma.
“Mi hanno dato della vecchia.” Dice, con toni pacati, ma visibilmente infuriata. “Sono venuti da me insegnanti da ogni parte, dicendo che i loro alunni li avevano convinti del fatto che fosse giunto per me il momento di lasciare il posto a qualcun altro.” Dice. Forse è una mia immaginazione, ma credo che si stia rendendo conto che sta davvero peggiorando come Preside.
Guardo George, allarmata, ho paura di vederlo diviso in quattro pezzetti differenti.
George guarda me, rendendosi conto che forse ha fatto un passo davvero molto più lungo della gamba.
“Cos’avete ad guardarvi voi due?” Domanda la Preside.
“Minerva, forse George ha fatto la cosa giusta. Per il bene degli alunni oltre che per il tuo bene.” E’ stano darle del Tu, ma ho visto che nella lettera di stamattina lo ha fatto anche lei; l’ho preso come un benestare.
“Penso che tu abbia” quanti anni ha? Tentenno un attimo, guardandomi attorno. “Molta esperienza, ecco.” E anche questa volta, l’ho scampata. “E forse dovresti pensare anche un po’ a te. Quante persone hai aiutato nella tua vita? Hai vissuto entrambe le Guerre magiche, oltre ad aver vissuto ogni tipo di esperienza, credo che tu ti sia meritata qualche anno di riposo.”
Lei mi guarda, sembrando improvvisamente vecchissima.
Ogni sua ruga sembra più profonda ed i suoi occhi sembrano del tutto spenti, quasi senza vita.
E in quel momento la vedo davvero per quello che è: un’anziana signora, dal carattere forte, ma pur sempre un’anziana signora mortale.

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Capitolo 44
*** Il potere di una mente giovane ***


La pozione polisucco é pronta, c'è voluto il suo tempo, ma adesso è pronta. Non dobbiamo far altro che mettere in atto il nostro piano.
Scendo le scale per andare in cucina, dove sento parlare Ian e la Befana.
"Quand'è stata l'ultima volta che hai fatto tutto quello che dovevi fare?" Sento dire da Ian.
Lei borbotta un po', e poi risponde: "Martedì!" Con convinzione.
"Lo scorso martedì eri con le tue amiche, il mercoledì con tua madre e il giovedì con quel tuo cugino strano. Devo andare avanti?" Le dice Ian, arrabbiato, ma con tono molto pacato; adulto, maturo. "E quando il tuo capo ti ha chiesto aiuto per quel progetto extra?"
"Gli ho detto che ci avrei pensato..." Cerca di rispondere lei.
"Solo perché si trattava di lavorare di sabato, tu gli hai detto di no, perché devi riposarti per la domenica, che c'è il brunch con le tue amiche e gli spogliarellisti!"
"Gli amici di Adele non sono spogliarellisti, sono dei ballerini."
Accendo la radio nel salotto, per far sapere loro che ci sono anche io, alla lunga mi dispiace di dover ascoltare i loro discorsi privati.
... si è diffusa nella notte. Le cause sono sconosciute, ma si presume che a contraria siano solo le piccole creature. Si certifica che non è dannosa per gli esseri umani, raccomandiamo quindi i nostri telespettatori di mantenere la calma e di non farsi prendere dal panico.
C'è stato un contagio? E di cosa?
"Ecco, vedi? Quante volte, per esempio, ascolti la radio?" Domanda Ian a bassa voce. Nel frattempo mi avevano raggiunta in salotto.
"Perché dovrei ascoltare la radio quando alle feste le mie amiche mi dicono tutto?" Risponde lei, del tutto sdegnata.
"Andiamo a Diagon Alley? Devo fare diverse commissioni." Domando ai due piccioncini, sperando di distrarli.
Ian in tutta risposta annuisce, e continua a parlare con la Befana.

Mentre andiamo a prendere Guida alla Disinfestazione Domestica di Lockhart centinaia e centinaia di persone si aggirano per le strade, tutte dirette al San Mungo. Che sia così grave l'infezione?
"Come facciamo a far sparire Eatsgain?" Cerco di spezzare il silenzio che si è creato nella nostra piccola combricola.
"Che ne dici se gli facciamo credere di aver vinto un concorso?" Propone Ian.
"Un concorso? E di che genere?" Mi interesso.
"Un concorso in cui vince dei Galeoni, è ovvio. L'importante è farlo allontanare dalla Villa, in modo da capire quali sono i loro piani, così da poter studiare qualcosa a nostra volta." Continua Ian. "Il signor Dippet per non è certo andato in pensione così presto." Conosco questa voce.
"No, di cert-"
"Minerva!" Interrompo Hermione, che stava per sorpassarci a gran velocità al fianco della Preside. "Abbiamo giusto bisogno di te."
"Si? Non lo credevo possibile dato che vuoi che io lasci il mio posto ad Hogwars così come lo hai lasciato anche tu."
La guardo cercando di mandarle segnali di calma.
"Ci serve qualche presentatore radiofonico, qualcuno che faccia finta di far vincere una persona e che la distraggo per qualche tempo." Interviene Ian.
"Non avete pensato a Lee?" Ci chiede Hermione, che alle nostre facce sorprese risponde: "Non ditemi che non ricordate Radio Potter!"

Mando i due neosposi a cercare Lee ai Tiri Vispi ed io vado verso il Castello. Devo vedere Eddie.
"Come ti senti?" Gli chiedo, trovandolo nel cortile della scuola.
"Potrebbe andar peggio, vediamola così." Mi risponde lui, risoluto. "E lei invece? Che sta facendo? Si dice che non sarà più la nostra insegnante, adesso abbiamo sempre Lumacorno."
"Dammi del tu, Eddie, per favore, per l'appunto: non sono più la tua insegnate." E così iniziamo a parlare del più e del meno.

"Perché non vi scambiate i ruoli con della Polisucco?" Propone Eddie quando gli accenno lievemente dei miei problemi con Remus. "Così può capire come ci si sente ad essere lui e anche lui può capire cosamei si sente ad essere te."
Ah, il potere di una mente giovane!
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Mi scuso per la lunga assenza, ma essendomisi rotto il pc non ho potuto continuare a scrivere :/
Adesso però ci siamo presi un tenerissimo tablet e quindi eccomi di ritorno!
Con qualche piccolo cambiamento ;)
Grazie a tutti coloro che continueranno a seguirmi nei prossimi capitoli ♡

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