Under the Same Sky ~ Mekatopia

di whitemushroom
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Suono ***
Capitolo 2: *** Artificiale ***
Capitolo 3: *** Genere ***
Capitolo 4: *** Giocoliere ***
Capitolo 5: *** Stelle cadenti ***



Capitolo 1
*** Suono ***





Suono

I bambini prendono posto nella chiesa, uno dopo l’altro.
I più grandi non si siedono, ma si dispongono vicino all’altare in fila ordinata; un paio di ragazze passa tra i banchi distribuendo dei fogli alle minuscole mani che si tendono per afferrarli. Il brusio e le piccole risate viaggiano tra una navata e l’altra come una musica carica di vita, ma si spengono nel momento in cui un’unica, candida nota si libra dal vecchio organo a canne.
Hokuto si stringe addosso il camice senza sedersi, in piedi contro la parete di mattoni che potrebbe franare sulle loro teste in ogni momento: si è nascosto nella penombra delle colonne per non disturbare, ma tra i piccoli visi che fanno capolino tra le panche ne riconosce tanti.
Tanti, ma non troppi.
Alcuni adesso camminano, altri mostrano senza vergogna le loro protesi. Per un istante Hokuto si lascia trasportare dalle loro voci bianche, ma nemmeno quel coro riesce a cancellare nella sua mente le grida, i pianti, lo strazio di altri fanciulli come loro che lui, proprio lui, non è riuscito a salvare. I bambini la cui vita si è spenta tra le sue mani sul suo tavolo operatorio sono molti più di quelli che adesso hanno scoperto cosa sia davvero un sorriso e che si alzano in piedi, all’unisono, intonando un’ Ave Maria.
Fou è all’organo, guidando il coro. Hokuto lo osserva nel più assoluto silenzio, cercando di affondare tutto se stesso il quella musica che arriva sin nel profondo, lì dove giacciono le paure degli uomini. Vorrebbe abbandonarsi a quel suono proprio come i bambini, gettare alle spalle il pensiero che, fuori da quelle parete cadenti, vi è un posto dove la guerra è l’unica forma di vita e la morte l’unica moneta di scambio.
Ma non può.
Sono gli adulti come lui a portare sulle spalle il peso di quel mondo, quel mondo artificiale ed eterno che hanno scambiato per il verde, la pace, la luce del sole.
Esce dalla cattedrale mentre le ultime note si innalzano al cielo e respira la sabbia ardente del deserto dove Fou ha creato il suo minuscolo regno: è lontano dalle guerre che il suo compagno ha deciso di proteggere i più deboli, con parole e suoni che promettono giorni migliori, illusioni a cui forse non crede nemmeno più. A lui spetta difenderli in un altro modo, con medicine, bende, anche protesi se serve.
Vorrebbe essere come Fou, che si occupa di curare l’anima. Ma lui è un medico, al massimo uno scienziato.
A lui spetta solo riparare la carne e l’acciaio.

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Capitolo 2
*** Artificiale ***





Artificiale

Da dietro un vetro, Fou osserva Hokuto sprofondare nella capsula criogenica. Almeno dieci aghi si staccano dalla piastra centrale e gli entrano nelle braccia e nel torace; l’interno della capsula si appanna, poi alcune pompe dall’esterno si attivano e dei fluidi color del cielo percolano attraverso tubi sottili come le sue dita.
Vorrebbe dire di aver fatto il possibile per salvarlo, ma il suo “possibile” è stato solo trascinarlo lì dentro, esangue e privo di sensi dopo lo scontro con Subaru, ed adesso la flebile linea che separa la vita e la morte di Hokuto può essere disegnata solo dalla perfetta intelligenza artificiale di Max. Detesta sentirsi impotente.
Un monitor si illumina, una spia lampeggia. Fou osserva i battiti cardiaci del suo compagno sullo schermo di una macchina, uniti ad un flusso di luci intermittenti e ad una serie di parametri che non riesce ad interpretare.
Solo un dato gli appare davanti agli occhi, crudele come uno schiaffo in pieno volto.
“Credevo che la leucemia fosse stata sconfitta almeno cinquanta anni fa”.
Assolutamente, signor Fou” gracchia la voce di Max attraverso il sintetizzatore vocale. “Mediante trasfusione di sangue artificiale e nanolinfociti è possibile ottenere una completa guarigione. Ma il signor Hokuto ha rifiutato le cure nel modo più categorico. A mio giudizio la sua è stata una scelta irresponsabile”.
Solo un fischio segue le parole della mente elettronica, poi gli iniettori connessi alle braccia di Hokuto attivano il sistema di filtraggio ausiliario.
Nel ventre di Max, il santuario persona di Hokuto, persino l’aria è artificiale. E non solo i computer ad accensione quantica o la camera iperbarica molto più potente di quelle negli ospedali della capitale: di artificiale vi è anche la vita che il medico dona senza riserbo ai B’t e agli uomini, cuori, braccia e polmoni che innesta dove le esplosioni della guerra marchiano adulti e bambini. Sotto le sue mani gli storpi camminano ed i ciechi tornano a vedere. Le sacche di sangue artificiale che potrebbero offrirgli una vita quasi eterna sono appese ad una parete, pronte per tutti a parte lui stesso.
C’è qualcosa di falso in quell’esistenza votata alle macchine che combatte per rimanere fragilmente umana; e, sorride Fou, è così falsa da essere bellissima. “Penso di essere l’ultimo a poterlo giudicare”.
Dopotutto lui convince le persone a pregare un Dio in cui non ha mai creduto neppure per un secondo. “Siamo una bella coppia di ipocriti”.
Con un sospiro appoggia la schiena contro la capsula, uno sguardo sui monitor dove il battito riprende, flebile ma regolare. Dalla custodia estrae il violino ed inizia a suonare.


Guest star

B't Max (o B't M): i B't sono creature meccaniche dotate di una propria coscienza che servono i guerrieri dell'Impero Meccanico. Max è un B't a forma di tartaruga gigante famosa per la sua resistenza ed appartiene ad Hokuto (che vive dentro di lui e lo usa come casa, laboratorio, centro ricerche e sala operatoria): il legame tra un umano ed un B't avviene attraverso donazione di sangue, infatti Hokuto è il "donatore" di Max.

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Capitolo 3
*** Genere ***





Genere

Cinque giorni, quattro ore, sette minuti e due secondi. Fou ha impiegato anni a calcolarne la durata esatta.
Tra i tanti vantaggi di essere un Generale vi è quello di poter scegliere il proprio B’t: il giorno in cui sentì per la prima volta il canto di Je t’aime appena uscita dal deposito di assemblaggio capì che non avrebbe mai potuto desiderare un altro B’t che non fosse lei. Se potesse tornare indietro nel tempo la sceglierebbe mille e una volta ancora.
Certo, sarebbe stato preferibile conoscerne prima gli effetti indesiderati.
“Il genere del B’t è un fattore da tenere sempre in considerazione” mormora Hokuto, sorseggiando una bevanda fumante che Fou non è così sicuro di voler provare. “I B’t di genere maschile hanno una semplicità di manovra tale da poter diventare un tutt’uno con il proprio donatore con una curva d’apprendimento minore di una settimana. Certo, la loro velocità di risposta ai comandi è inferiore e trovo esasperante la loro incapacità di eseguire più di tre o quattro operazioni contemporaneamente”.
Il motivo per il quale Je t’aime è la numero uno. Fou non apprezza la tecnologia quanto il suo amico, ma l’unica cosa che sa è che non ha mai trovato un compito che la sua B’t non fosse stata in grado di portare a termine. Sono una cosa sola in cielo e a terra, un musicista ed il suo strumento che condividono qualcosa che è molto più del semplice scambio di sangue che unisce un donatore al suo B’t. Più di una sinfonia o della migliore delle orchestre.
A parte il fatto che, una volta al mese, Je t’aime ha un periodo di cinque giorni, quattro ore, sette minuti e due secondi in cui riesce a portarlo all’esasperazione; è una problematica dei B’t di genere femminile che, a detta di Hokuto, compensano le straordinarie prestazioni con una necessità periodica di sincronizzazione. Non è una questione di efficienza –Je t’aime riesce a lanciare il Deadly Carrol con la consueta potenza d’attacco- piuttosto una compromissione dei suoi programmi comportamentali che mutano la gestione dell’interfaccia donatore-B’t. Ha trascorso un intero pomeriggio ascoltando Je t’aime lamentarsi di come lui non riuscisse a produrre un suono costante da 440 Hertz bensì ad oscillare sempre tra i 440.5 ed i 439 Hertz, dunque la soluzione migliore si è rivelata esiliarsi volontariamente da Hokuto in attesa che il periodo di sincronizzazione smettesse.
“Sai, qualche volta capisco come mai tu abbia scelto un B’t di genere maschile. Adoro il silenzio del tuo Max”.
“Veramente Max è femmina”.
Fou ha il vago sospetto che, in quel momento, le telecamere interne di Max stiano riprendendo la sua espressione stupita da almeno venti angolazioni diverse. “Ma io l’ho sentito parlare al …”
“La parte metallica di Max non è modificabile, ma la componente organica sfrutta il genoma di una tartaruga. Genoma che, come immagino tu non sappia, è suscettibile alle variazioni di temperatura nel processo della determinazione del genere”.
Fou raccoglie al volo la frecciatina sorridente del dottore. Ammette di aver provato un certo disappunto quando Hokuto scelse come B’t una semplice testuggine invece di draghi, fenici, grifoni o altre creature più adatte ad un uomo dal rango di Generale.
“Mi è bastato aumentare la temperatura del padiglione di assemblaggio al momento giusto. Dunque Max ha sviluppato una struttura femminile mantenendo il chip comportamentale maschile. Questo lo rende il B’t più performante dell’Impero Meccanico senza tutte quelle esasperanti prove di sincronizzazione a cui Je t’aime ti sottopone”.
“Hokuto … ti ho mai detto che sei un maledettissimo genio?”


Guest star

B't Je t'aime (o B't J): Je t'aime è una fenice specializzata in attacchi sonici, e la sua potenza è seconda solo al suo carattere intransigente ed all'assoluta devozione a Fou, il suo donatore.

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Capitolo 4
*** Giocoliere ***





Giocoliere

L’archetto vibra nella sua mano, ma regge l’impatto. Il polso di Fou impazzisce per il dolore, però non si piega e rimane a mezz’aria, senza abbassarsi o alzarsi. La punta della falce si agita, incastrata tra la sottile corda ed il legno, e Fou ruota su se stesso trascinando l’arma con l’archetto ed insieme ad essa tutta la figura del suo tetro padrone. È uno scontro di pura forza, il suo polso contro l’intera energia nelle braccia dell’avversario, ma Fou non è lì per vincere: si limita a tenere salda la presa, intercettando il colpo di falce che stava per abbattersi contro Hokuto ed indirizzando invece la punta dell’arma contro una parete.
“Generale Fou, che sorpresa rivederti nella Capitale”.
“La sorpresa è reciproca, Juggler” ringhia, ignorando le fitte che partono dal polso e concentrandosi solo sulla maschera cerea da giocoliere di strada del capo dei Sette Tenenti Diabolici. “Hai una dote particolare per farmi estrarre l’arma anche in assenza di nemici, sai?”
Con la coda dell’occhio riesce a vedere Hokuto allontanarsi di un passo. “Fou, posso gestire da solo una discussione con il comandante Juggler. C’è stato solo un malinteso sulle mie competenze”.
“Non lo metto in dubbio …”
Le dita sembrano esplodergli, ma non ha intenzione di cedere il passo al giullare o di mostrargli sottomissione e rimane immobile fissando quella maschera dall’espressione indefinita.
Hokuto potrebbe risolvere la faccenda senza di lui, su quello non ha dubbi. Sono stati soldati insieme e sotto i guanti immacolati ci sono due mani che potrebbero rompere il cranio ad un cyberdonte o atterrare un avversario il doppio del suo peso.
L’archetto vibra, la corda è tesa al massimo senza spezzarsi.
Fou sa Hokuto odia combattere, che disprezza la violenza più di qualsiasi ingiustizia. Che preferisce le parole alla lancia, o la totale sottomissione ad un combattimento. Che si vergogna ad usare la propria forza anche con esseri come Juggler che capiscono soltanto il suono del cozzare delle armi.
Che si sente umiliato quando l’unica soluzione accettabile è lo scontro “… ma, se non ti dispiace, qui preferisco pensarci io!”
Il giocoliere tira a sé la falce e Fou ne asseconda il movimento. Se tutti temono Juggler non è certo per la sua ferocia in battaglia, bensì per la sua capacità di piantare una lama nella schiena di chiunque o di trasformare i suoi sottoposti più fragili in bambole per la sua collezione. Quindi per Fou non vi è alcun sollievo quando l’arma avversaria svanisce in uno sbuffo di fumo. “Per essere un uomo di fede sei fin troppo audace, generale Fou. Qualcuno che ti sta vicino potrebbe anche farsi male, non trovi?”
“Io sono un uomo di Dio, comandante. Nel Vangelo vi è scritto: a chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra. E così io ti dico: porgi l’altra guancia, Juggler …” sussurra cercando in quella maschera qualcosa, un barlume di umanità che sembra mancare il quell’essere che dispensa la vita e la morte per conto di un Imperatore che nessuno di loro ha mai visto “… perché se ti ritrovo vicino a Hokuto ti spacco anche quella”.


Guest star:

Juggler: il comandante dei Sette Tenenti Diabolici, l'élite dell'Impero Meccanico, e supervisore dei Quattro Generali Celesti. Juggler è crudele con gli avversari così come i sottoposti, e si occupa di giustiziare personalmente tutti coloro che non riescono a portare a termine le missioni decapitandoli o trasformandoli in bambole.

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Capitolo 5
*** Stelle cadenti ***





Stelle cadenti
 

Avvolta da nuvole bianche come in un abbraccio, azzurra più del cielo a mezzogiorno.
Fou non avrebbe mai immaginato che la Terra potesse essere davvero così bella, la più grande meraviglia di Dio mai celebrata nei canti.
Lo spazio è solo silenzio gelido. Nessun coro di angeli per chi vi perde la vita.
Non ne ha alcun rammarico: lui per primo non vi ha mai creduto.
L'unico pensiero cosciente prima che anche l'ultimo soffio d'ossigeno gli abbandoni i polmoni è il percepire un debole profumo insinuarsi tra le sue radici, un odore che da tanto tempo porta indosso e che si affaccia solo adesso.
Il camice di Hokuto aderisce contro la sua pelle. Lo porta indosso ormai da troppe battaglie come un abito, quel sottile e stretto velo di stoffa bianca che l'amico gli ha donato per nascondere le sue cicatrici dallo scherno dei loro nemici. Prima che la sua vista si tinga di bianco si accorge, forse per la prima volta, di non essere solo in questa valle di lacrime d'acciaio.

Quell'oggetto lo ha salvato tante volte.
Le dita di Hokuto scivolano tra le pagine del libro che da anni porta contro il suo petto, quella copertina rigida e spessa che ha parati molti colpi diretti al suo cuore.
Si chiede solo se quel volume si trasformerà in un soffio di fiamme come lui quando impatteranno nell'atmosfera terrestre o se almeno qualche pagina riuscirà a salvarsi, portata via dal dolce volere di quel Dio di cui parla tanto.
Non potrà più restituirlo a Fou. Si era ripromesso di leggerne almeno un centinaio di pagine, ma non ha mai trovato il coraggio di aprire quel Vangelo portafortuna.
Sì, quello potrebbe essere il suo unico rimpianto.

 

Teppei stringe a sé Kotaro, senza più vergognarsi di piangere.
La Terra ormai è libera dall'Imperatore Meccanico, l'umanità è salva grazie al loro scontro decisivo sulla sua nave spaziale e non vi saranno più mostri o schiavi, abomini venduti alle macchine per folli promesse sulla vita eterna. Sa che il loro destino sarebbe stato perire lassù, nel gelo del vuoto, ma sono vivi e le lacrime che non abbandonane le sue guance e quelle di suo fratello ne sono la prova.
Due persone hanno dato la vita per farli tornare il quel mondo azzurro e pieno di luce, due uomini hanno donato l'energia dei propri B't per spingerli a sopravvivere, sacrificando nel vuoto le loro nobili esistenze pur di schiudere per loro la strada di casa.
Teppei e Kotaro fissano dal basso ciò che rimane dei loro amici, ormai due corpi che si incendiano nell'atmosfera e illuminano quella bellissima terra come due stelle cadenti.


Guest stars:

Teppei e Kotaro Takamiya: i due fratelli protagonisti della serie, un grande guerriero ed uno scienziato di fama mondiale, che diventano l'anima della rivolta contro l'Impero Meccanico. Nel capitolo finale Fou e Hokuto, insieme agli altri Generali Celesti, sacrificano le loro vite e l'energia dei loro B't per permettere almeno ai due ragazzi di tornare sulla Terra. Sono gli unici sopravvissuti del cast.

 


Fou e Hokuto (B't X)
SANGUE E ACCIAIO

 

FINE


 

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