Il Diario di Tsukiyama

di Darthemis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incubo ***
Capitolo 2: *** Disperazione ***
Capitolo 3: *** Nuovo inizio ***
Capitolo 4: *** Konoha ***
Capitolo 5: *** Esame (1) ***



Capitolo 1
*** Incubo ***


Giorno 2

Quella mattina la luce del sole mi svegliò dolcemente. Ero ancora li, nulla era mutato in quel posto o quasi.  Qualcosa in me era cambiato in quelle ore.  Sentivo come il dovere di vendicarmi. Come se fosse un obbligo, una regola. Ma durò ben poco, infatti un attimo dopo dimenticai quest’idea. Ero solo una bambina e le uniche cose di cui avevo bisogno in quel momento erano risposte. Decisi di vivere per questo, per capire che cosa fosse  successo intorno a me, che cosa mi ero persa. Quindi partii e mi avviai verso nord. La ferita alla fine non era niente di grave, ero stata più che fortunata. riuscii almeno a mettere qualcosa sotto  i denti prima di incamminarmi, sebbene a fatica. Cominciai a camminare senza sapere minimamente dove andare, adesso l’importante era allontanarsi il più possibile da konoha.


                                                                                                                                        Tsukiyama


Giorno 3

Camminai tutto il giorno vagando a casaccio con la speranza di trovare un luogo almeno somigliante ad un villaggio. Ormai le forze mi stavano abbandonando, non avevo cibo ne acqua, ma non potevo tornare indietro: per prima cosa non mi andava di farmi riconoscere subito. Se avessero scoperto che anch’io ero una sopravvissuta chissà cosa avrebbero fatto.  Poi non avrei saputo tornare. Forse avevo soltanto paura. Dopo una lunga camminata finalmente arrivai da qualche parte. Era un posto strano, cupo, nascosto, che non prometteva nulla di buono. Nonostante ciò ero quasi sollevata. Ero così stanca e provata che gli occhi mi si chiudevano. Ad un certo punto un vecchio si avvicinò a me con fare lento e sospetto. Mi fissò per un po’ e poi cominciò a parlare “Salve ragazza. Cosa ti porta qui tutta sola, al confine del paese del fuoco?” disse, mentre mi guardava con quegli occhi gelidi. Ero spaventata, sentivo come se qualcosa stesse per attaccarmi da un momento all’altro. Non sapevo cosa dire, le parole mi si bloccavano in gola. “Immagino tu sia qui per caso, dunque. Buona permanenza…” detto questo si voltò lentamente. Rimasi di pietra e non dissi nulla. Quella sensazione orribile era sempre più forte, c’era qualcosa o qualcuno, sentivo la sua presenza. Tra il sonno e la paura le gambe iniziarono a tremarmi. A un certo punto successe qualcosa. Sentì un suono metallico dietro di me e tutto d’un tratto mi ritrovai rannicchiata, con i piedi sul petto di un uomo, con in mano un’arma . Un kunai. Perché avevo un kunai in mano? ma soprattutto perché lo stavo puntando a quell’uomo? Chi era? Cosa era successo?. Rimasi zitta prima di ricompormi. Allora il vecchio tornò da me con un aria quasi soddisfatta, come se non stesse aspettando altro “Ottimo lavoro. Il mio nome è Kenzo Sato, e vedo in te grandi capacità. Mi offro come tuo istruttore per migliorarle  affinchè tu lavori per me. Ci stai, piccola?” Affermò con sguardo quasi losco. Lo guardai. Pensai che accettare fosse stupido. Non conoscevo quel posto ne tantomeno quell’uomo. Ma poi pensai che questo mi avrebbe potuto aiutare in futuro.  Sarei diventata più forte prima di tornare a Konoha  ed era l’unica cosa che mi interessava. Quindi senza pensare un attimo di più risposi.
“Il mio nome è Tsukiyama. e da oggi sarò lieta di lavorare per voi.  Prometto inoltre di impegnarmi per diventare un ottimo ninja.” Con sguardo sorpreso e un sorriso compiaciuto mi fece cenno di seguirlo…

                                                                                                                                              Tsukiyama

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Capitolo 2
*** Disperazione ***


notte… Anno 1

Sangue… Freddo… Paura...
Intorno a me nient’altro. Queste le uniche cose che circondavano il mio corpo semi incosciente quella notte. Una notte come tutte le altre oltremodo oscurata dal tradimento e dalla distruzione. Cinque minuti della mia vita in cui persi tutto, in cui rimasi sola con la mia sofferenza, come se fosse l’unica che potesse tirarmi fuori da li. L’unica che potesse tenere lontana da me la morte in cambio della mia anima. Eppure sono ancora qua. Sono viva, ma nessuno lo sa. Nessuno sa che ANCHIO sotto quella luna crescente lottavo per la mia vita. Nessuno avrebbe notato una povera bambina  , distesa  sotto l’erba alta del piccolo piazzale davanti a quella che era la sua casa ,  coperta di sangue, e soprattutto nessuno avrebbe immaginato che quella creatura fosse ancora viva. Tuttavia non  ero sola, qualcun’altro ce l’aveva fatta, ancora un bambino, poco più grande di me forse di un anno, abbandonato a se stesso in quell’orrore.  È di lui che si sono accorti, non di me. È per questo che io adesso scrivo queste parole affinchè possano arrivare a te, chiunque tu sia, in modo che almeno tu mi possa conoscere davvero e mi possa comprendere senza odiarmi. Che tu possa starmi vicino fino a quando non raggiungerò il mio vero obiettivo.


                                                                                                                                      Tsukiyama


Giorno 1

Quella notte, appena ripresi i sensi, vidi da lontano più gruppi distinti di uomini impegnati a controllare i cadaveri e a ispezionare l’area. Ero stanca, ferita, abbattuta, così fragile che persino quel poco vento
che soffiava dolcemente sarebbe stato in grado di farmi cadere. Dopo qualche minuto provai ad alzarmi e ad avanzare in cerca di qualcuno o qualcosa. Le squadre Ambu avevano ormai fatto piazza pulita di ciò che rimaneva di quella strage, avevano salvato l’ultimo sopravvissuto e secondo me erano già contenti così. Non avevo un luogo in cui stare, o meglio non più. La mia famiglia, i miei amici, tutti brutalmente assassinati. Un immenso squarcio era stato aperto nella vita, in una notte avevo perso tutto senza neanche accorgermene. Tornai all’interno di quel che era rimasto della mia casa e mi sedetti pesante sul pavimento. Io l’avevo visto. Si avevo perfettamente visto in faccia quell’assassino. Come dimenticare quegli occhi. Rossi, splendenti e pieni di odio, forse anche un po’ di tristezza. Non ricordo bene il suo nome ma più volte mi era capitato di incrociarlo mentre tornava a casa. Era una persona gentile  e un ottimo shinobi.  Amava suo fratello e non avrebbe mai fatto del male a nessuno. Ma allora perché…perché ha agito così, cosa lo ha portato a sterminare la sua famiglia e per di più davanti a suo fratello?  Quel povero bambino,” l’unico sopravvissuto” vivrà nel rancore e nell’odio a causa di tutto ciò. Per quale causa? In quel momento non riuscivo a pensare, non riuscivo a odiare ne a disperarmi. Così chiusi gli occhi sperando che tutto questo fosse solo un brutto incubo.

                                                                                                                                Tsukiyama

 

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Capitolo 3
*** Nuovo inizio ***


Giorno 1    5 anni dopo

La  trappola era piazzata al posto giusto, non troppo lontano dalla mia  postazione. Quel tizio grassoccio, con pochi capelli e i vestiti stracciati si stava avvicinando lentamente alla sua tomba.  Ancora un passo e sarebbe finita. Egli si mosse ancora e come previsto cadde nella trappola, rimanendoci secco nel momento in cui due shuriken gli si conficcarono nella schiena. Lo vidi accasciarsi a terra in posizione prona. Uscii dal mio nascondiglio, raccolsi le armi ancora impregnate di quel sangue e mi diressi verso il nascondiglio. Il signor Kenzo mi stava già aspettando, sempre son quel suo sorrisetto losco sul volto. In quegli anni mi aveva allenato ed insegnato le tecninche ninja basilari, utili alla sopravvivenza e alla fuga. In più mi aveva insegnato qualche tecnica di taijustsu, niente di letale. In cambio lavoravo per lui svolgendo piccole missioni. L’unico problema erano proprio quegli incarichi. ogni volta qualcuno veniva ucciso o derubato. Mi sentivo un sicario. Anche questo posto era circondato di malvagità. Non mi ci sono mai affezionata, non mi sono mai sentita a casa e più stavo li più il pensiero di quella notte mi tornava alla mente. Rientrai nella mia stanza  e cominciai a pensare. Da quanto tempo non lo facevo. Pensai ancora a quella notte, pensai che forse avrei voluto fare qualcosa e che ancora non avevo ricevuto nessuna risposta. Fu allora che decisi. Decisi di andarmene. Pensai che se fossi tornata a Konoha avrei potuto vivere diversamente e magari dedicare del tempo a migliorarmi. Tutto in attesa del momento in cui avrei ricevuto delle risposte.  Nessuno mi avrebbe riconosciuta se mi fossi presentata solo col mio nome. Ero sicura di me stessa in quel momento e decisi che sarei partita il giorno dopo. Cosi mi distesi e chiusi gli occhi.

                                                                                                                                 Tsukiyama


Giorno 2

Uscii all’alba da quella che era stata la mia stanza fino a quel momento. Il sole si vedeva a malapena ma la sua luce era già forte. Forte come la  determinazione che in quel momento scorreva in me. Ero sicura, era quello che volevo e l’avrei fatto. Sarei tornata, avrei intrapreso la via per diventare jonin, sarei diventata forte. L’avrei fatto per chi adesso non può più farlo. Mi incamminai subito, senza dare troppo nell’occhio. Ormai ero esperta  in queste cose.  Stavo tradendo il signor kenzo, colui che mi aveva accolto e si era preso cura di me. Mi dispiaceva ma non l’avevo mai sentito vicino. In questi anni avevo imparato a spostarmi e ad orientarmi, sapevo dove dirigermi. Cercai di farmi vedere il meno possibile anche lungo il cammino; non dovevo destare sospetti altrimenti sarebbe stata solo una grande scocciatura. Presi la strada meno affollata anche se più lunga. Non sapevo cosa aspettarmi da quel momento in poi. Il mio pensiero andò a quel ragazzo. Lui, che era sopravvissuto in quel momento cosa stava facendo?, dov'era?, chi era? Avrei cercato anche lui. Sicuramente ne sapeva più di me. Dopo poco più di un’ora mi ritrovai davanti alle porte di konoha. Entrai piano. Non era cambiato nulla, solo le persone. Persone che mi guardavano in modo strano e incredulo. Decisi di avanzare facendo finta di nulla e la nostalgia mi colpì il cuore quando passai davanti all’accademia. Quel posto era la mia casa. Si lo era stata. Lo sentivo.  Allora decisi davvero. È li che avrei vissuto.

                                                                                                                                        Tsukiyama
 

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Capitolo 4
*** Konoha ***


Giorno 3

Oggi sarebbe stato il giorno decisivo. Sarei andata dall’hokage e gli avrei parlato. Nessuno mi aveva riconosciuto, non avevo dato troppo nell’occhio ,per fortuna. Avevo passato la notte all’aperto, vicino all’accademia. Mi diressi subito verso il palazzo passando i controlli facilmente e Arrivata davanti alla porta  provai ad entrare. Non so spiegarmelo ma avevo il cuore in gola. Cosa dovevo dirgli? Non lo sapevo più, ma decisi di buttarmi comunque. Appena entrai me lo trovai davanti. Il quinto Hokage. Già, ne erano cambiate di cose da allora. Non avevo saputo  della morte del terzo e per un attimo rimasi immobile. La persona che mi ritrovai davanti era una donna, bionda e dall’aria severa.  Non sapevo bene cosa pensare di lei, non l’avevo mai vista. “Salve, con chi ho il piacere di parlare?” Disse rivolgendosi a me. In quel preciso istante ero assorta nei miei pensieri ma subito mi svegliai:
“ Mi chiamo Tsukiyama, signor Hokage , vorrei parlare un secondo con lei se non le dispiace.”
risposi secca. “Vengo da un luogo lontano  con la sana intenzione di trasferirmi qui al villaggio della foglia. Non faccio più parte di quelle terre e mai in vita mia l’ho fatto, quindi non ho niente a che fare con loro. Chiedo soltanto di poter restare e studiare qui le arti ninja. Quindi mi piacerebbe Affrontare gli  esami di selezione dei Genin con i miei coetanei. Grazie.”
Detto questo il silenzio calò per qualche istante. Sinceramente volevo sotterrarmi, non riuscivo ad immaginarmi nessuna reazione da parte sua. A un certo punto alzò lo sguardo e mi fissò un po’. Stavo iniziando a sudare freddo, se non avesse accettato cosa avrei fatto? Che ne sarebbe stato di me? Alla fine si alzò in piedi lentamente e si aggiustò il vestito.
“Non ti ho mai vista in giro ragazza e non so chi tu sia. Prenderò in considerazione la tua richiesta ma dammi un giorno di tempo per valutare la situazione. Puoi ritirarti.”
Detto questo si risedette e abbassò lo sguardo. Io con un mezzo inchino me ne andai ma l’ansia non era sparita. Era ovvio , non si fidava del tutto.

                                                                                                                      Tsukiyama


Giorno 4

Quella notte non riuscii a dormire. Avevo l’ansia, un’ansia inspiegabilmente fastidiosa. Non avrei sopportato l’idea di un rifiuto, anche perché non avevo un luogo dove tornare, avevo tradito colui che mi aveva accudito e cresciuto fino a quel momento e quasi mi sentii in colpa. Me ne sono andata senza lasciargli nulla: ne un biglietto, né un oggetto, niente che potesse avvertirlo. Ma adesso la cosa più importante era sapere se davvero avevo fatto la cosa giusta. Mi diressi di nuovo dall’hokage che mi fece entrare quasi subito. In piedi nel mezzo di quella stanza mi sembrava di essere in una sala di giudizio. Il cuore mi batteva fortissimo e respiravo a malapena. Cosa sarebbe successo? Qual era il mio destino? Lei mi  guardò con sguardo severo. “Benvenuta” mi disse a voce bassa, che a malapena  sentii, mentre si alzava.
”Ho preso la mia decisione a proposito della tua richiesta, Tsukiyama. Hai il permesso di restare ma dovrai trovare tu stessa un alloggio, spese comprese. Per quanto riguarda gli esami, se vuoi partecipare alla selezione dei Genin va bene, ma se passerai sarai impegnata nelle missioni insieme ai tuoi compagni di squadra e al tuo istruttore, rimanendo sempre al servizio di Konoha. In caso di azioni sospette o illecite da parte tua verranno effettuate ricerche sul tuo conto, in più verrai sospesa da qualsiasi attività. Questo è tutto. Sono contenta di poterti accogliere qui, almeno per adesso.”
E detto questo sorrise dolcemente. Sentii come se un peso enorme si fosse staccato dalla mia schiena. Ripresi a respirare e quasi piansi dal sollievo. La guardai sorridendo e La ringraziai. “Farò il possibile per rendermi utile. La ringrazio molto”. Lei si risedette senza togliermi gli occhi di dosso. “puoi andare. Tra due giorni ci saranno gli esami. Buona fortuna.” Mi congedai col solito formale inchino ma con una più ampia gioia nel cuore. Era il momento di ricominciare.
                                                                                                                          Tsukiyama

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Capitolo 5
*** Esame (1) ***


Giorno 5

Il sole era alto nel cielo, forte e lucente illuminava le strade del villaggio riscaldandone la terra. Ogni tanto era possibile sentire un piacevole ventolino passare tra i capelli che alleviava quel potente calore. Un giorno come un altro per gli abitanti di Konoha. Ma non per me. Tra un giorno avrei sostenuto l’esame per diventare genin, un esame semplice ma significativo. Non stavo più nella pelle ma da una parte forse ero un po’ tesa. Cercai di prepararmi sia mentalmente che fisicamente per quel momento. Più volte mi specchiai nelle acque  di una pozzanghera per capire se effettivamente mi sarei potuta presentare nelle condizioni in cui ero. Veste lunga, di un colorito verdognolo legata con un cinturino di stoffa del medesimo colore, forse un po’ più scuro.  Mi arrivava alle ginocchia ma comunque lasciava vedere parte delle mie gambe coperte solo da un velo fine leggermente scuro. Indossavo dei sandali neri semplici e i miei capelli erano raccolti per metà in una coda messa male. Decisi che mi sarei presentata così e che sarebbe stata l’ultima volta. Quell’esame forse significava un’ addio a quegli anni trascorsi nella miseria  e un nuovo inizio nel villaggio della foglia. Il mio giovane compagno di sopravvivenza forse era già un genin. Da quanto? Un anno, due? Chi lo sa. Forse l’avrei incontrato davvero, o forse no. Per distrarmi un po’ mi misi in cerca di un’abitazione passeggiando per le strade del villaggio…

                                                                                                                     Tsukiyama


Giorno 6

Finalmente ci siamo. Questo era l’unico pensiero che passava per la mia testa. Il giorno dell’esame era finalmente arrivato. Mi presentai all’ora stabilita davanti alla classe A-2 dell’accademia  dove si sarebbe svolto l’esame scritto. Entrai in classe e mi accomodai in un angolo in alto a destra. Non c’era nessun esaminatore ancora e tutto ciò che vidi furono facce nuove. Mi sentii un po’ a disagio, non ero abituata a stare tra la gente, tanto meno con i miei coetanei. Ero un po’ fuori luogo forse, magari era solo un’impressione mia. L’esaminatore si presentò dopo poco: Un giovane uomo , dalla pelle chiara, gli occhi scuri e i capelli biondo scuro, poco curati, si collocò davanti alla cattedra e fece cenno a tutti di fare silenzio. “buongiorno studenti. Mi chiamo Eisuke  Kotetsu , sono un insegnante dell’accademia nonché vostro esaminatore per l’esame scritto. Adesso vi consegnerò dei fogli con su scritte le domande e una penna. Vi pregherei di rispondere direttamente su questo foglio per poi consegnarmelo alla fine del test.  Avete 2 ore di tempo, non preoccupatevi sono più che sufficienti. Vi ricordo che è proibito copiare e che chi verrà sorpreso si beccherà una bella punizione che corrisponde a bocciatura immediata. Da questo momento in poi voglio solo silenzio e concentrazione. Buona fortuna.” Detto questo iniziò a consegnare un foglio cadauno in modo rapido e con stampato in faccia un sorrisetto burlone. Ero emozionata ma allo stesso tempo in ansia. Lessi velocemente tutti i quesiti e per fortuna mi accorsi che non erano così difficili come mi aspettavo. Quelle erano tutte cose che avevo già appreso e studiato con il signor kenzo e che mi erano sempre tornate utili nei miei incarichi. Nonostante tutto  Risposi in modo attento cercando di essere più chiara possibile. Il tempo sembrava non passare. Poi finalmente le 2 ore scattarono e l’esaminatore passò per riprendersi i fogli. Tirai un sospiro di sollievo e tentai di andarmene da li il prima possibile per concentrarmi in occasione della prova pratica, quando sentii una voce provenire da dietro.
“Ciao, com’è andata?”
Mi voltai e vidi davanti a me una ragazzina di statura media, con i capelli semi corti neri come la pece in contrasto con i suoi occhi di un blu forte e intenso  che quasi mi immobilizzarono. Io non parlai.
“sei nuova qui? Mi avevano detto di una candidata “clandestina”. Piacere io sono Aoi, tu come ti chiami?” per un attimo la fissai senza parlare. Era la prima persona che mi aveva rivolto la parola da quando ero entrata nel villaggio. “Tsukiyama…” sussurrai piano quasi impaurita nel dirlo. Lei sorrise dolcemente e si piegò in avanti come per scrutarmi meglio.
” Ah allora sai parlare!  avremo modo di conoscerci dopo l’esame. In bocca al lupo per l’esame pratico.” Detto questo uscì dalla classe. Rimasi quasi male da quell’incontro, non ero abituata a fare amicizia, però, quegli occhi, è come se mi avessero scaldato il cuore, ormai rimasto freddo e pieno di tristezza. Uscii anch’io e mi diressi verso il cortile in attesa che ci chiamassero…

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