Relatività infernale ~ Momenti & Casualità

di Immortal Lady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo passo ***
Capitolo 2: *** Secondo passo ***
Capitolo 3: *** Terzo passo ***
Capitolo 4: *** Quarto passo ~ IN COSTRUZIONE ***



Capitolo 1
*** Primo passo ***


                     Primo Passo

 
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Quella mattina chiunque levò gli occhi verso una finestra vide poco, che fosse complice o meno la sonnolenza.
Già di suo quel giorno era dominato dalla nebbia; vi spirava una brezza fredda, strascico del temporale che aveva frustrato tutta la regione per quasi una settimana.
Un pesante strato d'umidità gravava sulla terra, riflettendosi sulle lente e complicate azioni del risveglio delle membra intorpidite.
Malgrado il tempo avverso la famiglia Kurosaki aveva trovato la forza di levarsi, seppur l'atmosfera non fosse delle migliori per motivi non legati al clima ma alla data di quella giornata.
Perché infine anche quell'anno era giunto l'anniversario e, come da tradizione di famiglia, tutti insieme sarebbero andati a trovare l'ultimo luogo di riposo di Masaki Kurosaki.
Il viaggio verso la loro destinazione lo fecero su una corriera, ivi regnava un tale silenzio religioso da far credere ai Kurosaki di essere gli unici occupanti, oltre all'autista ovviamente.
Ma non erano soli, un ragazzo sui quindici anni e una bambina sui dieci occupavano due sedili in coda al mezzo; gli ultimi arrivati se ne accorsero durante la corsa quando i due iniziarono a parlare tra loro.

Strano che dei ragazzi siano in giro a quest'ora.
Ragionarono Yuzu, Karin e Ichigo, ed essi guidati dalla curiosità insita in ogni bambino, si piegarono in avanti dal loro posto e presero a lanciare occhiate poco discrete.
Isshin posò per un attimo il suo sguardo sui due, seguendo il pensiero comune dei figli, ma non identificò nè il giovane moro che teneva gli occhi fissi fuori dal finestrino nè la bambina interamente coperta da un impermeabile di plastica bianca che gli sedeva accanto.
Dopo qualche minuto la novità del duo si spense e divennero solo un altro elemento di sfondo a quella giornata.
Quando iniziò a lampeggiare la luce rossa sopra la porta scorrevole della corriera, i Kurosaki si alzarono dai loro posti, e quando il mezzo si fermò, scesero uno dietro l'altro senza spezzare il silenzio.
 
Il cimitero era poco lontano dalla fermata, situato su una collina e raggiungibile solo da una strada asfaltata discretamente ripida. Era visibile anche da dove si trovavano il cancello d'entrata in ferro battuto, che in quel particolare giorno risaltava ancor di più sullo sfondo pallido.

Dopo un profondo respiro per riempirsi i polmoni di ossigeno e coraggio, Karin e Yuzu, l'una al fianco dell'altra, fecero il primo passo iniziando a salire la collina; seguite a poca distanza da Ichigo.
Mentre i figli focalizzavano tutti i pensieri nel mettere un piede davanti all'altro, Isshin rimase indietro con l’impalpabile netta sensazione di essersi dimenticato qualcosa; aggrottò le sopracciglia mentre infilava le mani guantate nelle ampie tasche del giaccone.
Al tatto incontrò quei pochi oggetti che aveva preso poco prima di uscire, nulla di più nulla di meno.
Cosa poteva essere allora che gli faceva prudere in quel modo i sensi?
Preso da diversi pensieri l'uomo si accorse tardi di due cose; la prima era che i suoi figli erano già a metà strada e lo stavano aspettando, e la seconda era la pressione di essere esaminato con estrema attenzione da qualcuno, o qualcosa, che aveva il potere di annullare tutte le barriere umane e divine che con tanta fatica si era eretto nel corso della sua longeva vita.
Il tempo di un lento e teso battito cardiaco e Isshin fu affiancato dal ragazzo moro che aveva visto seduto in fondo alla corriera.
Quando egli lo superò senza emettere una sillaba si trascinò inconsapevolmente con se quel brivido premonitore che aveva fatto contrarre i muscoli di Isshin.
Mentre una piccola nuvoletta di condensa gli usciva dalle labbra seguì con gli occhi il ragazzo, e la piccola figura con l'impermeabile bianco rannicchiata contro la schiena.
 
Brivido profetico
Erano anni che non percepiva qualcosa di simile, in grado di travolgerlo lasciando solo una traccia gelida che scema scendendo lungo la schiena. Quei due individui tenevano nascosto il loro reiatsu, occultandolo in maniera perfetta, potevano essere scambiati per un animale selvatico o un anziano in fin di vita tanto era latente.

Ora è impossibile che mi dimentichi di voi.
Avrebbe sicuramente indagato, ma non quel giorno, non quando la sua famiglia lo stava aspettando per andare a trovare Masaki tutti insieme per la loro annuale riunione di famiglia.
Stiamo arrivando cara.


Satire simboliche di una Lady

Come già specificato nella trama della storia questa è una seconda stesura di una storia che scrissi all'incirca un annetto fa. 
Ho deciso di riprenderla da capo partendo dalle basi e di cambiare un po' il modo in cui saranno i capitoli, mi spiego meglio, ciascun capitolo sarà una storia a se stante ed esse si svilupperanno su più passi. Perchè un tale cambiamento? Perchè mio malgrado ho capito di non saper scrivere delle longfic e dividere la storia in questo modo vi permette, a voi, di capirla in primis e di assaporarla meglio in secundis.
Bene ho detto tutto

Saluti e ossequi,
Immortal Lady
 

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Capitolo 2
*** Secondo passo ***


Secondo Passo


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Ichigo era fermo, lo sguardo corrucciato rivolto alla lapide che recava scolpito il nome della madre; stretta nella sua c'era la piccola mano di Yuzu come altrettanto piccolo tentativo di conforto nelle silenziose lacrime che ella stava piangendo.
Fu Ichigo che azzardò un passo verso il parallelepipedo di pietra, dove con attenzione, sul gradino che circondava il memento, pose un vaso con fiori freschi; così da incorniciare quel cupo masso grigio con la vita di quei piccoli fiori colorati.

Un magro tributo per i giorni trascorsi insieme alla madre, tempi ancora dolorosi da ricordare e accettare come memorie di un passato che non potrà più essere vissuto, se non nei ricordi.
Pregarono, parlarono e piansero quella mattina, come successe il primo anniversario caduto solo due anni prima.
Nulla era cambiato nel comportamento dei piccoli di casa Kurosaki.
Ma erano ancora bambini dopotutto.

Si mossero i tre figli, chi per prendersi un attimo di pausa da tutte le emozioni o chi per semplice inerzia, verso la piccola casa del sorvegliante quando la nebbia era mutata in una pioggia sottile ma continua. Solo Isshin si trovava ancora davanti alla tomba.

Con gesti sciolti prese il pacchetto di sigarette che teneva nella tasca, ne sfilò una dal gruppo disordinato, pronto a compiere il piccolo rituale che faceva solo in quel determinato giorno. Sul punto di accenderla si accorse di un piccolo dettaglio. Non aveva preso l'accendino nuovo.
Stette li, ad osservare la sigaretta spenta che teneva tra l'indice e il medio meditabondo, macchinando un modo per accendere quella sigaretta.
Pietre focaie? No, non c'erano pietre nelle vicinanze, figuriamoci focaie.
Rami secchi? Nemmeno, quel cimitero era troppo pulito per i suoi gusti.
Si piegò con un sospiro sui talloni, il braccio sinistro disteso su una gamba con la mano sospesa nel vuoto che teneva la sigaretta, il destro col gomito piegato e appoggiato sulla gamba e la mano dispersa tra i folti capelli neri.
Sono sbadato ora come allora Masaki, nulla è cambiato.
Lasciò andare il respiro in un sospiro ironico ma stanco, così rumoroso in quel luogo dove la quiete e il silenzio regnavano sovrani. Quasi andò a coprire i passi leggeri di un bambino che mano a mano gli si facevano sempre più vicini.
Essi si bloccarono comunque ad un metro buono da lui, come se il proprietario fosse titubante ad avvicinarsi troppo.
«Signore, si sente male?»
Fu flebile il tono della domanda, Isshin era certo che un orecchio disattento avrebbe facilmente perso quella breve frase. Piegò la testa verso il suo interlocutore, curioso di chi si trattasse non avendone riconosciuto il tono né il passo.

Furono fondamentalmente due dettagli a colpirlo della figura, il primo fu l'impermeabile bianco che gli permise di riconoscere la bambina, il secondo fu quando essa si sistemò il cappuccio troppo ampio che andava a coprirgli la vista.
Quegli occhi.
Quando Isshin li incontrò con i suoi ebbe un breve déjà-vu.


Brivido profetico…
Erano anni che non percepiva qualcosa di simile,
in grado di travolgerlo lasciando solo una traccia gelida che scema scendendo lungo la schiena.



Il comprendere chi fosse l'artefice di quel nervosismo lo turbò, perché mai l'avrebbe associato alla sua reale fonte.
Come può una bambina così piccola possedere un potere tanto forte da trasparire persino nei suoi occhi? Se non l'avessi davanti probabilmente assocerei tale potere ad un essere antico quanto...
il Capitano Comandante… o persino più.
Ella piegò leggermente il capo e Isshin non ebbe alcun dubbio che lo stesse esaminando nuovamente, ma questa volta non dal punto di vista spirituale perché non ci furono variazioni particolari nel reiatsu della bambina, era come se stesse sondando con attenzione qualcosa di nuovo ma avesse paura di spaventarlo e farlo fuggire.
Teme di essere temuta da un uomo tre volte lei? Ironico.

«Signore?»
«Uhm»
«Ho qualcosa per lei»
Isshin rimase pietrificato in mille congetture mentali, che permisero alla bambina di frugarsi nelle tasche e tirarne fuori qualcosa di piccolo che porse all'uomo quasi mortificata.
«È l'unica che ho, tenga la aiuterà»
«Eh?»
Isshin sbarrò gli occhi incredulo appena capì la natura dell'oggetto. Si pentì per aver pensato al peggio un momento prima, quando la piccola gli stava solo cercando una caramella credendo che stesse male.

Dato il mutismo dell'uomo la bambina iniziò a tremare temendo che stesse troppo male, perché il signore che aveva davanti era fermo a fissare il vuoto, immobile e non sembrava voler aprir bocca nel prossimo futuro.
Decise di fare un ultimo tentativo, prima di prendere il telefono che teneva in tasca per le emergenze e scaricare tutta la tensione nell'orecchio del primo che rispondeva al centralino dell'ospedale.
«Si fidi, signore, è miracolosa!»
«… Grazie»
Lentamente, allungando un braccio Isshin prese la caramella con due dita, la scartò dal suo semplice involucro trasparente e la mise in bocca. Tempo poco che sentì la quantità industriale di zucchero che ci avevano messo dentro, anzi non era da escludere che quella minuscola caramellina fosse zucchero compressato. Si tirò in piedi per la gioia della bambina che poté tirare un sospiro di sollievo.
«Meglio vero, signore?»
«Molto meglio. Grazie per l'aiuto»

Un lieve rossore colorò le guance pallide della piccola al ringraziamento, gli occhi puntati verso gli stivaletti in gomma e il sorriso imbarazzato che le era nato spontaneo intenerì il cuore di Isshin.
«Si figuri signore... ma, se posso chiedere, di che cosa ha realmente bisogno?»
Quell’ultima uscita fu in grado di confondere nuovamente l'uomo, tanto che gli sorse spontanea una domanda.
«Che cosa intendi, bambina?»
«Primo, mi chiamo Kiku, signore. Non bambina»
Kiku, con il viso ancora leggermente congestionato, puntò coraggiosamente gli occhi verso Isshin e alzò solennemente un dito alla propria prima affermazione. Subito dopo ne alzò un secondo che venne puntato dritto verso il petto di Isshin.
«Secondo, l'ho vista prima che si stava deprimendo a terra, per questo le ho dato la caramella. O-ora che il morale è a posto, le pongo di nuovo questa domanda, se posso, di che cosa ha realmente bisogno?»
Isshin, anche se comprendeva il desiderio di Kiku, era reticente a pensare che potesse aiutarlo, ma sarebbe stato maleducato non risponderle.
«Un accendino, mi serve un accendino»
Kiku, gli occhi ben puntati verso l’espressione dell'uomo, notò il suo dilemma, ma non trovò nulla che le facesse pensare ad una menzogna quando egli proferi l'ultima frase.
Fu lei quella volta a corrugare le sopracciglia.
«A cosa le servirebbe l'accendino?»
«Per un mio piccolo rituale che compio ogni anno davanti alla tomba di mia moglie»
«Oh»
Il braccio ancora teso di Kiku si abbassò, non incontrò gli occhi di Isshin quella volta, lo aveva capito dal tono che le stava rivelando un piccolo segreto.
Strinse le labbra infilando le mani in tasca.
«Per quanto possa valere il parere di uno sconosciuto, mi dispiace per la sua perdita»
L'uomo sorrise amaro negando col capo.
«Tu non sei una sconosciuta. Sei Kiku, la bambina che quando mi ha visto in difficoltà mi ha dato una mano donandomi l'ultima delle sue caramelle, che tra parentesi sarebbe stata in grado di riportare in vita un morto tanto era potente. È anche vero che io per primo non mi sono presentato»
Isshin fece un passo avanti, la piega amara delle labbra era mutata in una più conciliante quando porse la mano alla piccola che lo guardava con gli occhi un poco lucidi e il volto arrossato.
«Piacere Kiku, io sono Isshin Kurosaki»
Quando la piccola mano di Kiku venne gentilmente avvolta da quella di Isshin il cuore di lei ebbe uno spasmo per la gioia.
«Ora... non siamo più due sconosciuti, vero?»
Domandò flebile Kiku, titubante a staccare gli occhi dalla mano di Isshin che stringeva gentilmente la sua.
«Esatto»
Confermò l'uomo senza esitazione.
«Potremmo... essere amici?»
Fu palpabile lo sforzo che ci mise Kiku a pronunciare quelle tre parole, venne naturale la risposta all'uomo.
«Ovviamente»
Il sorriso che allora illuminò il viso di Kiku fu l'espressione stessa della felicità.
Isshin non vide trasparire l'opprimente patina che prima le ricopriva lo sguardo, ma l'innocente gioia di una bambina che ha appena trovato un amico.
«Grazie, Isshin-san... dato che gli amici si aiutano a vicenda, posso darti questo»
Kiku prese tra entrambe le sue la mano che Isshin poco prima gli aveva allungato e vi depose un rettangolino di ferro lucido.
«Non posso regarartelo, ma posso prestartelo. Quando avrai terminato riportamelo per piacere»
Kiku fece un paio di passi indietro e allungò un braccio nella direzione da cui era arrivata.
« Sali le scale, prendi la strada alla tua destra, io sarò in fondo. A dopo»
Con un ultimo sorriso Kiku voltò le spalle ad Isshin e percorse con attenzione la strada che poco prima aveva spiegato all'uomo.


Isshin si guardò il palmo della mano per la seconda volta quella mattina seriamente stupito, chi si sarebbe immaginato che Kiku avesse in tasca un accendino. Le avrebbe chiesto una spiegazione dopo, quando gliel’avrebbe riportato, ma in quel momento si trovò a pensare mentre chiudeva gli occhi più sereno.
La fortuna mi salva sempre alla fine, Masaki.



Satire simboliche di una Lady

Ecco a voi il secondo passo, spero che vi sia piaciuta l'entrata in scena della nostra piccola (e rinominata) protagonista.
Non so voi ma personalmente ho provato una tenerezza inaudita nel descriverla, she is so cute
~.

Infine ma non meno importanti i ringraziamenti a:

lady_eclipse ed a HeyCass per la loro pazienza nel recensire la mia storia. 

Risa koizumi ed a HeyCass per aver messo la storia tra le seguite.

Ringrazio infine i lettori silenziosi.

Saluti e ossequi,
Immortal Lady

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Capitolo 3
*** Terzo passo ***


Terza parte

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Erano leggere quelle piccole gocce di pioggia, quasi impercettibili nel panorama opaco del cimitero, ma c'erano e battevano le mattonelle di pietra levigata del sentiero con dei lievi plik.
Benché fossero un fattore secondario, tutto ciò che si trovava sotto la funesta nuvola grigia era già irrimediabilmente impregnato di quelle particelle d'acqua.
 
Gli usurati gradoni di pietra erano diventati ancor più scivolosi.
Il muschio cresciuto tra le crepe di uno era proliferato fino a rendere impossibile distinguere ciò che c'era precedentemente sotto, minacciando chi peccava di distrazione di cadere e ruzzolare senza troppe cerimonie.
Fatto che sarebbe potuto accadere anche ad un uomo grande grosso e notoriamente distratto quale era Isshin, ma grazie alla sua discreta conoscenza del luogo, soprattutto le gambe lunghe, oltrepassò il muschio pregno d’acqua incolume.
 
Chissà come ha fatto quella cosina di Kiku a superare tranquillamente questa neo palude. Quell'impermeabile bianco lo vedo male.
Fu la volta delle pozzanghere larghe come laghi che occupavano la strada e, dulcis in fundo, il terreno flaccido di pioggia.
Il terreno solido è ormai un lontano ricordo...
Fu un percorso ad ostacoli quello che attraversò Isshin per arrivare al fondo della strada maledetta, e quando ci arrivò non se ne accorse nemmeno tanto era concentrato a non far diventare il proprio soprabito un quadro astratto di macchie di fango.
 
In cima all’ultima, ovviamente scivolosa, rampa di scale che il sentiero gli aveva posto davanti, Isshin iniziò a percepire un suono basso e raschiante. Inconsciamente decise di trovare la fonte di quel suono e ciò lo portò ad avanzare ancora, fino a individuare, mezzo nascosto sotto alcuni rami bassi, l’impermeabile bianco di Kiku.
Si avvicinò con calma notando come la bambina fosse rannicchiata con la schiena contro il tronco dell’albero e le ginocchia vicine al petto, tra le dita teneva una matita che incessante disegnava qualcosa su un blocco da disegno (che precedentemente Isshin era sicuro non avesse), ben riparato tra il corpo e le gambe.
《Kiku》
La bambina fece scattare la testa verso Isshin, gli occhi oscurati per metà dall’ingombrante cappuccio riflettevano nuovamente quella luce antica che tanto stonava su quel viso dai tratti ancora infantili.
Il battito di ciglia dopo la presenza oppressiva si chetò.
 
《Isshin-san!》
Esclamò candida Kiku alzandosi in piedi, stringendo al petto il blocco da disegno.
《Scusa se ci ho messo tanto, sarei arrivato anche prima ma con il pantano che ci circonda...》
In risposta la bambina scosse la testa decisa.
《Sei stato più veloce di quanto immaginassi Isshin-san》
《Ecco il tuo accendino, grazie mille per avermelo prestato》
《Figurati》
Dalle tasche, l’uomo trae fuori l’oggettino e lo porge alla bambina che di rimando allunga una mano per riprenderlo. La voce di Isshin blocca le sottili dita di Kiku quando stavano per sfiorare il metallo.

《Chi ti ha dato questo accendino Kiku?》
Un vago rossore traditore si propagò sotto gli occhi della bambina, capita l’antifona prese svelta l’oggetto prima che le dita di Isshin potessero impedirglielo.
《Me lo ha prestato un mio conoscente》
L’uomo non poté che stringere gli occhi sospettoso a quel comportamento. Desideroso di approfondire l’argomento le si fece più vicino abbassandosi sui talloni.
《Kiku-》
《Ti ricorda qualcuno Isshin-san?》
Il blocco da disegno, prima ben stretto al petto di Kiku, venne piazzato repentinamente tra i due visi facendo inarcare indietro di riflesso l'uomo. Decidendo di accantonare, per il momento, la storia dell’accendino, Isshin prese a fissare il foglio con la fronte corrugata.
《Posso?》
Con un leggero cenno affermativo Kiku lasciò la presa, attenta che niente si rovinasse.
 
Col blocco da disegno tra le mani Isshin prese ad analizzare lo schizzo sull'ultima pagina. Benché fosse stato disegnato da una bambina piccola, il volto stilizzato che era impresso su quel foglio risultava accurato in certi particolari dei lineamenti, in altri invece era più generico; non ebbe dubbi però che il soggetto fosse una donna.
《Non penso di aver mai incontrato questa donna, anche se mi sembrano familiari i-》
《Lineamenti》
Gli rubò le parole di bocca Kiku con un sorriso strano.
《Esatto》
《Chi è?》
Chiese Isshin curioso restituendo il disegno alla proprietaria.
Con il blocco di nuovo tra le mani, Kiku prese a fissare la donna ritratta per un paio di secondi prima di rispondere.
《Non lo so》
《Cosa intendi? Non ti sei basata su un volto che conosci per questo ritratto?》
《In un certo senso... potrei dire si ma, insomma, voglio dire...》
Con una mano che stringeva la frangia, Kiku spostò il peso da un piede all’altro abbassando gli occhi.
《... Non è così semplice》
 
Gli ultimi ticchettii di pioggia sfiorarono le foglie degli alberi e le forme delle tombe, prima di scivolare in una delle tante pozzanghere che si erano create. Solo quando l’ultima goccia d’acqua cadde, il cielo tacque per la prima volta dopo settimane.
 
《Mi è sembrato di sentire una voce, prima che tu mi raggiungessi qui. Era una voce  femminile, ne sono sicura e sono anche certa di averla già sentita anche se... non ricordo dove e quando. Così... ho provato a disegnarne il volto seguendo le sensazioni che mi aveva provocato》
《Quindi questa donna non esiste veramente?》
《Non posso dirlo con certezza, ma è l’immagine più... nitida che ho in questo momento》
《Quindi potrebbe essere qualcuno che conosci》
《Si》
 
Alcuni piccoli spiragli di luce riuscirono a oltrepassare la coltre di nuvole e umidità che avvolgeva ancora la terra. Il profumo di pioggia e terreno bagnato arrivò fino ai due nascosti sotto le fronde dell’albero.
 
《Il tempo si è calmato》
Commentò Isshin allungando il braccio oltre il confine protettivo dell’albero, sentendo un raggio di sole scaldargli la mano.
《... Ora che ci penso, perché sei qui Kiku?》
La domanda prese un po’ di sprovvista la diretta interessata che non rispose subito, con passi brevi e silenziosi ella uscì da sotto l’albero venendo colpita dal sole che tanto si era fatto aspettare in quei giorni.
《Sono qui per incontrare per la prima volta una persona. Sai, me ne ha parlato molto mio fratello》
《Era tuo fratello quindi il ragazzo che ti ha accompagnato qui, ma dov’è ora?》
《Non troppo lontano》
Rispose tranquilla Kiku prima di incamminarsi in una direzione precisa, fermandosi incerta dopo due passi.
《Isshin-san... dato che siamo amici, ehm mi chiedevo se ti va di accompagnarmi a incontrare quella persona?》
《Se lo desideri, mi farebbe piacere.》
Con le labbra piegate in un sorriso rilassato, Isshin affiancò Kiku e, guidato da quest'ultima, iniziarono a incamminarsi lungo la strada fangosa. Affiancarono e vennero circondati da alti abeti dalle ampie fronde, le piccole gocce rimaste su di esse, sentendo la gravità, piovvero sulle loro teste, anche se con più leggerezza della pioggia che era caduta poco prima.
Uscirono dalla via alberata finendo in un piccolo prato incolto; a segnare l’erba alta c’era solo uno stretto sentiero di pietre chiare che portava ad un alto arco di legno inciso. Passarono sotto l’arco, salendo l’ultima rampa di scale.
 
Avanzarono entrambi in un silenzio leggero che non pesò a nessuno dei due mantenere. Arrivarono, infine, in un piccolo spiazzo illuminato dal sole e affacciato su un balcone naturale che permetteva di ammirare un paesaggio che andava ben oltre la piccola città di Karakura.
 
《È qui》
Poco lontano, ben protetta dalle intemperie grazie alle forti pareti di legno che la circondavano, stava un blocco di marmo pallido con striature giallastre. Non era alto più di un metro, ma appena gli occhi di Isshin vi si posarono sopra si fermarono, restando ammaliati dalla sua particolarità.
Non ho mai aveva visto una tomba del genere.

Laddove i tenui raggi del sole riuscivano a penetrare il fogliame e andare a colpire la pietra, essa, grazie al suo particolare colore chiaro, si schiariva fino a diventare di un bianco purissimo; riflettendo attorno a se una luce che pareva provenire dalla pietra stessa, anche se si trattava del riflesso di quella solare.

Kiku, accompagnata da Isshin, vi si diresse senza esitazione, questa volta facendo poco caso al terreno accidentato. Si fermò ad appena un metro dalla lapide, in viso un espressione di puro stupore.
《È più bella di quanto avevo immaginato quando l’aveva descritta mio fratello. O forse sono solo io che la vedo così...》
《No... è qualcosa di veramente unico. Non riesco a capire di che materiale sia fatta...》
La mano timida di Kiku si allungò a sfiorare un angolo della lapide, per poi avvicinarsi ancora di più fino a poggiare il palmo aperto sulla sommità.
 
《È tiepida》
Sussurrò stupita Kiku girandosi verso Isshin, il quale ricambia l’occhiata con un sorriso intenerito, pochi attimi dopo esso vacilla nel percepire nuovamente quel reiatsu antico.

Gli occhi di Kiku erano saturi della stessa potenza che era emersa le prime volte. L’ombra, seppur a isshin parve un eternità, non gli diede più di un secondo di attenzione, perché subito si focalizzò verso la lapide e, nello sfiorarla con una carezza, manifestò malinconia.

《Kiku》
Quella singola parola detta da Isshin fece voltare di nuovo gli occhi chiari della bambina, momentaneamente privi di qualsiasi ombra, su di sé.


《I-Isshin...san...》
La mano che prima stava poggiata sulla lapide si strinse al petto di Kiku.

《È... triste... così triste. Mi fa male...il cuore
L’espressione di incredula della bambina rimase tale anche quando due lacrime le scesero dagli angoli degli occhi, l’ultima parola risuonò nelle orecchie di Isshin come un avvertimento.
L’avvertimento un’angoscia pesante quanto...
Quanto quella che aveva provato nel perdere la sua Masaki...
Isshin di riflesso fece un passo verso di lei.

《Kiku-》
《V-Va tutto bene Isshin-san... non preoccuparti, non è la prima volta che mi capita》
La bambina, con la manica dell’impermeabile, si asciugò in fretta il viso ma Isshin si fece comunque più vicino, piegandosi sulle ginocchia, arrivando al suo livello per porgerle un fazzoletto, che aveva rapidamente preso dalla tasca del giubbotto.
《Tieni》
Con gli occhi un poco arrossati e mezzi nascosti dalla manica dell’impermeabile, Kiku fece passare lo sguardo dal fazzoletto, all’uomo che glielo stava porgendo. Il blocco da disegno, stretto al corpo di Kiku solo da una braccio, minacciava di scivolare in qualsiasi momento.
《...I-i-》
 
《Se vuoi puoi passarmi una attimo il blocco, così riesci a pulirti meglio il viso. Sarebbe un peccato che cadesse e si rovinasse, no?》
《... Grazie Isshin-san》
Si scambiarono gli oggetti che avevano tra le mani e mentre Kiku si soffiava il naso
 con una sonora pernacchia, Isshin fece vagare gli occhi sullo schizzo che
 aveva fatto la bambina. Quando il viso della bambina fu pulito, l'uomo le ridiede subito ciò che le apparteneva per poi tornare inconsciamente sui suoi passi.

Con un profondo sospiro Kiku si mise difronte alla lapide e nell'osservarla, lentamente, si abbassò fino a sedersi sulle ginocchia.
Passarono minuti di completo silenzio; Kiku rimase a contemplare la pietra immersa nei suoi pensieri dando le spalle ad Isshin, il quale era indeciso se fosse giusto rimanere o no.
Inconsciamente l'uomo spostò il peso da un piede all'altro, facendo per muoversi, pronto a rispettare gli spazi della bambina, ma proprio allora la voce chiara di Kiku risuonò di nuovo nel sottobosco.
《Il suo nome era Nanami Fuuki e…》
Un piccolo sospiro spezzò la frase, Isshin mosse un piede spezzando senza volerlo dei rametti e producendo dei suoni che parvero rimbombare per alcuni secondi intorno a loro.
《E?》
La spronò gentilmente l'uomo, altri sospiri silenziosi seguirono il primo prima delle ultime parole.
《... aveva vent'anni quando morì dandomi alla luce》
Isshin si congelò sul posto sentendo, ma Kiku continuò senza dare segno di averlo notato.


《Questo é tutto quello che so di lei... e l'ho scoperto da una cartella clinica quando avevo tre anni. Ora ne ho sette e sono riuscita a scoprire solo il posto dove era sepolta, non che ne sia scontenta...Ikichi nii-chan mi ha aiutato per quanto ha potuto, ma anche lui era ancora troppo piccolo quando...》
Isshin vide la spalle di Kiku tremare mentre il piccolo capo si pretendeva verso la lapide, da li le parole non furono più forti di un sussurro.

《Ero così... ansiosa e felice... di venire qui... mi sembrava un sogno. Finalmente, dopo tanti anni che lo desideravo. Tutto grazie all'aiuto di Ikichi nii-chan... voleva farmi un regalo per il mio compleanno, qualcosa che desideravo da tanto tempo》
Kiku si voltò tenendo entrambe le mani appoggiate contro la pietra, per il movimento improvviso il cappuccio scivolò all'indietro, lasciandole il viso e i disordinati capelli biondi sotto i raggi del sole. Le guance erano arrossate e lucide di piccole lacrime ma gli occhi non erano tristi, bensì risaltavano, non nel modo in cui li faceva risaltare l'ombra opprimente del suo reiatsu, ma come specchi chiari e limpidi di una pace interiore appena trovata.

Isshin si ritrovò con fatica a fermare un principio di lacrime, dopotutto non era fatto di ferro ed era impossibile non provare empatia per quella bambina.
《Sono contento che hai potuto coronare il tuo sogno, Kiku. Sicuramente, il tuo desiderio l'ha raggiunta nel suo riposo》


Kiku sorrise grata a Isshin senza aggiungere altro; quel momento di pace rimase statico per minuti leggeri come secondi. Ancora una volta fu Kiku a spezzare il silenzio, dopo aver recuperato il blocco da disegno che aveva appoggiato a terra poco prima, voltandosi verso l'uomo più decisa e tranquilla di quanto lui potesse immaginare.
 《Penso sia arrivato il momento di farti capire a cosa mi serviva l'accendino...》



Kiku: Crisantemo
Ikichi: linfa vitale
Nanami(七海 dal giapponese 七 (nana) "sette" e 海 (mi) "mare"
Fuu(風) : vento - Ki (気): cura


Satire simboliche di una Lady

Ecco a voi il terzo passo, mi scuso per il tempo che ci ho esso a scriverlo.
La mia piccola Kiku fa passi avanti ma anche indietro, c'è chi anche non può fare a meno di saltare fuori.
Colui che, ahilui, ha poco spazio ora. Don't worry, arriverà anche il suo momento più avanti.
Ditemi che impressioni vi siete fatti su Kiku e Isshin, sono curiosa di quello che pensate.
Infine ma non meno importanti i ringraziamenti a:
- lady_eclipse per la pazienza nel recensire la mia storia.(HeyCass, mia cara, dove sei?? Mi preoccupo)
- Risa koizumi, HeyCass e lady_eclipse per aver messo la storia tra le seguite.

Ringrazio infine i lettori silenziosi.

Saluti e ossequi,
Immortal Lady

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Capitolo 4
*** Quarto passo ~ IN COSTRUZIONE ***


CAPITOLO IN COSTRUZIONE
MI SCUSO PER IL DISAGIO, CI STO METTENDO PIU' TEMPO DEL PREVISTO

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