Sempre e per sempre

di emma95
(/viewuser.php?uid=887861)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


Sempre e per sempre
Always and forever
 
Capitolo uno
 
“Qualche volta c’è onore nella vendetta.”
 Elijah Mikaelson.
 
 
Quella stupida di Katerina, poteva almeno darle dei vestiti adatti, non che essere al centro dell’attenzione la mettesse a disagio, ma questo era troppo. Le persone la guardavano sorridendo e schiamazzando, divertite dal suo strano abbigliamento. La voglia di mettere fine alle loro vite era tanta ma si contenne solo perché era troppo felice. Felicità, che sensazione meravigliosa, sentiva brividi di adrenalina percorrere tutto il suo corpo, inalava aria con respiri lunghi e profondi anche se non ne aveva bisogno, all’attimo di smarrimento che l’aveva colta quando si era risvegliata era seguita la gioia di essere ancora viva –più o meno-. Il suo corpo era rigido quasi indolenzito dalla persistente immobilità a cui era stato costretto ma nonostante tutto non poteva impedire il sorriso smagliante che aveva in viso. Era felice semplicemente perché si era finalmente risvegliata dal sonnellino lungo 500 anni a cui Mikael l’aveva costretta. Appena aveva riaperto gli occhi si era ritrovata davanti la faccia di quella insulsa doppelganger, non riusciva a crederci, aveva perso 500 anni di vita, si era persa tutto e il mondo era così cambiato rispetto al 1500. Aveva ringraziato Katerina, sorpresa che si ricordasse di lei. D’altronde si erano viste solo una volta quando Niklaus aveva bisogno del suo sangue per spezzare la maledizione che incombeva su di lui, e l’unica volta che si erano parlate lei aveva anche cercato di uccidere la Petrova. La gelosia è una brutta bestia, e il tempo che suo marito –Niklaus- dedicava all’umana faceva ardere di gelosia Caroline. Per questo voleva ucciderla quel giorno di mezzo secolo fa, poi era arrivato Elijah e aveva salvato la povera sacca di sangue facendo andare su tutte le furie la cognata. Accidenti! Aveva trascorso 500 anni all’interno di una bara consapevole del divenire dei giorni, ma solo quando si era ritrovata in mezzo agli umani, in quella strada aveva capito che aveva perso tutto. Aveva perso la nascita di quello che Katerina le indicò come cellulare, l’evoluzione della musica, i cambiamenti dell’arte, tutti i fatti storici, per non parlare poi della moda! Quanto era cambiata rispetto al ‘500. Non si stupiva che il suo abito lungo e azzurro in pieno stile rinascimentale lasciasse perplessi le persone che incrociava. Dio! Odiava le doppelganger!.Dall’altra parte della strada vide una ragazza dai capelli corti e neri, la vittima ideale. Riuscì ad attirarla in un vicolo buio, soggiogandola. Mentre si toglieva l’abito che indossava osservò i vestiti che la ragazza portava, questa aveva dei pantaloni, a suoi tempi solo gli uomini potevano, ma questi erano più stretti e attillati di quelli maschili del ’500, indossava poi una camicia a scacchi e ai piedi portava degli strani stivali con dei tacchi altissimi. La moda è cambiata parecchio durante il mio sonnellino, pensò Caroline mentre con difficoltà si metteva i pantaloni dell’altra. Una volta vestita osservò l’abito che con non poca difficoltà si era tolta, si ricordava quando l’aveva visto per la prima volta. Era un regalo di Niklaus per lei, un regalo per farsi perdonare di qualche stupido litigio che avevano avuto, come sempre. Era così bello e raffinato quell’abito che non poteva lasciarlo li, decise quindi di infilarlo nella borsa della ragazza che ormai era diventata di sua proprietà. La ragazza che aveva soggiogato per rubarle i vestiti stava li impalata, aveva ancora addosso una maglietta e quelle che riconobbe come calze, la invito a dimenticare a ed andarsene e quella scalza ovviamente eseguì. Ora avrebbero riso di lei e non più di me pensò la vampira. Si mise la borsa sulla spalla pronta ad andarsene ma qualcosa la trattene, il suo riflesso sulla porta a vetro di un edificio li accanto. Quello che vide la consolò, erano 500 anni che non si specchiava ma non era cambiata,naturalmente essendo lei un vampiro. I boccoli biondi scendevano disordinati sulle spalle, gli occhi azzurri restituivano uno sguardo vivace e attento. Era ancora lei nonostante tutto e tutti. Era ancora lei, Caroline Forbes, pronta a riprendere in mano la sua vita e a ritrovare Niklaus, il suo adorato marito che non l’aveva salvata, non l’aveva cercata. Gliela avrebbe fatta pagare cara questa sua leggera indifferenza.
Stava ancora camminando per strada, senza la minima idea di dove andare, Katerina l’aveva poco gentilmente lasciata li, ad Atlanta senza spiegazioni. Maledetta Doppelganger! Aveva approfittato del suo momentaneo stato di confusione. Maledetta, maledetta, maledet… la stava insultando mentre con il piede tirava un calcio ad una lattina abbandonata sul marciapiede. Il calcio fu particolarmente forte, la lattina fece un lungo e veloce volo prima di finire a rotolare dall’altra parte della strada. Caroline segui il movimento e rimase paralizzata. Dall’altra parte della strada, in un parcheggio semi deserto c’era Katerina! La riconobbe subito, quei capelli bruni, gli occhi grandi color cioccolato da cerbiatta. Ricordava come a suo tempo usasse sbattere le ciglia dolcemente, lanciando sguardi languidi agli uomini per conquistarli, per ammaliarli. Ricordava bene gli sguardi languidi che lanciava a Niklaus, il modo in cui rideva civettuola a suo marito, e ricordava le parole d’amore che gli dedicava quando era ancora una semplice umana. Ricordava e se nel passato non l’aveva uccisa poteva sempre rimediare nel presente. La gelosia è una brutta bestia soprattutto quella che viene alimentata per 500 anni. Era finalmente arrivato il momento di vendicarsi. Con un ghigno perfido corse immediatamente da lei.
“Katerina…” sussurrò Caroline mentre il suo viso lasciava spazio ai tratti vampireschi. Katerina si girò e rimase paralizzata, Caroline poteva sentire il suo cuore pulsare frenetico, aspetta cuore che pulsa? Non è possibile!
“Io-io nnon ssono Kathrine” balbettò questa “Sono Elena Gilbert!” disse con maggior forza.
Non era Katerina, questo era evidente, la ragazza difronte a lei era umana! E poi osservandola bene notava delle lievi differenze, a partire dai capelli, Katerina qualche ora fa li avevi ricci mentre ora erano lisci, anche il vestire era diverso, quella che aveva davanti non aveva nulla a che fare con la Katerina elegante e sensuale che l’aveva risvegliata. Accidenti! Era… un’altra Doppelganger!
“Eh dimmi Elena per caso tu sai dov’è Niklaus?” chiese Caroline sinceramente curiosa. Niklaus non si sarebbe mai perso l’arrivo di una nuova doppelganger, erano parte della sua maledizione. Con il corso dei secoli aveva sviluppata una vera e propria ossessione per quelle creature. Era questo malsano attaccamento a loro che lei detestava, prima con Tatia poi Katerina, quando c’erano loro lei non poteva non sentirsi messa da parte, messa in secondo piano. Gli interessi e i pensieri di suo marito erano incentrati su di loro e lei ne aveva sofferto. Rammentava i numerosi scontri che erano avvenuti tra lei e Niklaus a causa di quelle donne, della sua gelosia, della sua indifferenza. Lei non aveva mai pienamente accettato la sua smania di voler rompere quelle catene che limitavano la sua natura da ibrido. Lei l’aveva sempre voluto per come era, l’aveva voluto quando era un semplice umano maltrattato dal padre, l’aveva voluto quando era diventato un vampiro, l’aveva voluto quando si era scoperto che in realtà era un ‘bastardo’, l’aveva voluto sempre e per sempre l’avrebbe voluto. Lei lo amava nonostante tutto.
Il volto di Elena passò dalla paura al terrore puro. La ragazza sbiancò improvvisamente tanto che Caroline temette in uno suo svenimento.
 _____________________________________________________________________________________________________

“Grazie per quello che stai facendo” disse Caroline sorridendo alla ragazza che stava guidando quella che, l’umana stessa aveva chiamato automobile. Si era persa anche l’invenzione di quella durante la sua dormita! Che peccato!
“Figurati” disse un po’intimorita l’umana. Caroline si sforzò di capire la paura dell’umana. Era una doppelganger, e a giudicare dalla trasformazione in vampiro di Katerina, Niklaus non era riuscito a rompere la maledizione dell’ibrido nel 1500 e Caroline conoscendo il carattere o meglio l’ostinazione del marito capì che doveva aver torturato questa nuova doppelganger Elena, in tutti i modi possibili. Riusciva a capire la sua reazione davanti al nome di Niklaus. Tuttavia lei non voleva farle del male, almeno non per adesso dopotutto era una doppelganger e lei per principio le odiava. Ma adesso doveva sorvolare sui suoi sentimenti perché l’unica cosa che voleva era ricongiungersi con la sua famiglia. Non la famiglia migliore del mondo dato che erano abbastanza folli e psicopatici ma non l’avrebbe mai scambiata con altro. Doveva ritrovarli e se l’unico modo per rivederli era farsi aiutare da questa Elena lei lo avrebbe fatto. Chissà come erano cambiati loro, Elijah, Rebekah, e Niklaus… era forse diventato ancora più instabile e paranoico?
“Elena non devi aver paura di me, io non voglio farti del male” disse Caroline sforzandosi di usare un tono dolce. Quasi quello di una madre che si rivolge al figlio. Fu difficile usarlo, appena si era risvegliata aveva faticato a parlare, come se il suo cervello non conoscesse più le parole, come se la sua gola si fosse seccata. Per riacquistare le forze mentali e fisiche aveva dovuto nutrirsi di due umani, gentilmente offerti da Katerina.
“Io vorrei solo che tu mi raccontassi di Niklaus e di te…” continuò dolce. Elena la guardò stralunata, non riusciva a giustificarsi per aver accettato di dare un passaggio a quella strana vampira che voleva parlare di Klaus. Aveva paura ma il suo istinto le diceva di fidarsi di lei. Quella vampira conosceva Klaus e solo per questo doveva averne paura ma in realtà qualcosa negli occhi azzurri della ragazza l’aveva spinta a dirle che Klaus si trovava a Mistic Falls, la piccola cittadina in provincia dove lei abitava e dove era diretta. Quando aveva borbottato queste poche parole, la vampira aveva sorriso; un sorriso di quelli che se possibile abbagliavano e scaldavano più del sole. Con non pochi dubbi aveva deciso di portarla fino a casa, affidandosi all’istinto che le consigliava di aver fiducia nella sincerità della bionda. Tuttavia Klaus per Elena era un tasto dolente.
“Klaus è un assassino, ha ucciso mia zia Jenna, ha ucciso me, non si fa scrupoli per ottenere ciò che vuole!” sibilò inferocita l’umana.
Caroline la fissò stupita. Elena sembrava odiasse il suo Niklaus, e non le era difficile crederlo. Intimamente era contenta dell’odio che provava quell’umana questo voleva dire che non era interessata a lui. Quindi forse avrebbero potuto perfino essere gentile e amichevole con Elena una volta tornata nelle braccia di Niklaus.
“La tua morte non è colpa di Klaus, casomai della strega originaria che gli impose la maledizione… è stata lei a mettere in mezzo generazioni e generazioni di Doppelganger! Comunque riconosco che un uomo normale non avrebbe cercato di spezzare la maledizione, accontentandosi magari della sua natura ma Niklaus è…complicato, ecco!” disse ragionevolmente seria e dispiaciuta Caroline.
“è uno psicopatico!” continuò arrabbiata Elena.
Caroline sorrise.
“Sono pienamente d’accordo, per raggiungere ciò che vuole non si ferma davanti a nessuno, forse solo davanti a me…”
“Cosa?” urlò l’umana scatenando le risa della vampira.
“Oh si giusto non te l’avevo detto, una mia piccola mancanza… io sono la compagna di Niklaus!”.
Elena fermò la macchina di colpo sconvolta. Uscì di fretta dall’auto impaurita. Quella vampira era la compagna di Niklaus, voleva ucciderla, al diavolo il suo istinto, al diavolo la fiducia, doveva scappare, fuggire…
“Aspetta! Perché stiamo facendo questa scampagnata…” la voce e la mano della vampira fermarono Elena.
“Io…Tu sei…Non ci credo! Vuoi uccidermi!” disse confusamente.
Caroline sospirò, l’umana non l’avrebbe mai aiutata se non trovava un modo per convincerla.
“Ehi, Elena guardami…” disse prendendo il viso della mora tra le mani.
“Non puoi soggiogarmi, prendo la verbena…” disse con un coraggio apparentemente ritrovato.
“Non voglio soggiogarti” disse sbuffando “Non lo farei mai! Io voglio solo raggiungere la mia famiglia, Niklaus…tu puoi aiutarmi?”
Elena continuava a fissarla diffidente.
“Io, senti facciamo un patto, ti va?” chiese Caroline tornando a sorridere “Tu mi porti con te e io in cambio posso  fare qualcosa per te! Magari che ne so impedire a Niklaus di uccidere i tuoi amici o…”
“Potresti farlo?” chiese sorpresa Elena.
“Se accetti il nostro patto, mi impegnerò perché venga rispettato!” disse sorridendo amichevole.
“Perché dovrei fidarmi?”
“Ti do la mia parola, e questa vale come quella di Elijah!” disse ridendo Caroline “Hai avuto a che fare con Elijah, Elena?” chiese poi.
Elena la fissò.
“Io si, è stato molto onorevole” mormorò
“Già il solito vecchio Elijah” disse Caroline ripensando con affetto al fratello acquisito. “Allora accetti il patto?” chiese poi.
“Si, si lo accetto!”
Risalirono sull’auto e mentre Elena guidava, Caroline si perse ad osservare tutti quei bottoni che stavano davanti a lei, sotto lo sguardo attento dell’umana si avvicinò con il viso e premette qualche tasto a caso. All’improvviso un getto d’aria calda la travolse portandola a ritirarsi con un sobbalzo sul sedile, sorpresa. Pian piano diffidente avvicinò al getto d’aria una mano, saggiando la scoperta con diffidenza. Quando scoppiò a ridere. La risata della vampira era simile a mille campanellini, una musica dolce, che riempì l’abitacolo.
“Aria” disse la vampira sorridendo apertamente ad Elena. Quest’ultima non riuscì a trattenere una risata davanti alla gioia che quella vampira emanava. Come diavolo faceva ad essere la compagna di Klaus?.

Erano in viaggio da qualche ora, quando Elena interruppe il silenzio.
“Tra un ora saremmo a Mistic Falls, a casa”
Caroline alzò la testa e sorrise assumendo però un espressione tesa.
“Non mi hai ancora detto il tuo nome…” continuò Elena
Caroline la guardò.
“Io sono Caroline, Caroline Forbes” disse sorridendo “Beh…forse è meglio Caroline Mikaelson” aggiunse timidamente giocando con un anello che portava la dito.
Elena inghiottì silenziosamente la saliva.
“Elena devi raccontarmi cosa è successo a Mistic Falls a causa di Niklaus e dei Mikaelson in generale…” disse seria Caroline.
Elena si fece coraggio e iniziò a raccontare a quella sconosciuta tutti gli avvenimenti, le raccontò dell’accordo che aveva fatto con Elijah e del relativo fallimento, le raccontò della disperazione che aveva provato in quei momenti, dell’incantesimo con cui aveva rotto la maledizione, dell’arrivo di Rebekah, della creazione degli ibridi, di come avevano scoperto gran parte della storia degli originali, di Mikael, del loro piano per uccidere Klaus, della morte di Mikael… le raccontò tutto senza timore, senza paura. Caroline ascoltava attenta non mostrando nessuna emozione sul volto, ma dentro di se invece ribolliva di rabbia…Niklaus aveva creato degli ibridi, a cosa diavolo gli servivano? Era un’idiota! E poi questa mania di impallettare e risvegliare i suoi famigliari! Era impazzito, forse?. Il sangue delle doppelganger doveva avergli dato alla testa. Era l’unica soluzione plausibile.
“Capisco, gli Originali vi hanno creato un bel po’ di problemi…” disse alla fine cercando di contenere la rabbia che cresceva dentro di lei.
Elena continuò a fissare la strada.
“Tocca a te” disse l’umana dopo qualche secondo
“Cosa?” chiese stranita Caroline
“Raccontami la tua storia” parlò Elena sinceramente curiosa.                                                                                                                                                Caroline sospirò e disse:
“D’accordo! Sappi che è molto lunga però…”
______________________________________________________________________________________________________


“Damon sei a casa?” urlò Elena entrando nel soggiorno di casa Salvatore.
“Elena finalmente!” disse il moro intimamente contento che fosse sana e salva. “Ci hai messo più del previsto per tornare da Atlanta! Cos’è Jeremy aveva bisogno della sua sorellina?” chiese sarcastico il moro sorseggiando il suo drink.
“No!” disse fiera Elena “Ho incontrato una persona durante il viaggio e l’ho invitata qui”
Damon stupito guardò la nuova ospite. Che meraviglia, pensò! Bionda, occhi azzurri, fisico atletico e sinuoso… la donna dei sogni di ogni uomo, beh tranne lui visto che si era innamorato di quella moretta/doppelganger/sacca di sangue/fidanzata del fratello… La nuova arrivata gli sorrise e allungò la mano per presentarsi. Damon camminò fino a raggiungerla e disse:
“Damon Salvatore, bionda”
“Caroline piacere” gli strinse la mano continuando a sorridere, illuminando la stanza.
Elena un po’infastidita dallo sguardo imbambolato di Damon si affrettò ad aggiungere.
“Caroline è la compagna di Niklaus” ecco sganciata la bomba. Damon rimase immobile con la mano ancora tesa sconvolto dalla frase di Elena. Gli occhi azzurro ghiaccio osservavano Caroline attentamente.
“Beh…allora è lei la vera Barbie-Klaus!” commentò infine sarcasticamente il moro.
Elena rimase sbigottita dalla battuta di Damon ma poi si rese conto che lui era sempre fuori luogo, Caroline invece sorrise interdetta, barbie che? Era forse un insulto?.
“Cos’è una barbie?” chiese curiosa alla fine. Scatenando la risatina sardonica di Damon e un sorrisino da parte di Elena.
                           

Buondì!
Nuova storia che è un po’ un esperimento, da fan Klaroline ho sempre immaginato una Caroline versione Original… come compagna di Klaus da secoli e dopo vari tentativi sono riuscita a pensare a questa storia! Questo è solo il primo capitolo, già dal prossimo si capirà meglio tutta la situazione :) Gradirei tanto sapere cosa ne pensate… se almeno l’idea vi incuriosisce o se invece no! Quindi recensite, recensite, recensite ;)
p.s. scusate gli errori
A presto!
Emma95

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo due ***


Sempre e per sempre
Always and forever
 
   Capitolo due

“I suppose it’s  family trait. Everything we love, we
turn to ash.”

 Rebekah Mikaelson. 
 

Stava fissando incantata le fiamme che ardevano all’interno del cammino nel soggiorno di casa Salvatore. Quel cammino in pietra le ricordava quello che si trovava nella stanza da letto della loro residenza in Inghilterra. Un luogo magico situato nelle meravigliose campagne verdeggianti inglesi, la residenza era stato il regalo di Niklaus per il loro quattrocentesimo anniversario. Un castello medievale che si ergeva sopra un piccola collina, attorniato da una folta vegetazione e circondato da leggende che gli abitanti del villaggio vicino fomentavano. Nani, folletti, fate, spiriti…tutte favole che avevano reso quel castello magico ai suoi occhi. Non era stato difficile considerare quel luogo come il loro rifugio, solo suo e di suo marito. Sfortunatamente però avevano passato ben poco tempo in quelle mura sempre a causa di Mikael. Quell’uomo era una vera piaga, era riuscito a distruggere ogni speranza di felicità e serenità che lei cercava di trasmettere a Niklaus. Ogni volta che il suo sposo ritornava ad essere quello di un tempo, ogni volta che iniziava a vivere serenamente, arrivava la notizia che Mikael era sulle loro tracce e allora dovevano scappare. Vivevano nell’incertezza. La legna nel cammino scricchiolava e strideva, un suono così vivo alle sue orecchie che le venne spontaneo sorridere. Ora Mikael era morto e loro potevano finalmente vivere.                                                                               
“Ecco tieni, credo che tu ne abbia bisogno” disse Elena porgendole gentilmente un bicchiere per poi sedersi nel divano difronte a quello dove era seduta lei.                                                                                                                                        Caroline bevve un sorso, sentendo la bevanda scendere lungo la gola e infiammare il suo corpo.
“è troppo forte, biondina?” chiese Damon sarcastico sedendosi vicino all’umana.                                                               Caroline gli sorrise maliziosa e per nulla colpita dalla frecciatina. Alcool, anche di quello aveva sentito la mancanza. I due la guardavano attentamente mentre lei continuava a fissare le fiamme, quando Elena aveva sganciato la bomba era stata prontamente portata in un’altra stanza da Damon, mentre lei era rimasta lì. Caroline li aveva sentiti chiaramente mentre discutevano di lei. Damon chiedeva spiegazioni ad Elena, questa non ne aveva, anzi ribadiva di essersi fidata del suo istinto e basta, l’umana ribadiva la forza del patto che aveva stipulato con la vampira, Damon abbastanza sconvolto sussurrava che era stata una pazza ad invitare quella che era –testuali parole del moro- ‘la regina degli ibridi’.                                                                                                                     Caroline sorrideva mentre li sentiva discutere, erano una bella coppia quei due. La discussione era andata avanti per qualche minuto, poi i due erano ritornati in soggiorno e mentre Elena preparava un drink, Caroline vide Damon lanciarle un’occhiata diffidente.
“Immagino che tu abbia sentito tutto…” disse imbarazzata Elena abbassando un po’ le spalle e assumendo una posizione che la faceva apparire goffa e piccola. Caroline la fissò limitandosi ad annuire. Elena le sorrise timidamente mentre Damon guardava la vampira attentamente pronto a cogliere ogni particolare che potesse essere un pericolo per lui, e soprattutto per Elena.
“è arrivato il momento delle spiegazioni bionda” disse risoluto alla fine il vampiro.
“Gradirei che tu la smettessi di chiamarmi bionda. È maleducazione. Io non ti chiamo moro, quindi…gradirei che usassi il mio nome” disse estremamente pacata Caroline fissando Damon.Damon ed Elena rimasero sbalorditi, il linguaggio e il modo di porsi della vampira erano alquanto antiquati. Ad Elena ricordavano un po’ i modi delle attrici nei film storici, in particolare di quelli sui nobili inglesi del 700. Damon, invece rivide in una sorta di flash, le galanterie che si usavano quando lui era umano. Quella vampira sembrava essere una dama d’altri tempi.
“Quindi…vi ringrazio per la vostra ospitalità, ma ora vorrei trovare Niklaus, vi saluto” disse la vampira interrompendo i loro pensieri e alzandosi di scatto dal divano. Elena si riprese dai suoi pensieri e prima che la vampira potesse uscire dalla porta d’ingresso urlò:
“Aspetta!”
Caroline si bloccò per poi voltarsi interdetta, osservando curiosa l’umana.
“Noi possiamo chiamare Klaus” disse Elena più piano “cioè possiamo chiedergli di venire qui, senza che tu vada a cercarlo a caso…”
Caroline non capiva la difficoltà. Quella cittadina non le sembrava così grande e lei non era una sprovveduta quindi non si sarebbe persa o ferita se fosse andata personalmente a cercarlo, tuttavia l’umana voleva che lei rimanesse, forse voleva assistere all’incontro dopo che le aveva raccontato la sua storia. Pensandoci era meglio che Niklaus fosse andato da lei, sarebbe stata un’entrata in scena più d’effetto, pensò Caroline mentre si risiedeva nel comodo divano.
“Damon chiama Klaus e digli di venire qui” disse Elena
Il moro rimase immobile.
“Puoi dirgli di portare qui tutta la famiglia?” chiese Caroline rivolgendosi al vampiro.
Damon continuò a rimanere immobile. Caroline lo guardava stupita mentre Elena scocciata gli tirò una leggera gomitata. Il vampiro parve riprendersi ma non aveva la minima intenzione di chiamare Klaus, almeno finché…
“Io chiamerò Klaus ma prima mi devi raccontare la tua storia” disse perentorio.
Caroline sbuffò.
“Per quanti ami raccontare storie, ho già detto tutto ad Elena qualche ora fa…”
“Lo so, Elena me lo ha accennato. Ma io non la conosco, come non conosco te, non so se fidarmi, capisci?” chiese il vampiro “Chi mi assicura che non sia una trappola? E che tu in realtà non voglia ucciderci?”
Caroline lo fissò ghignando.
“Quindi se vuoi rivedere il Big Bad Hybrid devi parlare bionda!” continuò a metà tra una minaccia e una battuta.
Caroline stavolta rise apertamente, ma non una risata calda e piacevole, questa era sinistra e fredda. Elena cominciò ad agitarsi inquieta sul posto.
“Tu credi di potermi minacciare? Sono più vecchia di te,  se volessi ti strapperei il cuore dal petto prima che tu ti renda conta che mi sono alzata” disse malevola avvicinandosi a Damon “Tuttavia se avessi voluto la vostra morte vi avrei ucciso prima e senza problemi, mi capisci moretto?” chiese la vampira sfiorando lentamente il petto del vampiro, soffermandosi con la mano sopra il suo cuore. Caroline vide l’espressione agitata di Damon e orgogliosa di sé stessa, orgogliosa di riuscire ancora a far paura si risedette elegante e disinvolta. Damon ed Elena la fissavano non più imbarazzati o diffidenti adesso nei loro occhi c’era solo inquietudine e paura.
“Tranquilli, ripeto non voglio uccidervi!” disse leggera Caroline “Ma se Damon ha bisogno di sentire tutta la storia per tranquillizzarsi sarò lieta di raccontarla… poi però chiamerai Niklaus!” concluse sorridendo dolcemente.
Dalla paura i due passarono all’incertezza per poi lasciar spazio all’apparente tranquillità che quella vampira trasmetteva.
“Te lo prometto! Chiamerò Klaus!” disse serio Damon.
“Fantastico!” esultò Caroline felice “Allora vediamo da dove posso cominciare?” chiese quasi a sé stessa.
Damon si mise sull’attenti pronto a soddisfare la sua curiosità mentre Elena si rilassò contro il divano pronta a riascoltare quella storia che doveva ammetterlo la incantava. Le ricordava la storia di un’ amore epico come Romeo e Giulietta, Tristano e Isotta… una storia che ti sconvolgeva e ti attirava, o almeno l’avrebbe adorata se uno dei protagonisti non fosse stato Klaus.
“Io sono nata nel vecchio mondo, più precisamente in Inghilterra intorno al X secolo d.C., la mia famiglia era una delle più ricche del paese. I ricchi e fortunati Forbes, ci chiamavano. Mio padre era un grande proprietario terriero e insieme a mia madre possedeva i più vasti e fruttuosi campi inglesi. Sono nata e cresciuta in quel mondo, in quel villaggio, coccolata e vezzeggiata come una bambola di cristallo. La più bella, la più fortunata, la più amata. Il giorno del mio diciassettesimo compleanno fu il giorno della rovina della mia famiglia.                                                 Mia madre morì quel giorno, quattro ladruncoli la sorpresero mentre camminava lungo la strada per raggiungere una delle campagne dove si trovava mio padre. Volevano derubarla. Finirono per picchiarla a morte abbandonando il suo corpo martoriato ma ancora vivo sul ciglio della strada.                                                                     Lei rimase li per ore. Morì dissanguata.  Venne ritrovata da uno dei braccianti di mio padre e il suo corpo freddo e morto venne trascinato e trasportato fino a casa nostra…”
Il racconto di Caroline si interruppe e una lacrima solitaria e lucente scese sul suo viso, rigandole la guancia destra. Elena trattene il fiato mentre Damon sparì velocemente per poi riapparire con in mano una bottiglia di rhum. Con calma il moro versò un po’ di quel liquido nel bicchiere vuoto della vampira.                                      Caroline lo fissò, mormorò un rauco Grazie e si asciugò velocemente la lacrima.
“Mio padre ne fu devastato. Ben presto perdemmo tutte le nostre terre, le nostre ricchezze…lui non riusciva più a vivere senza sua moglie. Nel giro di qualche mese ci ritrovammo esclusi dal villaggio, non eravamo più ricchi e di poveri che ne erano già tanti!” disse amaramente bevendo un lungo sorso dal suo bicchiere. “Io e mio padre non sapevamo cosa fare, dove andare, eravamo persi, io ero persa. Fortunatamente per noi il destino aveva in serbo una vita diversa. Decisi che era arrivato per me il momento di cambiare. L’Inghilterra non mi voleva più bene allora sarei andata via, lontano da quel mondo…Costrinsi mio padre a scegliere…o venire con me o restare lì a marcire” Caroline sputò fuori quell’ultima parola con risentimento.
“Lui scelse di venire con me, lui scelse di vivere…non mi ha mai spiegato cosa lo spinse a uscire dal baratro in cui era caduto e io non glielo ho mai chiesto; questo è uno dei miei rimpianti più forti.”
Elena ascoltava rapita, quando aveva ascoltato la storia per la prima volta, Caroline non si era lasciata sfuggire tanti commenti come adesso, non aveva lasciato trapelare niente di più. Forse l’alcool l’aveva sciolta.
“Ci imbarcammo nella prima barca disponibile, cioè nella prima barca in cui non serviva pagare per salpare” continuò ridendo di gusto la vampira “La nostra destinazione era ignota e a me andava bene così. Dopo alcuni giorni di navigazione ci eravamo aggregati a un gruppo di famiglie che ci dissero che eravamo diretti verso una nuova terra inesplorata e abitata da uomini forti ma giusti. Giungemmo in una terra selvaggia qualche giorno dopo, ero entusiasta. Io, mio padre e la mia nuova amica Lucy con la sua famiglia, una di quelle salpate con noi ci dirigemmo verso un villaggio preciso situato nell’entroterra. Solo poi scopri che la madre di Lucy era una strega, una strega che conosceva il villaggio in cui erano diretti.” Caroline sospirò “Venimmo accolti da tutto gli abitanti di quel piccolo posto rurale. Tutti con la pelle ambrata e i tratti scuri, indiani. Tutti tranne il capo villaggio e la sua famiglia. Quella fu la prima volta che vidi i Mikaelson al completo.”

Eravamo circondati, le persone ci guardavano curiose e per nulla intimorite. All’improvviso tutto il coraggio che avevo tirato fuori in quel viaggio si era volatilizzato e per la paura mi nascosi dietro le spalle di mio padre. Lucy con i suoi occhi ambrati mi lanciò uno sguardo divertito, lei non aveva paura, lei era forte.
“Chi siete, voi altri?” la voce roca e forte di un uomo mi costrinse a sbirciare da dietro la schiena di mio padre. Vidi un uomo diverso dagli altri, la pelle bianca, gli occhi chiari che ci fissavano rabbiosi. Lo sguardò dell’uomo incrociò il mio e io in fretta ritornai nel mio nascondiglio sempre più timorosa.
“Mikael, ti prego…” disse una voce gentile e supplichevole.
La mia curiosità superava la paura e ritornai a fissare la scena. La voce gentile che aveva parlato era quella di una donna dai lunghi capelli chiari e dalla pelle bianca. La donna si rivolgeva all’uomo che li aveva accolti, questo Mikael, sembrava impaurita come lo era Caroline.
“Noi veniamo in pace, siamo poveri uomini in cerca di tranquillità…” la madre di Lucy parlò facendo un passo avanti e scandendo le sue parole con enfasi. Mikael la fissava ora diffidente.
“Tranquillità? Dovrete lavorare duro per esseri accolti nel villaggio!” disse Mikael duro.
Tutti i nuovi arrivati, anche suo padre annuirono seri mentre la madre di Lucy sorrise. A quanto pare le ultime parole di Mikael equivalevano a un ‘potete restare e vivere qui’. Caroline si sbilanciò dal suo nascondiglio e si pose al fianco del padre. Mikael incrociò nuovamente i suoi occhi ma lei questa volta sostenne il suo sguardo finché lui non se andò entrando in una capanna li vicino.
La donna che aveva parlato a Mikael si avvicinò alla madre di Lucy e le due si abbracciarono. Evidentemente si conoscevano. La mano di Lucy venne presa dalla madre che voleva presentarla alla donna. Ma Lucy stringeva già una mano a Caroline. Quindi anche lei venne trascinata nelle presentazioni. La donna fissò a lungo Lucy per poi rivolgere a Caroline uno sguardo dolce. Caroline rimase stupita da quella donna, le ricordava gli sguardi pieni d’amore di sua madre.
“è bello avervi qui…” disse la donna.
“è bello essere qui, Ester” ricambiò la madre di Lucy.
“Due nuove fanciulle ci aiuteranno molto” disse serena Ester “Mia figlia ne sarà entusiasta… a proposito, figlioli venite a conoscere le nostre nuove arrivate.” Ester alzò leggermente la voce.
“Madre” i tre nuovi arrivati dissero quella parola quasi in sincronia. Caroline sorrise leggermente attirando su di se inconsapevolmente lo sguardo di uno dei nuovi arrivati.
“Questi sono solo tre dei miei figli, gli altri sono occupati in altre faccende, li incontrerete comunque presto” parlò Ester trasudando con ogni parola l’orgoglio e la soddisfazione che ogni madre ha verso i propri figli.
“Lui è Elijah il secondogenito” lo presentò la madre. Un giovane uomo dai capelli scuri e dai tratti decisi fece un elegante inchino alle tre donne accennando un sorriso. L’inchino venne ricambiato ma solo Caroline riuscì ad eseguirlo senza apparire goffa. Sua madre l’aveva educata come una nobile.
“Loro invece sono Rebekah…” disse Ester mentre una giovane e bellissima ragazza dai lunghi e fluenti capelli biondi si fece avanti sorridendo allegramente “… e Niklaus”. Caroline incrociò per la prima volta gli occhi di quel ragazzo che non aveva abbandonato la figura della fanciulla fin da quando l’aveva scorta vicino sua madre. Niklaus aveva dei capelli riccioluti, biondi e occhi azzurri e luminosi. Occhi che la fissavano attentamente. Caroline si senti in imbarazzo e inevitabilmente arrossì. Niklaus si avvicinò facendo prima un elegante ma veloce baciamano a Lucy e poi tornò a concentrarsi sull’altra ragazza. Le sue labbra sfiorarono la pelle della mano della fanciulla per qualche secondo e un brivido di pura adrenalina scosse il suo corpo. Stupito ritorno al suo posto fissando la ragazza che era graziosamente arrossita. Un sorriso gli sorse spontaneo sul viso. Ester fissava la scena meravigliata. Forse finalmente le cose avrebbero trovato la giusta via.

“Fu quel che si dice un colpo di fulmine…” disse Caroline sorridendo ai due che la ascoltavano imbambolati. Davanti le loro espressioni le scappò un risolino.
“Chi l’avrebbe mai detto, il vecchio Klaus innamorato…” parlò Damon guadagnandosi un’occhiataccia da Elena. Caroline, invece lo fissò inclinando il capo.
“Voi non conoscete Niklaus, non come lo conosco io… non potete giudicarlo” disse la vampira.
“Si che possiamo…lo giudichiamo per quello che ci ha fatto vedere fino ad adesso!” ribatté Damon.
Caroline lo fissò spazientita e batté nervosamente le mani sulle sue cosce.
“è inutile…posso continuare la storia?” chiese volutamente pungente.
Senza aspettare risposta la vampira continuò il suo racconto.
“Passarono i giorni, i mesi e io e mio padre in quel piccolo villaggio riuscimmo a ricostruire la nostra famiglia. Eravamo felici, lui lavorava con gli altri uomini come agli inizi della sua gioventù. Io invece mi occupavo insieme alle donne dei lavori domestici, cucinavo, lavavo, raccoglievo la frutta. Ero così lontana dall’agiatezza inglese ma non potevo esserne più contenta. Avevo stretto un legame profondo con tutti i Mikaelson, eccetto il padre –Mikael”. Il modo in cui Caroline sibilò Mikael fece venire i brividi freddi ad Elena.
“In Elijah avevo trovato un fratello maggiore meraviglioso, in Rebekah la sorella che avevo sempre desiderato, lei divenne mia amica e confidente. Ester mi aveva accolta sotto la sua ala materna e mi trattava come fossi sua figlia, fu facile per me considerarla come mia madre. E poi c’era Niklaus.” Caroline sorrise dolcemente “Aveva iniziato a corteggiarmi dal giorno dopo il mio arrivo, mi ascoltava attento, si interessava a me, con tutte le ragazze che poteva avere lui voleva me. Quello che successo dopo tra di noi fu naturalmente ovvio per quell’epoca…”

Osservava il tramonto, i colori caldi del cielo si riflettevano nel piccolo fiume colorando l’acqua di rosso, giallo, arancione. Spesso si ritrovava li sulla riva del fiume, la tranquillità del luogo la rilassava e poi era l’unico luogo in cui lei e Niklaus potevano vedersi senza occhi indiscreti. Due calde braccia circondarono la sua vita sottile, percepì un forte odore maschile e un respiro fresco le solleticò le pelle del collo lasciata scoperta dalla treccia che raccoglieva i suoi capelli biondi.
“Sei in ritardo…” disse Caroline sbuffando infastidita.
L’uomo che l’abbracciava rise. Caroline poteva immaginare il suo sorriso. Mentre questi rideva, le braccia la strinsero ancora più forte.
“Sei sempre così impaziente, tesoro…” disse l’uomo prendendola in giro.
Ancora più infastidita, Caroline cercò di liberarsi da quella dolce prigione delle sue braccia ma lui era più forte e senza problemi la girò verso di se. Vedendo quegli occhi azzurri, il fastidio di Caroline scemò e con le braccia circondò il collo di lui, infilando una mano nei suoi ricci biondi. Lui sorrise felice di quell’abbraccio così intimo, sentiva i loro corpi toccarsi quasi volessero fondersi. Si osservarono negli occhi per alcuni minuti, poi lui inaspettatamente si staccò da lei. Caroline rimase interdetta.
“Cosa…?” chiese preoccupata Caroline osservando il volto diventato improvvisamente ansioso di Niklaus. Caroline non ebbe nemmeno il tempo di elaborare una domanda completa che rimase paralizzata da quello che le si presentava difronte. Niklaus, in piedi davanti a lei con il braccio destro leggermente piegato, teneva tra le dita della mano un anello. Caroline in un primo momento non comprese. Poi capì. Niklaus le stava porgendo l’anello. Era una proposta di matrimonio. Lei rimase immobile, troppo sorpresa per fare nulla. Più i secondi di silenzio della bionda aumentavano più Niklaus si faceva ansioso e irrequieto. La ruga sulla fronte dell’uomo era sempre più marcata.
“Io volevo chiederti di farmi l’onore di diventare la mia sposa…” Niklaus interruppe quel silenzio e nonostante il suo stato d’animo riuscì a pronunciare quella frase con forza, vigore, amore, speranza e possesso.
Caroline si riscosse e osservò il suo innamorato. Niklaus era un guerriero forte, sapeva cacciare, combattere ma era anche dotato di un animo sensibile. Un poeta guerriero, quasi. Caroline in quei secondi vide tutta la sua paura, temeva un suo rifiuto, temeva di essere respinto, di non essere accettato, di non essere amato. Temeva a causa di Mikael che lo detestava. In quel momento, Caroline capì, lei era destinata a stare con quell’uomo. Lei era sua adesso e per sempre. Solo lei sarebbe riuscita  con il suo amore a guidarlo nella sua vita, come una luminosa stella, una luce che gli indicasse la strada. Così tra le lacrime e i sorrisi, lei gli lanciò le braccia al collo e sussurrò al suo orecchio:
“Ne sarei onorata…”
 
Caroline interruppe il suo racconto. Raccontare e ricordare quegli eventi, la loro storia le aveva sempre messo nostalgia. Anche adesso provava un leggero malessere. Ricordare di quando erano umani, di quando erano felici senza nessuna maledizione, senza nessun fantomatico ‘distruttore’, ricordare il loro amore era per lei al tempo stesso epico e triste. Lei era ancora innamorata di lui, ma lui? In tutti questi 500 anni passati divisi, di certo lui non aveva fatto voto di castità, avrà avuto numerose donne, qualcuna l’avrà addirittura ritratta, forse si era innamorato di qualche sua nuova musa, e aveva dimenticato lei.                                                                                                   Caroline a quei pensieri sentì un’ondata di gelosia, rabbia e paura scuoterle il corpo. Aveva bisogno di bere. Aveva dannatamente sete.
“Mi duole interrompere la storia sul più bello ma…ho sete!” parlò con tono leggermente irritata.
Damon capì subito il tipo di sete e con un po’ di riluttanza le porse una delle sacche di sangue che aveva preso dallo scantinato prima che Elena e quella vampira arrivassero.                                                                                         Damon era riluttante, se quella vampira era davvero parte della famiglia degli Originali, avrebbe accettato così facilmente la sacca o seguendo le orme della famiglia avrebbe preferito uccidere un umano per dissetarsi?. Non che lui avesse qualcosa in contrario ma non voleva perdere di vista la biondina nemmeno per un secondo, non si fidava di lei come d’altronde non si fidava di tutti gli altri Originali.
Caroline inclinò il capo basita. In quegli anni il sangue era confezionato in buste? Se ci fosse stato anche nei primi anni in cui era diventata una vampira, quando non era ancora in grado di controllarsi, molte vite umane non sarebbero state spezzate dai suoi canini.
La bionda prese in mano la sacca, stupita e la osservò come qualcosa di anomalo. Scoppiò in una risatina lasciando di stucco gli altri due.



Buondì!
Per prima cosa ringrazio chi ha recensito, messo tra le seguite, tra le ricordate e tra le preferite! Grazie davvero:) Veniamo al capitolo ... Caroline inizia a raccontare la sua storia e per rendere tutto più interessante ho aggiunto dei flashback, che ne pensate di questi tuffi nel passato? Inoltre volevo sottolineare come Caroline in questa storia sia diversa da quella dello show, dopotutto è cresciuta tra i Mikaelson, è una di loro, quindi ha già affrontato la sua natura e non è la super moralista della situazione!
Scusate per gli errori, ovviamente involontari! :)
Se vi è piaciuto recensite:)
A presto!
Emma95

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


Sempre e per sempre
Always and forever
 


Capitolo tre
 
                                                                                                                                    
"Non sottovalutare il fascino dell'oscurità.
Anche i cuori più puri ne sono attratti.”
Niklaus Mikaelson.
 

Damon non poteva smettere di osservare quella vampira. Nel giro di un’ora le sue convinzioni erano state ancora una volta sconvolte, si era fatto un idea ben precisa degli Originali. Vampiri/Ibrido senza scrupoli, vendicativi, subdoli, arroganti, sanguinolenti. Con queste idee aveva costruito il suo castello di carte immaginario. Avere a che fare con gli Originali, nessuno di loro escluso, portava alla morte di qualcuno; sicuramente non alla loro. Il suo piano era stato quello di evitarli il più possibile e di preparare una strategia per distruggerli.                                                                                                                                                        Il suo castello di carte aveva le fondamenta così solide che niente avrebbe potuto spezzarle. Niente fino a un’ora fa. Ora il suo bellissimo e magnificente castello era sparso in mille pezzi, nemmeno un carta aveva retto a quel tornado biondo, a Caroline Mikaelson. Damon non era uno sprovveduto! Aveva capito che sotto la prepotenza degli Originali si nascondevano delle fragilità, Rebekah e la sua voglia di partecipare alle feste dei ragazzi umani, Elijah e Klaus con questa mania di proteggere la famiglia. Fragilità che derivavano dalla mancanza di amore. Damon l’aveva capito ma questo non cambiava il suo giudizio su di loro. Tuttavia la storia che Caroline gli aveva raccontato, il Niklaus che lei aveva presentato con quel suo sorriso dolce e pieno d’affetto. Quella storia aveva rovinato tutte le sue convinzioni!. Elena gli aveva spiegato che in cambio del loro aiuto, la vampira avrebbe impedito a Klaus di ucciderli. Era un buon patto se non fosse stato per il fatto che non sapevano se potevano fidarsi della bionda! Quando aveva fatto notare ad Elena questa piccola mancanza di base, lei lo aveva semplicemente fulminato con lo sguardo e gli aveva intimato di fidarsi del suo istinto. Certo fidarsi dell’istinto di un’umana, una doppleganger che come unico scopo della vita aveva l’essere una calamita per i guai.                                                                                                                                  Damon osservò Caroline. La vampira stava bevendo l’ultimo sorso della sua sacca di sangue. Tranquilla e soddisfatta, con gli occhi di nuovo luminosi e ridenti chiese:
“Posso continuare?”
Damon annui ed Elena incrociò le gambe sul divano per stare più comoda.
“Dove ero rimasta?” chiese apparentemente confusa la bionda. Era una domanda retorica.
“Al momento in cui Klaus ti chiede di sposarlo!” rispose prontamente Elena con spirito. Damon si voltò a guardarla. Quella piccola mora pareva davvero interessata. Sembrava stesse guardando un film o leggendo un libro che l’appassionava non poco. Elena era coinvolta in quel racconto d’altri tempi.
“Oh giusto” trillò Caroline “Ci siamo sposati poco dopo e abbiamo vissuto come una famiglia in quel villaggio. Eravamo felici, innamorati, sereni. Finché due anni dopo la nostra unione successe l’irreparabile.”
 

“MADRE!MADRE!”
Le urla di Niklaus svegliarono tutti gli abitanti, non lupi, del villaggio. Quella che si apprestava ad essere una normale mattinata come quelle precedenti si rivelò invece una tragedia. Caroline quella notte aveva sognato molto. Sangue, morte, cadaveri, lupi e ancora sangue e morti. Da che si ricordava non aveva mai avuto sogni così reali o così falsi. In preda all’angoscia si era risvegliata da quel sonno agitato e si era ritrovata sola nel loro letto. Osservando il cielo, vide il chiarore dell’alba e si tranquillizzò. Probabilmente Niklaus era uscito presto per disegnare.                                                                               Le urla disperate del suo sposo la raggiunsero qualche secondo dopo. Caroline scattò, corse verso di lui. Il dolore nella sua voce era tangibile e una paura incondizionata la sommerse. Poi lo vide e la sua corsa si arrestò. Era in piedi, nessuna ferita era incisa sul suo corpo, era sano e salvo. Caroline tirò un sospiro di sollievo e la paura svanì. Si avvicinò a lui, e lui la tirò a sé. La abbracciò con forza inaudita. Caroline ricambiò in parte la forza della stretta e sentì ben presto delle lacrime rigarle il viso.                                                                                                                                                                                                       Stupefatta alzò la testa, non era lei che stava piangendo era Niklaus. Il volto di lui era una maschera di dolore, di sofferenza mentre il suo sguardo era puntato al di là delle spalle di lei. Caroline si staccò e segui la traiettoria dei suoi occhi. Rimase paralizzata. Il corpo piccolo e minuto di Henrik giaceva li per terra interamente ricoperto di sangue. Caroline non vide Ester correre trafelata, non vide gli altri fratelli sconvolti, non vide il dolore nei loro occhi, non sentì nemmeno i tentativi di Ester di salvare il figlio e non sentì Niklaus dire che erano stati i lupi.                                                                                                                 Non senti niente e non vide niente di tutto questo.                                                                                                                            Osservava immobile il corpo di Henrik.
 
Caroline prese un lungo respiro. Raccontare quella storia la stava mettendo in difficoltà. Quei ricordi, quei sentimenti che a lungo aveva cercato di occultare, riemergevano potenti e amplificati. Il dolore era così forte che nemmeno il tempo l’aveva sminuito.
“Il seguito già lo conoscete…” disse con un po’ di fatica la vampira “Con la morte di Henrik, Ester fece l’incantesimo per rendere vampiri i suoi figli, poi si venne a saper…”
“Aspetta” la interruppe Damon “Ester trasformò i suoi figli e Mikael e infatti loro sono gli Originali, ma perché non te, non hai detto che eri come una figlia per lei?”
Caroline rimase senza parole, non poteva dire loro la verità. Ester voleva trasformarla ma non era il momento giusto per lei. Ester non poteva. Lei non poteva.
“Mikael me lo impedì!” mentì spudoratamente la vampira.
“Perché?” chiese piano Elena.
“Ovvio Mikael odiava da sempre Niklaus, il non trasformare me significava condannarlo ad una vita di solitudine perché mentre io sarei morta lui avrebbe vissuto per sempre.” Spiegò Caroline mettendoci tutto il disgusto che provava per Mikael in modo da rendere la sua bugia più credibile.
I tre rimasero in silenzio e la vampira capì che nessuno dei due sospettava la verità.
“I Mikaelson si trasformarono e per quanto io amassi Niklaus, mi resi conto che restare con lui era una grave minaccia. Ben presto i nuovi vampiri divennero degli assassini incontrollabili e assettati. Con il primo omicidio di Niklaus scoprì la sua vera natura. Ester lo maledì e Mikael arrivò a volere la sua morte. Io era solo una povera e piccola umana, Niklaus conscio che la situazione con i suoi genitori sarebbe peggiorata mi obbligò a lasciarlo, a scappare da lui, da quel villaggio. Mi obbligò a salvarmi.” Caroline sorrise “Io lo feci, scappai da loro, dalla mia famiglia. Ma come nella più tetra delle storie, accidentalmente morì”
“Come?” chiese stupito Damon
“Ah mio caro, tu ti starai immaginando una morte epica in realtà mentre correvo attraverso i boschi cadì rovinosamente a terra sbattendo la testa su una grossa roccia. Rimasi lì da sola per ora, il corpo sempre più freddo finché non mi risvegliai in piena transizione!”
“Tu avevi del sangue di vampiro in corpo! Di chi era? chi ti ha creato?” la raffica di domande che uscì dalla bocca di Damon non fece altro che allargare il sorriso della vampira.
Elena gli diede una gomita mentre Caroline lo guardò con fare ovvio.
“Secondo te chi era il vampiro, idiota!” sibilò infastidita Elena.
“Questo riguarda l’intimità tra me e Niklaus, Damon…” sussurrò maliziosa Caroline fissando il moro.
Damon alzò le mani in segno di resa, non aveva scampo contro quelle due.
“Io sono il primo vampiro che Niklaus ha creato. Mi accorsi ben presto che cosa ero diventata. Uccisi in preda alla sete una fanciulla di un villaggio vicino, bevvi con avidità ogni singola goccia di sangue prosciugando quel giovane corpo…”
 
Lo sentivo. Mi chiamava. Una richiamo seducente che mi invitava a raggiungerlo. Le mie gambe presero vita autonomamente, corsi a velocità impensabile e inimmaginabile incontro a quella attrattiva. Più mi avvicinavo più il richiamo era forte. Mi fermai e finalmente vidi cosa mi attirava.                                                                                                                            Sulla riva del lago c’era una giovane fanciulla che stava lavando degli indumenti. Ma non era lei il richiamo, era quello che scorreva in lei a volermi. I capelli neri della giovane era raccolti in una crocchia, dei ciuffetti sfuggivano ad essa e andavano a posarsi sul collo leggermente sudato. Fu li che lei perse definitivamente il controllo. La vena sul collo niveo e lungo della giovane pulsava, lei la poteva chiaramente vedere al di là della barriera della pelle.                                                                            Il cuore della giovane pompava frenetico per il piccolo sforzo che stava facendo. Caroline scattò. In preda al pieno istinto, senza nessun rimorso, senza nessun dispiacere affondò i canini su quel collo. Sentiva chiaramente il sangue fluire denso nella sua bocca. Lei succhiava sempre più veloce, ne voleva sempre di più.                                                                                                     Il sangue denso e vellutato che ingeriva le stava dando alla testa, lo sentiva chiaramente scorrere nel suo corpo e questo le dava una sensazione di euforia e di forza incontenibile. Presa dalla frenesia lei non si accorse che la fanciulla era ormai morta, non si accorse di averla prosciugata.
 

Elena rabbrividì. Quella era la parte della storia che non le piaceva.
“In quel periodo della mia vita ero fuori controllo. Il mio unico scopo era il sangue. Tutte le mie azioni erano compiute per soddisfare la mia sete. Uccisi molte persone. Rasi al suolo interi villaggi, intere famiglie. Capite che in paese come quello dove vivevano licantropi, streghe, dove si viveva di leggende, la notizia di una creatura venuta dall’inferno con sembianza angeliche che seminava morti si diffuse abbastanza rapidamente e di conseguenza non ci volle molto prima che Niklaus mi trovasse.”
Caroline sorrise.
 
Osservava la scena che si presentava davanti ai suoi occhi. Desolazione. Tutti gli abitanti di quel villaggio giacevano ai suoi piedi. Li aveva uccisi tutti. Senza esclusioni. Le loro lacrime e grida riempivano ancora le sue orecchie. Li osservò, sembrava dormissero ma lo squarcio al collo e il sangue che faceva loro da sfondo raccontava la loro tragica fine.                            Caroline si girò pronta ad andarsene, quando un profumo fragrante e  conosciuto le diede alla testa. Subito due braccia forti la strinsero. Lei riconobbe quel corpo. Lei riconobbe quel profumo. Lei riconobbe quella voce.
“Caroline…vieni con me…” Niklaus usò un tono dolce mentre con una mano la spingeva a muoversi per allontanarla da quella desolazione.
“Niklaus” disse con voce rauca lei. In quel momento capì.                                                                                                                        In quel momento si rese conto di quello che aveva fatto. Di tutte le persone a cui aveva negato la vita. In quel momento si sentì morire veramente.
 
“Ci volle molto prima che riuscissi ad accettare pienamente la mia natura. Le vite di chi uccisi pesano ancora sulla mia coscienza. Volevo morire all’inizio ma poi capì che le persone che amavo aveva bisogno di me. Niklaus, Elijah, Rebekah avevano bisogno di me ora che erano soli. Fu li che inizia la mia vita da vampira insieme a loro. Visitavamo città nuove, scappavamo da Mikael, nuovi palazzi, nuovi vampiri, nuove culture, nuove invenzioni, nuovi nemici… ho vissuto con i Mikaelson per quasi 500 anni conosco i loro segreti e i loro intrighi.”
“Da quello che racconti pare che Niklaus sia un dolce agnellino in realtà ha seminato distruzione ovunque…” Damon non riusciva a capire, la fama di assassino di Niklaus era lunga e risaliva anche al periodo in cui lei era ancora con lui. Niklaus forse non era così innamorato se uccideva senza pietà mentre lei –la sua compagna- a quanto diceva e mostrava pareva sinceramente dispiaciuta per le sue vittime.
“Io io lo so…” disse Caroline desolata “Niklaus è cambiato molto con la trasformazione, tutti loro sono cambiati…anche io. Niklaus pian piano è diventato sempre più paranoico, più subdolo e aggressivo. Io ammetto di non aver fatto abbastanza forse ma credetemi se vi dico che mentre era con lui sono riuscita più volte ad arrestare la sua furia e la sua impulsività. Posso solo immaginare e ascoltare” disse guardando Elena “come Niklaus sia diventato senza di me…” concluse la vampira con una vena di preoccupazione nella voce.
“Vuoi dirmi che con te la famiglia Originale era una di quelle del Mulino Bianco?” chiese ironico Damon.
Caroline non capì il paragone ma rispose ugualmente.
“Non dico di essere in grado di fermare la furia omicida di tutti loro solo che posso, o almeno potevo arginarla. D’altronde i Mikaelson sono sempre stati circondati da una follia psicopatica” Disse risoluta la vampira.
“Quindi tu saresti la panacea a tutti i loro problemi?” chiese ancora più sarcastico il moro.
Caroline sbuffò e piccata replicò:
“Vedila come vuoi Salvatore…”
Elena assisteva in silenzio allo scambio di battute tra i due. Damon non si fidava di Caroline e sotto sotto non poteva che dargli ragione. Ma quella vampira poteva davvero essere una soluzione contro Klaus.
“Continua la tua storia, ti prego…” chiese gentile Elena.
“Per 500 anni io e Mikaelson vivemmo come una famiglia. Poi si scoprì dell’arrivo della nuova Doppleganger. Katerina Petrova. Niklaus finalmente poteva spezzare la maledizione dell’ibrido. Devo ammettere che ero gelosa di Katerina” Caroline sorrise amara e in risposta allo sguardo scioccato di Elena si affrettò ad aggiungere “Si Elena, ero invidiosa delle attenzioni che Niklaus riservava a quell’umana. Lei era diventato il fulcro dei suoi pensieri. Sapevo che lui non era attratto da lei, che lui  non amava lei ma io non potevo accettare di essere messa in secondo piano. Così quando lei scappò per salvarsi dalla morte, non potei trattenere la gioia. Finalmente se ne era andata!” parlò Caroline alzandosi  lentamente dal divano.
“Non avevo ancora capito che la fuga di Katerina non avrebbe creato altro che l’ennesima ossessione di Niklaus. Ora lui voleva trovarla ovunque fosse.” Disse la vampira con desolazione.
“Aspetta, perché non hai vissuto con Klaus in tutti questi anni?” chiese Damon confuso.
“Stavo per arrivarci…” iniziò pungente la bionda “Il giorno in cui Katerina scomparve, tutti i vampiri di Niklaus partirono alla ricerca. Nei giorni seguenti anche lui stesso partì alla ricerca dell’umana. Quello stupido borioso mi impedì di seguirlo, mi obbligò a restarmene nel castello mentre loro non c’erano. Potete immaginare la mia rabbia. Io dovevo stare li mentre lui andava a farsi una scampagnata nei boschi. Ovviamente uscì dal castello…” disse Caroline ghignando “volevo trovare quella doppleganger e torturarla un pochino…” continuò “ non potevo immaginare che quello sarebbe stato l’ultimo giorno in cui avrei visto Niklaus…”
 
Caroline aprì gli occhi. Ciò che vide la lasciò confusa. Si trovava in una piccola stanza angusta e ammuffita. Non capiva dove si trovasse, un attimo prima stavo correndo nel bosco alla ricerca di Katerina e l’attimo dopo si risvegliava in quella specie di prigione.
“Finalmente…”
Caroline si voltò spaventata. Quella voce rauca a profonda. Erano anni che non la sentiva. Vide proprio dietro di lei ad alcuni passi l’uomo da cui scappavano da secoli.
“Mikael…” sussurrò impaurita
“Allora ti ricordi di me…ne sono estasiato!” disse l’uomo sorridendo malevolo “Vi ho cercati per molti anni, ogni volta che credevo di aver preso Niklaus lui mi sfuggiva. A lungo andare è diventato frustrante. Poi ieri ho visto te che correvi nel bosco e mi sono stupito della mia fortuna”
Caroline indietreggiò strisciando sul pavimento lurido. Mikael iniziò a camminare avanti e indietro lungo una parete della stanza.
“Non potevo lasciarti scappare. Ti ho iniettato della verbena e portata qui svenuta. Perdonerai il fatto che io sia stato così rude ma sei solo un mezzo per distruggere Niklaus.”
Mikael sorrise e Caroline sempre più spaventata, cerco di fuggire ma era in trappola. Mikael la spinse contro la parete, tenendola ferma per il collo.
“Mi ucciderai?” riuscì a chiedere la vampira con voce strozzata.
Mikael incatenò i suoi occhi a quelli della vampira e ad un soffio dalle sue labbra sussurrò:
“si”. Un pugnale si infilò nelle sue carni, Mikael le trafisse il cuore con un colpo secco. Caroline sentì il suo corpo morire e come ultimo atto udì le ultime parole che Mikael le rivolse mentre la lasciava cadere a terra:
“Caroline, sei solo un danno collaterale…”
 
“Mikael mi ha uccisa per far soffrire Niklaus. Elena mi ha detto che è stato proprio Niklaus ad ucciderlo. Non potete immaginare la mia gioia…” disse la vampira mentre si versava da bere.
“questo non spiega come tu sia ancora qui! Un vampiro muore quando viene trafitto al cuore!” gridò incredulo e confuso Damon.
“Ti dirò ero sorpresa anch’io, quando mi sono ridestata qualche giorno fa…non riuscivo a crederci. Ero sicura di essere morta. Poi ho visto il paletto incriminato. Un paletto risalente agli antichi maya. Ne avevo sentito parlare solo una volta molti secoli prima e stupidamente non avevo dato peso a quelle leggende. Ma quando l’ho visto ho capito tutto. Il paletto creato dal legno di un semplice albero, un abete era stato intagliato e lavorato dai più antichi e saggi sciamani e streghe del nuovo continente. Questi avevano creato un paletto che riusciva ad bloccare nel tempo e nello spazio un vampiro rendendo impossibile localizzarlo. Non lo uccideva semplicemente lo fermava.” Spiegò la vampira toccando leggermente il punto nel petto dove fino a qualche giorno fa il paletto era conficcato. Percepiva ancora chiaramente il senso del legno che si sfregava contro le sue carni. Un brivido la scosse.
“Una sorta di ibernazione? Un vampiro ghiacciolo…” disse malizioso Damon. Caroline lo ignorò.
“Il pugnale manteneva il vampiro nel pieno della sua forza mentale e cognitiva ma solo con l’estrazione di esso dal petto il vampiro poteva tornare a vivere… se vogliamo chiamarla vita, questa…” concluse ironica la bionda.
“Perché Mikael non ti ha ucciso? Perché usare un paletto che ti poteva riportare in vita?” chiese Elena ponendo per la prima volta una domanda.
“Non ne ho idea e ormai non possiamo più chiederlo al diretto interessato…” disse irritata la vampira “forse voleva tenermi nelle sue mani e usarmi come arma o ricatto contro Niklaus in un secondo momento…una sorta di piano di riserva…” disse sinceramente confusa.
“Chi ti ha risvegliato?” chiese serio Damon.
“Ironia della sorte è stata Katerina a salvarmi…” disse Caroline sorridendo mesta “io ero nello stesso cimitero di Mikael a Charlotte e lei mi ha trovata, mi ha riconosciuta e ha tolto il paletto…”. Caroline vide le espressioni stupite dei due e primi che potesse chiedere si affrettò ad aggiungere:
“Non ho idea del perché mi abbia salvato, Katerina è sempre stata abbastanza subdola e non mi sono mai sforzata di capire le sue ragioni…” disse Caroline con indifferenza osservandosi le unghie.
“Quindi Mikael ti ha ucciso, più o meno” iniziò Damon guadagnandosi un sorriso della vampira “Dopo 500 anni Katerina ti ha trovato e salvato e poi…” disse Damon cercando di fare mente locale.
“Poi mi ha lasciato li senza spiegazioni e così mi sono messa a correre, solo dopo ho visto Elena…l’ho scambiata per Katerina, ovviamente. E poi siamo venute qui!" disse la bionda “fine della storia! Ora chiama Niklaus e gli altri!” aggiunse fissando lo sguardo su Damon estremamente seria.
Damon ed Elena si guardarono negli occhi. Damon si affrettò a prendere il cellullare e digitò in fretta un messaggio agli unici originali di cui aveva il numero.
“Fatto…” disse il vampiro sventolando il cellulare per aria. Caroline lo guardò confusa, come poteva aver fatto? Non aveva sentito niente…
“Ora vogliate scusarmi signore, ma ho una faccenda da sbrigare…” disse il moro sparendo dalla stanza.
Caroline confusa e diffidente fece per seguirlo ma la voce di Elena la fermò.
“Damon ha scritto un messaggio con il cellulare…” disse gentile.
“Ah il ventunesimo secolo” borbottò la vampira mentre elegantemente si lasciava ricadere sul divano. Elena sorrise.
“Arriveranno qui tra poco…”
Caroline si limitò ad annuire mentre una leggera ansia prendeva possesso del suo corpo.


Nel frattempo.

Damon era riuscito a sgattaiolare dal soggiorno di casa alla stanza di Stefan. Controllò che non si sentisse nessun rumore. Non poteva rischiare che la vampira di sotto sentisse la sua conversazione. Il moro chiamò il fratello. Questi rispose al terzo squillo.
“Damon…” sentì la voce scocciata del fratello
“Stefan abbiamo un nuovo problema. Uno enorme.” Disse concitato.
“Cosa?” chiese preoccupato
“Non c’è tempo! Tu vieni immediatamente a casa! Nascondi i pugnali e corri qui!”
“Damon?”
“Fallo!”
La linea venne interrotta. Stefan aveva chiuso la chiamata.
 

Damon era appena rientrato nel soggiorno. Era agitato ma cercava di apparire rilassato. Si sedette vicino ad Elena. Caroline stava in piedi davanti il cammino e dava le spalle a loro. La porta d’ingresso si aprì improvvisamente e una folata di vento gelido annunciò l’arrivo degli originali. Elijah, Rebekah, Kol e Niklaus erano disposti quasi in fila davanti a loro. Elijah serio in volto. Rebekah irritata. Kol ghignante. Niklaus diffidente.
“Damon volevi forse fare un party? È per questo che ci hai invitati tutti qui?” chiese scocciata Rebekah.
“Io ho invitato solo tre di voi” disse Damon fissando Kol.
“Mi sono aggregato…” rispose per nulla infastidito quest’ultimo.
“Perché siamo qui?” chiese Elijah.
Damon rimase in silenzio e Caroline capì che quello era il momento della sua entrata in scena.
“Per me…” disse la bionda girandosi lentamente. Caroline vide lo stupore sui loro volti. Erano così cambiati si ritrovo a pensare la vampira. Gli originali non accennavano a parlare e piccata Caroline fece un passo avanti. Sembravano così sconvolti come se avessero visto un…
“Sei un fantasma…” il sussurro debole di Rebekah raggiunse immediatamente Caroline lasciandola esterrefatta.


Buondì!
Ringrazio sempre chi ha recensito, messo tra le seguite, le preferite, le ricordate e chi legge solamente:)
Nuovo capitolo che prosegue con la storia di Care tra flashback e emozioni diverse! Che ne pensate del paletto maya? la sua leggenda non è così semplice come dice Caroline ma si saprà tutto più avanti ;).
Scusate gli errori involontari!:)
A presto!
Emma95

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


Sempre e per sempre
Always and forever
 

Capitolo quattro
 

"Family is power. Love, loyalty.
              that's power"              
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          
                                                                                Elijah Mikaelson
 
 
“Sei un fantasma…” il sussurro debole di Rebekah raggiunse  immediatamente Caroline lasciandola esterrefatta.
Elena e Damon osservavano la scena seduti comodamente sul divano. Vedere gli Originali così sconvolti e impreparati era una novità così imperdibile che i loro occhi non smettevano di rimbalzare, come una pallina da tennis dal gruppo in piedi alla vampira bionda. Damon ed Elena erano così curiosi ed emozionati, vivevano quel momento come fosse la prima scena di un film appena uscito nelle sale. Mentre gli interessati si guardavano, il profondo e rumoroso silenzio che circondava il salotto dei Salvatore era un sottofondo perfetto per quel film. Mancavano solo i pop-corn, pensò Damon strafottente.
“Se fossi un fantasma non avrei speso nemmeno un quinto delle calorie che ho consumato per trovare questi vestiti, non credi Bekah?” disse irritata e sconvolta dall’uscita dell’Originale, Caroline.
A quella battuta le facce sconvolte degli Originali erano leggermente cambiate. Rebekah aveva spalancato la bocca scioccata, Kol ora aveva assunto un ghigno malizioso, Elijah aveva aperto leggermente gli occhi per la sorpresa e Klaus invece era ancora paralizzato. Caroline non aveva ancora osato soffermarsi per più di qualche millesimo di secondo su di lui, era consapevole che una volta che i loro sguardi si sarebbero incrociati non sarebbe più riuscita a parlare o a muoversi. Il tempo si sarebbe fermato e nient’altro nella stanza avrebbe avuto importanza se non loro due.
“è troppo isterica per essere irreale, sorella…” disse Kol rivolgendosi a Rebekah ma continuando ad osservare Caroline. Il solito Kol, pensò Care. I suoi ghigni, le battutine maliziose e spesso volgari, le frecciatine acute, il suo incredibile talento ad irritare perfino Elijah il più paziente tra i fratelli. Caroline lo osservò attentamente, il vampiro con le arcuate e folte sopracciglia leggermente corrucciate, gli occhi scuri attenti e svegli, le labbra incastrate in un ghigno perenne…. Kol riusciva a rendere ogni momento, anche il più difficile, più sopportabile. O meglio riusciva a distrarre chiunque dal problema improvviso e di conseguenza ad attirare su di sé le attenzioni e  soprattutto le ire dei fratelli. Caroline improvvisamente gli sorrise dolcemente.
“Kol…ti sei finalmente degnato di svegliarti dal lungo letargo?” disse la vampira sogghignando “Non mi sei mancato per niente, idiota…” aggiunse la bionda con tono nostalgico che andava a sovvertire il significato delle parole appena pronunciate.
“Io credo che la venuta meno della mia magnificenza per tutti questi  anni abbia privato il mondo di una delle sue meraviglie…” rispose prontamente il moro, sostituendo per un breve momento il ghigno con un sorriso sincero. Kol decise anche di fare un profondo inchino quasi volesse imprimere le sue parole e al contempo buffonarle.
“Eh…dimmi” disse Caroline “Chi è stato il principe che ti ha risvegliato?” domandò la bionda curiosa.
Kol sorrise e con un gesto di stizza indicò Elijah. Caroline non ebbe nemmeno il tempo di spostare lo sguardo sul fratello più algido e onesto che un tornado biondo e violento si abbatté su di lei. Rebekah, improvvisamente consapevole che davanti a loro c’era quella che era stata la sua unica amica, quella con cui aveva un legame così inteso, quella che era sua sorella, a velocità vampiresca si era gettata su Caroline e l’aveva stretta così forte che se fosse stata umana qualche costola si sarebbe spezzata.
Caroline a quel gesto spontaneo e d’amore rimase paralizzata, Rebekah la stringeva tra le braccia come fosse un tesoro prezioso ritrovato. Care sentì il suo cuore morto spezzarsi e poi ricominciare a battere sempre più forte. Di scatto ricambiò l’abbraccio tentando di trasmettere tutto l’affetto e l’amore che la legava all’altra vampira. Nascose il suo viso tra i capelli dorati dell’Originale e si sentì a casa. Il profumo di Rebekah non era cambiato in quei secoli. Non parlarono, si limitarono a stringersi come due bambole al centro della stanza incuranti degli altri. Caroline non osava aprire bocca sia per non spezzare quel raro e bisognoso momento dolce sia perché stava cercando a stento di trattenere le lacrime dirompenti che le erano sorte.
Ovviamente ci pensò Kol a spezzare la reunion tra le due bionde.
“Caroline lo sai che il tuo sposo è affianco a me, vero?” disse il vampiro incrociando al petto le braccia e lanciando alle sue due sorelle un’occhiata maliziosa e tagliente.
Caroline si staccò da Rebekah e ignorando bellamente Kol si rivolse a Elijah.
“Non capisco il motivo per cui lo hai risvegliato!” disse volutamente seria la bionda “D’accordo che sei il più paziente, il più onorevole, il più giusto ma dico io non potevi lasciarlo nel ruolo della bella addormentata per qualche altro secolo?” concluse la vampira tutto d’un fiato in una sorta di domanda retorica. Il tono con cui pronunciò quelle parole risvegliò Niklaus dal suo gelo, la solita Caroline logorroica pensò mentre un sorriso di pura e rara felicità si dipinse sul suo volto. Caroline non notò neppure il cambiamento di Niklaus perché un secondo tornado moro, questa volta, la travolse. In un istante si ritrovò stretta tra la presa gentile e potente di Elijah. Quest’ultimo tenendo stretta a sé la bionda, appoggiò il suo mento con delicatezza sopra la testa bionda e ad occhi chiusi cominciò a ripetere come un mantra magico: “Caroline, Caroline, Caroline…”. Il tono sofferto e carezzevole del vampiro costrinse la bionda a staccarsi da quella prigione fraterna e con un gesto lento mise una mano sulla guancia liscia e fresca di Elijah. Il vampiro a quel contatto aprì gli occhi e la fissò quasi in attesa che lei scomparisse.
“Ti trovo bene, fratello” disse la vampira con tono gentile e rassicurante.
Elijah sorrise come poco volte aveva fatto da quando era diventato un vampiro. Il calore del sorriso raggiunse gli occhi del moro costringendo Caroline a distogliere lo sguardo dalla sua figura e ad osservare imbarazzata il pavimento. L’intensità di quegli occhi metteva a dura prova la sua capacità a controllare le lacrime.
“Mi trovo costretto a ripetermi: lo sai che il tuo sposo è affianco a me, vero dolce Caroline?” le frecciatine di Kol non smettevano mai di essere irriverenti, il burlone aveva infatti enfatizzato il suo nome giocando con la ‘r’ e con il suo, tra l’altro ‘pessimo’,accento inglese in una orribile imitazione di Niklaus. Un’imitazione di quando era l’ibrido a chiamarla con quella voce seducente che sarebbe stata da dichiarare fuorilegge o da bandire. Gli accenti inglesi o meglio l’accento di Niklaus le faceva tremare le gambe e si scioglieva come il ghiaccio al sole al solo sentirlo parlare.
Caroline lanciò un’occhiata di fuoco a Kol e poi finalmente guardò il suo Niklaus. Lo esaminò lentamente, partendo dai piedi. Non era cambiato fisicamente, ovviamente; registrò i suoi nuovi capi d’abbigliamento, vide e una sorta di eccitazione le salì seguendo la linea dei muscoli messa in evidenza dalla maglia sottile. I capelli era più corti di quelli che ricordava nel ‘500, ma la parvenza di quei ricci biondi era ancora presente. Caroline ricordava perfettamente di come amasse tuffare le mani e stringere forte le ciocche bionde del suo compagno nei momenti di passione. Fu tra un ricordo molto intimo e un improvviso imbarazzo che gli occhi di Caroline incontrarono quelli di Niklaus. Niklaus d’altro canto non aveva mai smesso di fissarla attento e guardingo come un predatore che ha finalmente scovato la sua preda e ha paura di farsela scappare. La fissava mentre lei passava in radiografia tutto il suo corpo. La fissava aspettando il momento in cui finalmente si sarebbe guardati per la prima volta. E quando successe, quando vide gli occhi fiordaliso di lei e il suo volto arrossire una guerra di ricordi si scatenò in lui facendogli scorrere il sangue velocemente in tutto il corpo.
Ricordava la prima volta che aveva visto il suo sorriso e i suoi occhi,
Ricordava l’odore dei suoi capelli, della sua pelle,
Ricordava la morbidezza della sua pelle nivea,
Ricordava la prima volta in cui avevano fatto l’amore,
Ricordava il gusto del suo sangue,
Ricordava il dolore per la sua perdita,
Ricordava la sofferenza per la sua mancanza,
Ricordava tutto di lei, anche se aveva confinato il suo amore nei reconditi più bui della sua mente. Solo adesso si rendeva conto che lei, la sua Caroline era di nuovo li, con lui. Quanto tempo era passato dal loro ultimo abbraccio? Quanto aveva aspettato il loro amore?. Gli occhi blu dell’ibrido si fecero lucidi. Caroline impreparata a quella commozione fece un passo indietro, allontanandosi da lui. Niklaus mosse la testa stupito da quell’atteggiamento. Mille dubbi sorsero nella sua mente interrompendo l’adrenalina che gli scorreva in corpo.
“Perché non mi hai salvata?”. Un’accusa furono le prime parole che la sua Caroline gli rivolse. Niklaus lesse lo sconforto e la delusione negli occhi di lei e non ebbe il coraggio di rispondere.
Caroline davanti a quel mutismo si infuriò e con passi decisi si diresse verso l’ibrido puntandogli l’indice contro.
“SPIEGAMI. PERCHÈ. NON. MI. HAI. SALVATO.!” Sibilò scandendo con forza ogni parola, l’indice accusatore sfiorava di poco il petto del vampiro e di conseguenza i loro corpi erano vicinissimi. Erano come due calamite che si attraevano e tutti e due nonostante la situazione sentivano come fosse palpabile con il tatto l’elettricità che si era creata tra di loro. Bastava che uno dei due muovesse una mano e il rancore, la furia, le accuse sarebbero state accantonate dalla passione dell’essersi ritrovati. I loro corpi improvvisamente ansanti fremevano dalla voglia di ricongiungersi.
“Noi credevamo che tu fossi morta…” disse Elijah interrompendo l’incantevole momento. Caroline come colpita da un fulmine si riscosse e girò la testa di scatto verso il moro affrettandosi ad allontanare la sua persona da Niklaus.
“Morta?” chiese sbigottita.
“Mikael ci disse che tu eri morta”. Il tono di Elijah era ormai indecifrabile. Caroline poteva sentire la sofferenza, l’inquietudine, lo stupore, l’indecisione, la pacatezza ma non riusciva a capire come si fossero arresi così facilmente. Offesa si allontanò da tutti loro andando ad accomodarsi nell’altro divano posto di fronte a quello dove in rigoroso silenzio da circa mezz’ora stavano Damon ed Elena.
“Mikael ci disse…?” cominciò oltraggiata “Così semplice. Basta la parola di uno degenerato per fermare ogni ricerca. Come avete potuto fidarvi ciecamente di lui? Tutte le volte che vi ha ingannati…l’esperienza dovrebbe aiutare non rendere più ingenui!”. Concluse Caroline con astio fissando uno per uno gli Originali presenti e se possibile trucidandoli per la loro evidente stupidità.
“Caroline…”. Ogni sentimento di sconforto e di ira sparì dal corpo di lei. Niklaus aveva parlato per la prima volta. E la sua prima parola era stata lei. Il suo tono languido e marcato, l’accento, la fantasia che usava nel chiamarla, l’erotismo che imprimeva ogni lettera del suo nome. Il suo corpo, la sua mente e il suo cuore riconobbero le loro altre metà. Perché se c’era una cosa su cui lei poteva mettere la mano sul fuoco era il fatto che loro due erano complementari. Due parti di uno stesso essere. Due parti diverse che combaciano alla perfezione. Due parti create dalle stesse mani e destinate a trovarsi e ritrovarsi. Erano destinati a stare insieme.
Lei lo guardò fiera. Niklaus riconobbe la sua regina.
“Mikael ci ha portato il tuo cuore. Due giorni dopo che eri scomparsa un vampiro soggiogato da Mikael è venuto a darci la prova della…tua tua morte, lui ci ha portato il tuo cuore” disse Rebekah con gli occhi lucidi ricordando quella sera di quasi 500 anni fa.
Caroline rimase senza fiato. Spostò velocemente lo sguardo dall’originale a Niklaus.
“e voi avete creduto a quel vampiro? Potevate aspettare e torturarlo per sapere la verità!” chiese sconvolta la bionda.
“Non abbiamo fatto in tempo…” iniziò a parlare Elijah ma la voce fredda e dura di Klaus lo interruppe.
“Gli ho strappato il cuore dal petto. Quando ha mostrato il tuo cuore, il tuo sangue che gli imbrattava le mani io gli ho preso il cuore. Uno strappo netto. Non ci trovi una simmetria perfetta, love?”.
Caroline lo fissò inquieta. Quel ghigno derisorio e da calcolatore non prometteva niente di buono. Niklaus non era mai stato capace di gestire le emozioni, troppo impulsivo per metabolizzarle. E quello che adesso era davanti a lei era forse la forma peggiore con cui suo marito si presentava.
“Capisco” disse meditabonda la vampira “Ma il cuore non era ovviamente mio! Non avete cercato una strega qualcosa che…”
“Tu credi che io non l’abbia fatto?!” urlò l’ibrido furioso “Tu credi veramente che io non abbia tentato di tutto per trovarti?”.
Klaus iracondo fissò Caroline. Ma la pazienza non era una delle virtù della vampira soprattutto quando l’unica che in quel frangente aveva diritto ad essere furiosa era lei, di certo non lui!.
“Sta di fatto che tutti i tuoi ‘sforzi’ non hanno portato a niente” commentò sibillina sottolineando con netto sarcasmo sforzi quasi a buffonare le parole dell’ibrido.
In meno di un secondo Klaus si parò davanti a lei. Occhi negli occhi, corpi vicinissimi ancora una volta ma in questo momento scorreva la sfida. Caroline lo stava istigando, lo stava provocando e lui non poteva non reagire.
“Cosa vorresti fare? Vorresti rompermi il collo?” disse lei osservando la figura di lui che si ergeva minacciosa su di lei. Neanche ascoltare la propria coscienza era una delle doti di Caroline. Sapeva che Niklaus era già furibondo e che lei con quelle stupide frecciatine stava tirando troppo la corda. Il controllo dell’ibrido era sul filo del rasoio. Ma non poteva farne a meno, quando era con lui il suo spirito guerrigliero tornava alla ribalta e non poteva essere soppresso da qualche sguardo di fuoco del suo ibrido megalomane. Quando era con lui, lei combatteva perché si sentiva invincibile.
“non provocarmi, love…” disse apparentemente calmo Klaus anche se in realtà fremeva dalla collera. Ancora quegli stupidi nomignoli, chissà con quante donne li avrà usati, pensò infastidita lei ricambiando lo sguardo iracondo di lui. La tensione era palpabile, tutti aspettavano la sfuriata, la reazione violenta di Klaus.
“Sai solo parlare e minacciare, pecchi nell’azione, tesoro…” disse fintamente dolce Caroline. Quella fu la goccia che fece traboccare l’ira di Niklaus. Afferrò con un braccio la vita di lei e con l’altro la nuca immergendo la mano nei folti capelli biondi. Sentiva il suo profumo e come se non fosse già completamente disperso fuori da ogni ragione, l’odore di lei lo mandò in tilt. Con decisione, con forza, con rabbia, la baciò. Un bacio duro all’inizio, uno scontro violento tra le loro bocche e i loro denti ma che ben presto divenne necessario e bollente. Mentre si baciavano, i loro corpi si riconobbero e i sentimenti violenti vennero sostituiti da lussuria, passione e amore. Le labbra di Klaus divennero esigenti e implacabile torturavano quelle di lei che non avevano opposto nessuna resistenza. Dopo alcuni minuti che parvero interminabili si staccarono ansanti con i cuori morti che battevano forsennati. Un lieve sorriso increspò le labbra di Caroline mentre Niklaus guardandola negli occhi pronunciava tre semplici parole:
“Andiamo a casa…”


Buondì!
Ringrazio chi ha recensito, messo tra le seguite, tra le preferite, le ricordate, chi mi ha mandato dei messaggi personali e chi legge solamente:)
Quarto capitolo... che ve ne pare? è all'altezza dell'aspettative? arriva finalmente l' incontro tra Care e gli Originali, un momento denso di emozioni che spero di aver gestito al meglio ;)
Scusate gli errori se ce ne sono!
Alla prossima!
Emma95

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


Sempre e per sempre
Always and forever
 
Capitolo cinque
 
“Ci sono giorni in cui è miracoloso essere vivi
 Mikael Mikaelson

 
Firenze 1482
 
Non riusciva a respirare. I suoi polmoni fremevano come tamburi protetti dalle costole, il petto si alzava e abbassava forsennatamente come fosse pronto a spiccare il volo, il cuore galoppava ferito quasi in procinto di andarsene e lasciarla sola. Sola. Sola. Non riusciva a respirare. Nemmeno la passeggiata nel cortile era servita a liberare il suo corpo da quello spasmo di rabbia e disperazione, mentre osservava quegli archi simmetrici colorati dal riflesso lunare e le colonne ornate da scene mitologiche sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime. Prese a singhiozzare sempre più velocemente portando entrambe le mani alla gola nel vano tentativo di liberarsi in qualche modo dal peso che le opprimeva il respiro. Mai prima di allora si era sentita più inutile, più ferita nemmeno al momento della morte prematura della madre si era lasciata andare ad un tale voragine soffocante. Sentiva un vuoto dentro di sé e al contempo un peso immane le lacerava i sentimenti. La sua testa era completamente persa, non aveva pensieri, non faceva ragionamenti, strategia … era vuota incredibilmente silenziosa se non fosse per le dolorose immagini che si susseguivano freneticamente alternandosi ed incastrandosi scatenando i ricordi.
Il letto. Il loro letto,  un aroma dolce quasi fruttato, essenza di violette, lavanda, lo scricchiolio della legna nel caminetto, la luce soffusa delle candele, le risate, i sospiri, i gemuti non trattenuti, le coperte sul pavimento, l’odore di sudore,le mani, la pelle d’ebano di lei, i capelli ricci e biondi di lui …

“Caroline”

Una voce alle sue spalle, quasi imperiosa mise fine ai ricordi che la stavano portando alla pazzia. Ringraziò quella persona col pensiero ma tuttavia non si voltò per mantenere un minimo di dignità. Non poteva farsi vedere in quelle condizioni, immersa nelle lacrime e nella pena, non voleva essere commiserata, non era più una bambina e inoltre non voleva far soffrire quella persona che si era sempre preoccupata per lei. Senza rendersene conto era scappata da quel ampio cortile interno alla ricerca di un posto solitario in cui annegare, lasciando quella voce, quella persona, suo fratello Elijah alle sue spalle. A velocità non umana percorse gli ampi corridoi di quel palazzo lasciandosi trascinare dal movimento delle gambe, sempre senza ragione si ritrovò in una saletta angusta e piena di polvere illuminata solo a tratti dai raggi bianchi della notte. Si guardò intorno e notò con sollievo di sentirsi spaesata, non era mai stata lì, ma in quel momento era la sensazione che cercava. Non voleva sentirsi al sicuro e protetta, lo era stata per tutta la sua esistenza e niente l’aveva preparata a superare la solitudine che provava. Si appoggio al muro e senza forze si lasciò scivolare a terra, nascondendo la testa bionda tra le ginocchia circondate dalla braccia snelle e forti. Stette lì per un tempo indefinibile, in silenzio, soffrendo come mai prima.

“Caroline … Caroline … Care …”  la voce calda che  ripeteva il suo nome in una dolce litania era un balsamo per il suo cuore in frantumi. Con incredibile delicatezza sentì delle braccia calde avvolgerle le spalle, un profumo maschile la circondò immediatamente placando  temporaneamente lo strazio che l’aveva colpita. Caroline si lascio cullare dolcemente godendo di quel contatto fraterno.

“Come ha potuto farmi questo? Come?” dopo ore interminabili Care riuscì a porre quella domanda che le stava lacerando l’anima.

“Caroline…” sussurro Elijah aumentando la stretta attorno alle sue spalle. La bionda sollevo la testa, che era ancora ancorata tra le sue ginocchia, fissando lo sguardo negli occhi chiari dell’Originale. Elijah negli occhi azzurri arrossati di lacrime di lei vide riflessa tutta la pena, la rabbia, la delusione e la sofferenza che provava. In una richiesta muta Caroline guardandolo gli stava riproponendo la domanda a cui lui purtroppo non aveva risposto. Non l’aveva fatto non perché non volesse ma perché non aveva la risposta. Suo fratello era sempre stato imprevedibile ed irascibile ma nella sua esistenza efferata l’unico punto fermo era Caroline, la sua compagna, la sua metà. Si era sentito anche lui confuso e arrabbiato quando aveva scoperto dell’ultima provocazione del fratello minore. A nulla era servito il litigio tra i due, la rabbia di Elijah e la sua preoccupazione per Caroline, Niklaus aveva continuato imperterrito nel suo comportamento considerandosi un re a cui tutto è dovuto e permesso. Elijah aveva trascorso le ultime settimane aspettando come un animale in gabbia il momento in cui Care avrebbe scoperto il segreto di Niklaus, e ora che era successo non sapeva cosa fare, si trovava impreparato. Cosa poteva rispondere a quella che considerava a tutti gli effetti sua sorella? Niklaus è fatto così oppure Vattene, lascialo. Nessuna delle due opzioni era sopportabile per lui. Con decisione prese il viso della bionda tra le mani, le lunghe dita sfiorarono gli occhi della donna asciugando gli ultimi residui di acqua salata.

“Mi ha tradito con quella cameriera della taverna in fondo alla strada! Mi ha tradito dopo tutto quello che ho fatto per lui! Nel nostro letto! Lo odio!Lo odio! Non sarà nemmeno la prima volta! Da quanto va avanti? Tu lo sapevi?!” disse furiosa la bionda.

Elijah non rispose. La bionda allargò gli occhi iniziando a scuotere la testa delusa e doppiamente tradita, afferrò con le mani tremule ma decise i polsi dell’uomo cercando di liberarsi dalla stretta. Elijah rafforzò la presa e incatenò gli occhi a quelli della bionda.

“Caroline Mikaelson tu sei mia sorella. Non sei sola. Ci sono io, ci sarò sempre io per te. Sei mia sorella ora e per sempre.” Disse Elijah solennemente credendo in quelle parole.

Care lo fissò intensamente. Annui debolmente fiduciosa tuffandosi senza remore tra le braccia del fratello. La testa posata tra la spalla e l’orecchio di lui. Elijah la circondò stringendola al petto amorevolmente.

“Voglio tornare a casa a Londra domani stesso, solo io, te e Rebekah” sussurrò la bionda all’orecchio dell’uomo. L’uomo annui senza replicare.

“Grazie…” soffiò Care stringendo la braccia al collo del vampiro.
 
Mistic Falls, Oggi
 
Immobile e stranamente calma vista la situazione, Caroline fissava insistentemente il giardino sul retro di villa Mikaelson attraverso la grande finestra monumentale, che decorava la sua stanza. Un calice di vino nella mano destra e lo sguardo perso all’interno di quel folto bosco che si scorgeva alla fine del giardino. Le ricordava l’Irlanda. Forte, rude, selvaggio, travolgente.

“Come ti senti?” la voce carezzevole di Elijah la colse preparata. L’originale era entrato nella sua stanza da qualche minuto eppure non le aveva rivolto alcuna parola. Se ne era rimasto in silenzio, a fissare la schiena di Care.

“Bene” sussurrò secca la vampira continuando a dare le spalle all’originale. Come si sentiva? Nessuno glielo aveva ancora chiesto, lei stessa non ci aveva riflettuto. Come stava? Non si era posta il problema troppo concentrata a ritrovare la sua famiglia e a ricongiungersi con Niklaus. D’altra parte quel miscuglio di emozioni amplificate che ribollivano dentro di lei erano troppo complesse e varie per poter essere descritte. Troppo devastanti per essere comprese da altri.

“Caroline…” disse con tono imperioso il moro avvicinandosi alla finestra e di conseguenza alla figura di quella sorella da poco ritrovata.

“Cosa vuoi che ti risponda Elijah?” disse infastidita Care senza tuttavia voltarsi.

“Voglio la verità” disse l’Originale perentorio.

“La verità?” sussurrò la bionda “Verità?” ripeté ghignando “e quale sarebbe la verità? Sono curiosa …” disse finalmente girandosi ad osservare il vampiro.

Elijah tentennò un secondo di fronte allo sguardo malevole e al sorriso sarcastico  che piegava le labbra della bionda ma rimase fermo al suo posto in attesa di una risposta. Il silenzio da parte dell’uomo non fece altro che aumentare il livello di fastidio di Care.

“Vuoi sentirti dire che sto male?” disse la vampira “Che non ce la faccio? Che è troppo per me?” continuò la donna con cattiveria.
Elijah rimase in silenzio impassibile.

“Oh mio eroe salvami! Portami con te e proteggimi dai brutti mostri cattivi!” parlò Care prendendolo in giro.

“Niklaus non voleva, lui era…” cominciò il vampiro con tono pacato e ragionevole.

“Oh lui voleva!” lo interruppe la vampira “Saranno anche passati 500 anni ma io lo conosco!Lui voleva!” urlò la vampira non riuscendo più a contenersi e a contenere la rabbia che covava dal giorno prima.

Elijah che si stava ulteriormente avvicinando si fermo sentendo quelle parole.

“Sei venuto ad assicurarti che non stia piangendo? A consolarmi dopo la scenata di ieri?” iniziò la vampira ritornando calma ma non abbandonando la rabbia che le infiammava i sensi. “Mi dispiace per te ma sto bene, non sono una fragile bambolina da curare e proteggere Elijah.”

L’originale osservò attentamente la donna davanti a lui. Le labbra sottili serrate nervosamente, gli arti tesi e i muscoli rigidi, il lieve ansimare del corpo dovuto alla rabbia repressa di Caroline andavano a sostenere le sue parole acide ma Elijah si concentrò maggiormente sui suoi occhi cerulei. Occhi che molti avevano decantato per la loro bellezza, primo fra tutti suo fratello Niklaus. In quel momento quegli occhi erano spenti e vuoti. Questo lo fece desistere dal credere alle parole di Care e gli permise di capire che l’atteggiamento della vampira non era altro che una corazza tra i suoi sentimenti e la debolezza nel mostrarli ad altri.

Caroline bevve un sorso di vino.

“Sono cambiata anch’io durante questi anni, lo sai?” chiese retorica avvicinandosi all’uomo. “Non sono più così ingenua, non sopporterò più le vostre menzogne, non cercherò più di capirvi!” affermò solenne la bionda.

Un brivido scosse Elijah.

“Siete diventati dei mostri logorati dentro, circondati dalle vostre paure che combattono per tenere insieme una famiglia che nemmeno esiste! E tu sei il peggiore Elijah, così onorevole e giusto ma allo stesso tempo disposto ad uccidere  innocenti e a mentire per salvare i Mikaelson da loro stessi!” disse la bionda “Chi ti credi essere?” sussurrò con gli occhi ridotti a fessura e avvicinandosi a lui.

“Siete patetici… Sei patetico, fratello” disse rancorosa.

Caroline fece cadere il calice a terra, vari frammenti di vetro si sparpagliarono sul pavimento circondati dal vino rosso che era rimasto nel calice.

“Ecco fratello” iniziò sarcastica “Guarda cosa rimane della nostra famiglia. Vetri spezzati e persone distrutte affogate e alla deriva nel sangue. Cocci rotti che non torneranno mai ad essere uniti.” sussurrò la vampira come se fosse l’esecutrice di una condanna di morte.

La vampira abbandonò la stanza senza voltarsi.

Elijah abbassò la testa osservando amareggiato i vetri ai suoi piedi. Si sentì devastato come mai lo era stato nella sua esistenza. Aveva fallito. Quella consapevolezza lo trafisse come un pugnale nel cuore.




Buondì!
Ehm... dovrei chiedere scusa in ginocchio per la lunga assenza! Mi dispiace e chiedo veramente scusa a tutti i lettori di questa storia, è stato per me un periodo di grandi cambiamenti che mi ha travolto non lasciandomi tempo per scrivere. Più volte durante questi mesi ho cercato di buttare giù qualcosa ma alla fine non riuscivo a concludere niente!
Ora che le cose si sono sistemate ho finalmente finito questo 'tremendo' capitolo cinque a cui ho lavorato per quasi due mesi.
Fatte le mie scuse spero che il capitolo vi piaccia e che soprattutto tutti quelli che sono affezionati a questa storia non l'abbiamo abbandonata!
Capitolo incentrato sul rapporto Elijah - Caroline, che trovo possa dare bellissimi sviluppi in futuro ;D
Ditemi cosa ne pensate! e soprattutto spero vi stiate chiedendo cosa mai sarà successo per far arrabbiare così tanto Care... lo scopriremo nel prossimo capitolo.
Recensite se vi va (anche per sapere se la storia interessa ancora a qualcuno).
A presto!
Emma95 (seriamente mortificata)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3449909