Qualcosa nell' ombra

di the beast02
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sogno premonitore ***
Capitolo 2: *** Chi è il mostro? ***
Capitolo 3: *** Resistere ***
Capitolo 4: *** Sacrificio estremo ***



Capitolo 1
*** Sogno premonitore ***


Capitolo 1

Sogno premonitore

"Vieni! Ti devo dire una cosa"

"Arrivo..." Giovanni posò lo zaino sul banco. Stava per uscire quando, chissà perchè Alice lo aveva chiamato. Si avviò velocemente verso le scale.

Alice era una ragazza dai lunghi capelli corvini che gli incorniciavano un volto a dir poco stupendo. Grazie ai suoi occhi verdi smeraldo si era guadagnata la nomina di ragazza più bella della scuola, alta, con un fisico slanciato da atleta era l' invidia di tutte le ragazze e il sogno di tutti i ragazzi, tra cui Giovanni, nonostante fosse al 1 liceo e avesse 15 anni, molti la scambiavano per una del terzo anno e tutti cercavano una buona scusa per uscirci insieme.

Mentre Giovanni pensava a queste cose, Alice lo aveva portato in una piccola stanza buia illuminata al centro da una piccola lampadina.

Giovanni si sentiva strano, inquieto, squadrò la stanza con gli occhi, sembrava non avere fine, cercò con gli occhi la ragazza, la trovò al centro della stanza.

Lei si avvicinò e gli prese la mano trascinandolo al centro della stanza.

"Ti devo dire una cosa" esordì lei.

"Cosa?" chiese curioso Giovanni vedendo che Alice cominciava ad arrossire,

Alice respirò e poi disse "Ti amo"

A Giovanni non parve vero, senza dire niente si avvicinò a lei con l'intento di suggellare il loro amore con un baciò, ma lei d'un tratto indietreggiò piangendo,

"No ti prego..." diceva fra le lacrime, il ragazzo rimase sconvolto poi vide una sagoma più nera del buio, quindi dei tentacoli nerastri si mossero verso la ragazza, che urlò disperatamente.

Giovanni si risvegliò matido di sudore nel letto mentre la sveglia gli ricordava i suoi doveri da studente.

Appena giunse a scuola vide Alice che gli faceva cenno di venire da lei. Così anche se la campanella era suonata Giovanni si avviò verso la ragazza.

"Ciao!" disse lei con voce che trapelava di emozione, "Ti posso dire una cosa?"

Giovanni impallidì.

 

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Capitolo 2
*** Chi è il mostro? ***


Capitolo 2

Chi è il mostro?

Giovanni rimase pietrificato, in faccia bianco come la farina, rimase così per u ntempo che parve infinito, nella testa del ragazzo si figuravano tutti gli scenari possibili. E tutti finivano con quel dannato sogno che si avverava.

"Ehi! Che hai? Ti vedo strano". Queste parole dette da Alice riportarono Giovanni alla realtà

"Niente... Niente" tentò di dire lui cercando di apparire normale,

"Pensavo ad un sogno che ho fatto"

"Va bene" continuò lei " comunque ti devo ancora dire quella cosa".

 

La giornata passò velocemente, tra equazioni di matematica e versioni di latino. Tornato a casa Giovanni posò lo zaino all' ingresso ed ,istintivamente, disse "Sono tornato!" poi si disse "Ma a chi lo stò dicendo? Sto da solo in questa casa." Andò spedito a controllare la segreteria telefonica e fece partire l' unico messaggio

"Ciao tesoro" era la madre "io e tuo padre dovremo stare fuori un altro paio di giorni mi dispiace, e se hai bisogno di aiuto chiama"

"Come volevasi dimostrare..." pensò il ragazzo.

Giovanni si mise sul divano e, chiusi gli occhi, ripensò a quella iniziata in modo strano e finita in modo ancora più strano.

La famosa cosa che Alice gli doveva chiedere era se poteva venire da lui per una mano sul disegno di tecnica. Giovanni all' inizio era contento, poi divenne più titubante, insomma, perchè propio lui? Ce ne erano di più bravi in tecnica, eppure Alice aveva scelto proprio lui. Perchè? Inoltre c' era sempre quella dannatissima sagoma nera, la vedeva dapertutto.

"Basta con le fantasie complottische, Alice ha scelto te perchè sei uno dei più bravi." Rise da solo sulla assurdità della affermazione, Quindi si avviò verso il bagno per darsi una sciacquata Alice sarebbe arrivata alle 17, erano già le 15 e doveva mettera ancora a posto almeno il salone.

 

Alice arrivò giusto 10 minuti prima, ma quando entrò Giovanni sentì una strana sensazione, come di intenso gelo dentro le ossa, poi sentì una risata divertita, si girò verso Alice ,che però stava seduta sul divano. Il ragazzo scosse la testa e chiuse la porta, quindi si avvicinò a dAlice e gli chiese se volesse qualcosa da bere, quindi gli chiese "Allora, precisamente,su cosa serve una mano?"

"Bhe..." cominciò lei "in generale sulle assonometrie per lunedì, poi sulla squadratura e dopo..." "Perchè io?" La ragazza venne interrotta tanto improvvisamente quanto bruscamente.

"Come?" Chiese stupita lei "Perchè io? In classe ci sono persone più brave di me" "Il fatto è....." tentò di spiegare lei, venendo nuovamente interrotta, stavolta però da un rumore esterno.

"Lascia vado io." Disse Giovanni alzandosi, mentre Alice accendeva la televisione.

Fuori era buio, faceva fraddo e l' unica luce la forniva un lampione avvolto dalla tormenta

"Ottimo....... Alice mi sa che devi restare qui. Fuori c'è troppa neve e si sta preparando una bufera manda un messaggio ai tuoi."

Giovanni rimase a guardare la tormenta, e, mentre pure la luce dell lampione si spegneva Giovanni sent' di nuovo quella risata, come se lo stesse prendendo in giro, guardò megli e la vide, vide quella sagoma nera che lo tormentava da quella mattina. Alta, senza gambe, con dei lunghi tentacoli, che, diramandosi in lungo ed in largo stringevano la città in una morsa. Le braccia finivano in adunchi artigli, del volto vedeva solo il ghigno sporco e crudele.

Quindi dei tentacoli saettarono veloci verso la ragazza, ora dormiente, si fermarono a pochi centimetri dal viso di Alice, poi le toccarono la pelle delle braccia,lasciandoli dei lunghi e profondi tagli. La ragazza si risvegliò urlando e in quel preciso momento i tentacoli scomparvero, lasciando Giovanni terrorizzato e con un coltello sanguinante in mano

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Capitolo 3
*** Resistere ***


Capitolo 3

Resistere

 

Successe in un attimo, che a Giovanni parvero ore, il ragzzo con violenza e rapidità si buttò su Alice, gli tappò la bocca e, senza il suo controllo le mani cominciarono a legare la ragzza. Solo allora Giovanni si rese conto di quello che avevafatto e tentò invano di chiedere scusa alla, oramai, terrorizzata ragazza

Mentre tentava di ragionare su quello che aveva fatto, udì di nuovo quella dannatissima risata, e poco dopo le ombre della casa si mossero, dando nuova forma a quel abomino esso si parò di fonte a Giovanni, con quel suo mostruoso ghigno che gli copriva la faccia. Ora che il ragazzo la vedeva bene quella sagoma aveva un aspetto più tenebroso e raccapricciante di quanto avesse visto in precedenza. La testa, mancante in alcuni punti lasciava fuoriuscire del gas nero e denso, gli occhi erano due tizzoni ardenti in una pianura nera, il corpo, ache esso mancante in alcuni punti, rendeva visibili ciò che una volta erano gli organi interni, mentre le budella fuoriuscivano ora dal corpo mozzato, trasformandosi in tentacoli neri e lucidi. Le braccia, lunghe verso il corpo, sembravano essere state martoriate più volte da coltelli affiliati. Gli artigli erano sporchi di sangue, il bianco era visibile solo in alcuni punti, ma era sporco, come di fuliggine. Giovanni prese il primo oggetto che trovò, era una pesante statuetta di un soldato della guerra civile americana, ottenuta chissà dove chissà quando, la scagliò con tutto l' odio ela forza che aveva, ma la statuetta attraversò il mostro evolò dietro, poco dopo l' abomino scomparve, lasciando come traccia solo un po' di fuliggine per terra, e, mentre la risata cominciò a svanire, facendo restare solo l' eco, Giovanni si rese cotno di ciò che aveva fatto, legata sulla sedia c' era Alice, con ancora i solchi delle lacrime sul viso, con la testa china e con un rivolo di sangue che gli scendeva dalla testa, colorando i capelli corvini con un rosso acceso.

 

Giovanni non dormì quella notte, i medici gli avevano detto che la ragazza era solo svenuta e che aveva un amnesia, ma il ragazzo era terrorizzato all' idea che lei si ricordasse tutto, come lo avrebbe spiegato, anche se Alice avesse visto quel demonio non ci avrebbe creduto, sarebbe stato più facile pensare che gli avesse somministrato qualcosa. Inoltre non ci avrebbero messo molto a vedere i segni delle corde sulle mani, e bastava andare un pò più in fondo per capire che in realtà nom era caduta, ma era stata colpita da un oggetto.

 

Quando Alice riprese conoscenza era come avevano detto i medici, non si ricordava nulla, tranne una figura, una inquietante sagoma nera che la feriva con un coltello.

Giovanni sperava che fosse tutto finito, ma il destino aveva altri piani, e fece calare una bufera nel paese dove stavano i genitori della ragazza. Riluttante ma obbligato fu costretto ad ospitare Alice altri giorni in casa sua.

Furono giorni di inferno. La mostruosa figura popolava le notti di Giovanni, tormentandolo con incubi relativi alla ragazza, cominciavano in modo diverso ma finivano in modo uguale, la ragazza moriva, di morti atroci, di torture inimagginabili, la figura chiedeva a gran voce di uccidere la ragazza, e dopo lo avrebbe lasciato in pace. Giovanni cercò rifugio nella preghiera, ma Dio sembrava averlo abbandonato, chiese aiuto al prete della sua parrocchia, ma il pastore, non appena toccò il ragazzo cadde a terra urlante, mentre una singola risata riecheggiava nella sua testa, facendole sembrare migliaia. Giovanni era alla mercè di quel mostro, solo una cosa lo avrebbe potuto aiutare, ma non aveva garanzie, il ragazzo cominciò a cedere sotto le angherie del mostro, divenne scontroso, schivo nei confonti di tutti, sopratutto nei confronti di Alice, questo lo feriva, ma o faceva così oppure Dio solo sa cosa avrebbe fatto.

Alice, all' oscuro di ciò chesuccedeva a Giovanni e deciso a farlo tornare come prima si introdusse di notte in camera sua, per provare a parlarli nel sonno, dove magari era il ragazzo era disposto ad ascoltarla. Però non appena si introdusse dentro la camera dove dormiva Giovanni, vide il ragazzo al centro della stanza, con occhi spiritati, che la fissava, appena vide Alice il ragazzo camminò verso di lei.

"Giovanni, sono io, calmati"

A queste parole la bocca del ragazzo si distorse in un sorriso inumano, poi rise, rise in un modo così tenbroso che la ragazza potè solo rabbrividire.

"Quell' insulso ragazzino innamorato sta dormendo, ora ci sono" queste parole riecheggiarono nella stanza vuota mentre fuori il vento sverzava violentemente i rami.

"Chi sei?"

Alice indietreggiava mentre diceva queste parole colme di esitazione e terrore

"Tutto a tempo debito, quando mi sarò stancato di lui comincierò con te.

Arriverderci ragazzina"

Giovanni cadde a terra, svenuto e incosciente. Alice lo rimise a letto come fosse suo figlio, poi si mise a cercare in Internet che cosa fosse quell' abomino.

Le fonti erano rare e per lo più leggendarie, ma tutte avevano in comune una cosa, il mostro era dentro tutti noi, per allontanarlo bisognava fare ciò che veniva chiesto, altrimenti lo avrebbe fatto lui con la forza.

Alice guardò i tagli cicatrizzati sulle sue braccia, quindi si rese conto che non aveva molto tempo. Dopo aver preso un coltello si diresse in camera sua, decisa a porre fine a quella storia, come ancora non lo sapeva, ma lo avrebbe fatto, in un modo o nell' altro quindi mise il coltello sotto al cuscino e si addormentò con tutti i sensi all' erta, chiedendosi se ce la avrabbe fatta a salvarlo

 

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Capitolo 4
*** Sacrificio estremo ***


Capitolo 4

Sacrificio estremo

 

La notte passò velocemente, nessuno dei due dormì bene, Giovanni torturato dagli incubi di quel mostro, Alice all' erta su ogni rumore sospetto, quello spirito poteva prendere possesso del corpo di Giovanni e utilizzarlo per ucciderla. Ma a quel punto lei sarebbe stata in grado di fermarlo? Lo aveva visto mentre era posseduto, non aveva più parvenze umane, per fermarlo avrebbe dovuto ucciderlo, uccidere una persona che, alla fine, non aveva nessuna colpa. Ora capiva il motivo dei suoi atteggiamenti schivi e aggressivi verso di lei. Ferirla con le parole, costringendola ad allontanarsi era l' unico modo per non doverla uccidere, solo ora lo capiva, ed aveva paura, quindi, mentre lacrime silenziose le segnavano il viso si addormentò, pensando che niente di questo sarebbe successo se lei non gli avesse chiesto di poter stare a casa sua.

Il giorno dopo Alice tentò di nascondere l'accaduto, ma lei era sicura che, se il mostro sapeva, allora sapeva anche Giovanni, e viceversa. La ragazza fu comunque prudente, si mise un grande giubbotto con grandi tasche, nel quale nascose il coltello, a mali estremi sarebbe stata pronta, tentò un approccio più naturale possibile, cercò di essere amichevole, di fare l' innamorata, sperando così di commuovere Giovanni, di farlo diventare, perlomeno, meno violento.

"Ciao Giovanni" disse lei circondando il collo di Giovanni con le braccia, "Mi dispiace Alice, non posso" disse lui scrollandosi le braccia della ragazza e girandosi verso di essa, guardandola dritta negli occhi erano infossati, con profonde occhiaie che li cerchiavano le pupille, ad occhio e croce non dormiva veramente da una settimana.

" Giovanni non puoi continuare a combattere, e lo sai ti posso aiutare lasciami solo...." Alice venne interrotta dal tono violento e autoritario di Giovanni "NO! Tu non sai niente! Niente di ciò che mi sta succedendo, non lo puoi sapere, contro quel mostro non si combatte, si resiste finchè non prende il controllo della tua mente. Ho provato ad allontanarti da quando ti ho sognato." Il ragazzo scaricò tutta la sua furia su Alice che non si aspettava una reazione così brusca "Quale sogno?" Disse lei sedendosi sulla poltrone vicino al ragazzo, "Il giorno prima che tu mi chiedesti di venire a casa mia ho sognato quel mostro che ti prendeva e ti portava via, da allora lotto per evitare di cedere, ma non ci riesco più sono stanco di combattere, e mi rimane una sola via di uscita..." Prese un respiro e disse con voce tremolante "Mi dispiace dovevi darmi ascolto" e la colpì con un pugno in pieno viso, facendola svenire, ora la avrebbe dovuta finire, ma come poteva? Giovanni prese il coltello dal giubbotto della ragazza. Puntandolo al collo di Alice, uccidendola avrebbe finalmente posto fine a quella tortura, sarebbe finita, ma dopo? Sarebbe stato torturato dai ricordi, allora che differenza ci sarebbe? Urlando scagliò il coltello lontano, quindi prese una coperta pesante e con essa avvolse la ragazza svenuta. Se la mise in spalla e la portò a casa di lei. Quindi la adagiò sul letto e, preso del nastro adesivo la legò ad esso. Poi con somma tristezza negli occhi la guardò, e parlando a mezza bocca disse "So che sei sveglia." Alice aprì gli occhi, ricambiando lo sguardo del ragazzo. "Non devi farlo per forza, e lo sai" scuotendo la testa Giovanni disse "Ti sbagli, se avessi deciso di ucciderti lo avrei fatto prima. Adesso avvertirò la polizia, fa pure il mio nome, se credi servirà. Addio." Giovanni si incamminò fuori dall' abitazione ignorando le urla disperate della ragazza, quindi prese il telefono e con esso chiamò la polizia. Infine buttò il cellulare dentro il secchio,"Peccato" pensò il ragazzo un po' divertito, "Era di ultima generazione, avevo insistito tanto."

 

 

Giovanni sedeva sulla poltrona di casa sua, come fosse un giorno normale. Era pronto, ignorando i tentativi di quel mostro maledetto di farli cambiare idea, riempì la vasca di acqua, e, dopo aver preso uno o due sonniferi vi si immerse, poi, guardando per l' ultima volta la foto della sua famiglia infilò anche il phon. Successe in un' attimo la folgorazione fece saltare la corrente nel quartiere.

Quando arrivò la polizia trovarono ciò che era rimasto del ragazzo, un corpo martoriato dall' elettricità. Sulla sedia aveva lasciato il recapito dei suoi genitori, una lettera in cui spiegava il motivo per cui aveva questo gesto e, infine una ricerca sul quel mostro che lo aveva torturato, con allegato un nastro registratore in cui parlava di se e di quel maledetto sogno.

 

Quando Alice lo venne a sapere tentò di spiegare ciò che era successo, ma non ci fu niente da fare, nessuno credette alla sua storia, e mentre Alice veniva processata per istigazione al suicidio, un' entità antica e crudele come il tempo rideva in cerco della prossima vittima da catturare, in cerca della prossima vita da distruggere.

 

 

Autore:

Ed eccoci giunti alla fine di questa breve storia, mi è piaciuto molto scriverla, l'idea è partita tutta da un sogno che ho fatto, poi lo ho sviluppato e completato, spero che il racconto vi sia piaciuto. Se così è stato lasciate un commento per aiutarmi a migliorare, segnalandomi errori e migliorie nella trama in generale. Detto ciò vi saluto, e spero di ritrovarvi in una prossima storia.

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