Never gonna know if you never even try

di Dio_dei_Fluff
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prololgo ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO PRIMO ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO SECONDO ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO TERZO ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO QUARTO ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO QUINTO ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO SESTO ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO SETTIMO ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO OTTAVO ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO NONO ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO DECIMO ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO UNDICESIMO ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO DODICESIMO ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO TREDICESIMO ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO QUATTORDICESIMO ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO QUINDICESIMO ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO SEDICESIMO ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO DICIASETTESIMO ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO DICIOTTESIMO ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO DICIANNOVESIMO ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO VENTESIMO ***
Capitolo 22: *** CAPITOLO VENTUNESIMO ***
Capitolo 23: *** CAPITOLO VENTIDUESIMO ***
Capitolo 24: *** CAPITOLO VENTITEESIMO ***
Capitolo 25: *** CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO ***
Capitolo 26: *** CAPITOLO VENTICINQUEESIMO ***
Capitolo 27: *** CAPITOLO VENTISEEISIMO ***
Capitolo 28: *** CAPITOLO VENTISETTESIMO ***
Capitolo 29: *** CAPITOLO VENTOTTESIMO ***
Capitolo 30: *** CAPITOLO VENTINOVEESIMO ***
Capitolo 31: *** CAPITOLO TRANTESIMO ***
Capitolo 32: *** CAPITOLO TRENTAUNO ***
Capitolo 33: *** CAPITOLO TRENTADUE ***
Capitolo 34: *** CAPITOLO TRENTATRè ***
Capitolo 35: *** CAPITOLO TRENTAQUATTRO ***
Capitolo 36: *** CAPITOLO TRENTACINQUE ***
Capitolo 37: *** CAPITOLO TRENTASEI ***
Capitolo 38: *** CAPITOLO TRENTASETTE ***
Capitolo 39: *** CAPITOLO TRENTAOTTO ***
Capitolo 40: *** CAPITOLO TRENTA NOVE ***
Capitolo 41: *** CAPITOLO QUARANTA ***
Capitolo 42: *** CAPITOLO QUARANTAUNO ***
Capitolo 43: *** CAPITOLO QUARANTADUE ***
Capitolo 44: *** CAPITOLO QUARANTA TRE ***
Capitolo 45: *** CAPITOLO QUARANTAQUATTRO ***
Capitolo 46: *** CAPITOLO QUARANTACINQUE ***



Capitolo 1
*** Prololgo ***


PROLOGO
 
Never gonna know if you never even try
Lauren Tanner stava piegata sul water di casa sua vomitando tutto quello che aveva appena mangiato a colazione e per una volta non era vomito autoindotto. Si sentiva male da parecchi giorni e non riusciva a capire il perché, era come se ogni volta che mangiava una voce le diceva che doveva andare a vomitare, per risultare ogni giorno più debole; solo poco di quello che mangiava alla fine le restava nello stomaco per completare la normale digestione. Ormai non sentiva neanche il bisogno di indursi il vomito, visto le poche calorie che ingeriva comunque. La cosa migliore era che lei non riusciva neanche a fare le sue normali ruotine alla trave, vista la stanchezza muscolare e la debolezza che la prendevano tutte le volte che si avvicinava alla palestra.
I ragazzi erano tutti preoccupati: Sasha era preoccupato e cominciava a chiedersi se quello che si faceva la ragazza non fosse troppo anche per un campionessa come lei; Payson, mentre si lamentava di una routine fatta in maniera quasi perfetta, era molto in apprensione, complici i nazionali e il colorito cadaverico che Lauren aveva ogni giorno, corollato da due belle occhiaie nere , causate dalla mancanza di sonno. Persino Emily più di una volta le aveva chiesto se stesse bene, perché sembrava un personaggio del film “L’alba dei morti viventi”, sì, usando queste esatte parole.
L’unica persona che a quanto pare era troppo occupata a passare il tempo che non veniva usato per gli allenamenti con il suo fidanzato era Kaylei che non era troppo impegnata per capire che la sua migliore amica stava soffrendo come un cane. Non che a Lauren importasse effettivamente quello che diceva Kaylie, visto che la vedeva ancora come una potenziale rivale per il cuore di Carter, per l’appunto, il quale, dopo la notte passata alla festa il giorno del compleanno di Lauren, non l’aveva più chiamata, anzi passava sempre più tempo con la sua ragazza, la migliora amica della giovane piegata sul water.
Dopo aver rimesso una nutriente colazione decise comunque di andare in palestra, passando prima dalla farmacia per vedere se il giovane farmacista poteva darle qualcosa contro il mal di stomaco.
***
Arrivata alla farmacia si mise in coda aspettando il suo turno. Guardandosi attorno vide un sacco di signore anziane in attesa della pillola quotidiana, qualche ragazza della sua età che aveva saltato scuola per venire a smaltire la sbronza dal farmacista e poi una donna sui 30 anni che con una sua amica diceva si quanto fosse eccitata per questo momento. L’amica le sorrideva dicendole che se se lo sentiva dentro alla fine era reale e l’altra le rispondeva dicendole che non vedeva l’ora di fare il test di gravidanza per poi darlo a suo marito. Lauren la guardò con orrore, non perché non voleva avere figli, anzi lei adorava i bambini, ma solo in quel momento aveva collegato ogni puntino: non ricordava di aver usato il preservativo con Carter quel famoso giorno di dicembre in mezzo alla festa, né si ricordava di avere avuto il ciclo per i due mesi successivi, al quale problema non aveva dato molto peso, visto che lei spesso per la dieta che faceva e per l’allenamento che seguiva saltava qualche mese. Subito corse fuori, quella farmacia era troppo vicina a casa sua, doveva andare in una lontana,  molto lontana.
***
Arrivata in palestra dopo aver percorso quasi 50 kilometri per trovare una farmacia abbastanza distante corse in bagno ancora prima di aver salutato le amiche, che erano tutte in apprensione, tranne Kaylie, la quale non si vedeva nemmeno.
Dopo aver passato i 10 secondi di attesa con l’ansia crescente guardò. E le due lineette che vide distrussero i suoi sogni di gloria sportiva per sempre.
Scappò fuori con le lacrime agli occhi, doveva trovare Carter.
Quando lo vide fu troppo tardi, stava abbracciato alla mora che gli sorrideva innamorata. E neanche Lauren, pur essendo molto cattiva, decise che poteva rovinare la loro bella favola. Arrivata in macchina pianse tutte le lacrime che aveva in corpo prima di partire.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO PRIMO ***


CAPITOLO PRIMO
You thought that I'd be weak without you, but I'm stronger
Un mese dopo
La lezione di matematica non si muoveva e Lauren annoiata decise di guardare fuori dalla finestra e  osservare la Torre Eiffel, almeno era una cosa che non aveva già fatto con il suo tutore privato, l’unica persona che sapeva dove lei fosse andata perché doveva spedire il certificato alla scuola. Già, era scappata dal luogo in cui tutti l’avrebbero rinnegata e lasciata a se stessa; c’era un motivo se lei aveva preso il primo aereo e il promo documento falso che aveva trovato e si era imbarcata per la Francia, uno stato abbastanza distante dall’America, dopo però aveva degli amici, o meglio un’amica, però abbastanza potente.  I primi giorni erano stati molto difficili, la lingua, per quanto lei la sapesse non era abituata a rispondere sempre in francese; o il luogo in cui doveva vivere, come doveva vivere, come poteva farlo, che scuola avrebbe frequentato o come avrebbe fatto a crescere un figlio. A tutte le domande aveva dato una sola soluzione Giselle Blanche, la presidente della federazione francese di ginnastica che dopo una chiamata preoccupata le aveva dato un grande aiuto. Aveva fatto letteralmente tutto: anagrafe, carta di identità,  passaporto, patente, scuola, assistenza, casa, lavoro (anche se non sapeva ancora dove l’avrebbe messa), un ginecologa e una compagna di stanza. Insomma aveva pensato a tutto, anche a darle una scadenza: 6 mesi. 6 mesi per dimostrale che poteva farcela, che anche se aveva una tutrice (che era Giselle, ma che era inesistente) sarebbe riuscita a curare la propria salute, quella del piccolo che aveva nella pancia, non avrebbe trascurato la scuola e dopo averle trovato un lavoro non lo avrebbe minimizzato ad una cosa di routine. Era un grande lavoro, ma lei voleva dimostrare che anche senza suo padre, la sua famiglia e la sua palestra avrebbe comunque combinato qualcosa nella vita… che ci sarebbe riuscita, che non avrebbe perso le speranze. Era un lavoro complicato, ma aveva almeno un’altra persona che la supportava: Katarina Golubev, la sua compagna di appartamento, la quale era una studentessa russa che era in Francia per uno scambio che durava l’intera durata del liceo. Era una brava ragazza, una grande amica, con cui aveva stretto subito una forte e solida amicizia. Era anche in classe con lei, quindi si davano una mano a vicenda con le uniche due materie che entrambe snobbavano: filosofia Lauren e economia Katarina, le due materie erano come muraglie cinesi da superare per le due ragazze, ma entrambe dovevano farcela, la prima perché se no sarebbe stata rimandata in America come un pacco regalo, la seconda perché sarebbe dovuta ritornare in Russia se avesse avuto una sola materia sotto la media del sufficiente. Un duro lavoro, ma andava fatto.
“Lauren, guarda che abbiamo finito.” le disse Katarina con un sorriso mentre la guardava osservare la Torre Eiffel con una mano sulla pancia.
“Eh? Cosa?” si riprese Lauren di colpo.
“Abbiamo finito la lezione. È ora di andare a casa.”
“Ah, di già? Abbiamo fatto qualcosa altro altre alle derivate di una funzione?”
“No, abbiamo continuato a ripeterle.”
“Ogni tanto mi chiedo che stupidata ho fatto dandomi alla ginnastica invece che andare a studiare economia, matematica o medicina.”
“Saresti ancora in America, questo è poco ma sicuro.”
“Con il carattere che mi ritrovo credo sia comunque molto difficile, però sarebbe stato di sicuro più probabile.”
“Comunque, visto che le derivate non ti interessano, cosa fai questo pomeriggio? Sai no, venerdì… il riposo prima della domenica…”
“Devo vedermi con Giselle che mi deve parlare del lavoro che mi ha trovato e poi devo andare a fare una visita. Sai, vedere come sta questo piccolo essere che mi cresce in pancia.”
“Non vedo l’ora di diventare una zia!!”
“Anche di tenerlo il pomeriggio?”
“Certo… ho sempre adorato i bambini, non mi peserebbe, anche perché ho  voglia di studiare una cosa molto interessante all’università… e per quel momento non piangerà più… mi farà da uditore…”
“Quindi ti hanno dato il permesso di stare qui?” perché Katarina si era appassionata talmente tanto alla Francia che aveva deciso di richiedere il visto anche per gli anni dell’università… e per queste cose si sa, ci vuole molto tempo (quasi due anni, visto che ragazze erano in quarta liceo).
“Con molta probabilità guarderanno i miei risultati a fine anno e decideranno se io posso restare per l’università o no.”
“Beh, speriamo!” le disse abbracciandola. Al momento era la sua migliore amica e sperava lo sarebbe rimesta.
“Beh, il mio autobus sta arrivando, tu dove devi andare?”
“Al Benoit.”
“Al Benoit!! Me è uno dei migliori Parigi!”
“Giselle”
“Ah… questo spiega tutto.”
“Anche perché non posso permettermi una cosa del genere. Ne credo di potermelo permettere in futuro.”
“La speranza è l’ultima a morire.”
“Così mi dicevano”
“Bene, ci vediamo a casa.”  la salutò Katarina mentre saliva sull’autobus.
 
***
Arrivata al Benoit Lauren capì perché la sua tutrice l’aveva scelto: piccolo e una persona molto ricca passava inosservata. Si sedette al tavolo prenotato e aspettò che Giselle arrivasse.
Arrivata la donna si mostro in tutta la sua bellezza e ricchezza: il vestito rosso di Armani era abbinato ad un elegante paio di decolté alte nere. Pochette nera che si abbinava con le scarpe di Luis Vuitton, il cui proprietario era un suo caro amico.
“Ciao Lauren, come ti sta andando la vita?”
“Sempre il solito, si studia si fa crescere un bimbo nell’utero… le cose che fanno tutti.”
“Ma tu non sei tutti.”
“Sei qui per chiedermi se mi manca la ginnastica? Come la vita, ti rispondo. Ma al momento ho un’altra vita da garantire.”
“Così mi piaci. Ti farà piacere sapere che ho trovato il lavoro adatto a te.”
“Sì?” chiese Lauren speranzosa.
“Certo, io trovo tutto quello che voglio. Sarai l’allenatrice delle ragazze e dei ragazzi della palestra “Le Air”.”
“Quella “Le Air”? Ma è la migliore! Io ho solo diciassette anni !”
“Ma sei la ragazza che doveva vincere l’oro alle olimpiadi. Comunque, mio marito è il presidente di quella palestra e ha deciso di metterti alla prova, se dai i risultati, sei dei loro.”
“É la migliore notizia che qualcuno mi abbia dato in questo momento della mia vita.”
“L’unico piccolo problema è che alleneresti ragazzi di 15-16-17 e anche 18 anni.”
“Non mi prenderanno mai sul serio, vero?”
“Sta a te importi.”
“Ho imparato da Sasha Belouv… credo di esserne capace.”
“Bene, ora mangiamo? E parliamo un po’ della scuola, voglio sapere come va la mia diletta…”
E il pranzo continuò tranquillamente, mentre Lauren sorrideva. Senza di loro non era più debole, ma più forte. 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO SECONDO ***


CAPITOLO SECONDO
What a feeling, bein's believin'
Lauren aveva l’ansia. E non l’ansia che ti prende quando devi sostenere una prova importante, non quella che ti prende quando hai rotto un vaso e tua madre lo viene a scoprire, no… lei provava quasi un ansia costruttiva e elettrizzante che le faceva fremere i piedi: il suo primo giorno di lavoro. Katarina aveva quasi più ansia di lei, ma la sua ansia era probabilmente data dalla prova a sorpresa che avevano fatto sulle derivate prime. La prova era elementare e Lauren lo sapeva e di questo era sicura anche Katarina, solo che lei si agitava per nulla: la russa era una “fucking drama queen”, come adora dire Lauren quando la russa diceva che non aveva studiato, quando invece sapeva le cose meglio del Signore. Drama queen. Comunque da cara amica quale era, la russa aveva deciso di seguito la giovane americano nel suo primo giorno di lavoro, contraddicendo la sua ferrea regola che il pomeriggio bisognasse solo studiare.
Comunque la porta stava per aprirsi, Lauren stava per entrare per la prima volta alla palestra “Le Air”, la migliore. Non era neanche preoccupata, perché i suoi ragazzi non sarebbero stati presenti al momento, lei era lì da circa venti minuti e la lezione sarebbe cominciata circa 15 minuti dopo. Il suo orario era comodo, creato sicuramente dalla geniale mente di Giselle, che le aveva detto che doveva lavorare il lunedì, martedì, venerdì e sabato dalle 16,00 alle 20,00, Lauren avrebbe poi incaricato la sua assistente di fare lezione ai giovani il mercoledì sempre allo stesso orario.

Ancora un minuto e poi sarebbe entrata.

Solo un minuto.

Poi aprì la porta e decise che bisognava darsi da fare.
***
Dopo aver preparato tutto si mide seduta ed aspettò che i suoi studenti arrivassero, era un po’ emozionata nonostante non entrasse da più di un mese in palestra e la pancia di già tre mesi e mezzo cominciava a fare capolino se metteva abiti troppo     attillati.
Arrivarono con calma. Li riconobbe subito perché erano divisi in gruppetti e parlavano fitto fitto come se stessero parlando di segreti di stato: neanche la CIA parlava a voce così bassa.
Arrivarono e non la calcolarono nemmeno, il che era normale, aveva sentite che l’ultimo loro allenatore era scappato a gambe levate qualche settimana prima e che quei ragazzi erano terribili. Sentì una giovane dire “Chissà come sarà il nostro nuovo allenatore.” Lo stava dicendo mentre di scaldava in modo abbastanza errato.
“Ho sentito che è una persona che stava per andare alle olimpiadi, ma che poi ha dovuto rinunciare perché ha avuto dei problemi “gravi”” disse un giovane mimando delle virgolette quando disse la parola gravi.
“Sarà la solita scusa per dire che è rimasta incinta e che non ha più potuto far avverare il suo sogno di quanto aveva un mese e poi più e già si lanciava da una trave.” Disse qualcun altro.
E Lauren rideva, rideva così forte che se ne accorsero, dopo circa 10 minuti. Si girarono tutti a guardala e lei disse “No, continuate pure, è interessante sapere cosa pensano i propri allievi di te.”

 Il gruppo si freddò.

“Comunque, se volete farmi gli auguri, diventerò mamma ad Agosto.”
“Noi…” cominciò uno.
“Non scusatevi, per l’amore di Dio! Sono giovane anche io, anche io ho dedicato più di un allenamento all’insultare il mio allenatore, ma non è che ho mai pensato di farlo mentre lui era accanto a me.”
“Noi non lo sapevamo.”
“Immagino. Comunque io mi presento… sono L…” ma venne interrotta dalla voce di un ragazzo che disse “Lei è troppo giovane! Probabilmente sono più grande io di lei!”
“Scusa?” lo guardò torvo e in quel momento il giovane, che si chiamava Francoise, capì di avere fatto l’errore più grande della sua vita.
“Io… m… mi…”
“Oh, raggio di sole, non ti scusare. Ragazzi, poiché il vostro amico ha deciso che io sono un’incompetente farete 30 volte il giro dell’isolato, io e i miei tre assistenti staremo ad ogni angolo e se non vi vedremo fare tutti i trenta giri ne aggiungeremo un altro per ogni minuto che passeremo fuori per aspettarvi. E poi non è finita qui, ma per intanto può bastare.” Disse aprendo la porta a se e agli assistenti.
“Ma noi siamo ginnasti, non mezzofondisti!” disse uno.
“Magari voglio portarvi a Rio non come ginnasti, ma come specialisti nell’atletica. E ora correte.” continuò con un sorriso.
***
Finite due ore e mezza di allenamenti al limite: addominali, dorsali, laterali, skip, ripetute e chi più ne ha più ne metta.
I ragazzi stremati dissero “Abbiamo finito?” erano terrorizzati, le ultime due volte che le avevano chiesto se aveva finito con la tortura lei aveva solo rincarato la dose. Era stato terribile.
“Bene, dopo che ci siamo allenati sul rafforzamento di ogni muscolo possiamo cominciare con la ginnastica. Mi presento: sono Lorén Tagnì, ho 17 e sono stata per tanto tempo una ginnasta. Poi ho cambiato vita e sto per diventare mamma e sono la vostra allenatrice. Quando gareggiavo era chiamata “The Queen of The Beam”, la regina della trave. E mi veniva effettivamente molto bene. Ora sono qui con voi. Avrete capito una cosa di me: detesto che mi diano dell’incompetente. Io qui sono l’insegnante e voi gli allievi, non dimenticatelo. Ho cinque regole, memorizzatele perché non le ripeterò: numero uno  non perdete tempo a fare i ruffiani, sopporto poco gli studenti  e non cambierete le cose; regola numero due gli attrezzi. So che voi li trattate benissimo, ma voglio che lo facciate ancora di più, nessun graffio, macchia di qualche cosa, come il cibo, diffusione in tutto la palestra di magnesia, o qualsia altra cosa pensiate che sia lecita solo perché questa è la vostra palestra. Numero tre, non sono qui per farmi da amica del cuore, quindi se avete qualche problema di cuore con qualcuno non venite a parlarne con me. La numero quattro è una delle regole fondamentali: io non vi obbligo a tenere un comportamento casto e da suora, né vi obbligo a non avere relazioni in giro: fate quel che vi pare, però postilla numero uno: vi prego, usate il preservativo; e due se avete qualche problema perché siete inesperti in queste cose, beh, i consultori esistono anche qui.”
Tutti i ragazzi si guardarono imbarazzati e ad un certo punto una disse “Ne manca una di regola, lei ne ha dette sono quattro.”
“Regola numero cinque: io sono qui per farvi da allenatrice, però non voglio che la vostra immaginazione e la vostra fantasia siano messe in secondo posto dalle mie idee. Se voli volete fare qualcosa in una routine, ne parlate con me, vediamo come si può fare e poi la inseriamo. Ok?”

I ragazzi la guardarono con fare ammirato e poi lei disse “Visto che se vi chiedo i nomi e i cognomi e gli hobby e i libri che leggete vi annoiate a morte, faremo la presentazione in maniera alternativa: la nostra piccola gang seguirà ognuno di voi al suo attrezzo preferito, così vedremo quello che sapete fare, ok?”

Prima le signore, che erano anche in numero minore: Magdalene, andò alla trave (e Lauren decise che lei era quella adatta a battere Kayle); Samira alle parallele (chiaramente questa aveva la possibilità di battere Payson); Madlene le diede una bellissima prova di corpo libero (e decisse che grazie a lei Kelly Parker sarebbe scomparsa della faccia della terra) infine Cho che si destreggiò con ottimi volteggi (e anche Emily era fuori).
Anche i maschi diedero sfoggio di grandi capacità: Francoise, che ancora si scusava, si divertì sul cavallo (e Nick Russo era out); Mohamed alle parallele; Daniel con i volteggi; Stephan alla sbarra; Jean con il corpo libero e infine anche Cesare, agli anelli. Anche Carter era fuori.

Alle 19,50 Lauren fece smettere tutti e disse loro “Bene ragazzi, ha capito quello che sapete fare. Il mio scopo è uno solo: prepararvi per Rio. Lì voi batterete chiunque si metta sulla vostra strada.”
E così li lasciò liberi, concludendo la sua prima lezione.

          
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** CAPITOLO TERZO ***


CAPITOLO TERZO
Oh Father, you never wanted to live that way 
You never wanted to hurt me 
Why am I running away?

 
Boulder, Colorado, USA.

3 mesi dopo la scomparsa di Lauren

“Stiamo facendo tutto il possibile per trovarla, ma non c’è nulla da fare! È come se fosse scomparsa dalla faccia della terra.” disse l’agente quel giorno a Cloe Kmetko mentre a casa di Steve Tunner cercava di ridargli un sorriso o una minima gioia dopo che Lauren era scappata in un giorno di febbraio.
“Ok, ho capito.” rispose.
“Signora, credo che dovremmo abbandonare le ricerche, dopo tre mesi ormai la ragazza non può essere che morta.” Disse l’agente con uno sguardo triste, aveva una figlia dell’età di Lauren che l’idolatrava.
“Potrebbe parlare un po’ più piano? C’è chi spera ancora di vederla alla porta.”
“Sì, lo so e lo spero anche io, come tutti, ma non sappiamo nulla, non siamo riuscita a trovare la benché minima traccia di Lauren ovunque negli Stati Uniti o anche altrove.”
“Beh, cercate più a fondo.”
“Non possiamo, abbiamo anche altri compiti oltre che ha cecare una ragazzina che per quel che ne sappiamo potrebbe essere scappata con il fidanzato.”
“Lauren non è scappata con il fidanzato.” disse con decisione Cloe.
“Ma come fa ad esserne sicura, visto che nessuna a quanto pare la capiva veramente?”
“Era una ginnasta! È impossibile che avesse un fidanzato!”
“Non si può mai sapere.” Dopo questa frase gli chiuse la porta in faccia.
Era stato un momento terribile, scoprire che Lauren non era da nessuna parte. Quando era scomparsa tutti avevano pensato che fosse da una delle sue amiche, persino le stesse amiche pensavano che lei fosse da qualche parte a casa di una di loro. La doccia fredda è avvenuta quando poi la giovane non era a casa di nessuno. Quando nessuno l’aveva più vista dopo quel lunedì dove era scappata fuori dalla palestra in lacrime. Quando avevano scoperto che la sua auto era ferma davanti ad un burrone, quando neanche il suo insegnante privato si trovava.
Cloe chiuse la porta e pregò tutti i santi del paradiso che Lauren fosse ancora viva.

 
***
 
La palestra sembrava meno luminosa senza Lauren e i suoi capelli color del grano ad illuminarla. Payson stava pensando a questo mentre provava un esercizio sulla trave. Tutti stavano cercando di andare avanti, di sopravvivere alla scomparsa della ragazza più solare e bella che la Rock avesse mai avuto come studente. Payson si era chiusa in camera e aveva pianto per giorni; Emily aveva lasciato la palestra per una settimana e si era rifugiata da “Pizza Shack” dove non si fermava neanche per riposare; Carter era scomparso anche lui per un po’ di giorni, correndo dalla sua famiglia per poter vedere i volti cari. Kaylie si era invece chiusa in palestra, dove èer giorni e giorni non aveva fatto altro che provare routine alla trave. Sasha si era immerso nel lavoro. Ogni uno aveva interiorizzato il dolore in maniera diversa, anche se la trave che era appoggiata al muro simboleggiava il fatto che mai questa perdita sarebbe stata superata e che mai uno di loro sarebbe stato capace di sostituire Lauren Tanner.
“Bella routine Payson.” disse Emily con un sorriso forzato.
“Tu in cosa ti stai allenando ora?” chiese la bionda con una smorfia.
“Volteggi, sto cercando di fare un Cheng Fei, ma credo sia impossibile.”
“No, solo che bisogna allenarsi.”
“Come Kaylei, che si sta allenando giorno e notte alla trave?”
“Non proprio come Kaylei, ma in maniera un po’ più contenuta sì. A Londra dobbiamo andarci preparate!”
“Già! Non vedo l’ora che una medagli giri il mio collo!”
“E te la meriteresti tutta!”
“E allora alleniamoci!” e si sorrisero mentre si impolveravano di magnesia.
Mentre le ragazze si tiravano su di morale insieme, le uniche due cose che aiutavano Kaylei a superare la perdita della propria migliore amica erano la trave e il tempo passato con Carter, che le dava sempre una mano in quello che faceva. Non riusciva a togliersi dalla testa che la bionda poteva aver preso le valige ed essere scappata per colpa sua.
Ad un certo punto la palestra si zittì, tutti guardarono la porta aprirsi e Steve Tunner entrare. Erano tre mesi che non metteva piede in palestra. Andò nell’ufficio di Sasha e disse “Ormai pensano di abbandonare le ricerche.”
“Ma non possono, ha 17 anni ed è scappata di casa.”
“Dicono che è morta.”
“Ma… come è possibile che gettino la spugna con così tanta facilità?”
“Non è gettare la spugna, è solo guardare l’ovvio. Lauren non tornerà mai più.”
“Non puoi dire così Steve. Non puoi abbandonare la tua stessa figlia in mezzo ad un mondo di lupi.”
“So che mia figlia è una di questi lupi, anche se non fosse morta lei troverebbe un modo per andare avanti. Se è scappata c’è un motivo, e io non posso saperlo. Se mai mi riaccadrà di vederla le chiederò perché ha fatto soffrire così tanto il suo povero padre, in caso contrario, non ha più senso soffrire come un cane.”
“Quindi abbandoni le ricerche di tua figlia?”
“Io accetto la sua scelta di non farsi trovare, non posso fare altrimenti.”

E detto questo uscì.

 
***
 
Lauren in quel momento stava dicendo a Cho che quel Cheng Fei era praticamente perfetto, neanche Cheng Fei sarebbe stata capace di farne uno simile.
Ad un tratto starnutì più e più volte. Tutti i suoi studenti corsero da lei preoccupati, ma lei stava bene, un peso le si era liberato dallo stomaco.

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Capitolo 5
*** CAPITOLO QUARTO ***


CAPITOLO QUARTO
I put my soul in what I do
Agosto 2011

Casa di Lauren e Katarina

“Il tuo bimbo è troppo calme per essere normale.” disse la giovane russa all’amica che aveva partorito da pochi giorni.
“Ringrazia che è calmo, Katarina, pensa se fosse un piccole monello che urla e piange in ogni momento.” le rispese la neo mamma.
“Hai proprio ragione, Carter è proprio un bravo bambino e diventerà buono come la mamma.”
“La mamma è tutto fuori che buona, ha solo deciso di diventare sopportabile.”
“Ah bimbo bello, avrai una mamma veramente con i fiocchi!”
“Se è per questo, anche la zia non scherza!” rispose Lauren con un sorriso a trentadue denti. Ci era riuscita, aveva partorito il suo bellissimo bambino, che appena visto era diventato l’amore della sua vita, del quale già pensava quale sarebbe stata la voce o se potesse fare il ginnasta. Aveva le mani paffute e un dolce sorriso, gli occhi azzurri di sua madre e alcuni ciuffi di capelli ricci e marroni spuntavano già sulla sua testolina rosea. anche Katarina era follemente innamorata di lui, sapeva già che una volta diventata premio Nobel per la fisica avrebbe portato il suo nipote adottivo in tutto il mondo a vedere le meravigli della fisica.
“Gli piace il peluche che gli ho regalato.” disse la russa in quel momento con un sorriso.
“È così dolce e carino… si vede proprio che lo ho fatto io!” continuò la bionda con un sorriso materno sul volto.
“Già, già. Ha anche i tuoi occhi!”
Ad un certo punto bussarono alla porta e le due giovani si chiesero chi potesse essere a quell’ora della mattinata, visto che le persone normali lavoravano. Katarina andò ad aprire e si trovò la faccia di Giselle davanti che con un sorriso chiamava la sua protetta.
“Prego Giselle, entra pure.” le disse con garbo.
“Grazie mille cara.” Ed entrata andò subito dalla sua figlioccia. “Lauren! Sono potuta venire solo ora per colpa del meeting che avevamo a New York! Come sta? E soprattutto, come sta il mio nipotino?”
“Il tuo nipotino sta benissimo, cara Giselle. Tu come stai? Notizie dall’America?”
“Solo poche e insoddisfacenti, ma prime che io ti dica qualsiasi cosa, fammi vedere questo fargoletto…!”
“Eccolo è qui, guarda che  bel faccino.” le disse mostrandole il figlo appena nato.
“Ah… guardalo qua. Tutto sua madre.” Lauren aveva un po’ di cose da ridire su questa affermazione, visto che occhi a parte era tutto suo padre, ma forse Giselle non voleva infierire.
“Comunque parlando di figli, ho sentito la tua ginecologa e ha detto che il tuo bambino sta bene, i tuoi insegnanti e che i tuoi voti sono magnifici, anzi, pensano addirittura di proporti per una borsa di studio e mio marito che ha detto che dopo che tu sei diventata una dei loro insegnanti si sono moltiplicate le iscrizioni. Devo ammettere che hai fatto tutto bene.”
“Quando voglio una cosa ci metto l’anima dentro.”     
“E hai fatto bene, credo si poterlo confermare, Lauren Tanner non esiste più, è esistita, qualcuno si ricorderà di lei, ma lei fino a prova contraria non esisterà più.”
“Ne sono felice. Avevo come un peso sullo stomaco… si è liberato.”
Ad un tratto una voce si sentì in mezzo al corridoio, come se Mosè avesse appena urlato “Si separino le acque!” Sì, il tono di Magdalene era questo mentre urlava “Chi è scomparso quando?!”
Lauren che si aspettava la visita della sua alunna guardò Giselle e le chiese con lo sguardo cosa potesse dire, e l’altra le fece cenno di dire tutto, tanto oramai.
“Magdalene, sei troppo esuberante.”
“Ho appena scoperto che la mia insegnante è un’altra persona, come posso non essere esuberante?”
“Non sono  un’altra persona, sono sempre io, solo che fino a sei mesi fa avevo un altro nome e facevo ginnastica dall’altra parte del mondo.”
“Cosa?!?”
“Sì, sono scappata di casa quando ho scoperto che ero incinta di Carter e quindi sono venuta qui, ho convito Giselle a darmi una mano e sono diventata la vostra insegnante.”
“Tu sei scappata di casa? Ma se sei la persona più intransigente che io conosca!”
“Sono scappata perché se fossi rimasta avrei trovato il coraggio, dettato dal mio egoismo, di uccidere la creatura che mi stava crescendo dentro. Tutti l’avrebbero saputo, tutti mi avrebbero guardata come l’assassina di bambini e mi padre non mi avrebbe più guardato negli occhi. Non che ora sia meglio, ma almeno so che se ritornassi mio padre mi guarderebbe in faccia e non mi insulterebbe.”
“Ma tu lo hai abbandonato.”
“Pensi che questo non lo sappia? Pensi che non mi ricordi ogni giorno che dall’altra parte dell’oceano c’è mio padre che pensa che io sia morta? Non pensi che ne sia consapevole?”
“Ma allora, se ne sei consapevole, come mai non lo chiami? Non gli dici che stai bene?”
“Perché se no verrebbe qui e capirebbe cosa ho fatto. E poi anche le mie compagne di squadra lo capirebbero. E soprattutto la mia migliore amica capirebbe che mio figlio è frutto di una dannata notte passata con il suo fidanzato, con cui sanno che si dovranno sposare dopo Rio! Io non posso reggere il fatto che la mia amica mi possa guardare come un sporca traditrice, che per inciso è quello che sono.”
“Ma lei è un’adulta, non dovrebbe averla lasciata stare qui!” disse allora rivolta a Giselle.
“Vuoi che la rimandi a casa? Che rimandi a casa una persona che lì a Boulder non ha nessuno? Qui lei ha una famiglia, una scuola, un lavoro, degli alunni che le vogliono bene, come puoi chiedermi di togliere una persona che  ha dovuto rinunciare a tutto, quello che lei si è costruita in poco tempo?”
“Ma allora… quando ci hai detto le tue cinque regole…?”
“Non voglio che voi facciate la mia stessa fine, che voi dobbiate rinunciare al vostro sogno solo perché non avete passato una notte con una persona con che pensate di amare.”
“Ma…”
“Ragazza mia, Lauren ha fatto la sua scelta, è dura da accettare, dolorosa a tratti, ma è la sua scelta e non siamo noi che dobbiamo criticarla.”
“Scusami Lauren.” E scoppiò a piangere. Mentre la bionda la consolava Giselle le disse in un orecchio anche un’altra cosa “Guarda, hanno interrotto le tue ricerche, ora sei libera.”
“Grazie.” riuscì solo a dire la bionda mentre consolava la giovane ginnasta che piangeva.
***

A Boulder l’allenamento era per tutta la durata di un anno solare, quindi anche  ad agosto le giovani e i giovani si allenavano senza sosta. Ad un tratto, senza che nessun alito di vento lo spingesse, il quadro con la foto di Lauren che era presente sopra la trave cadde e si distrusse in mille pezzi.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** CAPITOLO QUINTO ***


CAPITOLO QUINTO
 
Life’s a race and I am gonna win 
 
Boulder, Colorado

13.07.2012, Due settimane prima della XXX edizione dei giochi olimpici

A Boulder tutti erano emozionati, stavano per andare a Londra a gareggiare alle olimpiadi, la più grande competizione al mondo. Loro erano stati scelti per arrivare sul tetto del mondo, per cercare di battere tutti gli atleti presenti e per ottenere la gloria eterna nell’ olimpo dello sport. Ragazze e ragazzi emozionati cercavano di non farsi prendere dal panico, provando in tutti i modi a tranquillizzarsi: yoga, acqua calda, bagni terapeutici, massaggi, acqua fredda… di tutti e comunque non erano preparati a scontrarsi con i migliori atleti al mondo, anche se Sasha continuava a ripetere che se loro potevano andare alle olimpiadi era perché anche loro erano fra gli atleti più bravi al mondo.
Payson stava cercando un modo per migliorare la sua routine alle parallele: aveva deciso di gareggiare oltre che nella gara a squadre e nell’all round anche nelle parallele, nel corpo libero e ai volteggi: aveva deciso di lasciare la trave a Kylie che come esercizi singoli si preparava appunto alla trave, alle parallele e al corpo libero, lasciando che Emily sfondasse ai volteggi. Kelly Parker, che era diventata una loro amica aveva deciso di non gareggiare alle parallele, e di concentrarsi maggiormente al corpo libero: ognuna di loro cercava in ogni modo possibile di vincere almeno un oro, quindi la strana disposizione delle gare. Anche i due ragazzi di Boulder che si erano qualificati per le olimpiadi avevano deciso di dividersi gli attrezzi, Carter prediligeva gli anelli, la sbarra e i volteggi; Nick Russo la cavallina, le parallele e il corpo libero. Per i giochi si erano qualificati anche il campione dell’all round di Pechino 2008 Austin Tucker e Max Spencer, vincitore del corpo libero sempre a Pechino.
I genitori e Sasha non potevano essere più contenti, le loro ragazze avrebbero sfondato e avrebbero vinto, questo lo sapevano tutti.
Ogni momento era importante, ogni secondo serviva per migliorare una routine, ogni attimo per ricordarsi quello che bisognava fare. Tutto si incastrava in una perfetta costruzione che Sasha aveva creato e che avrebbe portato le ragazze alla vittoria, l’unica cosa che mancava era lei: la bionda e sorridente regina della trave. Essendo passato più di un anno ormai si erano rassegnati a ricordare e basta la ragazza, ma nel loro cuore sapevano tutti che lei avrebbe dovuto essere la punta della trave, e non Kylie.
Quel giorno l’allenatore aveva deciso di fare ai ragazzi un discorso per prepararli al meglio e far loro sapere che avevano l’appoggio di tutti. Chiamò i ragazzi sul piano del corpo libero e cominciò dicendo loro “Ragazzi, come sapete mancano meno di due settimane all’apertura dei giochi e noi sia non possiamo essere più fieri di voi; nonostante le difficoltà avete lottato con le unghie e con i denti e siete riusciti ad arrivare al top, al momento più importante della vostra carriera, il momento in cui tutti voi scoprirete cosa vuol dire vincere una medaglia alle olimpiadi, il momento in cui tutto il mondo sarà ai vostri piedi, e voi potrete osservarlo dall’alto. E il momento che ricorderete per sempre, l’esatto istante in cui la medaglia verrà messa al vostro collo, in quel momento voi sarete il top.
Voglio ricordavi alcune cose: esprimete ciò che sapete fare, fate vedere chi siete, non concentratevi sulle grida che ci sono prima e dopo, ricordatevi solo del vostro attrezzo, della vostra routine e di quello che sapete fare. Ognuno di voi ha delle capacità che nessun altro ha, nessuno può battervi: voi siete il top, e se qualcuno pensa il contrario, beh dimostrategli con queste olimpiadi che sopra di voi c’è solo Dio. E ora andate, continuate ad allenarvi.” Così dicendo concluse il suo discorso e dopo un giro d’applausi tutti ricominciarono ad allenarsi.
***


23.07.2012 Pizza Shak

I ragazzi si erano tutti trovati a mangiare da Pizza Shak, dopo aver finito l’ultimo allenamento. C’era qualcosa di magico nel ritrovarsi a mangiare in quella pizzeria con tre ex-dipendenti. Infatti Emily, Carter e Demon dopo aver fatto salire di qualità le loro carriere avevano deciso di lasciare la pizzeria per dedicarsi o alla ginnastica o alla musica.
In quel lungo tavolo, creato apposta per la serata, c’erano tutti i personaggi di spicco della squadra: Kelly che flirtava con Austin, il quale era più impegnato a parlare con gli occhi che brillavano Max, con il quale stava parlando assieme a Carter e Demon di musica e di Rio (infatti al musicista era stato chiesto di creare l’inno per Rio 2016). Kylie stava con Payson ed Emily a pensare e a discutere delle loro routine per essere il top.
Ad un  certo punto Kelly disse “Cavoli quando vorrei saper come fai Kylie il salto mortale con avvitamento quando esco dalla trave! Come diavolo fai?”
Tasto dolente. Era stata Lauren a spiegare a Kylie come farlo, a spiegarle il metodo adatto, il punto di fuga per creare quel movimento.
“Mi è stato spiegato che devo concentrarmi su un punto del materasso e che li devo arrivare, non è difficile. Solo questo.”
“Beh, a te la trave viene bene… è ovvio che per te è semplice.”
“Allenamento, allenamento e allenamento.”
In questi momenti Kelly Parker voleva rinfacciare alla mora che se ci fosse stata ancora Lauren lei non sarebbe mai stata la specialista alla trave, e che doveva solo ringraziare gli angeli e i santi che lei era scomparsa, non che fosse una cosa da ringraziare, ma insomma… si capisce cosa volesse dire! Quindi il suo “allenamento, allenamento, allenamento” era fuori luogo e irritante.
“Sarà… comunque io non vedo l’ora di gareggiare…! Insomma tutti i riflettori puntati su di te e poi chissà come deve essere la vittoria! La più grande onorificenza al mondo!!”
“Prima devi vincere Kelly!” le disse Payson con un sorriso “Comunque Carter, come mai Nick non è potuto venire?” continuò arrossendo lievemente.
“Ah… comunque aveva da fare con suo padre e quindi non è potuto venire.”
“Beh, è un vero peccato! Quel ragazzo è molto simpatico e bravo.” disse Austin mentre beveva una coca.   
“Già… veramente simpatico.” disse Pyason con un sorriso innamorato.
Per togliere l’amica dall’imbarazzo Emily disse “Propongo un brindisi: A Londra!”
E un coro in risposta si diffuse nella sala.

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Capitolo 7
*** CAPITOLO SESTO ***


CAPITOLO SESTO
Five years from now
She sits at home
Feeding the baby she's all alone
She turns on t.v
Guess who she sees
Skater boy rockin' up MTV
 
30.07.2012, Parigi, Francia

“Allora, bisogna prendere 500g di farina, 4 uova, olio, zucchero…”
“No Magdalene, l’olio no!”
“Oh… sì certo… volevo dire acqua…” Erano in due su una torta che Katarina avrebbe fatto da sola, cosa imbarazzante per una ginnasta d’élite e per l’allenatrice della suddetta ginnasta. Diciamo che era Katarina quella che era brava a cucinare,  Lauren faceva tutto il resto, ma aveva deciso di lanciarsi in questa sfida all’ultimo sangue contro una torta assieme alla sua allieva diletta, Magdalena. Il problema era che entrambe erano totalmente incapaci di mettersi ai fornelli e di preparare qualcosa.
“Non ce la faremo mai!” disse sconsolata Magdalene.
“Ora come ora ho questa idea anche io…!” le rispose Lauren mentre andava a controllare la salute del suo giovanotto di quasi un anno che stava pacificamente giocando nel box che Gisele gli aveva regalato per Natale l’anno prima.
Quel bimbo stava crescendo benissimo, grazie all’amore della madre e della zia che lo coccolavano e lo viziavano a non finire. Lauren invece si trovava bene. Aveva lavorato sodo per ottenere la borsa di studio in medicina che la Sorbona le aveva offerto finita la quinta e poi aveva già ricevuto alcuni riconoscimenti come allenatrice, visto che i suoi ragazzi stavano ottenendo grandi vittorie in tutti  i campi della ginnastica nazionale. Era anche diventata grande amica delle sua assistenti allenatori che non la smettevano di lodare: fosse perché aveva insegnato un trick particolarmente difficile, o perché era semplicemente lei il marito di Giselle non faceva altro che ricevere note su note che dicevano quanto la ex-ginnasta fosse brava e ci sapesse fare con i ragazzi. Poi insomma… era sempre Lauren Tanner… la regina della palestra, così era stata soprannominata dopo che i suoi ragazzi per il compleanno le avevano regalato una corona di carta con scritto appunto “Queen of the gym!”

Era felice e stava ambientando… oramai il numero di telefono con scritto in caso di aiuto da Giselle era praticamente inutilizzata, perché assieme a Carter e a Katarina lei riusciva in tutto quello che doveva fare, anche allenare un branco di bimbi scalmanati il mercoledì, il suo unico giorno libero. Era successo una volta, l’allenatore dei piccoli si era preso una brutta tracheobronchite e non riusciva a dire tre parole che non fossero accompagnate da colpi di tosse e quindi lei gli aveva fatto il favore di andare in palestra al posto suo… aveva anche controllato i suoi di ragazzi che si stavano allenando con l’insegnate per il mercoledì.
Comunque lei era felice… e la rendeva ancor più felice sapere che alle olimpiadi Nick Russo, il tanto favorito al cavallo era stato battuto per un punteggio minimo da uno degli atleti francesi, Jerome Berignac. Quella gara l’aveva addirittura vista in diretta, mentre Carter guardava con gli occhi stupiti e ammirati di un bambino che sta cercando di muovere i primi passi nel mondo.

Mancavano solo due gare: una maschile e una femminile. Austin Tucker aveva vinto l’all round maschile e il suo, si è scoperto dopo, quando appunto dopo la premiazione il giovane ginnasta aveva baciato il suo compagno di squadra Max, ragazzo, quindi Max Spencer aveva di nuovo vinto il corpo libero. A Nick Russo una bella medaglia d’argento, oro per Kelly Parker al corpo libero e bronzo ai volteggi, oro per Payson alle parallele e nell’all round, Emily aveva un oro e un argento presi rispettivamente ai volteggi e nell’all round e questa sera lei; Kelly e Kylie si preparavano a gareggiare alla trave, dove la mora era la grande favorita. Avevano vinto anche l’oro a squadre, come i maschi… mancavano solo loro nei loro attrezzi principali… Carter agli anelli e, appunto, Kylie alla trave. Lauren stava aspettando con ansia che i giovani gareggiassero, poiché sapeva avrebbero vinto loro, per vedere le loro routine, per poterli battere al meglio. Aveva invitato Magdalene per poter vedere con lei la finale e farle capire che punti voleva che le riuscisse a fare meglio di Kylie, meglio di tutti.

E mentre aspettavano cercavano di fare una torta.
***

Alla fine la fatidica ora x era arrivata: Carter, il grande favorito di quelle olimpiadi avrebbe fatto la sua routine, e l’unica cosa a cui riusciva a pensare mentre gareggiava era che Lauren sarebbe dovuta  stare sul podio dell’all round. Era raro che pensasse alla bionda, anche perché ormai, dopo quasi un anno e mezzo senza di lei molti avevano cominciato a dimenticare il suono della sua voce o la sua intensa sfumatura di biondo dei capelli o il suo sorriso… anche Carter stava dimenticando Lauren, infatti spesso si diceva che se l’avesse vista per strada non l’avrebbe riconosciuta, ma una cosa non riusciva a dimenticare della bionda: la delicatezza delle sue labbra sulle sue quando l’aveva baciata la notte del suo compleanno. Aveva deciso che avrebbe gareggiato per quelle labbra, perché voleva risentirle ancora una volta. Anche se sapeva che non poteva.
Quando chiamarono il suo nome aveva già finito di prepararsi e non era per niente preoccupato. Aveva un sesto senso che gli diceva che avrebbe vinto, qualsiasi cosa lui facesse. Aveva avuto per un momento la sensazione di un paio di occhi su di lui, come se qualcuno lo stesse osservando. Prima di salire agli anelli si guardò attorno, ma vide solo Kylie che gli sorrideva, probabilmente era il suo sguardo che sentiva.

Salì e cominciò la routine.
***

Carter aveva vinto l’oro, tutte le ragazze avevano vinto almeno un oro. Ora mancava solo lei. La trave di equilibrio è l’ultimo degli attrezzi che gareggia alle olimpiadi, perché per capacità è uno dei più complessi. Pochi atleti riescono a fare bene la trave e tutti gli altri strumenti, perché imparare l’equilibrio su una trave ti portava a perdere molti altri movimenti degli altri attrezzi. Comunque lei la sua medagli l’aveva vinta, sia un oro a squadre che un argento al corpo libero… nessuno poteva battere l’unione di musica classica e pop di Kelly, neanche Payson.
Quando chiamarono il suo nome sentì come uno sguardo su di lei. Qualcuno che le stava perforando la schiena e che le lanciava un’occhiata di puro odio, come se quello sguardo venisse da una persona che sapeva che la favorita non doveva essere lei… uno sguardo di invidia, di gelosia… uno sguardo gettato da “ un mostro dagli occhi verdi che schernisce la carne di cui si nutre.”  Era come pressata sotto questo sguardo, ma era impossibile che qualcuno la guardasse così intensamente. Prima di cominciare la sua
routine diede ancora uno sguardo allo stadio, ma non vide nessuno.
***

Quando Lauren spense la televisione era ormai tardi, Carter stava dormendo e Magdalena messaggiando. Alla fine anche Kylie aveva vinto la sua ambita medaglia…
“È ora di dormire.” disse Lauren.
“Sì, sì.. mi metto subito. Comunque Lauren quando torniamo in palestra vorrei parlati di alcuni movimenti da aggiungere alla mia routine, va bene?” chiese Magdalene.
“Certo.” le rispose la bionda con un sorriso.
 
 


ANGOLINO DELLA SCLERATA
Volevo ringraziare tutti quelli che leggono la mia misera e folle storia… mi ci è voluto un po’ di tempo prima di pensare di pubblicarla, ma ce l’ho fatta! Sono molto contenta di come sta andando avanti, ma questo è l’ultimo capitolo dove si passa di palo in frasca nel tempo. I prossimi saranno con una scadenza temporale (nella storia) più definita.
SPOILER:
28.12.2015, Festa annuale della palestra le Air, Parigi Francia  

 
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** CAPITOLO SETTIMO ***


CAPITOLO SETTIMO
…Merry Christmas and a happy new year!
 
28.12.2015, Festa annuale della palestra le Air, Parigi Francia

Dopo altri tre anni passati in Francia a nascondersi per evitare che la trovassero Lauren era diventata una radiosa e bellissima allenatrice di ginnastica e un studentessa di medicina. Ormai non riusciva più a separare le due cose,  come se essere un’allenatrice fosse da sempre stata la sua vita e fare il medico fosse il suo sogno più nascosto. Come studentessa aveva ottenuto grandi risultati, impegnandosi e studiando principalmente la notte, per poi allenare con impegno e passione i suoi ragazzi che ormai la consideravano una migliore amica e non un’allenatrice intransigente che quando vedeva qualcosa che non andava bene urlava per la sua palestra, cosa che comunque era rara visto che Lauren odiava urlare agli studenti. Aveva ricevuto per le sue vittorie anche alcuni premi come allenatrice che l’avevano resa molto fiera di se e molto rispettata nell’ambiente nazionale. I suoi ragazzi avevano partecipato però a poche gare del circuito intercontinentale*, solo una ma perché era in Francia e il quel momento gli Stati Uniti erano impegnati in una importante competizione in Cina. Aveva intenzione di farli partecipare ad una gara intercontinentale, ma solo perché alle olimpiadi viene richiesto che l’atleta partecipante abbia almeno partecipato ad un gara nel circuito intercontinentale per partecipare. Non dimentichiamoci del bimbo di Lauren, Carter, che stava crescendo come un giovane ometto appassionato… alla ginnastica! La palestra aveva concesso a Lauren ad un prezzo di favore, visti i risultati ottenuti dalla palestra a livello europeo grazie alla ragazza, la possibilità di far allenare Carter da loro con  uno dei loro insegnanti. Già a quattro anni il bambino dimostrava grandi capacità, forse ereditate dai genitori… sta di fatto che il suo insegnante non la smetteva di congratularsi con la madre per le capacità da lui mostrate.
Quel ventotto c’era la festa annuale alla palestra. Ogni anno veniva organizzata questo ricevimento in onore del Natale e dell’anno ginnico appena passato. Quell’anno c’era poi un’altra competizione da festeggiare, c’erano la Olimpiadi a Rio, dove Lauren si aspettava di portare tutti i suoi ragazzi per farli vincere e sconfiggere finalmente l’America che si era imposta come unica potenza nella ginnastica internazionale. Quel giorno, vista la gamma di ricche persone presenti al ricevimento, era stato servito caviale, pesce fresco, aragoste e un dolce che sarebbe stato servito alla fine molto ricco di ciliegie. Ora era il momento dei discorsi. Dopo il tipico discorso del presidente, il marito di Giselle, anche Giselle stessa stava per fare un discorso: la cosa strana era che lei non faceva parte della palestra, lei era superiore, quindi in eventi come questo era solo la moglie del presidente.  Lauren sapeva bene quale fosse il discorso di Giselle, perché le aveva preannunciato tutto qualche giorno prima, principalmente il giorno di Natale.

*** Flashback

Lauren con Carter era stata invitata a festeggiare il Natale dalla sua adorata tutrice a casa di Giselle. Per questo dopo tanti ripensamenti aveva deciso di andare obbligando anche Katarina ad andare, la quale sarebbe se no rimasta sola.
Quando arrivarono a casa della capa dei capi rimasero intimorite dal volume della suddetta casa: per loro che abitavano in tre in un trilocale vedere quell’immensa villa le ha portate per un momento ad avere un colpo al cuore, non metaforicamente parlando. Quando erano entrati, avevano visto che effettivamente era molto diverso dal party dell’anno prima, dove Katarina era stata a casa con Carter per evitare che un bimbo ancora piccolo piangesse in mezzo ad una sala piena di invitati. Quell’anno invece era una semplice cena di famiglia. La cameriera che aveva loro aperto la porta le guardò con un sorriso e disse “La signora è nel salotto, datemi pure i cappotti.” Entrambe si liberarono delle giacche e poi ringraziarono Paulette con un sorriso e si incamminarono verso il salotto.
Quando le vide Giselle corse da loro con un sorriso smagliante e disse “Katarina! Ci sei anche tu! Credevo fossi andata via per il Natale, visto che l’anno scorso non sei ritornata a casa per le feste.”
“Sì, parto fra qualche giorno, passo capodanno in Russia e poi ritorno!”
“Allora è un bene che tu sia qui! Ho uno zio che lavora al CERN, sarebbe lieto di conoscere una giovane promessa della fisica come te!”
Katarina capì che non era solo lo zio che voleva conoscerla, ma anche Giselle che aveva bisogno di un momento sola con la sua protetta. Disse “Allora Carter, vuoi venire a conoscere questo signore delle particelle con me?” E chiaramente i bimbo acconsentì.
“Sta crescendo proprio bene, eh?” chiese alla madre indicando Carter.
 “Cosa c’è? Anche Katarina ha capito che volevi dirmi qualcosa.”
“Diretta come sempre, è così che mi piaci. Hai appena compiuto un salto di carriera, sei stata nominata allenatrice capo della nazionale francese per le olimpiadi a Rio. In sostanza decidi tu allenamenti, gli attrezzi nei quali i tuoi ragazzi giocheranno e soprattutto se vincerai avrai la gloria eterna.”
La definizione di stato catatonico si poteva applicare a Lauren la quale dopo salto di carriera e capa dei capi non aveva più ascoltato.
“Io ho venti anni… in Francia ci sono milioni di allenatori con più esperienza di me!”
 “Ma nessuno ha vinto quanto te! Sei la migliore. Ora come ora in Francia non c’è nessun allenatore come te, per questo motivo hanno fatto il tuo nome.”
“Hanno fatto? Non mi hai proposta tu?”
“Ho pensato fosse meglio evitare, visto che legalmente io ho figurato come tua tutrice e che tu insegni in una delle palestre di mio marito. Mi sono detta: se la nominano io me ne sto zitta e voto per lei, se non la nominano posso suggerire il suo nome.”
“Quindi non è una strana forma di nepotismo? Perché io ho sempre adorato il nepotismo, ma gli altri lo odiano.”
“No no… solo farina del tuo sacco.”

*** Fine Flashback

 E mentre Lauren aveva ripensato a questa discussione Giselle lo aveva detto, e ora tutti volevano che lei facesse il suo discorso davanti a tutti. Va beh… sono Lauren Tanner, dopotutto si disse la bionda mentre chiamavano sul palco Lorén Tagnì.
“Allora,” cominciò “prima di tutto vorrei ringraziare Giselle e suo marito, Katarina anche se ora è in Russia e mio figlio Carter. Senza di loro quando sono arrivata incinta e sola non sarei mai arrivata dove sono ora, senza Carter nulla avrebbe avuto un senso. Devo ringraziare i miei studenti, sono loro che mi spingono a migliorarmi, come allenatrice, come atleta e come persona.  Senza di loro non sarei qui, senza i mie studenti nulla avrebbe la sfumatura di vittoria che invece ha tutto. Ci sono persone con cui ora vorrei condividere la mia vittoria, perché sarebbero felici di me, sarebbero fieri e  mi guarderebbero come si guarda una vincente, ma non posso ringraziare loro perché è da tanto che non sono più nella mia vita. Vorrei ringraziare mio padre e mia madre perché anche se non sono qui con me, da dove sono, sono fieri di me. Questo riconoscimento, essere a capo del team francese è la più grande onorificenza che io potessi ottenere, la più grande vittoria che ho ottenuto come singolo, ma non sarà mai la più grande che otterrò con la mia squadra: quella… quella è solo Rio! Grazie mille!” concluse e mentre scendeva dei pochi scalini del palco una piccola lacrima le scendeva sul viso.
 
 

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Capitolo 9
*** CAPITOLO OTTAVO ***


CAPITOLO OTTAVO
Once upon you dressed so fine

Spa “le corps”, 4.01.16, Parigi

Lauren si stava godendo il suo meritato riposo nella Spa “le corps”. Era il suo regalo di Natale. Giselle aveva deciso che la bionda aveva bisogno di rilassarsi, senza pensare alla palestra, al figlio (che quel giorno era proprio con la zia adottiva), senza pensare alla scuola. Solo sé stessa.  

E poi aveva anche qualcosa di altro da fare.

Ormai definirla bionda era diventato un problema, visto che era diventata mora. Orami i suoi capelli non potevano essere lunghi come delle spiche di grano, perché era stati tagliati in un tattico caschetto. Non si poteva neanche dire che lei avesse gli occhi azzurri, perché aveva comprato delle lenti a contatto marroni per nascondere l’azzurro cielo dei suoi occhi. Non aveva neanche più il suo tipico incarnato color avorio, perché aveva deciso di farsi qualche lampada per avere un incarnato un po’ più scuro e quindi un po’ più mediterraneo. Era cambiata. E in parte il regalo di Giselle serviva a questo, a farla cambiare cosicché nessuno l’avrebbe più riconosciuta. Nonostante lei avesse già le sue idee su Rio e che la capa dei capi le avesse approvate, avevano di comune accordo deciso che lei si sarebbe data al re-styling. La sua tutrice aveva anche deciso che lei avrebbe cambiato un po’ il suo look, giusto qualche vestito da sera e qualche completo da lavoro. Giusto per cambiare.

Mentre stava facendo una sauna, la bionda (che verrà comunque chiamata così) stava pensando agli ultimi esami che doveva dare e a come mettere sotto i suoi studenti alla palestra. Sapeva che avrebbe dovuto avere il pugno di ferro, se non di piombo, per mettere a tacere i giovani che dicevano che lei era un’incompetente, ma insomma… se non avesse raggiunto subito dei risultati i vicini della palestra avrebbero conosciuto gli atleti che avrebbero gareggiato nella ginnastica artistica a Rio. Aveva anche scoperto che una parte della sua palestra non era per lei, ma per i due ragazzi che avrebbero gareggiato al tappeto elastico sempre alle olimpiadi. Quando le avevano detto che ci sarebbero stati pure due giovani che gareggiavano per quello sport li si era un po’ arrabbiata: lei aveva bisogno della sua palestra, i suoi atleti non dovevano essere disturbati e cose così, ma poi decise che sarebbe stato interessante vedere dei saltatori di tappeto elastico all’opera… aveva visto Londra e Rosannagh MacLennan  aveva spaccato di brutto.

Ah… che bello che è rilassarsi per almeno una giornata, nulla di troppo impegnativo, ho bisogno di ritornare dal mio giovane ometto che non vede l’ora di andare a Rio con me per vedere i suoi zii gareggiare. Come s e sapesse già che avrebbero passato le selezioni. Sì, perché c’erano delle selezioni, una gara all round dove i primi dieci maschi e le prime sei femmine avrebbero poi partecipato alla competizione più importante del mondo. Sapeva già come sarebbe andata la classifica femminile, visto che almeno le sue quattro ragazze erano le migliori ginnaste del paese, e a grandi linee sapeva anche come sarebbe stata la classifica maschile: primo sicuramente Jerome Berignac che si sarebbe aggiudicato probabilmente anche l’oro alla cavallina pure quell’anno alle olimpiadi, poi Cesare, che nell’all round dava sempre tutto sé stesso… e gli riusciva molto bene, poi tutti  i sui ragazzi: Stephan si stava impegnando molto per fare una bella gara alla sbarra, aveva deciso che si sarebbe qualificato per andare alle olimpiadi e vincere un oro in quel determinato strumento che nella palestra ”Le Air” sembrava essere l’unico che lo aggradava. Non voleva gareggiare nell’all round, aveva già detto questo a Lauren e si era dovuto far pregare per gareggiare a squadre. Anche i suoi compagni avevano deciso di seguire la sua strada: niente all round, tanto sapevano già che se non lo avesse vinto Cesare sarebbe stato Jerome o al più Nick Russo, e un intenso allenamento nel loro attrezzo preferito. E Lauren aveva detto che andava bene così. L’unica sua incognita era Francoise. Il ragazzo aveva una tecnica perfetta, era bravo con qualsiasi tipo di attrezzo che fosse il volteggio, il corpo libero, le parallele… ma odiava l’all round. Quando ne parlavano, chiedeva come mai gli atleti dovessero gareggiare in tutti gli attrezzi quando potevano gareggiare solo in uno e non fare fatica. E il suo uno era la cavallina. L’unica persona in Francia migliore di lui era Jerome, e nella palestra neanche il perfetto Cesare o l’esuberante Daniel o il freddo Stephan riuscivano a batterlo. Sembrava fosse nato per quello. Molti a Parigi dicevano che una tecnica migliore della sua non esisteva. Forse si forse no… sta di fatto che Lauren sapeva che il giovane sarebbe arrivato negli ultimi posti della classifica per entrare, perché sapeva che di solito quelli che arrivano ultimi non vengono mai chiamati a gareggiare all’all round. Il problema è che non sapeva neanche che la sua allenatrice sarebbe stata l’allenatrice di Rio, visto che alla famosa cena lui non era presente.
Si sarebbe divertita.
***

Arrivata a casa di Giselle vide che il suo bambino le correva incontro con un sorriso.
“Allora, si è comportato bene?” chiese alla tutrice.
“È ovvio che si è comportato bene! Io e il mio ometto andiamo d’amore e d’accordo! Non è vero, Carter?”
“Certo zia!” le rispose il bimbo con un sorriso un po’ sdentato visto che gli erano appena caduti i denti.
“E hai fatto il bravo anche con lo zio?” continuò Lauren.
“Con lo zio ho imparato a guidare i trenini!”
“Bravo piccolo mio! Ora andiamo a casa che la mamma ti prepara un’ottima cenetta!”
“Evviva!” disse il ricciolo.
Quando si stavano per salutare Giselle disse “Domani nel mio uffici ho alcune cose da darti e da dirti.”
“Spero siano cose belle.”
“Lo sono sempre.” E così si congedarono, almeno per qual giorno.
***

Il giorno dopo. Studio di Giselle.
Lauren era sempre un po’ intimidita dall’entrata della palazzina alta 23 piani dove era presente lo studio di Giselle.
Però arrivata in cima si tranquillizzò. Non aveva ancora fatto nulla.
Entrata nell’ufficio si accomodò e Giselle cominciò ”Prima cosa: lì ci sono delle borse che devi guardare, ci sono quattro vestiti e delle scarpe. Un regalo da Luis Vuitton se fai la testimonial per la collezione autunno-inverno del prossimo anno qui in Francia.”
“Perfetto! Io adoro i regali gratis!” disse la bionda.
“Non è gratis…!”
“Per me è come se lo fosse… voglio dire, quante altre volte mi capiterà di indossare un Luis Vuitton originale regalato?”
“Ma non…” e poi capì, per una persona che andava a scuola, allenava e cresceva un figlio, per quanto brava fosse, ricevere delle cose con come pagamento solo qualche foto era fantastico.
“OK, ho capito! Passiamo alle cose più importanti… sai che io approvo tutto quello che fai, ma le Fiji? Perché proprio l^?”
“Perché secondo il comitato olimpico è una gara internazionale, anche se alla fine gareggiano le Fiji stesse e di solito le Maldive.”
“E questo cosa c’entra?”
“Centra che nessuno vedrà quanto sono potenti i miei allievi, e così facendo nessun giornalista troppo zelante pubblicherà un articolo su di loro che potrebbe arrivare alle orecchie americane.”
“Lo fai per te stessa?” chiese Giselle un po’ preoccupata che il terrore di Lauren di essere scoperta andasse fuori controllo.
“Anche, ma poi per i miei ragazzi. Quattro giorni, una gara a testa e poi un biglietto per l’Olimpo.”
“Hai fatto bene i tuoi calcoli.”
“Ovvio. E visto che siamo in tema, mi hai procurato quel numero di telefono?”
“Certo,” le disse passandole un bigliettino “doveva dirti proprio questo.”

E dopo aver chiacchierato per un altro po’ di ginnasti Lauren andò a casa a provare i suoi vestiti.  
  
 

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Capitolo 10
*** CAPITOLO NONO ***


CAPITOLO NONO
Lord, I’m so tired, How long can this go on?
Palestra Centrale di Parigi, 06.01.2016

La classifica che Lauren teneva in mano era così strutturata per le femmine:
  1. Magdalene St. Claire, pt  60.125
  2. Samira Meziane, pt 16. 60.000
  3. Madleine Brissot, pt 59.500
  4. Cho Liang, pt 59.499
  5. Adele Martin, pt 59,000
  6. Amelie Petit, pt 58,500
E poi altre. Il concorso si era tenuto quella mattina e adesso lei doveva solo riferire ai ragazzi quali di loro si sarebbero qualificati. Erano le prime sei femmine e i primi nove maschi, cosicché avrebbero composto la squadra maschile e femminile di ginnastica francese. Con i suoi studenti, Francoise che non era presente da quando erano finiti i corsi all’università, perché era alle Bermuda con i suoi genitori, aveva già discusso e sapeva che ad esempio, Madleine e Cho non avrebbero partecipato all’ all around, mentre Magdalene e Samira si. Sapeva anche quale dei suoi ragazzi avrebbe partecipato allo stesso all around e quale invece avrebbe partecipato di squadra e solo in un attrezzo. Aveva paura di vedere la classifica maschile, visto che non era stata presente alle gare di persona. Girò il foglio e capì che doveva far lavorare qualcuno molto duramente.
  1. Jerome Berignac, pt 90.125
  2. Cesare Leroy, pt 90,000
  3. Stephan Lebedev, pt 89,788
  4. Daniel Rubio, pt 89,500
  5. Jean David, pt 89,000
  6. Alecu Popa, pt 88,500
  7. Mohamed Alì, pt 88,450
  8. Paul Legrand, pt 88,300
  9. Francoise Dupis, pt 85,000
Vedendo questa classifica Lauren capì di aver tirato su degli ottimi atleti, capaci e che sanno come impegnarsi. Ok chi vogliamo prendere in giro, Lauren era incazzata come una iena perché Francoise era arrivato nono, con un punteggio da minimo sindacale per le sue capacità. Oh… si sarebbe divertita… molto divertita quando avrebbe visto la sua faccia quando lui l’avrebbe riconosciuta come capo allenatrice.
Uscì dalla sala di attesa e salì sul palco.
***

Francoise era abbastanza sicuro che il minimo sindacale che aveva fatto gli aveva procurato un biglietto per Rio, dove si sarebbe divertito a gareggiare solo alla cavallina, perché aveva fatto si che non fosse fra i primi sette, che fanno la gara a squadre, ne fra i primi tre, che solitamente sono quelli che fanno poi anche l’all around. Era contento di quello che aveva fatto. La sua unica piccola vittoria era stata quella di fare una gara migliore di tutti quelli che poi avrebbe scoperto essere arrivati davanti a lui alla cavallina, ovviamente solo Jerome era stato meglio di lui. Ma anche un argento gli andava bene, visto che sapeva già che la sua tecnica era superiore a quella di Nick Russo, che adesso stava girando il mondo vantandosi del fatto che sarebbe riuscito a vincere l’oro questo anno. Il giovane ginnasta era felicissimo. Anche se aveva dato il suo minimo.

Vide avvicinarsi a lui il super campione dei quattro anni prima che presentandosi, disse “Ma tu, fai sempre così alle gare?”

Il giovane biondo e dagli occhi azzurri, Francoise, chiese “Così come?”

“Come se non ti importasse. Io so chi sei. Tutti amano la tua tecnica, e seppur io abbia vinto un oro, sono sicuro al 90% che con quello che fai tu potresti benissimo arrivare primo. Perché allora non dai il tuo massimo?”

“Perché una persona deve gareggiare in tutti e quattro gli attrezzi se può farlo solo in uno? So già che sono arrivato nono, con un punteggio che è il minimo sindacale per andare ad una competizione come le Olimpiadi, ma ho raggiunto il mio scopo: nessun all around, nessuna gara a squadre. Solo una misera gara, dove sicuramente arriverò secondo, perché neanche metterò l’impegno adatto per provare a batterti e perché so che con il mio impegno da minimo sindacale riuscirò a battere quella patetica routine che ha Nick Russo. Quindi, morale della favola, perché dovrei impegnarmi solo per poi far male due cose su tre, e la cosa che farò bene sarà comunque fatta in modo mediocre?”

Jerome si stupì, perché non aveva mai sentito una persona parlare così dello sport che faceva. Aveva osservato bene il ragazzo e l’aveva visto fare fatica. Non fatica nel fare quello che doveva fare, ma fatica nel non farlo: aveva osservato il suo coetaneo molto spesso durante quella competizione e più di una volta aveva notato che se avesse continuato la routine come la stava continuando allora avrebbe fatto qualcosa di favoloso, e più di una volta stava per farlo. Jerome si stupì, perché quel ragazzo era cosciente di quello che sapeva fare, ma non lo faceva. Vide arrivare il suo compagni di squadra, un certo Cesare Leory, bravo agli anelli, ottima tecnica che diceva al biondo “Allora hai tentato di scamparla questa volta.”
“Tentato, ci sono riuscito! Ho calcolato esattamente tutti  i punteggi, sono nono! Non farò nulla se non una bella gara alla cavallina!” rispose l’altro con un sorriso.
“Odio essere io a fartelo notare, ma guarda che è appena annunciata come l’allenatrice suprema di queste Olimpiadi.” Disse Cesare indicando il palco.
Jerome sorrise, mentre Francoise ebbe un mancamento e cadde a terra.
***

Quando si rialzò la bionda infernale, come la chiamava lui, aveva appena finito di elencare gli atleti che sarebbe partiti per l’esotica capitale dello sport per quell’anno.

Qualcuno lassù ce l’aveva con lui.

Lauren Tanner.

Lauren Tanner.

Lauren Tanner.

Dio doveva avergli appena giocato un brutto, anzi bruttissimo scherzo. Quando finì di elencare gli atleti disse “Non vedo l’ora di poter collaborare con dei giovani che sono così pieni di capacità e che sanno impegnarsi, dando sempre il loro massimo anche quando non è richiesto. Molti di questi giovani  io già li conosco, sono miei allievi da anni, ma io mi divertirò con tutti loro e con gli altri , diventeremo una grande famiglia che passerà assieme quanto più tempo possibile fina ad arrivare alla meta: RIO!” e tutti applaudirono.

Francoise decise che se voleva suicidarsi era meglio farlo ora, prima che la bionda venisse a sapere da qualcuno cosa aveva fatto! Non pensava ci fosse lei. Era assurdo!
Sentì una voce che diceva “Tutto bene? Non vorrei mai che mister minimo sindacale si fosse slogato una caviglia mentre cadeva.” Jerome.
“Ti conosco da appena cinque minuti e penso già che ti vorrò uccidere.”
“Cosa c’è… mister “io faccio solo quello che mi pare” ha appena scoperto che non sarà così?” 
“Tu vuoi la mia morte? Perché se è così ho già alcune idee.”
“No… solo guardare come stavi.”
“Male. Ora devo andare, devo scappare prima che satana mi trovi.”
“Domani c’è il primo allenamento.. ti troverà comunque.”
“Non se io decido di ritirarmi.”
“Non succederà mai. Sei troppo orgoglioso per ritirarti.”
“Eppure è stata la prima idea che mi è venuta in mente.”
“Quale è la prima idea che ti è venuta in mente Francoise?” chiese una bionda non più bionda.
Il pomo di Adamo del giovane appellato fece su e giù parecchie volte, prima di girarsi e dire “Di lavorare molto di più.”
“Come sei bravo. Anche io pensavo la stessa cosa quando ho visto i tuoi parziali, sei andato bene solo nella cavallina. Chissà cosa ti è preso oggi.”
“Non lo so nemmeno io… sono anche stato male prima.”
“Sì ho visto. Ora vai domani vi parlerò in nome di capo allenatore e vi farò vedere quello che faremo in questi mesi.” E se ne andò.
Il giovane ebbe un nuovo mancamento e Jerome salutandolo disse “Ah… ginnasti così non se ne vedono molto spesso.”
Francoise non capendo quello che voleva dire stava solo cercando un modo per scomparire dalla faccia della terra.
***

Arrivata a casa Lauren prese in braccio suo figlio e chiese a Katarina come stesse, visto che era appena arrivata e già doveva fare da baby sitter al giovane esuberante riccio.
“Allora come sono andati i trials?” chiese a Lauren dopo un po’.
“Tutti bene.”
“Ma…? Anzi, fammi immaginare… Francoise Brissot. Minimo sindacale.”
“Hai proprio ragione, ma tu non sai cosa farò per fargli rimpiangere questo insulto che mi ha fatto.”
 

 
 

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Capitolo 11
*** CAPITOLO DECIMO ***


CAPITOLO DECIMO
I don't believe in no devil

Palestra della Nazionale Francese di ginnastica 07.01.2016

Francoise non voleva entrare. La porta della palestra non gli era mai sembrata così minacciosa. Voleva scomparire in una nuvola di fumo. Sentì dei passi dietro di lui e pregò che non fosse chi pensava… ma…
“Allora, mister “minimo sindacale” come va? Già deciso come affrontare la propria allenatrice?” Jerome.
“Tu. Perché mi devi sempre girare attorno?” chiese il biondo ginnasta.
“Perché mi interessi un sacco.” Disse con un sorriso. E poi aprì la porta. Chissà cosa volesse dire.
“Allora, fisserai ancora per tanto quella porta o ti decidi ad entrare?” chiese Cesare che anche lui stava arrivando.
“Secondo te, se mi uccido, cosa succede?”
“Bah, io credo che i tuoi genitori e  tua sorella in lacrime ti faranno un funerale, mentre Lauren andrà a fare festa per giorni e giorni.”
“Non potevo saperlo… nessuno me lo ha detto.”
“Lei ci ha chiesto di non farlo.”
Se lo avesse saputo il giovane avrebbe fatto di tutto per arrivare all’oro. Gli piaceva come medaglia, il suo colore, il suo peso e la sensazione quando ti viene messa al collo. Quando un pubblico ti applaude  perché sei appena diventato il migliore. Quando era arrivato a casa suo padre, che era stato un ginnasta anche lui e anche lui aveva gareggiato alle olimpiadi gli chiese cose fosse successo, esercizi come uno di quelli che aveva sbagliato alla sbarra li faceva ad occhi chiusi si da quando era piccolo. La risposta del giovane era stata “Non ne avevo voglia.” Ma sapeva che non era vero. E ora ne pagava le conseguenze.
“Cesare, aspettami!” disse una voce. Magadalene che stava correndo verso di loro.
“Allora tu e Magdalene…” chiese il biondo al riccio.
“Io e Magdalene diciamo che ci intendiamo molto bene. Tu e Jerome, invece? Ho visto che quando facevi il concorso non ti toglieva gli occhi di dosso… e anche il suo “mi interessi un sacco” non sembrava essere solo per la ginnastica.”
“Quello è solo un ragazzo che pensa di avere il mondo ai suoi piedi solo perché ha vinto un oro.  Troverò il modo di togliergli quell’inutile sorriso dalla faccia.”
“Addirittura inutile sorriso? Ma se è così fascino…”
“Ma quanto ci impiega Magdalene ad arrivare?”
“Sta aspettando Cho che è appena arrivata.”
“Beh… io entro. Non credo nei diavoli.”
“Ma in Satana dovresti.”
***

Arrivata Lauren pensava già al suo allenamento e a quello che avrebbe fatto fare a Francoise. Non vedeva l’ora di poterlo far arrivare a cosa distrutto… si sarebbe pentito molto di quello che aveva fatto.
Quando vide che tutti i ragazzi erano arrivati decise di cominciare il suo discorso.
“Bene, bene. Voi siete le giovani menti e i giovani corpi che faranno vincere alla Francia esattamente 14 medaglie d’oro, perché io vi preparerò per questo. Io sono Loren Tagnì. Ricordate bene il mio nome perché non lo ripeterò e se alcuni dei vostri compagni mi chiamano in un altro modo beh… non dovete preoccuparvi. Ho cinque regole, memorizzatele perché non le ripeterò: numero uno  non perdete tempo a fare i ruffiani, sopporto poco gli studenti  e non cambierete le cose, soprattutto non sopporto gli studenti che non si impegnano, che è la regola numero due: voi vi impegnate, i vostri assistenti si impegnano, io mi impegno. Nessuno deve provare anche solo a non pensare di impegnarsi. Come ho deciso che siete entrati in squadra, allo stesso modo decido di buttarvi fuori, che è un’applicazione della regola numero tre: le mie decisioni sono legge, non voglio che nessuno abbia la stupida idea di tentare di sottovalutarmi perché io sono giovane… l’ultima volta che è successo un ragazzo ha fatto così tanti giri dell’isolato che per poco non è morto. Regola numero quattro: voglio il rispetto per gli strumenti che abbiamo, niente cibo in palestra, acqua, strane bevande… nulla. Quinta regola: si alleneranno con noi altri atleti, che gareggiano nel tappeto elastico, se sento anche solo uno di voi lamentarsi lo sbatto fuori: quei ragazzi come voi rincorrono un sogno… vedete di non farmi cambiare idea sul aver accettato di avere voluto portare avanti il vostro.” E mentre diceva questo guardava Francoise che cercava di non guardarla. “Dopo questa breve introduzione al mio metodo di lavoro vi spiegherò come saranno questi mesi per voi. Gli allenamenti saranno ogni giorno dalle due alle nove di sera, con una piccola pausa alle quattro e mezza. Per chi di voi va all’università la mia amica Giselle ha fatto un contratto con le vostre scuole: per chi viene da altre città che non sono Parigi potrete fare i corsi universitari qui e poi recuperare gli esami, per gli altri le lezioni si svolgeranno normalmente e per tutti gli esami si recupereranno ad ottobre, per poter facilitare il loro superamento. Non vi pensate tanto fighi… io stessa dovrò dare esami ad ottobre. Il che ci porta a come vi allenerete. Non posso fare come Naruto che si moltiplica, quindi voi ragazzi avrete un allenatore di sostegno, i migliori nel loro campo, e vi diranno cosa, come e quando dovete fare le cosa. Tutto comunque passa attraverso di me: io decido le routine, io decido tutto. Passerò ora ad elencare gli allenatori e chi saranno i loro allievi. Chiaramente chi aveva già il proprio allenatore avrà lui. Prima coppia: con l’allenatrice Victoire Gomez andranno Adele Martin e Amelie Petit; con Florent Garcia Paul Legrand e Alecu Popa; con Olympe Lopez i nostri parallelisti Mohamed Alì e Samira Meziane; con Leon Gerard Jean David e Madleine Brissot; con Yvan Denis daniel Rubio e Cho Liang; con Hippolyte Lemarie Jerard Berignac; con Lucrece Noel Stephan Lebdev; con Felix Dumas Cesare Leory e infine con Georgette Caron Magadalene St. Claire. Bene, ora che ogniuno sa con chi deve andare, prego andate a conoscervi e cominciate il vostro allenamento. Oggi per comodità organizzative finirà alle 18,00” e finì con un sospiro.
 Francoise si spaventò. E non perché Lauren sembrava intenzionata a sbattelo fuori dalla gara, ma perché il suo nome non era nell’elenco. Prevedeva guai molto seri. E infatti…
“Francoise Dupis vieni immediatamente nel mio studio.” Vi ricordate quando appena qualche minuto prima lui aveva detto che non credeva nei diavoli… beh, si era appena ricreduto. “Subito Satana” rispose.
Entrato guardò con paura la sedia che era presente davanti alla scrivani, pensava ci fossero sopra degli aculei.
“Siediti pure, caro. Dobbiamo parlare.”
“Immaginavo questa conversazione sarebbe arrivata.” Disse mentre si sedeva.
“Come immagino avrei capito sono molto stupita dai tuoi punteggi, hai fatto sopra il 15.000 solo alla cavallina… un punteggio perfetto per le qualificazioni, solo mi chiedo cosa pensino i tuoi compagni di squadra quando scopriranno che tu non farai il concorso a squadre.”
“Spero se ne facciano una ragione.”
“Loro potranno anche farsene una ragione, ma io no. Ti dirò in anteprima una cosa che di solito si dice solo a luglio, le gare in cui gareggerai.”
“Le…?” ora capiva.
“Sì, le. Perché sono io che decido a chi fa e chi non fa l’all around alla fine.”
“Quindi mi vuoi dire che…”
“Sì, ma ho proprio deciso così. Farai anche tu l’all around.”
“Perché… ti chiedo solo questo. Perché?”
“Perché sei un atleta molto talentuoso che ha solo bisogno di un buon allenatore.”
“E chi sarebbe visto che non mi hai citato quando hai chiamato tutti i nomi?” il giovane sperava che la risposta non fosse quella che pensava, ma la bionda lo guardò e disse “Con uno come te, che vuole fare l’all around, ma ha fatto dei punteggi così bassi solo il migliore degli allenatori francesi poteva darti una mano. Io.”
“La modestia qui è di casa.”
“Devi imparare che la modestia è solo mentire con stile.” Gli disse la bionda con un sorriso abbastanza malefico.
“Con cosa comincio?” aveva paura pure a sentire questa risposta.
“Ma non è ovvio? Con gli esercizi base.”
Francoise fece per uscire arrabbiato come una iena, quando la giovane allenatrice lo fermò dicendogli “Sai quanto hai fatto alla cavallina?”
“Sì. 16,500. Solo Jerome ha fatto più di me.”
“Ed è qui che ti sbagli. Lui hai fatto 16,495.” Gli disse lasciandolo come congelato sulla porta.

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Capitolo 12
*** CAPITOLO UNDICESIMO ***


CAPITOLO UNDICESIMO

And I will swallow my pride

Palestra della Nazionale Francese di ginnastica 09.01.2016

“Pensi seriamente di dirlo a quei ragazzi? Ma se qualcuno lo dicesse in giro? Se qualcuno pensasse di fare un’opera buona e quindi di dirlo alla polizia? Cosa pensi di fare?” chiese Giselle preoccupata perché la sua protetta aveva deciso di dire a tutti i ragazzi e allenatori della sua vita precedente.
“Non userò il mio nome… farò un sondaggio.” Le rispose.
“Un sondaggio? Cosa pensi di fare?”
“Dirò che una persona che conosco si trova in questa situazione e devo decidere cosa fare. Alla fine non rivelerò comunque che sono io.”
“Lo spero bene! Tutto quello per cui abbiamo lavorato per anni… la tua falsa identità non deve essere scoperta. Già il fatto che tu l’abbia detto ai tuoi studenti mi fa ricredere sulla tua sanità mentale, se poi lo dici anche a mezza Francia… tanto vale fare un annuncio in diretta nazionale.”
“Stai tranquilla… ho tenuto nascosta la mia identità per così tanto tempo che ormai non la ricordo nemmeno io.”
“Questo si che è interessante…”
Ora devo andare… voglio proprio vedere come sta Francoise dopo quello che gli ho fatto fare ieri.”
“Non ucciderlo per favore…”
“Ti pare? Ho bisogno di qualcuno che vinca l’all around a Rio!”
“Pensavo che i tuoi cavalli di battaglia fossero Cesare e Jerome, non quello che si è classificato ultimo.”
“I miei cavalli di battaglia sono tutti i miei ragazzi, ma Francoise è quello che più mi sta simpatico…”
“A te piace solo torturare quel piccolo giovane.”
“Tanto piccolo poi non è, visto che ha la mia età.”
“Sì, ma nella scala gerarchica lui è leggermente più in basso di te.”
“Ora vado… mia adorata tutrice. Non ti deluderò.”
“Lo spero bene.”
***

“Bene giovani promesse della ginnastica, come va oggi?” chiese Lauren quando alle 14,00 si presentò davanti ai ragazzi che erano appena entrati e stavano appunto facendo riscaldamento.
“Bene Lauren!” disse Cho “Tu invece come stai? Carter?”
“Il mio piccolo bambino sta benissimo! Proprio ora è a lezione in palestra per imparare le cose base. Sapete, è appassionato agli anelli… mi sa che avrai un rivale Cesare.”
“Se è quel piccolo mostriciattolo va bene! Adoro quel bambino!” le rispose.
“E lo spero bene… lui ti adora! Mi sta già dicendo che non vede l’ora che tu gli presti le tua medaglia d’oro agli anelli.”
“Io l’ho sempre detto che quel bimbo è un genio.”
“Buono, non perdiamoci in chiacchere… cominciamo.” E poi guardandosi attorno disse “Dove è il mio giovane studente.”
“È qui, Satana” le rispose Francoise mentre guardava la sbarra.
“Preferisco essere chiamata regina di tutti gli inferi, ma anche Satana per oggi andrà bene. Ora, visto che abbiamo capito che gli esercizi di base li sai fare ci dedicheremo ad un attrezzo in particolare per qualche giorno, decidendo così almeno delle routine varie fino almeno a metà febbraio. Poi più avanti cominceremo con il vero duro lavoro: in sette ore proveremo routine su almeno quattro attrezzi e poi ci metteremo durante la tua pausa a decidere cosa portare a Rio, sia per l’all around sia per la cavallina. Il sabato lo dedicheremo a esercizi un po’ più di base, per migliorare la tecnica… fa sempre bene e poi decideremo cosa dovrai portare nel remoto caso che due persone stiano male e tu debba fare il concorso a squadre. Oggi, visto che sono caritatevole ti lascio decidere quale attrezzo usare per primo.”
“Grazie di questa cortesia, regina di tutti gli inferi. La sbarra, comincerò con lei.” Disse mentre si avvicinava al suo personale strumento di tortura.
“Allora, mostrami la tua routine. Quella che hai provato in tutti questi anni di duro allenamento.” Sembrava lo prendesse in giro in ogni momento.
Salì e cominciò la sua routine. Lauren sapeva che la sbarra non sarebbe stato un problema per il giovane, infatti la routine molto pulita e quasi perfetta di Francoise non la stupì, se solo lui avesse gareggiato mettendoci anche solo la metà dell’impegno che stava mettendo negli allenamenti avrebbe sicuramente fatto meglio. Quasi tutti gli elementi della coreografia era fatti in maniera quasi impeccabile, il Cassina del giovane era quasi come quello di Stephan, che era come quello di Cassina stesso… il suo compito sarebbe stato quello di farlo diventare come quello dei due giovani ginnasti. Arrivato in fondo lei gli parlò così “La tua routine è molto buona alla sbarra, quindi su questo attrezzo ci lavoreremo abbastanza poco.”
“Buona? Ma se era piena di errori!”
“Non era piena di errori… tu l’hai riempita di errori. Tutti riescono a capire quando fai apposta, perché ti concentri per sbagliare e ti si formano delle rughe attorno agli occhi. Il mio compito qui è solo uno: far si che tu non riempia mai più una routine di errori. Quindi visto che questa ne era piena tu la rifarai.”
“Di nuovo? Ma mi ci vorrà un secolo! Ho studiato tutte le mie routine in modo da poter mettere degli errori tattici ogni qual volta mi sembrava fossero troppo giuste! Non posso dimenticarmi di tutto quello che ho fatto in circa sedici anni!”
“Me lo aveva detto il tuo vecchio allenatore che tu saresti stato il più problematico di tutti. Ora vai e fai la routine se no ti caccio fuori. Hai capito?”
“Mi cacci fuori perché non ho vaglia di fare quello che mi dici?”
“No Gesù! Perché stai sprecando il tuo talento. Ora se non fai la routine e provi a togliere almeno quella curvatura delle gambe mentre sei in verticale io chiamo tuo padre.”
“Non… lui mi ucciderà! Capirà che tutto quello che ho fatto era solo per compiacerlo! Che mi sono impegnato in uno sport di cui non vado matto solo perché lui mi degnasse di uno sguardo… cosa che non fa comunque perché mia sorella è la super preferita! Minacciami con qualsiasi cosa… ma non chiamare mio padre, quella non è una minaccia, è una condanna a morte.” Disse prima di salire sulla sbarra e fare ancora una volta un esercizio con un po’ meno errori di prima.

Lauren non voleva arrivare a minacciare proprio Francoise di chiamare suo padre, che anche se il giovane aveva 22 anni era ancora una presenza troppo pressante nella vita del ragazzo. O meglio assente. Il giovane biondo aveva fatto di tutto, allenamenti su allenamenti per trovare il modo di compiacere il padre, ma lui si accorgeva del figlio solo quando sbagliava. Non era tollerato che lui sbagliasse. Il padre aveva vinto una medaglia nell’all around alle olimpiadi di qualche anno prima ed era un portento in quasi tutti gli attrezzi che provava, la madre una campionessa anche lei, solo che la sua disciplina era la vela e la sorella maggiore era già destinata, anche se a soli 24 anni, ad ereditare l’impero economico che i genitori sportivi avevano creato: la loro era una delle più importanti case di moda francesi, e i loro body che erano la cosa che vendevano di più erano apprezzati in tutto il mondo. Francoise si sarebbe ritrovato senza nulla, visto che da quando aveva fatto coming out era stato quasi completamente diseredato, gli pagavano solo la retta dell’università che era medicina e a casa era inesistente… o meglio esisteva solo quando sbagliava. Forse era proprio per questo che il ragazzo sbagliava… perché si sentiva almeno un po’ nella famiglia. Pensando alla pessima famiglia del suo allievo le venne in mente suo padre: chissà come stava. Chissà cosa stava facendo in quel momento, se si era sposato con Cloe Kmetko, se amava Emily e Braian come dei figli o se li odiava perché gli ricordavano la figlia scomparsa. La sua pecorella smarrita. Chissà se Steve Tanner continuava a dettare legge sul consiglio dei genitori della palestra o se la palestra era arrivato ad odiarla perché gli ricordava la figlia. Chissà come stava, non gli parlava da quasi sei anni e ogni tanto, quando si prendeva una breve pausa dal pensare alla scuola, alla ginnastica e a Carter si fermava a pensare come sarebbe stata la sua vita con Steve, con le ragazze, Carter e tutti… ogni tanto, ma solo in determinati momenti si pentiva di quello che aveva fatto, ma poi guardava suo figli, la sua vita, i suoi ragazzi, pensava a Giselle e a Katarina e non vedeva nulla di sbagliato in quello che aveva fatto.

Lauren lo guardò fare l’esercizio ora che lo aveva obbligato a togliere tutti gli errori che riusciva. Era perfetto e soprattutto aveva il volto sorridente.

***

Quando alle 20.30 i ragazzi stavano cominciando a fare le ultime routine e alcuni addirittura si stavano già sciogliendo, Lauren chiese che tutti venissero da lei sul tappeto del corpo libero. Allenatori e ragazzi  si sedettero ad ascoltare cosa l’allenatrice volesse dir loro.
“Bene. Ho una questione da porvi. Voi siete dei ginnasti, siete famosi in Francia e in Europa e fra un po’ anche nel mondo. Una di voi, perché il mio problema è con una ragazza fa uno sbaglio: va a letto con il fidanzato storico della sua migliore amica e resta incinta. Questa ragazza scappa di casa e decide di scomparire dalla faccia della terra. Io la ragazza la ritrovo, non chiedetemi come ho fatto, non lo se nemmeno io, e lei mi racconta la sua storia, mi racconta anche che dove è ora è diventa importante e famosa. Io cosa devo fare? Chiamare i genitori che so chi sono o lasciarla li dove è? Dopo cinque anni, secondo voi i genitori come reagiranno? Se lei tornasse con un figlio come la prederebbe la sua migliore amica? E il suo ragazzo? Secondo voi io devo dirlo o no?”
“Secondo me devi dirlo! Dopotutto sono sempre i genitori… ritorneranno e li ameranno!” disse una voce che era di Alecu.
“Anche secondo me devi chiamarla…” questa invece era Olympe.
Si sentì una voce, era Magdalena che diceva “Secondo me deve restare dove è. Ha una vita, un figlio e una famiglia. Non merita di essere rimandata indietro.”
“Grazie. Mi avete illuminato.” E così li mandò a casa mezza ora prima.

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Capitolo 13
*** CAPITOLO DODICESIMO ***


CAPITOLO DODICESIMO
If you dare come a little closer.
Università di medicina di Parigi, 12.01.2016

Lauren stava uscendo dalla lezione di Anatomia 2 assieme ad alcune sue compagne di corso che frequentavano con lei l’università. Il sabato lei aveva due lezioni, Anatomia dalle 8.00 alle 10.00 e Pneumologia dalle 10.30 alle 13.00. normalmente riusciva solo a mangiare un panino prima di andare a lezione. Quel giorno la lezione sarebbe stata come al solito molto faticosa e stancante, soprattutto perché dopo aver fatto lavorare Francoise alla sbarra era passata al corpo libero e li aveva visto che il giovane aveva dato il meglio di se nel peggio: il giovane sbagliava così tante cose che era complesso anche solo provare a cercare qualcosa di giusto nella sua ruotine. Mentre prendeva un caffè e cercava di non pensare alla lezione che doveva venire la giovane cercava di capire come mai nessuno di fosse mai accorto del perché Francoise continuasse a sbagliare, in ogni momento delle sue gare o sempre e comunque, poi capì che era perché il ragazzo dopo aver fatto quella brutta uscita quando si erano conosciuti era sempre stato perfetto, nulla da invidiare ad un soldatino. Gliela aveva fatta… ma avrebbe rimediato come sempre la giovane allenatrice. Una sua compagna di università si avvicinò a lei e le chiese “Tu avresti qualche tipo di appunto sulla lezione che abbiamo appena fatto? Perché ieri sono stata poco bene e oggi non riesco ad ascoltare attentamente.”
“Ma certo! Ho sempre appunti per tutti! Prendi il quaderno dalla mia borsa e fatti tranquillamente le foto.”
“Grazie mille! Comunque ginnastica? Ho sentito che pensi di fare un bel lavoro con i tuoi ragazzi.”
“Sì… ho già in mente molte cose che potranno fare… tra cui anche vincere, ovviamente” le disse con un sorriso.
“Immaginavo una risposta del genere da un’allenatrice come te. Sai mia sorella si allena alla “le Air” solo che ha ancora 10 anni, solo che dice sempre che quando ti vede allenare i tuoi studenti metti sempre paura.”
“Io non metto sempre paura sono solo… severa.”
“Lo immagino. Beh, ora dobbiamo andare, ti siedi accanto a me?”
“Certo, perché no?” E si incamminarono verso l’aula.
***

Palestra della Nazionale Francese di ginnastica 12.01.2016

Erano ormai le 20.00 e si sentivano ancora le urla di Lauren che da uno dei pavimenti del corpo libero stava incitando un po’ malamente il giovane ginnasta che con lei sfortunatamente doveva lavorare.
“Ho detto più in alto!” gli urlò ancora una volta.
“Più in alto di così e la mia spina dorsale non reggerà più il colpo.”
“So benissimo fino a dove la tua spina dorsale reggerà, visto che sto studiando apposta per poterti dire che la tua schiena reggerà.”
“Anche io sto studiando e ti dico che la mia schiena non reggerà perché a differenza tua che ti basi su quello che c’è scritto sui libri io mi baso su come è la mia schiena, visto che ci convivo da più di 22 anni.”
“Chiediamo ad una persona imparziale: Jean, vieni subito qui.”
Il timido ragazzo studiava anche lui alla facoltà di medicina che entrambi gli altri ragazzi facevano. Arrivò un po’ titubante e disse “Sì? Vi prego non mettetemi nelle vostre faide strane.”
“Basta solo che ci dici se lui può fare un salto del genere, mostra il salto, più alto.” Il giovane, che oltre ad essere un aspirante medico era anche un aspirante medaglia d’oro nel corpo libero sconsolato guardò Francoise e gli disse “Mi dispiace, ma secondo i miei calcoli e quello che ho studiato… si, puoi benissimo fare quel salto un po’ più alto.”
“Ma quindi nessuno qui si degna di ascoltarmi?” e il giovane biondo continuava a lamentarsi senza sosta. Gli altri allievi erano un po’ perplessi per quell’allenamento di fuoco che Lauren aveva creato per lui, ma non ci potevano fare niente perché sapevano che il ginnasta se la era cercata… l’aveva proprio fatta arrabbiare. Cesare si avvicinò a Magdalene e le disse “Allora per la nostra cena tutto come previsto?”
“Certo!” gli rispose con un sorriso “Mi chiedo come tu sia riuscito a prenotare per un’ora così tarda.”
“Tutto merito di chi so io!” e mentre lo diceva guardava di sottecchi Jerome, il quale dopo aver vinto aveva, grazie ad uno sponsor, preso un ristorante e lo gestiva il cugino.
“Mi dirai mai la tua magica fonte di idee?”
“Diciamo che la mia magica fonte di idee è… un segreto…”
“Uff…”
“Prima o poi te lo rivelerò…” e mentre continuavano a punzecchiarsi arrivò l’ora di andarsene.

***

Quando lei uscì Cesare la stava già aspettando e da galante cavaliere quale era le aprì la portiera della Porsche che il padre gli aveva regalato quando aveva fatto la patente qualche anno prima.
“Bella macchina!” disse la giovane.
“Sono felice che ti piaccia la mia piccola.”
“Mi sono sempre chiesta come mai voi uomini dovete chiamare la vostra macchina piccola?”
“È perché lei è la mai piccola!”
“Potrei essere gelosa di una macchina.”
“Ma una macchina non la posso portare a cena fuori, o sbaglio?”
“Mi chiedo ancora come mai tu abbia tanto voluto portarmi a cena fuori… non ci vediamo già fin troppo un palestra?”
“Ma mia cara… a me fa solo che piacere vederti.”
“Ah… i bei vecchi gentil uomini di una volta!”
“Mi stai dando dell’antico?”
“Quando mai!” e mentre ridevano scoprirono di essere arrivati al ristorante.
“Ho capito chi è il tuo suggeritore segreto: Jerome!” gli disse lei appena entrati.
“Come hai fatto a capirlo?” le chiese anche se era ovvio visto il ristorante si chiamava “Da Jerome e Jean” e tutti sapevano che il giovane iridato era cugino di un ristoratore.
“Ho fatto due più due?”  
“Mi sto vedendo con una ragazza sveglia.”
“Ah ti stai vedendo?”
“Questo tu lo chiameresti?”
“Direi proprio che ti puoi vantare di uscire con una ginnasta della nazionale.”
“E tu ti puoi vantare di uscire con un ginnasta della nazionale.”
“Che donna fortunata.”
“Che uomo fortunato.”
“Comunque, tu all’università… economia, giusto?”
“Esattamente… sempre alla grande come al solito. Tu che fai moda come va?”
“Tutto ok… diciamo che non vedo l’ora di finire, visto che ho già un posto.”
“Davvero? Ma quanto fortuna to sei?”
“Non tanto, visto che non so come dire a Francoise che sua sorella aveva selezionato degli studenti per uno stage e che avrebbe assunto il più promettente fra i suoi stilisti. Ah… ovviamente ha scelto me.”
“L’ovviamente potevi anche risparmiartelo, ma sul serio? Andrai a lavorare dalla sorella del tuo migliore amico che odia il tuo migliore amico?”
“Ci sono troppi migliori amici in questa frase. Comunque sì, mi ha anche detto che essendo io molto promettente ho buone possibilità di arrivare a diventare vice capo supremo, visto che il posto di capo supremo è suo da qui fino all’eternità”
“E ovviamente se lo scopre Francoise ti uccide.”
“Magari uccide proprio no, ma di sicuro saprebbe come farmi male.”
“Già…”
“Ma noi stiamo davvero parlando di Francoise al nostro appuntamento?”
“Già… dovremmo parlare di qualcosa di altro…”
E cominciarono a parlare mentre i piatti continuavano  a cambiare sul loro tavolo.

***

Arrivati alla fine della cena era quasi mezzanotte e i giovani stavano ridendo nella macchina di Cesare davanti alla casa della ragazza. Ad un certo punto lei gli disse “Devo proprio salire, ora.”
“È stata una bella serata, vero?”
“Sì, molto bella.” E allora lui la baciò.

Un ottimo fine serata.
  
 
 
 
 

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Capitolo 14
*** CAPITOLO TREDICESIMO ***


CAPITOLO TREDICESIMO
Let’s drink to the hard working people
 
  Palestra della Nazionale Francese di ginnastica 24.01.2016

Erano già più di due settimane che i giovani ragazzi lavoravano senza sosta per poter realizzare il proprio sogno di diventare ginnasti olimpionici. Qual giorno Lauren aveva un annuncio da fare, sarebbe andati a fare una gara in Fiji. Tutto nasceva dal fatto che lei doveva nascondersi e che il comitato olimpico obbligava gli atleti ad aver partecipato ad almeno una gara internazionale. I suoi atleti avevano partecipato a gare che erano solo per il continente europeo, quindi doveva ovviare a questa mancanza. Cercando tutte le gare che potevano portare i suoi atleti alle olimpiadi, l’unica a cui l’America per fortuna non era iscritta era quella organizzata da una ricca banca del Fiji dove solitamente partecipavano solo la nazione ospitante e una nazione a scelta fra Filippine, e Maldive. Ci sarebbe stato un gran divertimento. Radunò i suoi ragazzi e disse loro “Allora, come ben sapete per accedere alle olimpiadi bisogna partecipare ad una gara del circuito internazionale. Alcuni di voi hanno già partecipato a molte gare, ma per sicurezza faremo una bella gita tutti assieme.”
Molti ragazzi chiesero dove fosse quella scampagnata, molti pensavano a Londra altri invece all’Egitto; infatti in quei due posti si sarebbero tenute due gare molto importanti e che ti rendevano molto conosciuto a livelli internazionali.
“Calmi, calmi ragazzi prima vi dovrò dire alcune cose su come faremo le gare. Tutti voi volete venire a fare gare all’estero perché vi regaleranno una  nomea a livello mondiale, ma non sarà questa gara. Nonostante voglia davvero rendervi famosi, perché io sono la vostra allenatrice, una vostra amica e tutto il resto, non andremo né a Londra né in Egitto. La gara che farete, e con voi che faremo tutti, è alle isole Fiji ed è organizzata dalla banca del posto. I nostri sfidanti saranno le Maldive, le Fiji stesse  e le Filippine. La mia scelta è nata dal fatto che nessun giornalista che si rispetti verrebbe mai alle isole Fiji per scrivere un pezzo su dei ginnasti, per quanto essi possano essere ginnasti modello. Per questo motivo tutti voi andrete alle Fiji, vi divertirete due giorni, vi metterete un body e poi farete questa piccola gara che si terrà fra un mese. Tutto è gentilmente offerto dall’associazione ginnastica francese. Quindi “Dite grazie””
Le facce scioccate dei giovani ginnasti erano di per sé uno spettacolo, quando una voce disse “Grazie mille, ora posso tornare al corpo libero?”
“Tu di sicuro, hai ancora molte cose da migliorare, gli altri sono liberi di farmi tutte le domande che vogliono, sia a me sia ai loro allenatori.” Prima che chiunque potesse anche solo bombardarla di domande Magdalene e Cesare si avvicinarono a lei mano nella mano. Dopo quasi due settimane di relazione segreta dovevano dirlo assolutamente a Lauren.
“Loren, io e Cesare dobbiamo dirti una cosa.”
“Uhm?”
“Beh ecco… diciamo che io e lui stimo assieme.”
“Ho sempre pensato che sareste stati una coppia perfetta fina dalla prima volta che vi ho visti” gli occhi della bionda erano a forma di cuoricini.
“Eh… stai bene Lauren…? Hai una faccia che sembra spiritata.” disse Cesare.
“È che sono così felice! Voglio dire… una bella coppietta anche qui!”
“Perché sembra che tu non sia felice?”
“Lo sono, solo che sono spaventata se per qualche strano motivo voi vi lasciaste. Non vorrei mai che la mia palestra venisse distrutta.”
“Ma almeno per ora non vogliamo lasciarci, quindi, se succederà te lo faremo sapere.” Disse Magdalene un po’ acida. Non pensava che la prima cosa che le avrebbe detto la sua amica fosse “quando vi lascerete mi distruggerete la palestra.”
“Non pensare che io non sia felice che voi due finalmente vi siete messi assieme, visto che anche un cieco si sarebbe accorto che Cesare ti stava facendo la corte, ma ho seriamente l’ansia: potrebbe succedere un’altra volta quello che è successo a me, e io non potrei perdonarmelo, visto che in questo caso sarebbe colpa mia, una mancanza come allenatrice, che non potrei perdonarmi, quindi scusami se sono felice, ma ho anche paura per voi.” E si abbracciarono con le lacrime agli occhi.
Dall’altra parte della palestra anche un uomo sulla cavallina si stava allenando, mentre guardava un po’ tutto e tutti quelli che aveva attorno. Quell’uomo vide sguardi molto strani, vide gente molto impegnata, gente che si abbracciava e piangeva e soprattutto un giovane e promettente ginnasta che si lamentava. Era già da un po’ di tempo che questo ginnasta sulla cavallina osservava Francoise e doveva ammettere che come si lamentava lui non ce ne era per nessuno. Per ogni così si rivolgeva a Loren come se gli avesse appena chiesto il mondo, come se ne lui non né potesse più di gareggiare, bella frase, visto che il ragazzo aveva fatto più di lui ai trials. Lo aveva scoperto e si era sentito fiero di sé stesso, dopotutto era il campione in carica della cavallina e aveva fatto un ottimo punteggio, ma un po’ provava anche fastidio, dopotutto come mai lui che si impegnava sempre tanto, che come Cesare e tanti altri dava sempre il suo massimo era arrivato secondo nel punteggio all’attrezzo che gli aveva regalato un oro olimpico e che prediligeva di più al mondo? Era fastidioso sapere che Francoise non doveva allenarsi per far bene una routine, lui doveva allenarsi per togliere tutti gli errori che si era imposto di fare mentre gareggiava. Che non doveva spendere ore e ore a provare dei movimenti, perché a lui, qualsiasi movimento, che fosse alla sbarra o al corpo libero gli veniva. Nonostante provasse una grande attrazione per quel ragazzo, provava anche tanto fastidio verso quel genio della ginnastica che preferiva usare le sue capacità per arrivare nono invece che primo. Sfortuna non volesse che anche lui avrebbe partecipato all’all around: sia Cesare che il ben noto iridato sapevano che con l’allenamento intensivo che Loren gli stava facendo fare avrebbe vinto, insomma tutti lo sapevano, sperava solo non ne avesse voglia.
“Ancora un po’ che sbavi davanti al tuo compagno, e la cavallina si riempirà di saliva, Loren si arrabbierà e tu scomparirai dalla palestra. Oltre il fatto che non potrai più rincorrere il tuo sogno olimpico.” Hippolyte era sempre così pragmatico.
“Non sto sbavando, sto solamente facendo la lista dei pro e dei contro che si vengono a creare se io ci provassi con lui.”
“Meglio di no, l’hai visto? Ti odia, e ha anche senso, visto che tu sei il suo diretto avversario, ma non solo per questo… hai sentito la storia della sua famiglia… sono più bigatti di mia prozia suora, non accetteranno mai che il figlio non prediletto, anzi odiato, esca con un ragazzo… nonostante sappiano che il giovane figlio è gay.”
“E tu come sai tutte queste cose?”
“Diciamo che un uccellino mi ha detto di dirti tutte queste cose, per migliorare la vita qui dentro.”
“Per migliorare la vita qui dentro? Effettivamente quei due si sono appena messi assieme e lei ha detto loro che aveva già paura per quando si sarebbero mollati! Lei tiene troppo al quieto vivere di questa palestra!”
“Non dirle nulla! Ha la tua età e già tiene al guinzaglio un gruppo di allenatori che hanno il doppio dei suoi anni, a parte Lucrece, al suddetto guinzaglio tiene anche tutti gli atleti migliori di Francia nella ginnastica, e fra le altre cose… beh… allena uno dei ragazzi più promettenti di questo anno… non le direi nulla, io sarei spaventato se avessi un compito come il suo anche alla mia età!”
“Quella ragazza è troppo strana. Quando allena Francoise fa addirittura paura… spero che non si arrabbia mai ne con noi ne con lui.”
“Hai paura per il tuo nuovo spasimante.”
“ Non è il mio nuovo spasimante, ne lo sarà mai!”
“Immagino… sto già pensando di che colore saranno le tende di casa vostra!”
“Smettila, devo allenarmi, se non voglio che il giovane Francoise mi rubi la medaglia.”
“Fidati… non lo farà mai… è troppo svogliato per farlo.”
***

Cafè  Des Artistes, Parigi, ore 23.30

Jerome stava ancora pensando alla conversazione che aveva avuto con il suo allenatore. Non riusciva a capire la mente del biondo… era troppo strano. Non riusciva a capire come mai facesse quello che stava facendo e soprattutto non riusciva a comprendere come mai una famiglia non accettasse il proprio figlio solo perché era gay. Mentre aspettava alcuni suoi compagni di università guardava il suo bicchiere pieno di liquido ambrato e poi lo inghiottì.
“Bevo al duro lavoro!” disse fra se e se.
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** CAPITOLO QUATTORDICESIMO ***


CAPITOLO QUATTORDICESIMO
How can I decide what’s right
When you are clouding up my mind?
 
Champ Elysees, Parigi, 02.02.2016

Stephan stava camminando per gli Champ Elysees mano nella mano con la sua fidanzata mentre lei continuava a parlare di quanto fosse bello quel nuovo anello di Tiffany o di quando le stesse bene quel vestito di Tom Ford. Il giovane non riusciva più ad ascoltarla senza volerla uccidere seduta stante… la detestava, e anche parecchio, solo che per i suoi genitori quel matrimonio era un matrimonio molto vantaggioso, avendo già deciso di sposarsi quando lui avrebbe finito l’università di filosofia che frequentava, anche se la sua ragazza detestava pensare che il suo futuro marito sarebbe diventato un misero insegnate di filosofia, mentre lei avrebbe scalato le vette della moda facendo la modella di grandi stilisti. In effetti non erano una gran bella coppia, ma lei aveva tanti soldi e lui un nome molto importante, almeno all’estero, ma a lui non importava, lui voleva solo studiare filosofia, materia che più di una volta Lauren gli aveva detto fosse orribile, ma a lui piaceva, diciamo che lui amava la filosofia… anche se per questo motivo la sua “fidanzata-obbligata” lo odiava per questo. Anche se a lui non interessava molto quello che lei pensava, cercava solo il modo per farla scappare a gambe levate. E ci stava riuscendo… c’era anche quella piccola ginnasta nuova che sembrava molto, molto, molto interessata a lui. Amelie, aveva più volte detto che lui era un interessantissimo ragazzo e che era troppo carino, intelligente e bravo… insomma… il giovane russo amava essere adulato, ma aveva un contratto con la sua famiglia: si sposava con la biondo e rifatta sua fidanzata, stava con lei per qualche anno e poi si separavano, mentre metà della montagna dei suoi soldi finiva nelle tasche del giovane ginnasta, il quale voleva solo poter vivere la sua vita tranquilla come insegnate di filosofia in un liceo non molto conosciuto, magari in una città non troppo famosa e finire lì i suoi giorni. Che grande progetto utopico, sapeva già che sarebbe diventato insegnate alla facoltà di filosofia di Parigi, ma nulla gli diceva che non poteva sognare.
Stavano ancora camminando, e lei stava ancora dicendo quanto bello fosse l’ultimo anello di Tiffany, quando lui essendo sovrappensiero non si accorse che era appena andato addosso ad una ragazza bionda, di qualche anno più piccola di lui.
La sua fidanzata subito disse “Ehi, ma non stai attenta a dove cammini?” odiava le persone che le facevano perdere tempo.
“I… io…” la ragazza voleva dire che non era stata lei ad andare addosso a Stephan, ma che era stato lui.
“Allora, non sai rispondere?” le chise l’altra con uno sguardo acido.
“I…” e più lei cercava di parla e più balbettava.
Il giovane che si era per un momento allontanato dalla conversazione disse “Amelie, sei  tu?”
“S…S…S…Stephan?” chiese lei e mentre lo diceva variava da ogni tipo di gradazione di rosso al verde e al viola… era più imbarazzata che mai e non riusciva a dire una parola senza che la sua balbuzie le prendesse le corde vocali.
“Ancora un po’ di esse che dici cara e penseranno che tu sia un serpente” le disse con un sorriso volendo essere spiritoso, solo che la povera ragazza stava iperventilando.
“Ma questa chi è?” chiese la rifatta.
“È una ragazza che fa ginnastica con me.”
“Questa piccola nullità?”
“Sai che ti sente?”
“Certo che mi sente… se no perché l’avrei detto ad alta voce?”
“Tu hai seriamente detto che l’hai insultata solo perché lei ti sta sentendo?”
“Ovvio!”
Nel mentre la giovane Amelie stava cercando di scappare via, il più lontano possibile dalla sua cotta irraggiungibile. Perché si… lui era la sua celebrity crush e quante persone arrivano a lavorare con la propria crush senza svenire? Beh, a quanto pare lei… solo, non  voleva morire per mano della bionda che sembrava tenere per il guinzaglio il suo amore.
“Beh, mentre voi litugate sul più e il meno io vado ad allenamento… ci vediamo dopo.” Disse a nessuno in particolare prima di scappare.
“Ci vediamo dopo? Una bambina di sei anni che ti dice ci vediamo dopo?”
“Non ha sei anni, ne ha 17 ed è una delle più promettenti ginnaste che gareggia con noi.”
“Me è solo una riserva.”
“Forse perché neanche un angelo è capace di fare le routine come le mie compagne?”
“Io non ti permetto di chiamare nessuno con l’appellativo mie compagne!”
“Oh, va al diavolo!” E si allontanò.
***

Una volta arrivato in palestra il giovane aveva i nervi a fior di pelle perché stava cercando di trovare un modo per uccidere la sua ragazza. Ovviamente era solo un esperimento mentale.
“Stephan, perché hai quella faccia?” gli chiese Daniel che si stava cambiando con lui.
“Io non ho nessuna faccia!” gli rispose a voce un po’ troppo alta.
“No, tu stai per programmare un omicidio, e io penso anche di sapere chi sia la vittima.”
“Ah… basta, io me ne vado ad allenarmi.” E uscì essendosi cambiato solo per metà.
Arrivato alla sbarra cominciò a fare il suo esercizio, solo che sentiva che c’era qualcosa che non andava, era come se non riuscisse a fare movimenti che fin da piccolo gli riuscivano, certo non come Francoise, perché lui era il master, ma almeno qualcosa di veramente buono lo sapeva fare. Pure il ginnasta svogliato, come avevano chiamato Francoise i suoi compagni, stava facendo qualcosa… mentre lui e Lauren si urlavano a vicenda. Magari poteva anche lui scappare come aveva fatto Luaren e andarsene da qualche parte, magari alle Maldive, aprire un bar sulla spiaggia e servire cocktail colorati tutto il giorno e tutta la notte. Che bella vita sarebbe.
“Se continui così sbaglierai tutto.” La voce. Per lui quella voce femminile era ancora più temibile di quella di Lauren, perché con la bionda non doveva stare a contatto per tutto il pomeriggio, sei pomeriggi in settimana.
“Se continuo così io scappo alle Maldive e apro un bar sulla spiaggia.”
“Fai pure, per come Lauren sta allenando il giovane biondo, può benissimo vincere alla sbarra anche lui.”
“Questo è impossibile.”
“Oh no, è possibilissimo se tu continui a pensare alla tua ragazza e ad Amelie.”
“Come fai a sapere queste cose?”
“Mi sembra ovvio, anche un cieco avrebbe capito che a lei piaci, come che a te le sue attenzioni non ti sono indifferenti.”
“Smettila, ora devo allenarmi…” disse cercando di scacciare quella presenza fastidiosa almeno nella sua testa.
Ma lei non demordeva “Ovvio che devi allenarti, se non la tua adorata dolce metà ti rincorrerà per le strade con un machete come ha fatto con me quando ha scoperto che avevi un’allenatrice donna.”
“Quella volta è stato divertente.”
“Dillo per te! Io mi sono fatta mezzo chilometro di corsa prima di sentirmi dire… “Oh… mi si è rotta un’unghia.”
“È stato imbarazzante.”
“Direi. Ora allenati, che se non vinci un oro io ti rincorrerò con un machete per le strade di Parigi.”
“Tu si che mi fai sempre stare meglio, Lucrece.”
“Al tuo servizio.” Gli disse mentre lui cominciava a fare un allenamento decente.
Dopotutto ogni problema ha sempre una soluzione, in bene o in male.
   
 

 

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Capitolo 16
*** CAPITOLO QUINDICESIMO ***


CAPITOLO QUINDICESIMO
Road trippin' with my two favorite allies

Aeroporto Charles de Gaulle , Parigi, 13.02.2016
L’aereo privato che la ginnastica francese aveva prenotato per il viaggio dei giovani ragazzi alle Fiji non era troppo grande, ma c’erano abbastanza posti per tutti, nonostante fossero in molti. La cosa divertente era come i giovani si erano seduti, perché quando si viaggia in gruppo, quando c’è una compagnia di persone che cerca di viaggiare la cosa più divertente è studiare come i passeggeri si sono seduti, per studiare un qualche comportamento antropologico di questi strani esseri che si chiamano umani. Oh, chi voglio prendere in giro, è solo divertente perché di solito quando si viaggia con una compagnia di gente che si conosce da anni escono fuori grandiosissime e imbarazzantissime situazioni che nessuno può prevedere, se non il fato, ma forse è lo stesso fato che le fa accadere. Quindi si può dire che lui sa cosa sta succedendo o è più corretto dire che è lui che le fa succedere?  Voglio dire… strana cosa il fato: ad esempio, tutti gli allenatori di supporto erano seduti vicini, chiacchieravano, bevevano champagne e mangiavano caviale di prima qualità mentre chiacchieravano. Lo ho ripetuto, ma non perché non fosse importante, insomma chi non vuole sapere che cosa dicono un gruppo di persone che non ha mai fatto altro che allenare e sfiancare le persone, insomma… niente di meglio. Non sono loro però le persone interessanti, perché come abbiamo detto nessuno si interessa di quello che dicono, ma era interessante dare una panoramica su tutto e tutti. Lauren era seduta assieme a Carter che stava dormendo molto placidamente sul comodo sedile di pelle rossa mentre la madre, che come abbiamo detto era seduta accanto a lui stava studiando alcune routine mentre sorseggiava un succo di frutta. Non beveva più vino da quando assieme e Katarina aveva festeggiato la fine della scuola a metà luglio, non era mai stata così tanto male in tutta la sua vita. Ma ora come ora neanche lei era troppo interessante, dopotutto stava solo rivedendo alcune delle sue routine dopo che aveva messo a dormire suo figlio. L’interessante deve ancora venire. Le giovani promesse della ginnastica erano tutte sedute composte che o ascoltavano musica o parlavano a bassa voci o dormivano. O come faceva Francoise, si lamentavano nella loro mente. Il giovane multi-attrezzo si stava dannando nella sua mente per aver accettato di sedersi accanto al suo peggior nemico, Jerome. Tutto era cominciato…
 
Flashback

Quella mattina il giovane Francoise sapeva che doveva fare qualcosa, qualcosa di importante… solo che… si stava rigirando nel letto quando come un lampo arrivò l’idea: doveva partire per le Fiji per la trasferta, solo che gli sembrava mancasse qualcosa, qualcosa come “LA SVEGLIA!!!!!!” urlò quando si svegliò di colpo perché la sveglia non era suonata e lui era in ritardo di qualche ora capì che le sue probabilità di passare una bella vacanza erano sparite. sceso di corsa al secondo piano, dove c’era la cucina e la sala e cercò la sua tazza del caffè preferita. Quando non la trovò volle scomparire, perché sapeva già che la sua giornata sarebbe stata di merda.
“Sei sempre in ritardo.” Disse una voce.
“Questa casa è piena di persone e nessuno ha pensato di svegliarmi?”
“Se non ti svegli da solo come potrai essere un uomo indipendente.”
“Strano che la mia sveglia sia scomparsa, vero?”
“La tua sveglia non è scomparsa, non è solo al suo posto.”
“E sono stato io a chiedere a Consuelo di spostarla, vero?”
“Certo che no, sono stato io.”
“Sai, è così bello parlare con te, non nascondi mai nulla.”
“Neanche tu, se è per questo.”
 “Ancora con questa storia?”
“Tutti ci ridono dietro, ai grandi meeting tutti sparlano di me e del mio figlio strano.”
“È da anni che nessuno dice più nulla contro quelli come me in Francia!”
“Ma in altri stati c’è la pena di morte.”
“Sul serio? Mi stai dicendo che ci dovrebbe essere la pena di morte anche qui?”
“No, solo che io non vi capisco… avresti potuto fare come tua sorella, studiare moda, fare il bravo giovanotto e sposarti con un’importante ragazza dell’alta società francese e poi fare tanti figli che erediteranno assieme ai figli di tua sorella la casa di moda.”
“Ora come ora se trovassi un ragazzo perfetto potrei comunque fare tantissimi figli, potrei ancora ereditare la casa di moda e comunque restare quello che sono! Ma ovviamente a te non va bene niente.”
“A me va bene tutto!”
“Tranne il fatto che io, almeno secondo i tuoi standard non sono normale!”
“Signorino, se vuole arrivare all’aeroporto in tempo dovrebbe partire.” Lo avvisò Consuelo con la sua solita calma.
“Certo, tanto qui non c’è nessuno che mi apprezza per quello che sono sul serio.” E prese la porta con la sua piccola valigia, il suo telefono, le cuffie, le chiavi della macchina e il suo libro, non si sa mai che tutti lo lasciassero in pace e potesse continuare il suo libro, che lo aveva troppo preso.
Arrivato, in ritardo, all’aeroporto, si dovette sorbire Lauren che gli urlava che doveva essere più puntuale, o lo avrebbe cacciato fuori. Aveva collezionato così tanti ti sbatto fuori dalla squadra che ormai non ci faceva più caso. Era come se uno fosse a lezione e il proprio insegnate gli dicesse continuamente di uscire, ormai una persona non ci fa più caso.
La cosa che aveva preoccupato il giovane biondo era ovviamente la cosa che appassiona più dei viaggi: i posti. Sapeva che ci sarebbero stati ancora due posti liberi, visto che tutto l’aereo era pieno, solo uno in più. Quando entrò capì che la sua giornata sarebbe stata veramente pessima. Jerome non aveva nessuno compagni, e questo accadeva sempre, il giovane aveva come un’aurea che incuteva terrore a tutti, e l’altro posto libero era accanto ad Alecu, che personalmente sopportava meno di Jerome. Quindi con molta acidità di stomaco, perché avendo bevuto dolo un caffè sentiva il suo stomaco girare sotto e sopra, come se non ci fosse un domani, si sedette accanto a Jerome, il quale era felice come una pasqua internamente, ma esternamente rimaneva freddo e distaccato, ormai non ci trovava più gusto, doveva essere il suo compagno a fare qualche mossa.
Si sedette.
 
    Fine Flashback

Jerome ad un certo punto del viaggio sentì un peso sul braccio destro come se qualcuno si fosse appoggiato al suo braccio e si fosse messo a dormire. Si girò e ebbe la sua mossa, Francoise che dormiva come un bambino sul suo braccio era una delle visione più belle che lui avesse mai visto, perché tutte le maschere che il ragazzo si metteva addosso quando andava in palestra scomparivano in un soffio di vento. Era così carino…
 
***

Quando Francoise si svegliò, quando ormai l’aereo stava per atterrare nell’aeroporto principale delle Fiji stava pensando che aveva fatto una bellissima dormita, su un bellissimo cuscino morbido e coccoloso. Solo quando capì chi era il suo cuscino capì di essere nella merda, ma la cosa ormai non lo preoccupava poi tanto, ormai…
“Bene, giovani promesse, ora voi andate a dormire, vi fate una doccia e vi preparate per la gara di domani, non voglio nessuno che mi disturbi. Ah, che nessuno si lamenti delle stanze che ho preparato, amo fare la mamma anche con ragazzi della mia età.” Disse con un sorriso.
Francoise sorrise, tanto ormai.
 
 

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Capitolo 17
*** CAPITOLO SEDICESIMO ***


CAPITOLO SEDICESIMO
I'd apologize but it won't go very far 
Palestra nazionale delle Fiji, 14.02.2016

“Il giorno di San Valentino passato a fare una gara… Lauren, questo non è normale!” disse Magdalene alla sua allenatrice mentre si stava scaldando per la gara.
“Domani avete tutto il giorno per rilassarvi e fare quello che volete.”
“Ma domani è il 15… è oggi San Valentino!” fece eco alla sua ragazza Cesare.
“Non sapete che fortunato sono io a stare lontano dalla mia ragazza il giorno degli innamorati!” disse Stephan che era solo felice di essere dall’altro capo del mondo mentre la sua ragazza era in Francia.
“Vedete, dovreste fare tutti come Stephan.” Disse Lauren “approvando” sarcasticamente quello che diceva il giovane.
“Il mio problema è che sarò accanto alla ragazza che adoro mentre lei è in un body estremamente sexy e mentre fa delle mosse sulla sbarra molto eccitanti.” Disse Cesare. La giovane era diventata tutta rossa e con l’imbarazzo in corpo gli tirò uno schiaffo sulla schiena dicendo “Ma smettila!”
Tutti si stavano divertendo, del primo all’ultimo, tranne Francoise. Il povero ragazzo dopo aver passato una notte insonne a causa del suo compagno di stanza aveva due occhiaie gigantesche che neanche le abili mani di Lucrece che faceva anche da truccatrice per il gruppo erano riuscite a nascondere. Poi… San Valentino? Sul serio? Erano alle Fiji e cosa pensavano? A come festeggiare San Valentino in compagnia… quanto odiava tutte queste cose da… umanità. Ad un certo punto gli si avvicinò Jerome che gli chiese “Dormito bene?”
“Le miei occhiaie dicono di no, io dico di si… meglio seguire quello che dice il corpo o quello che dico io?” solo quando finì la frase e vide il sorriso malizioso del compagni capì quello che aveva detto e volle prendere una pala e sotterrarsi. La risposta fu poi un ambigua “Uhm… mi piace come proposta.”
“Devo trovare il modo di scappare via da qui.”
“Semplicemente non fare nulla, non impegnati neanche oggi e vedrai che riuscirai a perdere tutto quello per cui hai lavorato, non posso dire sodo, perché è più il tempo che passi a litigare con Lauren che quello che passi ad allenarti, ma fa lo stesso. Hai più o meno lavorato comunque.”
“Tu non dovresti riscaldarti perché devi vincere l’oro?” chiese visti i rigidi ordini di Lauren che non permettevano a nessuno di arrivare sopra il secondo posto se non Jerome, per dimostrare che anche dopo quattro anni era ancora in forma e pronto a vince l’oro a Rio. Vedendola da questa prospettiva, Francoise era l’unico che andava a fare una gara individuale a Rio e non aveva possibilità di vincerla, perché tutti i suoi compagni erano il top, e quindi tutti l’oro potevano gareggiare per l’oro, ma proprio per questo motivo, poiché tutti erano al lor top lui non poteva battere Jerome alla cavallina che era l’attrezzo che entrambi praticavano, perché il suo sfidante aveva già dimostrato di poter battere chiunque nella gara. Il povero biondo ginnasta  si trovava quindi ad un bivio: gareggiare al massimo delle sue forze e dimostrare che se poteva anche lui poteva diventare un ginnasta di tutto rispetto che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno o fare come il suo solito e quindi gareggiare male, arrivare in fondo e poi sentirsi Lauren per i prossimi sei mesi che si lamentava di quello che doveva fare? Decisioni, decisioni, decisioni… come voleva vivere la sua vita: da ginnasta fallito o da ginnasta famoso? Domande, domande, domande… ma se diventare famoso l’avrebbe poi resi come suo padre? Ne velava sul
serio la pena? Non poté continuare a pensarci, stavano chiamando Cho che doveva fare i volteggi.

 
***

Avevano fatto tutti la loro gara e come la terribile allenatrice aveva imposto loro tutti erano arrivati o secondi o terzi, in base alle preferenze di medaglia. Era scappato solo un piccolo oro, ma per sbaglio, non lo aveva fatto apposta, non lo aveva programmato, solo gli era venuto così bene che non era riuscito a fermarsi, Lauren lo aveva messo a fare l’all around perché pensava che non avrebbe fatto  nulla, che come il suo solito avrebbe fatto male tutto, e quella volto glielo aveva addirittura chiesto di non fare le cose bene, almeno non nella gara di tutti gli attrezzi… ma visto che lei ci teneva tanto a perdere anche quella gara lui non poté fare altro che farla male, molto male… male da oro. Gli era scappato, non aveva fatto apposta, solo un movimento messo bene alla sbarra, un corpo libero simpatico, un volteggio strano e poi sai… la cavallina, gli anelli e poi le parallele… non voleva seriamente arrivare primo, ma era successo… Francoise aveva vinto. E nonostante avesse portato un oro Lauren si era leggermente, non tanto eh, arrabbiata perché se lui riusciva a fare una gara benissimo come questa ad una competizione che di per sé serviva solo per sistemare le carte, perché non poteva farlo anche ai trials o circa sempre? Abbastanza volubile, eh? Comunque, dopo la strigliata che gli aveva tirato comunque era stata felice della sua vittoria della sua vittoria e gli aveva chiesto “Hai provato a sbagliare?”
“Togliti quel sorrisetto dalla faccia, ho capito anche io il perché di quello strano allenamento che puntava a sfiancarmi, lo hai fatto apposta, così io quando arrivo a Rio non sarò più capace di sbagliare nulla perché il mio corpo correggerà tutto con un altro movimento. Sei intelligente, eh Lauren?”
“Vedo che lo sei anche tu, mio caro Francoise… di solito la gente ci impiega mesi per capire questo piccolo scherzetto.”
“È che io sono una persona migliore del normale.”
“Bah… continua a guardare la gara, va… fra un po’ tocca di nuovo a te, e questa volta fai il bravo, per favore.”    
Dopo un po’ disse “E se io volessi vincere per togliere a quello sbruffone il suo sorrisetto dalla faccia, cosa faresti?”
“Fallo se vuoi veramente farlo, nessuno ti dice di no, solo che poi oltre alla mia ira dovrai anche subire la sua, sai quanto ci tiene a questo oro.”
“Anche io ci tengo a questo oro, cosa credi?”
“Lui ci tiene per dei sani motivi, tu solo perché vuoi dimostrare che sei migliore di lui.”
“E che motivo migliore vuoi trovare?”
Sconvolta la bionda ritornò a guardare la gara femminile a squadre.

***

Quando poi arrivò il momento dell’ultima gara Francoise non aveva ancora deciso cosa fare, se vincere o perdere… decisioni, decisioni, decisioni… perché toccava sempre a lui? Non poteva vincere, ma non poteva neanche perdere… insomma, dopo aver riscoperto il sapore dell’oro gli era piaciuto ancora più di prima, cosa poteva fare? “
“…riuscirai a perdere tutto quello per cui hai lavorato, non posso dire sodo…” forse doveva chiedere scusa a tutti quelli che avevano lavorato sodo. Aveva deciso, comunque il suo oro lo aveva già.

***

Era stato più semplice del previsto, quando doveva fare la sua bella verticale invece che farla diritta aveva spostato il peso, quindi era tutto sballato. Era comunque arrivato secondo.
“Sei davvero un bastardo, lo sai?” chiese una voce.
“Sì, lo so.” Rispose.
“Lo hai fatto apposta, vero? A sbagliare, dico. Lo hai fatto per far vincere un oro al tuo fidanzatino, vero? Le checche fanno questo ed altro l’un con l’altro.”
“Nessuno usa più quella parola da anni, ormai. Il termine offensivo ora è frocio, ma visto che sono comunque migliore di te, non mi interessa, chiamami come ti pare, tanto.”
“Sono sempre arrivato prima di te alle qualificazioni.”
“Sì, perché io ho voluto che fosse così.”
“Davvero? È solo una scusa che usi per dire che hai fatto per e che sei passato solo perché ti fai anche l’allenatrice. Sbaglio o non ti ha detto nulla quando hai vinto quell’oro?”
“Per essere più precisi qualcosa mi ha detto, qualcosa di molto preoccupante, cioè che se continui a gareggiare così allora mi metterà nella squadra al posto tuo.”
“Non succederà mai!”
“Ne sei proprio sicuro?” gli disse prima di lasciarlo in un brodo di giuggiole e uscire per prendere il pullman con tutti. Strano ma vero si sedette accanto a Jerome e mentre stava cercando il suo libro sentì “Apprezzo quello che hai fatto, ma la prossima volta piuttosto fammi arrivare secondo e vinci tu, mi hai letteralmente regalato la vittoria.”
“Non ci sarà una prossima volta, farò in modo di non passare le qualificazioni e così tu avrai tutto il campo libero, per il tuo grande trionfo.”
“Questa è un’offesa. Non mi reputi abbastanza bravo da batterti?”
“Pensavo già di fare così, anche se non avessi avuto un conoscente che gareggia con me.”
“E cosa ti ha dato questa ispirazione.”
“Quello che hai detto, tutti meritano una medaglia più di me.”
“Stai sprecando il tuo talento.”
“Quello lo ho sprecato tanto tempo fa.”
“Nessuno ti obbliga a farlo, lo sai vero? Io sarei felicissimo di venire sconfitto da un atleta con delle capacità come le tue.”
“Ma il problema è che io non sarei pronto a batterti.”

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Capitolo 18
*** CAPITOLO DICIASETTESIMO ***


CAPITOLO DICIASETTESIMO
Relax, take it easy

Spiaggia Fiji, 15.02.2016

Lauren stava guardando con occhio vigile i suoi studenti, anche se ormai essedo tutti non aveva questi problemi di baby-sitteraggio… si sa, i piccoli girini crescono, gli uccellini lasciano il nido e altre frasi strappalacrime ma lei era felice, tutti i suoi studenti erano cresciuti e stavano diventando felici, anche quella testa bacata di Francoise che si ostinava a dire di avere sprecato il suo talento ben prima di avere cominciato anche solo a fare i primi passi nella ginnastica. Gli piacevano tutti, come lavoravano, come si impegnavano, come cercavano di compiacerla solo perché lei era l’allenatrice e loro ancora gli studenti… stavano lavorando tutti sodo. Anche se ovviamente se fosse stato tutto rose e fiori non sarebbe stata la vita di Lauren che da quando aveva messo piede nel mondo aveva cominciato a dare fastidio agli altri e a venire infastidita. Ad esempio Alecu Popa non gli piaceva, il suo comportamento era scorretto verso tutti e soprattutto verso quelli che erano arrivati dopo di lui ai trials: la cosa era che il giovane biondo pensava alle farfalle mentre l’altro gli ricordava di essere arrivato a mala pena non e con un punteggio orribile, Paul Legard si arrabbiava ma non perché lui era arrivato ottavo, ma perché “continuare a sentire la terribile accento di Alecu storpia troppo la lingua che io adoro”. Si, lui era un fanatico della lingua che studiava letteratura francese all’università e che voleva prendere un master in francese antico… sapeva di essere arrivato ottavo, ma sapeva anche che quello era il suo meglio, quindi, almeno in apparenza, gli insulti del mezzo rumeno non lo toccavano. E mentre l’uno si lamentava sulla lingua e l’altro neanche lo ascoltava o troppo preso a leggere o a fantasticare sulle farfalle, Mohamed ogni tanto si lamentava perché lui era stato veramente male prima di fare l’all around e quando aveva provato a spiegarlo ad Alecu, perché pensava potesse essere una persona gentile, lui gli disse che se non riusciva a sostenere la tensione allora non avrebbe neanche dovuto gareggiare. E quindi Mohamed si arrabbiava ancora di più e dopo averlo detto a tutti, anche ai porci, non gli era rimasto che andare da Lauren, che per l’appunto si stava chiedendo cosa poteva fare contro quel mezzo cretino che si credeva migliore di tutti, anche se non lo era perché sia Mohamed che Francoise lo avevano battuto più di una volta nelle prove a punteggio che facevano alla palestra. Doveva solo scegliere il momento giusto, e poi gli avrebbe detto che se continuava così lo avrebbe messo in panchina e lì ci sarebbe rimasto fino alla fine dei giochi, e lui poteva anche dire di essere il grande, il magico e l’unico nipote dell’ambasciatore francese in Romania, e che sua madre aveva vinto due medaglie alle olimpiadi, mentre la sua allenatrice neanche una, come lui si premurava di ricordarle ogni volta, ma l’allenatrice era sempre lei, e quindi nessuno discuteva. Francoise discuteva, ma per altri motivi.
“Lauren, allora, come va?” chiese Lucrece che era sdraiata accanto alla bionda che stava facendo un castello di sabbia con Carter.
“Bene, sempre il solito. Si studia, si cresce un figlio si allena una squadra di giannastica. Tu invece, non abbiamo ancora avuto tempo di parlare, cosa fai nella vita? Di te so solo che sei una allenatrice da tanto tempo. Raccontami qualcosa di te.” Visto che conosceva tutto dei suoi aiutanti, anche che marca di mutande aveva Leon, non riusciva a capire come mai della mora conoscesse solo il nome e la data di nascita.
“Perché anche io ho una storia complessa… comunque, bello i tatuaggi che hai!” non voleva parlane e la bionda lo aveva capito, quindi per lei non c’erano problemi.
“Ti piacciono? Sono stati fatti tutti per le mie passioni. I rami che sulla schiena si intrecciano in un C sono per Carter e per la mia passione per la botanica,” infatti sulla spalle aveva due rami che partivano da tutte e due le spalle e che si intrecciavano a formare una C a centro e che erano ricoperti di fiori e foglie “lo stetoscopio che ho sulla spalla è perché il sto per diventare medico, la scritta che ho sul polso è la formula chimica del glucosio, che è una delle molecole della vita e poi ho questa strana illusione di un gatto e di una faccia sul polpaccio perché è il simbolo di uno degli autori che preferisco. Niente di speciale.”
“Anche io ne ho uno di tatuaggio, sulla schiena, vuoi vederlo?”
“Certo! I tatuaggi sono una delle cose che preferisco al mondo!” Lucrece si tolse la magli a sulla schiena comparvero gli occhi di un mostro, tu sapevi che erano di un mostro anche se erano solo gli occhi… le prendeva tutta la schiena e ti lasciava un senso di paura anche dopo aver distolto lo sguardo.
“Otello?”
“Mi hai fregata, è un po’ grandicello e il tatuatore me lo ha fatto talmente tanto bene che devo tenere la maglietta quando vado in spiagge pubbliche perché fa paura… è stata la mia passione per Shakespeare a farmelo fare quando avevo 17 anni, solo che mio cugino ha un talento naturale per i mostri e questo è stato il risultato.”
“Beh, fai i complimenti a tuo cugino, un tatuaggio così è raro da vedere.” E mentre Lauren parlava una voce disse “Allora, state parlando di tatuaggi, giusto?” chiese Magdalene.
“Certo ragazza, cosa c’è?” rispose Lauren mentre l’altra si metteva la maglia.
“Beh, io e le ragazze abbiamo una proposta da farti: che ne diresti di farci un tatuaggio tutte uguali?”
“Le ragazze sarebbero?” chiese solo. Non diceva mai di no ad un tatuaggio.
“Tutte noi femmine vogliamo un ricordo di questa esperienza assieme. Avevamo pensato ad uno spicchio di luna.”
“Sapete che io non dico mai di no ad un tatuaggio, ma potreste aggiungerci anche un fiore di loto.”
“Un fiore di loto?”
“Sogno e tranquillità. La luna è da sempre “Il Sogno” come le vostre medagli, e per me la vostra vittoria, il loto per la tranquillità, per affrontare al meglio le sfide.”
“Questa è un’idea geniale! Tu Lauren sei un genio!”
“Ha mai qualcuno osato dire il contrario?”
“Effettivamente no…”
“potremmo chiedere a Cesare se ci fa il disegno, visto che lui è bravo con il disegno.”
“Perfetto, io amo i nuovi tatuaggi… e tu Carter? Sei felice che la mamma abbia un nuovo tatuaggio?”
“Un altro bello come quello che hai al braccio!” il giovane aveva una fissa per il tatuaggio come quello con su scritto C6H12O6 e tutte le volte che poteva si metteva a giocare con il polso della madre per puro divertimento.
“Anche il mio cavaliere ha detto che va bene, quindi tutto è perfetto!!!” disse ridendo. Alcune volte si dimenticava di dovere essere un’adulta.
***

E mentre le signore stavano parlano di moda, di tatuaggi e di feste a lume di candela anche i ragazzi che erano dentro il mare stavano chiacchierando di questioni di poco conto.
“Allora Cesare, tu e Magdalene come ve la passate?” chiese il solito timido Jean.
“Benissimo. Tu piuttosto, perché non chiedi a Madleine di uscire?”
“Perché se poi mi dice di no?”
“Ma se invece ti dice di sì? Vorrai pur saperlo!”
“Ma anche no…”
“Oh… povero il timidino…” e lo arpionarono per le caviglie e cominciarono a giocare come bambini.
Mentre tutti loro si divertivano Francoise stava sdraiato sotto un ombrellone a leggere mentre guardava ogni tanto i suoi compagni… erano così dei bambini certe volte. Spesso si chiedeva come mai lui avesse fatto ginnastica con quella squadra, perché non fosse andato a Boulder in Colorado quando alla tenera età di cinque anni suo padre, che ancora gli parlava, gli aveva detto che c’era un posto in quella palestra e che per questo motivo sarebbe stato lontano da loro per tutto l’anno ma lo avrebbe reso molto fiero. Poi si ricordò che era un bambino di cinque anni che aveva paura di andare, e quando glielo riproposero ormai il loro rapporto si era troppo incrinato e lui aveva degli amici in Francia che non avrebbe voluto perdere. Se avesse fatto come suo papà diceva, avrebbe conosciuto Lauren da piccola… chissà come doveva essere la ragazza.
“Allora non lo hai ancora finito il libro?” chiese Jerome che lo aveva più o meno perdonato per l’offesa arrecatagli il giorno prima dal giovane.
“Manca ancora poco.”
“Perché non vieni a farti il bagno? Ci stiamo divertendo troppo!”
“Ci sono alcuni esseri umani che non posso vedere.” Aveva, ovviamente, anche scoperto che Cesare sarebbe stato il famoso nuovo stilista che sua sorella osannava, e che lui non avrebbe mai più avuto la possibilità di avere un rapporto decente con lei o con suo padre, che già pensava di invitare il giovane neoassunto a cene ogni sera, mentre lui da brava Cenerentola stava nascosto in camere sua.
“Alecu e Cesare?”
“Come…?”
“Come faccio a saperlo? Anche a me Alecu continua a fare stupide battutine e Cesare, ti ho visto e sentito ieri mentre urlava che almeno poteva dirtelo prima di accettare.”
“E se sai tutte queste cose come mai mi chiedi di venire in acqua?”
“Perché quale compagni migliore della mia esiste?”
“Mi hai convinto, ma solo poco… io odio l’acqua salata.”
Si stava concludendo anche quella giornata, anche quel giorno tutti avevano imparato qualcosa, l’esistenza di nuovi amici.    
 

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Capitolo 19
*** CAPITOLO DICIOTTESIMO ***


CAPITOLO DICIOTTESIMO
 
A story, so I told one
 
Università di Medicina di Parigi, 01.03.2016

La lezione di psicologia stava andando aventi e nessuno fiatava, per due motivi, motivo numero uno perché l’insegante, la dottoressa St. Claire era estremamente noiosa e secondo perché non lasciava che nessuno anche solo fiatasse durante le sue lezioni. Era così noioso che Lauren si era portata aventi con il libro che stava leggendo… gli unici momenti in cui lei poteva leggere erano le lezioni di psicologia, perché non serva un consulto per capire che tutta la classe era annoiata e cercava in tutti i modi di far passare il tempo senza che però la prof li sentisse… era così noioso. Il libro che stava leggendo Lauren era “Tony & Susan”, un intricante lavoro di psicologia e violenza, che insegnava molto di più che non la prof che continuava a parlare del nulla mentre nessuno l’ascoltava. Era il secondo libro che stava per finire durante le ore di quella matta con gli occhiali e il vestito che sembrava dell’ante guerra… e probabilmente sarebbe anche riuscita a cominciare quello nuovo che aveva in borsa. Stava pensando che prima, quando la sua vita era fatta di agi e di comodità lei non leggeva: studiava certo, ma non leggeva. Dopo che la sua vita è cambiata, molto cambiata, aveva deciso che avrebbe dovuto passare le sere a raccontare a Carter, quando era ancora in pacia e poi per farlo addormentare, gli argomenti delle sue interrogazioni e pagine di libri che leggeva. A questa pratica si era anche unita Katarina, che si divertiva a leggere al giovane libri sulla fisica, sapendo che lui da grande sarebbe diventato un grandissimo fisico e che insieme avrebbero vinto il Nobel elevandosi nei più grandi atenei mondiali… ogni tanto Katarina era strana, molto strana. Comunque Lauren stava anche pensando che quel giorno la sua amica e suo figlio sarebbero venuti a vedere l’allenamento di Francoise, visto che entrambi volevano vedere le prodezze del giovane. Anche Carter ormai era diventato bravo e anche se aveva solo cinque era già una classe avanti alla scuola di ginnastica, il suo insegnate aveva addirittura detto che se continuava così sarebbe diventato troppo bravo anche per quella classe. Aveva anche detto che lei magari lo allenava in segreto, ma lei gli aveva risposto che aveva il tempo per stare con lui la sera, farlo addormentare fra le sue braccia e coccolarlo un poco, mica poteva sprecare questo tempo insegnandoli mosse di ginnastica che qualsiasi insegnate avrebbe potuto farlo durante un’ora di lezione, erano troppo importanti per lei quei momenti per pensare a Carter mentre faceva le sue routine agli anelli. C’era anche un altro problema nella sua vita,  Auguste  Robin, che la perseguitava all’università. Il giovane era un ragazzo che aveva un anno in più di lui, ma era nel suo stesso corso di ginecologia perché aveva fallito quell’esame e quindi tutte le volte che la vedeva e che aveva un posto accanto libero si sedeva accanto a lei, cercava di parlarle o di afre qualunque cosa per poterle strappare un appuntamento. Lei lo odiava.
Finì, se Dio vuole, l’ora e lei uscì. Si ritrovò davanti Auguste che le porgeva un caffè. Lei le guardò e con acidità nella voce gli chiese “Ma tu, il mercoledì non hai lezione il pomeriggio?”
“Vedi, siamo destinati a stare assieme, sai anche i miei orari!”
“Non so i tuoi orari perché siamo destinati, ma perché il mercoledì era l’unico giorno in cui tu non mi perseguitavi in ogni momento.”
“Così mi ferisci, lo sai?” le disse con una faccia che doveva sembrare da cucciolo bastonato, ma che sembrava solo da mercenario che ha appena scoperto che la sua taglia è cresciuta e ha deciso di girare attorno al saloon per vedere se lo sceriffo è lì dentro e stuzzicarlo un po’.
“No, e non mi interessa, visto che tu non mi interessi.”
“Questo è un vero colpo al cuore.”
“Loren, andiamo a prenderci un caffè assieme?” chiese la compagna di corso della bionda vedendola un po’ in difficoltà.
“Certo, questo cretino ha anche preso il caffè sbagliato.” E se ne andò, sperando che quella sottospecie di umanoide non la tormentasse più. Ogni tanto le sembrava di essere Francoise mentre diceva queste frasi.
***

Alla fine era arrivato mezzogiorno e la bionda poteva andare a casa e poi all’asilo di Carte per passarlo a prendere e poi portarlo in palestra con lei, Katarina poi le avrebbe raggiunte.
Quando arrivò all’asilo vide la maestra che le chiese “Allora, Loren, come te la passi? Tutto bene con l’università? E il tuo lavoro super fico?”
“Tutto bene, sempre il solito. Il mio ometto si è comportato bene? Non ha macchiato il grembiule di qualcuno solo perché gli ha rubato un colore?”
“No, tranquilla. Oggi si è comportato molto bene, merito la paura che gli hai fatto venire l’ultima volta.”
“Gli ho solo detto che se faceva ancora male a un ragazzo gli avrei tolto la ginnastica per una settimana. E ha cambiato subito atteggiamento.”
“Brava mamma. Comunque eccolo qui. C i vediamo domani, allora?”
“Certo, a domani.” Disse alla maestra e rivolgendosi a suo figlio disse “Allora ti sei comportato bene come ti ho chiesto?”
“Sì. Mamma.”
“Bene bene bene?”
“Sì, ora possiamo andare che voglio vedere Francoise che fa gli anelli, anche Cesare… e anche Stephan… o Jean!!!”
“Ok, andiamo.”
E insieme si incamminarono verso la palestra.
***

Quando arrivarono c’era già tutti che la stavano aspettando mentre si scaldavano. Quando entrò disse “Bene giovani. Oggi abbiamo due ospiti: uno è qui con me, l’altra arriverà fra poco e vi vedrà dagli spalti. Questo giovanotto come sapete è mio figlio e vi guarderà fare il vostro meglio. Lui sa come comportarsi, quindi non vi darà fastidio, se succede ditemelo, che ci penso io, ma tu non darai fastidio, vero Carter?”
“Sì, mamma. Starò buono buono e guarderò come fanno le cose i ragazzi grandi.”
“Come se un marmocchio del genere non desse fastidio.” L’unico e il solo Alecu.
“Sarà, ma potrei sempre mettere lui al posto tuo nella squadra visto che almeno lui è capace di fare gli esercizi che gli dicono di fare e non inciampa sui suoi piedi come ti ho visto fare ieri mentre facevi il corpo libero, che come ti ha detto l’allenatore devi cambiare perché fa praticamente pietà.” Tutti si zittirono tranne lui, Francoise scoppiò a ridere e disse “Certo, magari non è uno smacco che io sia migliore di te, ma che anche un bambino dell’asilo abbia più capacità di te, è veramente doloroso, questa cosa brucia come il sale su una ferita…”
“Francoise, perché non ti alleni anche tu, visto che fino a prova contraria hai fatto il punteggio più basso ai trials?” gli disse Alecu.
“Ma io ho vinto un oro dopo. Tu non mi sembra… a già i tuoi punteggi fanno talmente tanto schifo che non puoi gareggiare come singolo.” Gli venivano naturali “Comunque pulce, vuoi vedere come lo zio Francoise fa arrabbiare la mamma sbagliando tutto?”
“Sì!!!!” quel bimbo era troppo entusiasta.
E cominciarono tutti ad allenarsi.

 
***

“Allora, ti piace?” chiese Lauren a suo figlio durante la pausa.
“Sì mamma. Da grande voglio diventare come zio Francoise, ti prego!”
“No, come tutti, ma non come zio Francoise, lui fa apposta a farmi arrabbiare!”
“Ma lui  è il più bravo di tutti! Fa delle mosse super belle e poi è così bravo! A me mi viene voglia di diventare come lui!”
“Carter cosa ti ho detto dell’uso dell’a me mi?”
“Che non si usano tutti nella stessa frase. Scusa mamma.”
“Non devi scusarti, solo che come farai con le interviste di quando avrai vento tante medaglie e il premio Nobel?”
“Giusto mamma! Ora devo andare, zio Cesare mi fa vedere la sua Routine agli anelli!”
“E di quelle di zio Francoise cosa te ne pare.”
“Assomiglia a quella di quel ginnasta che ha vinto le olimpiadi quattro anni fa.”
“Ma allora hai prestato attenzione quando ho guardato quel filmato?”
“Certo mamma.” Le disse con un sorriso.
“Ogni tanto mi dimentico che ha solo cinque anni.” Disse Katarina mentre si avvicinava a lei.
“Anche io me lo dimentico. Comunque ti piace?”
“Molto, come ha detto Carter hai fatto la routine di Francoise identica a quella di Carter di due anni fa.”
“Non è identica, la sua è migliore.”
“Immagino che sia la migliore, gliela hai insegnata tu.”
“Sasha non è che sia male.”
“Ma tu sei migliore.”
“Io non è che sono una migliore, un generico migliore, io sono LA migliore, l’unica ed inimitabile Lauren Tanner.”
“Sai che io e Carter non stimo nella pelle per Rio?”
“Immagino. Ho lavorato per cinque lunghi anni per prepararli per quella gara e non mi farò battere da una balbettante bambocciona banda di babbuini che pensa di essere capace di battermi solo perché alleno e non sono su quella trave.”
“Vorresti esserci?”
“All’inizio pensavo di si, ma poi ho capito che la cosa migliore non è stare sulla trave, ma guardare chi tu hai formato battere tutti.”
“Sei molto sicura di te.”
“Anche tu lo sei, è ciò che ci rende forti.” Disse prima di rientrare.
 

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Capitolo 20
*** CAPITOLO DICIANNOVESIMO ***


CAPITOLO DICIANNOVESIMO
 
Close your eyes
Have no fear
The monster's gone
 
Università di Medicina di Parigi, 05.03.2016

“Allora, Lauren, come sta andando la lezione?” chiese Katarina quando si incontrarono durante la pausa dalle lezioni sia della bionda che della russa. Il venerdì era l’unico giorno in cui le due avevano orari compatibili perché avevano la pausa alla stessa ora. La fortuna di quell’università era che essendo molto grande ospitava più facoltà, era un gigantesco polo universitario che ospitava molte delle università scientifiche classiche come medicina, fisica, chimica, biologia, economia, matematica, teologia e filosofia. a Lauren non piaceva condividere il suolo con quelli che lei riteneva degli inetti essendo gente che studiava il pensiero degli altri, ma non il proprio, solo non lo aveva mai detto a Stephan. Quell’università era appunto frequentata anche da Magdlene che studiava economia, Jean e Francoise che studiavano medicina, Madleine che faceva biologia, e appunto Stephan; era divertente avere il propri studenti come compagni di università, di alcuni anche di corso, anche se facevano finta di essere solo conoscenti per evitare di dare scandalo, già alcune persone non capivano come potesse essere possibile che una 22enne fosse a capo di una importante delegazione sportiva, se poi si sapeva in giro che con alcuni dei suoi studenti condivideva anche le ore di studio sarebbe stato uno scandalo grosso come un grosso e fastidioso brufolo.
“Bene, se non ci fosse questo cretino che mi assilla starei ancora meglio.” Le rispose
“Ancora Auguste e dire che sembra così carino.”
“Magari sembra carino, ma di sicuro è più fastidiose di una zecca sullo scroto, e fidati un mio amico ha conosciuto il problema ed è una cosa che non si deve augurare al proprio peggiore nemico.” L’amico senza nome era Carter, che una volta per descrivere quanto fastidioso fosse vivere con altri cinque maschi in appartamento aveva usato la suddetta metafore dicendo che da piccolo nella fattoria in cui viveva era stato punto da una zecca proprio sullo scroto. Non era stata una bella cosa, anzi.
“Stai parlando di me?” chiese Francoise che stava prendendo un caffè e si stava sedendo con le due ragazze.
“Per quanto io ami paragonarti a brutte escrescenze fastidiose, o a insetti che dovrebbero passare al creatore, non arriverei mai a dire che sei una zecca sull’inguine. Neanche te mi dai così tanto fastidio.” Gli rispose Lauren con un sorriso. Si sedette con loro anche Jean, che timidamente fece un sorriso alla ragazza.
“E allora di chi stai parlando… anzi anzi anzi, fammi indovinare… Auguste Robin, il tuo appassionato spasimante che ti fa il filo ad ogni lezione.”
“Come sei perspicace, caro il mio allievo prediletto. Se avessi un modo per farlo scomparire da qui te ne sarei molto grata e ti farei fare ciò che vuoi ad allenamento per una settimana.”
“Jean, mi aiuti a occultare il cadavere?” chiese allora quello su di giri.
“Sto per diventare un medico, il mio motto è non nuocere.” Disse l’altro con un sorriso.
“Ma noi non staremmo nuocendo a nessuna, anzi, la società ci farebbe un monumento enorme.”
“Non posso che dare ragione a Francoise, questa volta gli potrei far fare quello che vuole solo perché ha detto che eliminare quel tipo sarebbe cosa gradita all’umanità.”
“Lauren, loro sono sempre i tuoi studenti, dovresti dar loro il buon esempio!” disse Katarina scioccata.
“Io dare loro il buon esempio? Se seguissero quello che ho fatto sarebbero a casa a cercare di sfamare una famiglia! Certo, non Francoise perché lui con le donne non va, ma tutti gli altri sì!”
“È per questo che ti amo Lauren!”
“Il sentimento è reciproco tesoro!” e avanti così, tutto sommato non era male.
Quando poi si alzarono perché dovevano ritornare a lezione un’ombra si avvicinò a Lauren e disse “Allora, quando è che esci con me?”
“Non esco con te, ne uscirò mai, lo vuoi capire?”
“Ma se sei già ai miei piedi!”
“Io non sono ai piedi di nessuno, quando lo capirai che io non  voglio avere niente a che fare con un tizio assillante e  irritante come te?”
“Io non sono assillante!”
“Certo che lo sei, sei una delle persone più assillanti della storia dell’umanità. Sei fastidioso e irritante, dovresti solo scomparire dalla faccia della terra.” Ma con lui tutti gli insulti erano vani.
“Ma così mi ferisci nel profondo, per farti perdonare esci a cena con me!”
“Io non uscirò mai a cene con te!”
“Concedimi almeno un drink!”
“Vedi Auguste, tu pensi che perché noi siamo nello stesso anno di medicina abbiamo la stessa età, ma non è così. Certo, posso sembrare giovane, magari attraente e se non sono con i miei compagni di ginnastica anche avere un bel carattere, ma ricordati, io ho circa cento anni in più di te.” E così dicendo se ne andò lasciandolo sbigottito.
Quando entrò in classe si sedette accanto a Francoise e Jean che le chiese “Ti ho visto parlare animatamente con Auguste, cose è successo?”
“Nulla, gli ho solo fatto capire che io non sono la persona adatta ad uscire la sera o per andare al cinema mano nella mano.”
“Se voleva sapere questo io l’avevo già capito da un pezzo!”
“Che dolce che sei.”
“Ma sono il tuo preferito.”
“Lo sei perché anche se sono il capo generale alleno in singolo solo te.”
“Ti voglio bene anche io.”
“Ora ascolta la lezione, devo dare il buon esempio… quindi ascoltiamo.”
 “Ma se sei stata tu quella che si è messa a leggere a psicologia!”
“Lì potete fare quello che volete, questo è il mio buon esempio!” disse mentre cominciava la lezione.

***

Più tardi quella giornata era nel suo studio in palestra che cercava di capire come rendere perfetto il corpo libero di Francoise che era l’unica routine che non era perfetta, ma poiché aveva fatto un’affermazione decente quel giorno aveva deciso di fargli godere la pausa, nonostante avesse detto che era una buona cosa far scomparire un uomo. Sentì un bussare alla porta e disse “Avanti.” Sulla porta comparve Adelie che imbarazzata le chiese se poteva concederle qualche minuto. La rispose che per i suoi studenti questo e altro e l’invitò ad accomodarsi.
“Cosa c’è? Qualche problema con i ragazzi o con l’allenatore?” chiese Lauren.
“No, Loren, ho solo bisogno di chiederti un consiglio.”
“Fai pure, anche se non devi dirlo in giro, perché non voglio che i ragazzi vengano qui e che io diventi una nuova psicologa.”
“Farò anche in fretta.”
“Hai mezza ora di tempo, visto che c’è la pausa e io non riesco a trovare un modo per migliorare una cosa che è si perfetta, ma che comunque per Francoise non lo è mai abbastanza.”
“Come mai ce l’hai così tanto con Francoise, sembra così simpatico.”
“Motivo numero uno: perché per circa 5 anni mi ha preso in giro dicendomi che faceva gli esercizi bene e poi sbagliava tutto. Poi perché mi ricorda quando ero giovane e facevo cazzate. Se io non gli do un programma faticoso e dettagliato da seguire lui farà solo cazzate.”
“Ma tu sei giovane, come si può differenziare una prima giovinezza e una seconda?”
“Se chiudi la porta ti dirò un segreto. Fatto? Ok, ma non devi dirlo a nessuno. Io non mi chiamo Loren e il mio cognome non è Tagnì, ma sono una ragazza che viene dall’America che ha sempre voluto vincere un oro olimpico alle olimpiadi. La mia specialità era la trave, ecco perché Magdalene mi chiede sempre consigli e per questo motivo che siamo diventate amiche. Io sono scappata di casa quando avevo sedici anni, Giselle mi ha accudita per un po’ di tempo, poi grazie alle borse di studio e al duro lavoro sono arrivata fin qui. Io non sono un’allenatrice normale. Ho un figlio che odoro ed è stato per lui che sono scappata di casa portandomi dietro una sola fotografia di me e mio padre la prima volta che sono salita su una trave. Ho portato via la mia vita e l’ho messa in un’altra scatola, quella che ora mi porta ad essere la vostra capo allenatrice. Ma io non sono nessuno senza il senso di colpa che mi distrugge ogni giorno, il senso di colpa che mi rende quello che sono e che crea corpi liberi molto tristi, e questo l’ho letto su un giornale. Io non sono quello che sono, e provo un rimorso gigante per essere scappata di casa. Giselle mi ha detto che mio padre era in pensiero per me a causa della mia scomparsa, ma che poi alla fine ha superato in qualche modo la perdita. Ora lui almeno in superficie ha una facciata felice, io pure, ho anche un figlio magnifico e degli amici fantastici. Non voglio che Francoise faccia la mia stessa fine. Comunque per passare al tuo problema: porta con te la ragazza che ti fa battere il cuore, ma prima dillo ai tuoi genitori, se non lo farai ti pentirai per tutta la vita di non averlo fatto.”
“Come fai a saperlo? Io non ho detto nulla.”
“Ne hai parlato con Francoise e le persone parlano con Francoise solo per tre motivi: o hanno una cotta per lui, come succede con Jerome, o gli vogliono bene e non vogliono che la sua esistenza si distrugga, quello che cerchiamo di fare io e Cesare, o terzo motivo, che è quello che ti ha spinto a parlare con lui, è che hai sentito e hai paura che possa succedere la stessa cosa anche a te. Ma non ti succederà, ho conosciuto i tuoi genitori e mi sono parse delle persone a modo, senza pregiudizi o altro, non come i genitori di Francoise che sono dei bigotti e trasudano snobbismo da tutti i pori.”
“Come fai a sapere tutte queste cose?”
“Io sono Lauren, so tutto.”

ANGOLO DELL'AUTRICE 
394 punti a Serpeverde se indovinate la citazione di Lauren a Auguste!

Dio_dei_Fluff
 
 

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Capitolo 21
*** CAPITOLO VENTESIMO ***


CAPITOLO VENTESIMO
Tonight you're mine, completely
 
Casa di Giselle, 12.03.2016

“Allora, ragazza, come va la scuola?” chiese Giselle alle sue dilette mentre assieme a Carter mangiavano quella domenica a casa della donna.
“Tutto bene, io ho appena capito che mi dedicherò alla fisica delle cose molto piccole, luce probabilmente.” Disse Katarina con un sorriso. Quando era arrivata in Francia no  pensava che sarebbe diventata amica di una donna potente come Giselle e che suo marito le avrebbe fatto conoscere una persona importante come Serge Haroche il premio Nobel per la fisica nel 2012 per i suoi studi sulla meccanica quantistica. “La luce mi appassiona molto, è una cosa così misteriosa, ha due nature e devi per forza contemplarle entrambe se vuoi che sia spiegato tutto.”
“Abbiamo una nuova stella qua con noi… che brilla di luce propria.” Disse la donna più anziana.
“Io invece sto studiando come curare gli occhi delle persone, quindi stiamo facendo lo stesso percorso…” disse Lauren con un sorriso anche se sapeva che non era così.
“Non mischiare quello che fai tu con quello che faccio io…” disse allora l’altra con un finto senso di superiorità.
“E tu, Carter? Come va all’asilo?” chiese al bimbo che stava mangiando tutto contento un gelato a forma di topolino.
“Ziaaaaa! Va tutto bene, anche se c’è questo marmocchi che mi da un sacco fastidio… ah l’umanità!” rispose il bimbo ricordando a sua madre… “Perché stai parlando come Francoise? Quanto tempo ci hai passato assieme?”
“Ma è lo zio…” disse l’altro che stava per scoppiare a piangere.
“Non piangere Carter, però voglio che tu provi ad essere amico di tutti, ok?”
“Tu hai versato della granita su un body una volta solo perché la tua amica aveva fatto una coreografia migliore della tua.”
“E le aveva rubato la coreografa.”
“Ma poi io le ho rubato la coreografia.” Finì la bionda quella bella storia. “Comunque quando avrà diciassette anni potrà tirare addosso a chi vuole le granite, per ora no.”
“Non puoi dire così ad un bambino, poi lo farà sul serio!” la riprese Giselle.
“Ma io gli dirò che non può farlo, per ora è solo una frase fatta che gli dico per tranquillizzarlo.”
“Sarà meglio, non voglio sapere di nessun bambino che ha una granita in testa solo perché tu hai detto a tuo figlio che poteva farlo.”
“Ovvio, per chi mi hai preso.” Disse Lauren facendo la finta offesa perché sapeva che la donna non voleva sgridarla o cosa, solo darle qualche lezione di vita.
“Comunque ho deciso che approverò la tua richiesta, i vostri sponsor sono felicissimi di regalarvi la settimana bianca che c’è a maggio nel nord della Spagna dove andrete in pullman, vi allenerete, vi divertirete e otterrete un po’ di meritato riposo, visto che so che vi siete allenati tanto.”
“Grazie, che bello. So già cose gli farò fare: corsetta mattutina, allenamenti per la restante parte di essa, un pranzo delicato e poi in spiaggia, dove ci divertiremo a oziare. Mi divertirò a vedere la faccia di Francoise quando glielo dirò, visto che lui odia il mare.” La ragazza era felice come una pasqua.
“C’è anche un'altra piccola cosina di cui non ti ho parlato, sai no che i miei, tuoi, loro sponsor sono molto amici gli uni con gli altri, e quelli più importanti hanno deciso di sedersi allo stesso tavolo delle trattative e di siglare un accordo. Ora, non è ancora sicuro nulla, e poi tu dovrai andare a parlare con loro perché vogliono anche sentire il tuo parere, ma stanno pensando di dare due milioni di euro ad ogni ragazzo se riusciranno a portare a casa tutte le medaglie della ginnastica.”
“Tutte le medaglie della ginnastica? Ma neanche i cinesi ci sono mai riusciti in una specialità, e loro sono bravi in tutto, come può la mia misera squadra di ragazzi a vincere così tanto?” chiese con gli occhi a punto interrogativo.
“La tua non è una misera squadra! Lauren, quei ragazzi sarebbero arrivati primi ai mondiali se tu non avessi detto che andare alle Fiji era meglio!”
“Lo so, ma non ci sono solo gli americani, ci sono i cinesi e le cinesi, i tedeschi, i russi, gli ungheresi… ci sono campioni in tutto il mondo e tu vuoi che i miei ragazzi vincano ogni cosa?”
“Possono farcela?”
“Sì! È ovvio che possono farcela, li alleno io. Molti di loro non sono neanche capaci di sbagliare perché si sono allenati talmente tanto che anche se cadono lo fanno come se fosse la fine della loro routine!”
“E allora quale è il problema?”
“Che se glielo dico non riusciranno a fare nulla.”
“E allora non dir loro nulla. Aspetta che vincano e poi dì loro tutto.”
“Sei intelligente sai Giselle? Non ci avevo pensato.”
“Lo so, sono la più intelligente di tutti.” Disse con un sorriso mentre Monica portava loro il dolce.

 
***

Palestra quella sera, 12.03.2016
“Ancora qualche passo e poi ci siamo.” Disse una voce maschile alla ragazza che stava camminando bendata attraverso la porta della palestra e stava camminando su per delle scale, senza che lei sapesse effettivamente dove si dovesse andare.
“Mi dici dove diamine stiamo andando? Sono bandata da quando sono entrate nella tua macchina.” chiese Samira che si stava spazientendo. Era vero che Mohamed le era sempre piaciuto e che quando le aveva chiesto se volesse uscire con lui lei era talmente tanto felice che non era riuscita a fare nulla di buono sulle parallele se non cadere rovinosamente ogni volta che provava a fare qualcosa. Lauren che stava seguendo (più che seguendo urlando) Francoise ad un certo punto le disse anche “Riesci a sostenere la tensione di avere il tuo fidanzatino accanto a te, o devo spostarti nella palestra fredda e gelida?”. Non era mai stata così in imbarazzo con la sua allenatrice. Che lui l’avesse portata in palestra quello lo aveva capito, ma chi porta una ginnasta in palestra per un appuntamento? Che tristezza.
“Ora puoi toglierti la benda.” Disse lui mentre si accomodava su uno degli spalti, dove era preparato un picnic a lume di candela.
“Tu hai preparato un picnic in palestra?”
“Troppo scontato?”
“Se lo scopre Lauren ti ammazza, ma l’idea è molto originale.”
“Lei non lo scoprirà mai.”
“Lei sa tutto, probabilmente ha delle telecamere che i spiano anche mentre siamo a casa nostra.”
“Non è vero!”
“Ti giuro, qualche giorno fa è arrivata da Magdalene e le ha chiesto se davvero voleva mettere quel vestito rosso che era terribile alla presentazione. E lei non ne aveva mai fatto parola con lei!”
“Quella ragazza, donna, allenatrice, madre, studentessa, quel che è mi spaventa troppo. Ogni tanto mi chiedo se non sia un mostro o una specie di strega che è comparsa da noi solo per torturarci.”
“Però bisogna ammettere che è brava. Non credo ce con un altro noi saremmo dove siamo ora.”
“Soprattutto è brava a sopportarci, in quanti ci riescono?”
 “Nessuno ci è mai riuscito. Poi come fa ad essere sempre perfetta?”
“È impossibile essere come Lauren Tanner.”
“Comunque, parliamo di altro mentre ci godiamo la cenetta preparata da mio nonno.”
“Tuo nonno?”
“È un cuoco che ha fondato la nostra catena di ristoranti, e ha detto che era felicissimo di prepararci la cena.”
“Sembra delizioso comunque. Ma tu non studi per diventare cuoco, o sbaglio?”
“Io ho fatto un corso per diventare cuoco e ora sto studiando per diventare chimico.” Vedendo però la faccia della ragazza che lo guardava stupita disse “Mi interesso di chimica sia perché mi piace, sia perché nella mia università c’è il corso di chimica del cibo, e insomma…”
“Capito tutto, interessante come scelta.”
“Tu cosa fai?”
“Io studio per diventare assistente sociale. Con tutti queste persone che non hanno nulla io che ho avuto la fortuna di poter permettermi molte cose ho deciso che dare una mano è la cosa migliore.”
“Brava ragazza, questo è lo spirito che deve accompagnare le persone di questo mondo.”
Si stavano dilungando troppo in chiacchere allora lei chiese “Ma se io faccio un’idiozia, tu non mi dici nulla, vero?”
“Dipende dall’idiozia.”
E allora la baciò. E ancora. E ancora.
“La cena la finiamo dopo, va bene?” chiese lui.
“Direi, ora sono troppo occupata.” Gli rispose prima di ricominciare a baciarla.

 

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Capitolo 22
*** CAPITOLO VENTUNESIMO ***


CAPITOLO VENTUNESIMO
 
Teach your children well

Palestra, 31.03.2016

“Allora, secondo te gli posso parlare?” chiese Cesare a Magdalene mentre si allenavano lui al corpo libero e lei pure. Entrambi partecipavano all’all around e quindi dovevano prepararsi non solo in una routine nel loro attrezzo, ma anche in tutti gli altri e mentre facevano questo il giovane atleta non riusciva a smettere di pensare che aveva deluso il suo migliore amico fin dai tempi delle elementari solo per una buona offerta di lavoro. Francoise lo aveva scoperto per caso, era entrato nello studio di sua sorella e aveva visto che sulla carta dei nuovi assunti compariva anche il suo nome, e che anzi i body che le ragazze avrebbero portato a Rio erano stati disegnati da lui. Era stato uno smacco per il giovane che non gli parlava da quel giorno: aveva addirittura preferito stare con Jerome durante tutti e due i viaggi per andare e tornare dalle Fiji, certo, all’andata non poteva farci nulla perché era arrivato in ritardo e lui si era già seduto con Magdalene, ma al ritorno potevano benissimo passare nove ore assieme come quando erano piccoli e Francoise si era seduto con un po’ di paura accanto a lui alla sua prima gita in quinta elementare. Il ragazzo biondo era comparso nella sua classe in quinta, quando tutte le più grandi amicizie erano state consolidate, non che lui ne cercasse, fra parentesi. Se ne stava sempre sulle sue e ogni tanto arrivava a scuola con qualche brutto livido che lui spiegava come cadute impossibili o strane porte che sbattono… certo non è possibile che tu vada per cinque volte di fila contro la stessa porta, dopo due volte ti accorgerai che c’è; sta di fatto che quando dovevano partire per la gita lui era seduto accanto all’unico posto libero del pullman, perché come al solito il suo amico era arrivato in ritardo, e con paura gli aveva chiesto se fosse libero. Era nata una bella amicizia e si erano ripromessi che a tutte le gite loro si sarebbero seduti vicini: il viaggio alle Fiji era la prima volta che non succedeva. Quando lui era arrivato aveva tenuto il posto come al suo solito, anche se c’erano poche possibilità che lui si sedesse lì; passavano i minuti e Francoise non arrivava. Quando arrivò Magdalene pensava che il posto fosse per lei, ma lui le aveva detto che era riservato, che era una cosa che facevano dalle elementari. La sua ragazza gentilmente gli aveva detto che si sarebbe seduta con Samira, visto che sapeva quando il ragazzo ci tenesse a fare pace con il suo migliore amico, ma l’altro le aveva detto che probabilmente lui non sarebbe più arrivato e quindi l’aveva fatta sedere. Quando poi il ragazzo è arrivato gli aveva lanciato uno sguardo pieno d’odio e di risentimento. Poi si era seduto con Jerome.

“Secondo me dovresti almeno provarci. È da quasi due mesi che non vi parlate, che non vi dite neanche “Ciao”. So quanto ci tieni alla tua amicizia con lui, provaci almeno.” Gli rispose.
“Hai proprio ragione, Lauren non si disturberà se io le rubo il pupillo per qualche minuto.”
“No, chiamamela anzi che con Georgette ammalata ho bisogno di un consiglio.”
“Subito.” Disse mentre si incamminava verso le parallele simmetriche dove si allenava sia Francoise che Mohamed e chiese all’allenatrice se poteva restare un po’ da solo con lui. Lei si allontanò e andò verso Magdalene che stava provando un complicato numero di ruote.
“Allora, come ti sembra?” chiese.
“Il tuo fidanzato e il tuo corpo libero? Perché sono entrambi molto buoni.” Le rispose con un sorriso.
“Dai, scema… la mia routine! So benissimo che il mio fidanzato è perfetto!”
“Comunque va bene. Se vuoi mentre la povera Georgette è ammalata puoi aggregarti al giovane la sopra che riesco a guardare due studenti assieme.”
“Anche se uno dei due lo devi strigliare in ogni momento dell’allenamento?”
“Ma io lo faccio perché gli voglio bene!”
“Lo fai perché vuoi dimostrare qualcosa… ma cosa…”
“Che io sono la migliore di tutti? Che i miei studenti sono i migliori? Che sono il massimo in fatto di allenamento?”
“Che non conosci la parola modestia?”
“Anche… sono la miglior allenatrice della storia della ginnastica e io lo dimostrerò a tutto il mondo. Il mio campo sarà Rio e i miei soldati i miei ginnasti allenati fino allo sfinimento che non sbaglieranno neanche un movimento.”
“Sembri un generale quando parli così… mi fai paura.”
“Sono sempre io… però forse il potere mi ha dato alla testa… sai, governare la mia piccola palestra con il pugno di ferro, nessuno che mi può disobbedire… questi sono i momenti in cui non rimpiangi di essermene andata.”
“E poi hai conosciuto noi!”
“E poi ho conosciuto voi! Comunque devo ancora farti i complimenti.”
“Per…?”
“Pensavi che non avrei scoperto che hai corretto Jean Bistrole il premio Nobel per l’economia?”
“E come hai fatto a scoprirlo?”
“È entrato come una furia nell’ufficio di Giselle dicendo che nessuno può correggerlo. Lo hai fatto arrabbiare parecchio…”
“Ma non ho fatto apposta, solo… aveva sbagliato. Come si può non correggere qualcuno che sbaglia?”
“Oh, io la penso come te, persa che una volta mi sono quasi fatta cacciare da Sasha perché gli avevo risposto male.”
“Ho sempre saputo che tu sotto sotto eri una ribelle.”
“Ci stiamo dimenticando di come è stato concepito mio figlio.”
“Giusto, la regola.”
“La regola.” Dissero con un sorriso ricordando il primo giorno e la regola di Lauren di stare attente, perché non voleva che nessuno facesse la sua stessa fine, sia per il fatto che la regola era un po’ troppo ferrea sia perché beh… nessuno vuole avere un figlio a 17 anni.
Ad un certo punto si sentì un colpo per terra, come se qualcosa di molto grande fosse appena caduto e un urlo “Sei un deficiente, vieni qui dicendo che io non mi devo arrabbiare, quando sei tu che hai tenuto nascosto al tuo migliore amico che venivi assunto nell’azienda della sua famiglia? E poi quando ti dico per la prima volta questa frase commenti anche dicendo che quella è tutto fuorché la mia famiglia? Guarda un po’ quale è il cognome della tipa che fra qualche mese firmerà le tue buste paga!” Nonostante lo sfogo Francoise sapeva che il suo amico voleva solo dire che quella non si poteva chiamare famiglia, visto che tutti si odiavano.
“Perché ti arrabbi così tanto? Mi hai detto tu stesso che la moda non ti interessa e che se potessi faresti un falò con tutti i bozzetti che hai in casa!” disse urlando anche Cesare.
“Sì, ma proprio per questo volevo che me lo dicessi prima di accettare un lavoro da mia sorella.”
“Cosa dovevo dirti? Che non mi farò scappare una grande opportunità?”
“Potevi dirmi almeno che avevi questa opportunità!”
“Pensavo che tua sorella ti avesse detto che vado a lavorare per lei!”
“Mi hai appena accusato di avere una famiglia che non è una famiglia e ribatti alla tua viltà così?”
“Ma chi sei tu per insultarmi così?”
“Dio sono il tuo migliore amico! Pensavo che avresti almeno avuto il coraggio di dirmi che hai ricevuto un’offerta così vantaggiosa!”
“E poi cosa mi avresti detto? Che dovevo lasciare andare perché odi la tua famiglia.”
“Dio, no ti avrei detto di accettare, perché era la tua grande occasione, ma a quanto pare tu non ti fidi di dirmi nulla!”
“Come tu in quinta elementare ti fidavi di dirmi cosa ti succedeva a casa? Del perché ogni tanto tornavi a scuola pieno di lividi? Credevi che fossi così stupido da non capire che un bambino con la grazia di un ginnasta cade diciassette volte per le scale in un solo mese? Che sbatte conto una porta altrettante volte? Non sei mai caduto a ginnastica e mi vuoi dire che cadi dalle scale? Non hai sbattuto contro l’attrezzo dei volteggi e mi dici che vai contro le porte? Secondo me sei diventato quello che sei perché il paparino che tanto ti odia quando eri un piccolo bimbo si divertiva con te…” Non riuscì a finire la frase e a capire quello che aveva detto che un pugno gli arrivò sulla mascella. Francoise era un ragazzo privo di violenza, preferiva ferire con le parole che con i pugni, ma quel giorno. Si trattenne da tirargli un altro pugno buttò a terra un altro porte-magnesia e poi uscì. Subito Magdalene corse vero Cesare chiedendogli come stessi, ma il ragazzo capendo cosa aveva detto la guardò e le disse “Non merito il tuo aiuto, merito solo che Francoise mi riempia di pugni. Gli ho detto una cosa orribile.”
Lauren si avvicinò e gli disse “Io ti ordino solo una cosa: o chiarisci con lui o sia te che lui siete fuori. Magari gli fai un favore, ma di sicuro non lo fai a te stesso. Chiarisci e trattieni le parole, siete troppo simili perché possiate non finire ad urlarvi l’uno contro l’altro se uno dei due non si trattiene.”
“Perché dovrei essere io quello che si trattiene?”
“Perché a lui imporrò lo stesso.” Gli disse mentre con Jerome che era in apprensione per il giovane ginnasta biondo, correva verso la palestrina dove il ragazzo si era nascosto a sfogare la rabbia.
Entrati lei disse “Ora mi spieghi.”
“Che finezza.” Le rispose.
“Da che pulpito.” Gli rispose Jerome.
“Ok, quando ero in quinta elementare ed eravamo migliori amici, ci eravamo ripromessi di raccontarci tutto, ma non puoi raccontare al tuo amico di 10 anni che tua padre si diverte ad usare le ciabatte o la cintura quando sbagli esercizi di ginnastica.”
“Scusa se infierisco, ma tu sbagli tutt’ora.” Disse Jerome.
“Aveva capito che anche se mi tirava qualcosa o usava la sua preziosa cintura Armani a me faceva piacere perché voleva dire che ci teneva. Quando lo ha capito ha smesso di interessarsi a me e quello fu il colpo più duro.”
“Ora che abbiamo capito tutto, ti impongo di chiarire. O sarete fuori, magari per te sarà un sollievo, ma per lui no, e sai quanto desideri quell’oro.”
“Sei una bastarda quando fai così.”
“Lo so.”

  

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Capitolo 23
*** CAPITOLO VENTIDUESIMO ***


CAPITOLO VENTIDUESIMO
Tell the world, say that you’re proud to be a lady

Palestra, 04.02.2016

Bagamis pula!si disse Alecu mentre ancora una volta metteva a rischio la sua capacità di fare figli per saltare su una trave. E tutte le volte si malediceva perché era diventato un ginnasta invece che un nuotatore, un calciatore o l’atleta di un qualsiasi altro sport che non avesse degli attrezzi o delle ragazze con cui gareggiare. Tutto era nato come al solito da un’idea di Loren, perché allenare il suo allievo “poponar” come dicevano dalle sue parti non era abbastanza. Non le doveva venire in mente di fare per una settimana un divertentissimo scambio di ruoli dove i maschi avrebbero fatto le routine con attrezzi femminili e il contrario. Aveva ancora l’ulcera da quando aveva sentito questa notizia.

Flashback

“Allora, giovani ginnasti!” disse Lauren quando arrivò qual lunedì dopo la lezione di pediatria che l’aveva divertita parecchio “Questa settimana io e i vostri allenatori abbiamo deciso di fare un giochetto divertente con voi e le ragazze… per mettersi un po’, come dire, nei panni degli altri. O meglio negli attrezzi degli altri.”
“Gupl” dove per “gulp” si intende “Oh Santo Gesù, ma perché ho voluto far il ginnasta?”
“Ognuno di voi sarà sempre seguito dal proprio allenatore, solo che questa volta non vi allenerete sulle routine che portate a Rio o su esercizi generici per rinforzarvi e migliorarvi, voi preparerete uno spettacolo che fungerà da seggio. Domenica tutti i vostri genitori verranno qui a vedere il vostro operato, si divertiranno un mondo!” finì. Era terribile. Già gli uomini pensavano ai loro gioielli di famiglia e le donne a come cavarsela in attrezzi dove la forza fisica era l’elemento più importante.
“Ma come si sceglieranno gli attrezzi?” chiese Cesare che era già su di giri.
“Le femmine per i maschi e i maschi per le femmine. Solo due persone sceglieranno, ma non avranno scelta. I nostri due pupilli dell’all around ci stupiranno in un all around tutto al contrario.” Rispose Lauren.
“Ma i maschi sono avvantaggiati, sono di più e loro chi farà il loro all around si dovrà preparare due attrezzi di meno.” Disse Magdalene che già sapeva avrebbe fatto l’all around con tutto il possibile.
Lucrece prese la parola e disse “Per questo abbiamo fatto dei piccoli accorgimenti: io starò in squadra con voi e mi preparerò un attrezzo maschile che voi giovani sceglierete e te, Magdalene, che come hai già capito farai l’all around, verrai valutata divisa in due. Tre attrezzi e ti daranno un punteggio e poi gli altri tre te ne daranno un altro.”
“A cosa servono i punteggi?” chiese Francoise che stava cominciando a preoccuparsi: anche se non avesse fatto l’all around rischiava comunque un doloroso atterraggio sulla trave, una spaccata o una caduta dalle parallele. Quelli più fortunati sarebbero stati quelli che si beccavano i volteggi: non c’è molta differenza.
“Bene, ora decidetevi. Ricordatevi: Francoise e Magdalene possono solo scegliere per qualcun altro. Quando avrete finito vi dirò il vostro premio.” Disse la bionda dannata guardandolo. Trave, corpo libero femminile, parallele asimmetriche e volteggio: voleva morire, non che Magdalene fosse messa meglio di lui, anzi… forse peggio. Cominciarono tutti ad urlare, ma il buon Stephan che odiava il rumore disse “Ora ogni maschio decide per una femmina, Francoise, tu non disperare ma è meglio se vai ad allenarti e non pensi alla scelta, mentre visto che la giovane Magdalene farà sei attrezzi sceglierà per due di noi. Ok?” Mentre gli altri si divertivano Francoise andò a mendica un po’ d’aiuto da Lauren che lo stava guardando come si guarda un pesce che sta per essere messo in padella.
“Comincio io: Amelie, tu farai la sbarra.” Disse il giovane russo che mentre guardava la ragazza bionda che arrossiva come una fragola.
“Cho, ti do un compito facile, i volteggi maschili.  Vorrei vedere una rondata, flic-flac in prevolo; salto indietro raccolto con 2 avvitamenti in volo, o Dungelova nella categoria dei salti Yurchenko.” Daniel le aveva lanciato una bella sfida.
“Madleine, il corpo libero maschile: niente coreografia artistica, solo forza bruta.” Jean magari faceva il timidino, ma quando significava torturare la sua altra metà era molto bravo.
“Samira, le parallele simmetriche ti stanno aspettando con ansia lì dietro!” disse Mohamed con un sorriso alla sua ragazza.
“Adele? Quanto ne sai di anelli? Beh, ci mostrerai quello che sai a quanto pare.” Cesare era proprio un bastardo quando ci si metteva.
“Manca ancora Lucrece, giusto? La cavallina.” Jerome invece era sempre di poche parole.
Alecu si stava chiedendo come mai lo avessero escluso da questa cosa divertente di torturare le ragazze.
“Ora ci sono io, giusto?” chiese Amelie “Visto che tu Stephan mi hai consigliato la trave io ti consiglio le parallele asimmetriche. Vedrai quanto è divertente passare da una parallela all’altra senza spaccarsi qualche osso nella caduta.” Quella giovane era anche lei un insieme tra la timidezza assoluta e Terminetor.
“Daniel, anche io ti do i volteggi, ti chiedo di mostrare una rondata, flic-flac con 1/2 avvitamento in prevolo; salto avanti carpiato con 1/2 avvitamento in volo, o Podkopayeva sempre della categoria degli Yurchenko.” Cho si era vendicata in maniera magnifica.
“Jean… quale è il tuo tipo di musica preferito? Sai ti servirà come base per il tuo corpo libero!” questa era la risposta alla forza bruta maschile di Madleine.
“Mohamed, come Stephan…” disse Samira al suo boy.
“Paul, mi sembri triste perché non hai ancora parlato, di do una cosina semplice semplice: Cheng Fei, e non mi sembra servano delle spiegazioni.” Adele, che ragazza simpatica.
Lucrece disse a Jerome “Come te la cavi con il corpo libero? Perché sai, volgio sentire anche la musica che ci metti.”
Mancavano solo Alecu e Cesare, Magdalene non ci impiegò molto ad arrivare dicendo: voi due che mancate divertitevi sulla trave.”
“Te bag in pizda matii.” Per fortuna che nessuno sapeva cosa volesse dire.
Fine Flashback

E così eccoci qui… nessuno riusciva a fare nulla. Alecu guardando per la stanza vide che le uniche persone che riuscivano a fare qualcosa di decente erano Magdalene, Lucrece e indovinate un po’? Il piccolo poponar di Loren che con molto equilibrio riusciva a non distruggersi le parti basse dalla trave. Lui e Cesare erano anche quasi diventati amici, almeno erano diventati compagni di sventura, visto che dovevano entrambi darsi da fare su quell’attrezzo infernale. La capa non aveva neanche detto quale sarebbe stato il premio finale visto che aveva deciso che sarebbe stato più divertente così… “Lasciamo la suspense!” aveva detto con un sorriso. Suspense un corno, quanto voleva andarsene da li e finire i suoi giorni a coltivare patate!
***
Palestra, 09.02.2016

“E dopo il delizioso Cheng Fei di Paul cediamo il paco a Jean che ci stupirà sulle note di Mozart!” Lauren era tutta eccitata, non stava più nella pelle da quanto era divertente torturare così i suoi ragazzi. Quel giochino le era venuto in mente un giorno perché Cesare stava dicendo che le ragazze non sarebbero mai state in grado di fare tutti gli attrezzi maschili mentre non ci voleva nulla a fare una danza sul piano del corpo libero. Ed ecco la vendetta: le ragazze anche se erano una di meno stavano andando molto meglio, soprattutto, nessuno sapeva quale sarebbe stato il premio per chi vinceva. Una settimana dove gli allenamenti li decidevano la squadra vincente. L’unico maschio che si era messo veramente d’impegno era stato Francoise che aveva già fatto un buon corpo libero, un volteggio molto pulito e delle parallele davvero divertenti che scimmiottavano il comportamento femminile, dopo che le ragazze si erano divertite a imitare i maschi in tutto il peggio possibile. Gli altri ragazzi avevano preso la sfida un po’… sottogamba. Le giovani li stavano stracciando, quasi quasi gli dispiaceva che Francoise, il suo allievo biondo dovesse soffrire una settimana di soprusi perché i suoi amici non avevano preso quello che lei diceva sul serio, visto che lui aveva imparato a spese di tutti quanto fosse sbagliato.
Dopo che anche Jean aveva finito e che Magdalene si apprestava a fare la sbarra lei si avvicinò al biondo che stava guardando sugli spalti e gli disse “Stai andando bene.”
“Tanto qualsiasi sia la sfida noi la perderemo, insomma hai visto anche tu Alecu sulla trave, in ogni momento pensavo sarebbe diventato un tipico soprano italiano.” le rispose.
“Non che ne saresti triste.”
“Mai detto ciò.”
“Comunque i tuoi non sono venuti, eh?” gli disse visto che aveva notato che i signori stilisti non erano sulle gradinate a divertirsi a guardare i ragazzi.
“Sono in vacanza con mia sorella alle Isole Cayman. Mio nonno a detto che se volevo sarebbe venuto su lui a vedere la gara, ma gli ho detto che non serve. Mi sono fatto l’abitudine dopo che quando avevo 10 anni mio papà non è più venuto.” E non era neanche triste. Quando gli aveva detto cosa avrebbe fatto gli aveva riso al telefono.
“Comunque, e non posso credere di dirlo, sei bravo, quando ti impegni.”
“Lo so.” E toccava a qualcun altro quindi dovette andare a fare l’annunciatrice. Gli si avvicinò Alecu che con un sorriso malefico gli disse “Allora piccolo poponar ti mancano solo gli organi femminili e poi sei una donna perfetta. Fai le routine come loro e hai pure i loro stessi gusti in fatto di ragazzi.”
“Cosa vuoi dalla mia esistenza? Perché se non c’è nulla vorrei vedere Cho fare il complicato volteggio che tu non sai neanche fare.”
“Perché tu si? Da come hai fatto bene quell’Ivantcheva pensavo che tu non ne fossi capace.”
“Forse io non ne sono capace, ma almeno quando me lo chiedono so stare su una trave senza cadere.”
“Questo conferma solo quello che ho sempre pensato: sei una donnina.”
“Io sarò una donnina, ma almeno non sono un castrato italiano del ‘800 solo perché sono caduto dalla trave diciotto volte, perché ti ho contato.”
“Non sono caduto diciotto volte.”
“No, sei caduto in tutto più di cento volte, diciotto era solo il numero di lunedì mattina dopo che Loren ci ha avvisati di questa piccola gara.”
“Perché sei così?”
“Perché ho imparato a difendermi dai coglioni come te… anzi forse ora non ti posso chiamare coglione, visto che ne sei sprovvisto.”
“Vuoi che ti faccia vedere?”
“Ora sei tu che mi stuzzichi.” E con questo chiuse definitivamente la discussione perché Lauren l’aveva chiamato per fare la routine alla trave, l’ultima di tutta la giornata.
***

Era arrivato il momento della fine.
“Bene ragazzi, sono felice di annunciarvi il vincitore di questa piccola sfida a suon di change. Le ragazze hanno mostrato molto più impegno dei maschi che hanno preso questa sfida come se fosse uno scherzo. Per questo motivo sono felice di annunciarvi che le ragazze hanno appena vinto una settimana dove potranno far fare ai machi tutto quello che vogliono durante allenamento. Spero siate felici, ragazzi.”
Terrore generale, i maschi stavano avendo un infarto.
“Tranquilli ragazzi, vi distruggeremo solo.” disse Magdalene con un sorriso. 

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Capitolo 24
*** CAPITOLO VENTITEESIMO ***


CAPITOLO VENTITREESIMO

I'm in love with the shape of you

Palestra, 13.04.2016

Le ragazze li stavano distruggendo. Erano appena due giorni che avevano preso il potere sulla palestra, ma erano stati i due giorni peggiori di tutta la storia della palestra, neanche i primi allenamenti con Lauren erano stati così duri, così terribili, mancava solo che invece che sugli attrezzi maschili si allenassero su attrezzi femminili e poi l’imbarazzo sarebbe stato al massimo… le femmine si erano vendicate per il poco impegno che i ragazzi avevano messo nella gara, e quindi si erano vendicate. Ovviamente l’unico ragazzo che sembrava essere immune a qualunque tipo di vendetta era Francoise. Magdalene aveva detto che l’aveva visto così tanto impegnato, era addirittura andato a chiedere aiuto a Lauren quando serviva, che aveva deciso di fargli fare una settimana di vacanza, praticamente si allenava solo in quello che voleva… che era il corpo libero perché era l’unica cosa che ancora non gli veniva da 10/10. Ma ora il divertimento era un altro: quando le ragazze non guardavano Cesare continuava a stuzzicare Jerome perché aveva perso la scommessa e quindi avrebbe dovuto pagare: Cesare era fiero di se, perché era stato l’unico dei maschi a fare più di 13.000 (Francoise a parte) e aveva quindi battuto un oro olimpico, che non era cosa da poco (anche se nei body femminili). La scommessa lui l’aveva vinta e quindi ora si aspettava che Jerome andasse da Francoise e gli chiedesse di uscire per andare con lui al cinema e poi a cena fuori in un bel ristorante. Quando il giovane iridato aveva sentito che il pegno sarebbe stato così pericoloso aveva risposto con un sorriso e aveva detto “Almeno sono sicuro che tu non gli hai detto di dirmi di no, visto che non vi parlate.” Dopo questa frase il giovane signore degli anelli stava per aggiungere che si doveva mettere anche in ginocchio per chiederlo, ma Amelie era venuta a salvare Jerome dicendo che si dovevano allenare e non battere la fiacca; quel giorno era il giorno. Cesare aveva regalato un paio di scarpe nuove alla sua ragazza per far fermare l’allenamento e far si che l’oro olimpico potesse chiedere al biondo un appuntamento. Tutti si aspettavano una risposta negativa che sarebbe finita con una risata generale. Ora si doveva solo vedere. Jerome stava camminando come se dovesse andare al patibolo, quando si avvicinò a Francoise gli disse “Proprio una bella routine.”
“È fatta da cani, sbagli quasi tutti i movimenti e non riesco a fare tutto di fila, sono caduto cinque volte e i miei salti sono alti come i voli di una gallina. Quindi, cosa vuoi?” il giovane sapeva molto bene quello che sapeva e non sapeva fare.
“Secondo me non è stato così male.”
“Vuoi che chieda a Jean di dirmi con sincerità come erano i miei salti?” Jean il quale stava pregando che Jerome facesse il suo lavoro e che non gli chiedessero nulla… era troppo giovane per morire.
“No” respiro di sollievo di Jean “volevo solo farti un complimento.”
“Io odio i complimenti, sono inutili e lecchini.”
“Ok, allora ti chiedo direttamente quello che devo.” Ma non parlava. Dopo qualche minuto l’altro lo guardò e gli disse “O parli, o io ricomincio a migliorare il mio corpo libero.”
“È che non è facile.” Sentiva già le risate di Cesaree dei suoi compagni quando l’altro gli avrebbe detto di no “È che volevo chiederti se…”
“Io sono appassionato di Batman e Ben Affleck deve essere perfetto in Batman vs Superman. Domani sera c’è il film al cinema Lumiere alle 21,30. E poi il bar di una mia compagna di liceo è aperto 24h su 24. Non ti dico neanche (anche se come frase non ah senso perché te lo sto dicendo) paghi tu. Contento? Ora devo continuare ad allenare il mio corpo libero, se non ti dispiace.” E ricominciò a fare i salti e le piroette.
Quando Jerome ritornò da Cesare gli chiese “Mi ha davvero dato un appuntamento?”
“In teoria tu lo hai chiesto a lui.”
“Sì, ma ha fatto tutto lui, non ho detto una parola se non dei balbettii scomposti.”
“Beh, continua così e lui sarà felicissimo. Odia le persone che parlano durante i film.”
“Ma… ma… ma…”
“Ecco, così sei perfetto.”
“DIO SANTO QUANTO SEI IDIOTA!!!” si sentì ad un certo punto. Tutta la palestra si girò verso i volteggi, lì Daniel e Cho stavano avendo un durissimo scontro.
“MI DA DELL’IDIOTA UNA RAGAZZA CHE NON RIESCE A CAPIRE LA DIFFERENZA FRA UNA BAITOVA E UN LUCONI!”
“IO LA CONOSCO LA DIFFERENZA, SEI TU CHE NON SA RICONOSCERE UNA KHORINKA QUANDO LA VEDE!”
“IO SA RICONOSCERE UNA CORINCA QUANDO LA VEDO!”
“ALLORA NON STAI ATTENTO, PERCHÉ È QUELLO CHE HO APPENA FATTO E TU L’HAI SCAMBIATA PER UN SERVENTE.”
“HO DETTO CHE SECONDO ME CI ASSOMIGLIAVA DI PIÙ VISTO CHE NON SI PUÒ DIRE CHE TU L’ABBIA FATTA AL MEGLIO.”
“IO NON L’HA FATTA AL MEGLIO, SONO LA MIGLIORE QUI CHE FA I VOLTEGGI!”
“MI SEMBRA CHE PERÒ NON SIA FATTA COSÌ  TANTO BENE, VISTO CHE L’HAI SBAGLIATA!”
“IO NON L’HO SBAGLIATA.”
“EPPURE NON È CHE L’ABBIA FATTA COSÌ  TANTO BENE.”
“Ok, animi ardenti andatevi a rinfrescare un momento in spogliatoio visto che questa fino a prova contraria è ancora la mia palestra e che io sono ancora il vostro capo.” Lauren, odiava le urla.
“Ma… è colpa sua!” dissero in coro.
“Potrebbe anche essere colpa di un diavolo che vi ha consigliato male, vi mando in spogliatoio comunque.”
“Ma non puoi farci questo! Dobbiamo allenarci!”
“Potreste anche passere un mese senza allenamento e comunque arrivereste primi.”
“Sei sicura sicura?”
“Ovvio che sono sicura, sono io. Quindi prima che mi arrabbia andate negli spogliatoi e “sfogate” i vostri bollenti spiriti. Ah, Francoise Sali.” Concluse la bionda con un sorriso.
***

Alla pausa Francoise entrò in spogliatoi perché stava cercando il suo telefono: doveva dire a suo nonno ( che era molto meno bigotto di suo padre) quello che aveva fatto con Jerome ed era tutto felice, anche se stava cominciano a preoccuparsi… insomma, non lo doveva odiare? Quando entrò sentì una voce maschile che diceva “Sei una bomba!”
“Lo so.” Gli rispose una voce femminile.
“E comunque la tua Corinca era perfette.”
 “E scusami se ti ho chiamato idiota.”
“Lo so… ma secondo te Lauren sa?”
“Non può sapere, lei non sa mica tutto.” Su questo Francoise aveva qualcosa da ridire, insomma lei sapeva tutto, anche quello che non doveva sapere.
 “Comunque potremmo ben dirlo, stiamo insieme da quasi un anno!”
“È che mi sembra sempre strano dire che sto con te, visto che ad allenamento non ci parliamo mai.”
“Sì, ma è anche ora di dirlo…”
“Sì, ma per ora sono occupata…” E Francoise decise che quello era il momento giusto per entrare.
“Ragazzi, vi serve qualcosa, champagne, un materasso o una coperta? Immagino che il pavimento sia scomodo e che coprirsi con delle giacche pure.” Amava essere fuori luogo.
“Francoise.” Disse Cho.
“Quello è il mio nome.”
“Da quanto tempo sei li?”
“Da abbastanza da sapere che voi state insieme e che quindi la litigata di prima era fatta solo per distrarci, cose che vi è anche venuta bene, se non fosse che Lauren lo sapeva già da circa un anno.”
“Mi vuoi dire che lei lo sapeva già?”
“Ovvio, lei sa tutto di tutti su tutto.”
“E va bene, dirò a tutti che amo questa ragazza!” disse Daniel senza pensarci.
“Non me lo avevi mai detto…” gli disse l’altra con un sorriso.
“Perché non pensavo ce ne fosse bisogno.” Le disse baciandola.
Francoise capì che era meglio smammare ma prima di uscire disse “Etero, non sanno mai controllarsi.”
 

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Capitolo 25
*** CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO ***


CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO
She said “Where’d you wanna go?
How much you wanna risk?
Casa di Francoise, 19.04.2016

“Allora, signorino Francoise, cosa fa lei? Non va con i suoi genitori alla festa per Pasqua a casa del sindaco?” chiese Consuelo al giovane ginnasta che dopo essersi alzato e aver fatto colazione invece che essersi preparato con il completo elegante e la brillantina (la povera domestica era ancora ferma agli settanta) si era seduto sul divano aveva aperto un pacchetto di popcorn e aveva letto, attività che faceva quando non stava studiando o allenandosi e quando la domestica gli aveva chiesto se potesse ingozzarsi di schifezze lui le aveva risposto che per una volta non gli sarebbe successo nulla. E allora gli aveva chiesto se per caso lui non fosse stato invitato alla grande festa che si teneva per pasqua a casa del sindaco.
“No, Consuelo. Io me ne starò a casa solo soletto a mangiare popcorn e a finire il libro che ho appena iniziato.” Le rispose con un briciolo di acidità nella voce.
“Ma oggi è Pasqua, bisognerebbe stare con la propria famiglia.”
“Che è quello che fanno i miei zii con i miei nonni a Lione. I miei genitori pensano che Pasqua sia sinonimo di pubbliche relazioni. Ma non c’è problema, ho rifiutato molte offerte per passare la Pasqua con persone che conosco, perché tanto la mia unica vera famiglia sono io, non mi manca nulla.”
“Signorino, questo non è il modo adatto per prendere questa festa. Lei è invitato a casa di Consuelo per festeggiare la Pasqua con noi.”
“Ma… io… sarei di troppo…”
“Nessuno è di troppo a casa di Consuelo, io preparo da mangiare per più persone, così sono sicura che tutti possano mangiare in pace.”
“Ma… ci sarà la tua famiglia…”
“La famiglia di Consuelo sarà felicissima di conoscerla. Dai, non si faccia pregare…”
“Ok, tu mi prendi per la gola, perché so già che avrai preparato un sacco di cose deliziose. Comunque grazie…”
“Ma non c’è di che signorino. Insomma è come se fosse parte della famiglia!”
“Smettila di darmi del Lei, in famiglia tutti sono sullo stesso piano!”
“Va bene signorino. Si divertirà molto con noi.”
Lui fece roteare gli occhi per l’uso della  terza persona e poi si incamminò con Consuelo verso casa sua.
***

Casa di Giselle, 20.04.2016
La festa di Pasqua a cui era andata Lauren con Katarina e Carter era ancora più maestosa di quella a cui erano i genitori di Francoise perché aveva condensata la Creme della Creme di Francia, ma non perché fosse un evento mondano, ma perché la Creme delle Creme di Francia era parente di Giselle o di suo marito, ad esempio: il primario dell’ospedale Pitie-Salpetriére era ad esempio il fratello maggiore di Giselle, il ministro dell’economia il marito della sorella invece, Serge Haroche, il premio Nobel per la fisica nel 2012, era lo zio di Claude, il marito di Giselle e ancora Patrick Modiano invece il marito della zia di Claude, in pratica c’erano più premi Nobel in quella stanza che ad una premiazione, essendo la famiglia di Giselle e Claude composta da puri geni. Comunque era divertente, Katarina stava con Carter, che già diceva di volere diventare uno scienziato grandioso, e parlava delle ultime scoperte in fatto di fisica con Heroche che le stava suggerendo quanto si potrebbe ancora scoprire sulla luce e tutti gli affetti ad essa correlati, e mentre lei lo guardava con gli occhi a cuoricino perché era il campo in cui voleva studiare a sapere che un genio come lui approvava ara come respirare una boccata d’aria di montagna in mezzo alla città. Lauren stava parlando di qualche studio strano di neurochirurgia che sia lei che il suo interlocutore, il fratello ci Giselle, non pensavano sarebbe andato molto avanti… ma la scienza è bella proprio perché cambia, si erano detti. Lei stava anche pensando al fatto che il suo povero allievo stava passando la Pasqua da solo quando non si dovrebbe: lei non aveva mai veramente festeggiato la Pasqua a casa negli Stati Uniti, ma come giornata era molto bella perché comunque si trovavano tutti a mangiare nella casa di campagna che suo padre aveva e si divertivano abbastanza, quando erano piccoli andavano a cercare le uova fra le vigne ed si divertivano come matti… anche Carter aveva cercato le uova, sia all’asilo che nel giardino di Giselle mentre tutti la cricca di geni lo stava guardando con un sorriso, a tutti stava simpatico quel bambino, anche se all’inizio non era molto accettato, sia lui che la madre, dopo averli conosciuti ed avere conosciuto la dedizione di Lauren per ogni cosa della sua avevano capito che la loro famiglia aveva ottenuto due grandi acquisti che si sarebbero trasformati in persone pronte e predisposte a lavorare sodo, poi erano anche stupiti di quello che era riuscita a fare Lauren con i suoi ragazzi che da giovani scalmanati che erano si erano trasformati in atleti seri che stavano aspettando di salire sulle vette del mondo della ginnastica.
“Allora Lauren, come va l’allenamento?” chiese Giselle alla ragazza una volta che lei aveva finito di parlare con suo fratello.
“Sempre il solito, il mio esperimento/saggio è stato molto fruttuoso e le ragazze si sono divertite a torturare i ragazzi dall’inizio alla fine della settimana.” Le rispose con un sorriso.
“Sei stata abbastanza dura con loro.”
“No, sono stata giusta, se loro non si impegnano non è un problema mio, ma se prendono in giro le loro compagne di squadra questo si che è un mio problema, e gliela ho fatta pagare.”
“Distruggendoli.”
“Sono stati solo $ giorni, neanche 6”
“Ma li hai distrutti…”
“Mamma… Matías mi ha fatto male!” disse Carter mettendo fine alla conversazione…

 
***
 
Dopo essersi abbuffato di piatti spagnoli e aver cantato canzoncine pasquali, aver cercato le uova e lavato i piatti con Consuelo mentre i figli di sua figli gli giravano attorno chiedendogli se anche a lui il coniglietto di Pasqua gli aveva portato delle uova e se si quanto grandi. Francoise si era divertito molto di più che in ogni Pasqua passata da quando aveva 6 anni e questa festa improvvisata aveva aiutato a liberarlo da molte idee negative come: Cesare, Jerome, le olimpiadi, Lauren, i suoi genitori, l’università, la mole di lavoro che doveva fare a casa, la mole di allenamenti, la mole di qualsiasi cosa che doveva fare… diciamo che per cinque o sei ore non aveva pensato a nulla se non a come ringraziare Consuelo dell’invito  per quel giorno… anche quello poteva sembrare un grave problema, ma era il minore, insomma bastava che le regalasse una pianta o un nuovo set di teglie e la donna (che non era ancora riuscita a chiamarlo Francoise invece che signorino) sarebbe stata contenta. Gli altri erano problemi ben più gravi e mentre entrava nella palestra con gli attrezzi della palestra non riusciva a togliersi dalla mente i suo guai. Aveva deciso che per buttare giù direttamente il cibo di Pasqua lo stesso giorno dell’ingestione avrebbe usato quella chiavetta magica che avevano tutti i ragazzi intelligenti di Lauren, non che a lui lei la avesse data, solo che l’aveva rubata a Cesare; era in palestra e si stava allenando con i pesi per fare un po’ di muscoli per sistemarsi per gli anelli, ma stava pensando a tutt’altro… il fatto che non parlasse più a Cesare, il fatto che Lauren aveva deciso che lui doveva morire, il fatto che tutta la sua famiglia voleva che facesse qualcosa di buono alle olimpiadi e che i suoi genitori pensavano che sarebbe stato un buono a nulla e che se ne sarebbe andato via con un calcio nel culo da Lauren, la quale fra parentesi non vedeva l’ora di darglielo, il fatto che lui voleva effettivamente venire eliminato al primo turno senza possibilità di tornare indietro, il fatto che aveva un sacco di tesine da preparare per l’università e che non poteva contare su uno zio che era neurochirurgo capo per capire come fare quella cosa impossibile di neuro, per l’appunto… di tutti gli allenamenti che doveva fare.  Ah, e poi c’era l’altra questione. Jerome. Non voleva pensarci, aveva fatto una cazzata, che di più grandi non se ne potevano fare, come aveva potuto… era letteralmente scappato dopo essere andato a letto con il ginnasta, era troppo imbarazzato e si odiava per averlo fatto, perché solo un cretino va a letto con la persona che dovrebbe detestare… ma a quanto lui era diverso.
E mentre faceva pesi si lamentava.
 

 

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Capitolo 26
*** CAPITOLO VENTICINQUEESIMO ***


VENTICINQUEESIMO CAPITOLO
 
Shut the fucking up

Luogo segreto, 30.04.2016

“Allora, Loren cosa ne pensi della nostra proposta?” chiese uno degli uomini seduti alla tavola rotonda con Lauren.
“Ci siamo dovuti mettere d’accordo dopo tanti sforzi, perché siamo tutte persona importanti e alcuni di noi sono anche avversari degli altri.” Disse un altro uomo che stava seduto molto lontano rispetto all’uomo che aveva parlato per primo.
“Quindi? Non si creano magie passando il tempo a disquisire del nulla!” disse allora una delle poche donne che era seduta al tavolo.
“Va o non va bene?”
“Secondo te è troppo?”
“Abbiamo sopravvalutato il tutto?”
“Secondo te è troppo poco?”
“Tu ci hai assicurato che le cose hanno un’alta possibilità di andare come devono, quindi…?!”
“Non stiamo violando nessuna legge del comitato?”
“Dovrebbe essere tutto perfetto anche per te, o sbaglio?”
“Infatti, come mai ci impieghi così tanto? C’è una lauta mancia anche per te.”
“Secondo me dirà di no… è troppa pressione…”
“Non dirà nulla a nessuno per evitarla… secondo me dice di si…”
“Allora?”
La tavola rotonda che era stata fatta il quel luogo segreto era diventata un pandemonio dopo i primi cinque minuti, dove troppe persone importanti e anche troppo ricche si sono trovate a parlare di soldi.
“E Lei non dice nulla? Sto cercando di capire se riesco a garantire una cosa del genere e tutti loro mi stanno col fiato sul collo uno perché pensa che la mia mancia non sia abbastanza, uno perché dice che nemici mortali si sono accordati oggi, una perché ha paura di non arrivare in tempo… Lei non si lamenta per nulla? Vuole offrirmi una delle sue auto per aumentare la mancetta?” chiese Lauren all’unico uomo dei quindici che stava in silenzio.
“Se vuole Le regalo anche tutte le nostre auto, ma credo che comunque la sua macia sia giusta, visto il lavoro che starà per fare, certo, può prendersi tutte le auto che vuole. Poi io sono l’unico che fa il quello che faccio, quindi non mi devo preoccupare di nemici che mi vorranno accoltellare alle spalle per questa trattativa; di sicuro non abbiamo ne sopravvalutato ne sottovalutato il tutto, lei è ottima per il lavoro che andremo a fare; tutto quello che faccio fuori da qui è guadagnare miliardi, quindi non mi interesse più di tanto quello che pensate di fare fuori da qui; e no, non stiamo violando nessuna legge, se no Lei ce lo avrebbe detto. Quindi non ho nulla per lamentarmi, poi… siamo solo in due dalla mia parte sul piano delle trattative, quindi non  perdiamo molto.”
“Qualcuno di ragionevole, almeno Lei. Comunque dopo aver preso le giuste precauzioni, osservato attentamente i problemi  e le cifre, dico che è possibile. Si può fare e io mi adopererò con tutta me stessa per fare si che non siano i compensi intermedi quelli che darete, ma quello principale. Per la mia parcella, non serviva così tanto, certo anche un’auto nuova è un’idea allettante, ma non serve, sono felice con la mia.”
“Bene, possiamo dire che la nostra riunione super-top-iper- segreta è chiusa, ci riaggiorniamo al momento dopo l’operazione segreta.” disse quello che aveva parlato per primo.
“Ci rivediamo a settembre, miei gentili finanziatori.” Disse la bionda con un sorriso mentre gli altri uscivano dalla sala.
***

“Allora, perché sono in questa palestra? Qui si allena la nazionale di ginnastica, non capisco come mai io sia qui!” disse Auguste a Katarina mentre lei lo trasportava praticamente di peso verso la palestra dove Lauren stava come al solito allenando. Certo, doveva sbrigarsi perché fra qualche ora Carter sarebbe uscito dall’asilo e la baby-sitter che di solito lo portava a casa e lo faceva giocare o lo portava ad allenamento e gli faceva fare quello che voleva in quel determinato momento si era ammalata e visto che lei non aveva lezione quel pomeriggio e nessuna attività ( come le coincidenze siano così strane) Lauren le aveva chiesto se poteva andare lei a ritirare il pargolo dalla scuola e portarlo ad allenamento, ma aveva voglia di far smettere Auguste di rompere le scatole come se non ci fosse un domani alla sua amica non più bionda. Aveva deciso che gli avrebbe fatto fare un completo tour turistico di tutto quello che doveva fare la bionda (che  lui non era bionda) e gli voleva far capire che lei non lo sopportava non perché avesse qualche cosa contro di lui, ma perché la vita le aveva dato così poco (ora come ora) che non voleva distrazioni, solo arrivare dove si era predisposta di arrivare senza intoppi, anche perché lei sapeva (e ovviamente lo sapeva anche Katarina) che il numero che aveva Giselle sotto la lettera “S” della sua agenda era sempre lì pronto per essere usato se la giovane non teneva d’occhio le sue priorità. Certo, non lo aveva mai usato ne mai lo userà, ma per sicurezza è sempre meglio tenere una garanzia. Non poteva far sì che tutto il castello che aveva costruito in tanti anni di complicati intrecci venisse abbattuto per una semplice ragazzina che non aveva usato il preservativo. Diciamo che ci teneva troppo.
“Ti farò vedere una cosa che dovrai tenere al segreto perché se provi a spifferarlo a qualcuno io ti taglio le vene. E vivo con una studentessa di medicina che sa molte, molte, molte cose.” L’aveva beccato che l’aspettava davanti alla sua aula dopo aver finito la lezione di Matematica 3 per sapere a che ora Lauren avrebbe potuto concedergli un appuntamento. E li non ci aveva più visto.
“E che cosa è? Insomma come è possibile che tu possa entrare nel luogo dove la squadra di ginnastica della Francia si allena? Non fanno entrare neanche i giornalisti!”
“Ti sto per mostrare come mai io posso entrare.”
“Allora signorina, oggi Carter non è con lei?” le chiese una delle guardie sbatti-fuori giornalisti che la conosceva perché più di una volta era andata a studiare in palestra.
“Vado a prenderlo dopo all’asilo. La baby-sitter si è ammalata e non può fare tutto Loren.” Stava addirittura rischiando di chiamarla Lauren…
“Come mai le guardie ti conoscono? E chi è Carter? E perché non può fare tutto Loren?”
“Dio taci!” gli urlò mentre entravano.
Lauren dal piano del corpo libero stava, come al solito, urlando verso Francoise, ma questa volta non perché stava facendo qualcosa di sbagliato, ma perché finalmente ogni attrezzo in cui aveva provato era da 10/10.
“Oddio! Ce l’hai fatta!!”
“Ho fatto cosa?”
“Hai fatto tutto giusto! Non era mai successo… quello che ti ho fatto ha dato i suoi frutti… oramai nessuno potrà più batterti!”
“Sai vero che qui ci sono almeno due persone che si demoralizzerebbero a sentire quello che hai appena detto?”
“Hippolyte non si fa problemi a dire quanto Jerome sia bravo.”
“Ma tu dovresti essere imparziale.”
“Io alleno anche e principalmente te.”
“All… guarda chi c’è!”
“Chi?” chiese Lauren preoccupata che un qualche giornalista fosse entrato.
“Spalti.” Lei si girò e vide Katarina con Auguste.
“Posso sapere perché questo cretino è qui?”
“Perché… volevo fargli vedere perché non gli dai un appuntamento dopo che  ha fatto un agguato sulla soglia delle mia classe.” Le rispose con gentilezza.
“E dovevi portarlo qui? Disturba la quiete dei miei studenti.”
“Avrei potuto far vedere la tua cover in costume per Vogue Francia, ma non lo avrebbe fatto desistere, anzi.”
“Eh… hai ragione. Comunque cretino, hai capito perché non hi voglia di vederti?”
“Credo che la tua amica sia stata abbastanza chiara.”
“Bene, allora vattene.”
“C…e…r…t…o…” faceva paura.

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Capitolo 27
*** CAPITOLO VENTISEEISIMO ***


CAPITOLO VENTISEESIMO
you've got a friend.

Casa di Lauren, 19.30 02.05.2016

“Allora Katarina, cosa ne pensi dell’ultima ricerca neuro-fisica, secondo me è molto interessante?” chiese Lauren alla sua compagna di casa mentre lei, Carter e la bionda cenavano con una deliziosa pasta al pesto di menta.
“Seconda me l’argomento è interessante, ma spiegato in modo pessimo, non sono tutti come me e te che qualsiasi cosa ci è conoscibile.” Le rispose con un sorriso. Diciamo che la modestia non sapeva neanche quale fosse la porta di casa delle due ragazze.
“Hai proprio ragione, una lunga introduzione che poteva essere evitata con due semplici frasi ad introdurre l’argomento.”
“E poi… “ ma non si seppe mai cosa voleva dire perché il telefono di Lauren, che era nuovo solo perché Giselle le aveva detto che doveva cambiare il telefono perché le mail doveva pur riceverle da qualche parte, cominciò a squillare senza sosta. Strano, perché in Francia tutti sapevano che alle 19.30 nessuno doveva chiamare qualsiasi persona… insomma la cena.
Quando Lauren vide che il prefisso non era francese fece un colpo di tosse e poi rispose in inglese dicendo “Buona sera, parla con Loren Tagnì, come posse aiutarLa?”
Una voce inglese le rispose “Sono il direttore delle pubbliche relazione e sponsor della casa di moda Tom Ford e L’ho chiamata per chiederLe se posso sponsorizzare alcuni dei suoi ragazzi.”
“Prima di parlare con me dovrebbe parlare con Giselle Blanche che è lei che si occupa della parte di sponsor di tutti i ragazzi.” E anche di tutto il resto, pensò.
“Ho già parlato sia con lei che con tutti gli agenti dei ragazzi che voglio sponsorizzare.”
“Ho capito, manco solo io perché io sono anche l’agente di Francoise Dupis, e poi perché Lei vuoi che sia io che dica ai ragazzi che verranno sponsorizzati da una grande marca come la vostra e che fra un po’, soprattutto se vincono, dovranno venire da voi, posare con i vostri vestiti per una copertina o per i vostri cataloghi, dico bene?”
“Lei è per caso capace di leggere nel pensiero? Perché Giselle mi aveva detto che lei sarebbe stata capace di fare una cosa del genere, ma non lo credevo possibile.”
“Non è che so leggere nel pensiero, è che se mi chiamano come agente di Francoise capisco tutto per tutti.”
“Allora, non vuole sapere quali sono i giovani fortunati?”
“Dica pure, tanto qui non è che abbiamo altre cosa de fare come cenare, andare a letto…”
“Dimentico sempre il fuso orario. Comunque i ragazzi sarebbero, Francoise Dupis, Jerome Berignac, Cho Liang e Adele Martin.”
“Posso chiedere che criterio avete usato per scegliere i ragazzi.”
“Estrazione?”
“Perché lo chiede lei a me?”
“Così dicevo solo per provare a farle dimenticare la domanda, non è che non voglia è solo che non posso dirlo.”  
“Non può dire che avete guardato la pubblicità della Porsche e di Swift-less e avete deciso che per incrementare le vendite bisognava avere assolutamente Francoise? Che se poi lo metti nella stessa pubblicità di Jerome allora avrete un boom megagalattico. Poi Cho ha fatto da modella ad altre case di moda, quindi cosa c’è di meglio? E il viso di Adele è così dolce che anche una eterosessuale convinta si innamorerebbe di lei… davvero non pensava che lo avrei capito?”
“A lei non si può nascondere nulla, vero?”
“Molti dicono che conosco anche quando i miei ragazzi si soffiano il naso… e devo ammettere che soprattutto di primavera Stephan lo fa spesso, quindi…”
“Va beh, la lascio mangiare e spero che le vada bene anche per Francoise.”
“Certo, solo che… Giselle L’ha avvisata anche di quell’altro fatto?”
“Sì, stiamo già pensando di metterci d’accordo con gli altri.”
“Beh, buona giornata, allora.”
“E a Lei buona notte.”
E chiusero il telefono.
***

Il giorno dopo, Cafè des Artistes

“Allora, figo eh che Cho faccia da modella anche per una casa come Tom Ford.” Disse Magdalene quando lei e gli altri si accomodarono ad uno dei tavoli fuori del bar.
“Certo… anche se mette un po’ di ansia. Quelli che ho fatto per altri stilisti erano solo francesi, lui ha detto che dovrò fare un set fotografico per tutto il mondo.” Le rispose… la ragazza era un pochino agitata.
“Tranquilla amore, nessuno farà meglio di te, ho visto la tua ultima passerella alla settimana della moda di Parigi… una dea.” Le disse Daniel.
“Si, ma tu sei di parte.” Anticipò la ragazza Cesare.
Era un… uscita in sei. Cesare e Magdalena, Cho e Daniel e Samira e Mohamed.
“Non è vero!”
“Anche se lei fosse caduta in mezzo alla passerella sarebbe stata la sua performance migliore secondo te.” Samira aveva così poco tatto a volte.
“Ah ah ah… comunque ci pensate che anche Francoise farà la pubblicità di Tom Ford?” chiese Mohamed. Quella notizia lo aveva sconvolto.
“Hai mai visto la pubblicità della Porsche? Credo che chiunque vorrebbe averne una solo perché c’era lui che la guidava con un sorriso figo in volto.” Disse Daniel.
“O Swift-Less! Tutte le persone che conoscono hanno una di quello scope solo perché lui passa per una casa tutta sporca continuando a sorridere.”
“Ho sentito dire che lui ha salvato la Swift-Less dal fallimento.”
Tutti stavano parlando delle mirabolanti avventure di Francoise del mondo della pubblicità, ma solo Cesare cercava di capire come mai lui avesse fatto quelle scelte. Tutte le donne del mondo volevano una scopa sponsorizzata dal ragazzo, il quale ottenuto la sponsorizzazione in un modo semplicemente strano: era andato della Swif-Less e aveva detto “Io posso salvarvi dal fallimento, fatemi provare.” E dopo questa frase secondo la metà delle persone presenti nello studio anche il direttore della marca lo aveva guardato e detto che se non fosse che quella la sua marca avrebbe comprato subito dieci pacchi di scope. Poi era venuta la Porsche. Nessuno sa cosa abbia detto il giovane biondo per far si che lo prendessero a fare, di per se una pubblicità molto semplice, ma che faceva venir voglia di comprare una nuova macchina a chiunque. Avevano soprannominato il ragazzo la droga della pubblicità. Più lo vedi e più vuoi comprare il prodotto.
“Comunque… secondo come sarà il ritiro?” chiese Samira.
“Secondo me favoloso. Voglio dire… mare, mare, , mare…” Cho.
“E non pensi al fatto che essendoci anche Lauren sarà qualcosa simile al suicidio?” chiese Samira.
“Naaa… e poi, ci siamo comunque noi.” Disse l’altra con sorriso prima di fare un brindisi tutti assieme.
 
 

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Capitolo 28
*** CAPITOLO VENTISETTESIMO ***


CAPITOLO VETISETTESIMO
 Soldiers, you’ve got to soldier on

19.05.2016, Hotel “El Mar” Spagna

Il viaggio del giorno prima era stato particolarmente lungo, ma per nulla noioso. I ragazzi si erano divertiti, avevano guardato Grease nelle piccole televisioni che comparivano accanto ai sedili. Scelta delle ragazze che quando avevano sentito che quello era uno dei titoli possibili si erano messe ad urlare dicendo che sarebbe stato Fantastico (con la F maiuscola) guardare ancora quel film, che entrambe guardavano almeno cinquanta volte l’anno. I loro ragazzi le erano andati dietro e anche quelli che non aveva la donna avevano detto che non sarebbe stato male guardarlo. L’unica persona a cui quel film faceva schifo era il giovane Francoise che per tutto il viaggio era stato su dei fogli di carta: quando gli altri gli avevano chiesto cosa stesse studiando aveva risposto con uno sguardo assassino e la frase “Se avessi voluto dirvelo lo avrei già fatto da un po’” e poi era ritornato ai suoi scritti. Comunque alla fine aveva anche visto un pezzetto del film e la sua opinione era rimasta la stessa: era terribile.
Dopo un viaggio durato tutta una giornata erano arrivati in questo bellissimo hotel in riva al mare nel nord della Spagna che praticamente non aveva clienti e che aveva un sacco di stanze tutte per loro, anche se non c’erano gli allenatori “ausiliari”, ma solo Lauren, suo figlio e i ragazzi. Era una cosa intima, solo per pochi eletti. Le stanze, solo perché erano praticamente in vacanza, erano state fatte come desideravano i ragazzi e quindi… anche miste. Era stato un grande problema cercare di accontentare tutti, ma di sicuro il più felice era il giovane biondo… lui aveva la camera singola… era stato un insieme di cause, prima fra tutti che se Lauren portava Carter (cose che avrebbe poi fatto) uno dei ragazzi sarebbe rimasto in camera senza nessuno e visto che tutti i compagni avevano la coppia (la tipa/o), lui non aveva neanche pensato di chiedere a qualcuno (chissà chi) di stare in stanza assieme, quindi lui si era subito proposto, visto che doveva anche studiare “l’argomento segreto” si era offerto per il grave compito: passare sette giorni da solo!! Poi l’altro si era messo incamera con Adele e il biondo non si preoccupava, la giovane era lesbica fino al midollo, e quindi non aveva bisogno di essere geloso dell’altro, perché ormai lo aveva ammesso anche a sé stesso… Jerome gli piaceva talmente tanto che anche un cieco, sordomuto lo avrebbe capito. L’importante è che nessuno lo disturbasse.
Comunque dopo aver fatto una sostanziosa colazione e una lunga corsa sulla spiaggia e un intenso allenamento in palestra e dopo aver anche mangiato come dei piccoli maiali, perché fare attività sportive è faticoso e non perché il cibo era delizioso, tutti i ragazzi erano andati in spiaggia  a divertirsi; Francoise aveva cercato di pregare Lauren di farlo stare in camera che doveva studiare questa cosa segreta che nessuno doveva sapere (e che non erano i nuovi componenti della Swift-Less o le nuove macchine della Porsche) lei gli aveva gentilmente ricordato che lui era riuscito a leggere il suo libro nel bel mentre di una competizione e che, lei sapendo ciò che doveva studiare, gli aveva ricordato che anche un bambino dell’asilo che non aveva mai studiato sarebbe passato, e lui le aveva, un po’ meno gentilmente, ricordato che fra gli allenamenti, medicina e i tre sponsor che cercavano di guadagnare grazie al suo sorriso e le funzioni corporali, come mangiare , dormire e vivere, non aveva avuto neanche un minuto per studiare e che quindi al ritorno sarebbe stato bocciato in pieno e quindi solo due anni dopo sarebbe riuscito a rifare l’esame. Lei gli aveva detto che non le fregava nulla se lui non riusciva a passare l’esame e gli aveva gentilmente detto che quella era una gita organizzata per socializzare e che quindi avrebbe dovuto socializzare, alche lui le aveva detto che conosceva metà di quello persone da quando aveva cinque anni e che gli altri erano talmente tanto scarsi che non valeva la pena di fare la loro conoscenza. Lei caldamente gli disse “I tuoi compagni maschi hanno preso più di te all’all around, le tue compagne fanno una cosa che tu non hai incorporata: si impegnano. Quindi o stai fuori e stai fuori o io ti spedisco con un biglietto aereo che ho acquistato solo per l’occasione a casa dai tuoi dolci genitori e dalla tua adorata sorella.” Il ragazzo aveva deciso che un po’di aria salmastre non gli avrebbe fatto male.
Ma ora sulla spiaggia tutti parlavano e si divertivano, mentre lui cercava un modo per studiare senza venire interrotto ogni tre per due da dei ragazzini troppo cresciuti.
“Carter, ti va di venire a fare un giro con lo zio Francoise?” chiese… almeno si sarebbe un po’ distratto.
“Okkkkkkk…. Mamma posso andare con lo zio a raccogliere conchiglie nella spiaggia?” chiese il bimbo alla madre.
“Nonostante sappia perché lo zio Francoise te lo sta chiedendo, va bene… vai ma non allontanatevi troppo.” Disse l’altra rassegnata.
Si incamminarono ed a un certo punto in bimbo, che era la copia di Carter Anderson, si girò. Aveva      visto un giornale e poi era il suo rivale nella vendita di auto… lui faceva la pubblicità delle Lexus e per questo la macchina aveva venduto un sacco… ma poi era arrivato il ginnasta dal sorriso d’oro e nessuno aveva più messo in discussione il suo primato nella vendita di cose… tutte le cose per cui aveva fatto da sponsor (due cose) avevano incrementato le vendite di talmente tanto che in tutte le case c’era almeno una Swift-Less e che tutti i ricchi ormai giravano in Porsche… che era anche l’unica ragazza di cui lui si era mai innamorato, la sua piccola, gentile regalo perché “Uno che lavora nei piani alti della Porsche non può guidare un Cinquecento del ‘500…” la vecchia Cinquecento del nonno la aveva ancora, ma preferiva girare con una macchina un po’ più moderna e che nessuno dei suoi compagni aveva perché la sua era appena uscita. Dopo essersi girato il bimbo disse “Cosa voleva dire la mamma?”
“Che io preferisco stare con te che non con altre persone.”
“E con chi è che non preferisci stare? Mi ricordo che da piccolo eri amico di Cesare.”
“Ma tu mi hai conosciuto quando io ero già grande.”
“Ma io so tutto.”
“Tua madre deve ripetere meno questa frase… creerà un piccolo mostriciattolo che è la sua copia.”
“Io non sono un mostriciattolo e poi non sono la sua copia!”
“MA chi stava parlando di te, nano! Io sono il piccolo mostriciattolo che si creerà dalle ceneri dei discordi di tua madre…”
“Tu zio fai paura.”
“Io non faccio paura… inquieto solo le persone.”
“Comunque, quando darete farai avverare la mia ship? La Franome?”
Questo bimbo aveva cinque anni e già sapeva di ship? Ma a che velocità andava la gioventù di questi giorni?
“Tu sai che cosa è una ship?”
“È una coppia che deve assolutamente stare insieme.”
“E chi ti ha insegnato questa frase.”
“Zia Katarina quando fa le sue lunghe sedute di serie TV ogni due domeniche… e poi la mamma ha detto che tu e lo zio Jerome siete la sua ship preferita.”
“Ah… la mamma ha detto questo…?”
“Sì, beh, piacete anche a me, quindi mettetevi insieme.”
“A me non piace quella sottospecie di bellimbusto che è Jerome. E se non mi piace, come posso mettermi con lui?”
“Ma se lo sanno tutti che ti piace!!”
“Non è vero! Non mi piace!”
“Sì che è vero… e io lo dimostrerò! Comunque mi piace un sacco la tua pubblicità della Swift-Less… volete pulire meglio e più velocemente? Non c’è niente di meglio della Swift-Less allora!!!”
“Ti prego, non mi ricordare, è troppo imbarazzante… comunque fra un po’ cambiano la pubblicità  e mi hanno chiesto di trovare un bambino, potrei farlo fare a te se la tua mamma mi da il permesso. Ti piacerebbe andare in televisione?”
“Sììììììììììììììììììììììììì!!” era così facile far felici i bambini.
 

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Capitolo 29
*** CAPITOLO VENTOTTESIMO ***


CAPITOLO VENTOTTESIMO
And nothing else compares

20.05.2016, Hotel “El Mar” Spagna
 
Quel giorno, come al solito, Francoise doveva studiare e a nulla erano servite le preghiere di tutti i suoi compagni per farlo uscire, anche Magdalene, che con un’argomentazione a regola d’arte pensava di convincerlo ci era riuscita… doveva studiare e visto che Lauren sembrava non volere lasciare il  suo figliolo nelle mani del biondo per troppo tempo, e visto che il piccolo voleva stare solo con lo “Zio Francoise”, aveva deciso che poteva starsene su in camera a studiare quella materia segreta che nessuno doveva sapere, ma che appena Francoise aveva chiuso la porta della sua stanza Lauren  a gran voce  aveva spiattellato il segreto che lui aveva così ben nascosto per due giorni: l’esame per diventare istruttore di ginnastica per bambini. La sua motivazione per fare quel corso era stata “E se poi mi venisse ansia per il sangue? E se poi non passassi l’abilitazione? E se poi non passassi la specializzazione? E se poi…” tutto con una buona dose di ansia nella voce e una camminata nevrotica avanti e indietro per lo studio di Lauren. Lei gli aveva detto che era impossibile che una qualunque di queste cose si sarebbe potuta verificare, perché non avrebbe fatto medicina ma un’altra cosa, ma lui comunque come uno sclerato che le diceva che per forza doveva provare a fare l’esame e che ovviamente “Io poi non lo passerò mai l’esame Lauren!” e lacrime. Era imbarazzante vedere questo uomo che in un qualche modo era forte e indipendente tremare come una femminuccia davanti ad un esame che, come aveva già detto, sarebbe riuscito a fare anche un bambino dell’asilo.
“Ah… e perché fa l’esame per diventare insegnate? Tanto quale scuola  di ginnastica lo assumerebbe?” l’unico e solo… Alecu.
“Di sicuro più di quelle che assumerebbero te.” E questa non era Lauren, ma Madleine che si era rotta di sentire quel mezzo cretino che si credeva un genio insultare il suo amico.
“Questa si che bruciava… credo proprio che serva l’oceano per farti passare la bruciatura.” E questo era invece Jean che sosteneva sempre quello che diceva Magdalene anche perché era da quando avevano cinque anni che lui le andava dietro.
“Lo so, mi vengono meglio con le persone che hanno un ego talmente tanto grande che andrebbe bucato con un ago da puntura lombare.”
“Anche questa aveva un suo perché.”
E Alecu aveva voglia di uccidere qualcuno e questa volta con molte probabilità si sarebbe divertito… avrebbe preso qualcuno, lo avrebbe appeso per le caviglie e gli avrebbe fatto un taglietto e poi aspettato che morisse dissanguato, ritagliando quando il sangue stava per coagulare. Doveva scrivere un libro su queste cose… si sarebbe divertito talmente tanto che tutti gli assassini del mondo gli avrebbero regalato una Porsche… di sicuro con il ricavato si sarebbe comprato quella nuova, quella che non era ancora uscita e che solo quel buono a nulla di poponar aveva. Ogni tanto gli dava talmente tanto fastidio che avrebbe voluto farlo scomparire sotto terra; poi si ricordava che aveva un importante futuro fuori di lì e che doveva lasciare la sua fedina pensale pulita se voleva diventare qualcuno di più importante di Francoise. Qualcuno che lo avrebbe potuto schiacciare come se fosse una formica.
Nel frattempo che lui macchinava omicidi perfetti e come venderli, erano arrivati alla spiaggia e Magdalene stava spiegando il suo piano malefico. Pensavate sul serio che non avrei detto quale era la motivazione che stava per far desistere il buon Francoise? Sarebbe stato crudele. Magdalene voleva chiudere Madleine e Jean nella stessa cabina armadio e obbligarli a parlare e a dirsi che si amano, perché quello era ovvio, solo che la ragazza aveva una voce tagliente solo se parlava con qualcuno che non era lui e lui era timido con tutte le persone di sesso femminile… un po’ come Raj in The big bang theory che ogni volta che vedeva una donna diventava muto come un pesce. Ecco a Jean succedeva tutte le volte che una cose di quel sesso gli si avvicinava e gli parlava direttamente. Comunque il piano era stato approvato da tutti, cioè proprio tutti volevano che quei due si mettessero assieme e dopo aver deciso ciò Magdalene andò a fare una chiamata, che doveva essere ai suoi genitori, ma che si tramutò in una chiamata disperata al genio del male: Francoise.
“Ti prego… dimmi come posso fare a chiuderli in uno spogliatoio.” Disse senza lasciargli dire neanche “Pronto”.
“E stai chiamando me perché il tuo piano malefico è stato accettato da tutti ma nessuno sa come rinchiuderli? Dio santo, chiedete a Alecu, voleva scrivere un libro su come uccidere le persone, ma gli editori non glielo hanno accettato perché istigava alla violenza.”
“Allora mi dici come posso fare?”
“Dovrei lasciarti fare da sola perché hai tenta di usare questa argomentazione nonostante tu sappia quanto è importante questo esame, ma proprio perché mi chiamo Francoise Dupis e sono il massimo della gentilezza ti darò una mano.”
“Tu non sei il massimo della gentilezza, lo fai solo perché ti devo un favore dopo questo suggerimento.”
“Hai sbagliato cara, sono due favori, due persone due favori. Questo è il patto.”
“Ok. Va bene… ora dimmi.”
***

Alla fine era riuscita a rinchiuderli con una mossa strategica ed una finta caviglia slogata… ora dovevano solo fare qualcosa loro: parlarsi e dirsi ti amo.
Lauren la avvicinò e le disse “In questi trucchetti c’è lo zampino del genio del male…”
“Come pensavi che li avrei fatti entrare? Con la forza del pensiero?”
“Sai che anche io sono un genio del male?”
“Sì, ma Francoise fa cose meno… sofisticate, come noleggiare un camion delle granite distribuirle e poi versarne una per sbaglio sul body nuovo di sartoria della mia nemica.”
“Ti ho mai raccontato di come lui ha fatto sparire una montagna di tesi solo perché chi le aveva scritte gli stava antipatico?”
“Questa non me la hai mai raccontata… forse lo rivaluterò come genio del crimine.”
E mentre loro chiacchieravano, il buon Jean stava per andare in iperventilazione visto che lui e la ragazza dei suoi sogni che dopo aver visto sulla cover di Vogue Francia era diventata anche quella dei suoi istinti, era spiaccicata sua di lui perché la cabina era grande due metri cubi e in due era impossibile starci.
“Ma perché cavolo ci hanno chiusi qui dentro!” chiesa Magdalene senza pensare al fatto che più si muoveva più l’altro voleva suicidarsi.
“P……p….. potresti non muoverti?” chiese lui. A mali estremi, estremi rimedi.
“Cosa c’è tu non vuoi che ci tirino fuori?”
“È ovvio, ma so benissimo chi è l’ideatore di questo piano machiavellico e  so che non ci farà uscire di qui fino a quando non le avremo dato quello che vuole.”
“E chi è? Che cosa vuole?”
“Chi è non lo dico per gentilezza perché se no quando usciamo la uccidi e cosa vuole o è ovvio o non è quello che vuoi anche tu perché tutti sanno cosa vuole.”
“Sei criptico. E stranamente loquace.”
“Semplice, hai mai letto Emma? Ecco lei era un match-maker, una persona che amava divertirsi con i sentimenti delle persone.”
“E cosa sta facendo ora Magdalene che dovrebbe assomigliare al lavoro di questa Emma?”
“Allora non è quello che penso anche dalla tua parte.”
“Che cosa… Dio, smettila di essere così criptico, cosa c’èèèèèèèè?”
“Nulla.” E già si disperava.
“Dai, dimmi.”
“No.”
“Sì…”
“No…”
“Dimmi.”
“OK, mi piaci dalla prima volta che ti ho vista in palestra a cinque anni e sogno di stare con te da quel preciso istante!”
 “Ci voleva così tanto!” e lo bacIò.

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Capitolo 30
*** CAPITOLO VENTINOVEESIMO ***


CAPITOLO VENTINOVEESIMO
Stumbling around like a wasted zombie 

Camera di Magdalene e Cesare, 21.05.2016

“Allora, visto cha Carter dorme ditemi che gioco imbarazzante volete fare.” Disse Lauren ai suoi allievi che si erano ritrovati tutti nella stanza dei due piccioncini in luna di miele e che avevano preparato una ciotola piena di bigliettini con scritte cose imbarazzanti da fare o da ricordare. E alcool a fiumi.
“Pesca bevi e o fai  racconti.” Il pragmatismo di Magdalene ogni tanto la stupiva.
“Semplice, ma io non bevo, e neanche voi dovreste farlo.” Anche lei era molto pragmatica.
“Non berremo troppo. E tu puoi non bere visto che anche se sei della nostra età sei teoricamente la nostra accompagnatrice.”
“E se non togli quel teoricamente io vi do anche un coprifuoco che scadrà… ora.” Ansia generale nello sguardo di tutti.
“Visto che tu sei il capo, signora e padrona, puoi non bere, ma noi almeno per un po’ sì… quante volte ti capita di essere in un ritiro con altre star olimpiche?” si corresse la giovane.
“Tutte le volte che ti andrai in ritiro?”
“Ok, cominciamo il gioco!” la ragazza sapeva che non si poteva vincere uno scontro verbale con Lauren.
“Pesco io!” disse alla massa di ragazzi Cesare. C’erano tutti, tranne Alecu, anche Francoise era stato obbligato a venire dall’uragano fidanzata del sue ex migliore amico e gli aveva detto che alcuni degli obblighi che avevano inventato erano carini… e che non ammetteva repliche.
“ ‘Bacia ogni singola ragazza della sala.’ Beh, ragazza mia, non ti offenderai mica se faccio tutto il giro, dopotutto il caso mi ha fatto pescare.” Disse Cesare alla sua ragazza. Poi però disse “Ma devo baciare anche Lauren?”
“Dice tutte le ragazze.” Jean, che simpy che era in questi casi.
“Vai pure, tutti apprezzano quando succede.” Disse lei con un sorrisetto di scherno.
“Vedi però di non apprezzarlo troppo.” Le rispose Magdalene mentre lui cominciava il suo giro di baci, arrivati a Lauren la baciò e poi disse “Per quanto sia stato intenso non lo voglio rifare mai più, è stato come baciare la mia migliore amica.”
“Sempre lieta.” Disse mentre il giovane cominciava una limonata da bollino giallo con la sua ragazza lasciata per l’occasione per ultima. Dopo questa interessante limonata la giovane disse “Bene, pesco io. ‘La più brutta esperienza avuta con un partner, decidere cinque persone che raccontano.’ Uh... io, Jerome, Lauren, Francoise e Stephan. Comincio io: alle superiori sono stata con uno che mi ha obbligato a vestirmi come se fossi una vedova del sud Italia  perché gli ricordavo sua nonna morta e poi si è messo a piangermi addosso perché gli sembravo la nonna risuscitata.”
 “Sarà dura battere la vedova penitente sicula qui di fianco.” Disse Stephan quando prese la parola “Comunque l’esperienza più brutta di tutte per me è stata con la mia ragazza, che già quella è l’esperienza peggiore che qualcuno possa avere, mi ha obbligato a limonarla come i due piccioncini prima davanti alla sua famiglia al completo. Voi non potete capire l’imbarazzo.” Ci fu una risata generale e poi Lauren disse “Io qualche mese fa, sotto consiglio di Katarina, che quando da questi consigli dovrebbe essere obbligata a rimpatriare, sono andata ad delle blind date e chi incontro? Il mio prof delle superiori che sapevo sposato che ci stava provando talmente tanto spudoratamente con me che quando ha provato a baciarmi gli ho lanciato in testa un piatto pieno di frittatine al miele.”
“Frittatine al miele? Questo mi ricorda la mia esperienza peggiore. I dessert al miele sono i migliori che fanno in questo bar alla periferia di Parigi e che è aperto 24 ore su 24. Comunque dopo aver fatto una scorpacciata di frittatine al miele io e la mia date siamo andati a casa mia, perché sai… era il momento. Sta di fatto che il giorno dopo mi sono svegliato e questo ragazzo stava piangendo in bagno mentre vomitava frittatine al miele e quando gli ho chiesto come stava mi ha guardato come se fossi un mostro appena uscito dall’inferno dantesco e è scappato di casa alla velocità della luce sgommando sulla sua macchina nuova.” Che simpy eh?
“Beh, dire Francoise, hai delle esperienze molto complicate da battere, certo, miss vedova piangente la è ancora la migliore, credo. Certo che anche quello che ha vomitato frittatine al miele è stato abbastanza imbarazzante. Mi chiedo come sia stato il bagno del giovane Jerome dopo.” Questo era Daniel che la bocca chiusa non sapeva tenere.
“Non lo vuoi sapere. E sapete quale è la cosa peggiore di tutta la faccenda?” rispose Jerome.
“Dicci dicci.” Coretto.
“Ma guarda non serve che dici proprio tutti i particolari.” Questo era invece Francoise che sapeva dove voleva andare a parare il ragazzo.
“Mi hanno chiesto la mia esperienza peggiore, è ora che dica a tutti la verità, poi dopo questa bisogna bere, facciamo un giro tutti. La cosa peggiore è che è stata idea di questo ragazzo uscire assieme e andare in questo posto dove fanno le focaccine al miele che sono anche leggermente alcoliche e che quindi più le mangi più ti ubriachi e più perdi la cognizione di ciò che ti sta attorno, più spesso baci le labbra di questo ragazzo idiota al quale spesso in questo ultimo periodo ho voluto graffiare la macchina nuova e scintillante.” Al che Francoise non riuscì a non sbottare “Perché ce la hai tanto con la sua macchina, è colpa della macchina se quel tipo è scappato?”
“No, ma è colpa della sua macchina se…”
“Se… sentiamo, rivelaci la segreta identità di questo ubriacone che non regge il whisky delle focaccine al miele! Così posso  deliziare gli altri della mia esperienza peggiore.” La tensione si poteva tagliare con un coltello da burro.
“Se… lo vedo ogni volta che c’è la pubblicità con quella stra-maledetta auto fra le montagne.”
“Tu sei andato a letto con quello che fa la pubblicità delle Audi?” perché era facile sbagliarsi. Il ragazzo che faceva quella pubblicità era angelico e poi nessuno pensava che da quell’appuntamento con Francoise sarebbe potuta succedere una cosa del genere. E poi la Audi aveva anche copiato la pubblicità della Porsche perché tutti pensavano che fosse l’ambiente montano a far vendere.
“Io…” stava dicendo.
“Perché vuoi il monopolio della situazione? Fatemi raccontare, no?  Ho concesso un appuntamento a questo ragazzo perché mi faceva pena, così obbligato dai suoi amici a chiedermi di uscire solo perché aveva perso una stupida scommessa dove io solo era il vero vincitore. Comunque siamo in questo cinema e fino a che non le luci sono chiuse nessuno riconosce che la persona con cui ho un appuntamento è famosa o che io sono quella della pubblicità della Porsche, poi però le luci si accendono e trovo un sacco di ragazzine schiamazzanti che vogliono il suo autografo, nonostante l’outing che ha fatto. Comunque questo è il minimo, siamo andati in questo locale molto fico che fa questi dolcetti deliziosi e molto alcolici, chi vi dice che non lo avessi fatto apposta, il problema è che la situazioni mi è un po’ sfuggita di mano, nel senso che quei dolcetti erano così buoni e le labbra di questo così balle che non ho potuto fare a meno di farmelo in mezzo al locale, mentre lui ripeteva ‘No… sei ubriaco.’ Non che sia durata molto la faccenda. Comunque dopo che ci abbiamo dato dentro mi è venuta la nausea, sapete come è neanche volevo uscire con lui poiché non mi piaceva neanche, tutta colpa dell’alcool, e sono corso a vomitare tutte le focaccine che aveva ingurgito e poi sono scoppiato in lacrime, perché non rovini il bagno di un iridato col tuo vomito  e perché io detestavo trovarmi nella situazione del giorno dopo, soprattutto se una persona scopa con un’altra sole se è obbligata dall’alcool. E ora scopro anche che questo giovane voleva distruggermi l’auto perché non gli ho più parlato! Certo che il mondo è proprio strano… o meglio le frittatine al miele sono veramente il prodotto di Satana! Lauren le ha tirate in testa al suo ex prof, io le ho vomitate nel bagno di un campione olimpico e un altro campione olimpico ha dovuto pulire il vomito di un ragazzo dal suo bagno! Ma che coincidenza… ah, aspetta era il mio vomito e il bagno era il tuo! Beviamoci su! Dai!” e bevve di resta tre shot di fila.
“Qualcuno vuole sapere la cosa più cattiva che ho fatto? Mi sembra la cosa migliore per sdrammatizzare la tensione data dal fatto che abbiamo scoperto, o meglio avete scoperto, che quei due sono andati a letto assieme e che ognuno ha fatto una pessima figura nei confronti dell’altro.” Lauren era così irritante con il suo sorrisino odioso.
“Dicci vah…” anche Magdalene voleva  sdrammatizzare, non pensava che sarebbe successo il finimondo
“Nonostante alcuni possano pensare che sia stato cattivo andare  aletto con il ragazzo della mia migliore amica e farci un figlio, che adoro, o sporcare di granita un body che costa più di questa stanza per tre giorni o che far risultare  la fidanzata di mio papà un’inetta davanti agli occhi di mia nonna sia una cosa cattiva, voi non sapete quale è stata la cosa peggiore… è successo a cinque anni, c’era una bambina molta carina, con i capelli color del cioccolato  e gli occhi stranamente azzurri che è entrata nella palestra e pensava che tutti fossimo al suo servizio. La cosa funzionava per tutti tranne che per me, sapete quanto io odi essere al servizio delle persone. Quindi la giovane bimba cosa ha fatto, ha deciso che io sarei stata la sua migliore amica, ma figuratevi se io volevo essere amica di una che si dava solo delle arie. Troppo diverse. Quindi un bel dì, misi dell’olio sulla trave di equilibrio e mentre questa zecca irritante stava facendo vedere che sapeva fare la verticale cadde e si ruppe un polso.” Scoppiarono a ridere e per fortuna la tensione si sciolse.
 

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Capitolo 31
*** CAPITOLO TRANTESIMO ***


CAPITOLO TRENTESIMO
Blame it on the a a a a a alcohol

22.05.2016, Hotel “El Mar” Spagna
Lauren e i suoi atleti stavano correndo da una buona mezza ora sulla spiaggia, secondo lei era per dar loro fiato, secondo loro perché voleva punirli per la sbronza del giorno prima: lei non aveva bevuto a quel divertente gioco alcolico che Magdalene aveva inventato, ma tutti gli altri sì e anche troppo: c’erano i due proprietari della stanza che ormai non stavano più in piedi, Daniel che stava cercando di sedurre la sua ragazza nonostante stesse con lei (wtf???!!!!), Jerome depresso e Francoise che aveva trasformato la sua arrabbiatura in sbronza arrabbiata e per questo motivo se ne stava ad inveire su titti quelli che gli giravano attorno, cosa che avevano imparato a non fare. Per questo lei gli aveva detto che la corsa mattutina se la sarebbero sorbita comunque: quanto era stronza quando voleva.
“Loren, possiamo fermarci?” chiese Cesare.
“No. Gli unici che si possono fermare sono quelli che non hanno partecipato al gioco alcolico che avete inventato la scorsa notte.” Le ragazze più giovani e Alecu ringraziarono Gesù, tanto.
“Ma non è giusto! Anche tu eri lì, ma non ci hai detto nulla!!”
“Oh… io vi ho detto che dovevate smettere, ma avete deciso che non volevate ascoltarmi, perciò ho deciso che mi ascolterete ora.”
“Devi proprio continuare a parlare?” disse Daniel che stava sul serio rischiando di scoppiare.
“Certo. Ti pare che io non vi lasci soffrire? Solo perché ho la vostra età non vuol dire che mi sta bene che appena facciamo una pausa fuori dalla palestra voi vi sbronzate ogni tre per due.”
“Dircelo?”
“Ripeto: è quello che ho cercato di dirvi per circa mezzora.”
“Sei sempre così gentile.” Questo era ovviamente Francoise che ancora non si capacitava di quello che aveva detto la sera prima: nel momento in cui aveva detto quella franse si era pentito… anche perché ora tutti sapevano dei suo problemi amorosi, non che di amorosi si può parlare.
“Certo che sono sempre così gentile, avete presente quando vi ho detto anni fa che non vi avrei fatto da balia? Ecco. E per punizione continuerete a correre fino a che io non ho deciso che avete imparato cosa vuole dire sbronzarsi fino a non camminare. Ah, gli altri possono tranquillamente andare al mare.”
Alecu, che stava già ringraziando Gesù deciso che quel giorno doveva essere il suo giorno fortunato, ma molto, molto, molto fortunato.
“Io vi aspetterò qui e conterò tutti i giri che farete fino a che, stremati voi non verrete in ginocchio ad implorarmi perdono.”
“Satana.” Francoise mentre ricominciava a correre.
***

Mentre era seduta e aspettava che i suoi studenti finissero il 15 giro sentì delle amiche che dicevano “Hai  visto che bello il vestito di Paris Hilton? Niente di meglio per una sfilata di moda…”
“Hai proprio ragione, ma hai visto quello di JLo? Era orribile!!”
“La migliore di tutte però era le campionesse di ginnastica americane… avevano dei vestiti così belli che avrei sparato per avere il vestito nero di Emily Kmetko… era così bella, semplice, ma elegante.”
Il dannato vestito rosa.
“A me piaceva anche quello di Kelly Parker, aveva il suo perché. Nero, lungo… ehi, ma sta attento cretino.” Disse in inglese prima ragazza, quando Francoise le venne addosso.
“Se tu guardassi dove cammini non ci sarebbero stati questi problemi.” Le disse Lauren con un sorriso, mentre faceva continuare a correre i ragazzi “E comunque se proprio vuoi saperlo il vestito di Emily Kmetko ha come minimo cinque anni, quello di Kelly Parker non si intona con la sua carnagione e proprio se lo volete sapere quello di Payson era preso in un discount visti i fili che gli uscivano e che, in teoria dovevano stare cuciti; non mi sarei stupita se ad un certo punto quel vestito fosse caduto in pezzi. Ah, e vi anticipo, il peggiore è di sicuro quello di Kylie perché non ha capito che ormai il leopardato è talmente tanto vintage che nemmeno mia nonna lo metterebbe. Gli unici che si salvano era i loro accompagnatori, perché non è difficile mettersi addosso un completo in tinta con gli occhi.”
C’era stata anche lei, ovviamente, a quella sfilata alla settimana della moda di Parigi, certo, nascosta e con un paio di occhiali che avrebbero fatto invidia a quelli a di Anna Vintour, ma…
“E tu che ne sai, scusa? Sfigatella che cerca di raccattare qualche soldo allenando?”
“C’ero anche io a quella sfilata e se devo ammettere,  l’unico vestito che si salvava era proprio quelle di cinque anni fa. Dopotutto… chi l’ha scelto era la migliore intenditrice di moda di tutta l’America.”
“C’…c’… era anche lei?”
“Ovvio! E ora smammare che i miei studenti si stanno allenando, hanno delle olimpiadi da vincere.”
“Possiamo avere gli autografi?” chiese una delle due con un sorriso di scuse.
“Domani sera c’è una festa qui in spiaggia, vi farò avere i loro autografi.”
“Quello biondo…”
“A domani sera…” disse lor mentre le salutava.
***

Dopo essersi allenati come matti per tutta la mattina, mentre le ragazze a Alecu si stavano divertendo, i ragazzi stavano al mare. Francoise stava appunto studiando in un luogo appartato quando una persona venne e gli disse “Scusami.”
“Scusa?”
“Scusami per quello che ho detto. Non volevo. Ero solo arrabbiato perché  a quanto pare tu sei migliore di me anche se non ti alleni.”
“Tu sei comunque più bravo di me in alcune cose, come ad esempio la captatio benevolentia verso le persone che io non sopporto o che non mi sopportano.”
“Sei troppo duro con te stesso poteva esserci chiunque al posto mio.”
“Ma hanno scelto te. E non devi rinunciare al tuo futuro solo perché a te danno ascolto e a me no.”
“Captatio benevolentia.”
“Hai proprio ragione!!! Pace?”
“Pace.” E si abbracciarono.
“Ora mi dici come hai fatto ad avere la sponsorizzazione della Porsche? Sono mesi che voglio chiedertelo.”
“Sono andato, con la mia 500 vecchissima, dal capo della Porsche e gli ho detto che per battere le Lexus di Carter Anderson avevano bisogno di una cosa sola: io che guido in mezzo ai monti.”
“È per questo che ti hanno dato la macchina gratis?”
“Sì… hanno detto che non era giusto che lo sponsorizzato ufficiale non avesse l’ultimo modello non ancora uscito sul mercato.”
“Hai fatto un colpo grosso.”
“Anche perché la macchina di mio nonno era più dal carrozziere che sulle strade.”
“Comunque, quello che hai detto ieri sera era la verità?”
“Certo, non è stata una delle serate migliori della mia vita, ma… sempre meglio di quella di Lauren quando ha perso la verginità.”
“Se la metti su questo piano direi proprio…”
“Ho   sempre ragione.”
“Già, è proprio bello tornare a parlare con te Francoise.”
“Anche con te,  Cesare.” 

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Capitolo 32
*** CAPITOLO TRENTAUNO ***


CAPITOLO TRENTUNESIMO
My head's under water
But I'm breathing fine

23.05.2016, Hotel “El Mar” Spagna

“Ma come Francoise, mi hai detto che mi odi, e io non posso uscire con Thomas?”
Perché Jerome in un vestito molto provocante gli stava facendo questo? Si erano dati appuntamento in quel piccolo bar sulla spiaggia, ma invece che entrare da solo Jerome aveva portato Thomas, il suo perfetto cugino che a quanto pare era nella stessa cittadina balneare.
“Lo ho incontrato prima e mi ha detto che vestito così sembro un dio sceso in terra e allora gli ho detto che devo dire due cose ad un mio nemico e che poi può provare tutto ciò che vuole con questo “Die sceso in terra.””
“Ma… perché?” ma che poi Thomas non era etero? E non aveva anche una fidanzata? E una figlia? E… aspetta, ma quello non era il suo vestito invece che quello di Jerome? Ma cosa?
“Lo hai capito finalmente? Che anche il tuo inconscio ti fa fare sogni dove  io sto con una delle persone che odi? Che poi, secondo il tuo inconscio mi sono fatto mezza Francia, perché ci sono un sacco di persone che a quanto pare odi”
“Ma io…” qualsiasi cosa stava per dire non la disse perché Francoise si svegliò tutto sudato e si disse “Questo posto mi sta facendo ammattire, devo andarmene.”
***
“Allora Lauren quando torneremo a casa?” chiese l’unica persona che non si stava divertendo fra tutti.
“Ancora due miseri giorni Francoise, due miseri giorni e poi possiamo tornare a casa, solo che pensavo che tu fra tutti fossi l’unico che voleva restare.”
“Si, ho delle cose da fare a casa, tipo studiare (così a caso) o fare una nuova pubblicità o…”
“O…???? guarda che non mi freghi, io sono la tua allenatrice, l’unica donna che ami, quindi dimmi subito.”
“Diciamo che al ritorno potrei avere chiesto a qualcuno di uscire.”
“Hai chiesto a Jerome di uscire? Strano che io non l’abbia saputo. Il mio radar ha captato che tu sei più felice, ma non che lo fosse anche lui… quindi… QUINDI TU NON HAI CHIESTO UN APPUNTAMENTO A JEROME!!! SEI UN IDIOTA!!”
“Smettila di urlare. E poi è ovvio che non ho chiesto un appuntamento a Jerome.. io chiedere qualcosa a quella sottospecie di pallone gonfiato?”
“Glielo hai già chiesto e se è per questo sei anche già andato a letto con lui, quindi, dimmi: quale è il problema?”
“Che lui non mi piace?” chiese con quel fare retorico che serve solo a confondere le persone e che lui sapeva usare benissimo.
“Vedi che questo finto fare retorico anche mio figlio avrebbe capito che è finto, dimmi la verità.”
“Punto primo, tuo figlio è ovvio che lo avrebbe capito, è tuo figlio. Punto secondo questa è la verità, solo e soltanto la verità.”
“Smettile di vedere Law and Order, capito?”
“In TV non danno altro. O quello o la replica delle olimpiadi, e vedere Jerome che batte ancora e ancora Nick Russo mi fa salire la nausea fino a livelli epiglottide.”
“Caro Francoise, smettila di lamentarti e di cercare di infinocchiarmi con termini medici, sono anche io una studentessa di medicina.”
“Ma allora, posso tornare a casa adesso???”
“A chi è che hai chiesto un appuntamento?”
“Ma perché mi stai continuando a tartassare?”
“Perché voglio aspettare che Jerome, il quale ci sta ascoltando da quando ti sei lamentato che vuoi tornare a casa, di capire con chi ti vedrai e dargli il tempo di inviare la squadra di sicari che conosco e di cui ho dato il numero a farlo fuori. Certo, i miei amici sicari sono molto bravi e quindi poi dovrei farti fuori perché saresti l’unico che sa e allora sarebbe tutto controproducente, ma che ci vuoi fare, bisogna fare delle scelte.”
“Sta sul serio ascoltando o mi vuoi mandare in pappa il cervello così poi ti dico chi è?”
“Fino a una frase fa stava ascoltando, quindi vedi tu cosa vuoi fare:”
“Conosci sul serio una squadra di sicari?”
“Certo? Come pensi che abbia fatto a non farmi mai scoprire?”
“Magdalene ti ha scoperto e anche io, poi lo ha detto a tutti.”
“Nel senso, dall’America. Non mi sono mai fatta scoprire dall’America.”
“O, giusto. Mancava quella parte.”
“Allora, me lo dici?”
“Così poi puoi farlo fuori?”
“No, così poi dico a Jerome di rendersi utile alla società che vi shippa.”
“Tu sei tutta matta.”
“Sai vero che lo verrò a sapere lo stesso.”
“Intanto ho ancora qualche ora senza che tu o quell’altro veniate a rompere.”
“Pensi sul serio che ci vogliano ore per capirlo?”
“Io prego. Satana.”
“Regina di tutti gli inferi.” Gli urlò mentre se ne andava.
***
“La Porsche ti ha sul serio dato il permesso di uscire con quello che fa la pubblicità della Audi?” chiese Lauren quel pomeriggio.
“Quanto ci hai impiegato a capirlo?” 
“Un quarto d’ora, ma ti ho lasciato del tempo a riflettere.”
“Riflettere?”
“È quella cosa che si fa con il cervello e la propria coscienza.”
“So che cose vuole dire riflettere, vorrei capire perché devo riflettere.”
“Credo sia ovvio.”
“Scusa?” disse con un faccia che era sul serio stupita.
“Anche a 22 anni ti devo spiegare tutto: vediamo se così capisci, anche un bimbo di due mesi avrebbe già capito: tu, Jerome, l’appuntamento, i tuoi sogni.”
“Che?”
“Vedi di chiarire quello che è successo o ti obbligo a fare tutti gli attrezzi che non hai fatto, modificando con la mia squadra di sicari tutti i punteggi.”
“Sai che è strano? Una persona normale mi avrebbe minacciato di non farmi fare le olimpiadi, non di farmi gareggiare a tutto. Che poi magari non faccio pace e allora gareggio a tutto, vinco e poi tanto oro per me.”
“Ma io ti dico anche che dovresti avere come allenatore tuo padre, perché per qualche strano motivo io in quel preciso istante sai alle Bahamas e tutti gli allenatori di Francia non potrebbero darti una mano.”
“Ah, al diavolo!” disse mentre si alzava e andava a noleggiare un pedalò.
Quando si era un po’ allontanato Lauren urlò a Jerome “Vuoi seguirlo o devo fare tutto io?”
“Va bene…” disse mentre lo rincorreva.
“Lauren, hai mai letto Emma? La regina dei match-making?” chiese Jean.
“Si… lo adoro!!” gli rispose con un sorriso a trentadue denti.
***
“Mi stai sul serio seguendo su un pedalò?”
“Così almeno non puoi scappare.”
Questa volta Lauren aveva oltrepassato ogni singolo limite imposto dalla morale comune: l’avrebbe fatta fuori.
“Sai che so nuotare?”
“E sai che io ti so seguire?”
“Va bene, allora vienimi dietro!!” e si tuffò. Se qualcuno aveva avuto un’idea stupida quello era lui: era ovvio che lo avrebbe preso, anche solo perché non è che si stesse impegnando troppo a nuotare. Il suo inconscio stava parlando ancora: forse voleva che lui lo prendesse… forse voleva farsi prendere e poi baciarlo in mezzo al mare… forse quella scena da pubblicità di Dolce e Gabbana non era il massimo per far star zitto il proprio inconscio che mentre nuotava gli dava immagini strane e molto, molto, molto sexy. 
“Ti ho preso. Ora, stai zitto e ascolta. Mi piaci troppo perché tu possa uscire con qualcun altro senza che io abbia almeno provato a dirti che…” 
“Che…”
“Dio, non è facile.”
“Non sai neanche cosa vuoi dire.”
“So cosa voglio dire, ma non so come dirlo.”
“Siamo in mezzo all’oceano, vorrei che ti sbrigassi. Non voglio far visita agli ex compagni di Lauren per colpa della corrente.”
“Moriresti prima.”
“Sono una persona molto forte, il mondo non si liberebbe così facilmente di me.”
“Sai che Lauren ti farebbe una festa.”
“Ma tu non dovevi dirmi qualcosa?”
“Ma tu sei come lei che si ricorda tutto.”
“Quando sei in mezzo all’oceano cerchi di ricordarti tutto per poterlo dire a chi ti salverà, perché non pensi che tu sia pazzo.”
“Lo pensi sul serio?”
“Dimmi cosa volevi dirmi!!! Non mi freghi.”
“Sei…”
“Parla o ti lascio qui.”
“Tu sei un vero stronzo.”
“Carino.”
“Ma ti amo per questo. È molto più facile da dire quando prima insulti qualcuno.”
“E tu pensavi di insultarmi e poi dirmi che mi ami nella stessa frase senza che io mi arrabbi almeno un pochino.”
“Ma puoi arrabbiarti dopo? Ora mi puoi rispondere? Se devo andare dagli amici di Lauren o al creatore forse sarebbe meglio che prima sappia se sono ricambiato o solo un povero ragazzo che si è innamorato di una celebrity e che non sarà mai ricambiato?” 
In quel momento le parole sarebbero state superflue, per questo Francoise decise che doveva baciarlo. 



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Capitolo 33
*** CAPITOLO TRENTADUE ***


CAPITOLO TRENTADUE
 
Ah ya ya ya ya I keep on hoping we'll eat cake by the ocean

23.05.2016, Hotel “El Mar” Spagna, Sera

Era stata preparata una festa grandiosa, diciamo che Lauren quando voleva che qualcosa sembrasse il top ci riusciva sempre. L’unico obbligo era di vestirsi di bianco perché… non si sa perché, neanche Lauren sapeva effettivamente come ami, diceva solo che era un “must” quando si facevano feste sulla spiaggia, vestirsi di bianco con capi di lino come se fossero una allegra combriccola di hippie che ha deciso di vestirsi di fiori e bere linfa.
“Allora, allora, allora????” chiese Magdalene con gli occhi a cuoricini  quando vide che Jerome e Francoise arrivavano mano nella mano e ridevano fra di loro.
“Ecco che arriva la figlia di Satana.” disse Francoise quando la vide.
“Eddai… non fare come al tuo solito.” Gli rispose Jerome.
“E il mio solito sarebbe?”
“Beh, così.” E poi decise di baciarlo in mezzo a tutta l’allegra combriccola. Tutti che facevano e fischi e dicevano “Vai così!” oppure “Qualcuno che è riuscita a farlo stare zitto almeno una volta!”. Tutti sembravano felici di essere assieme, di fare parte di un bellissimo gruppo di persone che si volevano bene e che ora avevano anche appianato ogni tipo di divergenze fra coppie erano anche tutti felicemente accoppiati e speravano di vivere il loro adorato “e vissero felici e contenti”, quindi tutti erano felici tranne tre persone: Alecu, che non era felice neanche se avesse vinto tutte le medaglie del mondo e se avesse vinto un miliardo al lotto, Stephan, il quale era estremamente triste perché la sua finta fidanzata aveva già deciso quale sarebbe stata la data del matrimonio, i fiori e i colori prevalenti, e aveva anche detto che non avrebbe avuto voce in capitolo per la lista degli invitati  e che quindi nessuno dei suoi compagni di ginnasti sarebbe potuto venire, cosa molto interessante visto che due di loro sarebbero stati addirittura i suoi testimoni (Cesare e Daniel); a completare il quadro di infelici c’era Amelie la quale era triste perché aveva sentito la conversazione fra Stephan e che quindi era triste per lui e perché aveva avuto la conferma del fatto che lui non sarebbe mai stato con lei. Due di loro si ubriacavano e una no, era un problema non essere maggiorenne assieme a tutte persone che 18 anni li avevano già compiuti da almeno un anno.
“Carina, eh la festa?” chiese Adele,  la quale nonostante fosse una delle poche persone non accoppiate si stava divertendo molto perché era diventata molto amica delle ragazza e anche di Jerome, con il quale fino alla sera prima aveva condiviso anche la stanza, solo che dopo, per ovvie ragioni aveva deciso di cambiare e di andare con Francoise.
“Cosa c’è di carino in questa dannata festa?” le rispose la ragazza.
“Scusa? C’è un falò, tanto cibo, una torta gigante per festeggiare Rio,  musica e anche una deliziosa coppia gay che si bacia, cosa c’è di meglio?” la giovane ogni tanto non aveva alcun freno.
 “C’è che sono una stupida.”
“Vuoi spiegarti oppure lasciarmi nell’ignoto fino a che io con le mie tecniche di lettura del pensiero riuscirò a tirarti fuori ciò che ti strugge?”
“Puoi non parlarmi?”
“Tranquilla, me ne vado, prima che con la tua negatività contagi anche me oltre che Stephan e Alecu.”
“Non sono stata io a contagiarli. Loro hanno contagiato me!”
“E allora divertiti!” le disse prendendola e cominciando a ballare con lei.
***

“Se non vai da lei ora farò in modo che la tua ragazza scopra cose molto interessanti della tua vita privata.”
 “Lauren, cosa inventerai su di me per dirlo alla mia amata ragazza?”
“Tante tante tante cose. Sai sono un mago di inventiva.”
“sei solo una stronza in questi casi.”
“Anche un uomo che  non prova emozioni perché troppo cattivo capirebbe che ti piace, quindi…”
“Quindi cosa?”
“Vai da lei e dille che ti piace.”
“Il mio matrimonio combinato non me lo permette.”
“Gesù! Il padre di mio figlio si sta per sposare con una mia amica e pensa che io sia morta gettata da un burrone, che poi io, chi può avere anche solo pensato che la macchina messa lì fosse messa sul serio… sono Lauren, mancherei troppo al mondo.”
“Questo piccolo discorse serve a?”
“A non farti perdere le occasioni che hai. Non è possibile che tu non sappia cogliere ciò che arriva senza pensare al domani!! La piccola è cotta di te, quindi perché non vai e le dici che la tua allenatrice ti ha obbligato a parlare con il cuore in mano e a dire ciò che provi per lei, magari solo parlando e queste cose pensandole sole. Ti farò anche un favore, farò finta di non sentire gli insulti che mi lancerai mentalmente. Ho un amico in Italia che ha messo in pericolo il fidanzamento della sua migliore amica perché voleva stare con lei, quindi, vai!” Gli urlò mentre lo lanciava letteralmente nella mischia di gente che ballava. Non che fosse proprio andata così la storia fra Francesca e Francesco del Nero, ma per far capire quello che intendeva bastava.
E mentre lei aveva questi pensieri, finalmente il club di musoni si era trasformato in un solitario, povero Alecu, era veramente triste.
***
 
Stephan, dopo che aveva incontrato Magdalene che gli aveva detto quanto fosse felice che lui si fosse finalmente svegliato e non vedeva l’ora di mandare al diavolo la sua cara fidanzata, visto che si ricordava ancora quando i suoi capelli sono diventati con sfumature rosa solo perché lo aveva accompagnato in macchina, aveva deciso che doveva darsi da fare perché si erano avvicinati alcuni ragazzi e ragazze (tra cui le due che avevano detto a Lauren quanto fosse figo Francoise e che erano praticamente svenute quando lo avevano visto con Jerome) che si stavano divertendo un mondo con la giovane e  che stavano facendole venire quello stupendo sorriso che arrivava sul suo volto solo quando sapeva di avere fatto una routine particolarmente perfetta.  Quando le si avvicinò molte delle persone che aveva attorno scomparvero come richiamate dal buio e lui le poté parlare con il cuore in mano e dire ciò che provava per lei.
“Senti Ame…” non riuscì neanche a finire la frase che le sue labbra erano sulle sue, che cosa strana… perché sapevano di vodka? Lauren aveva espressamente vietato gli alcolici dopo la figura del cavolo che avevano fatto quella sera dove erano tutti ubriachi, quindi… perché? Era complicato capire come mai lei sapesse di vodka mentre le sue labbra erano sulle sue e sembravano così perfette e soffici. Quando si staccarono lui le chiese “Come mai sai di vodka anche se Lauren ha espressamente vietato gli alcolici?”
“Perché ho un amico di qui che mi ha fatto un piccolo favore.” Sembrava particolarmente lucida anche se probabilmente aveva bevuto molto.
“E perché l’hai fatto?”
“Semplice perché voglio stare con te e so che se non ti sembro una povera e triste ragazza con problemi di alcolismo tu non farai nulla. Diamine, non dovevo dirlo.”
“E chi ti ha dato questa idea geniale? Potevi finire in coma etilico!”
“So benissimo quanto ho bevuto! Ora vieni e divertiti con me!” lo stava praticamente supplicando, cosa che non succedeva di solito.
“NO!”
“Perché?”
“Perché sei piccola e ubriaca!”
“Mi hai appena baciata!”
“Ma…”
“Ma cosa?”
“Te lo prometto, metterò a rischio il mio fidanzamento, se di fidanzamento si può chiamare solo se vincerò alle olimpiadi, cosa molto utile perché per quel momento avrei anche compiuto 18  anni e quindi non avrò paura della galera.”
“Sempre così fiscale.. però baciarci… quello possiamo? Non infrangi nessuna legge.”
“Un legislatore non direbbe la stessa cosa, ma qui non c’è nessuno che mi denuncerebbe…” Alecu se ne era andato, aveva controllato.
E Lauren era felice. Possiamo continuare a festeggiare.
***
24.05.2016, Hotel “El Mar” Spagna

Si ripartiva, ma non era una fine, solo  un grandioso inizio. Il conto alla rovescia era iniziato.
 

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Capitolo 34
*** CAPITOLO TRENTATRè ***


CAPITOLO TRENTATRÈ

And after all this time our time has come

22.05.2016, Ufficio di Giselle ore 9,30

“Allora, oggi cosa si deve fare?” chiese Giselle alla sua segretaria quando entrò nella stanza per portarle il solito caffè con panna e vaniglia che si bevevano ogni venerdì mattina assieme.
“Hai tutta la mattina impegnata con Emily Kmetko che viene a fare un saluto dopo che ha detto, testuali parole, “È da quasi tre anni che non vedo Giselle, ho bisogno che lei mi faccia da terapista per qualche minuto, lei fa miracoli prima delle olimpiadi.””
“Ripetimi un momento perché è qui?”
“Perché il fidanzato, il quale come ben sa è un importante cantante che ha anche scritto la canzone ufficiale delle olimpiadi di quest’anno , fa l’unica tappa del suo tour “Five Time, Five Continents” qui in Francia e lei ha deciso di seguirlo in questa meta proprio perché c’eri tu.”
“Queste sono le soddisfazioni della vita.”
“Non guidare la squadra che vincerà ori alle olimpiadi?”
“Quelle sono cose di routine.” #Gisellelikeaboss pensava in questo momento la sua segretaria, la quale si era abituata ai momenti di egocentrismo della sua capa.
“Comunque sta arrivando, la reception mi ha avvisato che ha appena superato la security al primo piano, continueremo la nostra conversazione quando avrai finito di fare la terapista a dei ginnasti che non sono neanche tuoi.” Disse mentre usciva dall’ufficio.
Ora sarà dura mantenere la calma e fare finta che nessuno sia vivo e vegeto, con un figlio e che stia per vincere tante medaglie alle olimpiadi, ma ce si può fare, dopotutto io sono io. Giselle amava farsi queste infusioni di ego.
Quando Emily entro la donna notò che non era cambiata di molto, sempre alta, magra e con  i capelli marroni. Un po’ di nostalgia di quello strano gruppo di ragazze lo aveva, ma che ci vuoi fare, o la carriera o l’amicizia.
“Emily, come stai? È da così tanto che non ti vedo… non sono riuscita neanche a farvi un saluto quando siete venute qui per la settimana della moda perché ero all’estero per affari… mi è dispiaciuto veramente tanto, ma una mia amica che è venuta ha detto che il tuo vestito era fantastico…”
“Diciamo che il mio non sembrava comprato in un discount, visto che quello di Payson perdeva talmente tanti fili che sembra fosse cucita da una che non sapeva neanche come infilare il filo in un ago. E la cosa migliore è che lo ha detto anche lei, di è pentita subito dopo di quella scelta. ”
“per fortuna! Ho visto le foto e era proprio messo male, come anche quello di Kylie il quale era leopardato… non si può mettere del leopardato in un anno dove fa di moda la tinta unita!”
“Ecco, lei non si è pentita di aver preso quel vestito, nonostante Payson e io abbiamo cercato in tutti i modi di fale cambiare idea.”
“Quella ragazza è più dura del mio tavolo in mogano!”
“Direi proprio! Ogni tanto mi chiedo sul serio come faccia Carter a non lasciarla!”
“Ma ho sentito che hanno annullato il fidanzamento, o sbaglio?”
“Ma si, è stata una cosa stranissima! Carter ha deciso che comunque vadano le olimpiadi lui si prenderà qualche anno sabbatico e studierà economia all’università, cosa stranissima visto che non ha mai detto che avrebbe studiato finita la sua carriera di ginnasta. E vista questa decisione e visto il fatto che siamo comunque molto giovani hanno detto che possono aspettare ancora qualche anno.”
“Tu e Damon però non avete aspettato.”
“Io e lui abbiamo deciso che farlo prima o dopo non è un problema, non fa differenza per noi. E quindi un del matrimonio intimo con poche persone pochi amici. Mi è dispiaciuto un sacco che tu non sei potuta venire.”
“Anche a me, ma era il battesimo di mi nipote e io insieme alla migliore amica di mia nipote siamo state le madrine, e non potevo mancare ad una tappa così importante della vita del mio piccolo.”
“Certo, certo. Immagino. Ora come sta tuo nipote?” aveva visto la foto che lei aveva sulla scrivania dove c’erano lei, Claude e Carter alle giostre in un giorno di sole. Lauren aveva lasciato il piccolo, che all’epoca aveva tre anni, con gli zii per festeggiare il suo compleanno con loro, lei (Katarina) gli aveva preparato una torta gigante e gli aveva regalato un libro a colori, ma poi era dovuta andare per un’ “emergenza in palestra” e quindi aveva dato il via libera per portarlo alle giostre e farlo divertire con gli zii. Anche Claude che di solito era restio ad andare in tutti questi luoghi pieni di gente aveva acconsentito e si era diverti parecchio. “Immagino che sia diventato più grande di come è in quella foto.”
“Oh, è cresciuto ed è diventato un piccolo genio, sua madre sta pensando di mandarlo a scuola un anno prima perché è letteralmente troppo intelligente. Ma non stiamo qui a parlare di me parlami un po’ di voi, come state voi su? Sasha e Summer? Kleo come sta? E poi, Steve? Raccontami tutto!!”
“Beh, per prima cosa ti devo dire che al lancio della mia linea di vestiti di qualche mese fa ho ricevuto uno strano biglietto dalla Francia che diceva “Congratulazioni!”, spero sia stata tu a mandarmele, perché se no ho uno strano ammiratore segreto qui.” Ammiratore forse no, ma neanche uno che la voleva uccidere, pensò Giselle a quella frase.
“Poi mi chiedi di Sasha e Summer? Beh si sono sposati come anche mi madre e Steve e loro stanno avendo il loro primo bambino, Sasha ha anche abbandonato il suo famoso camper solo per stare con lei. Poi Steve e mia madre sono molto felici insieme, io sono sempre felice di stare un po’ di tempo con loro anche se mi sono sposata e mio fratello è riuscito a prendere una borsa di studio per andare all’MIT a studiare ingegneria aerospaziale, come il suo idolo Homer Hickman, ed ora, sta studiando molto per arrivare a poter lavorare con la NASA anche se lo interessano molto alcune ricerche sulla luce che ha fatto una laureanda in fisica che studia qui in Francia, ma che è Russa.”
“Si chiama per caso Katarina questa ricercatrice? Perché sai quando ti dicevo che sono stata la madrina con un’altra ragazza? Ecco quella era lei!”
“Tu conosci sul serio la regina della fisica universitaria?”
“Conosco tutte le persone importanti francesi.”
“Stare con fa salire l’egocentrismo a livelli ‘over 9000’.”
“Si lo so… comunque, raccontami ancora un po’ di voi e forse,  riuscirò a convincere la mia cara amica Katarina a venire anche lei alle olimpiadi e a incontrare tuo fratello, potrebbe essere interessante.”
“Si, ti prego!! Ma chiedimi tutto quello che vuoi, sai che Max e Austin hanno adottato un bambino? È così piccolo e carino. Poi Payson che ha un anello con un bel diamante al dito perché dopo le olimpiadi si sposerà con Nick, il quale spera di non avere sorprese come quattro anni fa a Londra… ha detto che ha creato una routine adatta solo a battere Jerome, il quale spero stia bene, perché la lotta è aperta. Poi… cosa c’è di nuovo ancora? Nulla mi sembra.”
“Bene bene…” disse Giselle mentre continuavano a parlare.
    
 

 

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Capitolo 35
*** CAPITOLO TRENTAQUATTRO ***


CAPITOLO TRENTAQUATTRO
I don’t wanna grow up
 
01.06.2016, Palestra

Cominciava il conto alla rovescia. Mancavano ancora due mesi, cinque giorni, 15 ore e una manciata di minuti che si stava riducendo in base ai secondi che passavano… anche se i ragazzi facevano un po’ gli orgogliosi/altezzosi/sicuri/quel che volete tutti gli esercizi, anche con quelli più semplici, che vengono anche ai bambini di sei anni quando hanno appena cominciato a imparare la nobile arte della ginnastica riescono a fare, si aveva qualche problema… tipo: perché Jean non riusciva a fare la verticale nel corpo libero? O perché Cesare cadeva in continuazione dagli anelli? O Jerome, che aveva già fatto un’olimpiade, aveva rischiato di slogarsi una caviglia mentre completava la sua routine? Perché Magdalene era caduta già tre volte dalla trave e Cho, la quale di solito faceva un Cheng Fei migliore di Cheng Fei, perché si bloccava davanti al volteggio? Perché avevano l’ansia. E Lauren, tutte le volte che vedeva qualcuno sbagliare cominciava ad imprecare dentro di se e una vena preoccupante le compariva sulla fronte.
“Lauren, se continui così ti si scoppierà la vena.” Francoise.
“La smetti? Tutti hanno l’ansia e tu sei l’unico che se ne sta tranquillo qui a dirmi che devo stare tranquilla, che devo respirare, che non devo farmi scoppiare la vena che ho in fronte? Ma ti senti quando parli? Io voglio ucciderti in questi casi!” gli rispose con la vena che si era ingrossata ancora di più.
“Devi inspirare poi espirare. E poi ripetere.” Si stava divertendo un mondo a prenderla in giro.  
“Ma come mai tu sei così calmo?” gli chiese mentre cercava di trattenersi dallo strozzare il giovane.
“Io? Io sono calmo perché non ho voglia di vincere, ho solo voglia di andare a prendere il sole e vedere il Cristo di Rio.”
“No, tu non sei calmo, tu sei solo una persona che sa nascondere molto, molto, molto bene la sua ansia.”
“Io non ho ansia io sono la persona meno ansiosa del mondo, anche se in questo preciso istante, non avere ansia mi mette ansia. Quindi in un certo senso hai ragione, ho ansia… ma solo perché io non ho ansia… naa… credo di essermi perso in questa frase.”
“Che?” gli chiese.
“Tranquilla, mi sono perso anche io.”
“Comunque, devo trovare il modo per tranquillizzarli stanno letteralmente dimenticando tutto quello che hanno fatto… adesso mi pentirò di quello che dirò, ma mi puoi dare un consiglio sul come tranquillizzarli?”
“Ma allora non sei la grandiosa allenatrice che ci vendi!”
“Ho la vostra stessa età e sono diventata brava come allenatrice solo grazie a voi… perché voi siete stati gli studenti che mi hanno reso una grande allenatrice…  se non avessi avuto come studenti non sarei diventata così.”
 “Allora cosa c’è che ti spaventa? Qua tutti, o quasi tutti, ti rispettano e ti vedono non solo come un allenatrice, ma anche come una amica, come una persona su cui contare, come qualcuno che gli dirà la cosa giusta, e poi se può farti sentire meglio sei l’unica donna che io amerò, quindi… non devi preoccuparti, andrà tutto bene.”
“Mamma quanto sei cresciuto dalla prima volta che ti ho visto… è che quando io ero in America Sasha sapeva fare questi discorsi incoraggianti, sapeva dire quali erano le cose positive e negative, chi faceva meglio, chi avrebbe vinto… io non sono capace di fare nulla di tutto ciò, sono solo una persona troppo giovane che si spaccia per una persona con esperienza.”
“Devi pensare che anche il grande Sasha prima di diventare il grande Sasha era un uomo qualunque che aveva un sogno.”
“Ma lui è riuscito a farlo avverare il suo sogno… io sono scappata nel momento in cui ho visto la prima difficoltà… ci sono un sacco di madri che hanno vinto medaglie alle olimpiadi… io invece sono scappata…” stava per cominciare a piangere. Era il primo istante in cui aveva capito cosa stava facendo, a cosa stava portando quei ragazzi.
“Non puoi avere l’ansia anche tu! Ormai noi siamo così vicini… ci manca talmente tanto poco…”
“E da quando siamo diventati un noi? La tua idea non era quella di farti squalificare?”
“Ovvio, ma voglio farmi squalificare con stile.”
“Cosa intendi con squalificare con stile?”
“Che farò una cosa difficile, ma tenterò (tutto condizionato dal fatto che non so ancora se riuscirò a sbagliare vista la tua capacità di allenamento) di sbagliare così… io sarò fuori, ma con stile.”
“E Jerome cosa dice di ciò?”
“Diciamo che non glielo ho ancora detto… se glielo dicessi si arrabbierebbe come non mai perché dice che spreco il mio talento e altre cose del genere… è che io non voglio fare fatica!”
“Non vuoi fare fatica? Ma se fai più fatica a sbagliare che non a fare tutto giusto!”
“Non è tanto quello! È che poi arriverebbero: le interviste, gli sponsor, le gare… troppa fatica.”
“Ma sei hai solo due sponsor!”
“Appena uno vince una medaglia tutti vogliono fargli da sponsor, tutti si aspettano qualcosa da lui. Io voglio solo aprire il mio piccolo studio privato in un piccolo paesino di campagna e non fare altro nella vita. Anche Jerome ha detto che andrebbe bene… che più il posto è confortevole più gli sportivi sono inclini a diventare tuoi.”
“E quindi vuoi sprecare il tuo talento solo per questo? Solo perché non vuoi fare fatica?”
“Si?”
“Sai che credo di sapere cosa posso fare per  tranquillizzare tutti? Fare un po’ di fatica.”
***

05.06.2016 Avenue Verte
“Allora ragazzi, oggi percorreremo un pezzo dell’Avenue Verte, alla fine del quale ci sarà un bellissimo pic-nic preparato dalle abili mani di Katarina e di Giselle le quali ci aspettano lì con Carter,  Auguste e Claude.”
“Lauren, come mai ti è venuto in mente di farci fare un giro in bicicletta?” chiese Magdalene.
“Perché il vostro caro amica Francoise non vuole fare fatica e ho notato che l’unica cosa che toglie tutti i problemi dalla testa è la bicicletta. Ho fatto un pezzo di questa strada con Carter qualche giorno fa e aiuta sul serio! Comunque… ho deciso di portarvi qui perché siete troppo pieni di ansia, dovete liberare la mente e respirare aria pulita.”
Ok… partiamo?
***
05.06.2016 Boulder Colorado
Quella domenica Emily e Damon, il quale aveva finito finalmente la tournée avevano decido di fare un giro in biciletta per liberare la mente fare qualcosa assieme, visto che fra olimpiadi e canzoni avevano poco tempo per stare l’uno con l’altro.
“Allora, come vanno gli allenamenti per le olimpiadi?” le chiese dopo qualche chilometro già macinato.
“Bene… anche se mi preoccupa un po’ la Francia.”
“Ma non è l’unico stato di cui nessuno si preoccupa perché è da un anno a questa parte perché nessuno li ha mai visti?”
“Sì… ma è strano, perché io ho parlato con Giselle e mi ha detto che la squadra Francese non è composta da quelli che erano venuti ai mondiali l’anno scorso, ma che loro sono stati tutti battuti. E hai visto anche tu quanto erano bravi loro.”
“Come si dice di solito… chi vivrà vedrà.”
 

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Capitolo 36
*** CAPITOLO TRENTACINQUE ***


CAPITOLO TRENTACINQUE
One Way Ticket to hell and back

Palestra 16/06/2016
Oramai mancavano poche settimane… talmente tanto poco tempo che anche Francoise, che di solito era tutto un “Oh… io non mi alleno… Oh, tanto io mi faccio squalificare… Oh, e anche se non lo facessi sarei comunque il migliore sulla cavallina e quindi non avrei bisogno di allenarmi…” ok, questo non lo diceva, lo pensava solo, si stava allenando, anche perché Lauren, la quale aveva i nervi a fior di pelle ( e a fior di pelle era un eufemismo per dire che anche un moscerino un po’troppo rumoroso le faceva venire voglia di picchiare qualcuno ), continuava a dire che doveva assolutamente allenarsi se no avrebbe fatto questo, quello o quell’altro ancora… nulla a che vedere con gli allenamenti di febbraio, certo, ma faceva comunque paura averla accanto. Metteva agitazione, anche perché si sa… quando hai a che fare con la tua prima volta da allenatrice olimpica a soli 22 anni la cosa ti può mettere un filino in agitazione. In quel momento, mentre intimava a Francoise di fare meglio l’esercizio che stava facendo perché “Se non ti alleni io chiamo tuo padre e gli dico che deve farti lui da allenatore…” (che era la minaccia che gli faceva sempre, e ormai lui aveva capito che non l’avrebbe mai messa in atto, solo che faceva comunque paura sentirla), pensava a Sasha, il che è un po’strano, visto che lo ha avuto come allenatore per soli due mesi e mezzo, ma al momento era l’unico allenatore che aveva portato delle persone che conosceva a vincere, ma pensare a Sasha, chiedersi cosa stava facendo lui, cosa stava dicendo ai suoi studenti, cosa aveva detto loro la prima volta che erano stati alle olimpiadi la tranquillizzava, stranamente, poi però guardava Francoise e le sue paure ritornavano più forti di prima, quel ragazzo l’avrebbe fatta ammattire.
“Francoise, vedi di allenarti!” gli urlò, la vecchia Lauren non avrebbe mai urlato come una matta ad un ragazzo, ma quel giovane l’aveva fatta cambiare in peggio “Non mi interessa se tu e Jerome dovete programmare il vostro matrimonio, o se ti sta dicendo la sua mossa segreta per fare una bella gara alla cavallina, tu salirai subito su quell’attrezzo e non scenderai fino a che non ti sanguineranno le mani! Capito?”
“Ma perché le altre persone non ricevono urla simili? Perché la tua voce che mi sgrida deve essere udita da tutti, neanche fossi un araldo, in tutta la palestra? Anche gli amici Fritz del tappeto elastico sono terrorizzati da “La regina di tutti gli inferi”, che è come vuoi farti chiamare.”
“Io non mi metterei ad urlare così forte se tu, facessi come fanno gli altri, cioè si allenano ininterrottamente per tutto il pomeriggio.”
“Che ci vuoi fare… sono una persona anormale.”
“Beh, allora vedi di diventare normale e di allenarti! Subito.” Che gentile, eh? Non vedeva l’ora di essere a Rio e di mettere in atto il suo piano, far un po’ di paura e poi ritirarsi in una casetta di campagna e aprire il suo studio medico privato, semplice, no? No! Sarebbe stato semplice se il suo piccolo studente fosse stato bravo e grandiose, ma visto che lei aveva un contratto da rispettare e visto che il suo ragazzo non voleva farglielo rispettare doveva in goni modo o maniera urlare ed insultarlo come se non ci fosse un domani. Almeno si poteva dire estremamente fiere di tutti gli altri suoi ragazzi… anche solo perché ormai nemmeno il dio della ginnastica sarebbe riuscito a sconfiggere uno di loro, e Francoise se solo ci provasse… riuscirebbe ad arrivare in cima al mondo, semplicemente con qualche movimento. Ah… quanto però le era piaciuto insegna a quei ragazzi… un p’ le dispiaceva che dopo i mondiali dell’anno successivo tutto sarebbe tutto finito, il loro dream team della ginnastica sarebbe scomparso, per lasciare il posto a uomini e donne di successo, i quali avrebbero applicato nella vita le stesse cose che avevano imparato nella ginnastica: che il duro lavoro ripaga sempre, che essere una squadra è sempre la cosa migliore e che i successi nella vita vanno sempre condivisi con gli amici… ed è per questo che avevano deciso di rimanere tutti in contatto, che sarebbero rimasti amici… che nonostante tutto e tutti non si sarebbero lasciati. Era fiera di quello che sarebbero diventati… tutti, che più o chi meno avevano ancora pochissimi anni alla fine del loro percorso di studio: Samira stava già preparando la tesi per la sua laura in sociologia, che le sarebbe stata utile per diventare assistente sociale, mentre Mohamed stava per finire il suo percorso in chimica, e il suo ristorante di cucina “chimica” stava già spopolando e ora i due migliori ristoranti di Parigi erano il suo e quello del cugino di Jerome, dove per un posto a cena, dovevi prenotare almeno un mese e mezzo prima, poi a pranzo ci potevano andare chiunque e i prezzi erano abbastanza modici, ma a cena erano così tanto di classe che “Benoit levati di mezzo!”; a Magdalene mancava un anno per laurearsi in economia e poi sapeva già che avrebbe preso il posto del suo professore di economia aziendale, mentre Cesare stava già cominciando il suo stage presso l’azienda dei genitori di Francoise, Madleine sarebbe andata a lavorare al museo di scienze naturali in qualità di ricercatrice, Cho avrebbe insegnato sia al liceo linguistico che all’università di lingue orientali, come anche Daniel che però avrebbe insegnato spagnolo nello stesso liceo e nell’università accanto a quella di  Cho, a Jean, lei e Francoise mancavano due anni e poi sarebbero stati dei medici, almeno sulla carta… era molto, molto fiera di loro.
“Allora, era giusto così?” le chiese una voce.
“Potevi farlo meglio.”
“Smettila di dirmi che potevo fare meglio neanche Nick Russo riuscirebbe a fare una cosa del genere!”
“Vedi, ma Jerome sì!”
“Jerome è Jerome, nessuno è capace di fare quello che fa lui.”
“Smettila di gongolare Jerome! Voglio ricordarti, il mio caro Francoise che tu sei tu e che ai trials lo hai battuto?”
“Di pochissimo.”
“Se fossimo stati alle Olimpiadi avresti preso l’oro e lui l’argento.”
“E sei io avessi le ruote sarei una carriola… ma non avendo le ruote non sono una carriola… come anche non eravamo alle olimpiadi, quindi…”
“Vieni un secondo nel mio studio, devo dirti alcune cose molto importanti.”
“Ok…” disse mentre la seguiva. Tutta la palestra si era fermata (anche i trampolini) per guardare cosa stava succedendo… Jerome che con un sorrisetto sarcastico diceva “Non strapazzarmelo troppo... dobbiamo uscire a cena questa sera!”
“Non ci contare troppo.” Gli rispose mentre il ragazzo (Francoise) aveva la faccia di uno che stava per andare sul patibolo.
Una volta nello studio lei lo fece accomodare e gli disse “Prendi uno di questi biscotti, caro.”
“Harry Potter?”
“Prendi un biscotto caro e ascoltami: alla cavallina siete in tre, due favoriti, ovviamente Jerome e Nick Russo, e uno che nessuno ha mai visto, che si è tenuto nascosto per tutto questo tempo, ma che se volesse potrebbe fare 20/20.”
“Nessuno è mai riuscito a fare 20/20 e anche se una persona riuscisse a fare 10 di esecuzione, nessuno è mai partito con un 10 di difficoltà, vorrebbe partire con tutti esercizi di difficoltà H, cosa che nessuno è mai riuscito a fare…”
“Perché sei così pessimista? Alla fine basta allenarsi molto, molto, molto attentamente, tanto e soprattutto essere supportati dalle persone giuste.”
“Nessuno è mai partito con un 10, neanche non mi viene in mente nessuno che sia abbastanza bravo da partire con un 10! Non è possibile! Jerome che ha vinto i mondiali e le scorse Olimpiadi è partito con 9,000! Nick Russo anche! Nessuno parte da lì perché è semplicissimo sbagliare… è come dire al mondo intero: “Io non sono nessuno, ma parto da il punteggio più alto, sai cosa vorrebbe dire sbagliare?”
“Ma io so per certo che la persona che partirà con 10 non sbaglierà.”
“E ne sei così certa perché…”
“Perché io lo ho alleno.”
“Tu che cosa? Non posso essere io! Io… non riuscirei mai ha fare 20/20!”
“Sì, te lo ho detto, io ti ho allenato, ed essendo io la migliore, perché ammettiamolo, io sono il massimo… tu riuscirai a fare anche 100/20 se lo volessi.”
“Ma…”
“Niente ma. È quello che ho deciso.”
“Allora facciamo un patto. Se io decido di fare la finale, tutto sta nel fatto se avrò o no voglia, ma se la farò mi voglio qualificare con l’ultimo punteggio.”
“Perché così se decidi di fare l’esercizio come va fatto allora tu partiresti per primo e il tuo 20/20 non sarebbe battuto da nessuno.”
“Vedo che siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Però tutto comunque rimane una mia decisione: fare o non fare la gara bene.”  
“Perfetto, ora vai ed allenati!”
***

Quella sera

“Allora. Lauren cosa ti ha detto?” chiese Jerome mentre aspettavano il dolce.
“Nulla, le solite cose… allenati, se non lo fai chiamo tuo padre, vedi di fare le cose bene… sempre le solite cose…”
“Ma tu cosa pensi di fare alle olimpiadi?”
“Non lo so ancora… però qualcosa farò…”
“Sei sempre il solito…”

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Capitolo 37
*** CAPITOLO TRENTASEI ***


CAPITOLO TRENTASEI
Billy's leaving today (don't know where he's going)
Palestra 30/06/2016
Mancavano pochi, anzi pochissimi, giorni all’ora X, e per ora X si intende ovviamente il momento il cui Lauren avrebbe condotto le loro giovani membra stanche da tutti gli allenamenti a fare finalmente le olimpiadi… per poi riposarsi come non avevano mai fatto.
Ecco… in questo momento Magdalene stava continuando a cadere dalla trave e stava continuando a pensare che mai sarebbe riuscita a fare la routine come voleva lei. E Georgette, la sua allenatrice, si stava maledicendo perché non era riuscita ad allenare come Loren aveva fatto con il suo ragazzo (non che qualcuno pensasse di essere riuscita ad allenare il proprio ragazzo come aveva fatto la bionda, ma almeno gli altri allenatori avevano un po’ più di fiducia in sé stessi), e stava continuando a pensare che di sicuro la sua ragazza sarebbe stata l’unica che non avrebbe vinto, e che quindi i ragazzi non avrebbero preso quello che dovevano prendere solo per colpa sua e aventi così. Se non fosse stata brava alla trave Lauren l’avrebbe già licenziata a causa di tutte quelle insicurezze.
“Magdalene…” provò a parlarle mentre la ragazza sconsolata si appoggiava alla trave e piangeva.
“Georgette, perché non vai un secondo a vedere come sta lavorando Samira che mi sembra abbia detto qualcosa riguardo alla sua routine alla trave?” disse Lauren vedendo la scena.
“Ok Loren” disse l’altra un po’ ingenuamente perché era palese che Samira, avendo scelto degli esercizi un po’ più semplici di quelli di Magdalene non aveva problemi.
“Mi vuoi dire cosa c’è che non va?” le chiese avendo capito che la giovane aveva qualche problema al momento.
“Ma… e se io sbagliassi e se cadessi e se mi venisse male la partenza e se poi non stessi dritta in verticale? E se non riuscissi a fare la capriola? E se non riuscissi a centrare la trave? E se…” era il ritratto dell’ansia.
“Mi stai sul serio dicendo che non riusciresti a fare cose che hai imparato a cinque anni?”
“Io…”
“Io mi ricordo ancora le routine che facevo quando veniva allenata in America! E non tocco una trave , se non per obbligare qualcuno a salirci sopra, da cinque anni! Non si dimenticano queste cose!”
“Ma e se poi mi viene l’ansia?”
“Cara, sei già il ritratto dell’ansia… non credo che qualcuno riesca ad arrivare a livelli di ansia superiori ai tuoi.”
“Loren! Non sei carina!”
“Ma è la verità! Neanche sommando tutti i livelli d’ansia di questa stanza riusciremmo ad arrivare al tuo!”
“Ma…”
“Stai tranquilla ti dico! Non c’è niente che potrebbe andare male!”
“Tu non ne sei sicura! Potremmo fare un incidente con l’aereo, o in macchina, o mangiare avariato, o…”
“Certo, potrebbero succedere tutte queste cose, ma potrebbe anche essere che non succeda niente a nessuno e che tutti vinciate una medaglia e che io me ne torni a casa felice e contento.”
“Ne sei sicura?”
“Ovvio che no! Ho questa sensazione che qualcosa andrà maledettamente male!”
“E allora come fai ad essere così tranquilla?”
“Io non sono tranquilla! Solo che mi fido di voi!”
“Di tutti noi?”
“Ho ancora qualche riserva su Alecu… è ovvio che mi fido di tutti voi… siete la mia famiglia! Carter, Katarina, Auguste e Giselle, e poi voi… voi tutti siete la mia famiglia e in famiglia nessuno viene lasciato solo.”
“Come mai citi Lilo e Stich?”
“A Carter piace un sacco quel cartone e quindi mi tocca vederlo almeno dieci volte alla settimana.”
“Quel bimbo ha il suo perché. È anche il mio cartone preferito.”
“E secondo te dopo quale pomeriggio passato con uno dei suoi zii ha scoperto quel cartone.”
“Ho sempre apprezzato l’intelligenza di quel bambino per capire le cose belle.”
“Anche io, ma ora vai! È meglio se mi fai vedere tutta la routine che porterai al concorso individuale, e spero si perfetta, se no trenta giri dell’isolato con me e gli altri allenatori agli angoli non te li toglie  nessuno.”
“Ai tuoi ordini, capo.”
***

Per fortuna era andato tutto bene: Magdalene aveva fatto tutto senza problemi e quindi i temuti 30 giri dell’isolato erano rimasti al loro posto nella mente di Lauren. Aveva anche capito cosa intendeva l’allenatrice quando diceva “Tutto può andare male, ma se nessuno ci prova, nessuno lo scoprirà!”… e quindi si era messa il cuore in pace a aveva ricominciato ad allenarsi.
“Ora basta non mi verrà mai!”
Ma perché tutti questi giovani hanno l’ansia!
“Cesare, cosa c’è che non va?” chiese Lauren al giovane che era appena caduto da un altezza considerevole e aveva seriamente rischiato di fratturarsi una caviglia.
“Non mi viene! Non ci posso fare niente, appena cerco di fare la croce cado!”
“Ma se la prima cosa che mi hai fatto vedere quando sono arrivata qui era la tua croce, drittissima e perfetta?!”
“Ma… io cado. Appena salgo sugli anelli, appena mi sistemo scivolo.”
“Tu non puoi scivolare solo perché ti metti in croce. Anche i bambini che ogni tanto il pirla con la tracheobronchite mi fa allenare sanno stare in croce. C’è qualcosa di altro che ti assilla.”
“Ma… quel pirla è mio cugino.”
“E allora curalo dalla tracheobronchite e non fargli saltare giorni! Comunque, non è perché lui è tuo cugino che io mi sono dimenticata della mia domanda… cosa c’è che ti assilla.”
“Io…”
“Dimmi dimmi Cesare delle mie brame se no ti faccio fare il giro dell’isolato 30 volte…”
“È che io ho paura. E se non ci riuscissi? Se l’ansia mi schiacciasse? Se qualcosa andasse storto?”
“Ho capito perché tu e l’altra ragazza fate una così simpatica coppia… tutti e due ansiosi come pochi.” L’altro la guardò come se lei avesse appena detto che il sole è verde e lo affermasse con sicurezza.
“Comunque… come ho detto alla tua ragazza poco fa, non devi essere ansioso. Tutto può andare male, solo che se non ci provi non scoprirai mai coma andrà a finire.”
“Perché non hai fatto questo di lavoro?”
“Cosa, la guida motivazionale?”
“Sì, ti viene bene!”
“Perché anche io ho ansia… solo che la so nascondere molto bene.”   

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Capitolo 38
*** CAPITOLO TRENTASETTE ***


CAPITOLO TRENTASETTE
 
(Even the Heroes) And everybody hurts sometimes

Palestra 01/07/2017

Troppo poco tempo mancava. Troppe poche cose erano state fatte. Troppe cose erano ancora da fare. Troppo allenamento mancava ancora. Troppi alloggi da cercare. Troppe diete da preparare. Troppo. E con anche un figlio troppo è infinitamente troppo. Ma ci sono anche le cose positive come… un figlio, gli amici, le olimpiadi, la propria tutrice… in pratica ciò che è negativo è anche ciò che è positivo, anche se Lauren quando aveva deciso di portare queste giovani menti alle olimpiadi non pensava potesse essere così complicato scegliere una dieta adatta a loro… per fortuna che aveva una amica che si stava specializzando in dietologia e che le aveva dato una mano. Tutto una favola in pratica… ma in teoria, nulla di buono. Ma si sa, si hanno passato cose ben peggiori.
“Allora ragazzi, comincia il vero conto alla rovescia?” chiese Lauren quando quella mattina entrò in palestra (finito l’anno accademico anche l’allenamento si era intensificato… mattina e pomeriggio).
“Tutto bene… diciamo che stiamo tutti cominciando ad avere un po’ troppa di ansia…” questo era Jean che di solito era il più tranquillo e quello che aveva meno ansia (ovviamente, visto che nel corpo libero lui era effettivamente già il migliore…) perché guardando le classifiche generali nessuno era come lui, mentre per tutti gli altri c’era uno sfidante apposito… messo lì per dargli noia: elencando anche la squadra americana, gli sfidanti principali erano i suddetti: Stephan contro il russo Dimitri (vincitore della sbarra quattro anni prima); Daniel il cinese Lin; Mohamed il giapponese Susuki; Jerome e Francoise Nick Russo; Cesare aveva Carter; come  squadre i maschi avevano la Cina e come all around avevano loro stessi, Susuki e l’America; le femmine a squadre avevano la vincente America, come nell’all around che non avevano rivali se in il quartetto delle meraviglie; Madleine aveva Kelly; Cho Emily: Samira Payson e infine… Magdalene che aveva Kylie. Insomma avevano un bel daffare… tranne appunto Jean che a livello mondiale era comunque il migliore perché Max si era ritirato anche lui, se no sarebbe stato ben diversa la situazione.
“Sbaglio o cominci ad avere ansia anche tu?” gli chiese Lauren.
“Io non ho ansia… sono solo leggermente stressato perché devo competere ad una gare internazionale.” Le rispose.
“Tu di sicuro sei l’unico che può pensare di essere tranquillamente alle Fiji. Non hai nessuno ancora al tuo livello.”
“Solo perché Max si è ritirato non vuole dire che io non mi debba impegnare.”
“Non ho detto che non ti devi impegnare, solo che il tuo livello di impegno, rispetto a quello dei tuoi compagni in proporzione può essere lo stesso che ha messo Francoise nei traials… impegno che comunque supereresti perché nessuno mette così poco impegno nelle gare. “
“Mi stai dicendo che mi devo qualificare con il punteggio inferiore? Sai vero che non ne sono capace. Sono un perfezionista… sono capace di fare solo il massimo.”
“Fallo, ma secondo la sottoscritta, che ha imparato molto dalla grandissima Payson, partire con un pessimo punteggio può, ogni tanti risultare molto utile. Ma tanto so che tu non lo farai, ed è così che vi voglio tutti.” Disse sottolineando l’ultima parte.
“Puoi anche dirlo senza farlo in modo velato, Loren, non farò comunque quello che dici.” Non c’è neanche bisogno che dica chi è questo.
“E io ti uccido.”
“E io ti denuncio.”
“E io non ti faccio più fiatare… hai presente, vero, la mia super squadra di sicari?”
“Sì. Me la ricordo molto bene… questa fantomatica squadra di sicari di cui nessuno a mai sentito parlare.”
“Perché quelli che ne hanno sentito parlare non sono più in vita per farlo.”
“Sai una cosa, Loren… dopo le olimpiadi mi mancheranno questi tuoi amici sicari.”
“Sai vero che io vi porto fino ai mondiali?”
“Sì, ma i mondiali non sono come le olimpiadi… non sarà così divertente.”
“Sai che è per questo che io e te ci vogliamo così tanto bene?”
“Perché ci odiamo anche?”
“No… perché anche se ci odiamo, abbiamo comunque qualcosa in comune.”
“E cosa sarebbe?”
“La passione per i miei sicari.” Disse scoppiando a ridere e lui con lei. “Comunque, dove è finito il tuo adorato fidanzatino?”
“Diamine! Mi aveva detto di dirtelo appena arrivato, ma mi sono scordato… aveva un lavoro da fare durante tutta la mattina  con uno dei suoi infiniti sponsor.”
“Sento gelosia nella voce?”
“No, è solo che essendo infiniti non  i ricordo quale sia.”
“Sarà… comunque per che ora arriva che devo decidere quanta punizione dargli?”
“Punizione?”
“Beh, ovvio… ti sembra che non punisca una persona che non mi ha detto che ha delle cose da fare? Qui ci si allena per le olimpiadi… non per qualche scampagnata alle Fiji.”
“Per fortuna che ci sei tu. Comunque dovrebbe arrivare alle 14,30 o se preferisci alle 2,30 pm per ritornare sul tuo fuso orario.”
“Così gentile.”
“Sempre al tuo servizio mio unico amore.”
“Per fortuna che ci sei tuo, vero?”
“Ovvio.” E alle persone che ormai stavano guardando la scenetta come ad un palco per il cabaret disse “Cosa c’è, non si può dire alla donna che si ama che la sia ama…”
“Sì… ma…” disse Cesare.
“Tanto è una cosa che tutti sanno… tutti sanno che l’unica donna della mia vita sarà Loren…”
“Troppo comodo. Perché per te è così semplice?” gli chiese sempre il suo migliore amico.
“Perché io sono gay e non ho i vostri “etero – problemi”?”
“Non credo che esista quella parola.” Disse Paul.
“C’era un trattino in mezzo, comunque.”
“Dai, su… sapete quanto mi piacciate mentre litigate, ma c’è un problema: fra esattamente un mese cominciano le olimpiadi e noi cosa dobbiamo fare?” chiese Lauren a tutti.
“Allenarci:” rispose un coro “Farti arrabbiare.” Ma questo era solo Francoise.
***

Ore 16,30, stesso posto.

“Come mai Jerome non è ancora arrivato?” chiese Laure “Di solito è il ragazzo più puntuale di tutti.”
“Non lo so, provo a chiamarlo con il cellulare, va bene?” disse Francoise, anche lui leggermente preoccupato.
“Che strano, il suo cellulare non può essere spento, di solito ne è cosi tanto dipendente che lo tiene sempre acceso, giorno e notte.”
“Provo a chiamare io il suo agente.” Disse Lauren allontanandosi.

“Oddio, Loren… stavo proprio per chiamarti. Sono qui in Pronto Soccorso con Jerome.”

“Ti prego… dimmi che il suo migliore amico è stato male e che lui ha voluto accompagnarlo.”

“Mi dispiace, ma sono qui con Jerome perché ha avuto un incidente in moto ad un incrocio.”

Dio, Lauren sapeva che qualcosa sarebbe andato storto.

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Capitolo 39
*** CAPITOLO TRENTAOTTO ***


CAPITOLO TRENTAOTTO
If I had another chance tonight

Palestra 01/07/2016

“Cosa è successo?” chiese Francoise che aveva sentito la conversazione al telefono.
“Se hai sentito la conversazione al telefono, perché mi chiedi cosa è successo?”
“Perché sto sperando di avere sentito male, e quindi di potere ancora sperare di gareggiare contro Jerome almeno una altra volta.”
“Tu sei preoccupato per lui, almeno ammettilo.”
“Io… non è che sono preoccupato per lui è che spererei potesse vincere le medaglie che merita e non ridursi a guardare le gare dagli spalti.”
“Sei preoccupato, ma non dovrebbe essere successo niente di grave.”
“Ha fatto un incidente con la moto! Come puoi dire che non è successo niente di grave!”
“Niente di grave nel senso che la prognosi, mi ha detto il suo agente, è di 40 giorni salvo complicazioni più fisioterapia.”
“Ma fra 40 giorni le olimpiadi saranno già cominciate e con la fisioterapia lui non potrà di certo gareggiare.”
“Mi sa che le tue preghiere sono state ascoltate.”
“le mie… cosa stai dicendo?”
“Ti sentirai in colpa un altro giorno, ora vieni con me. Ti do il permesso di lasciare l’allenamento prima a) perché mi serve un autista e b) perché è il tuo fidanzato che sta in un letto di ospedale.”
“Quindi…”
“Preparati. Andiamo in ospedale da Francoise.”
“Io…”
“Preparati e parti.” Gli disse mentre uscivano, ma poi, ricordandosi degli altri ragazzi che comunque erano scioccati lei disse “E voi continuate a lavorare, tanto non è che possiamo ridurre la frattura noi.”
Dio. Dio. Lei sapeva, lei sapeva. Lei sapeva che sarebbe successo qualcosa, che qualcuno si sarebbe fatto male. Ma non pensava sarebbe stato proprio la grande stella della ginnastica, il grande Jerome. Tutto stava continuando a peggiorare.
***

Ospedale

Al triage incontrarono un infermiera che li conosceva perché il ragazzo era stato portato all’ospedale universitaria che era quello dove loro aveva fatto qualche mese di internato.
“State cercando Jerome?” chiese Katy, l’infermiera.
“Sì… io sono la sua allenatrice e lui è il suo ragazzo e compagno di squadra.” Rispose lei velocemente.
“Tranquilla, il suo agente mi aveva avvisato che tu e lui sareste arrivati. Stanza 45, reparto ortopedia.”
Saliti trovarono subito la stanza perché c’era un capannello di gente lì davanti: infermieri che cercavano di allontanare giornalisti, l’agente di Jerome che cercava di parlare al telefono con la madre del infortunato, medici, fotografi…
“GENTE! QUESTO È UN OSPEDALE, NON UN CIRCO. O VI ALLONTANATE DA QUI, O VI SPEDISCO FUORI A CALCI!” diciamo che Lauren non aveva il minimo senso della misura, perché aveva urlato talmente tanto forte che anche i sordi della geriatria l’avevano sentita… ma sapeva farsi rispettare perché fotografi e giornalisti scomparvero subito.
“Loren, non vedo l’ora di vederti lavorare qui. Tutti terrorizzati… tu che sembrerai la regina dell’ospedale in ogni momento e noi come piccoli schiavetti che ti diremo sì signora.”. questo si può pensare essere Francoise, ma invece era il giovane chirurgo ortopedico che aveva operato Jerome.
“E tu sarai il primo dei miei schiavetti… ora fai entrare il ragazzo dal suo ragazzo, che io devo parlare con il caro agente.” Disse lei indicando prima Francoise e poi l’agente.
“Sì, sì… prego… è ancora un po’ scosso per l’anestesia, ma dovrebbe stare abbastanza bene.”
“Se stesse bene potrebbe gareggiare alle olimpiadi. Il stare bene è tutto relativo in questo caso.” Rispose il giovane ginnasta.
“Ho capito sai quale è il problema.” Disse Lauren al ragazzo prima che lui potesse aprire la porta.
“Di che stai parlando?”
“Tu non hai paura perché lui potrebbe morire o perché il suo sogno è ormai infranto… tu hai paura perché ora non hai più una scusa per poter non fare le olimpiadi come vuoi tu!”
“E se anche fosse?”
“Saresti sul serio meschino.”
“Naaa, avrei solo imparato dalla migliore.” Disse prima di entrare.
Una volta entrato Francoise si sedette accanto al letto di Jerome e gli disse “Mi dispiace davvero tanto… io… è solo colpa mia. Quando ti ho visto… quando ho visto come ti allenavi duramente, e quando ho visto quello di cui eri capace mi sono sentito sconfitto… mi sono sentito per la prima volta sconfitto senza che fossi io a volerlo… mi sono sentito perso perché avevo incontrato qualcuno di più bravo di me, qualcuno di più capace qualcuno migliore di me… e ora che non puoi gareggiare… mi sento come se fossi stato io. Ho sperato più e più volte, prima di conoscerti che ti potesse accadere un incidente… solo per essere sicuro di perdere secondo le mie regole… e ora… ora mi sembra tutto sbagliato… io mi sento terribilmente in colpa per quello che ti è successo… vorrei non aver detto quelle cose… vorrei essere riuscito ad essere un ragazzo migliore, un atleta migliore… solo che ti ho conosciuto troppo tardi…”.
“Tu…” disse l’altro ragazzo con la voce molto flebile.
“Sei sveglio… hai sentito tutto? A me… dispiace… io non…” cominciava a balbettare, perché si sa… non è una cosa semplice da dire… “Scusa ma per un po’ ti ho voluto morto”, non è mai bello…
“Anche io ti ho voluto morto per un po’ di tempo, tu, la persona che non ha bisogno di allenamento, che deve impegnarsi per sbagliare… è brutto da sentirsi dire… sai no… “A Parigi c’è uno che ha una tecnica sopraffina, che fa ginnastica come nessuno sa fare… se ci fosse stato lui alle olimpiadi tu non avresti mai vinto…”. Poi arrivo qui e vedo Cesare e dico… sarà lui quello che ha una tecnica sopraffina… ma poi vedo te, con il tuo essere terribile, incapace di fare una routine del tutto completa e giusta… e capisco che sei tu… tu hai la tecnica migliore del mondo… e per un po’ di tempo ho pensato ma se gli succedesse qualcosa… se a lui succedesse un incidente io non avrei problemi… ma l’incidente è successo a me… non posso fartene una colpa. Mi sono innamorato del mio più grande rivale e non posso fare a meno di esserne felice, perché non riuscirei a passare un momento senza di te.”
“Io… mi dispiace, mi dispiace di non essere capace di essere un buon atleta, di non riuscire a essere buono…”
“Tu non ti devi scusare con me… ma fammi una promessa alla cavallina, vinci per me. Vinci e  non pensare agli altri…”
“Ma se poi…”
“Tu non diventerai mai come tuo padre, ci sarò io con te ad evitarlo.”
“Ti amo troppo… ti amo troppo per vivere senza di te… sei la metà del mio cuore… senza quella metà la mia vita sarebbe troppo vuota.” E poi lo baciò.
A rovinare il bel momento arrivò Lauren che disse “Bene, dopo che avete fatto il vostro eterno patto d’amore e di felicità ho una proposta da fare all’invalido.”
“Sono tutto orecchi… e anche se non lo vuole fare notare anche il ragazzo qui di fianco ascolta ben volentieri.” Rispose lui.
“Bene, visto che tu ormai non puoi più fare le olimpiadi… che ne dici di allenare Francoise? Come sai io non posso scendere nell’arena, a) perché mi si rovinerebbe la parrucca con tutta quella polvere di magnesia e b) perché c’è sempre il rischio di incontrare qualcuno che mi riconosca… quindi, che ne dici?”  

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Capitolo 40
*** CAPITOLO TRENTA NOVE ***


CAPITOLO TRENTANOVE
 
You're out of luck
You thought you'd found a friend

PALESTRA 30/07/2016

Time is over. No more games (come sentirsi in Sherlock). Le olimpiadi erano finalmente arrivate e come ogni gara importante era arrivato anche il momento del discorso speciale di Lauren, il quale era stato preparato esattamente 5 anni prima nella palestra “le Air”, mentre con un po’ di ansia aspettava che i suoi ragazzi comparissero per la prima volta… ne avevano fatto di strada. E ora, essendo tutto pronto, valige, biglietti, parrucche, magnesia speciale porta fortuna, occhiali di sole, body, trucchi, musica, libri per rilassarsi… insomma, dopo che tutto era prono, ma proprio tutto, si stava per partire, alcune ore ancora e poi tutti sarebbero volati nella meta delle olimpiadi di quell’anno: Rio! E l’agitazione era alle stelle.
“Allora ragazzi.” Disse Lauren dopo che tutti erano entrati nella palestra chiusa perché sarebbero partiti di lì a qualche ora e lei aveva convocato un meeting straordinario dove tutto era iniziato: lei seduta su una sedia ad aspettare e gli altri che entravano alla spicciolata mentre sussurravano cose… neanche fossero segreti della CIA.
“È un’idea mia o sto avendo un déjà-vu?” questo era Francoise, che come al solito era a sproposito.
“Stai avendo   un flashback perché è quello che io voglio che tu stia provando.”
“Allora userò la mia frase di rito: “Lei è troppo giovane! Probabilmente sono più grande io di lei!” cosa che non è neanche vera perché abbia la stessa età.”
“E io ti risponderò che tutti dovranno fare trenta giri dell’isolato per questo insulto alla mia persona.”
“Come passano in fratta i vecchi tempi.” Disse a questo punto Magdalena che anche lei era sopraffatta dai ricordi.
“E come erano lunghi quei trenta isolati quel giorno!” continuò Cesare. Ora tutto il gruppo stava pensando al tempo passato e tutto il gruppo aveva le lacrime agli occhi (tranne chi era entrato a fare parte del gruppo solo quell’anno).
“Ora, io non sono qui per rivivere i bei vecchi tempi, anche se l’effetto scenico della sedia e di me che vi aspetto era seriamente qualcosa di divertente da preparare… anche perché questa è LA sedia.”
“Come hai fatto a trovare LA sedia?” chiese Francoise.
“Scusate LA sedia sarebbe?” chiese Jerome, che, nonostante fosse il ragazzo che più si era unito al gruppo queste vicende non le poteva sapere.
“Diciamo che quella era la sedia su cui Lauren si è seduta per tutta la sua gravidanza quando era in palestra e quella su cui le si sono rotte le acque, sempre qui in palestra… quella è stata una giornata da ricordare, anche perché tutti noi ci siamo appostati davanti alla sala parto e abbia rotto le scatole fino allo sfinimento ai medici… non che Katarina o Giselle siano state molto più tranquille.” Rispose Daniel.
“Quella si che è stata una bella giornata… è nato il mio Carter e finalmente ho capito che voi non eravate proprio degli scapestrati come vi volevano far sembrare. Ma non siamo qui per questo; siamo qui perché esattamente cinque anni fa io su questa sedia, mentre pensavo a come sarebbero state le vostre facce, o le vostre specialità ho coniato questo discorso, che credo sia il migliore di tutti quelli che vi ho fatto, anche di quelli ansiogeni che ho fatto a Francoise e di quelli amichevoli che ho fatto alla mia cara amica Magdalene. Allora, il mio discorso avrà una introduzione, un corpo e una fine… che sarà molto molto interessante. Introduzione: quando cinque anni fa, come tutti sapete, sono scappata dall’America non pensavo di poter fare quello che sono riuscita a fare in questi cinque anni con voi, pensavo che mi sarei trovata sola e senza amici, pensavo che non sarei mai potuta andare all’università né che sari riuscita a crescere mi figlio o men che meno che anche se non come vorrei sono ancora nel circuito della ginnastica… insomma, grazie all’aiuto di molte persone sono riuscita a diventare dove sono. Poi è successo che mi sono ricordata di una mia amica che era importante e che poteva darmi una mano, ho conosciuto una ragazza che al momento è la migliore amica al mondo e che sta aspettando qua fuori con il suo ragazzo la nostra uscita, ed ho conosciuto voi: un gruppo di giovani ragazzi, pieni di speranze, ma senza un briciolo di sale in zucca, un po’ come ero io quando sono scappata dall’allenamento o quando ho versato una granita sul body della mia compagna o, come dimenticarlo, sono andata a letto con un ragazzo contravvenendo alle ferree regole del mio allenatore, il quale ringrazio per non essere più qui… era troppo fastidioso… ma comunque ho conosciuto questo gruppo di ragazzi con un ottima tecnica, ma senza quella cosa che si chiama disciplina, e ora si passa al corpo del discorso, e allora ho fatto una promessa. Ho promesso a me stessa sarei stata capace di rendervi dei grandi, delle persone capaci di decisioni forti , ma soprattutto grandi ginnasti, capaci di battere chiunque e in qualunque momento, in qualsiasi condizione (scusa Jerome, questo discorso era pronto già da prima che tu facessi l’incidente) – “Nessun problema Lauren” rispose lui – e ho scoperto che ho fatto di più, doveva esserci un momento in cui mi vantavo, perché se no, che discorso alla Lauren sarebbe? Ho scoperto che voi siete riusciti a diventare uomini e donne, prima che grandi ginnasti, io sono fiera di voi perché sono riuscita a rendervi degli uomini che sanno fare le loro scelte e donne che non  si fanno mettere i piedi in testa da nessuno, sono riuscita a rendervi ciò che quando io era una ginnasta non sono riuscita ad essere. E quindi vi dico che sono molto, ma molto fiera di voi e vi dico anche che riuscirete sicuramente a vincere tutto quello che vorrete, che riuscirete ad arrivare ovunque voi vi sentiate di arrivare.”
“Questa era la conclusione?” chiese Francoise.
“No, questa è la conclusione: anche se voi non avete mai fatto gare interazionali vi darò il segreto per vincere: tutte le urla che sentirete tramutatele nella mia voce che dice: “SE NON TI AZZARDI A FARE TUTTO GIIUSTO IO TU UCCIDO” e vedrete che riuscire a fare tutto. Anche perché se non lo fate io vi uccido sul serio.”
“Sono sempre molto rassicuranti i tuoi discorsi, il massimo.” Stephan adorava i discorsi incoraggianti di Lauren.
“Bene, e ora brindiamo.” Disse l’allenatrice.
“Brindiamo?” chiese Jean che sapeva che Lauren non beveva ne loro potevano farlo.
“I bicchierini del sakè sono piccoli abbastanza. Un mio amico del Giappone mi ha portato un bel po’ di sakè e come nella più antica tradizione nipponica noi brindiamo alla amicizia.” Disse servendo a tutti quei piccoli bicchierini.
“E noi non brindiamo?” disse una voce uscita dalla porta.
“Giusto, ci siete anche voi. Venite, facciamo un brindisi alla nostra squadra.”
“Mamma che cosa è un brindisi?” chiese la vocina di Carter mentre correva dalla mamma.
“Una cosa che tu fari solo quando avrai 18 anni.” Rispose lei scoppiando a ridere con gli altri.
***

 Boulder, Colorado. Stessa ora, stesso posto

“Allora ragazzi.” Disse Sasha ai suoi giovani ginnasti “Siamo come quattro anni fa, voi i migliori  e io che non posso essere più fiero di voi e dei vostri traguardi… ognuno di voi a fatto qualcosa che lo ha reso felice e in contemporanea è riuscito a diventare un grande atleta, un grande ginnasta. Sono così felice per voi che potrei quasi piangere, ma sono Sasha, quindi mi tratterrò. Ognuno di voi non ha nemici, e ora che anche il grande Jerome è stato fatto fuori da un auto, non c’è nulla di meglio per me che sapere che i vostri sogni si potranno avverare di nuovo… sempre con accortezza che non ci sia qualcuno che vi mette in mezzo i bastoni fra le ruote, in quel caso, direi proprio che dovrete mettercela tutta e fare in modo che nessuno di voi fallisca. E comunque, anche se fallirete, l’importante per tutti noi è che voi siate riusciti a mettercela tutta, ad impegnarvi al massimo in quello che avete fatto.”
Tutti i ragazzi erano felici, perché anche quell’anno tutti assieme sarebbero riusciti a  partecipare alle olimpiadi, e a vincere, visto che come aveva detto Sasha nessuno era più forte di loro. Tutto doveva andare per il meglio, ma si sa… non tutto va come deve sempre.

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Capitolo 41
*** CAPITOLO QUARANTA ***


CAPITOLO QUARANTA
I used to rule the dice, feel the fear in my enemies eye

Palestra, Rio, Brasile. 01/08/2016

I tacchi di Lauren risuonavano nella palestra dove era espressamente vietato portare qualsiasi paio di scarpe che non fossero scarpe da ginnastica. A lei non erano mai piaciute le regole.
“Allora, feccia. Come ci i sente ad essere a qualche misera ora dall’inizio della più grande avventura della vostra vita?”
“Feccia?”
“Sono agitata anche io. E la prima parola che mi è venuta in mente era feccia.”
“E non era perché ci reputi feccia che non riuscirà mai a fare qualcosa di migliore che una misera qualificazione?”
“Io non vi reputo feccia. Vi reputerò feccia solo se non riuscirete a fare qualcosa di decente.”
“Quindi ci reputi feccia?” Le voci dei ragazzi si sovrapponevano l’una sull’altra e quindi era difficile capire chi stesse dicendo che cosa. Se fosse stata una lezione molto interessante di una materia molto noiosa l’insegnate sarebbe stato molto felice di avere ottenuto una reazione positiva, ma questo non era il caso.
“Non vi reputo feccia. Vi reputo feccia se non vi mettete a lavorare sodo. Fra un po’ ci saranno dei famosi ospiti che sono venuti esclusivamente per voi da molto lontano solo per sapere come ve la cavate con i vostri attrezzi.”
“Cosa?” questo era Francoise, visto che tutti gli altri era silenziosi e attoniti.
“Diciamo che un mio amico giornalista sta portando alcuni suoi amici giornalisti per vedere se voi siete o no capaci di battere i loro sottospecie di campioni.”
“Perché non ce lo hai detto prima?” Daniel, il solito diretto.
“Perché se no non mi sarei potuta godere la vostra faccia nel momento in cui ve lo stavo dicendo.”
“Sei un mostro.”
“Lo so, ma è troppo tardi; ora stanno arrivando. Ricordavi, esercizi base e soprattutto fate come se fosse naturale.”
“Perché?” chiese Jerome che sapeva solo che ci sarebbe stato questo piccolo spettacolo, ma non come.
“Perché arriveranno dalla porta sul retro e faranno finta di entrare a “sorpresa.”!”
E ora le loro facce era scioccate, ma dovevano fare il loro lavoro.
Flashback

Qualche tempo prima

“Allora, visto che il favore che ti ho fatto è stato molto, molto grosso sarebbe ora che tu mi restituissi il favore.”
“Ancora mi stai dicendo ciò? È stato anni e anni fa.”
“Anni e anni fa tu non c’eri ancora.”
“Lo so, era solo per dire che non pensavo che ti saresti ricordato ancora di quella piccola scaramuccia.”
“Piccola scaramuccia? Non è stata una piccola scaramuccia. Se non ci fossi stato io e il mio adorato papino tu e il tuo adorato figliolo non sareste qui ma molto, molto lontano.”
“Quoting Shreck?”
“Si, e smettila di parlare inglese, mi inquieti. Comunque sarebbe anche ora che tu mi ridia il favore.”
“Scusa?”
“Tutti sanno che alleni una squadra di super geni della ginnastica, solo che nessuno ha mai visto la vostra squadra.”
“Tu cosa vorresti?”
“Visto che io vi ho… insomma fatto un grande favore tu mi farai vedere la tua squadra di ginnasti.”
“01 Agosto e porta altri amici della stampa estera.”
“Ma è troppo tardi!”
“Volevi vedere i miei ragazzi questo è il patto.”
“E la stampa estera?”
“Solo per fare un po’ di scena.”
“Un po’ di scena?”
“Hai presente la canzone di Coldplay “Viva La Vida?”” ad un cenno di assenso lei disse “C’è un verso che dice “I used to rule the dice, feel the fear in my enemies eye”? Ecco questa è la storia di ciò che voglio fare.”
“Tu sei un mostro.”
“Si, lo so.”
Fine Flashback
***

Sul giornale Francese “La Sportive”:

“SQUADRA DI GINNASTICA FRANCESE CHE SPACCA!”

Dall’articolo: “… nessuno sapeva che tutti i ginnasti della squadra francese, anche le riserve sarebbero state così forti. I nostri autori sono stati quasi un’ora nascosti a vedere un allenamento dei ragazzi e nessuno ha sbagliato nulla. Nessun errore, nessuna caduta, nessun problema. Quindi, come mai non li abbiamo mai scovati?...”

Sul giornale Spagnolo “Sport!!!”

“GINNASTICA FRANCESE… SOPRESA DELLE OLIMPIADI”

Dall’articolo: “… come mai il nostro ginnasta rischia di essere battuto dal figlio di una ricca famiglia di immigranti spagnoli francesi? Perché? Come mai ieri dopo molte osservazioni abbiamo scoperto che la squadra francese di ginnastica rischia di venire sconfitto dopo due anni di assoluto dominio nella specialità del volteggio? …”

Sul giornale Russo “Sovetskii Sport”

“GINNASTICA FRANCESE STA CERCANDO LA VITTORIA DOPO ANNI DI SCONFITTE”

Dall’articolo: “… dopo anni senza alcuna notizia della squadra di ginnastica francese ecco che ricompare più in forma di prima, il ginnasta russo candidato all’oro olimpico potrà avere dei seri problemi a guadagnarsi il titolo di campione se Stephan Lebedev continua così la sua ascesa alla sbarra. Nell’ora in cui noi abbiamo potuto osservare ci ha colpito il fatto che il nostro quasi connazionale si una asso nella sbarra…”

Sul giornale Americano “GYM”

“FOCKS WE HAVE A PROBLEM”

Così cominciava l’articolo che Lauren stava leggendo in quel delizioso bar sulla spiaggia assieme a Carter mentre facevano colazione. La squadra americana si era proprio spaventata e ora mancava da mettere in atto l’ultimo tassello del puzzle. Tic tac… due giorni ancora e si sarebbe scatenato l’inferto. 

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Capitolo 42
*** CAPITOLO QUARANTAUNO ***


CAPITOLO QUARANTAUNO
Inaugurazioni delle olimpiadi 05/08/2016.

Lauren non riusciva a credere a quello che era successo la sera prima circa alla stessa ore: Daniel, il maledetto Daniel aveva avuto un’indigestione perché aveva mangiato troppo cibo al piccolo festino che aveva organizzato lei con l’aiuto di Giselle sulla spiaggia. Ovviamente lei aveva detto “Mangiate troppo e se non vi uccide l’indigestione lo farò io, perché questi non solo sono cibi molto buoni, ma sono anche abbastanza proteici e pieni di carboidrati per non rischiare che voi perdiate il conto della dieta che vi ho fatto fare per tutti questi anni.” Ma ovviamente quella sottospecie di ingordo non l’aveva ascoltata e quando lei gli aveva fatto notare che stava un po’ esagerando lui l’aveva guardata e le aveva detto “Ah… già forse hai ragione.” Ma il danno era già fatto. Per fortuna che il medico aveva detto che non ci sarebbero stati problemi e che si sarebbe rimesso in due giorni. Ma due giorni era abbastanza per fare i volteggi, la sua passione, ma non per fare la gara a squadre, che era stata proprio quella mattina le qualificazioni e le semifinali nel pomeriggio (problemi di tempo si vocifera) e il giorno dopo ci sarebbero state le finali. E chi aveva dovuto usare lei? Sì, proprio lui. Quando lei e Jerome che si muoveva molto rapido sella sua stampella erano andati a dirglielo avevano seriamente paura che lui si sarebbe buttato di sotto (contando che la sua finestra era al quarto piano, il volo sarebbe stato pretty intense). Ma lui aveva in modo molto maturo detto “Posso lamentarmi di tutto, ma non di un cretino che ha deciso che doveva mangiare troppo. E poi io ho detto che avrei fatto la riserva e quindi… per fortuna che mi hai preparato in qualche modo.” “È molto maturo da parte tua.” “Sto ancora pensando di buttarmi dalla finestra.” “Questo è un po’ meno maturo da parte tua.” “Lo so.” E tutta questa conversazione osservata da un Jerome che aveva capito che nessuno al mondo aveva un rapporto così strano quanto il suo ragazzo e la sua allenatrice.
Comunque Francoise si era comportato bene, non  aveva fatto nulla di eclatante né nulla di errato. Aveva agito nel bene della sua squadra che lo aveva implorato di fare bene e poco, perché loro si erano qualificato con l’ultimo tempo (anche lì… diciamo che era tutto frutto di un disegno superiore, cosa che era successa anche alla ragazze). E ora loro erano di sotto ad aspettare che Damon e il tizio con cui faceva il featuring per la canzone finissero di cantare per poi poter lasciare ai magici atleti di sfilare. E voi vi chiederete: “Ma perché lei non è giù?” bella domanda. Lei non era giù perché, nonostante fosse francese, avesse una carta di identità francese e probabilmente parlasse francese meglio di molti altri, lei non si sentiva completamente tale. In fondo al suo cuore lei era ancora un po’ americana e avrebbe dimostrato che nonostante se ne fosse andata era ancora al topo of her game.
“Signorina, ma lo sa che il suo vestito è veramente fantastico?” chiese la signora che era seduta accanto e lei “Ma cara, come hai fatto a salire tutte queste scale con quei tacchi! Io sarei già caduta una cosa come ad ogni gradino!”
Lei fece un risolino di circostanza e disse “Sono stata una ginnasta, camminare sui tacchi è come camminare su una trave.”
“Ah, che fortuna essere stata un’atleta.” Rispose lei con un sorriso triste.
“Beh, ma se non avesse un qualche interesse sportivo non sarebbe qui.”
“Mia figlia, lei fa parte della squadra di basket americana… quindi sono qui alle olimpiadi, anche se ho deciso che non starò giù con tutti gli altri genitori. Mi mettono agitazione. Lei con che squadra gareggiava?”
“Oh… io non sono mai stata una grande ginnasta, ho fatto qualcosa ma nulla di troppo grandioso…”
“Eppure cara, tu mi ricordi qualcuno…”
“magari ho fatto qualche cover per qualche magazine in America, me la cavo meglio come modella che come atleta.”
“Ma non credo che si quello…” disse la signora mentre pensava. Nel bel mentre accadeva questa conversazione la canzone si era conclusa e lei poteva vedere già gli atleti greci sfilare. Ancora qualche ora e quello strazio sarebbe finito, ma prima di ciò… lei aveva ancora qualche cosa da fare… si sarebbe divertita molto.
E atleti passavano e mai che gli “Estades Uniti” venissero chiamati… eccoli. Ora, era il momento.
“Io mi assento un attimo, mi può controllare la borsa?” chiese la signora e quando lei rispose di sì andò nel cunicolo che portava agli spalti prese il telefono e digitò quel numero.
“Pronto, sono Martin Walsh, è un momento un po’ delicato, mi può richiamare, chiunque lei sia?” chiese lui. Era ora del “Lauren show”.
“Je suis… scusi, sono Margot Blanche, scrittrice per il giornale francese di ginnastica, mi chiedevo se potessi farle qualche domanda in merito all’articolo che è stato pubblicato sul giornale “GYM” e magari fare una dichiarazione.”
“Sento che anche lei è alle olimpiadi, quindi non è che potrebbe… incontrarsi con me o farmi queste domande un altro giorno?”
“No, perché io parto domani, sono stata qui solo per le qualificazioni a squadre.”
“Poche domande e le più rapide possibili.”
“Come l’ha presa la frase “… noi non riusciremo a vincere …”?”
“C’era anche una frase del genere? Mi sembra che sull’ultimo articolo, scritto dopo le qualificazioni noi fossimo i favoriti.”
“Giusto, dimenticavo di dirle che io non parlavo di quello di oggi di articolo, ma di quello di qualche giorno fa.”
“Quello, quello era spazzatura!”
“È questa la sua dichiarazione? O solo una congettura, perché ho un caro amico, che è la persona che ha scritto quell’articolo che non vede l’ora di sentirsi dire quei commenti.”
“Non era nulla, solo una frase non fatta. Sì è visto alle semifinali, quei ragazzi tremavano come delle foglie e si sono qualificati con il peggior punteggio.”
“Ma io ho sentito che la loro allenatrice ha dei piani per loro.”
“L’allenatrice che non si è neanche mostrata? Quella donna non si capisce neanche come mai sia diventata allenatrice, se ha lasciato uno zoppo e una ragazzina a supportare i ragazzi… cosa che fra parentesi non è stata abbastanza…”
“Questa è una dichiarazione?”
“Questa sì.”
“Ho sentito che il ragazzo zoppo è quello che ha battito il favorito quattro anni fa che mi sembra fosse proprio americano e che comunque detiene ancora il titolo nazionale ed europeo.”
“Ma non più il titolo mondiale, quello lo detiene il nostro caro ragazzo Carter Anderson. E per la cavallina? Nick si prenderà finalmente l’oro che si merita… quel ragazzo ha fatto troppi errori.” Diciamo che non c’era andato per il sottile, infatti aveva fatto il punteggio più basso, cosa che Lauren aveva obbligato a fare.
“Ma non lo ha saputo? Pensavo che voi allenatori sapeste… non lo so, tutto?”
“Cosa dovrei sapere? Che questo anno siamo i favoriti?”
“No, che quel ragazzo, se arriva in finale porta un esercizio da dieci di difficoltà.”
“Neanche Nadia Comaneci riuscirebbe a fare 10.000 ora come ora.”
“Ne è sicuro? Speri che quel ragazzo non abbia la voglia di qualificarsi, perché se no sono guai, sia per lei che per la sua squadra.”
“Decide…?”
“Dopo un meeting il ragazzo deciderà se fare la finale o no.”
“Meeting…?”
“Sì. Meeting, ma le sto svelando troppo.”
“Svelando troppo…?
“Nessuno deve sapere che il ragazzo parte da un rating di difficoltà che nessuno ha mai provato, sempre se vuole qualificarsi.”
“E allora perché me lo ha detto?”
“Perché volevo vedere la sua faccia in diretta mentre glielo dicevo.”
“Lei…” ma la chiamata era già finita.
Quando Lauren ritornò al suo posto la signora disse “Pensi… uno degli allenatori di ginnastica americano è stato ripreso mentre era al telefono, devono avergli dato una notizia terribile, era scioccato.”
“Chissà, un vero peccato che me lo sia perso.”
***
Giù nell’arena.
“Sasha, mi ha appena chiamato una giornalista francese.” Disse Martin.
“Ancora per l’artico di qualche giorno fa? Tutti hanno notato che sono stati sopravvalutati.” Rispose lui con la sua solita calma.
“Non solo. Sai il ragazzo che oggi criticavamo perché incapace di fare una sola routine senza fare errori? Beh…”
“Beh cosa?”
“Beh, se decide di qualificarsi parte con un 10.000 in finale.”
In quel momento la Francia e comparve Teddy Riner con la bandiere e fra tutti in riconobbero il ragazzo delle qualificazioni e in quel momento ebbero un po’ di paura.
  

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Capitolo 43
*** CAPITOLO QUARANTADUE ***


CAPITOLO QUARANTADUE
06/08/2016
“Questi sono davvero forti!” disse Cesare ad Alecu e a Francoise mentre cercavano di allungare il distacco che avevano appena conquistato sui giapponesi.
“Sono davvero forti? Le mie routine eseguite alla perfezione prendono sempre più punti delle loro.” Non serve neanche chiarirsi su chi fosse la voce.
“Scusa? Come ben sai questo è un gioco e non possono valere solo le tue fantastiche e magiche routine, ma quelle di tutti.”
“Solo perché sei relegato qui a fare solo le gare a squadre non te la devi prendere con me.”
“Scusa? Tu sei qui a fare le gare solo perché Daniel si è ammalato!”
“Ma devi ammettere che se non ci fossi io sareste irrimediabilmente secondi… forse forse riuscireste a fregare gli USA, ma non ad essere davanti ad i favoriti.”
“Basta! Anche se è uno sport individuale, come ha detto Alecu qui siamo una squadra e non possiamo litigare, e come ha detto Francoise, per fortuna che c’è lui che batte le cime giapponesi quando fanno piccoli errori ma che gli fanno perdere centesimi. Ma come spero di inculcare nel vostro cervello, noi qui siamo principalmente per vincere, non per stracciare senza pietà gli altri.” Questo era Cesare, che cercava di sistemare i danni fatti dai due ragazzi che non riuscivano a stare nella stessa stanza senza che azzannarsi.
“Ora, o vi calmate o ci squalificano… non è molto intelligente, conoscendo Lauren.” Disse Stephan appena finita la sua routine e mentre stava per fare la sua seconda.
“Giusto, giusto… hai perfettamente ragione, tu sei il grande capo… facciamo come vuoi tu.” E via che stava per cominciare un’altra lite se non fosse stato per Jerome che aveva preso in mano le redini della discussione e disse “Ora lavorate, o io vi distruggo.” È sempre così facile convincere le altre persone a lavorare sodo; “Comunque Francoise vieni qua un momento, devo dirti alcune cose sulla tua routine.”
“Adesso si chiama “routine”” disse Mohamed con un sorriso.
“Vai va, fra qualche minuto tocca a te.” Disse lui e quando i ragazzi si furono allontanati per osservare i compagni gareggiare chiese al fidanzato “Ma perché ti stai comportando così? Quelli sono i tuoi amici da sempre.”
“È colpa di Lauren. Sai che ha detto a Martin della squadra americana che io parto con 10 se mi voglio qualificare? E non è per quello che ho l’ansia, ma perché lo ho appena sentito dire a Sasha “Guardalo, quello è quello che dovrebbe essere il favorito, ma non fa nulla, speriamo per noi che faccia male, ma che si qualifichi comunque, così il nostro Nick può brillare.” Capisci? È troppo peso per uno che ha imparato a scappare come me come se non ci fosse un domani.”
“Non è per te che cosa? Se Lauren ti ha messo quel 10.000 è perché sei capace di farlo, perché puoi farlo. Non credevo possibile che qualcuno arrivasse così in la, ma poi ho visto come hai fatto la gara oggi, semplice, ma perfetta… puoi farcela.”
“Ma… io…”
“Vai, è il tuo turno.” Gli disse l’altro con un sorriso. Sarebbe andato adesso sulla cavallina, che portava come attrezzo aggiuntivo; sarebbe andato bene.
***
“Allora Francesca, cosa ne pensi di questi atleti?” chiese uno degli speaker italiani alla ex – campionessa del mondo Francesca del Nero.
“Mi stupiscono molto gli atleti non pensavo che i ragazzi francesi riuscissero a tenere testa ai giapponesi e nemmeno che i giapponesi al momento potessero essere al secondo posto.”
“Ma sai che hai proprio ragione, hanno fatto delle semifinali molto molto brutte, si sono qualificati solo per il rotto della cuffia e poi qui viaggiano tutti sui 9,300 di media per atleta… e poi quel Francoise, aveva fatto delle qualificazioni mediocri e guardate dove è riuscito ad arrivare…”
“Infatti, sapevo che la reale allenatrice della Francia, perché il ragazzo con le stampelle non è il titolare del posto, avesse in mente qualcosa di molto molto machiavellico, ma non potevo pensare che, per far vedere quanto brava fosse facesse in modo che i suoi atleti venissero sconfitti alle qualificazioni e poi in semifinale, ma che li obbligasse a dare il meglio di sé…”
“Mamma, guarda questa routine alla cavallina! Forse solo Francesco del Nero riuscirebbe a fare qualche cosa del genere.”
“Penso proprio che questo ragazzo sia anche meglio di Francesco… ha qualcosa che lui non aveva quando gareggiava.”
“E tu, visto che conosci Francesco sia nella vita privata che come ginnasta, cosa pensi che sia?”
“Una noia insopportabile. Il ragazzo non vuole essere qui e quindi cerca di sbagliare in ogni modo, ma proprio per l’intenso allenamento a cui si è sottoposto, qualunque cosa cerchi di fare, in qualsiasi modo lui tenti di sbagliare… farà sempre giusto.”
“E tu come sei riuscita a capire tutto questo? Sei per caso un genio” le chiese lui scettico.
“No, semplicemente lo conosco!” disse lei in maniera disarmante e in diretta nazionale.
***
“Ora lui deve solo fare questa parte giusta e poi è fatta, siamo noi quelli che sono arrivati primi almeno in questa gara.” Disse Cesare.
“Deve solo non sbagliare.” Questo era Mohamed.
“Lui fa sempre tutto giusto, come mai dovrebbe sbagliare ora?” disse Paul.
“Perché è quello che si diverte a fare? Fare errori?” non c’è bisogno di dire il nome di questo ginnasta.
“Questa volta non lo farà, Lauren ci tiene troppo.” Stephan che si divertiva a prendere sempre in considerazione Lauren.
“La volete smettere? Lo sa anche lui che non deve sbagliare e in questo momento vi sente benissimo.” Disse alla fine Jerome per farli stare zitti.
E mentre loro stavano discutendo lui effettivamente sentiva tutto, ma alla fine andò tutto bene, era ovvio, lui era Francoise, insomma.
***
Quelle che non stavano andando bene erano le ragazze che in quel momento erano leggermente sotto.
“Cosa diamine stanno facendo quelle donne laggiù?” chiese Lauren con un diavole per capello mentre le ragazze erano sotto di qualche punto, tutto recuperabile, ma se non si sbrigano l’argento sarà il massimo che prenderanno.
“Devi stare calma, o ti verranno i capelli crespi.” Disse Cesare con una voce volutamente effemminata.
“Questa è una parrucca, perché mi potrebbero venire i capelli crespi?” disse lei un tantino arrabbiata.
“Cercavo solo di calmarti, ma a quanto pare non è possibile.”
“Solo perché voi avete vinto l’oro non vuole dire che è tutto fatto, mi mancano ancora 13 medaglie da vincere e io non mi accontento di argento.”
“Certo, certo tu vuoi tutti oro e avanti così…” disse Francoise “Ma dovresti anche accontentarti di un bell’argento.”
“Guarda la mia faccia dimmi se mi accontento di un argento.”
“No no… ma forse, guarda, hanno appena rimontato tutti i punti che avevano perso…”
“Ora spera che non li riperdano, se no loro avranno dei seri problemi con me. Strano pensavo che voi sareste stati i più problematici, ma mi sbagliavo.” Disse lei mentre continuava a stare calma, senza riuscirci.
***
“Ora dobbiamo solo tenere questo misero distacco di circa mezzo punto e pregare, sento già Lauren urlare come una matta.” Disse Magdalene.
“Prega Gesù che riusciremo.” Rispose qualcuno.

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Capitolo 44
*** CAPITOLO QUARANTA TRE ***


CAPITOLO QUARANTE TRE
 
“Allora, chi è che dobbiamo riuscire a sconfiggere oggi?” chiese Francoise a Cesare mentre erano nella sala di preparazione per prepararsi appunto per l’all around maschile, che si sarebbe svolto quel giorno.
“Hai visto ieri Lauren quanto era felice? Quando anche le ragazze sono riuscite a vincere sembrava stesse ballando il tango con il campione del mondo da quanto ne era felice.” Gli rispose mentre cercava i suoi polsini.
“Lauren Tanner e le sue vittorie che non sono sue.” Quasi urlò il biondo.
“Però con tutto quello che ha passato, è scappata, ha avuto un figlio, ha abbandonato la ginnastica e tutto il resto se lo merita, e ha anche detto che è fiera di noi, quante volte lei, quella cosa che chiamiamo allenatrice è stata fiera di noi?”
“Mai.” Ma non si erano accorti che qualche uno (alias due persone di bandiera diversa) avevano ascoltato l’ultima parte della conversazione attirate dal nome, sentito storpiato di “Lauren Tanner”.
“Voi avete detto Lauren Tanner?” chiese uno dei due.
“O merda” fu la reazione avuta esattamente allo stesso istante dei due ragazzi.
“No no noi abbiamo detto “Loren Tagnì”, non Lauren Tanner. Perché avremmo dovuto dire un nome a cui non sappiamo neanche associare un volto?” disse Cesare che in quel momento aveva l’agitazione alle stelle. Si sentì arrivare un calcio negli stinchi da Francoise che migliorò il tiro dicendo “E se anche fosse, non è che origliare è molto polite, come dite nella vostra lingua, potrei sempre dire in giro che voi ci stavate spiando per carpire i nostri segreti sule nostre routine. E non è una cosa che ti fa avere una bellissima squalifica?” Ammettiamolo, ci sa fare parecchio il ragazzo.
“Noi non… noi avevamo…” ora anche i due giovani erano nel panico come Cesare.
“Voi pensavate di avere sentito la parola Lauren Tanner perché vi aggrappate ad ogni piccola speranza sul fatto che lei sia ancora viva, ma lei non lo è, probabilmente morta da anni e riposa nel letto del fiume Colorado a marcire, anche se… si può marcire sotto acqua? Ma quanto sono simpatico. Comunque, pronti per una bella batosta? Un’altra, fra parentesi.”
“Tu che cosa stai dicendo? Come fai a conoscere Lauren Tanner? E noi siamo arrivati secondi solo perché il nostri compagni di squadra erano delle mezze checche.” Disse Nick Russo.
“E poi come vi permettete di nominare Lauren Tanner, come potete dire che è morta?” disse l’altro ragazzo.
“Punto primo ne ho parlato solo io e quindi il plurale non serve, e secondo, e cosa mi prediletta, magari sono il più indicato a parlarne, magari perché invece che essere morta, cosa che molto probabilmente è vera, magari è scappata in Francia ed la mia ragazza li in Francia. O forse la sua ragazza o forse quella del mio migliore amico o forse chi lo sa…?” la sua cattiveria era sproporzionata.
“E ora dovete andare, non è il tuo nome, carter Anderson che stanno per chiamare, sai… noi che ci qualifichiamo come migliori non conosciamo questa ebbrezza di essere chiamati per primi.” Disse Cesare che si era ripreso dall’agitazione iniziale.
***
“E ora come facciamo?” disse Nick Russo mentre si allontanavano “Ma come hanno fatto ad allontanarci? Nell’all around gareggiamo tutti assieme! Io… oddio! E se ci squalificassero?”
Ma Carter non dava segni di vita, era come in uno stato “catatonico” solo senza il pallore e le parole ripetute.
“Carter? Mi stai ascoltando?”
“Ma sbaglio o ha detto che quella Loren Tagnì ha avuto un figlio? E se quella Loren Tagnì fosse lei? E il figlio fosse mio? E se fosse sul serio la sua ragazza? O la ragazza di Cesare o la ragazza del suo migliore amico? E se…” ora cominciavano le parole sconclusionate e fra un po’ sarebbe diventato pallido e si sarebbe dato malato e addio sogni di gloria.
“Carter, Carter smettila! Lei è morta, ne hanno trovato anche il cadavere, quindi quel tipo stava solo cercando di destabilizzarti, devi vincere e dimostrare che non sei condizionabile da loro.”
“Mi sembra che anche tu sia un pochino condizionabile.”
“Ma non su cosa che non sono reali. Lei è morta, è andata.”
“Eppure… io…”
“Eppure cosa, piacerebbe anche a me che qualcuno potesse tornare dagli inferi, ma strano ma vero non è possibile. Ora dobbiamo andare, o non riusciremo a vincere la gara.”
***
“La cosa positiva è che sei davanti, la cosa negativa è che mi manca un attrezzo, e che quell’attrezzo è la cavallina.” Disse Francoise a Cesare che aveva appena concluso la sua gara.
“Lo so che vincerai tu, questo lo avevo capito, ma almeno mi accontenterò di un argento, quella sottospecie di cretino non è che sia riuscito a fare chissà che cosa.” Gli rispose contento per l’amico che non aveva fatto grandi cose, ma che lei aveva fatte tutte giuste.
“E se io facessi il tuo stesso punteggio? Se riuscissi a farlo dimostrerei la grandezza della Francia sugli Stati Uniti.” Gli disse con un sorriso.
“Non sai quello che dici… vai e fai la tua gara, non pensare a me, l’argento mi dona.”
“Anche Magdalene vincerà un oro in più di te?”
“Intanto dobbiamo vincerle le medaglie, e di sicuro le ragazze americane sono delle atlete migliori d i questi due buzzurri.”
“Francoise Dupis, è ora pregato di fare la sua routine sulla cavallina.” Sentirono. L’ultimo prima della fine.
Ora devo solo concentrarmi, devo solo fare in modo che nulla vada male… certo potrei sbagliare tutto, ma poi ho promesso che avrei vinto e poi devo dare una bella lezione a questi sottospecie di buzzurri che non sanno neanche dove comincia una cavallina quando ne vedono una… e poi ho promesso che avrei fatto di meglio di mio padre, e per farlo devo vincere anche questo perché mi dirà di certo che, anche se porto a casa due ori dirà che ho sbagliato… e poi il nonno si è fatto tutto il viaggio fino a rio per potermi vedere… ho chiesto ad una persona di 75 anni di fare un volo intercontinentale solo perché i miei genitori e mia sorella erano troppo occupati per poter venire a vedere il loro unico figlio alla sua unica comparso olimpica… il nonno… ha sempre creduto in me… forse dovrei solo pensare a lui quando gareggio… ma non è possibile… e poi Jerome, se ci fosse stato lui qui tutto sarebbe più semplice, lui avrebbe vinto e io non avrei avuto queste remore di coscienza…
Ti prego, ti prego… io non ho mai creduto troppo in te, ma se esistiti prego, fa che lui non faccia sciocchezze.. forse sono io che gli ho chiesto troppo, tutto quell’allenamento… forse è colpa mia se ora lui è lì fermo e non parte… ma che stupida… sta solo prendendo la magnesia… mamma mia… ho anche pensato per un momento molto tempo fa di avere una cotta per lui… poi ho visto Carte alle olimpiadi scorse e addio… era sul serio una cotta profonda… ma perché sto pensando a queste cose… forse perché rivedere Carter felice mi ha fatto pensare… ma a cosa sto pensando… devo solo pensare…
Dio ti prego… fa che faccia qualcosa di buona… per favore fa che faccia qualchecosa… fa che sia qualcosa di buono… non è possibile che faccia sbagliato… dio, fa che per il grande sentimento che ci accomuna tutti lui possa vincere…
“E ci congratuliamo con Francoise Dupis per aver fatto il miglior punteggio e nuovo record del mondo nell’alla around.”
Qualche preghiera è stata ascolatata.

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Capitolo 45
*** CAPITOLO QUARANTAQUATTRO ***


CAPITOLO QUARANTaQUATTRO
 
Stessa ora, Stesso posto.

“E ora diamo inizio alla finale dell’all around femminile di queste olimpiadi 2016!” disse lo speaker mentre diceva i nomi delle ragazze che si erano qualificate per la finale. Tutte quelle americane, le due francesi e qualcun’altra donzella.
“Allora Francesca, cosa ne pensi di questa finale dell’all around?” chiese il famoso speaker italiano alla campionessa che in quel momento era con lui a commentare le olimpiadi.
“Direi che dopo la rimonta di ieri delle ragazze francesi hanno ottime possibilità di qualifica, certo, il problema è che ci sono molte americane e questo rende la loro combattività al massimo. Sono certa che Magdalene darà del filo da torcere a Payson.”
“Anche perché Payson ha fatto un punteggio praticamente perfetto nel suo primo strumento, le parallele.” Disse lui mentre guardava la gara dagli schermi.
“Ma anche Magdalene ha fatto lo stesso punteggio alle parallele. Chissà come stanno andando le altre.” Disse mentre guardava i parziali di tutte le altre, sia americane che francesi. Essere stati fuori dai giochi fino alle olimpiadi non aveva giovato sulla loro tenuta psicologica, ma di sicuro lo aveva fatto su quella della sorpresa, era solo perché le ragazze americane avevano dei buoni esercizi che non erano seconde e terze, ma erano tutte e sei con lo stesso punteggio dopo il primo attrezzo, la gara si stava facendo interessante.
“Non lo trovi strano?” chiese lo speaker.
“Che cosa?”
“Beh, che tutte abbiano lo stesso punteggio dopo il primo attrezzo, con atleti diversi e attrezzi diversi.”
“Vuole dire che le ragazze hanno tutte e sei le stesse capacità, ma che non hanno ancora portato il loro attrezzo, a parte Payson, che se non ricordo male dalle olimpiadi scorse è particolarmente portata per le parallele, infatti non credo si sia aspettata una tale capacità da parte di Magdalene, nonostante quello non sia il suo attrezzo, ma quello di Samira, che ha appena fatto un delizioso esercizio di corpo libero.”
“Infatti la bionda capa americana non sembra felice del suo risultato.” Disse l’altro intravedendo la faccia corrucciata di Payson mentre parlava con Sasha di quello che aveva fatto giusto, ma non abbastanza giusto per battere la francese al volteggio dove anche lì avevano un punteggio identico, portandole in cima alla classifica con 39,000, mentre terza in quel momento erano Samira e Kylie con 38,000.
“Come è possibile che quella” disse in maniera abbastanza arrabbiata “Abbia fatto un punteggio some il mio in due attrezzi?”
“Non è che posso essere nella testa del loro allenatore.” Disse Sasha che stava cercando di fare calmare la ragazza.
“E poi il loro allenatore vi sente.” Disse mentre faceva vedere alcune cose per la routine al corpo libero a Magdalene.
“E anche ‘quella’” disse la ragazza mentre ascoltava Jerome e nel contempo guardava Emily fare un discreto esercizio alla trave.
“Ops, scusate è che non riuscivo a capire come una che non ha mai fatto una gara internazionale potesse arrivare a fare un punteggio così altro.” Disse l’altra velenosa.
“Ti consiglio una cosa preparati per il secondo posto, il mio esercizio alla trave è l’esercizio femminile più difficile portato in questa olimpiade.”
“Oh… sembra che le due top player stiano avendo una faida fra di loro e che neanche i due coach le riescano  a fermare...”
“In effetti se non la smettono sono passabili di squalifica…”
“Magdalene, pensa a quello che ti ha detto Lauren su di lei… più tu rimarchi le sue insicurezze e più non rischierà di vincere, ma se continui così squalificheranno anche te…” Jerome aveva studiato le “Lezioni di allenamento rapido di Lauren” con molto interesse.
“Giusto. Devo calmarmi. E poi, ha vinto anche Francoise, devo riuscire a vincere anche io… sarebbe seriamente uno smacco se lui vincesse, ma io no.”
“Se pensi anche al punteggio che porta…” disse lui ricordandole quel 10,000\10,000 di difficoltà.
“Giusto. Devo concentrarmi. E forse dovrei farlo ora visto che tocca a me al corpo libero.”
Fatto anche il corpo libero, ora ne mancava solo uno ed il punteggio era ancora 58,500, esattamente lo stesso punteggio.
“Merda! Come è possibile, io avevo almeno sperato che per questo momento lei fosse già prima.”
“Respira, ti verranno le doppie punte così.” Le disse Cho.
“Io sto respirando, quello che non sto facendo è capire come mai la mai atleta non sia prima da sola, ma prima a pari merito.”
“Calmati.” Le disse allora Stephan.
Al che lei rispose “Io sono calma!” ma non lo era.
E ora ne manca solo una. Non era la routine che avrebbe portato alla gara singola, ma di sicuro era abbastanza impressionante. Doveva solo… cos’è che le aveva detto Francoise quando era andata a congratularsi con lui… le aveva detto di non pensare… le aveva anche detto che lui non sapeva di avere fatto la gara sino a quando lo speaker non aveva annunciato il suo punteggio… ecco forse a quei livelli no, ma non doveva pensare a nulla, liberare la mente…
“Ed a quanto pare abbiamo una vincitrice, con solo 0,500 di distanza, Magdalene vince l’all around e diventa l’atleta femminile migliore della ginnastica di quest’anno.” Disse la voce.
“Il metodo del tuo ragazzo ha funzionato!” disse a Jerome quando le dissero il punteggio.
“Quello di non pensare a nulla se non al vuoto? Ecco, per me è un po’ eccessivo, ma se per voi funziona, non vi posso dire nulla se non congratulazioni.” Avevano fatto un uno due ed un uno tre quel giorno, niente male?
“La nostra meta è molto, molto, molto vicina…” pensarono sia Lauren che Jerome. Molto molto molto proprio no… ma si stavano avvicinando… avevano solo le gare individuali da fare e poi… boom!
Le premiazioni si svolsero con questo ordine:
  1. “Al terzo posto con 89,500 punti: Carter Anderson! Al secondo posto con 91,000: Cesare Leroy! E al primo posto, con il nuovo record del mondo… Francoise Dupis con 93.000!”
E mentre suonava la Marsigliese i giovani pensarono di essere stati molto fortunati… o meglio, quello lo pensò Cesare… Francoise pensò alla scorpacciata che si sarebbe fatto quella sera di tortine… aveva trovato un luogo fantastico che faceva delle torte ottime!
  1. “Al terzo poto, pari merito con entrambe 75,000 punti: Samira Meziane e Kylie Kruz! Al secondo posto invece, con 77,000 punti: Payson Keeler! E campionessa olimpica, con 79,000 punti... Magdalene St Claire!” e mentre la Marsigliese suonava (di nuovo) due pensarono alla fortuna e due alla sfortuna… ma come diceva la canzone… non sempre si può vincere…

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Capitolo 46
*** CAPITOLO QUARANTACINQUE ***


CAPITOLO QUARANTACINQUE
 I've got the power
Il giorno seguente
Daniel era riuscito a rimettersi in forma per la sua gara individuale, la gara hai volteggi e con un po’ di difficoltà, visto che comunque stava ancora un po’ male era riuscito a qualificarsi per la finale, con una grande felicità di Lin il suo diretto sfidante che era contento che ci potesse essere. Bisognava ammettere che fra i due era nata una sorta di rivalità amicizia che si era consolidata con il fatto che dopo che i cinesi erano arrivati terzi alla gara a squadre, Lin era andato a trovarlo per dirgli che era vero che il grande Francoise, colui che è capace di fare tutto e tutte le routine era bravo, ma era anche vero che lui non era quello destinato alla sfida ai volteggi, e che quindi doveva assolutamente esserci.
“E quindi eccoci qui, giusto Lin?” disse Daniel al compagno mentre si apprestavano a fare la presentazione.
“Finalmente sei potuto venire. Sei stato male mentre facevi i tuoi volteggi, per caso? Che io voglio che il mio sfidante stia al meglio.”
“Non capisco se tu lo voglia fare perché ti diverte o perché soffri di qualche tipo di disturbo mentale che ti porta al masochismo.”
“Anche se so che le probabilità che tu vinca sono molto più alte delle mie mia stai parecchio simpatico, spero che l’estate prossima tu possa venire in Cina con la tua ragazza.”
“Abbiamo già preparato tutto il viaggio, a luglio saremo da te  a goderci  la bellezza della Cina.”
“Bene, ora lottiamo.” E si strinsero la mano in maniera molto fraterna.
Torniamo al Bacucco degli italiani
“Allora, Francesca, come la vedi questa sfida?” chiese il presentatore.
“I veri protagonisti di questa battaglia sono Daniel, il francese, e Lin, il cinese, i quali sembrano avere fatto amicizia. Diciamo che la sfida si dimostrerà interessante.”
“Comunque, mentre i ragazzi cominciano a sfidarsi diamo un po’ di notizie per le gare successive: dopo il volteggio maschile ci sarà una breve pausa e poi il volteggio femminile e in conclusione il corpo libero maschile dove vedremo il grande sfidante francese, il quale si dice riuscire a fare ginnastica ritmo anche se la ginnastica maschile non ha alcun ritmo da seguire obbligatorio!”
“E io sarò sempre qui con voi ad osservare le gare e a commentare i risultati.”
Al campo
“Allora, come ti senti?” chiese Jerome a Daniel.
“Meglio di come mi sentivo questa mattina, sono fiducioso di riuscire a vincere.”
“Bene, anche perché Lauren questa mattina è arrivata e mi ha fatto notare che se anche uno solo di voi non arriva primo ci saranno delle conseguenze terribili.”
“Sa che tutto questo spirito di competizione non le fa bene?”
“Bah, chi lo sa… e ora vai, tocca te al volteggio.”
“Di già? E io che pensavo di farmi un'altra chiacchierata con te!” disse mentre si impomatava con la magnesia e si dava da fare.
Alla fine vinse lui e il suo rivale arrivò secondo di qualche punto.
“Congratulazioni! È stato strepitoso! Ti prego insegnami come si fa una volta di queste.” Disse Lin mentre uscivano.
“È un volteggio normale…”
“Lo so! Ma tu lo fai sembrare come la cosa più figa del mondo!”
“Va beh… ora godiamoci il volteggio femminile. Nessun rancore?” chiese tendendogli la mano.
“Nessun rancore, e poi ho comunque vinto una medaglia, ho comunque battuto si persone.”
“E sei anche più giovane di me di tre anni, quindi…”
 
Ma passiamo alla gara successiva
“Allora, come ti senti?” disse Cesare che stava guardando le ragazze ai volteggi.
“Beh, Cho ha un volteggio molto solido, ed è una delle persone che ha un ego smisurato, quasi quanto il mio e quello di Francoise, quindi non ci dovrebbe essere nulla di male. Dovrebbe battere Emily nel modo più facile possibile… però…”
“Ti fa strano? Di solito tu facevi parte del dream team americano e ti sembra strano non poterne più fare parte.”
“Se fosse questo…”
“Sai che Francoise ti ha detto che ti ha conosciuto quando è venuto a fare un campus da voi, beh non ha mai detto, perché io gli avevo chiesto di non farlo, che c’ero anche io con lui e che quindi anche io se si può dire ti ho conosciuto in America, quando eri ancora la grande Lauren Tanner. E vi ho osservate, eravate molto unite. Immagino che vederle senza di te, ora, sia un po’… inquietante.”
“Solo pensare che la mia ragazza deve batterne una.”
“Guardala, ama i volteggi… il suo cheng fei, è migliore dell’originale.”
“Quella è la mia battuta!”
“Allora, come ti senti, manca la spagnola e poi voi due.” Disse Jerome che era diventato anche una guida spirituale.
“Sai, spero solo di non deludere Lauren.”
“Quella donna non viene delusa mai, si arrabbia, che è diverso.”
“E non lo fa…” ma non riuscì a finire la frase, la stavano già chiamando. The show…
“Bene bene. Anche la tua cara amica è molto contenta.” Disse Jerome appena finito.
“E come fai a saperlo? Siete telepatici?”
“Mi ha mandato un messaggio… sia, quelle cose che fanno con il telefono.”
“E cosa ti ha detto?”
“Solo che hai fatto quello che dovevi fare… non ha sprecato troppi caratteri. E ora, godiamoci il finale.”
“Potrei essere spodestata dal podio.”
“Lo pensi sul serio?”
“No, ma volevo dirlo.” E così fu. La show line di Lauren stava continuando.
 
Ultima gara.
Jean stava ascoltando qualche canzone sul telefono tranquillo come se gli avessero detto che qualsiasi cosa faceva avrebbe vinto… ah giusto… sarebbe comunque accaduta una cosa del genere e non perché lui peccasse di che tipo di superbia che nessuno riusciva a capire, cosa che comunque era vera… ma perché non c’era nessuno al mondo come lui: era al momento il miglior atleta nel corpo libero. Diciamo che era molto tranquillo.
“Allora, come ti senti?” chiese l’allenatore, guida spirituale, tuttofare della squadra.
“Credo di essere molto tranquillo. Non ho nessun problema, sono la persona che più incarna il corpo libero nel mondo… quindi…”
“Sai che se ci fosse Max  tu non saresti così tranquillo?”
“Lo so, ma sono certo al 94% di vincere.”
“Il restante 6%?”
“Solo un briciolo di incertezza, serve sempre nella vita.”
“Se lo dici tu.”

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