Così deve essere

di determamfidd
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


La storia si svolge prima de "Lo Hobbit". Si svolge inoltre dopo la parte dedicata a Thror e Hrera di Nanammâ, ma non è strettamente necessario leggerla prima. La storia originale è di kailthia, che mi ha dato il permesso di postarla qui. La storia originale può essere trovata qui.

Hrera si svegliò in una stanza poco familiare con braccia calde attorno a lei. I suoi capelli erano un disastro indescrivibile, e lei era appiccicosa di sudore in modo decisamente incongruente con il fresco della stanza.

Sposata.

Giusto.

Hrera iniziò un tentativo di strisciare fuori dall'abbraccio del suo nuovo marito – doveva trovare un bagno piuttosto urgentemente, e ciliegina sulla torta, non era riuscita a chiedere dove fosse nelle stanze di Thrór.

Visto che riuscire a uscirne da sola sembrava fuori questione, Hrera si girò, per vedere gli occhi sonnolenti del suo nuovo marito che la guardavano da sotto una massa di capelli annodati.

«'Giorno» biascicò, tracciandole la guancia con un dito.

Non... avrebbe dovuto essere tanto tenero.

«Puoi lasciarmi alzare?» chiese Hrera «Avrei bisogno dei servizi.»

Le parole di Hrera sembrarono far disperdere la maggior parte della sonnolenza di Thrór, e lui spostò le braccia. Hrera strisciò verso il bordo del letto (anche se avrebbe negato di aver mai fatto qualcosa di così poco dignitoso) e iniziò a cercare le pantofole che dovevano... - ah, eccole. Infilando i piedi e alzandosi, Hrera si voltò di nuovo verso suo marito e vinse la scommessa che aveva fatto con se stessa. Il momento che lei aveva lasciato le sue braccia, Thrór aveva... abbracciato il suo cuscino, il naso sepolto nel segno che la testa di lei aveva lasciato.

Per il martello di Telphor, aveva sposato un coccolone. Hrera alzò gli cielo e tossì delicatamente. Thrór alzò lo sguardo dal cuscino, gli occhi ancora confusi.

«Sì cara?»

«Dove sono i servizi nelle tue stanze, kereb'uznat?» chiese Hrera, guardando le varie porte che lasciavano la grande stanza da letto. Riconosceva la porta da cui erano entrati il giorno prima dai bassorilievi dorati del sole. Le altre tre porte erano un mistero, anche se una doveva essere il bagno.

Thrór si sollevò dal letto, indicando la porta a sinistra. Hrera andò in quella direzione, afferrando l'accappatoio che era stato lasciato per lei sulla sedia della camera. Non osservò la stanza fino a che non si chiuse la porta dietro – anche se credeva che le coppie sposate dovessero condividere quasi tutto, l'uso del bagno non incluso.

Con le mani sui fianchi, Hrera fece un sospiro profondo e si guardò attorno. Quasi si scordò l'urgente bisogno di svuotare la propria vescica.

Chiunque avesse creato questo era un grande artigiano. Una delle vasche era grande e profonda, perfetta per immergersi. L'altra era più piccola, perfetta per lavare un bambino o per una rapida pulizia di se stessi. La stanza era piena di mensole, e aveva vari lavabi, con le tubature intelligentemente nascoste. Hrera andò versa la nicchia dei servizi.

Fatto ciò che doveva, Hrera osservò la vasca da bagno accuratamente, sedendosi con le gambe sul bordo vicino ai lavandini. Aprendo l'acqua calda, iniziò ad aprire e annusare i vari piccoli contenitori di prodotti in ceste vicino ai bordi della vasca. Un discreto bussare alla porta spostò l'attenzione di Hrera da uno shampoo dal delizioso odore di ambra.

«Sei presentabile, mia signora?»

Hrera aggrottò le sopracciglia. Così formale, anche dopo la notte che avevano condiviso. Ebbene, non andava bene. Abbassò di proposito la già ampia scollatura dell'accappatoio, prima di dire a suo marito di entrare. Dando qualche colpetto alla vasca accanto a lei, invitò Thrór a sedersi. Osservando il livello dell'acqua nella vasca, Hrera versò una misura dell'aroma alla lavanda che aveva trovato prima.

«Potrei chiedere perché ci sono abbastanza prodotti per il bagno per un esercito?» chiese Hrera tranquillamente.

Thrór arrossì. «Io... non sapevo cosa ti piacesse, e quindi ho chiesto una selezione.»

Hrera sospirò. «Non hai mai pensato di chiederlo a me? O almeno alla mia cameriera, se volevi che fosse una sorpresa?»

Thrór abbassò le spalle un poco, sembrando terribilmente uno dei nipoti più grandi di Hrera. «Non mi è venuto in mente.»

Hrera assolutamente, categoricamente non ridacchiò. Le Principesse – si corresse, Regine – non ridacchiano. Non veniva fatto.

«Piuttosto gentile da parte tua, comunque. Caro»

Il rossore era tornato. Hrera colpì la spalla di Thrór con la sua, e lui si appoggiò contro di lei. Rimasero così per qualche minuto, osservando la vasca che si riempiva in confortevole silenzio. Quando Hrera giudicò che l'acqua fosse a un livello sufficiente per lei, chiuse il rubinetto (ringraziando Mahal per le tubature, ne aveva avuto abbastanza della loro mancanza durante il viaggio per Erebor), e trascinò suo marito nella direzione dei gradini per la vasca. Tirò fuori la sua miglior faccia di bronzo.

«Ora, via l'accappatoio e dentro l'acqua»

Thrór tossì, Hrera che cercava di fare del suo meglio per non alzare gli occhi al cielo o ridacchiare di nuovo.

«Muoviti, o l'acqua si raffredderà. Avanti, non essere timido, non è che tu non abbia già visto tutto»

Per qualcuno che riusciva a comandare tanto bene, Thrór arrossiva molto. Hrera glielo disse.

Thrór fece spallucce. «Il lavoro è lavoro. La maggior parte della gente di aspetta di vedere un Re. Tranne te.»

Hrera sorrise, e, lasciando cadere l'accappatoio, entrò nella vasca. «Vedo anch'io il Re, umral. Ma non solo il Re.»

Qualsiasi protesta annegò dentro un bacio insistente.


Mentre Hrera puliva i capelli di suo marito, si sentì sollevata di essere riuscita a svegliarsi a un'ora decente. Non sarebbe stato appropriato essere in ritardo al pranzo di celebrazione del loro primo giorno come coppia sposata.

«Come hai fatto a rendere i tuoi capelli un tale disastro?»

Ecco lo sguardo che lei ricordava da lunghe sessione di Corte. «Tu c'eri. Dimmelo tu.»

«Hai dormito troppo, non fai abbastanza esercizio. Ora abbassa la testa»

Presto furono entrambi puliti, ed erano usciti dal bagno, anche se con la pelle piuttosto rugosa. I Nani non erano fatti per periodi di tempo estesi nell'acqua.

Avendo afferrato un (deliziosamente morbido, un altro bonus) asciugamano, Hrera iniziò ad asciugarsi aggressivamente i capelli, prima che l'asciugamano le venisse dolcemente tolto di mano. Lanciò a Thrór il suo migliore sguardo truce.

«Cosa?»

Lui non sembrava minimamente intimidito. Lei stava perdendo il suo tocco.

«Posso aiutarti, cara?»

Hrera tirò su col naso. Perché le apparenze devono essere mantenute.

«Se lo desideri»

Le mani di Thrór erano gentili mentre usava delicatamente le parti più asciutte dell'asciugamano sui capelli e la barba di lei, prima di prenderne uno nuovo, ripetendo la procedura fino a che i capelli di lei non furono solo un po' umidi. Hrera si voltò verso suo marito quando i suoi movimenti rallentarono. Alzò un sopracciglio.

«Tanto vale che tu continui»

Hrera si avvolse i capelli in un asciugamano, e uno nuovo passò sulle sue spalle e la sua schiena.

Dita delicate toccarono il tatuaggio dietro il suo collo.

«Ho visto molti tatuaggi così prima d'ora, ma non sono mai riuscito a chiederne il significato. Potresti spiegarmelo?»

Una discussione molto utile sui tatuaggi Vastifasci ne seguì, accompagnata dall'accurato passaggio dell'asciugamano. Quando Hrera fu asciutta, e i suoi capelli e la barba raccolti in semplici trecce per essere sistemati in seguito, Thrór era stato almeno introdotto alle aree principali di questo importante aspetto culturale, dal colore (in genere blu, risultato di coloranti diversi), allo stile (gli schemi circolari erano comuni, dato che i lavoratori di argento non amavano molto le linee dolorosamente dritte tanto favorite dai Longobarbi), e una breve discussione sul significato dei tatuaggi che al momento adornavano la persona di Hrera (in particolare il suo status di secondogenita in una casa reale, la sua bravura nell'artigianato, e il suo ultimo lavoro, il tatuaggio di matrimonio, che ricevette un bacio dolce).

Questo portò a un asciugarsi reciproco e a una spiegazione di tutti i tatuaggi principali di Thrór. Hrera ne aveva visti molti prima del loro matrimonio – risultato di qualche visita ai campi di addestramento per qualcosa che non era per nulla mangiarselo con gli occhi – ma le spiegazioni furono apprezzate. I due marchi di lutto sulla sua schiena, in ricordo del padre e del fratello uccisi da un drago, furono particolarmente degni di nota.

Infine, furono entrambi asciutti, e si spostarono nella loro stanza, Thrór guidò sua moglie per una delle porte sconosciute – stavolta, un impressionante armadio. Hrera notò che tutti i suoi abiti erano lì, inclusi quelli che si era portata dalla sua vecchia casa (quel pensiero, che la sua casa d'infanzia fosse la sua vecchia casa, le sembrava giusto e sbagliato al tempo stesso), e quelli che le erano stati donati qui ad Erebor.

Una breve consulta per scegliere gli abiti (nella quale Hrera discusse i meriti dei colori coordinati, sia per una persona che fra sposi), e il tempo di indossarli, e sia Hrera che Thrór erano presentabili – quasi. I capelli di Hrera erano ancora nell'asciugamano, e la sua barba (così come i capelli e la barba di Thrór) legata in semplici trecce.

«Hrera cara, saresti tanto gentile da occuparti dei miei capelli?» chiese Thrór dolcemente.

«Certo, marito» rispose Hrera, ugualmente dolce.

Guidando Hrera fuori dall'armadio, Thrór la portò alla sua toletta, e si sedette.

«Aspetta un momento, ghivasha

Thrór annuì, e Hrera andò alla propria toletta, e prese una piccola scatola intagliata, legata con un fiocco, dai suoi gioielli. Portandola con sé, la diede a sua marito con un piccolo sorriso – non nervosa, perché dovrebbe essere nervosa?

«Fra la mia gente è tradizione fare un dono allo sposo il giorno dopo il matrimonio» spiegò Hrera, senza alcuna traccia di balbuzie e con gli occhi su quelli del suo amato «Questo è mio, per te. Tipicamente è qualcosa di natura personale.»

Thrór aprì la scatola per trovare un meraviglioso paio di fermagli per la barba, di cianite inserita i argento, ovviamente fatti per essere indossati con i fermagli per capelli sul tavolo di Thrór. Thrór ne prese uno per esaminarlo, e, rimettendolo nella sua scatola, baciò le nocche di Hrera.

«Sono belli quasi quanto te, idùzhib» spostò sia la scatola con i fermagli da barba che quelli da capelli vicino a Hrera «Me li metteresti tu?»

«Certo. Vuoi che faccia qualcosa di particolare con i tuoi capelli?»

«Ciò che preferisci, cara, dato che hai già detto con chiarezza la tua opinione sui miei normali stili»

Hrera sciolse i capelli e la barba di suo marito dalle trecce e iniziò a spazzolarli metodicamente. Parlarono di cose senza importanza mentre lei lavorava, del tempo fuori dalla montagna, dei loro vari nipoti, del cibo alla festa della sera prima, Hrera occasionalmente chiedeva qualcosa dal tavolo – olio per capelli, un legaccio, una perlina. Hrera era sollevata dal fatto che Thrór trovava piacevole che lei gli pettinasse i capelli. Infine, Hrera mise giù la spazzola.

«Così va meglio! Adatto a una compagnia rispettabile»

Thrór sorrise.

«Vuol dire che non ti consideri una compagnia rispettabile, moglie?»

Hrera prese la spazzola più vicina per colpire delicatamente il naso di suo marito.

«Io sono una compagnia impeccabile. Ora, mi sistemerai i capelli o lo devo fare da sola?»

Prendendo la spazzola dalle mani di Hrera, Thrór sorrise.

«Ne sarei felice, umral»

Hrera catturò la mano che si allungava verso i suoi capelli e se la portò contro la guancia.


La giornata a Corte era stata lunga, anche se non si erano uniti se non a metà mattina. C'era stata una lunga fila di persone a congratularsi, e Hrera aveva passato una buona porzione del tempo a evadere domande non volute riguardo alle abilità di suo marito. Certa gente davvero non aveva il senso dell'educazione.

Riuscirono a scappare alle loro stanze dopo la cena formale. Era piuttosto tardi, e entrambi erano piuttosto stanchi.

«Mi aiuteresti con i bottoni?» chiese Hrera. Quelli sulla schiena erano duri, e non voleva chiedere alla cameriera quando Thrór era lì.

«Certo, cara»

Dita abili aprirono in fretta i bottoni, e Hrera sentì mani spostare i capelli dal suo collo prima che labbra dolci vi premessero contro. Thrór doveva aver percepito la tensione che l'aveva presa, perché la sua espressione era preoccupata quando si spostò davanti a lei.

«Cosa c'è, mia ghivashel

Le parole non sembravano voler uscire, e poi vennero improvvisamente, come metallo scaldato che aveva infine raggiunto il punto di fusione. Non riuscì a guardare Thrór negli occhi, invece fissò le sue mani sul petto di lui.

«Io... vorrei condividere con te il mio kherumel, marito»

La preoccupazione negli occhi di Thrór scomparve, sostituita da dolcezza.

«Ed io con te, moglie»

Hrera fece un respiro profondo, e disse piano: «Ulnasuabkâ

Thrór premette le loro fronti una contro l'altra. «Umùhud-zaharâl

Rimasero in silenzio per vari minuti, respirano l'uno l'aria dell'altro. Hrera spezzò il momento sporgendosi per baciarlo.

Addormentandosi quella notte, i capelli spettinati e le labbra rosse, Hrera seppe che era lì che lei doveva essere.

TBC...

Note

L'idea dei tatuaggi Vastifasci è stata presa dall'idea che i Vastifasci avessero un accento irlandese e quindi tatuaggi irlandesi (ovvero celtici), che sono circolari e in genere blu o neri. I tatuaggi per le persone amate sono molto comuni, e molto intricati.

Secondo le Appendici del Signore degli Anelli, il padre e il secondo fratello Frór di Thrór furono uccisi da un drago alla porta delle loro sale nel 2589. ciò spinse Thrór ad andare a Erebor e Grór (terzo fratello) a fondare la colonia ai Colli Ferrosi.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Era quasi impossibile trovare dei porri di buona qualità ad Erebor.

Cosa i Longobarbi avessero contro i vegetali era incomprensibile per Hrera, ma lei sarebbe morta piuttosto che fare la sua zuppa speciale senza porri. Gli altri Vastifasci della città avranno anche potuto vivere senza porri nella zuppa, ma far parte della famiglia reale aveva alcune prerogative. Hrera si era fatta mandare semi di porro da Boscoverde, e se li era fatti crescere dal suo fornitore di verdure preferito. Ora poteva fare la zuppa.

Hrera non era riuscita a fare la sua speciale zuppa di gnocchi per Thrór nell'intero primo anno e un po' del loro matrimonio né nel corteggiamento che l'aveva preceduto. Era una mancanza che doveva essere risolta. E voleva anche dire che Hrera poteva usare la zuppa come una scusa per passare più tempo in privato con suo marito, un lusso sempre raro.

Gettando un'altra manciata di porri tagliati nella pentola che bolliva sul fuoco, Hrera sentì la porta della cucina degli appartamenti reali aprirsi. Si voltò verso la soglia per vedere suo marito, le sopracciglia alzate, la bocca aperta. Uno dei fogli che teneva in braccio cadde per terra mentre lei lo fissava.

Le sopracciglia di Hrera avrebbero potuto aver raggiunto i suoi capelli una volta per tutte.

«Sì, marito?»

«Stai cucinando?» Hrera si appuntò mentalmente di vedere quanto spesso fosse in grado di far nascere quell'espressione di totale meraviglia; era una vista molto insolita (anche se non negativa) sul volto del suo perpetuamente calmo marito.

«Certo che sto cucinando. Non è certo la prima volta che mi vedi qui, Thrór»

«Ma in genere era solo per farti una tazza di tè o una frittata. Non questo genere di... sforzo culinario superiore.»

Hrera storse il naso. «Il che è esattamente il motivo per cui ho deciso di fare questo sforzo. Mi manca cucinare. E non ti ho ancora mai fatto la mia zuppa.»

Thrór guardò la pentola e il tagliere. «Sarebbe per caso una zuppa di gnocchi?»

Hrera sorrise. «Lo è. Ora legati i capelli e mettiti un grembiule. Puoi aiutarmi a tagliare le cipolle.»

Thrór fece come comandato con solo una certa dose di borbottii dopo aver appoggiato i suoi documenti (incluso il foglio caduto) su un mobile lontano. «Non riesco a credere che tu sia riuscita a cancellare i miei appuntamenti del pomeriggio per fare una zuppa. Cosa hai detto a Nár? Si stava praticamente rotolando dal ridere quando mi ha detto di venire qui.»

Una scrollata di spalle. «Ho semplicemente insinuato qualcosa sul fatto che degli eredi non si faranno da soli. Nár è statum molto gentile ed ha cancellato tutti i tuoi appuntamenti per la giornata.»

Thrór smise di lavorare per fissare sua moglie. «Non è vero. Per la barba di Durin, me lo sentirò dire dietro per settimane» Girandosi di nuovo verso le cipolle, borbottò: «E non riuscirò nemmeno a godermi il mio tempo libero come si deve.»

Hrera lanciò a Thrór uno sguardo sereno. «Calmati. Non ho mentito a Nár» lo sguardo improvvisamente speranzoso di Thrór fu spento da un sopracciglio alzato «ma c'è una zuppa da fare prima che altri divertimenti si presentino. Muoviti con le cipolle.»

La coppia reale continuò a lavorare. Le verdure furono tagliate, la carne fu tritata finemente e mischiata con le erbe e poi avvolta nella pasta. Infine, tutti gli ingredienti furono nella pentola, una serie di rotolini in lievitazione erano in attesa di essere messi nel forno, e i piatti erano sistemati. Hrera spinse suo marito verso la stanza da letto mentre lui borbottava indistintamente qualcosa sulle dita tagliate.

Thrór andò a quella che lui chiamava la sua “sedia di riflessione” (che Hrera privatamente pensava fosse un orrendo abominio di velluto viola, ma piaceva a Thrór e nessun altro doveva vederla) e si sedette. Tarâk immediatamente gli saltò in braccio, e iniziò a miagolare insistentemente in cerca dell'affetto che si sentiva dovuto. Thrór lo accontentò, grattando la pancia del gatto arancione finché il gatto non si appisolò. Hrera, che stava fissando il gatto in un modo che normalmente spingeva l'interessato a scappare in fretta da lei, raccolse il felino e lo portò nel suo letto nel salotto, mollandolo con forse un po' più di energia del solito date le proteste del gatto. Tornando nella stanza da letto, Hrera si levò le ciabatte e si lasciò cadere in braccio a suo marito.

Un periodo molto piacevole di baci seguì. Hrera era quasi riuscita a togliere la camicia di Thrór quando un suono allegro dalla cucina le fece alzare la testa dal petto di suo marito.

Hrera era quasi in cucina quando Thrór si rese conto che si era alzata. Abbottonandosi la camicia e rimettendosi la tunica, la seguì, trovando Hrera che borbottava innervosita mentre mescolava. Thrór non sapeva perché lo faceva – gli oggetti inanimati non potevano reagire alle sue sgridate o occhiatacce come facevano le persona, non importa quanto lei ci provasse.

«Metti il pane nel forno, caro. Nirdal, però – se li infili troppo dentro bruceranno»

«Sì, cara» Thrór tolse il tovagliolo che copriva il pane, e aprendo il forno, spinse delicatamente dentro il vassoio.

Dato che era quasi pronto, la coppia non si preoccupò di tornare alle loro precedenti attività. Hrera diresse suo marito a preparare il tavolo mentre lei recuperava i vari condimenti richiesti per il pasto dalla stanza fredda.

Ben presto erano seduti al tavolo rettangolare, ognuno con il suo piatto di zuppa e un paio di pagnotte calde davanti a loro. Thrór prese una cucchiaiata di zuppa con l'aria di una Nano pronto ad apprezzare il cibo indipendentemente dal gusto. Si mise il cucchiaio in bocca.

«Karzith! È-»

Hrera tossì delicatamente.

Thrór ingoiò le parole e poi la zuppa.

«È deliziosa, cara. Grazie per avermela preparata»

Hrera chinò la testa. «Prego. Ora mangia. E non masticare a bocca aperta.»

«Certo, idùzhib»

La zuppa e il pane furono mangiati di gusto, anche se pulirono con molto meno entusiasmo.

La coppia reale stava tornando nella loro stanza da letto per continuare attività non concluse quando la testa di Nár fece capolino dalla porta della cucina.

«Ho perso la zuppa?» chiese.

Hrera annuì. «Ne rimane un po', ma non è calda. Hai fame, o puoi aspettare fino a dopo?»

Nari ci pensò.

«Dopo va bene»

A Hrera era sempre piaciuto il senso delle priorità di Nár.


«Perché vi sopporto?»

I capelli di Hrera erano spettinati, i suoi gioielli erano gettati per la stanza (la sua collana era scomparsa nel nulla, e uno dei suoi orecchini la stava pungendo nella coscia), e Nár stava mangiando a letto. Il che era maleducato quanto antigenico.

Nár alzò lo sguardo dalla sua ciotola. «Io ero compresum con lui» il suo cucchiaio puntò verso Thrór «E tu hai detto che ti piace il mio fondo schiena e il mio senso dell'umorismo, Oh Regina Sotto la Montagna.»

Hrera tirò su col naso. «Non far cadere la zuppa sulle coperte. E il tuo fondo schiena è solo leggermente superiore alla media.»

Thrór fece spallucce. «Io non ho onestamente idea del perché tu mi abbia sposato. O del perché continuo a passare tempo con id» Diede una gomitata a Nár, guadagnandosi una protesta.

Hrera si tirò su dal letto. «Venite, voi due. Bagno e poi dormire. Dovremo alzarci presto domani per recuperare il lavoro che non abbiamo fatto oggi.»

«Posso portarmi la zuppa?»

«No. La zuppa non va d'accordo con i bagni»

Andando verso la stanza da bagno, Hrera si chiese se la sua situazione corrente era il risultato del caso, o parte di un qualche piano superiore. Decise che non le importava molto – lei era felice.

FINE

Note

Le radici potrebbero essere meno offensive per i Nani rispetto a foglie verdi.

Nár è agender in questa fic. Inoltre è in una relazione qp con Hrera e Thrór.

Riguardo alle cucine. I regali di Erebor sanno cucinare, ma in genere non lo fanno per problemi di tempo. I Nani sono super pratici, e saper cucinare qualcosa è un'abilità che probabilmente tutti imparano. Quindi la cucina negli appartamenti reali. Come visto sopra, sarebbe usata probabilmente per piccole cose – snack, bevande calde, colazione – ma potrebbe essere usata per pasti veri. Hrera cucina seriamente quando può.

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