Squadra ribelle

di milly_reny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1 – Squadra Ribelle

Camminai attraverso il corridoio facendo attenzione a non fare troppo rumore, non volevo essere beccata di nuovo. In mano tenevo il mio cartellone, beh, mio e di altre mie compagne. Avevamo deciso di protestare contro l’abbattimento dell’albero dietro la scuola per costruire un parcheggio, non ne avevamo bisogno e quell’albero era lì da prima che entrassi in quella scuola. Ci ero abbastanza affezionata. Mi guardai intorno e, come avevo previsto, non c'era nessuno; presi il martello e i chiodi e posizionai il cartello proprio sopra la porta della preside. Lo inchiodai per bene e corsi via. Ero contro tutto quello che stava succedendo, come ai vari furti accaduti negli ultimi 2 mesi. Erano riusciti a portarmi via il portafogli, peccato che dentro avesse solo 5$ e qualche centesimo, ma a mio “fratello” avevano rubato il cellulare e anche l’iPad. 
«Va da qualche parte, signorina Rose?» mi fermai all’istante. Mi avevano scoperta, di nuovo. Mi girai lentamente e sorrisi.
«Sì, signora preside. Stavo andando in mensa» dissi cercando di fare un passo indietro ma lei mi fulminò con lo sguardo e mi fece segno di seguirla. Sbuffai infastidita e la seguii, non era la prima volta che succedeva ed ero sicura che una volta arrivata a casa avrei dovuto sorbirmi una bella ramanzina.
«Immagino che questo» indicò il cartellone sopra la porta «sia suo» 
Annuii ed entrai nell’ufficio. Mi meravigliai quando, una volta entrata dentro, vidi altri 3 miei compagni. Li odiavo, non tutti, solo i primi due. Erano Ashley, Harry e Niall. A dirla tutta, la puttana, il popolare e lo strano. Ashley era la tipica cheerleder piena di sé che andava a letto con tutta la scuola, era odiosa e la odiavo da morire dall’anno prima. Harry era il capitano della squadra di basket, migliore amico di mio “fratello”, ragazzo più bello della scuola e... ed il mio ex-fidanzato. Mi aveva illusa, diceva che gli piacevo ma non voleva farsi vedere in giro con me perché ero la “hippie” della scuola mentre lui era popolare, da allora odiavo anche lui. Niall sembrava un ragazzo apposto anche se non parlava mai e adorava pitturare e fare graffiti sui muri, per questo molte volte finiva nei guai, ma alla fine era l’unico dei tre che non odiavo.
«Oddio, che ci fa questa qui?» chiese Ashley con faccia schifata limandosi le unghie. Erano tutti seduti sulle sedia davanti alla cattedra. Alzai gli occhi al cielo e andai a sedermi anch'io.
«Vi ho radunati qui perché mi serve il vostro aiuto» iniziò la preside sedendosi dietro la scrivania. Tolse gli occhiali e li poggiò sopra questa per poi guardarci in faccia. 
«Come immagino sappiate, ultimamente si sono verificati dei furti nella scuola. Vorrei che voi mi aiutaste a scoprire chi è il ladro» finí il discorso. 
Una risata mi fece girare verso Ashley, maleducata da morire. Si riprese e scosse la testa.
«Credo lei abbia sbagliato persona, io non farò assolutamente niente. Magari loro sì, ma io mi escludo» si alzò dalla sedia e rimise la lima nella sua borsa, sistemò i suoi capelli neri ma quando stava per andarsene la preside la richiamò.
«Si sieda, non ho finto » lei scocciata si sedette. Harry alzò gli occhi al cielo e non potei fare a meno di guardarlo con la coda dell’occhio, mi mancava, molto.
«Ci dia dei buoni motivi per cui dovremmo farlo» disse Harry sedendosi sulla sedia come se fosse un divano.
«Magari perché questa è la vostra scuola?» chiese ironicamente la donna. Scossi la testa, era il mio ultimo anno quindi potevo anche non farlo, in oltre non volevo collaborare con loro.
«Cavolate» rispose Ashley. Sembrava una specie di lotta tra la preside e quei due, io e Niall eravamo gli unici a guardare in silenzio.
«E se vi alzassi i voti e togliessi alcune note dal vostro profilo scolastico?» la preside sembrava disperata. Gli occhi degli altri sì illuminarono, loro ne combinavano molte più di me e non avevano dei voti perfetti.
«Bene, ma lavoro da solo, o con Niall, le ragazzine non le voglio» spiegò Harry con un sorriso beffardo. Girai immediatamente la testa verso di lui.
«Noi ragazzine? Ti sei appena sentito?» chiesi incenerendolo con lo sguardo.
«Allora parli, pensavo fossi muta da un anno ormai» ancora una volta mi fece innervosire. Non gli parlavo da un anno, questa era la prima volta che gli parlavo.
«Smettetela, o tutti insieme o niente» riprese la preside con una faccia seria. 
«Ci sto» rispose subito Niall annuendo.
«Va bene, ci sono anch'io » si arrese il riccio.
«Solo perché mi servono voti più alti per uscire» esclamò la nera passandosi una mano tra i capelli.
«Rose?» mi chiese la preside.
Alzai le spalle. « I miei voti mi bastano, e le note non mi impediranno di uscire, quindi posso anche rifiutare» esposi fiera di me stessa.
«Secchiona» sentii mormorare Harry e Niall ridacchió con Ashley, ma decisi di ignorarli.
«Certo, certo. A lei propongo un affare. Lei mi aiuta e io farò in modo che l’albero dietro la scuola sia salvo»
Spalancai gli occhi, era un ricatto? Avrei dovuto collaborare con le persone che più odiavo, escluso il biondino. 
«Per me va bene» dissi infine. 
«Perfetto. Qualsiasi cosa vi serva potete chiedere a me, credo in voi, ora potete andare» 
Ci alzammo ed uscimmo tutti. Una volta fuori li guardai tutti e tre, mi sentivo a disagio tra di loro, avevo capito perché la preside li aveva scelti, loro erano i più ribelli della scuola, ma io? Io non ero come loro. Anche se insieme formavamo una specie di “squadra ribelle”.
«Beh, ci si vede domani. Niall, cosa, hippie» salutò Harry e se ne andò. Niall ci rivolse un cenno con capo es se na andò anche lui.
«Che cavolata» mormorò Ashley e se ne andò. Riamsi sola nel corridoio. In cosa mi ero immischiata?

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2 «Papà, oggi sto a scuola un po' di più, quindi non aspettatemi per cena» mormoro prendendo la mia tracolla. «Ok, vuoi che ti lasciamo da riscaldare?» chiede il mio patrigno sorridendomi amorevolmente. Lo odio. «No, grazie. Mangerò una pizza al volo» dico ed esco di casa velocemente. Non sopporto il mio patrigno e non capisco perché papà l’abbia lasciato vivere con noi. E suo figlio, Liam, il mio fratellastro, è veramente antipatico ed era anche il miglior amico di Harry. Bella roba. Presi la bici e pedalai fino alla scuola, ero nervosa. Avrei dovuto collaborare con i ragazzi peggiori della scuola, non l’avrei potuto sopportare. Non ero come loro ma ero sicura che la preside mi aveva messa nel gruppo per fare da arbitro tra i 3 in modo che non litigassero. Anche questo non era adatto a me. «Rose, ciao» mi richiamò la mia migliore amica una volta arrivata nel giardino della scuola. Legai la bici e le sorrido falsamente. «Tara» ricambiai mettendo a posto la tracolla. «Ho saputo che ieri sei stata richiamata dalla preside» disse assottigliando gli occhi. Non volevo farlo sapere a nessuno, soprattutto perché tutti erano sospettati per essere ladri. «Chi te l’ha detto?» chiesi corrugando la fronte. «A me nessuno, ma Ashley si stava lamentando con le sue leccapiedi» alzai gli occhi al cielo, era tipico di Ashley fare l’esagerata. Come quella volta che in campeggio scoprì che non poteva farsi il bagno in una vasca con l’acqua calda. Le mie orecchie erano doloranti a causa delle sue urla e delle sue lamentele. «E tu ci credi? Avrà esagerato come al solito » risposi tranquilla, ero una brava bugiarda. Da piccola mentivo dicendo di essere una fata, poi ho iniziato a mentire sui miei genitori, poi sulla mia vita ed infine sui miei sentimenti. «Sarà. Ho voglia di pizza» tipico di Tara, fanatica del cibo, era una ragazza un po' rubostina e per questo veniva spesso presa in giro, ma le volevo bene lo stesso, anche se prometteva di fare la dieta e dopo mangiava come una pazza. «Ti va di andare a mangiare una pizza insieme sta sera?» chiese quando entrammo in classe. Avrei voluto accettare ma dovevo mangiarla con quei 3 per parlare su come capire chi fosse il ladro. «Mi spiace ma non posso, oggi papà vuole fare una cena da “famiglia”» mimai le virgolette. Lei era l’unica che sapeva della mia famiglia. Non avevo mai detto a nessuno di avere un padre gay. Anche Liam non aveva mai detto niente, non ne andavamo orgogliosi. «Capisco» sbuffò proprio nel momento in cui il professore di Matematica entrò in classe. Per tutto il tempo non seguii la lezione, non riuscivo a concentrarmi. Pensavo a come avrei potuto collaborare con quelle teste calde, anche se molte volte i miei pensieri volavano ad Harry e a quando stavamo insieme, senza che lo volessi. Quelli erano bei tempi per me. Nella mia classe avevo solo Niall, gli altri due erano in altre classi. Niall Horan era conosciuto soprattutto per la sua vena artistica e per i suoi graffiti sui muri della città. Nessuno era mai riuscito a beccarlo, neanche una volta. Era quello che uno di quelli che le persone chiamavano “vandali”. Io personalmente ci avevo parlato solo una volta. Parlava pochissimo e solo quando era necessario. «Ciao» gli avevo detto sorridendogli quel giorno, ero a casa di Harry ma lui non c'era. Mi rispose con un cenno. «C'è Harry?» chiesi ancora, scosse la testa e mi chiuse la porta in faccia. Non l’avevo mai capito. «Rose» mi riprese la mia migliore amica «è suonata la campanella » Annuii ancora assorta nei miei pensieri ed uscimmo dalla classe. ** «Sei in ritardo» si lamentò Ashley quando Niall entrò nel locale. Volevo seriamente spararmi, seduti ad un tavolo noi 4, ancora stentavo a crederci. In risposta Niall alzò le spalle. Spostai lo sguardo in giro sui vari clienti seduti come noi ai tavoli. Mi sentivo osservata e la cosa non mi piaceva per niente. Vicino all’uscita c'era un ragazzo seduto da solo ad un tavolo che mi fissava, quando si accorse che l’avevo beccato, mi ammiccò con un occhiolino e sentii le guance andare a fuoco. «Terra chiama hippie» Ashley mi sventolò la mano davanti alla faccia. Mi ripresi subito e la guardai male; si girò per vedere cosa stessi guardando. «Carino» mormorò «perché non vai a parlarci?» Scossi velocemente la testa «Non lo conosco. Di cosa stavamo parlando?» chiesi facendo distogliere l’attenzione da me. Niall scuoteva la testa ridacchiando e non capii il perché finché non guardai Harry. Aveva la mascella serrata e i pugni stretti sul tavolo. Di solito aveva quella reazione quando era geloso, che lo fosse di me? Ridicolo, era stato lui a scaricarmi. «Come pensate di poter trovare il ladro?» chiesi. «Trappole» rispose Niall tranquillo. «Chiamiamo la polizia » disse invece Ashley. «Non me ne frega» Harry. «Vada per le trappole » annunciai sbuffando. «Cosa?! La mia idea è la migliore!» replicò la nera spalancando le braccia. «La preside avrà già chiamato la polizia» sbuffai alzando gli occhi al cielo, proprio non ci arrivava? «Ok, ok. Visto che siete entrambe delle ragazze con il ciclo» ci derise Harry e noi lo guardammo male «prendo io il comando. Se dobbiamo fare delle trappole, allora dobbiamo fare così...» Passammo il resto della serata a parlare di una trappola, ed era anche un buon piano.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3 Stavo rinchiusa in camera mia a fare i compiti, ero sola in casa e ne ero felice. Odiavo quando il mio patrigno girava per casa, non era casa sua e lui non era nessuno per me. Facevo di tutto per mio padre, tanto da accettare questa situazione. Come se non bastasse Liam aveva la camera di fianco alla mia. D’un tratto sentii qualcosa colpire la mia finestra. Magari era il bambino del vicino che giocava con i sassolini, era capitato l’anno scorso quando ne tirò uno talmente forte da rompere la finestra. Mi alzai e andai ad aprire la finestra e proprio in quel momento un sassolino mi colpì in fronte «Dio, che male» imprecai. Guardai fuori e vidi l’ultima persona che mi aspettavo. Harry. «Che ci fai tu qui?» chiesi brusca. «Sono arrivato fino a qui, posso entrare?» «No, mio padre non vorrebbe e lui non c'è, non ti posso aprire» dissi cercando di essere convincente ma fallendo miseramente quando scavalcò la finestra ed entrò in camera. Lo faceva spesso quando stavamo insieme. Repressi quei pensieri e lo fulminai con lo sguardo. «Comunque era un no» mormorai tornando alla scrivania. «È cambiata la camera, hai cambiato l’armadio?» chiede ignorandomi. Annuii distratta e tornai ai miei libri mentre lui guardava in giro, magari se l’avessi ignorato lui se ne sarebbe andato. «Questa l’hai tenuta» lo sentii sussurrare. Mi girai verso di lui e spalancai gli occhi. In mano teneva la foto in cui c’eravamo io e lui, era dell’anno scorso al mio compleanno. Io e lui abbracciati dopo aver vinto alla lotta d’acqua. Ricordo che non volevo partecipare ma lui mi convinse, il gioco consisteva nel mettermi sulle sue spalle mentre lui era in acqua e dovevo combattere con dei bastoni contro altri partecipanti. Harry non era mai caduto e mi teneva con una presa ferrea. Era stato, forse, il momento migliore della mia vita. «Sì, non vedo il motivo per cui dovrei buttarla» alzai le spalle. Si sdraiò sul mio letto e sorrise. «Mi ricordo quando venivo sempre qui e passavamo la notte insieme e alla mattina andavamo insieme a scuola, tuo padre non ci aveva mai scoperti» sorrisi anch'io al ricordo ma tornai subito seria. «Sì, poi tutto è cambiato. Comunque, cosa sei venuto a fare qui?» «Calma, calma. Non posso venire a trovare una mia vecchia amica?» «Siamo la cosa più lontana dall’essere amici» replicai. «Forse» si alzò dal letto e mi venne incontro. «Sono qui» iniziò «perché dobbiamo parlare del piano» corrugai la fronte in confusione. «Ok, possiamo vederci sta sera con gli altri?» chiesi. «No, dobbiamo parlare io e te. Sappiamo entrambi che Ashley non alzerà un solo dito per aiutarci e Niall non è dalla nostra parte, se gli capiterà di catturarlo, lo lascerà subito andare, Niall è comunque un teppista. Ci siamo solo io e te» Incrociai le braccia al petto «Stai dicendo che dovremmo fare da soli tutto il lavoro?» chiesi alzando un poco la voce ma abbastanza da far capire la mia frustrazione. «Praticamente sì. A meno che non vuoi fare tutto da sola. Io voglio uscire da questa scuola, scommetto che tu vuoi che quell’albero non venga abbattuto. Quindi se ci uniamo... bam. Abbiamo vinto » lo disse come quella volta che facemmo il gioco dell’acqua. Mi ricordavo a memoria tutto il discorso fatto per farmi partecipare:“Andiamo, siamo solo io e te. Io ti tengo in modo da non farti cadere e tu colpisci tutti, ci uniamo e... bam! Abbiamo vinto” e così riuscii a convincermi anche questa volta. «Va bene, procediamo» presi carta e penna e iniziammo a parlare delle varie strategie. Il giorno dopo entrai a scuola con un paio di enormi borse sotto gli occhi, avevo praticamente passato tutta la notte a chattare con Harry, alle 3 di notte avevamo deciso che era ora di andare a dormire. Forse eravamo qualcosa vicino all’essere amici dopo tutto. «Mio Dio, Rose. Sembri appena uscita da un film di zombie » mi disse la mia migliore amica raggiungendomi. «Grazie, mi serviva un complimento di prima mattina » risposi alzando gli occhi al cielo. «Mi spiace. Oggi stiamo insieme a mensa?» Morsi il labbro guardandola. «Non posso. Sto preparando dei crediti extra per gli esami e devo andare dalla preside» mormorai. Non era vero; io e i ragazzi dovevamo preparare tutto per il nostro piano. «Ultimamente sei sempre impegnata, non stiamo più così tanto insieme » «Lo so... rimedierò nel fine settimana, lo prometto » Le sorrisi ed entrai in classe. Durante la lezione di italiano Ashley entrò in classe, corrugai la fronte guardandola, cos’era venuta a fare? «Mi scusi, la preside avrebbe bisogno di Rose» disse con la sua voce da oca rotta. «Certo» il professore mi diede il permesso di uscire. «Perché la preside mi vuole?» chiesi una volta fuori dall’aula, si fermò in mezzo al corridoio e mi osservò dalla testa ai piedi. «Non hai dormito ieri notte» annunciò e mi ritrovai a sbuffare, era così evidente? «Tralasciamo. Perché la preside vuole parlarmi?» sbuffò ma continuò a sorridere masticando la sua gomma. «La preside non ti ha chiamata, sono io che ti devo parlare » Incrociai le braccia al petto e la fissai. «Ti ascolto» dissi. «La squadra non va da nessuna parte con gli altri due. Il palestrato lascerà a noi il lavoro e il teppista non alzerà un dito. Rimaniamo io e te, io voglio uscire da questo inferno e mi serve il tuo aiuto» «Mi stai proponendo di dividerci?» «Sei intelligente » mormorò « ti aspetto domani dopo scuola per parlare del nostro piano, ciao » e se ne andò lasciandomi sola. Il nostro gruppo non poteva funzionare così, eravamo tutti divisi e per catturare il ladro avevamo bisogno di un lavoro di squadra a e mi sarei inventata qualcosa per fare in modo che tutti andassimo d'accordo.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4 «Siete sicuri che funzioni?» chiesi preoccupata mentre i ragazzi ridevano posizionando la rete per terra. Mi sembrava una cosa così stupida e anche una cosa da film. «Ma poi, dove avete preso questa rete?» sospirai passandomi una mano tra i capelli, la rete era grossa ed era facile vederla. «Mio zio adora pescare » alzò le spalle Niall. La sistemarono per terra facendo attenzione a non finirci dentro, la fissarono a terra con una fissatrice e ci diedero l’ok. Io e Ashley avevamo comprato la super colla dal negozio specializzato in colla, la più resistente. Per staccarti dovevi avere una potente soluzione che avevamo solo noi. Versammo la colla su tutta la rete, la cosa bella era che era invisibile. «Ci serve un’esca» mormorò Ashley quando finimmo di versare la colla, mi girai per guardarla ma i tre mi stavano fissando intensamente. «Cosa?» chiesi infastidita. «Niente attrae un ladro meglio di soldi, solo che io li ho già usati» disse Harry alzando le spalle, Niall annuì in accordo e Ashley mi diede una pacca sulla spalla come a incitarmi. Sbuffai e tirai fuori il portafoglio dalla borsa che mi portavo sempre appresso e tirai fuori 30$, sarebbero bastati. «Brava ragazza» mi prese in giro Harry e gli feci la linguaccia, stando attenta a non toccare la colla mi sporsi abbastanza da metterli in mezzo alla rete. «Se non lo catturiamo mi dovete 30 bigliettoni» mormorai guardandoli male. Con quei soldi volevo prendermi una borsa nuova, ma per la scuola avrei dato sicuramente di più. «Dobbiamo aspettare domani, speriamo che ci riesca subito, non vi sopporto» disse la nera facendo una smorfia, alzai gli occhi al cielo. Esagerata come al solito. «Ok, io vado» annunciai e mi diressi verso l’uscita. Poco dopo sentii dei passi raggiungermi. «Ti accompagno?» chiese Harry mettendo il braccio sulle mie spalle, per un attimo mi sciolsi a quel gesto dolce, ma tornai rigida quando finì la frase. «Dobbiamo finire di parlare del nostro piano» sbuffai mentalmente e allontanai il suo braccio. «No, oggi papà è a casa » e con lui c'è anche il mio patrigno, finii la frase nella mente. «Vieni a casa mia, a mia madre farebbe piacere rivederti e anche a mia sorella» annuii sorridendo, Anne e Gemma erano dolcissime con me. Accettai volentieri la proposta, ma prima dovevo chiamare a casa e farlo sapere a papà. Cercai il cellulare nella borsa ma non lo trovai. Strano, lo lasciavo sempre lì dentro e non lo toglievo per nulla al mondo. «Che succede?» chiese Harry quando vide la mia faccia spaventata. «Mi hanno rubato il cellulare!» urlai. «Stai tranquilla, che vuoi che sia?» Scossi la testa e sospirai. «Il mio cellulare non ha il blocco, chiunque ce l’abbia può guardare tutto e può usarlo a suo piacimento» «Hey, vedrai che si sistemerà, prenderemo quel ladro di merda e faremo in modo che ti compri un nuovo telefono » gli sorrisi, ricambiò per un secondo poi tornò alla solita faccia; quella era una cosa che odiavo, non eravamo più vicini come prima, sembrava che ci avvicinassimo sempre di più per poi allontanarci all’improvviso. «Manderò un messaggio a Liam dicendogli che mangerai a casa mia» annuii in risposta e lo seguii fino a casa sua, abitava vicino alla scuola quindi era più facile per noi tenerla d'occhio. Quanto odiavo la situazione in cui mi trovavo, a metà tra Harry e Ashley; non potevo continuare così, dovevo fare in modo di unire la nostra “squadra” che più una squadra era un insieme di ribelli messi insieme. Una “squadra ribelle”. Quando entrammo in casa non rimasi sorpresa nel vederla come sempre, non era cambiato niente; i soliti mobili, la solita moquette blu e il solito gatto che andava in giro per casa muovendo la coda come se fosse il principino, mi aveva sempre fatto ridere. «Mamma! Sono a casa! C'è anche Rose!» dalla cucina comparì una Anne sorridente e gioiosa. «Rosie!» urlò e venne ad abbracciarmi, la strinsi anch'io sorridendo; in un certo senso mi era mancata. «Sono così felice di vederti, lo dicevo io ad Harry che era uno stupido ad averti lasciata e che doveva riprenderti prima che qualcuno puntasse gli occhi su di te» arrossii subito e mi lasciai andare in una risata imbarazzata; Anne era un po' troppo estroversa. «Mamma smettila. Dobbiamo lavorare ad un progetto di scuola, si ferma anche a cena, ciao» Potevo vedere la tristezza negli occhi di sua madre mentre pronunciava quelle parole, ma sorrise lo stesso come a non scoraggiarsi. «Bene, la cena sarà in tavola tra un paio d’ore, Gemma tornerà tardi, mi spiace Rosie» Mi allontanai da lei «Si figuri, è un piacere stare da voi» e dopo questo io e Harry salimmo le scale per andare in camera sua. Non vedo l'ora di capire cosa faremo per catturare il ladro.

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