Pene di cuore

di I_love_villains
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'istinto del re ***
Capitolo 2: *** Prima mossa ***
Capitolo 3: *** Amore muto ***
Capitolo 4: *** Rivelazione ***
Capitolo 5: *** J + R ***
Capitolo 6: *** Aris ***
Capitolo 7: *** Divisi ***
Capitolo 8: *** Rivali ***
Capitolo 9: *** Nel nuovo labirinto ***
Capitolo 10: *** Riconciliazione ***



Capitolo 1
*** L'istinto del re ***


Era passato un sacco di tempo da quando l’ultimo umano aveva mandato nel labirinto un bambino, ma ora ce n’erano ben due. Si trattava di due gemelli di quattro anni, un maschietto e una femminuccia. La loro sorella maggiore aveva detto le parole, non immaginando però che i goblin fossero reali.
Jareth tornò sul suo trono dopo aver spiegato le regole alla mortale e osservò i bambini, stretti l’uno all’altra e quasi sul punto di piangere.
“Ciao” li salutò allegro.
“Cosa volete da noi?” domandò la bambina.
“Niente, ma quando viene detta una certa formula i bambini finiscono qui.”
“Vogliamo andare a casa” piagnucolò lei.
“Se qualcuno vi vorrà indietro …”
“Ci vogliono mamma e papà.”
“Ma loro non sanno che siamo qui” notò il bambino.
“No, ma vostra sorella ha tredici ore per ritrovarvi.”
“E se non ci riesce?” chiesero insieme i piccoli.
“Diverrete miei goblin. Io sono il loro re.”
Per fortuna i bambini non scoppiarono in lacrime, però si guardarono intorno spaventati, provando orrore per quelle creature.
“Come sono chiassosi” commentò il bimbo, mentre la sorella si tappava le orecchie.
“Mi faranno venire mal di testa” replicò lei.
Jareth li ignorò. Prese una sfera e osservò come procedeva la giovane. Non era ancora passata un’ora e già si trovava a un quinto del labirinto. Il sovrano decise che presto le avrebbe fatto visita.
“Se, giochiamo a vedo vedo?” domandò la piccola al fratello.
“Sì.”
“Vedo, vedo una cosa … grigia.”
“Un goblin?”
“Sì! Tocca a te.”
“Vedo, vedo una cosa … bianca.”
“La tua maglietta?”
“No.”
“Mh … il re?”
“Fuochino.”
“Quella palla?”
“Sì!”
“Yeee!” esultò la bimba. “Allora, vedo, vedo una cosa … cattiva.”
“Un goblin?”
“Fuochino.”
“Il re?”
“Bravo!”
Jareth sogghignò divertito. I bambini si presero per mano per esplorare la stanza, così lui ne approfittò per fare andare via la mortale.
“Miki” chiamò comparendo davanti a lei.
“Tu! Ridammi i miei fratellini!” esclamò la ragazza, aggressiva.
“Non dici sul serio …” mormorò calmo Jareth.
“Sì, invece!”
“Posso regalarti i tuoi sogni. Vuoi davvero rinunciarvi per quei due poppanti?”
“Sono la mia famiglia.”
“Allora perché li hai mandati qui?”
“Volevo solo spaventarli … ti prego, ridammeli. Sarò una brava sorella. Ti prego.”
Miki lo guardò negli occhi, supplicante. Il sidhe ricambiò lo sguardo e a poco a poco sorrise, facendole salire la speranza.
“No” scandì Jareth continuando a sorridere in modo accattivante.
Sparì mentre l’umana gridava qualcosa che iniziava per vaf. Nel frattempo i gemellini avevano fatto amicizia con un giovane beagle.
“Tutti gli animali parlano” sentenziò il cagnolino davanti alla sorpresa dei piccoli. “Comunque, sono Doug.”
“Io sono Sebastien e lei è mia sorella Ruby.”
“Siete amici?”
“Sì … forse … non lo so” ammise Ruby, confusa.
“Tu sembri buono, quindi sì” decise il fratello.
“Vuoi giocare con noi?”
Doug non se lo fece ripetere due volte. Dopo cinque ore i bambini cominciarono ad avere sonno.
“Se volete potete dormire vicino a me, faccio la guardia” propose il beagle.
“Quando arriva Miki ci svegli?” domandò la bimba.
“Abbaio.”
“Sei un bravo cagnolino” si congratulò Sebastien.
Doug scodinzolò, felice. Si mise a pancia in giù. I bimbi lo coccolarono e lui ricambiò leccandoli.
“Bah” fece Jareth, disgustato. Perché i cani dovevano fare sempre i carini?
Dopo sei ore i gemelli dormivano accanto al cane, quando Miki fece irruzione nella sala del trono. Doug abbaiò, svegliando i bambini.
“Ruby! Seba!”
“Miki!”
I fratelli Mitchell poterono finalmente tornare a casa, con disappunto del sidhe, il quale ebbe però un’illuminazione. Quei ragazzini erano apparsi proprio quando aveva ponderato l’idea di prendere moglie. Già da tempo aveva smesso di pensare a Sarah … non che la cosa fosse stata facile: un sacco di goblin erano stati mandati nella Gora dell’Eterno Fetore ogni volta che lui ricordava la ragazza. Ma il tempo lo aveva aiutato e lui aveva pensato che gli servisse una regina.
Di certo non voleva Miki, forse però la sua donna ideale viveva nella stessa città dei fratelli. Jareth assecondò il suo istinto e, in forma di barbagianni, volò sul ramo di un acero. Individuò subito i bambini, mentre la sorella doveva già essere andata a scuola. Riprese la sua vera forma dopo aver planato dietro un albero.
“Toc toc” fece.
“Chi è?” domandò automaticamente Ruby.
“Il re dei goblin” rispose Jareth.
“Come mai sei qui?”
“Ero di passaggio e sono venuto a trovarvi.”
“Ah, allora entra pure” lo invitò gentile la piccola.
“Mamma ha fatto i biscotti” lo informò Sebastien offrendogliene uno.
Il sire lo accettò, nascondendo la sua sorpresa. Non si aspettava un simile benvenuto; erano forse fatti di zucchero?
“Anche la mia regina dovrà saper cucinare” decise lì per lì, una volta che ebbe assaggiato il biscotto.
“Cerchi moglie?” chiese Seb.
“Esattamente.”
“Quindi ti sposi?”
“Devo prima incontrare la persona giusta.”
“Quella signora sarà fortunata” affermò Ruby.
“Come mai?” si incuriosì Jareth.
“Sei una brava persona.”
Il re si trattenne a stento dal riderle in faccia. Lui una brava persona, proprio.
“Stavamo per giocare a palla.”
“Vuoi giocare con noi?”
Quei bambini dovevano avere per forza qualcosa che non andava. Troppo gentili!
“Se insistete …”
Jareth più che altro si limitò a guardarli finché Ruby decise di cambiare gioco. Ora lui e Seb dovevano indovinare che animale stesse imitando. La bambina si arrampicò su un albero e si mise a fatica a testa in giù.
“Pipistrello” fece subito il fratello.
“No.”
“La scimmia” tentò il sidhe.
“No.”
“Ma gli animali non stanno a testa in giù” protestò il bimbo, a corto di idee.
“Opossum?” chiese Jareth.
“Sì! Ooh, mi gira la testa.”
“Allora scendi.”
Ruby ci provò, invano. Di solito era la madre che la aiutava a scendere quando si arrampicava, specialmente se si lasciava penzolare a quel modo. Si tirò su fino a toccare il ramo per un paio di volte, poi cadde. Molto lentamente, quasi come se fluttuasse. Raggiunse sana e salva il suolo.
“Grazie” disse rivolta al re.
“Ora tocca a me” la ignorò lui.
Si trasformò in barbagianni, lasciandosi ammirare dai gemellini.
“Un uccellino” disse Sebastien.
“Un uccellino grande” corresse Ruby.
“Si dice barbagianni” fece Jareth, leggermente irritato.
“Ruby, Seba, preparatevi!” gridò da dentro la signora Mitchell.
“Sì, mamma!”
I piccoli rientrarono di corsa, urtando un mobiletto e facendo cadere il quadro sopra di esso, che si crepò.
“Se mamma si accorge si arrabbia” si preoccupò la bambina.
“Lo posso riparare … se mi aiutate a trovare una regina.”
“Sì, sì, per favore!”
Mentre i bambini prendevano le loro cose, il sidhe raccolse il quadro e lo riparò in un baleno. Il suo sguardo si soffermò sulla foto. Si bloccò nel rimettere l’oggetto a posto, stupito. Nella foto c’era Sarah, assieme ad un uomo e due bambine, ma Jareth ignorò le altre persone. Il re depose il quadro, pensieroso. Ecco spiegato cosa lo avesse spinto a seguire i marmochi: erano parenti della sua preziosa!
“Ti piaciono i nonni?” domandò Ruby facendolo sobbalzare.
“Sì … Mi potete consigliare una donna da sposare?”
“Ci sono le signore che lavorano con mami” rispose Sebastien.
Jareth annuì. Seguì in volo l’auto in cui erano saliti i gemelli, poi esplorò il nuovo posto. Si trattava di un orfanotrofio. Evidentemente la madre dei piccoli si prendeva cura anche di altri bambini, almeno per qualche ora. Bene, la sua regina avrebbe dovuto saper trattare con i bambini. Jareth si appolaiò sui rami vicini alle finestre, osservando le ragazze che lavoravano nella struttura. Alla fine della mattinata giunse alla conclusione che nessuna era di suo gradimento. Si spostò su una albero accanto al parco, dove poteva vedere giocare insieme tanti ragazzini. E futuri sudditi, chissà. Una bambina però si era allontanata dagli altri. Inseguiva uno scoiattolo che cercava noci dall’altra parte della strada. Affascinata dai movimenti dell’animale, attraversò senza notare una macchina che giungeva ad alta velocità. Quando se ne rese conto era troppo tardi. Urlò coprendosi il volto con le mani e attese l’urto … che non avvenne.
“Ehi, è la seconda volta oggi che sei in pericolo” la rimproverò scherzosamente Jareth, poiché aveva riconosciuto Ruby.
La bimba aprì gli occhi. Realizzando cosa era successo, lo abbracciò, ancora tremante.
“Tutto bene?” chiese il sidhe premuroso.
Ruby annuì contro la sua spalla. Jareth la mise giù, scambiando un sorriso con lei. Fu in quel momento che non solo avvertì, ma seppe che quella ragazzina sarebbe diventata la sua perfetta regina. Certo, era ancora molto piccola, ma sarebbe cresciuta, lui non doveva far altro che aspettare.
“Sì, eh? Allora torno nel mio regno.”
“Tornerai a trovarci?”
“Forse.”
“Ci conto.”
Jareth le sorrise, salutò e volò via. Più tardi la sorella annunciò al fratello che avevano un nuovo amico, e che per di più era carino.
“Carino?” ripeté perplesso Sebastien.
“Mh mh” annuì Ruby.



***Angolo Autrice***
E questo era il prologo.
Spero di riuscire ad aggiornare ogni domenica.
Alla prossima!

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Capitolo 2
*** Prima mossa ***


Jareth era comodamente acciambellato sul suo trono, incurante del baccano che facevano i goblin. Fissava con intensità una sfera. Al suo interno una ragazza con lunghi capelli castani e grandi occhi verdi passeggiava per un bosco, godendosi la pace che vi regnava.
Dodici anni” pensò il sidhe. “Ancora così giovane ... ma se aspetto ancora si scorderà di me. In fondo non devo essere uno sconosciuto per la mia regina. Gli sarò prima amico, così si innamorerà. Sono un genio!
Presa la sua decisione, Jareth si teletrasportò nel bosco.
Ruby procedeva con calma lungo il sentiero. Ad un tratto scorse qualcosa di brillante e si fermò. Una sfera rotolò fino ai suoi piedi, poi tornò indietro e saltò nella mano del re di Goblin.
“Ciao” la salutò Jareth.
“S- salve” fece lei, disorientata.
“Ti ricordi di me?”
“V- va- vagamente.”
“Ma come sei timida” osservò il sidhe con un sorriso.
Ruby si guardò la punta delle scarpe, senza replicare.
“Da piccola non lo eri” proseguì lui.
“Si cambia.”
“Mh … ma credi ancora nei goblin?”
“Certo; sono creature fantastiche oltre che vere!”
“Mi fa piacere che la pensi così.”
“Grazie … vostra maestà” gli sorrise la ragazza, alzando finalmente lo sguardo.
“Ora sì che ricordi” si compiaque Jareth.
“Come potrei dimenticare?”
“A molti succede …”
“Solo perché non capiscono quanto queste cose, seppur strane, siano straordinarie.”
“Vuoi visitare il mio regno?”
“Se mi prometti che potrò tornare a casa” esitò lei.
“Ma certo. Non hai detto la formula.”
Jareth le tese la mano. Ruby gliela prese timidamente e in un attimo si ritrovò nel castello dove otto anni prima era stata rapita.
“Non è cambiato” si stupì.
“È fatto per durare.”
Il re le fece da guida per il castello. Ruby osservava tutto incantata, soffermandosi ad ogni particolare.
“I goblin non fanno compagnia?” domandò quando Jareth espresse il suo piacere nell’avere ospiti.
“Non molta … e non ho ancora trovato una regina.”
“Davvero? E come mai?”
Il sidhe ripensò alle umane che aveva incontrato in quegli anni. O non piacevano a lui o lo consideravano un pazzo. Un paio di volte aveva persino rischiato di finire con donne di facili costumi.
“Nessuna era adatta a me” si limitò a rispondere.
“Peccato.”
“Tutto bene a casa?”
“Sì, nulla di strano.”
“Le stranezze non sono una brutta cosa.”
“Sempre che non cerchino di farti fuori.”
“Vero. Qualcosa da bere?”
“Un po’ d’acqua, grazie.”
Un goblin gliela portò.
“Esplora pure il resto del mio mondo, per alcuni aspetti è migliore del tuo.”
“Non rischio di perdermi?”
“Saprei come raggiungerti.”
Rassicurata, Ruby acconsentì all’idea di fare un giro nel labirinto. Lì c’erano un sacco di cose strane! Porte parlanti, creature mai viste prima e paesaggi esotici furono tuttò ciò che Ruby vide prima che fosse stanca di camminare. Non sapendo come tornare da Jareth, si rivolse ad un paio di goblin.
“Ehi, scusate.”
“Sì?”
“Sapete come raggiungere il castello?”
“Sì.”
“Allora potete dirmi dove andare?”
“No.”
“Cosa? Perché?”
“È un labirinto, devi perderti.”
“Vuoi già andare?” le domandò Jareth, materializzandosi accanto a lei.
La ragazzina fece un salto per lo spavento e si voltò verso di lui.
“Mi piacerebbe restare, ma mi staranno dando per dispersa a casa.”
Il sidhe annuì comprensivo. Le mise una mano sulla spalla e si teletrasportò nei pressi della sua casa.
“Il tuo mondo è fantastico! Grazie per avermici portato!”
“Torna quando vuoi, Ruby.”
“Come faccio?”
Il re le lanciò una sfera.
“Ecco, così restiamo in contatto.”
“La terrò come un tesoro” gli assicurò Ruby, raggiante.
Jareth ne fu contento. Era andato tutto bene.
“Beh, grazie ancora, ora vado” si congedò la ragazzina dandogli un bacio sulla guancia.
Era andato tutto ottimamente!
“Ci sentiamo presto! Vieni a ballare da me!” le raccomandò Jareth quando si fu ripreso.
“Ci proverò” promise lei. “Ciao.”
Anche il sidhe tornò a casa, soddisfatto da quella visita. Quella ragazzina gli era simpatica, per certi versi gli ricordava ...
“Tu!” ordinò puntando uno gnomo. “Nella Gora dell’Eterno Fetore! Subito!”

Qualche giorno dopo Ruby si apprestava ad uscire da scuola, sola, visto che Sebastien aveva gli allenamenti di baseball. Charlie, un compagno di classe, la affiancò.
“Ciao, Ruby. Ti va se ti accompagno?”
“Ciao, Charlie ... va bene.”
Il ragazzino fu contento di quella risposta. Cercò di avviare una conversazione: “Che tipa la prof di mate, eh?”
“Già.”
“Non piace a nessuno.”
“Forse se spiegava un’altra materia ...”
“Forse ...” concordò Charlie. Si buttò: “Stasera sei impegnata?”
“Non mi sembra, perché?”
“Verresti in pizzeria con me ed altri?” chiese lui, arrossendo.
Anche lei arrossì, presa in contropiede. Nessuno dei due badò allo schiocco di un ramo spezzato.
“Oh, non saprei ... chi sono gli altri?”
“Fred, Janet e Tom.”
“Va bene” accettò Ruby, con un leggero sorriso.
Prima che Charlie potesse felicitarsi appieno, un ramo gli cadde in testa. Per fortuna non si fece molto male, ma si formò un bel bernocolo. Rassicurò Ruby sulla sua salute, la ringraziò ancora per aver accettato e se ne andò. Non appena si fu allontanato, Ruby guardò in alto. Un barbagianni ricambiò il suo sguardo e sbatté le ali quando lei gli sorrise.
“Bello scherzetto” si congratulò la ragazza.
“Mh” fece Jareth, riassumendo la sua vera forma.
“Scherzavi, vero? Non volevi fargli male.”
“Una via di mezzo.”
“Come mai?”
“Non mi piace.” Il re scese con grazia dall’albero.
“È a posto” garantì Ruby.
“Forse, ma è meglio essere prudenti.”
“Questo sì.”
“Beh, non voglio trattenerti oltre. Ciao.”
“Ciao” salutò Ruby, un po’ turbata per il suo tono.
Una volta a casa, Jareth camminò avanti e indietro vicino al trono. Se voleva fargli male? Eccome! Quell’umano ci stava provando con la sua regina! Non gli importava che in pizzeria (cosa diavolo era una pizzeria, tra l’altro?) ci sarebbero stati anche altri ragazzi, voleva solo che quello in particolare non si azzardasse ad essere di più che un semplice amico. Naturalmente, avrebbe visto tutto attraverso la sfera.
Ignara di essere osservata, Ruby informò i genitori, promettendo di rientrare prima di mezzanotte. Dopodiché scelse con cura il suo vestito. Si lasciò convincere da quello nero con libellule bianche. Si esaminò allo specchio, emozionata. In fondo era la sua prima vera uscita da sola, ci teneva molto che fosse una bella serata.
Lo fu. I ragazzi mangiarono insieme, scherzarono sulla scuola e chiacchierarono riguardo i loro hobby. Il tempo volò in fretta, tanto che tutti furono sorpresi che fossero già le undici passate. Da buon cavaliere, Charlie si offrì di accompagnare Ruby fino a casa.
“Ehm, che ne diresti di fare i compiti insieme, qualche giorno?”
“Volentieri, ma sai, mio padre è iperprotettivo.”
“Davvero?”
“Sì. Magari però, se vieni a casa, mamma lo tiene a bada.”
“Allora vengo lunedì pomeriggio.”
“D’accordo. Io sono arrivata.”
“Oh, ok. A lunedì.”
Ruby lo salutò entusiasta. Il bosco a quell’ora era ancora più quieto di quanto lo fosse di giorno, solo che stavolta le sembrava troppo silenzioso. Affrettò il passo, a disagio. Improvvisamente qualcuno la strattono con violenza per un braccio.



***Angolo Autrice***
Eccoci tornate, come promesso.
Il primo passo è stato fatto, ma le complicazioni non tardano ad arrivare.
A presto!

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Capitolo 3
*** Amore muto ***


Ruby urlò, spaventata. Un uomo la strinse a sè con un braccio, mentre con l’altro cercava di farle annusare un panno intriso di cloroformio. Con una buona prontezza di riflessi, Ruby gli assestò un calcio lì dove non batte il sole. L’uomo la lasciò, imprecando, e lei corse all’impazzata verso casa. Non vedendo niente, però, inciampo in una radice. Dalla sua borsetta fuoriuscirono tutte le sue cose, compresa la sfera magica. Il tizio le fu subito addosso, bloccandola con il suo peso.
“Ti prego, lasciami, ti prego!” gridò disperata la ragazza.
“Puttana, ti pentirai di avermi dato un calcio!”
Lo sguardo di Ruby, ricolmo di lacrime, cadde sulla sfera.
“Aiutami, Jareth, aiutami” singhiozzò.
“Nessuno può aiutarti” la schernì l’uomo.
“Dici?”
Il tipo non ebbe il tempo di voltarsi che fu scaraventato contro un albero. Ruby scattò subito in piedi e si strinse a Jareth, terrorizzata. L’uomo guardò stupefatto il sidhe.
“Sparisci” gli intimò quest’ultimo.
Il tizio gli lanciò uno sguardo sbigottito prima di darsela a gambe.
“Grazie … grazie …” farfugliò Ruby, tremante.
“Di niente.”
“A- avevo tanta paura che …”
“Sta’ tranquilla, non è successo niente” disse Jareth cercando di calmarla.
“Solo perché c’eri tu.”
“Beh, mi hai chiamato.”
“Grazie mille, riesci sempre a salvarmi” lo ringraziò ancora lei, mentre un timido sorriso le affiorava sulle labbra.
“Ci sono sempre per te.”
Ruby arrossì. Jareth osservò con piacere che non era più tanto pallida. Però i capelli erano scarmigliati, il vestito sporco e gli occhi dilatati per lo shock.
“Vai a casa, i tuoi genitori saranno preoccupati.”
“Grazie per tutto, davvero.”
“Al suo servizio, milady” replicò lui facendo un piccolo inchino.
“Spero di poter ricambiare. Buonanotte.”
“Non serve … ‘notte.”
Il giorno dopo si seppe al telegiornale che alcuni ragazzi della loro città erano scomparsi. Ruby e Sebastien uscivano ormai solo per andare a scuola, in attesa che la banda di rapitori venisse arrestata o che cambiasse zona. I gemelli scoprirono con orrore che anche Charlie, il loro compagno di scuola, era sparito.
“Mi annoio, non mi piace stare rinchiusa” si lamentò Ruby.
“Neanche a me. Resisti fino al weekend” provò a consolarla il fratello.
“Non potrebbe andare peggio.”
“Sì, invece. Potevi essere rapita anche tu.”
“Vero … mi spiace per Charlie. Vorrei tanto ritrovarlo, almeno per sua madre: è distrutta.”
“Purtroppo non abbiamo i superpoteri.”
“Salve.”
Sebastien urlò di sorpresa all’apparizione di Jareth, mentre la sorella, abituata, lo salutò con la mano.
“Stasera c’è un ballo, venite?” li invitò il re.
“Dove?”
“Nel mio castello.”
“Sarebbe bello.”
“Fantastico! Passo a prendervi.”
Jareth scomparve.
“Da quand’è che siete così amici?” domandò Seb a Ruby.
“Da tanto.”
“Non me l’hai mai detto” fece imbronciato il ragazzo.
“Alcune cose le tengo per me. Ora, che mettiamo per stasera?”
“Io pantalone e camicia.”
“Per te è facile ...”
“Su, hai abbastanza vestiti.”
Ruby annuì poco convinta. Passò il pomeriggio raccontando al fratello tutto ciò che sapeva del labirinto, poi entrambi si prepararono per il ballo. Sebastien indossò pantaloni neri e camicia blu, Ruby un vestito beige di pizzo decorato con un nastro blu. Attesero l’arrivo di Jareth nella camera di Seb, sperando che i genitori non li vedessero vestiti per uscire. Il re apparve e fissò Ruby, incantato.
“Sei magnifica.”
“Grazie” arrossì lei.
La sala del trono era stata addobbata con luci e striscioni e i goblin si erano resi più presentabili che potevano. Alcuni di loro più qualche altra creatura formavano l’orchestra. Jareth invitò subito Ruby a ballare. Lei accettò, imbarazzata. Si lasciò guidare da lui, stringendogli appena le mani.
“Balli bene” si complimentò il sidhe.
“È la prima volta che ballo.”
“Non si direbbe.”
“Forse perché ho un bravo cavaliere.”
Continuarono a danzare in silenzio.
“Ho un regalo per te” le confidò Jareth quando si fermarono.
“Per me? Non dovevi” fece Ruby.
Il re sorrise. Batté le mani e un nano le portò una scatola bianca. La ragazza la prese, lanciando occhiate curiose a Jareth, e l’aprì. Dentro c’era un ciondolo a forma di fiori. Uno era aperto, l’altro ancora un bocciolo. I gambi erano d’oro, mentre i petali rossi e scintillanti.
“Wow, è bellissimo! Grazie, Jareth!”
“È di rubyno” scherzò il sidhe.
Ruby rise, per poi ammirare ancora il gioiello.
“Che caso.”
“Io non credo al caso.”
“E in cosa credi?”
“Nel fato.”
“Non sono più o meno la stessa cosa?” domandò perplessa la ragazza.
“No, cara. Se tutto accadesse per caso non ci sarebbe ordine. Invece se esiste un destino significa che tutto ha una ragione.”
“Non l’avevo mai vista in questo modo.”
Mentre loro due discorrevano, Sebastien era incappato in un piccolo problema peloso.
“Ehi, che fai?” chiese a Bubo, che lo seguiva già da un po’.
“Amico?”
“Sì.”
“Amico!” esclamò Bubo abbracciandolo.
Il ragazzo rise, trovando la faccenda buffa. Anche Ruby trovò la scena divertente e sorrise allegra. Tornò seria alla domanda di Jareth: “Tu ... cercavi un ragazzino?”
“Sì, un mio compagno di scuola. Perché?”
“Immagino tu voglia che torni a casa.”
“Sì, lui e gli altri poverini. Sarebbe la cosa giusta. Ma non credo sia possibile ...”
“Qui tutto è possibile” la interruppe il re.
“Davvero? Quindi ...?” non osò sperare la ragazza.
“Quindi ti conosco abbastanza bene da sapere cosa desideri. Mi serve solo un po’ di tempo.”
Ruby lo abbracciò di slancio. Avrebbe mai smesso di sorprenderla?
“Sei un buon re” affermò con sincerità.
“Sei gentile” sorrise lui, ricambiando l’abbraccio.
“Lo dico perché è vero.”
Jareth la contemplò malinconico. Sarebbe stato abbastanza buono sempre? Fino ad allora aveva fatto ciò che era giusto secondo lui, ora invece usava i suoi poteri per farle piacere.
Che cambiamento, vecchio mio. Ti sei davvero innamorato. Incredibile, eh?
“Tutto bene?”
“Sì. Pensavo solo che nonostante tutto non ho ancora trovato la mia regina.”
“Chi ti rifiuta è stupido, ma forse lo fanno perché non ti conoscono bene. Vedrai che troverai la tua regina.”
“Se lei mi vuole …”
“Beh, se vuoi il mio parere dovrebbe.”
“Ti ringrazio.”
Ha una buona opinione di me … sì! Potrebbe non rifiutarmi!
Giunse l’ora di andare via. Sebastien non era ancora riuscito a liberarsi di Bubo.
“Aiuto, non si stacca!”
La sorella corse ridendo in suo aiuto.
“È stata una bellissima serata” affermò Ruby sedendosi sul suo letto.
“Vero. Quel regno mi piace molto.”
“E a Bubo piaci tanto tu” sghignazzò lei.
“Allora tu piaci al re” replicò Seb incrociando le braccia.
“Cosa?”
“Beh, è stato tutto il tempo con te.”
“Ma non significa nulla … credo.”
“Boh, non mi intendo di queste cose.”
“Dovrei parlarne con qualcuno che ne capisce.”
“I nostri genitori?”
“Sì, così rischio di non vederlo più.”
“Sarebbe un problema?” chiese malizioso Seba.
“Sì … no … non lo so. Aaah, sono così confusa!” esclamò Ruby arruffandosi i capelli.
“Ok, ok, ritiro la domanda. Prova a parlare con Miki.”
“Sì, lei potrebbe aiutarmi.”
Un paio di giorni più tardi Ruby telefonò alla sorella maggiore. Miki fu felice di sentirla. Era all’ultimo anno dell’università e raramente aveva il tempo di fare una visita a casa.
“Ho bisogno di un consiglio” le rivelò Ruby dopo i saluti.
“Ok, chiedi pure.”
“Ecco, c’è la possibilità che una persona … mi interessi.”
“Aw” fece Miki, sentendosi onorata per la confidenza.
“Solo che non ne sono sicura. E poi … è molto più grande di me.”
“Che vuoi dire con non ne sono sicura?”
“Non so se mi piace come amico o altro.”
“Beh, allora passa del tempo con questa persona e sondati. Se ti piace sul serio tutti gli altri problemi si risolvono.”
“Tu dici?”
“Certo. Anche Lexy è più grande di me, ma non conta. Basta che ci sia amore.”
“Grazie, Miki, mi serviva questo consiglio.”
“Figurati. Fammi sapere.”
Ruby salutò e chiuse la chiamata. Seduta sul letto a gambe incrociate, con la testa appoggiata ad una mano, meditò su cosa fare. Purtroppo non le fu possibile andare a trovare presto Jareth per impegni scolastici e personali. Un pomeriggio in cui il padre era a lavoro, la madre a fare la spesa e i gemelli sfornavano muffin, il sidhe apparve nella loro cucina.
“Posso assaggiare?”
“Serviti pure.”
“Vado a controllare una cosa” annunciò Sebastien portandosi via un bel po’ di muffin.
Se lo ha fatto apposta lo strangolo” pensò Ruby.
“Ho scoperto un altro pregio” disse Jareth.
“Eh? Cosa?”
“Sei una brava cuoca.”
“Solo se si parla di dolci” si schermì lei.
“È da un po’ che non vieni” notò lui.
“Ero un po’ occupata.”
“Con quel ragazzino?” chiese Jareth, senza riuscire a trattenersi.
“No. Con lui ci parlo solo per fargli recuperare i compiti.”
“Capisco …”
“Sembra quasi che ti dia fastidio che io stia con Charlie.”
“Ma no. Cosa te lo fa pensare?”
“Il ramo che gli è caduto in testa, ad esempio.”
“Non mi è simpatico, tutto qui. Sai, a vista” minimizzò il sidhe senza guardarla negli occhi.
“Oookaay” decise di sorvolare lei.
“Tu non hai antipatie?”
“Non ancora.”
“E … simpatie?”
“A me stanno simpatici un po’ tutti.”
“Nessuno in particolare?”
Cosa fai? Che vuoi che ti dica? E se le piace davvero quell’altro? Mica puoi ammazzarlo” si rimproverò Jareth.
“Tu mi stai molto simpatico” rispose Ruby candidamente.
“Mi fa piacere” disse lui sollevato.
La ragazzina gli sorrise e chiese disinvolta: “Come vanno le ricerche della regina?”
“Ancora niente.”
“Ma non c’è proprio nessuna che attiri la tua attenzione?”
Io, per esempio?
“C’è.”
Ci sei tu.”
“Oh, beh … meglio no?” fece lei, nascondendo la sua delusione.
Ecco, figurati se non trovava qualcuna, con le migliaia di ragazze più grandi di me …
“Sì, credo.”
Sempre che ricambi.”
“E lei, ecco, ti accetta?”
Di’ di no, per favore, anche se sono egoista.”
“Non lo so, non le ho ancora chiesto se vuole essere la mia regina.”
Non voglio perdere un’amica solo perché non ho saputo aspettare.”
“E non hai paura di perderla aspettando?” domandò Ruby a malincuore.
Jareth la fissò. Gli aveva letto nel pensiero?
“Beh, deve ancora crescere …” spiegò.
Sei tu, lo hai capito?
“Capisco.”
“Tu hai detto che mi rifiuta chi non mi conosce. Mi farò conoscere meglio, così entrambi saremo sicuri.”
“Credo sia la cosa giusta da fare.”
Stupida, gli dai consigli?
“Sta tornando vostra madre, a presto.”
Jareth apparve seduto sul trono. Si chiese quanto Ruby avesse intuito dal loro discorso.
Dopo che ebbero aiutato la madre a mettere a posto la spesa, i gemelli furono liberi di uscire in giardino a giocare.
“Stai bene?” domandò Seb, notando che Ruby sembrava infelice.
“Sì, credo di sì. È che … gli interessa un’altra persona.”
“Oh, mi spiace.”
“Dovevo capirlo, sono una bambina in confronto a lui” disse lei abbattuta.
“Come posso tirarti su?”
“Non serve. Ci sono rimasta male, ma passerà.”
Ruby si sforzò di sorridere per rassicurare il fratello, ma dentro si sentiva morire. Come presto si sarebbero accorti lei e Jareth, l’amore muto non porta mai bene.



***Angolo Autrice***
Ohi ohi, risolveranno le loro incomprensioni?
Lo scopriremo la settimana prossima.
Bye!

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Capitolo 4
*** Rivelazione ***


Qualche giorno dopo Ruby e Jareth passeggiavano per il bosco. Lei si era un po’ ripresa dalla delusione, consolandosi col fatto che almeno lui la vedeva come una buona amica.
“Tra poco sarà Halloween.”
“Sarebbe?”
“Una festa dove tutti si travestono.”
“Sembra divertente.”
“Sì, molto.”
“… Mi stai invitando?”
“Beh, se hai altri impegni …”
“Dimmi quando e dove e io ci sarò.”
“Tra una settimana alle otto va bene?”
“Perfetto.”
Jareth sorrise felice. Finalmente lei aveva invitato lui da qualche parte! Non gli restava altro da fare che trovare un bel costume …
“Che dici, pirata o cowboy?” domandò Sebastien alla sorella.
“Ti vedo meglio come pirata.”
Seb seguì il suo consiglio. Ruby si travestì da Cappuccetto Rosso. Appena la vide, il gemello rise.
“Cos’hai da ridere?”
“Lupi …” riuscì a dire lui.
“Intendi che tu sei un lupo di mare e io devo stare attenta a non farmi mangiare dal lupo cattivo?”
Sebastien annuì. Ruby scosse la testa, non capendo cosa ci fosse di tanto divertente.
“Che giro facciamo?” le chiese quando si fu ripreso.
“Il solito. O potremmo passare dalla casa stregata, quest’anno.”
“Sai che non fa paura.”
“Sì, però è divertente vedere le persone che saltano per un fantoccio.”
Uscirono sul retro, dove trovarono Jareth ad aspettarli con un costume da drago.
“Bel costume” si complimentò Ruby.
“Grazie, anche i vostri lo sono.”
Cominciò il giro di dolcetto o scherzetto. Jareth non immaginava che nell’aboveground ci potesse essere una festività così divertente. Dolci e scherzi in una sola notte, con tanto di costumi. Davvero fantastico!
“Abbiamo fatto un bel bottino” constatò Ruby, con il cestino pieno. “Possiamo andare alla casa stregata.”
Per via incontrarono Charlie e, con sommo disappunto del sidhe, Sebastien lo invitò ad unirsi a loro.
“Da cosa sei vestito?” gli chiese Ruby affiancandolo.
“Da Chucky di Child’s Play.”
“Meno male che non sono vestita come la sposa” scherzò lei.
“Sarebbe stata una bella coincidenza.”
“Forse, ma non mi piace molto quel film; sono più per il fantasy.”
“È più bello dell’horror” concordò Charlie.
“E poi non è tutta finzione” disse lei con tono misterioso.
Jareth seguì i ragazzi silenzioso. Non si divertiva più. Arrivati alla casa stregata, Ruby prese per mano Charlie. Quello fu troppo per il re.
“Beh, ragazzi, vi ho aiutato con i dolci. Arrivederci” disse brusco, lasciando il suo sacchetto a Seba.
“No, dai, resta” lo pregò Ruby.
“… Vieni un attimo.”
“Voi andate, arrivo subito.”
La ragazza lo seguì, ignorando le frotte di bambini urlanti che correvano lì intorno.
“Perché dovrei restare?” le domandò Jareth. “Stai meglio con tuo fratello e quell’altro.”
“Non è vero. Beh, Se è mio fratello, ma Charlie è solo un amico.”
“Li tieni tutti per mano?” chiese sarcastico lui.
“E allora? Siamo solo amici e si sta riprendendo dal rapimento” replicò Ruby, non capendo perché Jareth fosse così duro.
“Già, e si è salvato da solo.”
“Cosa c’entra?”
“Niente.”
“E poi che ti importa se lo tengo per mano? Non faccio nulla di male.”
“No, infatti” quasi ringhiò lui.
“Ecco. Allora se ti dà fastidio vai … vai dalla tua amata e statemi bene.”
Ruby corse dagli altri piangendo.
“Che hai?”
“Sempre la stessa cosa. Ho bisogno di un abbraccio.”
Sebastien la accontentò. Ruby si appoggiò a lui, grata.
“Meglio se usciamo, o gli altri ti disturberanno” disse Charlie.
“Vi ho rovinato la serata.”
I due ragazzi si affrettarono a negare e le assicurarono che non era assolutamente colpa sua. Ruby ne fu un po’ sollevata.
“Mi spiace, Ru” disse Seba quando furono soli, sulla strada di casa.
“La cosa che mi fa più male è che non riesco a non pensare a lui.”
“Vedrai che tutto si sistemerà.”
“Vado in camera, ho bisogno di distrarmi.”
“D’accordo. Non mangiare troppi dolci.”
Ruby annuì, ma non ascoltò il saggio avvertimento.
Nel frattempo Jareth si dava dell’idiota, picchiando la testa contro il suo bastone. Come aveva potuto lasciarsi andare così? D’accordo, era geloso, ma Ruby non c’entrava niente. Inoltre fare esperienze in campo amoroso le sarebbe stato utile per capire quanto lui fosse diverso dagli altri.
Stupido! Imbecille! Ora niente più errori, falla crescere libera di uscire con chi vuole. Oh, ma quanto è difficile!
Si accorse della mancanza di qualcosa: il baccano. Alzò la testa e vide che i goblin lo fissavano.
“Beh, che avete da guardare? Pensate agli affari vostri!”
I goblin tornarono alle loro occupazioni. Ogni tanto però gli lanciavano qualche occhiata, non essendo abituati a vederlo giù di morale.
Su una cosa Ruby era avvantaggiata rispetto a Jareth: aveva qualcuno con cui parlare. Il giorno dopo era distesa sul divano con il mal di stomaco per tutti i dolci mangiati.
“Ru … te l’avevo detto di non abbuffarti.”
“Mmmmh” si lamentò lei senza guardare il fratello.
Sebastien si inginocchiò per stare al suo livello.
“Perché non ti distrai uscendo con qualcuno?”
“Sì, e con chi?”
“Charlie?”
“Ma a Charlie non piaccio e a me non piace lui.”
“Ma che dici? Gli piaci.”
“Davvero?” fece stupita Ruby.
“Come hai fatto a non capirlo? La gente non è così gentile con chiunque” spiegò Seba, sorpreso del suo stupore.
Ripensando alle parole del fratello, Ruby accettò quando Charlie le offrì un cornetto e poi la invitò al cinema. Si trovava bene con lui, era un caro ragazzo, ma non sarebbe mai riuscita a vederlo come qualcosa di più che un buon amico. Se non era a scuola, trascorreva molto tempo con lui o con Sebastien. Un giorno, stanca di non avere più alcuna notizia dall’underground, prese la sfera e ci guardò dentro. Incredibilmente riuscì a vedere Jareth. Era seduto sul trono e si divertiva a far volare per aria i suoi goblin. Ruby rise. La visione si oscurò, come se il suono della sua risata fosse stato udito. Presto non vide più nulla.
“No no no no! Cosa …? Perché?” gemette disperata.
“Perché non voglio” rispose il sidhe, dietro di lei. Si era accorto subito di essere osservato.
“Perché? Che ti ho fatto?”
“Niente!”
“Non è vero o non mi tratteresti così.”
“È colpa mia, avrei dovuto aspettare almeno un paio di anni.”
“Cosa? Che stai dicendo?” domandò ancora Ruby, confusa.
“Vivi la tua vita, i nostri mondi sono troppo diversi.”
“No, ti prego! Io ti voglio bene, non puoi dirmi che non ti vedrò più!” esclamò la ragazza, alzando la voce.
“Davvero?” chiese Jareth spalancando gli occhi, mostrandosi molto meno distaccato di quanto lasciasse credere.
“Sì” confermò lei con voce rotta e gli occhi lucidi. “Ma tu non mi credi” continuò, lasciando cadere la sfera.
“Ti credo, non piangere.”
Jareth si avvicinò e tese la mano per asciugarle le lacrime, ma lei si ritrasse. Il re abbassò il braccio, addolorato dal suo gesto.
“Mi hai ferita” confessò Ruby.
“Anche tu.”
“Io non ho fatto niente.”
“Ecco … vengo sempre io a cercarti” disse lui, anche se proprio quella sera lei aveva cercato di contattarlo.
“Perché io no ho speranze …”
“Di che parli?”
“L- la- lascia stare” singhiozzò lei, voltandosi.
Jareth avrebbe voluto avvicinarsi, però prima lei lo aveva respinto.
“Se vuoi che finisca qui allora va via.”
“Non voglio, ma che scelta ho? Tu sei così giovane e hai altre preferenze.”
“Preferenze su cosa?”
Il sidhe non rispose.
“Vai via .... vai dalla donna che ami … va da lei e lasciami in pace …”
“Ma sei tu” mormorò Jareth.
Ruby si girò di scatto, non credendo alle proprie orecchie.
“Cosa? Che hai detto?”
“Che ... sei tu” ripeté lui, accorgendosi del suo stupore. Se lo aspettava …
“I- io … io …” balbettò Ruby.
“Scusa, non importa” disse in fretta lui, indietreggiando per andarsene.
“Aspetta! Anche a me!”
“Anche a te cosa?”
“Anche a me piaci tanto” rispose lei senza esitazioni.
Entrambi restarono a fissarsi per lunghi minuti. Ruby cominciava a credere di essere stata una sciocca a dirglielo, poi però Jareth sorrise.
“Ho trovato la mia regina?”
“Sempre che tu lo voglia.”
I can’t live within you.”
Ruby sorrise commossa. Finalmente si erano parlati e potevano stare insieme. In un attimo i tormenti dei giorni precedenti sparirono. Restò solo una calda, travolgente felicità.



***Angolo Autrice***
Naturalmente la "rivelazione" è solo per quei stupidelli.
Ah, l'amore trionfa XD
A presto!

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Capitolo 5
*** J + R ***


“Come mai così felice?” domandò Sebastien alla sorella.
“Nulla di speciale.”
Anzi, specialissimo.”
“Sì, come no. Quasi non tocchi terra.”
“Lo scoprirai presto.”
Seb lo scoprì quella sera, senza che ci fosse bisogno di dirglielo esplicitamente. Gli bastò vedere come si guardavano quei due. Sorrise, contento per la sorella.
“Buonasera” li salutò Jareth. “Siete invitati alla mia festa.”
“Oh, grazie” fece Seba. Poi, a Ruby: “Quando lo presenterai a mamma e papà?”
“Aspetterò …”
“Già, ora lo scambierebbero per il re dei pedofili, non dei goblin.”
“Cosa sono i pedofili?”
Sebastien glielo spiegò.
“Però io lo amo e quando cresco me lo sposo.”
“Oh … aw” esclamò Jareth, disgustato dalla spiegazione e gioioso per ciò che aveva detto Ruby.
Li portò al castello, reso ancora più bello rispetto al precedente ballo. Jareth ballò di nuovo con Ruby, stavolta con meno imbarazzo, e Bubo andò a salutare il suo amico.
“Lei è la vostra regina, le obbedirete come fate con me” annunciò il sidhe ai suoi sudditi.
“Viva il re e la regina!”
“Congratulazioni!” gridò Seb applaudendo.
Rischiò di cadere quando Bubo decise di imitarlo.
“Ti piace il mio fratellino, eh?” domandò Ruby coccolandolo. Era ancora rossa e aveva gli occhi scintillanti.
“Ciao ragazzi!” li salutò un beagle.
“Sei tu, Doug?”
“Sì!”
“Da quanto tempo.”
“Che bello rivederti.”
I gemelli lo coccolarono come avevano fatto otto anni prima.
“Siete cresiuti” notò il cane.
“Doveva succedere” disse Ruby. “Tu invece sei sempre lo stesso.”
“Sì, qui nessuno cambia.”
“Me ne sono accorta.”
La festa proseguì. I goblin si ubriacarono, Seb si divertì con Bubo e Doug, Ruby e Jareth chiacchierarono e ballarono tutto il tempo.
“È veramente facile perdersi in questo labirinto” commentò Ruby un giorno che passeggiava con il sidhe.
“Si tratta solo di farci l’abitudine. Che altro vuoi sapere?”
“È possibile sfuggirti?”
“Già pensi di abbandonarmi?”
“Certo che no, sono solo curiosa.”
Jareth le spiegò come veniva invocato e quali erano le regole per uscire dal labirinto.
“Ho rischiato anche io di diventare una goblin, vero?”
“Già.”
“Ero una piccola teppista” sorrise Ruby.
“Sei cambiata molto?”
“Non tanto.”
“Che fai per divertirti?”
“Esco, leggo e senza che nessuno mi scopra scarabocchio sui muri della città.”
“È una cosa carina … scriviamo le nostre iniziali!” decise il re, ispirato.
“Ok.”
Si presero per mano e in un attimo passeggiavano per la città della ragazza. Ruby lo guidò in una strada isolata, prese una bomboletta dallo zaino e cominciò la sua opera.
“Perché lo facciamo di nascosto?” domandò Jareth.
“La legge lo vieta.”
“Da me le puoi fare tu le leggi.”
“Combinerò dei guai” rise lei al solo pensiero.
“Non credo. Ordina e sarai obbedita.”
“Io preferisco fare le cose da sola se riesco … non mi piace l’idea di non saper fare e arrendermi senza provare.”
“Una caratteristica ammirevole.”
“Ehi, voi, che fate al muro?!” urlò un uomo.
“Chi è quello?”
“Uno che ci ha beccati. Corri!” rispose Ruby, rimettendo la bomboletta al suo posto.
Jareth non si mosse.
“Io non scappo.”
“Ripulite immediatamente, o chiamo la polizia!”
“Si calmi, mettiamo a posto.”
“Ma che dici? Vieni, mia preziosa.”
Figurarsi se un re ed una regina potevano sottomettersi ad un comune mortale!
“Ma Jareth …” tentò di fermarlo Ruby.
“Cosa credi di fare? Torna qui, bellimbusto!”
Annoiato, il sidhe lo scaraventò lontano. L’uomo perse i sensi.
“Oh, cavolo! Sono le dieci, ho il coprifuoco” esclamò la ragazza.
“Ah, ma io posso stare a casa con te.”
“Credo di sì.”
“Charlie è passato e chiedeva di te” la avvisò Seb quando i due innamorati apparvero nel corridoio. Pensò che se non fossero stati attenti i genitori li avrebbero scoperti.
“Noioso marmocchio” commentò il re.
“Non considerarlo, non è lui che mi piace.”
“Però non glielo hai ancora detto.”
“Lei è troppo gentile per farlo” si intromise Sebastien.
“E dai Se … lo faccio domani, ok?”
Jareth batté le mani, approvando la sua scelta.
“Sogni d’oro” le augurò.
“Anche a te.”
Il giorno dopo, finita la scuola, Ruby aspettò Jareth. Voleva che assistesse anche lui, ma soprattutto le serviva sostegno. Arrivò il momento del confronto. Non fu per niente piacevole. Per fortuna Charlie non si arrabbiò con lei, ma gli occhi gli si inumidirono. Ruby provava molta pena per lui, sapendo cosa provava. Si sentiva in colpa.
“Ha opposto resistenza?” le chiese Jareth quando lei tornò da lui.
“No, ci è solo rimasto malissimo.”
“È il primo di una lunga fila.”
“Ci resteranno tutti così?”
“Più o meno.”
Ruby sospirò.
“Non puoi mica stare con chiunque si innamori di te.”
“No, certo che no.”
“Allora niente musino triste.”
La ragazzina gli sorrise. Ora aveva lui, il resto non contava.
“Possiamo andare?” gli chiese.
“Dove vuoi.”
“Sorprendimi.”
Jareth ci rimuginò attentamente. Alla fine scelse di restare nell’aboveground, ma lo scenario cambiò. Adesso si trovavano in montagna e il sole stava per tramontare.
“Fa freddino” rabbrividì Ruby.
Il re la coprì con il suo mantello, facendola arrossire.
“Da qui vedremo un bel tramonto” commentò Jareth.
Si sedette su una roccia e la fece accomodare sulle sue gambe. Ruby si appoggiò a lui, emozionata, trovando magnifico essere fra le sue braccia.
“Non abbiamo ancora fatto una cosa” notò il sidhe, pensieroso.
“Mh? Cosa?”
Per tutta risposta Jareth si protese verso di lei, posò le labbra sulle sue e la baciò. Quando si ritrasse gli occhi di Ruby erano più grandi che mai. Sorrise. Lei nascose la faccia sul suo petto, imbarazzata.
“Se non volevi mi spiace.”
“N- non è questo.”
Ruby rialzò la testa, mostrando la faccia scarlatta. Quale ragazza non reagirebbe così al suo primo bacio, per di più dato dalla persona dei suoi sogni?
Il re non disse niente, ma anche lui si sentiva come lei, nonostante avesse già baciato altre persone. Si limitò a tenerla stretta mentre il sole spariva all’orizzonte.
“È davvero bello” disse Ruby.
“Sì” concordò lui.
“Però mai come te” aggiunse lei.
“Penso la stessa cosa di te” ricambiò Jareth, compiaciuto.
Presto avrebbe dovuto riportarla a casa, ma sarebbero volentieri rimasti lì per sempre, a godersi il panorama in silenzio, felici solo di quel semplice contatto.

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Capitolo 6
*** Aris ***


Sabato mattina. C’è chi dorme fino a tardi, chi fa visita ai parenti e chi va in giro con gli amici. Sebastien e Ruby erano nel bosco e disegnavano una mappa segnando le tane di diversi animali.
“Wow, non pensavo che ce ne fossero tante!” esclamò la ragazza.
“Per fortuna qui abitiamo solo noi e nessuno li disturba ... Non ti muovere!”
“Perché? È un ragno, vero? Toglimelo, ti prego” lo supplicò lei.
“No. Solo resta ferma e se ne andrà per conto suo.”
“No, ti prego, lo sai che mi fanno schifo.”
“Non è un ragno, guardati i piedi” fece Seb esasperato.
Ruby obbedì. In effetti si trattava di un serpente.
“Oh, allora va bene” si tranquillizzò.
Il serpente strisciò via, nascondendosi sotto le radici di un albero.
“Strano che esca con questo freddo.”
Ma non era l’unico. Improvvisamente sembravano esserci serpenti dappertutto. Sorpresi, se non proprio spaventati, i due gemelli si arrampicarono cautamente su un albero. Scherzarono sopra a quella stramba situazione, immaginando di spiegare ai genitori la causa del loro ritardo. I serpenti scomparvero altrettanto rapidamente di come erano arrivati.
Seb e Ruby tornarono a casa e discussero su cosa poteva aver causato lo strano fenomeno. Ruby raccontò l’accaduto a Jareth quel pomeriggio, per vedere se lui ne sapesse qualcosa. Il sidhe però sembrava non averla ascoltata.
“Perché pensi che possa interessarmi?” domandò freddo.
“Così. Dato che mi sembrava strano volevo il tuo parere.”
“Non ne ho uno.”
“Oh … ok.”
“Questo gioco mi ha stufato” sbuffò lui, allontanandosi.
“Cosa vuoi fare allora?”
“Torno nel mio regno, basta trastullarsi coi mortali.”
“Come vuoi …” disse Ruby, perplessa.
Non capisce” pensò Jareth. “Ovviamente. Nemmeno io credo a quello che sto facendo … Basta! La ami? Sì! Allora fallo!
“Vedo che non comprendi” disse ad alta voce. “Intendo basta con te.”
“Cosa? Perchè? Che ho sbagliato?” domandò impaurita Ruby, pensando che non poteva dire sul serio.
Il sidhe rise sprezzante.
“Sbagliato? Ma niente. Mi hai divertito, ma tutto alla fine annoia.”
“Sei un bastardo!” urlò lei, e corse a casa. “Non voglio vedere né sentire nessuno!” gridò al fratello prima di barricarsi in camera. Vide la sfera e la fracassò contro il muro, per poi accasciarsi a piangere.
“Mi spiace” sussurrò Jareth osservandola.
Per comprendere cosa aveva indotto il re dei goblin ad agire così, bisogna tornare a quella mattina, nell’underground.
“Jareth!” chiamò una voce femminile.
Jareth si voltò, sorpreso. Nella sala del trono era entrata una donna di stupefacente bellezza, che avrebbe sicuramente incantato qualsiasi mortale. Aveva la pella levigata, senza imperfezioni, rosea. I capelli lunghi e biondi le ricadevano dietro la schiena, trattenuti in una morbida treccia. Contrastavano con il vestito argenteo, ricco di ricami e fiocchetti. Due grandi occhi viola erano fissi su di lui.
“Aris” la salutò il sidhe. “Ma come ti sei conciata?”
“Non ci vediamo da due secoli e la prima cosa che noti è il vestito?”
“Beh …”
“Tranquillo, non sono diventata una stupida dama di corte. È che sono andata a trovare i miei.”
Jareth annuì. L’aveva sempre vista indossare abiti molto pratici, se non proprio maschili.
“Ho saputo che hai una regina …” cambiò argomento Aris.
“Oh, sì. L’hai anche vista?”
“Proprio qualche minuto fa. Guarda, la sto intrattenendo!” esclamò gioiosa.
Jareth afferrò una sfera e osservò.
“Cos-? Richiamali subito! Sei impazzita?!”
“Non sono velenosi” puntualizzò noncurante lei.
“Non mi interessa, fallo!”
Aris obbedì, scontenta.
“Quindi è vero? Ti sei innamorato di quella mortale?”
Il suo tono era diventato tagliente. Jareth guardò i gemelli scendere dall’albero. Che dirle? Anni prima erano molto amici, peccato però che lei volesse essere qualcosa di più. Stanco delle sue pretese, lui aveva interrotto ogni rapporto. Credeva che la cotta le fosse passata, ma a quanto pareva non era così. E poteva essere pericolosa. Non voleva che facesse del male al suo dolce Rubyno. Già per una semplice diceria aveva mandato quei serpenti, figurarsi che avrebbe fatto se avesse scoperto come stavano davvero le cose.
“No, ti pare?”
“Allora perché è la tua regina?”
“Da anni ho deciso di averne una. Nessuna mi piaceva, così ho deciso di prendere una giovane ed educarla allo scopo.”
Aris lo guardò scettica. Poi sorrise.
“Dovrei essere offesa perché non hai pensato a me, ma sarò buona e ti darò un consiglio: smetti oggi stesso di giocare con i sentimenti di quella ragazzina.”
Questa mi sembra più una minaccia” pensò il sidhe. “Io non devo dar conto a nessuno di quello che faccio” disse ad alta voce.
“Devi dar retta a me, dolce re. Chiarisci cosa è lei per te. Non mi vuoi proprio rendere felice?”
Jareth non disse niente, indeciso. Proprio quando aveva trovato l’anima gemella doveva ricomparire quell’arpia? Non poteva affrontarla senza causare una guerra con i suoi genitori, ma non poteva nemmeno passare tutto il tempo a sorvegliare Ruby, se le raccontava tutto.
“Va bene” si arrese.
Aris sorrise radiosa.
“Adesso vattene. Sei … avresti dovuto farti annunciare.”
“Oh, sai che non sono mai stata amante dell’etichetta. A presto, Jareth. Mi manca stare con te.”
Appena se ne fu andata, Jareth si sedette sul trono, cercando una soluzione. Si alzò, troppo nervoso per stare fermo e camminò in giro per la stanza, dando un calcio a una gallina che aveva avuto l’ardire di mettersi fra i suoi piedi. I goblin, fino ad allora silenziosi, scoppiarono a ridere e si misero a lanciare i polli per aria, riempendo il pavimento di piume.
Aris può farle male, io non posso farlo ad Aris … stupido stallo! C’è sicuramente una via di uscita, però oggi mi tocca dire a Ruby … oh, cosa le dico?
Uno schiocco lo fece tornare alla realtà: aveva spezzato il suo bastone. Si accorse della confusione provocata da goblin e polli.
“Fermi! State fermi! Quando torno non voglio trovare neanche una piuma né sentirli chiocciare!”
I goblin annuirono spaventati e si affrettarono a ripulire, inseguendo pennuti agitati. Per loro fortuna Jareth non tornò presto. Dopo il colloquio con Ruby aveva deciso di passeggiare nel labirinto, sperando di calmarsi un po’. Alla fine si sedette su un tronco, passandosi le mani fra i capelli. Avrebbe risolto tutto, ne era certo. Non sapeva se poi Ruby sarebbe tornata con lui, ma di sicuro non avrebbe mai ceduto alle avances di Aris.

“Dov’è Ruby?” domandò la signora Mitchell al figlio.
“In camera” rispose Seba, come se ce ne fosse bisogno. La musica si sentiva in tutta la casa.
“Le è successo qualcosa?”
“Non so … l’ultima volta ha reagito così per, ehm, un ragazzo.”
“Oh oh, problemi di cuore. Beh, sarà meglio lasciarla in pace, allora.”
Sebastien seguì il consiglio materno, dedicandosi alla lettura di un romanzo. Più tardi Ruby scese in cucina per rifornirsi di gelato.
“Non vorrai farti venire di nuovo il mal di pancia.”
“Tanto che importa?”
“Non fare così.”
“Mi ha mollata” disse lei all’improvviso.
“Cosa?”
“Mi ha mollata, ok? Senza un valido motivo. E ora lasciami affogare i miei problemi in questo gelato.”
“Quello che ci rimette è lui, troverai di meglio” tentò di consolarla il fratello, ancora sorpreso.
“Era lui il meglio per me” dichiarò Ruby prima di tornare in camera. Lo pensava sul serio.



***Angolo Autrice***
Pensavate che sarebbe andato tutto bene? No, noi siamo sadiche XD
Alla prossima!

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Capitolo 7
*** Divisi ***


Una settimana! È passata appena una settimana e non hai resistito dal rivederla! Spero che non si accorga di me, almeno …
Questi erano i pensieri di uno splendido barbagianni appollaiato su un palo della luce. Jareth vide Ruby snobbare una sua compagna di classe, che ne fu offesa, e cancellare la scritta con le loro iniziali. Il sidhe sospirò tristemente. La ragazza si diresse nel bosco, si sedette su un ceppo e subito si rialzò, scorgendo un ragnetto. Ben presto però non ce ne fu più uno solo.
“Che schifo” esclamò Ruby cominciando a correre.
Uno degli aracnidi si arrampicò su di lei e riuscì a morderla. Ruby urlò per l’improvvisa puntura e lo schiaffeggiò, disgustata. Mentre ancora si ripuliva la mano, le venne un capogiro. Si appoggiò ad un albero e vomitò. Jareth si trasformò, preoccupato. Ruby alzò la testa, non mettendolo subito a fuoco.
“Chi sei?”
“Ti riporto a casa” disse il sidhe sorreggendola.
“Mollami!” La ragazza si staccò da lui, arrabbiata. “Che ti importa se sto male? Lasciami in pace, almeno!”
Si avviò barcollando verso casa, ma Jareth fu rapido e la prese in braccio.
“Lasciami!”
“Non ti agitare …”
“Non voglio aiuto da te! Ho detto lasciami!”
Ruby iniziò a dimenarsi, visto che lui non le dava retta. Jareth osservava divertito che la sua regina aveva propio un bel caratterino.
“Da te non mi serve aiut-“
Fu interrotta da un conato di vomito. Il sidhe la rimise subito in piedi e le tenne i capelli, come se fosse abituato ad assistere ragazzine che rimettevano. Quando finì, Ruby si scostò da lui.
“Non provare a toccarmi” intimò.
Jareth l’accontentò. Visto che riusciva a camminare da sola, la seguì, nel caso fosse stata di nuovo male.
“Non mi serve la balia, vattene.”
“Smettila di contrastarmi, muoviti a tornare.”
“Non prendo ordini da te. Va via!”
“Io non li prendo da te.”
“Non hai nessun potere su di me …”
Jareth si irrigidì. Quella gli fece male, più del resto.
“Non siamo nel labirinto, non mi scaccerai così” replicò stancamente.
La casa era in vista. Ruby camminò più in fretta. Prima di raggiungerla si voltò verso il sidhe.
“Sparisci dalla mia vista!”
Lui obbedì.
“Amore, che ti è successo?” le domandò il padre.
“Un ragno mi ha morso; sto malissimo.”
“Vai a letto, intanto cerco qualcosa per farti stare meglio.”
“Grazie, papà. Mi accompagneresti su?”
“È così grave?”
“Mi sento un vero schifo, schifissimo, schifoso.”
Ruby non si sentiva così solo per il ragno. L’aver rivisto Jareth aveva contribuito al suo malessere.
Come se l’essere continuamente rifiutato dalla sua amata non fosse abbastanza, Aris era nel castello. Vestita come Diana, la dea della caccia. Jareth sospirò frustato.
“Che diamine vuoi?”
“Capisco che vengo inaspettata, ma dovresti migliorare il tuo benvenuto.”
“Che vuoi?”
Vedendo che lui era arrabbiato, Aris mise da parte i convenevoli.
“La seguivi …”
“La seguivo!” la interruppe lui. “E allora? Non posso più pedinare chi voglio?”
“No, basta che non lo fai con lei.”
“Perché?”
“Perché è evidente che ti piace, o non saresti così triste e arrabbiato ora. Sì, si vede” proseguì lei malvolentieri.
“Hai finito? Che mi piaccia lei o qualsiasi altra tu non hai diritto di intrometterti.”
“Invece sì! Io ti amo, Jareth! Da tanto, e lo sai. Nessuna può permettersi di …”
“A meno che io non lo voglia.”
“No, caro. Io vado bene per te. Lo capirai. Sarà il giorno più felice della mia vita.”
Sparì.
Un tempo Jareth aveva ammirato la sua determinazione, la sua capacità di ottenere sempre ciò che voleva, la sua risolutezza. Peccato che adesso ci fosse lui nel suo mirino.
“Frogol, vai a vedere come sta la regina. Non dirle che ti mando io.”
Il nano fu così sorpreso di essere nominato che si scordò di correggerlo. Si recò subito nell’aboveground.
“Gogol? Che ci fai qui?”
“Ho sentito che stavi male.”
“Mi riprenderò presto. Io ho il terrore dei … aspetta, sai che cos’è successo?”
Gogol annuì. Tutti nel labirinto lo sapevano e ne erano dispiaciuti.
“Beh, non importa. Potresti farmi il favore di salutare Bubo? Non tornerò, purtroppo.”
“Appena la situazione migliorerà sì.”
“Non credo cambierà” replicò sconsolata Ruby. “Non valgo nulla per Jareth ormai. Lo sto cercando di accettare, ma non ci riesco.”
“Mi spiace, non posso dirti niente.”
Il nano era davvero dispiaciuto. Da quando conosceva Ruby Jareth era più gentile e di certo la nipote di Sarah non si meritava quel dolore.
“Capisco …”
“Ci vediamo” la salutò Gogol prima che la bocca lo tradisse e rivelasse tutto.
Jareth nominò Gogol suo ambasciatore e nei mesi che seguirono il nano gli portava notizie di Ruby e alla regina notizie del labirinto ... eccetto la più importante.

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Capitolo 8
*** Rivali ***


Ultimo giorno di scuola, un giorno felice per tutti i bambini. Anche per Ruby. Aveva superato il periodo in cui era giù di corda, tornando a preparare dolci sempre più complicati e a giocare con il fratello.
“Ciao” esclamarono insieme quando quel pomeriggio Gogol andò a trovarli.
“Ciao, ragazzi.”
“Siamo felici di vederti.”
“Come stanno gli altri?”
“Oh, b- bene” balbettò Gogol. Non era mai stato bravo a mentire.
“Qualcosa non va?” si preoccupò Ruby.
“Eh? No, no.”
Solo che il re non fa altro che stare sul trono. Non canta, non balla, non fa niente di niente.”
“Gogol …”
“Siamo solo un po’ tristi.”
“Come mai?”
“Beh, per te e … lui.”
“Per favore, non lo nominare.”
“Sì, lo so, ma non è giusto. Ora pronuncia il mio nome correttamente, capisci?”
“Non ne sei felice?”
“No, perché qualcosa non va.”
“Non ci puoi portare?” domandò Sebastien.
“Non ne sono capace.”
“Sai che un modo per andare ci sarebbe, Se.”
“Ma è rischioso” commentò lui, ricordando.
“Di che parlate?” chiese Gogol, confuso.
“Di farci portare via dai goblin, ma io non intendo tornare da un bastardo che mi ha distrutto il cuore” affermò Ruby decisa.
“Non voleva …” disse Gogol senza riuscire a trattenersi.
“Ma l’ha fatto.”
“Sapeva ciò che faceva, c’è un motivo …”
“Non mi interessa il motivo! Anche se continuerò ad amarlo non potrò mai perdonarlo, mai!”
“Mai” ripeté Gogol. Prese una decisione. “Oh, ditelo. Vi porterò io fuori, conosco la strada.”
“Andremo da lui?”
“I goblin vi porteranno nel castello.”
“Usciremo subito” rifletté Ruby.
“Che i goblin ci portino via, all’istante” dissero all’unisono i gemelli.
Subito le creature li trasportarono nella sala del trono. Jareth alzò la testa stupito. E spaventato.
“Gogol, che hai fatto? Se li trova qui …”
I ragazzi corsero via, Seba dietro a Ruby. Trovarono i loro amici poco lontano. Doug fece loro le feste e Bubo li abbracciò contento.
“Ci siete mancati anche voi” affermò Sebastien.
“Sei venuta per il re?” domandò Doug alla ragazza.
“Sono qui per voi.”
“Ma tu poi vai via” osservò il beagle.
“Sì, purtroppo. Potendo resterei.”
“Sei la regina.”
“Non più.”
“Cosa?” fece Bubo.
“Il re l’ha lasciata” spiegò Seb.
“Sì, ma … Gogol non ve l’ha detto?” guaì Doug.
“Cosa?”
“Non posso … non vuole …”
“Ti prego” lo supplicò Ruby.
“C’è una signora cattiva. Lei ha mandato i serpenti ed i ragni.”
Qualcosa scattò nella mente di Ruby. Corse da Jareth, seguita dal fratello.
“Dovete andarvene” disse lui appena li vide.
“Non posso.”
“Sì, invece. Nessuno te lo impedisce.”
“E nessuno mi costringe ad andarmene.”
“Io.”
“Non puoi farmi questo. Ti prego, non spezzarmi di nuovo il cuore” lo pregò lei cominciando a piangere.
“Vai via” ripeté Jareth, piano.
Ruby corse ad abbracciarlo. Jareth la strinse, sentendo il suo volto caldo di lacrime.
“Vai, stai un altro po’ nel tuo mondo” disse più dolcemente.
“Solo un altro po’?”
“Non lo so. Mi ha fatto piacere rivederti.”
“Non ce la faccio a lasciarti … tornerai?”
Jareth scosse appena la testa, causando nuove lacrime.
Aris, non sai quanto ti odio! Ti distruggerei, se potessi.”
“Devi andare ora, mia regina.”
“Non lo sono, senza di te.”
“Sì, invece. Mi dispiace averti messo in questa situazione ...”
“Non importa.”
Ruby si avvicinò ancora di più e lo baciò. Jareth ricambiò. Anche se a labbra chiuse, era stato un bacio profondo. Entrambi sorrisero.
“Adesso ti prego, vai. Siete rimasti anche troppo.”
Si separarorono. Gogol condusse i gemelli a casa.
“Grazie amico … prenditi cura di lui, per favore” fece Ruby una volta giunti a destinazione.
“Eh?”
“Solo … stagli vicino, se serve.”
“Agli ordini” sorrise il nano, comprensivo.
Gogol tornò nel castello. I due fratelli discussero fra loro di quella strana storia prima di andare a letto. Spogliandosi, Ruby trovò una sfera in tasca. La guardò. Riuscì a vedere Jareth con i goblin.
“Sogni d’oro” sussurrò riponendola delicatamente sul comodino.

Stagli vicino … facile a dirsi per la regina.”
Gogol si incamminò titubante nella stanza in cui Jareth era entrato qualche minuto prima. Che cosa doveva fare? Aveva troppa paura di essere mandato nella Gora per pensare lucidamente. Il re si accorse della sua presenza. Si alzò e guardò fuori dalla finestra, dandogli le spalle.
Strano, di solito caccia la gente o la ignora. Vuoi vedere che …
“Sua maestà stava piangendo?”
Senza volerlo le ultime parole le aveva dette ad alta voce. Sbarrò gli occhi, spaventato.
“Non essere sciocco, Gogol. I re non piangono. Piuttosto, hai un messaggio della mia regina?” chiese Jareth nella stessa posizione di prima.
“N- non proprio. Lei mi ha ordinato di … di …”
Il sidhe si voltò, incuriosito.
“Sì?”
“Di starle vicino.”
“Starmi vicino?” ripeté confuso Jareth. “Ha forse paura che Aris mi salti addosso?”
“Non in quel senso …”
A togliere Gogol d’impiccio furono delle trombe.
“Parli del diavolo” sbuffò il re.
Gogol lo seguì nella sala del trono.
“Visto? Mi sono fatta annunciare!” esclamò Aris.
“Non intendo lo stesso bere un tè con te o chissà cos’altro.”
“E dai, Jareth. Dammi una possibilità.”
“Magari se non mi avessi impedito di vedere la mia regina te l’avrei data. Ma …”
“Ecco, vedi, lei ti piace! Non fai altro che mentirmi!”
“E tu ripeti sempre la stessa tiritera! Perché non chiedi direttamente a Ruby come stanno le cose?”
“Sai, questa è proprio una buona idea. Voi, portatela qui!” ordinò la sidhe a tre goblin.
“Ehi, io comando qui! Fate quello che ha detto.”
Nell’aboveground Ruby e Sebastien stavano mangiando un gelato, chiacchierando del più e del meno.
“Oh, guardate, la fissata con le favole” la schernì Janet, una compagna, facendo ridere i due ragazzi che erano con lei.
“Molto simpatica” commentò acida Ruby.
“Non siete divertenti” fece Seba.
“Ci credi anche tu?” ridacchiò quella.
I gemelli decisero che era meglio andarsene. Il gruppetto prese posto sulla loro panchina e continuò a deriderli.
“Che idioti! Mi verrebbe voglia di … di …”
“Ignorali, sono solo degli stupidi” la calmò Sebastien.
“Hai ragione.”
Apparvero i tre goblin. Dissero a Ruby che dovevano seguirli ed in un lampo si ritrovarono nel castello. Lei li guardò confusa: non doveva essere lì.
“Ti ho fatta chiamare io.”
La ragazza si girò verso la nuova voce, trovandosi davanti quella che sembrava essere una dea. Una dea a cui non piaceva per niente.
“Chi sei?” le domandò.
“Avanti, chiediglielo e mettiamo fine a questa storia” disse Jareth ad Aris.
“Che succede, Jareth?”
“Voi due siete innamorati?” chiese Aris, guardandola male.
Jareth, dietro di lei, scosse piano la testa.
“No” rispose a malincuore Ruby.
Il sidhe le sorrise e ampliò il sorriso quando Aris si voltò a guardarlo.
“Allora perché ti ha nominata regina?”
“Forse perché sono una brava persona.”
“È la nipote di Sarah. Ho scelto lei per questo” rispose Jareth per lei.
Aris spostò lo sguardo su di loro, scettica.
“Tutto qui? Posso andare?”
“Sì, umana.”
“Visto?” fece Jareth mentre Ruby usciva con Gogol. “Sei solo una paranoica ossessiva.”
“Modera i termini …”
“Stai bene?” chiese Gogol appena furono fuori.
“Ho dovuto dire di non amarlo” disse piano la ragazzina.
“È per il vostro bene.”
“Lo so, ma è dura.”



***Angolo Autrice***
Altro capitolo un po' corto, ma il prossimo sarà avventuroso!
Avete presente Harry Potter e il calice di fuoco? Noi sì XD
A presto!
P. S.: fare Aris è divertente

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Capitolo 9
*** Nel nuovo labirinto ***


“Se non inizi adesso non finirai mai. Ti aiuto io, se vuoi.”
“No, è solo che non mi va.”
Ruby tentava, senza successo, di convincere il fratello a fare i compiti per le vacanze.
“Vuoi andare alle giostre?” si arrese.
“Buona idea!” esclamò Seba.
I ragazzini ci andarono. Notarono con piacere che a quell’ora non c’era quasi nessuno. Cominciarono con la casa degli specchi.
“Ruby.”
“Jareth?”
Ruby seguì la sua voce. Appena lo trovò lo abbracciò, subito ricambiata.
“Che ci fai qui?”
“Ho trovato un modo per stare insieme.”
“Quale?” chiese lei, emozionata.
“Attraversare il suo labirinto.”
“Come il suo labirinto?”
“Sì, beh, ci sono delle prove da affrontare in un tempo limitato.”
“Ci sto” accettò Ruby immediatamente.
“Sicura? È pericoloso.”
“Se serve per stare insieme lo farò.”
Ruby avvisò il fratello prima di prendere la mano di Jareth e seguirlo all’ingresso del regno di Aris.
“Mette un po’ di paura” constatò Ruby.
“Già” ammise il sidhe.
In effetti quel labirinto era più oscuro di quello di Jareth. La luce del sole filtrava debolmente dalle fronde di alberi alti e grigiastri. Il sentiero era nero pece e grossi cespugli di rovi lo costeggiavano. Sempre tenendosi per mano, i due entrarono.
“Abbiamo tredici ore per completare il labirinto” disse Jareth appena ebbero varcato la soglia.
“Se non arriviamo in tempo che succede?”
Il sidhe ripensò all’alterco avuto con Aris quella mattina. Aveva respinto le sue offerte, aveva ignorato i suoi complimenti, si era mostrato freddo, e lei aveva detto: “Jareth, ti amo già, non devi fingerti indifferente per farmi cadere ai tuoi piedi.”
“D’accordo, lo dirò lentamente. Presta attenzione: io non ti amo.”
“So che non è vero.”
“Ti assicuro di sì. Non mi interessi. Amici? Ok. Fidanzati? No!”
“Voi uomini siete lenti a capire, ma non preoccuparti: ti aspetterò per sempre.”
Jareth trattenne l’impulso di sbattere la testa contro il muro. La sua o quella della sidhe.
“Ammettiamo per un momento che sia interessato ad un’altra che ricambia il mio amore. Che diritto avresti tu di intrometterti?”
“Tanto per cominciare, il mio amore è sincero. Poi, ti conosco da più tempo e sono bella, potente, ricca e non ti farei mai annoiare” elencò Aris con voce suadente.
“Vedo che con te non è posibile ragionare … ti propongo un patto.”
“Un accordo matrimoniale?”
“No! Io faccio attraversare il mio labirinto a chi vuole riprendersi i bambini. Facciamo questo tipo di sfida. Tu affronti il mio labirinto, se lo superi mi vinci, eh?”
“Una prova d’amore, come sei romantico” tubò Aris. “Ma i cavalieri le affrontano, non le damigelle.”
“Perché, tu hai un labirinto?”
“Non proprio, non sono il mio genere, ma non ci metterei molto a farne uno.”
“D’accordo. Allora io percorro il tuo labirinto.”
“Ma non serve, io …”
“Aspetta. Se vinco tu mi lasci in pace. Niente più discorsi su nozze, unire i due regni e tutto il resto. E naturalmente non torcerai un capello alla mia regina. Ci stai?”
Aris si morse il labbro, ferita. Un lampo di rabbia la riscosse.
“E se perdi?” domandò mettendo da parte il tono mieloso. “Mi sposerai?”
“Sì …”
“Abbiamo un patto, allora” sorrise perfida la bionda. “Ma …” continuò prima di stringergli la mano, “la tua regina sarà con te. Ti deve meritare, no?”
“Come desideri. La recupero, batto il tuo labirinto e ti dico addio.”
Aris gli accarezzò dolcemente il viso, ignorando le sue dure parole.
“Non ne sarei così sicura” sussurrò. E sparì.
“Non saremo più insieme” sintetizzò Jareth.
“Allora muoviamoci” si preoccupò Ruby.
Procedettero a passo spedito, svoltando a destra o a sinistra in base a quale pensavano fosse la strada giusta per il centro del labirinto. Ruby si guardava intorno, vigile, timorosa di ciò che avrebbero potuto incontrare. Jareth era più sereno. Aris non aveva vincolato in alcun modo l’uso della magia, anche se naturalmente non poteva teletrasportarsi. Giunsero davanti ad una sfinge.
“Volete passare?” domandò quest’ultima.
“Sì, questo sarebbe il programma” rispose Ruby.
“Allora dovete risolvere il mio enigma. Vi avviso che se sbagliate vi attaccherò, se non rispondete vi lascerò andare, ma allungherete la strada.”
“Esponi il tuo enigma” dichiarò la ragazza dopo aver consultato Jareth con lo sguardo.
Vi è nei boschi un albero che si scrive con otto lettere. Togline le ultime tre e ne troverai una su mille.”
Jareth e Ruby rifletterono, elencando i nomi dei vari alberi che conoscevano, ma tutti erano troppo corti.
“Ciliegio, ma non va, vero? Cilie non significa niente.”
“Elencali a macchinetta” suggerì il sidhe.
“Faggio, quercia, betulla, baobab, melo, palma, castagno, abete …”
“Ferma. Castagno ha otto lettere. Meno le ultime … casta!” esclamò Jareth guardando Ruby, che arrossì.
“Esatto” sorrise la sfinge.
Si scostò, permettendo il passaggio. I due si avviarono quasi di corsa. Arrivarono sulle sponde di un lago. L’acqua immobile rifletteva il grigio del cielo, ricoperto da pesanti nubi. Jareth creò un ponte senza problemi.
“Prima le signore” invitò gentile.
Ruby si avviò per prima, subito seguita dal sidhe. L’acqua si increspò ed emersero splendide creature con il busto di donne e la coda di pesci.
“Wow, sirene!”
“Non farti incantare.”
“Oh, sì …”
Le sirene cominciarono a parlare con la loro voce melodiosa, invitandoli a stare con loro. Per precauzione Ruby si tappò le orecchie e si concentrò sui suoi piedi. Le sirene cantarono con insuccesso. Irritate, si immersero nuovamente.
“Posso sentire adesso?” domandò Ruby quando raggiunse la sponda opposta del lago.
Jareth annuì. La ragazza abbassò le mani. Si lasciò precedere dal sidhe, che puntò verso destra.
“Inizia a fare caldo” constatò Ruby asciugandosi il sudore.
“Ho notato.”
Una fiammata li sfiorò. Jareth trascinò indietro Ruby, che chiese apprensiva: “Cos’era?”
“Un drago.”
“Oh miseria!”
Lo sentirono starnutire, sprizzando scintille.
“Cosa facciamo? Se si accorge di noi finiamo arrosto.”
“Pronta a correre?”
Ruby annuì. Strinse la sua mano, spaventata, mentre udiva il drago avvicinarsi. Jareth creò uno scudo e corse con lei. Riparò entrambi quando le fiamme li raggiunsero.
“Non mi scapperete facilmente!” dichiarò il rettile.
Il sidhe pensò solo ad avanzare al riparo dello scudo. Ruby tossì per il fumo crescente. Finalmente superarono i confini del suo territorio e la bestia scomparve in un’enorme fiammata.
“Ma che bravi” si congratulò Aris.
“Ancora tu?!” fece Ruby.
“È colpa tua se siete qui! Se non fossi esistita Jareth sarebbe mio!”
“Questo lo dici tu!”
“Sì, lo dice solo lei” confermò Jareth.
“Avete ancora dieci ore, ma non arriverete alla fine” disse la bionda avvicinandosi al sidhe.
“Questo è tutto da vedere” replicò Ruby.
Aris si avvinghiò a Jareth, che rimase impassibile.
“Ti vincerò” gli sussurrò all’orecchio prima di scomparire.
Ruby riprese a camminare, irata. A quanto sembrava Jareth non era l’unico geloso, nella coppia.
“Tranquilla, mia preziosa, non mi avrà mai” la rassicurò il sidhe. “Sarai in eterno la mia regina.”
L’espressione della ragazza si addolcì. Proseguirono in silenzio finché giunsero dinanzi ad un bivio: dovevano scalare una montagna oppure scendere in delle grotte. Optarono per le grotte. Man mano che avanzavano la luce diminuiva, tuttavia era sufficiente per distinguere dove mettevano i piedi. Improvvisamente una mano afferrò la ragazzina. Lei urlò, spaventata. Fu lasciata andare.
“Che diavolo era?” chiese terrorizzata stringendosi a Jareth, il quale si era voltato giusto in tempo per vedere una mano di pietra lasciare la sua preziosa.
“Una mano. Le hai fatto paura.”
“Ok, ok, andiamo avanti.”
Si fece più buio. In compenso si trovarono davanti a due porte.
“Chi siete?” domandò la blu.
“Siamo Jareth e Ruby” rispose il sidhe.
“Ciao, Jareth e Ruby” salutò la porta rossa.
“Chi siete?” volle sapere Ruby.
“Siamo i guardiani” la informò la porta blu.
“Dovete passare attraverso uno di noi per proseguire. Ma scegliete con accuratezza” proseguì la rossa.
Insieme esposero l’enigma: uno di loro era sempre sincero, l’altro sempre menzognero; uno di loro conduceva alla salvezza, l’altro alla morte. A loro era concesso porre una sola domanda ad un guardiano per capire che strada prendere.
Jareth ricordò che nel suo labirinto c’erano due porte identiche a quelle, peccato che non conoscesse la soluzione.
“E se aprissimo una porta e basta?” propose a Ruby, stufo di perdere tempo lì.
“Non rischieremmo? … Idea!”
“Cosa?”
“Aspetta e vedrai.”
Ruby si rivolse alla porta blu. “Noi chi siamo?”
“Jareth e Ruby” rispose prontamente quella.
“È lui che dice il vero, o avrebbe risposto in un altro modo.”
Il sidhe la guardò scettico. Anche ammesso che fosse giusto, non sapevano quale fosse la strada, avendo usato l’unica domanda. Jareth si augurò che verità e salvezza coincidessero e aprì la porta.



***Angolo Autrice***
Buone feste a tutti!
I nostri eroi avranno fortuna? Continuate a seguirci per scoprirlo.
A presto!

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Capitolo 10
*** Riconciliazione ***


Una forte corrente d’acqua li travolse. Ruby annaspò in superficie, in cerca della mano di Jareth. Lui la afferrò e gliela strinse.
“Mi spiace” si scusò la ragazza, contrita.
“Ora sappiamo che dobbiamo aprire quella rossa” fece Jareth, gioviale.
Presero fiato e si immersero insieme. Il sidhe dovette lasciarle la mano per aprire la porta rossa e nuotare più in fretta in superficie. Ruby cercò di raggiungerlo, ma si accorse di avere la gamba impigliata in alcune alghe. Si dimenò, esaurendo in fretta le sue riserve di ossigeno. La vista le si oscurò.
Accorgendosi di essere solo, Jareth si riimmerse immediatamente. Individuò Ruby, che perse i sensi.
Aris, so che puoi sentirmi” la supplicò telepaticamnete. “Concedimi di teletrasportarmi.
Nessuna risposta. Intanto liberò la gamba della sua amata.
Ti prego! Ti do un’ora in cambio!
Due” rilanciò esitante Aris.
E sia!
Si ritrovarono di nuovo al bivio.
“Ruby! Amore, per favore, dimmi che stai bene!”
Jareth la prese in braccio, capendo che era solo svenuta. Iniziò ad asciugarla, accarezzandola preoccupato. Aris apparve poco distante da lui.
“Jareth … io …”
La sidhe indietreggiò sotto lo sguardo di puro odio che Jareth le rivolse.
“Non voglio certo che lei … che voi …”
Il sidhe la ignorò. Avanzò verso il pendio, con Ruby fra le braccia, non sentendo i singhiozzi dell’altra. Niente gli sbarrò la strada, fatta eccezione per alcuni massi, che furono aggirati.
“Mmmh, d- dove sono?”
Ruby aprì gli occhi, rendendosi conto di essere in braccio a Jareth.
“Cos’è successo?”
“Sei svenuta … e mi hai spaventato.”
“Mi dispiace, non volevo” replicò lei abbracciandolo.
“Ciò che conta è che stai bene.”
Jareth la depose giù.
“Quanto ci resta?”
“Sei ore.”
Ruby riprese il cammino, pensando per la prima volta cosa sarebbe potuto accadere se non ce l’avessero fatta. Non poteva rinunciare a lui. Come diceva quella canzone? I can’t live within you.
Dopo qualche minuto si immobilizzò, pietrificata. Davanti a loro si estendeva una pianura con enormi ragnatele … e i rispettivi tessitori. Ruby mugolò terrorizzata.
“Non ti si avvicineranno, vieni” promise Jareth.
“N-n- non c- ce la f-faccio” balbettò lei. Proprio dei ragni dovevano esserci?
“Questa è la via più breve. Vedi le cime delle torri?”
Ruby alzò la testa ed annuì, pallida.
“Concentrati su quelle.”
Il sidhe le restò vicino, aiutandola a scavalcare le rocce e ad evitare le ragnatele.
“Non ce la faccio, non ce la faccio!” gridò all’improvviso. Le sembrava che la ragnatela l’avesse sfiorata.
“Manca poco, mia preziosa” la confortò Jareth.
“Ma questi non sono ragnetti piccoli come gli altri” si lamentò lei.
“Lo so, non ci pensare.”
“Non ci riesco” quasi piagnucolò la ragazza, chiudendo gli occhi.
Jareth la baciò. Lei ricambiò timidamente, senza aprire gli occhi.
“Non guardare altro.”
Ruby si lasciò condurre da lui, grata.Superarono quell’area, con suo infinito sollievo. Si sentiva esausta.
“Sono stanco anche io” affermò Jareth, osservandola.
“Siamo qui da un’eternità …”
Schiacciò un ragnetto con violenza.
“Paura superata?” sorrise lui.
“Che te ne frega?” replicò lei aggressiva, lasciandolo basito.
Lo distanziò.
“Ehi, che ti ho fatto?”
“Niente!”
“Però sei arrabbiata.”
“Stai diventando assillante.”
“Cosa?”
“Basta! Se vai avanti così puoi anche proseguire da solo!”
Jareth si zittì, perplesso. Cosa diavolo le prendeva?
“Sei ancora qui?” lo rimbeccò lei.
“Dove dovrei essere?”
“Dove ti pare!”
“Non sei tu a dire queste cose” mormorò il sidhe.
“Eppure le sto dicendo!”
“Non sei in te …”
“Se non te ne vai tu lo faccio io!”
Ruby si incamminò nella direzione opposta alla loro meta.
“Ruby, ricordi perché siamo qui?”
“Bla bla bla.”
“Dobbiamo andare di là.”
“Con te? No!”
Jareth si inginocchiò accanto a lei fino a guardarla negli occhi. Ruby lo squadrava rabbiosa, con un’espressione decisamente estranea a quella dolce e serena che le era tipica.
“Su, torna in te, è solo un maleficio.”
“Sì, e io sono verde.”
“Sei il mio Rubyno?”
Restarono qualche attimo in silenzio. Poi …
“Che facciamo fermi? Dobbiamo muoverci!” esclamò apprensiva la ragazza, trascinandolo nella direzione giusta.
“Concordo” sorrise Jareth, felice che si fosse ripresa.

Aris osservava tutto attraverso uno specchio. Ormai erano vicini al suo castello, doveva allertare le sue guardie. Il suo pensiero tornò a come l’aveva guardata Jareth.
“Non sono un mostro, non mi devi odiare. Voglio solo stare con te. Ti amo, è forse una colpa? Eppure preferisci quell’umana … Cos’ha lei che io non ho?” sussurrò la sidhe, osservando l’amato. “Un bel niente! Non ha niente di speciale, non è nemmeno tanto carina! Te ne accorgerai anche tu, che non è niente. Presto le ore a vostra disposizione finiranno e tu sarai mio. Non vedo l’ora, amore mio!”

Jareth e Ruby raggiunsero il castello senza molte difficoltà.
“Non ce la faccio più” disse la ragazza, stanca dopo tutte quelle avventure.
“Un ultimo sforzo, mia coraggiosa regina.”
“Solo per voi, mio nobile re.”
“Puà, mi date il voltastomaco!” esclamò Aris. “Vi restano solo due ore, mocciosetta, poi potrai essere dimenticata.”
Ruby ringhiò arrabbiata. Jareth aprì una porta, in cerca della via di uscita. Si incamminarono per quel corridoio, quando una botola si aprì sotto i loro piedi. Entrambi scivolarono dentro e il dolce peso del sidhe gravò sulla ragazza.
“Ahi!” gridò Ruby, massaggiandosi la caviglia.
“Oh, scusa.”
Jareth si affrettò a rialzarsi, l’aiutò a fare lo stesso e la sostenne. Lei cercò di non pesargli troppo, ma il sidhe l’attirò di più a sé, facendola arrossire.
“Non voglio farti male.”
Jareth rise divertito.
“P- perché ridi?”
“Tu farmi male fisicamente! Questa è buona!”
Superarono altre stanze, alcune molto sfarzose e riccamente arredate, altre vuote. Per evitare altre trappole, Jareth lanciava sempre una sfera, cosa che si rivelò molto utile. Si arrestarono prima di svoltare un angolo, udendo delle voci. Jareth sbirciò: in un’ampia sala c’erano numerosi soldati. L’uscita non doveva essere lontana. Come aggirarli?
“Vedi l’uscita?” lo richiamò Ruby.
“No, ma sarà dietro una di quelle porte. Il problema è che ci sono i suoi soldati.”
“Cavolo, come facciamo?”
Jareth rifletté attentamente. Aris li aveva costretti a tutto quello solo per lui. Non le importava di Ruby, per lei rappresentava solo una rivale più pericolosa delle altre. Quindi, se non poteva avere lui, avrebbe permesso a Ruby di tornare a casa senza fare storie. Gli venne un’idea.
Ok, è terribilmente rischioso e stupido, soprattutto se mi becca … ma non mi viene in mente altro. La mia priorità è fare uscire Ruby indenne da questo posto. Per il resto, mi affido alla fortuna.
“Ho un piano” disse alla sua preziosa.
“Sono tutt’orecchi.”
“Ho uno Spazzino. Lo lancio, poi tu corri in una direzione ed io nell’altra. Evita le guardie diretta alla porta centrale.”
Ruby annuì, contenta che lui riuscisse sempre a tirarla fuori dai guai.
“Poi comportati come se ciò che vedi sia vero … e chiedi ad Aris di mostrarti l’uscita, perché la legge dice che ogni regno deve avere almeno un sovrano.”
La ragazza si insospettì a quella parole, intuendo che il sidhe era molto ansioso, ma annuì di nuovo.
“Va bene, ci proverò.”
Jareth lanciò il cristallo, creando scompiglio nella sala. Ruby partì di corsa e dribblò i soldati, distratti dallo Spazzino. Stava per sorpassarne un altro, quando il grido di Aris la bloccò. Si voltò. La sidhe non stava guardando lei, ma Jareth. Sembrava che un soldato fosse riuscito a trafiggerlo. Ruby sgranò gli occhi.
Ha detto che non è vero! Non è reale, sta fingendo!
Tuttavia era spaventata lo stesso, per il sangue. Aris corse dal sidhe, iniziando a piangere. Si inginocchiò e gli sorresse amorevolmente la testa. Lo sguardo di Ruby passò da loro alla porta. Se doveva essere vero … Corse da Jareth.
“Sta’ indietro!” gridò Aris. “Tu dovevi finire così.”
“È vero, è vero” fece lei con impeto, mostrandosi addolorata.
“N- no, piccola …” mormorò Jareth. Chiuse gli occhi.
“A che è servito il gioco se ti perdo lo stesso?” singhiozzò la sidhe.
Gli occhi di Ruby si riempirono di lacrime quando si accorse che il suo amato era morto. O almeno lo sembrava. Ma era davvero una finzione? C’era così tanto sangue e non le sembrava che respirasse o che il suo cuore battesse. E Aris piangeva disperata. Jareth, per essere convincente, era uscito dal suo corpo e osservava le due ragazze, sperando che la sua preziosa riuscisse a cavarsela grazie a quello stratagemma. Ruby gli si strinse contro, piangendo. Non riusciva più a pensare che fosse una finta e forse era meglio così. Jareth, nella forma astrale, le fece una carezza.
Forza, amore, esci. Va via da qui.
Lei avvertì qualcosa, perché si placò un po', mentre Aris continuava a singhiozzare infelice.
“Mostrami l'uscita” disse con voce tremante la ragazzina.
“Cosa?” chiese la sidhe, alzando appena la testa.
“Mostrami l’uscita, ho detto.”
“Ma sì, vai! E che tu riesca a convivere con il senso di colpa per il resto della tua vita!” gridò Aris.
Una porta si spalancò. Ruby si alzò, incerta. Iniziò ad incamminarsi, poi si voltò e vide che Aris stava accarezzando teneramente Jareth.
“Lascialo stare, vecchia strega!” urlò arrabbiata.
“Sparisci, miserevole umana!”
“Io senza di lui non vado da nessuna parte, stronza! La colpa non è mia, ma tua! Tu ci hai trascinato in questo stupido gioco che gli è costato la vita!”
“Va’ nel tuo regno se non vuoi che ti incenerisca all’istante!”
“Purtroppo devo … il mio dovere va prima al mio popolo che al mio cuore … ma voglio che i suoi sudditi possano ricordarlo come il grande re che era e che sempre sarà, quindi … lascia che lo porti con me.”
Aris la guardò mordicchiandosi un labbro, poi tornò a guardare Jareth.
“Va bene” concesse.
Diede un bacio al sidhe inerte, si asciugò le lacrime e lo fece fluttuare accanto a Ruby finché entrambi furono di nuovo nel loro castello. Ruby guardava il re con apprensione. Era da quando lo aveva visto fra le braccia di Aris che aveva sperato che si alzasse per raggiungerla.
“Jareth? Rispondi, per favore” lo pregò, tremante.
“Sei … sei stata brava” mormorò lui, rialzandosi piano. Aveva seguito con attenzione tutta la scena ed era orgoglioso della sua preziosa.
Ruby lo abbracciò con impeto, riprendendo a piangere.
“Mi hai fatto morire” gemette.
“No, avanti tesoro. Abbiamo vinto!” la confortò Jareth asciugandole le lacrime.
“Sì … e datti una ripulita prima di toccarmi” lo bloccò lei, tirando su col naso e sorridendo.
“Tsk, insolente” la accusò il sidhe.
Poi scoppiarono entrambi a ridere. Jareth sollevò Ruby, gioioso, e la fece roteare con lui.
“Ti amo!”
“Ti amo anch’io” disse Ruby, commossa.
Jareth la portò dai goblin, sempre tenendola in braccio.
“Sudditi, i vostri sovrani sono di nuovo qui e insieme!”
I goblin applaudirono, cominciando a fare più chiasso del solito.
“Oh, è mezzanotte passata” esclamò il sidhe.
Ruby indugiò lo stesso prima di tornare a casa. Dopo quello che era successo separarsi da lui era dura, ma capì che c'era sempre il giorno dopo. E quello dopo ancora e tutti gli altri a seguire. Questo pensiero le diede sollievo. Di colpo la tensione svanì e lei non desiderava altro che farsi una bella dormita.



***Angolo Autrice***
Ce l'hanno fatta, avevate dubbi? XD
Buon anno nuovo a tutti!
Alla prossima!

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