Cronache della Follia: Il Cristallo di Sangue Nero

di TheManiae
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Kishin I ***
Capitolo 3: *** AJ-Dash I ***
Capitolo 4: *** Kishin II ***
Capitolo 5: *** Pinkie Pie/Fluttershy I ***
Capitolo 6: *** Luna I ***
Capitolo 7: *** Twilight I ***
Capitolo 8: *** Chrysalis I ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




Nell'immensa pianura desertica, polvere e sabbia erano sollevate dal forte e secco vento, mentre grigia cenere cadeva dal cielo come neve. L'area era totalmente devastata, e solo qualche piccolo arbusto secco e bruciato spuntava qua e la, prima di disintegrarsi nell'aria. Su nel cielo, i raggi del sole sbucavano con difficoltà da una coltre di enormi nuvoloni scuri, rendendo il paesaggio ancora più desolato.
Due figure si stagliavano in quell'immensa pianura, entrambe poste l'una d'innanzi all'altra a fissarsi con reciproco odio, incuranti della devastazione attorno a loro.
La prima era una figura che molti giudicherebbero divina: Il manto emetteva luce dorata che illuminava la pianura, con una criniera multicolore che ondeggiava nell'aria lanciando ovunque riflessi arcobaleno. Sulla schiena si potevano vendere un paio di ali angeliche, mentre sopra il lungo corno levitava una fascia dorata simile a una corona.
Accanto a lei, sostenuta da da un'aura magica, galleggiava nell'aria un'arma che brillava tanto da sembrare un piccolo sole.
Nonostante una sostanza scura sporcasse, assieme a macchie di sangue cremisi, il manto, la figura divina fissava l'altra con occhi ametista carichi di furia e determinazione, una determinazione talmente ardente che un'oceano sarebbe evaporato al solo contatto.
La seconda figura era nascosta dalla polvere, e si potevano distinguere solo l'enorme sagoma serpentina alta almeno tre volte l'altra, o anche di più, e gli enormi occhi viola brillanti che fissavano la Dea con uno sguardo misto tra furia cieca e un dolore incalcolabile.
L'essere divina continuò a fissare quegli occhi da rettile, che avrebbero facilmente terrorizzato qualunque altra creatura vivente, e parlò.
Le sue parole non si udirono, o almeno non in modo tradizionale. Ogni parola era coperta da una specie di verso animalesco, simile al ruggito di morte di una bestia caduta sotto i colpi di un rivale, ma decine di volte più spaventosi e terribili.
Lei continuò a parlare per alcuni secondi, quando si interruppe e fece una smorfia di rabbia, fissando con rinnovato odio l'essere nascosto. Probabilmente aveva parlato anch'esso, e di certo non aveva detto nulla di gentile.
Poi, una risata terrificante scosse l'intera pianura, facendo tremare la terra e le montagne. Una risata crudele e divertita, e mentre quel verso faceva tremare il terreno, un'ombra nera si allungò dalla creatura, diffondendosi ovunque e ricoprendo l'intera area come inchiostro versato.
L'ultima cosa visibile fu la figura angelica che si lanciava contro la bestia con l'arma in alto e con uno sguardo d'odio puro. Poi tutto divenne nero.




"Fratellone!"

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Capitolo 2
*** Kishin I ***





"Fratellone!"
Una voce tanto alta da far sanguinare i timpani mi riempì le orecchie, svegliandomi,, mentre un grosso peso mi cadde letteralmente sullo stomaco, facendomi sputare aria come un palloncino.
Aprendo gli occhi, sorpreso e spaventato, vidi davanti a me il volto sorridente di mia sorella. Ma prima di poterle fare una sgridata, mi ritrovai con la cassa toracica schiacciata. La peste mi aveva abbracciato, dopo essermi saltata sullo stomaco. 
"Buongiornoooooo!" Disse lei in tono bambinesco, e non fui in grado di reggere la parte del cattivo. Ricambiai l'abbraccio.
"Buongiorno sorellina." Dissi sorridendo.
Ci staccammo, e io la fissai: Il manto arancione e la criniera rosso cremisi erano totalmente disordinate. Come al solito, invece di mettersi in ordine era corsa a svegliarmi nel modo più pazzo e caotico. Il modo di Roxy insomma.
"Allora..." Sbadigliai. "Mi dici perché mi ha sfondato lo stomaco per svegliarmi?" Chiesi, e lei si grattò la nuca imbarazzata. "Ehm, scusa. Volevo solo avvisarti che la colazione è pronta ma ho esagerato nel salto."
"Come ogni mattina." Dissi, e entrambi ridacchiammo. Dopo circa una dozzina d'anni certe tradizioni non si dimenticavano di certo.
"Io scendo, tu sbrigati." Disse voltandosi e sparendo dietro la porta.
"Arrivo. E non finire il caffè!" Le urlai dietro.
"Non contarci!." 
Ridacchiai ancora un poco. La pazzia di mia sorella mi metteva sempre allegria. Poi scesi dal decorato letto dalle coperte blu scuro, in tinta coi cuscini del medesimo colore, e mi diressi verso il bagno.
Mi sciacquai il muso con dell'acqua gelida. Il miglior modo di svegliarsi, dopo l'attacco Colpo Della Danzatrice Rotante di mia sorella. Presi un panno e mi asciugai, per poi fissare il mio riflesso nello specchio: Il mio manto era color carbone, così come la mia disordinata criniera dalla quale spuntava un piccolo corno. Gli occhi, come per mia sorella, erano di un verde acceso. 
Cercai di sistemarmi la criniera alla meglio che potevo, ma quella non voleva saperne di restare ordinata, quindi per l'ennesima volta buttai il pettine nel lavello e uscii dirigendomi verso la sala dei pranzi.
Camminai lungo alcuni corridoi con immense arcate, talmente alte da permettere il volo a una decina di pegasi in una volta. Sul lato, le vetrate multicolore illuminate dal sole del primo mattino diffondevano all'interno un aura magica.
Mentre trottavo, mi fermai alcuni secondi a fissare una delle vetrate che più odiavo. 
L'esilio di Nightmare Moon.
Il pannello mostrava una puledra dal manto scuro e dalla criniera formata dal cielo notturno, circondata da sei gemme luminose, sormontata da una figura simile ma dal manto bianco e la criniera rosa, e in alto una luna piena coperta a metà da un profilo equino.
Era la testimonianza di quando Equestria perse una delle sue principesse.
Di quando mia zia bandì mia madre.
Un lampo di dolore mi attraversò la mente, e assunsi un espressione infastidita abbassando lo sguardo e chiudendo gli occhi. Per un istante rividi il sogno, la divinità e il mostro che lottavano nel campo desolato, ma subito sparì, e scuotendo la testa ripresi a camminare. Era solo un sogno.




Raggiunsi la mia destinazione dopo alcuni minuti. Il castello reale di Canterlot, anche se a prima vista poteva sembrare piccolo, era immenso al suo interno. I corridoi si allungavano anche per cento zoccoli, per non parlare delle gallerie sotterranee che si dipanavano per tutta la montagna sulla quale sorgeva la città. Ma purtroppo, non sono mai riuscito a visitarli; le entrate erano sorvegliate dai Silenti.
Quando entrai nella sala, fui investito dalla luce del sole proveniente dalle finestre, e mi coprii la vista con uno zoccolo. Ho sempre avuto una vista molto sensibile, e un paio di ali in quel momento sarebbero state perfette per fare ombra.
"Buongiorno Kishin." Disse una voce calda e affettuosa, e anche senza vederla la riconobbi. Mia zia, Princess Celestia.
"Buongiorno zia." Dissi passandole di fianco, arrivando al mio posto di fronte a mia sorella, e sedendomi guardai alla mia destra. "Buongiorno madre."
La principessa lunare mi fissò sorridente, e avvicinandosi mi diede un bacio sulla fronte. "Buongiorno piccolo mio." Disse dolcemente, e iniziammo a mangiare. Mi leccai le labbra appena vidi le brioche ancora fumanti nel piatto e la tazza di caffè accanto. Mia sorella ovviamente si era presa l'intera caraffa.
Stavo per dare il primo morso a uno dei croissant dalla superficie dorata e croccante, quando al sentire le porte aprirsi ci voltammo tutti, mentre due figure avanzavano lentamente verso di noi.
O meglio, solo una avanzò lentamente. L'altra mi investì come un treno, e salvai la delizia al cioccolato per un pelo.
"Kishiiiiiiiiiin!" Urlò una voce acutissima. Mi sentivo i timpani esplodere.
"Calma Giuly! Mi soffochi così!" Dissi battendo lo zoccolo a terra, e quella mi liberò dalla morsa ferrea che era l'abbraccio, e mentre raccoglievo la brioche la fissai: Il manto era giallo canarino, con una criniera castana lunga e molto scompigliata, dalla quale spuntava un corno sulla fronte. Ai lati invece, un paio di ali le conferivano il titolo di alicorno. Gli occhi sembravano come quelli della madre, fucsia acceso, mentre al collo portava una collana di filo nero con una elle gotica d'argento.
"Calmati Giulia." Disse in tono severo ma gentile Celestia. "Finirà che strozzerai tuo cugino a morte un giorno di questi." Aggiunse ridacchiando.
"Nah madre. Quasi a morte." Disse sorridente, e io alzai gli occhi al cielo.
Durante l'attacco della mia schizofrenica cugina, la seconda figura si era avvicinata, e ci fissava con un sorriso divertito. Il manto era color lavanda acceso, con una criniera blu scuro lunga con taglio a caschetto, con un paio ciocche violacee. Gli occhi erano color ametista acceso, e accanto alle ali ripiegate era mostrato sul fianco una stella a 6 punte circondata da scintille. Sul capo sputava un corno.
"Buongiorno Twilight." Disse Celestia. "Immagino che la mia piccola fiammella stia migliorando i suoi studi magici." Aggiunse coprendo la figlia con un'ala, facendola diventare rossa.
"Non chiamarmi fiammella!" Urlò l'alicorna canarino imbarazzata, causando l'ilarità generale.
"Eh eh... Comunque si. Sta molto migliorando, soprattutto nella magia naturale." Disse Twilight, e Giuly, staccandosi dall'abbraccio materno, gonfiò il petto e assunse una posa orgogliosa.
"Ah si? Davvero sei migliorata?" Chiesi fissandola. "Mi andrebbe molto una sfida."
"SFIDA!?" Urlò Roxy, che solo ora aveva smesso di ingoiare brioche. "Io ci sto!"
"Uhm, buona idea Kishin." Disse l'alicorna lavanda, riflettendo sulla cosa. "Sarà un ottimo modo per osservare i vostri progressi a confronto."
"Potete usare la sala d'allenamento del castello." Si intromise mia madre "E' quasi sempre vuota."
"Perfetto, grazie mamma." Dissi abbracciandola.
"Allora che aspettiamo? Andiamo!" Gioì Giuly dirigendosi verso l'uscita, seguita a ruota da me e Roxy. 




Angolo del Sangue nero.
Per voi ho tre avvisi.
1-Farò un Angolo Autore solo quando dovrò spiegare degli argomenti, come ora.
2-Giuly è Giuly Frost. Roxy è Movimentodanza. Kishin è Kishin. Tutto chiaro? Ok.
3-Dato che il capitolo è corto, e visto che ne ho in programma da mettere 24 circa, ne metto due. (Stasera alle 18)
Extra-Pubblicherò i capitoli ogni Sabato.
Qui Kishin, Chiudo.

-La Follia mi scorre nelle vene

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Capitolo 3
*** AJ-Dash I ***





Io, mia sorella e mia cugina stavamo camminando lungo il corridoio che portava alla sala d'allenamento, eccitati per lo scontro che sarebbe seguito tra pochi minuti.
"Sarà fantastico!" Urlò Roxy saltellando. 
"Già, non vedo l'ora di stracciare il mio cuginetto." Disse Giuly sorridendo, e la guardai divertito.
"Ti avverto che anch'io sono migliorato, quindi non aspettarti che sia facile come pensi." Risposi, e ci fissammo con aria di sfida. Che volete farci, ogni famiglia ha una rivalità.
Mentre passeggiavamo però, le due avanzarono di qualche passo davanti a me, e lo sguardo mi cadde sui simboli sui loro fianchi.
Quello di Giuly mostrava una pergamena sulla quale scriveva una penna arcobaleno. Era sempre stata una puledra amante della scrittura, e spesso mi sottoponeva alle letture delle sue cosiddette 'Fanfiction' su strane creature dette 'Umane'. Aveva una fantasia smisurata.
Quello di Roxy invece mostrava un paio di scarpette rosa da ballerina incrociate a formare una X. Ricordo che lo ottenne quando era ancora piccola: Spesso la trovavamo in piedi che danzava sul letto, e quando provò a imitare una famosa ballerina di Canterlot apparve il cutiemark.
Sospirai, fissando con la coda dell'occhio il mio fianco: Nero, come il resto del mio manto. Non ero ancora in possesso di un cutiemark, di un destino.
"Eccoci."
La voce di Giuly mi risollevò dai miei pensieri, e seguendo le due entrai nella sala d'allenamento. Rimasi stupito.
Era un'immenso salone diviso in 3 arcate di grosse colonne, col pavimento fatto di piastrelle bianche con venature color ghiaccio: L'Orlov, l'unico materiale immune a ogni tipo di magia. Alla nostra destra c'erano varie librerie piene di enormi volumi e pergamene, protetti da un vetro spesso per evitare incidenti, mentre a sinistra si stagliavano le perenni vetrate del castello che illuminavano la sala. Infine, la centrale aveva un area rialzata di un gradino, sui quali i combattenti si mettevano per lottare, con 4 pilastri di Arkanum, una pietra scura che assorbiva ogni magia.
"Wow...." Restammo tutti e tre a bocca aperta. Era un posto meraviglioso.
"Forza, andiamo." Disse Giuly, ed entrammo.

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Il sole non era nemmeno sorto, quando Applejack si svegliò. Aprì gli occhi in un secondo, e come un automa si alzò senza ombra di stanchezza. Stiracchiò gli zoccoli possenti e fece scrocchiare le ossa del collo.
"Mhhh..."
Un lamento sordo la fece voltare. 
Nel lato opposto del letto, giaceva una pegaso dal manto ciano nascosto dalla coperta bianca, con una criniera selvaggia multicolore semicoperta da un cappello da cowboy . Era poggiata su un fianco, con la testa rivolta verso la parete con un'aria serena. Applejack la trovò dolcissima e risalì sul letto, avvicinandosi e baciandola sulla guancia.
"Buongiorno..." Mormorò dolcemente la pony, mentre un sorriso si disegnava sul muso della pegaso.
"Buongiorno a te..." Mugugnò quest'ultima appena svegliatasi, voltandosi e baciando la bionda sulle labbra. Poi le mise gli zoccoli e la strinse a se.
"Non andartene, voglio tenerti vicina..." Si lamentò Rainbow Dash come una puledrina, facendo ridacchiare la pony.
"Lo sai che devo andare." Rispose lei a malavoglia, liberandosi dall'abbraccio e prendendo il cappello. 
"Uffa..." Mormorò triste la pegaso, e Applejack sorrise. Si avvicinò all'orecchio della compagna e sussurrò qualcosa, e Dash sorrise, mentre le guance diventavano rosse.
"A dopo." Disse infine la pony, alzandosi e uscendo dalla porta con in testa il fidato cappello.



La mandriana cercò di muoversi il più silenziosamente possibile lungo il corridoio della casa, evitando di far scricchiolare le vecchie assi di legno del pavimento. Applebloom probabilmente stava ancora dormendo nel suo letto, e non aveva intenzione di svegliarla. Anche dopo tanti anni era troppo gentile con sua sorella.
Avanzò lentamente verso la porta del bagno, e appena entrata si guardò allo specchio. 
La criniera era completamente disordinata, molto più del solito, mentre il manto arancione odorava ancora di sudore e di altri odori molto meno innocenti. Applejack divenne rossa ripensando alla notte precedente passata assieme alla sua pegaso.
"Mi serve una doccia." Pensò scuotendo la testa per scacciare quei pensieri, e la doccia era un modo perfetto per calmare mente e corpo.
Alzò il rubinetto, appoggiò il cappello sul cassetto e si sistemò sotto il getto caldo. La criniera si riempì d'acqua all'istante, cadendo verso il basso come i rami di un salice, facendo colare gocce trasparenti a terra. 
Lo scrosciare dell'acqua impedì alla pony di sentire il suono della porta che si apriva, e sussultò quando un corpo premette dietro la schiena e un paio di zoccoli ciano la cinsero in un abbraccio.
"Dashie? Da quando ti svegli così presto?" Domandò la pony arancio sorridendo.
"Da quando ho trovato la mia pony speciale." Rispose l'altra dandole un bacio sulla guancia, ed entrambe sorrisero. Fuori, davanti agli occhi di tutti, si comportavano come le rivali di sempre, lanciandosi battute, sfide e guerre di botta e risposta. Ma quando erano sole, con la sola compagnia dell'altra, diventavano estremamente tenere l'una con l'altra. 
La pegaso restò abbracciata all'altra, con la testa poggiata sulla spalla e cullandosi con la sua presenza. Sotto il pelo avvertiva i muscoli della compagna, che con la sua forza le dava un senso di sicurezza e protezione mai provati, anche se non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.
"Dai Dashie, devo andare." Mormorò la mandriana cercando di uscire da quell'abbraccio, anche se le piaceva da matti.
La risposta dell'altra arrivò in pochi istanti. Passandole davanti, premette le labbra contro quelle della pony, e quest'ultima, dopo un breve istante di sorpresa si arrese, ricambiando con la stessa passione.



Dopo una quarantina di minuti di acqua e tenerezza, le due uscirono dalla stanza con un sorriso colpevole stampato sul volto. Scesero le scale ed entrarono in cucina, trovando la tavola apparecchiata e Big Mac che stava bevendo un boccale di sidro.
"Finalmente vi siete decise a scendere." Esclamò seccato il pony rosso. Probabilmente le aveva aspettate per un po'.
"Scusa fratello." Disse Applejack grattandosi il retro della criniera con lo zoccolo, che ora pendeva verso il basso in una lunga treccia, mentre un ciuffo ribelle ne copriva l'occhio destro.
"Non fa niente." Mormorò lo stallone dirigendosi verso la porta. "Ma per favore, adesso non usate anche il tavolo, ci mangiamo sopra." Aggiunse facendo l'occhiolino, e mentre usciva ridacchiò nel vedere le due col viso più rosso del suo manto.
"Tuo fratello a volte è peggio di me." Disse Rainbow Dash, ed entrambe ridacchiarono divertite.
"A volte. Ma ammettilo, ci stavi pensando." Disse Applejack sorridendo, e la pegaso guardò in alto per evitare quello sguardo.
"Chi io? Nah... Però sarebbe un idea interessante." Esclamò sorridendo, e la mandriana si diede uno zoccolo in faccia.
"Sei terribile lo sai?" 
"Cosa? Che ho detto?" 



Passarono alcune ore, e il sole arrivò nel punto più alto del cielo azzurro quasi nel momento stesso in cui le mele dell'ultimo albero caddero nel cesto sotto il colpo di zoccoli di Applejack. 
La mandriana si passò uno zoccolo nella criniera bagnata di sudore, e osservò il gruppo di alberi che aveva appena ripulito, pensando alle tre dozzine di casse riempite di succosi frutti rossi. In alto la sfera dorata illuminava la zona circostante, colorando l'intero meleto.
"Wow, che caldo." Mormorò passandosi lo zoccolo sulla fronte umida. "L'estate si avvicina."
Caricando l'ultima cassa della mattina sul carretto, iniziò a trainarlo verso casa, sperando di raggiungerla all'ora di pranzo. Osservando attorno a lei, vide le colline circostanti piene di alberi e di pony intenti anch'essi a raccogliere mele per la sua azienda.
Già. Quando la povera Granny Smith era passata a miglior vita, Applejack aveva preso le redini della fattoria di famiglia, ed aveva fondato un'azienda agricola in collaborazione a due vecchie conoscenze degli Apple: I gemelli Flim e Flam.
Assieme a loro, la coltivazione di mele e la produzione di sidro erano aumentate del quadruplo, e le importazioni giungevano a ogni angolo di Equestria e perfino nell'Impero di Cristallo. E, grazie alla sua influenza nel duo, aveva impedito che i gemelli cadessero nella brama di potere e denaro, e rendessero il frutteto una fabbrica.
"Applejack! Il pranzo è pronto!"
La giumenta sentì il fratello chiamarla, suonando la campana dei pasti, e aumentò la velocità, temendo la sorella bevesse tutto il latte.



Rainbow Dash passeggiava lungo la pista di volo a passo lento, osservando la lunga fila di cadetti sull'attenti davanti a lei.
Ricordava ancora il giorno in cui lei stessa era tra le fila di quei pegasi che agognavano per un posto nel corpo dei Wonderbolts, e adesso invece era la Stormwind, la comandante della squadra.
"ALLORA PICCOLI PEZZI DI STERCO, SIETE QUI PER UNIRVI AI WONDERBOLTS ESATTO?" Urlò con tono militare Rainbow. Se non fosse stato che doveva apparire seria avrebbe riso tenendosi la pancia. La divertiva troppo fare la parte della comandante stronza.
"Si signora!" Esclamaronò i pegaso all'unisono portando lo zoccolo alla fronte.
"Ah si? Lo vedremo subito." Disse avvicinandosi, poi con lo zoccolo indicò un pony. "Tu! perché vuoi essere un Wonderbolts?"
"Per essere un eroe!"
"Mh..." Mormorò la pegaso ciano. Tutti vedevano quella squadra come degli eroi, ma erano anni che non affrontavano una vera minaccia.
"Invece tu?"
"Essere famoso!"
Questo non lo commentò nemmeno, passando al prossimo. Ma ognuno diceva qualcosa di simile: Fama, successo, eroismo, prestigio e altre sciocchezze simili. E sospirando, indicò l'ultima della fila.
"E tu perché sei qui?"
"Per superare il limite signora!"
Questa risposta era del tutto inaspettata, e Rainbow non capì subito.
"Uh? Che intendi?"
"Fin da piccola ho voluto superare i miei limiti e raggiungere la perfezione aerea. Spero di raggiungerla allenandomi con i più grandi aviatori d'Equestria." Rispose il cadetto, e la comandante lo fissò.
Era una comune pegaso dal manto verde oliva, con una criniera corta a boccoli bianchi e rosa. Sul fianco portava quella che sembrava una fenice grigia dalle ali infiammate che formava una spirale, mentre gli occhi erano azzurro ghiaccio. Doveva avere all'incirca vent'anni.
"Come ti chiami ragazza?"
"Mirage, signora."
"Mirage..." Mormorò la pegaso avvicinandosi e fissandolo negli occhi. "Mi aspetto grandi cose da te." Sussurrò sorridendo, per poi riprendere il suo aspetto da comandante seria.
"Ogni scusa è buona vero? Fatemi 50 giri di campo! Scattare!"
L'aria venne spazzata dal vento prodotto dalle ali dei pegasi, mentre una figura si avvicinava a Rainbow Dash, che fissava i cadetti volare lungo il campo.
"Vedo che hai trovato un'allieva."
"Tu dici?"
"Mi ricorda me quando eravamo cadette. Sempre a mettersi alla prova."
"Già...." Mormorò Dash fissando la figura accanto a lei. Era una pegaso dal manto acquamarina, con la criniera e gli occhi dorati, con un fulmine bianco sul fianco circondato da piccole sfere gialle. "Anche se quella volta hai fatto un casino pazzesco Dust." Aggiunse ridacchiando.
"Ancora con quella storia? Non cambierai mai Dash."
"Dovrei?"
"Nah, poi nessuna starebbe alla mia altezza." Disse lei sorridendo sicura.
"Ah si? Facciamo a chi pulisce prima il cielo?"
"Ci sto."
In meno di un battito di ciglia, le due erano svanite, e l'unica traccia della loro presenza erano due scie, una arcobaleno e una dorata, che sparivano verso il cielo nuvoloso, che iniziò rapidamente a rischiararsi dalle nubi.








Angolo del Sangue Nero
La cosa divertente?
Dico: Alle 18 pubblico
Bum. Blackout
Va beh.
E, giusto per chiarire.
Questa storia avrà ancora storie tipo Dash/Aj nella doccia.
Ovviamente non mostrerò nulla, o la facevo rossa.
Ma se siete personcine impressionabili anche solo dalle battute, beh, leggete a vostro rischio :3

-La Follia mi scorre nelle vene


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Capitolo 4
*** Kishin II ***





"Pronte allora?"
Alla domanda di Kishin, gli sguardi andarono a Giuly, la quale illuminò il suo corno, e da esso tre fasci dorati circondarono e coprirono gli equini, svanendo nel nulla.
"Si. Ora non subiremo danni mortali."
"Bene, allora direi che possiamo cominciare."
Il corno del pony si illuminò di un'aura verde acceso, e attorno a lui apparvero tre strani sigilli arcani luminescenti, dai quali emersero tre palle di fuoco, che si diressero a tutta velocità verso Giuly.
Lei di risposta, evocò un cerchio di luce dorata attorno a se, che iniziò a ruotare, creando una bolla contro la quale si scontrarono le sfere infuocate, lasciando l'alicorna incolume.
"Tutto qui cugino?" Ridacchiò lei, e illuminando il corno creò una lunga saetta luminosa, che scagliò con forza contro Kishin. L'unicorno nero evocò uno scudo di pietra, che esplose al contatto col proiettile.
"Nah. Mi sono appena scaldato." Sorrise il pony, e con la magia sollevò da terra i frammenti dello scudo, che iniziarono a coprirsi di ghiaccio, diventando lunghi circa uno zoccolo e dai bordi frastagliati e taglienti. Ma stavolta la tempesta di lame gelide si diresse verso Roxy.
"Ah si?" Disse evitando i colpi saltando da una parte all'altra come se stesse ballando. "Allora vediamo se questo colpo ti piace!"
Il corno si illuminò di arancione, e attorno alla pony si crearono circa due decine di sigilli, dai quali emersero delle punte di freccia azzurre dirette su Kishin, il quale abbassò le orecchie.
"Oh oh..."
Le frecce vennero scagliate in contemporanea contro l'unicorno, il quale evocò di nuovo lo scudo di pietra, ma le esplosioni che distrussero la difesa scagliarono il pony a terra. Poi la ballerina si rivolse verso Giuly, illuminando il corno.
Una sfera di energia azzurrina venne scagliata contro l'alicorna, la quale la evitò aprendo le ali di colpo e sollevandosi in aria. Fissando determinata l'avversaria, caricò il corno, e attorno a lei apparvero dei sigilli, dai quali si materializzarono delle catene dorate, che sfrecciarono verso l'unicorna.
Roxy cercò di evitare le catene saltando con grazia da una parte all'altra, ma all'ultimo minuto una delle catene le si avvinghiò allo zoccolo e la sollevò da terra come una pinàta.
"Ehy lasciami!" Strillò alla cugina, la quale sorrise.
"Certo vostra grazia." Disse sorridendo, e la catena mollò la presa, lasciando cadere l'unicorna a terra da due zoccoli d'altezza di testa, facendo crepare il pavimento. Sia Giuly che il ripreso Kishin risero vedendo l'altra col corno piantato nel terreno.
"State zitti e datemi una mano!" Urlò Roxy rossa, e con la magia il fratello la sollevò e la rimise sugli zoccoli, il tutto cercando di trattenere le risate. A terra giaceva un piccolo foro circondato da molte crepe.
"Allora è vero che hai la testa dura!" Disse l'alicorna tra una risata e l'altra, e dopo pochi secondi anche i due fratelli si misero a ridere a crepapelle.
"E' un problema di famiglia." Rispose Kishin dandosi un paio di colpi alla nuca con lo zoccolo, e i tre scoppiarono in una seconda risata.
"Allora, riprendiamo?" Chiese l'unicorno, e le due giumente annuirono.



Passarono circa due ore, e alla fine i tre equini si ritrovarono nella sala da pranzo a terra, sudati e stanchi, ma divertiti.
"Come vincitrice... Voglio la brioche della vittoria!" Disse Roxy cercando di riprendere fiato.
"Vincitrice? Guarda che... Ho vinto io." Rispose Kishin.
"Si certo. Ti ho stracciato con quel raggio d'energia!"
"E ho visto mentre correvi in giro evitando le mie sfere di fuoco!"
"Gnam Gnam..."
I due, che fino a quel momento si erano messi a urlare fissandosi negli occhi e incrociando i corni, si voltarono e video Giuly che si stava sbafando le brioche sul tavolo. Lei li guardò come se nulla fosse.
"Che c'è? Tra i due litiganti..."
Prima che potesse terminare la frase, e prima che i due fratelli le saltassero addosso per conquistare le croccanti delizie, le porte della stanza si spalancarono, e le tre principesse avanzarono verso di loro.
"Mamma!" Urlarono Giuly e Roxy, abbracciando rispettivamente Princess Celestia e Princess Luna.
"Allora, come è andato lo scontro?" Chiese Twilight.
"Bene! Kishin e Roxy sono molto migliorati."
"Bravo mio piccolo Kishin... Kishin?"
Girandosi verso il tavolo, il gruppo si accorse che l'unicorno non si era mosso. Le zampe erano tese e divaricate in avanti, con il muso coperto di sudore che fissava il suolo. Gli occhi erano sbarrati e ridotti a due fessure, mentre il respiro era rapido e spaventato.
"Kishin!" 
Tutte le giumente della stanza corsero verso il pony, e più volte chiamarono il suo nome.



Vedo davanti a me mia madre e mia zia assieme a Twilight, con mia sorella e mia cugina che corrono a salutarle. Vorrei andarci anch'io, ma sento improvvisamente gli zoccoli farsi pesanti e bloccarsi. Tutto il corpo si blocca e il peso mi schiaccia verso il basso.
Un improvviso mal di testa mi taglia in due il cervello. Vorrei urlare ma non posso, sono paralizzato da una forza sconosciuta. La vista comincia a sfocarsi sempre di più, e in pochi attimi tutto diventa nero.
Sono forse morto?
La luce che vedo emergere dal buio è la fine del tunnel?
Un improvviso bagliore mi acceca per qualche secondo, e quando riapro gli occhi, lo spettacolo d'innanzi a me è terrificante a vedersi.
In ogni direzione, un deserto di cenere e sabbia si dipana per miglia e miglia, interrotto solo da montagne dalle vette aguzze e da decine di ossa bianche che sbucano dal terreno come tetri fiori. Una sorta di nebbia da al posto un'aurea ancora più spettrale, mentre spesse nubi scure nascondo il caldo sole.
Davanti a me, noto una figura fissarmi con un sorriso sadico. E' la stessa figura serpentina del mio sogno!
Anche ora che lo vedo vicino, non riesco a distinguerne i tratti. Noto solo che è enorme, col corpo sinuoso nero pece, e sulla sommità due occhi violacei affilati che mi fissano voraci.
Strani suoni mi giungono alle orecchie. Versi animaleschi fusi tra loro in parole incomprensibili. Devo tenermi gli zoccoli premuti sulle orecchie, per paura che la testa possa scoppiarmi.
Dopo secondi che sembrano interminabili, sento che la creatura ha smesso di parlare, e timoroso alzo lo sguardo. Resto paralizzato nel vedere un'enorme voragine nera irta di zanne lunghe come zoccoli di puledro venirmi contro. Vorrei urlare e scappare, ma resto fermo in silenzio ad aspettare quella pozza oscura di denti.
Poi tutto diventa nero, e in lontananza sento una serie di voci chiamarmi.



"Kishin! Kishin!"
L'unicorno aprì gli occhi di scatto, guardandosi attorno confuso. Il gruppo di giumente e alicorni erano attorno a lui, tutte che lo fissavano preoccupate.
"Stai bene?" Chiese Roxy, ancora con le lacrime agli occhi.
"Ora si... Ma cos'è successo?"
"Non lo sappiamo... Ti sei bloccato e fissavi per terra terrorizzato. Poi sei caduto a terra."
L'unicorno ripensò al dolore orrendo provato, come se un centinaio di aghi roventi gli trapassasse il cervello. Gli venne in mente quella figura angelica che gli si era lanciata contro, e quegli occhi pieni di dolore e odio. Quella figura gli destava un misto di rabbia e rimorso sconosciuti.
Non sapendo perché, l'unicorno si strinse alla sorella e alla cugina. All'improvviso, un terrore silenzioso gli invase il cuore, e sentì il bisogno di tenerle vicine a lui.
Intanto, le tre principesse fissavano la scena da qualche zoccolo di distanza. Le puledre non l'avevano avvertita, data la loro giovane età, ma quando l'unicorno era caduto a terra, avevano avvertito nell'aria un'aura estremamente potente, oscura e malefica. Ma quell'aura, per una delle tre, era terribilmente familiare.
"Roxy e Giuly, accompagnate Kishin alle sue stanze e fatelo riposare. Manderò un medico da lui al più presto." Disse Celestia, e le due puledre annuirono.
Mentre accompagnavano l'unicorno fuori dalla sala, stando ai lati per un possibile svenimento, le tre principesse si fissarono tra loro preoccupate.
"L'avete sentito anche voi vero?"
"Si Twilight..."
"Ma cos'era?" Chiese la principessa dell'amicizia, e lo sguardo delle due sorelle reali si incupì.
"Quell'aura... L'ho già avvertita prima." Mormorò Celestia, mentre la mente andava verso i suoi ricordi più orribili.
Twilight fissava confusa la sua insegnante. Di cosa parlava?
"L'ho avvertita mille anni fa."



"Allora principino, dica Ahhh."
Sbuffando nel sentire il suo titolo nobiliare, Kishin aprì la bocca e disse Ahhh, mentre il pony gli abbassava la lingua con una stecca di legno e fissava l'interno con una piccola luce magica. Esaminò allo stesso modo le orecchie, gli occhi e addirittura il naso.
"Mi dica, cosa ha provato prima dello svenimento?"
L'unicorno si incupì un istante. Non voleva parlare di quello strano sogno. L'avrebbero preso per pazzo o deriso.
"Ho sentito un gran mal di testa, e poi tutto è diventato nero di colpo." Rispose dopo qualche secondo. Era una mezza verità.
"Mh..."
"Cosa ne pensa dottore?" Chiese Giuly, che assieme a Roxy era rimasta per assistere alla visita, preoccupata per la salute del cugino.
"Niente di grave. Probabilmente un malessere causato da mancanza di zuccheri." Disse l'unicorno, mentre con la magia prendeva una siringa dal borsone che portava con se. "In ogni caso, prenderò un campione di sangue per esserne sicuro."
"Ok..." Mormorò Kishin allungando lo zoccolo. Ebbe un brivido quando sentì il freddo acciaio dell'ago penetrargli la carne, ma durò solo un istante. 
"Grazie molte principino. Le farò sapere al più presto."
"Grazie a lei dottore." Mormorò l'unicorno nero, sempre seccato per il 'principino', mentre il medico fece gli inchini dovuti ai presenti e uscì dalla stanza, lasciandoli soli.
"Zia che rottura..." Disse Kishin mettendosi lo zoccolo sugli occhi per coprirli, citando il fatto che sua zia venisse perennemente usata nelle frasi in cui non c'entrava nulla.
 (Avete presente le bestemmie quando siamo incazzati? Ecco quelle.)
"Ti capisco." Disse Giuly sedendosi accanto a lui, e così fece anche Roxy. "Anch'io."
"Comunque, sei sicuro di stare bene?" Chiese l'unicorna al fratello.
"Si, non statevi a preoccupare." Sorrise lui, ma subito si ritrovò, di nuovo, stritolato in un abbraccio mortale.
"MA 
NOI CI PREOCCUPIAMO!"
"Ragazze soffoco...."



Dopo il 'tentativo di omicidio' da parte delle due pony, i tre equini si erano stesi sul letto a fare la loro attività preferita...
La lettura.
Kishin era seduto a letto, intento a leggere Erapon, la storia di un pony terra che cavalcava una bellissima draghessa dalle scaglie blu. L'unicorno adorava quella serie, e nella sua libreria personale aveva l'intera saga del libro. Nonostante il carattere logico, adorava alla follia le letture fantasy.
Sua sorella invece, stava leggendo Harry Clopper e Il Sasso Filosofale. Non era mai stata una lettrice appassionata come il fratello, ma la curiosità la spinse a provare a leggerlo, e per fortuna Kishin aveva tutta la collezione di libri. Ora che l'aveva iniziato, era rimasta ipnotizzata.
Infine, Giuly stava leggendo un libro dalla copertina nera, raffigurante una pony dagli occhi azzurri. che si specchiava, ma il suo riflesso appariva distorto, con la criniera liscia, un cilindro e gli occhi verdi. Sopra l'immagine stava il titolo del libro: Lo strano caso della Dr. Pinkie e Miss Pie.
Dopo il momento di panico avvenuto a causa dello svenimento, i tre finalmente si stavano rilassando e si godevano un momento di pace. Ma anche leggendo, Kishin sentiva una strana preoccupazione gravargli nel petto.
Non era la prima volta che faceva quella strana visione piena di desolazione e morte, ma non era mai successo che avesse quel mal di testa e svenisse in quel modo. E anche il sogno era diverso. 
Ogni volta, lui era solo lo spettatore di quello scontro il cui finale restava sempre celato, e al massimo cambiava di poco l'angolazione. Stavolta invece, aveva visto la creatura mostruosa piombargli addosso. Aveva preso il posto della figura angelica, ma stavolta era stato il mostro a colpire.
Questo cambiamento era una novità inaspettata, e questo turbava l'unicorno. Sentiva che a breve sarebbero accaduti eventi sconvolgenti.



La sera arrivò in fretta, e Kishin osservò il sole calare fuori dalla finestra, sparendo dietro le vette scure all'orizzonte. Aveva cenato nella sua stanza, assieme alla cugina e alla sorella, che si erano ritirate nelle loro stanze pochi minuti prima.
Gli piaceva stare da solo. Amava la sua famiglia ovviamente, ma quando stava da solo sentiva come di tornare nel suo habitat. Si sentiva rilassato e calmo. 
Non stavolta.
Mille domande gli ronzavano nel cervello. Cos'era quella visione? Chi erano quelle due figure misteriose? Perché stavolta era accaduta da sveglio? Non riusciva a darsi una risposta.
Un dolore improvviso lo fece piegare dal dolore, col muso bloccato in un urlo silenzioso. La testa sembrava esplodergli, mentre la vista si riempiva di puntini neri e macchie scure. E la vide.
Era circondata da un alone invisibile, ma allo stesso tempo pieno di ogni colore esistente. Aveva una forma vagamente circolare, coi bordi frastagliati e affilati come vetro. Il materiale del quale era fatta era semi-trasparente e lasciava intravedere all'interno una sagoma scura come la notte. 
L'improvviso bussare alla porta interrompette quella visione, e ricomparve la stanza attorno all'unicorno, che si guardò in giro confuso e scosso.
"Kishin? Figliolo?" Chiese la voce di sua madre alla porta, e cercando di concentrarsi lui rispose.
"Entra pure."
La principessa della notte entrò nella camera, con la criniera che ondeggiava nel solito vento etereo e uno sguardo preoccupato. Si avvicinò al figlio e lo strinse con gli zoccoli e con le ali, il quale ricambiò la stretta.
"Mi sono preoccupata a morte per te..." Disse continuando a stringerlo, e l'unicorno sentì la spalla bagnarsi di lacrime. Ma sentiva un dubbio nella testa.
"Allora perché non sei arrivata prima?"
La domanda lasciò l'alicorna spiazzata per un momento, che si staccò lentamente e fissò il figlio cercando di trovare le parole. Dopo cinque secondi buoni parlò.
"Credimi, avrei voluto venire appena è successo... Ma dovevo discutere certi affari con mia sorella e Twilight..."
"Mh..." Mormorò Kishin annuendo distrattamente, e allora la madre lo fissò negli occhi.
"Ascoltami. Tu e tua sorella siete la cosa migliore che mi sia mai capitata, e vi amo più della mia stessa vita. Non devi mai dubitarne. Mai."
"Ok mamma. Anch'io ti voglio bene." Rispose l'unicorno, abbracciando la madre una seconda volta, la quale ricambiò. Ma qualcosa dentro di lui aveva ancora dei dubbi. 




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Capitolo 5
*** Pinkie Pie/Fluttershy I ***




"Presto mamma! Andiamo!" urlò una piccola unicorna dal manto bianco, la criniera a caschetto dorata e gli occhi ametista, cercando di farsi strada attraverso la folla di pony accalcata nella piazza principale di Ponyville.
"Stai calma Vanilly." Disse una giumenta dal manto rosa e tre palloncini sul fianco, cercando di stare dietro alla puledrina. La criniera corta e riccia copriva un'occhio celeste, mostrando solo il sinistro. Sulla sua groppa, un piccolo pegaso dal manto giallo e la criniera blu acceso con ciocche azzurre pendente da un lato, con le ali che sfumavano in arancione.
"Tu che dici di stare calma? Sicura di stare bene?" Ridacchiò una voce alle spalle di Pinkie pie, che sorrise guardandosi dietro. Uno stallone con manto arancione chiaro, con una criniera castana riccia e occhi verde acceso. Portava una camicia gialla, un fez rosso in testa e un toast al formaggio diviso a forma di fisarmonica sul fianco. Dormendo a testa in giù sulla groppa dello stallone, e ignorando così le leggi della fisica, stava un piccolo puledrino dal manto marrone chiaro, con una criniera rossa e blu rigonfia.
"Si caro, sto bene." Disse la pony della risata avvicinandosi e baciando lo stallone sulle labbra. "Vedo che a Cupcake piace usare la tua schiena come letto." Ridacchiò lei.
"Già. Ehy pigrone, sveglia!" Disse Cheese Sandwich agitando la schiena per svegliare il puledrino, ma quello restava a sonnecchiare sonoramente.
"Ha preso la tua bellissima criniera, ma solo quella." Scherzò il pony delle feste, riferendosi all'impossibilità della moglie di restare ferma più di dieci secondi.
"Cupcake è un pigrone!" Disse il puledrino sulla schiena di Pinkie, facendo ridacchiare i due adulti. "Hai ragione Sugar. Tuo fratello è un pigrone."
"Eccoli iniziano!" 
L'urlo della piccola Vanilly interruppe i genitori, che si voltarono osservando il grande palco di legno sul quale erano disposte alcune guardie in armatura grigia. Una figura stava salendo lungo i gradini.
Era un pony molto alto e dal fisico magro. Il manto era grigio chiaro, con la criniera bianca molto rasa sul capo. Il muso era lungo e affilato, con un paio di occhi dorati piccoli e maligni. Indossava un elegante completo nero con una cravatta rossa, e ai lati era scortato da altre due guardie grigie con spallacci dorati.
"Buongiorno cari cittadini di Ponyville." Disse rivolgendosi alla folla, schiarendosi la voce. "Vi ringrazio di essere venuti. Sono qui per chiarire i vostri dubbi sulle mie idee progressiste per Ponyville."
Mentre il pony parlava, una serie di urli rabbiosi si diffuse da un lato della folla. Qualche dozzina di equini vestiti con bende e spille verdi e gialle. Ovunque stava la scritta Everfree, e una pegaso molto famosa stava in capo alla folla, vestita con una casacca verde e marrone.
"Progressiste Mr.Greed? Piuttosto direi distruttive!" 
"Aaah, Mrs. Fluttershy. Sapevo che sarebbe venuta col suo piccolo gruppo di naturalisti." Disse con calma il pony, per poi rivolgersi alla folla. "Il mio unico interesse è vedere questa stupenda città diventare qualcosa di più che un piccolo villaggio in mezzo alla valle."
Qualcuno dalla folla verde lanciò degli insulti, ma si zittirono quando la pegaso canarino alzò lo zoccolo.
"Immaginate! Questa piccola città trasformata in una grande metropoli, tale che perfino la grande Canterlot o Manehattan saranno gelose della bellezza di questo luogo!" Disse sicuro Greed alzando lo zoccolo all'orizzonte, e alcuni pony nella folla videro la visione di Ponyville di cui parlava. Allora Fluttershy alzò la voce.
"Tu parli di progresso, ma l'unica cosa che vuoi è devastare l'ambiente per arricchire le tue avide tasche!"
Il politico sorrise.
"L'ambiente? Intendi la Everfree Forest? Quell'oscuro bosco patria di ogni letale bestia che nei corso dei secoli hanno costantemente aggredito la città, uccidendo stalloni, giumente e puledrini innocenti?"
La folla principale si riempì di cenni di approvazione, e tutti fissarono la pegaso canarino aspettando la risposta, che non si fece attendere.
"Quelle bestie letali, come le chiami tu, sono creature magnifiche che seguono la loro natura senza le interferenze della civiltà! La Everfree Forest è la loro casa, e uno degli ultimi luoghi ancora incontaminati d'Equestria!"
Ancora una volta, la folla annuì ascoltando le parole della naturalista.
"E quindi impediresti la creazione di una moltitudine di posti di lavoro, che potrebbero offrire cibo e salario a molti pony, per degli stupidi animali?" Rispose Greed sottolineando bene l'offerta di denaro ai lavoratori.
Pinkie sapeva che il discorso tra la sua amica e Mr. Greed sarebbe durato molto tempo.




Quando la sera calò sulla cittadina di Ponyville, i pony spensero le luci e si ritirarono nei loro letti. Ma una casa manteneva le luci accese.
Era un cottage posto vicino alla Everfree Forest, con un piccolo fiumicello d'avanti sul quale si passava con un piccolo ponte di legno.
La finestra illuminata dava sul salotto, dove una pegaso dal manto giallo canarino era intenta a scrivere su alcuni fogli sparsi sul tavolo. La criniera era legata in una coda di cavallo all'indietro con un elastico verde scuro, e al collo portava una fascia marrone con la scritta Everfree in giallo.
In tutta la stanza, erano presenti alcuni animali selvatici, intenti a riposare ovunque possibile: Uccellini e passerotti dormivano in alcuni nidi posti tra le travi del soffitto, accanto a pipistrelli a testa in giù. Negli fori del legno si intravedevano le code pelose di alcuni scoiattoli, mentre a terra, circondato da altri animaletti pelosi, riposava davanti al camino Fred, l'orso.
Fluttershy era abituata a quella presenza selvatica in casa sua ormai da anni, e quasi non notava la piccola figura pelosa bianca dalle orecchie lunghe che ronfava sulla sua spalla. Ma notò la figura che la fissava dalle scale.
"Non dovresti dormire signorina?" Disse la pegaso sorridendo.
"Ho fatto un incubo..." Rispose una vocina impaurita.
Fluttershy sostò Angel sul tavolo, facendo attenzione a non svegliarlo, e fece gesto alla piccola di avvicinarsi. "Vieni qui tesoro."
La figurina scese le scale, e avanzò verso la pegaso entrando nella luce del camino. 
Era una puledrina di circa 8 anni, col manto grigio scuro e gli occhi cerulei, con la criniera grigio chiaro, anch'essa tenuta assieme da una coda di cavallo. Indossava un pigiamino verde chiaro a pois gialli.
La piccola si gettò tra gli zoccoli della pegaso, che la strinse e le accarezzò la criniera con dolcezza, mentre la sentiva singhiozzare sulla spalla.
"Stai calma tesoro, ci sono io con te."



La pegaso riportò la puledrina a letto, e con dolcezza le rimboccò le coperte. Ma la piccola ancora tremava.
"Miss Fluttershy... Ho paura..."
La pegaso guardò con tenerezza la creaturina davanti a lei, che da anni le riempiva il cuore di felicità. Ricordò quando era andata all'orfanotrofio, e l'aveva vista triste e sola sulle scale all'entrata. Anche dopo tre anni assieme, continuava a chiamarla Miss Fluttershy. 
Si avvicinò e la strinse con gli zoccoli, e lentamente iniziò a cantare una ninna nanna.


Come stop your crying  It will be all right 
Just take my hand Hold it tight 
I will protect you from all around you 
I will be here Don't you cry 


Si staccò dalla puledrina, e le diede un bacino sulla fronte

For one so small, you seem so strong 
My arms will hold you, keep you safe and warm 
This bond between us Can't be broken 
I will be here Don't you cry 


Mentre cantava, la piccola iniziava lentamente a chiudere gli occhietti. 

Cause you'll be in my heart 
Yes, you'll be in my heart 
From this day on Now and forever more.


Quando vide la puledra dormire sorridendo serenamente, si alzò e uscì dalla stanza cercando di fare meno rumore possibile. Mentre richiudeva la porta, lanciò uno sguardo alla piccola, e sorrise.
"Buonanotte Rose."










Angolo del Sangue Nero

Allora. Posto una piccola nota per rispondere alle recensioni.
Queste interruzioni sulle Mane 6, nonostante si stacchino dalla storia di Kishin, serviranno per la trama totale della storia.
E aggiungo: Questo è la prima long di una trilogia, quindi vi avverto subito che i primi 10 capitoli andranno a rilento e saranno per lo più sulla vita dei pony.
Scusate il disturbo ^^
P.S: La canzone è You'll Be in My Heart

 

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Capitolo 6
*** Luna I ***





"Buonanotte tesoro." Mormorò la principessa lunare, chiudendo la porta della stanza del figlio. La figura di Kishin che la salutava con lo zoccolo sparì dietro il legno, e l'espressione sorridente di Luna svanì.
L'alicorna si voltò, e con passo lento cominciò a percorrere il corridoio con lo sguardo puntato a terra. La testa era affollata di pensieri, e nessuno di essi era positivo.
Ripensava alla risposta del figlio. Nonostante l'avesse mascherata bene, aveva sentito che era fredda e distante. Non era restata accanto a lui durante quel mancamento, nonostante fosse andata nel panico più totale. Una madre tremenda.
Mentre camminava, alzò lo sguardo e fissò una delle vetrate. Quella che la ritraeva nel suo ricordo peggiore: La sua sconfitta come Nightmare Moon.
Quella vetrata le ricordava i secoli passati. Le notti insonni passate a distruggere mobili e tende per la rabbia verso la sorella. La gelosia che le bruciava dentro, osservando come i pony preferissero il giorno luminoso alla sua notte oscura. Il fallimento, quando la sua oscurità prese il comando e si trasformò in quell'orrendo mostro portatore di morte e oscurità che per poco non aveva ucciso sua sorella e sei puledre innocenti, oltre ad aver quasi portato la notte eterna sul mondo.
Ma soprattutto, le ricordava la tremenda discussione avuta con la sorella e con Twilight Sparkle.



"L'ho avvertita mille anni fa. Proveniva da Nightmare Moon."
"C-Come Nightmare Moon?" Disse titubante Twilight abbassando le orecchie. Nonostante fossero passati anni, quella creatura ancora la spaventava.
"A questo mondo esistono delle creature i cui poteri non sono di origine normale. Certe creature possiedono poteri unici che a molti sembrano divini. Noi alicorni ne siamo un esempio." Disse Celestia facendosi avanti.
"Tu non puoi conoscerla, perché quando la... Mi incontrasti la prima volta, non avevi ancora i sensi sviluppati di un alicorno. E quando ci fu l'incidente delle piante, quello era un semplice riflesso del passato." Aggiunse Luna, leggermente titubante al cambio di soggetto.
"Ma non capisco. Questa Energia Divina non avrei dovuto avvertirla da Celestia o da te quando mi trasformai in alicorno?"
"Ti eri già abituata alla nostra presenza, soprattutto a quella di mia sorella che ti ha cresciuto per anni."
Twilight rifletté qualche secondo sulla risposta della principessa della notte. Poi annuì.
"In ogni caso non capisco. Cosa c'entra questo con Kishin?"
Le tre si fissarono a vicenda, sperando che qualcuno desse una risposta. Ma nessuno parlò.
"Non lo so Twilight. So solo che quando Kishin è caduto a terra, per un breve istante ho avuto la stessa sensazione di quando ero quel mostro..." Mormorò Luna, tenendosi uno zoccolo che aveva iniziato a tremare. Una sensazione di morbidezza si diffuse sulla schiena, e l'alicorna vide la sorella con un'ala aperta per coprirla, e le sorrise leggermente meno scossa.
Fu Twilight a far scomparire il sorriso dalle labbra della principessa notturna, con una singola domanda.
"Che dobbiamo fare?"
La mente di Luna andò nel panico per una delle possibili risposte che poteva dare la sorella, e la fissò con la paura negli occhi.
"Dobbiamo evitare qualunque minaccia che possa colpire Equestria."
Luna si staccò dall'abbraccio alare della sorella, fissandola con un misto tra rabbia e terrore.
"Non vorrai metterlo in una segreta vero?" Disse a voce alta l'alicorna. Era più un accusa che una domanda.
"Luna..."
"Oppure trasformarlo in pietra! O spedire anche lui sulla luna! O MANDARLO NEL TART-" 
Le parole furono spezzate da un'improvviso colpo alla testa. Celestia l'aveva colpita alla testa con lo zoccolo. Non con forza ma abbastanza da farla smettere.
"Non volevo dire quello sorella! Volevo dire di tenerlo sotto controllo, per accertarsi non sia stato un errore."
Luna fissò la sorella con le orecchie abbassate per la vergogna. Era felice che era solo un controllo continuo per il figlio, ma si sentiva un verme per aver lanciato una simile sfuriata.
"Scusami Celestia..."
Il bianco le riempì la visuale, quando la sorella la strinse in un abbraccio carico d'amore fraterno. La principessa della notte seppellì il muso nel pelo della sorella, piangendo in un pianto liberatorio.
"Scusami... E' solo che non voglio perderlo... Non voglio perdere ne lui ne Roxy..." Disse con suoni soffocati dal pelo e dai pianti.
"Sei una madre che si preoccupa del figlio. Se fosse successo a Giuly avrei fatto lo stesso. E forse di peggio." Rispose sorridendo la principessa del sole.
Le due rimasero abbracciate per qualche minuto, con Twilight che le fissava restando fuori dal contesto. 



Luna era rimasta a parlare assieme alla sorella e a Twilight per qualche ora. Dovevano discutere, oltre che del metodo di sorveglianza per il figlio, anche dell'organizzazione del Gran Galà Galoppante, che sarebbe giunto tra un mese esatto.
Era un evento molto importante. Quest'anno, oltre ai governanti dell'Impero di Cristallo e del Regno dei Flutterling, sarebbero giunti anche il Ministro dei grifoni e il Capoguerra dei minotauri. E inutile dirlo, la tensione politica che era giunta a Canterlot era enorme.
La principessa riprese a camminare lungo il corridoio con passo rapido, uscendo al primo balcone trovato. Osservò la città immersa nella sua notte e nel silenzio, interrotto da qualche cicala che cantava. Sorrise, sentendo l'aria fresca accarezzargli il pelo. Poi con un salto si buttò nel vuoto.
Precipitò per alcuni secondi, nei quali sentì il vento freddo colpirgli il muso con violenza. Il suolo si avvicinava sempre di più. 
Cinquanta zoccoli.
Trenta zoccoli.
Venti zoccoli.
Quindici.
Dieci.
La principessa spalancò le ali di colpo, risollevandosi in aria sfiorando la pietra a terra di pochi centimetri. Con un  paio di battiti si ritrovò a volteggiare tra le torri del castello, e con altri due fu circondata dalle nuvole. Il vento gelido soffiava tra le piume, mentre le nubi candide le accarezzavano il pelo quando le sfiorava. Quanto amava la sua stupenda, fredda e meravigliosa notte.




In una camera totalmente oscura e al buio, il vociare di due giumente era l'unico suono presente. La natura dei versi e dei gemiti tradiva di molto la natura di quello che stavano facendo.
"Ehy Applebloom! Com-?" Urlò Luna entrando nella camera dalla porta di legno, ma quando la luce dietro di lei illuminò l'interno, rimase di sasso. Sperava di fare una sorpresa alla sua cara amica mandriana, ma questo era... Inaspettato.
Stese sul letto, stavano due giumente nascoste da un lenzuolo da cui sbucavano solo due teste. La prima aveva i capelli rosso fuoco arruffati, il manto giallo scuro e gli occhi arancioni, mentre la seconda aveva i capelli viola con lunghe ciocche bianche, col manto rosa e gli occhi azzurri. Ma mentre la prima era completamente rossa in volto e fissava la principessa come un ladro preso con gli zoccoli nel sacco, la seconda aveva uno sguardo più... voglioso.
"Dai Applebloom, continuiamo." Disse la rosa stringendosi all'altra, facendola diventare ancora più rossa di quanto fosse prima.  Anche Luna che le fissava aveva il muso colorato da una sfumatura profonda di rosso, consapevole di aver interrotto un momento intimo.
"Ehm, Applebloom? Puoi venire un secondo?" Chiese la principessa cercando di non osservare le due, imbarazzata dalla situazione.
"Certo Luna..." Disse la giumenta baciando la compagna, per poi staccarsi e seguire la principessa fuori dalla stanza. Si ritrovarono in uno spazio bianco pieno di porte di legno, ma entrambe guardavano a terra rosse.
"Quindi... Vedo che stavi facendo un bel sogno..." Mormorò l'alicorna ridacchiando nervosamente.
"In effetti..." Mormorò la mandriana imbarazzata.
"Quella non era la tua amica Diamont Tiara?"
"Si... Diciamo che è da circa un anno che ci frequentiamo... E quasi ogni sera vado a casa sua...."
"Oh... Quindi anche ora... Sei a casa sua?
"Si...."
Le due rimasero in silenzio qualche minuto. Luna non se l'aspettava. La sua età millenaria le faceva vedere tutti quanti come puledrini ancora piccoli, nonostante Applebloom avesse ormai ventisette anni.
"Beh, congratulazioni." 
"Grazie Luna."
La giumenta abbracciò l'alicorna, che ricambiò coprendole la schiena con le ali. Prima di avere i suoi due bellissimi bambini, Luna considerava lei e le sue amiche i pony che più amava dopo la sorella.
"Torna pure dalla tua compagna. Mi sembra che le manchi." Ridacchiò Luna, e Applebloom divenne rossa fino alle orecchie. Fece dietrofront, e tornò nel suo sogno chiudendosi la porta dietro.
Luna si mise alla ricerca dei sogni delle altre due giumente, non prima di apportare un adeguato sistema di insonorizzazione.




Dopo alcuni minuti di ricerca, finalmente trovò la porta del sogno della sorella minore di Rarity: Sweetie Belle. Ma per evitare altri 'incidenti privati' decise di bussare stavolta.
"Chi è?" Chiese una voce dall'altro lato.
"Sono io, Princess Luna."
"Ah, entra pure."
L'alicorna non se lo fece ripetere, e lentamente spalancò la porta, entrando nel sogno.
Si ritrovò su un vasto palco, d'innanzi a un folla di pony che esultavano illuminando i corni o reggendo tra gli zoccoli delle candele accese. Accanto a lei stava una giumenta dal manto bianco latte, con un'elegante criniera viola con ciocche rosee. Indossava una lunga veste nera lunga che strisciava a terra, con un velo legato allo zoccolo anteriore con un bracciale d'oro. A quanto sembrava stava cantando prima che Luna la interrompesse.
"Ciao Luna! Come stai?" Chiese Sweetie Belle eccitata dalla visita, andandole incontro e abbracciandola.
"Molto bene Sweetie. Sono passata per salutarvi. E' da tanto che non ci vediamo."
"Vero." Sorrise la giumenta.
"A quanto vedo, anche tu stai facendo un bel sogno." Disse la principessa indicando la folla di pony schiamazzanti, che urlavano il nome della puledra. "E vedo che hai preso anche qualche caratteristiche da parte di tua sorella."
"Eh eh.. Già." Ridacchiò Sweetie Belle, mentre il muso si colorava di rosso.
Intanto la folla continuava a chiamare la puledra a gran voce. Luna lo notò, e fece un paio di passi indietro.
"Vedo che i tuoi fan ti chiamano a gran voce. Meglio se vai a soddisfare le loro orecchie."
"Giusto. E' stato bello vederti Luna." Disse abbracciando la principessa, che ricambiò la stretta con le ali. 
Mentre usciva da sogno, Luna fu accompagnata dalla voce melodiosa dell'amica. Era una canzone che conosceva. Parlava della forza di volontà con la quale si superano le difficoltà. Era una canzone che le piaceva. Probabilmente perché lei non era così.




"Levati dagli zoccoli femminuccia!" Urlò una voce scorbutica, e Scootaloo sentì un colpo improvviso dalla sinistra, che per poco le fece perdere il controllo dello scooter. Fortunatamente riprese il controllo subito, e guardò il suo aggressore.
Era un pegaso poco più basso di lei, infilato a forza in una tuta rosso acceso che gli stava stretta. Lo scooter era giallo chiaro, decorato con fiamme rosse ai lati e ruote verdi fosforescenti. Il classico pallone gonfiato.
"Femminuccia sarai tu Mark!" Urlò Scoots voltando il manubrio, spingendo a sua volta lo scooter contro l'avversario, che al contrario di lei non ebbe la fortuna di rimettersi in sesto, e finì per sbattere contro dei covoni di paglia.
"Yu-uhh! Sono la migliore!" Urlò la pegaso, spingendo le ali alla massima velocità. Il suo scooter rosso accesso lasciò dietro di lei una scia dello stesso colore, assieme a quella delle due decorazioni azzurre a forma di fulmine.
Guardandosi dietro, Scootaloo notò altri due pegasi cercare di raggiungerla, e vedendo la linea del traguardo farsi sempre più vicina, si diede un ultimo sprint per raggiungerla prima degli altri. 
Una tromba suonò nello stadio e la folla esultò, quando la pegaso arancione tagliò il traguardo arrivando prima. Coriandoli caddero dal cielo, e Scoots fermò il mezzo, salutando i pony eccitata e felice. Quasi le vennero le lacrime quando vide un gruppo di pegasi in tuta bianca portarle la coppa dorata.
Improvvisamente la scena si bloccò. Tutti rimasero fermi come statue. Perfino i coriandoli restavano in aria, immobili. Bloccati nel tempo. L'unica cosa che si muoveva era una figura regale che Scoots conosceva bene.
"Luna!" Urlò la pegaso correndo verso la principessa della notte, abbracciandola. 
"Vedo che sogni ancora di vincere la coppa di scooter per la.. terza volta?"
"Quinta. Il torneo del prossimo mese sarà la quinta volta di seguito che vincerò." 
"Mi sembri sicura di te." Osservò la principessa. "Non cambi mai."
"Dovrei?" Rispose la pegaso, ed entrambe scoppiarono in una fragorosa risata. Era bello per entrambe passare un momento assieme, senza problemi legati alla politica e allo sport.
"Allora, come va con Orion?" Chiese Luna con un sorrisetto che fece arrossire la pegaso fino alle orecchie.
"Ehm, si. Molto bene." Mormorò lei imbarazzata, muovendo lo zoccolo a terra in circolo.
"Beh, ti lascio con la tua vittoria." Disse la principessa abbracciandola con le ali. "Ci vediamo presto."
"Ci vediamo Luna." 




Luna passeggiò nel corridoio bianco, pensando a dove poteva andare a dare una sbirciata. Sapeva che non era un comportamento regale, ma le piaceva troppo scoprire i sogni dei suoi cittadini, e magari aiutarli. 
Aiutare. Era l'unica cosa che le faceva dimenticare il suo passato e i suoi errori. I suoi ricordi migliori, oltre a quelli dei suoi figli, erano i sorrisi sinceri dei puledrini quando risolvevano un problema grazie al suo aiuto.




 

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Capitolo 7
*** Twilight I ***




Una forte luce viola illuminò il prato d'innanzi al castello di cristallo. Tra l'erba verde scura si tracciò un sigillo luminoso recante al centro una stella a sei punte, circondata da un intricata ragnatela di simboli arcani.
Una colonna di luce si alzò dal sigillo per alcuni zoccoli di altezza, illuminando le mura del castello con sfumature azzurro mare e lavanda. In essa si iniziò a delineare la figura violacea di Twilight Sparkle.
La luce si ridusse lentamente, svanendo mentre le ombre si allungavano verso l'alicorna, facendo tornare il prato nell'oscurità. La principessa ansimò con la testa abbassata, con il sudore che le imperlava la fronte. Teletrasportarsi da Canterlot a Ponyville, nonostante fosse abituata a farlo, ogni volta la stancava un po', soprattutto se era stata una giornata piena di discussioni come quella. Ora aveva solo voglia di riposarsi nel suo letto accanto a suo marito.
Due guardie in armatura lavanda chinarono il capo quando l'alicorna salì i gradini, salutandola con il titolo nobiliare che le spettava, Principessa. Twilight rispose con un semplice cenno del capo. Aveva rinunciato da anni a volersi far chiamare con il suo nome, ma ancora quel titolo le dava fastidio.
L'interno era fresco, più dell'esterno nonostante mancassero due rintocchi alla mezzanotte. L'estate avrebbe raggiunto il suo apice a meno di un mese, ma grazie al cristallo incantato di cui era formato il castello all'interno c'era sempre un clima cordiale e sereno, che fuori ci fosse tempesta, calura o gelo.
La principessa dell'amicizia salì le scale di cristallo che portavano alle sue stanze a passi lenti, ancora stanca dalla giornata dura. Dopo aver discusso con Princess Celestia e Princess Luna del figlio di quest'ultima, aveva passato buona parte della serata a cercare informazioni su questa strana Energia Divina che la principessa della Luna aveva detto permeare alcune creature. 
Ma non aveva trovato niente. Le uniche citazioni a una simile energia si erano riscontrate solo in due casi in particolare.
Il primo caso era quello dello spirito del caos, Discord. Quell'antica creatura un tempo governava Equestria attraverso i suoi poteri del caos e del disordine, prima che le principesse lo sconfiggessero con gli elementi dell'armonia. Ma secondo Celestia, l'aura caotica che possedeva questo essere malefico aveva in comune poco o niente in confronto a quella di Nightmare Moon.
Il secondo caso, invece,risaliva a un tempo ancora più antico. Quando le tre tribù non si erano ancora unite e i Wendigo li tormentavano con tempeste di neve nutrendosi dell'odio reciproco che scaturiva nei pony per il razzismo presente allora. Secondo alcune lettere di Starswill il Barbuto, quegli esseri possedevano un'aura diversa da quella di altre creature, descrivendola similmente a come Luna e Celestia avevano dipinto quella di Nightmare Moon.
Ma nonostante questo, Twilight non trovava alcun nesso tra quelle entità, il lato oscuro di Luna e l'aura negativa di Kishin. Riteneva che una parte dell'oscurità della principessa potesse essere passata al figlio quando era nato, ma le due avevano subito scartato quell'eventualità. Non sapeva perché avessero negato senza nemmeno un controllo, ma si fidava della parola delle principesse. Ora voleva solo riposarsi e dimenticare per un po' quelle domande senza risposta.
Prima di andare a coricarsi, Twilight vide la porta della stanza della figlia leggermente aperta. Le venne in mente che erano quasi dodici ore che non la sentiva vicino, e aveva voglia di rivederla. Entrò lentamente, avvicinandosi al letto in punta di zoccolo. Sotto le coperte un piccolo rigonfiamento si alzava e abbassava a ritmo lento, mentre un ciuffo nero e bianco spuntava dalle lenzuola.
L'alicorna si avvicinò alla figlia, sorridendo alla vista del musetto che faceva capolino tra le coperte. Il corno sulla fronte sbucava dalla criniera nera, ondeggiando a tempo di respiro, mentre la piccola sorrideva serenamente. Ogni volta che la osservava dormire, a Twilight le si scioglieva il cuore pensando di aver generato una vita così bella.
Diede un bacio sulla fronte alla puledrina e con passo delicato tornò alla porta. Mentre camminava lo sguardo si spostò casualmente sul telescopio accanto alla finestra. La piccola Andromeda adorava osservare le stelle, e la sua camera era tappezzata di disegni e fotografie del cielo stellato di Equestria. Il soffitto era stato addirittura dipinto e incantato da Princess Luna in modo che sembrasse il vero cielo notturno.
Ancora ricordava come la figlia avesse scoperto la sua passione per il cosmo infinito e così anche il suo cutiemark. La piccola all'epoca aveva quattro anni e Twilight era intenta a leggere un libro di astrologia. Un improvvisa chiamata da parte di Rarity l'aveva fatta correre alla sua boutique, lasciando la puledrina sotto controllo delle guardie per circa due ore.
Quando era tornata aveva trovato la piccola intenta a leggere il libro da lei lasciato aperto, osservando incantata le figure e con un cutiemark sul fianco: Una galassia a due braccia dorata. Era rimasta talmente presa dalla lettura che non l'aveva nemmeno notato, al contrario di Twilight, che si era commossa nel vedere il simbolo.


L'alicorna uscì dalla camera, dirigendosi poi verso le sue stanze. Nei corridoi del castello il silenzio era sovrano, interrotto solo dal lieve suono dei suoi passi e dal crepitio delle fiamme delle torce alle pareti, la cui luce si rifletteva sul cristallo creando strane mescolanze di rosso, viola e azzurro.
Entrò in camera sua con lentezza, cercando di fare il meno rumore possibile. Camminò verso il letto a passi calcolati e delicati, osservando la sagoma che si alzava e abbassava lentamente sotto le coperte blu scuro. Con delicatezza si tolse la tiara dorata, poggiandola sul comodino, e si infilò sotto la coltre.
Si avvicinò al compagno dormiente, abbracciandolo, godendosi il calore del suo corpo vicino al proprio. In cambio, inaspettato, ma ben apprezzato, ricevette un bacio sul muso che la fece sorridere.
"Non stavi dormendo?" Chiese lei.
"Non dormo senza di te, lo sai."
Twilight sorrise e ricambiò baciandolo amorevolmente sulle labbra, assaporando finalmente il compagno che le era mancato tutto il giorno. Lo stallone aveva il manto marroncino sbiadito, con la criniera verde scuro e acquamarina, e due splendidi occhi verde oliva. Twilight adorava quegli occhi.
"Mi sei mancato oggi..." Mormorò lei accarezzandogli la criniera con lo zoccolo e avvicinandosi a lui, lasciandosi stringere dalle zampe del marito. Si sentiva al sicuro quando la abbracciava, dimenticava ogni problema.
"Anche tu. Oggi io e Fluttershy siamo scesi in piazza con tutto il gruppo Everfree per protestare." Disse il suo compagno, Timber Spruce.
"E come è andata?"
"Come sempre la situazione resta in stallo. Io e ShyShy proviamo a convincere i pony di quanto Greed sia malvagio e voglia solo riempirsi le tasche, ma in molti si lasciano convincere dalla promessa di guadagno e di sicurezza." Rispose con voce triste. Quella situazione che durava da ormai tre mesi lo stava seriamente sfibrando.
Twilight avvertì cosa sentiva il compagno, e per questo si strinse ancora di più a lui per confortarlo.
"Temo cosa accadrà quando Major Mane se ne andrà. Greed tenterà di farsi eleggere, e se ciò accadesse le conseguenze sarebbero terribili."
"Se accadesse posso chiedere a Pinkie Pie di farlo sparire." Disse scherzosa l'alicorna, facendo sorridere il pony.
"L'ho vista oggi sai? Era tra la folla assieme a Cheese e ai bambini. Facevano il tifo per noi."
"Davvero?" Chiese sorpresa, ma non troppo. Pinkie era sempre presente a qualsiasi raduno in piazza.
"Già. Ma c'erano anche Rarity e Zygop." Disse Timber seccato. Twilight si rattristò un poco. Da quando avevano avuto quella discussione su Greed e le sue idee l'anno scorso,  suo marito, Fluttershy e Applejack non avevano più buoni rapporti con Rarity. Solo lei, Rainbow Dash e Pinkie Pie ci parlavano ancora.
Quella era una discussione su cui nessuno dei due aveva né la voglia né la pazienza di parlare.
"Tu invece? Com'è andata a Canterlot?" Chiese Timber cambiando discorso per evitare litigi inutili.
"E' stata una giornata... Particolare." Disse Twilight, che cominciò a raccontare al marito lo strano evento accaduto al figlio di Luna, la discussione con le principesse e le ore passate a cercare informazioni sull'Energia Divina. Timber la ascoltò con attenzione, come lei aveva fatto con lui. 
"Ma piuttosto... Com'è andata la partita?"
A quelle parole, Twilight arrossì e sorrise nervosamente, mentre il sudore iniziava a imperlarle la fronte. Timber conosceva quell'espressione, e sapeva come prenderla.
"Quanto hai perso stavolta?"
"Ehm..."
"Twilight." Disse Timber con un sospiro, segno che era abituato a questa discussione.
"Cinquecento Kisos..."
Il marito la guardò severamente.
"Avevo un Full d'assi Timber. Un Full d'Assi! Che ne sapevo che quel maledetto aveva un Poker!?" Si difese allora la principessa dell'Amicizia a quella muta predica.
Il pony rimase ad ascoltare la moglie lamentarsi dell'avversario che l'aveva battuta, lasciandola sfogare come faceva ogni volta che perdeva. Conosceva il suo piccolo problema col gioco d'azzardo, e sapeva che era meglio farle sbollire la rabbia. Quando notò che il tono delle esclamazioni si era ridotto, la strinse con gli zoccoli, e lei si calmò. In fin dei conti, l'amava troppo per potersi arrabbiare davvero con lei.
"Scusa... Ho un problema lo so..."
"Non preoccuparti. I fondi non ti mancano di certo." 
Dopotutto, vivevano in un immenso castello di cristallo, di cui una semplice sedia poteva valere più di una casa.
"Lo so, ma è comunque un problema." Brontolò lei, nascondendo il viso sul petto del consorte
"Shhh. Riposati mia dolce principessa." Mormorò Timber alzandole il viso delicatamente e baciandola, venendo ricambiato con tanto di passione. Twilight adorava quello stallone che sapeva come e quando confortarla. Ricordava ancora come si erano conosciuti.


Era successo circa dieci anni prima. 
Era andata in visita al cottage di Fluttershy per aiutarla a organizzare un gruppo che la pegaso intendeva creare: Si trattava di un'associazione ecologica ideata per difendere gli animali maltrattati e assieme a lei aveva trovato altri due pony.
Erano due fratelli. La minore era una pony giocosa, sempre sorridente e amante della natura. 
Quando Twilight aveva visto il ragazzo, subito la faccia era diventata improvvisamente calda e il muso le aveva preso a pizzicare. Si era seduta accanto allo stallone, che si presentò col nome di Timber Spruce, mentre la sorella come Gloriosa Daisy.
Per tutta la durata della discussione, Fluttershy e i due fratelli avevano parlato dei loro progetti, ma la principessa dell'amicizia era rimasta totalmente concentrata sullo stallone accanto a lei. Aveva sentito il viso andarle in fiamme, mentre lo stomaco le era sembrato in ipertensione. 
Non aveva mai provato certe sensazioni per qualcuno, nemmeno per quella guardia dalla criniera blu con la quale era uscita per qualche tempo, ma che poco dopo era sparita misteriosamente dalla circolazione. Stavolta aveva percepito qualcosa di più profondo di una semplice cotta. Dopo l'incontro, nel quale Twilight tra l'altro aveva capito poco o niente, aveva chiesto a Fluttershy di essere chiamata a ogni possibile discussione i cui ci fosse Timber. 
Dopo circa un mese fitto di incontri nei quali era rimasta ferma a fissare incantata il naturalista, la principessa si era decisa a chiedere al pony di uscire a bere una tazza di caffè. E da allora continuarono a vedersi ogni domenica. Parlavano del più e del meno, di cose serie e divertenti, dei loro sogni e dei loro incubi. Infine, dopo altri tre mesi di appuntamenti vari, l'alicorna aveva chiesto a Timber di entrare nel castello per ripararsi da un improvviso temporale.
La mattina dopo, i due erano usciti col sole che illuminava le prime margherite del prato, col venticello che accarezzava il manto, e legati l'uno all'altra per sempre.


Twilight dimenticò tutti i problemi e le discussioni della giornata. Sorrise, ripensando ai giorni meravigliosi che le avevano donato l'amore della sua vita, e si strinse al suo compagno sussurrandogli parole dolci all'orecchio e svanendo in un sonno sereno.








Angolo Rainbow Dash
RD: Secondo voi chi ha causato quel temporale? *occhiali da sole*
Kishin: E secondo voi, chi ha fatto sparire Flash? 
*Si danno lo zoccolo*

Ma mentre i pony riposano felici, qualcosa nell'ombra si muove.




 

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Capitolo 8
*** Chrysalis I ***







Le Smokey Mountains. 
Un nome perfetto per quelle vette di pietra scura coperte da un perenne velo grigio. Decine di crepe costellavano le pareti e i sentieri, piccole come ramoscelli d'ulivo o grandi come una casa, da cui emergevano costantemente fumi scuri simili a serpi che strisciavano sinuosi verso l'alto unendosi alla  cappa che circondava le vette.
Un tempo, secondo alcune leggende, quella era stata la tana di un clan ribelle di draghi rossi fuggiti al controllo del Dragonlord e nascostisi dalla sua furia. Ma all'interno era scoppiata un'aspra battaglia tra i due figli del capobranco, appena deceduto, in lotta per il posto di leader. Lo scontro di fiamme colpì una vena di carbone sotterranea, incendiandola e trasformando le grotte in un inferno troppo caldo anche per un drago. Ancora oggi continua ad ardere sollevando lo scuro fumo che da nome alle montagne. 
Al centro di questa catena, alla base del Picco Nero, la montagna più alta del gruppo, si stendeva per alcune centinaia di metri una pianura di roccia spianata, desolata e spoglia da qualunque pianta o arbusto. Alla fine di questa valle di solitudine e polvere, il muro di pietra scura del Picco Nero interrompeva la pianura innalzandosi quasi verticalmente e sparendo nella nebbia. Addossata alla parete si stagliava la figura di un castello.
Tre paia di mura di pietra emergevano dalla parete unendosi a formare altrettanti semicerchi l'uno dentro l'altro. Dove le mura si congiungevano tra di loro tre grossi portali di legno scuro sbarravano la strada a chiunque, con battenti di bronzo stretti nella morsa di bestie corrose dal tempo che fissavano il nulla assieme a statue equine dagli occhi vuoti simili a quelli di un teschio.
Le prime due cerchia di mura erano vuote, con solo qualche rudere di legno ormai marcio a interrompere la monocromia di grigio cenere che era il terreno. Invece la cerchia più interna, la più alta delle tre, era unita a un palazzo anch'esso posizionato a ridosso della parete della montagna. Torri nere si innalzavano al cielo, alte e contorte. Le finestre erano abissi scuri, orbite vuote e silenti. Eccetto una.
Nel torrione più alto della fortezza una finestra era illuminata di verde. Un camino ardente di fiamme smeraldo lanciava attorno a sé una luce malevola mentre le ombre sembravano danzare sulle pareti al crepitare del fuoco. Una figura fissava il focolare seduta a una sedia. Un bicchiere di vino stretto nello zoccolo nero e forato. 
Queen Chrysalis era immersa nei suoi pensieri. Gli occhi verdi felini fissavano il fuoco danzare, seminascosti dalla criniera cadente e piena di fori, simile all'acqua salmastra. Dal capo emergeva un lungo corno nero e contorto. 
I suoi pensieri andavano a ricordi passati: 
Invasioni e conquiste di centinaia di città Equestri, Grifoniche e di altre cento nazioni. Strade e cieli coperte da migliaia di corpi neri ronzanti con occhi cerulei e le zanne messe in mostra in sadici sorrisi. Interi villaggi e metropoli disseminati di abitanti riversi a terra ridotti a vegetali dai corpi simili a scheletri, tutto l'amore succhiato via da mostri affamati.
La mente corse all'invasione di Canterlot. Aveva imprigionato la principessa dell'amore nelle antiche caverne di cristallo prendendone il posto e ipnotizzando il suo amato maritino. Ricordava ancora come quell'amore fosse potente, tanto potente che era riuscita a sconfiggere Princess Celestia in duello. Sembrava una grande vittoria, tutto sembrava perfetto. La principessa era sconfitta e rinchiusa in un bozzolo, lo scudo difensivo era caduto e il suo esercito aveva preso la città. 
La regina ebbe una smorfia di rabbia.
Ma per colpa di quella stupida studentessa di Celestia e della principessa dell'amore, lei e la sua gente vennero scacciati dalla città. Metà dei suoi soldati erano morti nella caduta, e lei dovette recuperare i sopravvissuti e dare le onoranze ai morti. Era tornata nell'alveare, per curare le ferite e progettare la vendetta.
E quella si che fu una vendetta! Tutti i pony più potenti di Equestria erano stati catturati e condotti nel suo regno. Era seduta sul suo trono di pietra oscura mentre le sue guardie stavano trascinando la neo-principessa dell'amicizia appena catturata davanti a lei. Aveva in mente un trattamento speciale per lei, ma prima che potesse attuare la sua vendetta era giunta la sua studentessa assieme al traditore e all'unicorna prestigiatrice.
Avevano raggiunto l'Alveare, erano entrati superando le guardie e penetrando nelle sue stanze. Nonostante avesse catturato l'illusionista, i due rimasti l'avevano raggiunta. Avevano tentato di convincerla a fare amicizia coi pony, abbassarsi al loro livello. I predatori non fanno amicizia con le prede.
Gli invasori erano entrambi ai suoi piedi, completamente alla sua mercé. Era in procinto di punire il changeling, ma i suoi sudditi la tradirono. Si unirono a Thorax e si trasformarono assieme a lui in quelle Cose carine e colorate. Disgustose! Per colpa loro aveva perso il suo trono, era stata cacciata dalla sua casa e derubata del suo titolo.
Chrysalis prese un lungo sorso del liquido cremisi, il sapore dell'uva e delle ciliegie scivolò lungo la gola e la regina lo gustò con piacere. La mente si distese quasi all'istante e un sorriso compiaciuto apparve sul muso chitinoso. Il vino era sempre stata una delle poche cose create dalle Prede che amava. Distendeva i sensi e calmava i nervi, oltre ad avere un sapore incredibilmente simile all'amore.
La regina osservò il bicchiere, ormai quasi vuoto, in controluce, esaminando lo strano gioco di colori tra verde e porpora che luce, vetro e liquore creavano. I pony pensavano che lei, la regina dei changelings, fosse stata sconfitta e fosse sparita per sempre dalle loro stupide vite. Ma si sbagliavano.
Aveva costruito una nuova base e creato nuove generazioni di changelings, che nel corso degli anni si erano moltiplicate sempre di più. La fortezza in cui abitava all'esterno poteva sembrare vuota e disabitata, ma la realtà non poteva essere più diversa. L'intero Picco nero era stato scavato e le gallerie al suo interno erano piene di centinaia di changeling a lei fedeli. Era stata cacciata, ma era sopravvissuta. Ed era piena di odio.





Una pallida luce verde acido si diffondeva nella galleria scura, proveniente da alcuni baccelli luminosi attaccati al soffitto. Le pareti erano coperte da una sostanza nera simile a chitina, al tocco appiccicosa e calda. Dalle profondità del tunnel provenivano ronzii e sibili animaleschi. Chrysalis sorrise: Amava quei suoni, gli stessi che gettavano nel panico ogni Preda che avesse la sfortuna di udirli. 
La regina sbucò in un'ampia grotta illuminata da un'intensa luce proveniente dall'alto: un enorme globo gelatinoso più grande di lei stessa pendeva dall'alto, collegato al soffitto da grossi tendini vischiosi. Addossato alla parete stava un trono di roccia verdognola aperto a ventaglio con punte affilate e costellato di fori. Era una semplice riproduzione malfatta del suo precedente trono di pietra oscura. Accanto stava un piedistallo con una teca di cristallo contenente una piccola corona nera a quattro punte con gemme rotonde.
Quella era la corona che aveva portato per più di cinquecento anni, da quando l'aveva sottratta a un sovrano dei pegaso, corrompendola in una forma più adatta a lei. L'aveva sempre indossata, ma ora erano vent'anni che il copricapo riposava su quel piedistallo. 
Con uno sguardo carico di rabbia accarezzò la teca, lo zoccolo che tremava leggermente. Sognava il giorno in cui avrebbe riconquistato la sua terra, sconfitto i suoi nemici e schiacciato la testa dell'impostore e traditore sotto lo zoccolo. Solo allora avrebbe rimesso in testa la corona.
"Mia regina!"
Chrysalis si voltò osservando il suo fidato servitore. Lord Ysop era il comandante dei changeling droni, la casta adibita principalmente alla costruzione e al mantenimento dell'alveare. Al contrario dei suoi simili, possedeva un guscio verde scuro sulla schiena e gli occhi erano verde palude anziché azzurri. 
"Lord Ysop. Come procedono le nidiate?" 
"Sono più prolifere che mai, mia regina." Rispose il drone. Aveva una cadenza militare e un tono rispettoso nel parlare.
"Voglio vederle."
"Certo mia regina."





Il nido dell'alveare era illuminato dai medesimi baccelli luminosi sparsi ovunque. L'ambiente era estremamente caldo e umido, adatto a favorire la crescita delle uova. 
Le uova.
Piccole sfere verde smeraldo gelatinose e viscide, con all'interno una vaga figura scura che galleggiava nel liquido. Chrysalis osservava sorridendo le quattro dozzine di changeling non ancora nati. Amava la vista delle uova, non solo per i nuovi membri che avrebbero ingrossato il suo esercito, ma in esse vedeva la sopravvivenza della sua razza. 
Al centro del nido, seduta e intenta ad accarezzare le uova, stava una figura simile a Chrysalis. Era più alta di un comune drone, ma non quanto la regina. Una criniera verde scuro legata in una coda di cavallo le accarezzava il collo, mentre occhi smeraldo fissavano con dolcezza le sfere gelatinose. Un corno a forma di saetta spuntava dalla fronte.
"Salve madre." Disse la changeling con un cenno del capo.
"Salve piccola mia." Rispose la regina dando un bacio sulla fronte alla figlia.
Caelyph era l'unica figlia diretta di Chrysalis. La regina dei changelings poteva deporre un solo uovo ogni cento anni, e da esso nascevano le figlie, le vere madri dell'alveare. Non possedevano ali e passavano tutta la loro vita a generare uova e accudirle fino alla schiusa. Potevano deporne quasi cinquanta ogni mese che nel giro di un anno sarebbero diventati changeling adulti. Era grazie a loro che l'Alveare sopravviveva indipendentemente dalle avversità.
"Sono magnifiche." Esclamò Chrysalis accarezzando le uova mostrando un sorriso sincero, nonostante le grosse zanne. 
"Già, magnifiche." Aggiunse Caelyph. 
Una delle uova cominciò a tremolare, il piccolo essere scuro si scuoteva all'interno della sfera gelatinosa ed entrambe le changeling presenti osservavano la scena con un sorriso sui loro musi. Lord Ysop restava sul posto con la sua solita espressione severa.
Una figura iniziò a emergere dall'uovo. Prima un piccolo corno nero ricurvo spuntò dalla massa verde, seguito poi una minuscola testa dai lineamenti affilati. Piccoli occhi cerulei fissarono curiosi l'ambiente circostante, mentre una lingua rossa sbucò dalla bocca zannuta assieme a un sinistro sibilo simile a quello di una serpe. Un'altra creatura sarebbe rimasta disgustata e spaventata da un essere simile. Chrysalis invece vedeva la cosa più bella di questo mondo.
Un alone verde malaticcio illuminò il corno contorto della regina, e una luce del medesimo colore circondò il neonato, staccandolo dall'uovo. Il corpo sembrava simile a quello di un bruco, bianco e coperto di fori da cui si vedeva il carapace che si sviluppava. Chrysalis avvicinò lo zoccolo alla creaturina che sibilava, accarezzandone il capo dolcemente. Era poco più grande di un una palla da tennis.
"Sei affamato, vero piccolino?" Disse, più come un'affermazione che come una vera domanda, osservando il neonato che continuava a sibilare con la lingua di fuori in cerca di cibo. Chrysalis illuminò il corno da cui partì una scia verde che si infilò nella bocca del piccolo, che si leccò le minuscole zanne momentaneamente sazio.
"Madre non affaticarti, ci penso io." Disse Caelyph prendendo il neonato con la magia e posandolo tra i propri zoccoli. "Vai pure a mangiare."
Chrysalis annuì. Le sarebbe piaciuto stare accanto alla figlia e alle uova non ancora schiuse, ma erano giorni che non mangiava e ora che aveva dato le ultime gocce d'amore al piccolo avvertiva un certo languorino.
"A domani Caelyph." Disse Chrysalis avvicinandosi alla figlia e abbracciandola con dolcezza.
"A domani madre." Rispose Caelyph ricambiando l'abbraccio con uno zoccolo. Dopo pochi secondi la regina si staccò e si diresse verso il tunnel dal quale era arrivata, lo sguardo rattristato della figlia che la seguiva, prima che ella tornasse ad accudire il neonato.





I magazzini erano di certo le sale più frequentate dell'alveare. Dozzine di droni ronzavano a mezz'aria o strisciavano sui muri come uno sciame di insetti, le bocche tese verso i bozzoli appiccicati al soffitto e alle pareti. I pony al loro interno gemevano mentre i mostri si nutrivano del loro amore.
Ogni comportamento selvaggio fu abbandonato dalla massa di creature quando la regina passò tra loro, sostituito in pochi attimi da inchini e frasi di fedeltà alla sovrana.
"Mia regina." Disse un drone facendosi avanti e poggiando lo zoccolo forato sul petto chitinoso. "Abbiamo mantenuto il bozzolo migliore per lei."
La regina sorrise alla lealtà che i suoi sudditi le mostravano.
"Ti ringrazio Mathys, e ringrazio tutti voi miei adorati." Disse Chrysalis, e tutti i presenti chinarono il capo. 
Camminò lungo il corridoio di droni ronzanti che si inchinavano al suo passaggio, arrivando d'innanzi a un bozzolo grande il triplo degli altri. All'intero galleggiava una coppia di pegasi che si teneva gli zoccoli l'uno nell'altra, entrambi con un espressione serena. Era il prototipo di un nuovo tipo di bozzolo adibito a coppie o famiglie intere. L'amore prodotto mentre le prede stavano vicine, aveva notato Chrysalis, aumentava vertiginosamente. Anche da cinque zoccoli di distanza l'amore dei due riempiva l'aria e intontiva i changeling vicini.
"Che bella coppietta di innamorati." Mormorò dolcemente Chrysalis accarezzando la superficie gelatinosa con lo zoccolo, fissando i due pony quasi come stesse fissando dei gattini. In pochi istanti però il viso si deformò in un sorriso malvagio e crudele, e spalancò la bocca. Una scia rosea sbucò dai petti dei due innamorati, che mutarono le loro espressioni serene in musi deformati dal dolore come se fossero caduti vittima di un incubo, sparendo tra le fauci della regina.
La sovrana dei changelings sentì un'ondata di calore riempirle il petto mentre l'amore dei due scorreva nella sua gola come il vino che aveva bevuto poco prima, gustandosi il suo sapore. Quella doveva essere una delle poche coppie che si amava sinceramente e senza quelle esagerazioni smielate.
Rimase a gustarsi l'amore dei due pony per alcuni minuti, beandosi di quella sensazione. Quando si nutriva, quando la fame eterna spariva momentaneamente, era il momento dell'estasi migliore che potesse provare. Durava pochi minuti, ma per provarla era pronta a digiunare mesi e mesi. La scia rosea svanì nell'aria e i due innamorati smisero di contorcersi, anche se mantennero un'espressione agitata.
"Grazie di aver lasciato questo pasto per me miei adorati sudditi." Annunciò la regina una volta piena. "Godetevi pure il loro amore, ma senza renderli dei Perduti." Aggiunse. 
I Perduti erano quelle prede a cui era stato divorato talmente tanto amore che erano ridotti, se andava bene, a una vita senza possibilità di amare più niente e nessuno. L'alternativa era diventare un vegetale simile più a un cadavere, ma tra le due nessuno sapeva per certo quale fosse il destino peggiore.
I changeling sorrisero alle parole della loro regina, e mentre ella si ritirava verso la sala del trono, lo sciame sibilante saltò addosso al bozzolo gigante.
"Mia regina!" Urlò allarmato un drone correndo incontro a Chrysalis. "Qualcuno chiede di vederla!" Esclamò ansimando.
La monarca rimase sorpresa e allo stesso tempo spaventata. Nessuno sapeva dove si trovavano, e se qualcuno ne fosse stato a conoscenza poteva giungere alle porte dell'alveare un intero esercito nemico.
"Chi è?" Chiese lei aspettandosi chiunque a quel punto. 
"Ecco io..." Mormorò il changelings tra le zanne cercando le parole più adatte. "Non so bene nemmeno come descriverla. Si è annunciata come Zelys." 
La regina rimase solo ancora più confusa. Doveva vedere di chi si trattava.
"Mostramela."
"Si mia signora."





Queen Chrysalis aveva vissuto per quasi seicento anni e aveva visto creature di ogni genere: Chimere, Draghi, Manticore, Timberwolf, Balisk, Leoni alati e molte altre stranezze dai nomi sconosciuti e perduti. Ma la Cosa che si trovò davanti era la più assurda e strana.
La figura equina simile a un alicorno era alta come lei, costituita completamente da una strana nube verde scuro i cui lineamenti mutavano in continuazione. La parte posteriore del corpo era assente, sostituita da una strana coda somigliante a quella di un serpente. Possedeva una sorta di criniera simile a quella delle principesse, ma anziché eterea la sua era liquida, una melma disgustosa che galleggiava in aria con gocce verde palude che cadevano a terra, sciogliendosi appena toccavano il terreno. Gli occhi azzurri da rettile erano l'unica parte fissa della creatura, ed puntavano verso di lei come pugnali.
Chrysalis osservò le sue guardie del nido poste attorno alla figura. Tutti le stavano sibilando e ringhiando contro, ma, nonostante i versi, si tenevano ben lontani. Quello strano essere era un concentrato di emozioni negative, soprattutto di Gelosia. E quell'emozione per i changelings era disgustosa. Ma nonostante la repulsione proveniente dalla creatura, sentiva qualcosa di familiare e affine.
"Mia signora Queen Chrysalis." Esclamò la creatura con un inchino, e tutti i changeling nella stanza arretrarono, posando uno zoccolo sul capo dolorante. La sua voce era la cosa più terrificante che chiunque avesse udito. Sembrava proveniva da mille gole diverse e ogni parola rimbombava nella mente per alcuni secondi. 
"Tu devi essere Zelys." Disse diffidente la regina. 
"Esatto."
"Cosa sei? E perché sei qui?" Domandò avvicinandosi, esaminando l'essere d'innanzi a lei. Non le era mai capitato di incontrare una simile creatura. 
"Non importa cosa sono io, importa solo il perché io sia qui. Sono qui per discutere con te un affare riguardante quell'odiosa nazione di pony." Rispose Zelys con le sue mille voci che sembravano lamenti blasfemi che ferivano le orecchie.
La regina fissò per alcuni secondi la strana creatura, intrigata dalle sue parole. "Lasciateci sole." Ordinò infine, e tutte le guardie si ritirarono nei tunnel. 
"Dimmi di più." Disse Chrysalis incuriosita.
Zelys iniziò a muoversi in cerchio attorno alla regina, e mentre levitava nel fumo che lasciava dietro si delinearono diversi volti equini, alcuni sconosciuti, altri fin troppo familiari. La changeling fissò con odio il muso sorridente di Twilight Sparkle.
"Sono rimasta nascosta tra i pony per molti anni Chrysalis, sempre in ascolto, in attesa del momento adatto per la vendetta. E quel momento è finalmente giunto." Esclamò la strana alicorna, con tono carico di eccitazione. "Il Frutto finalmente è maturato. Equestria non vede una guerra da quasi due secoli e da quasi vent'anni vive in completa armonia. Si sono adagiati sugli allori, e pagheranno la loro arroganza per questo."
Chrysalis ascoltò le parole dell'altra con attenzione, ma lo sguardo era puntato su un volto deformato in un urlo silenzioso. Il muso si iniziò a strappare in più parti, formando serpenti di fumo che si gettarono sul resto della figura, facendola a pezzi. Alla regina fece quasi pietà, poi scosse la testa e tornò a fissare Zelys.
"Arriva al punto!" Esclamò Chrysalis spazientita da tanti discorsi e illusioni col fumo. "Cos'è che vuoi?"
"Voglio il tuo aiuto nel distruggere Equestria!"
La changeling rimase sorpresa e leggermente spaventata dal tono rabbioso che Zelys aveva usato, ma si riprese in pochi attimi e iniziò a riflettere alla proposta. 
"Non nego che sarei immensamente felice se potessi schiacciare il cranio di quella piccola alicorna viola e della sua stupida studentessa sotto il mio zoccolo." Disse Chrysalis sorridendo nell'immaginare la scena nella sua mente. "Ma non intendo trascinare i miei sudditi verso la morte per una vendetta senza avere garanzie di vittoria. L'ultima volta attaccai Canterlot con un esercito vasto quasi il doppio di quello attuale e fu un disastro totale. Cosa mi puoi offrire per potermi fidare?"
"Pensi che non abbia preso qualche garanzia personale?" Ridacchiò Zelys, anche se alle orecchie di Chrysalis fu una cacofonia di suoni immondi. "Non sono una stupida. So che per distruggere un paese come Equestria ci vuole più di un esercito di ottomila changeling. Ma meglio che ti mostri direttamente il mio piano." Aggiunse appoggiando la punta del corno sul capo della regina.
Una marea di immagini più veloci di un falco invase la mente di Chrysalis, che a malapena riusciva a distinguere le figure spesso scure. Nonostante questo, nemmeno lei seppe come, riuscì a capire il piano di Zelys e ne rimase impressionata. Non si immaginava una cosa del genere.
Quando finalmente le immagini si dissolsero, la changeling si trovò davanti la strana alicorna, e tra di loro galleggiava la sua corona, circondata da un alone azzurro e nero.
"Allora Queen Chrysalis." Disse Zelys marcando apposta il titolo. "Sei pronta a scendere in guerra e distruggere Equestria?"
La regina guardò titubante la sua corona per alcuni secondi. Aveva timore a rischiare la sopravvivenza della sua razza, ma il piano della creatura sembrava semplicemente perfetto. Un sorriso malefico apparì sul suo volto mentre posava la corona sul capo. Finalmente era di nuovo completa.








A.K.
-Davvero pensavate che non avrei fatto almeno un capitolo riguardo i Changelings?
Siete pazzi!



 

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