Riddikulus trick

di Elsinor
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una serata perfetta ***
Capitolo 2: *** Babbanolandia ***
Capitolo 3: *** Il Molliccio ***
Capitolo 4: *** Pigiama party ***
Capitolo 5: *** Dolcetto ***



Capitolo 1
*** Una serata perfetta ***



Era Halloween, e noi della Pinkerton Magiche Pulizie stavamo festeggiando con un "discorso motivazionale" del signor Pinkerton in persona.
Che brivido, eh?

«Noi che siamo consapevoli di fornire un servizio solo apparentemente umile, ma in realtà indispensabile al Mondo Magico...»

Io cambiavo posizione ogni tre secondi sulla mia sedia di plastica e non facevo che pensare alla sigaretta del fine turno. Ormai l'avrei fumata di corsa prima di perdere l'ultimo treno per casa.
Non che fossi l'unico scoglionato del pubblico: un mio collega accanto a me stava borbottando al vicino «...va a finire che mi devo Smaterializzare, stasera, ogni volta che torno tardi mia moglie sbraita che mi darà fuoco alla Stellasfreccia. Ok, dico, pagamela tu una Nimbus, allora...»

«La Pinkerton è anche quest'anno prima in classifica nella lotta contro gnomi e Doxy, aspettiamo solo il riconoscimento del Ministero...»

Il solo felicione nella stanza era Guzzle, l'elfo domestico della famiglia Pinkerton. Stava seduto in prima fila, le mani giunte, ogni ruga della brutta faccia scolpita d'ammirazione.
Era anche l'unico senza la divisa (sostituita da un sacco che aveva contenuto una ricarica di Polvere StregaSgrassante per mani), anche se di fatto lavorava con noi. Non veniva pagato, a differenza di me...AHAHAHAHAHAH, scusate, sempre così quando penso a quanto venivo pagato io.

«...ma ho parlato anche troppo, le vostre famiglie vi aspettano per festeggiare! Fatevi un applauso e buon Halloween!»

Mi raddrizzai di colpo e mi unii all'applauso, poi mi unii altrettanto velocemente al fuggi fuggi ricco di mugugni e stridio di sedie spostate.
Avevo già la sigaretta (spenta) in bocca quando il caposquadra mi chiamò dal lato opposto della fila.
«Ben svegliato.» mi salutò con la solita voce monotona, squadrandomi dall'alto in basso da dietro gli occhiali «Fermati un attimo, il capo ha due parole da dirti in privato.»
Inghiottii.
«Non posso, la mia famiglia mi aspetta per festeggiare.» sparai.
«Starà festeggiando il non averti tra i piedi, magari potessi farlo io.» commentò il caposquadra «Vieni. Buttar via la sigaretta sarebbe un buon inizio, sempre che tu non voglia farti licenziare, ovviamente.» 
Ricacciai la sigaretta nel pacchetto e il pacchetto in tasca. No, non avevo proprio voglia di farmi licenziare. Fuori non scoppiava di alternative, almeno per me.

«Allora, Silas Hare.» esordì il signor Pinkerton, fingendo di dover ripetere il mio nome per ricordarselo. Era rimasto sulla pedana evocata apposta perché ci si appollaiasse per il suo discorso, e lasciava che lo guardassi dal basso. Si dava un sacco di arie perché era purosangue e pro-pronipote di terzo grado (alla lontana) di Alberic Grunnion, ma pareva più che altro il risultato dell'accoppiamento tra un cinghiale e...boh, uno stronzo.
«Il mese scorso sei stato assente una settimana. Che vogliamo fare?»
«Assenza giustificata, capo.» precisai in tono sufficientemente umile «Quelli del San Mungo avevano detto che...»
«Sì, sì, conosco la prassi dell'intossicazione da Doxy. Però se avessi usato le procedure normali per la disinfestazione non sarebbe successo, o sbaglio?»
«Mh, in realtà è una lunga storia...»
«Sì, è sempre una lunga storia con te, Hare. Incredibile, in soli vent'anni di vita hai collezionato più storie di come si chiama, Gilbert Allock...» evitai di correggerlo «...peccato che Gilbert Allock abbia scritto Guida alla Disinfestazione Domestica apposta per evitare che gli idioti vadano a lanciare mattoni contro i Doxy.»
«Era una situazione di emergenza e anche un mattone solo! Capo!» aggiunsi il "capo" alla fine perché mi pareva di essere stato un po' aggressivo. Avrei avuto altro da aggiungere, ma il signor Pinkerton mi batté sul tempo.
«Una settimana di assenza e cinquanta galeoni di risarcimento per la parete che hai devastato insieme al Doxy! Da dove pensi che tiri fuori i soldi, Hare?!»
La risposta ce l'avevo, ma mi sa che non voleva sentirla.
«Hai un bel po' da recuperare, giusto? Be', cominci stasera. Straordinari per tutta la settimana, e c'è già un Molliccio nel bagno che ti aspetta. Porta di che pulire, già che ci sei tiri tutto a lucido e poi glielo metti in conto.»
«Capo, sono un Magonò, non so fare l'incantesimo Anti-Molliccio.»
«Non c'è bisogno che me lo ricordi, Hare. Mi dispiace per i tuoi genitori che non hanno colpa...viene con te Guzzle.»
Si preannunciava una serata perfetta.
















Angolo dell'autrice: benvenuti a questo Halloween special! Spero vi siate divertiti più di Silas e vi rimando a domani per il prossimo capitolo.
Se avete aperto la storia perché siete lettori di
Accio bitch, sappiate che siete i miei stalker preferiti. Se invece siete capitati qui per caso, peggio, ehm, buon per voi! Leggete senza impegno, e se a fine storia sarete curiosi di leggere altre e più folli avventure di Silas, visitate pure la mia long in corso, Accio bitch, servita calda con extra slash!

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Capitolo 2
*** Babbanolandia ***



«Janet! Janet, mi puoi chiamare il Nottetempo?»

Janet si fermò sul marciapiede e con un sospiro trafficò per estrarre la bacchetta da sotto il mantello. Era una mia collega chiatta sulla cinquantina, in genere abbastanza gentile.
«Grazie!» esclamai guardandola tendere la bacchetta verso la strada.
«Buon Halloween, ragazzo.» replicò lei, lanciando un'occhiata compassionevole a me e Guzzle.
«Guzzle lo fa solo per il padrone.» precisò Guzzle, cupo «Guzzle non vuole andare per strade babbane con Silas!»
Gli porsi la sigaretta a cui ero riuscito a dare due miseri tiri e lui la ciucciò con entusiasmo.
«Silas che fuma roba che non vale niente come Silas!» completò, tossicchiando e sputazzando.
Grazie a Merlino stava arrivando il Nottetempo.
Indietreggiammo tutti (tranne Guzzle, che starnazzò quando lo tirai per il retro del sacco) per non farci travolgere dalle ruote che erano montate sul marciapiede.

«Ehilà, Stan!» partii subito per interrompere la tiritera del mezzo di trasporto di emergenza per maghi e streghe in difficoltà eccetera.
«Ehi, Silas!» replicò lui dopo un attimo o due di sconcerto «Noi si lavora anche oggi, eh sì.»
«Già, faccio gli straordinari a Babbanolandia.» spiegai, salendo insieme a Guzzle che continuava a borbottare.
Stan fischiò «Dai, sai cosa abbiamo oggi? La cioccolata calda con spezie e zucca, allo stesso prezzo di quella normale, vero, Ern?» l'autista diede il suo silenzioso assenso «E te la diamo pure in una tazza buffa, poi però me la devi ridare, eh. Madama Palude ha detto che non è male!»
Se ricordavo giusto Madama Palude era l'habitué che vomitava sempre. Avevo qualche dubbio sull'affidabillità delle sue recensioni, e comunque costava sempre troppo quella fottuta cioccolata.
Io e Guzzle eravamo quasi gli unici scemi sul Nottetempo a quell'ora, a parte i pipistrelli vivi che avevano messo come decorazione, tanto per fare più casino durante gli sballottamenti.
Si capisce che ero piuttosto irritato?

La situazione non migliorò una volta scesi.
Era una strada Babbana in mezzo a due file di condominii dalle porte verde bottiglia, ed era piena di piccoli Babbani bradi. Penzolavano loro addosso cenci flosci dai colori vivaci che avrebbero dovuto trasformarli in mostriciattoli. Le streghe somigliavano un po' a mia nonna in abito da cerimonia, ma non c'era nessuna maschera di gomma più brutta della faccia di Guzzle.
In effetti facevamo un figurone: diversi marmocchi ci fissavano e bisbigliavano sonoramente tra loro. Gli feci un "Buu" e strillarono come Mandragole fresche.
Divertente, ma non pensavo di essere così spaventoso con addosso la tuta della Pinkerton.
Mi persi un po', del resto Guzzle non era di nessun aiuto quando si trattava di interpretare i numeri sulle porte, ma alla fine arrivai al campanello giusto.
Purtroppo il codazzo di mocciosi che ci era venuto dietro decise chissà perché di raggrupparsi alle nostre spalle. Li sentii trattenere tutti insieme il respiro mentre suonavo.
«Dolcetto o scherzetto!» urlarono una ventina di voci infantili.
Io avevo detto contemporaneamente "Buonasera, siamo della Pinkerton Magiche Pulizie" ma potevo contarci che si era sentito.
«A Guzzle non piace piccola feccia Babbana!» gemette Guzzle con le mani ad accartocciare le grosse orecchie.
La ragazza oltre la porta rimase a occhi sbarrati, ma ebbe comunque la forza di tendere un'insalatiera piena di caramelle su cui i bambini si gettarono rapaci.
Io rimediai una gomitata negli stinchi, e per poco una bambina non travolse Guzzle spalmandolo sullo zerbino.
«Pinkerton Magiche Pulizie!» gridai al di sopra del frastuono «Per quel problema del bagno!»
«Entrate!» gridò di rimando la ragazza, tirò via l'insalatiera (io mi presi un'unghiata da una manina volante) e si fece da parte, una mano sulla porta, il giusto per farci sgusciare dentro.

Fiù. La porta si richiuse, il silenzio ricadde e io ero riuscito a sgraffignare un lecca lecca. Lo nascosi in tasca per dopo.
«Quello è un elfo domestico vero?» chiese la ragazza, dopo aver squadrato Guzzle scettica «E tu non sei un po' giovane?» cavolo, le mancavano da criticare solo secchio, straccio, spugna e Solvente Magico di Nonna Acetonella. Lei non pareva molto più grande di me, comunque. Era una tipa alta e rotondetta in jeans e maglioncino peloso teso sulle tettone. «Il bagno è in fondo a destra! Dai, ché mi devi togliere il Molliccio prima che arrivi il mio ragazzo!»
«E non può toglierlo il tuo ragazzo quando arriva?» obiettai. Mentre parlavo stavo comunque andando in direzione del bagno, eh, non è che stessi facendo il culopeso.
«Il mio ragazzo è un Babbano! Qualcosa in contrario?» replicò lei, bellicosa.
Alzai le spalle. Avrei aggiunto un "chissenefrega", ma se quella diceva al capo che ero maleducato era la volta buona che mi licenziavano.
«E non puoi toglierlo tu?»
«No, ho paura, e poi a Difesa contro le Arti Oscure non ce l'hanno mai spiegato! È un casino questa cosa che cambia il prof ogni anno! Silente dovrebbe fare qualcosa, non ti pare?»
Mi seguì per tutto il corridoio (breve) fino al cesso, rimanendo dietro di me con le braccia conserte. Quando mi accostai alla porta indietreggiò un altro po'.
«Guarda che il mio Molliccio non fa tanta paura.» la rassicurai «Be', quello di Guzzle in effetti non lo so, ma probabilmente è una bottiglia di Burrobirra vuota. Amico, sei pronto, sì?»
Guzzle tirò su col naso, astioso.
Lo presi per un sì e aprii la porta.














Angolo dell'autrice: in questo capitolo emerge l'importanza della continuità nella didattica, ma non è che fosse colpa di Silente, alla fine. Quale sarà l'aspetto della creatura al di là della porta? Lo scoprirete domani, nel prossimo spaventoso capitolo! Seguite e lasciate pure una spaventosa recensione!


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Capitolo 3
*** Il Molliccio ***



Un barbagianni voltò la testa praticamente a centottanta gradi per fissarmi.

Era appollaiato sul water e aveva una lettera nel becco.
Senza staccarmi gli occhietti neri di dosso, aprì le ali e spiccò il volo incontro alla porta.

La ragazza dietro di me mi assordò con uno strillo, io feci un salto, Guzzle scappò, il barbagianni mi fece cadere la lettera in testa e sparì oltre il corridoio.
«Nooooooo!» riattaccò a urlare la ragazza «Guarda cosa hai fatto! Dov'è andato adesso?!»
«Be', un pezzo è sempre qui.» osservai debolmente, scuotendo la lettera. Parlavo piano perché ancora non mi ero ripreso del tutto, non dal barbagianni, ma dalle strilla di quella scema. Sarebbe diventata il mio nuovo Molliccio, poco ma sicuro.
«L'elfo domestico, ma dove è andatooo!» ululò di nuovo lei, le mani ai lati della faccia come nelle migliori rappresentazioni dell'angoscia «Ma che razza di servizio è?! Non potevano mandarmi due normali?»
«Senti, è colpa tua se quel coso è scappato!» sbottai, lanciando la lettera dall'altra parte della stanza. Rimbalzò sulla parete e cadde dritta nel water, wow, goal! Se avessi preso la mira apposta non mi sarebbe mai riuscito «Il Molliccio, dico, non l'elfo! Ma anche l'elfo, in realtà! Potevi lasciarci lavorare invece che fare gli assoli delle Sorelle Stravagarie!»
«Ero colta di sorpresa!» replicò lei con voce stridula, le guance paffute rosse di indignazione «Voi invece dovreste essere abituati! Non dovrebbero far fare queste cose ai ragazzini!»
«Giusto, infatti me ne sarei stato volentieri a casa a ciucciare caramelle invece di venire qui a pulirti il cesso, ma si dà il caso che sia il mio unico lavoro, quindi...» ecco, in un certo senso fu una fortuna che in quel momento suonasse il campanello.
Una fortuna in senso relativo, ovvio.
La ragazza da rossa sbiancò e corse in salotto, esalando il solito «Nooo!»
Io andai a tirar giù lo sciaquone, tanto per sicurezza.
La lettera di Hogwarts si era già mezza sciolta e andò giù bene. Sapevo già cosa c'era scritto, per cui non mi perdevo nulla. Nella realtà non avevo mai ricevuto niente del genere e di sicuro non l'avrei ricevuta in futuro, ma lo stesso la prima volta ci ero cascato. Diceva che ero un mago, ma evidentemente un incapace visto che a undici anni non avevo combinato niente. La mia peggiore paura era anche la più verde speranza dei miei genitori, ovvero che non fossi un Magonò (cosa per cui si incolpavano loro) ma semplicemente un fallito (per colpa mia).
La lettera era stata un sogno finché ero ragazzino, passato il tempo massimo era diventata un incubo.

«Tesoro, un momento!» gridò la ragazza, supposi non dicesse a me e nemmeno a Guzzle. Uscii dal bagno e andai a cercare quest'ultimo nella stanza più vicina, la camera da letto.
Trovai Guzzle nascosto sotto lo zoo di peluche disseminato sulla trapunta, si notava subito perché non era color pastello. Si notava anche il signor Pinkerton, in piedi accanto al letto con un grugno feroce. Fu il mio turno di cacciare un urlo.
«Dove siete? È lì?» esclamò col panico nella voce la ragazza, arrivando come una furia dal corridoio e puntando la bacchetta a caso. I peluche volarono via dal letto lasciando Guzzle scoperto, la lampada sul comodino si rovesciò, la scatola di fazzoletti schizzò da una parte e la spazzola dall'altra, sfiorando il Molliccio Pinkerton e centrando me.
«No no no noo, Impedimenta, Impedimenta!» strillò la ragazza una volta inquadrato il ceffo panciuto vicino al suo letto. Qualche incantesimo lo mandò anche a segno, ma il signor Pinkerton sembrò solo un attimino confuso. Anch'io ero confuso, mi massaggiavo la testa "spazzolata" e cercavo di stare basso per evitare i lampi di magia.

Il campanello suonò a ripetizione.

«Non fatelo uscire da qui!» ordinò la ragazza con voce stridula, e con un gesto della bacchetta sbatté la porta della camera. Sentii un «Colloportus!» soffocato a conferma che ci aveva chiusi dentro.
Un elfo domestico, un Magonò e un Molliccio con la faccia del capo.
Buon Halloween, bastardi!












Angolo dell'autrice: capitolo pieno di Mollicci, ma è nel prossimo che inizia il vero Molliccio party! Se la caveranno Guzzle e Silas? Scopritelo domani!

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Capitolo 4
*** Pigiama party ***



Ora che eravamo tutti rinchiusi in una cameretta color pastello piena di peluche avevamo tempo di conoscerci meglio, così mi accorsi che il signor Molliccio Pinkerton aveva un cencio rosa in mano.
A guardar bene era un vestitino, c'erano su dei fronzoli tipo merletto.
Finora non ero stato proprio sicurissimo che non si trattasse del vero signor Pinkerton, Materializzatosi apposta per licenziarci, ma il fatto che si limitasse e tendere il vestitino verso Guzzle senza sbraitarmi contro lo tradiva.
A proposito di Guzzle, lui era sempre accovacciato sul letto, faccia in giù, l'altra estremità su.
Forse pensava che il Molliccio sparisse non guardandolo.
Mi spostai cautamente da dietro la nicchia dell'armadio guardaroba dove mi ero riparato.
«Guzzle, sarebbe ora che facessi quell'incantesimo, sai.» suggerii sommessamente «Coraggio, amico, è facile, lo so persino io: Riddikulus
«Guzzle non sa come si fa!» piagnucolò lui, mentre il signor Pinkerton digrignava i denti e sventolava il vestitino «Guzzle non usa incantesimi! Guzzle è un bravo elfo domestico, non fa cose di maghi!»
«Ma cazzo,» presi la spazzola da terra e la tirai dritta in testa al Molliccio Pinkerton, che strabuzzò gli occhi e si girò verso di me, il collo un po' troppo mobile «avevi detto "portati Guzzle", oh, lui sì che sa usare la magia, invece volevi solo che mi ammazzassi, infame bastardo!» ok, non era il vero signor Pinkerton, ma non capitava tutti i giorni la possibilità di dirne quattro al capo.
Avrei avuto ancora qualche insulto da buttare, ma il Molliccio aveva già cominciato a confondersi: i capelli sbiadirono e diventarono biondo-arancio, la sclera degli occhi affogò nel nero e per finire iniziò a riempirsi di piume.
Guzzle ne approfittò per saltar giù dal letto e dare la scalata al termosifone nel tentativo di raggiungere la finestra.
«Ehi, dove pensi di andare!» sbottai, correndo ad afferrarlo per la collottola «Ora cerchiamo di uscirne insieme, altrimenti ti ci spedisco io fuori dalla finestra, e giuro che arrivi fino in Galles senza scopa! Che fai di solito contro i Mollicci?»
«No, no, padrone, no vestiti!» stridette Guzzle, fissando il Molliccio con gli occhi più a palla del solito. Non so come facesse a riconoscere ancora il signor Pinkerton, ora sembrava più che altro una di quei tristi personaggi che pubblicizzano le crocchette di pollo fuori dai fast-food babbani.
Il vestitino tra le sue mani (zampe) era diventato color pergamena con il sigillo di Hogwarts a mo' di fiocco.
«Guzzle, concentrati, quello non è il capo. Se lo buttiamo nel water va bene?»
«Silas non butta nel water il padrone!»
«'Fanculo, hai ragione, come facciamo a farcelo entrare tutto? Idea!»
Mollai Guzzle e mi allungai sul letto. Presi un cuscino e una pecora di peluche che tirai addosso al Molliccio, saltellandogli sempre più vicino.
«Ehi, aletta piccante, tocca a me! Sbrigati a trasformarti! Crepo di paura!»
CRAC!
Il barbagianni spiccò il volo, facendo dondolare pericolosamente il lampadario con un colpo d'ali.
Lanciai il cuscino a Guzzle, con un po' troppa veemenza: la forza dell'impatto lo spostò contro la parete.
«Vai Guzzle, togli la federa! Ci mettiamo un'imbottitura nuova!»
«Il Molliccio di Silas è stupido come Silas!» gemette Guzzle, però, benedetto Merlino, mi diede retta.
Avevo già sbottonato l'estremità della federa, e mentre Guzzle sfilava il cuscino il Molliccio mi inseguiva attraverso tutta la stanza, sbattendo contro lampadario, armadio e pareti, cercando di consegnarmi la maledetta lettera.
Io saltavo avanti e indietro sul letto, calpestavo peluche e gli lanciavo contro quel che trovavo in giro, libri, vestiti, reggiseni. Feci centro solo col bottiglione del Solvente Magico. Grazie, Nonna Acetonella!
Il barbagianni stramazzò.
«Foderalo, Guzzle! Ora!» esclamai, entusiasta a dir poco.
Guzzle aveva finito di svuotare la federa e la fece addirittura volare, acchiappando il Molliccio prima che toccasse terra.
Il cuscino imbottito di Molliccio rimase a mezz'aria per un attimo, contorcendosi. L'estremità della federa si annodò, l'interno aveva già perso forma, sembrava un fluido molto irrequieto. Riprese a cadere.
Io ero già pronto con il secchio.
La serratura della camera scattò e la porta si aprì...












Angolo dell'autrice: in questo capitolo abbiamo imparato l'importanza del lavoro di squadra e del saper imbottire le federe. Quale sarà la lezione di domani? Cosa apparirà dietro la porta? Meno un giorno a Halloween e al prossimo (e ultimo) capitolo!

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Capitolo 5
*** Dolcetto ***



SBAM!

Calai il secchio rovesciato sulla federa e mi ci buttai sopra.

Sulla cornice della porta, ora aperta, la ragazza di prima e il suo fidanzato ammirarono lo spettacolo.

Io ero sdraiato sopra il secchio, Guzzle era in un angolo con le braccia ancora alzate e la stanza era un casino. Il letto era sfatto e c'erano le impronte delle mie suole, peluche e reggiseni dispersi ai quattro angoli della stanza e...per farla breve, era un casino.

Con uno sforzo cambiai posizione e mi sedetti sopra il secchio, cercando di fare il disinvolto (il Molliccio ancora si dimenava).
«A-ehm, quel problema idraulico l'abbiamo risolto.» conclusi, guardando la ragazza e stiracchiando un sorriso professionale.
«La disinfestazione, vuoi dire.» mi corresse con un filo di voce lei, accennando col capo al ragazzo e producendosi in una serie di contorsioni facciali di cui non capii il senso.
«Sì sì, disinfestazione. Dicevo "idraulico" per via dei ratti usciti fuori dal water.» replicai con prontezza invidiabile, ignorando il bussare sotto il culo «Lo metteremo in conto e ti manderemo la ricevuta a cas...» 
Avevo appena sgamato il perché il ragazzo di lei fosse rimasto zitto. Pensavo fosse scioccato da me, dalla stanza o da Guzzle, ma in realtà era scioccato solo da me.
Si dà il caso che un mesetto prima mi avesse aiutato ad attaccare i fili della televisione al posto giusto, questo dopo che ci eravamo messi i fili addosso a vicenda, non so se mi spiego.
Lo avevo lasciato fare perché ero curioso di veder funzionare 'sta tv, ma era stata una delusione: i Babbani lì dentro chiacchieravano per conto loro e non ti si filavano di striscio. All'inizio pensavo fossero solo un po' stronzi, poi avevo capito che non sentivano proprio.
Comunque la tv funzionava ancora, con quel tipo invece era durata un'ora scarsa, compresa l'assistenza tecnica e il mio invito a tornarsene a casa sua invece di mettersi a riordinare pure il frigo. Si era persino incazzato.
«...a.» conclusi.
«Il conto lo manderò al mio ex!» proclamò la ragazza «Lo so che è stato lui a mettermi il...ehm, i topi in casa! Ma voglio comunque uno sconto e dì al tuo collega di non toccare i miei peluche!»
Guzzle lasciò andare l'orsetto con un verso di sorpresa. Cercava sempre di intascarsi qualcosa.
«Carino che vi siete mascherati,» aprì bocca il ragazzo (no, non lo sapevo come si chiamava) «cos'è che siete, i Ghostbusters? Oddio!»
Mi ero alzato dal secchio e stavo prendendo a cazzotti la federa perché smettesse di agitarsi.
«Pensavo li raccoglieste già morti, i topi!»
«Nah, poi li vendiamo al Serraglio Stregato.» lo rassicurai «Che non è davvero stregato. È solo un nome.» aggiunsi in fretta, ma la ragazza mi fulminò lo stesso con lo sguardo. Ecco perché non frequentavo Babbani a lungo termine.
Pigiai per bene il Molliccio intontito nel secchio e ci misi sopra la bottiglia di Solvente «Be', noi togliamo il disturbo!»
Guzzle mi seguì lungo il corridoio, così in fretta che temetti si fosse fregato qualcos'altro. In realtà mi seguì anche il ragazzo, dicendo ad alta voce «Aspetta, cos'è la storia che ci sono ratti nel water?» mentre a bassa voce diceva «Com'è che non hai più chiamato?»
«Perché non ho il telefono.» risposi (era vero).
«Lo tieni staccato, per forza non ti funziona! Non ci credo che non l'hai ancora messo a posto! Ma come fai a vivere?!»
«Senti, vai a fare l'arredatore d'interni con la tua ragazza, che poi al momento ne ha pure bisogno!»
Io non mi stavo tanto preoccupando di tenere bassa la voce, infatti il codardo si guardò alle spalle furtivo. Devo ammettere che non era un codardo inguardabile, gli davo dei punti. Ed ero un tantino lusingato che mi volesse rivedere, voglio dire, non è che io sia una bellezza alla Gilderoy Allock. Però diciamo che qualche cavo giusto lo so mettere, modestia a parte.
«Ma stasera sul tardi ti trovo?» chiese lui a voce ancora più bassa.
Wow! Può essere che per Silas Hare, dopo tanto scherzetto, fosse arrivato il dolcetto, finalmente?
«Nah, lascia stare, non voglio problemi.» certo che sono scemo, a volte. Però sono anche saggio: meglio non rischiare con le fidanzate streghe. Inoltre, anche se lei non mi era simpatica, mi pareva abbastanza squallido rimorchiarle il ragazzo davanti al cesso.
Il codardo si zittì all'istante appena la ragazza ci raggiunse, il peluche salvato da Guzzle sottobraccio.
«Ma non ci sono più ratti nel water, giusto?» chiese lei in tono retorico, lanciandomi un'occhiata sospettosa. Lanciò un'occhiata sospettosa anche dentro il bagno. La porta era rimasta aperta.
Guardai anch'io, e vorrei non averlo fatto.
Uno sbuffo di fumo si levò dal water, si addensò e cominciò a prendere una forma fantasmagorica...
«Cos'è quella roba?» chiese il ragazzo, sconcertato, facendo un passo avanti.
Il fantasma prese i lineamenti della sua dolce fidanzata e gli urlò in faccia: «Sei una PUTTANA!»
Clac. Ero balzato avanti e avevo chiuso il coperchio del water.
Guzzle trotterellò con tutta calma a tirare lo sciacquone. Evidentemente un solo scarico non bastava.
«Che significa?» chiese la ragazza gelida, per fortuna non a me ma al fidanzato impietrito. Notai che lei aveva già la mano sulla tasca, dove immagino tenesse la bacchetta.
«Grazie e arrivederci!» borbottai io, e insieme a Guzzle mi precipitai senza perdere altro tempo alla porta.
Non ci volò nessun incantesimo sopra la testa, anche se Guzzle, mi accorsi dopo, aveva rubato una manciata di dolci prima di uscire. Gli diedi una sigaretta per convincerlo a dividere e ci sedemmo alla fermata dell'autobus babbano, a scartare caramelle in silenzio.
Mi rigirai in bocca il lecca lecca che avevo preso all'inizio. Buono.
Tutto sommato la serata non era stata un completo disastro.







 
Fine











Angolo dell'autrice: Halloween è arrivato e la storia finisce qui. Se volete lanciarmi contro delle zucche scegliete quelle piccole! Se invece volete leggere un'altra storia più seria con Silas, c'è sempre Accio bitch che vi aspetta. Se già la seguivate...continuate così! Spero che questo racconto di Mollicci nel water vi abbia divertito almeno un po' e che passiate una splendida giornata, con o senza festa! Alla prossima!

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