Problemi quotidiani di tre padri improvvisati

di King Denmark
(/viewuser.php?uid=883266)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Peluches ***
Capitolo 2: *** Calcio ***
Capitolo 3: *** Colazione ***
Capitolo 4: *** Lunedì ***
Capitolo 5: *** Baseball (extra) ***
Capitolo 6: *** Vestiti ***
Capitolo 7: *** Rivelazioni ***
Capitolo 8: *** Foto ***
Capitolo 9: *** Pistole ad acqua (extra) ***
Capitolo 10: *** Compleanni (Parte prima) ***



Capitolo 1
*** Peluches ***


Che gli uomini non siano esattamente ferrati con le lavatrici, è un dato di fatto; eppure quel giorno nessuno si sarebbe immaginato una catastrofe simile. Francis, con tutta la buona volontà del mondo, aveva deciso di lavare quel pupazzo che suo figlio si portava sempre dietro, insomma se profumava e non aveva germi era meglio per il piccolo. Evidentemente non aveva fatto i calcoli con quel malefico aggeggio chiamato lavatrice: il peluches si era rimpicciolito di almeno tre taglie. Sembrava più uno di quei pupazzetti attaccati ai portachiavi. Oh, quanto avrebbe desiderato che suo figlio dormisse per altre dieci ore, il tempo di trovarne uno identico in un qualsiasi negozio! E invece, proprio in quell’istante, dei passetti riempivano il silenzio della casa, lo sentiva benissimo Francis, quello era il rumore della fine del mondo.
« Papa… » sussurrò il bambino mentre era intento a stropicciarsi gli occhi con le manine « non trovo più Kumajiro »
« Mon petit, K-Kumajiro… » fece una pausa di silenzio, fissando il piccolo che lo guardava interrogativo « HA AVUTO UN BIMBO! » esclamò con un tono fin troppo allegro, mostrando al figlio il povero pupazzo rimpicciolito.
Matthew inarcò le bionde e sottili sopracciglia, lasciando spazio ad una espressione di stupore « Papa, ma quindi, anche i peluches possono fare i bambini? Come fanno? »
Pessima idea, Francis.
(224 parole)
Spigolo autrice:
Non chiedetemi cosa sia questa storia ma ho bisogno di qualcosa di stupido e senza senso.
Ringrazio chiunque legga e vorrà recensire!
Un abbraccio, Den ( ^-^)/
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Calcio ***


Gilbert non ci sapeva per nulla fare con i bambini, figuriamoci con suo fratello Ludwig che non era un bambino normale. A soli sei anni aveva un interesse piuttosto particolare: la fisica. Quei dannati calcoli che neanche gli adulti riescono a fare, insomma una materia perfetta per favorire il sonno. Eppure Ludwig passava le giornate chinato su quel quaderno a scrivere formule e sperimentarle matematicamente.
« Ehi Lud! Andiamo a fare due tiri con la palla da cal- »
« No »
« Ma li fai con me, con il tuo magnific- »
« No »
«Oh andiamo! Sei un bambino, gioca un poco! »
Un’illuminazione colpì il cervello del bambino « Credo che tu abbia ragione, Gilbert » il piccolo scese dalla sedia, avvicinandosi al fratello e prendendo la palla in mano « Osserva: se calcoliamo la massa, il diametro e prendiamo in considerazione il materiale -nel frattempo Gilbert lo osservava parecchio perplesso- possiamo sapere la forza esatta con cui colpiremo il pallone per ottenere un tiro perfetto all’incrocio dei pali! Aspetta aspetta! »
Il bambino corse verso la sua cameretta, lasciando il fratello maggiore imbambolato davanti alla palla che lentamente rotolava per la sala. Dopo pochi secondi Ludwig tornò indietro con un… goniometro in mano.
« E ora che diamin- »
« Mi sono dimenticato di misurare l’angolo e quindi la traiettoria che deve compiere il pallone! »
L’albino sospirò esasperato, portandosi le mani fra i capelli « Io volevo solamente fare due tiri a pallone! »
(251 parole)

Spigolo autrice:
Salve a tutti! Wow sono sorpresa perchè avete letto questa cosa assolutamente senza senso e non lo so, sclero per queste vacanze che mi stanno solo stressando di più!
Comunque un grazie a chi ha messo la storia fra le preferite/seguite/ricordate e a chi ha recensito!
Un abbraccio, alla prossima, Den. ( ^-^)/
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Colazione ***


Le domeniche mattina erano uno dei momenti che Antonio preferiva da quando non prendeva più certe sbronze colossali la sera prima. Ora era diventato un padre a tutti gli effetti e non poteva dare un brutto esempio, inoltre, amava passare del tempo insieme al piccolo Lovinito e non avrebbe sprecato nemmeno un istante… sebbene il bambino fosse munito di un caratterino niente male.
« Lovi, ti ho preparato la colazion- ahia! » un qualcosa di plastica, probabilmente una sorta di giocattolo o oggetto a caso, colpì il petto dello spagnolo.
« E anche oggi, prenderò in pieno la tua testa domani » sbuffò il bambino, incrociando le braccia al petto mentre era seduto sul letto… fatto?
« Lovinito… avresti rifatto il letto? » chiese lo spagnolo, lasciando spazio ad un dolce sorriso per quell’azione che il piccolo aveva cercato di fare. Le lenzuola erano tutte spiegate e le coperte sembravano essere il campo di una lotta, eppure, anche se riuscito male, era stato un gesto carino.
« C-Cosa vuoi bastardo? Mi stai prendendo in giro per caso? »
« Lovinito! Le parole, chi te le ha insegnate? »
« Tu non di certo, idiota. Se dovessi imparare qualcosa da te probabilmente sarebbe solo tenere un sorriso stupido tutto il tempo » rispose in maniera scorbutica, un’altra giornata con quello non l’avrebbe sopportata. Di scatto si alzò dal letto, superando lo spagnolo che era rimasto bloccato sullo stipite della porta « allora, cosa c’è per colazione? »
« Ti ho riscaldato il latte! Con i cereali, quelli che- »
« LATTE?! Mi hai per caso preso per un poppante? » urlò di rimando Lovino, completamente rosso in viso per la rabbia.
Quando crescerà gliela farà vedere per bene, Lovino.
(284 palabras)

 
 
Spigolo autrice (perché scrivere angolo è troppo scontato)
Hola a todos! Come state?
Okay, con questo capitolo ho finito di “introdurre” le coppie di padri e figli, dal prossimo si entra nel vivo/?/
Ringrazio le due personcine gentilissime che hanno recensito e chi, inaspettatamente, ha messo la storia fra le preferite, ecc. ecc. siete tantissimi *sconvolta*
Chiunque voglia lasciare qualche commento, io sono qui e ne sarei felice.
Un bacio! Den ^-^)/

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Lunedì ***


Lunedì voleva dire andare a scuola.
Andare a scuola vuol dire svegliarsi presto, vestirsi, combattere contro il traffico mattutino e arrivare in classe, insieme agli altri bambini ed imparare.
Questa è una situazione generale ma ogni famiglia lo affronta in modo diverso.

Quello che svegliava Matthew non sarebbe mai stato uno di quegli aggeggi rumorosi, bensì l’odore dei pancake per casa. Non appena Francis faceva colare l’impasto sulla padella, questo emanava un forte odore che faceva scattare in piedi il piccolo e correre verso la cucina, pronto per gustare il suo cibo preferito. Nonostante fosse lunedì, era comunque un dolce risveglio.

Ludwig sembrava essere più preciso di un orologio svizzero, nonostante fosse un vero tedesco. Alle 6.30 e zero secondi apriva gli occhi, scattando in piedi, pronto per andare a scuola e mostrare la sua intelligenza. Peccato che suo fratello fosse ancora immerso nel mondo dei sogni e toccava al bambino svegliarlo; ogni mattina era una odissea ma il lunedì succedeva il peggio, per svegliarlo doveva minacciare di far chiudere tutti i birrifici europei.

Lovino odiava andare a scuola e ogni mattina doveva essere trascinato fuori dal letto con la forza, mentre scalciava e si dimenava. Il lunedì, però, si aggiungevano le urla, come se venisse squartato vivo, ed anche qualche porta che sbatteva ed oggetti volanti. L’unico modo di calmarlo era assicurargli al ritorno un buon piatto di pasta con tanta, tanta salsa di pomodoro.

Nonostante tutto, i bambini alle 7.55 si trovavano davanti al cancello, con gli zaini in spalla e i tre amici dietro di loro che attendevano l’entrata dei figli, con Francis vestito come per partecipare ad un matrimonio, Gilbert con i calzini di due colori differenti e Antonio con due occhiaie enormi e un biglietto attaccato con lo scotch sulla schiena con scritto “sono un bastardo”.

 
(302 parole)
Spigolo autrice (perchè angolo è troppo mainstream):
grazie mille per le recensioni e i preferiti e quelle altre cose che continuate ad aggiungere mi rendete felicissima!
Sono contenta che vi piaccia questa storia.
Ringrazio anche solo chi la visualizza.
Ricordate che se volete lasciare qualche recensione io ne sono sempre molto contenta!
Un abbraccio e alla prossima, Den. ^-^)/

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Baseball (extra) ***


« Daddy! Daddy! » urlò il biondino, con una tale voce da far tremare le orecchie « andiamo fuori a giocare a baseball? »
Se Arthur avesse potuto smaterializzarsi dietro il tomo che stava leggendo, o meglio, reggendo in mano, avrebbe volentieri scelto di farlo. Innanzitutto quando suo figlio gli chiedeva una cosa era praticamente costretto a farla, poi in quel momento era talmente assopito da avere la reattività di un bradipo.
« God, Alfred non vedi che sono impegnato? »
« Dad, non è vero! Stavi dormendo, proprio come un perdente, sì, perdente! Perdente perdente perdente perdente perdente! » iniziò a ripetere quella parola, cantilenando, fino a quando non fece venire la nausea all’inglese che, tormentato nell’animo più profondo e sconfortato fino alla punta dei capelli, si alzò dalla poltrona mormorando un « andiamo, ma sta sera ti mangi tutti gli spinaci ».
Ma proprio un figlio a cui piace il baseball? Okay, Alfred era nato in America, ma con un padre come lui avrebbe come minimo dovuto essere esperto di cricket!
E invece si ritrovava con un guantone di pelle, sudato, pesante e scomodo, in mano e una pallina che avrebbe lanciato come minimo settecento volte.
« Dad, non sai proprio lanciare! Sei una schiappa! »
« Magari saresti tu incapace con quella mazza?! »
« Sei rosso in faccia! » e il bambino scoppiò a ridere, a crepapelle, posando il piccolo braccio sulla pancia per mantenersela.
« Alfred! Dimenticati tutti gli hamburger del mondo, da domani solo verdure! »
«Tanto non le sai tagliare e finiremo come al solito in un fastfood » accompagnò la risposta con una linguaccia, ricacciandola dentro immediatamente per poter scappare dal padre che lo stava inseguendo.
Succedeva sempre così e come al solito, quando Arthur l’avrebbe acchiappato, si sarebbero dati un enorme abbraccio.

 
(301 words)
 
 
Spigolo autrice (perché angolo è troppo mainstream):
iHOLA MUNDO!
Questo è un capitolo extra, come avete potuto ben constatare, perché non ci sono i nostri protagonisti ma Arthur e Alfred!
Ebbene, ne farò milioni di capitoli extra, sappiatelo, ho moltissime altre parentele che voglio raccontare ma, ovviamente, saranno dei capitoli sporadici e infilati in mezzo, non voglio deviare dall'obbiettivo della storia.
Se volete suggerirmi qualche padre/figlio (e s'intende rivolto anche al femminile) potete benissimo farlo! (Come già qualcuno aveva fatto)
Per il resto, ringrazio tutti coloro che recensiscono e mettono la storia fra preferite ecc. ecc.
Alla prossima, un abbraccio, Den. ^-^)/

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Vestiti ***


« Papa… » chiamò a gran voce il padre, osservando l’armadio piuttosto perplesso « Papa! »
« Mon petit, non più tanto petit, dimmi, ti serve qualcosa? »
« Esattamente, che fine hanno fatto i miei vestiti? Insomma, è pieno di… magliette colorate di raso, pizzo… cosa sarebbe questo? Un vestito da donna? Pantaloni rosa? Papa?! » accompagnò le parole indicando ogni capo d’abbigliamento che si trovava all’interno dell’armadio; ogni sua felpa, jeans, le camicie canadesi, abiti normali, erano scomparsi!
« Beh, Mathieu, sei cresciuto! Ho voluto farti una sorpresa! » esclamò con la solita nonchalace il francese, invitando il figlio ad avvicinarsi a lui, sussurrandogli « con quelli ho fatto colpo su centinaia di ragazze »
« I-Io veramente… Io non credo che ce ne sia bisogno, papa, davvero, puoi riprendert- »
« E poi, non hai ancora visto il pezzo forte! » urlò entusiasta, prendendo una gruccia che manteneva appeso un mantello azzurro fosforescente con dei ricami dorati « con questo saresti perfetto! Al ballo della scuola farai cadere tutti a terra dalla bellezza! »
« Sì, forse perché si accecheranno… » disse fra sé e sé, guardando sempre più perplesso il padre e chiedendosi come facesse ad essere così contento.
Improvvisamente fu distratto dal mantello che gli venne poggiato sulle spalle, il quale pesava fin troppo, e diventò sordo per via degli urletti di Francis.
« Mathieu sei bellissimo, oh cherie, sei proprio bello come il tuo papa! »
E il povero ragazzo non ebbe nemmeno il tempo di replicare che fu immortalato dalle mille foto che gli stava facendo il padre, inviate in un millisecondo in tutte le chat di whatsapp.
Peccato che non era solo il mantello il problema, in quel momento era anche in mutande.

 
(288 parole)
 

Spigolo autrice (perché angolo è troppo mainstream):
ciao a tutti, cari compagni d’avventura!
Perdonatemi l’assenza ma, tra la scuola, vita che scorre, concerti dei BMTH e cose, non sono riuscita ad aggiornare! Ebbene, qui troviamo il mio amato Matthew cresciuto e niente, un padre molto estroso. [Si, sto ripetendo la storia ahahahah]
ALLORA, ringrazio chi recensisce e mette fra i preferiti ecc. ecc. vi adoro *cuori*
Buona continuazione e alla prossima!
Den (/^-^)/

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Rivelazioni ***


Gilbert ha dovuto sostituire sia la figura materna che quella paterna diventando l’unico punto di riferimento per il piccolo Ludwig. Pensandoci quel marmocchio gli aveva portato moltissimi vantaggi: trascinarlo in giro implicava l’incuriosirsi di moltissime ragazze intenerite da un bimbo con il suo fratellone che se ne prendeva cura, per non parlare della panettiera che gli regalava sempre qualche panino o cartone di latte in più. Bene, questo era quello che accadeva in passato, un passato che nei pensieri dell’albino sembrava essere davvero tanto lontano. Da quando Ludwig è cresciuto, superandolo in altezza, muscoli, capigliatura biondissima, sguardo penetrante, intelligente al di sopra della norma… insomma, Gilbert rimaneva sempre nell’ombra e non riusciva a capacitarsene. Iniziò a non sopportare di andare in palestra con lui perché i suoi bicipiti sembravano dei vermicelli, nessuno comprendeva più quanto fosse fantastico. Ma la cosa peggiore erano le ragazze che ci provavano insistentemente, si scioglievano ai piedi di Ludwig ma lui, impassibile come sempre, non le degnava di uno sguardo.

« Lud, piccolo fratellino mio, non vedi la fortuna che hai? Perché rifiuti tutte le ragazze? Non dirmi che vuoi rimanere verginello fino ai trenta! » scoppiò a ridere istericamente da solo.

« Gilbert, io sono gay »

Pochi minuti dopo, da lontano, si sentivano le sirene di un’ambulanza che si stava avvicinando.

 
(218 parole)
 
spigolo autrice:
dopo SECOLI e altri SECOLI, eccomi qui che aggiorno questa roba. No commento tutto il lavoro che la scuola mi da’ da fare, ma finalmente è finita! (Per modo di dire)
Voi come state? Sommersi come me dallo studio? Beh ragazzi, ne usciremo fuori prima o poi *pat pat*
Se volete lasciate una piccola recensione, alla prossima! ( ^-^)/

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Foto ***


Antonio non si pentì mai di esser diventato il tutore di Romano, anche se quando successe aveva solo diciotto anni. Era il suo unico parente, molto, tanto lontano e averlo accolto nella sua casa gli aveva riempito le giornate e fatto riscoprire il significato di famiglia.
Gli album fotografici rievocano molti ricordi, spesso malinconici e Antonio, sentimentale com’è, non può non lasciarsi scappare qualche lacrima.
« Cosa diavolo stai facendo? » tuonò all’improvviso il più piccolo, squadrando con lo sguardo lo spagnolo.
« Romanito… » si fermò, lasciando spazio ad un vero e proprio pianto liberatorio.
« Cosa cazzo fai? Ti sei tagliato un dito con una foto? »
« Eri così pequeñito, adesso sei così grande e bello »
« Senti bastardo, non so con che sostanza tu ti sia drogato, io me ne vado »
Fra i pianti lo spagnolo urlò, alternando le parole a dei singhiozzi « I figli prima o poi ti abbandonano sempre! »
« Pronto, croce verde? Si, c’è qui un bastardo che piange e urla parole a caso, potreste rinchiuderlo in un centro psichiatric- »
« Si vogliono appropriare della casa dei loro genitori e poi ci rinchiudono in ospizi! »

Su internet si dice: il primo oggetto alla tua sinistra è quello che userai in una battaglia contro gli zombie. Nel caso di Romano, il primo oggetto alla sua sinistra è da tirare contro Antonio, anche il secondo… e il terzo.
In quella casa i soprammobili non duravano più di tre mesi.

RIP telecomando e statuina della Tour Eiffel regalata da Francis.

 
(260 parole)
 


Spigolo autrice:
buonasera (o buon qualcosa in qualsiasi momento voi la stiate leggendo)
Spero si sia capito come Romano possa essere figlio di Antonio, lo ha preso sotto la custodia quindi non è il padre naturale! (Ho voluto precisarlo siccome mi è stato detto con faccia e voce sconcertata “Ma Antonio ha veramente contribuito alla formazione di Romano blablabla” nope, no, nopety, nope- ho finito)
Bene, ringrazio tutti coloro che inseriscono la storia in qualcosa come seguite ecc e ovviamente sempre chi recensisce, fa molto piacere!
Alla prossima, Den. ^-^)/
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Pistole ad acqua (extra) ***


« Papà, papà! - il piccolo Peter si aggrappò al lungo cappotto blu di Berwald per richiamarne l’attenzione- Guarda che cosa mi ha regalato oggi Alfred! »
Lo svedese non fece in tempo ad abbassare il volto che se lo ritrovò bagnato, comprese le lenti degli occhiali. Peter teneva fra le mani una pistola ad acqua mentre rideva per l’espressione del padre che avrebbe fatto certamente rabbrividire Tino.
« Che cos’è? » chiese al più piccolo, inginocchiandosi a terra per poter guardare meglio lui e quell’aggeggio.
« Una pistola… ad acqua! »
« Mhmh, potresti descrivermi meglio il suo funzionamento? » mentre parlava estrasse da una tasca interna un piccolo quadernetto e una penna, iniziò subito ad appuntare.
« Ehm… inserisci l’acqua da qui e poi clicchi qua e spara, vuoi provare? »
Dopo un’attenta analisi visiva dell’arma fece un tentativo; la pistola era esattamente puntata sul viso del figlio e appena schiacciò il “grilletto” il getto non poté far a meno che finire nell’occhio del più piccolo.

Una cosa fu constatata: bisognava mirare correttamente.

Una seconda cosa fu constatata: Berwald non doveva essere molto capace ad usare una pistola.

« Grazie Peter, ora invierò il progetto all’Ikea e ne faremo produrre milioni, gli farò dare un nome in tuo onore » esordì mentre si alzava da terra, scompigliandogli i biondi capelli.

Ogni volta era così, il bambino voleva solo giocare ma alla fine gli veniva dedicata un’intera collezione di arredi.

 
(241 parole)
 
Spigolo autrice:
Salve salvino- ritorno con questo capitolo extra. Ringrazio sempre chi ha voglia di recensire, ma anche i lettori silenziosi!
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Compleanni (Parte prima) ***


Fare il regalo di compleanno è sempre un’impresa difficile, anche se si tratta di tuo figlio. Non sempre si azzecca perché le divergenze fra gusto dei figli e gusto dei genitori è un tantino differente. Ma Francis non si faceva abbattere da nulla, i diciotto anni del suo meraviglioso Matthew sarebbero stati coronati dal regalo dell’anno, quello che sognava da sempre, un souvenir della sua più grande passione e del suo idolo di una vita.

« Matthew, vieni qui, c’è qualcosa che ti attende! » disse cantilenando il francese, con quell’ansia del vedere il viso sorpreso e felice della persona alla quale fai un dono.

Il canadese prese fra le mani quel pacco ben incartato, era una scatola che sembrava non pesare molto, probabilmente c’era un qualcosa come… forse era proprio la maglietta da hockey che tanto attendeva! L’eccitazione lo portò a strappare ogni singolo angolo della carta che rivestiva, appunto, una scatola completamente rossa. Matthew alzò gli occhi verso il padre, erano lucidi e avrebbe potuto urlare da un momento all’altro. « Papa… »

« Aprilo, aprilo! Non farmi attendere ancora! » lo incitò il francese.

Con un profondo sospiro alzò il coperchio e- cosa diavolo era quella maglietta? Il volto di Matthew si fece estremamente serio, come mai lo era stato fino ad ora. « Stai, per puro caso, scherzando? »

Francis cadde in un panico totale, la testa gli girava e le pupille negli occhi erano impazzite, iniziò a sudare e a balbettare. « Che co… Io… La maglietta… »

« E’ dei Boston Bruins, papà. Io tifo i Canadiens e i Boston Bruins sono i nostri eterni rivali… »

Un silenzio imbarazzante si formò appena Matthew finì di parlare. Tutto quel che riuscì a fare fu sospirare e chiudersi in camera, cercando qualche acquirente in internet, almeno ci avrebbe guadagnato qualche soldo.

Francis, lasciatelo dire, hai fallito un’altra volta.
(313 parole)
 
 
Spigolo (angolo) autrice:
Voi credevate che mi fossi dimenticata di tutto ciò eeeeeeh invece no.
Ho fatto una lunga pausa perché beh, c’è stata l’estate, avevo un debito e dovevo studiare, l’ispirazione era andata lontano da me, poi è iniziata la scuola, la quinta superiore, e niente voglio porre fine alla mia esistenza.
Però sono felice perché oggi vado a comprare il cioccolato alla Lindt (che ho dietro casa mia) (Sono Chara di Undertale io) (Ma non ce ne frega un cazzo, Den) (Avete ragione, scusate).
Comunque adesso ci sono tre fic sui compleanni perché sì, tra l’altro le magliette di hockey originali costano sui duecento dollari, CAPITE, e io la voglio quella dei Canadiens, sto vendendo tutti gli organi del corpo per averla e so già che mi capiterà, come a Matthew, che mi arriva qualche maglia di squadre dell’NHL che ODIO. La mia di vita è un fallimento.
Studiare Leopardi e il confronto con Montale è il male, veramente.
BASTAAAA, questo coso è più lungo di tutti i capitoli messi assieme.
Vabbè miei cari amici, grazie per aver letto la storia e se vi va recensite. (Mi sento tipo quegli youtubers che “SpOlLiCiAtE” NOPE)

Un abbraccione,
Den. ^-^)/

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3415359