Il Ritorno della Gilda

di Dubhe_And_Learco
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Uno: Una Sorpresa Fantastica ***
Capitolo 3: *** Capitolo due: Sarnek ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre: Papà... ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Dubhe si svegliò confusa, non ricordava cosa fosse successo e ciò era molto strano, lei di solito aveva un’ottima memoria e non era così confusa Che cosa mi sta succedendo? pensò scandalizzata. Aprì gli occhi e vide che si trovava in una camera piccola e buia, i muri della stanza sembravano essere di roccia. Lei era sdraiata su una branda abbastanza scomoda, girò la testa per vedere meglio la stanza in cui si trovava e dentro di essa c'era soltanto un comodino con sopra poggiata una piccola statua che non riuscì a identificare e una sedia con sopra dei vestiti nuovi. Tese l’orecchio ma sentì solo un silenzio di tomba. Si alzò di scatto ma subito ebbe una fitta di dolore al fianco che la fece piegare in due dal dolore, si guardò il fianco ed era coperto da delle bende, erano zuppe di sangue. All'improvviso sentì che la porta veniva tempestata di pugni, andò ad aprirla e si ritrovò davanti una ragazza alta e magra con i capelli biondi e ricci, gli occhi di colore azzurro chiaro che illuminavano il suo splendido viso pieno di lentiggini che però aveva dipinto un sorriso di disprezzo. La ragazza disse “Che ci fai ancora conciata cosi? Dovresti indossare i vestiti che sono sulla sedia non ricordi???” Dubhe rispose “io non ricordo, cosa è successo??” La ragazza rise quasi istericamente “Oh Dubhe..., mi fai morire..., davvero non ricordi nulla?!?” disse cercando di darsi un contegno. “ti sembro una che scherza su queste cose ?” disse Dubhe irritata “no...” rispose la ragazza. “Allora spiegami chi sei tu e cos'è questo posto” disse Dubhe nervosa“io sono Rekla la Guardiana dei Veleni e questo posto come lo chiami tu è la Gilda, quello che è successo non intendo dirtelo voglio divertirmi ancora un po'” Dubhe se lo ricordava perfettamente ma solo una domanda era nella sua mente – Come fa ha essere ancora viva? Nessuno sfugge alla morte quando si parla della bestia pensò Dubhe - Rekla parve leggerle la mente perché disse quasi urlando: “Allora ricordi qualcosa? Dovresti essere contenta Dubhe, riguardo alla mia finta morte nelle Terre Ignote, ricorda che non ti riguarda Capito?!?” Dubhe rispose “Ok, ma rilassati!!” Rekla fece un respiro profondo e disse “vestiti con gli abiti giusti ti aspetto al refettorio tra mezz'ora”, si voltò e se né andò cercando di recuperare la calma perduta. Dubhe si cambiò, andò alle terme e dopo una vasca uscì dal' acqua e si rivestì. Erano passati solo venticinque minuti da quando aveva incontrato Rekla così decise di andare al refettorio, quando arrivò lì la sala era ancora vuota, ma in cinque minuti sarebbe riempita, si guardò intorno cercando Rekla con malavoglia. La vide, era in un angolo poggiata alla parete che la fissava, Dubhe si avvicinò alla Guardiana è disse “eccomi qua Rekla, contenta di vedermi con abiti giusti?” Rekla s’innervosì e disse “punto primo, NON chiamarmi Rekla ma MIA GUARDIA, punto secondo non dovresti avere quell'aria spavalda dipinta sul volto... e terzo vedo con piacere che ti ricordi com'è fatta la casa mia cara, altrimenti ti saresti già persa” lei rispose mormorando: “Si va bene mia Guardia” . Nel frattempo la sala si era riempita e Rekla e Dubhe occuparono posto, poi scese il solito silenzio, Dubhe immaginò cosa sarebbe accaduto: la religiosità vive di riti! Infatti, Yeshol comparve sul pulpito. “Preghiamo Thenaar perché ci doni una lunga giornata di lavoro, al termine della quale potremo godere del dono delle tenebre, propizie all’omicidio e così care ai Suoi Figli …” L'uditorio rispose a una sola voce. “Sangue al sangue, carne alla carne, sia gloria al nome di Thenaar.” Dubhe sentiva le orecchie che le ronzavano. Yeshol riprese parola. “I tempi di Thenaar sono lieti: una nuova adepta si è unita a noi, una vittoriosa che per lunghi anni è sfuggita al proprio destino e con la propria vita ricuce finalmente lo strappo che anni fa fu portato in questa nostra comunità dalla partenza di Sarnek il quale decise di voltarsi alla causa dei Perdenti.” Dubhe alzò uno sguardo infuocato su Yeshol, fu certa che l’uomo la vide perché la fisso per un istante, ma come sempre non si scompose. “Ora Sarnek è morto, e il suo scandalo è cancellato dalla terra. Dubhe viene a noi e ripaga quanto ci è stato tolto in passato.” Un applauso si levò sul' uditorio. Dubhe tenne gli occhi incollati al piatto. “Infine, i tempi si avvicinano. A lungo abbiamo languito lontani dalla nostra vera casa, in esilio in questo luogo. E ora mangiate pure, in attesa del giorno consacrato a Thenaar.” Dubhe, indecisa, contemplò per un po' la brodaglia ma poi si decise a mangiare. Dopo un po' finì di mangiare è uscì dalla camera quasi correndo si rifugiò nella sua stanza. Scoppiò a piangere pensando – di nuovo no... , dopo tutta quella fatica per scappare dalla Gilda non so come mi ritrovo dentro con uno schioccar di dita?!? - lei ricordava di aver distrutto la Gilda con le sue mani di aver ammazzato tutti Gli Assassini uno ad uno e un’altra domanda s’insinuava nella sua mente – cos'è successo, perché mi ritrovo di nuovo nella Gilda?... La Setta era stata distrutta grazie al mio sacrificio avevo lasciato la Bestia libera sperando di distruggerla e di salvare Learco, Theana e San - e in quell’istante si ricordo ogni singola cosa del giorno precedente: Rekla si avvicinò, ma non appena fece per sedersi Dubhe le lanciò uno sguardo di fuoco. “Qualcosa non va Dubhe? Non mi riconosci per caso?” disse. Dubhe la odiava “Vattene!” sibilò la ragazza, ma Rekla non si mosse di una virgola di fronte a lei “Ho detto di andartene!” continuò con gli occhi ridotti a due fessure, la guardiana dei veleni la guardò confusa facendo le spallucce “Perché?” Dubhe ribolliva di rabbia, "perché" le aveva chiesto "perché", ma com’era possibile che non si rendesse conto di ciò che le aveva fatto. La giovane assassina continuò “Come osi chiedermi perché!” disse alzando notevolmente la voce, Rekla ancora non capiva “Già perché?” chiese con noncuranza, Dubhe attirò l'attenzione dei tre assassini dietro di Rekla "Tu mi hai strappato da mio Marito! È il giorno dopo le mie Nozze! Non avrai scampo Learco manderà qualcuno a farmi cercare e tu morirai o grazie a me o grazie ha quelle guardie!" Rekla cominciò ad agitarsi, la interruppe "Ma non è così mia cara... Lui non ti ama davvero lui voleva solo fuggire dal suo passato e godere di te!" Dubhe sbatte' un pugno sul tavolo sotto di lei con forza facendo trasalire Rekla "No! Non è vero! Tu mi hai strappata da lui! Tu... bugiarda!" Dubhe si mise a urlare, gli occhi divennero rossi e si lanciò contro la guardia dei veleni con tutta la forza e l'odio che aveva e per quanto Rekla tentasse di difendersi, Dubhe sembrava una bestia inferocita che non poteva essere fermata. Presto il pavimento si riempì di sangue e anche se gli assassini cercavano di intervenire non riuscivano a controllare Dubhe e a separarla da Rekla, e cercavano di staccare Dubhe da Rekla anche perchè alla vista e all'odore del sangue (soprattutto essendo di Rekla) rischiava di trasformarsi in bestia ma ha Dubhe non importava voleva vederla morire sotto atroci dolori provocati dalla Bestia. Ad un tratto si sentì afferrare e sbattere a terra, poi qualcuno le legò velocemente i polsi tenendola ferma; Rator aveva salvato Rekla. Tutta la furia che l'aveva dominata fino a quel momento scomparve quasi del tutto e lei continuava a contorcersi e dibattersi per liberarsi, ma inutilmente. Rator ordinò agli altri due di legarla alla sedia e quando l'avrebbero portata da Sua Eccellenza faranno quello che gli ordinera di fare riguardo lei. E Dubhe ebbe modo di capire, che Yeshol sarebbe venuto a punirla. Non le importava, ormai lei odiava la Gilda e fare qualcosa, qualsiasi cosa contro di essa era fantastica per lei. Quando furono arrivati da Yeshol lui ordinò di sbatterla in una cella delle prigioni della Casa. La cella era piccola e sporca, l'odore di marcio le saliva alle narici nauseandola e la puzza di chiuso era anche peggio, ma sicuramente non aiutava la scarsa quantità di luce. Dopo qualche ora sentì la porta aprirsi e la luce che entrò le ferì' gli occhi costringendola a chiuderli. Credeva che sarebbe stato Yeshol, ma non era il suo passo e nessuna guardia entrò con la figura misteriosa, poi si rese conto che era un postulante dal modo in cui la guardia lo trattava “Fa presto verme! La Suprema Guardia non ama aspettare!” disse spingendolo dentro, poi si richiuse la porta alle spalle. Yeshol entrò poco dopo seguito da altri due Vittoriosi. Le si piazzò davanti, mentre uno dei due assassini le prese la testa a forza e la costrinse a guardare negli occhi la Suprema Guardia. “Sono molto deluso da te, sai Dubhe?” disse come se fosse davvero preoccupato, o come se gli importasse qualcosa di lei, la ragazza lo guardò con aria di sfida, Yeshol la ignorò “Ora dimmi... perché hai aggredito una tua sorella e allo stesso tempo la Tua Guardia?" chiese, Dubhe non rispose, la Suprema Guardia fece un solo gesto e l'altro assassino le triò un violento calcio all'altezza dello stomaco che la fece rimanere senza fiato “Rispondi Dubhe...non vorrai farti male” disse Yeshol con un finto tono apprensivo, la ragazza si sforzò di ubbidire “Non è la mia Guardia e non è neanche mia sorella, è un nemico come tutti voi!” disse, un altro calcio, “Lei è la tua Guardia ed è anche tua sorella! Come noi siamo tuoi fratelli e non tuoi nemici! Non è così Dubhe!?” continuò Yeshol, ma lei resistette “No!”, un altro calcio arrivò con più forza, “Non è così!?” chiese di nuovo Yeshol “No!” rispose lei e fu nuovamente punita “Io non ho fratelli o sorelle... Io sono figlia unica” l'assassino questa volta le diede anche un pugno in faccia, sputò un po' di sangue dalla bocca. Yeshol si avvicinò e la fisso negli occhi “Tu hai dei fratelli e Hai anche delle sorelle! La tua unica famiglia è la Gilda! Allora...ripeto la domanda: Perché hai aggredito la tua Guardia!? Lei è una delle tue sorelle!” Dubhe lo guardò con odio “perché tu vuoi servirti di me, ma io non te lo permetterò!” disse fiera e approfittò della vicinanza dei loro visi per sputargli in faccia. La Suprema Guardia si ritrasse disgustato e i due assassini la picchiarono ancora. Yeshol decise di andarsene “Passerai la notte in cella, vediamo se domani cambierai idea” decretò prima di uscire seguito dai due vittoriosi, ma appena mise un piede fuori dalla cella un vento fortissimo e violento invase la stanza e una voce di donna parlò "Hai paura Yeshol!?" chiese beffarda la donna, lui rimase pietrificato, incapace di muoversi, lui non aveva paura di niente, eppure... lui aveva già sentito quella voce, ricordava anche quando l'aveva sentita, era stato il giorno della caduta del Tiranno, del suo padrone, del suo caro amico, e ricordava di una voce in particolare che lui aveva imparato ad odiare, la voce di quell'assassina crudele “Nihal...” mormorò in preda al terrore puro “...Non è possibile!” disse poi, si voltò, al posto di Dubhe c'era una donna legata, una mezzelfo. I due assassini indietreggiarono terrorizzati e Yeshol rimase pietrificato a guardarla “E' così Yeshol! Tu non puoi fermare Dubhe! Trema, perché arriverà presto la tua fine” disse Nihal con un sorriso vittorioso sulle labbra, la Suprema Guardia indietreggiò battendo i denti senza riuscire più a controllarsi, poi il vento smise di soffiare, avvolse Nihal e lei scomparve; Dubhe era tornata. La ragazza svenne, aveva usato troppe energie involontariamente, ma Yeshol credette che si fosse presa gioco di lui e così disse pieno di rabbia “Portatela nella sala delle torture! L'interrogatorio non è ancora finito!”.

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Capitolo 2
*** Capitolo Uno: Una Sorpresa Fantastica ***


Emerso. A sentire il nome di suo Marito, Dubhe, che era rimasta priva di sensi fino a quel momento, aprì gli occhi di scatto e cominciò a contorcersi e dibattersi come se fosse impazzita, cominciò a gridare con tutto il fiato che aveva in corpo "Learco no lasciatelo stare Vi prego non fategli del male!" continuava a urlare più forte che poteva dibattendosi cercando inutilmente di liberarsi, mentre gli altri assassini tentavano di tenerla ferma "Learco, Learco, Learco”, mormorava lei come una cantilena. Poi qualcuno le premette una pezza bagnata con uno strano liquido dall'odore pungente e immediatamente Dubhe perse i sensi. Danar era la guardia del mimetismo, i bottoni della sua casacca erano gialli. Era un ragazzo sui venticinque anni con un talento innato per il mimetismo. Era l'assassino più silenzioso dell'intera Gilda, nessuno riusciva mai a sentirlo arrivare, inoltre gli bastava ben poco per potersi nascondere perfettamente in qualsiasi luogo. Danar aveva la pelle di un colore abbastanza ambrato, gli occhi nocciola e i capelli scuri, era ritenuto attraente dalla maggior parte delle donne che abitavano la Gilda, postulanti comprese. Era il modello del perfetto assassino, ma in realtà non credeva realmente negli obiettivi della Casa, se avesse potuto, se ne sarebbe andato molto tempo prima, ma due motivi glielo impedivano; la consapevolezza, essendo nato e cresciuto nella Gilda, di non essere assolutamente capace di vivere una vita normale, e il secondo, il più importante per lui, sua sorella, Azula. Dubhe riprese i sensi e non appena realizzò dove si trovasse le prese un terrore puro, anche se cercava di sforzarsi di non mostrarlo, non poteva apparire debole di fronte a quelli che ora considerava a tutti gli effetti suoi nemici. Vide entrare una giovane guardia che subito si portò un pugno al petto quando vide Yeshol "Tay Lee, grazie per essere venuta" disse la suprema guardia in tono scocciato e impaziente "Che c'è? Non vedi l'ora di vedermi soffrire?" chiese Dubhe seccante e subito ricevette un doloroso pugno sullo zigomo da Leshar che di certo non era un tipo che ci andava leggero. Yeshol continuò come se niente fosse "Ho bisogno che controlli le sue condizioni di salute in modo da capire quanto possiamo spingerci senza ucciderla" disse in tono serio, come se torturare una persona fosse la cosa più normale del mondo "Si mia guardia" rispose semplicemente la ragazza, si avvicinò a Dubhe leggermente nervosa, conosceva perfettamente ogni singola parte del corpo umano, perciò non era un compito difficile per lei, ma la presenza di Yeshol la metteva in soggezione. Si scostò qualche ciuffo che le cadeva sugli occhi, fece un respiro profondo e cominciò; tastava il corpo di Dubhe con due dita e riusciva a capire perfettamente le sue condizioni, "Non penso che abbia alcun problema, sta benissimo" disse quando stava ormai per finire, "Forse potrete spingervi quanto vorrete" aggiunse, ma questa volta a voce più bassa date le occhiate di fuoco che la ladra le lanciava. Poi quando cominciò a tastarle il ventre la sua espressione cambiò "Cosa c'è!?" chiese impaziente Yeshol, Tay Lee deglutì, non sapeva se poteva rivelare un dettaglio del genere, era troppo pericoloso."Allora!?" la esortò Yeshol, la ragazza prese coraggio "È incinta!" disse tutto d'un fiato, Dubhe sgranò gli occhi "Che cosa...?" mormorò sconvolta "Non può essere!" esclamò ma soprattutto che cosa avrebbero fatto a quel povero bambino, il suo bambino, quasi non poteva credere a quelle parole, le venne da piangere e mentre piccole lacrime le scendevano lungo il viso, dimenticò per un momento lo spavento e la tristezza per lasciare il posto ad un briciolo di felicità, lei e Learco avrebbero avuto un figlio, un piccolo sorriso le si formò sulle labbra. Yeshol rimase un attimo sorpreso, ma poi assunse un'espressione di crudele entusiasmo "Può tornarci molto utile, perché se le torture non dovessero bastare..." disse afferrando il mento della ragazza per costringerla a guardarlo negli occhi, lo strinse con forza in modo da farle male "beh sapremo come ricattarti" un ghigno crudele gli si disegnò sulle labbra, Dubhe per un istante tremò. Dopo poco cominciarono a torturarla, frustandola o bruciandola con ferri roventi, e nonostante le grida che lanciava per il dolore atroce, la ragazza si costringeva a non cedere "Farai quello che la Gilda ordina?" chiedeva Yeshol e lei continuava a rispondere con un secco "No!" Yeshol dava il segnale a Leshar che continuava a provocarle dolore. " il padre è Learco?" ora la domanda era cambiata, vedendo che non collaborava, la suprema guardia aveva deciso di minacciarla dicendole che avrebbe ucciso la persona che amava, per questo voleva che gli dicesse chi era, ma lei non lo avrebbe mai fatto. Leshar si fermò per un momento, se avesse continuato senza darle un po' di tregua, avrebbe rischiato di ucciderla, Yeshol si era avvicinato con sguardo truce "Tanto troverò il modo di farti desistere!" disse, poi infilò un coltello in una delle tante ferite che si era procurata e lo rigirò per provocarle dolore, Dubhe urlò "Basta!" mormorò, "Vi prego basta!" era esausta, non poteva resistere ancora "Oh mia cara, ma può finire tutto, basta che collabori" disse in tono viscidamente mieloso "No, no, no... " mormorò " Dubhe, mi costringi a farti del male, lo capisci? Sarebbe così facile collaborare... " aggiunse, ma Dubhe non desisteva "No?" chiese la suprema guardia, assunse un falso sguardo triste "Mi costringi purtroppo... Leshar, uccidi il bambino" disse semplicemente, sarebbero bastati pochi colpi ben assestati allo stomaco e Dubhe lo avrebbe perso, Leshar fece per avanzare "No! Vi prego! No! Lui non c'entra! Prendetevela con me torturatemi ancora ma lui no!" gridò la ragazza in preda alla disperazione, la suprema guardia fermò per un istante Leshar in modo che lei dicesse ciò che Yeshol voleva "D'accordo! Farò ciò che volete!" disse senza pensare, l'uomo sorrise truce "Non ho sentito bene" la esortò a ripetere "Avete vinto!" gridò, "Farò ciò che volete!" mormorò tristemente. L'avevano trascinata in cella letteralmente, lei non era in grado di camminare e i due assassini che la conducevano volevano divertirsi e quindi la bastonavano ogni volta che cadeva o che non riusciva a proseguire. La sbatterono in cella e uno dei due, con l'alito che puzzava di alcol, le si gettò addosso cercando di spogliarla, ma l'altro, con un po' più di buon senso, se così si poteva dire, lo convinse a desistere "Lasciala stare, ci siamo divertiti abbastanza" disse ridendo, così la lasciarono in pace, "Ti è andata bene per questa volta" disse l'assassino ubriaco "Però quanto sei bella" commentò baciandola mentre lei cercava di respingerlo. L'altro lo tirò via "Dai smettila che siamo in ritardo agli allenamenti!" disse ridacchiando, "Uffa da quando sei responsabile?" commentò sbuffando l'ubriacone, poi finalmente uscirono e si chiusero' la porta alle spalle. Dubhe era al settimo cielo per la notizia che le era stata annunciata però si maledisse perché si era fatta catturare in quel modo assurdo non gli era mai capitato di non accorgersi cosa succedeva intorno a lei. Era capitato per la prima volta che si era addormentata profondamente troppo profondamente per i suoi gusti. Scoppiò a piangere - non riuscirò mai ha perdonarmi per quella mia debolezza non dovevo addormentarmi dovevo impedire che mi rapissero, dovevo impedire che Learco mi difendesse, dovevo impedire che fosse ferito per colpa mia, mi ero svegliata nel preciso istante in cui lo avevano ferito alla gamba, rivedeva ancora l’immagine di quando lui cadeva a terra sfinito e dolorante, in quell’istante lei si era alzata lanciando un coltello, cercò il pugnale ma non lo trovò, lo vide piantato nella carne di Learco com’era potuto succedere? Si addormento piangendo in preda ai ricordi di quel giorno. Learco si svegliò di soprassalto gridando il nome della moglie, due ragazze entrarono correndo nella camera del giovane re spaventato “Signore tutto bene ?” Il giovane re era confuso, non ricordava molto bene ciò che era accaduto, però aveva ancora nella testa l’immagine di Dubhe che cadeva a terra con un pugnale conficcato nel fianco, però lei nonostante il dolore al fianco lo guardava con amore e dolore. “Si tutto bene... sono stato ferito?” una ragazza rispose “Si lei è stato ferito alla coscia destra signore”. Il re alzò un po' la coperta per vedere la coscia, la garza era ancora bianca, “ok, venite qua ad aiutarmi per favore” disse Learco spostando le lenzuola. “Signore non può alzarsi dal letto la gamba non guarirebbe mai!!” disse una ragazza “Non m’interessa devo salvare Dubhe!!! Ora venite qua e aiutatemi per favore” disse Learco deciso in quel che faceva, le due ragazze aiutarono il giovane re ad alzarsi dal letto.

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Capitolo 3
*** Capitolo due: Sarnek ***


Dubhe si svegliò che era ancora incatenata in prigione, gli faceva male tutto il corpo e non riusciva a muoversi. Ad un certo punto entrò Yeshol con altri due Assassini, Yeshol si avvicino a Dubhe con un sorriso da vincitore stampato sul volto “Come va con il bambino?” chiese Yeshol tirandogli un calcio allo stomaco che fece rimanere senza fiato Dubhe. “ Vogliamo farti rivedere una persona, entra pure”. Entrò nella prigione una figura incappucciata che Dubhe riconobbe all’istante, infatti, lo guardò con occhi adoranti, non riusciva a credere a quel miracolo “ ciao Dubhe, ti ricordi di me?” gli disse la figura, quando Dubhe risentì dopo tanto tempo quella voce dolce e severa allo stesso tempo, disse stupita e spaventata “ Sarnek?” lei lo aveva visto morire, lei gli aveva tolto tutte le armi che aveva addosso, lei si era tenuta il suo pugnale “si Dubhe sono Sarnek, scusa ma ho bisogno della mia arma ho bisogno del mio pugnale” disse Sarnek con voce triste mentre si avvicinava a Dubhe per recuperare il suo pugnale “ma è l’unica arma che ho!” Disse Dubhe tristemente“ Mi dispiace Dubhe... ” disse Sarnek togliendole il suo pugnale dalla cintura. Poi accese un fuoco e disse “Togliti il mantello Dubhe... ” “ ma... ” cercò di dire Dubhe ma Sarnek la interruppe “niente ma Dubhe togliti il mantello” con voce triste Dubhe disse“ me l'hai regalato tu Maestro ed io non voglio toglierlo” Sarnek disse tristemente avvicinandosi a Dubhe “ mi dispiace ma mi costringi tu... ”. Lei stringeva il mantello per impedire al Maestro di toglierli anche quello, però Sarnek riuscì lo stesso a toglierli il mantello, poi si girò e andò vicino al fuoco, buttò dentro di esso il mantello e il pugnale. Sarnek vide Dubhe dopo tanto tempo, era molto magra, aveva i capelli lunghi raccolti in una treccia, lei aveva lo sguardo spaventato e triste “perché tutto questo? Perché adesso anche tu ti comporti così? Perché il mondo ce l’ha solo con me? A cosa serviva bruciare il mantello e il pugnale? Serviva per caso a farmi indebolire?” disse Dubhe gridando Sarnek senza sapere il perché indietreggiò, Dubhe cercò di alzarsi ma era bloccata dalle catene quindi cercò di romperle usando la forza delle braccia, la prima volta non ci riuscì dopo vari tentativi falliti ci riuscì, lei non riusciva ad alzarsi per colpa delle ferite e dei lividi. Sarnek era stupito non pensava fosse così forte, Dubhe continuava a cercare di alzarsi e dopo vari tentativi falliti ci riuscì, Sarnek notò che era molto alta e la treccia arrivava fino a metà schiena. Dubhe si avvicinò lentamente a Sarnek, non lo aveva mai visto così impaurito “cos' è che ti fa così tanta paura Maestro?” disse Dubhe mentre Sarnek ormai lui era spalle al muro. Dubhe tolse il mantello a Sarnek, e lo buttò nel fuoco “Sai una cosa? Non me lo aspettavo da te Maestro io di te mi fidavo, ma adesso non so se fidarmi di te ... se era questo che volevi, ci sei riuscito Maestro... ” non ebbe il tempo di finire la frase che si ritrovò a terra immobilizzata dai due Assassini. Dubhe era stanca è non aveva voglia di fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentita e piano si addormentò. Dubhe si svegliò nervosa: l’ultimo ricordo che aveva era il maestro terrorizzato a causa sua. Le venivano le lacrime solo a pensarlo, ma il maestro l'aveva fatta arrabbiare. Dopo un po' entrarono nella prigione Yeshol e Sarnek “Ciao Dubhe” disse Yeshol con un sorriso sul volto “cosa volete adesso? Cos'altro mi dovete togliere ancora?” disse lei, Yeshol scoppiò a ridere dicendo “Dubhe non essere così sciocca lo abbiamo fatto per il tuo bene... ” “Tutto questo è per il mio bene?!? Mi avete tolto da Learco, Mi avete torturato, mi avete tolto mantello e pugnale mi avete ferito per il mio bene? A me non sembra proprio!” disse lei arrabbiata Yeshol guardando Sarnek disse “si è tutto per il tuo bene, sei pronto?” Sarnek fece di no con la testa aveva paura della Reazione dell'allieva. “Fate quello che dovete fare e poi andatevene” disse, Sarnek disse con la voce che tremava “Dubhe... ” lei cambiò espressione è disse “Che c'è?” lui disse “ perdonami” lei abbassando la testa disse tristemente “perché dovrei?” Sarnek si avvicinò sfilando il pugnale e le disse “per quello che ti sto per fare” Dubhe non ebbe neanche il tempo di reagire che lui inchiodò la mano al pavimento poi lui gli tirò un pugno sulla mandibola impedendole di parlare. Yeshol guardò la scena con un sorriso compiaciuto sul volto, Sarnek cercò di impugnare un coltello da lancio ma Dubhe con un calcio nello stomaco che fece cadere Sarnek, lui si alzò e lanciò un coltello sull'altra mano inchiodando pure quella dopodichè si avvicinò a lei e staccò violentemente i due coltelli provocando a lei un dolore tremendo. Dubhe si alzò da terra ignorando il dolore alle mani sfilò a Sarnek un coltello e lo spinse a terra poi lanciò il coltello al ginocchio inchiodandolo a terra, sul suo volto comparve un sorriso sprezzante. Yeshol scattò in avanti sfilò a Sarnek il coltello conficcato nel suo ginocchio poi, si lanciò su Dubhe facendola cadere a terra, sul suo viso comparve tutta la rabbia nascosta nel suo cuore, nel suo orecchio sussurrò " non dovevi farlo... adesso soffrirai come lui" poi disse “chiamate il Tiranno e fatelo venire qua!" Dubhe tremò di paura pensando - il Tiranno è vivo? Oh cavolo io sono nei guai- Dopo qualche minuto alla porta comparve il Tiranno, lei tremò davanti a quell’essere, lui si avvicinò lentamente a lei e disse " vedo che mi hai riconosciuto... " Dubhe cercò di parlare ma dalla sua bocca non usciva neanche una parola, il Tiranno disse qualcosa che non riuscì a capire e davanti ai suoi occhi il Tiranno diventò Learco. Il Tiranno sotto forma di Learco disse "non parli? Sono io Learco" Dubhe disse " tu non sei lui, non cadrò ai tuoi piedi non sono così semplice dovresti saperlo" il Tiranno diventò di nuovo se stesso e poggio le sue mani sulla mia testa dicendo parole incomprensibili. Dubhe lo sentiva nella sua testa in mezzo ai suoi ricordi il Tiranno camminò verso il primo giorno d'estate in cui avevo ucciso Gornar. Il Tiranno usci dalla testa di Dubhe dopo aver visto tutta la sua vita fino ad ora, lei stava soffrendo ancora. Il Tiranno disse "Haina kalfya" Dubhe gridò aveva sentito un dolore ai polpacci, aprì gli occhi e vide che sanguinavano lei chiese "che hai fatto?" lui tranquillamente disse " ho recitato una formula nell'antica lingua semplice, non parlarmi più con quel tono Dubhe o dovrei dire Bambina della morte, sai chi ammazza da giovane e destinato al dio Thenaar".Dubhe lo guardò male e disse " io sono la Regina della terra del Sole posso trattarti come mi pare" il Tiranno sorrise " non hai imparato la lezione a quanto vedo... huildr... andiamo Yeshol e Sarnek torneremo qui domani e vedremo se oserà ancora trattarmi in questo modo".

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Capitolo 4
*** Capitolo tre: Papà... ***


Ancora dolorante Dubhe cercò di muoversi, ma anche quella volta non ci riuscì, seduta in quella posizione si mise a cantare: “I pirouette in the dark I see the stars through me Tired mechanical heart Beats til the song disappears Somebody shine a light I’m frozen by the fear in me Somebody make me feel alive And shatter me So cut me from the line Dizzy, spinning endlessly Somebody make me feel alive And shatter me…” (Lindsey Stirling, Shatter me). Appena lei smise di cantare nella prigione entrarono Yeshol, Sarnek e Aster che la guardavano con espressioni scioccate. Non sapeva se loro l’avevano ascoltata mentre cantava, anche se era preoccupata, disse “allora che avete da guardarmi in quel modo?” Aster guardò Dubhe con espressione arrabbiata dicendo “vedo che non hai imparato la lezione, anche se io non sono nella tua mente, so cosa stai pensando e cosa stai provando... poi pensavo che per giurarci fedeltà potresti uccidere un altro membro della Gilda, in questo momento lui è fuori da questa stanza, basta un semplice cenno della testa e l’ho faremo entrare”. Lei un po’ titubante accettò e fece il cenno, Aster a questo punto guardò Yeshol e gli disse “fallo entrare”, Sarnek aveva un misto di pietà e tristezza negli occhi ma lei non fece domande. Nella prigione entrò un uomo alto e magro con capelli biondissimi, quasi albino, ed ha occhi scurissimi. Dubhe quando riuscì a riconoscerlo sgranò gli occhi gridando, era suo padre, Gorni. Da un momento all’altro Dubhe sarebbe svenuta, si erano presi pure lui, non sembrava invecchiato per niente dall’ultima volta che lo aveva visto, cioè quando aveva otto anni. Dubhe prese tutto il coraggio che aveva in corpo per parlare è disse ”... papà, sei proprio tu?” da quanto tempo non pronunciava quel nome, tanto tempo, troppo. Gorin se ne stava lì, fermo come una statua a fissare sua figlia, probabilmente non si aspettava di trovare proprio lei come sua assassina. A un certo punto Gorin disse “sì, sono io”, Dubhe cercò di alzarsi per andare da suo padre, ma qualunque cosa aveva fatto ieri Aster era ancora in funzione sul suo corpo, anche quella volta non riuscì ad alzarsi. Cercò di alzarsi ancora tre volte, i suoi arti sembravano bloccati dalla magia, in quel momento si ricordò di quando aveva sette anni, era riuscita a sollevare un bicchiere dal tavolo, sua madre si era spaventata alla vista del bicchiere in aria lei gli aveva detto che era stata lei, ma la madre non la credeva quindi per provargli che era stata lei senza toccare il bicchiere lo aveva rimesso a posto. La madre l’aveva chiamata mostro e gli aveva detto che quella era magia, gli aveva fatto promettere di non usarla più, la sera quando era tornato suo padre, la madre non gli aveva raccontato niente sull’accaduto della mattina. Aster guardava Dubhe incuriosito cercando di capire cosa voleva fare, alla fine capì quello che stava cercando di fare. Dubhe si concentrò su se stessa è cerco dentro di lei la magia, dopo un po’ la trovo e a quel punto senza sconcentrarsi disse a bassa voce la parola al contrario di quella che Aster aveva detto ieri “... rdliuh...”. Dubhe aprì gli occhi e riprovò ad alzarsi, questa volta ci riuscì al primo tentativo, si guardò attorno, la prima cosa che vide, era la faccia sconvolta di Aster, andò verso suo padre e lo abbracciò, lui non ricambiò quindi sciolsi l’abbraccio e lo guardai. Mi ritornò in mente il primo giorno d’estate di circa dieci anni fa Lei iniziò a piangere lentamente. Aveva promesso a suo padre che avrebbe fatto la brava bambina, che avrebbe resistito, ma non ce la fa. Quel pomeriggio le ritorna vivido alla mente, e ha paura. “Non possiamo continuare un’altra volta? Non vede che sta male?” prova a difenderla suo padre. “Non starà mai male come mio figlio” dice con odio la madre di Gornar. Trarek richiama tutti all’ordine. E’ irritato. “Oggi chiariremo la faccenda, per il bene di tutti, e per quello di tua figlia, Gorni. La cosa è andata avanti fin troppo a lungo”. Poi Trarek la guarda. E’ la prima volta che lo fa da quando è iniziato il processo. Ma i suoi occhi sono severi, e non la vedono davvero. Il suo sguardo le passa attraverso, fino a raggiungere la folla alle sue spalle. “E’ il tuo turno, racconta!” lei cerca di asciugarsi le lacrime, ma non ci riesce. Racconta tutta la storia tra i singhiozzi. Rievoca i giochi del pomeriggio, come tutto fosse andato bene, di quanto si fossero divertiti. E poi Gornar era sempre scorbutico con lei. “Perché io sono forte e lui lo sapeva, del gruppo sono l’unica di cui aveva un po’ paura”. Poi parla del serpente, di quel bel serpente luccicante tra l’erba. Era un ottimo pezzo della sua collezione, e lei lo voleva. E poi la lite. “Io non so com’è potuto succedere... non lo so, non era la prima volta che facevo a botte con qualcuno”. “Ti è successo ancora molte altre volte?” chiede Trarek.” Un po’” risponde lei esitando. “Solo che io non volevo... non lo so cosa stava succedendo... lui mi ha tiratoi capelli, mi ha messo la testa sotto...” A Dubhe scivola una lacrima solitaria lungo la guancia destra. Le lacrime sono più forti, e lei non riesce più a parlare. Suo padre la tiene per le spalle. “Basta così, basta così”. “E’ sufficiente?” chiede poi con tono di sfida a Trarek. “Ci basta”. Gli anziani si alzano, si ritirano, e mentre lo fanno due giovani la separano da suo padre. “Cosa diavolo sta a significare?” chiede lui con rabbia. “Che tua figlia deve stare in un luogo sicuro”. “Ma è una bambina, dannazione! Possibile che nessuno si accorga di questa cosa così semplice?” Lei cerca di aggrapparsi a suo padre, ma le sue mani sono deboli, e quei due ragazzi tanto più forti di lei. Mentre la portano via riesce a vedere suo padre trattenuto da altri uomini, e sua madre in lacrime a terra. Lei guarda suo padre, le lacrime ormai fuoriuscivano dai suoi occhi come treni in corsa, non riesce a riconoscere suo padre con suo padre di dieci anni fa. Morto nei boschi che cercava di ritrovarla, suo padre che quando la abbracciava in qualsiasi momento lei riusciva a trovare il sorriso. L’aria nella stanza in tanto si faceva più pesante, ed il luogo sempre più buio. Aster sapeva che una magia simile era molto difficile da fare anche per lui, quindi riuscì a comprendere quanto potente era quella ragazza, per fermarla bisognava capire chi l’aveva fatta piangere ed il motivo. Aster cercò di entrare nella sua mente, ma non ci riuscì perché lei era riuscita ad eleggere le barriere attorno alla sua mente. Gorni si era appena risvegliato dal suo stato di trans vide una ragazza ferma con lo sguardo perso per aria piena di ferite e lividi dappertutto ha i capelli lunghissimi marroni e occhi neri. Dopo qualche secondo si mosse mi guardò, dal suo occhio scese una lacrima solitaria seguita poi da tante altre. Gorni si avvicinò piano a lei per cercare di calmarla ma lei si mosse e lo guardò arrabbiata alzò la mano verso il suo petto per poi stendere il braccio verso di lui, senza saperne il motivo Gorni venne spinto da una forza invisibile verso il muro. Gli faceva malissimo la schiena ma doveva raggiungere Dubhe per calmarla si staccò dal muro tutto dolorante e piano la raggiunse, si avvicinò di più e la abbracciò dicendo “non ti perderò di vista neanche un secondo… mi sei mancata bambina mia” Dubhe però non stava ricambiando l’abbraccio e la stanza si stava oscurando di più. Dubhe si stacco dall’abbraccio e cadde per terra senza forze, una delle ferite che aveva sulla gamba destra si era riaperta e con il briciolo di forze che gli rimanevano sussurrò “…p-p-papà…anche tu m-mi sei man-mancato” poi svenne. La stanza era tornata luminosa subito dopo che Dubhe svenne Sarnek era rimasto a bocca aperta per tutto il tempo per la sorpresa Aster disse “Sarnek prendi Dubhe e mettila nella stanza vicino alla mia” Sarnek disse “Sua Eccellenza Dubhe potrebbe scappare” Aster tranquillo disse “lo so ma ho pensato di applicare un incantesimo su di lei e sulla porta… l’incantesimo che ho intenzione di fare su di lei è che ogni volta che si alza e cammina consuma un quarto dell’energia che ha nel corpo, questo incantesimo e l’altro sono collegati infatti quando lei toccherà la maniglia della porta lei sverrà e verrà teletrasportata sul letto, quando io toccherò la maniglia della porta essa si aprirà” Sarnek si avvicina al corpo di Dubhe e lo prende in braccio uscendo poi dalla porta seguito da tutti gli altri e si dirige verso un area isolata dove si trovavano solo tre camere quella di Yeshol, Aster e ora Dubhe. Quando arrivano alla camera Yeshol apre la porta e Sarnek e il primo ad entrare, la stanza di Dubhe è molto grande al centro di essa c’è un letto a due piazze ai lati si trovano due comodini su di uno ci sono tre statue una statua rappresenta Thenaar (la più grande) vicino ad essa c’è una statua che rapprestava Aster l’ultima rappresentava una ragazza incappucciata col viso alzato l’unica cosa che si vedeva del viso era il piccolo naso, la bocca e i capelli il corpo invece era coperto dal mantello le braccia erano tese e dà una mano partiva un fulmine dell’altra invece uscivano alcuni fiocchi di neve. Sarnek non aveva idea di chi fosse quella figura incappucciata e chiese “Sua Eccellenza chi è quella ragazza incappucciata?” Aster sembrava sorpreso quindi disse “non lo sai? Chi è che ti ha insegnato tutta la storia?” Sarnek guardò Yeshol che stava tremando come una foglia e disse “mio signore mi ha insegnato tutta la storia Yeshol” a quelle parole lui sbianco Aster si girò verso Yeshol e incominciò a pronunciare una litania incomprensibile alle sue orecchie facendo dei gesti con una mano e l’altra la teneva tesa e aperta nella direzione di Yeshol arrivato ad un certo punto incominciò a chiudere lentamente la mano che era aperta, Yeshol si tocco la gola diventando sempre più bianco e cadde a terra incominciando a contorcersi in preda al dolore i suoi occhi sono spalancati e la pupilla era piccolissima segno che era terrorizzato, Aster intanto stava continuando la litania e la mano è completamente chiusa. Sarnek mise Dubhe sul letto e si allontanò tornando a guardare Aster e Yeshol, Aster aprì un dito per volta facendo una pausa per continuare la litania Yeshol ormai era di un bianco cadaverico ma continuava a muoversi in preda al dolore appena Aster quando aveva di nuovo la mano completamente aperta Yeshol riiniziò a respirare e le sue pupille si dilatarono un po’, però aveva ancora paura. Aster poi guardò Sarnek e disse “io come tu ben saprai sono il secondogenito ed ho meno potere rispetto al primogenito lei ha un potere molto speciale sa comandare gli elementi, come vedi anche dalla statua, Thenaar disse che la sua primogenita doveva vivere sin dalla nascita sul Mondo Emerso lei soffrirà molto per poi avere la felicità quando sarà piccola scoprirà il suo enorme potere ma la convinceranno che non deve utilizzarlo poi piano piano quando avrà diciotto anni sarà in grado di utilizzare in pieno tutti i suoi numerosi poteri, ti chiederai perché Thenaar ha mandato sua figlia qui… beh e molto semplice in realtà perché lei deve riuscire dove io ho fallito, lei è anche una bambina della morte, deve riuscire a conquistare tutto il Mondo Emerso però senza ammazzare tutti gli umani perché sarebbe inutile alla fine lei creerà un’altra specie che andrà a sostituire i mezzelfi, sulla sua mano sinistra piano piano si formeranno due fulmini incrociati con sopra una corona…” Dubhe si mosse durante tutto il racconto come se stesse avendo un incubo e Sarnek disse “wow… Sua Eccellenza non doveva fare altri due incantesimi?” Aster ringrazio Sarnek per averglielo ricordato e da un cassetto prese una strana sostanza nera e iniziò a pronunciare una litania poi mise il dito dentro la sostanza poi iniziò a seguire un percorso lungo il suo corpo che solo lui vedeva, una volta che su tutto il suo corpo c’erano degli strani simboli tose il dito dalla pelle di Dubhe e chiuse gli occhi e sussurro “preparatevi perderà il controllo e se non volete perdere la vita sapete già cosa dovete fare” poi riprese con la litania andando sempre più veloce e attorno ad Aster si creò una barriera, Dubhe si alzò di scatto facendo riaprire ogni ferita che aveva sul torace saltò giù dal letto e tra le sue mani comparve un pugnale con la lama a forma di fulmine con una scritta in una lingua che neanche Aster capì e l’impugnatura era dorata. Dubhe scattò verso Aster e dopo vari tentativi riuscì a conficcare l’arma nella barriera ma non riuscì a romperla infatti si girò e andò verso Yeshol che aveva già l’arma sfoderata però Dubhe ebbe la meglio e riuscì a colpirlo al fianco trapassandolo, sotto le palpebre si intravedevano gli occhi diventati rossi, Sarnek corse verso Dubhe cercando di colpirla alla spalla ma lei si girò e cercò di colpirlo ma Sarnek parò in corpo e lui la colpì alla spalla facendo un taglio profondo, lei cadde a terra con l’arma stretta tra le dita. Essa si illuminò diventando color oro e incandescente Dubhe si alzò ed aprì gli occhi completamente rossi, che gli trasmettevano una paura folle facendo indietreggiare Sarnek lei rise in maniera isterica e Aster sussurrò “bisogna colpirla con le parole ora perché vulnerabile per via della ferita ed io sono nella sua mente non può muovere neanche un muscolo” Aster riprese con la litania iniziando a fare gesti strani, Gorni rimasto fino ad ora a guardare la scena disse con voce triste “sai Dubhe non fai altro che rompere le promesse fatte sia le mie sia quelle di Sarnek, se non mi sbaglio avevi giurato di non ammazzare più nessuno ma quante persone hai ammazzato fino ad ora? 100? Hai deluso tutti quanti anche Learco” gli occhi di Dubhe tornarono normali e subito dopo svenne, Aster sciolse la barriera e iniziò l’altro incantesimo. Yeshol prese Dubhe e la rimise sul letto, una volta finita anche l’altro incantesimo Aster si alzò e aprì la porta uscendo seguito da tutti gli altri e la porta si richiuse da sola dietro di loro lasciando Dubhe da sola nella stanza mentre riprendeva le forze molto più velocemente di sicuro la mattina seguente sarebbe stata molto più forte di qualunque persona.

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