Time

di Yuxu
(/viewuser.php?uid=950001)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presente. ***
Capitolo 2: *** Incontro ***
Capitolo 3: *** Muro ***
Capitolo 4: *** Apertura ***
Capitolo 5: *** Junior ***
Capitolo 6: *** Capsule Corporation ***
Capitolo 7: *** Junior ***
Capitolo 8: *** La vita in casa ***
Capitolo 9: *** Junior ***
Capitolo 10: *** Esplosione ***
Capitolo 11: *** Junior ***
Capitolo 12: *** Improvviso ***
Capitolo 13: *** L'alieno ***
Capitolo 14: *** Junior ***
Capitolo 15: *** Andare via ***
Capitolo 16: *** Junior ***
Capitolo 17: *** Primo incontro ***
Capitolo 18: *** Palla avvelenata ***
Capitolo 19: *** Junior: Ritorno provvisorio ***
Capitolo 20: *** Botta ***
Capitolo 21: *** Junior: patti chiari ***
Capitolo 22: *** Colpito ***
Capitolo 23: *** Junior: L'impronta dell'avvenire ***
Capitolo 24: *** Senza paura ***
Capitolo 25: *** Junior: l'assenza ***
Capitolo 26: *** Ritorno ***
Capitolo 27: *** Abbaglio ***
Capitolo 28: *** Senso di colpa ***
Capitolo 29: *** No prologue ***



Capitolo 1
*** Presente. ***


Era una di quelle solite mattine di Novembre. Prive di impeto con quelle nuvole grigie tanto vicine da poterle toccare e mescolare con le mani. Era la solita routine, sveglia penetrante, colazione calorica e telegiornale senza sonoro, denti, trucco vestiti e corsetta ritardataria da chi si sveglia lentamente pensando di avere tutto il tempo del mondo e poi si accorge di avere solo qualche secondo scandito dai numeretti dell'orologio dello schermo del cellulare. Il mio era già entrato in funzione non appena avevo varcato la soglia di casa quando, per svegliarmi, avevo selezionato la playlist Marylin Manson. Un motivo in più per andare a scuola. La musica. La musica era sempre stato l'appiglio per i momenti di sfogo, di noia, di preoccupazione, pertanto, non avevo tardato a scoprire le mie doti canori discretamente idonee all'udito delle persone. Scesa dall'autobus mi apprestai a prepararmi all'incredibile dose di rimproveri che avrebbe esercitato su di me la professoressa che mi avrebbe visto entrare dalla porta della classe in modo pateticamente silenzioso di fronte a venti paia di occhi interessati al suono della vecchia maniglia scricchiolante. Quel giorno però qualcosa nei miei nervi mi aveva detto di aspettare, che cosa non sapevo. Mi fermai in mezzo al vialetto che avrebbe portato al cancello d'ingresso e cominciai ad osservare: ragazzi che avevano sicuramente già scelto la sera prima di marinare la scuola e che sfacciatamente si rollavano la sigaretta davanti alle macchine dei professori, come per beffarli. Ragazzi matidi di sudore per la troppa corsa che, tristi, si trovavano impotenti di fronte all'avversario Tempo che li avrebbe indiscutibilmente tenuti fuori dalla scuola fino all'ora successiva. Eppure qualcosa in quella scena così quotidiana e per nulla nuova, mi metteva a disagio. Non erano le dense nubi di novembre. Non era il fumo di spinelli della mattina delle 08:20. Ebbi l'impulso di chiudere gli occhi e concentrarmi sul ritornello della canzone che stavo ascoltando. Un'ultima battuta a levare di batteria e la canzone sarebbe terminata. Mi ero immersa nelle note. Così tanto che non mi accorsi che, a qualche metro di distanza, il cortile della mia scuola stava per diventare il letto della struttura che stava per cadere sopra di esso. Vidi la scena come se fossi stata all'interno di un Backstage. La struttura cadde davanti a me. Finestre, tegole, scale antincendio, tubi per i climatizzatori, stavano crollando inesorabilmente davanti ai miei occhi ancora intontiti. Le pietre,i mattoni e il vetro si trasportavano con se una vasta nube di polvere. Polvere che, avvertii un attimo dopo, stava per procedere verso di me. I ragazzi che prima avevo visto scherzare e fumare ora stavano urlando verso il cielo. Strano, verso il cielo. Alzai gli occhi: capì cosa stava realmente accadendo e finalmente mi svegliai. Sopra di me tante grosse strutture volanti stavano gettando dietro la loro scia grosse bombe cariche di morte e distruzione, la stessa che in quel momento avevano appena lanciato sulla mia scuola. Cominciai anche io a correre, a urlare. Non mi ero neppure resa ancora conto del fatto che fossero appena stati uccisi i miei amici, i miei compagni, i miei professori. Non sapevo se piangere o urlare. Era già troppo lo sgomento. Inciampai e caddi, un dolore lancinante allo sterno mi fece capire che forse mi ero rotta una costola o due. Piansi, cominciai ad avvertire il dolore pungente. Non sarei riuscita ad alzarmi, non in quella situazione e in quelle condizioni così decisi di strisciare accanto a una macchina per proteggermi. Il traffico accanto a me era caotico; le macchine sbattevano l'una contro l'altra, altre si ribaltavano e altre andarono a fuoco. Cominciai a pensare che fosse realmente questa la fine del mondo a cui non avevo mai creduto. A cui non avevo mai creduto fino ad allora. Provai ad allontanarmi ma qualcosa strinse in una morsa il mio tallone, e mi costrinse a girarmi e vedere la struttura massiccia e meccanica che si ergeva su di me. Il cervello poteva farci dei brutti scherzi qualche volta. Ma a me no. Sapevo che in quel momento ero troppo lucida per pensare che la struttura meccanica davanti a me fosse un mostro. Un mostro dalle sembianze quasi umane, rivestito di squarci neri come l'oscurità, e privo di volto. La figura Nera mi afferrò il collo con i suoi artigli, più dolorosi che veri e avvicinò quello che doveva essere il suo volto, al mio. "Cadi". Era tutto così irreale. Così tanto che appena vidi il nero improvviso calare davanti ai miei occhi pensai che fosse tutto un sogno. Ma proprio da quel sogno, non riuscivo a svegliarmi, se non a calare drasticamente in un vortice di sonno e stanchezza improvvisa.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Incontro ***


Ero ancora dentro il nulla. Non era facile capire il perché di quella situazione. Mi trovavo in quello che sembrava essere un limbo fra la morte e la vita e per assurdo, pensavo proprio di aver finito la mia, a 19 anni. Fluttuavo ed ero conscia del fatto che lo fossi. Sembravo essere preda di una qualche droga stramba che riusciva col suo potere chimico a cambiare radicalmente il modo di percepire gli odori, le luci, i suoni. Non si udiva niente. Non avvertivo niente. Non c'era dolore. Ad un tratto mi sentii infastidita da qualcosa che baluginava su di me. Una Luce che in pochi attimi, mi tramortì con la sua accecante forza. Ero nata? Ero viva? Ero morta? Nessuno sapeva darmi risposta. Gli occhi, la testa e l'intero corpo mi facevano male. Mi sentivo legata da strette corde invisibili. Riuscì, in quello che mi sembrava essere un'eternità, ad aprire le palpebre e una luce azzurra mi investì le pupille. Il cielo. Ero distesa con la faccia rivolta verso un cielo stranamente azzurro e pieno di vita e privo di nuvole. Pensai quasi fosse una stanza data la densità del colore. Provai a roteare da un lato il collo; riprovai malgrado il dolore così tante volte che alla fine riuscì a scorgere il pavimento su cui ero sdraiata supina con le braccia e le gambe divaricate. Stavo su quello che sembrava uno sconfinato pavimento candido. Era davvero questa la forma del Paradiso? Strizzando gli occhi riuscì a scorgere una casa. No,non una casa. Un tempio. Con un ampia cupola viola poggiante su una struttura bianca. C'erano degli obelischi e delle colonne che davano all'insieme un certo gusto orientale. La mia contemplazione fu interrotta da una nuova esplosione di dolore alla base della testa. Non potevo rimanere ancora un minuto in quella condizione. Dove ero finita? La mia scuola? i miei amici? La mia famiglia? Il mostro senza volto? Decisa a ricevere risposta da qualcuno cercai di alzarmi; se doveva esserci un tempio, qualcuno doveva pur abitarlo. Malgrado il dolore riuscì ad alzarmi e vedere che effettivamente il vasto pavimento bianco aveva un confine. Solo che oltre non vi era che l'azzurro del cielo. Cominciai ad avere paura ma questo non fermò la mia sete di risposte. Provai a fare qualche passo, il dolore alle ginocchia, alla testa e alle spalle mi faceva barcollare e zoppicare e malgrado ciò continuai a seguire il percorso verso il tempio, che sembrava non avvicinarsi mai. Le palpebre si aprivano a intermittenza, permettendo solo a piccoli spiragli di luce di accedervi. Non so come, non so quando, arrivai a qualche metro dalla porta. Mi appoggiai a uno degli obelischi dorati e presi fiato. Ero sfinita. Provai a salire i pochi gradini che mi avrebbero avvicinato all'ingresso del tempio quando ad un tratto una delle sue ante si aprì rivelando una mano umana. Solo che quello che riuscì a vedere dopo non lo era affatto più. Il petto ampio, le spalle larghe e le gambe lunghissime che ora avevo davanti a me non appartenevano a un uomo o ad una persona in generale. Sembrava avesse le sembianze di un uomo ma in miei occhi stanchi, ero sicura, mi stavano giocando un brutto scherzo. La pelle verde gli brillava, quasi avvolta da una sottile patina di sudore. Alzai la testa, provai a cercare gli occhi che subito incontrarono i miei. L'oscurità di questi mi fecero venire le vertigini. Non sapevo ancora cosa stavo guardando ma qualcosa di vivo era davanti a me. E non era una persona normale. Riuscii a dire solo "aiutami" prima di cadere a terra ingoiata di nuovo dall'oscurita. Sognai la mia casa, la mia famiglia. La mamma che preparava il pranzo di Natale con la mia zia preferita. Mio padre che leggeva il giornale. Io, che fra una portata e l'altra buttavo occhiate ai regali sotto l'albero per poter indovinare fino all'ultimo cosa mai ci fosse contenuto in quei pacchi colorati. Era tutto felice. Come ogni cosa normale. Naturalmente mi svegliai. Non era Natale, non c'era alcuna casa, e nessuna famiglia. C'eravamo io, il mio corpo inerte poggiato su quello che doveva essere un divano viola e due facce che mi guardavano. Sicuramente non mi crederete quando vi dirò che pensavo essere vittima di uno scherzo, quindi mi limiterò a descrivere. Uno di dei due, oltre ad avere la pelle verde, era un uomo sull'ottantina. Due orecchie a punta gli sbucavano ai lati della testa e i suoi profondi occhi neri mi osservavano con dolcezza paterna. Si. Era verde. Proprio così. Andai avanti pensando fosse uno scherzo. L'altro umanoIde -sorvolo su questo punto- era un ometto paffuto con una faccetta simile a quella che si crea sui biscotti a forma di pupazzo. Non aveva un naso, aveva una bocca rosa che andava da un punto all'altro della faccia e due grandi occhi neri spiritati. Se uno aveva la stranezza di avere la pelle verde, lui non era da meno, perché l'aveva nera come l'ebano. Spaventata mi Alzai scatenando ancora l'ormai familiare dolore alla base della testa. << non muoverti! Devi riposare!>> il vecchio provò a raggiungere la mia spalla con la mano prima che io mi allontanassi velocemente. Ansimante chiesi <> e quasi mi scappò di chiedere come mi chiamassi tanto era stato traumatico tutto quello che avevo visto nei pochi secondi dal mio risveglio. << io sono il Supremo>> disse con una solenne calma che quasi mi calmò nell'animo. Girandosi verso l'ometto paffuto disse << e lui è il mio fedele amico e servitore Popo. Sei nel mio palazzo. Dove io controllo e governo il pianeta Terra. Tu da quale pianeta vieni? Come ti chiami?>> certo, non era cosa da tutti i giorni quella da sentirsi chiede da che pianeta venissi ma continuai a pensare che tutto fosse un semplice scherzo e che qualcuno da li a qualche minuto sarebbe spuntato ridendo tenendo delle telecamere e i tizi davanti a me si sarebbero poi tolti le maschere. Provai a mettermi seduta. Osservai la pelle raggrinzita del vecchio color erba fresca. Wow! Avevano fatto proprio un bel lavoro col trucco pensai! << Io vengo dal Pianeta Terra proprio come voi. Non so perché sono qui e vorrei tanto sapere perché ci sono capitata. Per favore, se questo è uno scherzo smettetela, voglio tornare a casa mia>> i due ad un tratto si pietrificarono e si guardarono negli occhi. Poi tornarono di nuovo a guardarmi con aria perplessa << beh, vorremmo saperlo in realtà anche noi se questo è uno scherzo visto che anche tu sei sbucata dal nulla in mezzo alle nuvole in un posto così inaccessibile ai Normali umani>> continuavano a prendermi in giro e cominciai ad irritarmi <> mi misi ad urlare certa che non ci fosse altra spiegazione. Mi Alzai stavolta tenendo le gambe salde al pavimento << adesso basta. Me ne vado. Spero vi abbiano pagato bene>> li liquidai così è cominciai a camminare a passo svelto per la piazza bianca che avevo davanti a me decisa a raggiungere il confine azzurro. mi accorsi che non era finzione. Mi accorsi che tutto ciò in cui avevo creduto si era sgretolato lasciando solo una paura che mi aveva totalmente tolto il respiro. Oltre il pavimento, oltre il confine di quel pavimento non vi era nient'altro che il nulla. Rischiai di cadere nel vuoto tra le nuvole e mi ritirai all'indietro. Lo slancio mi fece cadere a terra. Mi vennero incontro correndo i due tizi strambi che ora quasi comprendevo non essere mascherati << Ei!! Saresti potuta cadere! Se non sai volare potresti cadere rovinosamente>> che perspicacia. Era una cosa da umano effettivamente volare!! Li guardai con intensità. Rimasi in silenzio a contemplare e mi lasciai andare alla verità. Due alieni stavano proprio davanti a me ed entrambi in quel momento mi porgevano la mano per aiutarmi a rialzarmi. Avevo paura a toccarli ma con un po' di coraggio appoggiai la mia mano a quella del vecchio che saldamente rispose alla presa e mi fece alzare con una lieve strattonata. La sua mano era calda, raggrinzita per le rughe, con cinque paia di lunghe unghie bianche. Quando mi Alzai notai che era molto più alto del normale. Misurava più di due metri. Lo guardai ormai non più spaventata. << dove siamo? Dove mi trovo? Perché sono qua? >> << siamo su un piano della Terra che non è riconosciuto a nessuno. A nessuno qui è possibile accedervi se non a "particolari" persone>> sulla parola "particolare" fece un sorrisetto che mi mostrò i suoi lunghi canini. << so che il nostro aspetto ti ha traumatizzato>> continuò << ma puoi stare tranquilla. Ti aiuteremo a venire a capo delle tue domande>> si rivolse all'ometto paffuto e gli disse << chiameremo Goku e vedremo se le potranno dare un alloggio in cui stare >> un alloggio? Io? Per quanto sarei dovuta restare? A casa di estranei? << non ci siamo capiti! Io devo tornare subito a casa! La mia famiglia è in mezzo a una guerra aperta! Con degli alieni!!>> presi più coscienza dj quello che stava accadendo. La mia famiglia, la mia città aveva bisogno di aiuto << mi hanno attaccato delle cose. Degli alieni >> mi chiesero che aspetto avessero e li descrissi con particolari minuziosi. Si guardarono perplessi. Capii che ne sapevano tanto quanto me. Mi fecero strada verso il palazzo e mi fecero sedere ad un tavolo rotondo e mi portarono acqua e frutta. Non ingerì niente. Non avevo fame. Sembrava tutto così candido e sereno su quella piattaforma. Su quel gazebo dove ora ero seduta. Tutto il contrario di quello che avevo dentro, che invece era un impasto buio e tenebroso. Ero ansiosa. Dopo qualche minuto -non seppi ben dire quanto- quello che doveva essere il Supremo mi disse che sarebbe venuto un ragazzo che mi avrebbe portato a casa sua e che la sua famiglia mi avrebbe accolto. Pensai che sarebbe stato impossibile scendere da li! In quale altro modo? Dopo qualche secondo spuntò davanti ai miei occhi increduli, dove prima non c'era niente se non l'aria, come un opera di magia, un ragazzo dai lunghi capelli dritti ed elettrici che si girò verso di me mostrando il fisico robusto e incredibilmente muscoloso che subito si avvicinò accanto a me e mi fece sentire piccolissima data la sua mole alta e imponente. Sembrava avere quasi venticinque anni. << Ei ciao!! Come ti chiami? Io sono Goku! Sei tu l'aliena che è spuntata qua a Palazzo?>> mi Alzai e gli urlai in faccia << non sono un'aliena! Sono una terrestre proprio come te!>> lui si grattò la nuca con il dito << oh perdonami ma non è una cosa da tutti I giorni spuntare in posti dove non sei mai stato. Certo, io dopo pranzo spunto sempre fuori sul prato perché mia moglie Chichi mi trascina per l'orecchio fuori casa se no non smetto più di mangiare...>> continuava a parlare e ridere e dire qualcosa su combattimenti e allenamenti ma non capì poiché parlava molto velocemente. Decidemmo dopo diversi tentativi di raggiungere quella che di lì a poco avrei chiamato non so per quanto tempo, casa. Mi dissero che avrei dovuto solamente tenere per mano il ragazzo muscoloso e che di lì a poco avremmo raggiunto la destinazione. Io continuavo a crederli pazzi ma per Come mi sentivo dentro, mi lasciai andare semplicemente al destino. Goku avvicinò l'indice e il medio alla fronte e per qualche secondo lo vidi ragionare su qualcosa ad occhi chiusi. Non seppi spiegare come e non chiesi neppure il perché, l'immagine del Supremo e del suo compagno Popo svanì davanti a me per tramutarsi immediatamente in un grande campo verde simile ad una foresta fresca d'estate con ruscelli e laghi. Il calore del sole mi destabilizzò e cominciai a sentire l'erba morbida sotto le scarpe logore e rotte. Mi appoggiai al corpo statuario del ragazzo accanto a me << immagino sia la prima volta che viaggi in questo modo>> ad annuire. Goku mi fece girare e davanti a me vidi una semplice casetta formata da una semplice cupola -sembrava piuttosto moderno come design ma molto rustico- che era la casa stessa. Due finestrelle ed una porta erano le uniche cose spigolose nel complesso. Uscì saltellando una giovane donna avvolta in un completo giapponese che mi abbracciò stringendomi così forte da togliermi il respiro. Proprio in quel momento avvertì una forte scossa e vidi per qualche secondo la figura alta e verde che avevo incontrato poco dopo il mio risveglio su quello che ora mi sembrava diverso dal mondo da cui venivo. Il flashback che mi aveva appena colpito mi fece girare la testa e barcollai finché la donna che mi teneva stretta se ne accorse << tesoro va tutto bene?>> non riuscì a rispondere perché ad un tratto vidi un ragazzo e un bambino che stavano avanzando verso di me. Il bambino però, con una disinvoltura tale da fare invidia a chiunque maestro di acrobatica, si staccò da terra e cominciò letteralmente a volare. Dove ero finita? In che mondo di pazzi ero finita? Era forse il mio cervello che stava giocando a qualche gioco maledettamente disumano? Non riuscì più ad avere una concezione di spazio e tempo e i miei occhi videro il nero. Svenni.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Muro ***


il muro che era ormai crollato su di me era spaventosamente buio, pesante e incombeva su ciò che avevo costruito nei precedenti 19 anni della mia vita. Una vita che mi sembrava essere banale e scontata e che finiva per darmi sempre false gioie. Avevo sempre sognato di vivere un'avventura - chi non lo desidera in età adolescenziale?- ma quello che avevo davanti, non lo era affatto. Avrei capito poco più tardi che non avrei mai visto la mia famiglia, i miei cari, i miei amici, anche i nemici. Per certi versi mi sentivo addirittura fortunata per essere ancora in grado di respirare. Per il fatto di essere ancora viva, senza sapere però ne dove ne perché. Tutto ciò in cui il mondo ci aveva fatto credere, forse non era tanto esatto. Ormai pensavo di essere diventata pazza dopo aver visto piattaforme sospese in aria e ragazzi che si libravano e che si spostavano a proprio piacimento solo con la forza del pensiero, omettendo qualsiasi regola fisica e chimica esistente. Ricordo che mi passò per la testa il pensiero di essere in coma farmacologico e che quindi stavo passando una vera e propria avventura astratta nel mio subconscio, mentre fili e macchine mi monitoravano con i loro bip intermittenti. Risi, ma ero sicura che la mia risata Non giungeva dall'esterno, ma dall'interno del posto in cui mi trovavo. Stavo sognando. La mia mente si era ormai svegliata anche se era ancora preda degli effetti del sonno lucido. Riuscivo a capire e a venire a capo di quella che, per assurdo, era la stramba situazione in cui mi trovavo. Dissi fra me e me che dovevo solo abbandonarmi a quello che avrei visto. Forse ero realmente un'aliena capitata in un altro mondo. Chi lo sapeva? Dovevo solo scoprirlo. Mi lasciai andare alla verità. Il mio corpo si svegliò su un letto morbido. Il profumo fresco dei fiori di campo giungeva anche nella piccola stanza dalle pareti gialle che ora mi ospitava. Mi chiesi quanto a lungo avessi dormito. Ci misi un po' per ricordare quello che avevo visto prima che lo svenimento mi portasse via. Ragazzi che volavano? Mah! Dovevo venirne a capo e ordinai al mio cervello di riavviare tutti miei neuroni. Con molta calma riuscì a poggiare i piedi per terra e ad avvicinarmi alla porta che, prima che io ebbi toccato, si aprì facendo da sipario al volto preoccupato di una donna vestita in stile giapponese che venne subito ad abbracciarmi. 《 Piccola fanciulla! Tutto apposto? Perdona i miei maschiacci! Non si sanno proprio comportare davanti agli ospiti!》mi strinse più forte 《spero che non ti abbiano sconvolto così tanto. Lo so, sono molto diversi dagli umani...》mi bloccai. Scivolai dalla sua stretta e le tenni gli avambracci. La guardai negli occhi con un'espressione seria 《perché parlate tutti in modo così strano? 》 chiesi 《 come se in questo mondo ci fossero umani e alieni! Ma cosa sta succedendo? 》mi accorsi di cominciare ad alterarmi e lasciai la presa alle sue braccia. Mi guardava in modo perplesso 《vuoi sapere la verità? 》dissi abbassando la testa 《non so dove sono. Non so neppure come ti chiami. Sono passate solo due ore, credo, da quando qualcosa mi ha portato via da quella strana guerra che stava invadendo la mia scuola e ora mi trovo qui. Ho visto cose in così poco tempo che avrei immaginato solo nella mia testa. Ho visto uomini dalla pelle verde, ragazzi che volano e si spostano con una velocità mai vista. Perdonami se ti sembro così sconvolta ma mi sembra di essere nata di nuovo》 mi lasciai andare. Lei mi alzò il capo tenendo il mio mento con due dita 《ti aiuteremo noi. Fidati di me. Non vedo l'ora di farti conoscere tutti, visto che rimarrai del tempo con noi!》La sua stramba pettinatura giapponese dondolava. Una zuppa calda vibrava sotto di me. Attorno al tavolo regnava il silenzio poiché tutti erano molto imbarazzati all'idea dì avermi spaventato così tanto da farmi svenire. Dopo qualche minuto di silenzio e di capi rivolti all'ingiù si decisero e, con un'espressione arrabbiata ma convinta, il primo a parlare fu proprio la donna, che ormai sapevo si chiamava Chichi. Sbattè il pugno sul tavolo 《 ora basta! Ragazzi, scusatevi con la nostra ospite!》 I tre esemplari maschili stranamente tutti muscolosi, specialmente il più piccolo, che poteva avere 11 anni, alzarono il capo e mi guardarono intensamente. 《scusaci Astrys. Non volevamo》.Chichi sbuffò 《bravissimi. Ora mangiate》 vidi ad un tratto i tre che prima erano rimasti impassibili per la vergogna, buttarsi letteralmente sul cibo che avevano davanti e trangugiato letteralmente dopo pochi secondi, chiesero ancora all'unisono, altre porzioni di quella che poi scoprì essere una gustosissima zuppa di pollo. Non la mangiai però tutta, perché dopo una decina di minuti cominciarono a farmi delle domande. Mi accorsi che la loro fame non veniva saziata molto facilmente e la povera Chichi che capì essere moglie di Goku e madre di due splendidi figli, Gohan il più grande e Goten il più piccolo, doveva cucinare per un intero esercito. 《 da dove vieni?》 mi chiesero. E fu li che il mio appetito raggiunse il confine. Mi cadde il cucchiaio dalla mano e andò a sbattere per terra causando un rumore sordo in mezzo alla piccola stanza che in quel momento era diventata ad un tratto silenziosa.Mi fermai; mi fermai perché in realtà non avevo idea di come rispondere. Sul momento pensai fosse causato dalla stanchezza data dagli ultimi avvenimenti,ma dopo due minuti di silenzio capì. Capì che tutto quello che mi era accaduto prima, aveva completamente cancellato la mia identità. Ricordavo solo il mio nome. Il mio nome, così caro, era l'unico pezzo situato nell'unico bagaglio di ricordi che mi ero portata in quel nuovo posto in cui ero capitata. Mi fece male la testa poiché mi accorsi di essermi concentrata troppo. Mi Alzai da tavolo così velocemente e arrabbiata da far cadere la sedia. Una scossa dietro alla Nuca mangiò i miei arti e mi paralizzai mentre davanti ai miei occhi, per qualche motivo, comparve la figura dell'uomo verde che avevo visto per la prima volta appena arrivata alla piattaforma bianca di quello che avevo ormai capito essere il Supremo .Chi era quell'uomo? Dovevo averlo detto troppo forte, perché tutti i presenti in quella tavola mi guardarono sconvolti. Gohan si alzò e mi cinse il fianco 《di chi parli? Quale uomo? Va tutto bene?》 mi appoggiai a lui senza forze e Chichi mi riprese fra le sue braccia come aveva già fatto molto prima 《la ragazza ha bisogno di riposo. Andiamo Astrys, ti porto in camera》 . Piansi tutta la notte. Non ricordavo più dove abitavo, che forma avesse casa mia e nemmeno i volti dei miei genitori. Pensai che di questa anomalia me ne sarei dovuta accorgere molto prima ma arrivai subito alla conclusione che la mia mente aveva lentamente cancellato tutto durante la mia "transazione" -la definì così- e le ore che avevo passato a chiedermi dove fossi capitata. Piansi perché ero stanca ma non riuscivo a riposare. Mi mancava..chi? Chi mi mancava? Non sapevo neppure i nomi. La camicetta bianca che Chichi mi aveva dato era ormai bagnata delle mie lacrime. Avevo bisogno di aria, così uscì lentamente dalla porta. A piedi nudi, camminai su quell'erba morbida che con il riflesso della luna aveva assunto mille sfumature di blu. Camminai per tanto, fino a che la casa non mi parve, in prospettiva, più piccola della mia mano. Mi appoggiai a un albero e mi sedetti davanti a un ruscello pensando ironicamente di aver disturbato i pesci che vi risiedevano. Guardai la luna. Era così bella che mi sentì al sicuro. Chiusi gli occhi e ascoltai la brezza notturna che mi faceva venire la pelle d'oca. Una folata di vento più forte mi spinse ad aprire gli occhi e a guardare in basso. Una figura, oltre il ruscello, mi voltava le spalle. Era un uomo, un uomo altissimo, dalle spalle imponenti rese altrettanto altezzose da un bellissimo mantello bianco con delle spalline che gli fuoriuscivano come ali ai lati delle spalle. Aveva un cappello bianco e viola. Mi Alzai di corsa, certa, per qualche motivo, di chi avessi davanti 《 sei tu che mi hai aiutato questa mattina? 》 urlai. E come per magia, davanti ai miei occhi ormai non più increduli, scomparve nel nulla

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Apertura ***


  • Mi ritrovarono il giorno dopo immersa tra il verde, accanto all'albero a cui mi ero appoggiata per guardare la luna della notte precedente. Al posto suo, in quel momento, c'era solo un sole accecante che mi riscaldava. 《 sapevi di essere rimasta qua tutta la notte? Perché sei uscita?》, 《 avevo bisogno di aria》 risposi a un Goten pronto per andare a scuola con cartella e occhiali sul naso importante. Aveva gli stessi identici lineamenti del fratello più grande e del padre, e gli stessi capelli neri elettrizzati come entrambi. 《 come ci andrai a scuola?》 Chiesi mentre rigiravo con un cucchiaino lo zucchero che avevo immerso nel the servito da Chichi. Goten mi guardò un po' perplesso 《 volando naturalmente! Io sono un Saiyan!》 Un Saiache? Goten notò la mia espressione sconvolta ed arrossì; quando si accorse che lo guardavo finse di essere in netto ritardo e scappò via. Mi Alzai dalla sedia e lo seguì con gli occhi mentre lo vidi correre fuori dalla casetta,  sul prato verde per poi staccarsi letteralmente da esso per librarsi in volo. Feci spallucce. A quanto pare dovevo solo accettare quello che mi si presentava davanti. 《 non capisci vero? 》 mi girai e mi trovai di fronte a un Goku assonnato. 《 non capisco, perché non è normale che le persone volino. Ma ho detto a me stessa di accettare e basta》 mi sorrise 《noi in realtà non siamo persone normali, è questo il punto》mi sedetti accanto a lui 《 beh si l'ho ben capito. Ma cosa vi porta ad essere in grado di fare quella cosa?》 Chiesi in modo calmo. Ormai avevo bisogno di una spiegazione. 《 loro sono alieni》 intervenne ad un tratto Chichi che sembrava l'unica della casa apparentemente sveglia e pronta per affrontare la giornata. La parola ALIENI quella volta non mi paralizzò benché capii che non era più uno scherzo. 《 noi siamo Saiyan, guerrieri provenienti da un altro pianeta e che, a causa della sua distruzione, hanno dovuto migrare. Solo io e Vegeta siamo sopravvissuti e ora abitiamo qua, sulla Terra. Chichi è una terrestre e io e lei abbiamo creato due splendidi figli che hanno i miei stessi geni da combattente》 Spiegò Goku molto lentamente. 《 chi è questo Vegeta? E cosa possono fare i "combattenti"》a quella domanda, Goku scoppiò in una fragorosa risata isterica 《colui che qualche tempo fa venne a reclamare Goku e durante uno dei loro combattimenti fu in grado di ucciderlo》 intervenne ancora Chichi con voce altezzosa 《uccidere?!》 Chiesi subito sconvolta. I due si limitarono ad annuire. 《Purtroppo non posso rispondere alla seconda domanda ma posso dirti che avrai modo di "vederci all'opera "》accettai la risposta con un cenno del capo. Dopo qualche attimo di silenzio Goku riprese 《il mondo é popolato da alieni provenienti da tutti i pianeti. Come è possibile che sconosci la loro esistenza?》 La domanda mi parve molto infantile e stupida 《No, fermi un momento! Nel mondo, che io ricordi malgrado la mia amnesia temporanea, non c'è alcuna traccia di alieni o perlomeno é un argomento messo molto in discussione. Ci sono persone che dicono di averli visti, di averli incontrati, e altri che non credono proprio alla loro esistenza come me e ora voi mi dite che esistono e girano liberamente tra di noi! 》 mi guardarono esterrefatti. C'era qualcosa che non andava in quel discorso. Marito e moglie si guardarono negli occhi, perplessi 《contatta Bulma》disse ad un tratto Goku alla moglie che, preoccupata, si precipitò verso un aggeggio che aveva una stranissima forma circolare con uno schermo sul fronte. Poteva una cosa piccola quanto un uovo, essere un cellulare? Ebbi solo una risposta sospirata da Chichi 《 vestiti. Ti porto a fare un giro》 I vestiti che mi aveva propinato la padrona di casa avevano un gusto giapponese molto diverso rispetto a quelli che mi ero tolta e che in quel momento erano poggiati al letto, tutto pelle e borche. Pensai che quello dovesse essere il mio stile, non ricordavo neppure quello. Eppure il vestitino rosso pieno di ricami dorati con il colletto alto mi donava. Scoprì guardandomi allo specchio che ero innaturalmente pallida e i capelli opachi e scompigliati. Mi ricomposi pensando che quello non era affatto il momento di meditare sul mio aspetto esteriore. Dovevo venire a capo di tutto ciò che mi era accaduto nelle ultime trenta ore. Andammo in città grazie allo straordinario potere di Goku, che ormai sapevo essere al di sopra di qualsiasi capacità umana scientificamente provata. Era un alieno. Ma il suo aspetto esteriore e la sua simpatia non incutevano timore. Giungendo di fronte a una lunga strada deserta, Chichi mi fece cenno di procedere; avremmo scoperto poco più tardi il cuore vivo della città dell'Ovest. Procedendo, cominciai a sentire i rumori vivi di una città in subbuglio, una città piena di vita. Chichi mi fermò d'un tratto e mi disse 《 spero che tutto ciò che vedrai, non ti traumatizzerà. Promettimi che non scapperai》 mi limitai ad annuire. Cosa mai  avrebbe dovuto scandalizzarmi in una città brulicante di persone? Forse intendeva dire che mi sarei trovata di fronte ad un'innumerevole folla? Non fu assolutamente così.

    Non avevo capito assolutamente nulla. E per la seconda volta, mi ritrovai a cambiare completamente gli schemi ed i calcoli che avevo fatto nella mia testa in quelle poche ore che mi avevano strappato via dalla mia vita. Non ero capitata nel mio mondo, perché quello non era il mio mondo. O perlomeno, sapevo una cosa che dentro di me cercava di rimanere nelle visceri della mia incredulità. Feci una delle domande più assurde eppure più intelligenti che mi vennero in quel momento: 《 Chichi. In che anno siamo?》dissi con semplicità. La donna non mi guardò nemmeno, perché era intenta a guardare il cielo, ed era ciò che in quel momento stavo facendo anch'io 《2216》. Scombussolata, caddi a terra in ginocchio, mentre ero assorta a guardare il traffico stradale volante che era situato proprio sopra la mia testa. Le automobili, i bus, i treni, le moto, ogni mezzo di trasporto volava e si muoveva tranquillamente a circa 50 metri da terra. Restai in silenzio, chiesi a me stessa di capire, di ragionare, ma un forte mal di testa improvviso mi fece urlare 《Astrys calmati ti prego..》 Chichi mi abbracciò. Dove ero capitata? Come avevo fatto a sorpassare in così poco tempo, duecento anni? Come era possibile? In mezzo a quel miscuglio che era dolore, affanno e smarrimento mi balenò ancora per la seconda volta in testa l'immagine di quell'uomo che avevo incontrato la prima volta al palazzo del Supremo e la seconda durante quella stessa notte 《 chi sei?!》sussurrai, ormai sfinita 《chi?》 Mi chiese Goku. Marito e moglie erano entrambi accucciati su di me. Con un minimo gesto del braccio Goku riuscì a rimettermi in piedi. In lacrime e con la mano in quella di Chichi, come una bambina che scopre un nuovo mondo e avendo paura si affianca alla mamma, procedemmo. Camminai osservando, con occhi appannati, qualsiasi cosa avesse un aspetto diverso da quello che ricordavo. Se realmente ero finita cento anni dopo la mia normale vita, come aveva fatto il mondo a finire nelle condizioni che stavo ora avendo davanti? Certo. Ai miei occhi era una condizione diversa, anormale, eppure era così bella e quasi naturale che mi aiutò a rasserenarmi. Apparte i negozietti che si snodavano per tutta la grande città - notai che la moda non aveva cambiato i suoi schemi e per fortuna le persone non indossavano cerchi fosforescenti al posto delle magliette - gli abitanti sembravano vivere delle vite davvero serene. Ognuno sorrideva. Oltre questo particolare, naturalmente, notai che nella folla non vi erano solo volti e corpi umani. Quelli che io definì alieni camminavano liberamente: uomini con pelle blu e antenne, donne dagli occhi a mandorla con la pelle dai colori più vivaci e strani, bambini con i piedi a forma di zampe di rana. Sembrava un circo, ma piacevole. Sembravano tutti felici.Lo erano. Chichi notò che mi stavo abituando, così prese la palla al balzo e mi fece entrare in un negozio a caso dove la commessa - e li si che rimasi piuttosto perplessa - aveva il volto di una tigre. No, anzi. Era proprio una tigre che mi stava chiedendo in quel momento cosa desiderassi! 《 tranquilla. Fai la persona normale per favore e rispondi con cordialità》mi intimò Chichi. Proposi alla commessa di farmi vedere qualcosa che rispecchiasse il mio stile. Qualsiasi cosa rispondesse io ero intenta solamente ad osservare i suoi artigli dimenticando alcune volte cosa mi stesse dicendo. Andò avanti così per due ore circa. Chichi mi portava in qualsiasi negozio notassi con particolare attenzione. Per un po' tenendo cinque buste di abbigliamento in mano, cercai di dimenticare. Sorridevo distratta e questo lei lo notò 《 hai bisogno di svagarti. E poi non sappiamo per quanto tempo rimarrai con noi. Ti farò conoscere tutti i nostri amici, ne verremo a capo insieme e saremo la tua famiglia 》 la mia famiglia...famiglia. Avevo mai avuto una famiglia? Non ricordavo niente. Dopo il dodicesimo negozio non riuscì più nemmeno a camminare. Casualmente in un camerino durante la prova di una maglietta, notai che sulla schiena, in mezzo alle due scapole, avevo una profonda cicatrice lunga circa dieci centimetri che fino a quel momento non avevo visto. Provai a tastarla, non provai dolore ma alla sua vista, un brivido gelido mi scolpì la colonna vertebrale. Cominciai a piangere. Ma cosa stavo facendo? Ero stava catapultata nel futuro, non ricordavo nemmeno di avere una famiglia o degli amici ed ero li a comprare vestiti? Con i soldi di una persona che a stento conoscevo! Non ne potei più così mi vestì e corsi decisa verso l'uscita del negozio lasciandomi gli sguardi perplessi delle commesse-non-umane alle spalle. Mi sentì stringere il polso e girandomi trovai una Chichi furiosa 《 ma cosa fai? Perché stai scappando?》 Avrei voluto rispondere. Avrei voluto urlare che non ce l'avrei fatta a stare la, a vivere in quel mondo così strano e sconosciuto, con persone sconosciute e con vite sconosciute. Io stessa ero una sconosciuta. Non sapevo niente di me. Avrei voluto rispondere cosi, se ancora non mi si fosse parata davanti agli occhi l'immagine di quell'essere che ancora, per la terza volta, mi martoriava il cervello. Il mantello scostato dall'aria fresca della notte era candido. Non sarei mai riuscita a vedere il suo volto 《 Cosa vuoi da me?》 Urlai a squarcia gola, prima di cadere a terra priva di sensi, ancora una volta.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Junior ***


Quel giorno Junior era decisamente senza forze; eppure era entrato da soli dieci minuti nella stanza dello spirito e del tempo per allenarsi. Non riusciva a capire perché, sudava senza neppure aver fatto il minimo sforzo e gli si annebbiava stranamente la vista di tanto in tanto. Disse a ste stesso di continuare, poiché doveva diventare ancora più forte per proteggere se stesso. Dopo l'accaduto con Cell, non voleva assolutamente ricadere nelle sue debolezze. Doveva semplicemente essere il più forte, come si era detto dal primo giorno in cui era stato messo alla vita. Ma capì che quel giorno, in quel momento, quel mantra non faceva per lui. Uscì dalla sala e si mise in meditazione controvoglia, adirato, sentendosi incapace. Il giorno prima la vista di quell'essere umano di razza femminile lo aveva turbato. Era appena uscito dalla sua routine dalla stanza e i suoi pensieri erano stati interrotti dalla vista di un' umana che non aveva mai visto, specialmente al Palazzo del Supremo, dove l'aveva vista crollare ai suoi piedi. Lui non era spaventato, niente e nessuno poteva farlo, ma la sua intelligenza lo aveva portato a pensare che sotto la storia di quella ragazza ci fosse qualcosa di oscuro. Arrivò alla conclusione subito dopo che la ragazza stessa fosse un vero e proprio pericolo per tutti. Quei tutti. Quelli che definivano lui amico. Era sempre stato diffidente e talvolta scostante verso le persone che ormai, dopo anni si facevano chiamare "amici". Lui non sapeva cosa fosse l'amicizia, l'amore. Cose stupide che riguardavano gli esseri umani non dovevano piegarlo e non l'avrebbero mai fatto perché lui era un guerriero. E quel giorno il fatto di sentirsi improvvisamente stanco lo irritò proprio perché gli fece ricordare i sentimenti ed i comportamenti umani, che definiva una stupida razza ingenua e debole. Stranamente era la prima volta che si sentiva così. Era una sensazione nuova. Il Supremo si avvicinò a lui 《 Junior, ti vedo un po' inquieto. Non sei andato ad allenarti?》. 《Sto meditando》 rispose secco. Alcune volte anche il suo stesso simile riusciva ad infastidirlo. Il Supremo capì, non perché fosse un uomo buono, quello era già molto risaputo, ma perché conosceva bene Junior e sorpassò quindi la sua risposta indecente. 《 Cosa ne pensi di quella ragazza? Non ho ancora ben capito il suo nome. Credo non ce lo abbia mai rivelato..》Junior non rispose. Davvero il Supremo rimaneva impassibile davanti all'evidenza? 《 L'umana é un pericolo》 riposte in modo calmo. Il Supremo si girò verso di lui e chinò la testa 《 Cosa vuoi dire? Era spaventata e non sapeva neppure che...》 《 L'umana è un pericolo!》 Alzò la voce 《 credi davvero che dopo tutti i nemici che abbiamo distrutto con tanta fatica, io mi lasci fregare da un'apparente insulsa e debole umana? Non mi ingannerà. Non ho sentito alcuna aura dentro di lei e questo mi convince ancora di più di quello che sto dicendo. Spero che Goku la cacci via》così dicendo, lasciò il Supremo ai suoi pensieri. Decise che era il momento di svegliarsi volando intorno alle nuvole, così disse al suo corpo di staccarsi dal terreno, una cosa normalissima per un guerriero della sua portata. E così fu. Era già ad una distanza di dieci metri da terra però, quando si sentì mancare, una sensazione così strana che non seppe sopportare, e contro la sua volontà il corpo lo abbandonò.Cadde sbattendo per terra.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capsule Corporation ***


 

Ero finita ancora in quello spazio stretto e buio. Era uno strazio. Non avevo più una vita, dei ricordi, una famiglia. Non avevo più un bagaglio. Mi sentivo sola, abbandonata. Lo vidi ancora in sogno, durante quella mia breve fermata. Vedevo le sue gambe, la pelle verde, il mantello nella notte. Cosa voleva da me? Perché mi seguiva? Quella volta però qualcosa cambiò. Vedevo le gambe incedere verso di me nella notte, i suoi lunghi artigli mi afferravano il collo e io sentì realmente la gola stretta. Mi vidi scaraventata da un'altra parte ed ebbi paura. Perché quell'uomo mi stava facendo del male? Avevo così tanta paura che il buco oscuro in cui ero immersa si spezzò. Mi svegliai ansimante e dolorante, ancora una volta. Mi accorsi però solo dopo che ero circondata da persone di cui non riconobbi i volti se non quelli di Goku e la moglie. 《Astrys va tutto bene calmati! Siamo qua con te!》 cercava di consolarmi Chichi, il suo volto era pallido. 《Non contattate alcun medico. Credo di aver capito quale è il problema》 una donna con una liscia e corta cascata di capelli azzurri  si allontanò con voce altezzosa dal letto su cui ero sdraiata. 《Tsk! Sempre rogne eh? Kakaroth》 un uomo dallo sguardo torvo e minaccioso stava appoggiato al muro alla destra del mio capezzale con le braccia intrecciate. 《 non essere così irriverente Vegeta!  》 rispose Chichi in tono brusco . 《 lasciatemi subito sola con lei! Devo farle dei controlli》 interruppe i grugniti intimidatori tra uomo e donna, la tipa dai capelli azzurri. Uscirono tutti fuori dalla stanza ed io rimasi sola, quasi. Si avvicinò al mio letto e vidi dall'alto il suo naso alla francese che si avvicinava al mio braccio. Toccò con un dito la vena che stava al di sotto dello strato di pelle del mio braccio e avvicinò a questa un tubetto lungo e stretto e spinse con un bottone 《 Cosa stai facendo?》 Le chiesi mentre si allontanava ancora 《 ti ho appena prelevato del sangue》 pensai che nell'arco di qualche secondo, per me il mondo era completamente mutato e così anche le sue scoperte. La medicina aveva fatto così tanti progressi? 《 mi sono permessa, durante il tuo sonno, di farti alcuni controlli ma avevo bisogno del tuo risveglio per completare tutto il ciclo di accertamenti》Alzai la schiena, non provavo dolore. Mi resi conto di stare in un'ampia stanza piena di macchine e quelli che io riconobbi essere computer. Le chiesi naturalmente chi fosse 《 Io mi chiamo Bulma, e questa è la Capsule Corporation, e casa mia. Avrai visto accanto a te quello scorbutico di mio marito Vegeta. Non farci caso, fa sempre così》 e così conobbi anche il "Vegeta" di cui Chichi parlava con così tanto astio, ma non chiesi spiegazioni. Bulma mi fece - così lo reputai- uno strambissimo checkup . Mi fece passare sotto macchine luminose, camminare su tappeti trasparenti, mi attaccò dei cerotti che avevano il potere di cambiare colore. Durante uno di questi test però, mi fece spogliare. La cosa non mi fece assolutamente imbarazzare, anche se eravamo due sconosciute eravamo pur sempre donne. Notai che qualche metro avanti a me vi era poggiato al muro uno specchio. Mi guardai e notai che la cicatrice che avevo visto in precedenza tra le scapole aveva assunto un'altra forma. La singola cicatrice, si era moltiplicata. Ne avevo tre o quattro alternate da qualche livido lungo la schiena e le cosce. Girandomi notai che delle stesse macchie viola, avevo colpite altre zone come la pancia e il petto. La loro vista mi fece tremare. Non riuscì a pronunciare alcuna sillaba. 《 stai tranquilla. Vestiti e ti spiegherò tutto》 aveva davvero le risposte alle mie domande? Da qualche parte nel mio cervello quella frase mi rese serena.Presi dalle buste che avevo riempito girando per i negozi ed indossai dei jeans scuri e una maglietta bianca, abbinata a degli anfibi scuri e una giacca in pelle. Mi sentivo quasi a mio agio. Ci riunimmo tutti su un divanetto che aveva lo stesso color giallo delle pareti e degli arredamenti troppo moderni per i miei occhi.

Finalmente osservai con più attenzione il fatto che Vegeta e Bulma fossero di una bellezza disarmante. Capii subito guardando Goku che lui e il suo coetaneo erano simili per razza. Bulma cominciò ed io diedi forza a tutti i miei neuroni per poter accettare qualsiasi realtà mi si presentasse davanti. 《 Astrys, ho avuto modo di conoscere tramite Goku la tua inusuale comparsa al Palazzo Del Supremo e di tutto quello che riesci a ricordare dopo la "guerra" di cui tu hai parlato. A quanto ho capito tu non vieni da questo spazio temporale o sbaglio?》 Annuì 《 in realtà vengo da duecento anni prima di oggi, per qualche motivo 》. Bulma si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro 《 ho fatto delle ricerche. Circa duecento anni fa, precisamente a cominciare dal Novembre dell'anno 2016, una parte del mondo venne invasa da diversi tipi di alieni. Questi, si divisero in due fazioni. Da una parte, gli Azyra. Questi esseri volevano solamente convivere con gli umani e quindi usufruire delle  proprietà naturali del pianeta come l'acqua o il petrolio. Dall'altra parte però, i Rivot, non la pensavano allo stesso modo. A causa di una guerra tra i due partiti, metà del suolo pianeta Terra che ancora conosci, venne distrutta e i mondi, le regioni  vennero sommerse》rimasi senza parole. Si sedette incrociando le ginocchia. Accese una sigaretta e la appoggiò alla bocca. 《Risparmiandoti ciò che è accaduto nei successivi duecento anni fino ad oggi, Novembre 2216, ora gli umani e gli alieni convivono insieme in una pace duratura e priva di contrasti. Ma ora veniamo a te..》 mi indicò utilizzando le dita con cui teneva la sigaretta 《per qualche strano motivo, di cui ancora non sono venuta a capo della soluzione , durante la guerra sei capitata all'interno di un varco, uno squarcio, o vi sarai stata volutamente spinta》mi grattai il cuoio capelluto. Per qualche motivo quella frase non mi risuonava nuova fra quelle quattro mura 《per questo però avremo tempo. Per quanto riguarda il tuo livello di salute, purtroppo passare attraverso un varco temporale così vasto porta il corpo umano a delle incredibili costrizioni. Proverai ancora dolore e stordimento, una netta amnesia che però dovrebbe rivelarsi temporale》 si alzò e si avvicinò porgendomi la sua mano 《 permettimi però di presentarti la nostra grande famiglia. Ti aiuteremo noi e ne verremo a capo. Ci stai? Spero ti abbia fatto piacere il fatto che  sappiamo tanto quanto te 》 mi sorrise e io strinsi la mia mano nella sua. Quella frase, quelle spiegazioni coprivano la metà dei dubbi che avevo nel mio cuore, nella mia testa. Mi rilassai e decisi che sarebbe stato più giusto fidarmi e lasciarmi andare. 《 ti ringrazio. Vi ringrazio》. Subito dopo, Bulma mi fece fare un tour della Capsule Corporation che, mi spiegò essere una società costruita dal suo stesso padre, il Dr. Brief -che mi fece subito sorridere data la sua grande ammirazione per il mio caso e l'incredibile curiosità che alimentava la sua conoscenza - e che aveva creato delle cose chiamate "Capsule Hoi Poi", non più grandi di pillole di antibiotico, che al loro interno potevano contenere i più disparati oggetti della vita quotidiana. Questo chiaramente mi lasciò sbalordita ma non chiesi come e in quale modo certe cose potessero essere possibili. Conobbi anche la madre di Bulma, la nonna del piccolo Trunks, birbante, tanto intelligente quanto la madre e che si, volava. Ricollegai subito il fatto che lui e Goten potessero essere grandi amici. Parlai con tutti, trovai il modo di scusarmi anche con Chichi e Goku. A quanto pare però, Vegeta, non era poi tanto loquace come lo erano gli altri. Mi incuteva abbastanza timore, così non provai nemmeno a parlargli. 《Adesso portiamo Astrys a casa se per voi va bene. Ha bisogno di riposare dopo questa giornata piena di rivelazioni》 propose Chichi. 《Io...vorrei rimanere ancora qua se non è un problema. Voglio vedere coi miei stessi occhi cosa offre questo mondo》gli altri si guardarono negli occhi a vicenda e decisero di lasciarmi andare. Avrei portato con me però, il piccolo Trunks, che ne sapeva molto sulla città. Trunks sapeva essere molto simpatico e perspicace. Somigliava molto alla madre, portava anche lui una cascata di capelli lisci ma violacei. Era davvero un bel bambino. 《 come mai tuo padre parla così poco?》 Gli chiesi provando a scoprire qualcosa in più riguardo la sua famiglia, i suoi amici 《 è sempre stato così. Potrebbe essere scontroso e alcune volte potrebbe addirittura offenderti, ma so per certo che il mio papà ha un cuore davvero buono!》accettai il suo pensiero. Mentre passeggiavamo continuai ad essere rapita dal sorriso degli umani e degli alieni che convivevano tranquillamente senza creare scompigli. Questo mi rese felice ma da un lato pensai a quante cose fossero accadute duecento anni prima per permettere tutto quello che in quel momento stavo ammirando. 《 quante persone conoscerò ancora?》 Chiesi  al bambino. 《Ooh! C'è il Maestro Muten, Crillin, Yamko, Junior...》 citando quel nome, Trunks si fermò a pensare mettendo un dito sotto il mento 《 beh, magari l'ultimo che ho detto dimenticalo. È proprio scorbutico quell'essere...meglio starci lontano》di chi stesse parlando non ne avevo proprio idea ma non chiesi altro. Avrei scoperto tutto più avanti. Mi parlò di una casa in mezzo al mare, la Kame House, dove vi risiedeva un vecchio amante delle donne, e un porcellino e una tartaruga parlante! Risi a quel racconto. Fermandoci davanti a un mastodontico cartellone pubblicitario Trunks urlò 《 quello è il nonno di Goten!》 Alzai gli occhi. Nello schermo venne proiettata l'immagine di un uomo di mezz'età con capelli voluminosi e una barba spessissima che si ergeva, nella pubblicità, su un'enorme montagna colorata che portava una scritta a intermittenza "Il prossimo Torneo Tenkaichi della Città dell'Ovest sarà inaugurato dal nostro eroe MISTER SATAN!!!". QUELLO era il nonno di Goten? Padre di Chichi? Cognato di Goku? Quell'uomo tutto steroidi e manie di protagonismo? Risi di gusto. Era la prima volta che mi ritrovavo a ridere dalla mia comparsa in quel mondo. Durante la passeggiata cominciai a sentirmi meglio e a respirare una nuova aria di casa. Tornati alla Capsule Corporation appena fatta sera , fui naturalmente invitata a quello che poi, conclusi essere la rivisitazione di una piccola cena di Capodanno. C'erano tutti: il piccolo Goten, il fratello Gohan e la sua famiglia ospitati da quella di Bulma al completo. Mentirei se dicessi che non risi per tutta la sera grazie agli esilaranti sketch dei Saiyan. Sapevano essere dei mostri alla vista del cibo. Mangiai di gusto perché era tutto davvero delizioso. La lunga tavola era imbandita da pesce, carne e verdura e , come facile immaginare, fu svuotata in poco tempo. A fine serata tornammo a casa grazie alla straordinaria abilità di Goku nello spostarsi. I due fratelli Goten e Gohan invece, volarono. Quella sera andai a letto più stanca del normale. Avevo visto, avevo sentito cose che mai avrei pensato in vita mia di sentire o vedere. Mi addormentai mentre pensavo alle parole di Bulma che riassumevano, in modo molto sintetico, la mia condizione.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Junior ***


Il Supremo era in grado di vedere e sentire ogni cosa, e proprio quel giorno era in possesso del presente che stavano vivendo laggiù sulla Terra i suoi amici con quella stranissima visitatrice che Junior tanto odiava. Eppure in lei vedeva solo tanto timore, vedeva una ragazza sola che doveva essere protetta. Ma si ritrovò ancora a pensare alle parole di Junior. Si chiese da quale parte dovesse stare. E se il Supremo era intento ad osservare le strade che le pedine terrestri prendevano nelle loro vite, anche il suo simile era concentrato proprio come lui. Junior stava a circa trecento metri dalla Capsule Corporation quando vide le luci delle finestre accese nella tarda sera. Decise di scendere non appena si assicurò che non vi fosse alcun ospite se non i proprietari. Scese poggiando i piedi sul prato verde. All'interno dell'abitazione, Vegeta avvertì subito l'aura del namecciano e si affrettò ad uscire. Si ritrovarono a parlare a pochi metri di distanza senza guardarsi negli occhi 《e ora? Inviti nella tua abitazione il nemico? Vegeta, pensavo fossi intelligente tanto quanto me》sentenziò Junior con le braccia incrociate. Vegeta alzò le mani in segno di resa 《non parlare con me. Bulma la vuole studiare. Vuole capirci meglio dietro questa storia. Ma se lo vuoi sapere...》 abbassò la voce 《non mi interessa proprio. Tu cosa avevi in mente?》 Junior aprì gli occhi e sciolse la catena delle sue braccia, sconvolto 《 stolti! Ci farete uccidere tutti! Non vedete che è palesemente un trucco? Un inganno! Come é possibile che un'apparente umana sia venuta proprio da noi, specialmente al Palazzo del Supremo dopo la venuta di Cell?》Vegeta sospirò 《sono passati 7 anni Junior. Ormai è finita》Junior si sentì sfinito. Vegeta stava forse diventando insulso e debole come i terrestri? 《non è mai finita Vegeta. E dovresti saperlo meglio di me. A quanto pare dovrò sbrigarmela da solo. La ucciderò se dovessi arrivare a decisioni drastiche》 Vegeta non si mosse dalla sua solita posizione, il corpo poggiato al muro della casa e  la testa abbassata 《Tsk! Fai quello che ti pare. A me non cambia nulla》mentre girava i tacchi per rientrare nell'abitazione, salutò il namecciano urlando《 e non permetterti mai più di chiamarmi stolto! 》. Junior non riusciva più a sopportare il fatto che fosse l'unico a vedere il problema per quel che era davvero : un rischio per loro e soprattutto per lui. Tornò al Palazzo del Supremo, pensando che avrebbe studiato un piano.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** La vita in casa ***


Quella mattina mi svegliai con una insolita voglia di uscire fuori e sdraiarmi sul prato assaporando l'aria pulita di un mondo che dovevo ancora scoprire. L'acqua del lago danzava leggiadra con i suoi piccoli abitanti pinnati. L'odore che emavana l'autunno, i suoi colori, avevano il potere di risvegliare i cinque sensi. Adoravo quel posto. 《 dormito bene piccola visitatrice?》 Gohan si avvicinò a me. Allungai il collo all'indietro per farmi accarezzare dal calore del sole 《 Sai Gohan, non avrei mai pensato che sarei riuscita ad assorbire tutto questo. Credevo che si sarebbe rivelata una strada tortuosa e piena di ostacoli, ma...eccovi qua! Voi avete trovato me e mi state dando tutto l'aiuto possibile. Avevo bisogno di chiarezza, di risposte. Conosco solo una parte di quello che avrei voluto sapere ma mi basta questo. Sono felice di sapere che la mia amnesia sarà solo temporanea》Gohan poggiò la sua mano sulla mia spalla, rassicurandomi 《 Bulma giungerà alla soluzione. Tutti ne verremo a capo e ti aiuteremo》 ero in fibrillazione. Non vedevo l'ora di scoprire, di alimentare la mia curiosità. Lasciai andare Gohan alla sua meta, l'università, ed aiutai Chichi in casa. La vita nella loro piccolo mondo era confortevole. Vidi per la prima volta nei caldi pomeriggi, come si allenava un combattente. Goku era così leggiadro nei suoi movimenti, che neppure una foglia osava alzarsi. Era una farfalla con un corpo da uomo, da alieno. Quando si accorgeva di me rideva imbarazzato. Eppure osservarlo fluttuare nell'aria, fenderla con calci ben studiati e pugni calcolati, era uno spettacolo a cui i miei occhi pensai, non si sarebbero mai potuti abituare. E come ogni pomeriggio, mi ritrovavo al suo seguito gli occhi traboccanti d'amore della moglie. Guardargli mi colmava di gioia. Si amavano davvero tanto e mi ritrovai a pensare più di una volta come fosse possibile una qualsiasi unione sentimentale con una razza aliena. I giorni continuarono nella più completa tranquillità. Il mio corpo però, non ancora del tutto guarito, ne risentì particolarmente. Provavo molto spesso dolori alla schiena e alle gambe. Molte volte anche il più banale gesto, come camminare, era impossibile. Bulma decise di procurarmi una stampella a cui potessi appoggiarmi in caso di difficoltà. Per alleggerire la mia drastica situazione, chiamai il bastone Penny. Penny mi accompagnava anche quando il mio cervello, ancora devastato dal tunnel temporale, proiettava le immagini di quell'uomo dallo strano mantello bianco. Era lui, l'unica cosa che davvero impauriva il mio essere ed era capace di distruggere la mia felicità in pochi attimi. Avevo così paura che non ne parlai con nessuna delle persone che mi avevano ospitato nelle loro vite ormai da due settimane.

Bulma era una donna eccentrica, sensuale ed educata. Tutto il contrario si dimostrava essere invece Vegeta. Un arrogante presuntuoso che non permetteva neppure la minima comunicazione, rispondendomi prepotentemente mostrandomi le spalle e andando via. Trunks, ormai diventato  mio mentore e confidente, mi parlava sempre di un suo strano gemello, anch'esso combattente aiutato da una lunga spada, che aveva avuto a che fare con i viaggi nel tempo. Archiviai la storia del bambino nella mia testa, decisa a chiedere alla madre di cosa stesse parlando il figlio. Se anche il fratello gemello di Trunks aveva viaggiato nel tempo, una soluzione poteva essere trovata. Notai più avanti una nota di gelosia in Goten, che si accorse sin da subito della straordinaria sintonia che avevo acquisito parlando con l'amichetto. Provai a capire col passare dei giorni , invece, cosa provasse a fare il fratello maggiore nei miei confronti.  Gohan mi serbava sempre i piatti migliori durante i pasti, prima che venissero divorati dal padre e dall'ingordo fratellino. Era premuroso e mi chiedeva sempre se avessi avuto bisogno di una mano, di cure, per via della mio misterioso stato. Si accertava sempre che stessi bene. Cominciai a pensare che provasse qualcosa per me ma quel pensiero svanì subito quando, per qualche strano motivo, un giorno cominciò a non parlarmi più. Non chiesi nulla, forse lo studio lo opprimeva troppo. I giorni seguenti, la mia salute non accennò ad alcun guarimento, e a quel punto, capì di non poter contare più sull'aiuto del ragazzo. La sua famiglia mi trattava da principessa e questo mi fece sentire al sicuro.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Junior ***


In una di quelle sere fresche e immacolate di stelle, Junior si stagliava fiero contro la Luna, al di sotto di un'abitazione più che conosciuta. Anche quella notte era irritato. Da circa due settimane non riconosceva più il suo corpo. Provava forti dolori ai muscoli e il più delle volte, proprio quelli lo abbandonavano, rendendolo incapace e affaticato. Non riusciva più ad allenarsi nella stanza dello spirito e del tempo, non come prima. I fagioli di Balzar riuscivano ben poco nell'intento di fargli riacquistare tutte le sue le sue abilità di combattente e questo lo turbò . Doveva parlarne con qualcuno. L'unico individuo su quel pianeta con cui davvero riusciva a comunicare e ragionare apertamente . 《Cosa stai facendo?》 Chiese all'unica persona che potesse chiamare amico. Un ragazzo che aveva avuto l'incredibile capacità di cambiare il suo cuore. In quello strano trambusto dove si mescolavano dolore e domande, non tardava a meditare sul come un essere umano, per giunta di età infantile potesse aver avuto tanto potere su di lui, un namecciano, rendendolo esposto emotivamente. Lui non conosceva le emozioni, o perlomeno era quello che aveva detto a se stesso fino a qualche anno prima. Eppure, smise di meditare, dentro di sé non poteva costringere la sua natura severa e caparbia dentro un corpo da combattente qual'era. 《Gohan!》 lo richiamò all'attenzione. Quella sera vide che il ragazzo non era abbastanza concentrato sul proprio quotidiano allenamento notturno. 《Junior! Buonasera! Perdonami stavo pensando...》 il ragazzo abbassò la testa 《..a niente. Cosa ci fai qui?》 Junior si avvicinò e gli bloccò il polso. Il ragazzo voleva nasconderglielo, invece lui capì subito. Era troppo intelligente e il suo allievo lo sapeva benissimo. Come pensava di celarlo? Con una forza inaudita lo colpì contro un albero e lo tenne fermo per la gola 《anche tu sei dalla loro parte?》 chiese furente il namecciano 《ma di che diavolo parli Junior? Dalla parte di chi?》Junior cominciò a sentirsi mancare improvvisamente ed allentò la presa 《dalla parte di tuo padre, Vegeta, il Supremo. Tutti! Non comprendete appieno il pericolo che state ospitando nelle vostre vite. Potrebbe ucciderci tutti!》Gohan lo guardò esterrefatto 《 stai forse parlando di Astrys? Quella povera ragazza non viene neppure dal nostro...》 il ragazzo provò a spiegare ma Junior avvertì una scossa dietro la nuca che lo fece piegare con le ginocchia a terra 《Junior! Cosa hai?》 Era sfinito. Riuscì solo a dire stringendo i denti 《allontanati da lei. Allontanatevi tutti da lei o sarò costretto ad ucciderla prima che voi possiate affezionarvi. Voi stupidi umani e le vostre emozioni! State certi che la ridurrò a pezzetti davanti ai vostri occhi. Così capirete...》 fulminò il ragazzo con gli occhi. Gohan rimase impietrito dalle parole dell'amico. Junior era un tipo taciturno, intelligente e risoluto , ma era la prima volta che vedeva i suoi occhi cerchiati dal fuoco della determinazione. Naturalmente, le sue affermazioni non passarono in secondo piano. Lui era il suo amico, il suo mentore, il suo allenatore; come poteva non credergli? Rimase in silenzio. Forse aveva ragione. Dopo aver combattuto contro Freezer, Cell, i Ciborg, dopo aver visto tutti i suoi amici e anche il padre morire, come poteva credere ad una visitatrice sbucata fuori dal nulla in casa sua?  Forse la bellezza della ragazza, il suo essere vulnerabile lo avevano solo accecato. Decise che avrebbe parlato di tutto ciò al padre. Rimase in silenzio, contemplando l'amico che aveva rivolto il viso verde a terra.  Forse serviva davvero un gesto drastico, così disse a se stesso che avrebbe tranciato qualsiasi rapporto con lei. Il corpo del namecciano si riprese dopo qualche minuto, gli riservò quella poca energia che lo avrebbe portato al Palazzo. Deluso, non salutò neppure Gohan, e se ne andò.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Esplosione ***


Quella mattina il mondo non aveva gli stessi colori delle pareti gialle della casa che mi aveva ospitato, del verde dell'erba che si espandeva oltre la finestra di quella che era stata ormai resa la mia camera personale. Quel giorno il canto degli uccellini intonava una melodia triste e angosciante. Mi alzai dal letto con lo stomaco in subbuglio, presi la mia amica Penny e mi avviai verso l'uscita ritrovandomi in cucina. Silenzio. Chiamai più volte a gran voce Chichi, Gohan, Goku o il piccolo Goten senza ricevere risposta. Un brivido mi attraversò lungo la schiena. Dalla finestra vidi che il sole era pallido e le nuvole erano colme di un inspiegabile grigiore, come se avessero voluto ospitare un gran temporale. Preda di uno strano senso di panico, cambiai la mia vestaglia da notte con dei vestiti più comodi. Uscì dalla porta di casa accompagnata dal mio fiero bastone. Come se fossi entrata in un'altra casa, fui accolta a braccia aperte dalla pioggia. I chicchi d'acqua sbattevano contro i fili dell'erba, schiacciandoli. Mi trovai ancora fuori a sorbire la furente cascata d'acqua, quando qualcosa attirò la mia attenzione. Tra le nuvole fece capolino una crepa di colore nero che pian piano si espanse. Feci subito un calcolo logico pensando a tutte le possibilità per cui delle nuvole avrebbero potuto comportarsi in quel particolare modo ma i miei pensieri furono interrotti da una figura che mi provocò un forte tremore alle viscere. Sopra di me a un centinaio di metri si ergeva una sagoma umanoide senza volto, dal colore nero e dalle ali nere. Fui invasa da un tale senso di angoscia e assordamento che non seppi più dire quale fosse la cosa più giusta da fare, se ripararmi nella casa la cui porta distava solo pochi metri da me o scappare. Il cervello cominciò a dare colpi lancinanti contro il cranio .Penny non poteva più reggermi e caddi in ginocchio. Davanti ai miei occhi sbarrati passarono immagini confuse e così vivide che avrei potuto toccarle. La mia mente cominciò a proiettarmi l'immagine di una scuola in distruzione, di corpi che cadevano dalle finestre ormai distrutte e fiamme che lambivano la strada. Perchè i miei occhi vedevano quelle immagini? Cosa voleva dirmi il mio inconscio?  Le lacrime sgorgarono dagli occhi e le mie orecchie persero il proprio uso per un momento e io venni invasa da una melodia ritmata e vigorosa . Il mio corpoe la mia mente furono incastonate in un vortice di confusione. Mi bastò qualche secondo per riconoscere le calde note, la voce maschile. Marylin Manson. E come un interruttore, la mia mente si accese.

UNA GUERRA! Le pupille si dilatarono, anche loro avevano capito cosa stavano accogliendo. Quelle immagini non potevano spaventarmi. E come un fulmine a ciel sereno, la mia mente riprese il suo controllo. La mia amnesia stava cominciando a distruggersi non appena ricordai quel giorno, la causa di tutto ciò che avevo e stavo vivendo. Ricordai ogni cosa, prima la gelida mattina esterna e subito il caldo e la claustrofobia dell'autobus stracolmo di pendolari dopo. Cominciavo a ricordare, a vagare in quella stanza angusta della mia mente, che in quel momento stava allargandosi per far spazio ai ricordi. I ragazzi ritardatari davanti al cancello della scuola. La scuola stessa che, davanti a me, crollava inesorabile sotto la cascata di missili e figure aliene. Alieni! Un tassello stava cominciando a riprendere la sua posizione nei miei ricordi quando sentì il pavimento vibrare sotto il peso di qualcosa che in quel momento si stava per dirigere verso di me. Capì subito di essere in pericolo. Presi Penny e cercai di alzarmi senza neanche guardare chi avessi alle mie spalle. Arrancai a fatica cercando di velocizzare quello che era il mio zoppo e ingombrante passo. Il cervello provò a mandare impulsi alle mie gambe ma quelle, schiacciate dal dolore, non furono in grado di rispondere. Caddi ancora e subito avvertì una stretta alla schiena. Mi girai e quello che vidi mi strinse in una morsa di gelido timore. 《C..c..chi sei?》 Provai a parlare, a dire qualcosa. L'essere umanoide senza volto mi stava di fronte e le sue ali nere, grandi come vele, coprivano la mia intera visuale. Notai che l'alieno era composto di ossa e pezzi di tessuto inanimati pieni di oscurità. Il suo alito fatto di polvere si avvicinò al mio volto e provò a sussurrarmi qualcosa in quello che capì essere una lingua a me estranea. Poi annunciò 《Ti ho trovato. Astrys》 non seppi più dire se quello che avevo davanti fosse una grande, grossa e bislacca allucinazione, ma se quella cosa che avevo davanti aveva la forza 4 elefanti nelle mani, allora la mia schiena la stava sentento per intero. I suoi artigli mi lacerarono i vestiti. Senza pensare ad altro, riuscì a prendere Penny mentre l'alieno mi issava da terra e lo colpì il fronte. Questo, gli fece allentare la presa e io caddi sbattendo la testa. 《Come ti permetti?》 Fece uscire il suo eco da una bocca inesistente. Provai ad alzarmi pensando di scappare ma non mi fu possibile perché i miei occhi e i miei sensi rimasero impietriti davanti a quella che io definì la reale rappresentazione di un'apocalisse. Dalle nuvole, gravide di oscurità ed acqua, caddero altri esseri alieni senza volto, fatti di ossa e tenebre. Non riuscì a pensare a nient'altro se non che quelle cose mi avrebbero ucciso. Questo pensiero si concetrizzò ancor di più quando lo stesso alieno che mi aveva precedente attaccato, mi prese per la gola.
Avrei lasciato quel mondo senza neanche sapere dove fosse finita la mia famiglia, perché si, finalmente mi ricordavo dei miei familiari. Ricordavo la mamma, il Natale con i parenti, i regali sotto l'albero. Ricordavo i compagni di classe che gioiosi, mi salutavano tutte le mattine. La mia vita intera mi passò davanti con una serie di flashback e io non seppi più dire se fossi finita in Paradiso o all'Inferno. La stretta si fece più salda e i polmoni si chiusero. La fine era vicina.

Dovevo ammettere che però, non mi sarei mai aspettata una morte dal sapore così esplosivo. Perché quella che senti alla testa subito dopo fu proprio una scarica fulminea di dolore. Aprì gli occhi. Qualcosa o qualcuno mi aveva buttato a terra. Vidi il mio nemico disteso a pochi passi da me, ma stavolta non poteva più farmi del male. Aveva la testa mozzata e qualcuno aveva avuto la capacità di ucciderlo. Alzai gli occhi chiedendomi cosa fosse accaduto. Sopra di lui si ergeva un corpo maschile a me già conosciuto. 《G..Goku!》 Riuscì a sussurrare prima di sentirmi mancare. Vidi soltanto il suo sorriso sbiadire. Non avrei voluto lasciarmi andare, non avrei dovuto andarmene in quel momento così drastico. Dovevo fare qualcosa, essere forte. Cercai di rimanere sveglia ma la mia mente era ormai finita vittima di quell'ormai ordinario sonno profondo.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Junior ***


Quella mattina la meditazione del namecciano fu disturbata. L'ambiente circostante non aveva le stesse energie di sempre. La notte precedente la sua aura, ormai diventata da due settimane inspiegabilmente debole, riuscì a malapena a farlo tornare al Palazzo. Il Supremo però, detestava vederlo in quelle condizioni così gli propose di ritrovare se stesso tra i boschi, ascoltando le energie che la natura terrestre poteva offrire 《certo. Natura terrestre! Come se questo fosse il problema》borbottava fra se. Junior non riusciva a capire il perché di quella stanchezza. Si chiedeva cosa avesse fatto, toccato, con chi avesse parlato nell'ultimo periodo per provocargli quelle strane sensazioni. Provò a spiegare a se stesso in termini scientifici che forse anche i namecciani si ammalavano proprio come gli umani, ma scacciò subito quel pensiero 《umani! Umani e namecciani non potranno essere MAI simili. Ed io sono invincibile》rideva compiaciuto tra se. Si alzò in piedi affaticato, con le ginocchia doloranti si tolte il pesante mantello e il turbante dal capo e provò ad allenarsi. Il suo corpo non poteva farsi schiacciare. Non provò neppure ad alzare un braccio quando ad un tratto, sentì una morsa stretta al ventre che gli fece digrignare i denti. Junior sapeva bene cosa fosse quella sensazione. Per qualche motivo, il suo cervello gli aveva scatenato in corpo una paura tale da renderlo incapace di muoversi. Perché provava paura? Paura per cosa? La testa cominciò a girare e fu investito ancora da una furente ondata di timori e oppressioni. Non capì cosa gli stesse accadendo. Pensò che forse in qualche angolo remoto dei suoi sensi, qualcuno dei suoi amici avesse mandato un segnale d'allarme. Pensò naturalmente a Gohan. Provò a concentrarsi per cercare la sua aura fra le vaste correnti energetiche della Terra ma questa inspiegabilmente sembrava così lontana da confondersi con le altre. Ci ripensò, un falso allarme si disse. Cosa sarebbe potuto accadere in un giorno tanto tranquillo? Cercò di calmare i sensi e tornare nella sua atmosfera quando la sentì ancora. La paura. Quella paura che in quel momento, però, gli stava stringendo i polmoni. Si sentì mancare senza ossigeno e si ritrovò ad annaspare. Non era normale tutto quel trambusto. Si disse che forse qualcuno gli stava davvero mandando dei segnali di pericolo. Avendo già deciso cosa fare, aspettò che il suo corpo si riprendesse, prese i suoi indumenti e si staccò da terra per raggiungere Goku. Che quell'essere umano di razza femminile avesse cominciato la sua personale guerra?

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Improvviso ***


Il cielo sopra di me somigliava tanto ad un impasto per dolci. Le nuvole si mischiavano con il cielo un po' grigio, un po' azzurro. Sotto di esse, vorticavano tante cellule nere, in una danza che quasi mi rilassò, la mia visuale fu accerchiata da una spessa nube nera. Un contorno perfetto, mi dissi ironicamente. L'udito non si era perfettamente stabilizzato e mi sentì come dentro una stanza dalle pareti in lattice. I suoni non erano musica ne rumori. Tutto rimbombava nel mio cervello. Le gocce di pioggia si poggiavano pretenziose sulle mie ciglia, i miei occhi piangevano con loro. Qualcuno urlava, non sapevo dire chi. Poco dopo vidi davanti a me il volto di una donna dai capelli azzurri. Bulma era accovacciata su di me e cercava di svegliarmi, e lo ero realmente! Ma il mio corpo non la pensava allo stesso modo.《 Astrys! Svegliati! Muoviti ti prego dobbiamo scappare!》il mio volto era incapace di riprodurre espressioni di qualsiasi tipo. Quando disperata lei mi chiamò ancora, mi sentì sollevare da terra. Riuscì a vedere il piccolo Trunks che, grazie alle sue capacità, mi prendeva in braccio e mi spostava. Mi sentì leggera. Mi portò dentro quello che capì essere un aeroplano senza ali, una strana navicella, come quella che si vede solo nei film pensai. Bulma mi allacciò freneticamente la cintura sul petto e si mise alla guida. La navicella si librò in volo e io non seppi più quantificare il grado di vertigine che provai. Dopo qualche minuto Bulma cominciò ad imprecare.《Bulma cosa succede?》 Le chiesi biascicando le lettere. Lei in modo istintivo si girò incurante della guida 《Astrys! Sei sveglia! Sono qui! LORO SONO QUI! 》mi urlò sovrastando i suoni metallici della navicella. Non riuscì a chiedere di cosa stesse parlando perché proprio in quel momento fummo trascinati via dalla nostra rotta. La navicella cominciò a cadere furiosa e io urlai per la paura. Provai ad aggrapparmi alla cintura e guardai all'esterno. Ali nere. Gli alieni ci avevano inseguito e in quel momento ci stavano attaccando. Fummo scaraventati ancora da un'altra parte ma questa volta la figura tenebrosa dell'alieno scomparve. Al suo posto invece, fece capolino il volto di Vegeta 《Bulma!Trunks! State bene? Andate subito dal vecchio! Ci penserò io!》 Diete dei colpetti al vetro posto davanti al volto di Bulma e se ne andò, volando. Il nostro volo, più tecnologico, si stabilizzò ed io cominciai a respirare. Bulma non parlo più ed io non proferì parola. Era tutta colpa mia, perchè mai avrebbe voluto parlarmi? Durante il volo, dei missili umani ci sorpassarono ed io riconobbi Goten e Gohan. Che stessero andando a sconfiggere i nostri inseguitori? Bulma imprecò 《Quando serve, Junior non spunta mai! Perché non è ancora arrivato?》 Non chiesi di chi stesse parlando. Mi sentivo già troppo in colpa per fiatare. Attesi che arrivassimo a destinazione senza calcolare i minuti che ci dividevano. Sotto di noi non vi era altro che una maestosa distesa d'acqua. Il mare però non ospitava solo pesci e delfini, poiché vidi in lontananza un isolotto in mezzo cui alloggiava una piccola casa di legno dal tetto rosso. Capì che la destinazione scelta da Bulma era proprio quella casa quando la navicella si fermò e scese piano, poggiandosi sulla sabbia. Bulma spense tutti i pulsanti e sospirò 《quanto ancora dovremmo sopportare tutto questo? 》 disse fra se. Sentendomi ancora in colpa, mi affrettai a scusarmi. Lei mi guardò e mi sorrise 《 non è colpa tua. Ne abbiamo passate tante sai? Tanti feriti, tante battaglie, eppure siamo ancora qua. Se ci dovesse essere ancora un pericolo, noi saremo i primi a proteggere questo pianeta》 mi rassicurò . Trunks mi slacciò le cinture e propose alla madre di rimanere dentro la navicella fin quando non fossero arrivati tutti.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** L'alieno ***


Durante l'attesa,mi limitai a guardare il mare. Chissà cosa stava accadendo oltre quell'infinita coperta azzurra. Passamo così altri venti minuti, in silenzio, guardando la schiuma che si infrangeva sulla sabbia quando finalmente Bulma intercettò con gli occhi il marito mentre scendeva dal cielo e poggiava i piedi per terra.  Il Saiyan aveva la maglietta strappata e insanguinata. Uscimmo tutti ed io per di più, arrancando. 《Vegeta! Cosa hai? Ti fa male?》 Provò a toccarlo ma lui si spostò rapidamente 《non è mio. Ma di quegli assurdi alieni...》 mi indicò con sguardo severo 《 per colpa tua! È tutta colpa tua! Junior aveva ragione!》 Sì avvicinò a passo svelto verso di me e mentre indietreggiai caddi sulla sabbia. Trunks si mise fra me e il padre provando a difendermi 《padre non è colpa sua! Lei non ha fatto niente! Non sa neppure chi siano quei cosi! 》Vegeta digrignò i denti. 《EDDAI VEGETA! Siamo stati bravissimi! Li abbiamo sconfitti tutti! Vero papà?》 Gohan, Goten e Goku scesero con delicatezza sulla sabbia. Vederli sorridere mi scaldò il cuore. 《GOOOOKUUUUU!!》 Dal fondo della casetta di legno uscì l'inequivocabile acuta voce di Chichi. La sua corsa si arrestò per andare ad abbracciare i figli e il marito. Eravamo tutti uniti. Provai a rialzarmi e a guardarmi attorno. Calma piatta. Un silenzio tombale echeggiò tra il gruppo e Goku divenne ad un tratto serio 《dov'è Junior? Prima non ha combattuto granché bene》 ma di chi diavolo parlavano tutti? Chi era questo Junior? il mio cervello si dovette collegare inspiegabilmente alla mia bocca poiché tutti si girarono imbarazzati verso di me. 《Ecco...lui....》 Provò a spiegare Gohan. Per qualche motivo, tutti abbassarono i volti. Il silenzio fu interrotto da un lieve tremolio che si propagò sotto i nostri piedi. Istintivamente alzammo gli occhi e la nostra visuale fu in poco tempo occupata da una grande macchia bianca che si stava avvicinando alle nostre teste. Capimmo subito di avere davanti un altro degli alieni, e anche se di un altro colore, la cosa non ci rilassò e non tardammo a metterci in posizione di difesa. 《vi prego, non abbiate paura. Sono qui per portare un messaggio》 la figura alata fece uscire la sua voce da una bocca inesistente. Era di una bellezza angelica. L'alta figura poggiò i suoi piedi a terra le sue gambe, il suo corpo ed il suo volto erano candidi come la neve. Al contrario degli alieni oscuri, questo aveva due fessure argentee come occhi, e delle grandi ali d'oro. 《Non ci fidiamo di voi! Va via o ti uccideremo!》 Sentenziò Gohan. In viso tutti erano visibilmente tesi ma io per qualche motivo, mi sentì protetta 《io non sono come loro, come quelli che vi hanno attaccato...》il volto bianco e luminoso si avvicinò a noi.  Essendo molto alto coi suoi tre metri d'altezza, l'alieno dovette abbassarsi. Bulma si avvicinò 《Cosa sei tu?》 Chiese. La figura aprì le sue ali e gonfiò il petto 《 Io sono un'Azyra ! 》tutti sospirarono. Non credetti ai miei occhi. Avevo davanti a me ciò per cui la mia intera vita era stata sconquassata. Accerchiata dagli sguardi increduli di tutti la figura si girò verso di me e si avvicinò 《Astrys, sei in pericolo. Purtroppo ho poco tempo per spiegarti tutto ma ho bisogno che tu mi creda, poiché la Terra sembra essere ancora in pericolo e sei l'unica persona in grado di aiutarci》mi avvicinai. La figura mi toccó una mano ed io fui avvolta da un intenso calore. Di lì a poco tutti i dolori che mi attanagliavano i muscoli diminuirono sempre più fino a scomparire del tutto. Con quali poteri aveva avuto la capacità di guarire tutti i miei malanni per me rimase sempre mistero. Mi sentì libera. 《Devo parlarti con urgenza, devi sapere al più presto, prima che sia troppo tardi! Circa duecento anni fa la stirpe degli Azyra e quelli dei Rivot...》 《 sappiamo già la storia》 Lo interruppe Bulma 《I Rivot volevano la Terra per se》la figura umanoide continuò a guardarmi benché Bulma gli avesse rivolto la parola 《esattamente. Non ci riuscirono perché la mia stirpe, più potente e numerosa, riuscì a distuggerli. Duecento anni fa però, durante la guerra, una parte dei Rivot scoprì che all'interno della Terra si celava un'aura così potente che nemmeno noi saremmo riusciti a distruggere. Avendo paura che quest'aura si ritorcesse contro di loro, i Rivot decisero di cercarla,trovarla e distruggerla. Quell'aura sei tu Astrys! 》 Rimasi in silenzio. Non capì. Avevo bisogno di più spiegazioni. 《Sono tornato nel 2016 per aprire un varco temporale. Mi sono calato nei panni di un Rivot e ti ho spedito duecento anni più avanti per permetterti di vivere! 》la mia mente vacillò per qualche istante. Rimasi comunque in silenzio. Ma che senso aveva tutto quello che mi stava spiegando? 《Noi abbiamo bisogno di te Astrys! Puoi aiutarci a distruggere i Rivot una volta per tutte! Per qualche motivo hanno scoperto che sei ancora viva e hanno aperto loro stessi un varco temporale proprio ora! Ti hanno scoperto e non tarderanno a cercarti ed ucciderti. Hanno paura di te, ma la paura non fermerà la loro determinazione. Hanno deciso di finire ciò che avrebbero voluto cominciare duecento anni fa. Prendere te, possedere il pianeta. 》 《 perché dovrebbero avere paura di me? Io sono solo una ragazza che da un giorno all'altro è stata strappata via dai suoi genitori, dalla sua famiglia! Cosa volete tutti da me?》 Urlai. Non ne potevo più di quella situazione. Mi guardarono tutti esterrefatti. Gli occhi di tutti i presenti danzavano senza sosta da me alla figura alata. 《 tu non lo sai ancora, ma dentro di te c'è una potente energia che deve essere risvegliata. Loro questo lo sanno e vogliono ucciderti finché sono in tempo per vederti ancora debole e incompleta! Devi nasconderti e nel contempo, allenarti e scoprire la tua aura! Devi combattere con noi. Per noi, per la Terra!》mi accasciai. Strinsi la sabbia la tra le mani 《COSA VOLETE DA ME? NON HO SCELTO IO TUTTO QUESTO! 》tutti avevano deciso il mio destino. Oguno di loro lo avevano preso in mano e avevano deciso cosa farci. Il mio corpo non serviva più a niente. La mia vita non mi apparteneva più. Se degli Azyra o dei Rivot, non mi importò molto. Mi sentì come una bambola di pezza che viene sbattuta più volte in varie parti di una casa per compiacere i sadici divertimenti di una bambina capricciosa. Ero satura di qualsiasi forma di ansia e rabbia. avvicinai il volto alla sabbia quasi a baciarla 《Cosa volete da me?》 Sentì una potente fonte di calore riversarsi sulla mia schiena e la fiducia che questo tocco mi donò mi diede la forza di alzare ancora la testa. L'Azyra mi guardava ed io mi specchiai nei suoi argentei occhi 《vogliamo che tu scopra quello di cui sei capace per proteggere il pianeta. Confido nei tuoi amici Astrys. I Saiyan ci hanno sempre aiutati》tutti i Saiyan presenti a quel discorso drizzarono le schiene 《Il re Vegeta ha sempre aiutato gli Azyra e gli Azyra hanno sempre combattuto per il suo popolo di fronte a qualsiasi guerra. Vi prego, amici miei, permettetemi di chiamarvi così..》 Goku si avvicinò e, incauto, tocco un'estremità dell'ala dell'alieno, che nelle sue mani si frantumò per poi ricrearsi subito dopo. Sembrava essere fatta di aria 《dicci cosa dovremmo fare. Ti aiuteremo e aiuteremo la Terra》 L'Azyra lasciò andare la presa al mio sguardo e guardò Goku 《dovete proteggere ed allenare Astrys. Deve far uscire il magico potere che ha dentro di se》tutti guardarono me. Potere magico. Ma da cosa avrei potuto prenderlo? Perché fra tutte le persone presenti sulla faccia del pianeta, l'unica persona in grado di proteggerlo potevo o dovevo essere proprio io? Cosa avevo di speciale? Capì che non mi era rimasto più niente se non il mio corpo, un involucro inutile per una vita che nemmeno mi apparteneva. Provai ad aprire bocca per fare altre domande ma l'Azyra si alzò imponente mostrando i suoi tre metri d'altezza 《adesso devo andare. Vi terrò continuamente aggiornati sui movimenti dei Rivot. Cercheremo di rallentarli nella ricerca ma tu, Astrys, devi nasconderti. Amici miei devo lasciarvi 》 si girò e innalzò le ali dorate quando qualcosa lo fece tornare alla postazione di prima, davanti a me 《Dimenticavo. Durante un trasferimento temporale della portata che hai sopportato tu, tutti i corpi immersi nel limbo nero si caricano di una potente attività energetica che si propaga fino alla fine del processo. Il tuo corpo quindi avrà rilasciato molta energia. Ricordi di aver incontrato qualcuno, toccato, guardato qualcosa appena uscita dal limbo? 》 scossi la testa. Chi avrei incontrato prima? Il Supremo? Ma il Supremo non aveva avuto niente a che fare con me se non quando ebbi piena coscienza del  mio corpo nel nuovo mondo pensai. 《Beh l'importante è questo. Quelle potenti onde energetiche possono essere in grado di fare grandi cose anche senza che tu lo voglia》 per qualche motivo una scossa alla testa mi fece ricordare qualcosa che pensavo di aver nascosto. La mia paura fece risvegliare un incontro confuso ma chiaramente esistito 《Azyra, se queste onde energetiche colpissero una persona cosa potrebbe accadere? 》Chiesi. Le mani mi tremavano.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Junior ***


Dopo aver combattuto, Junior si sentì incredibilmente sfinito. Con la tunica strappata e il mantello logoro invitò Goku a procedere nel percorso verso il vecchio Maestro Muten. Lui lo avrebbe raggiunto più tardi. Si diede qualche momento per meditare su quello che aveva combattuto pochi minuti prima. Ne aveva uccisi una decina, un numero non poco imbarazzante per un guerriero della sua portata. Erano calati giu dalle nuvole come pioggia sembrando infiniti. Alcuni riuscivano a rigenerarsi, altri non appena morivano, si trasformavano in polvere, lasciando il vuoto sul campo di battaglia. Si tormentava. Sapeva che la colpa era di quell'essere vivente. Quella cosa stava devastando il suo mondo, i suoi piani. Il pianeta che ormai aveva imparato ad apprezzare. Aveva fatto cadere una guerra proprio sopra la sua testa e Gohan, Il padre e i suoi amici ne stavano risentendo. Non avrebbe più lasciato morte durante il suo passo. Non più. Fu quello il suo pensiero,fino a quando non si ricompose e decise di mantenere la promessa fatta a Goku. Lo raggiunse in volo ma, sapendo cosa avrebbe ospitato l'isola - a parte i suoi compagni - decise di rimanere in volo, al di là delle nuvole più vicine al tetto della piccola casetta in legno. Vide tutta la vicenda dall'alto sin dall'inizio, ed ascoltò. La figura della ragazza non era particolarmente nitida, il suo odio gli annebbiò la vista. L'alieno che era diventato ormai una parte significativa di ciò che stava accadendo sotto di lui, aveva uno strano aspetto. Alieni così, non ne aveva mai visti.

Dopo aver osservato e ascoltato ciò che l'alieno aveva da dire, capì. Per quanto Junior potesse odiare quell'essere umano femminile, si rese conto che invece non era lei il pericolo. Qualcun altro minacciava lei, e minacciando lei avrebbe minacciato anche la Terra. Ma l'odio non andò via. Se quegli alieni erano scesi sulla Terra dopo duecento anni era solo colpa di quell'essere inutile. Dopo un'attenta descrizione, l'alieno parve sul punto di volare per andare via. Fu li che sentì ogni cosa.

《 Azyra, se queste onde energetiche colpissero una persona cosa potrebbe accadere? 》disse la ragazza cui riusciva a intravedere solo il capo. Junior si sentì mancare quando l'alieno da quel nome strambo ripose 《la persona che avrai colpito verrà influenzata dalle tue stesse emozioni, dai tuoi stessi dolori e dalle tue stesse sofferenze 》Junior chiuse gli occhi. Come poteva essere possibile? Portò i ricordi a due settimane prima. L'inizio di quell'incubo. Si ricordò di non aver mai toccato la ragazza, di non averla mai guardata negli occhi poiché il suo primo incontro gli aveva solo mostrato un corpo inerte al pavimento. Era stato davvero possibile sprigionare una forza così potente da legare emotivamente due corpi? Si irritò. Capì che per tornare il namecciano di prima, doveva vedersela direttamente con il nemico.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Andare via ***


Quando L'Azyra andò via, mi ritrovai sul punto di urlare. Presi Penny e la misi sotto l'avambraccio. C'era solo lei. Lei poteva capirmi, portava di peso il mio corpo martoriato da giorni. Cominciai a piangere in silenzio e gli altri mi guardarono. Io non avevo la forza di guardare quei visi. Qualcuno aveva già deciso la strada avrebbe preso la mia vita. Ero semplicemente stata sbattuta fuori dalla mia casa, dal mio mondo e spedita duecento anni dopo per combattere una battaglia. I Saiyan e le mogli tennero gli sguardi bassi e persi nel vuoto. Pensai che nelle loro teste si potesse avvicinare l'ipotesi di non aiutarmi. Mi avrebbero scaraventato fuori anche loro. Chi avrebbe aiutato una persona venuta dal nulla? 《I..io...devo andare》mi girai verso la navicella e provai a scappare quando qualcosa mi afferrò il polso 《Cosa diamine stai facendo? 》 Bulma mi tirava verso di sé ed io cercai di fare leva dal verso opposto usando la mia stampella 《Devo andarmene da qua! Devo scappare! 》Bulma mi tirò ancora 《Noi siamo qui per te! Ti aiuteremo Astrys!》 La presa si fece più forte ed io dovetti affondare Penny nella sabbia 《BULMA DEVO ANDARMENE DA QUA! VOI NON POTETE AIUTARMI!》Riuscì a staccarmi dalla sua presa e per inerzia caddi a terra sbattendo le ginocchia. Gohan si precipitò verso di me e mi aiutò a rialzarmi 《Astrys noi ti aiuteremo...》mi sussurró rassicurante《voi non potete aiutarmi. Ed io non voglio essere aiutata. Scapperò e loro non mi troveranno》 digrignai i denti verso il volto dolce e maturo del ragazzo che in quel momento inarcò le sopracciglia in un'espressione preoccupata . Non avrei pesato a nessuno. Dovevo andarmene 《 addio. Vi ringrazio per tutto》 Riuscì a dire. Mi alzai incurante delle richieste di Gohan di provere a pensarla diversamente. Quando mi girai per andare verso la porta della navicella vidi ad un tratto il mare scomparire in un vortice di nero. Qualcosa mi aveva colpito alla fronte e l'impatto mi fece cadere.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Junior ***


Junior si decise a scendere per svelare la sua presenza ai Saiyan e a tutti gli altri ospiti dell'isola del Genio, ma decisamente non poteva farlo con la ragazza davanti, così la tramortì. Inutile dire che quando lo fece, provò lo stesso dolore alla testa che doveva avere inferto all'umana. Barcollò toccandosi la fronte e tutti i presenti notarono la stramba scena senza riuscire a dire una parola. Bulma e Chichi andarono a vedere come stesse la ragazza. Si lamentò 《ah. Devo avergliela data forte. Se lo merita...》 Riuscì a dire prima di venire immerso dalle domande dei combattenti. 《Brutto muso verde! Dove sei stato fino ad ora? 》Vegeta corse verso di lui con in mano una palla d'energia blu pronta per essere esplosa. Goku gli afferrò il polso, in tempo per riuscire a non far scatenare un putiferio 《Vegeta! Per oggi basta combattimenti te ne prego》Vegeta imprecò. Goku si avvicinò al namecciano poggiandogli la mano sulla spalla. Era molto più alto di lui e per guardarlo negli occhi dovette alzare la testa 《Junior dove sei finito? Devo confessarti che non credo che tu abbia combattuto molto bene. Cosa ti sta succedendo? Da due settimane non sei più lo stesso ed ora vieni qua e dai un pugno a quella pov....》 Junior si sentì pervadere da un fuoco alle viscere. Esplose 《Anche tu! Me lo dovevo aspettare!》afferrò la mano di Goku e la staccò furiosa dalla sua spalla 《La "povera" ci sta mettendo tutti nei guai! Ho fatto bene a tramortirla! Avrei dovuto ucciderla io al posto di quei così! Anzi...》 si girò verso la sagoma svenuta dell'umana 《lo farò io stesso,adesso,in questo momento》 non ne poteva più. Con tutta la rabbia che aveva in corpo, senza pensare alle conseguenze, camminò deciso verso il corpo svenuto sulla sabbia accompagnato dalle urla stridule di Chichi e Bulma che la reclamavano. Junior si vide la visuale coperta dal volto furioso di Goku, che lo prese per la gola e lo spostò in volo. Lo fece sbattere sulla sabbia e lo tenne stretto per la giugulare 《SEI IMPAZZITO? Ma cosa stai facendo Junior?!》l'alieno cominciò a faticare per respirare 《G..Goku..》annaspò 《non vedi..che ci sta mettendo tutti nei guai?》 Goku strinse la presa 《anche se fosse c'è un nemico da sconfiggere non per causa sua! I Rivot ci provano da duecento anni e dobbiamo concludere questo ciclo infernale! Dobbiamo sconfiggerli per il bene del pianeta! Astrys ci aiuterà》a Junior ci volle uno sforzo disumano per poter spostare Goku ma non ci riuscì per poco. Goku sentì che l'amico, pur facendo qualcosa di così banale come spostarlo, stava provando una gran difficoltà. Lasciò la presa perplesso 《Junior...cosa hai?》sussurrò Goku. Il namecciano si rialzò senza fiatare. Il suo essere si sentiva patetico 《Devo meditare》si issò in volo davanti allo sconcerto di tutti.

Durante il suo viaggio in mezzo ad un cielo affamato di nuvole , Junior urlò come un pazzo, consapevole di non essere udito. Si sentiva messo da parte, l'ultima ruota del carro. Perché avrebbero creduto ad un'umana sbucata fuori dal nulla senza tener conto delle sue opinioni? Si fermò. Doveva calmarsi. Il suo acuto intelletto lo spinse a trovare delle alternative ai suoi istinti omicidi. Odiava l'umana, pur non avendola ancora conosciuta, eppure ripensò alle parole di Goku. Per sconfiggere i Rivot, che avrebbero comunque minacciato la Terra, avrebbero avuto bisogno del potere che si celava dentro di lei. Non si chiese a quale tipo di potere alieno potesse somigliare, certo era che qualcosa li teneva uniti. un lampo gli attraversò i nervi quando capì dove stava la soluzione ai suoi problemi. Prima se me sarebbe andata la ragazza, prima la forza che li teneva uniti si sarebbe distrutta. Prese allora, una decisione più che dolorosa...

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Primo incontro ***


Niente era più come prima. Il profumo della casa non si avvicinava neppure lontanamente a quello dei capelli di mia madre. Avevo dimenticato il sapore di casa, quello che si sente entrati in cucina dopo una lunga giornata fuori dal nido. Niente era più come i compiti a casa, le matite scricchiolanti sulle pagine plastificate dei libri. Neppure il cielo sembrava lo stesso. Il pallore del rosso e del giallo si mischiarono. La sera stava incombendo. Chissà quanto tempo avevo dormito. Qualcosa mi aveva steso a terra, ma la cosa più strana che notai comparire in me stessa, fu che non mi preoccupai più del motivo di come andassero certe cose. Non mi chiesi più nulla. La mia vita ormai non mi apparteneva più, quindi che senso avrebbe avuto chiedere? Mi alzai sentendo stranamente dentro di me una certa forma di determinazione che scoprì non aver mai sentito in vita mia. Sembravo immersa in un altro corpo. Cosa mi fece alzare dal letto, non lo seppi dire eppure non mi resi neanche conto del fatto che i miei piedi nudi fossero già in procinto di passeggiare per un lungo corridoio. Non vi era nulla se non l'indispensabile. Delle porte, degli appendi abiti, degli armadi o dei letti. Oltre il corridoio udii delle voci. Riconobbi subito quella stridula di Chichi, intenta ad attaccare con parole argute qualcuno che sicuramente si trovava al piano di sotto con lei. Pian piano si aggiunsero poi le voci di Goku e Vegeta. Mi avvicinai piano alla scala senza farmi notare. Rimasi appiccicata al muro, nascosta nel buio, fidandomi solo del mio udito.
《Essia Junior. Se questa è la tua decisio....》
《SEI IMPAZZITO GOKU? Lasceresti la ragazza nelle mani di questo namecciano?! Come ti viene in mente》
《Tesoro sappiamo come...》
《Io mi fiderei di lui! Ricordate il piccolo Gohan? È riuscito a renderlo invincibile!》
la voce di Bulma parve risoluta in mezzo a quella folla che pian piano cominciava a spegnersi.
《Vuole farle del male》
《Non le farà niente!》
《Ho detto che non la ucciderò, non che eviterò di farle del male..》 una voce estranea a me si levò possente fra le altre. Con chi stavano parlando? Provai ad avvicinarmi un po' di più ma i miei piedi nudi e sudati ebbero la meglio e mi ritrovai a barcollare tra il pavimento e una scia di gradini in legno bianco. Non trovando alcun appiglio, i miei sensi non riuscirono a proteggere il mio corpo, che cadde rotolando come un sacco di patate in mezzo alla sala dove tutti i combattenti si erano riuniti. La testa si ritrovò a sbattere più volte così come le altre parti del corpo e per qualche fortunata ragione, arrivai intatta fino all'ultimo gradino. Aprì gli occhi, prima serrati dalla paura,  mi fidai dei miei sensi così alzai piano la testa. I miei occhi dovettero abituarsi alla luce del tramonto e delle ombre che esso proiettava inesorabile. Davanti a me un paio di grandi piedi stavano immobili davanti alla figura patetica del mio corpo sconquassato dalla caduta. Alzando lo sguardo, vidi che ai piedi si erano uniti un paio di polpacci possenti, così come il petto coperto da una tunica viola. Quello che vidi dopo non mi rese felice. I Saiyan dovettero aver notato il mio volto sbiancare man mano dalla paura, poiché ognuno di loro trattenne il respiro, dopo essersi fatti una bella risata che lasciò il suo eco ad una atmosfera quasi inquietante. All'ampio petto era poggiato un massiccio mantello bianco, da cui uscivano due braccia verdi ed alle mani cinque paia di lunghe unghie affilate. Provai ad indietreggiare arrampicandomi ai gradini. I suoi occhi neri e profondi non smettevano di tormentarmi. Era diventato un incubo in diretta. Cercai di staccarmi dal suo magnetico sguardo ma i miei muscoli non accennarono ad alcun movimento. 《Smettila di avere paura》l'uomo alieno che avevo davanti sussurrò piano, mostrando i lunghi canini bianchi. Lo guardai ancora, non perché lo volessi, ma perché la mia mente seppe subito riconoscere il colpevole dei miei turbamenti. L'alieno fece risuonare ancora la sua calda e pacata voce 《Cosa hai da guardare insulsa umana? Ti ho appena ordinato di smetterla!》 non seppi dire perché avesse così tanta importanza il fatto che io provassi paura ma qualcosa di me dovette irritarlo così tanto che i suoi lunghi artigli si avvicinarono alla mia gola. Fui presa come una piuma da terra e sbattuta al muro. La schiena ne risentì 《forse non ci siamo capiti, piccola,insulsa, schifosa umana. A partire da ORA, io ti comanderò e tu non dovrai azzaddarti a fiatare. Intesi?》cercai di aggangiarmi all'unico straccio di aria che potessi trovare. I suoi occhi scuri colmi di odio e di rabbia mi tennero ferma al muro insieme alla sua salda presa. Provai a dimenarmi. 《ASTRYS!》 Bulma urlò nel salotto della casa ed io venni lasciata libera dagli artigli dell'alieno. Caddi a terra tossendo, dolorante. Bulma mi prese fra le sue braccia. 《Goku mandalo via!》 Urlò Bulma mentre mi stringeva fra le sue braccia. L'alieno uscì dalla porta. Dovette abbassarsi poiché era molto alto ed imponente. Guardai Bulma, Goku, e tutti gli altri presenti 《chi...chi é quello?》 《GOOOOOHAAAAAAN È QUESTA LA TUA NUOVA RAGAZZA? È UNA BOMBA!》 Una voce  risuonò in salotto. Un anziano in tenuta estiva, con bermuda rossi e camicia blu venne correndo verso di me e mi aiutò a rialzarmi. Il bastone di legno che teneva in mano era più alto di lui. Il vecchio mi cinse la vita con un braccio 《Ma sei davvero carina! Che bei capelli! E hai due occhi pazzeschi!!! Sembra di vedere mille cieli in tempesta! Eh Gohan!》mi lasciò per andare dall'altra parte del salotto verso Gohan. Gli diede una pacca sulle spalle 《Hai scelto davvero bene la tua preda!》Lo guardai confusa. Chichi rise coprendosi la mano con la bocca e Gohan divenne rosso come un peperone 《ehm..Maestro Muten...io e lei..》il vecchio saltò in aria 《LO AVETE GIÀ FATTO? CHE VELOCITÀ! I ragazzi di oggi hanno un'altra visione del...》le sue blaterazioni si bloccarono quando Chichi, ormai non più divertita, lo colpì in testa con un libro sbucato fuori dal nulla. 《VECCHIO. STAI ESAGERANDO! E comunque i due ragazzi non sono fidanzati》 il vecchio mi guardò e Gohan tenne i suoi occhi fissi su di me. Episodi del genere li avevo già vissuti nella vita passata, duecento anni prima, quando i miei nonni dopo lunghi periodi in lontananza mi chiedevano se fossi fidanzata. Questo insieme mi fece ridere ma portò in me anche tanta malinconia. Goku mi fece sedere alla poltrona e osservai cosa avevo attorno. Un tv acceso senza audio trasmetteva il Tg locale, condotto da...una tigre. Non dovevo più stupirmi. Con lo sguardo girovagai tra il tavolo basso in legno bianco e le poltrone bianche in semilpelle. Vegeta, al suo solito, stava poggiando ad un angolo in silenzio. Chichi propose di cenare e come se niente fosse in poco tempo mi trovai davanti ad una tavola imbandita di cibo. Possibile che nessuno avesse in mente di parlare di quello che mi era accaduto poco prima? Un alieno verde mi aveva preso la gola! Non toccai cibo, ancora turbata 《chi era quel tizio?》 Chiesi. Le risate e il rumore di piatti tintinnanti si fermò di colpo. Tutti i presenti abbassarono lo sguardo verso la propria cena. Dopo qualche secondo immerso nel silenzio tombale, Vegeta picchiò il tavolo facendolo vibrare 《Banda di insulsi deficenti! Glielo dirò io. Quel muso verde si chiama Junior. Fine della storia 》 Junior. Quel nome risuonò nella mia testa più volte. Il colpevole della mia paura aveva un nome. 《P..perché mi ha..》《te lo dirà il sapientone! Lui ha avuto la grande idea..》non riuscì a completare la frase, Bulma si alzò dal tavolo e diede uno schiaffo alla testa del marito. Cercavano di tenere la bocca chiusa. Decisi che avrei scoperto da sola cosa sarebbe accaduto a partire da quella cena che si dimostrò gustossima. La famiglia di Bulma andò a casa con la propria navicella, padre e figlio naturalmente volarono. Goku e Gohan decisero di rimanere con me, affinché il 《maestro Muten non mi avesse preso di mira》 non capì cosa volesse dire ma non ci feci poi tanto caso. Chi avrebbe dovuto avere timore di un anziano? C'era qualcos altro che invece mi intimoriva. Trovai sul letto della mia seconda nuova camera una nuova vestaglia da notte, o perlomeno interpretai così l'abito bianco con ricami di pizzo e oro che mi stava davanti. Che gusti strani aveva il mio nuovo mondo. Provai a dormire ma il rumore del mare che si infrangeva a qualche metro dalla mia finestra stranamente non mi calmò. Continuavo a tastarmi il collo, provavo ancora dolore. Inghiottì un mucchio di paura e decisi di scendere in quella densa notte di Novembre che non aveva affatto un gusto autunnale. La vestaglia mi lasciava scoperte le braccia ed il fresco di  Novembre si poggiava sulla mia pelle con una delicatezza tale da non infreddolirmi. La luna sopra di me si ergeva come una grandiosa lampadina. Più grande di qualsiasi sole. Non avevo mai visto una luna così bella. Chissà se anche i miei genitori, in quel momento, la stavano osservando proprio come me. Rimasi qualche minuto con i piedi nudi immersi nella sabbia, poi decisi di tornare. Mentre mi giravo però notai una figura che credevo si fosse smaterializzata del tutto dalla mia vista, perlomeno per quella giornata che si era rivelata una vera e propria avventura. L'alieno con l'ampio mantello bianco stava seduto indisturbato sulla sabbia, con le braccia intrecciate. Mi avvicinai piano. Se nessuno voleva parlarmene, avrei dovuto scoprire io stessa cosa si celava dietro quella storia. Non appena aprì la bocca per fiatare venni interrotta 《Va via umana. Non disturbarmi》 l'alieno parlò prima di me. Come aveva fatto ad avvertire i miei passi silenziosi sovrastati dal rumore del mare? 《Tu sei Junior》 《Non osare pronunciare il mio nome 》abbassai la testa 《perdonami. Non avrei voluto farti arrabbiare》confessai. In realtà non sapevo cosa gli avesse scatenato tanto odio verso di me,però cercai adottare uno stratagemma, cercare di cominciare col piede giusto. Semplice. Ma non rispose alle mie scuse. 《Perché mi hai...》《mi stai disurbando. Ti ho detto di andare via 》 non mi importò poi molto 《perché mi hai preso per il collo oggi?》 Alzò la testa 《anche se questo ti riguardasse, non te lo direi di certo con tanta facilità 》Provai ad avvicinarmi ancora 《 Cosa ti ho fatto? 》 Chiesi. L'alieno si alzò velocemente mostrando la sua incredibile altezza. Non seppi più dire dove iniziassero i piedi e dove finissero le lunghe orecchie a punta. 《Ricorda una cosa, piccola umana: se non fosse per Goku e Gohan tu saresti già morta. Lo sai?》chiusi la bocca. Se voleva tanto uccidermi perché non lo aveva già fatto? E perché in quel momento non provava neppure a farmi del male? 《Perché non lo fai allora?》 Azzardai. L'alieno rise compiaciuto e tirò da una tasca nascosta nel suo mantello un pezzo di vetro con il quale si tagliò una mano. Il sangue viola gli uscì automaticamente ma io non seppi capire il perché lo avesse fatto. Non provai neppure a chidergli se gli servisse soccorso. Dopo pochi secondi però, sentì nel palmo della mano sinistra un calore che si propagò fino all'avambraccio. Guardai la mano. Il palmo era solcato da un punto all'altro da un profondo taglio rosso da cui stava sgorgando del sangue.Il mio sangue. Il dolore inaspettato mi colpì ed io urlai 《Cosa mi hai fatto!? Perché!?》mi tenni il polso, convinta che sarei potuta morire per dissanguamento 《aiutatemi! 》Guardai l'alieno che al contrario di me, aveva il volto sereno e tranquillo, come se niente fosse 《Smettila di lamentarti》mi mostrò il taglio della mano che, per assurdo, pian piano cominciava a rigenerarsi. La stessa cosa poi, fece il taglio netto che avevo al mio palmo. Il dolore si tramutò in fastidio, fino a scomparire del tutto. Indietreggiai. Quel coso verde davanti a me stava esagerando. 《COSA TI HO FATTO? PERCHÉ MI ATTACCHI?》urlai incurante del fatto che fosse notte fonda. E proprio perché fui incurante, che tutti gli abitanti della casa uscirono fuori in mezzo alla brezza notturna e al ring che aveva come protagonisti me e l'alieno. Gohan parlò per primo 《che sta succedendo qua? 》Provò ad avvicinarsi a me ma un'ondata d'aria da cui non seppi dire la provenienza, spostò il corpo del ragazzo facendolo indietreggiare. 《Junior che stai facendo? 》Provò Goku. L'alieno fece finta di aver udito la domanda, alzò il braccio e mi indicò 《Non ti ho attaccato io. Ma tu》 disse con calma. Non capì. 《Quando tu, sporca umana, sei sbucata dal nulla al Palazzo del Supremo hai rilasciato delle energie che ci hanno inevitabilmente uniti emotivamente e fisicamente. A causa tua io non posso più combattere come un tempo e il mio corpo è debole come quello di un insulso umano quale sei tu》 continuai a chiedermi di cosa stesse parlando. Poi, dopo qualche attimo di silenzio capì cosa intendesse dire l'alieno. L'Azyra aveva ragione, i miei pensieri avevano ragione e le mie paure si erano rivelate. Sapevo che dentro di me,da quando ero arrivata in quello strano mondo qualcosa era successo. Ero arrivata alla soluzione ma non volevo accettarla. Abbassai la testa. Ecco perché mi odiava. Come avevano tolto casa, famiglia ed amici a me, avevo tolto il corpo e la forza a lui. 《M..mi disp..》Provai a scusarmi 《non mi interessano le tue scuse. STATEMI A SENTIRE!》 Goku e Gohan rimasero impietriti 《Porterò via questa ragazza e la allenerò. Più velocemente acquisterà i suoi poteri, più velocemente potrà andarsene ed io potrò ottenere di nuovo i miei. Così non ci darà più problemi e altri distruttori non verranno a cercarci》detto ciò, non mi diede nemmeno il tempo di capire che mi prese per la cinta e mi trasportò in volo.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Palla avvelenata ***


Durante quella che io definì una vera e propria tortura volante, diedi il meglio di me: cominciai ad urlare il più forte possibile per farmi sentire da qualcuno. Mi chiedevo perché Goku, Gohan o chiunque altro non venisse a salvarmi. Pensavano forse che fossi capitata nelle mani giuste? Possibile che si fidassero così tanto di un alieno che poco prima voleva vedermi morta? Doceano proprio conoscersi da tempo! Le mie vertigini salirono ad un livello anormale e per poco non svenni dalla paura. Attraversammo grandi spazi colmi d'acqua, vedevo scomparire grandi distese azzure e blu per dare spazio ad ampi tappeti collinari. Monti, solcati da fitte foreste. Chissà quanti chilometri avevo fatto, arrampicata alle braccia di quello strano mostro verde. Alla fine, dopo vari tentativi per sfuggire alla sua presa,mi lasciai andare. Quando arrivammo non mi fu dato neanche il tempo di poggiare i piedi per terra che venni lanciata via a qualche metro di distanza. Rotolai, sbattendo contro una grande quantità di rocce. La mia vestaglia si strappò e con sé l'impatto mi ferì alle gambe. Mi Alzai piano. 《Ecco. Ci vediamo domani. Comincia a trovarti del cibo, oppure domani rimarrai a digiuno》 non potevo credere a ciò che mi si era stato appena detto. L'alieno mi mostrava in continuazione le spalle. Perché mi dava ordini? 《Perché mi dai ordini? 》 chiesi. Lui si girò e mi tirò per i capelli. Avvicinò il suo volto al mio 《obbedirai per il bene mio e dell'intero pianeta su cui stai vivendo. Ho sentito dire che passi le tue giornale lamentandoti su quanto vorresti tornare a casa. Beh, ti sto mettendo su un piatto d'argento l'unica via possibile. Smettila di piagnucolare. Solo io posso farti scoprire i tuoi veri poteri 》 come li avrebbe scoperti? Lasciandomi a digiuno per giorni? 《Come faccio a trovare del cibo qua?》 malgrado i suoi comandi, mi lamentai 《non mi importa. Non è un problema mio》 dicendo così, se ne andò di nuovo. Scomparve proprio come lo vidi riapparire, ad una velocità incredibile. Mi alzai facendo attenzione ai piccoli graffi sulle gambe che naturalmente, risposero alla tensione creando un fastidioso dolore. Li fuori, in mezzo al nulla, il fresco pungente mi attanagliava la pelle. Chissà in quale posto del mondo ero capitata. Chissà quanto lontana ero da casa. Provai a camminare fra le distese di alberi e cespugli. Trovai alle basi di ogni albero delle mele marce. Ci ripensai prima di prenderle. Non sarei caduta tanto in basso da mangiarle per il piacere sadico di un alieno. La notte incombeva su di me come una coperta nera e decisi che per quel giorno avrei avuto bisogno di riposo. Mi sedetti alla base di uno dei grandi alberi che sovrastava la foresta e mi poggiai al ramo. Chiusi gli occhi. Il giorno dopo avrei trovato il modo di scappare dal mio rapitore.

I miei piani andarono rovinosamente distrutti quando, al sorgere del sole, fui investita improvvisamente da una scarica di gelo. Aprì gli occhi, ero bagnata fradicia. L'alieno ora stava davanti a me con un grosso secchio in mano 《alzati》 disse. Chiesi per quale motivo mi avesse svegliato in un modo tanto selvaggio e cosa ne avrebbe fatto di... 《cammina》 mi colpì la schiena con un piede costringendomi a camminare più veloce. Camminai per un'ora che mi sembrò durare secoli. Sotto il sole cocente mi asciugai fino all'ultima goccia gelata dell'acqua che mi aveva istantaneamente svegliato. 《Voltati》 feci quello che l'alieno mi disse. Provai a guardarlo ancora, ma la paura non me lo permise. Vidi uscire dalla sua mano una palla d'energia verde che cominciò a far rimbalzare sulla sua mano 《giocaci 》 mi disse. Lo guardai perplessa 《io? Giocare a palla?》 sentì i suoi occhi neri , prima intenti a fissare la propria creazione magica, in quel momento buttarsi rabbiosi verso di me 《non dicevo a te》 in quella frase si udì una risata sinistra. Non ebbi neanche il tempo di capire a chi si riferisse che la palla, come animata, si buttò accanita su di me colpendomi in ogni parte del corpo. Provai ad acchiapparla ma imperterrita, la sferica luce verde continuava a sbattere in ogni angolo del mio deserto campo di battaglia, costringendo il mio corpo a non potersi difendere. 《Aiutami! FERMA!》
《non posso aiutarti》 sentì l'alieno allontanarsi mentre le mie mani e la mia gola cercavano di trovare una qualsiasi forma di sfogo per  raggiungere la libertà. Un lampo mi attraversò i pensieri, in quel momento confusi e irati 《SE ALLORA SIAMO COLLEGATI ANCHE TU STARAI SENTENDO LO STESSO DOLORE CHE STO PROVANDO IO! AIUTAMI!!》 l'alieno si girò a mezzo busto e mi urlò 《io sono un combattente! Questo per me non è neanche solletico》 e ridendo, se ne andò lasciando in mezzo ad un deserto di pietre e cespugli me ed il mio nuovo amico. La palla non smise di torturarmi neppure per un secondo. Il tormento continuò fino a tarda notte, quando ormai stremata, continuavo a scalciare e correre. Ero sfinita. La mia gola, avendo assecondato ogni minimo sforzo, si ritrovò privo di note. Le braccia e le gambe mi facevano male. Caddi a terra senza forze. Per un attimo mi chiesi perché non fossi già morta. La palla smise finalmente di palleggiare istericamente sulla mia schiena.

Per il giorno seguente e quelli dopo ancora la routine fu sempre la stessa. Sotto il sole di mezzogiorno, venivo travolta da una nuova scarica d'acqua gelida e dopo una lunga camminata avrei dovuto vedermela con un'insulsa palla. La sera, questa terminava la sua battaglia per permettermi di cercare del cibo. Ma la ricerca durava ben poco dati gli infiniti dolori che mi attanagliavano I muscoli. La pelle, piena di lividi somigliava ad un puzzle incastrato male. Non mangiavo da giorni ormai, la mia vestaglia era ridotta a brandelli scuri di polvere e terra. Avevo bisogno di un bagno cibo e di riposo. Allo scoccare della settima notte, crollai. Piansi talmente tanto che avrei potuto far scuotere un intero sistema solare.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Junior: Ritorno provvisorio ***


Per sette giorni Junior non le aveva mai staccato gli occhi di dosso. L'allenamento non aveva giovato alla nuova arrivata ne tanto meno a lui. Certo, la palla d'energia poteva sembrare innocua contro il suo corpo da namecciano, eppure il dolore mentale e fisico di lei gli suggeriva di smetterla con quel sistema. Ogni notte contro la sua volontà un groppo alla gola si prendeva gioco di lui, così forte da fargli tremare le braccia. Erano sensazioni mai avute. Provava un forte fastidio ai muscoli, da non permettergli neppure di meditare, una cosa quotidiana per lui. Durante la mattina e la sera, sentiva uno strano dolore tra lo stomaco. La fame lo aveva portato a bere così tanta acqua da poter mettere in carestia un'intera città, eppure sentiva sempre un buco nella pancia. Quella situazione stava cominciando a stremarlo per davvero. Allo scoccare dell'ottava mattina, decise di cambiare atteggiamento. Lasciò che dormisse un'ora in più e poi la svegliò con l'acqua gelida. Non riusciva mai a vedere il suo viso poiché l'umana teneva sempre la testa inclinata verso il basso. Forse un segno di sottomissione. 《Vai a lavarti. Puzzi come un cane selvaggio. Ti porterò da Goku e mangerai. Mi stai dando sui nervi con le tue debolezze da umano 》la ragazza per un po' smise di tremare e rise << hai fame eh? Che c'è? non riesci a sopportarla? Perchè non mangi ? >> e rideva, prendendosi gioco di lui. Come poteva sapere...Junior sentì la disperazione della ragazza in qualche angolo del suo cervello. Non pronunciò alcun suono e si limitò a seguirlo alla cascata che distava quasi mezzo chilometro dalla zona segnata da lui per gli allenamenti. Alla vista di quella grande vasca naturale la ragazza finalmente alzò il capo e si diresse da sola, zoppicando, verso l'acqua che le accarezzò i polpacci. Junior si girò dall'altra parte, sapendo cosa sarebbe accaduto dopo. Dopo qualche minuto lui senti dentro di sé un forte benessere crescerli nel corpo ma qualcosa lo faceva sentire imbarazzato e arrabbiato allo stesso tempo. Doveva sbrigarsi immediatamente ad eliminare quelle percezioni che li stavano tenendo uniti. Come se non fosse bastato quel mix di emozioni, si sentì gelare all'improvviso. Gettò all'indietro una coperta che sarebbe servita per riscaldarla. Si alzò e si voltò verso di lei 《 Andiamo》si avvicinò con l'intento di prenderla in braccio per partire in volo ma si sentì afferrare il polso dalla ragazza e fu strattonato con tanta forza che perse quasi l'equilibrio. Per un momento lui stesso non capì da dove provenisse tanta energia ma scacciò via quel dubbio per dare attenzione ai suoi riflessi, grazie ai quali riuscì a trattenere l'umana con pochi e semplici passi, prima che lei gli potesse conficcare una pietra appuntita alla gola. 《SEI IMPAZZITA? 》Urlò il namecciano. La ragazza alzò la testa e per la prima volta vide il suo volto per come era. La pelle, candida come nuvole veniva solcata da due occhi inspiegabilmente grigi. I capelli colorati di viola lasciavano intravedere il suo naturale colorito scuro all'inizio della testa. Per qualche secondo non seppe cosa dire. Non aveva mai visto certi occhi. Si riprese subito, lo sguardo intimidatorio della ragazza voleva davvero fargli paura? 《Volevi davvero uccidermi? Sei così stupida!? Vuoi suicidarti per caso?》lasciò i polsi dell'umana che subito barcollò fino a cadere a terra. 《Lo sai che non superi neppure col pensiero la mia spietata forza? Volevi morire?》 《Sì》la ragazza rispose con tanta naturalezza che il namecciano rimase stordito. Quanto poteva essere stupida? Ricordò che molti anni prima aveva allenato il piccolo Gohan, ai tempi in età infantile. Ma quella che aveva davanti non era per niente una bambina eppure aveva quello stesso comportamento irritante. Risoluto rispose 《beh non te lo permetterò. Se muori tu, morirò anche io e non posso permettermi questo lusso di fronte ai capricci di un'umana quale sei tu》 la ragazza lo guardò ancora 《io ho un nome!》Junior strinse i pugni sui fianchi 《e quindi? Anche io ho un nome! 》detto ciò la prese e la portò a casa del Saiyan. Il volo naturalmente non fu cosa facile poiché la ragazza soffriva irreparabilmente di vertigini《Chiudi gli occhi o cadremo, stolta!》Urlò il namecciano. Il battibecco durò fino all'arrivo della Kame House, dove il vecchio baldanzoso maestro Muten li raggiunse. La ragazza continuò fino alla fine del viaggio a inveire contro Junior che, dal canto suo, rispondeva in modo poco gentile.
《Non sai volare!》
《Non è colpa mia se sei così inutile da soffrire di vertigini! E tu dovresti essere una guerriera?》

《E tu? Fatti avanti! Voglio vedere quanto sei forte!》 Junior stava per alzare un pugno in aria davanti al mento all'insù della giovane quando Goku riuscì a fermare la situazione 《Non chiederò come è andato il primo allenamento》 si limitò a spostare lentamente il braccio del compagno. 《Papà! È tornata?》Gohan li raggiunse e la prima cosa che fece fu quella di guardare intensamente la ragazza. Il viso parve leggermente colorirsi di rosso e mirò gli occhi verso il namecciano, furente 《Cosa le hai fatto?》Junior lo guardò sbalordito. Che si fosse rammollito come tutti gli altri umani? Proprio lui? Il suo grande allievo? 《È allenamento. Dovresti saperlo no?》incrociò le braccia e lo guardò alzando il mento. Le braccia del ragazzo si stavano subito avvicinando all'alieno, pronte per attaccare ma il padre del Saiyan fu più svelto pronto a prevenire l'irreparabile 《Gohan! Ma che fai? Junior sta solo cercando di aiutarla》 Il figlio digrignò i denti in segno di una sofferta resa. Guardò la veste strappata della ragazza 《Vai a cambiarti》. Junior si sentì ad un tratto chiamato all'attenzione. Il Supremo lo stava chiamando. Si girò verso la ragazza 《passerò a prenderti stasera. Domani continueremo il nostro allenamento e non voglio sentire pianti inutili》 la ragazza gli alzò di rimando il dito medio 《capisci cosa significa questo nel mio pianeta? Significa che io nelle tue mani non ci starò più e che non dovrai provare mai più a toccarmi o impormi di subire le angherie di una palla del cavolo. Ok?》Junior cominciò ad odiarla più di prima. Le avrebbe insegnato l'educazione a modo suo. Volò via senza nemmeno salutare.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Botta ***


Ritrovai quella serenità che si prova quando si ha un qualche tipo di contatto umano, un abbraccio,una risata colma di gioia. Qualcuno finalmente mi accoglieva in un posto sicuro e caldo. Chichi e Bulma, saputo del mio ritorno, arrivarono alla Kame House con tutti i miei vecchi vestiti. Il bagno in cui mi immersi poco dopo essere rientrata in quella confortevole casa estiva mi tolse via lacrime, sudore, dolore. Durante la mia breve fermata coccolata dall'acqua calda, pensai a come la mia vita fosse stata sconquassata in un lasso di tempo simile ad un battito di ciglia. Ero stata letteralmente sbattuta via dalla mio mondo e spedita duecento anni più avanti dove degli esseri strani, degli alieni, mi avevano accolto a braccia aperte benché io fossi un'estranea. Ero capitata in mezzo a dei combattenti e proprio da uno di loro, il più vile, ero stata resa "allieva" (o perlomeno era quello che pensavano i miei amici). Ricordai di avere dei lividi alle gambe e curiosa, alzai il ginocchio destro aprendo un varco fra l'acqua. Stranamente però quello che vidi fu sia confortevole ma anche inquietante: sulla gamba non esistevano segni di ginocchia sbucciate, di palle pazze o di cadute sbadate. Provai a tastarmi il corpo ed osservare il più piccolo strato di pelle, fin dove potevano arrivare i miei occhi. La mia pelle però, sembrava essersi stranamente rigenerata. Forse quegli strani alieni bianchi, li Azyra, avevano ragione. Avevo un qualche strano potere. Dovevo solo capirlo veramente. Mi vestì e provai la vera ebrezza di chi dopo tanto tempo nelle miniere, veste un capo elegante di prima qualità benché i miei fossero semplici pantaloni di pelle indossati insieme ad una semplice maglia bianca. Chichi mi abbracciò più volte, scusandosi per il duro allenamento che aveva organizzato per me quell'alieno privo di sentimenti 《non ha cuore! Non dovevamo lasciarti nelle sue mani...》
《guarda che sta facendo benissimo il suo lavoro Chichi! Abbi un po' di pazienza e Astrys ritroverà la sua vera forza!》 sentenziò convinta la testa azzurra di Bulma. I Saiyan non emettevano alcun suono dentro quelle quattro mura di legno. Goku era stranamente pensieroso e Gohan rimase nel suo angolino mischiando il suo corpo a un divanetto in semilpelle e imbarazzo. 《Possiamo davvero fidarci ? 》 Chiese ad un tratto Vegeta - di cui l'effettiva presenza a me era rimasta completamente sconosciuta dato il suo essere loquace - Goku alzò la testa 《È l'unico modo. Junior è direttamente collegato ad Astrys. Questo deve essere un segno. Deve farlo lui. Ha allenato Gohan è ha fatto maturare in lui l'anima di un vero combattente. Confido in lui e continuerò a farlo 》 si girò sorridendo verso di me《lo so che è dura. Ma se vuoi tornare a casa e noi salvare la Terra, dobbiamo collaborare》 consapevole, abbassai la testa. Ero arrabbiata col mondo intero. Alzai il capo in fiamme 《io...devo..》Provai a cercare di non urlare, di sfogarmi o di rompere il tavolo del salotto in mille pezzi. Se davvero avevo dentro di me una grande forza, quella sarebbe di certo stata l'occasione giusta per manifestarla. 《Io...Esco!》Provai a trattenermi. Mi guardarono tutti esterrefatti. Bulma si avvicinò a me tremando, visibilmente spaventata 《t..ti accompagno in città se vuoi e..》
《non mi Importa. Voglio andare via》. 

Bulma mi permise di passeggiare intorno alla grande via principale della città dell'ovest, fatta di vita,una vita rigogliosa e felice, contrastante quindi con quello che era il mio essere in quel momento, qualcosa di nettamente distaccato da quella realtà. Non ero fatta neppure per quella folla così apparentemente spensierata. Mi sentì ancora una volta esclusa dal mio mondo perfetto. Forse in realtà, era proprio quello il "mondo perfetto" che avevo sempre sognato. Dovevo ancora capacitarmi dei cambiamenti. Le mie gambe si muovevano in avanti spinte da qualche forza sconosciuta e gli occhi grigi puntavano i loro riflettori sui negozi affollati. La mia schiena però, anch'essa coscente, cominciò ad avvertire una strana sensazione. Appurai dopo qualche mattonella del pavimento più avanti che un gruppo di quattro ragazzi parlavano di me alle mie spalle. Facile intuire l'esatto argomento discusso. Non ci feci poi tanto caso fino a quando non notai di essere ancora inseguita da quegli stessi miei nuovi "ammiratori". Mi infiltrai in un vicolo sicura di sfuggire ai loro sguardi. Questo, non più largo di due metri di larghezza aveva le pareti tappezzate uniformemente da manifesti. Ci misi un po' per capire che quel collage di carte colorate servivano a coprire un muro più alto di me. Speravo solo che quei ragazzi non mi avessero visto. 《Ei tu ragazza》 ed ecco ciò che non avrei mai voluto immaginare. I quattro ragazzi, vestiti in modo piuttosto eccentrico, avvicinarono verso di me le loro chiome colme di lacca con sguardi pretenziosi  《Eiii piccola! Ti ho chiamato! Rispondi》 il capo clan, un biondo tutto muscoli mi indicò. 《Perdonami ma devo proprio andare》 azzardai e tornai indietro, verso di loro, convinta che mi avrebbero lasciato andare ma la mia corsa frenetica venne interrotta dal muscoloso braccio pompato del biondo 《tu non vai da nessuna parte baby》 oddio, nel 2216 era ancora in voga il "baby"! Alzai gli occhi al cielo 《si certo, come no. Senti, oggi ho avuto una giornata piuttosto strana quindi ti chiedo di lasciarmi....》 le mie parole saccenti furono sbattute verso il muro come il resto del mio corpo. Lo sguardo arrogante del pompato mi assillò letteralmente 《ti ho detto che tu non vai da nessuna parte》 gli afferrai il braccio 《 senti coso, ho smesso di prendere ordini. Ho già alle calcagna un tizio verde che mi rompe!》 strinsi la presa e lo guardai sfidando i suoi occhi divertiti. Si girò verso i suoi compagni intenti a ridere 《avete visto ragazzi? Era quella giusta!》 e poi mi guardò ancora 《ora devi offrirmi qualcosa...》 provò ad infilare la mano destra sotto la mia maglietta ma, come un lampo il biondo ,seguito dai quattro ragazzi, venne scaraventato via verso l'altro muro, come se qualche forza mi avesse protetto. Rimasi paralizzata alla parete colorata ormai divenuto parte di me e della mia paura. Non avevo fatto nulla, ne ero certa. Come avrei potuto anche provare a pensare di uccidere qualcuno? "Non sono quel tipo di persona" continuai a dire a me stessa. Mi strinsi i capelli tra le mani. I quattro palestrati caddero per terra e provarono subito dopo a rialzarsi accompagnando i movimenti del corpo con qualche rantolo 《tu...cosa hai fatto?! 》 Il capo biondo mi guardò con occhi iniettati di sangue per la rabbia. Mi fece ridere il pensiero di averlo ferito nell'orgoglio 《io non ho fatto niente》 ed era vero. Per quanto mi avesse divertito quella strana scena, dentro di me continuava a stringersi un nodo di paura. 《Certo. Ora mi hai stancato...》 la mia vista fu completamente coperta da un ampio petto pompato pieno di gioielli d'oro.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Junior: patti chiari ***


《Volevo parlarti. Ho potuto osservare con attenzione da quassù l'allenamento della ragazza 》Junior strinse le spalle e si mise a sedere 《se quello lo chiami allenamento...》sbuffò verso il Supremo 《quell'umana non ha alcun potere. È una persona debole, inutile ed irritante. Preferivo avere Freezer o Cell in guerra che una stupida umana. Mi sarei divertito di più 》 Il Supremo si avvicinò a lui e gli poggiò una mano sulla spalla. Junior odiò il fatto che lo avesse toccato senza permesso 《ti sbagli, Junior. La ragazza è più forte di quanto credi. Sei solo arrabbiato perché tu avverti i suoi stessi bisogni, i suoi stessi dolori. Questo ti fa sentire vulnerabile. Devi avere fede in lei》 fede? Qualcosa a cui gli umani sapevano aggrapparsi anche di fronte alle avversità più difficili da superare. Aveva avuto fede in Goku, Gohan, Vegeta e gli altri davanti a nemici potenti quali Majin Bu, Cell o i Ciborg ma in quella ragazza non vedeva alcun barlume di speranza a cui potersi aggrappare. 《Ho trovato un modo》 il Supremo spazzò via i suoi pensieri 《circa cinque giorni fa Popo ha trovato degli indizi. Un'Azyra é venuto a parlami di persona 》 Junior si girò infuriato, lo prese per il colletto del mantello 《brutto vecchio! Non mi hai detto nulla! Ho dovuto sopportare i soprusi di quella stupida!》 il Supremo gli staccò i bianchi artigli dalla sua veste, che lisciò con le mani poco dopo 《 non potevo parlartene prima di aver confutato le parole dell'alieno. La ragazza ha bisogno che il suo cuore e il suo cervello vengano scostati emotivamente da un prodotto esterno》 Junior sbuffò ancora 《 la ragazza è già traumatizzata e sta traumatizzando pure me. Non hai trovato altro? 》 il Supremo abbassò la testa 《 certo! Ho trovato una cosa molto importante che potrà esserti utile e...》 《aspetta》 lo interruppe Junior. C'era qualcosa che non andava. Il suo corpo fu scosso da un fremito così forte da fargli appannare la vista. Stava accadendo qualcosa all'umana e doveva aiutarla prima che fosse rimasta uccisa. Si mise in volo incurante della straordinaria scoperta che il suo simile aveva trovato proprio per lui. 

La cercò per i campi, le colline che si sviluppavano oltre la città dell'ovest e ad ogni piccolo movimento un groppo alla gola lo tratteneva dall'urlare. L'umana era incredibilmente difficile da trovare proprio perché non disponeva di nessuna piccolissima, infinita particella di aura in grado di aiutarlo a rilevarla. Forse era andata in città. La trovò dopo qualche ora, la luce del pomeriggio stava già per estinguersi quando la vide riversa a terra svenuta. Il suo corpo non era l'unica cosa che aveva destato la sua attenzione: accanto alla ragazza infatti giacevano i corpi senza vita ricoperti di sangue di tre umani. I volti non erano più riconoscibili a causa dell'impatto che li aveva letteralmente schiacciati verso il muro. Guardò la ragazza. Poteva essere stata lei? Si chiese se avesse finalmente risvegliato il suo potere. Fin dove poteva arrivare l'animo umano? Per lui quegli strani esseri erano sempre stati una nuova scoperta. La portò in una grotta e accese un fuoco. Le fiamme danzanti gli ricordarono quanto sudore e fastidi gli avesse provocato allenare un giovane anni prima. Un giovane di cui però aveva finito per affezionarsi. Durante una lunga pausa di meditazione sentì dentro di sé un forte groppo alla gola. La ragazza piangeva. Non vedeva il suo volto ma solo un corpo disteso percorso da scosse di mille terremoti 《Cosa è successo...?》 provò a chiedere lei dopo tanti tentativi Tra un singhiozzo e un altro finalmente trovò la risposta, senza il suo aiuto 《li ho uccisi io. Sono stata io. Sono una persona orribile》la rabbia si impadronì di lei. Junior abbassò la testa 《non è vero. Li ho uccisi io》 si chiese perché in quel momento avesse così spudoratamente mentito. Non aveva una ragione precisa . La ragazza alzò finalmente la testa, le guance erano imbrattate di lacrime, e come tante nuvole gravide di acqua, le sue iridi grigie e scure guardavano il vuoto 《Mi stavano attaccando. Come è possibile che...》《li ho uccisi io quando ti ho visto indifesa》lei abbassò nuovamente la testa 《voglio tornare a casa 》un forte singhiozzo si impadronì di lei, ed il pianto cominciò a crescere fino a sfociare nella disperazione. Disperazione che Junior non riusciva più a sopportare. La testa gli faceva male, digrignò i denti 《ADESSO BASTA!》 Esplose. Lo spavento provato dalla ragazza lo fece sobbalzare. Faceva così tanta paura ai suoi occhi? 《Adesso basta. Devi capire che è questo il tuo mondo. Hai ricevuto una missione. Quegli alieni ora ti stanno cercando e verranno ad ucciderti e devi essere pronta per proteggere questa epoca. Mi stai davvero infastidendo coi tuoi modi stupidi e inutili di un bambino capriccioso. Sei una guerriera, dato di fatto. Per colpa tua sono imprigionato all'interno dei tuoi pensieri e dei tuoi dolori e se muori tu muoio io. Vuoi che altre persone se ne vadano? Smettano di respirare come è successo ai tuoi amici e alla tua famiglia? 》 la colpì in pieno. Si chiese perché mai avesse detto quelle cose. Non avrebbe voluto essere tanto cattivo eppure quella ragazza gli mandava il cervello in poltiglia. Aveva chiuso coi piagnistei.  Aveva chiuso con un'allieva che non ne voleva sapere di imparare. E aveva chiuso con...《scusami》la voce roca della ragazza ruppe quel silenzio, quel fruscìo di pensieri colmi di rabbia. La testa bassa si inclinò un po' a destra 《scusami. Non avrei dovuto lamentarmi. É vero,hai ragione, ho perso i miei amici e la mia famiglia...》 《ehi...io non...》 《tranquillo. Ho sentito il tuo imbarazzo. Non avresti voluto dirmi quelle cose》 Junior si sentì scovato. Per la prima volta il suo cervello si spense. La ragazza alzò la testa 《hai ragione. Anzi ti ringrazio! Devo proteggere la Terra, la MIA Terra. Mi hanno accolto tutti a braccia aperte ed io per ringraziare non sto aiutando nessuno. Non vi sto ripagando della vostra gentilezza》 si alzò in piedi ed asciugò le lacrime. Lo guardò con occhi diversi. Cosa era quella cosa? Forza di volontà? 《 Grazie! Credo di aver capito, almeno in parte. Devo rendermi conto di tutto questo. In tutti questi anni ho lasciato che le soluzioni ai problemi arrivassero da sole. Me ne stavo chiusa in camera ad aspettare...》 si alzò. Junior sentì il petto riscaldarsi, il fuoco della determinazione era in lei. Lui si alzò e vide quanto fosse piccola, quasi gli arrivava alla cinta della tuta. Lei alzò gli occhi e gli porse la sua mano, come erano soliti fare gli umani per stringere dei patti 《Lavorerò sodo. Grazie alieno》 lui le strinse la mano, attento a non spezzarle le ossa 《figurati umana》.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Colpito ***


L'allenamento riprese. L'alieno non era più ai miei occhi un essere spregevole e cercava di non farmi arrabbiare ed irritare ed io, dal canto mio non potevo non fare lo stesso. Capimmo che per vivere in coesione senza distruggerci dovevamo trascorrere le giornate di duro allenamento in piena tranquillità e si, sopportarci a vicenda. Passarono due mesi e finalmente riuscì ad incastrare fra le mie sottili dita la palla pazza di energia che l'alieno faceva fuoriuscire dalla mano. Mi capitava di pensare che mi sarebbe piaciuto farlo. Quelle assurde robe di magia. Capì con il tempo che le ferite si rimarginavano, i lividi sbiadivano e le slogature smettevano di farmi male in poco tempo. Imparai l'arte del combattimento. Schivare, colpire, deviare, parare  e quel mondo così mascolino e duro mi faceva sentire una donna forte e coraggiosa. cominciavo a diventare un'altra Astrys. Una nuova me. Non mi capitava mai di colpire il verde corpo muscoloso dell'alieno, lui era forte. Terribilmente forte. Certo, una come me non avrebbe mai potuto confrontarsi con uno come lui eppure avvertivo in esso una forza spaventosa. Non parlava mai se non per darmi ordini. Non sapevo nulla di lui e lui quindi, non sapeva nulla di me. Forse da qualche parte continuava ad odiarmi. Di tanto in tanto mi portava del cibo durante la sera così avrei potuto essere in forza per la giornata dopo. Tornai a casa da Goku dopo 63 giorni ed assaporai il profumo di calore, di famiglia, a cui ormai mi ero abituata. 《Riposerai e lo farò anche io. Tornerò fra una settimana e ricomincerò ad allenarti. Ho la brutta sensazione che manchi davvero poco tempo. Dobbiamo sbrigarci 》 l'alieno diventava sempre più pessimista 《Io, Goku Gohan e Vegeta abbiamo deciso di andare nella senza dello spirito e del tempo per allenarci in vista dell'imminente battaglia 》 "battaglia "quella parola sapeva mandarmi in tilt il cervello. Una parola a cui per 19 anni non avevo mai dato così tanto peso nella strada della mia vita se non per le verifiche di storia. E dopo 19 anni ero lì, stavo proprio in mezzo a quella parola. L'alieno si accordò il giorno dopo che mi ebbe riportato a casa con gli altri combattenti per andare ad allenarsi in una stranissima stanza che aveva il potere il modellare il tempo. Fantascienza per me. Rimasi nella Kame House con la giovane Bulma e Chichi che sapevano appieno come far rilassare una ragazza. L'isola della Kame House, circondata dal nulla, riusciva a svuotarmi da tutto e a lasciare solo il bene. Pensai che niente e nessuno potesse infastidirmi poichè eravamo solo io, le ragazze, e il mare. Riuscì in poco tempo a conoscere gran parte delle eroiche gesta di Goku e di Vegeta che per molto tempo erano stati nemici. Mi raccontarono del terribile Freezer e dell'orripilante Cell che per ricavare potere a sufficienza per completare la sua trasformazione, aveva succhiato via la vita di migliaia di umani. Lasciai che le parole delle donne scivolassero tra le mie orecchie e il mio cervello rimaneva sempre più incredulo. Avrei voluto chiedere di più sull'alieno che fino a qualche giorno prima mi aveva allenato, ma per qualche motivo la bocca frenava così tanto da non far uscire alcuna sillaba. Forse non era il momento adatto per sapere. Passarono due settimane così divertenti che quando rividi il corpo verdastro dell'alieno scendere aggraziato sulla sabbia mi sembrò che il cielo si fosse riempito di nuvole tempestose. 《Andiamo》 tipico suo, non era in grado di salutare. Bulma e Chichi si chiesero perché i rispettivi mariti e Gohan non fossero tornati con lui 《rimarranno ancora per un bel po' la dentro. Goku ha mangiato un quarto del pasto di Vegeta e lui si è arrabbiato. Ora se la disputano in santa pace. Gohan tornerà molto presto. Non credo riuscirà a sopportare quei due ancora per molto》rise guardando il cielo. Gettò poco dopo i suoi occhi su di me, più precisamente sui miei capelli 《sono orribili》 mi arrabbiai. Cosa gli importava dei miei capelli scoloriti? 《Pensa per la tua pelle verde》 mi aggrappai a lui e partimmo in volo. Imparai a non avere più paura dell'altezza poiché ormai ero abituata a volare. L'allenamento ricominciò, più duro di prima. Capì dopo qualche giorno di avere dei limiti che il mio corpo non poteva sorpassare 《sei inutile. Nessuno ha dei limiti. Vuoi forse dirmi che vorresti morire? Se arrivasse ora? I Rivot ti stanno cercando 》come un disco rotto quella frase sapeva uscire dalla sua bocca ogni qual volta non fossi riuscita ad evitare un suo pugno, ed accadeva molte volte. Sapeva approfittare del fatto che le mie ferite fossero in grado di rimarginarsi in poco tempo. Si ricordava però, che alla fine anche lui avrebbe sofferto come me. 《SEI INUTILE》
《Non sei in grado di motivare un tantino meglio?》
《E tu non sei in grado di farti valere? Avrei dovuto rifiutare la proposta di allenarti》 lo guardai sgomenta 《sei tu che lo hai proposto!》 risposi 《Hai ragione per una volta. Lo sbaglio più grande di tutta la mia vita》 Era solito toccarsi la fronte con l'indice e il medio quando non era d'accordo per qualche argomento. In quei giorni l'argomento ero io. Dopo un mese cominciò a non tollerarmi più come combattente e neanche come persona . 《Sei inutile. Irrecuperabile》 continuava a ripetere, urlare, mentre le mie ferite si facevano sempre più profonde 《ho sprecato il mio tempo. Avrei potuto tranquillamente allenarmi con Goku, Vegeta e Gohan e invece sto qui a farti da baby sitter 》 continuava a prendersi gioco di me ed io mi sentivo sempre più superflua. La tristezza si infrangeva sul mio imbarazzo come il mare si infrange sugli scogli. Quel giorno in particolare, uno dei tanti giorni piovosi di un qualsiasi mese, di un qualsiasi anno, piansi con tutta me stessa. 《Smettila di piangere stupida! Sei ancora più inutile così. La Terra verrà distrutta. Faremo combattere Goku. Lui salv...》
《BASTA》
caddi in ginocchio in una pozza d'acqua. Le gocce di pioggia si mischiarono con le mie lacrime 《ti prego smettila! Proteggerò io la Terra giuro! 》 rise di gusto 《Tu? Proteggere?!》 si prendeva sempre più gioco di me. Sentivo tra le mie membra la sua rabbia. In quello stesso momento riuscimmo a provare la stessa identica cosa. Io tornavo ad odiarlo e lui continuava ad odiare me.
《Alzati》 il suo piede si conficcò nel mio stomaco e mi spinse tanto forte da farmi rotolare come una palla. 《Alzati》 calciò più forte continuando a darmi ordini. Io non riuscì a rialzarmi. Continuò a percuotermi piu volte fino a quando il dolore ormai insopportabile non mi fece soffocare dei lamenti isterici dalla bocca. Lui rise di gusto.
《Basta ti prego...》 riuscii a dire con qualche filo di voce. Sentì l'alieno sbuffare 《sai, mi sono stufato. Torno alla mia dimora》 lo sentì camminare, allontanarsi sempre più lontano dal mio corpo fradicio e dolorante. Capì che mi avrebbe lasciato sotto la pioggia senza riservarmi alcun aiuto. Poco dopo lo senti fermarsi a una decina di metri 《pensavo davvero che avessi ucciso tu quei tre ragazzi. Ho fatto male a mentire>> 

Non avevo mai pensato alla possibilità che la mente potesse staccarsi provvisoriamente dal corpo. Mi ero fatta delle grosse risate a sentir parlare di esperienze mistiche in grado di dividere le due cose. Eppure in quel momento non risi perché compresi che era tutto vero. Senza ordinarglielo,la mano coprì le mie labbra. La mente sconvolta e il corpo sgombro da qualsiasi sentimento. Chiusi gli occhi. Qualche secondo dopo sentì una forte pressione posarsi sulle nocche della mia mano destra. Aprì gli occhi. La guancia verde dell'alieno era stata spinta da una forza. Ed ero io quella forza. Il mio corpo era stato sbalzato via, verso di lui, con una forza mai provata prima. Infuriata, mi ero scagliata contro di lui e capì che lo stavo combattendo, lo stavo colpendo alla pancia, al petto. Urlavo di dolore e di rabbia. Riuscivo quasi a vedere la faccia sgomenta dell'alieno che non riusciva a rialzarsi a causa mie continue percosse. 《ALZATI! ALZATI BRUTTO STRONZO》la voce che usciva dalla mia bocca non sembrò neppure far parte delle mie corde vocali. Ero arrabbiata con lui, con il mio corpo che finalmente si era liberato ed ora stava esprimendo una forza che non avevo mai provato. I miei occhi cominciarono a non vederci più e il cervello mi bruciò forte. Venni riportata alla realtà dalle urla dell'alieno. Le mie mani si macchiarono del suo sangue e a quella vista il mondo si fermò.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Junior: L'impronta dell'avvenire ***


Trovò il momento giusto per attaccare e riprendersi quello che gli spettava. Junior era rimasto completamente sconvolto dal potere che la ragazza aveva istantaneamente risvegliato dal suo corpo. Era riuscita finalmente a ferirlo. Alla vista del sangue sembrò che la ragazza avesse vacillato e proprio in quel momento lui riuscì a trovare il secondo perfetto per fermarla. La prese per i polsi e la spinse verso terra, facendole sbattere la schiena sul pavimento polveroso, che con  tale brutalità  si divise in una miriade di crepe 《CALMATI 》 la ragazza continuò a dimenarsi contro ogni aspettativa del namecciano, perché il combattimento le aveva inflitto una moltitudine di profonde ferite da cui sgorgarono piccoli rivoli di sangue 《calmati o finirai per...》
《DEVI MORIRE! MI HAI MENTITO 》 riuscì a divincolarsi dalla sua presa e si girò su un fianco, stremata. Pianse per dolore, più emotivo che fisico ed il sangue continuò a scorrere inesorabile 《non voglio vederti mai più. Morirò? Perfetto! Verrai giu con me 》rise a denti stretti. Poi continuò 《Come fai ad avere degli amici qui?》 Junior si sentì addolorato per quello che aveva procurato alla ragazza. Avrebbe voluto solo farla arrabbiare per vederla trasformarsi eppure, dopo aver raggiunto il suo scopo, si sentì ferito. La guardò piangere e per la prima volta si sentì afflitto dal senso di colpa 《mi dispiace. È vero, hai ucciso tu quei tre ragazzi. Ma non avrei...》 《sta zitto. Me ne frego anche del fatto che sento la tua frustrazione in me. Me ne andrò via》 la pioggia trascinò con sé le gocce di sangue che rigavano le braccia e il volto della ragazza e l'acqua sotto di lei diventò rossa. Guardandola Junior non si accorse neppure anche anche il suo corpo stava sanguinando. La vide alzarsi a fatica e improvvisare qualche passo fin quando non la rivide pochi attimi, dopo cadere a terra.

Il fuoco accarezzò la pelle dell'umana, bianca come la neve e la fece apparire simile ad una dea incandescente. Junior aveva coperto le ferite della ragazza con foglie di Sedum dopo aver compreso che per qualche motivo non erano riuscite a rimarginarsi velocemente; le sue invece erano ormai sparite. Un'aura di stanchezza e di tristezza lo pervase al pensiero che era stato proprio lui a ridurla così. Si erano scambiati un segno di intesa per stipulare una pace provvisoria ma per qualche motivo il suo cervello era andato in tilt e non era riuscito più a contenersi. Sospirò. Avrebbe voluto che tutto il suo mondo fosse circondato da una pace duratura ed invece la casa dove viveva, vivevano i suoi amici veniva continuamente attaccata. Si chiese cosa avesse di così importante la Terra da essere il centro propulsore di qualsiasi conflitto.
《M..mam..mamma》 l'umana parlò in un sonno affaticato 《papà.....mamma ...》 chiamava i genitori e si dimenava. Dopo qualche minuto di angoscia si svegliò in preda all'agitazione 《cosa...dove..》si guardò attorno e non appena lo vide il suo volto divenne gelido ed impassibile. Toccò con le mani poco dopo le foglie che la stavano medicando 《che cosa sono ques...ahi!》 si staccò una foglia dalla ferita fresca alla guancia e la guardò 《sei stato tu? Chi ti ha detto che dovevi aiutarmi? Hai già fatto troppo!》 lo rimproverò e Junior si sentì realmente addolorato 《so cosa intendi. Mi dispiace...》 la guardò staccarsi tutte le foglie di Sedum dalle braccia ed incurvare le sopracciglia dal dolore 《ah allora sei capace di provare dispiacere, alieno. Pensavo di sentire i miei stessi sentimenti qua da qualche parte nel mio cervello. Poi ho pensato: "oh sto dividendo il mio corpo con lui!" e mi sono ricordata 》lui abbassò la testa 《mi disp..》 《tranquillo, tranquillo. Ormai ci sono abituata. Devo abituarmi a tutto qui》 si alzò e attraversò la piccola conca di roccia per guardare cosa si celava all'esterno, una distesa di verde colma di vita 《anche a questa vista tristemente desolata ma bellissima allo stesso tempo》 parlò tra se 《quindi li ho uccisi io. Come immaginavo. Chissà perché non provo nulla. Mi stavano facendo del male》 Junior non capì da dove provenisse tanto cinismo. Un'umana che fino a poco tempo prima dimostrava essere debole e sensibile. 《Cosa c'è? Ti stai chiedendo perché non sono più una pappamolle? 》
《mi sto chiedendo cosa ti passa per la testa》la ragazza si sedette di fronte a lui, la luce del sole le accarezzava il viso, gli occhi grigi ospitavano pagliuzze verdi sparpagliate nell'universo del suo sguardo. A Junior quella vista parve misteriosa, bellissima e diversa da ogni cosa avesse mai visto nella sua vita. Si guardarono per qualche minuto fino a quando lei non parlò 《chi sei tu, alieno? Da dove vieni? 》quella domanda sorprese Junior; non gli avevano mai posto una domanda simile e lui non aveva avuto mai motivo di raccontare la sua storia e in quel momento non aveva di sicuro voglia di raccontarlo ad un'estranea 《vengo da un pianeta molto lontano》la ragazza inclinò la testa verso destra《solo questo? I tuoi genitori? Non ti hanno trattato bene? Ti hanno lasciato qua? 》lui fece finta di non sentire 《 Cosa ti è successo? Sei cambiata》 il volto di lei si oscurò e un sorriso sornione le si disegnò sul volto 《sono diventata ciò che non avrei mai voluto essere in tutta la mia vita. Attacco le persone, gli faccio del male e le uccido. E questo non mi da ne piacere ne tristezza》
《è a causa mia. Ho ucciso tante di quelle persone...》
《immaginavo》la ragazza sospirò. Guardò il sole che faceva capolino dalle nuvole mattiniere 《quindi...sono forte. Devo uccidere? Fa male uccidere?》 lui scosse la testa 《non lo so. Ma se è indispensabile, per la vita di qualcuno che vuoi proteggere, a cui vuoi bene devi farlo》
《E tu? Hai mai voluto davvero bene a qualcuno? 》 Junior si alzò infastidito 《non so cosa voglia dire nella vostra strana lingua le parole "volere bene" o " amare". Io non conosco i sentimenti umani》 silenzio. Chissà perché con l'umana non riusciva mai ad avere una buona intesa, una linea dritta su cui posare qualsiasi discorso concreto. Andavano entrambi da parti opposte. Il silenzio fu sconquassato da un rumore fastidioso proveniente dallo stomaco dell'umana 《ho fame》sentenziò. Junior le indicò un panno azzurro dove vi erano avvolte delle mele. La ragazza ne prese due, una se la portò alla bocca e l'altra la alzò verso di lui 《hai fame?》lui non la guardò 《io non mangio》l'umana lo guardò perplessa. Ingerì in poco tempo la mela e le guance bianche ritrovarono il il loro naturale colorito. Junior aspettò che la ragazza terminasse il suo pasto per proporre un altro allenamento.

Quel teatro di cui solo loro erano i protagonisti aveva come unico pubblico le loro grida di dolore e fatica. Junior la colpiva, lei era sempre pronta a schivare, e se lei riusciva a toccarlo con un piede, lui era pronto a colpirla di rimando. Era una danza per cui avevano faticato per settimane, mesi, e ora il namecciano era sicuro che la ragazza avesse finalmente sprigionato il potere che gli Azyra e i Rivot temevano tanto. Durante l'allenamento Junior provava a studiare attentamente i cambi d'energia che provenivano dal corpo della ragazza ma il più delle volte il suo sforzo si definiva vano poiché non sembrava trasudarla. Era invisibile agli occhi di qualsiasi combattente e questo lo rendeva invidioso. 《Stai pensando ad altro? Smettila alieno!》 Lo colpì con un pugno dritto nella pancia ma lui la afferrò per un polso 《credi di potermi far male con quell'insulso pugno? Devi rivedere le tue aspettative 》 risero insieme. Per la prima volta, forse, avevano capito come prendersi l'uno con l'altra. Dopo circa un'ora Junior le propose di provare a sprigionare la sua aura per poter volare.
《Stai scherzando? Ho paura dell'altezza!》
《ma che stai dicendo?! È come se dicessi che non nuoterai mai perché hai paura dell'acqua!》
《infatti io non so nuotare...》Junior sbuffò, ne avrebbe viste ancora delle belle con quello strano personaggio che in quel momento cercava di concentrarsi con gli occhi serrati 《devi pensare solamente al tuo corpo, a quanto sia pesante e quanto spazio occupa in quest'area, nel mondo. Devi pensare ed immaginare di essere tu l'aria. Vola!》 la ragazza provò più volte a concentrarsi e staccare i piedi da terra ma non accadde nulla per quanto potesse provarci. Neppure un cenno da parte del vento, nessuno spostamento. Passarono molti minuti fino a quando Junior non si decise di spronarla ancora 《devi pensare al tuo corpo! Avanti! 》ma in quel momento, per tutta risposta, la ragazza fece qualcosa che non avrebbe mai immaginato. Cominciò ad urlare di dolore fino a piegarsi in due, e cadde a terra. La vide sbattere i pugni e corse subito a vedere cosa avesse 《La schiena! Aiutami ti prego! 》 stava soffrendo ma Junior non capì perché invece il suo corpo non avvertisse nulla di quello che lei provava. Che l'energia che li teneva uniti si fosse sciolta? 《Stai mentendo? Che stai facendo? 》 cominciarono a sgorgare dagli occhi dell'umana lacrime di dolore 《no giuro! Ti prego riportami a casa! 》Urlò così forte che a Junior vennero i brividi 《voglio...posso...vedere?》 Provò a spostare i capelli della ragazza, passò una mano sulla schiena coperta da un maglia bianca e quello che vide non lo rese assolutamente felice.

Il namecciano portò subito la ragazza alla Capsule Corporation: nelle mani di Bulma sarebbe stata sicuramente meglio. Dopo averla portata nella stanza delle rianimazioni, tutti si precipitarono verso Junior chiedendogli cosa fosse accaduto 《io...non lo so. Stavo li ad insegnarle come volare e poi ha cominciato ad urlare..》 Junior non se ne capacitò. Si sedette a terra in fase di meditazione 《ho visto...cosa è stato..》 tutti i presenti,curiosi, allungarono il collo verso di lui 《un attimo prima era concentrata per provare a volare e l'attimo dopo le sono spuntati dal nulla dei solchi sanguinanti dalla schiena》 Junior sospirò scuotendo la testa, incredulo. Eppure sapeva cosa aveva visto. Cominciò a provare qualcosa che aveva dimenticato, lasciato anni prima in una scatola quale il suo cuore. Provava un senso paterno. Lo aveva provato quando, anni prima, aveva allenato il piccolo Gohan e ora, in quella stanza di rianimazione, la stava provando di nuovo. La calda luce del pomeriggio rendeva l'ambiente bianco e sterile un turbine di luci autunnali. I capelli della ragazza cadevano leggeri dalla comoda e tecnologica barella su cui riposava. Aveva dormito circa 5 ore e non riusciva a svegliarsi. Le braccia, ancorate ad una quantità innumerevole di fili in grado di monitorare il suo stato di salute, erano poggiate ai lati dei rispettivi fianchi. Il petto si muoveva impercettibilmente al ritmo della respirazione. Junior rimase la fino a notte fonda. "Ei perché non vai al palazzo? Ti riposerai" gli avevano proposto più volte ma lui invece sentiva dentro di se il bisogno di rimanere in quella stanza, di stare accanto a quella persona che, si rese conto poco dopo, in verità dei fatti non era niente più che un'orfana. Rimase tutta la notte a pensare a quante torture l'avesse sottoposta, con quanti rimproveri e mortificazioni le avesse schiacciato il cuore. Il cuore, quell'organo così fragile che gli esseri umani possedevano e di cui non potevano fare a meno. Era stato infettato anni prima da quello strano virus definito "amore" grazie a un minuscolo bambino che aveva poco più di sette anni e da quel giorno si sentiva sempre più umano, in qualche angolo del suo essere. Si ritrovò a riflettere su cosa pensasse di lui, quella strana umana.
《Perdonami》 disse al vuoto, convinto che da qualche parte, forse, quella parola detta con così tanta gravità l'avesse raggiunta nel suo inconscio. La notte passò e così anche la mattina del giorno dopo ed il sole era pronto a riposarsi per dare spazio alla luce della luna, non ancora visibile nel cielo. Junior non si mosse mai da quella posizione e ancora la ragazza non accennava a muoversi. Eppure capitò proprio in quel momento in cui si ritrovava a pensare che non si sarebbe svegliata così presto, che la ragazza ad un tratto  sbarrasse letteralmente gli occhi. Si guardò attorno allarmata. La vide alzarsi frettolosamente 《Ei ferma!》 Junior si alzò e andò verso di lei che in quel momento cercava di togliersi tutti i fili e gli aghi a cui era collegata 《che stai facendo? 》la ragazza cadde improvvisamente a terra, tremante. Junior le si avvicinò e notò nei suoi occhi un segno tangibile di terrore 《sta...sta...succedendo...》la ragazza provò a sputare qualche parola dalla bocca ancora intorpidida. Aveva paura《 Cosa sta succedendo? 》Junior provò a toccarla ma l'umana si alzò di scatto e arrancò velocemente verso la grande finestra a parete. Non riuscendo a stare poggiata saldamente al pavimento,scivolò lungo di esso fino a cadere sul vetro della finestra a cui appiccicò il volto. Qualcosa la turbava profondamente 《Cosa c'è?》lei alzò un dito tremolante e lo fece passare sul vetro 《la fuori. Sono arrivati》la lunga vestaglia di seta bianca cadeva in modo irregolare sul piccolo corpo di lei che in quel momento era affetto da spasmi. Junior capì dove volesse arrivare così la prese per le spalle e si abbassò in modo da finire faccia a faccia coi suoi occhi 《ascolta: rimani qua. Non muoverti per nessun motivo》Junior ritrovò i sentimenti di lei mischiarsi ai suoi. Sentiva la sua paura, la sua frustrazione e quando arrivò a pensare all'inevitabile battaglia si ritrovò a tremare anch'esso. 《Tu lo sai che...Goku e gli altri Saiyan sono via...da qui》quella della ragazza non era una domanda bensì un'affermazione piena di una triste consapevolezza che li aveva avvolti entrambi. Anche Junior sapeva che in quel momento poteva contare solamente sulle proprie forze. Si accertò che la ragazza fosse rimasta nella stanza e scese al piano terra, gli giunsero alle orecche delle grida provenienti dal retro del giardino e questo lo spaventò ancor di più "merda. Proprio in questo momento..." esclamò nella sua testa, e forse anche al di fuori di essa. Uscì nel giardino e quello che vide non lo sorprese minimamente.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Senza paura ***


Salve a tutti! Come in ogni storia, ci sono delle vicende che non ci permettono di proseguire la trama, come degli ostacoli. In questi mesi ho avuto tanti ostacoli da superare e oggi sono ancora qui, pronta ad affrontare chiunque altro! Sono entrata in pagina pensando che avessero cancellato la mia storia e invece eccola qua, accolta, letta e riletta. Tutto ciò mi ha fatto sorridere ed emozionare. Dovevo finire questa storia che ho amato con tutto il cuore. Mi scuso sin da principio per la mia scrittura lenta e ampollosa; grazie a voi sto riuscendo ad imparare come gestire le mie parole. Ma questa storia dovrà pur finire! Ecco qua gli ultimi capitoli di ''Time''. Lasciate una piccola recensione. Istruitemi! Vi voglio bene.


Non sarei potuta rimanere fra quelle pareti sterili neppure un altro minuto in più. Non feci altro che camminare avanti e indietro lungo la linea parallela che divideva la porta dalla finestra che dava al giardino, non si scorgeva alcun movimento all'esterno. L'alieno non tornava più da almeno mezz'ora e pensai che forse avrebbe avuto bisogno di una mano. Ma no, mi dissi, proprio lui non avrebbe avuto bisogno del mio aiuto. Io, impotente com'ero con addosso solo una misera vestaglia bianca di seta e un fastidio alla schiena che non voleva saperne di scomparire. Non provai neppure a pensare a quello che mi era accaduto ore prima, l'allenamento o l'improvviso bruciore alle scapole che mi aveva fatto finire in ginocchio. Mi trovavo li solo con la certezza che qualcosa stava accadendo e lo avevo sentito, lo avevo sentito nei miei sogni bui. Una minaccia stava incombendo su di me ed io ero inabile. Decisi dopo quasi aver scavato una lunga e dritta fossa nel pavimento, che avrei dovuto fare qualcosa, qualsiasi cosa. Infransi la regola che mi aveva dettato l'alieno e scesi correndo, scalza e quasi nuda, le scale che mi avrebbero portato al grande salone d'ingresso della Capsule Corporation. Uscì in giardino. Nulla. Rientrai e cominciai ad aprire qualunque porta mi si presentasse davanti. Uno sgabuzzino, una sala attrezzi, una camera da letto, un bagno ed un continuo susseguirsi di stanze il cui interno non mi aveva di certo calmato l'animo. Dopo una corsa infinita riuscì ad avvertire l'eco della voce del mio allenatore che sbatteva contro il muro di un corridoio lungo e stretto dalle pareti verdi. Lo rincorsi correndo. Mi trovai nel giardino posto sul retro dell'abitazione;mi accorsi solo dopo che non ero l'unica presente in quel caldo e pomeridiano spazio esterno. Bulma, Trunks il signor e la Signora Brief, gli inservienti, Chichi Gohan e Goten, erano stati messi tutti a tacere. I loro corpi giacevano sparpagliati per tutto il perimetro del grande giardino. Speravo fossero solo svenuti. Mi guardai attorno sconvolta fino a quando non mi accorsi di essere braccata da due occhi inesistenti che mi scrutavano da lontano. Il Rivot, alto più di due metri, si levava davanti a me fiero, con le imponenti ali nere formate da stracci di tenebra, di oscurità. Il suo volto liscio e nero mi fissò 《ti ho trovata finalmente. I tuoi amici cercavano di nasconderti ma io li ho messi fuori uso tutti 》 mi avvicinai a lui scostando qualsiasi forma di paura e di timore avessi in corpo 《perché loro? Tu vuoi me!》 il Rivot poggiò i grandi piedi appuntiti sul prato 《esattamente. Ci sono voluti anni e sacrifici per provare a ucciderti e finalmente potrò compiere il miracolo》 indietreggiai. Mi guardai attorno provando a cercare 《chi cerchi? Il tuo amico?》sembrava che il Rivot mi avesse letto nella mente. Cominciai a tremare. Non ricordai neanche più di avere una forza interiore che ero riuscita a scatenare dopo mesi e mesi di sudore, lacrime e urla. Le orecchie cominciarono a fischiarmi e come un interruttore, le mie gambe e le mie braccia si spensero. Capì che non avrei più avuto modo di tornare a casa, crearmi una nuova vita, incontrare o ricordare i miei genitori e i miei amici. Sarei morta come gli alieni avrebbero voluto. Chiusi gli occhi e strinsi i denti. I suoni mi entravano dalle orecchie come in una camera ovattata. Sentì due ali spiegarsi 《Ei! Questo namecciano voleva vedersela con me! Certo, mi ha fatto prendere un bello spavento e ora sono tutto ammaccato! Maledetti namecciani! Dovremmo distruggere quel pianeta terribile 》un'altra voce si levò alta e riconobbi subito il rumore delle ali che si infrangevano contro il vento. Non diedi neppure attenzione a ciò che i due Rivot si dissero fin quando uno di loro non mi ordinò di ascoltarlo, ma io non riuscì ad alzare la testa. 《Ecco, te lo torno》 un rumore sordo. Qualcosa era stato buttato via ed era così pesante che fece tremare il terreno accanto a me. caduto a pochi metri dal mio corpo. Provai ad alzare gli occhi.
《JUNIOR!!!》
Stava lì, il lungo corpo muscoloso mescolava la sua inquietante immagine all'erba fresca del prato su cui si posava. Il sangue colava da una bocca dal contorno distorto. Non seppi pensare ad altro. Gli occhi erano diretti verso di lui, sperando che potesse alzarsi per potermi dire che non era successo niente. Speravo fosse ancora vivo. Non poteva lasciarmi sola, non poteva decidere di andarsene così dal nulla, dopo che mi aveva fatto passare giornate infernali e massacranti. Non poteva. 《Ecco. Ora che ci siamo finalmente sbarazzati di ogni cosa,finalmente ti avremo tutta per noi》 le loro risate sbatterono attorno alle pareti del mio cranio vuoto. 《È stato facilissimo ucciderli sai? Tutti quei tuoi cari compagnetti di scuola, i tuoi amici...la tua famiglia》 l'altro continuò 《e ora? Poverina...avevi trovavo la tua nuova famiglia e ora...ABBIAMO UCCISO ANCHE QUELLA! 》 risero insieme prendendosi gioco di me, delle mie debolezze. Continuai a guardare il corpo di Junior, il cui petto si alzava in modo impercettibile. Realizzai che tutto quello che avevo attorno era stato causato solo da me. I miei genitori erano morti,non li avrei visti mai più. Scoppiai in un pianto isterico, provai a pregare i miei genitori, scusarmi per tutto quello che gli avevo provocato e speravo che in qualche modo mi avrebbero sentito. È strano provare il dolore di una lama che ti squarcia il ventre ma capire che in realtà quella stessa arma sia inesistente. Eppure quel dolore non cessava di andare via. Provai un dolore così immenso, così struggente che caddi a terra stremata, la schiena rotta in mille pezzi. Urlai più forte che mai, non ne potevo più. Quegli alieni che in quel momento si stavano prendendo gioco di me,Mi avevano tolto la felicità , la gioia, i genitori e in quel l'unico istante, anche la mia nuova e unica famiglia. No. La mia storia non poteva finire così, come quegli stupidi film in cui il personaggio buono combatte contro il personaggio cattivo. Non avrei mai più voluto vedere cattiveria. O morta o felice.
《O morta o felice...》 I due alieni si guardarono perplessi in faccia. O morta o felice continuai a ripetere a me stessa. Sentì un vortice d'aria danzare attorno a me e poi venni risucchiata, con la mente e con il corpo, da una ventata di aria fresca.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Junior: l'assenza ***


In realtà gli occhi di Junior, più che il resto del corpo, erano pienamente coscienti di quello spettacolo che si stava presentando come una vera e propria trasformazione. 《A..astrys》 provò a chiamarla per la prima volta in vita sua e la ragazza sembrò udire quelle parole appena sussurrate dalla stanchezza. Si mosse impercettibilmente verso di lui. Al namecciano quel gesto gli suggerì che le stesse accadendo qualcosa all'interno, qualcosa che la stava lentamente logorando ma guarendo allo stesso tempo e lei sembrava lasciarlo fare. La sentì squarciare l'aria con le sue urla, occhi rivolti verso il cielo. Junior continuò a guardare quello spettacolo di tuoni e nubi, pioggia e vento riversarsi attorno a quell'esile corpo. Le vide le gambe piegarsi in due, afflitte da un dolore inspiegabile che per qualche ragione Junior non riuscì a percepire come suo. Bulma, Trunks e gli altri si destarono lentamente dal loro sonno e non appena si accorsero dell'imminente pericolo si rintanarono all'interno della Capsule Corporation ma lui rimase la, stordito. Cercò di alzarsi e ripararsi mentre il vortice di vento si faceva più alto e imponente. La vide piegarsi ancora una volta verso il basso e poi accadde qualcosa che lo travolse. Dalla schiena della ragazza uscirono pian piano dei piccoli rombi bianchi, delle piume bianche, come quelle degli angeli che aveva visto più volte nei libri o nei film. E da ogni piuma se ne aggregarono altre sempre più grandi. Le ali della ragazza, imperiali in tutto il loro splendore, si aprirono lentamente come desiderose di farsi notare. Ognuno degli arti piumati misurava più di tre metri ed erano più alti della stessa piccola figura dell'umana. Junior si chiese se non fosse davvero morto, sicché quella figura celestiale lo aveva confortato ma terrificato allo stesso tempo. I capelli della ragazza si allungarono e le pupille assunsero uno strano color perla. Junior guardò sbigottito la scena. I Rivot cominciarono a dimenarsi e urlare; avevano paura. Junior vide Astrys alzare un braccio verso di loro e puntargli il dito.
《Voi》 la calda voce risuonò imponente fra il vasto giardino della Capsule Corporation. 《Noi...noi...ci...ci dispiace》 uno dei due Rivot azzardò una richiesta di perdono. Junior capì che finalmente quello di cui quel mondo antico aveva avuto così tanta paura si stava mostrando davanti a loro in quel momento. L'altro Rivot, visibilmente più coraggioso intimò all'altro di continuare a combatterla e che quello sarebbe stato il loro "momento perfetto" per ricevere gloria tra tutti i loro simili. L'amico alieno ritrovò subito se stesso e si alzò aprendo le sue povere ali fatte di stracci d' aria nera. 《N..noi...ti uccideremo...diventeremo i più forti...》quelle squallide bocche allungate parverò a Junior così divertenti. Astrys aprì le sue grandi ali e si librò in volo. Si fermò a qualche metro da terra e li guardò furente. Per il namecciano quell'immagine lucente piena di sicurezza gli fece brillare gli occhi. Era la cosa più bella che avesse visto nella sua vita. Le piume candide che si stagliavano contro l'oscurità adirata delle nuvole in tempesta. 《Voi. Morirete》 disse contro il frastuono dei lampi. La vide assente e priva di paura. Non era di certo la ragazza che aveva allenato fino a poco tempo prima. La battaglia ebbe inizio. Junior vide nell'umana una nuova potenzialità, delle nuove capacità. Era in grado di creare con la sua energia uno scudo invisibile capace di scacciare qualsiasi colpo le venisse inferto e lei stessa aveva il potere di far nascere dalle sue mani sfere d'energia. Le bastarono così, pochi colpi per uccidere i due alieni e Junior non ebbe neppure il tempo di pensare che forse avrebbe potuto aiutarla. 《Astrys!》 Il namecciano provò a chiamarla più volte ma la ragazza lo ignorava, intenta a guardare il cielo colmo di nubi. 《stanno arrivando》 riuscì a dire, prima di essere investita da una pioggia di Rivot carichi d'odio. Le imponenti nuvole partorirono gli esseri più deformi e oscuri che Junior avesse mai visto. Sembravano le personificazioni dei mali che albergavano negli uomini. Esseri fatti solo di stracci neri, di corpi sottili, magri e senza volto, adornati solamente da un paio di ali deboli e strappate, senza piume per sorreggere l'aria. Centinaia, migliaia di Rivot si accostarono ad Astrys e si fermarono generando uno spettacolo simile a quello creato dalle rondini che volano in gruppo. Il centro, il cuore di quell'inquietante stormo di alieni, era proprio l'umana, vestita di luce. Junior cercò di riprendersi e provò a dire agli abitanti della Capsule Corporation , in quel momento spettatori da dietro un vetro blu, di chiamare i Saiyan. Junior sapeva che c'era bisogno di loro. Solo Goku, Vegeta e Gohan avrebbero potuto fermarli e aiutare Astrys. Ma neanche il tempo di formulare quel pensiero nella sua testa che si vide avvolta la visuale da un fascio di luce. Lei aveva già sterminato la prima cerchia di Rivot. 《ASTRYS!》 provò ancora a chiamarla ma lei sembrava non sentirlo, o meglio dire, faceva finta di sentirlo o forse non era neppure in grado di riconoscerlo. Possibile che non fosse più la vecchia Astrys?

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Ritorno ***


Io c'ero. Davvero. C'ero davvero e vedevo, sentivo tutto quello che accadeva attorno a me. Però era come se la mente fosse stata immersa in un limbo. In una calotta fra il mio corpo e la mia mente. Ma cosa c'era in mezzo? Dove abitavo io? Quella forza che mi aveva travolto nel bel mezzo della mia tristezza, della mia rabbia e della mia frustrazione. Mi avevano rovinato la vita ma dovevo riprendermela. Mi ero trasformata in qualcuno che avevo sempre rinchiuso dentro di me, qualcosa che mi aveva accompagnato sin da bambina. Mi riaffiorò nella mente l'immagine di mia madre intenta a dividermi da un gruppetto di bambini con cui stavo facendo a botte. Anche quando alle medie la mia professoressa provò a farmi una nota e io per disprezzo avevo scaraventato con forza il banco dall'altra parte della classe. Quando al supermercato ero stata capace di travolgere un ladro di bistecche ancora prima dell'arrivo della polizia. Quando mi avevano investito, quella mattina prima di andare a scuola, ma non mi avevano procurato neppure un graffio. In un solo momento, in una sola volta, la mia mente mise insieme i pezzi. Tutti i ricordi che mi vedevano coinvolta in fatti così strani da essere definiti quasi paranormali, ora riaffioravano nella mia mente, travolgendomi emotivamente. Non mi avevano plasmato a proprio piacimento, non ero stata la vittima di qualche scherzo. Ero nata "diversa": diversa come Junior, come i Saiyan. Ero nata diversa come gli alieni che avevano passato centinaia di anni a cercarmi. Ripensai ai miei genitori. Tutta la colpa era rivolta a me, l'incidente, il crollo della scuola. Mi guardai le mani e le vidi macchiate da un rosso viscido e appiccicoso. Sangue. Il loro sangue che inondava il mio corpo, la mia mente, come pioggia cadeva forsennata, mischiandosi alle lacrime. Avrei posto fine a quella guerra. Avevo il potere di cancellare definitivamente tutto ciò che aveva dato vita a quella storia. Ero in me, davvero.  Sentì sempre più energia scorrermi nelle vene al posto del sangue. Potevo realmente porre fine a tutto quel casino. Guardai Junior. Stava bene. Gli sorrisi e pregai che avesse scusato le mie azioni, tutto quello che gli avevo causato dal momento in cui ero giunta nel suo mondo. Un mondo in cui, in fin dei conti, c'era la mia nuova famiglia. Non avrei lasciato che anche a loro gli fosse torto un capello. Scacciai qualsiasi pensiero dalla testa e feci attenzione alla straordinaria e spettrale ondata di Rivot fumanti che ora mi circondavano. Avevo già sterminato una larga e vasta fila di alieni, ma non bastava a quanto sembrava. Feci nascere nuove sfere di energia dalle mie mani e le scagliai verso la nuova fila nera che ora mi travolgeva. Riuscivo facilmente a proteggermi dagli attacchi utilizzando uno scudo d'energia trasparente che automaticamente il mio corpo risvegliava se minacciato. E come la prima, feci uscire dalla mano anche la seconda sfera d'energia e la terza e così via. Scoprì di covare dentro il mio corpo una forza così potente e titanica che finii per non riuscire più a controllare. Sganciai migliaia di bombe d'energia senza controllo, spinta solo da una rabbia imponente accompagnata da grida di frustrazione. Compresi che, come una pila in un telecomando, mi stavo velocemente scaricando. Cominciai a non vedere più niente di fronte a me se non le ombre accecanti delle mie bombe d'energia. Persi il controllo di me stessa. Cominciai a provare a ritrarre le mie mani, cercando disperatamente di far tornare indietro qualsiasi attacco avessi inflitto ma mi sentì afferrare il gomito proprio mentre cercavo di piegare verso l'interno le falangi. Aprì gli occhi che fino a quel momento erano rimasti serrati. In mezzo a tutta quella luce riconobbi una folta chioma nera《Astrys. Siamo qui. Fai fare a noi》la voce rassicurante di Goku mi fece calmare all'istante. La luce accecante scomparve velocemente lasciando dietro di sé centinaia di alieni fumanti dagli arti amputati. Ero stata io? Si erano rigenerati? Lasciai cadere le braccia stanche lungo il corpo mentre la mia vista si abituava al fumo che avevo creato. Ma non avevo creato solo quello. Le migliaia di alberi e decorazioni da giardino che Bulma aveva amorosamente realizzato erano state incenerite e così anche le calotte esterne dei laboratori della Capsule Corporation. Ai piccoli frammenti di vetro delle finestre sparsi per terra si andava riflettendo la luce del sole che cercava di insinuarsi fra le spesse nubi grigie da cui continuavano a sbucare nuovi alieni. Avevo incenerito l'intera villa della Capsule Corporation. Le fiamme ,come cappelli sulle punte dei sottili sempreverde mischiavano la le loro code gialle con il grigiore lugubre della scena che mi si presentava davanti. Il lembo bruciato della mia vestaglia di seta bianca danzava in un vento inesistente. Poi mi accorsi che dietro di me si ergevano splendide ali bianche dalle dimensioni titaniche. Ero tornata in me.

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Abbaglio ***


Ero tornata in me. Non ero più nel limbo oscuro, caldo e confortevole in cui la mia mente mi aveva segregato. Ero tornata a casa, ma senza più forze. 《Riusciremo a batterli tutti?》chiese una voce lontana, forse quella di Gohan. 《certo figliolo!》 Lo rassicurò il padre. Ci sarebbe stata ancora una battaglia? Avrei potuto aiutare? E soprattutto... come facevo a scendere da li?! Capì poco dopo che le ali, unite ai sensi del mio cervello, riuscivano a muoversi involontariamente. E fu così che decisi automaticamente di scendere verso terra, dove ebbi piena consapevolezza della pesantezza di quelle grandi appendici. Erano la cosa più bella che avessi mai visto, ed erano mie. Erano parte di me. La stancehzza prevalse e dovetti arrancare verso i pochi resti del ramo di un albero per appoggiarmi. Senza volerlo feci ritirare le ali all'interno della mia schiena e queste penetrarono nella mia carne rimpicciolendosi e stringendosi verso la mia spina dorsale. I boati della bombe d'energia dei Sayan gettavano tavolozze di colori sui fili bruciati del prato un tempo uniformemente tagliato. Alzai la testa coprendo gli occhi con il palmo della mano. I buoni e i cattivi sembravano piccoli moscerini in movimento. Il bagliore accecante mi fece abbassare la testa e gli occhi mi caddero su una figura a me familiare, a cui avrei voluto addossare tutta la stanchezza, la rabbia che avevo in corpo. Junior si avvicinò a me e poggiò la sua grande mano sulla mia spalla 《sei stata brava, ragazzina》si sforzò di sorridere, non era abituale per lui, mostrando i lunghi canini. Con gli occhi gonfi e le labbra intorpidite provai a rispondere al sorriso prima di perdere l'equilibrio e cadere sulle sue braccia che per fortuna riuscirono ad afferrarmi prima che schiacciassi il naso sul pavimento incrostato di bruciature e per la prima volta, dopo tanto tempo, avvertì calore, semplice calore. Quel senso d'amore che solo i genitori potevano darti. La pelle verde di Junior profumava di erba fresca in contrasto con i vestiti logori a cui si mischiava un odore di bruciato. Mi aggrappai all'avambraccio con mano tremante 《io...non sono riuscita...》《Sì invece》si affrettò a controbattere il namecciano 《sei riuscita a distruggere inconsapevolmente la parte più numerosa e potente dei Rivot. I Saiyan stanno solo facendo pulizia fra la legione più debole》 risi debolmente.
<< guardami >> mi sorprese sentire quella voce così autoritaria diventare buia. Alzai la testa. I suoi occhi scuri, che mesi prima mi facevano tanta paura, in quel momento era tutto ciò in cui volevo accucciarmi, in cui volevo sfogare la mia tristezza 《prima, mentre tu dormivi, ti ho detto una cosa che non hai sentito》i due buchi neri si spostarono altrove, vagando o cercando chissà quale sentimento che non fosse più l'evidente imbarazzo che lo stava cogliendo impreparato. Ci ripensò e mi guardò ancora 《Perdonami, per tutto. Avrei dovuto fare tutto quello a cui ti ho sottoposta, in modo differente 》Provai a trattenere una risata ma non ci riuscì 《posso perdonati alieno e...》il mio discorso fu interrotto da un'ondata di grida e fischi 《WOO Li abbiamo distrutti!! Bravo figliolo!》L'aura d'oro dei Saiyan si stagliava fiera contro lo sfondo rabbioso del cielo. Provai a rimettermi in piedi con l'aiuto delle forti braccia di Junior, per gioire insieme alla mia nuova famiglia. Risi puntando gli occhi verso il cielo. Avevo vinto la battaglia e vendicato i miei genitori, i miei amici e tutto ciò che mi legava ancora alla vita di prima. Solo che la gioia durò quanto bastava per farmi pensare che non sarebbe esistita altra minaccia pronta per me. Il vento gelido mi fece accapponare la pelle e mi costrinse a girarmi. Più alto e imponente del solito, un Rivot dalla pelle dorata si avvicinò lentamente e ampliò le grandi ali. Notai che non era affatto come gli altri compagni, le ali, più corpose e solide, si adattavano nella loro ampiezza all'alto e robusto corpo dorato e liscio. Mi colpirono ancor di più i grandi occhi di fuoco a forma di mandorla in quel momento intenti a scrutarmi. La grande testa si avvicinò. Junior si mise fra me e il Rivot. 《Tu sei Astrys? 》 la voce calda e sensuale dell'alieno mi accarezzò tenebrosa le braccia. I suoi occhi si aggrapparono a me.  Abbagliata o, per meglio dire, ipnotizzata, non riuscì più a staccare gli occhi dal suo essere così bello e imponente. Mi porse la mano con dolcezza e, scavalcando la voce di Junior che mi chiamava esitante, mi alzai e mi avvicinai alzando sempre più la testa per riuscire a guardarlo in tutta la sua altezza. L'alieno si abbassò per trovarsi al mio stesso livello. Gli occhi rossi ora più vicini, così lisci da potermici specchiare.
《Già. Sei proprio tu. Riconosco i tuoi occhi. Grigi come le nuvole di quest'oggi. Sei stata tu?》guardai l'alta figura alata di fronte a me e mi avvicinai ancora di un passo,attratta dalla sua bellezza 《si. Loro hanno ucciso la mia famiglia. Hanno ucciso i miei amici, i miei compagni. Mi hanno spedito qua, mi hanno rovinato la vita e proprio quando stavo cercando di trovare un modo per essere una persona normale, con una vita normale, loro hanno provato a portarmela via. Si. Sono stata io 》l'alieno trasse un profondo respiro senza l'ausilio della bocca inesistente 《piccola tu non sei una ragazza normale. Lo sai questo?》 La limpida voce maschile mi entrò nelle orecchie, pesante tanto da farmi abbassare la testa per la consapevolezza che quello che stava dicendo era vero 《lo so. So benissimo di non essere normale 》 《Tu credi di poter tornare finalmente nel tuo mondo, dai tuoi amici, dalla tua famiglia . Io ti capisco. Hanno privato anche me della mia famiglia. Quei tuoi cari alleati Azyra mi hanno tolto tutto ciò che avevo...》Il grande Rivot abbassò la testa in un gesto di sconforto 《vivevamo tutti insieme in un unico pianeta, Layla, nel quadrante est del vostro universo. Molto vicini alla Terra》 i Saiyan, incuriositi dal racconto scesero in terra per ascoltare poco lontano ed indisturbati 《a quei tempi i terrestri usavano chiamarci "i grigi". Ci hanno disegnato, ci hanno documentato. Gli umani erano curiosi di sapere se non eravamo solo frutto della loro immaginazione. Ci definivano esseri soprannaturali. Alcuni ci adoravano come dei, altri ci ripugnavano》 la testa ovoidale si girò verso di me 《in realtà volevamo solo conoscervi meglio. Capire perché finivate sempre per rovinare tutto con sanguinose guerre, per rovinare la vostra bellissima casa.
《In tempi remoti a questo secolo, i terrestri usavano chiamarci "i grigi". Nei tempi antichi ci hanno documentato, studiato. All'inizio pensavano fossimo solo frutto della loro immaginazione. Poi hanno cominciato ad adorarci, come degli dei, a costruire oggetti sacri in nostro onore. Con il tempo e lo sviluppo delle tecnologie hanno cominciato a chiedersi che fossimo stati realmente partoriti da una mente vagante. Hanno cominciato a monitorarci. Qualcuno cominciò anche a pensare che fossimo stati noi i creatori dell'umanità stessa. In realtà anche noi avevamo scoperto qualcosa da voi, ma vi avevamo semplicemente osservato. Eravate l'unico popolo vivente, l'unico pianeta vivo, dopo quello dei Saiyan》il racconto interessò anche gli spettatori che erano rimasti nella Capsule Corporation. Erano tutti sconvolti di vedermi li, a parlare con il nemico. Bulma azzardò 《ma...voi siete i Grigi? Quei Grigi? Perché siete così diversi da come vi abbiamo sempre immaginato?》il Rivot le rispose continuando a tenere lo sguardo fisso verso di me 《perché mutavamo il nostro aspetto, cercavamo di avvicinarci a voi modificando il nostro aspetto in fattezze simili alle vostre》il Rivot avanzò di un passo verso di me. Ora ci divideva solo qualche centimetro. Riuscivo ormai a specchiarmi interamente nei suoi occhi rossi. Sentii la tensione di Junior nel vedermi vicina all'orlo di una possibile catastrofe, ma io non avevo paura. Avrei ascoltato fino alla fine la storia dell'alieno
《Astrys, non sei interamente figlia della Terra》indietreggiai nervosa. Il Rivot mi seguì 《 nel tempo che voi chiamate Antico uno di noi, un Rivot, era riuscito a perfezionare la metamorfosi e a mischiarsi agli umani. Una donna se ne innamorò e ti generarono》la rivelazione sconvolse tutti, eccetto me, che avevo già capito in parte 《ma nessuno avrebbe potuto pensare che ne sarebbe uscita fuori una delle creature più belle che i sette universi avessero mai visto, anche più affascinante della stirpe Saiyan. Una creatura dotata della forza fisica di un Rivot e della volotà, della bontà umana. Te》non feci in tempo a mettere insieme tutte quelle rivelazioni che mi si appannò la vista. Te. Le urla squarciarono il giorno. Sembrava sereno. No, non troppo però. Infatti pioveva. Era stato un bel sogno dopotutto, forse troppo pieno di scene cruenti. Ora era meglio tornare a casa però.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Senso di colpa ***


Se non fosse stato per il prato bruciato. Se non fosse stato per il sangue. Se non fosse stato per le grida di paura. Se non fosse stato per il fatto che ero rimasta nel 2216 e che quello non era un sogno, forse sarei tornata a casa ad abbracciare mamma e papà, contornando la scena di frasi sdolcinate e inutili aforismi su quanto la famiglia sia importante ecc ecc..
Non era il mio caso però. Non in quel frangente. Non capì all'inizio cosa mi stesse accadendo, naturalmente come potete ben constatare non successe niente di fisicamente irreparabile, se no non sarei qui a raccontarvi questa storia. L'insieme di nuvole incastrate si stagliava alta su di me, pronta a cadere giù. Tutto quell'ammasso di marshmallow grigio sembrava così grande che ebbi più paura di finirci schiacciata che non di morire. Stavo bene per qualche motivo, non sentivo niente. Poi lo udii, il grido di disperazione. Bulma si buttò a terra con la faccia così sconvolta che mi venne la voglia di alzarmi e abbracciarla, solo che non ci riuscì. Ad accompagnarla venne anche il figlio e Goten, che se ne andarono subito per combattere contro i restanti nemici.《ora...ora ti curo...oddio..non..》cercò di frugare nella borsa medica ma le dita le tremavano così forti che tutto ciò che prendeva finiva per terra 《oddio c'è..così sangue...》balbettava cercando di non piangere, di spezzare quegli ultimi nervi che si era ripromessa di tenere saldi. Il mondo cominciò a girare vorticosamente, lampi di luce, rumori secchi, urla di dolore. Sarei morta nella confusione? In mezzo ad una battaglia causata da un amore nato centinaia di migliaia di anni prima? Cominciai a provare un senso si stanchezza, le palpebre pesanti. Riuscì a sentire due braccia forti che mi sollevavano, prima di addormentarmi.

Il dolore cominciò più tardi, così forte e frenetico da non lasciami via di scampo. Era un dolore così nuovo che non riuscì a concentrarmi e distinguere dove mi trovassi. Cominciai ad aprire gli occhi dopo ore, giorni di agonia. Riuscì a percepire e vedere, solo dopo un tempo indefinito, uno Junior indaffarato intento a cambiare le bende alle mie ferite o a darmi degli strani fagioli verdi dal sapore imprecisato. Non riuscii a proferire mai una sola parola. Avrei tanto voluto ringraziarlo per quei giorni passati al mio capezzale, riuscire a toccargli solo una mano. Fui finalmente in grado di  aprire la bocca, in un giorno qualsiasi, in un'ora qualsiasi. 《La...mano...》l'espressione di Junior parve così sconvolta che dovette chiedermi di nuovo cosa avessi detto 《la mano》 dissi con più decisione. Si alzò sbadatamente accorgendosi di essere seduto sulla mia mano al lato del letto. 《Oh scusa...io..》inciampò contro un alto vaso pieno d'acqua. Mi sorprese vederlo così scosso, così....stanco. 《Due giorni fa....ti ho fatto preoccupare...》cercai di apparire simpatica malgrado l'aspetto da barbona che sicuramente presentavo. Lui parve confuso 《due...giorni? Ah..ehm》si ricompose 《ci hai fatto spaventare...Bulma ha avuto un collasso quasi..》 si mise a ridere fra se 《li abbiamo uccisi 》mi guardò cupo, le sue ferite sembravano essersi rimarginate ma per qualche motivo la stanchezza negli occhi lo faceva sembrare più vecchio, perlomeno per quello che un volto alieno in quello stato poteva suggerirmi. Provai ad aprire e chiudere le falangi ma mi sembrava di non averle usate per chissà quanto tempo. Provai a tastarmi il corpo. Dall'ombelico partiva una fasciatura spessa per diversi strati fino ad arrivare al seno, coperto da una semplice fascia azzurra. Questo mi fece arrossire non poco e lui dovette essersene accorto. Guardò da tutt'altra parte 《tranquilla..io..devo andare》andò via inciampando per le stanze del Palazzo del Supremo. Nei giorni seguenti presi più coscienza del mio corpo martoriato. Dopo una settimana riuscivo a spingermi da sola su una sedia a rotelle. Goku e gli altri mi fecero visita ma nessuno riuscì a dirmi cosa fosse successo quel giorno, ne quanto tempo effettivo fosse passato dalla guerra. Junior non si fece vedere più al Palazzo. Decisi allora di provare a chiedere una volta per tutte. 《Tesoro,Junior..è con lui che dovresti parlare.E' rimasto con te per due mesi》Rimasi un po' perplessa 《non mi ha allenato per due mesi, ma per molto più tempo...》Bulma alzò la testa dal suo the freddo 《Oh no tesoro. Junior è rimasto da solo a curarti per questi due mesi. Hai passato tutto questo tempo a letto. Ha rifiutato qualsiasi aiuto da parte nostro》la risposta mi lasciò spiazzata. Pensavo fossero passati solo un paio in giorni. Dovevo vederlo. E lo vidi, ma solo dopo una settimana. Mi ero trasferita da Goku e sulla mia sedia a rotelle avevo ormai fatto parecchi viaggi in esplorazione della campagna rigogliosa della città dell'Est. Una notte mi svegliai presa da un fastidio alla pancia: una ferita si era riaperta. Era successo almeno altre cinque volte. Dopo essermi medicata da sola uscì nella notte e respirai l'aria di stelle con gli occhi chiusi.
E li lo sentii.

《Te ne sei andato》nessuna risposta. Decisi di continuare. L'alta figura continuava a darmi le spalle. Il mantello imponente scostato dal vento. 《 mi hai curata senza sosta per due mesi.Perché sei andato via?》
《Ho sbagliato tutto》
《Cosa hai sb...》
《Non funzionava così.Ho sbagliato》si tolse il turbante, la testa ricadde sul petto. Sembrava sul punto di crollare, lui, colui che avrebbe preferito buttarmi da un dirupo che allenarmi.
《Junior parlami. Mi hai salvato》si girò verso di me guardando le ruote della carrozzina 《avevo sbagliato i miei calcoli.Tu, non sei come credevo》ebbi un nodo inaspettato allo stomaco. Cosa avevo fatto per fargli cambiare idea? Non avevo fatto niente per ferirlo. Mi avvicinai spingendo entrambe le ruote della sedia ma lui arretrò come spaventato 《Junior non ti ho fatto niente》scoppiò in una risata stridula 《tu? Tu non hai fatto niente!》chiuse gli occhi ed espirò 《secondo il Supremo...》mi diede ancora le spalle e prese un profondo respiro《 per interrompere qualsiasi collegamento con te, uno dei due doveva porre fine alla propria vita...》rise ma con più amarezza. Io serraii polsi sui braccioli della carrozzella.
《Allora, avevo calcolato tutto. Ti avrei fatto...si, ti avrei fatto uccidere da uno di loro. Era calcolato. Ti volevano tutti morta no? E poi ti avrei fatto resuscitare con le sfere》il nodo allo stomaco salì in gola 《avevo organizzato tutto. Durante la tua convalescenza uscì e andai a recuperare tutte le sfere situate in giro per il mondo. Ci impiegai solo due ore》la risata si spense, ora occupata da una voce cupa e fragile 《non ti ho protetto, avrei potuto farlo ma ho lasciato che il Rivot continuasse il suo discorso. Le sue intenzioni del resto, mi erano chiare》lacrime silenziose scesero dai miei occhi 《ma avevo calcolato male. Le sfere su di te non avevano alcun effetto e tu, tu non guarivi. Eri prossima alla morte ma finalmente stavo così bene. Stavo così bene, ma così male. Inutile dire che mi pentii subito》si girò verso di me in preda al panico 《non potevo perderti》 indietreggiai usando una mano. Lo vidi serrare i pugni, combattere contro qualcosa che non era più una minaccia aliena. Combatteva contro se stesso《ho fatto cose bruttissime nella mia vita, sono stato una persona senza scrupoli. Ho incontrato Goku, Vegeta, tutti gli altri. Mi hanno insegnato ad ad essere una persona civile, ma non mi avevano ancora preparato  a cosa volesse dire provare senso di colpa, quella stramaledetta paura di perdere qualcuno...》scattai dalla sedia a rotelle e in ginocchio, vomitai.

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** No prologue ***


I giorni seguenti sembrarono remake inutili dei giorni precedenti. Tutte le mattine mi vestivo e vedevo grigio, mangiavo e vedevo grigio, mi stendevo ed il soffitto aveva sempre quella solita tonalità di grigio. I giorni fluviano uno dietro l'altro. L'erba cresceva alta e così anche la mia amarezza. Ero riuscita finalmente ad avere udienza con il Supremo. Una creatura leggendaria era nata dall'unione di un Rivot e un'umana. La creatura nasceva e moriva e, quando questo accadeva, si ricomponeva per nascere ad una distanza di circa 250 anni. Per secoli la stirpe Rivot aveva cercato di spezzare la catena del ciclo di nascita, ma la creatura diventando sempre più forte, si era impradronita di un nuovo potere, molto più potente di quello manifestato nei secoli precedenti. 《Secondo i Rivot la creatura, abitando sulla Terra, aveva assorbito tutti i mali che albergano nella stirpe umana. Semplicemente, la creatura sembra possedere due facce nella sua stessa medaglia》guardai il Supremo sconvolta. Cercavo di insinuarmi in quelle rughe attorno agli occhi cercando di concentrarmi sulla sua espressione. Era compassione quella? 《Quindi in sintesi, i Rivot cercavano solo di estirpare un male》strinsi le mani in grembo 《ma...allora cosa c'entrano gli Azyra?》il Supremo chinò il capo
《 Dopo la nascita della creatura e dopo aver studiato il comportamento di essa, i Rivot si divisero in un'altra fazione. Nacquero gli Azyra che...》 mi afferrò le mani e me le strinse amorevolmente, gli occhi incollati ai miei 《gli Azyra credevano in te Astrys. Sapevano che non potevi essere cattiva, non potevi aver assorbito il male dell'uomo, non potevi distruggere un intero pianeta. Hanno cercato di proteggerti》 ci fu una sonora sospensione. Le parole rimasero in aria, tenute da fili sottili attaccate al cielo. 《Avevano paura》mi uscì un sussurro 《Astrys, sei tu quella creatura. Una creatura leggendaria. Ti hanno venerato, dall'antico Egitto alle annate Medioevali. Sei stata musa ispiratrice di tanti popoli, di tanti uomini. Sei umana e, come gli Azyra, penso che tu sia riuscita a prendere il buono che c'è negli umani 》abbassai la testa, pesante. C'erano tante cose che non quadravano, tanti buchi non tappati, tante lettere disfatte. << Errare è umano, Supremo. Sarò comunque una medaglia a due facce, per sempre >> Non mi importava in realtà. Pensavo a cosa avrei fatto in quel momento della mia vita. Non potevo tornare a casa, a meno che Bulma e la sua magica e sorridente famigliola non mi avessero costruito una macchina del tempo per tornare...tornare dove? 《Da nessuna parte...》 dissi fra me. I giorni seguenti cercai di dimenticarmi di essere una ''creatura leggendaria adorata da popolazioni antiche e forse più potente di tutto il pianeta'' e di qualche altro confinante. Cercai di accogliere quella verità che non mi rendeva più figlia di Nora e Eddie Ronn ma una mezzo sangue aliena. Tolsi il pigmento viola dai miei capelli sostituendolo con un bel biondo cenere, il mio colore dopo tutto. Comprai nuovi vestiti, più pelle e borchie che jeans. Conservai la carrozzina nell'armadio e cambiai l'abitudine di rimanere seduta con delle lunghe passeggiate sotto la pioggia. Cominciai a realizzare di non essere più la bamboccia di scuola superiore con il voto più basso della classe in filosofia, la cantante finita che sogna di diventare rock star o la scrittrice di libri fantasy che tutto il mondo avrebbe amato. Cominciai a realizzare di essere vissuta in un'altra storia senza un prologo. Avevo altri amici adesso. Una nuova famiglia.

E forse, anche un nuovo nemico
.





Grazie, grazie ed ancora infinite grazie per aver letto il frutto di un lavoro nato fra i banchi di scuola, un po' per noia, poi divenuto parte di me. Vi ringrazio soprattutto per la pazienza che avete avuto nell'attendere che sbucassero sempre più storie fino ad arrivare a una fine. Confesso: avevo conservati già da qualche mese gli ultimi capitoli, dovevo solo renderli pubblici, NON UCCIDETEMI PLEASE! Spero che la vicenda, i personaggi e la mia Astrys vi siano piaciuti. Naturalmente immagino che l'avrete odiata in più parti della storia ma, capitela, chi non avrebbe reagito così ad un trauma del genere??? Grazie a questo sito, a voi, ho avuto modo di imparare, di conoscere, di confrontarmi. Ho già in mente qualche idea per una nuova ''stagione'' e, se vorrete, potrete contattarmi e farmi sapere la vostra e magari potrò concretizzare queste idee in futuro... (VI PROMETTO CHE NON VI FARO' ASPETTARE SECOLI) Vi ringrazierò all'infinito, se potessi scriverei un intero capitolo pieno di ''GRAZIE!'' ma credo che vi verrebbero i capelli bianchi a sapere che non avevo ancora finito la storia...
CIAOOO!!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3564041